Con me il Barbarigo ha anche cambiato musica
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dI.AIberto Be!l9.lollnl
Sognava il pianoforte o il violino, ma i tempi erano duri e gli strumenti costavano cari, troppo cari. Era entrato in seminario nel '32 . quando da mangiare ce n'era poco ... ».
Così fini con l'amare il flauto, prima quello dolce, più semplice, poi il traverso. Una passione contagiosa, che è riuscito a trasmettere ad intere generazioni di studenti, fin dal 1963, quando fu inserita nei curricola scolastici del Barbariga la nuova materia voluta dal ministero: la musica. Don Floriano Riondato oggi si porta 91 anni alla grande, aiutato dalla fede, dalla musica ... «ma immagino anche dal mio Dna».
In quel Dna era scritto anche il flauto , don Floriano?
. E bello, sa? Prima iniziai con quello piccolino, da studio, poi quello più serio, in do, con più estensione. Al Barbariga lo introdussi per primo a Padova. Pensi che lo insegno ancora oggi ai bambini delle elementari».
Ai ragazzi piaceva? . Come no! Del resto, all'epoca certamente c'erano meno "cose", le distrazioni scarseggiavano .. . ~ .
E oggi invece? «Beh, c'è l'elettronica, ci sono i computer e ci sono troppi genitori distratti, che non sanno mai dire di no. Ma la musica è la musica. Certo, magari al flauto i giovani preferiscono la chitarra, però resta sempre un buon approccio".
Anche lei, a suo tempo, dopo il flauto studiò chitarra?
. Certamente. Vede, qui al Barbariga attrezzammo una sala per la musica, insonorizzata. Per accompagnare i flauti inserimmo qualche tastiera, ma non bastava ... ».
Così? _ . Siamo ormai alla fine degli anni Sessanta, sa, i gruppi, i bassi,le chitarre, tante chitarre. CosI me ne comprai una e cominciai a studiarla, seguito dal maestro Paolo Muggia. Ecco, così potemmo aggiungere 111 base armonica . al coro"'.
Però, non bastava ancora, .:è vero. D'estate buttavo giù il repertorio musicale per l'anno scolastico a venire, ma mi restava un sogno incompiuto: una banda».
Che vuoi dire altri strumenti,
. Eh sI, cominciai a studiare la tromba, il clarinetto, il corno, comprai i sax, perfino un clavicembalo».
Un clavicembalo, però, con la banda c'entra poco, ..
\Padov •
HA COMPIUTO 91 ANNI Dal '63 ad oggi
non ha mai smesso di insegnare a suonare
ILGAZZEI*l'lNO l __ 13 marzo 2012
TUTTI GLI STRUMENTI
Dai flauti alla banda, all' orchestra barocca, all'Ensemble di arpe
«Con me il Barbarigo ha anche cambiato musica» j
'«Infatti nacque anche untorchestra, la Piccola Orchestra Barocca, piccola ma davvero grande. Pensi che al fagotto c'era Leopoldo Armellini, che poi divenne direttore del Pollini, a quel clavicembalo c'era Stefano Francescano, al
• IL LICEO
Istituito nel 2010. conta 20 studenti
«Sòno i migliori;)
ARP~ Don Floriano con Federica lovlson. allìeva della scuola d'arpe del Barbariga. diventata famosa a livello internazionale. Sopra al centro del giardino dell'istituto, che cura ancora • personalmente
flauto traverso Alberto Maran, al violino Sonig Ciacherian .. . Incredibile».
L'orchestra durò a lungo? . No, pochissimo, fino alla morte del primo violino nel 1981: era mio nipote Darrlele. Una pagina tristissima. A quel punto non me la sentivo più di proseguire, e l'orchestra cessò • .
Ma la banda Invece no? . No, la banda andò avanti. Anzi, cominciammo a partecipare a numerosi eventi, anche al teatro Verdi, per beneficienza. Ma spese e Siae si prendevano quasi tutto, non era quella la strada giusta • .
Arriviamo a tempi più recenti.
«Arriviamo al 1992, quando nacque la scuola d'arpa, grazie all 'impegno della professoressa Giuliana Bressan, prima, e della professoressa Maria Chiara Bassi poi. Oggi la scuola è la più grande d'Italia, e conta 24 alunne, è 1,uEnsemble Florianau
, oramai noto a livello internazionale».
L'arpa è uno strumento nan_ tico", Esercita ancora fascino,oggi?
«Direi di sì: qui da noi gli studenti, anzi, le studentesse d'arpa non mancano».
Perchè è uno strumento prettamente femminile , vero?
<Macchè, solo perchè le classi d'arpa miste non funzionano: i maschi si sentono obbligati a. distur~are . Ma i più grandi. arpiSti sono proprio . uomlrU, pensi solo allo spagn!llo Nicanor Zabaleta .. .
E uno strumento costoso? . Dlpende dai modelli, ma ci sono arpe che costano come un'automobile di media cilin-
• I GIOVANI
Tra elettronica pc, tv, la melòdi~ . .. Ùovaspazio ·
drata. Vede, sembra semplice, ma è uno strumento com· plesso, dal preciso lavoro di liuteria, con tanti pedali per la scelta delle intonazioni, i registri, le chiavi, la cassa armonica ... )).
L'anno scorso una grande novità: il varo al Barbarigo del Liceo musicale.
. Finalmente: è stata una scommessa, un sogno. llliceo musicale è una specialità costosissima, tra strumenti e stipendi ai professori ...
Ma ha intercettato l'interesse degli studenti?
-Di quelli iscritti di sicuro. Abbiamo avuto dieci ragazzi l'anno scorso e altri dieci quest'anno. È una nicchia, un indirizzo preciso comunque propedeutico al Conservatorio».
Ma· è un liceo come un altro? Voglio dire, gli insegnamenti musicali sono "in più" rispetto aUe altre materie?
«Sì, non viene sacrificato nes: sun altro insegnamento. Chi lo sceglie sa che ogni settim~na ci sono sei ore di lezi~lDe m
È più dedicate alla musica. una scelta precisa, che ~OD consente ai ragazzi ultenon distrazioni» .
Qual è l'identikit dello studente del "musicale"?
. Sono studenti modello, bravissimi. con una marcia in più e una passione che sta per sbocciare. Tutto qui».
~ riproduzione riservata
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Martedì 13 Marzo 2012,
Sognava il pianoforte o il violino, ma i tempi erano duri e gli strumenti costavano cari,troppo cari. Era entrato in seminario nel ’32 «quando da mangiare ce n’era poco...».Così finì con l’amare il flauto, prima quello dolce, più semplice, poi il traverso. Unapassione contagiosa, che è riuscito a trasmettere ad intere generazioni di studenti,fin dal 1963, quando fu inserita nei curricola scolastici del Barbarigo la nuovamateria voluta dal ministero: la musica. Don Floriano Riondato oggi si porta 91 anni alla grande, aiutato dalla fede, dallamusica... «ma immagino anche dal mio Dna». In quel Dna era scritto anche il flauto, don Floriano? «E bello, sa? Prima iniziai con quello piccolino, da studio, poi quello più serio, indo, con più estensione. Al Barbarigo lo introdussi per primo a Padova. Pensi che loinsegno ancora oggi ai bambini delle elementari». Ai ragazzi piaceva? «Come no! Del resto, all’epoca certamente c’erano meno "cose", le distrazioniscarseggiavano...». E oggi invece? «Beh, c’è l’elettronica, ci sono i computer e ci sono troppi genitori distratti, chenon sanno mai dire di no. Ma la musica è la musica. Certo, magari al flauto i giovanipreferiscono la chitarra, però resta sempre un buon approccio». Anche lei, a suo tempo, dopo il flauto studiò chitarra? «Certamente. Vede, qui al Barbarigo attrezzammo una sala per la musica,insonorizzata. Per accompagnare i flauti inserimmo qualche tastiera, ma nonbastava...». Così? «Siamo ormai alla fine degli anni Sessanta, sa, i gruppi, i bassi, le chitarre, tantechitarre. Così me ne comprai una e cominciai a studiarla, seguito dal maestro PaoloMuggia. Ecco, così potemmo aggiungere la base armonica al coro». Però, non bastava ancora. «È vero. D’estate buttavo giù il repertorio musicale per l’anno scolastico avenire, ma mi restava un sogno incompiuto: una banda». Che vuol dire altri strumenti. «Eh sì, cominciai a studiare la tromba, il clarinetto, il corno, comprai i sax, perfinoun clavicembalo». Un clavicembalo, però, con la banda c’entra poco... «Infatti nacque anche un’orchestra, la Piccola Orchestra Barocca, piccola madavvero grande. Pensi che al fagotto c’era Leopoldo Armellini, che poi divennedirettore del Pollini, a quel clavicembalo c’era Stefano Francescano, al flautotraverso Alberto Maran, al violino Sonig Ciacherian... Incredibile». L’orchestra durò a lungo? «No, pochissimo, fino alla morte del primo violino, nel 1981: era mio nipoteDaniele. Una pagina tristissima. A quel punto non me la sentivo più di proseguire, el’orchestra cessò». Ma la banda invece no? «No, la banda andò avanti. Anzi, cominciammo a partecipare a numerosi eventi,
IL GAZZETTINO Online: il quotidiano del NordEst http://carta.ilgazzettino.it/MostraStoria.php?TokenStoria=2659123&Da...
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anche al teatro Verdi, per beneficienza. Ma spese e Siae si prendevano quasi tutto,non era quella la strada giusta». Arriviamo a tempi più recenti. «Arriviamo al 1992, quando nacque la scuola d’arpa, grazie all’impegno dellaprofessoressa Giuliana Bressan, prima, e della professoressa Maria Chiara Bassipoi. Oggi la scuola è la più grande d’Italia, e conta 24 alunne, è l’"EnsembleFloriana", oramai noto a livello internazionale». L’arpa è uno strumento "antico". Esercita ancora fascino, oggi? «Direi di sì: qui da noi gli studenti, anzi, le studentesse d’arpa non mancano». Perchè è uno strumento prettamente femminile, vero? «Macchè, solo perchè le classi d’arpa miste non funzionano: i maschi si sentonoobbligati a disturbare. Ma i più grandi arpisti sono proprio uomini, pensi solo allospagnolo Nicanor Zabaleta». È uno strumento costoso? «Dipende dai modelli, ma ci sono arpe che costano come un’automobile di mediacilindrata. Vede, sembra semplice, ma è uno strumento complesso, dal precisolavoro di liuteria, con tanti pedali per la scelta delle intonazioni, i registri, le chiavi, lacassa armonica...». L’anno scorso una grande novità: il varo al Barbarigo del Liceo musicale. «Finalmente: è stata una scommessa, un sogno. Il liceo musicale è unaspecialità costosissima, tra strumenti e stipendi ai professori». Ma ha intercettato l’interesse degli studenti? «Di quelli iscritti di sicuro. Abbiamo avuto dieci ragazzi l’anno scorso e altri dieciquest’anno. È una nicchia, un indirizzo preciso comunque propedeutico alConservatorio». Ma è un liceo come un altro? Voglio dire, gli insegnamenti musicali sono "in più"rispetto alle altre materie? «Sì, non viene sacrificato nessun altro insegnamento. Chi lo sceglie sa che ognisettimana ci sono sei ore di lezione in più dedicate alla musica. È una scelta precisa,che non consente ai ragazzi ulteriori distrazioni». Qual è l’identikit dello studente del "musicale"? «Sono studenti modello, bravissimi, con una marcia in più e una passione chesta per sbocciare. Tutto qui». © riproduzione riservata
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