Comunità Aperta Febbraio '14

24
ANNO IV NUMERO QUARTO FEBBRAIO 2014 C O M UN I T A’ A P ER T A C O M UN I T A’ A P ER T A NEWS PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

description

Periodico della comunità parrocchiale San Benedetto di Milano - Numero quarto febbraio 2014

Transcript of Comunità Aperta Febbraio '14

Page 1: Comunità Aperta Febbraio '14

ANNO IVNUMERO QUARTO

FEBBRAIO 2014

COMUNITA’APERTA

COMUNITA’APERTA

NEWS

PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

Page 2: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

2

Parrocchia S. Benedettovia Caterina da Forlì,19 20146 Milano

Segreteria: tel 02471554 fax 024223677

Orari S. Messe:

Feriali: ore 9.00 e 18.00

Festive: vigiliari ore 18.00

domenica ore 8.30/10.00/11.30/18.00

• Carissimi parrocchiani

• Obiettivosu!

• ALT

• VitadiComunità

• Flash

• Calciod’angolo

• Inbacheca

3

4

6

7

11

20

23

Indice

Direttore:

Responsabile redazione:

Collaboratori

Coordinamento esecutivo:

Redazione:

Segreteria:

Stampa:

Distribuzione

Contatti

Don Ugo Dei Cas

Don Alessandro Digangi

Don Renzo VanoiDon Paolo Clerici

Luciano AlippiDavide Cassinadri

Letizia AlippiLuca CeciCarla FerrariFederico LucreziSara SantusGiulia Soresini

Stefania De Mas

Simona MorrealeFederico Ratti

Luca Cartotto

[email protected]

L’Arcivescovo di Milano in parrocchiaFedericoLucrezi

Generare FuturoCEI - Consiglio permanente

IN COPERTINA: Sacra Famiglia, dipinto del Gentileschi e foto degli ultimi tre Papi

Il Piccolo Cottolengo compie 80 annidonPaoloClerici

LaRedazione

2014: tra cielo e terradonAle

CucùLucaCeci

Page 3: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

3

Carissimi parrocchiani...Carissimi parrocchiani...Cari parrocchiani,vorrei parlarvi della virtù della speranza.La speranza non è un semplice ottimismo, un pensare in positivo, ma molto di più. «Non è facile capire cosa sia la speranza» ha detto Papa Francesco. «Si dice che è la più umile delle tre virtù perché si nasconde nella vita. La fede, si sente … La carità si fa … ma che cos’è la speranza? Per avvicinarci un po’ possiamo dire che la speranza è un rischio, è una virtù, come dice San Paolo, “di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio”. Non è un’illusione.»La speranza: nascosta nella vita, ardente aspettativa della rivelazione. Qualcosa di concreto, come il lievito che nascosto nella farina la trasforma in pane, come il granello di senape che ha la forza di diventare albero. La speranza era un’ancora per i primi cristiani, “un’ancora fissa nella riva dell’Aldilà”, che permette di vivere qui in modo da raggiungere la meta.Per illustrare ancora più chiaramente questa realtà Papa Francesco ricorda Maria, la trasformazione operata in lei, ragazza giovane, quando ha sentito che era mamma, per cui “va, aiuta e canta quel cantico di lode”. Quando una donna rimane incinta è donna, ma non solo: è mamma. Qualcosa è cambiato: è sempre lei, ma “ancorata alla realtà di madre”. La speranza ha qualcosa di questo – dice il Papa. Ci cambia l’atteggiamento: siamo noi, ma non siamo noi; siamo noi, cercando là, ancorati là.Mi sembra una prospettiva particolarmente bella per continuare il nostro cammino dopo il periodo natalizio. Perché aver celebrato la nascita di Gesù vuol dire proprio metterci in contatto con questa speranza. Gesù è colui che “si nasconde” nella nostra vita, germoglia nella nostra umanità come ha fatto nel grembo di Maria. Ancorato in noi ci áncora a Sé attraendo il nostro cuore, i nostri desideri, le nostre aspettative perché vuole rivelarsi a noi. Per questo il periodo che stiamo vivendo è sempre una chiamata a renderci conto se siamo ancorati a Lui e un’opportunità per lasciarci prendere e trasformare dalla speranza che mai delude.Buon anno ricco di … Speranza!

don Renzo Vanoi

ARCuRI MElChIORRE 20.11.2013BOTTIO RuggERO 21.11.2013SONATO gIORgIO 27.11.2013FERRARI CARlOTTA 29.11.2013BIANChI ERNESTINA 30.11.2013MORETTI ANNA 01.12.2013MORO luIgI 04.12.2013

BONAZZI TOMASOCAPRA luCIAAMBROSI MElISSADE luCA ZENOVIggIANI AllEgRA

Sono entrati a far parte della nostra comunità

Hanno lasciato la nostra comunità

VIAN BRuNO ANgElO 05.12.2013gINESE POTITO 06.12.2013BAZZONI SIlVANO 08.12.2013SAMETTI ROSA lETIZIA 19.12.2013MACCAgNI ANgElA 20.12.2013FACChINI NEllA 21.12.2013SgAIOlI luIgIA 26.12.2013BAj luISA 26.12.2013gROSSI ClElIA 28.12.2013RAgNI ROSANNA 28.12.2013TIRlONI RENATO 30.12.2013CENTRONE gIuSEPPINA 08.01.2014PASTOREllI ROBERTO 12.01.2014

Page 4: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

4

Obiettivo su!

“I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”1. Così Papa Francesco all’apertura della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ha illuminato ed esortato tutti alla custodia della vita, ricordando che generare ha in sé il germe del futuro. Il figlio si protende verso il domani fin dal grembo materno, accompagnato dalla scelta provvida e consapevole di un uomo e di una donna che si fanno collaboratori del Creatore. La nascita spalanca l’orizzonte verso passi ulteriori che disegneranno il suo futuro, quello dei suoi genitori e della società che lo circonda, nella quale

egli è chiamato ad offrire un contributo originale.Questo percorso mette in evidenza “il nesso stretto tra educare e generare: la relazione educativa si innesta nell’atto generativo e nell’esperienza dell’essere figli”2, nella consapevolezza che “il bambino impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti”3.Ogni figlio è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per la famiglia e per la società. Generare la vita è generare il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi; da essa si può uscire mettendo i genitori nella condizione di realizzare le loro scelte e i loro progetti.La testimonianza di giovani sposi e i dati che emergono da inchieste recenti indicano ancora un grande desiderio di generare, che resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita.Favorire questa aspirazione (valutata nella percentuale di 2,2 figli per donna sull’attuale 1,3 di tasso di natalità) porterebbe a invertire la tendenza negativa della natalità, e soprattutto ad arricchirci del contributo unico dei figli, autentico bene sociale oltre che segno fecondo dell’amore sponsale.La società tutta è chiamata a interrogarsi e a decidere quale modello di civiltà e quale cultura intende promuovere, a cominciare da quella palestra decisiva per le nuove generazioni che è la scuola.Per porre i mattoni del futuro siamo sollecitati ad andare verso le periferie esistenziali della società, sostenendo donne, uomini e comunità che si impegnino, come afferma Papa Francesco, per un’autentica “cultura dell’incontro”4. Educando al dialogo tra le generazioni potremo unire in modo fecondo la speranza e le fatiche dei giovani con la saggezza, l’esperienza di vita e la tenacia degli anziani.La cultura dell’incontro è indispensabile per coltivare

Generare futuro

2 febbraio 201436a giornata per la vita

IN OCCASIONE DI QUESTA GIORNATA PUBBLICHIAMO IL MESSAGGIO DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

Page 5: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

5

Obiettivo su!

il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine, e superare così la cultura dello “scarto”5. Si tratta di accogliere con stupore la vita, il mistero che la abita, la sua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre, che è data e si impone da sé e pertanto non può essere soggetta all’arbitrio dell’uomo.L’alleanza per la vita è capace di suscitare ancora autentico progresso per la nostra società, anche da un punto di vista materiale. Infatti il ricorso all’aborto priva ogni anno il nostro Paese anche dell’apporto prezioso di tanti nuovi uomini e donne. Se lamentiamo l’emorragia di energie positive che vive il nostro Paese con l’emigrazione forzata di persone – spesso giovani – dotate di preparazione e professionalità eccellenti, dobbiamo ancor più deplorare il mancato contributo di coloro ai quali è stato impedito di nascere.Ancora oggi, nascere non è una prospettiva sicura per chi ha ricevuto, con il concepimento, il dono della vita. È davvero preoccupante considerare come in Italia l’aspettativa di vita media di un essere umano cali vistosamente se lo consideriamo non alla nascita, ma al concepimento.La nostra società ha bisogno oggi di solidarietà rinnovata, di uomini e donne che la abitino con responsabilità e siano messi in condizione di svolgere il loro compito di padri e madri, impegnati a superare l’attuale crisi demografica e, con essa, tutte le forme di esclusione. Una esclusione che tocca in particolare chi è ammalato e anziano, magari con il ricorso a forme mascherate di eutanasia. Vengono meno così il senso dell’umano e la capacità del farsi carico che

ILCONSIGLIOPERMANENTEDELLACONFERENZAEPISCOPALEITALIANA

stanno a fondamento della società. “È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori”6.Come un giorno si è stati accolti e accompagnati alla vita dai genitori, che rendono presente la più ampia comunità umana, così nella fase finale la famiglia e la comunità umana accompagnano chi è “rivestito di debolezza” (Eb 5,2), ammalato, anziano, non autosufficiente, non solo restituendo quanto dovuto, ma facendo unità attorno alla persona ora fragile, bisognosa, affidata alle cure e alle mani provvide degli altri.Generare futuro è tenere ben ferma e alta questa relazione di amore e di sostegno, indispensabile per prospettare una comunità umana ancora unita e in crescita, consapevoli che “un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa”7.

Page 6: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

6

ALT Aziona La

Testa 2014: cielo e terraC’è un gesto che sempre mi colpisce quando celebro la Messa. Alla fine della preghiera di consacrazione il sacerdote prende la patena e il calice e li alza verso il cielo dicendo: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio padre onnipotente nell’unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen”.È un gesto semplice che penso passi inosservato a tanti fedeli.In questi giorni di riposo ed inizio d’anno questo gesto ha toccato la mia attenzione e ripetendolo me lo sono

gustato e ci ho un po’ pensato su.È un gesto in cui vedo un po’ la nostra vita, dunque anche il nostro inizio d’anno. Il sacerdote in quel momento della Messa non alza più un pezzo di pane e qualche millilitro di vino, per fede, alza il corpo e sangue di Gesù e con lui tutto quello che i fedeli sono lì ad offrire. Mentre lo fa ha davanti un’assemblea, cioè dei volti, di alcuni conosce le storie e le gioie, di altri i drammi, di alcuni semplicemente il volto eppure alza le braccia ed offre a Dio, quasi a dire: “Tu sai cosa ne devi fare!”Ma la nostra vita non è poi un ripetersi quotidiano di questo gesto? Ogni mattina ci alziamo, facciamo le nostre cose, portiamo avanti i nostri impegni; incontriamo un sacco di persone, compiamo centinaia di gesti ed ascoltiamo

e proferiamo miliardi di parole. In sintesi viviamo. La vita ce la giochiamo in questi semplici, stupidi a volte, ma importanti gesti. Alla sera, stanchi ci accingiamo a prendere sonno e forse ripensiamo a quello che abbiamo fatto ed alziamo gli occhi al cielo. Tra i lettori c’è anche chi non crede ed allora mi dirà: “No! Io non faccio proprio niente!”. Mi verrebbe da dire: “Ma è proprio vero?”Penso ci sia sempre nella vita un momento in cui siamo chiamati a fermarci, a metterci a confronto con noi stessi che è poi uno scendere per risalire - perché più ti guardi

dentro e più ti viene da alzare gli occhi in alto - verso un di più che chiami Dio o come vuoi.È in queste fasi della vita che noi ricompiamo il gesto eucaristico che il sacerdote compie ogni domenica. È in questi momenti che prendiamo il nostro vissuto, bello o brutto che sia e lo offriamo. Chi ha la fortuna di credere lo dona a Dio da cui tutto viene, chi non ha questa fortuna lo regala alle tante relazioni che ha intessuto.In quell’alzare gli occhi e le braccia del sacerdote c’è la propria impotenza che s’incontra con l’onnipotenza divina, l’infinitamente piccolo incontra l’infinitamente grande

che per me è Dio. Questo incontro d’amore fiducioso si chiama preghiera, a volte maledizione, in alcuni momenti bestemmia.Inizio questo anno con la consapevolezza che in questo gesto e in quelle parole c’è tutto. Solo mi piacerebbe aggiungere non solo “ogni onore e gloria” ma anche “ogni cattiveria che esce dalla mia bocca, ogni piccola grettezza dei miei gesti e delle mie emozioni, ogni recondito vagito ben nascosto della mia anima” - perché anche di questo sono fatto – “per tutto questo 2014. Amen”.Allora buon anno di mezzo… tra il cielo e la terra!

don Ale

Page 7: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

7

Martedì 14 gennaio, ore 15.50Sullo sfondo di una via Strozzi semi deserta, reduce dal mercato del martedì, un’auto dai vetri oscurati sfreccia lungo viale Caterina da Forlì scortata dalla polizia.Ci siamo.L’Arcivescovo di Milano Angelo Scola varca l’ingresso e percorre la navata centrale a passo sostenuto tra gli applausi della folla entusiasta che nonostante l’orario scomodo di un giorno feriale ha comunque riempito la chiesa. Rientrerà poco dopo per dare il via alla celebrazione eucaristica, accompagnato dal drappello di sacerdoti e chierichetti che attendono impazienti in sacrestia.In un anno così speciale per la nostra comunità, che simultaneamente si trova a festeggiare l’ottantesimo del Piccolo Cottolengo, il sessantesimo della parrocchia e il cinquantesimo della Casa del Giovane Lavoratore,

nessun intervento potrebbe essere più significativo di quello del nostro Arcivescovo, a suggellare le profonde radici nel territorio e nel tessuto sociale meneghino che l’opera orionina ha saputo costruire negli anni. Il clima è di festa, per l’occasione gli ospiti del Piccolo Cottolengo sono intervenuti per portare il loro saluto a Scola e la messa è discretamente sobria, animata solo dal suono dell’organo e da un Don Alessandro microfonato in versione one-man-band che canta e si dirige da solo, seguito da uno sparuto gruppo di ultrà (settantenni) nei canti non proprio ritmati scelti per l’occasione.Accolto formalmente dal direttore della comunità, il cardinale si dice lieto e onorato dell’invito ricevuto. Durante l’omelia, concisa [ma decisamente superiore ai 7 minuti consigliati da Papa Francesco, come Don Paolo ricordava in una recente predica, ndr] e densa di

L’Arcivescovo di Milano

in parrrocchia

Page 8: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

8

Vita di comunità

L’evento dell’incontro tra l’arcivescovo Angelo Scola ed il Piccolo Cottolengo Don Orione in occasione dell’80° della fondazione è stato un dono grande per tutti noi perché è stato un reale momento di comunione tra la rappresentanza della Chiesa nella figura del cardinale, il Piccolo Cottolengo con la folta presenza degli ospiti, le realtà Orionine in Milano: la comunità delle suore, la Casa del Giovane Lavoratore, la comunità parrocchiale con i volontari, i ragazzi del catechismo, i giovani, i ragazzi della sportiva …Durante questo incontro si sono ascoltate parole profonde e ricche di emozioni. Riportare il tutto sarebbe davvero cosa difficile per me. Mi piace però descrivere una “icona” che per me riassume la forte emozione vissuta.Le parole del direttore del PCDO che ricorda le grandi parole di Don Orione:• L’incontro con il Vescovo è l’incontro con Cristo

Le parole di Angelo Scola:• Vi auguro di fare l’esperienza di consolazione di cui Don Orione scrive: “…stremato mi sdraiavo su una panchina e la misericordia di Dio mi dava l’impressione di tuffarmi in un cuscino morbido che mi avvolgeva e mi donava un riposo soavissimo …”Il quadro del dono degli ospiti ad Angelo Scola:• Tre uomini sollevano una carrozzina e la depositano

Piccolo Cottolengo Don Orione

significati, racconta i primi incontri con l’opera orionina, a Mestre e Tortona. Rimarca l’importanza per tutti noi di rispondere alla nostra personale chiamata, alla nostra vocazione, seguendo le orme di Don Orione, un “grandissimo santo contemporaneo”, la cui straordinaria energia derivava proprio dalla capacità di “vivere il rapporto con gli altri e con se stesso nella verità, testimoniando la pienezza di seguire le indicazioni di Dio”. Loda la vitalità di una comunità parrocchiale storica e numerosa, a cui tiene a far arrivare il proprio saluto.In chiusura cita lo stesso San Luigi Orione: “quando, nei primi tempi della congregazione, dopo lunghe camminate a piedi per andare a predicare nei paesi, giungevo a casa stremato per la stanchezza, e spesso la notte mi sdraiavo su qualche dura panca di legno, il Signore mi usava una speciale delicatezza; alle volte l'infinita bontà di Dio mi faceva sentire l'impressione, o mi dava la sensazione, che

la panca sprofondasse, facendosi soffice e tenera, come una morbidissima panca di gomma, come mi tuffassi in un materasso molle molle, nel quale si sprofondavano le mie ossa stanche, ricevendone un riposo soavissimo”.Lo stesso augurio, conclude, è esteso a tutta la comunità: di fare l’esperienza della dolcezza e della tenerezza di Dio che, come testimonia Don Orione, viene solo dal dono totale di sé. Amare l’altro ogni istante come se fosse l’ultimo istante.La visita di Scola si conclude con una breve visita guidata dal parroco alla cripta e quindi ai locali dell’oratorio. Uscito nel cortile, infine, un ultimo saluto ai bambini della sportiva e ai giovani adolescenti che lo attendono impazienti, per poi risalire in macchina e lasciarsi alle spalle una comunità quest’anno più che mai in cammino con rinnovata decisione.

Federico Lucrezi

Page 9: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

9

Vita di comunità

Il Piccolo Cottolengo Milanese

Il Piccolo Cottolengo Milanese compie 80 anni e come ogni anniversario è tappa importante per la vita di una istituzione, divenendo occasione per fare memoria delle sue origini, dei suoi inizi, ricordandone soprattutto i principali protagonisti.Questo ricordo si fa preghiera, innanzitutto perché, come affermava Don Orione, “Il Piccolo Cottolengo è opera della Divina Provvidenza e si basa tutto sulla fede e confidenza in Dio, nostro celeste Padre”.All’origine del Piccolo Cottolengo dobbiamo porre Don Orione e il suo carisma con il grandioso e audace progetto di carità per la città di Milano, come afferma nella lettera scritta al card. Schuster il 9 aprile 1939: “…Credetti opportuno far notare che non si sarebbe trattato di piccola cosa…Siccome non sono io che faccio, ma sento che è la mano della Divina Provvidenza”.Leggendo le memorie del Piccolo Cottolengo Milanese emerge con chiarezza che è nato per la fiducia e la collaborazione che l’Arcivescovo Ildefonso Alfredo Schuster ha dato al progetto di Don Orione, quando il 17 ottobre 1931 si presentò in vescovado. “Venne da me Don Orione – ricorda il Cardinale – domandando il permesso di edificare una casa. Io ragionando allora con la mia testa: “Ma Don Orione, e i soldi? Lei ne ha pochi e io niente! Come

Marco Pirotta

sull’altare• Daniele, ragazzo della parrocchia colpito da spasticità ora ospite del Piccolo Cottolengo, stringe il regalo per il Vescovo vistosamente emozionato e sorridente• Ai lati della carrozzina un educatore e la madre aiutano Daniele a consegnare “il Dono”• Angelo Scola abbraccia e benedice DanieleUn po’ come una parabola mi piacerebbe interpretare così questo gesto:Il Signore, nella figura di Angelo Scola, consola e manifesta affetto a Daniele, simbolo di tutti i malati e sofferenti. Il bisognoso è il centro di questo quadro. Daniele, a rappresentanza di tutti gli ospiti, può portare il dono del suo

sacrificio attraverso la presenza congiunta della famiglia e della realtà di supporto del Piccolo Cottolengo. Ma tutto questo sarebbe ancora zoppo se non ci fossero quei tre uomini che aiutano a portare Daniele all’altezza dell’altare. I tre uomini sono: a destra e a sinistra un rappresentante dell’Equipe provinciale Don Orione e della Casa del Giovane Lavoratore, realtà anche loro al servizio dell’uomo, e dietro e alla guida c’è il giovane della parrocchia. Lui è il futuro, “sole o tempesta del domani”: a loro è consegnato il testimone, il mandato di conservare il grande messaggio originale che caratterizza le opere Orionine: “…non chiediamo il tuo nome, ma solo se hai una difficoltà…”

Page 10: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

10

Vita di comunità

faremo? Lei finirà col fare dei debiti e dopo non saprà come pagarli; succederà qualche scandalo per Milano”. “Guardi, io domando semplicemente la sua benedizione e il permesso di cominciare quest’opera”. Era tanta la venerazione che sentivo per Don Orione, che dissi: “Faccia pure”. Non erano passati cinque o sei mesi che ritornò bel bello sorridendo: “Il terreno l’ho comperato”. Istintivamente mi misi le mani nei capelli: “Oh Don Orione come facciamo?” “Il terreno è già tutto pagato”.”Era stato Don Benedetto Galbiati – grande oratore e amico di Don Orione - ad indicagli la possibilità di acquistare Villa Restocco. Era una tenuta dei baroni Monti, abbandonata da due anni. Le ultime ad abitarla e ad averne la proprietà erano state le suore Carmelitane scalze che qui vissero per quattro anni mentre costruivano il nuovo monastero in Via Marcantonio Colonna, grazie al patrimonio della Principessa Angelina Potestà Castello che si fece monaca carmelitana con il nome di Suor Maria di Gesù. Le trattative

per l’acquisto furono lunghe e laboriose, il 13 aprile 1933 Don Orione si reca a Milano a firmare il contratto di acquisto e lui stesso così racconta: “Giovedì ai primi vespri del Venerdì di passione e dei dolori di Maria Santissima, si è fatto acquisto in Milano di una casa, dove si aprirà il Piccolo Cottolengo, affidati alla Divina Provvidenza… sono tanto contento d’aver firmato già ai Vespri del primo Venerdì di Passione e dei dolori di Maria Santissima. Era una pena, se non ci fosse entrata la Santa Madonna!” Il prezzo pattuito tra Don Orione e Suor Maria di Gesù era di 500.000 lire, sarà una signora di Alessandria, Ernestina Castelli Larrea, che Don Orione aveva conosciuto nel 1921 a Buenos Aires, a prestargli e successivamente donargli la somma per l’acquisto del Restocco.Il 3 novembre 1933, alla vigilia dell’apertura ufficiale del Piccolo Cottolengo, don Orione scrisse una concisa lettera al Card. Schuster, nella quale lo ringraziava per aver permesso di aprire nella “sua Milano” questa “umile

continua a pag. 15

Page 11: Comunità Aperta Febbraio '14
Page 12: Comunità Aperta Febbraio '14
Page 13: Comunità Aperta Febbraio '14
Page 14: Comunità Aperta Febbraio '14
Page 15: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

15

Vita di comunità

Casa di carità”, ribadendo il progetto che egli aveva in mente: “Col divino aiuto, vorrebbe essere un Piccolo Cottolengo Milanese, una modestissima cosa, come un granello di senape. E accoglierà, nel Nome della Divina Provvidenza, quei nostri fratelli più derelitti che non potessero essere ricevuti in altri Ricoveri od Ospedali”.La benedizione “scritta” al lavoro e all’opera di Don Orione da parte di Schuster non si fece attendere. Il giorno 4 novembre scrive: “Reverendo Don Orione. Deo gratias! La Piccola Opera della Divina Provvidenza sia a Milano come il chicco evangelico di senape: piccolo ma forte. Dia ogni ben di Dio ai derelitti, ma assicuri ai patroni e ai benefattori quello che talora non hanno. La grazia del buon Dio”.Il 4 novembre 1933 il Diario del Piccolo Cottolengo annota: “Oggi festa di San Carlo Borromeo, Don Orione manda a Milano il suo Vicario Don Carlo Sterpi ad aprire il Piccolo Cottolengo. Verso mezzogiorno arrivano al Restocco, sede del nuovo istituto, le prime suore: suor Maria Croce come superiora, suor Mansueta, suor Maria Pater Noster, suor Maria Camilla, suor Angela destinate da Don Orione ad assistere le ammalate che la Divina provvidenza affiderà alle loro cure. Prendono possesso del vecchio convento che le Carmelitane, dopo la vestizione monacale della Principessa Paternò, hanno lasciato perché sperduto tra i prati della periferia. La casa è molto povera e disadorna, però è ordinata e pulita poiché i chierici di Tortona, mandati qualche giorno prima da Don Sterpi, vi hanno lavorato anche di notte. Nel pomeriggio il Delegato Arcivescovile, accolto da Don Sterpi, benedice la chiesetta, visita la casa e, prima di andarsene, esprime l’augurio che si possa fare tanto bene. Così, con la benedizione del rappresentante dell’Arcivescovo e sotto gli auspici di San Carlo Borromeo, ha inizio il Piccolo Cottolengo di Don Orione in Milano. Deo gratias!”La prima ricoverata, una tal Gamella Rosa Carlotta di Novi Ligure è accettata da Don Orione il 21 novembre: “con questa povera malata, resa muta dalla paralisi progressiva, do inizio al Piccolo Cottolengo di Milano”.La prima visita, molto breve, di Don Orione al Piccolo Cottolengo Milanese avviene il 15 dicembre 1933: “Gira

per tutta la casa, si ferma presso la ricoverata e la benedice; poi va a benedire i chierici nel loro reparto, esortando tutti a vivere una vita di unione con Dio e di carità. Ci ordina pure di aprire subito l’asilo e l’oratorio per i figli dei contadini dei dintorni. Resta pochissimo al Piccolo Cottolengo, perché l’aspettano a Genova.”Invece il Card. Schuster visita di sorpresa per la prima volta il Piccolo Cottolengo il 2 febbraio 1934, visita la casa, poi benedice tutti, raccomandando a suore e chierici di farsi santi come il Cottolengo.Ha inizio così quel “transatlantico della carità”, come l’ha definito Paolo VI, ma da subito identificato da Don Orione con il nome di Piccolo Cottolengo Milanese, dove l’aggettivo “milanese” è proprio un qualificativo di quest’opera che sorse per l’interessamento e l’amore fattivo di tanti illustri amici e benefattori milanesi, ma anche da tanta solidarietà di semplici, legata al tessuto sociale ed ecclesiale della metropoli lombarda: “Una gara di carità si è accesa intorno al nascente Piccolo Cottolengo Milanese” - scriveva Don Orione in una lettera del 7 dicembre 1939 - “Da vicino e da lontano, fin dai primissimi giorni, ci è venuto incontro l’aiuto dei buoni ambrosiani: da chi non ci conosceva, da ricchi e da poveri lavoratori, da bimbi che hanno fatto sacrificio dei loro balocchi e offerto i loro risparmi, da malati di ospedali, con spontanee sottoscrizioni. Soccorsi in denaro, soccorsi in generi d’ogni specie: pane, riso, zucchero, verdure, offerte di carta, mobili vecchi, legna, carbone…E il miracolo, iniziatosi in quel lontano novembre 1933, andò via via crescendo e apparve più manifesto ogni qual volta la porta del Piccolo Cottolengo si apriva ad accogliere un povero fratello infelice”.Nell’ambito delle manifestazioni celebrative dell’80.mo anno di fondazione del Piccolo Cottolengo Milanese è stato organizzato per venerdì 17 gennaio 2014 alle ore 10.00, all’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano, Sala Pio XI, un incontro nazionale di studio dal titolo “Don Orione e il Piccolo Cottolengo Milanese 1933-2013”. Lo scopo è quello di rivedere storicamente il ruolo che ha avuto l’Opera di San Luigi Orione nella storia della carità a Milano. don Paolo Clerici

Haibisognodicontattarelaparrocchia?Eccoilnuovoindirizzomail:

[email protected]

Page 16: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

16

Vita di comunità

Lo spettacolo di Natale che molti di voi hanno visto il 14 Dicembre, non è milanese.L’ambientazione potrebbe esserlo, ma se non fossimo stati lontani dalla nostra città non avremmo potuto scriverlo, presi dalla caoticità che lo stile di vita milanese ci impone.La scrittura dello spettacolo è avvenuta a Velletri, dove ci trovavamo per la raccolta delle olive dell’oliveto di Villa Borgia. Raccogliere le olive è un’attività molto stancante, ma al contempo rilassante. Stancante perché richiede uno sforzo fisico, rilassante perché consente a noi cittadini di passare un po’ di tempo circondati dalla natura e lontani dai ritmi frenetici che le nostre città ci impongono. Queste condizioni non possono che alimentare il pensiero e la creatività ed è per questo motivo che fra un’oliva e l’altra abbiamo deciso di scrivere uno spettacolo di Natale che potesse essere messo in scena nel giro di un mese.Un dottore cinico ed un’attrice psicotica e sola ricevono una lettera che li invita a ritirare un pacco la sera della vigilia di Natale presso un distributore di benzina. Incuriositi dal contenuto misterioso del pacco, il giorno prestabilito,

entrambi si recano all’appuntamento nonostante la loro giornata sia andata abbastanza male. Il pacco, però, sembra non voler arrivare e come se non bastasse dopo un breve dialogo con loro, il benzinaio gli affida la pompa di benzina e si assenta momentaneamente.Durante l’assenza del benzinaio i due protagonisti, incontrano alcuni personaggi.Inizialmente si imbattono in un gruppo di tamarri che passa la vigilia di Natale a giocare a carte fuori dal distributore mentre a casa ci sono tutti i parenti, anche quelli che vedono una volta all’anno. Per alcuni dei ragazzi questi parenti sono gli unici a credere nelle loro potenzialità e a loro l’attrice racconta di essere riuscita a diventare un’attrice proprio grazie all’aiuto di suo nonno: la prima persona che ha creduto in lei e che le ha dato la forza di andare avanti nonostante le difficoltà. In questo modo riesce a convincerli a tornare a casa.Dopo i tamarri, i due protagonisti incontrano una simpatica vecchietta canterina che “non c’ha manco la minima de pensione”; a questa, dopo un divertente siparietto, il

La Svolta (che è in me)

Page 17: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

17

Vita di comunità

2014.Non c’è quasi il tempo di stappare lo spumante ed eccoci già catapultati nel 2014. Senza nemmeno riuscire a girare la pagina del calendario, senza rendercene quasi conto... Pronti, via!E d’altra parte siamo milanesi, lo sappiamo, le vacanze sono quasi più stressanti dei mesi lavorativi: frenetica

caccia ai regali, ovviamente last minute, spese, cenoni, parenti isterici la vigilia di Natale perché devono cucinare il cenone, parenti isterici anche se non devono fare da mangiare... quasi quasi era meglio andare a lavorare!Ce lo ripetiamo da sempre, ce lo siamo detti anche questa volta: “Anno nuovo, vita nuova!”Ora, a ben vedere, questo richiederebbe una sana analisi

dell’anno trascorso, molta autocritica e quantomeno qualche proposito per il nuovo anno, ma siccome il tempo non c’è mai (il cenone non si prepara mica da solo, no?) anche quest’anno non è cambiato una mazza e noi siamo ancora qua, con il nostro 2013 archiviato e un 2014 iniziato in punta di piedi portando più interrogativi che certezze.

Assorto in questi pensieri frugo distrattamente in un cassetto. Dovevo metterlo in ordine; è nella lista dei buoni propositi dal 2007... si vabbé... mi cade l’occhio su un vecchio fumetto dei Peanuts.Adoro Charlie Brown!Credo che ci sia un po’ di Charlie

2014 dai capelli rossi

Luca Marzano

dottore regala la sua spesa.Infine incontrano tre spazzini, che nella loro semplicità gli spiegano l’importanza della filosofia del riciclo: “lo sforzo del riciclo si conclude solo quando riesci a dare ad altri il brutto trasformato in bello”. Il dottore e l’attrice, nonostante avessero avuto entrambi una brutta giornata, sono riusciti a dare una svolta alla loro giornata aiutando i ragazzi tamarri a non buttarsi via e rendendo felice la vecchietta. La filosofia si è compiuta, il brutto è stato trasformato in bello!A questo punto il dottore, accortosi della solitudine dell’attrice, decide di invitarla a casa sua per festeggiare con la sua famiglia la Vigilia di Natale.Quando ormai se ne sono andati tutti, sul palco ritorna il benzinaio, portando con sé il pacco, proprio quel pacco che i due protagonisti hanno atteso con

tanta trepidazione e che si è di fatto trasformato in una occasione di crescita personale, forte al punto da far passare l’involucro fisico in secondo piano.Il pacco portato in scena è per il pubblico dello spettacolo, esso rappresenta le occasioni che vengono distribuite da Dio, il benzinaio da cui ogni tanto dobbiamo fermarci e ricordarci di fare il pieno di energia.Il messaggio proposto della figura del benzinaio-Dio è il contrasto della logica Beckettiana in base alla quale la vita è un’eterna attesa di qualcosa che non arriverà mai. Il pacco (l’occasione) prima o poi arriva, magari non nei tempi e nei modi che ci aspettavamo, ma arriva e l’attesa non sarà stata vana.L’importante è non dimenticare che mentre noi aspettiamo, la nostra vita accade.

Page 18: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

18

Vita di comunità

Brown in ciascuno di noi, chi più chi meno. Penso alle vignette in cui cerca di calciare il pallone, ma puntualmente Lucy lo sposta all’ultimo e inevitabilmente finisce per cadere a terra sulla schiena. Lo sappiamo bene, le delusioni sono sempre dietro l’angolo, certo. E in fondo come Charlie Brown quel pizzico di depressione ogni tanto prende tutti. Non troppo, il giusto per farci riflettere un po’. Però poi alla fine quello che conta è che nonostante tutto siamo ancora qui, e non smettiamo di provare a calciare quel pallone. Certo, forse Lucy sarà lì ancora una volta a spostarlo all’ultimo secondo e finiremo per terra. Ma se dopo tutto questo tempo Charlie Brown non smette di avere fiducia in lei, sperando che un giorno non gli toglierà più il pallone e lo lascerà calciare, chi siamo noi per smettere di crederci?2014. E siamo ancora qui, a prendere l’ennesima rincorsa.2014. E se provassimo ad andarci a prendere qualcosa di più?Quante volte abbiamo rimandato? Quante volte ci siamo

trovati un sacco di scuse?Abbiamo tutti un sogno nel cassetto, investirci troppo è faticoso, chi ce lo fa fare? Alla fine finiamo per accontentarci del nostro status quo e tanti saluti ai buoni propositi.“Anno nuovo, vita nuova e va bene così”

...e se questo fosse l’anno buono?Anche Charlie Brown ha un sogno. Sogna quella ragazzina dai capelli rossi. La guarda tutti i giorni in lontananza nel cortile della scuola, pensa a quanto sarebbe bello poterle parlare, stare con lei, accarezzare i suoi bellissimi capelli rossi. Ma poi si ferma lì, è più facile fantasticare da lontano, crogiolarsi in una tiepida quanto inutile illusione e raccontarsi che tanto è solo un sogno irrealizzabile, quasi a dire a noi stessi che va bene così, in fondo non ci si può compromettere troppo!Inutile negarlo, c’è una ragazzina dai capelli rossi nella vita di ciascuno di noi. Ci pensiamo spesso, la guardiamo da lontano, sogniamo di accarezzare i suoi bellissimi capelli rossi. Ma poi ci fermiamo.Una volta Charlie Brown ha chiesto al suo migliore amico, Linus, di andare a parlare con la ragazzina dai capelli rossi.

Page 19: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

19

Vita di comunità

Sì, noi la pensiamo così: quando ci ritroviamo nel salone dell’Oratorio il giovedì sera e, dandoci la mano, coordiniamo i movimenti sulla scia di una musica che evoca nello spirito emozioni e pensieri di lode al Creato, per noi è come una preghiera di ringraziamento al Creatore.Anzitutto per il gusto di ritrovarci con amici che sono sulla medesima lunghezza d’onda e sensibilità, poi per l’ascolto partecipe della musica che altri hanno composto magari godendo di bei panorami o momenti di gioia come battesimi o matrimoni.

Chi balla prega due volteLa musica e la danza ti ridanno quell’armonia e serenità che altri trovano nella meditazione e…perché no, anche nel raccoglimento della preghiera: non ci sono brutti pensieri mentre si danza insieme!Sono parecchi anni che ci ritroviamo per imparare a coordinare i propri passi su quelli dell’altro che ci è a fianco e vorrei invitare chi ancora è titubante a venire a provare questa emozione con noi, sapendo che il tempo dedicato allo spirito e all’amicizia non è mai tempo sprecato.Un grazie a Don Alessandro che da ultimo si è fatto carico

di aprirci l’Oratorio, senza voler dimenticare chi prima di lui ci hanno concesso la fiducia Don Loris, Don Federico e Suor Ildefonsa che hanno corso il rischio di finire nel vortice delle danze con noi…, a Suor Joelline, Suor Violetta e Suor Elisabethe che ci hanno incoraggiato a continuare esprimendo la loro gioia nel vederci ballare!

Federico Lucrezi

Ma naturalmente non è servito a niente. Ce l’hanno insegnato proprio loro, nessuno potrà conquistare la ragazzina dai capelli rossi per noi, non c’è niente da fare. È tutto nelle nostre mani, sta a noi decidere se lasciare che rimanga una chimera o se raccogliere il coraggio a due mani, rimboccarci le maniche, metterci in gioco e andarcela a prendere. Anno nuovo vita nuova!Ecco questo 2014 potrebbe essere dichiarato “l’anno della ragazzina dai capelli rossi”!Eh sì perché in fondo ce ne rendiamo conto un po’ tutti; arrivati a un certo punto non si può più perdere tempo. Il 2014 è iniziato, ora la palla passa a noi, perché possa non essere semplicemente un altro anno che arriva e passa prima ancora di esserci abituati a scrivere la data giusta. Questo 2014 sarà l’anno della ragazzina dai capelli rossi!

È un po’ quello che stiamo cercando di fare in oratorio, sì insomma ci stiamo provando. A gennaio è nato il Consiglio di Oratorio, che sta già iniziando a lavorare e tante altre novità sono in arrivo; si proverà a portare un po’ d’ordine, a coltivare l’entusiasmo di tutti e naturalmente si punterà da subito molto in alto.Ordine, entusiasmo, puntare in alto.Tre imperativi che possono accompagnarci in questo 2014 che inizia e che ci vede subito in pista. Un 2014 che ci invita davvero a non accontentarci, ma al contrario a smuoverci nel profondo, alla radice e darci da fare giorno per giorno per ottenere qualcosa di più, per costruire sempre più in alto, mattone dopo mattone. Per partire decisi e determinati alla conquista della nostra ragazzina dai capelli rossi.

Il gruppo si ritrova ogni giovedì dalle h.21 alle h.23 ed è disponibile per informazioni al cellulare 3475060877 Marinella

Il gruppo di danze popolari

Page 20: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

20

Calcio d’ango

lo

“Un incontro miracoloso cambia la vita di un bambino come tanti. Questo bambino, una volta cresciuto,decide che la sua missione sarà quella di cambiar la vita ad altri bambini.”Mauro Da Silva detto “Cucù” era un campionissimo brasiliano. Uno di quei giocatori tutta fantasia.Dribbling, tunnel, punizioni da raccontare ai nipoti, giocate impossibili, gol memorabili erano il suo panequotidiano. Cucù, però, era un tipo strano: viveva in silenzio, non rilasciava interviste, non avevamacchine sportive, vestiva in modo normale. Era così anonimo che, una volta fuori dal campo, tifosi egiornalisti nemmeno lo riconoscevano, sembrava tutto tranne che l'eroe del Maracanà.Cucù nascondeva dentro di sé un segreto. Veniva da una famiglia poverissima, era rimasto orfano dipadre a otto anni e sin da piccolo lavorava per aiutare la madre a crescere le sue tre sorelle più piccole.Faceva il garzone in un bar e appena poteva correva a giocare a pallone per sfogare quel suo insaziabile

bisogno di calcio.Al bar serviva ai tavolini e dopo che aveva preso le ordinazioni andava al bancone per riferirle al suoprincipale. Mentre aspettava che il capo gli preparasse le bevande da portare, fissava l'icona di unaMadonnina che era posta sopra la cassa e stava accanto ad un vecchio orologio a cucù. La fissava tutti igiorni almeno cento volte al giorno e cento volte al giorno la pregava di far sì che la vita gli offrisse unpo' di gioia. Non desiderava chissà cosa, voleva solo far star bene sua mamma e le sorelline.Un giorno capitò al tavolo una signora bellissima avvolta da una luce particolare, gli sembrava diconoscerla, assomigliava alla Madonnina accanto al cucù. Si avvicinò per prendere l'ordinazione a chiese:“ Desidera, signora?”“Cosa desideri tu Mauro? Io lo so, vorresti solo un po' di gioia è vero?” rispose la signora, lasciandonello stupore il bambino.“Io ti dico – continuò la signora – che tu avrai tanta

Cucù!

Page 21: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

21

Calcio d’angolo

gioia e darai tanta gioia, ad un patto: rimarrai umile,ti ricorderai dei sacrifici che stai facendo ora e, soprattutto, aiuterai sempre chi ha più bisogno di tesenza farlo sapere in giro. Ora va, esci dal bar e vai a giocare sulla spiaggia.”Il piccolo Mauro non se lo lasciò dire due volte, uscì di corsa dal locale inseguito dal proprietario e sidiresse verso la spiaggia. Lì incontrò dei ragazzi che giocavano a pallone e si unì a loro. Iniziò il suorepertorio tutto tecnica e fantasia e, dopo poco, si sentì chiamare alle spalle: “Ehi, tu, piccoletto. Come ti chiami?”Mauro si girò, non ci voleva credere, era il grande Zelinho, campione della nazionale brasiliana che orafaceva l'osservatore per il Flamenco.Quello che capitò dopo ve lo potete immaginare. Mauro entrò nelle giovanili della leggendaria squadracarioca e prese il nome d'arte di Cucù, in onore dell'orologio che stava accanto alla sua Madonnina.Diventò un campionissimo e, ogni volta che scendeva in campo, cercava di fare sempre la giocata piùdivertente. Aveva dato gioia ai suoi cari, dava gioia ai tifosi, era rimasto umile e si ricordava sempredei sacrifici fatti.Per mantenere, infine, la promessa più importante alla sua “Signora”, una volta finita la partita riuscivaa trasformarsi; non era più Cucù “l'uccellino dell'area di rigore”, ma semplicemente Mauro Da Silva che andava in giro per le spiagge di Rio ad aiutare qualche bambino a far sì che i suoi sogni non svanissero nella sabbia.Ero al lavoro, in pausa pranzo precisamente, così dovendo pensare ad un nuovo articolo per questa rubrica sportiva mi sono messo alla ricerca di qualche spunto. Imbattendomi in questa “storiella” ho ritenuto che Luca Ceci

TERZA CATEGORIA1 Oratorio San Gaetano 362 Travaglia 342 Assaghese 344 Baggio II 3011 Orione 19

ALLIEVI REGIONALI1 Rozzano 312 Olmi Cesano 303 Inveruno 244 Viscontini 2014 Orione 3

ALLIEVI B1 Vercellese Real 302 Accademia Gaggiano 263 Romano Banco 224 Macallesi 196 Orione 18

GIOVANISSIMI A1 Casorate Primo 344 Orione 283 Assago 274 Locate 275 Travaglia 23

GIOVANISSIMI B1 Iris 1914 302 Barona 273 Olmi Cesano 274 Santa Rita Vedetta 215 Orione 13

Continua a seguire le squadre dell’agonismo e

soprattutto i “piccolini” del pre-agonismo sul nuovo sito

della società

www.usorionemilano.it

fosse il testo più adatto per incominciare un nuovo anno.La storia di “Cucù” mi ha colpito molto e credo possa insegnare a tutti noi qualcosa. Ci insegna che la vita non ti regala niente, perché i grandi sacrifici sono quelli che ti portano a grandi soddisfazioni, cercare scorciatoie serve a ben poco perché un giorno non ne avrai un ritorno positivo. Al contrario se si affronta la vita come il nostro giovane amico, con umiltà, spirito di sacrificio e voglia di aiutare i più bisognosi, si può arrivare lontano ottenendo grandi soddisfazioni.Quello che più mi ha colpito di “Cucù” è la sua grande fede, ogni giorno lui pregava per avere solo un po’ di gioia, nulla di più. E ogni giorno pregava e pregava più volte al giorno, la sua fede e la sua determinazione lo portarono un bel giorno al momento della svolta per la sua vita. L’incontro di Mauro e della “signora” descritto nel racconto danno un grande messaggio. Avere fede e non arrendersi mai può portare alla realizzazione dei proprio desideri perché qualcuno lassù ci ascolta, probabilmente ha una lunga lista d’attesa e forse bisogna imparare ad aspettare, proprio come “Cucù” che giorno dopo giorno ha creduto che la sua vita potesse riempirsi della gioia che da tempo chiedeva.Questo messaggio è rivolto a tutti, dai più fedeli fino a quelli che magari non riescono a credere e pregare con la stessa determinazione del nostro giovane protagonista e voglio che per questi ultimi in particolare, questo racconto possa rappresentare il mio augurio per il nuovo anno. L’augurio di riuscire ad essere ogni giorno persone umili e in grado di regalare gioia e sorrisi a chi ne ha bisogno; è un piccolo sacrificio che richiede costanza, ma che dà i suoi risultati per una vita felice e serena come quella di “Cucù”.

Page 22: Comunità Aperta Febbraio '14
Page 23: Comunità Aperta Febbraio '14

COMUNITA’ APERTA NEWS

23

In

bacheca

Febbraio20141 S

2 D

3 L Adorazione h. 21.00

4 M

5 M

6 G

7 V

9 D

8 S

10 L Scuola della Parola h. 21.00

12 M

13 G

14 V Catechesi per adulti: don Federico Cattarelli h. 21.00 sala Giambelli

15 S

16 D Vendita torte per raccolta fondi per i Giovani

17 L Catechesi giovani h. 18.30

18 M

19 M

20 G

21 V

D23

22 S

L24 Incontro in Duomo con Card. Luis Tagle Cardinale di Manila h. 21.00

M25

M26

G27 40 ore

V28 40 ore

11 M Messa del Malato h. 10.30

Venerdì 14 febbraio

Non dire falsa testimonianza

Lunedì 17 febbraio

Catechesi giovani

h. 18.30

Venerdì 27 febbraio

Sabato 28 febbraio

Domenica 1 marzo

40 ore

Catechesi per adultidon Federico Cattarelli

h. 21.00Sala Giambelli

Page 24: Comunità Aperta Febbraio '14