Comunità Aperta Aprile '14

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ANNO IV NUMERO SESTO APRILE 2014 C O M UN I T A’ A P ER T A C O M UN I T A’ A P ER T A NEWS PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

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Periodico della comunità parrocchiale San Benedetto di Milano - Numero sesto aprile 2014

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ANNO IVNUMERO SESTO

APRILE 2014

COMUNITA’APERTA

COMUNITA’APERTA

NEWS

PERIODICO DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE DI S. BENEDETTO

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COMUNITA’ APERTA NEWS

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Parrocchia S. Benedettovia Caterina da Forlì,19 20146 Milano

Segreteria: tel 02471554 fax 024223677

Orari S. Messe:

Feriali: ore 9.00 e 18.00

Festive: vigiliari ore 18.00

domenica ore 8.30/10.00/11.30/18.00

• Carissimi parrocchiani

• Obiettivosu!

• ALT

• VitadiComunità

• Flash

• Calciod’angolo

• Inbacheca

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Indice

Direttore:

Responsabile redazione:

Collaboratori

Coordinamento esecutivo:

Redazione:

Segreteria:

Stampa:

Distribuzione

Contatti

Don Ugo Dei Cas

Don Alessandro Digangi

Don Renzo VanoiDon Paolo Clerici

Luciano AlippiDavide Cassinadri

Letizia AlippiLuca CeciCarla FerrariFederico LucreziSara SantusGiulia Soresini

Stefania De Mas

Simona MorrealeFederico Ratti

Luca Cartotto

[email protected]

A volte ritornano...GianpaoloLovari

Un augurio di buona Pasquadon Tonino Bello

IN COPERTINA: La Resurezzione (particolare), dipinto di Andrea Mantegna, 1431-1506

Emozione e agitazione: la prima confessione GabriellaMaggiele

catechistediquarta

LaRedazione

La Pasqua? Un pianofortedonAle

Le gambe altroveLucaCeci

Visto che la storia dell’arte ha una

precaria esistenza, a quanto pare, nella

scuola, facciamo un po’ di cultura

almeno noi …

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Carissimi parrocchiani...Carissimi parrocchiani...Effetto farfallaCari parrocchiani,ricordo che tempo fa, invitato ad un corso di studio sulla diversità e ricchezza della missione, per introdurre il valore della corresponsabilità, ci fu consegnata un’immagine particolarmente efficace: “Una farfalla sbatte le ali in Brasile ed in Texas arriva un tornado”. Per indicare come ogni nostra piccola azione, sia buona che cattiva, sia visibile che nascosta, ha un’effettiva ripercussione attorno a noi. C’è una reale partecipazione da parte di ciascuno in ciò che avviene nel mondo.Quando riusciamo ad accogliere la persona che ci sta accanto come un fratello o una sorella – così ci suggerisce Papa Francesco – facciamo splendere la luce dell’amore e della fraternità. Qualcun altro la vedrà e a sua volta sarà ispirato a fare lo stesso. In questo modo il mondo intero sarà più fraterno! Al contrario, un atteggiamento di chiusura o di indifferenza verso un altro essere umano, se non è “neutralizzato” da un gesto di bontà, accresce la catena dell’egoismo e dell’individualismo. Del resto, San Paolo ce lo aveva già ricordato, quando ci ha detto che tutti siamo membra del corpo di Cristo e “se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui” (1 Cor 12,26).La Quaresima che stiamo vivendo è una buona occasione per prendere coscienza di questa nostra corresponsabilità nel bene e nel male, per sentire che abbiamo bisogno della grazia di Dio – che ci viene attraverso i sacramenti – affinché illumini il nostro cuore e orienti i nostri pensieri e azioni. Ed è bello sapere che l’invito alla conversione, alla preghiera, alla sobrietà e alla solidarietà che la chiesa ci rivolge, è in fondo questa bella opportunità di innescare un “effetto farfalla” di bene per tutti i nostri fratelli e sorelle nel mondo.“Cari fratelli e sorelle – si augura il Papa nel suo messaggio per la Quaresima – questo tempo trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà.”Il 20 aprile, a Dio piacendo, celebreremo la Pasqua di risurrezione. A tutti gli auguri più cari.

don Renzo Vanoi

Hanno lasciato la nostra comunità

FOMOLO Lucia 24-02-2014caTELLaNi azzurriNa 03-03.2014BruNi GiOvaNNi 04-03-2014caSTOLDi GiOrGiO ENricO 10-03-2014

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Obiettivo su! Un augurio di Buona Pasqua con le parole

di Don Tonino BelloI Vangeli ci raccontano

numerose apparizioni del Risorto avvenute nel giorno di Pasqua. Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l’apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto.Le si avvicina Gesù e le dice: “Perché piangi?”. Donna, le tue lacrime

non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. a meno che tu non pianga per gioia o per amore. vedi: la collina del Calvario, che l’altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d’erba. i sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo

facesse un balzo di millenni. No, non misurare sui calendari dell’uomo la distanza che separa quest’alba luminosa dal tramonto livido dell’ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un’eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione.Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch’io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: “Perché piangi?”. Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. a meno che non siano l’ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l’ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi. Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so.Forse rischio di restare in silenzio anch’io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell’umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare

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Obiettivo su!

don Tonino Bello

Gv 17 Giovedì SantoUfficio delle letture e lodi h. 9.00Messa crismale, in Duomo h. 9.30Messa in Coena domini h. 21.00

Dm 20 Pasqua di RisurrezioneSante Messe h. 8.30, 10.00, 11.30, 18.00

Vn 18 Venerdì SantoUfficio delle letture e lodi h. 9.00Via Crucis h. 15.00Funzione della Croce h. 21.00

Sb 19 Sabato SantoUfficio delle letture e lodi h. 9.00Veglia pasquale nella notte Santa h. 21.00

Triduo Pasquale 2014orari:

troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace.Forse rimarrò suggestionato anch’io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescenza di barbarie tra i minori della nostra città.Forse mi arrenderò anch’io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad ascoltarti sulle manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulla miseria degli sfrattati, sulle umiliazioni di tanta gente senza lavoro.Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trentacinque anni, sta morendo di cancro. O di corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Lucia che, dopo Pasqua, farà la Prima Comunione in casa perché in chiesa, con gli altri compagni, non potrà andarci più. O di Nicola e annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi.

Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all’ultima, tutte le carte dell’incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere.La resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l’acquedotto.riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!

Buona Pasqua

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ALT Aziona La

Testa

“Don Ale, cos’è la Pasqua?” – mi chiede Alice mentre sono seduto sulla panca di pietra a godere del primo sole primaverile. ci penso un po’ su. Lei ha poco più di 3 anni, io solo 30 in più. Lei un libro aperto di immagini, io un libro ammuffito di concetti teologici. Mi guarda e divertita s’accorge di avermi messo un po’ in crisi. “come posso spiegare la Pasqua ad una bimba di 3 anni senza farle inclinare il collo come quello dei cani che ti guardano ma non capiscono?”. Ad un certo punto, non so da dove, mi viene un’idea: “La Pasqua è un pianoforte”. alice ride. “E’ proprio scemo questo don” – penserà – “gli chiedo una cosa e ne risponde un’altra”.Forse è vero, la risposta non mi è venuta pensandoci sopra

più di tanto ma riprendendola prima di andare a dormire mi accorgo che forse non è poi così male. il pianoforte è uno strumento che da sempre mi ha affascinato: un mobile in legno fatto di congegni e meccanismi che entrano in relazione fra loro e producono un suono. È la metafora perfetta della vita, in cui i pezzi, gli ingranaggi, i frammenti si incontrano e creano le trame delle nostre esistenze.Il pianoforte è fatto di tanti tasti: bianchi e neri, ognuno particolare, perché chiamato ad emettere un suono, solo uno e solo quello, specifico e chiaro. Sì, è vero, ci sono tanti DO ma sono comunque diversi tra loro: com’è vero

che ci sono tanti don Ale ma ognuno diverso dall’altro, per quanto il nome e la vocazione possono coincidere. Il pianoforte poi dev’essere suonato, non fa nulla da solo, una mano esperta deve accompagnare il ritmico tamburellare delle dita sui tasti, deve stare attento che questo avvenga in un determinato modo, con accenti diversi e timbri diversificati. L’insieme dei tasti crea accordi, armonie, musiche gradevoli o meno a seconda dell’orecchio di chi le ascolta, del momento che si sta vivendo, del luogo in cui si sta suonando.Ecco, la Pasqua è questo pianoforte che Dio ci mette a disposizione: tanti ingranaggi che devono essere messi assieme, tanti tasti che devono essere suonati in armonia, tante musiche –ognuna diversa a seconda della situazione

che si sta vivendo – che vengono compiute. La Pasqua è il meravigliarsi per la bellezza della scopreta che il pianoforte c’è, che ognuno di noi è chiamato a suonarlo a seconda delle proprie capacità artistiche, ben sapendo che anche solo toccando un tasto quello emetterà un suono. così è nella vita. Possiamo interessarci o meno dei tasti che ci stanno intorno, degli ingranaggi che ci ruotano e oltrepassano. Possiamo perfino decidere di lasciarlo lì, in bella mostra

il pianoforte, con il rischio che si riempia di polvere e che con il tempo – se non suonato – si scordi.La Pasqua ci dice quella dimensiona di gioia condivisa, di Chiesa, che richiede ad ogni musicista che è in noi di dare inizio al più bel concerto mai sentito. È il concerto della nostra vita, anzi l’armonia delle nostre esistenze che messe insieme creano una sinfonia che risulta croce e via o crocevia per l’incontro dell’uomo con se stesso e con l’eterno Direttore d’orchestra.Buona Pasqua

La Pasqua? Un pianoforte!

don Ale

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Orioneinfesta

Sara Santus

ci risiamo.Ebbene sì, ci siamo caduti di nuovo. Sarà perchè in fondo fare festa tutti insieme... ci piace.Sarà perchè alla fine due settimane di calcio, musica, spettacoli e cibo buono... rilassano sempre.Sarà perchè, diciamocelo, la compagnia poi... è tutto in questo genere di cose!Sarà perchè mescolarsi, confrontarsi, conoscersi ed aiutarsi sono sempre occasione di crescita per le relazioni che abbiamo.E sarà anche perchè tutto sommato noi non siamo un oratorio chiuso, ma vogliamo aprirci alla gente di tutto il quartiere che....anche quest'anno abbiamo scelto di ricaderci.Ebbene sì, potrebbe sembrare una malattia, ed in effetti ha qualcosa di tremendamente simile ad

una malattia, ma noi... abbiamo scelto di rimetterci in gioco e siamo pronti per l'Orione in Festa 2014!!

Quindi gli ultimi due weekend di Maggio, non prendere impegni! ......come dici? c'è anche il ponte? Ma noi l'abbiamo scelto apposta. Perchè si sa, quando c'è l'Orione in Festa l'unico posto dove il sole è assicurato, come anche il divertimento, è in via Strozzi 1! E allora, perchè partire? Ti aspettiamo.con ansia. Tanta.

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Vita di comunità COMUNITA’ APERTA NEWS

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Ci sono cose che a volte nascono solo dalla volontà comune di più persone di volere la stessa cosa…. “che ne dici ale di inserire una marcia nella festa di chiusura?” “Perché no? ci penso”….e quindi qualche settimana fa, dopo la prima riunione organizzativa dell’Orioneinfesta, don Alessandro mi ha chiesto, dopo che io nel mese di dicembre gliene avevo parlato, di riorganizzare la marcia in Parrocchia.E’ stata per me una grande emozione ritrovare in un armadio tutto il materiale che nel corso degli anni avevo accumulato, con appunti e indicazioni importanti per l’organizzazione dal 1997 al 2002 della Marcia rambaldi, ma ancora più grande è stato il momento in cui, ritrovandomi

con il don, abbiamo concordato che non era più il caso per ovvi motivi di chiamarla ancora Rambaldi, anche se il ricordo per Lele rimane indelebile, ma di chiedere a Paola se era d’accordo nel chiamarla 1ª Marcia carlo cuomo.Non vi nascondo che per me sarà un orgoglio lavorare a questa nuova idea e in realtà l’ho già fatto da diversi giorni, anche se abbiamo atteso che Paola condividesse

A volte ritornano!

1986 - La partenza della XI marcia

1980 - Il pullmino DUMBO al seguito del concorrenti

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Vita di comunità

Gianpaolo Lovari

con noi l’idea.Carlo è stato per me nella Rambaldi un riferimento importante, era il responsabile del ristoro sia durante il percorso che soprattutto all’arrivo e inoltre, essendo stato presidente dell’US Orione, rappresenta fedelmente il riferimento ad una realtà che ha sempre partecipato in massa alla marcia e per questo ho già sentito Camillo Farioli che mi ha assicurato, come nel passato anche per questa nuova edizione, la loro partecipazione massiccia.Da sempre non è stato sufficiente il mio apporto e quello di Antonio, mia preziosa spalla, ma quello di tante persone che hanno prestato servizio durante lo svolgimento della marcia e che ancora saranno determinanti per buona riuscita del tutto; quindi chi non ha intenzione di correre quest’anno è atteso a braccia aperte per darci ancora una mano.Il percorso sarà leggermente diverso dal passato e verranno percorsi tre giri per un totale di 15,9 km, ma presto in Parrocchia e Oratorio saremo più precisi con manifesti e volantini per le iscrizioni. La 1ª Marcia Carlo Cuomo si svolgerà il 25 maggio alle ore 16 e terminerà in Oratorio con una cena insieme.vi aspettiamo tutti numerosi.

1980 - Alcuni NOTI partecipanti

1997 - Carlo al punto ristoro

1980 - Il pullmino DUMBO al seguito del concorrenti

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Vita di comunità

vuoi scattare una foto. Tiri fuori la tua macchina fotografica, inquadri, clicchi et voilà! Facile, no?!in realtà sembrerebbe così, ma non è affatto facile!La fotografia ha iniziato a fare parte della mia vita da non molto tempo, ma mi ha sempre affascinato immortalare momenti per poterli poi condividere con familiari e amici.Ho ricevuto per il compleanno una bellissima Nikon Bridge (dall’inglese “Ponte” che identifica una macchina fotografica tra una compatta digitale e una reflex digitale) e dopo averla usata in modalità Automatica per un po’ di tempo, anzi, diciamo la verità, sempre (anche con buoni risultati), ho deciso di iscrivermi al corso fotografico organizzato in parrocchia da Luciano Alippi e Gianni Motta del GaF(Gruppo amici della Fotografia), per imparare a scattare impostando il mio apparecchio fotografico in modo più personalizzato e con più fantasia.Mio zio, che ha come hobby la fotografia, mi aveva dato

delle dritte su come usarla, e anche Luciano, scoprendo questo mio interesse , mi aveva dato consigli utili, ma mi ostinavo (anche se avevo sfogliato i due libretti d’istruzione moltissime volte, senza risultati decenti) ad usarla in automatico.Il corso si è svolto in sei incontri settimanali di circa due ore, più un’uscita per mettere in pratica quello che si ha imparato.

Nelle prime due lezioni, dopo una breve introduzione sulla storia della fotografia, viene affrontata la parte tecnica, cioè si studiano gli elementi che compongono la macchina, sia esternamente che internamente; già si inizia a far conoscenza con la parte pratica (per esempio: l’uso del diaframma che regola l’entrata della luce, la sensibilità ISO, i valori che cambiano in base alla quantità della luce, la profondità di campo, il bilanciamento del bianco, i tempi di posa, l’esposimetro, i filtri, la messa a fuoco, ecc.).Sicuramente queste prime due lezioni non sono leggere, moltissime parole, regole e definizioni da dover ricordare, ma molto importanti perché senza la base teorica, niente può essere fatto.Dal terzo incontro in poi, viene introdotta la parte pratica: dalla composizione dell’immagine alle modalità creative ai temi fotografici.In questi incontri viene approfondito il modo migliore per

fotografare, con moltissime slides: l’angolo di ripresa, il centro di interesse, il momento migliore per scattare, la scelta del soggetto, le inquadrature, la regola dei terzi, diagonali e prospettive e i vari tipi di modalità (quelli che trovate sulla rotellina della vostra macchina fotografica: il controluce, il ritratto notturno, il macro, ecc.) e infine i temi che un fotografo immortala: il paesaggio, il ritratto (di gruppo, ambientato, al viso, ecc.) e il reportage.Durante questi incontri vengono poi proposti

esercizi (compiti a casa) su tutto quello che viene insegnato durante le lezioni, mettendo così alla prova le nostre capacità tecniche e compositive.Nelle varie serate vengono anche date informazioni su fotografi famosi, per farci capire come si può vedere il mondo attraverso l’obiettivo, visionando alcuni esempi dei loro scatti.All’inizio ero abbastanza perplesso sulla mia riuscita in

Non solo selfie

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Vita di comunità

questo campo, infatti durante i primi incontri mi sentivo un po’ come un pesce fuor d’acqua: una parte dei componenti del gruppo, infatti, sapeva già utilizzare la macchina fotografica ottenendo buoni risultati, anche non in automatico. io ero ancora alle prime armi con poca esperienza ma con una qualità, fattami notare in seguito, che pochi hanno: un buon occhio! in realtà, dopo il viaggio in Australia, ero tornato con un totale di 6000 foto, alcune a parer mio molto belle e studiate, ma volevo assolutamente imparare a usare la macchina fotografica senza troppi automatismi, e poter dire, con una certa soddisfazione, guardando le mie foto: “Questa l’ho fatta io, in manuale!”. Ma non è assolutamente facile, come dicevo all’inizio: bisogna conoscere la propria macchina nei minimi particolari (leggere e studiacchiare il libretto d’istruzione), seguire le decine di regole basilari (cosa fotografo, come fotografo e perché fotografo, ecc.), sapere quando cambiare e quale livello cambiare affinché la foto venga bene, avere l’occhio del fotografo (cioè vedere fotograficamente un’immagine), muoversi per cercare l’inquadratura migliore e saper aspettare il

momento giusto per cliccare il pulsante e ottenere così una “signora” foto!Insomma, ho preso coscienza che per poter ottenere una foto di buon livello serve molta pratica: all’inizio si farà fatica a ricordarsi tutto, e magari, mentre si cambia l’apertura del diaframma o altro, il soggetto della foto può scomparire andando chissà dove… Ci si potrà innervosire perché le foto verranno tutte scure, mosse o il soggetto con qualche parte tagliata … ma la pazienza è la virtù dei forti! Dopo un po’ di tempo diventerà tutto “automatico” e i risultati, impressi su una stampa o su un computer, saranno soddisfacenti.Questo corso mi ha dato molto e mi sono appassionato ancora di più di quanto lo fossi prima. adesso girerei sempre con la mia macchina fotografica al collo (non si sa mai cosa si può incontrare) e sarebbe davvero un peccato non poter fermare nel tempo quel momento.

“Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento ” (cit. Henri Cartier-Bresson)

Alessandro Crivelli

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Vita di comunità

Gabriella Maggi

Dopo una mattinata di grande concentrazione e la gestione di uno splendido pranzo luculliano in numerosa e gratificante compagnia, eccomi qui in chiesa per la celebrazione del rito della prima confessione dei nostri ragazzi. come sono agitati ed emozionati! Molti di loro in ambascia perché non sono sicuri di ricordarsi la preghiera da recitare a fine confessione …… Oddio! ci siamo dimenticate di appoggiare il foglio della preghiera sui singoli confessionali! Meno male che Paola, tecnologica come sempre, ha già provveduto a prepararli, li ho visti poco fa nelle sue mani. Le chiedo conferma e vado a cercarli tra le sue carte, dove ovviamente non li trovo. in compenso con uno dei miei gesti privi di grazia riesco a disperdere sul pavimento della chiesa un mare di carte importanti che sarà un vero pasticcio rimettere in sesto e consegnare con l’ordine che la celebrazione richiede. i ragazzi sono agitati, ma io non sono certo da meno.a questo punto di ansia parte il canto, regalatoci da un gruppo di genitori da benedire, e finalmente mi rilasso. La musica mi fa sempre l’effetto di portarmi lontano e penso al mio legame con questa chiesa dove si sente ancora il respiro di Don Orione, questa chiesa e il canto che è sempre stato la mia passione.Mi sposto lontano nel tempo, proprio intorno all’età di questi ragazzi, in un giorno di primavera. una mia amica mi chiede di accompagnarla all’oratorio dove stanno organizzando uno spettacolo per la festa della mamma.In questo grande salone c’è un pianoforte con un giovane alla tastiera… un vero provino come per X factor in versione storica… e mi dicono di sì.Canterò come solista, una canzone molto triste ma anche piena di speranza, come si usava allora. E come sovrappiù mi viene proposto di ballare una scatenata tarantella.Sono molto contenta di iniziare subito le prove, non manca molto a maggio. Le difficoltà sono però sempre in agguato ed il nemico questa volta ha la forma di un piccolo virus….mi sono presa il morbillo.

Emozione e agitazione:Febbre, macchiette su tutto il corpo ma soprattutto l’impossibilità di uscire per non allargare il contagio.Sarò guarita per il giorno della recita, ma le prove? Del ballo neanche parlarne, forse il buon Dio conosce le mie capacità, ma il canto no, rinunciare è un sacrificio troppo grosso! E’ un piccolo dolore, ma grande rispetto alla mia età. Le mie preghiere si concretizzano in un giovane uomo, il pianista, ospite della casa del giovane lavoratore che telefona a casa mia.Lui ( è superman!!) sa suonare anche la tromba, ha già fatto il morbillo e mi propone di provare a casa mia.In più mi porta in regalo una cassetta musicale (precursore di i pod) sulla quale ha registrato la base musicale su cui esercitarmi da sola.Non ho numerosi ricordi dei miei primi anni di vita, ma l’emozione di trovarmi sul palco del teatro è tanta che ricordo quei momenti in ogni dettaglio…. Non si entra mai nella chiesa da soli e talvolta è un piccolo

gesto quotidiano di vicinanza che fa la differenza.ritorno al presente mentre il canto finisce e guardo i ragazzi mentre mi unisco, guidata dalla voce pacata di Severina, a Sandra, Paola, Costanza, Linda e a tutti i genitori che pregano per questi ragazzi e li affidano alla Madonna come faceva Don Orione.Possano anche loro trovare qualcuno che cammini loro accanto anche solo un attimo ma toccando loro il cuore.

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Vita di comunità

Haibisognodicontattarelaparrocchia?Eccoilnuovoindirizzomail:

[email protected]

Domenica 2 Marzo i 77 ragazzi di quarta elementare hanno ricevuto per la prima volta il sacramento della riconciliazione. Noi catechiste ci eravamo proposte di evidenziare opportunamente l’importanza e la sacralità del momento che a volte non è sottolineato come merita. Abbiamo applaudito all’idea felicissima di don Renzo di disporre i ragazzi intorno all’altare: non solo sono stati evitati i momenti di distrazione ma, soprattutto, ognuno si è sentito protagonista di un evento molto importante non solo per sé ma per tutta la comunità, che ha condiviso con altrettanta partecipazione. il vangelo, proponendo la parabola del Padre misericordioso, ha facilitato la riflessione su quanto era stato trattato durante il percorso di preparazione e inoltre le belle, semplici e significative parole di don Paolo all’omelia hanno costituito il debito rinforzo e hanno suggerito anche agli adulti come seguire i figli nel loro percorso di fede.Dopo la S. Messa i ragazzi sono stati divisi in sei gruppi, quante le catechiste, e ogni gruppo, girando nelle varie stanze, ha potuto, mediante attività diverse, riflettere sul sacramento che avrebbe ricevuto nel pomeriggio.Tutto ciò non era stato progettato solo per riprendere sinteticamente i concetti basilari già trattati, ma anche per tranquillizzare i più apprensivi e timidi, per stemperare le tensioni.I genitori dei ragazzi, invece, nel salone dell’oratorio hanno completato l’organizzazione del pranzo comunitario. La presenza della famiglia durante il percorso di accompagnamento al Sacramento e durante la

la prima confessionesomministrazione del Sacramento stesso, è stata una cosa fortemente voluta quest’anno, forse più delle altre volte.Durante i mesi precedenti i responsabili della preparazione alla Prima confessione (sacerdoti e catechiste) si sono spesso rivolti questa semplice domanda: “Perché i Sacramenti di Battesimo, Eucaristia, Cresima (per non parlare poi del Matrimonio) sono per tradizione accompagnati da grandi festeggiamenti che coinvolgono non solo la famiglia ma anche tutti i parenti ed amici e la Prima Confessione passa quasi inosservata? Essa va festeggiata e celebrata con la stessa massiccia presenza.Ed ecco allora non solo l’invito per ogni famiglia a

partecipare alla Santa Messa, ma anche la richiesta del proprio coinvolgimento alla preparazione del pranzo comunitario: il momento conviviale aiuta a socializzare ma anche a riflettere su quanto si sta vivendo.Il salone è stato apparecchiato il giorno prima (tavoli, panche, tovaglie, piatti, posate, ecc.) grazie all’aiuto di don alessandro e dei suoi giovani collaboratori.La partecipazione è stata massiccia e si sono dovuti

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Vita di comunità

Le catechiste di quarta

aggiungere dei tavoli, per alcuni purtroppo… solo posti in piedi; il cibo è stato veramente molto abbondante, ottimo e sicuramente molto apprezzato da tutti. E’ stato un bel momento di vita comunitaria.a fine pranzo i genitori si sono incontrati con don Paolo per una breve riflessione e i ragazzi, ogni gruppo con la catechista di riferimento, hanno avuto un momento di suggestiva meditazione: quasi tutti hanno dato prova di responsabilità.Successivamente è iniziato il rito del Sacramento: c’erano a disposizione sei sacerdoti e tutto si è svolto con la massima partecipazione ed attenzione non solo da parte dei ragazzi, ma anche di tutti i genitori; accompagnati dalla voce guida si sono recitati salmi e preghiere ed anche canti (non possiamo non ringraziare Cristina Foppa che aveva dedicato tempo anche nella preparazione dei canti per rendere partecipi e sicuri tutti).alla fine della propria confessione, ogni ragazzo è stato accolto ai piedi del presbiterio dai propri genitori che lo hanno accompagnato con un lume acceso (i segni hanno la loro importanza) fino all’altare della Madonna dove è stata recitata la preghiera

indicata dal sacerdote. E’ stato davvero un momento molto significativo e anche un poco commovente.alla fine a ogni ragazzo, dinanzi a mamma e papà, è stato dato un attestato che possa per sempre fargli ricordare questo momento.Finito il rito delle confessioni tutte le famiglie dei neo-confessati si sono fermate per un altro momento “speciale”: l’unzione prebattesimale di BARSHA E DONIA, due ragazze che stanno seguendo il percorso della catechesi e che hanno chiesto di ricevere il battesimo. Seguite dalla preghiera di tutti i presenti, sono stati segnate con il segno di croce le loro mani, spalle, occhi,orecchie, bocca, fronte e cuore perché possano essere usate per conoscere, tenere sempre in sé e imitare l’esempio di Gesù. Sono stati poi loro consegnati la croce (da tenere al collo) ed il vangelo (da leggere) per approfondire il loro itinerario catecumenale che le porterà a ricevere il battesimo il prossimo maggio. E’ stata veramente un’altra emozione grande.

PRANZO di PASQUA 2014 Domenica 13 aprile si terrà il Pranzo di Pasqua (120/150 ospiti indigenti).

Chivolessecollaboraresimettaincontattocon:-CarlaCapra024238241percucinare-FulvioCoppi3477634394eItaloFasulo3356818031percollaborareapre-parareillocaleeipiatti(dalle9:30/10),servireatavola(dalle11:30/12),farelepuliziefinali(dalle14:00).Sonograditideicontributiperl’organizzazionedelpranzoel’acquistodivet-tovaglie,bevande,regali,colombe,addobbiecc.

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Vita di comunità

Educare: tra serrature e porte“L’educazione è cosa del cuore e le chiavi del cuore le ha solo Dio”. così don Bosco: umile, veloce e profondo. Ogni volta che penso a questa frase capisco l’importanza che ha il ruolo dell’educatore nella vita e subito dopo mi dico che in fondo siamo un po’ tutti educatori.Mi capita di fermarmi attonito di fronte all’oratorio colmo di ragazzi in questi primi accenni di primavera: mamme con la carrozzina, nonni con i nipotini dietro, adolescenti che sfumacchiano e se la ridono. Tutti in fondo siamo educatori, siamo cioè - etimologicamente parlando – scultori che cercano di scovare il meglio che c’è in ogni persona, la possibilità di bene che è insita dentro ogni ragazzo.

Don Bosco mi colpisce perché come sempre riesce a mettere insieme la quotidianità con la spiritualità riportando il lavoro dell’educatore dalla dimensione cognitiva ed affettiva a quella soprattutto spirituale. “Le chiavi del cuore” non sognare di averle tu, caro il mio educatore, le chiavi le ha Dio, quasi a ricordarci che alla fine siamo semplicemente la brutta copia dei contadini di un tempo che, con sacrificio e buona volontà preparavano il terreno con solchi fatti a mano per gettare il seme, il tutto condito con l’unica forza che avevano, la speranza che il seme morendo generasse frutto, dunque vita.In questo tempo quaresimale guardo con occhio di gratitudine i tanti educatori che si appassionano ai loro ragazzi: li vedo a volte frustrati dai numeri che vacillano, dalle loro reazioni scocciate ed a volte annoiate che non

ricompensano le ore, a volte le notti passate a pensare o preparare l’attività. Lo sguardo è anche di profonda attenzione, sì, perché essere animatori in oratorio e di un gruppo non è solo questione di volontariato, è vocazione da compiere con passione e competenze, queste ultime da acquisire. Nessuno, diceva quello, “nasce imparato”, siamo chiamati tutti, a tutte le età, a metterci in movimento, perché educhiamo con la vita e non con le parole o i foglietti prestampati con le domande e qualche bigotto disegno da suora.Educhiamo con la presenza vera, quella capace di essere amico e nello stesso tempo arbitro, confidente e direttore del nostro educando. Non è facile, è vero, ma è tanto,

tanto appassionante che spesso, quando stanco arrivo davanti alla giornata che tramonta e le borse degli occhi si riempiono di lacrime per i fallimenti subiti, penso: “Le chiavi del loro cuore le hai tu, io ci posso mettere solamente tutto me stesso”.È spinto da queste riflessioni e da tanta passione ed anche dalla certezza che “solo una buona educazione può

salvare il mondo” - parafrasando il caro don Orione - che ho deciso di proporre ai giovani alcune giornate di formazione sull’educare, sui tratti dell’educatore, sulle tecniche migliori per essere accattivanti e carismatici ma anche per ritrovarci davanti al portinaio, quello vero, quello che ha le chiavi, l’unico in grado di aprirci orizzonti di cielo lì dove noi siamo portati a vedere cemento.Non so cosa capiterà (forse l’ennesima frustrazione), so solo che se il corso funzionerà i primi ad accorgervene sarete voi che entrando mano nella mano con i vostri figli o nipoti troverete ragazzi contenti, mischiati in mezzo agli altri, capaci di inserire Dio nelle serrature dei cuori più arrugginiti. Pregate per noi.

don Ale

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Vita di comunità

Riccardo Vanoli

raggiunta quota 6 mesi. Non la meta, ma la metà; proprio vero, tanto più che aspettandosi di intravedere almeno un po’ l’arrivo, si scopre invece di essersi appena messi in cammino e che di strada ce n’è ancora parecchia da fare. Per quanto conferme si possano cercare e trovare, la fatica più grande sta nel riconoscersi fragili e a tratti oscillanti. Due buone news a questo punto: la prima è che l’anno funziona e permette di scalfire un po’ di quelle altrimenti intoccabili sicurezze, la seconda, la più importante, è il fare esperienza di come il Signore proprio

da quelle fragilità voglia partire facendomi capire che a poco a poco è necessario che lasci fare strada a Lui.Insomma come va? Va proprio bene, con la bellezza e la serenità della fatica di chi rischia scoprendo che c’è qualcosa di più, Qualcuno che chiama ad una vita piena.Spesso mi scopro divertito nel ritrovare nei miei pensieri la tensione fra “già” e “solo”: sono già passati sei mesi ? sono passati solo sei mesi? Domande che si alternano a seconda del momento ma sono sintomatiche di un desiderio che spinge e della consapevolezza di una scelta importante che invece chiede tempo, della bellezza dello stare insieme in comunità e della fatica di accettare il silenzio come luogo dell’ascolto e preludio inevitabile per qualsiasi missione, di tante quotidiane ricchezze che delineano una strada da prendere e della consapevolezza di un tempo unico di cui fare tesoro.

Per andare un po’ più sul concreto questi mesi sono trascorsi alternandosi fra il lavoro manuale nei campi (un po’ ma non troppo), gli incontri (tanti) con il Padre Maestro e altri religiosi di Don Orione e una quotidianità abbastanza normale in costante ricerca dell’altro. Significativo ed importante è stato vivere questo Natale in una casa diversa dal solito con una famiglia diversa dal solito, un momento però davvero bello e prezioso.Ritorno ora, mentre scrivo, dalla seconda settimana vocazionale a Fano, la prima è stata a Palermo, giorni

davvero irripetibili in cui il prepararsi di Villa Borgia diventa un buttarsi a cannone negli incontri con i ragazzi e gli adulti, dal catechismo fino agli over 80, cercando di dare tutto per riuscire a far passare un po’ di quel fuoco che ci brucia dentro e dà senso alle nostre vite, per cercare di comunicare quel Dio che non è un’idea ma un incontro che cambia la vita.Ho detto molto ma mi accorgo di aver detto poco; davvero quest’anno è occasione per scoprire tante cose su di me e cercare di mettere alcuni punti fermi, sperando di

scoprire la direzione giusta da prendere al bivio che ci si pone innanzi per poter poi continuare a camminare.Ecco quindi giusto un flash di come vanno le cose, perdonate lo stile frammentato e l’ordine un po’ confusionario ma più si va avanti, più il fare sintesi diventa estremamente importante ma anche terribilmente difficile.Insomma qui a Velletri la vita è bella, spero tanto sia così anche per voi; non resta allora che prendersi un impegno: ricordiamoci a vicenda di stare allegri perché siamo in cammino verso la Pasqua e, anche se un po’ ci toccherà, non senza fatica, di morire a noi stessi, tanto più grande sarà la sorpresa di questa Nuova vita col risorto. Un grande saluto a tutti e un grazie di cuore a chi con coraggio mi accompagnerà in questi ultimi sei mesi di noviziato ricordandomi al Maestro ;)

Non la meta, ma la metà!

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Calcio d’ango

lo

“A volte la sfortuna ci priva di qualcosa di molto importante, ma l’amicizia e l’amore possono tutto...”L’aveva fatta mille volte quella curva sulla strada di casa. Pensava che per l’abitudine, addirittura, ilsuo motorino l’avrebbe potuta fare anche da solo. L’affrontò un po’ così, con sufficienza, con una manosola, mentre l’altra giocava con la cerniera del giubbotto. andava troppo forte, questo accadde inrealtà, e quando se ne rese conto fu tardi.

Cercò la salvezza nel freno, ma il motorino, già inclinato, non poteva rispondere bene. caddepesantemente, ricordò una gran botta da qualche parte e poi nulla più. Michele giocava a calcio dasempre, era un dieci nell’anima e nei piedi, metteva il pallone dove voleva, lo accarezzava in campo e lasera prima di andare a dormire. Giocava in modo strepitoso, un piccolo Rivera, un lancio fenomenale, gliattaccanti con lui andavano a nozze, uno smarcamento e la palla lì che arrivava, sempre morbida eprecisa. un giorno Michele incontrò Gabriele, il suo centravanti. Lo capì subito, dagli occhi, da come

quello si tirava su i pantaloncini. Lo capì dallo scatto, dalla voglia di gol, da come gli chiamava il pallone epoi lo calciava, fino o impetuoso. Si apprezzarono reciprocamente e quando poi scoprirono di averemolte altre cose in comune, il rock, i panini ruspanti, le ragazze brune che non se la tiravano troppo, sipromisero che non si sarebbero lasciati più, costi quel che costi. Quando Michele si infranse su quellacurva e dopo mesi di cure non riuscirono a rimetterlo

più in piedi, quella promessa parve sfumare edistante: Michele non voleva più uscire di casa, Gabriele non voleva più segnare, visto che sbagliavaanche gol facili facili. La vita li tenne divisi abbastanza, ma ci sono distanze che si possono colmare infretta.Si rividero allo stesso campo, i genitori di Michele che provavano disperatamente a recuperarealmeno un pezzo di sorriso, ma lui niente, più nervoso e musone che mai. Gabriele abbozzò un mezzosaluto, timido, quasi colpevole per essere ancora

su un campo e non su una sedia a rotelle, Michele fecefinta di non guardare e comunque non rispose. Fuori la recinzione del campo si rividero ancora, Gabrieleseduto per terra con la borsa tra i piedi, i capelli ancora misti di doccia e sudore, con una tristezza chesapeva molto di solitudine. Fu forse il fatto di non vedere l’amico in piedi, fatto sta che a Michelespuntò dalla bocca un ciao. Si incontrarono il giorno dopo, in una stanza attrezzata per chi le gambe leaveva lasciate altrove, ed il centravanti confessò al piccolo Rivera che senza di lui non avrebbe segnatopiù, aveva perso il cuore, aveva perso l’anima, aveva perso

Le gambe altrove

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Calcio d’angolo

il senso del gioco. Gabriele disse che potevano giocare ancora insieme, Michele mi disse “ma come, non mi vedi?”, Gabriele propose una nuova promessa, eri il mio cuore io sarò le tue gambe, Michele disse “non torneranno”, Gabriele disse “chissà, proviamo e poi chissà”.All’ultimo minuto di un campionato giocato punto a punto, con Michele sempre a bordo del campo dietrouna porta e Gabriele pronto a tirare da tutte le posizioni, all’ultimo minuto di uno zero a zero chevoleva dire sconfitta, l’arbitro fischiò una punizione. La barriera la tirava per le lunghe, gli ultimispiccioli di tempo che andavano via. Gabriele si guardò dentro e non si trovò, si sentì stanco e senzafiducia. il piccolo rivera che non gli staccava mai gli occhi di dosso, se ne accorse, gridava asquarciagola “forza!”, ma quella forza non la trovava. allora Gabriele disse ai compagni e alla palla“aspettate”, andò dal suo amico e gli disse “tirala tu!”, io non so proprio dove. Michele aveva studiatobene il portiere avversario, un “gigantone” con due mani a tenaglia che volava a mezz’aria che era unabellezza. Fu per questo che con convinzione disse, sottovoce, “bassa nell’angolo...”, “di collo pieno...”.“bassa nell’angolo...”, recitava ormai Michele sotto voce a denti serrati, stringendo forte i bracciolidella sedia a rotelle, il viso contratto, la fronte sudata. Trattenne il fiato e sperò con tutte le sue

forze, come di più non si poteva sperare. La vide partire, quella palla benedetta, bella forte e dritta,proprio bassa e nell’angolo. il portiere si tuffò bene ma non arrivò in tempo. Si sentirono molte urla digioia a quel gol, ma quelle di Michele furono sicuramente le più forti. Dalla sua gola uscì un “siiiiiii, siiiiiii”prolungato e ripetuto, le braccia arrampicate nell’aria in su, gli occhi chiusi a prendersi un pezzo diazzurro. abituato a viversi tutto il dolore da solo, non pensava si potesse condividere la gioia. Fu perquesto, forse, che in piena esultanza, non si accorse che il suo amico, con una rincorsa lunga dal tiro dipunizione al bordo campo, stava arrivando con lo stesso urlo e lo stesso -sì verso di lui.Si ritrovò così per terra, con la carrozzina da qualche parte, travolto dall’abbraccio prima di Gabriele e poi di altri, erano lì, lui e gli altri, a gridarsi gol con tutto il fiato che avevano, gol e basta, perché le parole sono sempre troppe ed allora quella unica bastava, gol e basta, con abbracci che non finiscono mai e sarebbero durati tutta la vita, gol e basta ma “rimettetemi almeno sulla carrozzina”, “no tu vieni con noi perché l’arbitro ha fischiato la fine e ti portiamo in braccio a fare il giro del campo!”.Fu proprio quel giorno che Michele si dimenticò di aver lasciato le sue gambe altrove.Aveva quelle di qualcun altro e con quelle avrebbe camminato sempre, da allora in poi.

Guardiamo le partite e ci chiediamo cosa serva ad una squadra per vincere, ci chiediamo quale sia il modulo migliore, l’allenamento migliore o la tattica vincente. E’ vero, questi elementi sono importanti, sono necessari per ottenere dei risultati, ma ancora prima viene la squadra, viene l’amicizia che lega i compagni. Questa storia così forte, commovente, che riesce ad emozionare, rappresenta l’essenza del concetto di amicizia. L’unione delle persone all’interno della squadra è la carta vincente. Michele e Gabriele rischiano di essere separati, ma per il secondo non esiste ostacolo che tenga, ha bisogno del cuore per giocare, la sua abilità con i piedi non basta. Ha bisogno di colui che lo ispirava, che gli dava sicurezza e fiducia. E non importa se Michele non possa più giocare al suo fianco all’interno del rettangolo verde, perché potrà continuare a farlo, potrà continuare ad essere il suo cuore ed essere parte della squadra, essere presente in ogni giocata della partita. Potrà farlo tifando partita dopo partita, con l’aiuto di Gabriele e di tutti i compagni che hanno saputo coinvolgerlo di nuovo, che hanno fatto in modo che ancora una volta Michele fosse travolto dalla passione per il calcio. Non può correre, ma la speranza che la gioia di una vittoria possa arrivare anche al suo cuore lo renderà ancora una volta il numero 10 che da bordo campo potrà guidare la squadra.Michele grazie alla grande amicizia di Gabriele ha trovato molto di più di due gambe e la squadra grazie a questo grande legame ha trovato la sua grande forza.Voglio che questa storia arrivi al cuore di tutti, spero che tutti i bambini e ragazzi nelle loro squadre sappiano creare al loro interno amicizie forti, che accompagnino la loro vita e lo sport sia da quando militano nei piccoli amici fino a quando saranno uomini. Luca Ceci

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Calcio d’angolo

TERZA CATEGORIA1 Oratorio San Gaetano 561 Assaghese 563 Travaglia 504 Baggio II 469 Orione 31

ALLIEVI REGIONALI1 Olmi Cesano 542 Rozzano 513 Viscontini 444 Inveruno 4214 Orione 7

ALLIEVI B1 Accademia Gaggiano 442 Vercellese Real 423 Romano Banco 343 Macallesi 346 Orione 21

GIOVANISSIMI A1 Casorate Primo 482 Orione 433 Locate 414 Assago 395 Travaglia 38

GIOVANISSIMI B1 Iris 1914 512 Olmi Cesano 422 Barona 424 Santa Rita Vedetta 315 Orione 18

Continua a seguire le squadre dell’agonismo e

soprattutto i “piccolini” del pre-agonismo sul nuovo sito

della società

www.usorionemilano.it

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In

bacheca

Aprile20141 M

2 M Messa dei lavoratori h. 7.00

3 G

4 V Ritiro di convivenza

5 S Ritiro di convivenza - Happy hour in oratorio h. 19.00

6 D Ritiro di convivenza

7 L Adorazione h. 21.00

9 M Messa dei lavoratori h. 7.00

8 M

10 G

12 S

13 D Pranzo di Pasqua - Ritiro Comunioni

14 L

15 M

16 M Messa dei lavoratori h. 7.00 - Messa alla Cardarelli h. 7.15

17 G Giovedì santo - Triduo Pasquale

18 V Venerdì santo - Triduo Pasquale

19 S Sabato santo - Triduo Pasquale

20 D Pasqua

21 L Lunedì dell’Angelo

M23

22 M

G24

V25 Festa della Liberazione

S26

D27 Convegno operatori pastorali - Canonizzazione Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII

L28

11 V Ciotola di riso h. 18.30 Catechesi sul Padre nostro don Paolo h. 21.00Venerdì 4 aprileSabato 5 aprile

Domenica 6 aprile

Ritiro di convivenza

venerdì 11 aprile

Ciotola di riso18:30

29 M

M30

Preghiera alla Cardarelli Dal 3 al 15 aprile

ore 7.45Mercoledì 16 sarà celebrata la Messa h. 7.15

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