Comunità Aperta -Aprile'15

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C O M UN I T A’ A P ER T A C O M UN I T A’ A P ER T A ANNO V NUMERO SESTO APRILE 2015 NEWS PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

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Periodico della comunità parrocchiale San Benedetto di Milano - Numero sesto aprile 2015

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COMUNITA’APERTA

COMUNITA’APERTA

ANNO VNUMERO SESTO

APRILE 2015

NEWS

PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

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COMUNITA’ APERTA NEWS

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Parrocchia S. Benedettovia Caterina da Forlì,19 20146 Milano

Segreteria: tel 02471554 fax 024223677

Orari S. Messe:

Feriali: ore 9.00 e 18.00

Festive: vigiliari ore 18.00

domenica ore 8.30/10.00/11.30/18.00

• Carissimi parrocchiani

• Obiettivosu!

• ALT

• VitadiComunità

• Flash

• Calciod’angolo

• Inbacheca

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Indice

Direttore:

Responsabile redazione:

Collaboratori

Coordinamento esecutivo:

Redazione:

Segreteria:

Distribuzione

Contatti

Don Ugo Dei Cas

Don Alessandro Digangi

Don Valeriano Giacomelli

Luciano AlippiDavide Cassinadri

Letizia AlippiLuca CeciCarla FerrariFederico LucreziSara SantusGiulia Soresini

Stefania De Mas

Luca Cartotto

[email protected]

Il nuovo gruppo famigliaValentina e Gianluca

Di Cristofaro

Ramadan e digiuno cristianoCarla Ferrari

LaRedazione

Uniti possiamo tutto, divisi non siamo nulla don Ale

La meglio gioventùSara Santus

IN COPERTINA: Resurrezione, Mario D’Anna acquarello

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Carissimi parrocchiani...Carissimi parrocchiani...Carissimi parrocchiani,

Cristo è Risorto e anche a noi, tramite l’Angelo, dice chiaramente:

«Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come

aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi

discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho

detto». (Mt. 28, 5-7)

Si, l’Angelo continua, tutti gli anni, a ripetere lo stesso messaggio, ma

sembra che noi cristiani non teniamo conto più di tanto di tale messaggio. Sembra quasi che la “pietra”

posta davanti al sepolcro, rotolando via, non sia caduta a terra, ma sia andata a posarsi sul nostro cuore e

proprio tale “pietra”, composta da un amalgamo di innumerevoli “sassolini”, ci impedisce di gustare la gioia

della Pasqua. La natura è tutta un rifiorire, un offrire la meraviglia di mille colori, il canto degli uccellini, un

calore più intenso e prolungato, proprio perché gode del fatto che la “pietra” dell’inverno è rotolata via.

Cosa succede allora a noi cristiani? Perché non riusciamo più di tanto a godere dell’effetto della “pietra” rotolata via e

della conseguente Risurrezione di Gesù che ci vuole risorti con lui a vita nuova? Forse a causa del permanere della crisi

economica? Oppure a causa della violenza che continua ad espandersi in questo nostro povero mondo? Oppure della

corruzione di coloro che dovrebbero amministrare con coscienza la cosa pubblica? Forse un po’ tutto questo e altro

ancora che ci porta a pensare che Gesù risorge, ma tanto le cose continuano ad andare come prima, anzi, anche peggio.

Ecco penso che la nostra vita sia pervasa da un senso di delusione che ci impedisce di individuare, nella storia di questo

nostro mondo e nella nostra storia personale, i segni della Risurrezione. Si tratta probabilmente della stessa delusione

che sperimentavano i discepoli di Emmaus, eppure Gesù Risorto camminava insieme a loro, proprio al loro fianco, parlava

con loro, e loro niente! Erano come inebetiti dalla loro delusione. Ecco il punto cari fratelli e sorelle, Gesù cammina al

nostro fianco e noi non c’è ne accorgiamo! La risurrezione di Gesù non ha spazzato via i romani, non ha prodotto la

conversione dei capi dei sacerdoti, degli scribi e farisei e neppure oggi la risurrezione di Gesù non risolve né i problemi

politici, né i problemi economici dell’uomo. Con la risurrezione Gesù ci dona “semplicemente” la sua presenza, che è

luce, gioia, serenità, pace, forza, ecc. Tutto questo, come è successo ai discepoli di Emmaus, allontana ogni forma di

delusione, fa tornare la speranza e ti dà la forza di alzarti e di correre verso i fratelli, proprio per annunciare loro che

Gesù è vivo e che rimane sempre con noi ed è proprio vero che possiamo “mangiarlo” nell’Eucarestia e nella Parola e

che questa sua presenza è come un raggio di luce che non smette mei di illuminare la nostra vita e che ci offre sempre la

possibilità di percorrere la strada che ci porta alla santità e quindi alle porte del paradiso. A questo riguardo mi sembra

significativa la frase di Hans Urs von Balthasar che afferma, a proposito della risurrezione di Gesù:

«Venne la luce a illuminazione di coloro che stanno seduti all’ombra dei sepolcri, e illuminazione voleva dire: riconoscere

il dono della luce e mutare anche se stessi in luce che si dona. Ciò sarebbe stata la morte dell’istinto e la sua resurrezione

nell’amore».

Tutto ciò fa fare a quell’uomo o donna, che si lascia incontrare da Cristo risorto che dona il suo amore, un “salto di

qualità”, mette in moto un vero e proprio “stravolgimento” di vita, verso un nuovo stile profondamente “eccitante”,

perché va a sanare-illuminare le nostre motivazioni, i nostri ideali, i nostri progetti e questo fa sì che la nostra vita non sia

scialba o piatta, ma appunto bella ed eccitante e allora non sarà così difficile allontanare dal nostro cuore anche i massi

più grandi. Buona Pasqua! don Valeriano Giacomelli

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Obiettivo su!

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Ramadan e digiuno cristiano

In ogni religione sono presenti, accanto ad altri precetti, alcune prescrizioni riguardanti la sfera dell’alimentazione, dal momento che il cibo è da sempre un luogo simbolico del legame con Dio, per il suo collegamento con l’ambito dell’istintualità e passionalità umana. Una di queste prescrizioni riguarda la pratica del digiuno, pratica tradizionale anche per il Cristianesimo, il quale però, a differenza delle altre religioni, non conosce alcun tabù o divieto legato alla tipologia degli alimenti.In un contesto sociale sempre più multireligioso è inevitabile, ed interessante, confrontarsi con i diversi modi di praticare la fede. Ormai è noto a tutto l’Occidente che il Ramadan, nono mese del calendario mussulmano, è il periodo in cui per i fedeli dell’Islam vige la rigorosa osservanza del digiuno diurno - dall’alba al tramonto - con l’astensione da ogni cibo e bevanda, come anche da qualsiasi contatto sessuale, dall’ira e da ogni pensiero cattivo. Si può tornare alla vita e al mangiare consueti dopo il tramonto, fino all’alba successiva. Chi non è in

grado di digiunare per malattia o in caso di viaggio può anche essere sollevato dal precetto, ma appena possibile, dovrà recuperare il digiuno perso.Collegato alla rivelazione del Corano che il profeta Maometto avrebbe ricevuto dall’arcangelo Gabriele, il mese sacro di Ramadan è il quarto dei cinque “pilastri” della religione islamica ed esso, a motivo del calendario lunare più corto rispetto al nostro di tipo solare, non è situato in un periodo sempre fisso, ma “slitta” indietro di 10/11 giorni ogni anno, diventando più faticoso quando cade in estate. Quest’anno si svolgerà dal 18 giugno al 16 luglio. Nella prova del digiuno è più importante il significato spirituale di quello materiale per il fatto che l’uomo obbedisce ad un ordine divino, imparando così a tenere sotto controllo i propri desideri fisici, dedicando tempo alla preghiera e all’elemosina. E’ senza dubbio una richiesta assai impegnativa ed è certamente lodevole ogni credente che la attua, tenendo viva la propria identità religiosa anche quando non risiede in un paese islamico. Tale pratica, con le relative sanzioni per il suo rispetto, va compresa però nell’orizzonte delle credenze religiose proprie dell’Islam, profondamente diverse da quelle del Cristianesimo, soprattutto per quanto riguarda l’immagine di Dio e la figura di Gesù Cristo, come pure per quanto concerne il concetto di dignità e libertà della persona. La tenacia nel proseguire per 29-30 giorni il digiuno giornaliero rappresenta, in ogni caso, un importante monito ai cristiani perchè ricordino come sempre la fede, per essere sincera adesione al Signore, contempla necessariamente un impegno “ascetico”, un esercizio di distacco/rinuncia da tutte quelle dipendenze che appesantiscono il corpo e il cuore, per poter aderire in modo libero e autentico a Dio, come ha fatto Gesù. Tra il Ramadan e il digiuno cristiano ci sono, allora, affinità e differenze, nel senso che entrambi richiedono la capacità di rinunciare temporaneamente a dei beni, per finalità religiose che hanno però origini e motivazioni diverse.Anche Gesù digiunò molte volte, specialmente durante i quaranta giorni nel deserto, dai quali prende avvio la nostra“quaresima”. Egli ha inoltre comandato ai discepoli di praticare il digiuno dopo la sua partenza (Mc 2,18 ss.),

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Obiettivo su!

come impegno da vivere nell’interiorità, dove solo il Padre può vedere (Mt 6,16), e ha dichiarato che certi risultati spirituali non si possono ottenere senza la preghiera e il digiuno (Mt 17,21).Per questo fin dagli inizi la Chiesa ha conosciuto momenti specifici e precisato le modalità per il digiuno, e lungo i secoli tale pratica fu osservata in modo costante, pur con modalità differenti. Se in passato vigevano regole severe per l’accostamento ai sacramenti e per la preparazione spirituale alle principali feste dell’anno liturgico, ultimamente si ha l’impressione che tutto quanto riguarda la disciplina e l’ascesi sia venuto ad allentarsi, tanto che scarsa è l’attenzione riservata a ciò nella predicazione e ancor più scarsa è l’applicazione dei “precetti” nel vissuto dei fedeli, pur essendo le indicazioni normative divenute molto ridotte ed essenziali. Anche oggi i battezzati, sani e maggiorenni fino a sessant’anni d’età, sono chiamati dalla Chiesa al digiuno due volte l’anno, il Mercoledì delle Ceneri (il primo venerdì di quaresima per gli ambrosiani) e il Venerdì Santo, e all’astinenza dalle carni i venerdì di quaresima, e possibilmente ogni altro venerdì dell’anno.In realtà, però, vige un clima di “rilassatezza” per cui non sembra esserci una significativa diversità tra la vita di chi si dice cristiano e chi non lo è. Alle direttive dei pastori di fatto non consegue una diffusa osservanza tra i cattolici, per i quali il digiuno è divenuto uno… sconosciuto, mentre è ancora tenuto in gran conto presso i cristiani ortodossi che lo praticano in diversi periodi dell’anno.Senza la pratica del digiuno, però, non si comprende il senso della quaresima, tempo forte di conversione e ritorno a Dio; senza la disposizione a rinunciare a qualcosa, per ritrovare la verità di Gesù e la nostra verità di creature - fragili ma redenti -, non si può vivere la fede come cammino spirituale. Un digiuno che deve sempre essere accompagnato dalla preghiera e da gesti d’amore

fraterno. E’ vero che i vescovi hanno suggerito la possibilità di allargare il senso del digiuno (televisivo, digitale, economico...) per comprendervi il distacco da tante forme di dipendenza che nella nostra società dei consumi offuscano la libertà e inquinano le relazioni, lasciando così spazio alla responsabilità personale e al discernimento nelle singole situazioni di vita; resta però vero che il digiuno dal cibo è il segno universale ed eloquente di una volontà che ha scelto sul serio di mettere Dio al primo posto. Per noi, che disponiamo continuamente di cibo abbondante e raffinato, saper rinunciare temporaneamente al piacere

I Padri del deserto insegnano“Quando un re vuole conquistare una città nemica, prima di tutto taglia l’acqua e i viveri; così i nemici, consumati dalla fame, gli si assoggettano. Avviene la stessa cosa per le passioni della carne: se l’uomo combatte col digiuno e con la fame, i nemici sono resi impotenti contro l’anima”

(monaco Giovanni Nano)

“ La solitudine unita all’astinenza dal cibo donano l’acutezza agli occhi interiori”

(monaco Dula)“Bisogna purificare i sensi per vedere il Cristo risorto”

(Giovanni Damasceno)

della gola è una provocazione a scegliere le priorità. E’ questo un valore che deve tornare ad essere valorizzato con più decisione e vissuto con maggior consapevolezza.Certamente il digiuno cristiano non va confuso con la dieta salutista o la ricerca individualistica dell’autocontrollo. Digiunare è un allenamento all’amore, per questo richiede sacrificio e coinvolge tutte le dimensioni della persona: spirito, volontà, corpo. Non è facile, è una capacità che è dono di Dio e come tale va chiesta con la preghiera. Non deve però fermarsi alla rinuncia perché il togliere qualcosa deve anche trasformarsi in aiuto verso chi è nel bisogno. Non è però solo fatica e pesantezza: chi sperimenta con assiduità il digiuno assicura che esso porta con sé pace interiore e persino gioia, risultati del distacco dal peccato, frutti della guarigione operata nel profondo dalla grazia

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BRUGnoLi VaifRoMANzONI MARIAfaBBRi ELSaORLANDO GIANFRANCOGEUSSEnHainER (PizzoLi) URSULaCORNAGLIA VIRGINIAPIAzzA ANGELO

ToRRE GiULiaBoRDi LUCRETia LiDia TURaTi LUCa

Sono entrati a far parte della nostra comunità

Hanno lasciato la nostra comunità

Carla Ferrari

divina. C. M. Martini affermava che «per crescere nella libertà interiore, nel distacco dalle sensazioni troppo immediate e coinvolgenti bisogna imporsi una certa ascesi, essere capaci anche di fare dei sacrifici, delle rinunce». (Il lembo del mantello)

Obiettivo su!

“Tra i demoni che ci avversano i primi a dar battaglia sono quelli ai quali sono affidate le voglie della gola, quelli che ci insinuano l’amore per il denaro e quelli

che ci stimolano la vanagloria”(Teodoro)

La vita dei santi è una testimonianza vivente dell’importanza del digiuno legato alla preghiera e alla carità. Lungi dall’essere una mortificazione fine a se stessa, il suo scopo è “vivificare” la fede, rafforzare “l’uomo interiore”, aiutare a sentire la presenza amorosa di Dio mentre apre alla generosità verso l’altro, che è un fratello, spesso bisognoso di cose, di stima, luce, di affetto. La Bibbia insegna che il digiuno è questione d’amore, è conversione del cuore. “Non di solo pane vive l’uomo”.

“Ringrazio la comunità di S. Benedetto per la vicinanza e l’affetto dimostratomi in occassione della perdita di mia mamma” Severina

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ALT Aziona La

Testa

E’ lì!Non so da quanto tempo ci sia, non so neppure chi l’abbia scritta, ma nessuno l’ha cancellata, forse perché è una frase tanto umana che dona forza a chi passeggia, a chi entra nel centro d’impiego, alle “sciure” che il martedì fanno la spesa e la intravedono tra una bancarella e un’altra.Parlo della scritta che capeggia sul muro di via Strozzi proprio davanti al palazzo della provincia e che rimane frontale rispetto a chi esce dalla chiesa verso l’oratorio.Durante la convivenza vissuta con i giovani prima di Pasqua abbiamo chiesto di immortalare con una foto la Passione di Cristo. Martina ha scelto questa scritta.Mi ha colpito, perché riassume davvero l’idea di Pasqua che il Signore da sotto la croce prima e nel cenacolo come Risorto poi, tentava di testimoniare ai suoi discepoli.La Pasqua si inserisce “parrocchialmente” in un periodo anomalo: sia perché come festività dura meno del Natale,

sia perché l’atmosfera sembra meno familiare (…Pasqua con chi vuoi!).Eppure quella scritta in sintesi dice tutto.Anche i discepoli lo hanno capito al tramonto di “quello stesso giorno”, quando il Cenacolo diviene un moltiplicarsi di segnalazioni su Gesù: chi dice di averlo visto al sepolcro, chi sulla strada tra il cenacolo e il Golgota, chi in una locanda distante circa 11 Km da Gerusalemme.I discepoli che prima si erano dispersi sono costretti proprio a causa di questi eventi a rifare gruppo.

Certo non deve essere stato facile, gli umori non dovevano essere dei migliori: uno lo aveva tradito e si era impiccato, il capo banda per tre volte lo aveva rinnegato davanti al popolo, altri erano fuggiti e il più giovane aveva vissuto lo strazio del Maestro minuto per minuto, appoggiando la mano sulla spalla della madre, Maria, che continuava a piangere e gemere per il dolore. Eppure Gesù appare fra loro e li conforta, li unisce, ri-unisce.Uniti possiamo tutto.Slogan da incidere sui muri in cui i nostri gruppi parrocchiali giovanili si incontrano, obiettivo di fondo che dovrebbe spingere ogni nostra iniziativa pastorale ai vicini e ai lontani, metro di misura di ogni nostro servizio caritativo.in questi giorni, facendo verifica con alcuni gruppi ho sentito ripetermi: “manca un obiettivo comune”, “manca qualcosa che ci unisce”.Forse è da questa frase che leggiamo in modo distratto che

dobbiamo partire per riprendere coraggio: uniti possiamo tutto.Chi ci unisce? Come l’esperienza dei discepoli insegna è il Risorto che unisce, è Lui che ci fa Chiesa, noi siamo Chiesa perché è Lui che ci chiama ad unirci, Lui guida ogni nostro intento pastorale e caritativo, Lui rinnova la sua amicizia e la volontà di creare gruppo ogni volta che ci invita alla celebrazione della Messa. Ogni domenica ci ri-unisce.Divisi non siamo nulla.

Quando diventiamo lamentosi e brontoloni verso tutto e tutti, quando giudichiamo tutto con gli occhi dei saccenti, quando ripetiamo “chi fa da sé fa per tre”, non solo a parole ma con l’azione pastorale, facciamo la fine dei discepoli che si disperdono e sono nulla.Uniti possiamo tutto, divisi non siamo nulla: facciamo gruppo, facciamo Pasqua.Buon Pasqua

Uniti possiamo tutto,

don Ale

divisi non siamo nulla

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La meglio gioventù

PoLDo: fare l'animatore al Grest può essere difficile fisicamente, svegliarsi al mattino presto, stare tutto il giorno sotto il sole, correre avanti e indietro per il cortile.... Allo stesso tempo è un esperienza che a livello emotivo ti lascia un sacco di cose: non dai peso all'esserti svegliato presto quando uno dei bambini o ragazzi durante la giornata ti fa capire che il tuo impegno o il tuo esserci è importante, non dai peso al tuo essere sotto il sole tutto il giorno quando vedi che tutti o quasi giocano con entusiasmo ai giochi preparati . E non è solo per i bambini che mi piace fare l'animatore ma anche perchè é un'esperienza che crea un gruppo che in nessun altra occasione si crea. Non mancano di certo i litigi e le incomprensioni che però si risolvono in fretta senza troppe storie. Molti sono i riscontri positivi che riescono a far venire voglia di svegliarsi presto anche d'estate!

CHiCCHi: "Qual è il più bel dono? Donare il tuo tempo!"È la descrizione perfetta per l'essere animatori; io sono animatrice del Grest ed è un'esperienza straordinaria: ricevi il doppio di quello che dai!

LUCa: "Selfie portafortuna pre-partita", un po’ così nasce questa foto oltre che per Comunità aperta, i ragazzi l’hanno presa di buon auspicio... e in effetti ha funzionato! Ma la vera fortuna credo sia mia e del mio collega Valeriano di allenare questi ragazzi che migliorano calcisticamente e nella loro crescita partita dopo partita, è una grande responsabilità specialmente a livello educativo, che restituisce però parecchie soddisfazioni. Forza ragazzi!!!

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Vita di comunità

Sara Santus

DIDI: Tra Grest e catechismo sento di far parte di qualcosa di bello ed utile allo stesso tempo.

MARTI: educatrice di un gruppo da due anni, vivo l'oratorio da sempre. Quando mi chiedono se non ho una casa, rispondo: "Perchè... non è questa qui?"

MaRCo: faccio parte del gruppo degli H20 e gioco a calcio nell'Orione. L'oratorio mi dà un sacco di possibilità per crescere e potermi confrontare con gli altri.

aLBo: scoprirmi allenatore è stata una sorpresa fantastica. Le soddisfazioni che trovo qui con i miei pulcini sono impagabili e io devo sempre mettermi alla prova per riuscire ad educarli anche attraverso il calcio.

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Vita di comunità

Il nuovo gruppo “Famiglia”

Cara comunità di San Benedetto, siamo felici di aver avuto a disposizione questa pagina per dirvi chi siamo e cosa facciamo!Siamo il nuovo gruppo “Famiglia” e siamo nati dall’ultimo percorso in preparazione al matrimonio e da qualche altra coppia di neo sposi; alcune quindi sono ancora famiglie in divenire e si sposeranno tra Aprile e Settembre, altri si sono invece sposati nell’ultimo anno.L’idea é nata dall’esigenza, al termine del percorso fidanzati o subito dopo il matrimonio, di approfondire alcuni temi di vita cristiana all’interno di un gruppo che ormai si era consolidato da vincoli di vera amicizia! Questa idea é nata dalla consapevolezza che le nozze sono il punto di partenza di un matrimonio cristiano e non il punto di arrivo e dall’idea che la nostra via per la santità passa attraverso e con il nostro coniuge. Da qui la necessità di condividere un percorso insieme alla riscoperta della nostra vocazione cristiana, del nostro incontro personale con Cristo.È così, in linea con tutti i gruppi di veri amici, alterniamo momenti familiari e di svago (una piccola rappresentanza del gruppo nella foto!) a incontri formativi e di dialogo.Come ci insegna Papa Francesco vi chiediamo di pregare

per noi perché sappiamo che gli ostacoli lungo il percorso saranno tanti, come per esempio il lavoro che, in quanto giovani lavoratori, spesso ci obbliga ad orari, turni e straordinari dal ritmo estremamente “milanese”!A tal proposito siamo pronti ad accogliere chiunque stia per creare una famiglia o abbia da poco intrapreso questo meraviglioso cammino, anche se pensa di non avere abbastanza tempo, di non conoscere nessuno o di non “frequentare abbastanza” la Chiesa: siete tutti benvenuti!Confidiamo nelle vostre preghiere e nello Spirito Santo per fare delle nostre famiglie un “focolare cristiano luminoso e allegro”!

Vi aspettiamo con gioia

Valentina e Gianluca Di Cristofaro

P.S. Per info chiedere a don Valeriano!

Valentina e Gianluca Di Cristofaro

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Vita di comunità

Un amore moderno #200dbCosa può nascere dal connubio di 100 giovani entusiasti, il palco del teatro Regio di Torino e i festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Don Bosco? La risposta è semplice: la celebrazione di “Un amore moderno da 200 anni”.Ma cominciamo dal principio....All’inizio del nuovo anno sono stata invitata a partecipare ad un evento che si sarebbe svolto il 24 gennaio al Teatro Regio di Torino (il Regio sta a Torino, come la Scala sta a Milano...per intenderci!) e che sarebbe stata la “festa di apertura” per il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, santo torinese che ha dedicato tutta la sua vita ai giovani e alla loro educazione e formazione. È grazie a questo piccolo ma determinato uomo se oggi esiste l’oratorio, nel quale molti di noi hanno passato o passano certamente una parte della loro settimana, anche solo di sfuggita.Prima di partire però, non mi erano state fornite molte informazioni a riguardo, sapevo solo che avrei passato i tre giorni precedenti allo spettacolo nella città regale per

fare le prove e che sulle poltroncine rosse davanti al palco vi si sarebbero sedute le più alte cariche dello Stato e gran parte della famiglia salesiana, tra cui il Rettor Maggiore don Angel Fernandez Artime e la Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice (l’ordine femminile salesiano) suor Yvonne Reungoat. Sono partita da Milano un po’ intimorita, ma entusiasta e felice perché l’ambiente salesiano è per me come una seconda casa, dal momento che vi ho trascorso ben dieci anni della mia vita ed i miei genitori sono cooperatori salesiani. Ma torniamo a noi. Nel primo pomeriggio del 21 gennaio varco con la mia valigia le porte dell’oratorio salesiano di Valsalice di Torino e vengo indirizzata verso un corridoio buio e polveroso, dal fondo del quale sento però già provenire il suono gioioso di molte voci ed un po’ di musica. Non faccio in tempo ad affacciarmi nella “stanza” che vengo immediatamente travolta dall’abbraccio di un paio di amici che mi stavano aspettando e che felici mi danno il benvenuto. Ma subito noto che non eravamo in una stanza, bensì in

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Vita di comunità

una vecchia cripta in ristrutturazione, con due dita di polvere sul pavimento, cavi appesi dappertutto, rumore di trapani pneumatici di sottofondo...Pensai che fosse solo il primo luogo di “accoglienza” per poi trasferirci nel teatro dell’oratorio, ma ben presto mi resi conto che sarebbe stato il luogo dove avremmo provato per i due giorni seguenti. La collocazione certo era pessima, difficile muovermi in quello spazio angusto, impossibile ascoltarsi gli uni con gli altri, ma l’atmosfera era talmente calda, accogliente, gioiosa e ....giovanile, che in un batter d’occhio tutti i problemi logistici sono passati in secondo piano. Come anticipavo, 100 erano i giovani chiamati a partecipare allo spettacolo (200 erano quelli previsti, ma per motivi logistici si è dovuto dimezzarne il numero... ma si sa: i giovani valgono il doppio!) e, nonostante il folto numero, subito si è creata una bella intesa: pochi si conoscevano già prima di quel pomeriggio, ma in un paio di ore grande era già la complicità e la voglia di stare insieme per fare qualcosa di bello. Trascuro i due giorni successivi, che hanno previsto 14 ore al giorno di prove, 2 ore di pausa tra pranzo e cena, la memorizzazione di un ballo coreografato (e coordinare 100 persone non e’ cosa facile!), imparare un canzone a 3 voci con relativo

balletto, creare di sana pianta la resa visiva di quella che per noi e’ la creatività, inventare un ballo che unisse pezzi di danza classica e moderna, creare un pezzo musicale con gli stomp (percussione ricavate da materiale di scarto), trovare il modo di mettere in scena l’introduzione di “novecento” di Baricco... e vado subito a quel sabato mattina. L’emozione era tangibile: siamo entrati al teatro Regio con gli occhi spalancati e luccicanti, umidi e stupiti per la maestosità del luogo. Nei camerini, come delle vere star, ci siamo preparati, abbiamo fatto alcune prove e poi via di corsa a mangiare un boccone perché alle 15 tutto avrebbe preso vita. il sipario si apre, il fumo finto e le luci blu illuminano il palco, le prime note...e poi la paura, che immobilizzava tutti gli arti e la voce, si è sciolta e l’adrenalina ha preso il sopravvento. E poi via, è iniziato lo spettacolo dove si sono susseguiti, in un armonia di incontri, le performance preparate da noi giovani e gli interventi di alcuni personaggi più o meno famosi, tra cui Giacomo Poretti, di Aldo Giovanni e Giacomo, e Eugenio Allegri, al quale è stato dedicato il celebre libro di Baricco; Laura Curino, attrice teatrale torinese, e Gabriel Iturraspe, danzatore aereo di fama mondiale, insieme a Mario Calabrese, figlio di Luigi Calabrese e al messaggio di

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Vita di comunità

Francesca De Negri

In questo momento particolare e complicato ho fatto una scoperta. Ho scoperto che c’è una Comunità e insieme ci sono tante comunità.C’è la comunità del fare: quella che siamo abituati a vivere durante l’anno, chiamata a organizzare, a progettare, a essere operativa. Quando siamo comunità del fare siamo fragili, ci perdiamo in lunghe discussioni spesso sterili, in critiche e divisioni. Dividiamo chi c’è sempre da chi può esserci meno e ci critichiamo a vicenda.Con la morte del mio papà invece ho visto un’altra Comunità: la comunità dell’esserci. Esserci con la preghiera, con la vicinanza o anche solamente

con un pensiero. Abbiamo sentito l’abbraccio di una Comunità che nel momento del bisogno semplicemente sa esserci. L’abbiamo sentito forte con il rosario, la messa e il funerale. Abbiamo trovato accanto a noi davvero tante persone in questo momento. Giovani e meno giovani, chi in Chiesa c’è sempre e le famiglie dei ragazzi del catechismo, compreso chi non è abituato. Penso che si sia potuto percepire anche guardando dall’esterno.È stata una bellissima testimonianza di vicinanza che ha saputo stemperare il nostro dolore accompagnandoci in questo momento difficile.Grazie a tutti per esserci stati.

Gabriella Maggi

saluto dell’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Durante tutto lo spettacolo ci si è chiesti quali fossero le problematiche dei giovani d’oggi, quali i loro desideri più grandi e come essi si sentano nel mondo che li circonda, quale fosse il loro rapporto con la fede e con la figura di Don Bosco. E contemporaneamente all’evento, è stata lanciata una iniziativa che prevede di assumere entro il 16 di agosto, giorno della nascita di Don Bosco, 200 giovani (il numero non è a caso!) nelle diverse aziende piemontesi che si sentono di abbracciare la missione educativa del santo torinese: partire dai giovani per dare concretezza e speranza al loro domani. Ma sul palco, come sappiamo, c’erano 100 giovani provenienti da tutta Italia che si sono messi a disposizione contro ogni pronostico e previsione, regalando giorni del loro tempo per una cosa più grande; per questo la vera domanda che ha fatto da filo rosso alla grande festa e’ stata: “dove sono gli adulti per i giovani?”. Una domanda

e una provocazione che sicuramente in quel momento ha scosso il cuore di tanti, giovani e non, e li ha spinti ad andare alla ricerca di una risposta. Ed è proprio attraverso i volti e le parole di chi ancora segue e prende come misura di riferimento credibile e attuale San Giovanni Bosco che è bello vedere come il suo, sì, sia un “Amore moderno da 200 anni”.

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Calcio d’ango

lo

Ogni settimana all’Orione è un via vai di persone, di ragazzi, di bambini che sono uniti dalla stessa passione per il calcio. Probabilmente chi ci vede da fuori penserà: “Chissà cosa spinge questa gente verso il calcio?”, chi abita nelle vicinanze guardando dalla finestra forse esclamerà: “Guarda quante persone unisce lo sport”, qualche vicino invece con tono infastidito potrà rispondere anche: “Che casino che fanno sempre questi qua dell’Orione”. E io che penso: “Ma in fondo che ne sanno loro cosa è per noi il calcio?”. Così un po’ per rispondere a queste persone, un po’ per condividere cosa sia il calcio per me o per noi, insomma per chi si ritrova, ecco qua due righe, due pensieri buttati giù dopo un allenamento qualsiasi che possono rendere l’idea.L’allenamento è finito, con il braccio piegato che regge il borsone ti fermi a guardare il campo...Terra e sassi (ora c’è il sintetico ma io sono nato con l’Orione fatto di terra e sassi), ecco su cosa giochi...terra e sassi che ti hanno

Il calcio il mio stile di vitafatto uscire sangue...che ti hanno fatto cadere...che ti hanno dato tanta gioia...terra e sassi che hai dentro gli scarpini...che ti hanno sporcato...che sono la tua casa... Cosa ti spinge ogni anno a iniziare una nuova stagione? “A domenica me piace dormì” ti dicono i “palestrati”...”Non stiamo mai insieme” ti dice la tua ragazza...”Mejo er calcetto” ti dicono gli amici...”Pensa al lavoro” ti dicono i tuoi genitori...Ci pensi e sorridi, cosa ne sanno loro di cosa vuol dire il calcio per te...Che ne sanno della tensione che il sabato non ti fa dormire...delle partite che hai giocato da infortunato...di quello che provi quando sei il primo ad abbracciare quello che ha segnato e subito dopo sei sommerso da tutta la squadra ed ogni botta che senti è un compagno che arriva e saltando si aggiunge al mucchio...Che ne sanno delle corse che ti sei fatto per non fare tardi agli allenamenti ed arrivare al campo con la squadra già schierata in circolo che ascolta il mister...Che ne sanno di quel gol che hai salvato sulla linea tanti anni fa ma lo senti

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COMUNITA’ APERTA NEWS

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Calcio d’angolo

Luca CeciTERZA CATEGORIA

1 Fatima 382 Atletic Rozzano 373 Red Devils 374 Orione 355 Virtus Ozzero 35

JUNIORES1 Sporting Valleambrosia 552 Barona 513 Accademia Gaggiano 503 Basiglio Milano iii 498 Orione 35

ALLIEVI A1 Orione 222 Barona 193 Baggio Secondo 163 Iris 165 Virtus Binasco 14

ALLIEVI B1 Olmi Milano 252 Viscontini 212 Assago 213 Quinto Romano 207 Orione 9

GIOVANISSIMI B1 Romano Banco 212 Assago 163 Buccinasco 154 Trezzano 148 Orione 7

www.usorionemilano.itGIOVANISSIMI A

1 Bareggio 202 Sedriano 172 La Biglia 174 Settimo Milanese 127 Orione 7

come se lo avessi fatto ora...Che ne sanno di quanta forza ti dà la pacca sulla schiena dal tuo compagno di squadra alla fine dei giri di campo che ti hanno stremato...Che ne sanno di come trattieni il fiato quando la domenica mattina il mister annuncia la formazione...Che ne sanno di quanto dolce è la carezza che, senza guardarti, chi gioca dall’inizio ti dà mentre sei rimasto seduto con una maglia numero 15 tra le mani e le lacrime agli occhi…Che ne sanno di cosa si prova a stare 1 a 0 a 5 minuti dalla fine...Che ne sanno di come riesci a capirti con i tuoi compagni con uno sguardo che dura un secondo…Che ne sanno di cosa tii passa per la mente quando fai lo stretching prima della partita…Che ne sanno di quanta sicurezza ti dà la prima entrata in scivolata sulla palla…Che ne sanno della fatica che ti prende alla mezz’ora del primo tempo o del dolore dopo un fallo…Che ne sanno dello stomaco che ti si

stringe quando segna quello che tu stai marcando…Che ne sanno delle gomitate che hai preso, dei calci che hai dato e delle strette di mano sincere all’avversario…Che ne sanno come si barcolla dopo il decimo giro di campo e ti reggi spalla contro spalla con gli altri, nessuno si ferma, si arriva alla fine tutti insieme, stanco che nemmeno

riesci a sputare ma ce l’hai fatta…Che ne sanno degli abbracci dati mentre sei in fila ad aspettare gli scatti, quell’abbraccio muto che vuol dire ti voglio bene…Che ne sanno delle tue scaramanzie, delle docce fredde che ti sei fatto…Che ne sanno di quanto ami questo sport, di quanto sei legato a questa squadra e di quanto bene le vuoi…Terra e sassi, un pallone, dieci persone al tuo fianco, undici di fronte, un fischio lungo e secco, la palla che per un attimo supera la linea del centrocampo e che ritorna velocemente indietro, le maglie che si mischiano, questa è la nostra vita…Che ne sanno loro!

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COMUNITA’ APERTA NEWS

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In

bacheca

Aprile20151 M Messa di Pasqua alla Cardarelli

2 G Giovedì Santo - Messa in coena domina h.21.00

3 V Venerdì Santo - Funzione della Croce h.21.00

4 S Sabato Santo - Veglia pasquale h.21.00

5 D Pasqua

6 L Lunedì dell’Angelo - Pellegrinaggio a Roma Adolescenti

7 M Pellegrinaggio a Roma Adolescenti

9 G

8 M Pellegrinaggio a Roma Adolescenti

10 V

12 D

13 L Adorazione h.21.00 Scuola della parola h.21.00 alla Creta

14 M

15 M

16 G

17 V

18 S Elezioni CPP - MGO grandi e piccoli a Torino

19 D Elezioni CPP - MGO grandi e piccoli a Torino

20 L Step Up h.21.00 al San Vito

21 M Formazione catechiste h.21.00

G23

22 M

V24

S25 Festa della Liberazione - Prime comunioni - Cena comunitaria

D26

L27

M28

11 S Professione di fede h.18.00 al Murialdo

sabato 18 e domenica 19

Elezioni consigliopastorale

seggio apertio durante le messe di

sabato sera e domenica

M29

G30

11 aprile

Professioni di fede

h.18.00

Parrocchia del Murialdo

25 aprile

Prime comunionih.9.30 e h.11.30

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In bacheca

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TI ASPETTIAMO9-24

maggio