Campli Nostra Notizie - Cnn 53

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N N C Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it CAMPLI NOSTRA NOTIZIE Anno XII - Numero 53 - Speciale Natale 2014 SPECIALE NATALE Calendario 2015 CNN a pag. 8-9 Il 2014 doveva essere l’anno della ricrescita economica per l’Italia, pur- troppo non è stato così. Se timidi spiragli nell’ambito industriale pare in- travedersi, a detta della stessa Confindustria, il 2015 non parte sotto buo- ni auspici, in pratica per una ricrescita concretamente quantizzabile bisognerà aspettare il 2016. Secondo gli ultimi dati Istat, i salari degli ita- liani, nel 2014, segneranno la crescita più bassa dal 1982 (anno di nascita dell’Istat), vale a dire un +1,3%. La consolazione, pero, arriva dal confron- to dei prezzi, in sostanza fermi. Così, almeno è stata evitata la capitola- zione del potere d’acquisto, che anzi quest’anno ha recuperato qualcosa. Sulla crescita anemica delle retribuzioni contrattuali a pesare di più è il comparto della Pubblica Amministrazione con 15 contratti al palo, per un totale di 2,9 milioni di lavoratori. Ma non ci sono solo gli statali, in attesa di rinnovo contrattuale restano 7,2 milioni di persone. Oramai l’attesa media di aggiornamento del contratto di lavoro supera i tre anni. Il fattu- rato e ordinativo per l’industria, almeno è positivo, ma cala l’export. Sono risultati deboli due voci chiave del Made in Italy: l’alimentare, con -5,3% del fatturato, e il tessile, con -3,3% delle commesse. I consumi, quindi stentano a ripartire. Anche il nostro periodico, naturalmente, risente di questa crisi, perché da nove anni si regge solo ed esclusivamente sulle entrate pubblicitarie. Si spiega così le uscite più rade del nostro foglio. Dall’ultimo numero, a Campli, è cambiata l’Amministrazione: il nuovo Sindaco è l’avvocato Pietro Quaresimale che ha vinto la tornata elettorale puntando, sulla riqualificazione del personale e sulle peculiarità turistiche e culturali del Centro Storico. L’ex Sindaco Giovannini, è stato battuto nonostante il suo mandato s’era contraddistinto per la capacità proget- tuale finalizzata al finanziamento di diverse opere pubbliche, a partire dalle scuole. La sconfitta vera, per un verso, l’ha subita il Partito Democratico, oggi rappresentato in Consiglio Comunale con un solo esponente di minoranza. Ufficialmente Il Partito Democratico appoggiava la lista Giovannini, ma sparuti suoi componenti s’erano schierati con la li- sta Quaresimale. A dimostrazione che i personalismi e le divisioni non premiano mai, nessun esponente del PD schierato con Quaresimale è sta- to eletto. Per un altro verso, lo stesso PD camplese ha avuto un grande successo po- litico: il suo giovane esponente Sandro Mariani è stato eletto alla Regione Abruzzo tra le file di Luciano D’Alfonso. Per la prima volta un camplese siede all’Emiciclo aquilano. Oggi Mariani è il capogruppo dei Consiglieri PD alla Regione. Naturalmente un “in bocca al lupo” al Sindaco Quaresimale e al Consigliere Regionale Mariani affinché svolgano al meglio e con frutto il loro mandato politico. Dopo cinquant’anni la nostra Cattedrale ha visto cambiare il Parroco. Il mitico don Antonio Mazzitti, parroco dal 1964 lascia, la storica e impor- tante parrocchia di S. Maria in Platea a don Adamo Varanesi, giovane prete camplese con alle spalle già importanti incarichi nella Curia terama- na. Un caloroso abbraccio al caro don Adamo che, in pochi mesi, ha dato nuovo vigore e impulso ai suoi parrocchiani. Intanto la società sportiva camplese del bocciodromo di Piancarani è pri- ma in Italia perché ha vinto il Campionato Nazionale, mentre il nostro concittadino Ferdinando Baldassarre ha vinto il Campionato del Mondo degli allevatori di canarini. Suggestiva, poi, è stato il passaggio sul nostro territorio della mitica Mille Miglia. Grande fermento a Campli per il Capodanno in piazza: «Una manifesta- zione - spiega il sindaco Quaresimale in conferenza stampa – che la nostra amministrazione ha promosso in stretta collaborazione con le associazioni locali, che ringraziamo per l’impegno, quali la Pro Loco “Città di Campli”, l’associazione commercianti “Campli futura”, il Campli Basket, il Campli Calcio, l’Asd Monti Gemelli Bike e il circolo culturale “Il Melatino”». L’evento organizzato nella Piazza Vittorio Emanuele II, appositamente al- lestita con tensostruttura riscaldata, avrà la durata di tre giorni. Il 31 dicembre il programma prevede, dalle 20.30 in poi, cenone a buffet e animazione con musica dal vivo con il gruppo “Sosta vietata” e Dj. Il prezzo del cenone è di 50 euro per gli adulti e 25 per i bambini (per infor- mazioni e prenotazioni: 3343806439 - 328 6026609). Il 1° gennaio si torna in piazza per festeggiare l’anno nuovo dalle 17.30 in poi con la Tombolata farnese e il VII Campionato del mondo del Gioco del Cucù. Il 2 gennaio, dalle 20 in poi, ancora in piazza con lo spettacolo di Vittorio il Fenomeno e il concerto degli Aura. Sarà possibile cenare con polenta e salsicce. Il Natale, per noi cristiani, è un momento di riflessione, per promuovere la solidarietà e l’amore nel prossimo, non dimentichiamo allora chi ha biso- gno di aiuto, doniamo un po’ di affetto a chi non è considerato: a volte la stessa telefonata è gradita come e più di un piccolo regalo. Buon Natale e Felice Anno Nuovo. La crisi, gli eventi, gli auguri Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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NNCTrimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it

CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

Anno XII - Numero 53 - Speciale Natale 2014

SPECIALE NATALE

Calendario 2015 CNN a pag. 8-9

Il 2014 doveva essere l’anno della ricrescita economica per l’Italia, pur-troppo non è stato così. Se timidi spiragli nell’ambito industriale pare in-travedersi, a detta della stessa Confindustria, il 2015 non parte sotto buo-ni auspici, in pratica per una ricrescita concretamente quantizzabilebisognerà aspettare il 2016. Secondo gli ultimi dati Istat, i salari degli ita-liani, nel 2014, segneranno la crescita più bassa dal 1982 (anno di nascitadell’Istat), vale a dire un +1,3%. La consolazione, pero, arriva dal confron-to dei prezzi, in sostanza fermi. Così, almeno è stata evitata la capitola-zione del potere d’acquisto, che anzi quest’anno ha recuperato qualcosa.Sulla crescita anemica delle retribuzioni contrattuali a pesare di più è ilcomparto della Pubblica Amministrazione con 15 contratti al palo, per untotale di 2,9 milioni di lavoratori. Ma non ci sono solo gli statali, in attesadi rinnovo contrattuale restano 7,2 milioni di persone. Oramai l’attesamedia di aggiornamento del contratto di lavoro supera i tre anni. Il fattu-rato e ordinativo per l’industria, almeno è positivo, ma cala l’export. Sonorisultati deboli due voci chiave del Made in Italy: l’alimentare, con -5,3%del fatturato, e il tessile, con -3,3% delle commesse.I consumi, quindi stentano a ripartire.Anche il nostro periodico, naturalmente, risente di questa crisi, perché danove anni si regge solo ed esclusivamente sulle entrate pubblicitarie. Sispiega così le uscite più rade del nostro foglio.Dall’ultimo numero, a Campli, è cambiata l’Amministrazione: il nuovoSindaco è l’avvocato Pietro Quaresimale che ha vinto la tornata elettoralepuntando, sulla riqualificazione del personale e sulle peculiarità turistichee culturali del Centro Storico. L’ex Sindaco Giovannini, è stato battutononostante il suo mandato s’era contraddistinto per la capacità proget-tuale finalizzata al finanziamento di diverse opere pubbliche, a partiredalle scuole. La sconfitta vera, per un verso, l’ha subita il PartitoDemocratico, oggi rappresentato in Consiglio Comunale con un soloesponente di minoranza. Ufficialmente Il Partito Democratico appoggiavala lista Giovannini, ma sparuti suoi componenti s’erano schierati con la li-sta Quaresimale. A dimostrazione che i personalismi e le divisioni nonpremiano mai, nessun esponente del PD schierato con Quaresimale è sta-to eletto.Per un altro verso, lo stesso PD camplese ha avuto un grande successo po-litico: il suo giovane esponente Sandro Mariani è stato eletto alla RegioneAbruzzo tra le file di Luciano D’Alfonso.Per la prima volta un camplese siede all’Emiciclo aquilano. Oggi Mariani èil capogruppo dei Consiglieri PD alla Regione.Naturalmente un “in bocca al lupo” al Sindaco Quaresimale e alConsigliere Regionale Mariani affinché svolgano al meglio e con frutto illoro mandato politico.Dopo cinquant’anni la nostra Cattedrale ha visto cambiare il Parroco. Ilmitico don Antonio Mazzitti, parroco dal 1964 lascia, la storica e impor-tante parrocchia di S. Maria in Platea a don Adamo Varanesi, giovaneprete camplese con alle spalle già importanti incarichi nella Curia terama-na. Un caloroso abbraccio al caro don Adamo che, in pochi mesi, ha datonuovo vigore e impulso ai suoi parrocchiani.Intanto la società sportiva camplese del bocciodromo di Piancarani è pri-ma in Italia perché ha vinto il Campionato Nazionale, mentre il nostroconcittadino Ferdinando Baldassarre ha vinto il Campionato del Mondodegli allevatori di canarini. Suggestiva, poi, è stato il passaggio sul nostroterritorio della mitica Mille Miglia.Grande fermento a Campli per il Capodanno in piazza: «Una manifesta-zione - spiega il sindaco Quaresimale in conferenza stampa – che la nostraamministrazione ha promosso in stretta collaborazione con le associazionilocali, che ringraziamo per l’impegno, quali la Pro Loco “Città di Campli”,l’associazione commercianti “Campli futura”, il Campli Basket, il CampliCalcio, l’Asd Monti Gemelli Bike e il circolo culturale “Il Melatino”».L’evento organizzato nella Piazza Vittorio Emanuele II, appositamente al-lestita con tensostruttura riscaldata, avrà la durata di tre giorni. Il 31 dicembre il programma prevede, dalle 20.30 in poi, cenone a buffete animazione con musica dal vivo con il gruppo “Sosta vietata” e Dj. Ilprezzo del cenone è di 50 euro per gli adulti e 25 per i bambini (per infor-

mazioni e prenotazioni: 3343806439 - 328 6026609).Il 1° gennaio si torna in piazza per festeggiare l’anno nuovo dalle 17.30 inpoi con la Tombolata farnese e il VII Campionato del mondo del Gioco delCucù. Il 2 gennaio, dalle 20 in poi, ancora in piazza con lo spettacolo di Vittorioil Fenomeno e il concerto degli Aura. Sarà possibile cenare con polenta esalsicce.Il Natale, per noi cristiani, è un momento di riflessione, per promuovere lasolidarietà e l’amore nel prossimo, non dimentichiamo allora chi ha biso-gno di aiuto, doniamo un po’ di affetto a chi non è considerato: a volte lastessa telefonata è gradita come e più di un piccolo regalo. Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

La crisi, gli eventi, gli auguri

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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Campli oltre ai suoi beni culturali ha saputoconservare anche la grande tradizione gastro-nomica per la porchetta, cibo prelibato e disuccesso già ai tempi di Margherita d’Austria.Tra i tanti riconoscimenti, l’ultimo è arrivatoper la porchetta di Salvatore Di Angelo, cam-plese doc e discendente di bottega di una lun-ga catena di maestri, a cominciare dal padreFernando. La porchetta di Salvatore, infatti, èstata premiata come campione d’Abruzzo allamanifestazione del Gambero Rosso denomina-ta “Street Food 2015”, svoltasi nella Città del

Gusto a Roma il 26 giugno scorso. In praticaun festival sul cibo di strada che caratterizza lecucine locali a livello internazionale.Salvatore Di Angelo, visibilmente soddisfattoinsieme alla consorte, si è così espresso:«Siamo soddisfatti di questo ulteriore ricono-scimento che ci permette di portare in alto ilnome della porchetta di Campli. In questi anniabbiamo ottenuto importanti premi e ricono-scimenti che non possono che spingerci a faremeglio e a tutelare e preservare il marchiodella porchetta camplese».La porchetta camplese preparata da DiAngelo, secondo l’antica tradizione e cotta ri-gorosamente al forno a legna, ha rappresen-tato così l’eccellenza della tradizioneAbruzzese del cibo di strada.La porchetta di Campli, attraverso i suoimaestri, ancora una volta ha dimostrato co-me la qualità e una grande tradizione ga-stronomica, rappresenta un’irresistibile bon-tà culinaria, una vera opere d’arte delpalato, un monumento del gusto regalatoall’intera umanità.

Alla manifestazione romana del Gambero rosso regina la porchetta di Campli

Salvatore D’Angelo campione per l’Abruzzo

“Il mondo che cambia. Dalla rivoluzione digi-tale ai grandi mutamenti climatici”, è stato iltitolo del convegno organizzato a Campli, il14 dicembre scorso, promossodall’Amministrazione Comunale con la parte-cipazione dell’Istituto aereonautico e navale“Antonio Locatelli” di Bergamo.Il convegno, infatti, ha anticipato l’eventodell’avvio di un nuovo Liceo Aereonautico aCampli: un polo di eccellenza scolastica che,secondo il fondatore dell’Istituto “AntonioLocatelli”, Giuseppe Di Gimignani, sarà un fio-re all’occhiello per l’intero Comune. Il SindacoPietro Quaresimale ha precisato: «Un proget-to che abbiamo esaminato con la sede cen-trale di Bergamo dell’Istituto “Locatelli” nel

corso di un recente open-day di presentazio-ne delle attività della scuola al quale ho par-tecipato. La presenza del liceo aeronautico vaa qualificare e rilanciare ulteriormente l’offer-ta di servizi della nostra città e la scuola potràessere punto di riferimento per l’entroterra eper l’intero territorio provinciale. La sede cheabbiamo individuato è il Palazzo ex CentroMarziale e, in attesa dei lavori di adeguamen-to necessari, il Liceo potrebbe essere ubicatoprovvisoriamente presso gli ex uffici delGiudice di Pace. Se tutto andrà secondo i pro-grammi, l’istituto sarà operativo dal settem-bre 2016».L’evento è stato anche un momento per par-lare di “Sfida del cambiamento climatico tra

percezione e realtà”, con la partecipazionespeciale del noto meteorologo e climatologodelle Reti Mediaset, Andrea Giuliacci.Il colonnello Mario Leone Piccinini, poi, ha re-lazionato sul tema “Generazione web e mon-di virtuali”, mentre il nostro camplese doc,Matteo Chiodi ha trattato l’argomento“Abitare la montagna che cambia”. Il Liceo Aeronautico camplese, secondo l’as-sessore all’Istruzione Angela Vanni, andrà adaccrescere l’offerta con una scuola di accessoesclusivo, in grado di offrire importanti sboc-chi occupazionali ai giovani, sia nel settoreprivato che in quello della difesa.

Il liceo Aeronautico pronto per settembre 2016 nei locali ex Centro Marziale

Un nuovo polo scolastico a Campli

Aut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa n° 477 del 10/12/2002

Direttore ResponsabileNicolino Farina

e-mail: [email protected]

Direzione e RedazionePiazza Vittorio Emanuele II, 3 - 64012 Campli (TE)

Periodico dell’Ass. CAMPLI NOSTRAPresidente Francesco D’Isidoro

CollaboratoriAntonio Alleva, Leandro Di Donato

Anna Farina, Francesca Farina, Luisa Ferretti, Maurizio Ferrucci.

La direzione si riserva di apportare modifiche cheriterrà opportune. Gli originali non si riconsegneran-no. La responsabilità delle opinioni resta personale

anno XII, numero 53, Speciale Natale 2014 (chiuso il 18 dicembre 2014)

Distribuzione gratuitaServizio di fotocomposizione e stampa

GISERVICE s.r.l. Teramo

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Volge al termine la vicenda sulla mostra diFrancesco Paolo Michetti allestita a Camplinel 2010 e curata da Vincenzo Cordoni per laGiunta Giovannini.I quadri della mostra ritenuti falsi da alcunicritici d’arte e dai consiglieri di minoranza diallora, sono risultati autentici. Il giudice ono-rario monocratico del tribunale di TeramoMassimo Biscardi, in attesa delle motivazionidella sentenza, ha messo la parola fine ai pre-sunti falsi Michetti di Campli, assolvendo ilgallerista sulmonese Giorgio Ottaviani da tut-te le accuse.Il caso della mostra di Campli esplose dopo l’i-naugurazione, quando ci furono denunce difalsità delle opere esposte da parte di alcunicollezionisti e critici quali: VincenzoCentorame presidente della FondazioneMichetti, Roberto Lucifero pronipote del pit-tore, Veniero De Giorgi gallerista eGiovanbattista Guidobaldi collezionista.I consiglieri di minoranza di allora, oggi tra ibanchi degli amministratori, attaccarono for-temente l’iniziativa culturale di Cordoni, nonrisparmiando critiche feroci sugli organizzato-ri (compreso il sottoscritto che ne aveva cura-to alcuni comunicati stampa, il catalogo e l’i-naugurazione), fino a dichiarare le opereesposte “palesemente contraffatte” e a consi-derare la città dei Farnese umiliata e feritanell’immagine. I consiglieri di minoranza di allora, non ten-nero conto che la mostra era rientrata nellemanifestazioni nazionali inerente la XIISettimana della Cultura indetta dal Mibac(oggi Mibact – Ministero per i BeniAmbientali Culturali e per il Turismo). Senzanessuna prudenza e nessun dubbio, questi so-stennero la tesi della falsità delle opere diMichetti esposte a Campli.I quotidiani locali diedero grande spazio allecritiche della mostra, anche con titoli a quat-tro colonne in prima pagina.Quel polverone mediatico, tra stampa, tv eweb, per dimostrare i falsi Michetti della mo-stra camplese, s’era sollevato a regola d’arte

nonostante l’Ottaviani,nel 2009, era stato già as-solto dal gip di Pescaraper la stessa accusa, fral’altro mossa dagli stessiCentorame, Lucifero e DeGiorgi.Le mostre d’arte, per defi-nizione, sono da conside-rare cose pubbliche doveognuno è legittimato a di-re la sua, attinente la vali-dità o meno della stessa.Sulla stampa, però, quan-do si da visibilità a “inte-ressi” di parte, c’è da fareuna considerazione: lapresa di posizione di par-te, naturalmente può es-sere rispettata, ma devecontemplare l’opinione di-versa o contraria con lastessa visibilità … “anchesecondo il codice deontologico della nostraprofessione”.Per esempio L’Araldo Abruzzese, fu pesante-mente attaccato dal direttore de La Città, perun mio articolo a sostegno della bontà dellamostra e critico verso l’accanimento mediati-co della stampa scandalistica sulla “presunta”falsità delle opere che nessuno però potevadimostrare.La mostra camplese si avvalse anche dellapubblicazione di un catalogo contenente ladotta presentazione critica del prof. EugenioCancelli che dava una chiave di lettura nuovaalle opere di Michetti. Tutta la stampa, i de-trattori della mostra e i nostri consiglieri allo-ra di minoranza, ignorarono la presentazionecritica dei quadri del Michetti all’inaugurazio-ne, cosi come il saggio del catalogo, entrambidel Cancelli, architetto esperto di estetica chea quell’epoca insegnava in un master universi-tario organizzato insieme alla Brioni diPenne, importante l’industria di moda ma-schile affermata nel mondo.

Ottaviani, così, era finito alprocesso per l’ipotesi direato, sostenuto dalla pub-blica accusa, di detenzioneai fini di commercio diopere contraffatte falsa-mente attribuite alMichetti. La difesa del gal-lerista sulmonese ha pun-tato sull’esame grafologicodella firma del pittore, chene ha certificato l’autenti-cità, e sul fatto che quellodei critici d’arte o dei colle-zionisti esperti fosse soloun parere personale senzacriterio scientifico.Alla mostra camplese, ora,è stata ampliamente riabi-litata.Non si sono lette però, sul-la stampa, interviste a queicritici d’arte e a qui politici

locali che all’epoca facevano proclami sulla lafiguraccia di Campli, sul possibile venuta delcritico Vittorio Sgarbi, sulla chiusura anticipa-ta dell’evento per opera della Guardia diFinanza? Quelle inventive sulla mostra e suisostenitori della stessa, ora si ritorceranno suidenigratori?I nostri consiglieri allora all’opposizione rila-sciarono questa dichiarazione al Il Centro: «Lamostra, tanto pubblicizzata … , si è dimostra-ta così un vero fallimento. L’immagine diCampli ne esce umiliata e ferita. L’operazionesi è rilevata soltanto un evento commerciale».Il vero fallimento è anteporre le proprie fina-lità politiche alla vera promozione culturalecittadina, è generare il sospetto del fare perun effimero personale business economico:solo con tali comportamenti Campli “ne esceumiliata e ferita”.Intanto Ottaviani si sta muovendo legalmenteper avere giustizia, a livello morale ed econo-mico, del torto subito dalle vicende dellaMostra camplese.

Gli organizzatori della mostra avevano ragione: i quadri esposti sono risultati autentici

Niente falsi Michetti a Campli di Nicolino Farina

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Correva l’anno 1764 quando Campli era afflit-ta da un’epidemia di febbri tifiche che portòla morte in tutte le famiglie. Le cronache rac-contano come i cadaveri s’incontravano per levie della città. Gli amministratori della cittàconvocarono un’assemblea cittadina per sta-bilire il da farsi, così si decise di portare inprocessione, per le vie della città, la statuadella consolatrice degli afflitti MariaImmacolata, conservata nella cripta dellaCattedrale. All’alba di otto giorni dopo lecampane del duomo, come tutte quelle deglialtri borghi, annunciarono la “pompa divo-ta”. Una marea di folla giunse da tutto il cir-condario. Dal popolo si elevavano preghiere egrida a Maria affinché “interceda la graziadall’orribile morbo”. La statua attraversò tut-te le strade della città, fino a giungere fuorila Porta Orientale nel quartiere di

Castelnuovo, dove le numerose confraternitee tutta la popolazione, affranta e strematadal dolore e dal pianto, si strinsero attorno al-la statua per invocare l’aiuto di Maria. Qui ilregio notaio Savinoli lesse il pubblicoIstrumento con cui la Madonna Immacolatafu dichiarata Signora, Avvocata, Protettrice ePatrona della città e come d’allora, ogni an-no, si doveva ricordare quel momento conuna processione e una novena di dodici giornida farsi prima dell’aurora dal 27 all’8 di di-cembre. Durante la deposizione delle chiavidella città nelle mani del simulacrodell’Immacolata, mentre i fedeli nel piantosgomento intonavano il canto Maria Stelladel Mare, avvenne l’avvenimento prodigioso:si alzo un soave venticello e il popolo si sentìristorato. Da quel momento più nessuno morìper il terribile morbo.Straordinaria è stata la partecipazione dei fe-deli alla novena di dicembre, dedicataall’Immacolata, a cui i camplesi sono partico-larmente “legati”. Prima ancora, la domenicadel 21 settembre scorso, si è festeggiata laduecentocinquantesima rievocazione delMiracolo dell’Immacolata, che ha coinciso conl’arrivo del nuovo parroco Arcidiacono diCampli don Adamo Varanesi, che ha dato nuo-vo impulso a questa sentita devozione cample-se. Nell’occasione s’è rinnovato il legame deicamplesi con la sua Protettrice stipulando un

nuovo atto notarile, letto in pubblica piazza efirmato dal Sindaco Quaresimale, dal VescovoSeccia, dai parroci Varanesi e Mazzitti.Per festeggiare ancora più degnamente que-sto importantissimo anniversario, il Vescovo diTeramo mons. Michele Seccia ha voluto chie-dere un dono preziosissimo per la comunitàdi Campli e per tutti i fedeli: dal 12 settembrefino all’8 dicembre è stato possibile lucrarel’Indulgenza Plenaria visitando la Collegiatadi Santa Maria in Platea in Campli e pregandodavanti alla sacra effige dell’Immacolata pa-trona della Città.

L’evento a Campli si è celebrato per la duecentocinquantesima volta

Il Miracolo dell’Immacolata

A Milano il 15 giugno 1864, il ComitatoMedico Milanese dell’Associazione MedicaItaliana istituisce la Croce Rossa Italiana con ilnome di Comitato dell’Associazione Italianaper il soccorso ai feriti e ai malati in guerra.Sotto la presidenza del dottor CesareCastiglioni il 22 agosto 1864 il Comitato sotto-scrive la Convenzione di Ginevra. L’11 dicem-bre dello stesso anno è approvato il regola-mento del Comitato di Milano come ComitatoCentrale per il coordinamento delle attivitàdei costituendi nuovi comitati.Il 20 giugno 1866 l’Italia dichiara guerraall’Austria e le prime quattro “squadriglie” divolontari partono alla volta di Custoza. Nel1872 la C.R.I. è trasferita a Roma, dove si co-stituisce il Comitato Centrale.La C.R.I., la più grande organizzazione umani-taria in Italia, in 150 anni, superando crisi,metamorfosi ed evoluzioni, non ha mai persogli obiettivi per cui è nata: la vicinanza ai fra-gili senza distinzione alcuna. In caso di conflitto, le norme del diritto inter-

nazionale umanitario permettono alla CroceRossa di provvedere indistintamente al recu-pero delle vittime, cura dei feriti e malati,svolgere attività sanitarie e d’assistenza disupporto alla popolazione, collaborare alla ri-cerca dei dispersi e favorire i ricongiungimen-ti familiari.In tempo di pace, invece, presta soccorso nelleemergenze e calamità naturali. Ultimamente,in alcune città, ha anche aperto centri antivio-lenza per le donne vittime di abusi. Il presidente nazionale Francesco Rocca, che èanche vicepresidente a livello internazionale,dice: «i nostri 150 anni di storia sono 150 annidi vicinanza alla comunità in ogni forma.Oggi le priorità sono le nuove povertà e i mi-granti che fuggono da contesti di guerra sem-pre più pericolosi anche per noi, perché – pre-cisa - ora il rispetto per l’emblema stavenendo meno, come dimostrano i 44 opera-tori della Mezzaluna Rossa [la Croce Rossaaraba] siriana e palestinese uccisi di recente». La C.R.I. commissariata nel 2008 per «ingenti

perdite», spiega Rocca, aveva perso di vistal’obiettivo di essere vicini alle vulnerabilitàper mantenere servizi, come il 118, che invecespettavano alle Regioni. «Anche oggi ci ado-periamo per il 118, ma interveniamo dove c’èrichiesto: la nostra missione è essere prontiper le calamità». Dal 2013 le realtà territoriali della C.R.I. sonosoggetti di diritto privato, non più apparte-nenti alla Pubblica amministrazione.«Attualmente - continua Rossi - in Italia assi-stiamo più di 800 mila persone con distribu-zione di cibo e medicinali. In un anno le ri-chieste di aiuto da parte di famiglie indifficoltà sono quasi raddoppiate, e a chiede-re viveri non sono più anziani e senza tettoma famiglie con bambini che si sono espostecomprando casa, operai, impiegati, mariti se-parati». Cresciuto nell’ambito della Caritas a supportoai migranti, Rocca coglie l’occasione del 150°della C.R.I. per ricordare: «Come i governi eu-ropei sono stati velocissimi nel cercare relazio-ni diplomatiche con la Libia post-Gheddafiper il petrolio, così devono esserlo nel chiede-re una convenzione per i rifugiati e l’accessoumanitario nella sponda sud delMediterraneo».

150 anni della Croce Rossa Italiana

Sempre accanto agli ultimi

Ambulanza del 1905 ca. Ambulanza del 1930

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Buone Feste

A Montorio al Vomano,presso il suggestivo chio-stro degli Zoccolanti, saba-to 20 dicembre 2014 alleore 20,30, si presentano ilconcerto e il libro“Suggestioni e melodie delNatale Abruzzese”.Il Libro “il Presepedell’Anima”, di Enrico DiCarlo, e il DVD “GesùBambine nasce”, di MarioCanci AbruzzoEthnOrchestra, sono editiin un unico volume, pro-prio con il sottotitolo“Suggestione melodie del Natale abruzzese”per Verdone Editore.Nella prefazione di Mons. Bruno Forte si leg-ge: «Colui che può forse considerarsi il piùgrande esperto del presepe napoletano “ba-

rocco” don MicheleCucinello (+ 1889) … solevadire che “fare il presepe” si-gnifica “tradurre il Vangeloin dialetto”, renderlo cioèpiù vicino alla quotidianitàdella vita degli umili, illumi-nandola con la tenerezza el’amore del Bambino Divino.Questa tesi è ampliamenteconfermata dalla documen-tata ricerca di Enrico DiCarlo sulla storia e la presen-za della tradizione presiepa-le in Abruzzo e dalle musi-che e i testi della stessa

tradizione, raccolti con maestria e passione daMario Canci. Il risultato è intenso e toccante,e mostra al tempo stesso la ricchezza e la spe-cificità del “presepe dell’anima” delle gentid’Abruzzo».

Enrico Di Carlo, esperto della cultura abruzze-se tra Ottocento e Novecento, racconta unacommovente storia del presepe, prima tra ri-cordi ed emozioni infantili e continue dottecitazioni e aneddoti di Gabriele d’Annunzio,Antonio De Nino, Costantino Barbella,Giuseppe Mezzanotte, Giovanni Titta Rosa,Donatangelo Lupinetti, Mario Pomiglio, LuigiDommarco e altri ancora, poi attraverso unacronologia puntuale dei più indicativi presepitradizionali abruzzesi.Mario Canci con la sua AbruzzoEthnOrchestra “La figlia di Iorio”, invece, pro-pone nel DVD una ricercata serie di cantiNatalizi presi tutti dalla tradizione abruzzese,a partire da anonimi del secolo XVII fino adarrivare ai giorni nostri musicati dallo stessoCanci, passando naturalmente dall’evocativa“Tu scendi dalle stelle” di Sant’Alfonso de’Liquori del 1754.

Libro e DVD musicale di Enrico Di Carlo e Mario Canci

Suggestioni e melodie del Natale abruzzese

Il senso dell’appartenenza a unacomunità può essere espressa at-traverso la figura dei suoi perso-naggi? La risposta al quesito ladà Maurizio Di Biagio con il libro“All’ombra del campanile.Galleria di personaggi terama-ni”, edito da Artemia Edizioni diMosciano Sant’Angelo.Il giornalista teramano con scrit-tura asciutta e colorito tratto dipenna, traccia i profili di diversipersonaggi della città: figure diteramani più o meno noti, scava-ti nella loro essenza, con storiespesso sorprendenti, ritratti consagacia e ironia. Come fossero dipinti su tela,le figure sembrano pennellate ora all’uso di

Modigliani, ora almodo di Degas,Van Gogh,Matisse,Cézanne, Severinie Bacon. Lo stes-so autore, infatti, ne ha tracciatoalcune illustrazioni a matita.I personaggi raccolti nella pub-blicazione sono tratti dagli arti-coli che Di Biagio ha pubblicatonel passato sul quotidiano “IlMessaggero”, il settimanale“L’Araldo Abruzzese”, i mensili“Il Cittadino” e “Teramani”, e,recentemente, il suo blog “Il

Senso”.All’ombra del campanile, è un affresco di sto-

rie della teramanità, è una rac-colta di compagni di viaggiofamosi o semisconosciuti, alcu-ni deceduti, capace di metterea nudo esempi di esistenze avolte struggenti. Per questo lapubblicazione possiede unabellezza lirica, che rapisce l’at-tenzione del lettore.Nelle pagine del libro diMaurizio Di Biagio, trapelano

un senso di umanità straordinaria e una strut-tura letteraria che va bel oltre il carattere del-la cronaca giornalistica.Il libro è stato presentato, il 15 maggio scorso,alla Sala San Carlo del Museo Civico Savini, daPiero Chiarini, Presidente di Teramo Nostra, edallo scrittore-giornalista Elso SimoneSerpentini che ha anche firmato la prefazionedel libro. All’evento ha fatto da sottofondo lemusiche del M° Franco Di Donatantonio e i di-pinti di Enzo D’Ignazio, autore della coperti-na del libro.

Un libro di Maurizio Di Biagio sulla Teramanità

All’ombra del campanile

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Il decano dei giornalisti terama-ni Gigino Braccili è morto, il 9giugno scorso, nella sua Rosetodegli Abruzzi a 84 anni. Il figlioUmberto, noto collega giornali-sta della Rai così lo ha annuncia-to: «Gigino Braccili non è più tranoi. Probabilmente è in paradi-so. Ho letto un foglio che salivain cielo insieme a lui. Recitavacosì: “OK uomo onesto, leale elibero”». In poche righe il figlioha colto l’essenza della vita del papà Luigi, per tutti Gigino, indimenti-cabile mentore della teramanità.Gigino aveva tre caratteristiche che lo distinguevano, la curiosità, lacultura e la ricerca del vero. Per lui la vita era una scoperta continua, dacondividere con gli altri per far emergere i principi e i valori veri dell’e-sistenza, senza compromessi o “peli sulla lingua”. Ecco spiegato l’amo-re per il suo mestiere di giornalista. Iscritto all’ordine dal 1956 è statocorrispondente dell’ANSA e della Rai, ha scritto per i quotidiani IlMessaggero, Il Centro e Il Tempo, ha collaborato con diverse testate lo-cali e, fino a una settimana prima di morire, con il quindicinale EidosNews che aveva contribuito a fondare nel 2006.Gigino, però, non si è limitato a scrivere sui giornali, ma ha saputo can-tare la sua terra come pochi, pubblicando oltre cinquanta libri sullechiese, i santi, i personaggi, il folklore, la storia, lo sport, l’arte, la geo-grafia, gli usi e le leggende del teramano e dell’Abruzzo.Gigino si entusiasmava per le cose belle. Gli occhi, coperti a malapenadalle pesanti lenti degli occhiali, brillavano durante un suo commentodi un brano lirico o per un’azione a canestro di basket.Con lui era un piacere conversare, perché era un esperto di musica, dienogastronomia, di storia e conosceva profondamente il territorio. Ilsuo sarcasmo era proverbiale e amava arricchire la conversazione sem-pre con aneddoti e ricordi. Per lui l’amicizia era una cosa sacra e irri-nunciabile. Amava trascorrere le conversazione con gli amici con “i pie-di sotto il tavolo”, magari davanti a un fumante spaghetto alle vongolee a una profumata fritturina di paranza allietata con moderati sorsi ditrebbiano.Gigino amava le cose che facevo, l’amore per le tradizioni popolari, per

la storia e il basket ci univano, e datrent’anni eravamo amici: mi ha inse-gnato l’amore per il giornalismo. A luipiaceva la colonia di camplesi rosetanidella famiglia Giunco che così tantoaveva dato alla città adriatica soprat-tutto con Giovanni, storico presidentedella squadra di basket, con Arnaldo, scrittore, animatore e organizza-tore delle manifestazioni sportive dell’estate rosetana e Mario, da annipunto di riferimento della cultura cittadina. Per via della parentela coni Giunco di mia moglie, mi considerava nella sua “Giuncheria”. Gigino amava Campli e, non a caso, per primo scrisse della tradizionecittadina del gioco del Cucù, così come descrisse i tornei di basket cam-plesi con la mitica frase “la coppe armane a Chimplie”.Nel 1965 gli venne assegnato il premio di cultura della presidenza delConsiglio dei Ministri, nel 1980 il premio D’Ilario per la sagistica e storiae nel 1990 il premio Settembrata Abruzzese per le tradizioni popolari.

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Il decano dei giornalisti teramani non è più tra noi

Addio Gigino Braccili di Nicolino Farina

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Quando è sorta la scuola pubblica? Quandosi è affermata nel nostro territorio? Come siè strutturata nel tempo? Questi sono solo al-cuni temi cui da risposta l’ultimo libro delpreside Giovanni Di Giannatale, intitolato“Storia della scuola teramana – dalla secon-da metà del XVIII al XIX secolo”, pubblicatoda Giservice editore (760 pagine, 35 illustra-zioni).La pubblicazione è frutto di trent’anni di ri-cerca gestita con rigore filologico consultan-do documenti d’archivio e fonti dirette.Risultati delle ricerche spesso pubblicati “atappe” su periodici locali tra il 1984 e il 2011,come spiega l’autore teramano, da anni sto-rico e saggista tra i più proliferi d’Abruzzo. Come nello stile dell’autore, il volume è unrigoroso documentatissimo trattato, questavolta su un aspetto storico particolare comela scuola e l’insegnamento, significativamen-te propedeutico a capire l’evoluzione cultu-rale e civile del teramano.Sorta nella seconda metà del Settecento lascuola pubblica, nel nostro territorio, si è af-fermata soprattutto con il governo napoleo-nico del Regno di Napoli che ha istituito iReal Collegi e poi i Real Licei. Istituzioni sco-

lastiche poi maggiormentevalorizzate dai Borbone, do-po la Restaurazione del1815, con l’aiuto degli istitu-ti ecclesiastici.La scuola teramana, dopo laseconda metàdell’Ottocento, si arricchiscedi educandati che compren-dono scuole elementari eprofessionali. Questi sono i“meandri” in cui si sviluppa-no i capitoli del libro divisoin tre parti: dal Real Collegio“S. Matteo Apostolo” alRegio liceo Ginnasiale “M.Delfico”; Panorama degliIstituti Secondari pubblici eprivati; Appendice, conte-nente alcuni documenti. La pubblicazione ribalta alcuni giudizi storicisull’istruzione primaria dell’Abruzzo Ultra I,l’antica provincia di Teramo dal 1807 al 1927,anno in cui perse i comuni che andarono acostituire la provincia di Pescara. DiGiannatale dimostra come nella provinciaaprutina l’istruzione pubblica fu curata in

epoca antecedente al “de-cennio francese”, quandoFerdinando IV di Borbone siadoperò per istituire in ognipaese una scuola di “legge-re, scrivere e abaco”, obbli-gando all’insegnamento an-che preti, monaci e frati.Nella realtà dopo laRestaurazione, nel terama-no, era assicurata una ca-pillare rete scolastica per-ché si voleva garantireun’educazione conforme aiprincipi della morale cri-stiana, estirpando “le falsee illusorie teoriedell’Illuminismo” introdot-te nel periodo francese.Al di fuori della parentesi co-

stituzionale del 1848, la scuola primaria finoal 1860 fu interamente clericale.La pubblicazione, per la sua ricchezza di no-tizie documentarie e bibliografiche, per lasua “monumentale” ricerca, segna una tap-pa importante della storia civile e sociale del-la teramanità.

Il libro di Giovanni Di Giannatale frutto di trent’anni di ricerca documentaria

“Storia della scuola teramana” di Nicolino Farina

L’associazione di volontariato “Multa Paucis” ha aperto uffi-cialmente l’8 dicembre la propria mensa sociale a Teramo.Nell’occasione ha organizzato presso il Santuario Madonnadelle Grazie, una serata di solidarietà che ha previsto la san-ta Messa, un buffet e il concerto dell’orchestra diretta dalPassionista Padre Aurelio.L’inaugurazione della mensa Multa Paucis ha rappresentato,contemporaneamente, un punto d’arrivo e un punto di par-tenza per un aiuto concreto a chi ha un momento di biso-gno.Un punto di arrivo, perché si rende concreta la volontà diamici teramani, che a luglio costituirono l’associazione conl’obiettivo di aprire una mensa solidare per quelle personebisognose di un po’ di conforto materiale e umano in tempidi difficoltà.Un punto di partenza perché l’attività dell’associazione vuole orientarsianche su un apporto di assistenza sanitaria e legale, con l’ausilio di me-dici e avvocati volontari.I sette soci fondatori, il presidente Domenico Olivieri, GuerinoD’Angelo Gallo, Rita Santori, Luigi Camillini, Raffaele Cipolletti,Armando Fanelli e Luca Galiffa, hanno concretizzato il progetto in soloquattro mesi.Essenziale, per la riuscita dell’impresa è stata la disponibilità dei locali.L’avvocato D’Angelo Gallo racconta: «quando c’è venuta l’idea siamoandati dai frati Osservanti, che senza esitare hanno messo a disposizio-

ne alcuni locali con lospazio esterno attiguo,utili alle nostre necessi-tà». Non a caso il presi-dente onorario diMulta Paucis è il PadreCandido, il padre guar-diano del SantuarioMadonna delle Grazie.I locali e lo spazio messia disposizione, però,erano fatiscenti e ri-chiedevano consistentiristrutturazioni, senza

contare, poi, tutte le attrezzatureda sistemare a norma di legge. Ilpresidente avvocato Olivieri spie-ga: «per fortuna abbiamo trovatoimmediata disponibilità di tantis-sime persone a cui abbiamo chie-sto aiuto. Le aziende e i negozi inambito della provincia teramana, ci hanno messo a dispo-sizione materiali e attrezzature, altre ci hanno assicuratoforniture di cibo».La preside dell’istituto alberghiero, Caterina Provvisieroha concordato con i suoi alunni la disponibilità per venirea cucinare alla mensa, attraverso una prestabilita turna-zione e a titolo di volontariato. Tutte le attività in cucinae nella mensa saranno ad opera dei volontari dell’associa-

zione. Molte sono state le donazioni: qualcuno ha elargito anonimamente an-che mille euro. La quota annua dei soci sostenitori è comunque di 50euro, quella ordinaria di 20 euro.La mensa per ora inizierà con venti o venticinque pasti serali, anche daasporto. La volontà è di fornire pasti caldi, tutti i giorni di sera, concor-dati con la Caritas diocesanache, oltre a prepara i pasti per ilgiorno, ha una struttura e unagrande esperienza per l’assisten-za alimentare ai più bisognosi.Per far sentire le persone in dif-ficoltà non abbandonate e me-no sole, nello spazio esterno ègià in progetto una tettoia “diattesa” attrezzata e dei bagni. La solidarietà, oltre a un princi-pio della cristianità, è come unacartina tornasole per quantifica-re la qualità della civiltà di unPaese, ecco perché è importan-te, per chi può, dare una manoo un piccolo contributo allaMulta Pacis.

La nuova associazione di volontariato “Multa Paucis”, collabora con la Caritas

Una mensa sociale a Teramo

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La nascita della scuola primaria a Campli e imaestri sacerdoti.Nonostante l’istituzione di una scuola prima-ria maschile e femminile fosse stata dispostadal Regolamento provvisorio per le scuoleprimarie del Regno di Napoli del 30 maggio1812, che dava esecuzione al r.d. 25 agosto1806 e 29 novembre 1811, e fosse stata con-fermata da Ferdinando I, re delle Due Sicilie,con il Regolamento per le scuole primariedei fanciulli e delle fanciulle di Napoli e delRegno del 1° maggio 1816, Campli fu senzascuola primaria pubblica fino al 1817, comesi evince da una lettera del 18 luglio 1817del Vicario Capitolare della Diocesi diCampli, il canonico Pio Filippo Iannetti, che anome del Vescovo dichiarò alla Commissionedi pubblica istruzione di Napoli, presiedutada Ludovico Loffredo principe di Cardito,che dal gennaio del 1817 nel paese ci sareb-bero stati un «maestro pubblico» e una«maestra pubblica», che nelle proprie abita-zioni dovevano insegnare ai fanciulli l’«idio-ma laico», cioè la lingua italiana. Il Vicario colse l’occasione per chiedere allaCommissione come doveva regolarsi per lenomine dei maestri e delle maestre nelle fra-zioni di Castelnuovo e di Nocella, per evitareai ragazzi il disagio di recarsi a Campli, con-cludendo la missiva con l’esaltazione dell’o-perato dell’Intendente: «Il di lei indefessozelo per sovvenimento dei poveri e dellachiesa, farà sì che anche in questo interes-sante oggetto abbia la gioventù a riavere ildesiderato vantaggio». Prima di continuarenella nostra narrazione, occorre chiarire per-ché fosse un sacerdote e non il sindaco l’in-terlocutore del governo borbonico riguardoall’istruzione primaria. Il richiamato Regolamento del 1816 all’art.6aveva stabilito che fossero i sacerdoti con osenza cura d’anime, delegati dai Vescovi, adesercitare le funzioni di Ispettori circondaria-li delle scuole primarie, che consistevano nelvigilare sia sulla loro istituzione che sul loroandamento didattico. Con il r.d.n. 8021 del 10 gennaio 1843,Ferdinando II fece un ulteriore passo avantinella «clericalizzazione» della scuola prima-ria, affidando l’«esclusiva direzione» dell’i-struzione primaria e la nomina dei maestri,sulla base di terne presentate daiDecurionati, ai Vescovi e agli ordinari dioce-sani: «L’istruzione primaria nei nostri RealiDomini è affidata interamente ai Vescovinelle rispettive Diocesi, e messa sotto laesclusiva direzione di loro. Sono quindi au-torizzati i Vescovi a destinare i maestri e lemaestre delle scuole primarie, a sospenderlied a rimuoverli, secondo le mancanze checommetteranno nell’adempimento dei lorodoveri». La potestà vescovile sull’istruzioneprimaria, eccetto la breve parentesi del go-verno costituzionale, che la sospese con ilr.d. n.177 del 19 aprile 1848, restò intatta,anzi si accrebbe con il ripristino della monar-chia assoluta, che, sospesa la costituzione,con il r.d. n.951 del 28 luglio 1849 diede aivescovi carta bianca anche in ordine allascuola secondaria fino al settembre del1860, allorchè tramontò il governo borboni-co con l’instaurazione in Napoli del governoprodittatoriale e poi dal 1861 dellaLuogotenenza del Regno d’Italia. Il Vicario Iannetti, pertanto, e i suoi successo-

ri, in virtù della cennata legislazione, ebberoin mano la scuola elementare del Comune diCampli. Per questo il 17 ottobre 1817 comunicò alPresidente della Commissione di PubblicaIstruzione che a Campli era stato messo infunzione il maestro don Altobrando Fiastra,e che attendeva istruzioni per l’apertura dialtre sue scuole maschili a Castelnuovo e aNocella. Successivamente, ricevute le superiori dispo-

sizioni, il Vicario nominò per Nocella donFrancesco Paolo Montorii, canonico sopran-numerario della Cattedrale di Campli, e il sa-cerdote senza cura d’anime don VincenzoMucci per Castelnuovo, definendoli «sogget-ti adorni di qualità scientifiche e morali». Nel corso del 1817 fu nominata dal VicarioMaria Felice Ciafardoni come maestra di«leggere, scrivere e abaco», nonché delle«arti donnesche», per le fanciulle di Camplie del contado. L’attivazione di tre scuole ma-schili e una femminile provocò notevole pro-blemi finanziari al Comune, le cui risorseerano messe a dura prova, sia perché, secon-do il Regolamento del 1816, doveva fornire ilocali, dotandoli dell’occorrente per il fun-zionamento didattico, per il riscaldamento eper la pulizia, sia perchè doveva provvederealla retribuzione dei quattro maestri, che, ri-cevendo trenta ducati all’anno, comportava-no l’iscrizione negli «stati discussi» delDecurionato (gli odierni bilanci) della nonlieve somma di 120 ducati.

Le difficoltà economiche del Comune e ilcontrasto con la Curia vescovileChe il Comune avesse difficoltà a mantenerele scuole primarie, è dimostrato dalle prote-ste dei maestri Mucci e Montorii, che il 18febbraio 1818 lamentavano di non esserestati pagati per il servizio svolto nell’annoscolastico 1817 -‘18 e di non disporre ancoradi locali pubblici, come prevedeva la legge,dovendo adattarsi a fare lezione nelle pro-prie abitazioni. Si interessò al loro caso l’Intendente diTeramo, che chiese spiegazioni al Sindaco diCampli, Norberto Rozzi. Questi risposeall’Intendente il 26 marzo 1818, dichiarandodi non avere fondi sufficienti per pagare tut-ti i maestri né di poter affittare un locale. In merito Norberto aggiunse, riguardo ai lo-cali, che era «difficilissimo di poterli provve-dere con effetto di cose particolari, vie più,che verrebbero a mancare i fondi onde oc-corre al pagamento del pigione (sic)». Il Sindaco per contenere la spesa, suggerìall’Intendente di sopprimere le due scuole diNocella e di Castelnuovo, conservando solo

quella di Campli, più che sufficiente, a diredel Rozzi, per soddisfare i bisogni formatividei quattro quartieri che formavano Campli,che allora nel 1817-‘18 contava 1160 abitan-ti. La proposta del Sindaco suscitò l’immediatareazione del Vicario Capitolare, che in unalettera del 17 aprile 1818 all’Intendente di-chiarò che, pur spostando tutti gli alunni aCampli, il loro numero non avrebbe compor-tato diminuzione di spesa, perché ci sareb-bero voluti pur sempre tre maestri: in totalegli alunni erano 86, dei quali 20 di Nocella,35 di Castelnuovo e 31 di Campli. A ciò aggiungeva che gli alunni del maestrodon Altobrando Fiastra, che insegnava con il«metodo normale», non con quello del Belle del Lancaster, detto del «mutuo insegna-mento», erano divisi in più classi, ciascunadelle quali svolgeva un particolare program-ma che, oltre all’aritmetica, al «catechismocristiano» e al «catechismo dei doveri socia-li», comprendeva nella classe superiore le«prime istruzioni della lingua latina». L’Intendente accolse le osservazioni delVicario e il Comune si adeguò agli ordini su-periori, continuando a mantenere le trescuole, anche se nel 1821 deliberò di soppri-mere quella di Nocella e di conservare soloquella di Castelnuovo. Questa decisione però suscitò l’immediatareazione di don Nicola Tamburini, Vicariogenerale della Diocesi di Teramo, alla qualela Diocesi di Campli era stata aggregata dal27 giugno1818, essendo stata soppressa conl’entrata in vigore del Concordato tra laSanta Sede e il Regno delle Due Sicilie del 16febbraio 1818. Il Tamburini in una lettera del 9 novembre1821 chiese all’Intendente di conservare lascuola di Nocella, onde non creare disagioagli alunni. Il Decurionato si piegò alla vo-lontà dell’Intendente, che accolse la richiestadel Vicario generale e ordinò al Comune diriattivare la scuola, chiedendo la terna deimaestri per Nocella. Il Comune deliberò quest’ultima nella sedu-ta del 25 novembre 1821. Nonostante la nomina di don Giosia

La scuola primaria a Campli dal 1817 al 1861 - lineamenti storici di Giovanni Di Giannatale

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Montorii, avvenuta con il r. rescritto 7agosto 1821, la scuola non funzionò dalnovembre del 1821 all’aprile del 1822, co-me si evince da un esposto dei genitoriall’Intendente del 12 aprile 1822, in quan-to il maestro era stato destituito nell’otto-bre del 1821 per motivi politici. I genitori lamentavano l’enorme dannosubito dai loro figli: «I ragazzi che primamercè la cura del loro istitutore batteva-no le vie dell’onore, della virtù, e dell’oc-cupazione, oggi immersi nell’ozio, trovan-si perduti nei vizii, e nellascostumatezza». Per sopperire a questa carenza, il maestrodi Campli, don Altobrando Fiastra, avevaaccettato di insegnare anche a Nocella e diricevere gli alunni della scuola diCastelnuovo, soppressa nell’ottobre del1823, nella scuola di Campli. Il Fiastra, però, lasciò Nocella nel marzo del1824, allorchè gli subentrò don SerafinoParis, scelto dal Vescovo di Teramo il 22 mar-zo 1824.

Le scuole privateNel frattempo, mentre il Fiastra nel 1820 fuconfermato maestro a Campli, come si ricavada una lettera dell’Ispettore del I distrettodel 3 luglio 1829, tre sacerdoti chieseroall’Intendente di essere interessati ad aprirescuole private, e il Decurionato chieseall’Intendente di potere istituire una «scuolasecondaria». Il primo sacerdote fu don Gennaro Grisei ca-nonico, che non ebbe il permesso dallaPresidenza della Regia Università degli studidi Napoli, come risulta da una lettera dell’11novembre 1825, inviata all’Intendente diTeramo. Fu autorizzato nell’anno successivo, perchélo troviamo come maestro di grammatica nelcorso del 1826, insieme con don NicolaTovarelli di Corropoli, stando ad una letteradella Presidenza del 18 dicembre 1826all’Intendente. Il secondo sacerdote fu don AlessandroForcina, di «esemplare cordialità», comeconstatò l’Intendente il 29 dicembre 1826,che però lo sospese per scarsa attitudine di-dattica nel 1827, secondo la lettera dellaPresidenza del 21 febbraio 1827. Il terzo fu Vincenzo Mucci, lettore di lingualatina e volgare nel Seminario aprutino, che,come attesta una lettera dell’Intendente allaPresidenza del 19 settembre 1821, fu auto-rizzato a tenere una scuola secondaria priva-ta di lettere italiane e latine nella sua abita-zione.

La «scuola secondaria» pubblicaQuanto alla «scuola secondaria» si trattavadi una cattedra di lingua latina, che ilSindaco Lorenzo Antolini aveva richiestoall’Intendente il 1° agosto 1824, proponen-do di finanziarla con le rendite che ilComune di Campli devolveva al RealCollegio di Teramo, istituito con r.d. n.1767del 13 maggio 1813.1

La cattedra di latino a Campli non fu unanovità, perché era esistita dal 15 maggio1775 al 1803, come risulta da una relazionead limina del Vescovo di Campli-OrtonaDomenico De Dominicis, Missionario dellaCongregazione del Sagramento, il quale di-chiarò che a sue spese era pagato a Campli ilmaestro di lingua latina per i giovinetti cheerano in procinto di entrare nel Seminario diOrtona, eretto nel 1773, alla cui Diocesi era

unita aeque principaliter quella di Campli:«Campli in aedibus meis magistrum meissumptibus sustineo, qui Juvenes Seminariumingressuros linguam latinam doceat».2

Solo nel 1847 fu autorizzato ad insegnarepubblicamente lingua latina don GioacchinoGrisei, «di lodevole condotta sotto ogni rap-porto religioso e politico specialmente». Eramunito di cedola conseguita nel Real Liceodell’Aquila nel 1829.3

Un gruppo di genitori aveva chiesto che al-l’insegnamento del latino fosse aggiuntoquello delle scienze, che poteva essere im-partito dallo stesso Grisei, essendo «dottorefisico», come emerge nella richiesta delSindaco all’Intendente del 10 ottobre 1850,in cui è riassunta in questi termini la petizio-ne dei genitori: «E’ gran tempo che da moltiPadri di famiglia, i quali o non hanno mezzidi mantenere altrove i propri figli, o non vo-gliono sottrarli dalla loro vigilanza, si deside-ra qui precettare che non solo in lingua lati-na, ma anche in altre scienze dirette adacquistare una professione, istruisca i giova-ni che vivono generalmente nell’ozio, conse-guenza di immoralità». Il 29 ottobre 1850 il Decurionato di Camplideliberò la richiesta di attivazione dell’inse-gnamento scientifico, da abbinare alla catte-dra di lingua latina, e da affidare al Grisei,così dichiarando: «E’ indispensabile stabilirein questo Comune un maestro di scuola se-condaria, onde i giovani si istruiscano conve-nientemente nelle varie scienze, e si renda-no in tal modo utili a loro stessi, ed allefamiglie, cui appartengono; a detta loro sianominato il cennato sig. Giocchino Griseicoll’annuo stipendio di ducati centoventi,pagabili mensilmente in rate eguali, e nettidi ogni ritenuta; non potendo in tale esitoessere riportato nel novello stato di variazio-ne del Comune, attesa la deficienza di fondicomunali, abbia a figurare con apposito arti-colo in quello della cappella che riguarda ilpio Monte, sui di cui avanzi si è fatto provvi-soriamente fornitura». Per lacune nelle carte d’archivio non siamoin grado di dire se l’insegnamento scientifico

fu autorizzato o meno. Di questa scuola sono state tramandati ilibri di testo in una nota del Sindaco del20 febbraio 1835, in cui si accusa ricevu-ta degli stessi, inviati a Campli dallaPresidenza Regia Università degli studi. Tali libri riguardavano la grammaticadella lingua latina, il Corso completo dimitologia, la Grammatica “filosofica”della lingua italiana, il Compendio dellastoria sacra, le Favole di Fedro, le Storiedi Cornelio Nepote.

L’epilogo della Scuola primaria borbonicaTornando alla scuola elementare, ci èdato sapere che nel 1844 fu licenziato il

Fiastra per incapacità didattica, a causadell’età avanzata. Il Vescovo AlessandroBerrettini al suo posto scelse dalla terna de-curionale don Giacomo Zaccagnini, che peròrinunciò per impegni pastorali. Fu predisposta un’altra terna, dalla quale ilVescovo il 3 agosto 1844 scelse il canonicodon Orazio Ciafardoni, che iniziò il servizio il14 agosto dello stesso anno. Il Ciafardoni as-sicurò l’insegnamento primario fino al 14settembre 1860. Dal 29 settembre dello stes-so anno figura don Giacomo Misticoni finoalla proclamazione del Regno d’Italia, allor-chè con il decreto luogotenziale n.218 del 10febbraio 1861 fu introdotta dall’anno scola-stico 1861-62 la legge Casati (n.3725 del 13novembre 1859) che comportò le seguentiinnovazioni: 1. corso elementare maschile efemminile triennale; 2. avocazione dellascuola pubblica al Ministero della P.I.; 3. no-mine di maestri laici da parte dei Comuni esoppressione di ogni interferenza ecclesiasti-ca.

NOTE:Per la documentazione si rimanda all’AST(sarà citata in un nostro prossimo libro dal ti-tolo Storia della scuola elementare nellaprovincia di Teramo dal dominio francese al-la Restaurazione).

1 Sul Real Collegio «San Matteo» di Teramo si vd.G. Di Giannatale, Storia della scuola teramana dal-la seconda metà del XVIII al XIX secolo, GiserviceEditore, Teramo 2014, pp.760. La «Scuola seconda-ria» era una forma ridotta del «Real Collegio», aisensi dell’art. 26 del r.d. 14 febbraio 1816.

2 Si vd. Consorzio storico-artistico aprutino, vol. 0-33-SM, Campli, (contenente il testo in copia).Campli non era dotata di seminario, a differenzadella Diocesi di Ortona. Dalla citata relazione, sievince che, sussistendo i fondi per l’istituzione delseminario, fu approvata con sovrano rescritto lasua creazione attorno al 1797. Sorse però un con-flitto fra la municipalità di Campli e il Vescovo,perché, come recita la relazione, «fu ingiunta ailaici l’amministrazione, e governo del Seminariocon esclusione del Prelato» (Consorzio storico-arti-stico aprutino, vol. P-15-0-32 [contenente il testodella relazione in copia]. Sul tentativo di erezionedel Seminario, si vd. G. Di Giannatale, op.cit., p.72e p. 456.

3 La «cedola» costituisce il 1° grado dottorale che siconseguiva nelle facoltà universitarie, quali eranoquelle istituite nei Real Licei, equiparati alla RegiaUniversità di Napoli, eccetto che per la Facoltà dimedicina e chirurgia, per la quale la laurea potevaessere conseguita solo nella predetta Università. Il 2°grado era costituito dal «baccellierato» e il 3° dallalaurea. Si vd. G. Di Giannatale, op. cit, pp.281 e ss..

Le foto sono riferite all’attività scolastica presso-l’edificio dell’ex convento di S. Maria degli Angeli,più noto come “Manicomio”, oggi scomparso.

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Giovanni Giunco è stato un manager che ha datolustro e prestigio allo sport abruzzese. Sapeva tra-durre il confronto sportivo in un momento formati-vo intriso di lealtà, forza e caparbietà. Scorgevanella competizione sportiva la metafora della vita: isogni da raggiungere, la gioia esplosiva, le delusio-ni amare da lenire. Lo sport come mezzo per educa-re alla vita i giovani.Primo di sei figli, nasce a Campli il 7 dicembre 1923.Dieci anni dopo si trasferisce con tutta la famiglia aRoseto degli Abruzzi. Si diploma Ragioniere nel1942, presso l’Istituto V. Comi di Teramo, con un an-no di anticipo rispetto ai suoi compagni di corso.Non perde mai l’interesse per lo sport e per la pallacanestro in parti-colare. Grazie alla sua prestanza fisica diventa un brillante atletanell’ambiente studentesco.Ancora studente gioca, con la squadra rosetana di pallacanestro, la fi-nale della coppa Bruno Mussolini, disputata a Roma nel 1940.Iscrittosi alla Facoltà di Economia e Commercio a Roma, per non gra-vare economicamente sulla famiglia trova un impiego amministrativopresso l’Istituto Nazionale Addestramento e Perfezionamento deiLavoratori dell’Industria.Non tralasciando mai la pallacanestro, insieme all’amico rosetano PinoMazzarella, partecipa ai campionati nazionali universitari nelle file delGuf Roma, nella cui squadra figurano i più noti cestisti dell’epoca, tracui Primo, Ragnini, Tracuzzi, e Marinelli. Con questa formazione vinceil campionato universitario 1942-43.Nell’Inapli, intanto, fa carriera e partecipa a un corso per l’utilizzo del-l’impianto del grosso centro di contabilità meccanizzata della“Olivetti”, appena istallato. Quando la sede centrale dell’Istituto èspostata a Como, non ancora ventenne si trasferisce nella città lariana.Dopo la guerra, nel 1945, per la sua militanza nel Guf, perde il lavoro.La lealtà come principio morale, la spiccata personalità e il suo fare si-gnorile e distaccato, gli danno la forza e la capacità per continuare.Giovanni rimane a Como dando vita alla “Cartegiunco”, industria perla lavorazione e commercializzazione della carta. A Como, dopo averformato famiglia, entra nel direttivo della Ciclistica Comense.Diventato amico dell’industriale Giovanni Borghi, partecipa al proget-to di fondere a Varese la Ignis e la Fides in una polisportiva tipo RealMadrid.Nel 1956 trasferisce l’attività industriale nello stabilimento di Rosetodegli Abruzzi, dove lega il nome “Cartegiunco” alla squadra di palla-canestro, portata a veleggiare per decenni nelle massime serie nazio-nali. Le sue straordinarie qualità organizzative portano il torneo rose-tano “Lido delle Rose”, il più antico d’Italia, all’attenzioneinternazionale, facendolo diventare la più importante manifestazione

estiva cestistica europea. Nel 1978 organizza aRoseto degli Abruzzi i Campionati Europei Juniorese ne riceve il compiacimento di Enrico Vinci presi-dente della Fip.Per Giovanni lo sport è inteso come l’altra facciadella vita, quella non dedicata ai profitti ma ai va-lori più veri per l’uomo. L’atleta per lui, è l’esempioda additare ai giovani, l’eroe locale senza macchiae senza paura, capace di infiammare il cuore degliuomini.L’esempio più eclatante di questo modo d’intende-re lo sport è stata la sua battaglia per la pari digni-tà dei ciclisti gregari, i portaborracce, rispetto ai ca-

pitani. Vince la battaglia negli anni Sessanta, quando appoggiatodall’amico Vincenzo Torriani, patron del Giro d’Italia, e Gino Palumbo,direttore del “Mattino”, svincola il ciclismo professionistico dalla fede-razione, ancora legata ai fasti del passato, dando vita alla Lega ciclisti-ca. Diventa Presidente della Commissione Tecnica della LegaProfessionisti insieme a Fiorenzo Magni.Il suo spirito innovativo provoca un’altra rivoluzione nel mondo del ci-clismo, allorquando, liberando dal dilettantismo i ciclisti dell’Est euro-peo, tessera per la squadra professionista “Alfa Lum” di San Marinogli atleti della nazionale ciclistica russa, tra cui Konyshev, Ugrumov,Abdujaparov e Tchmil.La sua avventura nel ciclismo cominciata, con la “Cronostaffetta” diComo (poi trasferita in Abruzzo), tocca l’apice nel sodalizio con PietroScibilia e la Gis, coronato dalle vittorie di Francesco Moser, recordmandell’ora e maglia rosa nel Giro d’Italia del 1984.L’infaticabile dirigente si ritira dalle attività sportive nel 1999, dopoaver salvato il Roseto Basket dal limbo dei campionati minori.Nel 2002 viene insignito della “Stella d’oro del Coni”, conferitagli dalPresidente Petrucci con la seguente motivazione: «per la sua ultrade-cennale attività nel campo dello sport sia come atleta, sia come diri-gente di società e di organismi federali, onorando l’Abruzzo sportivoin campo nazionale ed internazionale».Poche settimane prima della morte riceve la più alta delle onorificen-ze sportive, la medaglia d’oro del Comitato Internazionale Olimpico(CIO), così motivata, a firma di Juan Antonio Samaranch: «Il Cio rendeomaggio a Giovanni Giunco per il suo notevole contributo, quale vo-lontario, allo sviluppo dello sport e dell’olimpismo e alla promozionedell’amicizia e della solidarietà tra i popoli».Muore nell’ospedale di Giulianova il 27 marzo 2002.A Roseto degli Abruzzi si è istituito il “Meorial Giovanni Giunco” cheassegna una “Rosa d’oro” al giornalista sportivo che meglio valorizzae diffonde l’immagine della pallacanestro in Italia

Nicolino Farina

PERSONAGGI DI CAMPLI

Giovanni Giunco (1923-2002): un industriale prestato allo sport

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Nelle foto si distinguono due sezioni di possente muratura leggermen-te curva. Sono le fondamenta di uno degli antichi torrioni delle mura dicinta difensiva di Campli. La foto è stata scattata da me nel novembredel 1996, durante i lavori di costruzione del muraglione di contenimen-to lungo il fosso del Siccagno a protezione della scarpata dietro lastruttura della chiesa di S. Francesco. Le mura di fondazione insistevanoprospicenti la via che dal Corso porta, affiancando la chiesa di S.Francesco, al belvedere sul Siccagno.

Il torrione riferito alle fondamenta è riscontrabile in un a cartina anticaoggetto di un mio articolo intitolato “Inedita veduta prospettica diCampli” pubblicato su CNN, a. VII, n. 31, aprile-giugno 2009, p. 7.

Su tale articolo ho pubblicato una foto raffigurante altre antiche fon-dazioni, ma questa volta riferite al versante cittadino lungo il torrenteFiumicino. Precisamente prospicente l’ex falegnameria Caravelli, all’an-golo tra la piazza del Macello (quella dietro il Duomo) e via delMonastero. La foto è stata scattata quando furono eseguiti i lavori diallargamento della carreggiata di Via del Monastero, con la relativa co-struzione dei marciapiedi.

1-2-3 Foto di Cantiere durante la realizzazione del mu-raglione sulla scarpata del Siccagno, prospicientela chiesa di S. Francesco. Si notano le fondamenta“arrotondate” del torrione.

4 Cartina prospettica “De Silva” fine Seicento.5 Particolare di Affresco nell’ex Badia di S. Onofrio in

Campli. L’affresco può essere riferito ai primi anni delCinquecento

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Un po’ di storia

I resti delle mura difensive di Campli

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In una certa città viveva un ciabattino, di nome Martin Avdeic.Lavorava in una stanzetta in un seminterrato, con una finestra cheguardava sulla strada. Da questa poteva vedere soltanto i piedi dellepersone che passavano, ma ne riconosceva molte dalle scarpe, cheaveva riparato lui stesso. Aveva sempre molto da fare, perché lavora-va bene, usava materiali di buona qualità e per di più non si facevapagare troppo. Anni prima, gli erano morti la moglie e i figli e Martinsi era disperato al punto di rimproverare Dio. Poi un giorno, un vec-chio del suo villaggio natale, che era diventato un pellegrino e avevafama di santo, andò a trovarlo. E Martin gli aprì il suo cuore. « Nonho più desiderio di vivere - gli confessò. - Non ho più speranza». Il ve-gliardo rispose: « La tua disperazione è dovuta al fatto che vuoi vive-re solo per la tua felicità. Leggi il Vangelo e saprai come il Signorevorrebbe che tu vivessi. Martin si comprò una Bibbia. In un primotempo aveva deciso di leggerla soltanto nei giorni di festa ma, unavolta cominciata la lettura, se ne sentì talmente rincuorato che la les-se ogni giorno. E cosi accadde che una sera, nel Vangelo di Luca,Martin arrivò al brano in cui un ricco fariseo invitò il Signore in casasua. Una donna, che pure era una peccatrice, venne a ungere i piedidel Signore e a lavarli con le sue lacrime. Il Signore disse al fariseo:«Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e non mi hai datoacqua per i piedi. Questa invece con le lacrime ha lavato i miei piedi econ i suoi capelli li ha asciugati... Non hai unto con olio il mio capo,questa invece, con unguento profumato ha unto i miei piedi. Martinrifletté. Doveva essere come me quel fariseo. Se il Signore venisse dame, dovrei comportarmi cosi? Poi posò il capo sulle braccia e si addor-mentò. All’improvviso udì una voce e si svegliò di soprassalto. Nonc’era nessuno. Ma senti distintamente queste parole: «Martin!Guarda fuori in strada domani, perché io verrò». L’indomani mattinaMartin si alzò prima dell’alba, accese il fuoco e preparò la zuppa dicavoli e la farinata di avena. Poi si mise il grembiule e si sedette a la-vorare accanto alla finestra. Ma ripensava alla voce udita la notteprecedente e così, più che lavorare, continuava a guardare in strada.Ogni volta che vedeva passare qualcuno con scarpe che non conosce-va, sollevava lo sguardo per vedergli il viso. Passò un facchino, poi unacquaiolo. E poi un vecchio di nome Stepanic, che lavorava per uncommerciante del quartiere, cominciò a spalare la neve davanti allafinestra di Martin che lo vide e continuò il suo lavoro. Dopo aver datouna dozzina di punti, guardò fuori di nuovo. Stepanic aveva appog-giato la pala al muro e stava o riposando o tentando di riscaldarsi.Martin usci sulla soglia e gli fece un cenno. «Entra· disse - vieni a scal-darti. Devi avere un gran freddo». «Che Dio ti benedica!» risposeStepanic. Entrò, scuotendosi di dosso la neve e si strofinò ben bene lescarpe al punto che barcollò e per poco non cadde. «Non è niente -gli disse Martin. - Siediti e prendi un po’ di tè». Riempi due boccali ene porse uno all’ospite. Stepanic bevve d’un fiato. Era chiaro che neavrebbe gradito un altro po’. Martin gli riempi di nuovo il bicchiere.Mentre bevevano, Martin continuava a guardar fuori della fine-stra. «Stai aspettando qualcuno?», gli chiese il visitatore». «Ieri sera -rispose Martin - stavo leggendo di quando Cristo andò in casa di unfariseo che non lo accolse coi dovuti onori. Supponi che mi succedaqualcosa di simile. Cosa non farei per accoglierlo! Poi, mentre sonnec-chiavo, ho udito qualcuno mormorare: “Guarda in strada domani,perché io verrò”». Mentre Stepanic ascoltava, le lacrime gli rigavanole guance. «Grazie, Martin Avdeic. Mi hai dato conforto per l’anima eper il corpo». Stepanic se ne andò e Martin si sedette a cucire uno sti-vale. Mentre guardava fuori della finestra, una donna con scarpe dacontadina passò di lì e si fermò accanto al muro. Martin vide che eravestita miseramente e aveva un bambino fra le braccia. Volgendo laschiena al vento, tentava di riparare il piccolo coi propri indumenti,pur avendo indosso solo una logora veste estiva. Martin uscì e la invi-tò a entrare. Una volta in casa, le offrì un po’ di pane e della zuppa.«Mangia, mia cara, e riscaldati», le disse. Mangiando, la donna glidisse chi era: «Sono la moglie di un soldato. Hanno mandato mio ma-rito lontano otto mesi fa e non ne ho saputo più nulla. Non sono ri-uscita a trovare lavoro e ho dovuto vendere tutto quel che avevo permangiare. Ieri ho portato al monte dei pegni il mio ultimoscialle». Martin andò a prendere un vecchio mantello. «Ecco - disse. -È un po’ liso ma basterà per avvolgere il piccolo». La donna, prenden-dolo, scoppiò in lacrime. «Che il Signore ti benedica». «Prendi», disseMartin porgendole del denaro per disimpegnare lo scialle. Poi l’ac-compagnò alla porta. Martin tornò a sedersi e a lavorare. Ogni voltache un’ombra cadeva sulla finestra, sollevava lo sguardo per vederechi passava. Dopo un po’, vide una donna che vendeva mele da unpaniere. Sulla schiena portava un sacco pesante che voleva spostareda una spalla all’altra. Mentre posava il paniere su un paracarro, un

ragazzo con un berretto sdrucito passò di corsa, prese una mela e cer-cò di svignarsela. Ma la vecchia lo afferrò per i capelli. Il ragazzo simise a strillare e la donna a sgridarlo aspramente. Martin corse fuori.La donna minacciava di portare il ragazzo alla polizia. «Lascialo anda-re, nonnina - disse Martin. - Perdonalo, per amor di Cristo». La vec-chia lasciò il ragazzo. Chiedi perdono alla nonnina», gli ingiunse allo-ra Martin. Il ragazzo si mise a piangere e a scusarsi. Martin prese unamela dal paniere e la diede al ragazzo dicendo: «Te la pagherò io,nonnina». «Questo mascalzoncello meriterebbe di essere frustato»,disse la vecchia. «Oh, nonnina - fece Martin - se lui dovesse esserefrustato per aver rubato una mela, cosa si dovrebbe fare a noi pertutti i nostri peccati? Dio ci comanda di perdonare, altrimenti non sa-remo perdonati. E dobbiamo perdonare soprattutto a un giovanesconsiderato». S«arà anche vero - disse la vecchia - ma stanno diven-tando terribilmente viziati». Mentre stava per rimettersi il sacco sullaschiena, il ragazzo sì fece avanti. «Lascia che te lo porti io, nonna.Faccio la tua stessa strada». La donna allora mise il sacco sulle spalledel ragazzo e si allontanarono insieme. Martin tornò a lavorare. Ma siera fatto buio e non riusciva più a infilare l’ago nei buchi del cuoio.Raccolse i suoi arnesi, spazzò via i ritagli di pelle dal pavimento e po-sò una lampada sul tavolo. Poi prese la Bibbia dallo scaffale. Volevaaprire il libro alla pagina che aveva segnato, ma si apri invece in unaltro punto. Poi, udendo dei passi, Martin si voltò. Una voce gli sus-surrò all’orecchio: «Martin, non mi riconosci?». «Chi sei?», chieseMartin. «Sono io», disse la voce. E da un angolo buio della stanzauscì Stepanic, che sorrise e poi svanì come una nuvola. «Sono io», dis-se di nuovo la voce. E apparve la donna col bambino in braccio.Sorrise. Anche il piccolo rise. Poi scomparvero. «Sono io», ancora unavolta la voce. La vecchia e il ragazzo con la mela apparvero a loro vol-ta, sorrisero e poi svanirono. Martin si sentiva leggero e felice. Prese aleggere il Vangelo là dove si era aperto il libro. In cima alla paginalesse: “Ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi dissetaste,fui forestiero e mi accoglieste”. In fondo alla pagina lesse: “Quantoavete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatto ame”. Così Martin comprese che il Salvatore era davvero venuto da luiquel giorno e che lui aveva saputo accoglierlo.

Il Natale di Martin di Leone Tolstoj

E’ Natale E’ Natale ogni volta

che sorridi a un fratelloe gli tendi la mano.E’ Natale ogni volta

che rimani in silenzioper ascoltare l’altro.E’ Natale ogni volta

che non accetti quei principiche relegano gli oppressiai margini della società.

E’ Natale ogni voltache speri con quelli che disperano

nella povertà fisica e spirituale.E’ Natale ogni volta

che riconosci con umiltài tuoi limiti e la tua debolezza.

E’ Natale ogni voltache permetti al Signore

di rinascere per donarlo agli altri.

Maria Teresa di Calcutta

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Per la “Giornata Nazionaledell’Archeologia, delPatrimonio Artistico e delRestauro”, istituita dal MiBACTper il prossimo 7 dicembre2014, il Museo ArcheologicoNazionale di Campli ha organiz-zato la mostra “Le Madonne interracotta di Nocella – La scuoladi scultura figula tra arte e de-vozione popolare”.La mostra voluta dal dottorGlauco Angeletti, ArcheologoFunzionario Delegato eDirettore del Museo, è maturata nell’ambitodello studio per la pubblicazione sull’argo-mento a mia firma.Queste straordinarie statue fatte di terra, ac-qua, aria e fuoco, numi protettori delle comu-nità contadine del teramano, per secoli sonostate oggetto di culto e ammirazione. Pesantie fragili molte di esse sono andate perse neisecoli, rotte mentre si portavano in processio-ne o alienate in ripostigli e, a volte, dispersein occasione delle ristrutturazioni delle chiese.Più recentemente sono state vendute o og-getto di furto.Quelle riscoperte oggi ci restituiscono un pa-trimonio inimmaginabile, testimonianza diun’abilità artigianale e artistica ancora tuttada scoprire e conoscere.Gli artigiani figuli di Nocella hanno realizzatotali statue, sempre con gli intenti stilistici pro-

mossi in Abruzzo alla fine delquattrocento da Silvestrodell’Aquila: intenti stilistici, mairinnovati e, spesso, mediati daun gusto popolare, perpetuatiper circa duecentocinquantaanni. Le terrecotte policrome diNocella pitturate a freddo, sonosempre ricche diuno straordinariosenso artistico-ar-tigianale e di unasapiente mae-stria, sostenuta

da un’elevata tecnologia indu-striale. I valenti maestri figuli diNocella, spesso si avvalevanodella collaborazione degli arti-sti operanti a Campli, per ese-guire opere di alta qualità for-male e delicatezza pittorica.Le statue, infatti, per esserecomprese a pieno nella loroqualità artistica, devono esserevalutate nella loro integrità:nell’insieme armonico dellaparte scultorea e della parte coloristica chetroppe volte è stata compromessa da inoppor-tuni restauri. Tenendo conto dello spirito dell’iniziativa delMinistero, alla mostra sono presenti ancheopere dimenticate nei depositi delle chiese,da recuperare e restaurare, o rimaste chiuse

per decenni in chiese inagibili.Alla mostra oltre ad alcune statue grandi pre-senti nelle chiese, sono esposte alcune statuepiù piccole adatte per il culto casalingo.Questa committenza di famiglie private chedestinava le statuine all’uso di devozione do-mestica si continuò anche quando nelle bot-teghe dei figuli nocellesi non si fabbricavano

più le grandi statue destinate al-le chiese. Nella prima metà delSettecento, infatti, la commit-tenza ecclesiale, anche nel no-stro territorio, si rivolgeva allemaestranze che sapevano realiz-zare le sculture di stile Barocco,costruite più semplicemente constucchi e cartapesta.Pochissime sono le notizie sullastatuaria in terracotta diNocella, inoltre, tutte sono fram-mentarie e prive di un’analisistorica e di una ricerca accuratasul territorio. A questa mancan-za cerca di porre rimedio pro-prio la mia pubblicazione “LeMadonne in terracotta di

Nocella - La scuola di scultura figula tra arte edevozione popolare”, edita da ArtemiaEdizioni di Mosciano S. Angelo, presentata inanteprima proprio all’inaugurazione dellamostra.La mostra, che dura fino al 31 gennaio 2015 èfornita di catalogo.

Mostra e libro al Museo Archeologico Nazionale di Campli

Le Madonne in terracotta della scuola di Nocella di Nicolino Farina

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