Cnn 52 - Campli Nostra Notizie

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N N C A Campli è tempo di elezioni comunali. Tre sono i candidati alla corsa per la pol- trona di Sindaco. Il primo è il Sindaco uscen- te Gabriele Giovannini, in- gegnere di area centrista, sostenuto dal Partito Democratico e da forze dell’associazionismo parti- colarmente attive nel co- mune, che si pone alla gui- da della lista civica “Fare per Campli”. La sua lista propone solo cinque dei passati consiglieri comunali. Un rinnovo coerente che rispet- ta un modo d’intendere e gestire il fare politica. Uno dei suoi consiglieri più giova- ni, poi, Sandro Mariani, è candidato alle regionali con il PD, con serie possibilità di essere eletto. Giovannini con la sua Amministrazione, dopo aver rimesso le fi- nanze del Comune in “carreggiata”, evi- tando un vero e proprio tracollo, ha con- vertito alla sicurezza, secondo le vigenti norme, gli edifici scolastici e ha realizzato una serie d’iniziative sociali e di lavori pub- blici utili a riqualificare il territorio. A sfidare il Sindaco uscente è l’avvocato Pietro Quaresimale, so- stenuto dai partiti Nuovo Centro Destra, Forza Italia e Fratelli d’Italia, con la lista civica “A Tutto Campli” che ha trovato un accordo con alcuni ex (secondo le ultime notizie) esponenti del PD tra cui Vincenzo Cordoni, fino a due anni fa, responsabile alla cultu- ra nella giunta Giovannini. La lista di Quaresimale, formata da esponenti di lun- ga esperienza politica in ambito camplese, si propone come continuazione della pas- sata esperienza elettorale condotta dal forzista dottor Antonio Francioni. Il terzo candidato Sindaco è Giovanni Giusti, funzionario pub- blico, alla guida della li- sta “Campolis” emana- zione dell’omonima associazione politico-cul- turale. Vera novità in ambito elettorale cam- plese, Campolis si distingue per le batta- glie condotte sul tema della democrazia partecipata e trasparenza amministrativa: mira a occupare una visibilità amministra- tiva in ambito del Consiglio Comunale. Vinca il migliore. Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it e-mail:[email protected] CAMPLI NOSTRA NOTIZIE Anno XII - Numero 52 - Gennaio-Aprile 2014 Tempo di elezioni L’Amministrazione Comunale di Campli, ha finanziato una mo- stra antologica dedica- ta al maestro Primo Riccitelli dal titolo “Primo Riccitelli è nato a Cognoli”. Il titolo, forse provocatorio, ha inteso rimarcare le ori- gini del maestro affin- ché i concittadini risco- prano l’orgoglio di appartenere ad una terra che ha dato i na- tali a personaggi im- portanti (tradizione che continua a perpe- trarsi nel tempo). La mostra, progettata, curata e realizzata da Maurizio D’Amario e Costantino Di Sante si è posta come obiettivo quello di approfondire la conoscenza della fi- gura dell’artista e il contributo che ha dato alla musica italiana. Perché non vengano di- menticati dai suoi concittadini e dalle future generazioni, i trionfi che riscossero i suoi ca- polavori messi in scena in diversi teatri del mondo. I più grandi artisti dell’epoca inter- pretarono e diressero le sue opere. Oltre all’uomo di cultura, si è volu- to ripercorrere anche la sua difficile vita da musicista caratterizzata da successi, ma tormentata e minata dalle difficoltà economiche. La mo- stra, organizzata in pannelli auto consultabili si è svolta nel periodo 22 dicembre 2013- 06 gennaio 2014, allestita presso la casa natale del maestro che si trova a Cognoli di Campli. L’inaugurazione tenutasi il 06 gennaio si è svolta alla presen- za del Sindaco, del Vice Sindaco, del Direttore della Biblioteca Delfico e dei due curatori alla presenza dei naturali di Cognoli e di altri visitatori richiamati dall’e- vento. La mostra ha attirato nel breve e particolare periodo di apertura circa 60 visitatori e si è conclusa con un concerto alla memoria di Primo Riccitelli tenutosi il 06 gennaio presso la Chiesa Madonna delle Vittorie di Sant’Onofrio. Il concer- to organizzato dall’Associazione Kymbala ha visto esi- birsi il soprano Letizia Triozzi, la pianista Alessandra Di Gennaro e la violinista Virginia Galliani. Le artiste han- no proposto un pro- gramma composto da arie e musiche del mae- stro unitamente a brani di altri importanti arti- sti (alcuni conosciuti dal maestro) quali Mascagni, Mozart, Rossini, ecc. Il primo pannello, che accoglie i visitatori riporta il testo del brindisi che l’avvo- cato Muzio Muzii gli volle dedicare in occa- sione della prima rap- presentazione dell’ope- ra “I Compagnacci” al teatro Costanzi di Roma: «L’Italia ti ha po- sto sull’Altare dell’Arte e aspetta da te la conti- nuazione dell’opera tua, per poter seguitare a tenere incontrastato nel Mondo il Primato che ha tenuto nella musica teatrale. […] Tu hai interrotto la brutta piega e ci hai salvato da una sicura catastro- fe. Io bevo al tuo Genio, alla tua Fede, al tuo Presente e all’Avvenire immancabile dell’Arte Italiana!». La realizzazione della mostra ha visto il pre- zioso contributo delle persone che sotto in- dichiamo: il Direttore Luigi Ponziani, Silvana Di Silvestre e Laura Di Pietro della Biblioteca Provinciale di Teramo, la famiglia Dante Lepore di Cognoli per aver permesso, presso l’abita- zione natale l’allestimento, il prof. Giuseppe Scorzelli dell’Associazione Kymbala per le attività di assistenza all’evento e per la consulenza musicale nell’al- lestimento del concerto. La mostra ora è stata posizionata presso l’Ufficio Turistico di Campli e visitabile negli orari di apertura su appuntamento. Il progetto prevede inoltre il coinvolgimento delle scuole della provincia di Teramo che verranno invitate a visitare la mo- stra stessa. Probabilmente, la nuova Dirigente del Polo Scolastico nel mese di maggio, du- rante la settimana dedicata alla musica, vuole allestire la mostra presso il plesso scolastico di Marrocchi che sarà intitolato al maestro al pa- ri della strada che lo co- steggia. Un altro piccolo tassello dedicato alla memoria ed alla valoriz- zazione del maestro ma anche una modesta di- mostrazione della ric- chezza culturale del no- stro territorio su cui è doveroso investire per il suo sviluppo sociale ed economico. Morris Mostra su Primo Riccitelli

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NNCA Campli è tempo di elezioni comunali.Tre sono i candidati alla corsa per la pol-trona di Sindaco.

Il primo è il Sindaco uscen-te Gabriele Giovannini, in-gegnere di area centrista,sostenuto dal PartitoDemocratico e da forzedell’associazionismo parti-colarmente attive nel co-mune, che si pone alla gui-da della lista civica “Fareper Campli”. La sua lista

propone solo cinque dei passati consigliericomunali. Un rinnovo coerente che rispet-ta un modo d’intendere e gestire il farepolitica. Uno dei suoi consiglieri più giova-ni, poi, Sandro Mariani, è candidato alleregionali con il PD, con serie possibilità diessere eletto. Giovannini con la suaAmministrazione, dopo aver rimesso le fi-nanze del Comune in “carreggiata”, evi-tando un vero e proprio tracollo, ha con-vertito alla sicurezza, secondo le vigentinorme, gli edifici scolastici e ha realizzatouna serie d’iniziative sociali e di lavori pub-blici utili a riqualificare il territorio.

A sfidare il Sindacouscente è l’avvocatoPietro Quaresimale, so-stenuto dai partiti NuovoCentro Destra, ForzaItalia e Fratelli d’Italia,con la lista civica “A

Tutto Campli” che ha trovato un accordocon alcuni ex (secondo le ultime notizie)esponenti del PD tra cui Vincenzo Cordoni,fino a due anni fa, responsabile alla cultu-ra nella giunta Giovannini. La lista diQuaresimale, formata da esponenti di lun-ga esperienza politica in ambito camplese,si propone come continuazione della pas-sata esperienza elettorale condotta dalforzista dottor Antonio Francioni.

Il terzo candidatoSindaco è GiovanniGiusti, funzionario pub-blico, alla guida della li-sta “Campolis” emana-zione dell’omonimaassociazione politico-cul-turale. Vera novità inambito elettorale cam-

plese, Campolis si distingue per le batta-glie condotte sul tema della democraziapartecipata e trasparenza amministrativa:mira a occupare una visibilità amministra-tiva in ambito del Consiglio Comunale.Vinca il migliore.

Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected]

CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

Anno XII - Numero 52 - Gennaio-Aprile 2014

Tempo di elezioniL’AmministrazioneComunale di Campli,ha finanziato una mo-stra antologica dedica-ta al maestro PrimoRiccitelli dal titolo“Primo Riccitelli è natoa Cognoli”. Il titolo,forse provocatorio, hainteso rimarcare le ori-gini del maestro affin-ché i concittadini risco-prano l’orgoglio diappartenere ad unaterra che ha dato i na-tali a personaggi im-portanti (tradizioneche continua a perpe-trarsi nel tempo).La mostra, progettata,curata e realizzata daMaurizio D’Amario eCostantino Di Sante siè posta come obiettivoquello di approfondirela conoscenza della fi-gura dell’artista e il contributo che ha datoalla musica italiana. Perché non vengano di-menticati dai suoi concittadini e dalle futuregenerazioni, i trionfi che riscossero i suoi ca-polavori messi in scena in diversi teatri delmondo. I più grandi artisti dell’epoca inter-pretarono e diressero le sue opere. Oltre all’uomo di cultura, si è volu-to ripercorrere anche la sua difficilevita da musicista caratterizzata dasuccessi, ma tormentata e minatadalle difficoltà economiche. La mo-stra, organizzata in pannelli autoconsultabili si è svolta nel periodo22 dicembre 2013- 06 gennaio2014, allestita presso la casa nataledel maestro che si trova a Cognolidi Campli. L’inaugurazione tenutasiil 06 gennaio si è svolta alla presen-za del Sindaco, del Vice Sindaco,del Direttore della Biblioteca Delfico e deidue curatori alla presenza dei naturali diCognoli e di altri visitatori richiamati dall’e-vento. La mostra ha attirato nel breve e particolareperiodo di apertura circa 60 visitatori e si èconclusa con un concerto alla memoria diPrimo Riccitelli tenutosi il 06 gennaio pressola Chiesa Madonnadelle Vittorie diSant’Onofrio. Il concer-to organizzatodall’AssociazioneKymbala ha visto esi-birsi il soprano LetiziaTriozzi, la pianistaAlessandra Di Gennaroe la violinista VirginiaGalliani. Le artiste han-no proposto un pro-gramma composto da

arie e musiche del mae-stro unitamente a branidi altri importanti arti-sti (alcuni conosciuti dalmaestro) qualiMascagni, Mozart,Rossini, ecc. Il primopannello, che accoglie ivisitatori riporta il testodel brindisi che l’avvo-cato Muzio Muzii glivolle dedicare in occa-sione della prima rap-presentazione dell’ope-ra “I Compagnacci” alteatro Costanzi diRoma: «L’Italia ti ha po-sto sull’Altare dell’Artee aspetta da te la conti-nuazione dell’operatua, per poter seguitarea tenere incontrastatonel Mondo il Primatoche ha tenuto nellamusica teatrale. […] Tuhai interrotto la brutta

piega e ci hai salvato da una sicura catastro-fe. Io bevo al tuo Genio, alla tua Fede, al tuoPresente e all’Avvenire immancabiledell’Arte Italiana!».La realizzazione della mostra ha visto il pre-zioso contributo delle persone che sotto in-dichiamo: il Direttore Luigi Ponziani, Silvana

Di Silvestre e Laura Di Pietro dellaBiblioteca Provinciale di Teramo, lafamiglia Dante Lepore di Cognoliper aver permesso, presso l’abita-zione natale l’allestimento, il prof.Giuseppe Scorzellidell’Associazione Kymbala per leattività di assistenza all’evento eper la consulenza musicale nell’al-lestimento del concerto.La mostra ora è stata posizionatapresso l’Ufficio Turistico di Campli evisitabile negli orari di apertura su

appuntamento. Il progetto prevede inoltre ilcoinvolgimento delle scuole della provincia diTeramo che verranno invitate a visitare la mo-stra stessa. Probabilmente, la nuova Dirigentedel Polo Scolastico nel mese di maggio, du-rante la settimana dedicata alla musica, vuoleallestire la mostra presso il plesso scolastico diMarrocchi che sarà intitolato al maestro al pa-

ri della strada che lo co-steggia. Un altro piccolotassello dedicato allamemoria ed alla valoriz-zazione del maestro maanche una modesta di-mostrazione della ric-chezza culturale del no-stro territorio su cui èdoveroso investire per ilsuo sviluppo sociale edeconomico.

Morris

Mostra su Primo Riccitelli

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Il nuovo libro di Costantino DiSante porta alla luce aspetti fon-damentali per la conoscenza delladeportazione degli ebreidall’Italia.Cosa si sapeva in Italia diAuschwitz nei primi anni dopo laLiberazione? Chi conosceva il fun-zionamento dei campi sterminio?Che fine avevano fatto gli ebreideportati dai nazifascisti? Il librointitolato Auschwitz prima di“Auschwitz” – Massimo AdolfoVitale e le prime ricerche sugli ebrideportati dall’Italia (ed. OmbreCorte – gennaio 2014) cerca di dare una rispo-sta a queste domande attraverso uno dei pri-mi documenti scritti in Italia sulla storia delcampo di Auschwitz. A redigerlo fu MassimoAdolfo Vitale che, dopo aver assistito aVarsavia al processo al comandante del cam-po Rudolf Hoss, di quel viaggio in Polonia, av-venuto tra il marzo e l’aprile del 1947, stilò undettagliato resoconto. La sua relazione, l’atti-vità di ricerca di notizie sui deportati italiani,la raccolta delle testimonianze dei sopravvis-suti, tra le quali anche quelle di Primo Levi, ele battaglie che condurranno contro l’antise-mitismo, rappresenta ancoraoggi un esempio e un anti-doto contro il negazionismo,perché, come diceva, “biso-gna non dimenticare”.“Se capire è impossibile, co-noscere è necessario”, que-sto motto di Primo Levi rap-presenta in sintesi lo spiritodella ricerca storica docu-mentaria di Di Sante.Leggere e “ascoltare” i rac-conti dei testimoni diretti di quel periodobuio della storia mondiale, in un’Europa coltae civile è un dovere etico per tutti. I raccontitoccanti e drammatici, raccolti da Vitale e por-tati a nuova luce da Di Sante, inducono allariflessione, ci fanno sentire solidali attorno a

chi ha capito che quei momentidevono essere custoditi e trasmes-si ai giovani. Anche Vitale ebbe grandi difficol-tà a raccogliere testimonianze edocumenti, perché gli stessi ebreisalvati dell’olocausto, con il lorotremendo bagaglio di ricordi, era-no combattuti se fosse giusto rac-contare o dimenticare.Il regime fascista con l’emanazio-ne delle leggi antiebraiche sullarazza del 1938 sancì il definitivodiscostamentodell’Italia dalle idee

di libertà, uguaglianza e de-mocrazia della giovane costi-tuzione della Nazione, natadai principi risorgimentali.Quelle leggi che fecero preci-pitare gli Ebrei in una condi-zione di disumana discrimina-zione furono al tempo stessola dimostrazione della fragilitàpolitica dello stato monarchicoche, dopo aver abolito nel1925 la democrazia parlamen-tare, giunse a violare per la

prima voltanella sua sto-ria i propriprincìpi fon-danti. Si trat-tò di un’invo-luzione e diun regressoper il qualegli Ebrei perprimi pagaro-no il prezzo

più alto, ma che costò soffe-renze e sangue a tutti gli ita-liani che furono trascinati inrovinose sconfitte militari e fu-rono costretti a subire la fero-ce occupazione nazista fino

all’Aprile del 1945.Il libro è stato presentato a Campli dallo stori-co Carlo Saletti dell’Università di Modena edall’autore, il 25 gennaio presso l’UfficioTuristico. La presentazione è stata accompa-gnata dai brani musicali scelti della colonnasonora del film Schindler’s List, eseguita al cla-rinetto dalla musicista Monia Esposito.Costantino Di Sante, autorevole storico diCampli e direttore dell’Istituto Storico diPesaro-Urbino, ha al suo attivo diverse pubbli-cazioni tra cui: Italiani senza onore. I criminiin Jugoslavia e i processi negati (1941-1951)(2005); Nei campi di Tito (2007); Stranieri in-desiderabili. Il campo di Fossoli e i “centri rac-colta profughi” in Italia (2012); Dizionario delRisorgimento (2012).

C N NAnno XII - Numero 52 - Gennaio-Aprile 2014pagina 2

L’ultimo libro del nostro concittadino Costantino Di Sante

Auschwitz prima di “Auschwitz”

NOVITÀ POESIA Il libro postumo di Raymond André

(da Rue Des Étrangeers, Il Ponte del Sale 2014)

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C N N Anno XII - Numero 52 - Gennaio-Aprile 2014 pagina 3

Giovedì scorso, pressol’Archivio di Stato diTeramo è stato presen-tato il numero unodella nuova serie di“Aprutium” dedicatoa don Giulio DiFrancesco, Canonicodella Cattedrale ePresidente dell’Istituto Abruzzese di RicercheStoriche, nel ventennale della morte.Relatore della serata è stato Mons. GiuseppeLiberatoscioli, Direttore dell’archivioArcivescovile di Chieti-Vasto, che ha sviluppa-to il tema “Il patrimonio storiografico degliArchivi Diocesani”. Il prelato ha spiegato co-me nella mente della Chiesa gli archivi sonofattori della memoria e la continuità dell’e-vangelizzazione: uno scrigno per produrre co-se preziose, per ricostruire la storia. GliArchivi Diocesani sono una specie di “Bibbia”della storia locale, un intreccio dell’amore tra

Dio e l’uomo. UnaChiesa senza memoriaè una Chiesa impove-rita. Una Chiesa con lamemoria è una Chiesaconsolidata. L’Archivioè luogo del futuroperché è luogo dellamemoria. Così ha con-

cluso Mons. Liberatoscioli «fare memoria è il-luminare il presente e preparare il futuro».Carmela Di Giovannantonio, Direttricedell’Archivio di Stato, Egidio Marinaro,Presidente dell’Istituto Abruzzese RicercheStoriche e Adelmo Marino, Direttore diAprutium, nelle loro relazioni hanno tutti ri-cordato la figura di don Giulio Di Francesco,sacerdote, insegnante e storico che appartie-ne a pieno titolo alla storia culturale della cit-tà di Teramo e dell’Abruzzo.Aprutium fu un’iniziativa editoriale propria didon Giulio e del professor Marino.

La rivista storiografica edita dall’IstitutoAbruzzese di Ricerche Storiche nasce aTeramo nel 1982 e subito conquista uno spa-zio del tutto particolare nel panorama cultu-rale abruzzese e nazionale, suscitando inizia-tive e promuovendo temi e percorsi di ricerca.Dopo un lungo periodo di silenzio, dovutonon alla carenza di contributi culturali ma allascarsità di risorse economiche, Aprutium ri-prende le sue pubblicazioni conservando laveste grafica e l’impaginazione originaria.L’Abruzzo, così, si riappropria di uno strumen-to che attraverso gli anni si è rivelato utile efruttuoso. Aprutium è una rivista che raggiun-ge tanti studiosi apportando una serie di noti-zie, di conoscenze, di riflessioni e di valutazio-ni critiche capaci d’implementare il sapere nelnome della cultura. Aprutium rimane un beneculturale e come tale costituisce un elementodel “puzzle” Abruzzo fondamentale del pro-gresso civile della regione che qualifica il ter-ritorio.

Istituto Abruzzede di Ricerche Storiche Teramo

“Aprutium” dedicato al ricordo di don Giulio Di Francesco

Il Centro Pastorale di Battaglia,Campovalano, Garrufo eGuazzano promuove la“Giornata della Memoria – notedai campi di concentramento”,una manifestazione organizzatail 25 gennaio prossimo, presso lachiesa di S. Pietro inCampovalano, alle ore 18,30.La manifestazione, incentrata sul ricordodell’Olocausto, si snoderà tra canti, musiche,letture e proiezioni. Parteciperà il coro “SineNomine” diretto dal maestro Ettore Sisinno,con l’innesto delle valenti musiciste MorenaDi Gennaro (violino), Eugenia Di Bonaventura(Violoncello) e Valeria Faragalli (Flauto).Saranno esposte delle opere figurative del-l’artista Luca Farina. Scenograficamente e di-rettamente sulle mura della chiesa, saranno

proiettate delle immagini con-cernenti la shoah. Infine, saran-no letti alcuni brani d’internatinei lager, tra cui Primo Levi eAnna Frank, oltre ad alcunepoesie dei bambini del campo diTerezin.Nella seconda guerra mondiale,infatti, la Gestapo prese il con-

trollo della cittadina di Terezin(Theresienstand), nella Repubblica Ceca, e netrasformò la piccola fortezza in un campo diprigionia: in pratica un Lager con la funzione ditransito per le operazioni di sterminio degliebrei. Dal 24 novembre 1941 all’8 maggio 1945passarono nel campo di Terezin 140 mila prigio-nieri, di cui 35 mila morti lì per mal nutrizioneed epidemie. Degli 87 mila prigionieri deportatia Est, dopo la guerra, fecero ritorno solo 3.097

persone. Fra i prigionieri ci furono all’incirca 15mila bambini, compresi i neonati. Di questi ri-masero in vita meno di un centinaio.Efficaci sono due poesie di questi internati.Una è quella che scrisse Alena Synkovà (unadelle poche sopravvissute e liberata all’età di16 anni) quando era una bambina, semprenel campo di concentramento di Terezin:«Vorrei andare sola / dove c’è un’altra gentemigliore / in qualche posto sconosciuto /dovenessuno più uccide. / Ma forse ci andremo intanti / verso questo sogno, / in mille forse / eperché non subito?».L’altra è quella del pastore evangelico depor-tato a Dachau, Martin Niemoeller, intitolata,“Prima vennero per gli ebrei”: «Prima venne-ro per gli ebrei / e io non dissi nulla perché /non ero ebreo. / Poi vennero per i comunisti /e io non dissi nulla perché / non ero comuni-sta. / Poi vennero per i sindacalisti / e io nondissi nulla perché / non ero sindacalista. / Poivennero a prendere me. / E non era rimastopiù nessuno / che potesse dire qualcosa».

Giornata della Memoria a Campovalano

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Nato il 21 maggio 1890 ad Artena (Roma) da Fortunato eLuisa Cairati, studiò ad Assisi nel Centro Nazionale per gliorfani dei maestri elementari. Abilitato all’insegnamentonelle scuole elementari conseguì anche il diploma di perfe-zionamento per i licenziati delle Scuole Normali, pressol’Università di Roma.A Campli venne a insegnare nel 1910, a soli vent’anni di età,città dove divenne Regio Direttore Didattico nel 1924, in se-guito a un concorso.Nel 1914 organizzò un plotone di allievi tiratori, allo scopodi impartire ai giovani camplesi un’istruzione ginnico-milita-re. Premiata dal Ministero della Guerra, tale iniziativa sisciolse con la partenza di tutti gli iscritti alla prima guerramondiale del 1915-18. Nessun ragazzo del plotone vennemeno al proprio dovere e Pancrazio Rotoloni e StefanoMarinari sacrificarono la propria vita nel conflitto.Boccabella fu anche promotore di un ricreatorio per i figli dei richiamatialle armi e, nel 1917, di una raccolta fondi per la Croce Rossa effettuataattraverso una festa scolastica con lotteria.Molto sensibile alla valorizzazione della giovane Italia e nazionalistaconvinto, non fu sordo al movimento fiumano. Nel 1919, infatti, fu ilpromotore di una sottoscrizione pubblica “Pro Fiume Italiana”. Nel 1921iniziò la sottoscrizione a favore dell’Asilo Italiano in Alto Adige, sugge-rendo la proposta a tutte le altre Scuole d’Italia.Nello stesso anno prese viva parte al movimento socialista, di cui fu unorganizzatore in città, subendo per questo aggressioni fisiche da partedi alcuni camplesi di fede politica avversa. Nel 1921 durantel’Amministrazione Comunale socialista, s’interessò e ottenne che lescuole fossero provviste dell’arredamento obbligatorio, compreso ilquadro dei Sovrani e il Crocifisso.Nel 1922 fu promotore di una pubblica sottoscrizione tra gliinsegnanti, gli alunni della scuola e le famiglie degli stessiper l’offerta della Bandiera Nazionale alla Sottosezione deimutilati e invalidi di guerra di Campli.Con l’avvento del fascismo si allineò ai dettami delle isti-tuzioni scolastiche. Nel numero unico, stampato in occa-sione della “II settimana scolastica abruzzese 24-30 aprile1925”, intitolato «Gente d’Abruzzo. Rassegna dell’emigra-zione abruzzese. Organo del Patronato provinciale emi-granti di Teramo. Direttore dott. Luigi Molinari», OttorinoBoccabella pubblicò una dotta relazione sul fenomeno del-l’emigrazione nel Comune di Campli tra gli anni 1923-24. Perla prima volta, in un dato statistico si prese in considerazione l’e-migrazione stagionale dei merciai ambulanti che, in Italia e inEuropa, vendevano oleografie, oggetti di chincaglieria e altro. (“Santarie Santarellari” di Nicolino Farina – Emmegrafica, Teramo 1999, pp. 58-59).Su invito della Federazione Fascista di Teramo, nel 1925, all’epoca del-l’allora Segretario Politico di Campli avv. Lucci, fu ammesso al Fascio diCampli. Molti iscritti al Fascio, però, rimasero suoi avversari che l’accusa-vano, con elementi provanti, di aver preso parte alla sottoscrizione “ProMatteotti”. Il Fascio di Campli, comunque, fu sciolto nel dicembre1928.Secondo i dettami delle normative vigenti, nel 1926 richieseall’Amministrazione Comunale di Campli e di Castellalto, che facevanoparte del suo Circondario Didattico, l’autorizzazione di porre nelle aulescolastiche il ritratto del Duce.Nel 1927, fu nominato membro della Commissione di vigilanza per gliorfani di guerra e Presidente del Comitato Comunale dell’O.N.B. (OperaNazionale Balilla), nonché corrispondente per Campli del periodico fa-scista il “Solco”. (Le notizie sono tratte principalmente da un dettagliatorapporto della Legione Territoriale dei Carabinieri Reali di Ancona divi-sione spec. di Teramo, prot. 145/2 divisione III, del 21 settem-bre 1930).Nella delibera del Comune di Campli, datata 18 gennaio 1928,il Podestà Falchini e il segretario De Carli disposero una ricom-pensa al valor civile a favore di Ottorino Boccabella, per ungesto eroico, così come specificato sulla delibera stessa: «Lamattina del 25 ottobre 1927 (anno V E.F.) verso le ore dieci an-timeridiane in Campli, mentre il M. Direttore Didattico Sig.Boccabella Ottorino fu Fortunato di anni trentasette, trovava-si nel suo ufficio, le cui finestre si aprono su di una rupe chescende a picco da un’altezza di oltre quaranta metri sul tor-rente Siccagno, udì la voce invocante soccorso di una donna.Mucci Vincenza nata Di Carlo. Appressatosi alla finestra e vistala donna che disperatamente aggrappata ad alcuni sterpi,qualche metro sotto il ciglio della rupe, stava per precipitare

nel vuoto, il Sig. Boccabella intuiva subito la necessità di re-carle immediato soccorso, e, scavalcando risolutamente il da-vanzale, sprezzante di ogni pericolo saltava da circa quattrometri di altezza. Benché ferito alla testa, si recava verso il ci-glio della rupe, e compreso che sarebbe stato temerario oltreche inutile il tentare di salvare da solo la donna, dopo averlaesortata a compiere l’ultimo sforzo per reggersi ancora pochiminuti, correva a cercare aiuti ed a procurare una fune, indi-spensabile per compiere l’opera di salvataggio. Ritornava in-fatti poco dopo sul posto, e con l’aiuto di altre persone accor-se al suo invito, riusciva a legare la donna ed a portarla insalvo. … Appena compiuto l’atto generoso, il M. DirettoreDidattico, fattosi medicare la ferita riportata saltando dalla fi-nestra, nella farmacia del Cav. Caravelli Felice, tornava tran-quillo e sereno al lavoro nel suo ufficio, mentre la salvata, lie-

ta dello scampato pericolo, esprimeva pubblicamente il suoringraziamento a Dio e la sua riconoscenza per il salvatore. La signoraMucci Di Carlo salvata dal Sig. Boccabella è madre di cinque figli».Nel 1928, appena organizzato il 1° Nucleo, fu nominato Comandantedel 5° manipolo 1^ Centuria Balilla di Campli. Subito dopo si dimise,perché compiuto il lavoro di organizzatore ritenne assolto il suo compi-to e lui stesso ne designò il successore: il dott. Falchini. Nello stesso anno, con gli amici Lucci, Tassoni e Rozzi, si pose in opposi-zione al Commissario Prefettizio Gioacchino Minciotti a causa dell’operadi adattamento a scuola di un edificio, una volta opificio dei Rozzi, suprogetto di Zaccaria Scuteri e lavori affidati alla ditta di AntonioTrentacarlini.Il 5 marzo 1930 si dimise da Giudice conciliare di Campli, carica che dete-

neva dall’8 ottobre 1922, per un dissenso avuto con il PretoreAntonio Di Leva, che aveva condannato (a una multa di £ 300)

un cugino della moglie (certo Carpente Valentino), con unaprocedura per lui ritenuta non consona. Tale carica, nel 1922,l’ebbe attraverso l’amicizia del Pretore in carica FulgenzioGalato. Ciò, all’epoca, gli fu necessaria per conservare il po-sto di funzionario dello Stato che, con i suoi precedenti difervido socialista, avrebbe ingiustamente e sicuramenteperduto. Per il suo spirito risoluto e di libero pensatore, che spesso loportò in contrasto con le stesse autorità locali, il Boccabella,

si trovava in disaccordo con molti uomini di spicco del Fasciocamplese. I cittadini, Ubaldo Scevola, Adamo Farina, Albino

Fratoni, Berardo Sorgi e altri, per esempio, con esposti e ricorsifirmati intorno al 1930, cercarono di farlo allontanare dalla città,

senza riuscirci.Nello stesso anno, invece, il Provveditore agli Studi degli Abruzzi aL’Aquila, Giulio Gentile, dopo aver sentito il parere del Prefetto diTeramo, diede il benestare per il conferimento del diploma di beneme-renza all’insegnante Ottorino Boccabella (Regio Provveditorato agliStudi degli Abruzzi, prot. 3242 tip. A, clesse 5, del 1° aprile 1930).La Federazione Provinciale di Teramo del Partito Nazionale Fascista, at-traverso la Prefettura, i Carabinieri e il Ministero degli Interni, lo fece te-nere sempre sotto controllo e vigilato sulla condotta morale e politica.Nella vita pubblica, se pur sostenuto da autentici amici, non ebbe rela-zioni facili, avverso da molti esponenti del Fascio camplese e teramano,ma senza sotterfugi, non si sottrasse mai alle proprie responsabilità e aipropri doveri di funzionario dello Stato.In vita fu ritenuto tra i migliori Direttori Didattici della provincia, dotatodi grande cultura, scrupoloso e diligente nell’adempimento dei propridoveri. Lottò e s’impegnò sempre per migliorare le condizioni dellescuole del suo circolo. In un rapporto del Regio Ispettore scolastico di Teramo, riportato in una

lettera del Regio Prefetto di L’Aquila (gab. prot. 2289 del 2settembre 1930) si legge: «Posso assicurare che il Boccabellaesercita con i nostri dipendenti un giusto rigore, ed essihanno per il superiore un’affettuosa devozione, il che im-porta una proficua e, potrei dire anche, cordiale collabora-zione, per tutto ciò riguarda la grande maggioranza dellescuole dei due circoli di Campli e Corropoli».Colpito da infarto muore a Campli il 14 aprile 1948, lascian-do la moglie Anita De Laurentis, sposata a Campli nel 1914,i figli Fortunato “Nino”, Italia e Luisa.La lapide commemorativa affissa in Palazzo Lucque, sededella scuola elementare di Campli, così riporta: «In memoriadi Boccabella Ottorino che per la scuola visse e morì per lascuola. I suoi maestri e gli allievi di tutto il suo circolo pose-ro, il 15 giugno 1948».

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Personaggi di Campli

Ottorino Boccabella Regio Direttore Didattico dal 1910 al 1948 di Nicolino Farina

Ottorino con i figli

I figli Italia, Fortunato e Luisa

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Il 7 gennaio scorso Tullio Sorgi è tornato in cie-lo, lasciando in terra un grande ricordo di sporte impegno civile. Nato a Campli (Pagannoni)nel 1923 è uno dei personaggi più illustri dellanostra città che a Teramo, dove si era trasferi-to, ha avuto soddisfazioni oltre che nello sport

anche in politica e nel la-voro. Il libro “Tullio Sorgi,l’intervista di una vita”(Ricerche & Redazioni)scritto dal giornalistaFilippo Lucci, ne mette inluce la sua intensa e pienavita.Da giovane si afferma nell’atletica leggera edella pallacanestro. Insieme al collega TinoPellegrini diventa protagonista del rinnova-mento della pallacanestro dell’intera provin-cia negli anni ‘50.Dal 1941 al 1980 insegna educazione fisicanelle scuole teramane diventando anche vicepreside al liceo scientifico e all’istituto tecnico“Vincenzo Comi”. Nel mondo dello sport, ri-copre incarichi importanti: dal 1947 al 1960 èpresidente regionale degli allenatori Fip(Federazione italiana pallacanestro); dal 1960al 1981 è al vertice della Polisportiva

D’Alessandro. Nel 1965 inizia la lunga storiadi Sorgi legata all’Aci, del quale è presidentedella sezione di Teramo per 44 anni (fino al2009) e componente del consiglio generalenazionale in qualità di presidente regionaledal 1985 al 2009. Nel Coni, dal 1963 al 1992,matura alte esperienze dirigenziali a livelloprovinciale e regionale. É anche arbitro dipallavolo e basket e giudice in gare di atleti-ca. Non meno importante l’attività politica:nel 1944 fonda la prima sezione dellaDemocrazia Cristiana in provincia di Teramo aCampli con incarico di presidente della giuntaesecutiva; nel 1975 è eletto consigliere allaProvincia e nel 1980 è vice capogruppo Dc.Da imprenditore, nel 1946 Sorgi apre insiemeai fratelli la storica cartoleria di via SanBerardo e, tre anni dopo, il primo negozio diarticoli sportivi in città. Nel 2009 riceve dalpresidente della Repubblica GiorgioNapolitano l’onorificenza di Cavaliere al meri-to della Repubblica italiana.Tullio non aveva mai dimenticato le sue origi-ni e quanto ci si incontrava, sempre affabile egentile, amava sempre sapere di quanto si fa-ceva a Campli.

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Piane della Nocella - CAMPLI (TE)Tel. 0861.56566 - Fax 0861.560018 • 348.6007525 - 348.6007559 - 348.6007569

Una vita da campione della teramanità

Addio Tullio Sorgi

Due gli appuntamenti in pro-vincia di Teramo per sostenereuna lotta che sta al cuore dimolti, quella contro la violenzaalle donne. Prima tappa al pa-lazzo Saliceti di Ripattoni diBellante il 7 Marzo e secondo appuntamentonella gremita Sala San Carlo del Museo diTeramo l’11 Marzo per una manifestazionedelicata ed unica nel suo genere. “DonneDanneggiate” è uno spettacolo ideato dall’as-sociazione Bon Ton di Bellante, nella personadella sua presidente Anna Di Paolantonio che,oltre vent’anni fa, ha perso una sorella pro-prio a causa di un brutale femmicidio.Vent’anni dopo Anna Di Paolantonio inventaun contenitore potente di emozioni e rifles-sioni, ricco di canzoni , danza, poesie e un toc-co di rosso - che è stato il fil rouge che ha uni-to le performance durante questo singolarespettacolo ricco di simbolismi - per onorare le

donne vittime di violenza efemminicidio e sensibilizzare adun tema che troppo spesso ri-empie le pagine di cronachedei nostri giornali. L’evento haavuto, per il suo alto valore

morale, il patrocinio della Città di Teramo, delComune di Bellante e della Commissione perle pari opportunità ed ha riscontrato un’am-pia partecipazione. A cantare canzoni ricchedi pathos i ragazzi dell’ensamble del MixFactor, inframezzate dalla letture delle poesiedella scrittrice venezuelana pluripremiataFlora Amelia Suarez Cardenas, dalla leggia-dria dell’etoile Francesca Amannte e da alcu-ne testimonianze interpretate a mia cura, sot-to la direzione artistica curata da Anna DiPaolantonio, che è stata in grado di trattareun tema così doloroso prendendo in prestitole parole di grandi artisti della storia e unen-do la passione di più di venti artisti locali.

Donne danneggiate di Luisa Ferretti

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Sante De Pasquale ha sempre posto la poesiaall’apice delle proprie passioni artistiche qua-le suprema espressione sintetica dell’esperireumano. L’ultima fatica del poeta è la pubbli-cazione “Canzoni del Vagabondo”, stampataper la Di Felice Edizioni.Dalla prefazione al libro di Valeria Di Felice,un breve stralcio critico che aiuta a capire lavalenza del messaggio poetico dell’autore:«… Il canto del vagabondo, ora preghieramorbida e delicata, ora urlo straziante e con-citato che si affida all’urgenza dell’intuizione,sottrae l’insipidità e l’acredine al miope oriz-zonte dell’uomo comune, e le trasforma allaluce di una nobiltà di veduta che abbraccial’invisibile e accoglie le altezze, che penetra loscibile e asseconda il fluire del divenire. Lapoesia diventa una marca di confine, una zo-na di margine, il tracciato di rotta che fa li-brare le parole in un’aura di rinnovamento, lasoglia liminare che riconnette la vicenda uma-na al proprio immaginario, in sintonia con ilrespiro del poeta che si porta sin dentro l’om-bra delle valli e delle selve. In questo senso, iversi dell’autore sono come un mantra recita-

to per superaree sconfiggere isuoi demoni in-terni ed esterni,che ne favoriscela meditazione.È un mantra pe-dagogico. È unasorta di amule-to contro l’an-goscia, una can-tilenaapotropaica per garantire salvezza, liberazio-ne, riscatto. … Ciò che muove “l’agire poeti-co” di Sante De Pasquale è la ribellione furen-te di un uomo che, non trovando forma diespressione nella consuetudine, intraprendeuna Via Altra che allenta la presa sulla super-ficie delle cose e si fa condottiero dissidente,fuori legge, che insegue il vessillo della liber-tà. Ed è proprio in questa momentanea messaal bando dalla città della significazione ordi-naria, che inizia il viaggio della ricerca. … Purtrattandosi di un viaggio iniziatico che tra-sforma l’uomo comune in eroe, l’indole guer-

riera che permea le canzoni non è mitizzata,leggendaria: essa ha tutte le fattezze tipichedi un uomo che vive pienamente le sue preseemotive e passionali, un uomo che sa mostra-re anche i suoi segni di debolezza e di fragili-tà».Sante De Pasquale è nato a Roma nel 1963. Distudi classici e umanistici, si è laureato inScienze Politiche a Roma presso l’Università“La Sapienza”, in Giurisprudenza pressol’Università degli studi di Teramo, in Scienzedella Sicurezza presso l’Università “Roma 3” ein Scienze Internazionali e Diplomaticheall’Università degli studi di Trieste. Ha il titolodi accademico presso l’UniversitàInternazionale degli studi superiori PRO-DEOdi New York (USA), l’AccademiaInternazionale delle scienze naturali e socialidi San Pietroburgo (RUSSIA) e l’AccademiaInternazionale per gli studi economici e socia-li di Roma. Ha pubblicato le seguenti sillogi: Il sovrappor-si delle immagini (Cultura duemila editrice,1993), La specularità inversa (Fermenti, 1997),Contingente libero (Fermenti, 1999), FisicaSemantica ovvero della Magia del Suscitare(Di Felice Edizioni, 2010) e Canzoni delVagabondo (Di Felice Edizioni, 2012).È direttore della collana di poesia “Il gabbie-re” per i tipi della Di Felice Edizioni.

L’ultimo libro di poesie di Sante De Pasquale

Canzone del Vagabondo

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Dante Di Luigi e Domenica Chiodi50 anni insieme

Cinquanta anni passati insieme, non è cosada tutti, soprattutto in questi tempi. Per“Dandine” e “Michetta”, però, è un tra-guardo doppio perché oltre a celebrare lenozze d’oro, festeggiano contemporanea-mente mezzo secolo della loro attivitàcommerciale. Dante Di Luigi di 81 anni eDomenica Chiodi di 69 hanno percorso unavita insieme, con coraggio e amore, supe-rando ostacoli e raggiungendo traguardiche oggi li vedono appagati e felici di go-dersi la condizione di nonni. La loro attivi-tà, infatti, adesso è gestita dai figli Elvira ePietro che hanno puntato le loro energiesull’impresa avviata nel lontano 1964.Il loro punto vendita di materiale da co-struzione ed edilizia per la casa, sito nelquartiere di Castelnuovo a Campli, è diven-tato il luogo di riferimento per tante im-prese artigiane e comuni clienti. Da pensio-nati ancora sono presenti nel loro negozio,quasi a sostenere e motivare il lavoro deifigli. Gioviali e sempre con il sorriso ancoraaccolgono i clienti, spesso diventati amici,prodighi di consigli.A questa formidabile coppia, ai loro figli eai loro nipoti, la Redazione di CampliNostra Notizie augura un futuro luminosoe prodigo.

Per l’immagine si ringrazia Foto Fratoni

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Nel 1533 Campli era divenu-ta feudo di Margheritad’Austria, una delle donnepiù potenti del Cinquecentoma, come s’è detto nell’arti-colo su Madama comparsonello scorso numero di CNN,a fronte delle molteplicitracce documentarie e stori-che, poche sono le testimo-nianze di “cose” sue oggi ri-maste nella nostra città.Qualcosa d’importante è,però, venuto fuori nel frat-tempo.Un raro stemma diMargherita d’Austria, incisoe dipinto, è stato trovato sulcoperchio di una cassapancain legno di acero appena re-staurata e conservata presso la famiglia cam-plese Valerii. Si tratta di una cassapanca, dovesi conservavano e trasportavano le sementi,tenuta per secoli nei fondaci di PalazzoValerii. La cassapanca ha la particolarità diavere il lato sul davanti non perpendicolarema svasato, forse per favorire il carico e scari-co dei semi trasportati. Quando PeppinoValerii vendette il Palazzo ripose, ammassatiin un altro luogo di sua proprietà, molti ma-nufatti conservati nell’antico edificio. Solo ul-timamente ha cercato di rivalutare quelli che

per anni erano stati oggettipreziosi della sua casa. Perprimo ha riportato in lucealcuni grandi orci, legati al-l’attività dei maestri artigia-ni delle terrecotte camplesidel quartieredi Nocella.Secondo unatradizionedella famigliaValerii, questiartigiani rap-presentanti diuna scuola figulanota soprattutto per le fab-briche di stoviglie, per vo-lontà di Madama, fab-bricarono una seriedi modelli di grandi

orci invetriati utili al trasporto, da cuiscegliere quelli con le forme piùadatte. Questa serie di orci è rimastaper centinaia d’anni presso la fami-glia Valerii, non a caso originaria delquartiere di Nocella. Tra le tipologiedi forma e grandezza dei quattro orcirimasti due entrarono, poi, nella produ-zione tradizionale di terracotta nocellese.Questi orci servivano a Margherita per tra-sportare olio fino a Parma e Piacenza e pro-babilmente anche in Olanda.

Lo stemma venuto fuori dal coperchio dellapanca, celato per secoli da strati consolidati di“sporco”, conferma la frequentazione e le co-noscenze delle realtà produttive camplesi del-la feudataria della città.

A Campli, fi-nora, non

eranorimaste

testimo-nianze di

stemmi aral-dici di Margherita,

ma solo quelli della famigliaFarnese, come per esempio quello

conservato in pietra a Palazzo Rozzi e quelloin pietra dipinta di Ranuccio Farnese, nipote

di Madama, visibile sull’altare lateraledella chiesa di S. Francesco. Senza di-

menticare gli stemmi della Città visi-bili nella Cattedrale, ma sormontaticon i gigli di Madama (Medicei eFarnesiani), quali: quello scolpito inpietra sull’Edicola del Sacramento,quello colorato e scolpito in legno

sul Pulpito, quello dipinto su un fre-gio ligneo della Cattedra Vescovile.

Lo stemma sulla panca e gli orci sonoaltri “tasselli” storici che si aggiungono per

testimoniare e a dimostrazione di come con-cretamente Margherita era presente e sensi-bile alle vicende di Campli.

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Trovato a Campli

Lo stemma di Madama Margherita d’Austria di Nicolino Farina

Il Museo Archeologico Nazionale diCampli, su iniziativa del DirettoreGlauco Angeletti, propone pres-so la propria sede la mostra“Un Déco raffinato e popolare– Le ceramiche B.M.C. &Carraresi e Lucchesi”, che siterrà dal 12 aprile al 15 lu-glio 2014. La città dei Farnese, così,ospiterà la prima mostra sudue piccole ma importanti ma-nifatture di ceramica toscana de-gli anni ’30: la B.M.C. e la Carraresie Lucchesi. Si tratta di due manifatturedi Sesto Fiorentino, che hanno contribuito al-la diffusione del gusto déco presso la piccolaborghesia, utilizzando, nella decorazione dioggetti di uso comune per la casa, con motivicolti e raffinati e tecniche all’avanguardia, co-

me l’aerografo. In Italia la valorizzazione del designer, la pro-gettazione sistematica, la preparazione indu-striale e la qualità dell’alto artigianato sonole basi del successo di tutte le applicazioni

dell’Art Déco: una delle esperienze arti-stiche più originali del Novecento

affermatasi tra il 1919 e il 1939. Siinserisce in questo contesto l’e-

sposizione camplese.La Mostra presenta una sele-zione di circa 80 pezzi prove-nienti dalle due più grandicollezioni italiane dedicate aqueste manifatture. I visita-

tori potranno vedere e con-frontare tra loro quasi tutti i

decori di grande interesse artisti-co ed un gran numero di forme di-

verse (le bellissime forme delle teiere, icalamai, i vasi, le scatole). Tra i pezzi più belliin mostra, una serie di piatti da parata condecori importanti, quasi tutti inediti.Riconoscibili saranno le influenze di Gio Pontie Guido Andlovitz in alcuni decori realizzati a

pennello. Ipezzi dellaB.M.C. &Carraresi eLucchesi, chesi distinguonoper una pro-duzione instiele moder-no originale edi buona qua-lità, oggi sonoapprezzate eambite damolti collezio-nisti. Campliha il privilegiodi ospitare laprima mostra di ceramiche dedicate ai manu-fatti di queste due straordinarie piccole fab-briche Italiane. La mostra è fornita di un catalogo gratuito.Alcuni oggetti fatti realizzare specificamenteper la mostra e altre pubblicazioni, invece,potranno essere acquistati.

Museo Archeologico Nazionale di Campli

Art Déco

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In Nigeria non si ferma la violenza dei taleba-ni d’Africa, le milizie Boko Haram (nome chesignifica “l’educazione occidentale è proibi-ta”) negli ultimi dodici anni hanno ucciso cir-ca 10 mila persone.La setta islamica ha compiuto domenica 13aprile, una nuova carneficina nello statonord-orientale di Borno, la sua roccaforte, uc-cidendo indiscriminatamente 60 persone inalcuni villaggi del distretto di Bama, serven-dosi anche di mezzi blindati e di bombe in-cendiarie.La strage precedente era avvenuta la notte disabato 1° marzo, dove nella città diMoiduguri e nel suo circondario, islamici ar-mati di fucili mitragliatori e lanciarazzi hannoucciso 100 persone, tra cui molte donne ebambini, senza contare le decine di feriti.Una settimana prima, le stesse milizie islami-che bruciarono vivi 59 giovanissimi studentidel collegio Buni Tadi dello stato nord diYobe, perché nell’istituto s’ignoravano gli in-segnamenti del Corano. A giugno nel raidcontro la scuola di Mamudo morirono 22 ra-gazzi, a settembre toccò a un collegio agra-rio, a metà febbraio 200 persone furono ucci-se nel villaggio cristiano di Izghe e quasialtrettanto a Boko.Senza mezzi termini il governo del Paese afri-cano più popoloso e ricco di petrolio, dichia-ra: «siamo in guerra». Nei mesi scorsi il presi-dente cristiano Jonathan Goodluck hadichiarato lo stato d’emergenza nelle regionidel nord di Adomawa, Yobe, Borno e ha dis-piegato invano circa 8 mila soldati per farfronte alla minaccia.I talebani d’Africa vogliono uno stato islamiconel nord della Nigeria. Gli esperti sostengonoche hanno avuto soldi da gruppi salafiti sau-diti e training nel Sahel. Comunque per unveterano del dialogo tra le fedi, come il ve-scovo di Soko Kukah, lo scontro religioso di-vampato dagli anni novanta è solo la facciatadi una lotta per il potere che sta consumando

la Nigeria, un Paese ricco con una capacità dicrescita del 7,4% e 80% di gas e petrolio afri-cani.Intanto in Nigeria è guerra civile. Dal 2010,secondo esperti, c’è stata un’escalation nel-l’offensiva di Boko Haman che nel nord pre-valentemente musulmano e povero ha trova-to anche delle ambigue zone di complicitàfacendo leva sull’ostilità locale verso il sud cri-stiano. A fronteggiarsi, soprattutto nelloStato centrale del Plateau, sono le etnie hau-sa-fulani e birom. I primi, musulmani, sonodiscriminati a sud dal governo in mano agliagricoltori cristiani birom. Nel nord, dove dal2000 vige la legge islamica, i discriminati sonoi cristiani. Boko Haram cerca consensi alimen-tando la rabbia di una popolazione povera, dipoca iniziativa che si sente discriminata e nonprotetta dal governo centrale. Secondo gli os-servatori occidentali, infatti, l’esercito (dove èdiffusa la corruzione) fa un uso arbitrario del-la caccia agli islamisti.Queste forze poco efficienti del governo, uni-to al limitato aiuto deli stati europei e ameri-cani, dato dal fatto che i talebani d’Africanon attaccano obiettivi occidentali ma villag-gi civili di popolazione inerte, creano una sor-ta di guerra civile nella Nigeria. Con le elezio-ni del prossimo anno è facile prevedere unaggravarsi della situazione.Don Peter Kamai, sacerdote dal 1993, rettore

del Seminario di Jos, una delle città nigerianeche periodicamente salgono agli onori dellecronache per gli attentati islamici, dichiara«Aumentano le violenze, si moltiplicano gliattentati contro le chiese e i cristiani. La pau-ra è più che giustificata. Eppure, anche sesembrerà paradossale, aumentano le vocazio-ni. Sono sempre di più i giovani che vengonoa bussare alla nostra porta perché voglionopercorrere la via del sacerdozio». La Nigeria ospita 15 Seminari, il più grande èa Enugu, nel sud, con 700 iscritti (dicono chevanti il maggior numero di seminaristi almondo), a Jos ce ne sono 300, altri vorrebbe-ro entrare e hanno presentato la loro candi-datura ma non c’è più posto, ci sono liste diattesa da uno o due anni.Don Peter, che quest’anno ha partecipato al-l’incontro mondiale di papa Francesco con iseminaristi, spiega con semplicità disarmantel’apparente paradosso tra l’aumento delleviolenze anticristiane e quello delle vocazionial sacerdozio: «È il fascino di Gesù. Quandovengono per iscriversi gli chiedo: “Ma nonavete paura, vedendo quello che succede quiintorno?” Loro rispondono che no, non han-no paura. Vedono come vivono i sacerdoti,vedono la felicità stampata sui loro volti, edesiderano anche loro essere lieti, percorrerelo stesso cammino per diventare anche lorocosì. È quell’attrattiva di Gesù di cui va dicen-do papa Francesco: chi Lo incontra trova untesoro, la sete di felicità è contagiosa e preva-le su ogni altra pur legittima preoccupazione.E anche in Nigeria rimane vero quello chescriveva Tertulliano: il sangue dei martiri è se-me di nuovi cristiani».Il nostro poliglotta don Martino, parroco diRoiano e curatore dei giovani di S. Onofrio,Floriano e Molviano, con incarichi di respon-sabilità nel Vaticano, dopo le esperienze negliStati Uniti, in Germania, in Sicilia e a Campli,tornerà a ottobre nella sua Nigeria per curareproprio la formazione dei nuovi giovani sa-cerdoti. La comunità camplese, molto affezio-nata alla sua figura, oltre ad essere rattristataper la sua partenza, è preoccupata per la si-tuazione che troverà nel Paese. Per questo se-gue con attenzione le vicende della Nigeria.

In Nigeria le milizie dei talebani d’Africa, fanno strage di cristiani

L’attrattiva di Gesù è più forte di Boko Haram

È in libreria “Lo dico al TG”, il libro diUmberto Braccili, noto giornalista del tele-giornale regionale abruzzese di Rai 3. Il libronasce proprio dal lavoro televisivo del giorna-lista. Dal 2007 per la stessa testata Braccilimette in onda “Lo dico al Tg3 Abruzzo”. Laformula è diretta: lo spettatore segnala, ilgiornalista verifica la denuncia, e il martedì larubrica va in onda, come ancora oggi. I temisono la politica, la burocrazia, gli sprechi, leristrettezze dettate dall’alto, la disperazioneper il vivere quotidiano.Il libro del giornalista rosetano è una raccoltaselettiva efficace di cento cinquanta casi pro-posti in tv dai telespettatori. Ne viene fuoriuno spaccato dell’Abruzzo odierno straordi-nario. Racconti ora drammatici ora commo-venti, sempre pregni di un’umanità troppevolte dimenticata e, peggio, della dignità in-dividuale ignorata.La lettura del libro è capace di suscitare ungrande senso della realtà in cui viviamo. Ciaiuta a capire meglio il nostro presente nellaconsapevolezza di quante cose ancora biso-

gna cambiare in Italia per un mondo più giu-sto. Il libro racconta un giornalismo d’inchie-sta sul campo e per questo si trasforma in unlaboratorio di approfondimento che nascon-de l’uso sapiente del “mestiere” del giornali-sta, applicato secondo i ritmi della società e imezzi di comunicazione sempre più veloci erapidi. Mestiere che implica anche saper indi-viduare il tema, verificare la segnalazione,preparare il brogliaccio di sceneggiatura, pro-durla, scegliere le immagini, occuparsi dellaregia e della post produzione.Nelle storie raccontate da Braccili, si sente laradice del giornalismo d’inchiesta che non siferma al comunicato stampa e alle dichiara-zioni ufficiali, ma scava in profondità alla ri-cerca della notizia importante per la colletti-vità. Umberto è un reporter con un grandesenso deontologico che non si limita a trascri-vere quello che gli arriva sulla scrivania, mada voce a chi non c’è l’ha, a “guardia” dellademocrazia. Infatti, porta all’attenzione pub-blica le trasgressioni e le anomalie, così che ilettori informati possono chiedere spiegazioni

ai loro rappresen-tanti. Il libro aiutail lettore a svilup-pare il propriosenso critico ri-spetto a quelloche succede attor-no. In questo con-tribuisce la scrit-tura agile,sintetica, diretta eil tagliente sarca-smo dell’autore.Il libro è edito da Ricerche&Redazioni diTeramo. I proventi del libro dell’autore e del-l’editore sono devoluti all’associazione“Abilbyte” di Pineto, che aiuta chi non può acomunicare con gli altri attraverso specifichee costose attrezzature elettroniche e digitali.A Campli il libro è stato presentato l’11 gen-naio scorso, presso l’Ufficio Turistico, dal gior-nalista Nicolino Farina, nostro Direttore, e daManolo Pelusi presidente dell’AssociazioneAbilbyte, presente l’autore.

LO DICO AL TG l’ultimo libro di Umberto Braccili

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Da un interessante carteggiodell’Archivio di Stato di Teramorisulta che le origini dellaScuola di avviamento professio-nale risalgono ad una richiestache il Podestà di Campli il 1° ot-tobre 1938 aveva inoltrato alProvveditore di Teramo dott.Mario Battistrada. Questi nel ri-spondere al Podestà il 5 dicem-bre 1938, dichiara che aveva pro-posto al Ministro dell’Educazione Nazionalel’istituzione di «un Regio Corso di avviamentoprofessionale, biennale, a tipo agrario», met-tendo in rilievo la «favorevole situazione topo-grafica e l’importanza agricola comunale ed in-dustriale di Campli, che è il terzo comune dellaprovincia, dopo Teramo, per estensione e pernumero di abitanti». Il Provveditore aggiunge che sarebbero sortescuole professionali a carattere agrario a Bisentie a Nereto, e a carattere industriale a Montorioal Vomano dal 1° ottobre1939.1

Per far sì che nella stessa da-ta fosse attivata la scuolaprofessionale anche aCampli, il Provveditore invitòil Podestà a riunire ilConsiglio comunale per l’a-dozione della deliberazioneprevista dalla legge. Il Consiglio approvò la richie-sta nella seduta del 28 gen-

naio 1939, «essendo esso[Comune] divenuto uno deicentri più importanti della pro-vincia per la sua immediata po-polazione, per il notevole nu-mero delle scuole primarie esecondarie, e per lo sviluppoavuto nel cammino, sull’agri-coltura e nell’industria». Nel contempo il Comune si im-

pegnò a sostenere tutti gli oneriprevisti per le spese relative al personale, aidocenti e al funzionamento amministrativo edidattico, come prevedeva l’art.91 del T.U. del-la legge comunale e provinciale approvata conil r.d. n.383 del 3 marzo 1934. Il corso, denominato anche Scuola secondariadi avviamento al lavoro, con indirizzo agrario,era stato istituito dalla legge n.8 del 7 gen-naio 1929, al posto della Scuola complementa-re, istituita dalla riforma gentiliana (r.d.n.1054del 6 maggio 1923).

Alla predetta scuola profes-sionale subentrò la Scuola se-condaria di avviamento pro-fessionale, istituita dallalegge n.1379 del 6 ottobre1930. Il primo anno del RegioCorso di avviamento profes-sionale, che ebbe la sua pri-ma sede in un locale di pro-prietà comunale, fuinaugurato alla presenza del

parroco, del Podestà, del Provveditore e di al-tri cittadini il 16 ottobre 1939. L’organico era costituito da due docenti e daun direttore, che espletò anche la funzione disegretario fin ai primi di giugno del 1943. Il Provveditore, Antonio Amaduzzi, il 2 feb-braio 1943 comunicò al Prefetto di Teramo cheil Comune di Campli non aveva ancora fornitoalla scuola il personale di segreteria e ausilia-rio, come, stabiliva l’art.91. Tornò ad interessare il Prefetto il 27 maggio 1940,dichiarando che era necessario il segretario. Il Podestà il 4 giugno 1943 si decise a nomina-re per tale ufficio dal 1° ottobre 1943 un ap-plicato comunale di I classe, MaccioniErmanno, con il compenso di 200 lire all’anno. La scuola di avviamento professionale funzio-nò fino all’anno scolastico 1964/65, essendostato soppressa dalla legge n.1859 del 31 di-cembre 1962, che creò la scuola media unifica-ta, tuttora esistente.

Nota1 Per la documentazione si rimanda all’Archivio di Statodi Teramo, Prefettura, II/40, cat. XIV, b.35, f.8.La Scuola professionale già esisteva a Giulianova e aTeramo. Il comune di Nereto con del. n.45 del 18 mag-gio 1938 motivò la richiesta della scuola con l’esigenzadi evitare ai giovani del comprensorio il disagio di recar-si a Giulianova. Qui, in particolare, esisteva fin dal 1917una Scuola tecnica, che diventò Scuola complementare,triennale, nel 1924, Scuola di avviamento al lavoro nel1929, e infine Scuola di avviamento professionale nel1930 (si vd. G. Di Giannatale, Panorama dell’istruzionesecondaria a Giulianova nel primo novecento, ne «LaMadonna dello Splendore», n.39, 2011, pp.41-49).

Breve cronostoria

La Scuola Avviamento Professionale di Campli di Giovanni Di Giannatale

Campli. Scuola di Avviamento Professionale. 1960 ca.

Si riconoscono il Preside Iampieri e il Rettore dell’Universitàdi L’Aquila, entrambi davanti al tornio.

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Quando ci interessiamo delle cose del mondo,i nostri criteri di analisi, i nostri mezzi di lettu-ra riconducono all’idea e all’emozione, alpensato e al sentito. Le due vie operano insie-me e solo per una ragione descrittiva vengo-no osservate strategicamente, in modo distin-to. L’ operazione ci permette più facilmentedi comprenderli, per poi sforzarci nel ricom-porli nella loro contemporaneità.Il comportamento umano è oggetto di studioe di curiosità da parte di diversi ambiti dellacultura, esempio nella letteratura, nell’arte,nella teologia, la scienza. La psicologia, e nel-lo specifico la psicoanalisi, si occupata dellapsiche ; “pshychè” significa fiato, alito, respi-ro: deriva dal greco “psy-ch”, soffiare, princi-pio per cui nasce la vita. La psicoanalisi è unadisciplina che scava nella sfera inconscia del-l’uomo, per portare alla luce ciò di cui non siè coscienti. Questo non significa riduttiva-mente svelare segreti, ma epistemologica-mente lavorare sull’interpretazione dei feno-meni, ottenendo verità relative che siprestano al vaglio della verificabilità esperien-ziale.Il tema che vorrei avanzare, è quello della di-stinzione tra il figlio prescelto e il figlio predi-letto.E’ luogo comune che per i genitori i figli sonouguali, ed è quello che si verifica a livello co-sciente, ciò che è voluto intenzionalmente. Lecose non stanno proprio così . Nel profondodella propria interiorità, dove la nostra consa-pevolezza ancora non riesce a guardare, gliavvenimenti accadono indipendentementedalla volontà del soggetto. A questo livellosi mettono in moto delle dinamiche profon-de, hanno finalità diverse dalle intenzioniprefissate. Nel trattare con i propri figli i ge-nitori sono portatori passivi e operano in buo-na fede, perché inconsapevoli dell’influenzadi tali dinamiche sul rapporto stabilito con iloro figli. L’inconscio non è “il mostro” dentrodi noi, ma una parte di noi vicino all’essenza eall’essenzialità delle cose umane, con funzio-ne anche di guida e di saggezza; basta cono-scerlo e ci sarà di grande aiuto.

La sua logica si fonda su principi e leggi uni-versali chiamati archetipi, parola compostada “arche”, principio, e “typos”, forma ori-ginaria. Gli archetipi possono essere pensaticome immagini pre-esistenti all’origine dell’u-manità che si ripetono eternamente, lungo iltempo della storia dell’uomo. Questi principiprendono immagine nel linguaggio simbolicodella mitologia, delle leggende e delle favole,dei racconti e dei sogni. Nell’inconscio da unaparte troviamo la storia biografica dell’indivi-duo nelle sue esperienze e nei suoi vissuti,prevalentemente rimossi a livello cosciente(Freud), dall’altra eredita l’intera cultura del-l’umanità (Jungh). Questa dimensione è fontedi potenzialità, tesoro interiore da utilizzare.Indispensabile a questo punto è la presa dicoscienza che permette la consapevolezza diciò che è dentro di noi, arricchisce la nostrapersonalità, rendendoci protagonisti del no-stro destino.Come genitori non ci si deve sentire cattivi oinadeguati, l’inconscio fa parte della nostranatura e dell’intero universo. Ogni genitoreinoltre è stato un tempo figlio; un aspettopsichico sempre presente dentro di noi, por-tato con noi ciò che contemporaneamentesta vivendo nostro figlio. Nel ruolo di genito-re mettiamo in scena gli archetipi genitoriali,modelli primordiali, che prendono un sensoanche all’interno del processo della sopravvi-venza della specie.Tornando alla nostra distinzione, possiamoquindi definire- figlio prescelto “scelto” fra gli altri, coluiche è stato l’eletto, il selezionato. Il presceltoha qualcosa di particolare, che lo predisponeal sacrificio, concetto che caratterizza questomodello comportamentale. E’ un sacrificio ditipo anonimo che non cerca successi o ricono-scimenti, e si compie senza apparire eroico,come un martire senza santità. Il figlio pre-scelto si dona ad un progetto che i genitorimotivati da desideri e aspettative, vivono nel-la loro fantasia e che trasmettono attraversoun linguaggio non verbale fatto di particolaricondotte, atteggiamenti latenti e conversa-

zioni selettive. E’ come se tra genitori e figlivenga stipulato una specie di contratto nonscritto. Questo materiale viene assimilatosempre inconsciamente dal figlio che se ne facarico per la sua realizzazione. Da quel mo-mento porta avanti su di se il compito, il de-stino da compiere. Il suo sacrificio di donarela propria vita per una missione aliena dallasua esistenza personale lo rende forte allostesso tempo prigioniero. Il suo atteggiamen-to è di colui che chiede poco se non nulla. Igenitori non hanno necessità di gratificarloper questo suo ruolo: il figlio prescelto lo fa ebasta, come se gli toccasse e non pretendenulla. Per riuscire a tutto questo illusoriamen-te si sente diverso e non può essere o faresemplicemente come gli altri. E’ severo con sestesso, di fronte ad una sua mancanza non siassolve nè si giustifica, ma tende a colpevoliz-zarsi e successivamente a punirsi. Per il figlioprescelto la madre prova una forma di rispet-to, di educato affetto e nei suoi confronti ap-pare nel rapporto forte e sicura.

- Il figlio prediletto è il favorito, colui che èdesignato ad una forma di successo. Riceve leattenzioni da parte dei genitori che gli mani-festano ogni tipo di accortezza. Viene sem-pre giustificato, estremamente viziato a lui sichiede poco e gli si concede molto. Da luinon ci si aspettano grandi cose, si desiderache stia bene, che compensi con la sua riuscitasociale le insoddisfazioni e le frustrazioni deigenitori, i quali continuano così a caricare edesaltare il suo narcisismo. Apparentemente ri-sulta il più amato, ma ad una analisi più at-tenta è condannato ad una condizione di for-te dipendenza, manipolata sul bisogno piùche sull’affettività. Non gli si chiede un verosacrificio, sono gli altri che si sacrificano perlui. La madre prova un debole per lui, un ec-cessivo sentimentalismo e appare impotente epoco accorta, incapace di opporsi con noeducativi e di contenimento; non riesce a far-ne a meno come lo rivelano i suoi gesti e lesue intenzioni. Il figlio prediletto non va confuso con il figliopreferito. Il termine “preferito” rende ridut-tiva la complessità relazionale, semplifica inmodo evidente lo scopo manipolativo genito-riale per tenere a sè uno dei figli, rendendolodipendente. Una dipendenza ai bisogni dei

Una lettura psicoanalitica di Marcello Farina (Psicologo-Psicoanalista)

Il figlio prescelto e il figlio prediletto

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suoi genitori (la paura di rimanere soli, la dif-ficoltà a confrontarsi col tempo), il figlio sen-te come propri questi bisogni, fino ad identifi-carsi in uno dei due genitori. Diventa unarelazione affettiva di convenienza per en-trambi. Così il figlio succede al padre nel suolavoro di artigiano, di industriale o di liberoprofessionista; accudisce i genitori nella lorovecchiaia, ricevendone compenso.Storie diventate icone della nostra cultura oc-cidentale, tratte dalla Bibbia, , dalla letteratu-ra, dalle favole e fiabe, rilette in chiave dina-mico-psicologico a livello dell’immagine, nesono un tentativo di semplificazione.

La parabola del figlio prodigo ( Vangelo, Luca15,111-32).Il figlio primogenito (il prescelto) rinuncia ad ogniesperienza fuori dal mondo familiare, fedele, nonconosce la vita in senso pieno, compie costantemen-te il suo dovere, il lavoro assegnatogli dal padre.Il secondogenito (il prediletto), sperimenta invecela vita esterna alla famiglia, fa esperienze, si diver-te, e poi ritorna, accolto con festa dal padre.Ottiene tutto quello che vuole

La leggenda di Romolo e Remo (I libro Storie suRoma di Tito Livio). In fondo, Remo (il prescelto) si sacrifica, viene ucci-so e lascia il posto al fratello Romolo (il prediletto)nel luogo della futura gloria, Roma.

Caino e Abele (Bibbia: Gen, 4, 1-16Caino (il prescelto) si sacrifica ad essere condannatoe dannato per sempre, la sua cattiveria, malvagitàesalta la bontà di Abele (il prediletto), il quale in findei conti non faceva che il suo dovere di figlio.Ucciso dal fratello, esce di scena per entrare nell’i-cona sacra della bontà.

La storia di Giuseppe e i suoi fratelli ( Bibbia: gen,37-50)Giuseppe (il prediletto) dopo il torto ricevuto avràgli onori, il successo. Mentre i suoi fratelli (i prescel-ti) finiranno subordinati al loro fratello Giuseppe.

Giuda e gli apostoli ( Vangelo, Matteo 26, 14-16)Giuda (il prescelto) uno degli apostoli, si sacrificatradendo Gesù che da inizio alla passione del dolo-re fino alla resurrezione. Giuda si suiciderà e saràcondannato ai luoghi eterni del male; al contrario isuoi fratelli apostoli (i prediletti) avranno la santitàdopo il martirio.

Il brutto anatroccolo (Favole di H. C. Andersen)I fratelli anatroccoli acquisiti (i prescelti) sognanosolamente di diventare cigni, ma è solo il bruttoanatroccolo (il prescelto) dopo varie peripezie a di-ventare un bellissimo cigno, desiderio e aspirazio-

ne della mamma anatra (madre sostitutiva).Il piccolo cigno si realizza, diventa grande, perchéavviene il distacco dalla madre cigno (nella favola ilpiccolo cigno si perde e rimane solo).

Il gatto con gli stivali (Fiabe, Perrault).Mentre i fratelli più grandi (i prescelti) ereditanodelle cose inanimate. L’ultimo dei tre figli (il predi-letto) riceve in eredità dal padre morente un gatto,con poteri umani e astuto che lo porterà alla realiz-zazione e al successo.

Ettore e Achille (dall’Iliade di Omero).Se Ettore (il prescelto) è l’eroe umano, sconfitto educciso nel duello, Achille (il prediletto) è l’ eroe se-mi divino, vulnerabile in una piccola porzione delsuo corpo, vince, ma vincente e dopo la morte de-gno di gloria e di fama.

I figli crescono in questa rete strutturale di re-lazioni con destini, compiti ed esiti diversi,ma i genitori continuano a commentare: “ Ifigli sono diversi ma amati in modo uguale”.Andando più a fondo, possiamo constatareinvece che ciò che appare evidente ai nostri oc-chi non corrisponde alla realtà. A mio avviso lafrase iniziale può essere così rovesciata: “ I figlisono amati in modo diverso, ma sono uguali ”.Su questa distinzione archetipica non influi-sce la posizione cronologica della nascita deifigli, né la differenza di genere maschio ofemmina. La presenza di queste due tipologiesi verifica anche nel caso del figlio unico, ilquale non può dividere con nessuno e destinidelle due tipologie. In questo caso entra i gio-co uno dei due genitori che assume uno delledue tipologie, in genre subentra in questoruolo il padre. Inoltre si può verificare unaforma di temporaneità della presenza di unao altra tipologia durante la vita di un indivi-duo. Non ha influenza essere belli o brutti,bravi o intelligenti, nervosi o disponibili, co-me elementi identificativi di uno o l’altro ele-mento della distinzione prescelto-prediletto. Iveri elementi strutturali rimangono il sacrifi-cio per il figlio prescelto e l’ammirazione peril figlio prediletto.

Caso clinico - immaginato ma fondato sulla realtàdi casi veri, di cui ne costituisce un mosaico:

Andrea, un padre meticoloso che dei mezzi di sussi-stenza della famiglia fa il fine prevalente del suoruolo, lavora come impiegato, e in silenzio fa il suodovere. Vera è una madre insoddisfatta e un po’spenta nelle iniziative, infermiera in una grandestruttura sanitaria. Andrea e Vera sono genitori di:

Giovanni (25 anni) e Carla (20 anni).Giovanni è uno studente universitario, lento nell’ac-cumulare gli esami, distratto da tanti interessi chevanno dalla musica allo sport. Carla è in cerca di unaprima occupazione, dopo una breve esperienza uni-versitaria in un’altra città; è tornata in paese, ufficial-mente a causa di un problema di salute (una improv-visa forma di cecità all’occhio destro), risolto pocodopo. L’episodio appare una somatizzazione di undisagio emotivo profondo. Molto operativa nellaquotidianità della famiglia, ha un buon rapporto conil padre ed è poco tollerante con la madre. MentreGiovanni si fa forza sul sostegno-complicità della ma-dre, si gode il tempo delle poche responsabilità.All’interno del nucleo familiare si formano le cosid-dette “sottocoppie”, padre-figlia e madre-figlio, incui ogni figlio ha il suo protettore in una “batta-glia” tutta interna al nucleo. Questa divisione ha unfine latente ben preciso, quello di tenere i figli divi-si perché più gestibili da parte dei genitoriChiara (la prescelta) fa da madre alla madre, accu-sandola di viziare il fratello, e diventa la compagnadel padre che la pensa come la donna ideale. Carlaè il collante della famiglia, riesce dove la madre èdeficitaria, portando con sé una “delega” ricevutainconsciamente dalla madre stessa. Su Giovanni (ilprediletto) gioca la manipolazione della madre chesi lamenta del figlio, ma non fa nulla per mutare lasituazione. Giovanni ha il compito emotivo di riscat-tare le frustrazioni della madre, raggiungendo unabuona posizione sociale.Carla rinuncia, Giovanni realizza, tutte e due rispon-dono alle fantasie inconsce di una coppia genitorialerimasta figliale nelle esigenze e nei progetti sospesi.

In termini fenomenologici i concetti “prescel-to” e “prediletto” non si contrappongono,non sono termini contrari l’uno all’altro, sonoelementi complementari che il singolo figlioporta in modo naturale e spontaneo dentrodi sé. Elementi che integrati rispondono alleleggi della compensazione, dando completez-za. Se i due elementi coppia tipologica nonvengono riconosciuti presenti in ogni singolofiglio, allora l’individuo più che figlio è “unapersona a metà”, incompleta e incapace direalizzare le potenzialità personali.Questo articolo ha lo scopo di stimolare inognuno di noi una forma di consapevolezzadelle dinamiche che esistono inconsciamentenel nostro interno. Non nè percepiamo l’esi-stenza nè tantomeno le possibili influenzesul nostro comportamento. Per tale ragionespesso accade nella realtà di ottenere cosediverse da ciò che intenzionalmente si erapensato di realizzare.

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“Ritorno a Campli” è ilracconto che ha meritato aNicolino Farina il II posto nell’VIII edizione (2013) del premionazionale “G. Sgattoni” diGarrufo (Campli). E’ corredatoda otto disegni a china, cheillustrano con tratti sobri enitidi scorci di vita paesana,riconducibili a più di mezzosecolo fa’, inquadratiprevalentemente negli aspettireligiosi e devozionali, che untempo ritmavano il corso dellavita individuale e collettiva.Opportunamente l’ “esergo”dell’ opuscolo, edito dall’“Araldo abruzzese” del 20 aprile 2014, dedicalo scritto ai giovani, invitati a scrutare con l’occhio dell’ anima il centro storico di Campli,che, come ogni altro centro storico, è “illuogo del futuro, perchè è il luogo dellamemoria”. Il racconto è, pertanto, sotteso dauna sotterranea finalità pedagogica, chediventa visibile quando nell’ “incipit” l’autore-personaggio, commosso, dopo ilritorno da Milano, rievoca questo o quell’angolo di strada, questo o quel pezzo diquartiere, divorato dai recenti(irrazionali)sviluppi urbanistici, e riproponeuno stile di vita e ambienti a misura d’ uomo,fatti di sinceri e fraterni rapporti, disolidarietà e di amicizia, che legavano i diversiceti sociali ad un comune senso diappartenenza comunitaria. Dagli eventinarrati da Farina emergono “exempla” di un’umanità perduta, che i giovani sono invitati ariscoprire, per cogliere, nella comparazionetra l’ ieri e l’ oggi, valori etici imprescindibiliper vincere l’ impersonalità di quella che

Heidegger chiama “vitainautentica”, appagata solo daibisogni effimeri e immediati.La memoria di Farina ricreaquel mondo, lo riporta alla lucecon una scritura agile edessenziale, che non indulgeagli stilemi retorici, sempre inagguato, quando la narrazioneprocede sull’ onda delleemozioni e tende a compiacersileopardianamente del ricordo.Questo rischio è evitato conuna narrazionesostanzialmente descrittiva,che si prefigge di proporre alnostro sguardo un quadro

storico il più possibile preciso e reale. Farina,insomma, non dismette i panni dello storico,qual è, quando vuole restituire alcuneimmagini della Campli che fu. Lo scenariodominante è quello religioso, come si è dettosopra, perchè il tema del concorso chiedeva diambientare la storia personale nei “luoghidello spirito” (cioé nelle chiese e nei santuari).Pertanto ora rivedi la Scala santa, formata daventotto gradini, che si salivano e si salgonoper lucrare le indulgenze “ab antiquo”disposte dalla Santa sede. Spunta da essa lagrottesca figura di “Firmiche”, il “vecchio eburbero sacrestano del Santuario”, che nontollerava la presenza dei bambini nei pressidel sacro edificio. Ora assisti ai giochi popolariche avevano luogo sia a Campli che in altripaesi della provincia, tra i quali selezioniamoil palo della cuccagna, la “pignite” e la garadei “maccarù” (maccheroni). Il primoconsisteva in un palo unto di grasso, dell’altezza di tre o quattro metri, dalla cuisommità pendevano lonze, prosciutti, salsicce,

formaggi e altro, che erano il lauto bottino dichi riusciva ad arrampicarsi. Ricordo che aCartecchio di Teramo, nella festa dellaNatività di Maria dell’ 8 settembre, vincevasempre un tale, denominato “La piccirille”, diesile corporatura, che per abbarbicarsi al palosi copriva di cenere. Il secondo consisteva nell’appendere in piazza tre o quattro pignatte,di cui una era ripiena di monete, che iconcorrenti, bendati, e privi di equilibrio,perchè fatti ruotare su se stessi, tentavano dirompere con un bastone, al fine diindividuare quella contenente le monete. Ilterzo prevedeva che i concorrenti, con lemani legate dietro le spalle, mangiassero unabbondante piatto di maccheroni al ragù:vinceva la gara chi riusciva a mangiare tuttoprima degli altri. Questi giochi costituivanogli intrattenimenti profani nelle feste di S.Egidio, sotto il fiume, di S. Scolastica nelpiazzale antistante il sacro ritiro dei MinoriCappuccini di San Giacomo, e di S. Nicola daTolentino nella borgata di Castelnuovo. Ioavrei aggiunto anche la componentemusicale, che animava tutte le feste, spessocon il concerto stesso di Campli, di anticheorigini e per un lungo periodo municipale. Ilbel racconto di Farina acquisisce maggiorepregnanza con i disegni che intercalano iltesto, aiutando il lettore a ricostruire megliogli eventi descritti. Oserei dire che la genesidel racconto è più visiva che scritta, è inqualche modo la genesi di un soggettofunzionale alla rappresentazione. Me ne dàconferma il giudizio della giurìa, quandoscrive: “Se fosse un quadro il racconto diNicolinio Farina sarebbe un ‘opera del primoMafai la sua Campli ritrovata dopo tanti annidi vita a Milano; è un affresco chiaro, intimo,pastoso”.

Un racconto di Nicolino Farina di Giovanni Di Giannatale

Ritornoa Campli

Nicolino Farina

S. Onofrio, il ridente e operoso paese diCampli, ha la sua storia. Da poco è stato pubblicato “S. Onofrio. I ri-cordi, la storia” di Emidio Tritella, oggi archi-tetto affermato di Tortoreto, rimasto legatoal suo luogo natio.La pubblicazione è un libro particolare, perchél’autore racconta la storia della frazione piùgiovane e grande del Comune di Campli, comefosse un romanzo diviso a capitoli e attraversole vicissitudini delle famiglie antiche di S.Onofrio, infarcite con citazioni e aneddoti le-gate alla sua infanzia e gioventù.Il racconto, però, poggia solidamente su unarigorosa ricerca storica condotta per alcuni an-ni in Archivi come quello di Stato di Teramo,del Comune di Campli, Notarile e Genio Civiledi Teramo, Parrocchiale di S. Martino Vescovoa Villa Penna. Ricerca archivistica che ha con-frontato sia con le notizie bibliografiche, siacon l’individuazione della toponomastica anti-ca sul territorio attuale. “Triangolando” que-ste notizie e attraverso la sua profonda cono-scenza del territorio, l’amico architetto Tritellaè riuscito a ricostruire le vicende storiche di S.Onofrio, spesso commentate con considerazio-ni ricche di sarcasmo. In particolare i “postaroli” e tutti i camplesinati almeno intorno a sessant’anni fa, attra-verso la piacevole lettura del libro, non po-

tranno evitare una struggente nostalgia, ri-percorrendo i momenti del portentoso svilup-po urbanistico, commerciale e sociale di S.Onofrio, tra gli anni cinquanta e settanta.Particolarmente efficace è risultata la ricercaintricata che porta in luce l’intestazione delpaese popolarmente identificato come “LaPosta”. Paese nato spontaneamente con lacostruzione della Strada ComunaleObbligatoria “Campli Garrufo di S. Omero”,completata dopo il 1883, identificato con l’i-stituzione dell’Ufficio Postale del 1899, “ubi-cato nei pressi di Prognoli”, ufficialmente sitonella circoscrizione della Parrocchia di VillaPenna, e sviluppatosi nei primi decenni delNovecento per l’attività della “FornaceCarradori”, fino agli anni sessanta tra le fab-briche di laterizi più produttive della provin-cia di Teramo.Dal libro emergono realtà socio-urbanistiche,che i più giovani non conoscono, che frenaro-no fortemente lo sviluppo del borgo, risoltesolo negli anni quaranta-cinquanta delNovecento, quali viabilità rotabile, acqua, lu-ce, fogne, scuola, piazza, farmacia, uffici ban-cari e amministrativi.Carenze e voglia del loro superamento chedeterminarono quel senso di sano campanili-smo tra S. Onofrio e Campli centro storico(sede degli Amministratori forse poco lungi-

miranti e certa-mente poco pro-pensi a intaccareil loro “statusquo”) che è dura-to fino a qualchedecennio fa. Un racconto dipoco più di centoanni che, però, èpartito da quelle famiglie agiate che affon-davano le radici su un territorio nobilitatoda storia millenaria, da fortunate attività so-cio-commerciali profuse dalla sua città capo-luogo.La pubblicazione, proprio per questi motivi,pone una riflessione sull’uso del territorio esul suo rispetto, partendo proprio dalla cono-scenza storica.Ricco di un cospicuo apparato fotografico, illibro aggiunge un tassello alla storia diCampli e della camplesità. Camplesità non so-lo riferita al centro storico, ma agli abitantidell’intero Comune che, per millenni, con laloro particolare laboriosità e tenacia, hannocontribuito a caratterizzare ed elevare ai mas-simi livelli la storia, l’arte, il carattere, le tradi-zioni di Campli e della sua intera comunitàterritoriale.

Nicolino Farina

Emidio Tritella pubblica un libro sul borgo più grande di Campli

“S. Onofrio. I ricordi, la storia”

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Nel convento Osservante di S.Bernardino da Siena, oggi ac-quisito dalle suoreBenedettine di Offida, esisteun affresco raffigurante iMartiri Giapponesi canonizza-ti, poi, nel 1862 da Pio IX.Santi martiri giapponesi ricor-dati recentemente da papaFrancesco.La storia dei cattolici giappo-nesi è esemplare perché ci te-stimonia fino a che punto, unpiccolo resto di popolo possarimanere fedele a Cristo non-ostante le persecuzioni. Inparticolare, l’ha ricordatoFrancesco spiegando l’importanza del sacra-mento del Battesimo e come, attraverso lasua perpetuazione, la Chiesa giapponese èriuscita a sopravvivere per due secoli e mez-zo senza sacerdoti. Così i cattolici giappone-si, vivendo di nascosto e pre-gando con ardore econtinuità, hanno sfidato pergenerazioni la morte. I cre-denti poi si sposavano pursenza un prete davanti a Dio,perché gli sposi sono gli stessiministri del sacramento.Quando nel 1853, grazie a unconflitto commerciale con gliStati Uniti, l’imperatore fu co-stretto a riaprire le frontiere, imissionari poterono rientrarenel Paese del Sol Levante. Congrande meraviglia questi eb-bero la sorpresa di vedereuscire dalle catacombe mi-gliaia di credenti. Come diceFrancesco «Erano sopravvissu-ti con la grazia del loro Battesimo! Questo ègrande: il popolo di Dio trasmette la fede,battezza i suoi figli e va avanti». La prima comunità cristiana nipponica fufondata a Kagoshima dal gesuita san

Francesco Saverio nel 1549. Leconversioni non mancarono e sifecero cristiani anche molti no-bili e signori. Quando i cattolicierano oltre duecentomila, conquarantatré sacerdoti e qual-che decina di chierici, nel luglio1587, fu proclamato un edittocontro di loro. In pratica, i cetidominanti avevano paura diun’eccessiva influenza stranieranel Paese. Inoltre alcune vergi-ni cristiane si erano rifiutate dientrare nella cerchia delle con-cubine dell’imperatore. L’edittoperò non fu applicato, ma servìcome base giuridica per i futuri

persecutori. Nel 1597 i nemici della Chiesatornarono all’attacco, così tre gesuiti, seifrancescani e diciassette terziari francescani,furono catturati, torturati, mutilati e tra-sportati per le vie della città di Miyako.

Diversi di loro erano giappone-si. Trasportati a Nagasaki, furo-no martirizzati sulla croce, per-ché nessuno rinnegò la fede inCristo. Quando nel 1614 il mo-naco zen Konchiin Suden re-dasse un decreto di espulsionedi tutti i missionari dalGiappone, i cristiani s’inabissa-rono nella clandestinità.Chi fece conoscere le vicissitu-dini dei Martiri Giapponesi fu ilgesuita camplese GasparoSpitilli, nato nel quartiere diNocella, che a Roma nel 1599,per i caratteri di Zanetti, scrisseil “Martirio delli 26 Martiri delGiappone”. Il gesuita cample-se, in pratica, saputo del mano-

scritto che raccontava le vicende dei martirigiapponesi, lo tradusse dal lusitano e lo pub-blicò per portarlo alla conoscenza di tutti.Ecco spiegato l’affresco camplese dell’iniziodel Seicento, probabilmente il primo in asso-

luto dei Martiri Giapponesi, proclamati santisolo nel 1862. Di questa “primizia” Campleses’è interessato, recentemente una congrega-zione cristiana giapponese al fine di recupe-rare e restaurare l’affresco. Infatti grazie aldocumentario in DVD intitolato “Un monu-mento da salvare – Campli convento di S.Bernardino da Siena”, prodotto da CNN erealizzato dal sottoscritto, il Rettore delSeminario Redemptoris Mater per ilGiappone di Roma è venuto a conoscenzadel dipinto murario camplese dedicato aiMartiri Giapponesi. L’istituzione religiosa hapoi mandato un delegato a visitare il con-vento camplese oggi delle suore Benedettinedi Offida. Naturalmente il convento e lachiesa necessitano di gravosi lavori di restau-ro, proprio per favorire sensibilità verso que-sti interventi, grazie alla traduzione del sa-cerdote don John K. Taniguchi, si èprovveduto a realizzare una versione in lin-gua giapponese del documentario.

Nicolino Farina

Testimoniati in un affresco seicentesco del convento di S. Bernardino

I Martiri Giapponesi a Campli

Aut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa n° 477 del 10/12/2002

Direttore ResponsabileNicolino Farina

e-mail: [email protected]

Direzione e RedazionePiazza Vittorio Emanuele II, 3 - 64012 Campli (TE)

Periodico dell’Ass. CAMPLI NOSTRAPresidente Francesco D’Isidoro

CollaboratoriAntonio Alleva, Leandro Di Donato

Anna Farina, Francesca Farina, Luisa Ferretti, Maurizio Ferrucci.

La direzione si riserva di apportare modifiche cheriterrà opportune. Gli originali non si riconsegneran-no. La responsabilità delle opinioni resta personale

anno XII, numero 52, Gennaio-Aprile 2014 (chiuso il 24 aprile 2014)

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Uno dei simboli della Campli opulenta, capace di rivaleggiare conTeramo, è andato in frantumi. La volta affrescata, di gesso e canne, delsalone di Palazzo Rozzi è franata rovinosamente sul pavimento, non-ostante i lavori di restauro appena ultimati. Con la volta è andata di-strutta la grande tempera raffigurante l’Apoteosi di Ercole. L’opera ri-feribile ai primi anni dell’Ottocento era di grande qualità artisticacome ancora testimoniano gli altri dipinti del salone, della stessa mano.La maestosa scena dell’Apoteosi di Ercole è (o meglio era) rappresenta-ta come l’ascesa al cielo, verso l’Olimpo, dell’eroe greco. Ercole è raffi-gurato vigoroso di spalle che guida una biga tirata da tre cavalli, lan-ciati all’unisono nella corsa, che solca le nuvole cariche d’acqua traputti e messaggeri (dal greco “agghelos”) alati porgenti ghirlande. Gliattributi della pelle di leone e della clava non sono rappresentati, per il

fatto che sono bruciati nel rogo della morte di Ercole. Interessante èl’allegoria delle nuvole cariche di pioggia, con le due donne versantil’acqua dai vasi. I due personaggi sopra le nuvole posti vicini alla biga,forse, sono Dei, alla pari di Apollo e Atene effigiati nell’Apoteosi diErcole sul vaso etrusco a figure nere conservato al Museo NazionaleEtrusco di Villa Giulia a Roma.Il soggetto del dipinto del salone è tratto dall’immenso repertorio mi-tologico (la Bibbia Pagana) caro agli artisti neoclassici.Il Neoclassicismo contrappone intenzionalmente i modelli antichi alladegenerazione che si registra nell’arte europea al tempo del Barocco edelle sue tardive continuazioni settecentesche. L’elevato puritano dis-prezzo di ciò che è mondano ed elegante, unito alla sfiducia verso ilvirtuosismo e la seduzione della pura destrezza, è alla base delNeoclassicismo.A Campli sotto quest’aspetto artistico sono da citare i lavori diVincenzo Baldati presso la Cattedrale e il santuario della Scala Santa,dove nella cappella “sancta sanctorum” lascia la scritta: «VincentiusBaldati Teramen: Pixsit A.D. 1781».Sotto lo stimolo del Neoclassicismo, nei primi decenni dell’Ottocento,l’attività artistica aprutina ha un incremento rilevante grazie all’attività

della “Scuola di Disegno” nata nel 1811 per opera di Muzio Muzii ram-pollo di una delle famiglie più in vista di Teramo. Giuseppe Mancini diTeramo che ha frequentato la Scuola di Disegno, nel 1829 firma alcunetempere di Palazzo Savini (famiglia teramana imparentata con i Rozzidi Campli). Mancini è allievo prediletto di Pasquale Della Monica, mae-stro napoletano trasferitosi a Teramo per insegnare alla Scuola diDisegno del Real Collegio.Tra le due date 1781 e 1829 è da collocare la fattura delle tempere diPalazzo Rozzi.Dopo i primi decenni dell’Ottocento, infatti, la spinta energica delNeoclassicismo nel napoletano (e prim’ancora in Europa) si va spegnen-do a favore di un processo evolutivo nell’arte. Soprattutto in Italia, ilsuperamento dell’accademismo in nome dell’arte svincolata da regole,porta a una pittura più spontanea e creativa.Nell’Apoteosi di Ercole di Palazzo Rozzi, l’orientamento neoclassico e lavocazione di un naturalismo di ascendenza napoletana sono conferma-ti dalle scene delle quattro stagioni realizzate sulle soprapporte del sa-lone, dove negli sfondi si riconoscono le colline camplesi e il profilodelle Montagne Gemelle.La continuità narrativa delle tempere di Palazzo Rozzi è riscontrabilenel dipinto ancora integro sulla volta di una stanza attigua al salone,raffigurante Diana, figlia di Zeus come Ercole. I decori del salone, poi,riproducono fregi che ricordano fortemente l’antica Grecia.Questa volta sembrava che Campli e i camplesi fossero riusciti a salva-guardare uno dei suoi innumerevoli beni culturali, ma il fato ha volutodiversamente. L’Amministrazione Comunale nonostante tutti gli sforziper acquistare, prima, e restaurare, dopo, Palazzo Rozzi, l’edificio pri-vato più importante della Città, non è riuscita a salvare uno dei salonipiù belli della provincia teramana. Il Palazzo Rozzi è la struttura architettonica, di rilevanza storica artisti-ca, più grande e prestigiosa rimasta nel tessuto urbano del centro stori-co di Campli. La sua storia naturalmente è legata alle vicende della fa-miglia Rozzi, che nella prima metà del Cinquecento si stabilì a Campli,probabilmente da Parma, a seguito della dominazione feudale in cittàdei Farnese.Costruito in tempo di superfetazioni, quando tutti gli spazi possibili do-vevano essere sfruttati per far crescere urbanisticamente la città, poi-ché Campli non poteva espandersi per la sua connotazione morfologi-ca, Palazzo Rozzi è uno dei pochi manufatti architettonici che cerca didare un’impronta urbanistica nuova secondo i dettami dell’Alberti. Lasua struttura fisica, infatti, s’impone e caratterizza l’intera Via delPonte che unisce Corso Umberto I a Porta S. Salvatore.Nel Palazzo sono evidenti gli aspetti stilistici di fine Rinascimento. Ledue “spalle” a sezione semicurva, che delimitano la parte centrale dellafacciata (a cavallo dell’arco passante via della Balena) sono gli elementiche maggiormente attribuiscono al tardo Rinascimento lo stile delPalazzo, anzi rappresentano concetti stilistici che anticipano il Barocco.Le finestre e il cornicione del tetto, invece, sono simili a quelli delPalazzo Vescovile finito di costruire alla fine dell’ultimo decennio delCinquecento (nel 1600 vi s’insediò il primo vescovo, AlessandroBoccabarile). Nella sua struttura interna comunque, conserva l’imposta-zione dei due edifici quattrocenteschi inglobati. Si spiegano così i duegrandi saloni: quello che si affaccia all’angolo del Corso (antica Casa DeRussis), oggi di proprietà della famiglia Natali, e quello che si affacciain Via del Ponte, oggi purtroppo andato perduto nella volta. Lo stesso ingresso principale dell’e-dificio, con le due rampate di scaleaddossate al muro e la piccola log-gia, realizzati nella corte, sembramantenere la tipologia costruttivatipica del Quattrocento.Indicativi sono anche i due stemmiaraldici in pietra murati nella cortedell’edificio. Probabilmente, quan-do si costruì Palazzo Rozzi inglo-bando i due edifici quattrocente-schi, i cimeli più importanti dellevecchie strutture si posero nellacorte alla vista di tutti a testimo-nianza dell’importanza della fami-glia. Uno è lo stemma della fami-glia Farnese, di fatturacinquecentesca, l’altro è sicuramen-te più antico, probabilmente lega-to agli Aragonesi e alla famiglia De

Nonostante i lavori di restauro la volta dipinta frana completamente

Si sbriciola la volta del salone di Palazzo Rozzi di Nicolino Farina

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C N N Anno XII - Numero 52 - Gennaio-Aprile 2014 pagina 15

Russis. Dei due busti di figuremaschili poggiati su due menso-le murate in alto nell’atrio, quel-lo di uomo anziano è scompar-so, così come alcuni resti di fregie capitelli tenuti a terra. Il grande salone di rappresen-tanza, oltre al soffitto dipintoperduto, conserva un magnificopavimento mosaicato in grani-glia e, sulle soprapporte, dei di-pinti con temi allegorici riferitialle stagioni, di grande qualitàartistica. Si tratta di dipinti attri-buibili alla scuola napoletanadel primo Ottocento, allo stessouso dei palazzi nobiliari diTeramo quali, per esempio,quelle delle famiglie Palma (ori-ginaria di Campli), Pistocchi,Pelagalli, Savini e Tarcisi.Come quasi tutti i palazzi nobi-liari camplesi, l’edificio ha uno spazio dedicato al giardino ricavato daun antico orto murato medioevale. Sulla muratura bassa del giardinoin Via del Ponte, probabilmente, è ancora murata una piccola vasca diraccolta, usata per il deflusso delle acque piovane, di grande interessearcheologico. Si tratta di un pezzo di acquedotto romano riutilizzato; aCampli ne esistono altri esemplari in strutture medioevali, tutti riutiliz-zati per sistemi di raccolta o di deflusso di acqua piovana.In occasione della costruzione della circonvallazione e dell’attiguaPiazza S. Salvatore, nel 1870 circa, la famiglia Rozzi realizzò di fronte alPalazzo, in Via del Ponte (dove probabilmente insisteva l’emiciclo perla rimessa delle carrozze e stalla) un opificio industriale per segheria agas, oggi trasformato in un supermercato.Se pur in parte acquisito da privati, Palazzo Rozzi rimane uno degli edi-fici più antichi e importanti della provincia, è un bene culturale che, ol-tre a qualificare il territorio, costituisce il migliore esempio del patrimo-nio architettonico-artistico civile post-rinascimentale camplese e come

tale va salvaguardato. Oggi pare poco probabile il re-cupero della volta crollata delsalone. Le responsabilità, però,vanno individuate.Il Comune, intanto, ha nomina-to un tecnico per stabilire lecause del crollo della volta,mentre la Soprintendenza pre-posta ha già eseguito una peri-zia sul posto.Da alcune mie foto scattate an-ni prima che il Comune acqui-stasse il Palazzo, si evince comela volta del salone, evidente-mente già compromessa nellastabilità, era tenuta agganciatacon ferro filato a delle putrellepoggiate alla travatura dellecapriate. Bisogna capire cosa è successodopo il rifacimento del tetto e

la tecnica adoperata per il consolidamento e messa in sospensione del-la volta poi crollata. Sarebbe auspicabile la ricostruzione della volta nella forma e nell’a-spetto originale. Qualora le autorità preposte ritenessero inopportunoricostruire la copia deldipinto originale, sa-rebbe augurabileun’opera nuova, com-missionata a un artistache sappia armonizza-re l’iconografia pitto-rica proposta, nell’am-biente degli altridipinti, dei decori edel pavimento del sa-lone.

Ercole e la sua ApoteosiFamoso per la sua forza Ercole è un personaggio della mitologia gre-ca chiamato Eracle e dai romani Hercules. Sulle origini e la nascita cisono tradizioni differenti. É annoverato sia tra gli Dei, sia tra gli Eroi.Di questo doppio culto in Grecia, tante sono le testimonianze.Secondo la tradizione più diffusa Ercole (Eracle) era figlio di Zeus e diAlcmenia, posseduta dal dio che aveva assunto l’aspetto del maritoAnfitrione. Venne educato a Tebe in ogni disciplina da uno speciali-sta mitico. Mandato per punizione sul Citerone a custodire il gregge,diede a 18 anni la prova della sua forza uccidendo un leone, terroredel paese governato da Tespio.In maturità, vinta la guerra, Ercole ottenne in ricompensa daCreonte, re di Tebe, la figlia Megara per moglie, dalla quale ebbe trefigli (o più). Quando Euristeo re di Tirinto (o Micene) lo chiamò alsuo servizio, Ercole uccise i propri figli in un accesso di follia causato-gli da Era (la moglie di Zeus). Sceso nell’Ade per ordine di Euristeo, alritorno sposò Deianira, sorella di Meleagro, che sarebbe stata causadella sua morte.Le dodici fatiche compiute da Ercole impostegli dall’oracolo di Delfiper la durata di dodici anni come prezzo per la sua immortalità, fu-rono generalmente considerate un’espiazione per l’uccisione dei figliavuti da Megara. Nel pensiero mistico successivo furono poi viste co-me le prove dell’anima che si libera progressivamente dalla servitùdel corpo per giungere all’apoteosi finale (1 uccisione del leone diNemea, 2 uccisione del mostro a più teste Idra di Lerna, 3 catturadella cerva cerinitica, 4 cattura del cinghiale di Erimanto, 5 uccisionedegli uccelli carnivori, 6 pulizia delle stalle di Augia, 7 cattura del to-ro di Creta, 8 doma le cavalle carnivore di Diomede, 9 conquista del-la cintura di Ippolita, 10 cattura la mandria del mostro tricorporeo diGerione, 11coglie i pomi aurei delle Esperidi, 12 cattura il cane a treteste Cerbero).Dopo aver innalzato altari e consacrato un bosco al padre suo Zeus,Ercole si preparò a un grande sacrificio di ringraziamento per la con-quista di Ecalia. Mandò dunque Lica (araldo) a Trachis a chiedere aDeianira una tunica pulita. Deianira, temendo che il suo sposo voles-se vivere con Iole (da Ercole fatta rapire) piuttosto che con lei, im-

merse la tunica nel sangue di Nesso (il centauro) sperando di ricon-quistare il suo amore, e la consegnò a Lica.Ercole, non sospettando niente, indossò la tunica e si sentì in obbligodi offrire il sacrificio a Zeus. Però, man mano che la tunica si riscaldòal contatto del suo corpo, il veleno che l’impregnava sprigionò la suaviolenza e attaccò la pelle corrodendogli la carne. Presto il dolore sifece così insopportabile che Ercole, fuori di sé, afferrò Lica per unpiede e lo scagliò in mare. Contemporaneamente cercava di togliersil’abito fatale. Ma il tessuto s’incollava al corpo e la carne veniva viainsieme ad esso, a brandelli. Ercole si tuffò nel fiume più vicino, ma ilveleno bruciò ancora più violento. In questo stato fu trasportato aTrachis su una nave; Deianira, rendendosi conto d’essere stata ingan-nata da Nesso, per il dolore si impiccò o, altri dicono, si trafisse conuna spada sul letto nuziale. Ercole capì d’essere giunto al terminedella sua vita mortale e rivelò soltanto a Illo (figlio suo e di Deiamira)la profezia di Zeus secondo cui non sarebbe morto per mano di unuomo vivente, ma di un nemico deceduto. Illo allora chiese istruzionied Ercole gli disse che voleva essere trasportato sul più alto picco delmonte Eta per essere bruciato su una pira di legno.Quando tutto fu preparato, Ercole saliva sul rogo funebre e dava or-dine che vi fosse appiccato il fuoco. Ma nessuno osò obbedire, finchéPeante, un pastore che passava di lì per caso, ordinò al figlioFilottete di fare ciò che Ercole gli chiedeva. In segno di gratitudineErcole lasciò la sua faretra, il suo arco e le sue frecce a Filottete e,quando le fiamme cominciarono a lambire la pira, stese la pelle dileone sulle fascine e vi si sdraiò sopra, il capo appoggiato alla clava:pareva sereno. Folgori allora caddero dal cielo e ridussero la pira incenere.Sull’Olimpo, Zeus si rallegrò per il nobile comportamento del suo fi-glio favorito e annunciò di aver stabilito che Ercole entrasse a farparte dei dodici Olimpi. Convinse dunque Era ad adottare Ercole conla cerimonia della rinascita. Era considerò Ercole come suo figlio e glidiede in sposa la sua bella Ebe, che gli generò due figli, Alessiare eAniceto. Ercole aveva meritato questa gloria attraverso le sue fati-che, il suo valore e soprattutto le sue sofferenze.

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