Comunità Aperta - Marzo '15

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ANNO V NUMERO QUINTO MARZO 2015 C O M UN I T A’ A P ER T A C O M UN I T A’ A P ER T A NEWS PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

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Periodico della comunità parrocchiale San Benedetto di Milano - Numero quinto marzo 2015

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ANNO VNUMERO QUINTO

MARZO 2015

COMUNITA’APERTA

COMUNITA’APERTA

NEWS

PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

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Parrocchia S. Benedettovia Caterina da Forlì,19 20146 Milano

Segreteria: tel 02471554 fax 024223677

Orari S. Messe:

Feriali: ore 9.00 e 18.00

Festive: vigiliari ore 18.00

domenica ore 8.30/10.00/11.30/18.00

• Carissimi parrocchiani

• Obiettivosu!

• ALT

• VitadiComunità

• Missionepossibile

• Calciod’angolo

• Inbacheca

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Indice

Direttore:

Responsabile redazione:

Collaboratori

Coordinamento esecutivo:

Redazione:

Segreteria:

Distribuzione

Contatti

Don Ugo Dei Cas

Don Alessandro Digangi

Don Valeriano GiacomelliDon Paolo Clerici

Luciano AlippiDavide Cassinadri

Letizia AlippiLuca CeciCarla FerrariFederico LucreziSara SantusGiulia Soresini

Stefania De Mas

Luca Cartotto

[email protected]

Lavori in oratorio:il Signore si fa sentiredon Ale

Tra quaresima ed Expo:evitare lo sprecodon Paolo Clerici

LaRedazione

Quaresima: fuga, centrifuga, esodo don Ale

La San VincenzoL’Associazione San BenedettoFederico Lucrezi e Carlo Rossi

IN COPERTINA: Il buon samaritano, Vincent Van Gogh, 1890

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Carissimi parrocchiani...Carissimi parrocchiani...Accogliere Gesù e lasciarci accogliere da Gesù: Parola, Eucarestia, Misericordia, Fratello, that is the question!Lasciarci incontrare da Gesù per poi accogliere Gesù, nutrirci di Gesù!

Carissimi parrocchiani,le affermazioni a capo di questo mio messaggio sono strettamente legate alle “Quarant’ore” che alcuni di noi hanno vissuto nella seconda metà del mese di febbraio. I partecipanti, in verità, sono stati un po’ pochini, ma gli impegni di coloro che non sono venuti neanche mezz’ora, saranno sicuramente stati tanti e improcrastinabili...La vita di fede, il rapporto di fede, non è un fattore teorico, scientifico, ma presuppone un incontrare “Qualcuno” e lasciarci incontrare da “Qualcuno” per poi lasciarci “vivere” da questo qualcuno che è la persona di Gesù Cristo.Questo incontro ci provoca affinché possiamo passare dall’essere una semplice creatura ad essere figlio di Dio, dall’essere folla ad essere discepoli, dall’essere un insieme di individui ad essere una comunità di fedeli in Cristo, dall’essere uomini di buona volontà ad essere Chiesa.Per realizzare questo credo che dobbiamo nutrire, riempire di contenuti la nostra persona, le nostre relazioni, la nostra giornata. Credo rimanga universalmente vero che: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, frase questa che è strettamente legata all’inizio del cammino quaresimale.Provocati anche dell’evento Expo, penso sia importante recuperare un giusto rapporto con il Cibo che sazia, con l’Acqua che soddisfa radicalmente la nostra sete, prima ancora, penso sia importante creare le condizioni affinché possa nascere il desiderio di bere e nutrirci di tale Bevanda e di tale Alimento e farlo in modo giusto, con calma, per poter “gustare” e non semplicemente “consumare”; per poter “assimilare” e “digerire”... Certo per fare questo occorre andare contro tendenza. Oggi domina il fast food, anzi lo speedy food, dove si ingerisce tutto in fretta, senza né manco sapere cosa si mangia, se ci fa bene o no, quello che è importante è che soddisfi le nostre papille gustative e non ci faccia svenire dalla fame… Tutti sanno che questo modo di nutrirsi è, non solo smodato (naturalmente non nel senso di fuori moda, perché purtroppo è di moda, ma disequilibrato), ma addirittura dannoso, ma tant’è.Il cammino quaresimale ci offre, anche quest’anno, la possibilità di “uscire” da uno stile di vita che è troppo legato al peccato, che è ribellione, chiusura, superficialità, indifferenza, divisione, ecc., e ritornare ad una maggiore unione con il fratello e con Dio che è vita e amore.Sull’esempio di Gesù che “sale” a Gerusalemme, così anche noi, con il “viaggio” quaresimale, siamo chiamati a “salire” verso la Pasqua. Mi auguro che il nostro “salire” sia per tutti noi l’occasione propizia per poterci “alleggerire” di ciò che rende fragile, incostante, il nostro rapporto con Gesù che si presenta a noi con: la Parola, l’Eucarestia, la Misericordia (Confessione), la Carità verso il Fratello. Se ci impegneremo a fare ciò, avremo senz’altro la possibilità di celebrare la festa della Risurrezione, non solo quella di Cristo, ma anche la nostra e quella di coloro che vivono con noi condividendo i momenti più o meno intimi della giornata, oppure delle persone incontrate per strada. Questo sarà possibile proprio perché ciascuno di noi, in virtù dell’essere riuscito a dare più tempo a Dio e agli altri, sarà davvero riuscito ad assimilare nel nostro modo di essere e di fare l’inconfondibile stile di vita di Gesù. Qualcuno mi dirà: “troppo difficile!”, “costa troppo…”; la risposta la prendo in prestito da Sant’Agostino: “Si isti et illae, cur non ego?”.Buon Viaggio! don Valeriano Giacomelli

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Obiettivo su!

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Tra quaresima ed expo

Expo 2015 aprirà i battenti a Milano il primo maggio 2015 e, come tutti i grandi eventi globali, sarà un luogo di incontro poliedrico e sfaccettato a largo raggio, coinvolgendo una complessa varietà di persone, popoli e idee. La natura dell’evento non può evitare forti connotazioni commerciali, ma, in questa edizione milanese, sembra offrire particolari possibilità di riflessione alla società civile e tanto più alla comunità cristiana. Il tema scelto “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” tocca infatti ambiti di grande rilevanza antropologica ed etica, incentivando consapevolmente la promozione di un autentico sviluppo umano capace di progettare il futuro del mondo e dei popoli, non separando la crescita economica dalla qualità della vita umana.La ricchezza antropologica deriva soprattutto dal tema che è stato scelto, il cibo, che più di ogni altro è in grado di mostrare la strettissima relazione tra la dimensione quantitativa (come la crescita economica) e quella qualitativa (come la qualità della vita) con un’attenzione privilegiata all’equità e alla sostenibilità ambientale. Ma non solo: poiché non c’è uomo senza cibo, parlare del cibo equivale a parlare dell’uomo.Dunque il cibo è un tema “fondamentale” nel senso più proprio del termine: sta alla base, al fondamento, incrocia l’umano ovunque, in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni

fase della vita, nella sua dimensione biologica come in quella culturale e simbolica.Al tempo stesso il cibo è una tematica trasversale, che interseca tutte le questioni e le dinamiche socialmente rilevanti: il cibo è frutto di un processo di produzione, distribuzione e consumo (dunque interseca l’economia, il mercato, il lavoro); ma il cibo è anche uno dei modi con cui l’uomo si interfaccia con l’ambiente: energia, acqua, suolo, risorse naturali, clima. Il cibo poi è un elemento di identità culturale (i prodotti e i piatti tipici) e di incontro interculturale. Anche il concetto di convivialità, che oggi utilizziamo come paradigma dell’incontro fra persone, popoli, e culture, nasce dalla condivisione del cibo: il banchetto ne diventa simbolo. L’importanza simbolica del cibo e dell’atto del mangiare a livello religioso, in particolare nel cristianesimo, trova la sua espressione nel Corpo di Cristo offerto come cibo in un convito per gli uomini.Nel mondo d’oggi il cibo è anche un ambito di tensioni e conflitti perché nel nostro mondo si soffre la fame e il problema non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma anche l’Italia. Una ricerca condotta nel 2007 stima che il 4,4% delle famiglie italiane si trova al di sotto della soglia di povertà alimentare e ne sono colpiti in modo particolare i minori e le famiglie numerose. Nel 2012 sono state oltre

4 milioni le persone che in Italia hanno beneficiato di un aiuto alimentare in pacchi viveri o in pasti gratuiti presso mense Caritas e pubbliche.Eppure la produzione di generi alimentari è superiore al fabbisogno dove a livello globale possiamo dire che non c’è il problema della scarsità di cibo ma un eccesso di cibo rispetto al fabbisogno mondiale: il problema è che non tutte le persone sono in condizioni di accedervi, tipicamente perché non hanno la possibilità di acquistare ciò di cui hanno bisogno.

evitare lo spreco

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Obiettivo su!

Oltre a questo c’è un altro problema: il gigantesco livello dello spreco alimentare.La questione è definita da Papa Francesco nell’udienza generale del 5 giugno 2013 in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente come “cultura dello scarto”, divenendo mentalità comune in cui si radicano stili di vita e comportamenti di consumo:“Questa cultura dello scarto – dice il papa - ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi”.Queste brevi considerazioni sull’Expo come possono

essere indicazione di impegno per questa quaresima 2015?Il tempo della quaresima iniziato domenica 22 febbraio con il suo monito “convertiti e credi al Vangelo”, ci viene offerto perché la Parola nutra in modo particolare la nostra vita, modifichi le sue abitudini errate e porti frutti di “opere buone”.Gesù ripropone tre pratiche già fondamentali per la religiosità ebraica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, esortando però i suoi discepoli a superare un certo formalismo ritualistico e una certa esteriorità riconducendole ad una vera interiorità: “Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati…” (Mt 6, 1). Il termine “buone opere“ è reso dal testo originale greco con la parola giustizia e questa parola dice molto più delle generiche “opere buone”, perché abbraccia tutta la vita del credente, i suoi atteggiamenti, i suoi comportamenti, i suoi pensieri, il suo stile di vita. Per questo Gesù precedentemente aveva affermato che la “giustizia” praticata dai suoi discepoli doveva superare quella degli scribi e dei farisei.E’ certamente uno scandalo che nella nostra società consumistica ed opulenta si sprechi tanto cibo quando c’è chi ha fame o muore di fame, inoltre la questione dello spreco alimentare è di grande interesse perché incrocia

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JANIRI ANNAMARIA 10/01VENTURA ANNA 13/01COCCIOLO ALFREDO 16/01FAGO COSIMO 17/01TAVECCHIA ENRICO 17/01MONFORTE CARMELO 03/01PAZZAGLIA ROSSANA 23/01TRONCHIN OSANNA 28/01GIANI EMILIO 30/01FARIOLI CAMILLO 30/01

OTRANTO FEDERICO

Sono entrati a far parte della nostra comunità

Hanno lasciato la nostra comunità

FERRARI ERNESTA 02/02BELLA ANGELA 03/02GUSSONI LUIGIA 03/02MAZZARELLA ADRIANA 05/02GIACOMETTI BATTISTINA 05/02ZAI LILIANA 15/02SGAMBATI CATERINA 14/02MARFORIO NERINO 14/02GAROFALO NATALINO 18/02

don Paolo Clerici

una quantità di piani esistenziali: riguarda le scelte di stile di vita e le abitudini di consumo, la capacità di gestire i propri bisogni e i propri acquisti. E’ secondo giustizia che in questa quaresima si ponga particolare impegno al monito dell’Expo non si sprechi cibo! convertendo decisamente, come dice papa Francesco, “la cultura dello scarto” in solidarietà verso chi è povero e ha fame…, trasferendo in elemosina quanto risparmiato, il che diventa non solo un atto di giustizia ma rende cristianamente visibile la bontà misericordiosa e paterna di Dio, ed è anche la

manifestazione dell’uomo giusto e fedele alla volontà del Signore che ci ricorda: “Dei tuoi beni fa l’elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto dà molto, se hai poco non esitare a dare secondo quel poco. Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché l’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare nelle tenebre” (Tb 4, 7-9).

Obiettivo su!

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ALT Aziona La

Testa

Mi sono fermato attonito un giorno di fronte alla lavatrice. Dentro di lei i panni si mescolavano con un guizzo di colori morbidi ed intensi. Lì ci ho visto la mia giornata: un continuo girare attorno fra umori-colori diversi, storie incasellate una dentro l’altra, impegni che si susseguono come il ticchettare dell’orologio a muro che ho in camera.E se un vestito di quelli, rinchiuso dentro il cestello volesse fuggire? Non può.Che paradigma: dalla centrifuga non c’è via di fuga!Forse è così anche per la nostra vita, quando in alcuni momenti, soprattutto, sembra troppo piena e gli eventi si affastellano così velocemente che non riesci a starci dietro. Vorresti fuggire, lasciare tutto e partire ma non

puoi! Non perché è da codardi, piuttosto perché a volte devi stare.In tutto questo centrifugare arriva poi il periodo lungo della Quaresima, dai pulpiti risuonano le prediche ardite di sacerdoti che richiamano al digiuno, alla preghiera, al pentimento ed intanto la loro vita, come quella di tutti è in continua centrifuga e vorremmo tutti fuggire ma non possiamo.Che fare?Ho trovato una soluzione. Mi è venuta rileggendo e meditando la vicenda di Elia, il profeta che fugge e che

alla fine arriva sul monte Oreb, il monte di Dio, quasi a ricordarci che possiamo andare dove vogliamo ma il Signore è sempre sui nostri passi.Elia sul monte riceve la visione di Dio in “una brezza leggera”, non capisce molto in realtà della sua situazione, almeno il testo non lo fa notare, ma a me veniva in mente che la soluzione la quaresima me la dà.Il passaggio che mi è richiesto è dalla fuga all’esodo. Dov’è la differenza?Quello della fuga è un movimento nervoso, senza senso ed a volte senza obiettivo, più di cuore che di testa.L’esodo, invece, dice accompagnamento, mèta sicura, crescita.

Così i 40 giorni che ci aspettano possiamo davvero decidere se viverli come la solita fuga centellinata dagli antichi propositi del “non mangio dolci, non dico parolacce, uso di meno il cellulare”, che sono sempre validi ma sterili, oppure unire a questo l’essere accompagnato in un cammino nuovo, piastrellato magari dalla Parola di Dio, dal confronto con una guida spirituale, con la richiesta di perdono.Non che in questo modo la centrifuga smetta di girare vorticosamente, ovvero,

impossibile pensare che tutto si risolva, chissà forse le cose si complicheranno anche; l’unica certezza che rimane è quella di aver fatto un cammino, di arrivare preparati all’incontro di Pasqua, alla terra promessa, quella che gli ebrei trovano alla fine del loro Esodo. Ed aver fatto questo cammino insieme.

Provare per credere, oppure non provare per cedere.

Quaresima:

don Ale

fuga, centrifuga, esodo

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La storia della San Vincenzo nella nostra parrocchia inizia nel 1949, quando via Strozzi altro non è che un'anonima strada di periferia piena di baracche e povertà; sono gli anni che seguono la guerra e le conseguenze del conflitto

sono ancora evidenti. È Don Ignazio Cavaretta insieme a due parrocchiani e ad un gruppo di giovani a cominciare a sporcarsi le mani per portare un aiuto concreto agli abitanti della zona. I primi anni si distribuiscono

alla popolazione buoni per l'acquisto di pane e latte nei negozi del quartiere, che diventeranno denaro contante nel decennio successivo, per permettere ai beneficiari una maggiore libertà.Se fino a quel momento la povertà materiale figlia del conflitto mondiale rappresenta il principale nemico da combattere, con la fine degli anni '50, l'arrivo degli anni '60, il boom economico e il radicale e profondo mutamento della società che ne conseguono cambiano anche gli obiettivi dell'associazione, che si trova a dover fronteggiare nuovi tipi di povertà.Ecco dunque che quando la disoccupazione si trova drasticamente ridotta a pochi punti percentuali,

La San Vincenzo

“Mah, Luciano, non so se riusciremo a fare altri banchi vendita brocantage!” Così mi rispondeva una delle volontarie della San Vincenzo Parrocchiale quando, lo scorso mese, davanti ad una scarna esposizione di vasetti, barattoli, cornici, bicchieri ed altra chincaglieria da vendere per raccogliere fondi, facevo presente che per una futura iniziativa simile sarebbe stato il caso di reperire altro materiale, magari spargendo la voce tra amici e conoscenti. “E come mai?” ribatto io, stupito. “Vedi, oramai siamo sempre di meno, mentre l’età avanza e le forze mancano. Non si riesce a coinvolgere più nessuno in questa attività! “Evidentemente si riferiva non tanto allo stare, nelle due domeniche annuali, dietro al banchetto di vendita, ma al partecipare attivamente alle iniziative caritative cui si dedica la loro associazione. Anche qui crisi per mancanza di personale.Forse, mi sono detto, è ora di fare qualcosa per promuovere il coinvolgimento in questo tipo di attività: non tanto con richiesta di denaro (caso mai, “anche con denaro”)

ma soprattutto di MANODOPERA, nuove forze che si possano dedicare agli “altri” meno fortunati, persone che si affianchino a quanti, ormai pochi, in parrocchia lavorano da tempo tirandosi su le maniche per rendere MENO drammatica la vita dei MENO abbienti, soprattutto in un momento di crisi che ,più o meno, tocca un po’ tutti.Purtroppo, questa carenza di persone è lamentata non solo nell’ambito della San Vincenzo, ma anche da tutte le altre iniziative e associazioni caritative esistenti in parrocchia: mancanza di informazione su tali necessità? Mancanza di coraggio a … buttarsi dentro?Ecco perché, come redazione del Giornale Parrocchiale, si è deciso di dedicare un ampio spazio di questo numero di Comunità Aperta, tra l’altro coincidente con la Quaresima, a FAR CONOSCERE UN PO’ DI PIU’, quello che esiste in parrocchia (una parrocchia di DON ORIONE! ), per quanto riguarda la CARITA’ e, di conseguenza, a SENSIBILIZZARCI maggiormente per essere più partecipi e attivi in queste iniziative.

Per la redazione, Luciano ALippi

Nota della redazione

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Vita di comunità

Federico Lucrezi

le nuove criticità da combattere si configurano nel crescente utilizzo di droghe e successivamente nelle difficoltà causate dai divorzi appena regolamentati.Fino agli anni settanta tutta l’azione di contrasto alla povertà grava sulle spalle della San Vincenzo, ma con la nascita di nuovi tipi di povertà si rende necessario un aggiornamento e una diversa modalità operativa; nascono quindi gruppi specifici per le specifiche criticità, dai ricongiungimenti familiari alla tossicodipendenza. Diventa quindi fondamentale riuscire a tenersi costantemente aggiornati per poter indirizzare efficacemente chi si rivolge all’associazione in cerca di aiuto alla struttura che meglio può offrire un’assistenza adeguata. È nel periodo di Don Riccardo, viceparroco, che hanno inizio a questo proposito una serie di incontri con le parrocchie della zona per cercare un’unione di intenti e un coordinamento per rendere sempre più incisiva l’opera caritativa.La necessità di mantenere viva la rete di contatti è anche oggi una priorità per la San Vincenzo che, ormai ben inserita nel tessuto sociale della zona, può contare su conoscenze e collaborazioni che permettono di garantire un sostegno concreto ed efficace, sotto forma di sussidi economici, assistenza e orientamento, in una società complessa e dalla burocrazia asfissiante, in cui le criticità cui far fronte sono sempre di più.Negli ultimi anni tuttavia, nonostante il grande impegno di tutti i membri, le forze sono diminuite anche a causa dell’avanzare dell’età dei membri storici e della mancanza

Chiediamo a Carla Capra, volontaria della prima ora, di raccontarci la nascita del progetto borsa della spesa, che ormai da diversi anni offre un aiuto concreto a diverse famiglie della zona in difficoltà e che tutt’ora procede con successo grazie al costante impegno di oltre dodici volontari.Tutto è nato da un’idea di Don Federico Cattarelli, stiamo parlando di circa sei anni fa.Il gruppo di volontari che ha dato vita al progetto è subentrato nel ritiro di generi alimentari deperibili dai supermercati per conto del Banco Alimentare, con cui gli esercizi

avevano precedentemente stipulato un accordo. Da quel primo giorno la raccolta è proseguita giorno dopo giorno fino ad oggi, possiamo dire con successo, permettendo a chili e chili di cibo che sarebbe avanzato nei negozi di diventare aiuto e sostentamento per decine di famiglie.All’inizio è stato importante l’aiuto dell’associazione San Vincenzo, grazie alla quale abbiamo potuto cominciare ad aiutare una decina di famiglie, poi col passare del tempo le richieste sono aumentate esponenzialmente e oggi siamo in grado di garantire un sostegno settimanale a oltre

La borsa della spesa

di forze fresche e di un ricambio generazionale: mai come oggi servirebbero davvero nuovi volontari, persone che si sentano chiamate a donare un po’ del loro tempo per gli altri.“Anche perché avere la possibilità di confrontarsi anche con ragazzi più giovani – spiega Giancarlo Pavanello, da oltre 50 anni in San Vincenzo – sarebbe un importante arricchimento personale per tutti i soci, oltre che naturalmente per l’associazione.A volte capita che qualcuno mi chieda cosa me lo faccia fare. E allora penso, ad esempio, a una persona che abbiamo aiutato e che ogni settimana viene a trovarci alla nostra riunione. Viene per ringraziarci, ci ripete che dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui siamo noi la sua famiglia. Una nostra caratteristica è la ricerca di un rapporto personale e di fiducia con chi viene assistito, e come vedete spesso anche quello che ci sembra poco può fare davvero la differenza. Sono cose che riempiono il cuore.”

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Vita di comunità

L’associazione S.Benedetto

Correva l’anno 1992…Quando mi è stato chiesto di scrivere questo breve articolo per Comunità Aperta, ho pensato subito a quanti anni sono trascorsi dalla costituzione dell’Associazione San Benedetto e a quanto sia così poco nota la sua attività a larga parte della Comunità.Nel 1992, appunto, un manipolo di determinati parrocchiani, ha voluto concretizzare un impegno caritatevole, impegnandosi davanti alla Legge ad assistere i “barboni” (più rispettosamente i Senza Fissa Dimora).Fin dalla sua nascita l’Associazione ha voluto rimarcare il senso di appartenenza a questa Comunità a tal punto da riportare inequivocabilmente nell’art. 2 del proprio Statuto che “L’associazione è un’attività della Caritas Parrocchiale di cui condivide le finalità seppure in autonomia amministrativa e gestionale”.Perché questa premessa, si chiederà forse il lettore…Il perché sta proprio in questa condivisone di intenti che

settanta famiglie. Per cercare di razionalizzare il sistema non veniamo contattati direttamente dalle persone che chiedono di essere inserite nel programma, ma lavoriamo tramite il centro d’ascolto che valuta e individua le situazioni più critiche. Ogni giorno i nostri volontari ritirano presso i due supermercati che supportano il progetto latticini, yogurt, carni, insalata, pane, uova ma anche confezioni rovinate di pasta e riso che vengono poi smistati in parrocchia per essere ritirati o consegnati a domicilio. Ogni famiglia inserita nel programma è “di turno” uno specifico giorno alla settimana, in questo modo si cerca di aiutare il maggior numero di persone possibili, anche se chiaramente le richieste sono sempre moltissime.

Federico Lucrezi

Vorrei poi rivolgere ai parrocchiani un appello: fino all’anno scorso – spiega Carla – il consiglio di zona cidestinava dei fondi con cui acquistare nei supermercati generi alimentari non deperibili che potessero integrare i prodotti che normalmente raccogliamo. Stiamo parlando di circa tremila euro all’anno che ora non percepiamo più e che in qualche modo sarebbe utile poter compensare. Chiediamo quindi a chi volesse darci una mano di portare in parrocchia pasta, riso, zucchero,

olio, legumi, e quant’altro in modo da poter permettere al progetto di continuare, come da sei anni a questa parte, a fare concretamente la differenza nella quotidianità di oltre settanta famiglie.”

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Vita di comunità

E abbiamo sofferto quando “Antonio” ha avuto una grave malattia, per poi festeggiare insieme la guarigione.E come in famiglia, condividiamo gli ospedali, il carcere, il dolore, la gioia, la fatica di vivere ogni giorno.E abbiamo pianto, tanto, per ognuno dei nostri amici che ci ha lasciato con un vuoto che solo un familiare può lasciare.Questo è quanto vi perdete, lì sulla soglia, a osservare magari stupiti quegli irriducibili che stanno lì a cenare e chiacchierare.E allora, se posso permettermi, vi invito a pensarci: non avete voglia di condividere con noi questo mondo?In fondo, non so dare molti altri significati ad “ama il prossimo tuo come te stesso” se non a questa bellissima famiglia allargata.

Con affetto.

purtroppo per una serie, diciamo, di incidenti di percorso ha portato l’Associazione da un lato e la Comunità dall’altra a “perdersi di vista”. E a riprova di ciò, credo che molti di voi non sappiano cosa facciamo o chi e quanti siamo.Chi siamo e cosa facciamo.Sono certo che ci conoscete, almeno di vista, perché siamo spesso in Parrocchia a trasportare pacchi, riempire sacchetti di cibo, e, ogni mercoledì, ci vedete in oratorio a cena con quegli strani soggetti.Queste in effetti sono le attività che svolgiamo con passione e dedizione da tanti anni, ma quello che vi siete persi fermandovi lì sulla soglia, è perché lo facciamo.Non è tanto e solo per la Carità, no, è soprattutto per noi stessi, sì per noi stessi, avete letto bene: perché l’incontro con questi “barboni” non è roba da tutti i giorni, ti spiazza, ti apre gli occhi e ti costringe a pensare.E capisci che alla fine non sei tu che stai donando loro un pasto o un aiuto, bensì sono loro che stanno aiutando te ad essere una persona vera: più saggia, più consapevole, più ricca e migliore di quanto avresti potuto sperare.E sapete cosa? Un giorno li guardi e pensi che non esiste più un loro e un noi, ma è una famiglia, una vera famiglia e so di cosa parlo perché come in tutte le famiglie abbiamo gioito quando “Francesco” si è sposato e ci ha chiesto di ospitare il suo (modesto è fin troppo) pranzo di nozze il mercoledì durante la cena.E abbiamo gioito quando “Pasquale” è finalmente riuscito a trovare un lavoro e ha deciso di andarsene perché non aveva più bisogno della sua famiglia per vivere. Carlo Rossi

il presidente dell’asociazione

Altri due pilastri della carità

Sicuramente chi bazzica gli ambienti “vincenziani” conosce molto bene queste due colonne della carità, ma, forse, per una buona parte della gente, sono pressoché sconosciuti. Ecco perché, in un numero del nostro giornale dove, volutamente, si parla molto delle associazioni di Carità operanti in Parrocchia, desideriamo accennare alla loro vita e al loro impegno per farveli ”incontrare”.

Vincenzo de’ Paoli, nome originale Vincent de Paul (Pouy, 24 aprile 1581 – Parigi, 27 settembre 1660), è stato un presbitero francese, fondatore ispiratore di numerose congregazioni religiose.Nacque da un’umile famiglia contadina a Pouy, un borgo contadino presso Dax. Suo padre Jean de Paul era un piccolo agricoltore, sua madre Bertrande de Moras, invece,

a cura di Luciano Alippi

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Vita di comunità

apparteneva a una famiglia di piccola nobiltà locale.Vincenzo è indotto molto presto a fornire assistenza ai genitori che faticano a mantenere la famiglia numerosa e trascorre i primi anni come pastore sorvegliando pecore, mucche e maiali. Tuttavia, deve lasciare la sua casa per Dax, dove suo padre lo iscrive in un collegio gestito dai francescani. Vincenzo vi rimase tre anni frequentando con successo i corsi di grammatica e latino e in poco tempo, manifestò la vocazione apostolica e il desiderio di diventare sacerdote.A 16 anni ricevette la tonsura. Ciò significava entrare nel clero ed indossare la tonaca. Grazie ad un ricco avvocato della zona riuscì a studiare teologia a Tolosa e fu ordinato sacerdote il 23 settembre 1600 dapprima come secolare poi nella Compagnia del Santissimo Sacramento.Entrò poi nella corte francese come cappellano ed elemosiniere di Margherita di Valois; fu successivamente curato a Clichy, dove mise da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e si dedicò intensamente all’insegnamento del catechismo e soprattutto all’aiuto degli infermi e dei poveri; fondamentale per la sua maturazione spirituale fu l’incontro con il grande Francesco di Sales.Officiò diversi mesi nella parrocchia di Châtillon-sur-Chalaronne in Dombes a Ars-sur-Formans ( lo farà due secoli dopo, Giovanni Maria Vianney, cd. “Curato d’Ars”). Nel 1623 ha fondato la Compagnia delle Dame della Carità, che hanno poi preso il nome di “Figlie della Carità di San Vincenzo de ‘Paoli” (Questo ordine ha avuto sede a Clichy fino al 1970).Nel 1613 fu assunto come precettore al servizio dei marchesi di Gondi. Grazie al sostegno economico dei suoi mecenati, Vincenzo de’ Paoli riuscì a moltiplicare le iniziative caritatevoli a favore dei diseredati e dei bambini abbandonati. Su richiesta della marchesa, che intendeva migliorare le condizioni spirituali dei contadini dei suoi possedimenti, nel 1625 formò un gruppo di chierici specializzati nell’apostolato rurale: il primo nucleo della Congregazione della Missione, i quali membri vennero poi detti Lazzaristi. Qui, dove si ordinarono molti membri, crea un seminario della Missione. Il primo Lazzarista sarà inviato nel Madagascar a partire dal 1648.Il 29 novembre 1633, fonda la Città dei Poveri, dove ebbe origine la congregazione delle Figlie della Carità, note anche come “Suore di San Vincenzo de ‘Paoli,” che si dedicarono al servizio dei malati e al servizio materiale e spirituale dei poveri. Questa istituzione è attualmente responsabile per l’Ospedale degli Innocenti in Parigi.

Le sue opere di carità e assistenza divennero tanto celebri che Luigi XIII di Francia lo scelse come suo consigliere: si allontanò dalla corte per divergenze con il cardinale Mazzarino e continuò a dedicarsi all’assistenza ai poveri: Luigi XIII, comunque, volle essere assistito da lui nei suoi ultimi momenti di vita fino al 14 maggio 1643. Venne poi nominato per il “Consiglio di Coscienza” (Consiglio per gli Affari Ecclesiastici) da parte della reggente Anna d’Austria, per la quale era anche il confessore.Fondò anche un ospizio per gli anziani, che divenne il Salpêtrière nel 1657.Morì il 27 settembre 1660, e venne sepolto nella chiesa di San Lazzaro, che faceva parte della casa di Saint Lazare poi di Saint-Denis, il 28 settembre 1660, in una cripta scavata nel bel mezzo del coro della cappella.La sua opera ispirò Giuseppe Benedetto Cottolengo,

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fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza. Venne proclamato beato il 13 agosto 1729 da Papa Benedetto XIII e canonizzato da Clemente XII il 16 giugno 1737.

Antonio Federico Ozanam naque a Milano, il 23 aprile 1813, da famiglia francese, che vi risiedeva durante l’impero napoleonico e che ritorna a Lione, di dove era originaria, nel 1815. Compì gli studi ordinari nel Collegio Reale di Lione non senza qualche momento di crisi spirituale. Nel 1831 si trasferisce a Parigi, dove all’Università della Sorbona segue i corsi prima di diritto e poi di lettere.Frequentò subito gli ambienti cattolici e letterari della capitale e conobbe importanti personaggi dell’epoca, fra cui Chateaubriand, Lacordaire, Montalembert, Saint-Beuve, Lamartine, Lamennais e altri.Il 23 aprile 1833 è nel piccolo gruppo di studenti della Sorbona che si riunisce per dare inizio alla prima “Conferenza di carità”. Lo scopo è di garantire la loro amicizia sotto il segno della fede e della carità e di testimoniare in modo personale ed autentico il proprio cristianesimo attraverso la visita dei poveri a domicilio, contro coloro che affermavano che la Chiesa cattolica era ormai superata e non aveva più nulla da dire agli uomini moderni.Fu questa l’iniziativa che diede origine alla Società di San Vincenzo De Paoli e che ebbe, uno sviluppo rapidissimo. Ozanam doveva diventarne il principale animatore e guidarne questi primi sviluppi.Terminati gli studi, rientra a Lione per esercitare l’attività di avvocato ed anche, per un breve periodo, l’insegnamento sulla cattedra di Diritto commerciale di quella Università.Ma la sua attività nel campo sociale e politico non venne mai meno: con la precisa intuizione che ai problemi politici dell’epoca si sarebbero presto sovrapposti quelli sociali, Ozanam con molta chiarezza espresse il suo pensiero in difesa degli operai e del proletariato urbano, auspicando un tipo di società fondata sulla proprietà privata come risposta ad un bisogno essenziale dell’uomo, un’organizzazione del lavoro che garantisse un salario sufficiente agli operai e alle loro famiglie, una adeguata istruzione ed assistenza pubblica, forme di patronato fra i lavoratori, il rispetto del riposo domenicale, ecc. Sono queste alcune delle idee che lo caratterizzano come uno degli iniziatori del pensiero sociale della Chiesa ed in particolare anticipatore della enciclica “Rerum Novarum”, che Leone XIII° pubblicherà nel 1891.Nonostante l’impegno politico, continuò a partecipare alle attività della Società di San Vincenzo De Paoli, visitandone

spesso le Conferenze, sia in Francia sia all’estero, che egli considerava per i giovani come fondamentale preparazione per la loro vita sociale. “Avvicinarsi alla miseria, toccarla con le mani, discernerne le cause conoscendone gli effetti dal vivo, in una famigliarità affettuosa con quelli che ne sono oppressi” tale doveva essere, secondo Ozanam, l’iniziazione ai problemi sociali.Questa vita così fortemente e cristianamente impegnata, fu accompagnata da una vita intima e famigliare di grande sensibilità e delicatezza, non priva di momenti di grande dolore, come anche da sentimenti di amicizia con molte persone del suo ambiente e del suo lavoro, che non conobbero incertezze o interruzioni, ma furono vera condivisione di fede e di opere.La sua vita fu breve, morì a soli 40 anni, a Marsiglia, l’8 settembre 1853 ritornando dall’Italia, dove aveva invano cercato sollievo ai suoi mali: l’accettazione della malattia sublimò la sua vita, quale consapevole offerta a Dio della rinuncia a tutto quanto avrebbe ancora potuto fare ed aumentò in una significativa sintesi il suo interessamento per la Società di San Vincenzo, che non venne mai meno, anzi in qualche modo si accrebbe con gli anni particolarmente in Italia durante il suo ultimo soggiorno.E’ stato beatificato il 22 agosto 1997 a Parigi, del Papa Giovanni Paolo II°, in occasione della XII Giornata mondiale della Gioventù.

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La notizia è arrivata come una doccia d’acqua gelata.Si trattava di ricominciare da capo nella ricerca di una ditta, nell’accoglienza di nuovi tecnici per prendere le misure e capire il lavoro che bisognava fare, nell’attesa di preventivi.Davvero la Provvidenza non ha mancato di farsi sentire,

evidente in primis nelle generose offer-te che avete fatto durante queste tre settimane, in secondo luogo grazie all’intervento dell’economo provinciale, don Walter Groppello, che ha preso a cuore la nostra causa e ci ha aiutato a trovare una ditta sicura e conosciuta.

Come siamo messi adesso?

Non posso dire benissimo. Inizieremo i lavori il prima possibile e cercheremo di aprire l’oratorio a zone, per maggio i bagni in entrata e la zona bar più alcuni saloni.

Lavori in oratorio: il Signore si fa

sentireE’ un martedì come tanti, via Strozzi si risveglia con il rumore dei commercianti che pian piano preparano al meglio le loro bancarelle. E’ un tripudio di colori e voci, macchine che vanno, cas-sette che vengono, motorini che fanno slalom vorticosi fra tutti.Mi capita di passare dopo la messa per andare a fare altre commissioni, chi mi vede e mi ricono-sce mi chiede: “Allora, padre, quando riapriamo?”.Già! Quando riapriamo? Bella domanda!Cosa è successo?I lavori procedevano bene, eravamo arrivati a togliere tutto quello che era da demolire: pavi-menti, impianto elettrico, termosifoni. I muratori erano riusciti a costruire i nuovi bagni e così, per marzo il sogno di riaprire ci sembrava un sogno possibile.Poi sono arrivate le vacanze di Natale con la prevista pausa lavori e la ditta che ci stava seguen-do ha dato i primi segni di cedimento: mancavano alcuni permessi per i muratori che lavorava-no nel cantiere , in particolare la dichiarazione circa il versamento dei contributi.Subito dopo le vacanze il direttore dei lavori ci ha fatto sapere che la ditta non riusciva più a pagare i suoi dipendenti e non si poteva proseguire con i lavori.

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Speriamo di approntare poi la messa a norma delle altre zone per aprire per il GREST tutto l’oratorio anche se non comple-tamente finito.Andremo poi avanti nei lavori durante l’estate ed il tempo che ci vorrà nel prossimo autunno, per regalare, alla fine, un luogo educativo pronto per il suo utilizzo.

Non spaventiamoci, il Signore sa ciò di cui abbiamo bisogno e non ci lascerà sicuramente soli.

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Pezzi di paneCiao a tutti!Vi scrivo per farvi una proposta.

Sono volontaria da qualche anno per l’associazione Bambini in Romania di Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria. Da anni lavoriamo anche a fianco degli educatori del carcere per fare compagnia ai ragazzi, che ogni anno inventano nuovi progetti. Tra questi c’è una panetteria, appena aperta, in zona Forze armate che ha bisogno di clienti!So che comprare il pane al supermercato è più comodo e veloce, ma la proposta è questa: se avete tempo, magari una volta alla settimana, passate a prendere una focaccia o un po’ di pane, sarebbe fantastico.Non è solo una panetteria questa, è il posto in cui molti ragazzi stanno investendo per un futuro migliore della vita in strada.Grazie.

Chiara Galluccio

possibile!!!Missione. . .

don ALe

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Calcio d’ango

lo

Il 30 gennaio ci ha lasciato un vero uomo di sport, un grande del calcio, una persona con grandi valori sportivi e specialmente umani, ci ha lasciato il nostro mitico e amato Camillo, segretario dell’Orione da tantissimi anni. Si è messo al servizio dell’Orione per 56 anni, da giocatore, allenatore, dirigente, segretario e chi più ne ha più ne metta. Ha donato alla società tanto del suo tempo, tanto del suo amore, per lui l’Orione era la sua seconda casa, la sua seconda grande famiglia a cui teneva tantissimo ed era sempre pronto a dare tutto per il bene della società, dei ragazzi, dei bambini, dei mister, dei dirigenti.E’ stato un esempio, un uomo d’altri tempi che ha insegnato tanto a tanti. Per me è stato una figura fondamentale nella mia crescita sportiva e personale, alle celebrazioni funerarie ho voluto ricordarlo con queste poche righe:

“Caro Camillo, ti chiedo scusa se queste parole non basteranno per esprimere la mia gratitudine per quello che hai fatto e sei stato per me, ma ci voglio provare ugualmente. Mi è venuto in mente in questi giorni un episodio molto importante della mia vita, ho pensato alla prima crisi

Ciao Camillo!epilettica che ho avuto, all’età di 6 anni ero proprio in questa chiesa quando sono stato male e tu prontamente sei venuto in mio soccorso, mi hai preso in braccio e di corsa mi hai portato fuori per aspettare l’ambulanza. Il tuo gesto così spontaneo e istintivo è uno dei tanti esempi che dimostra quanto amore nella tua vita hai regalato a tutti i ragazzi dell’Orione. Ti ringrazio perché ho avuto l’onore di conoscerti e di crescere sapendo che all’Orione c’era un faro sempre pronto ad aiutarci, ad indicarci la via se necessario. Hai contribuito tanto anche tu a rendermi la persona che sono oggi. Quando ho iniziato a giocare all’Orione, come penso ognuno di noi, sei stato tu il primo che ho incontrato e grazie a te ho iniziato ad allenare, quando quel giorno di giugno 2009 mi dicesti: “Luca a settembre ti va di iniziare ad allenare?” e io prontamente risposi: “Certo Camillo se me lo chiedi tu inizio molto volentieri”.Sei stato come un secondo padre per tanti allenatori e dirigenti, sei stato un nonno eccezionale per tutti i ragazzi e bambini che sono passati dall’Orione, hai catturato il cuore di tutti perché dentro di te c’era ancora un bambinone che si divertiva e scherzava con tutti. E poi quel bambinone era lo

stesso che a 75 anni ti scriveva su facebook, ogni due per tre mi arrivavano le tue notifiche: “Camillo Farioli ti ha invitato a giocare a Candy Crush” e poi magari mi chiamavi dicendomi: “Luca devo affrontare un nuovo livello, mandami una vita!” E oggi mi viene da dire che purtroppo la realtà non assomiglia a facebook, altrimenti venerdì dopo aver ricevuto un tristissimo messaggio avrei iniziato a giocare per tutto il giorno a Candy Crush per darti un’altra vita. Ora è tempo di salutarti, voglio augurarti un buon viaggio a bordo della

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Calcio d’angolo

Luca Ceci

TERZA CATEGORIA1 Orione 322 Red Devils 313 Fatima 304 Atletic Rozzano 285 Forza e Coraggio 28

JUNIORES1 Accademia Gaggiano 432 Basiglio Milano III 403 Sporting Valleambrosia 393 Barona 398 Orione 28

ALLIEVI A1 Iris 122 Orione 103 Baggio Secondo 93 Barona 95 Casorate Primo 8

ALLIEVI B1 Viscontini 152 Olmi Milano 123 Orione 93 Assago 95 Santa Rita Vedetta 7

GIOVANISSIMI B1 Romano Banco 122 Buccinasco 93 Assago 73 Muggiano 78 Orione 1

www.usorionemilano.itGIOVANISSIMI A

1 Bareggio 82 Quinto Romano 63 Orione 53 Settimo Milanese 55 La Biglia 4

tua bicicletta rossa fiammante. Quasi dimenticavo ti ho procurato una maglia dell’Orione, ovunque sarai potrai indossarla per tifare per tutti i tuoi ragazzi. Ciao “nonno” Camillo.”

Ora Camillo non è più con noi, ma da qualche parte sono sicuro che sta vegliando sull’Orione, affinché le persone possano sempre intraprendere la strada giusta per il bene dei ragazzi. La scomparsa di Camillo ha lasciato un vuoto dentro tante persone, e proprio dall’amore e dall’esempio di Camillo ora bisogna portare avanti la società. Se ognuno di noi metterà in pratica i suoi insegnamenti e lo farà con la stessa passione e dedizione che il nostro amato segretario regalava all’Orione, allora un giorno avremmo ancora persone che come Camillo credevano in grandi valori umani e sportivi.

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In

bacheca

Marzo20151 D II di Quaresima - MGO capocantieri a Pavia

2 L Adorazione h.21.00

3 M

4 M

5 G

6 V Formazione catechiste

7 S Consegna della Croce h. 15.00 alla Creta

9 L Scuola della Parola h. 21.00

8 D III di Quaresima - Ritiro parrocchiale

10 M

12 G Incontro referenti Orioneinfesta h. 21.00

13 V Formazione catechiste

14 S Sacra rappresentazione - Pomeriggio assieme volontari Orioneinfesta

15 D IV di Quaresima - Meeting Chierichetti a Torino

16 L Catechesi superiori h. 19.00

17 M

18 M

19 G

20 V Convivenza giovani

21 S Convivenza giovani

L23 Consiglio Pastorale h. 21.00

22 D V di Quaresima - Convivenza - Battesimi comunitari h. 10.00

M24

M25

G26 Incontro volontari Orioneinfesta h. 21.00

V27 Via Crucis missionaria h. 18.00 a seguire Ciotola di Riso

S28 Veglia “in Traditione Symboli” in Duomo h. 20.45

11 M

7 marzo

Consegna della Croce

h 15.00 alla parrocchia S.

Giovanni Battista alla Creta

D29 Domenica delle Palme - Pranzo Pasqua

L30

M31

8 marzo

Ritiro parrocchiale

giornata di riflessione per vivere al

meglio il periodo quaresimale

15 marzo

Ritiro dei chierichetti

Torino

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In bacheca

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