IL CONCISTORO - VaticanState · della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato. La...

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(...continua a pagina 6) I l 18 febbraio scorso il Santo Padre Benedetto XVI ha creato 22 nuovi Cardinali, provenienti da tre conti- nenti, dei quali 16 europei, 4 americani e 2 asiatici. Tra i sette italiani insigni- ti della porpora vi è stato il Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato. La domenica suc- cessiva il Sommo Pontefice ha conce- lebrato per la prima volta la S. Messa con i nuovi Porporati nella Patriarcale Basilica Vaticana ed infine, il lunedì seguente il Papa nella Sala Paolo VI ha salutato parenti ed amici dei nuovi Cardinali I Cardinali, come ha detto il Santo Padre sabato 18 febbraio nella sua al- locuzione – “saranno chiamati a con- siderare e valutare le vicende, i pro- blemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa”. A loro è stata conferita una nuova dignità che manifesta “l’apprezzamento per il fe- dele lavoro nella vigna del Signore” e li investe “di nuove e più importanti re- sponsabilità ecclesiali”, chiedendo loro un supplemento di disponibilità per Cristo e per l’intera Comunità cristiana(dall’Omelia del S. Padre di domenica 19 febbraio). Sono chiare espressioni che illuminano la speciale rilevanza dei compiti loro affidati, quali primi col- laboratori e consiglieri del Papa. Nel medesimo tempo però abbiamo visto questi nuovi Principi della Chiesa, be- nevolmente intrattenersi a benedire, a discutere o salutare uomini, donne, bambini, giovani e anziani, ognuno portatore della sua peculiare storia. La Città Eterna, con i suoi quasi tremila anni di esistenza, sede del Successore del Principe degli Apostoli e due volte capitale, ha accolto gonfaloni, sinda- ci e cittadini di paesi e città orgogliosi di prendere parte ad un evento, che, nel dare lustro ad un loro concittadi- no eletto cardinale, conferisce risalto anche al luogo d’origine, come se la porpora, indossata pur sempre da uno solo, irraggiasse però qualche sprazzo di luce colorata su tutti. L’universale in tal modo non esclude o trascura il par- ticolare, ma lo valorizza e lo fa sentire protagonista di qualcosa di grande. IL CONCISTORO di Mons. Giancarlo Dellagiovanna 11 Marzo 2012 - ANNO 6 | N. 1 NOTIZIE DI VARIA VATICANITÀ - FOGLIO INFORMALE PER I DIPENDENTI DEL GOVERNATORATO

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(...continua a pagina 6)

Il 18 febbraio scorso il Santo Padre Benedetto XVI ha creato 22 nuovi Cardinali, provenienti da tre conti-

nenti, dei quali 16 europei, 4 americani e 2 asiatici. Tra i sette italiani insigni-ti della porpora vi è stato il Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato. La domenica suc-cessiva il Sommo Pontefice ha conce-lebrato per la prima volta la S. Messa con i nuovi Porporati nella Patriarcale Basilica Vaticana ed infine, il lunedì seguente il Papa nella Sala Paolo VI ha salutato parenti ed amici dei nuovi CardinaliI Cardinali, come ha detto il Santo Padre sabato 18 febbraio nella sua al-locuzione – “saranno chiamati a con-siderare e valutare le vicende, i pro-blemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa”. A loro è stata conferita una nuova dignità che manifesta “l’apprezzamento per il fe-dele lavoro nella vigna del Signore” e li investe “di nuove e più importanti re-sponsabilità ecclesiali”, chiedendo loro

“un supplemento di disponibilità per Cristo e per l’intera Comunità cristiana” (dall’Omelia del S. Padre di domenica 19 febbraio). Sono chiare espressioni che illuminano la speciale rilevanza dei compiti loro affidati, quali primi col-laboratori e consiglieri del Papa. Nel medesimo tempo però abbiamo visto questi nuovi Principi della Chiesa, be-nevolmente intrattenersi a benedire, a discutere o salutare uomini, donne, bambini, giovani e anziani, ognuno portatore della sua peculiare storia.La Città Eterna, con i suoi quasi tremila anni di esistenza, sede del Successore del Principe degli Apostoli e due volte capitale, ha accolto gonfaloni, sinda-ci e cittadini di paesi e città orgogliosi di prendere parte ad un evento, che, nel dare lustro ad un loro concittadi-no eletto cardinale, conferisce risalto anche al luogo d’origine, come se la porpora, indossata pur sempre da uno solo, irraggiasse però qualche sprazzo di luce colorata su tutti. L’universale in tal modo non esclude o trascura il par-ticolare, ma lo valorizza e lo fa sentire protagonista di qualcosa di grande.

IL CONCISTOROdi Mons. Giancarlo Dellagiovanna

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N O T I Z I E D I V A R I A V A T I C A N I T À - F O G L I O I N F O R M A L E P E R I D I P E N D E N T I D E L G O V E R N A T O R A T O

Indice

Notizie utili

3 Tra celebri pasquinate e misteriosi simboli della Mater Ecclesiae

7 Cinismo anticlericale 8 “Sii sempre fiero di essere ebreo” disse Pio XII

9 La prima messa del Card. Bertello per il personale del Governatorato

10 Concerto d’organo del M° Claudio Novati 11 Il Cortile del Belvedere

12 Messa in Officina Meccanica Natale, festa della famiglia

13 ...è arrivata la Befana Novena di Natale

14 La floreria e il presepe del Santo Padre

15 Coppa Vaticana

16 “Vecchi” Amici in Vaticano

17 Un sentito addio

18 La Parola del Papa

19 Notizie liete e ... tristi

11 marzo 2012

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L’Ecc.mo Mons. Presidente riceve tutti i dipendenti, previa telefonata (tel. 82505)L’Ecc.mo Mons. Segretario Generale riceve tutti i dipendenti, previa telefonata (tel. 83158).

Si ricorda che il notiziario all’Ombra del Cupolone è accessibileanche dal sito www.vaticanstate.va/IT/News/Bollettini.

REDAZIONE:Dott.ssa arch. Barbara Cappellato(Ufficio Progetti, DST)

IMPAGINAZIONE:Roberto Cortesini(UFN, Governatorato)

STAMPA:Tipografia Vaticana

TRA CELEBRI PASQUINATE E MISTERIOSISIMBOLI DELLA MATER ECCLESIAE

di Sandro Barbagallo

Nel 1623 Maffeo Bar-berini, raffinato poeta latino, divenne papa

col nome di Urbano VIII. Soprannominato “l’ape atti-ca” per essere un colto uma-nista, amante dell’arte, ma anche grande mecenate, sotto il suo pontificato Roma si arricchì di quei capolavo-ri che oggi rendono la città patrimonio dell’umanità. Ca-polavori spettacolari che, per il loro spiccato carattere cele-brativo, esaltano ancora oggi il trionfo della Chiesa dopo la crisi riformista del secolo pre-cedente.Eppure l’attività edilizia di Ur-bano VIII continua ad essere sommariamente condanna-ta dalla celebre pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini… Per dare forma ai suoi progetti artistici il papa scelse Gianlo-renzo Bernini, che nel 1624, appena ventiseienne, fu chia-mato a realizzare il maestoso Baldacchino di San Pietro. Ca-polavoro diventato il “manife-sto” del nuovo stile barocco.Viste le dimensioni gigante-sche della Basilica, il 7 giugno 1624 viene affidato a Bernini il difficile compito di valorizzare il luogo più importante, ossia l’altare papale situato proprio sopra la Confessione. È così che egli inventa una struttura bronzea a baldacchino di 28.7 metri di altezza, la cui costru-zione si protrae per nove anni.Per reperire il bronzo neces-sario Urbano VIII diede ordine alla Fabbrica di San Pietro di asportare le cinquanta tonnel-late di bronzo che ricoprivano i sette costoloni del Cupolone e di sostituirle con lastre di piom-bo. Altre duecento tonnellate di metallo vennero recupera-te dalle travi bronzee del por-tico del Pantheon che, come

si può leggere nella lapide po-sta nel pronao di quell’antico tempio di tutti gli dei, erano state definite decora inutilia. Ed in effetti lo erano, visto che obiettivamente quelle travi erano poco visibili e di nessun valore artistico.Questo gesto fu condannato dalla celebre pasquinata che suscitò tanto scalpore nel po-polo, ma altrettanto calcola-to silenzio dagli offesi. L’auto-re della pasquinata sarebbe quindi rimasto sconosciuto per sempre se egli stesso non aves-

se chiesto perdono sul letto di morte. Non si tratta, come si è sempre detto, dell’archia-tra maggiore Giulio Mancini, ma di Carlo Castelli, canonico di Santa Maria in Cosmedin e ambasciatore del Duca di Mantova. A rivelarcelo con certezza è il Codice Urbinate 1647, dove a pagina 576v sta scritto che: …dalle lingue ma-lediche e detrattori di fama contaminata fu decantato lo spoglio d’un ornamento anti-co, benché ciò sia stato vero di haver levato quel Metallo,

All’Ombra del Cupolone

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Baldacchinodi Gianlorenzo Bernini nella Basilicadi San Pietro

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ma estimato ancor bene e posto, per essere stata ornata la Chiesa de’ SS. Apostoli, e si è visto a tempi nostri sopra di questi Critici la maledizione di Dio, perché l’Agente del Duca di Mantova che fu il De-trattore di aver affissi i Cartelli di quell’infame Pasquinata di famiglia Barbera ad Barberi-na, egli morse d’infermità e nel letto chiese perdono a Papa Urbano Ottavo.In effetti il canonico Castel-li, già segretario dei cardinali Giovanni Vincenzo, Scipione e Ferdinando Gonzaga, poi “incaricato d’affari” presso la

Santa Sede per altri tre duchi di Mantova, a causa di que-sta “battuta” aveva rischiato per tutta la vita di essere de-capitato, anche perché a quell’epoca si era molto severi con i detrattori del pontefice, soprattutto se ecclesiastici. È quindi facile capire perché tra il Seicento e il Settecento questa frase sia stata pubbli-cata solo due volte, mentre a partire dal 1870 è stata divul-gata senza scrupolo, confer-mando purtroppo una diceria senza fondamento.Curiosamente il Baldacchino è legato anche ad un’altra leg-

genda denigratoria nei con-fronti di Urbano VIII, perché sui basamenti delle colonne Berni-ni scolpì otto scudi araldici che di profilo mostrano un progres-sivo rigonfiamento delle curve, rappresentando, in sequenza, le diverse fasi di una gravi-danza. Una scena unica nel panorama scultoreo baroc-co, realizzata da Bernini con “il pensiero e l’idea di Urbano stesso”, ma il cui profondo sim-bolismo non venne capito dai suoi contemporanei, che la considerarono scandalosa per la sua collocazione nel massi-mo Tempio della cristianità.È infatti da questo simbolismo sofisticato che verso il 1883 Augustus Hare descrisse il Bal-dacchino come un ex voto ordinato da Urbano VIII per il parto difficile di una sua ni-pote. Da questa incauta af-fermazione sono nate le più menzognere illazioni. Di volta in volta la partoriente è stata vista come sposa negata dal papa a Bernini, o persino qua-le amante dello stesso pontefi-ce. Stupisce che queste dice-rie che sanno di pettegolezzo non siano mai state verificate dagli storici, che hanno perpe-tuato fino ai nostri giorni false interpretazioni. Ovviamente nulla di tutto ciò è vero, perché dietro il ciclo scolpito nelle basi del Baldac-chino c’è invece un preciso programma simbolico-politico che acquista una forte con-notazione proprio perché col-locato in un luogo reso sacro dalla tomba del principe degli apostoli. Dimostrando audacia intellet-tuale, Urbano VIII ideò quelle sculture quale sottile allusione alla Mater Ecclesia che si rige-nera attraverso l’elezione di ogni nuovo pontefice. Habe-re non potest Dum Patrem qui Ecclesiam non habet Matrem, ossia non si può concepire Dio come Padre se non si ricono-sce la Chiesa come Madre. Il rilancio di questa affermazio-ne di Cipriano di Cartagine

1. Saint Louisdes Invalides

2. Ostensorio del tesoro di San Pietro

3. Val de Grace, Parigi

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era rivolto all’Europa, dove già da anni ci si scontrava sui campi di battaglia (Guerra dei Trent’anni) per arginare le teorie luterane che proclama-vano l’inutilità di qualsiasi inter-mediario tra Dio e l’uomo. Era dunque necessaria una Con-troriforma che ribadisse l’auto-rità papale e il significato della Basilica di S. Pietro quale cen-tro della cristianità.Fatto curiosamente ignorato dai più riguarda invece il par-ticolare rapporto tra il Baldac-chino e lo sviluppo delle arti visive delle comunità ebraiche italiane in età barocca. Col fine di rafforzare la loro identità religiosa, gli artisti ebrei presero in prestito dall’arte del tempo tutti quei motivi asso-ciati a Gerusalemme e al suo Tempio. Il Baldacchino di San Pietro non poté quindi passare inosservato, poiché per le co-lonne tortili Bernini aveva preso a modello quelle “salomoni-che” della pergula dell’antica basilica costantiniana, oggi vi-sibili nelle Logge delle Reliquie. Secondo la tradizione medie-vale quelle colonne proveni-vano dal Tempio di Gerusa-lemme e Costantino le ave-va fatte arrivare a Roma per

rievocare l’atmosfera di quel Tempio sulla sepoltura di San Pietro che, quale pietra su cui era stata fondata la Chie-sa, rappresentava concet-tualmente una nuova arca dell’alleanza. Gli ebrei italiani avevano dato molta importanza a queste co-lonne, anche perché si diceva che tra esse ci fossero quelle che decoravano la facciata del Tempio, identificate come Yakhin e Boaz. Tanto che già a metà del Cinquecento l’edi-toria ebraica aveva adottato questi elementi decorativi per le copertine dei propri libri. Quando però venne realizzato il Baldacchino di San Pietro, in molte sinagoghe si decise di realizzare le piattaforme da dove si legge ad alta voce la Torah, ovvero le bimah, imitan-do l’opera di Bernini. Proprio perché le colonne usate da Bernini ricordavano quelle di Gerusalemme. Alcuni di questi bimah sono ancora visibili nelle sinagoghe piemontesi di Car-magnola, Chieri e Cherasco.C’è da dire, per concludere, che a partire dal 1640 il Bal-dacchino di Bernini è divenuto uno dei monumenti più rap-presentativi. Tanto che sia in

Italia che in molte parti d’Eu-ropa se ne incontrano di simili, se non addirittura autentiche copie. È questo il caso del-la cattedrale di Narni e delle chiese di Sezze e Sora, come della cappella di Lometz a Prachetitz (Boemia) o di Saint-Louis-des-Invalides e di Val-de-Grâce a Parigi, oppure della fedelissima copia della catte-drale di Verdun.A Roma, poi, oltre al baldac-chino di Santa Maria Maggio-re, una copia quasi fedele, tanto piccola quanto pre-ziosa, è rappresentata da un ostensorio argenteo nel Mu-seo del Tesoro di San Pietro. Un’altra copia sta invece nella Gloria dell’abside della Chie-sa di Santa Maria in Campi-telli dove, coincidenza vuole, nella cappella di Sant’Anna è sepolto il famoso autore della diffamatoria pasquinata con-tro Urbano VIII. L’ambasciatore dei Gonza-ga morì a Roma il 4 dicembre 1639 dopo esser stato sacer-dote, canonico, protonotaro apostolico e cameriere d’ono-re dello stesso papa Barberini che tanto aveva criticato.

1. 2. 3.

(...seguito di pagina 6)

Tra i tanti pellegrini che riempivano le ampie navate della Basilica di San Pietro erano pre-senti un centinaio provenienti da Foglizzo, borgo di circa 2000 anime nel Canavese, che ha dato i natali all’Em.mo Cardinale Bertello, con alla testa il Sindaco Sig.ra Tiziana Reinero ed il Parroco il Rev. don Gian Mario Cuffia. Essi si sono rallegrati per un figlio della loro terra, che ha nobilmente servito la Chiesa in tante terre e che ora è stato scelto al cardinalato ed hanno partecipato ad una “tre giorni” in cui, la visione dei monumenti di Roma ha fat-to da sfondo all’ascolto diretto del cristallino insegnamento del Santo Padre Benedetto XVI sul primato della fede, sulla logica del servizio, sulla missione dei nuovi porporati e su come ci si possa servire di un’opera d’arte - quale nel caso di specie la Cattedra del Bernini - per svolgere una mirabile catechesi sulla Chiesa, sul suo compito e sulla sua responsabilità di essere come una finestra aperta, che permet-ta alla multiforme Grazia di Dio di entrare nel mondo e al mondo di rimanere in comunica-zione vitale con Dio, fonte di ogni bene.Ai pellegrini del Canavese si sono aggiunti altri fedeli provenienti dal Messico e dai Paesi afri-cani in cui l’Em.mo Cardinale Bertello ebbe a

servire la Chiesa come Nunzio Apostolico, se-gno della permanenza di legami solidi e fecon-di con quelle comunità e della genuina ricono-scenza per l’opera ivi svolta dal neo-porporato.Nel conferire una nuova dignità ad alcuni emi-nenti suoi figli, la Chiesa ci ha narrato l’attuali-tà e vitalità delle parole di Cristo e lo ha fatto in una cornice di festa solenne in cui tutti non sono stati anonimi atomi di una folla indistinta, ma protagonisti ordinati di una giornata di luce. Sua Santità Benedetto XVI, concludendo la sua omelia nella S. Messa di domenica 19 febbra-io, ha affermato che è compito dei Cardinali donare con la testimonianza della vita il dono di Dio che hanno ricevuto, il quale “non è so-litudine, ma amore glorioso e gioioso, diffusivo e luminoso”; che è loro specifica responsabilità “testimoniare la gioia dell’amore di Cristo”. Ciascuno di noi ha davvero bisogno di una testimonianza gioiosa, umile, forte e rispetto-sa della vicinanza di Dio nel Suo Figlio Gesù al destino di ogni essere umano. C’è biso-gno di ascoltare autorevoli parole di spe-ranza e di incontrare credibili testimonianze di vita, che ci facciano riscoprire l’immensa bellezza e l’indicibile grazia di essere cristia-ni nel nostro tempo.

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Foto gentilmente concessa da “L’osservatore Romano”

CINISMO ANTICLERICALEdi Gianfranco Amato

E’ davvero irritante il cinismo con cui, sull’onda emotiva dei sacrifici impo-sti dall’attuale situazione economica

nazionale, vengono brandite contro la Chie-sa Cattolica le armi spuntate del radicalismo anticlericale, agitando la (inesistente) que-stione dell’ICI e dell’otto per mille. Operazione di sciacallaggio mediatico quella che vuole strumentalizzare l’oggettiva difficoltà in cui si trovano gli italiani, per lanciare una campa-gna tanto demagogica quanto calunniosa. E disonesti intellettualmente appaiono tutti coloro che a tale campagna si aggregano o che ad essa plaudono con la stessa cecità ideologica delle tricoteuses giacobine sotto i patiboli. Per quanto riguarda il primo tema, quello relativo alla richiesta di abolizione dell’asserita esenzione ICI, “Avvenire” ha do-cumentalmente dimostrato per tabulas, attra-verso la sua meritoria campagna, che trattasi di pura menzogna. Per cui la questione si può anche chiudere qui. Perciò che concerne, in-vece, il secondo tema, ovvero il trasferimento dei fondi dello Stato Italiano alla Chiesa cat-tolica attraverso il meccanismo dell’otto per mille del gettito fiscale, il discorso merita una considerazione. Approfittando, in perfetta mala fede, del rigore generale imposto dalla nuova politica di austerity, i soliti anticlericali hanno trovato spazio per amplificare il logo-ro refrain sull’odiato privilegio concesso alla Chiesa, che vanno ripetendo, come un disco rotto, dal 1985. Sapendo di non poter vincere la guerra dell’abolizione, ora tentano almeno di vincere la battaglia della riduzione. “Se il popolo deve fare sacrifici, li facciano anche i cardinali”, sentivo giorni fa alla radio. E lo stes-so Gustavo Raffi, Gran Maestro della potente obbedienza massonica del Grande Oriente d’Italia, dalla sontuosa villa romana Il vascel-lo, lo scorso dicembre così tuonava contro gli asseriti benefici fiscali in favore del clero cat-

tolico: “Bisogna cancellare i privilegi, senza se e senza ma:anche la Chiesa paghi le tasse, perché nel momento in cui si chiedono lacri-me e sangue ai pensionati e alle fasce sociali più deboli, non si possono mantenere feudali esenzioni per gli immobili commerciali di pro-prietà del clero”.Tutto ciò apparirebbe risibile se la drammatici-tà del momento non lo facesse apparire una farsa macabra. Di fronte ad una simile opera-zione mistificatoria, bisognerebbe trovare il co-raggio di fare una proposta davvero radicale. Un coup de théatre: accettare l’abolizione to-tale dell’otto per mille. Ad una sola condizio-ne, però. Che lo Stato italiano restituisca tutto l’immenso patrimonio, costituito da chiese, conventi, monasteri, palazzi, biblioteche, ter-reni, opere d’arte, suppellettili sacre, ecc., ille-gittimamente sottratto alla Chiesa Cattolica, in violazione di ogni diritto, ivi compreso il dirit-to internazionale. Sì, perché qualcuno ancora si ostina a dimenticare che l’otto per mille, dal punto di vista morale e giuridico, non rappre-senta una generosa liberalità, ma l’indennizzo dello Stato a quell’illecito incameramento del patrimonio ecclesiastico, perpetrato a partire dal 1855, quando l’ex ministro Clemente Sola-ro della Margherita (autentico conservatore), prendendo la parola nel parlamento piemon-tese, definì le Leggi Siccardi un “sacrilego la-trocinio”. Lo Stato italiano, ovviamente, non sarebbe in grado di restituire tutti i beni illecita-mente sottratti alla Chiesa dal 1855 al 1875, e la proposta ha evidentemente il sapore di una provocazione. Si tratta però di una provoca-zione che dovrebbe far riflettere soprattutto i tris nipotini di Siccardi, Rattazzi, Ferraris. Oggi allo Stato italiano, proprio in concomitanza del 150° anniversario dell’unità, non conviene davvero riaprire quella dolorosa ferita, malde-stramente coperta dalla mitologia risorgimen-tale anticattolica. Intelligenti pauca.

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(Tratto da “Corrispondenza Romana”n° 1223 del 04-01-2012)

“SII SEMPRE FIERO DI ESSERE EBREO” DISSE PIO XIIdi Raffaele Alessandrini

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“Non dimenticarlo mai, sii sem-pre fiero di essere ebreo!”. Così nell’autunno del 1941 Pio XII esor-

ta a voce alta il ventunenne Howard “Heinz “ Wisla – da poco sfuggito alla persecuzione na-zifascista – nel corso di una drammatica udien-za in Vaticano alla quale sono presenti anche diversi soldati tedeschi in uniforme. Il Pontefi-ce, di fronte all’impaccio dell’interlocutore che cerca di esprimersi in stentato italiano, lo mette a suo agio, lo incoraggia a parlare in tedesco, ne ascolta il racconto. La storia del ri-fugiato è inquietante; riguarda molti prigionieri ebrei bisognosi di aiuto, dopo un naufragio nel mar Egeo e ora internati in campi di prigionia. Papa Pacelli non perde una parola. Conosce i fatti , loda il giovane e lo esorta a tornare il giorno dopo con una memoria scritta. Poi a voce alta, in modo che tutti possano sentire, gli dice: “Figlio mio solo il Signore sa se tu sei più degno di altri uomini, ma credimi, tu sei altrettanto degno di ogni altro essere umano che vive su questa terra! E ora, o mio amico ebreo, vai con la protezione del Signore, e non dimenticare mai, devi essere sempre fiero di essere ebreo!”.Lo straordinario incontro è stato documenta-to da William Doino Jr. nell’articolo Pope Pius xii: Friends and Rescuer of Jews che apparve nel numero di gennaio do “Inside the Vatican” (pp. 10-18), il magazine fondato e diretto da Robert Moynihan.Wisla era stato tra gli scampati al naufragio della nave “Pentcho” affondata nel 1940 nel Mar Egeo durante il trasporto di cinquecento ebrei rifugiati dalla Slovacchia verso la Pale-stina. I naufraghi dopo undici durissimi giorni passati in un’isoletta disabitata, furono soccor-si da una nave italiana che però li deportò nel campo di concentramento di Rodi. Se non fos-se stato per l’intervento di Pio XII la loro sorte sarebbe stata segnata. Nell’inverno tra il 1941 e i. 1942 infatti, una nave della Croce Rossa raccolse i rifugiati affamati dal campo di con-centramento di rodi e li fece trasferire in terra italiana al campo Ferramonti di Tarsia presso Cosenza. Un campo atipico, com’è noto, tan-to da essere stato definito qualche anno fa “un

paradiso inaspettato” dal “Jerusalem Post” o “il più grande kibbutz del continente europeo” dallo storico Jonathan Steinberg dell’Università di Cambridge (cfr. Gaetano Vallini, Il lager che salvò migliaia di ebrei in “L’Osservatore Roma-no”, 4 giugno 2009).Wisla, dopo molte peripezie, nella primavera del 1944 raggiunse la Palestina e poté ricostrui-re la vicenda nell’articolo A Papal Audience in Wartime pubblicato il 28 aprile 1944 su “The Pa-lestine Post” (oggi “The Jerusalem Post”) e fir-mato con lo pseudonimo “Refugee” (p. 6). Già nel 2006 “Inside the Vatican” ne aveva dato parziale notizia, e ora – come scrive Moynihan – abbiamo più ampia e corretta informazione sulla condotta e sul vero atteggiamento tenu-to da Pio XII nei confronti del popolo ebraico.

(L’Osservatore Romanovenerdì 13 gennaio 2012)

LA PRIMA MESSA DEL CARDINALE BERTELLOPER IL PERSONALE DEL GOVERNATORATO

I l pomeriggio di martedì 21 febbraio, mite e con temperature primaverili, ha fatto da contorno alla prima Messa celebrata dal

Presidente come neo-Cardinale per la fami-glia del Governatorato. S.E. Mons. Sciacca ha formulato gli auguri a nome di tutti, ricordando anche la figura del Santo del giorno, Pier Damiani, che tra l’altro è un Cardinale proclamato Santo. Ha concluso il saluto con una bella frase del Card. Elia Dalla Costa, presa in prestito dall’immagine ricordo del neo Cardinale Arcivescovo di Firenze Giu-seppe Betori: «Il rosso dell’abito cardinalizio, nel suo muto ma eloquente linguaggio, mi ripete-rà assiduamente il precetto divino: “Amerai Id-dio”. Il fiammeggiante rosso della porpora mi ripeterà perennemente con insistente voce: “Ama il tuo prossimo e soprattutto ama il popo-lo fiorentino che è popolo tuo”». Ovviamente, ha aggiunto Mons. Sciacca, l’ultima parte del-la frase può essere adattata – per il Card. Ber-tello – alla grande famiglia del Governatorato. Hanno concelebrato gli Assistenti Spirituali delle Direzioni, Monsignori Frezza e Pennacchini, don Fusi e P. Schiavella, insieme a Mons. Nicolini, P.

Mapelli e P. Ortega della Parrocchia di Sant’An-na. Alla S. Messa ha assistito anche il Cardinale Martino, membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. All’omelia il Cardinal Bertello, prendendo spunto dal Vangelo, ha descritto la figura del servo, dell’ultimo degli ultimi, il servitore di tut-ti, come anche il Papa ha indicato ai nuovi Cardinali nei giorni del Concistoro: l’umiltà, la sobrietà, il silenzio, ed ha richiamato anche il senso di solidarietà in una comunità come la nostra, il riconoscere la propria dignità di cri-stiani, il dover essere fedeli all’amore e - non ultimo - responsabili, di una responsabilità non solo spirituale ma concreta. Concludendo, il Cardinale ha ricordato una frase di San Fran-cesco di Sales che può essere indicazione preziosa per tutti: camminare con fermezza lungo il cammino tracciato dalla Provvidenza. Al termine della celebrazione, la proces-sione finale ha sostato sul piazzale del Go-vernatorato dove la Banda del Corpo della Gendarmeria ha reso omaggio al novello Cardinale con l’Inno Pontificio ed altri brani del suo vasto repertorio.

All’Ombra del Cupolone

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CONCERTO D’ORGANO DEL M° CLAUDIO NOVATI

AUGUR IDI BUONA PASQUA

La redazione de “All’ombra del Cupolone” coglie l’occasioneper porgere i migliori auguri per le prossime festività pasquali.

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Alle ore 17 del 2 marzo scor-so, si è tenuto nella chiesa di Maria, Madre della Fa-

miglia un concerto d’Organo del giovanissimo M° Claudio Novati, originario di Como ma attualmen-te studioso alla Hochschule für Mu-sik di Weimar, in Germania. Seppur appena ventenne, il M° Novati vanta un curriculum di tutto rispet-to, suona pianoforte dall’età di 8 anni, figlio d’arte, ha partecipato a numerosi concorsi internazionali. Alla presenza dell’Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente Emeri-to del Governatorato, di S.E. Mons. Adriano Bernardini, nuovo Nunzio Apostolico in Italia, accompagna-to dai R.mi Monsignori Dellagiovan-na e Lorusso della medesima Nun-ziatura Apostolica, Mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei», nume-rosi Ambasciatori accreditati pres-so la Santa Sede, i Consiglieri dello Stato, Ing. Daniele Dalvai e Dott. Pier Paolo Francini, nonché tanti affezionati agli appuntamenti musi-cali organizzati dal Governatorato. Gli illustri ospiti, sono stati accolti dall’Ecc.mo Mons. Giuseppe Sciac-ca, Segretario Generale, il quale ha tenuto a ricordare che proprio sotto la Presidenza del Card. Lajolo furo-no introdotti i Concerti nella chiesa del Governatorato. Ha ricordato come la musica sia la medicina delle anime, che riesce ad affratel-lare tutti gli uomini. L’Organo inoltre è lo strumento musicale “principe” perché è quello che più assomiglia alla voce dell’uomo, lo strumento “sincero” che accompagna ogni celebrazione liturgica.Il tema scelto per il concerto è sta-

to “L’Organo fra Italia e Germania” con brani di Frescobaldi, Pachelbel, Zipoli, Marcello e Bach in una spiri-tuale unione tra le due nazioni oggi più che mai legate allo Stato della Città del Vaticano ed al suo Sovra-no Pontefice. Al termine dell’esecuzione dei bra-ni, Mons. Sciacca ha omaggiato e ringraziato il M° Novati donandogli oltre ad una pregevole confezione numismatica dell’Ufficio Filatelico e Numismatico, anche il volume “Un nuovo Organo in Vaticano”, pub-blicato nel 2007, anno in cui venne installato ed inaugurato l’Organo “Daniele Maria Giani” nella nostra chiesa del Governatorato, oggi

magistralmente suonato dal M° Novati e realizzato dall’omonima casa d’Organi di Corte de’Frati in provincia di Cremona. Ha inoltre ricordato una curiosa coincidenza di date: il 2 marzo è sia la data di nascita che quella di elezione al Soglio Pontificio di un grande Pon-tefice amante della musica, Papa Pio XII, Eugenio Pacelli. Su invito di S.E. Mons. Sciacca, ha preso la parola anche il Card. Lajolo, esperto e conoscitore di musica, il quale ha rinnovato i rin-graziamenti al giovane Maestro e salutato tutti i presenti, in particola-re il nuovo Nunzio in Italia, suo com-pagno di Accademia.

IL RESTAURO DEL CORTILE DEL BELVEDEREdi Marco Bargellini

Nel 1998 la Direzione dei Servizi Tecnici in-traprese un ambizio-

so programma di riordino dei Cortili interni dei Palazzi Apo-stolici.Lo scopo era quello di una verifica ravvicinata e diretta di tutte le componenti ar-chitettoniche delle facciate, analizzando la stabilità dei manufatti murari, lapidei, de-corativi e strutturali.Questa attività sarebbe stata quindi propedeutica a de-terminare e ad eseguire tutti quegli interventi per la sta-bilità complessiva del corpo monumentale, unitamente alla sua immagine di restauro estetico.L’azione di riordino, che da molti anni non veniva ese-guita, se non in casi spora-dici legati a particolari con-tingenze, doveva partire dal cuore dei Sacri Palazzi, il Cortile di Sisto V, per arrivare, con un’azione lineare e siste-matica, fino al Cortile della Sentinella attraverso i Cortili di S. Damaso, dei Pappagalli, Borgia e la grande arena del Cortile del Belvedere: pro-getto impegnativo sia per le enormi superfici di intervento sia per la delicatezza delle operazioni di restauro, che la storia e la monumentalità dei luoghi imponevano.Il Cortile del Belvedere, splendida realizzazione cin-quecentesca del Bramante, dove si affacciano importanti istituzioni come la Segreteria di Stato, i Musei Vaticani, la Biblioteca Apostolica Vatica-na e l’Archivio Segreto, rap-presenta, dopo il complesso della Basilica e del Colonna-to Berniano, il costruito più imponente nello Stato.L’idea primigenia di papa Giulio II, quella di uno spa-zio, di ampia prospettiva tra il Casino del Belvedere e gli

appartamenti Papali, conte-nitore di giardini e di opere d’arte, fu nei secoli seguenti alterata con la costruzione del Braccio Sistino, prima, e successivamente con quella del Braccio Nuovo.Nonostante ciò il Cortile in-feriore, che ha mantenuto la denominazione originaria, sembra quasi non aver risenti-to della chiusura trasversale a Nord: la prima sensazione di un visitatore, scevro di cono-scenza storica, è quella di per-cepire continuo e armonioso il ritmo delle paraste e degli ar-chi in elevato e sul perimetro.Anche la facciata Sud, di partito architettonico diverso e di presenze monumentali singolari come la grande ese-dra e la Torre Borgia, appare come un naturale comple-mento degli altri tre lati.Consapevole del rispetto che l’ambiente imponeva, la Direzione dei Servizi Tecnici, con il suo Servizio dell’Edilizia Interna, iniziò nel 1998 il re-stauro dei quasi 11000 metri quadrati dei fronti verticali.Partendo dalla Torre Borgia, che aveva manifestato ne-cessità di controllo statico, si procedette in senso orario in-teressando via via i corpi limi-trofi fino a terminare i lavori nel dicembre 2011, sul lato est.L’azione di riordino fu indiriz-zata sin dall’inizio nella revi-sione totale dei cornicioni e delle sovrastanti coperture e in merito è da ricordare l’im-portante sistemazione della copertura del Salone Sistino, nell’anno 2009.Sui paramenti di facciata l’intervento si dedicò princi-palmente al restauro delle cortine murarie, attraverso il lavaggio, la sostituzione di laterizi rotti, mancanti o dif-formi dal contesto originario e la stilatura dei giunti scarniti dal tempo e dalle intempe-

rie, con impasti analoghi agli originari.Il restauro si estese quindi an-che agli elementi architetto-nici lapidei: architravi, men-sole, cornicioni, capitelli in travertino e peperino furono consolidati e rinforzati.Dove necessario si intervenne anche sulle parti di intonaco ammalorate con rifacimenti, reintegri e tinteggiature.Stante la costruzione di impe-gnative opere di ponteggio, per ogni lotto di lavoro si col-se l’occasione della verifica e della sostituzione, ove ne-cessario, di componenti non specificatamente architetto-niche ma d’importanza fun-zionale come gli infissi esterni, i canali di gronda e gli im-pianti tecnologici soprattutto quelli per la protezione dalle scariche atmosferiche. Concludendo, il riordino del Cortile del Belvedere oltre a rappresentare il felice com-pimento di una programma-ta azione di restauro ha rap-presentato, altresì, nei suoi dodici anni di attività, un’ occasione che ha permesso con l’impegno e la dedizione lavorativa, dettata dall’im-portanza dell’obiettivo e dal rispetto dai luoghi, la cresci-ta professionale dei tecnici e delle maestranze che vi han-no partecipato.

All’Ombra del Cupolone

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MESSA IN OFFICINA MECCANICAdi Riccardo Pelliccioni

La Celebrazione dell’Eu-carestia è un rito che sempre si rinnova. Non si

rinnova solo nel ricordare il sa-crificio di Cristo Nostro Signore e l’attesa del suo ritorno, ma si rinnova anche nei luoghi.Il 13 gennaio 2012, nei loca-li dell’Officina Meccanica, presso il Centro Industriale

dello S.C.V., si è svolta per la prima volta una Santa Mes-sa. Tutti gli operai hanno par-tecipato; falegnami, fabbri, idraulici, elettricisti ed anche operai di altri Reparti. La Ce-rimonia è stata celebrata da Don Bruno Silvestrini, Parroco di Sant’Anna, che ha com-mentato un brano del Vange-

lo di Marco ove si narra della guarigione del paralitico. Accanto a Don Bruno erano presenti le Suore Missiona-rie Francescane di Maria del Laboratorio Arazzi che con i loro canti, accompagna-ti dal suono della chitarra di Giacomo Forconi, hanno al-lietato la liturgia.

Natale, festa della famigliadi Maria Adalgisa Ottaviani

Secondo una consuetudine che si ripete ormai per la quinta volta, i dipendenti dei Servizi Economici si sono scambiati gli auguri in occasione del S. Natale, in un mo-

mento conviviale, il 16 dicembre scorso presso la Mensa di Servizio.La cena è stata anche quest’anno un’occasione per aiutare, per quanto possibile, chi è meno fortunato di noi: si è deciso di destinare le offerte raccolte (27.100 €) alla Caritas di Roma.Ad essa si rivolgono giovani mamme, per lo più straniere, prive di ogni forma di aiuto e sostentamento che trovano una famiglia nella “Casa di Cristian”, centro di prima accoglien-za della Caritas Diocesana di Roma, voluto da Mons. Enrico Feroci.Alcune di esse ci hanno commosso partecipando alla cena insieme ai loro figli e condividendo con noi un momento di serena familiarità, tra gustose portate ed eccellente musica offertaci, come di consueto, dalla banda della Gendarmeria.

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...È ARRIVATA LA BEFANA!!!di Cristiano Cristofori

Come da tradizione, anche quest’anno si è svolta la Festa della

Befana per i dipendenti della Direzione dei Servizi di Sicu-rezza e Protezione Civile.La festa è iniziata alle ore 17,00 del 29 gennaio con la Santa Messa celebrata nella Chiesa di Sant’Anna da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Generale del Go-vernatorato, e concelebrata dal Cappellano Padre Joele Schiavella O.S.A., alla pre-senza del Direttore Dr. Dome-nico Giani e di numerosissimi dipendenti e familiari.Al termine della celebrazio-ne, nella zona antistante la Mensa di servizio i tanti bam-bini presenti hanno accolto l’arrivo della “Befana” scesa dal terrazzo del Palazzo Bel-vedere a cavallo della sua caratteristica scopa sebbe-ne, data l’età avanzata, sia stata un pochino aiutata nel-la discesa dai Vigili del Fuo-co dello SCV.La Befana ha quindi distribui-to i giocattoli ai bambini che l’hanno accolta con gioia, mista a stupore e curiosità,

posando con lei per alcune foto ricordo.Successivamente nella Men-sa di servizio, l’Ecc.mo Se-gretario Generale ha rivolto ai presenti un discorso di sa-luto e di ringraziamento per il particolare ed impegnativo lavoro svolto, cui ha fatto se-guito un momento convivia-le gioioso e familiare, curato come al solito con attenzione e professionalità dalla Socie-tà La Serenissima.Al termine della serata il Dr. Domenico Giani ha voluto rin-

graziare tutti gli appartenenti alla Direzione, rivolgendo soprattutto un pensiero alle famiglie che quotidianamen-te affrontano con pazienza i diversi disagi causati dai turni di servizio diuturni e notturni cui sono sottoposti i loro cari, soprattutto nei giorni festivi e nelle ricorrenze mportanti.Terminata la festa, tutti i di-pendenti hanno ricevuto un pacco regalo, impreziosito da un dono del Santo Padre, segno della Sua paterna gra-titudine e costante vicinanza.

Novena di Natale di Antonio Perfetti

Il personale, gli ex dipendenti ed i pensionati della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Pro-tezione Civile, alla presenza del Direttore, Dr.

Domenico Giani, hanno partecipato alla “Novena” in preparazione al Santo Natale con la recita dei Vespri nella Chiesa di San Pellegrino dal 14 al 22 dicembre u.s, coordinati dal Cappellano Padre Joe-le Schiavella, O.S.A.Nelle nove serate, i Sacri Vespri sono stati guidati rispettivamente da Sua Eminenza il Cardinale An-gelo Comastri, Arciprete della Papale Basilica di San Pietro, da Mons. Alain Guy De Raemy, Cappellano della Guardia Svizzera, da Mons. Stefano Sanchirico,

Cerimoniere Pontificio, da Mons. Peter Bryan Wells, Assessore della Segreteria di Stato, da Mons. Franco Camaldo, Cerimoniere Pontificio, da Padre Leonar-do Sapienza, Addetto al Protocollo della Prefettura della Casa Pontificia, da Mons. Guido Marini, Mae-stro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Sciacca, Segretario Ge-nerale del Governatorato, e da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato.Al termine dei Solenni Vespri del 22 dicembre u.s., che hanno concluso la “Novena”, si è volto un mo-mento conviviale nella Caserma del Corpo della Gendarmeria con lo scambio degli auguri natalizi.

All’Ombra del Cupolone

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LA FLORERIA ED IL PRESEPE DEL SANTO PADRE

di Paolo Sagretti

11 marzo 2012

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Anche nel 2011 le maestranze della Flo-reria, supportate dal Laboratorio Elet-trotecnico del Servizio Laboratori Im-

pianti, si sono adoperate alla realizzazione del presepe destinato all’Appartamento Privato. Il Santo Padre ha ritagliato qualche minuto del-la mattinata del 23 dicembre per elogiare tutti noi del lavoro svolto e facendoci soprattutto dono di cordiali parole di gratitudine che han-no commosso, non poco, tutti gli astanti. Quest’anno è stato deciso di riprodurre uno scorcio dei Giardini vaticani, molto caro al Papa, ovvero quello delle passeggiate pome-ridiane dedite alla preghiera, per l’appunto, nella zona che va dalla Grotta di Lourdes fino alla Torre San Giovanni. Una ricostruzione minu-ziosa e particolareggiata riprodotta dalle mani degli abili artigiani dei Laboratori di Restauro, Doratura, Tappezzeria con l’immancabile so-stegno finale degli Allestitori. Una bella sensazione è stata nel veder ripro-dotte in miniatura la cancellata della Grotta, così come l’Edicola con l’Effige di Santa Teresa

di Lisieux o la Torre San Giovanni. Quello che ci ha dato più soddisfazione, però, è stato riuscire a proporzionare una zona molto ampia, utiliz-zando esperienza, fantasia, impegno e soprat-tutto tanta buona volontà. Piacevole è stato suscitare l’ammirazione di coloro che, guardando il presepe, riconosce-vano alcune particolarità della zona riprodot-ta come ad esempio la garitta della guardia alla sinistra della Grotta oppure la fontana con la lapide alla destra così come la pavimenta-zione del Piazzale antistante.Sullo sfondo, a protezione della natività, un Agente della Gendarmeria ed una Guardia Svizzera sembrano adoperarsi, allora come oggi, a protezione del territorio vaticano. Molto gradito da tutti noi è stato l’appoggio e lo stimolo durante la preparazione del Presi-dente del Governatorato Sua Em.za Card. Giu-seppe Bertello, del Segretario Generale S. Ecc. Mons. Giuseppe Sciacca, e del Direttore dei Servizi Generali Dott. Giovanni Amici coronato da sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto.

COPPA VATICANAdi Sergio Valci

All’Ombra del Cupolone

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Il 9 gennaio si è conclusa la COPPA VATI-CANA 2011-2012 con la disputa della gara finale tra la squadra della DIRSECO (Servizi

Economici) e quella della GENDARMERIA che brillantemente aveva superato i turni di sele-zione delle gare eliminatorie affermandosi sul-le squadre dei Telefoni e della New Team.Se il buongiorno si vede dal mattino, per la Dirseco si prospetta una stagione d’oro alla caccia del grande slam, alla conquista del triplette: coppa, campionato e supercoppa. Intanto il primo trofeo è già in bacheca. Infatti i giocatori della Dirseco hanno alzato la Cop-pa Vaticana dopo un’avvincente ed incerta finale contro la Gendarmeria. Un 1-0 matura-to proprio negli ultimi minuti, quando ormai avevano la testa ai tempi supplementari. Un rinvio, un po’ maldestro al dire il vero, della difesa della Gendarmeria ha fatto cadere la palla proprio sui piedi del bomber Alessandro Quarta. E lui non ha perdonato l’errore degli avversari, incassando con freddezza. Nessuna sorpresa: da anni Quarta risulta sempre tra i migliori giocatori dei tornei vaticani.Per i gendarmi ci sarebbe subito la possibilità di rifarsi, a febbraio infatti inizieranno le partite del campionato vaticano. La Dirseco però non

nasconde le proprie ambizioni. Del resto non lo ha mai fatto, finendo sempre per vincere o co-munque classificandosi sempre nei primi posti di tutte le manifestazioni calcistiche.Oltre che dai gendarmi, la Dirseco dovrà guardarsi dalle squadre dei Musei (Hermes e New Team), dei Telefoni, delle Poste, della Fortitudo e dell’Associazione SS. Pietro e Pao-lo. E occhio alle sorprese. La Guardia Svizzera infatti è sempre alla ricerca del primo titolo, fisicamente i giocatori sono preparatissimi, forse tecnicamente non sono fenomeni e, va riconosciuto, non li aiuta neppure il continuo ricambio dei componenti della squadra.Insomma, la tradizione calcistica vaticana moderna continua a pieno ritmo fin dalla co-stituzione della prima squadra vera e propria nata nel giugno 1966 nei corridoi dei musei. Interessante ricordare che a formarla ci pen-sarono custodi, restauratori ed amministrati-vi che scelsero di chiamarla Hermes. Nome originale e spiegazione curiosa: molti di loro in quel periodo prestavano servizio nel cortile ottagono del museo Pio Clementino dove si trova la copia romana della statua di Pras-sitele raffigurante proprio il mitologico mes-saggero degli dèi.

“VECCHI” AMICI IN VATICANOdi Giulia Artizzu

... e se per Roma c’e Ro-meo il gatto der Colos-seo per noi c’è CICCIO il gatto del Museo. Ciccio, così affettuosamente chiamato dai dipendenti, è un gattone nero molto socievole e sicuro del pro-prio fascino. Ultimamen-te, proprio i dipendenti si sono resi conto che non stava bene e che aveva bisogno di un pronto inter-vento veterinario, ma per un “tipetto simile” ci sono voluti giorni di apposta-menti per catturarlo, per-ché appena vedeva arri-vare il veterinario spariva nel nulla. Allora, il nostro Staff per la salvaguardia della fauna ha tentato una strategia che in un primo momento sembra-va aver successo, nono-stante fossimo in tre nel cercare di farlo entrare

nel trasportino Ciccio sen-za scomporsi ha dimostra-to una inedita forza da toro. Ha piantato a terra tranquillamente davanti al trasportino le sue gros-se zampotte e non c’è più stato nulla da fare, era inamovibile. Solo l’in-tervento di Luigi Buratta (che orgoglioso ha sem-pre detto ai turisti che lo accarezzavano “It’s Cic-cio…is my friend) ha evi-tato l’uso della cerbotta-na con l’anestetico. Dopo giorni di fiato sospeso per una serissima operazione e lunga degenza in cli-nica specialistica Ciccio è tornato ai Musei e alla solita vita di tutti i giorni: lattuccio caldo in tarda mattina e preferibilmente una dormitina nel primo pomeriggio in braccio a qualche bella turista.

Ciccio non è l’unico gatto presente e per lui e per gli altri sono state posiziona-te delle apposite casette per il loro ricovero nelle zone di necessità.Le cassette per il ricovero dei gatti sono state rea-lizzate dai Servizi Tecnici, per intervento di Mons. Viganò ed in seguito di S.E. Mons. Sciacca su pro-getto del Prof. Klaus Gun-ther Friedrich, come già costruite in Germania se-condo modalità utili per i felini, ma esteticamen-te accettabili per esse-re collocate nei Giardini Vaticani atte a garanti-re l’igiene ed il decoro dell’ambiente.A tal fine sono stati pre-cedentemente effettuati sopralluoghi nelle zone interessate con l’Arch. Barbara Bellano ed il Sig.

Mauro Caporusso della Direzione dei Servizi Tec-nici e del Sig. Luciano Cecchetti dei Giardini Vaticani, per individua-re collocazioni che non disturbino il contesto ar-chitettonico e paesag-gistico. Un ringraziamen-to va al Dott. Domenico Giani, Direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, che ha delegato l’Ispettore Stefano Mar-con per affiancarci du-rante i vari interventi e a tutto il Corpo della Gen-darmeria per la collabo-razione quotidiana.Questa esperienza ci ha entusiasmato per la frut-tuosa e armoniosa colla-borazione che si è venuta a creare fra di noi, inter-rompendo così la routine di tutti i giorni operando per una buona causa.

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S.E. Mons. Giuseppe Sciacca con i resposabili per la “Tutela della Fauna” il Prof. Klaus Friedrich e Giulia Artizzu.

UN SENTITO ADDIOdi Pier Carlo Cuscianna

Le sue inseparabili matite sono ancora sulla sua scrivania da Vice Direttore dei Servizi Tec-nici del Vaticano, dove hanno appena finito di tracciare, con i tratti veloci e precisi che contraddistinguevano la sua mano, il progetto dell’ultimo grande presepe di Piazza S. Pietro. L’architetto Giuseppe Facchini - definito “sto-rico architetto del Vaticano” da un servizio del TG5 dedicato all’inaugurazione del Prese-pe del 2011 - che da più di trentacinque anni prestava le sue mine alla Città del Vaticano, spaziando dal progetto della piscina di Papa Wojtyla alla costruzione della Domus Sanctae Marthae fino al nuovo ingresso dei Musei Va-ticani ed alla Fontana di San Giuseppe, ci ha lasciati lo scorso gennaio.Schivo, ma mai avaro di sorrisi e di battute spi-ritose con le persone che gli stavano accanto, Giuseppe Facchini ha attraversato più di tren-tacinque anni di professione, con uno stile che, rifacendosi alla prima delle Lezioni Americane di italo Calvino, potrebbe forse essere impron-tato alla “leggerezza”, cioè a quella capacità di togliere peso, inteso quale inutile zavorra, sia al suo lavoro sia ai suoi rapporti con gli altri, prediligendo, invece, la “leggerezza” del vero e dell’essenziale, della semplicità, sia nel tratto architettonico che nei rapporti umani. Vederlo organizzare le attività legate alla pro-gettazione o quelle inerenti la realizzazione, risolvendo le molteplici problematiche proprie del cantiere, significava imparare l’efficacia dell’esperienza legata alla capacità di commi-surare gesti e parole nascondendone, però, il “peso” di cui si parlava prima con una battuta sarcastica o con un guizzo degli occhi, ridenti al di sotto della sua caratteristica e curatissima chioma argentea. Quando, nel giugno del 2005, Stefano Loren-zetto lo intervistò per il Giornale, riassumendo sia la sua attività sia lo storico legame della famiglia Facchini con la Santa Sede (il nonno Amedeo è stato funzionario della Biblioteca Vaticana per tutta la vita) Giuseppe Facchi-ni chiuse l’intervista con quella che era la sua concezione della professione di architetto “…una professione artigianale, sia pure di altissi-mo livello, molto umana, molto terra terra, che crea le cose per la gente e non per la gloria di chi le firma. L’architettura è fatta di mente e di anima..” Conoscendolo, e conoscendo anche le cose che ha prodotto, questa affermazione non può essere messa in discussione. Nella sua

opera c’è sempre la testimonianza di uno stile pacato ma perfettamente leggibile, sempre consono, nell’accostamento e nella composi-zione delle forme e dei materiali, alla filosofia del contesto in cui si interviene.Quando gli si chiedevano consigli riguardo alla risoluzione di qualche dubbio progettuale era solito rispondere con sicurezza indicando subi-to, con quel sorriso un po’ ironico che assume-va sempre con le persone con cui lavorava, la soluzione indubbiamente più semplice, più pura, meno arzigogolata, e terminando la sua spiegazione con un bonario rimprovero, reso ancora più affettuoso dal romanesco: “ La matitaaa! Ve scordate sempre de usà la ma-tita figli miei…e sempre co ‘sto computer…”.

All’Ombra del Cupolone

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L’eucarestia è la via per costruire una società più equa e fraterna.quale migliore occasione nella nostra giornata e vita che partecipare

alla Messa quotidiana nella nostra chiesa di Maria Madre della Famiglia, alle ore 7.30

LA PAROLA DEL PAPA (Benedetto XVI, dIscorso del PaPa durante l’Incontro

con un gruPPo dI VescoVI deglI statI unItI d’amerIca rIceVutI gIoVedì 19 gennaIo 2012)

La Chiesa è chiamata, in ogni tempo op-portuno e non opportuno, a proclamare il Vangelo che non solo propone verità

immutabili, ma le propone proprio come chia-ve per la felicità umana e la prosperità sociale (cfr. Gaudium et spes, n. 10). Nella misura in cui alcune tendenze culturali attuali conten-gono elementi che vogliono limitare la procla-mazione di tali verità, o racchiudendola entro i confini di una razionalità meramente scienti-fica o sopprimendola nel nome del potere po-litico e del governo della maggioranza, esse rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per l’umanità stessa e per la verità più profonda sul nostro essere e sulla nostra vocazione ultima, il nostro rap-porto con Dio. Quando una cultura tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo e di chiudere le porte alla verità trascenden-te, inevitabilmente s’impoverisce e diviene preda, come ha intuito tanto chiaramente il compianto Papa Giovanni Paolo II, di una let-tura riduzionistica e totalitaristica della perso-na umana e della natura della società.Con la sua lunga tradizione di rispetto del giu-sto rapporto tra fede e ragione, la Chiesa ha un ruolo cruciale da svolgere nel contrastare le correnti culturali che, sulla base di un indi-vidualismo estremo, cercano di promuovere

concetti di libertà separati dalla verità mora-le. La nostra tradizione non parla a partire da una fede cieca, bensì da una prospettiva ra-zionale che lega il nostro impegno per costrui-re una società autenticamente giusta, umana e prospera alla nostra certezza fondamentale che l’universo possiede una logica interna ac-cessibile alla ragione umana. La difesa della Chiesa di un ragionamento morale basato sulla legge naturale si fonda sulla convinzio-ne che questa legge non è una minaccia alla nostra libertà, bensì una “lingua” che ci per-mette di comprendere noi stressi e la verità del nostro essere, e di modellare in tal modo un mondo più giusto e umano. Essa propone pertanto il suo insegnamento morale come un messaggio non di costrizione, ma di liberazio-ne, e come base per costruire un futuro sicuro.La testimonianza della Chiesa, dunque, è per sua natura pubblica: essa cerca di con-vincere proponendo argomenti razionali nel-la pubblica piazza. La legittima separazione tra Chiesa e Stato non può essere interpre-tata come se la Chiesa dovesse tacere su certe questioni, né come se lo Stato potesse scegliere di non coinvolgere, o essere coin-volto, dalla voce di credenti impegnati nel determinare i valori che dovranno forgiare il futuro della nazione.

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Giuseppe Facchini (05/01/2012) dipendente Servizi Tecnici;Claudio Duca (26/01/2012) dipendente dei Musei Vaticani;

e alcuni loro familiari:

Orazia Fichera (30/01/2012) madre di S.E.R. Mons. Giuseppe Sciacca ;

Luigina Vannimartini (10/12/2011) madre di Fabio Zuccheretti;Antonio (19/12/2011) padre di Biagio Tamarazzo;Franco (24/12/2011) padre di Fausto Popoli;Maria Panaccione (24/12/2011) madre di Antonio Simeone;Romeo (28/12/2011) padre di Sergio Gobbi;Mariano (31/12/2011) padre di Massimo Ferranti;Luca (06/01/2012) fratello di Federico Cavallo;Claudio (14/01/2012) padre di Alessandro Pernini;Gemma Nicoletta Merlino (19/01/2012) madre di Antonio Menna Valerio;Saverio (06/02/2012) padre di Carmine Giuseppe Arena;Nazzarena Protetti (09/02/2012) madre di Marcello De Maina;Lucia Florio (11/02/2012) madre di Marco Tullio Cicero;Rocco Franco Mario (18/02/2012) padre di Antonio De Santis;Rina Ligi (19/02/2012) madre di Ivano Rosadi;Maria Luisa Menechini (02/03/2012) madre di Tiziana Mancini;

NOTIZIE LIETE E TRISTI

Ginevra (19/12/2011) di Frioni Emiliano;Celeste (10/01/2012) di Orzilli Danilo;Federico (14/01/2012) di Lollobrigida Andrea;Lucio Tommaso (14/01/2012) di Gioacchini Roberto;Ilaria Victoria (23/01/2012) di Serafini Laura;Sienna (23/01/2012) di Benedetti Andrea;

Amelia (28/01/2012) di Risi Massimiliano;Samuele (07/02/2012) di Marazzi Luca;Diego (07/02/2012) di Piccinini Mirko;Manuel (14/02/2012) di Bizzoni Mauro;Miriam (29/02/2012) di Raimondo Cristian;Alexander (05/03/2012) di Lupia Simone.

CI SONO ANCH’IO !Diverse famiglie di dipendenti del Governatorato sono state

allietate in questo periodo dalla nascita di figli:

NELLA LUCE DI GERUSALEMME CELESTE

Con fede in “Cristo Gesù, che ha fatto risplendere la Vitae l’Immortalità per mezzo del Vangelo”, ricordiamo dei dipendenti:

All’Ombra del Cupolone

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