Colle Rosso dicembre 2012

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il C olle R osso Periodico | N. 25| Dicembre 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org PALESTINA, SOGNO DI PACE P.7 SPESE FOLLI PER IL SINDACO P. 6 L ’altro giorno, cu- riosando tra gli scaffali di una li- breria, mi sono imbat- tuto nell’ultimo lavoro di Stefano Rodotà, ‘Il diritto di avere diritti’. Pur se ultimamente il tempo dedicato alla lettura si è ridotto, a causa di pressanti im- pegni, ho deciso di acquistarlo. Tra l’altro mi ha colpito l’incipit: ‘diritti senza terra vaga- no nel mondo globale alla ricerca di un costituzio- nalismo anch’esso globale che offra loro ancoraggio e garanzia’. Ciò mi induce ad una riflessione. Oggi il bagaglio di diritti che ha costituito lo statuto del cittadino dalla rivoluzione francese in poi, appare inadeguato, in due opposte direzioni. Per alcuni la modernità starebbe nel rinunciare ad una serie di garanzie per risanare l’economia in crisi. Lo Stato contemporaneo, infatti, non potrebbe più coniugare sviluppo e welfare se non attraverso il debito dive- nuto insostenibile. Scuola e sanità, ad esempio, da conquiste di civiltà, diventerebbero dei lussi. Per altri, e io tra questi, la società del terzo millennio reclama nuovi diritti, come quelli ai beni comuni. Tra i cardini dell’ordine democratico c’è il diritto di voto. Oggi, però, la stessa democrazia rappresentativa è in crisi e genera due fenomeni contrapposti. Da una parte incentiva, anche a causa degli scandali della politica, un livello di astensionismo impressionante. Dall’altra, reclama un livello più diretto di coinvolgimento dei cittadini. In questo quadro, lo strumento delle prima- rie è una delle cure ai mali della politica. L’autorefe- renzialità e la chiusura, lasciano il passo all’apertura e al confronto. A fronte della legge elettorale per cui i parlamentari sono nominati, il centrosinistra, dopo la scelta del candidato premier, a fine dicembre terrà le ‘parlamentarie’. Allora tra quei diritti che ‘vagano alla ricerca di una garanzia’ di cui parla Rodotà si po- trebbe annoverare anche quello a forme di democra- zia partecipativa. Del resto le primarie, entrate ormai nel nostro codice genetico, sono il modo più sano per scegliere i rappresentanti, anche locali. Sono una grande occasione di crescita e dibattito sui problemi da affrontare – e quelli di Priverno sono molti e gravi – e sulle soluzioni per risolverli. Rappresentano an- che una grande opportunità per ricucire la distanza tra politica e persone. LE ISOLE DEL FALLIMENTO P.3 Più primarie per tutti Che la festa della democrazia trionfi di Angelo Delogu Q uello che state per leggere è il numero 25 de “Il Colle Rosso”. Questo, sempre se la matematica non è un’opinio- ne, vuol dire che abbiamo tagliato il traguardo del secondo anno di “attività” e entriamo nel pieno del terzo anno di attività. Nei due anni trascorsi vi abbiamo aggiornato su cosa accadeva nel nostro piccolo comune, delle magagne di un’am- ministrazione comunale che, anno dopo anno, si mostra sempre più interessata a risolvere i propri affari piuttosto che che a risolvere i pro- blemi della collettività. Sappiamo di essere talvolta caduti in errore, ma siamo allo stesso modo coscienti di esser migliorati, anche grazie ai vostri suggerimenti e consilgi. Noi, da parte nostra, continueremo a produrre questo foglio informativo con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia che c’abbiamo messo sin dal primo numero. Sperando che tutti voi continuiate a restare nostri ap- passionati lettori. Venticinque numeri e non sentirli

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Edizione natalizia del Colle Rosso. Anche questo mese non poteva mancare l'appuntamento con il periodico di informazione curato dalla sezione di Priverno di SEL

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il ColleRosso

Periodico | N. 25| Dicembre 2012 | A cura del circolo SEL di Priverno | selpriverno.netsons.org

Palestina, sogno di Pace P.7sPese folli Per il sindaco P. 6

L’altro giorno, cu-riosando tra gli scaffali di una li-

breria, mi sono imbat-tuto nell’ultimo lavoro di Stefano Rodotà, ‘Il diritto di avere diritti’. Pur se ultimamente il tempo dedicato alla lettura si è ridotto, a causa di pressanti im-pegni, ho deciso di acquistarlo. Tra l’altro mi ha colpito l’incipit:

‘diritti senza terra vaga-no nel mondo globale alla ricerca di un costituzio-nalismo anch’esso globale che offra loro ancoraggio e garanzia’. Ciò mi induce ad una riflessione. Oggi il bagaglio di diritti che ha costituito lo statuto del cittadino dalla rivoluzione francese in poi, appare inadeguato, in due opposte direzioni. Per alcuni la modernità starebbe nel rinunciare ad una serie di garanzie per risanare l’economia in crisi. Lo Stato contemporaneo, infatti, non potrebbe più coniugare sviluppo e welfare se non attraverso il debito dive-nuto insostenibile. Scuola e sanità, ad esempio, da

conquiste di civiltà, diventerebbero dei lussi. Per altri, e io tra questi, la società del terzo millennio reclama nuovi diritti, come quelli ai beni comuni. Tra i cardini dell’ordine democratico c’è il diritto di voto. Oggi, però, la stessa democrazia rappresentativa è in crisi e genera due fenomeni contrapposti. Da una parte incentiva, anche a causa degli scandali della politica, un livello di astensionismo impressionante. Dall’altra, reclama un livello più diretto di coinvolgimento dei cittadini. In questo quadro, lo strumento delle prima-rie è una delle cure ai mali della politica. L’autorefe-renzialità e la chiusura, lasciano il passo all’apertura e al confronto. A fronte della legge elettorale per cui i parlamentari sono nominati, il centrosinistra, dopo la scelta del candidato premier, a fine dicembre terrà le ‘parlamentarie’. Allora tra quei diritti che ‘vagano alla ricerca di una garanzia’ di cui parla Rodotà si po-trebbe annoverare anche quello a forme di democra-zia partecipativa. Del resto le primarie, entrate ormai nel nostro codice genetico, sono il modo più sano per scegliere i rappresentanti, anche locali. Sono una grande occasione di crescita e dibattito sui problemi da affrontare – e quelli di Priverno sono molti e gravi – e sulle soluzioni per risolverli. Rappresentano an-che una grande opportunità per ricucire la distanza tra politica e persone.

le isole del fallimento P.3

Più primarie per tuttiChe la festa della democrazia trionfi

di Angelo Delogu

Quello che state per leggere è il numero 25 de “Il Colle Rosso”. Questo, sempre se

la matematica non è un’opinio-ne, vuol dire che abbiamo tagliato il traguardo del secondo anno di “attività” e entriamo nel pieno del terzo anno di attività. Nei due anni

trascorsi vi abbiamo aggiornato su cosa accadeva nel nostro piccolo comune, delle magagne di un’am-ministrazione comunale che, anno dopo anno, si mostra sempre più interessata a risolvere i propri affari piuttosto che che a risolvere i pro-blemi della collettività. Sappiamo

di essere talvolta caduti in errore, ma siamo allo stesso modo coscienti di esser migliorati, anche grazie ai vostri suggerimenti e consilgi. Noi, da parte nostra, continueremo a produrre questo foglio informativo con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia che c’abbiamo messo sin dal primo numero. Sperando che tutti voi continuiate a restare nostri ap-passionati lettori.

Venticinque numeri e non sentirli

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LocaleNome? Simone. Cognome? D’Errico. Età? 23 anni. Da dove vieni? Nato e vissuto a Ceriara. Segni partico-lari? Molti mi conosceranno anche come “il ragazzo del giornalino” visto che da circa tre anni gironzolo per il mio quartiere in bici regalando copie di que-sto bellissimo gionalino. Ah, a proposito. Mi scuso con tutti i mie aficionados se da settembre arrivano

meno copie, ma mi trovo all’estero per completare i miei studi. Come mai ci concedi quest’intervista dal tuo buen retiro di Las Palmas? Perché voglio inviare agli abitanti del mio quartiere un messaggio sotto forma di lettera. Per dire a tutti loro quello che pen-so, perché nemmeno la lontananza può cancellare l’affetto che provo per la mia terra.

Perché sosterrò Angelo Delogudi Simone D’Errico

Cara Ceriara ti scrivo, così mi rilasso un.. no, quella è una canzone. Ricominciamo.Cara Ceriara, ti scrivo per parlarti dei miei timori e delle mie perplessità, che so essere le stesse anche per te. Vorrei par-larti di politica, un argomento per te tanto dolente e difficile quanto importante. Vorrei parlarti del fatto che quest’anno ci saranno le elezioni comunali e che come in passato, rischi di essere dimenticata, o peggio ancora presa in giro. Vorrei parlarti di come sono trascorsi gli ultimi dieci anni, di come in questi due lustri l’amministrazione Macci ti ha trattata. Vorrei parlarti dei mille problemi che tutt’ora ti affliggono: una scuola abbandonata e tenuta in pessime condizioni; strade piene di buche, scarsa segnaletica e illuminazione pubblica completamente assente; una ludoteca ormai chiu-sa da anni; il canale Iavone che versa in condizioni pietose così come i ponti che lo attraversano; per non parlare, in-fine, delle condizioni delle case popolari, delle quali i nostri amministratori a fatica ricorderebbero la strada per arrivarci.Non è mia intenzione infierire, ma voglio semplicemente ri-cordare il motivo per cui ti trovi così. E soprattutto a chi devi attribuire i “meriti”. Perché prese in giro come la rotatoria di plastica (quella di fronte da Marcoccia) non devono più ri-petersi. E perché i fondi del bilancio partecipativo dovevano essere utilizzati in maniera diversa, e non per realizzare una piazzetta bruttina e messa lì come un contentino.Lo scenario politico vede un centrodestra frammentanto e il forte rischio che da quello schieramento non possa che ripresentarsi la stessa ricetta – la stessa che ti ha ridotto cosi, cara Ceriara. Per questo mi preme darti un consiglio. Dopo aver constato le condizioni in cui versi, urge la necessità di prendere una decisione condivisa da tutti, perché solo se Ceriara sarà unita, allora potremmo assistere ad un vero e proprio cambiamento. La via intrapresa dal comitato Ceria-ra.it è lodevole e sfido chiunque a metterne in discussione le sacrosante premesse. Ma si corre il rischio che si ripeta lo stesso film di dieci e cinque anni fa: “regalare” i nostri voti,

le nostre idee e i nostri sogni ai candidati di Priverno o a candidati di Ceriara usati come burattini. Questo è ciò che accade da sempre e nessuno può dire il contrario.Cara Ceriara io invece ti scrivo, vi scrivo cari ceriaroli, af-finché vi ricordiate le facce di chi vi promise mari e monti (il solito remake del mai morto acqua a Ceriara e luce a Maccalè). Vi scrivo per proporvi una via alternativa, una ri-cetta che sta funzionando in grandi città come Milano, Na-poli, Cagliari e Genova. Un centrosinistra finalmente unito e coadiuvato dalla cosiddetta società civile. Aiutato, cioè, da semplici cittadini e da associazioni che spontaneamente hanno deciso di contribuire con le proprie idee al progetto amministrativo di quelle città. Per questo io so già quale strada intraprendere, per questo ho scelto il mio candida-to, colui che sono sicuro saprà farsi carico dei problemi del paese e soprattutto delle periferie come Ceriara. Parlo, na-turalmente, di Angelo Delogu.Non è a caso che abbia scelto di sostenerlo, non è a caso che vi chiedo di ascoltare e credere in questa possibilità di cambiamento che difficilmente si ripresenterà. Non vi sto chiedendo un voto, non sto qui a intontirvi con il solito refrain da campagna elettorale. Quello che voglio fare è narrare una nuova storia, un nuovo cammino che vorrei intraprendere con tutti voi, di un futuro che vorrei contri-buire a scrivere assieme a tutti voi, ceriaroli. Vi chiedo solo di ricordare chi e ciò che ha portato Ceriara a questa situa-zione, poi di ascoltare Angelo Delogu. E di ascoltare tutte le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi che lo sosten-gono. Ascoltateci anche per un secondo, leggete le nostre proposte e poi prendete una decisione. Il cambiamento è possibile, una Ceriara ed una Priverno migliori non sono solo possibili, ma stanno per essere realizzate. Per questo chiedo a gran voce il vostro contributo, solo grazie a voi potremmo trasformare i sogni di tutti noi in realtà. E siate sicuri che il mio impegno affinché ciò avvenga sarà massi-mo. Saluti e… hasta luego.

Dunque, dopo un anno e mezzo di blocco sostan-ziale delle attività “me-diche” del Consultorio, dopo una serie infinita di proteste (manifesta-zioni, petizioni, raccolta firme, ecc.) la risposta arriva non dalla Regione bensì da una On-lus di Terracina che molto meri-toriamente mette a disposizione gratuitamente un Ginecologo per due-tre ore a settimana. Pas-

siamo dalle sedici ore precedenti di presenza Medica, dalle mille donne visitate ogni anno e altre centinaia di consulenze o consi-gli forniti, passiamo cioè da una struttura pubblica di eccellenza al servizio della salute delle donne

ad un servizio “compas-sionevole” che si regge solo grazie alla solidarie-tà di una associazione di volontariato. Il tutto nel silenzio assordante degli amici dell’ex Presidente

Polverini (quella che se vinceva ci riapriva l’Ospedale) e della Giunta Macci, interessata più a organiz-zare feste e gemellaggi che non a salvaguardare i diritti dei nostri concittadini.

Consultorio,sanità compassionevole?

di Federico D’Arcangeli

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Il 2 aprile 2012 è la data di na-scita delle isole ecologiche del centro storico di Priverno

ed alcune già segnano la data di morte. La causa? Sono rotte. Ecco allora che sulla scena tornano prontamente i vecchi, pensavamo superati, bidoni. Pensate che la chiusura di alcune di queste abbia creato sgomento tra i cittadini? La risposta è no. Certo si sente la chiacchiera sui soldi spesi e quella a proposito della modifica arre-cata ad una piazza piuttosto che un’altra, fino ad arrivare ad una questione di non poco peso e cioè della riduzione dei parcheggi. Tuttavia non si pone il problema del fallimento di questo progetto nella sua logica. Non c’è da stupir-si! Non essendoci stata una pre-cedente campagna di educazione e sensibilizzazione indirizzata ad un pubblico differenziato, non

poteva pretendersi la buona riu-scita. Il centro storico è ben noto, per essere abitato in larga parte da persone anziane e l’unico me-todo per spiegare loro il funzio-namento dell’innovativo sistema è, a mio avviso, lo stesso che uti-lizziamo quando gli mettiamo in mano un telefonino ricaricabile: parlandone con calma, con termi-ni semplici e ripetendo il concetto diverse volte. Abbiamo raccolto testimonianze di alcuni abitanti di una zona dove c’è l’esempio lampante del fallimento di un’i-sola ecologica. Via Regina Mar-gherita, vicinissima alla piazza del Comune, strada rinata dopo l’apertura di locali e abitata da persone cordiali che abbelliscono le loro abitazioni con piante e fio-ri rendendo il vicolo suggestivo e tradizionale. Quello che stona è proprio l’isola ecologica adiacen-

te al muro del teatro comu-

nale, in quanto diviene puntual-mente una discarica.Ci si può trovare di tutto: divani, materassi, parti di mobili. Il tutto è depositato da persone prive di senso civico e troppo pigre per giungere sino ai luoghi preposti allo smaltimento di particolari ri-fiuti, ma anche solo di chiamare il servizio comunale che, gratuita-mente, li raccoglie a casa. Il Comu-ne sembra non contrastare certi atti, lo si rileva dalla sensazione che di fatto li ignori, lasciandoli putrefare ed è grazie alla buo-na volontà di alcuni cittadini che ce ne liberiamo. Quello che rica-viamo dalle istanze cittadine di questa zona specifica è che non si traggono agevolazioni dalla raccolta differenziata eseguita in questa forma. Ora, quello che resta da chiedersi è dove arriva la responsabilità del cittadino incivi-le e dove quella dell’amministra-zione che non “civilizza”.

Il Sindaco tace, tanto per non smentirsi. E noi al-lora continuiamo a chiedere. Anche perchè ogni giorno che passa ci vengono offerti elementi

di fortissima preoccupazione. Sono crollate alcune piattaforme durante le operazioni di svuotamento, con grande rischio per gli operatori; alcune isole sono già fuori servizio; c’è una difficoltà generaliz-zata nel funzionamento dell’impianto idraulico che comanda i movimenti delle piattaforme; molte isole sono normalmente piene di acqua.Su questi aspetti abbiamo inviato nei mesi scorsi un esposto alla Procura e contemporaneamente abbia-mo rivolto al Sindaco una dettagliata interrogazio-ne con la quale chiediamo che ci si spieghi, a noi e ai cittadini, se ci sono stati errori nella progettazione o nella esecuzione dei lavori, il perchè delle infiltra-zioni d’acqua, chi paga le operazioni di svuotamen-to e così via.Silenzio assoluto, il Podestà pensa evidentemente di non dover rendere conto a nessuno; sulla opera più importante dell’allora accoppiata Macci- Martelluc-ci si deve mantenere il silenzio. Tra qualche mese i cittadini avranno modo di presentare il conto, all’u-no e all’altro.

Isole ecologiche,cosa succede?

di Federico D’Arcangeli

Chiacchierenne tra vezzochedi Martina D’Atino e Lorenzo Proietti

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Recentemente la Scuola Materna di Via Salvo d’Acquisto

è stata teatro di una pic-cola diatriba che ha visto contrapposti due grup-petti di genitori. Da un lato c’era chi faceva nota-re lo stato di abbandono e pericolo in cui versa la struttura; dall’altra chi, in-vece, tentava di sminuire i rilievi dell’altra parte.Al di là della questione squisitamente tecnica sulla fondatezza dei rilie-vi e sullo stato d’abban-dono della struttura, ciò deve far riflettere sulla “guerra tra poveri” che la segnalazione ha scate-nato. D’altronde, il primo gruppetto di genitori non faceva altro che chiede-re l’intervento di tecnici competenti che potesse-ro valutare quale fosse la gravità della situazione e se fossero realmente ne-cessari i lavori per la messa in sicurezza dello stabile.La causa di questa reazio-ne per alcuni versi ecces-siva va forse ricercata nel timore della chiusura del-la scuola, nel caso in cui i tecnici avessero ravvisato l’inagibilità dello stabile deputato ad ospitare an-che bambini in età pre-scolare. Balza all’occhio un dato di fatto: non sia-mo capaci di affrontare il problema con la dovuta

tranquillità, assicurando ai bambini il diritto alla sicurezza e alla serenità anche quando si trovano a scuola. Altrimenti si ver-rebbe a creare una sorta

di protezionismo inutile, dannoso e inconcludente, che ha come unico risul-tato la disgregazione del fronte dei genitori.E mentre in Via Sal-

vo d’Acquisto accadeva questo pandemonio, a Ceriara i genitori si rim-boccavano le maniche e lavoravano per mettere a posto le deficienze dell’i-stituto. Facendo le veci di un’amministrazione co-munale come al solito as-sente, i genitori di Ceriara hanno costituito il comita-to “Uniti per la scuola di Ceriara” e hanno iniziato a effettuare piccoli lavori manutentivi, in forma to-talmente volontaristica, autofinanziandosi e senza alcun intervento di enti vari (Comune o Provincia). L’impegno dei genitori, in questo caso, deve essere lodato e dovrebbe essere d’esempio per tutti se si vogliono affrontare situa-zioni d’emergenza senza farsi prendere da crisi di panico.Per questo è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questo tema, segnalan-do stati di abbandono di strutture pubbliche. Soprattutto quando si tratta di scuole materne, dove i bambini dovrebbe-ro passare il loro tempo serenamente e in piena sicurezza. Per questo è necessario che l’insegnate faccia l’insegnate, il ge-nitore faccia il genitore e l’amministratore comuna-le faccia il suo dovere.

Locale

Il freddo mette a nudo le nostre fragilità, le armature che abbiamo costruito con il tempo, le nostre diffi-coltà. È quello che accade soprattutto per le persone

indifese, quelle dimenticate che hanno avuto ben poco dalla vita : il freddo mette in piazza la loro disperazione sociale, la mancanza di possibilità. Ed è proprio il caso di Maurizio Letizia, chiamato da tutti (o quasi) affettuosamente Cicoria. Una vita diffi-cile la sua, fatta di solitudine e alcolismo, vissuta nelle viscere della strada, vissuta amaramente. Una vita fatta di abbandoni e certezze mai ricevute, di deliri e dispe-razioni, di indifferenza e povertà.L’inverno ed il freddo, che esso porta inevitabilmente con sé, parlano a Maurizio di tutto questo e, al con-tempo, interrogano noi, si proprio noi, sulla misura del-la qualità della vita nella nostra società, sul grado di esclusione presente sul nostro territorio. Viaggiano nel freddo le ombre della vita di Maurizio che, come tutti sanno, non ha un tetto: è un clochard, così si dice per essere moderni, per dare un grado di modernità alla mancanza di un tetto sotto cui stare, alla sofferenza , alla perdita di dignità.Da pochi giorni, su Facebook, vengono “postate” foto che lo ritraggono nella sua condizione di fragilità men-tre cerca di riscaldarsi con il fuoco, mentre cerca di ad-dormentarsi nonostante il freddo. Gli autori delle foto chiedono umilmente di trovare una soluzione; noi, an-cor più umilmente, ci uniamo al coro perché questo dà il senso del nostro impegno civico e della nostra mili-tanza. Facciamo politica per far emergere le inquietu-dini del nostro tempo, per dar voce a un’intera umanità privata di senso, per dare un futuro diverso, più felice per le persone indifese: quelle come Maurizio.

Senza tetto né leggedi Paolo Bovieri

Domenica 16 dicembre si è inaugu-rata, presso la caffetteria “La Fonta-na dei Delfini” in Piazza del Comu-ne, la mostra di pittura “Des années folles”. Si tratta di un omaggio alla pittrice polacca Tamara De Lempic-ka realizzato dall’artista setina Maria Alessandra Mon-tesi. Le opere esposte ci permetteranno di fare un viag-gio nel passato, nella Parigi degli anni ‘30, attraverso la riproduzione delle opere più celebri di un’artista che ne fu l’autentico emblema esistenziale. Tamara De Łempicka (Varsavia, 16 maggio 1898 – Cuernavaca, 18 marzo 1980), infatti, è stata una pittrice appartenente

alla corrente dell’Art Déco ed ha ca-ratterizzato un’intera epoca.Maria Alessandra Montesi è una pittrice setina, diplomata all’Istituto europeo di design in moda e all’i-stituto internazionale di comics, in

fumetto e arti illustrate. Ha vissuto per molti anni in toscana dove ha frequentato la bottega del maestro d’arte Carmine Fontanarosa. I suoi quadri dal virtuosi-smo pittorico iperrealista si contrappongono ad una resa stilistica moderna e contemporanea, con evidenti riferimenti ad una visione favolistica atemporale, dove lo spazio ed il tempo si perdono.

Gli “Années Folles” diTamara de Lempicka

La scuola “protetta”di Peppe Scarpinella

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Dal 14 al 17 novembre si è aggiunta una voce al coro di protesta degli studenti di tutta Italia: era la voce dell’ISISS Teodosio Rossi di Priver-

no. Al contrario di quanto molti potessero pensare infatti, gli studenti di Priverno hanno dato dimostra-zione del fatto, che anche nella nostra realtà resiste ancora una piccola fiammella che scalda gli animi di molte ragazze e di molti ragazzi, e che quanto que-sto governo sta facendo e ha fatto fino a ora non fa altro che alimentarla e accrescerla.Con questo spirito gli studenti dell’ISISS hanno av-viato un’autogestione durante la quale i ragazzi hanno avuto modo di analizzare a fondo il DDL Aprea, la spending review ecc., hanno potuto con-frontarsi con il mondo dei sindacati, e hanno potuto più in generale, crescere in quanto cittadini di que-sto paese. Sono stati tre giorni di protesta “alter-nativa”, che avevano come obbiettivo principale far sì che tutti i ragazzi “prendessero coscienza” di ciò che stava e sta tutt’ora accadendo intorno a loro, perchè solo informandosi sui fatti si può arrivare a dare giudizi positivi o negativi. Durante la protesta è stato difficile giudicare positi-vamente il disegno di legge presentato dall’onore-vole Aprea, uno squallido tentativo di privatizzare

le scuole e una vera e propria minaccia al diritto allo studio e alla rappresentanza degli studenti negli or-gani scolastici, come è risultato altrettanto impossi-bile sorridere di fronte alla nuova ondata di tagli nei confronti delle istituzioni scolastiche prevista nelle varie manovre del governo “tecnico”. C’è stato modo di riflettere sulla nostra situazione e ci siamo resi conto di una cosa: ci sentiamo spesso dire che il futuro siamo noi giovani, che siamo la speranza del paese, ma tra le fila del governo nessuno fa niente perché questa speranza diventi qualcosa di reale.Noi studenti siamo ormai stanchi di vedere solo tagli su tagli, l’Italia è il penultimo paese nell’ OCSE negli investimenti in istruzione, non certo qualcosa per cui vantarsi, la qualità della nostra istruzione cala ogni giorno di più e il nostro futuro si fa sempre più nero.Il coro che si è levato nelle piazze di tutta Italia era un coro di disperazione, speranza, rabbia, abbiamo ottenuto qualcosa, (il DDL Aprea è stato bloccato) ma non è abbastanza, è ora di investire sui giovani, di ridare una speranza a quelli che oggi sono stu-denti, ma domani saranno il futuro di questo paese. Basta con i tagli, con le privatizzazioni, l’istruzione deve essere migliorata non smantellata.

«Nella nebbia leggera, quella di sempre, che nelle not-ti invernali scendeva tra gli anfratti dei vicoli stretti e bui nella piccola cittadina, il silenzio veniva interrotto soltanto dall’ansimo e dall’incedere sempre più conci-tato dei suoi passi. Ogni contorno appariva sfocato e si delineava appena, l’assoluta mancanza d’illuminazio-ne non dava punti di riferimento. Per quanto tempo doveva ancora brancolare nel buio prima di ritrovare il calore delle mura domestiche? L’unica speranza era quel lumicino in lontananza». Tratto da ‘Priverno, la cit-tà delle tenebre’. La nostra meravigliosa “città d’arte” pare stia attraen-do numerosi scrittori e registi. Il paesaggio che offre appena scende la sera il centro storico e non solo (vedi ‘Spirito Santo’), infatti, è davvero inquietante, degno dei più grandi maestri dell’horror. Ironia a parte, la situazione è davvero insostenibile. Aumenta il numero di lampioni completamente spen-ti o che funzionano a fasi alterne. Perché allora non adeguarsi alle Linee Guida ‘per una gestione efficien-te degli impianti di pubblica illuminazione’ approvate dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’ener-gia e lo sviluppo economico sostenibile? I nostri gover-nanti ritroveranno il lume della ragione o bisognerà aspettare la futura amministrazione per fare luce sui molti problemi di Priverno?

Il lume della ragionedi Gabriele Delogu

Diamo una svolta al nostro futurodi Mattia D’Arcangeli

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Siamo sempre più preoccupati per lo stato della nostra sanità provinciale, caratterizzata da

ospedali sovraffollati, pronto soc-corso intasati, e ambulatori chiusi. Così come lo siamo per il futuro della nostra “Casa della Salu-te”, dove i lavori sono ormai bloccati da più di un anno.La realtà è che siamo ormai vicini al collasso della intera sanità regionale. Il commis-sario straordinario (l’enne-simo degli ultimi due lustri) Bondi ha tentato di mettere una pezza tagliando migliaia di posti letto, riducendo al lu-micino le speranze di migliai di “precari“ (in realtà si trat-ta di medici, tecnici e infermieri che mandano avanti servizi essenziali), chiudendo o declassando interi ospedali (come il San Filippo Neri,

il Gemelli, l’Eastman, l’Oftalmico, l’IDI, il Forlanini, lo Spallanzani e la lista potrebbe continuare), cancel-lando reparti di assoluta eccellen-za, e mettendo nei guai decine di cliniche private (una su tutte, il San

Raffaele che conta 2000 dipenden-ti e migliaia di posti letto).E la riduzione dei finanziamenti alle ASL costringerà queste ultime

a tagliare i servizi offerti ai citta-dini. Ci stiamo avvicinando peri-colosamente al momento in cui il nostro Servizio Sanitario, uno dei migliori al mondo, non sarà più in grado di tutelare la salute di tutti

i cittadini, il momento in cui ci sarà una sanità di serie A e una di serie B, il momento in cui l’accesso a molte cure sarà riservato solo a chi se le potrà pagare.Nel mentre, il Governo non ha la forza di intervenire per una lotta senza quartiere agli sprechi e alle inefficien-ze largamente presenti nel-la Sanità, mentre conferma l’acquisto degli F35, aerei

da combattimento che costeranno una decina di miliardi di euro. Tra qualche mese si voterà anche su tutto questo.

Da alcune determinazioni adottate dall’Ammini-strazione comunale di Priverno emergono una serie di spese abbastanza consistenti e non ade-

guatamente giustificate. Sono stati stanziati circa 32.000 euro per la realizzazione di un generico programma di eventi (concerti, convegni, rappresentazioni) culturali, civili e religiosi, da definire in futuro. Per la stessa sfug-gente motivazione (si parla di “eventi per promuovere il territorio”) sono stati stanziati 18.000 euro. In questo quadro è stato assunto già un imprecisato impegno di spesa di 14.000 euro. Gli stessi amministratori si sono attribuiti 5.000 euro per presumibili rimborsi di inden-nità chilometriche. Infine, emerge ancora una somma stanziata per la partecipazione del Sindaco Macci ad un convegno che si è tenuto in Slovacchia dal titolo “Frut-ti di terra”. “Ritengo quantomeno inopportuno che in momenti di crisi come questo per le famiglie e per gli enti pubblici, il nostro Comune si dimostri così scriteria-to nello spendere quelle poche risorse che gli rimango-no – afferma il candidato a sindaco Angelo Delogu – In particolare, sorprende l’importanza delle cifre e la loro destinazione ad impegni totalmente imprecisati”.C’è poi la questione dei rimborsi chilometrici e delle somme dedicate ai continui viaggi all’estero. Su que-sti temi l’opposizione e la cittadinanza hanno più volte sollevato dure polemiche ed espresso puntuali riserve, senza che, però, le abitudini degli amministratori cam-

biassero. “Le persone sono giustamente indignate – continua Delogu – perché non capiscono quale sia lo scopo di questi continui viaggi e spostamenti, soprat-tutto quali siano i risultati ottenuti. Ci sono poi aspetti che sfiorano il ridicolo, se si pensa, ad esempio, che i prodotti da donare per promuovere il nostro territorio all’estero vengono acquistati fuori Priverno”.La denuncia è pesante, soprattutto se si considera che siamo in periodo di spending review e che il comune di Priverno non ha risorse per garantire alcuni servizi essenziali. “Un Comune che dichiara di non avere soldi tra l’altro per le scuole, per le mense, per i musei e i beni artistici, per pagare i fornitori e le ditte appalta-trici non può permettersi questi lussi, senza nemmeno giustificarli. Sappiamo bene che si avvicinano le elezio-ni e che in questi periodi le amministrazioni sono più generose. Ma invitiamo il Sindaco e la sua maggioran-za a pagarsi da soli la campagna elettorale, senza farla gravare sulle spalle dei cittadini. Se fossi io il Sindaco rinuncerei a qualsiasi rimborso spese e mi ridurrei lo sti-pendio. Viaggi, pranzi e cene me li pagherei da solo e i soldi risparmiati li investirei per allestire un parco gio-chi da intitolare alla “buona politica”. Se vogliamo una società migliore è essenziale che le nuove generazioni crescano alla luce del buon esempio: dovranno confi-dare nel fatto che l’onestà e la pulizia convengono e possono vincere!”.

In una situazione di crisi il Comune di Priverno fa spese pazze

Per il Sindaco non c’è crisi che tenga

Sanità regionale al collasso

Paziente da Codice Rossodi Federico D’Arcangeli

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Nazionale

Ci sono voluti più di sessant’anni e migliaia di morti per smuovere seppur di poco le posizio-ni della “civile” comunità internazionale nei

confronti delle richieste del popolo palestinese. A fine novembre, a New York, con il voto di 138 Paesi su 193, e con il risultato di nove contrari e 41 aste-nuti ed il resto favorevoli, l’ONU ha concesso alla Palestina il riconoscimento di stato osservatore non membro, ed ha permesso quindi per la prima vol-ta di aggiungere la bandiera palestinese accanto a quelle di altre nazioni, più o meno “blasonate”.La decisione però come potevamo ben immagina-re non è stata indolore, tanto che, tra i contrari e gli astenuti, abbiamo grandi nazioni dell’occidente sviluppato come: USA, Canada, Israele (contrari) e Gran Bretagna e Germania (astenuti). Dopo il discor-so in cui Abu Mazen (presidente dell’ANP) chiedeva all’ONU un “certificato di nascita” come Stato ed in cui ribadiva che: «La Palestina viene all’Assemblea Generale oggi perché crede nella pace e la sua gen-te ne ha un disperato bisogno», si sono fatti sentire in particolar modo, e non c’è proprio da stupirsene, i due alleati di ferro USA – Israele non riconoscen-do affatto l’autorità palestinese e dichiarando anzi che tale riconoscimento potrebbe essere in qualche modo “controproducente” per un possibile proces-

so di pace nel medio oriente.Ma di cosa possono essere preoccupati gli USA ed Israele se si dovesse arrivare ad un effettivo ricono-scimento completo dello Stato Palestinese? Beh la risposta a questo interrogativo sembra essere fin troppo semplice, la Palestina una volta riconosciu-ta potrebbe infatti rivendicare i suoi diritti in sede internazionale e chiedere sia un ritorno ai confini pre 1967 (guerra dei sei giorni) sia un procedimen-to contro lo stato israeliano per crimini di guerra e occupazione illegittima di terre da parte dei coloni; azione però che scatenerebbe le ire dell’attuale go-verno sionista israeliano, il quale in questi anni ha attaccato più volte duramente i territori palestinesi, e non solo (si veda infatti la vicenda della freedom flottilla), per molto meno.Nonostante questa piccola vittoria, la questione palestinese rimane quindi ancora del tutto aperta , con l’unica differenza che ora si può cominciare a sperare in un futuro di pace e di “giustizia”, in cui due popoli di diversa cultura potranno vivere en-trambi in pace in Stati indipendenti e sovrani.

“Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando libertà non verrà declamata sopra le catene spez-zate di tutti i popoli oppressi.” (Vittorio “Vik” Arrigoni)

Approvata la risoluzione dall’ONU

Buone notizie da Gaza Capitaledi Carlo Miccinilli

Inutile far finta di niente: non è andata come speravamo, con la vittoria di Nichi Vendola e

con un radicale cambiamento nel-lo schieramento del centrosinistra.Vendola aveva ragione quando parlava “dei due Golia”, e alla fine la sfida si è polarizzata in due grosse fazioni, passando agli occhi dei telespettatori come la resa dei conti interna nel pd, tra il presunto nuovo e l’usato sicuro. Così Davide è caduto (si può battere un Golia, ma due sono davvero troppi). For-se sarebbe andata diversamente un anno e mezzo fa, con Vendola che, nonostante la scarsa visibilità tra i media, poteva rappresentare la vera, unica, alternativa al PD.Il 15 percento dei consensi non dice granché, soprattutto perché i numeri si possono leggere in vari

modi. Credo invece che SEL, a que-sto punto, non debba restare alla finestra, ma fare qualcosa.Che siano gli stati generali della sinistra oppure qualcos’altro, bi-sognerebbe almeno fare un ten-tativo di dialogo con chi si trova alla nostra sinistra e accetta di confrontarsi con il tema del cam-biamento e del governo del pae-se: Alba, Movimento Arancione, Comunisti Italiani (Diliberto ha so-stenuto la candidatura di Vendola alle primarie). Vedremo.Credo anche che il confronto con il PD dovesse esserci, perché – piac-cia o no – questo partito è votato da milioni di elettori di sinistra, ma doveva essere un confron-to nel quale tirare dentro i corpi sociali che più soffrono la crisi, a partire dal mondo del lavoro, del

precariato e della disoccupazione. SEL c’ha provato nei programmi, ma è risultata mancante nel ter-ritorio; ritengo, infatti, che il 6% nei sondaggi sia merito, in larga parte, dell’effetto Vendola e ciò, purtroppo, è sintomo di uno scar-so radicamento del partito sul ter-ritorio.Per esempio, se ci caliamo nel lo-cale, notiamo che qui a Priverno Vendola ha preso il 27% di voti, ben 12 punti percentuali in più del nazionale, costringendo Renzi e Bersani ad una flessione rispetto allo stesso dato. È il segno di un radicamento che sta prendendo forma, dopo anni di volantinag-gi, ripetizioni gratuite, giornalini, giornate ecologiche, assemblee pubbliche. Avanti allora, il futuro non è scritto!

Primarie, il bicchiere mezzo pienodi Pierluigi Vellucci

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A venti minuti da Stoccar-da sono le 9:30 di mat-tina, e nell’atelier i pen-

nelli dormono ancora. Anche le chitarre e i pianoforti non sono stati toccati da nes-suno, nel laboratorio di fale-gnameria tutto è silenzio, ed è da ieri sera che le lavagne nell’aula di chimica non sono state ancora pulite. All’Aka-demie Schloss Solitude non ci sono orari.Trentacinque talentuosi ragaz-zi provenienti da tutto il mondo sono padroni del loro tempo per un anno: vengono pagati per vivere senza fretta e coltivare delle idee. Proprio quest’anno i due designer israelini Yael Mer e Sahy Alkalay si sono trasferiti al Castello Solitu-dine insieme alla figlia Neeva per trascorrervi i prossimi dodici mesi a contatto con altri trentadue brillan-ti giovani.Quando il governatore Lothar Späth creò l’Accademia, nell1989, era con-

sapevole dei futuri successi del suo investimento: “Fra vent’anni, grazie alla nostra generosità, avremo una rete mondiale di persone di talen-to, con cui la nostra Regione potrà relazionarsi in un reciproco arricchi-mento”.E infatti oggi questa rete esiste: l’Accademia è in contatto con 1100 ex residenti provenienti da 101 na-zioni diverse e organizza costante-mente eventi pubblici.Angela Butterstein, responsabile Ufficio Stampa e Pubbliche Relazio-

ni, spiega: “Qui vige la cultura del dono. Noi non chiediamo niente, loro se vogliono alla fine ci fanno un regalo e ci lasciano un’opera. Ma se uno desidera spedirsi in India la scultura che ha realizzato qui, noi gliela spediamo. La cosa più importante non sono i prodotti, ma gli incontri”.Ci sono quarantacinque ap-partamenti disponibili e dai cinquanta ai settanta giovani

invitati a soggiornare ogni due anni con 1100 euro mensili indipenden-temente da classe, etnia, sesso e re-ligione. Una volta entrati qui diven-tano padroni del loro tempo senza ansie da prestazione e preoccupa-zioni di alcun genere, se non quella che preme il giovane ragazzo cine-se che, appostato dietro la vetrata, sta scrivendo un libro. Vuole finirlo. Solo il tempo appartiene ai residen-ti al Castello Solitudine, una terra di nessuno che, come l’arte, è in realtà di tutti.

Il 2 dicembre è stata la giornata che ha incorona-to Pierluigi Bersani candidato del centro-sinistra. Nella stessa domenica si è svolta, nel nostro picco-

lo paesino, una manifestazione che ha visto la parte-cipazione di molti concittadini: il derby di calcio tra Priverno Lepini e ASD Antonio Palluzzi. Ho deciso, in sintonia con gli altri, di “assentarmi” per due ore dal seggio in vista della partita.Appena giunto al San Lorenzo vengo rapito dal colpo d’occhio che il nostro storico stadio riserva: due tribu-ne intere e molte persone che ancora devono arrivare. Mi sembra di rivivere il periodo dell’Eccellenza in cui ho avuto, come molti altri, la fortuna di veder giocare il compianto Piero Di Trapano. Il fatto che molti siano presenti qui e non al seggio mi porta a pensare come molte, troppe volte, siamo lontani da queste persone, dal loro mondo, dalle loro aspirazioni, dal loro modo di essere. Sono domande importanti, troppo forse per una partita di calcio, sicuramente necessarie per met-tere in campo un’alternativa in grado di cambiare il paese.Appena arrivato noto uno striscione allestito dalla squadra di casa in ricordo di Antonio Palluzzi, giova-ne prematuramente scomparso 15 anni fa, al quale è intitolata la società che precedentemente prendeva

il nome di Ceriara. Un segno di rispetto e vicinanza, avvalorato dal fatto che le due dirigenze abbiano de-ciso di seguire la partita dalla stessa tribuna, fianco a fianco.Passiamo alla partita. La fase iniziale è convulsa: le squadre si studiano mantenendo alto il pressing e cer-cando, al contempo, di non scoprirsi. Con il passare del tempo però sale di tono il Priverno Lepini e, dopo venti minuti, Ivan Sampaolo, imbeccato alla perfezio-ne da Capitan Notari, insacca la palla in rete portan-do la squadra di casa in vantaggio. L’ASD Antonio Palluzzi tenta di reagire con orgoglio con la voglia di ribaltare il risultato ma la difesa del Priverno Lepini è ben attenta: amministra il risultato e, alla metà del secondo tempo, ancora Ivan Sampaolo, su passaggio filtrante di Luigi Di Giorgio, trafigge il portiere Alla. Verso la fine della partita l’ASD Antonio Palluzzi, con il giovane Colorito, tenta di tornare in corsa, tuttavia il risultato non cambia. Il derby viene vinto dal Priverno Lepini. Dopo anni bui, di torpore calcistico, Priverno riscopre la passione per il calcio. La domanda che mi viene spontanea è: non è possibile mettere insieme queste energie per la creazione di un’unica società in grado magari di raccogliere tutti i giovani dei Monti Lepini? Ai posteri l’ardua sentenza…

Una partita... primariadi Paolo Bovieri

Tutto il tempo di un annodi Alice Urciuolo