CAMPLI NOSTRA NOTIZIE · 2011. 1. 19. · La pubblicazione a mia firma Cucu antico gioco di carte -...

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La pubblicazione a mia firma Cucu antico gioco di carte - Gnaf, Bum e Cacaccio nella tradizione di Campli e Montorio edita da Campli Nostra Notizie con il patrocinio diel Comune di Campli, del Comune di Montorio al Vomano, del B.I.M. Consorzio dei Comuni del Vomano e Tordino, del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e dell’Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche Teramo è stato presentato con successo sabato 18 dicembre 2010 a Montorio al Vomano in oc- casione dell’edizione 2010 di “Stù in Piazza”. Sono intervenuti oltre al sottoscritto e le autorità locali: Egidio Marinaro Presidente Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche – Teramo; Leandro Di Donato Presidente Istituto Internazionale del Teatro del Mediterraneo – sezione italiana; Donato Di Gabriele Assessore alla Cultura Comune di Montorio al Vomano; Il Cucù è un antico gioco di origine medioevale – rina- scimentale, nato in Italia e poi diffusosi in tutta l’Europa già nel Settecento. Il Cucù è un gioco che vie- ne praticato con un parti- colare mazzo di carte, mol- to diverso da quelli conosciuti a quattro semi. Almeno dal Settecento il Cucù si giocava con innu- merevoli varianti in tutta Europa; spesso in ogni na- zione, regione o città era in uso un proprio mazzo di carte. Oggi in Europa il Cucù gio- cato con le speciali carte è praticato solo in alcune zo- ne della Svezia, della Danimarca e dell’Olanda. In Italia è sopravvissuto esculusivamente nel territorio di Teramo, specificamente nelle città di Campli e Montorio al Vomano. La pubblicazione affronta con una scrupolosa ricerca storica, archivistica e bibliografica a ca- rattere scientifico l’origine, lo sviluppo, la dif- fusione il significato e le regole del gioco. In questo ambito si è potuta dimostrare la tradi- zione al gioco del Cucù di Campli e Montorio e riferirla già al Cinquecento e, a Campli, con la variante di una carta in più rispetto agli altri mazzi usa- ti in Italia. La pubblicazione, poi, illu- stra oltre venti mazzi di car- te da Cucù stampati in Italia a partire dal Settecento, inediti in ambito nazionale ed estero. Alcuni mazzi di carte illustrati nel libro pos- sono essere considerati i più antichi oggi conosciuti (e inediti). La pubblicazione quindi ha un interesse non solo locale ma nazionale e internazionale (si illustrano anche mazzi stampati all’e- stero). Il libro, poi, dedica un capitolo anche a un’inte- ressantissima storia delle carte da gioco che rende culturalmente più appetibi- le la pubblicazione. Personalmente e a nome del periodico Campli Nostra Notizie desidero rivolgere il più vivo e caloroso ringra- ziamento alle aziende, alle associazioni e a quegli Enti che, recempendo lo spirito dell’iniziativa, con la loro sensibilità e il loro contribu- to hanno reso possibile la stampa del libro. Gilberto Gilberto Sarti Sarti di Gilberto Gilberto Sarti Sarti di N N C Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected] CAMPLI NOSTRA NOTIZIE a. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011 Indagine sul gioco tradizionale camplese Cucù... et cetera A Ibrahim Spashis la cittadinanza onoraria di Montorio al Vomano Il Presidente del Festival di Sarajevo visita Campli Nell’ambito della rassegna “Emergenze medi- terranee”, il Comune di Montorio al Vomano il 26 novembre 2010 ha ospitato Ibrahim Spashis a cui il sindaco Alessandro Di Giambattista ha conferito la cittadinanza onoraria per i suoi meriti in favore della pace. Ibrahim Spashis è una delle personalità più rappresentative della politica e della cultu- ra in Bosnia-Erzegovina e in Europa: è Presidente del Festival Internazionale “Sarajevo Winter”, del Centro Internazionale della Pace (IPC) e della Commissione per la Strateggia di Sviluppo Culturale in Bosnia-Erzegovina, nonché del- la Citizen’s democratic party (Cdp) e della sezione bosniaca dell’Istituto Internazionale del Teatro Mediterraneo. Parlamentare per tre legislature, Ibrahim Spashis è stato tra i maggiori promotori per la pace e del dialogo interculturale in Bosnia-Erzegovina. Si devono a lui alcune importanti leggi che sono state adottate dal Parlamento, come la Legge sulla prote- zione delle minoranze etniche e la Risoluzione sulla fiducia e il mantenimento della pace. Per i suoi meriti, ha ricevuto numerosi premi, in patria e all’estero, tra cui la menzione spe- ciale del Premio Europa per il Teatro, conferi- ta per aver realizzato a Sarajevo importanti iniziative culturali durante la guerra. Grazie a Leandro Di Donato, di- rettore artistico della rassegna “Emergenze Mediterranee”, Ibrahim Spashis ha visitato Campli dove, accolto dalle autorità locali, ha avuto modo di apprezzare con entusia- smo le bellezze conservate nella cittadina e la qualità del Museo Archeologico Nazionale testimonianza di un’antica civiltà mediterranea. Francesca Farina In allegato il Calendario CNN dedicato al 150° dell’Unità d’Italia Auguri di Buon Anno A Campli il libro sarà presentato sabato 29 gennaio presso il Palazzo Farnese (Sala Consiliare) dal Professor Adelmo Pace Marino e dal dottor Leandro Di Donato. Nell’ambito della presentazione sarà al- lestita una mostra documentaria sul gioco del Cucù presso l’ex Ufficio Turistico, che rimarrà aperta fino a do- menica 6 febbraio. Nel pomeriggio presso la mostra si potrà imparare a giocare a Cucù con l’insegnamento di un esperto. Il libro sarà anche presentato a Teramo a cura della sezione locale del Lions Club, in data ancora da definire.

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La pubblicazione a mia firma Cucu antico giocodi carte - Gnaf, Bum e Cacaccio nella tradizionedi Campli e Montorio edita da Campli NostraNotizie con il patrocinio diel Comune diCampli, del Comune di Montorio al Vomano,del B.I.M. Consorzio dei Comuni del Vomano eTordino, del Parco Nazionale Gran Sasso eMonti della Laga e dell’Istituto Abruzzese diRicerche Storiche Teramo è stato presentatocon successo sabato 18 dicembre 2010 aMontorio al Vomano in oc-casione dell’edizione 2010di “Stù in Piazza”.Sono intervenuti oltre alsottoscritto e le autoritàlocali: Egidio MarinaroPresidente IstitutoAbruzzese di RicercheStoriche – Teramo; LeandroDi Donato PresidenteIstituto Internazionale delTeatro del Mediterraneo –sezione italiana; Donato DiGabriele Assessore allaCultura Comune diMontorio al Vomano;Il Cucù è un antico gioco diorigine medioevale – rina-scimentale, nato in Italia epoi diffusosi in tuttal’Europa già nelSettecento. Il Cucù è un gioco che vie-ne praticato con un parti-colare mazzo di carte, mol-to diverso da quelliconosciuti a quattro semi.Almeno dal Settecento ilCucù si giocava con innu-merevoli varianti in tuttaEuropa; spesso in ogni na-zione, regione o città erain uso un proprio mazzo dicarte. Oggi in Europa il Cucù gio-cato con le speciali carte èpraticato solo in alcune zo-ne della Svezia, dellaDanimarca e dell’Olanda.

In Italia è sopravvissuto esculusivamente nelterritorio di Teramo, specificamente nelle cittàdi Campli e Montorio al Vomano. La pubblicazione affronta con una scrupolosaricerca storica, archivistica e bibliografica a ca-rattere scientifico l’origine, lo sviluppo, la dif-fusione il significato e le regole del gioco. Inquesto ambito si è potuta dimostrare la tradi-zione al gioco del Cucù di Campli e Montorio eriferirla già al Cinquecento e, a Campli, con la

variante di una carta in piùrispetto agli altri mazzi usa-ti in Italia. La pubblicazione, poi, illu-stra oltre venti mazzi di car-te da Cucù stampati in Italiaa partire dal Settecento,inediti in ambito nazionaleed estero. Alcuni mazzi dicarte illustrati nel libro pos-sono essere considerati i piùantichi oggi conosciuti (einediti). La pubblicazionequindi ha un interesse nonsolo locale ma nazionale einternazionale (si illustranoanche mazzi stampati all’e-stero). Il libro, poi, dedicaun capitolo anche a un’inte-ressantissima storia dellecarte da gioco che rendeculturalmente più appetibi-le la pubblicazione.

Personalmente e a nomedel periodico Campli NostraNotizie desidero rivolgere ilpiù vivo e caloroso ringra-ziamento alle aziende, alleassociazioni e a quegli Entiche, recempendo lo spiritodell’iniziativa, con la lorosensibilità e il loro contribu-to hanno reso possibile lastampa del libro.

Gilberto Gilberto SartiSartidi

Gilberto Sarti Gilberto Sarti Gilberto Gilberto SartiSartidiNNC

Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected]

CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

a. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011

Indagine sul gioco tradizionale camplese

Cucù... et ceteraA Ibrahim Spashis la cittadinanza onoraria di Montorio al Vomano

Il Presidente del Festival diSarajevo visita Campli

Nell’ambito della rassegna “Emergenze medi-terranee”, il Comune di Montorio al Vomanoil 26 novembre 2010 ha ospitato IbrahimSpashis a cui il sindaco Alessandro DiGiambattista ha conferito la cittadinanzaonoraria per i suoi meriti in favore della pace.Ibrahim Spashis è una delle personalità piùrappresentative della politica e della cultu-ra in Bosnia-Erzegovina e in Europa: èPresidente del Festival Internazionale“Sarajevo Winter”, del CentroInternazionale della Pace (IPC) e dellaCommissione per la Strateggia di SviluppoCulturale in Bosnia-Erzegovina, nonché del-la Citizen’s democratic party (Cdp) e dellasezione bosniaca dell’IstitutoInternazionale del Teatro Mediterraneo.Parlamentare per tre legislature, IbrahimSpashis è stato tra i maggiori promotori perla pace e del dialogo interculturale inBosnia-Erzegovina. Si devono a lui alcuneimportanti leggi che sono state adottatedal Parlamento, come la Legge sulla prote-zione delle minoranze etniche e laRisoluzione sulla fiducia e il mantenimentodella pace.Per i suoi meriti, ha ricevuto numerosi premi,in patria e all’estero, tra cui la menzione spe-ciale del Premio Europa per il Teatro, conferi-

ta per averrealizzato aSarajevoimportantiiniziativeculturalidurante laguerra.Grazie aLeandro DiDonato, di-

rettore artistico della rassegna “EmergenzeMediterranee”, Ibrahim Spashis ha visitatoCampli dove, accolto dalle autorità locali,ha avuto modo di apprezzare con entusia-smo le bellezze conservate nella cittadina ela qualità del Museo ArcheologicoNazionale testimonianza di un’antica civiltàmediterranea.

Francesca Farina

In allegato il Calendario CNN dedicato al 150° dell’Unità d’Italia Auguri di Buon Anno

A Campli il libro sarà presentato sabato29 gennaio presso il Palazzo Farnese(Sala Consiliare) dal Professor AdelmoPace Marino e dal dottor Leandro DiDonato. Nell’ambito della presentazione sarà al-lestita una mostra documentaria sulgioco del Cucù presso l’ex UfficioTuristico, che rimarrà aperta fino a do-menica 6 febbraio. Nel pomeriggiopresso la mostra si potrà imparare agiocare a Cucù con l’insegnamento diun esperto.Il libro sarà anche presentato a Teramoa cura della sezione locale del LionsClub, in data ancora da definire.

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C N Na. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011pagina 2

Circa un anno fa è nato il Gruppo Giovani diFloriano, un’esperienza del tutto nuova per iragazzi della zona pastorale che si sono ritro-vati, per la prima volta, protagonisti di un pro-getto impegnativo: riuscire a conquistare unpiccolo spazio dedicato e gestito interamenteda loro. Molteplici so-no stati i lavori portatia termine come l’ulti-mo, in collaborazionecon la maestra TeresaCaforni e i suoi alunnifrequentanti la ScuolaElementare diMarrocchi. “Un mondoa colori” non è nataper presentarsi come lasolita recita di Natalema come un’occasioneper far comprendere, attraverso l’ingenuità ela spontaneità dei più piccoli, che le diversitànon allontanano, ma uniscono. La rappresen-tazione è stata suddivisa in due tempi: nel pri-mo i bambini dai 7 ai 10 anni si sono esibiti, inpigiama, in divertenti scheck con altri ragazzidi diversa nazionalità, immaginando, attraver-so vari sogni, che potessero ricevere in donoper questo Natale un mondo unito, senza dis-uguaglianze; nel secondo i ragazzi dai 12 anniin su, insieme ai bimbi della scuola materna,hanno portato in scena i 5 continenti, coadiu-vati da filmati, musiche, canzoni e colori tipiciper ogni regione del planisfero, terminandocon un grande girotondo, un “Girotondo in-torno al mondo”. Il sogno, il mappamondo, icolori dell’arcobaleno, il grande cuore rossosono alcuni tra i simboli utilizzati per promul-

gare il messaggio di pace e amore, che ai piùpuò apparire banale ma che è diventato fon-damentale anche nella nostra quotidianità dapaese di provincia. Volendo fare un giro nellescuole sparpagliate a nord e sud del Comune,noteremo quanto sia alta la percentuale dibambini stranieri, molti dei quali si sentonopiù Italiani di noi e sono perfettamente inseri-ti tra gli altri compagni. Lo scoglio più grandeda superare, infatti, si trova tra i genitori, tragli adulti, nei quali è radicato ancora un istin-to che li porta a diffidare dell’altro. Si rivolgesoprattutto a loro il messaggio di questi ra-gazzi: “Fa dell’amore la tua meta” si legge sulcortometraggio proiettato durante lo spetta-colo, il quale risuona sulle note di “The powerof love”. Per circa due mesi molti pomeriggidella settimana sono stati impiegati per la pre-

parazione dello spetta-colo: grazie ai genitoriche sono stati semprepazienti e disponibili ehanno supportato que-sto progetto. Un rin-graziamento va allamaestra Teresa Cafornie ad Alessia Pompizi,che hanno creato dalnulla tutta la rappre-sentazione, al direttorescolastico Maurizio

Paolillo che ha messo a disposizione l’aula ma-gna dell’Istituto Comprensivo di Campli sitopresso Marrocchi, a don Martino Anusi e adon Aldo Falconi, che sin dagli inizi sono stativicini al Gruppo Giovani.

“Fa dell’amore la tua meta” di Larissa Pompizi

Piane della Nocella - CAMPLI (TE)Tel. 0861.56566 - Fax 0861.560018 • 348.6007525 - 348.6007559 - 348.6007569

Un felice 2011

Richiesta di aiuto per i furti subitiSono Bruno Cardelli, titolare della GE.DI.CA.Srl e sono da più di un anno, insieme ad al-tri colleghi, nel mirino di più malviventi cheforzano i miei distributori automatici sparsinel territorio teramano, saccheggiandone ilcontenuto in monete.Ogni furto che subisco significa per la miaazienda un danno monetario che si aggira

tra i 500 ed i 2000 euro,tra manomissione dellemacchine distributrici edincassi.Ho fatto la prima de-nuncia il 13 agosto delloscorso anno presso la ca-serma di Teramo e le au-torità ne hanno presocarico con tanto di pro-ve filmate tramite tele-camera di sorveglianza,hanno fermato un col-pevole in seguito rila-

sciato, senza però risolvere definitivamen-te la situazione.La mia azienda sta perdendo giornalmentecapitali e sta riportando ingenti danni an-che alle macchine distributrici.Gli ultimi furti non li ho denunciati, vistoche non c'è modo di fermare quei malviven-ti temo che dovrò farmi giustizia da solo. Disera mi aggiro nelle zone in cui sono posi-zionati i miei distributori, visto che non c'èaltro modo per tutelarmi. Probabilmente sarò costretto anche a licen-ziare del personale visto che l'unico consi-glio che ho ricevuto da alcune autorità èstato quello togliere le macchine dai posti“più a rischio” per risolvere il problema inmodo definitivo.La situazione è ormai divenuta paradossale.Questa è la mia richiesta di aiuto, mi auguroche la miaprotesta, resa pubblica dalla di-sperazione e dall'ingente numero di furtisubiti e non risolti, balzi all'attenzione diqualcuno che possa aiutare me e l'aziendaad avere FINALMENTE GIUSTIZA ed evitarel'inevitabile.Cordiali saluti.

Bruno Cardelli

Lettera al Direttore

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C N N a. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011 pagina 3

Al fine di promuovere la cultura eavvicinare sempre più i cittadini al-l’arte ed ai luoghi che la conserva-no, quest’anno per la prima volta, ilMinistero dei Beni e AttivitàCulturale ha realizzato il grandeevento “Musei in musica” che haprevisto per il 20 novembre 2010l’apertura straordinaria dei museifino alle ore 2.00 del giorno succes-sivo.L’iniziativa ha previsto concerti espettacoli musicali che sono stati of-ferti al pubblico gratuitamente.Il Museo Archeologico Nazionale diCampli ha aderito all’iniziativa delMiBAC e nelle sue sale espositive haorganizzato un concerto con gli al-lievi della scuola di musica “RanieroMucci” diretta da Domenica Sorgi.Gli allievi della scuola camplese,preparati dal prof. Tonio Malvezzo,si sono esibiti alla chitarra con branidel repertorio classico e della musi-ca leggera moderna, mentre il duoZippilli-D’Eusebio hanno eseguitoall’organetto un vasto repertoriodella musica popolare abruzzese.A Campli tra le bacheche espositivecariche di arredi, di sapere, di com-petenze e di storia del popolo italico, riechegge-ranno le note di Mozart e di De Andrè, di J. Beaz

e di Roppopò, inun connubio di ar-te e storia raro esuggestivo.Dopo il grandesuccesso della pas-sata edizione orga-nizzata solo aRoma, per i "Museiin Musica" di que-st'anno il MiBACha esteso l'eventoa livello naziona-le coinvolgendomolte altre città

italiane con oltre 100 spettacolimusicali in alcuni tra i più impor-tanti musei statali della nostra pe-nisola.In Abruzzo, oltre al concerto delMuseo Nazionale camplese sonostati organizzati i seguenti eventimusicali: “Concerto barocco” deltrio barocco “Fairy consort”, pressoil Museo Archeologico NazionaleVilla Frigerj di Chieti; il MuseoArcheologico Nazionale La Civitelladi Chieti ospita nelle varie sale treconcerti, quello del percussionistanewyorkese David Pleasant, quellodel gruppo di strumenti antichi“Collegium Arniense” e quello delgruppo “Abruzzo Ethno Ensemble;“Concerto Jazz” del complesso mu-sicale “Noreply Nujazz Five” pressoil Nuovo Museo Paludi di Celano;musiche del liutista rinascimentaleMarco dell’Aquila presso il CastelloPiccolomini di Celano; “Il salottomusicale del Novecento” è il con-certo degli allievi del ConservatorioLuisa D’Annunzio presso il Museodella Casa D’Annunzio a Pescara.La manifestazione è stata promos-sa da Roma Capitale in collabora-

zione con il Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali e organizzato da Zètema ProgettoCultura.

Gli eventi di Musei in Musica sono stati tutti adingresso gratuito. I musei interessati, inoltre, sono rimasti aperti evisitabili gratuitamente fino alle 02.00.

Un felice 2011

Il Museo Archeologico Nazionale aderisce al’iniziativa del Ministero dei Beni e Attività Culturali

A Campli “Musei in musica”

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C N Na. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011pagina 4

L’Associazione Culturale “LeLunarie” di Civitella del Tronto èimpegnata ormai da più un de-cennio nella promozione e orga-nizzazione di attività ricreativeed eventi culturali, rivolti a giova-ni e meno giovani, aventi comepalcoscenico naturale il suggesti-vo e prestigioso centro storicodella città.Tra le tante manifestazioni, l’ap-puntamento fisso e fiore all’oc-chiello dell’Associazione è il Premio Nazionaledi Poesia dedicato al compianto OrestePelagatti, civitellese studioso e appassionato diteatro, a cui concorrono ogni anno autori daogni parte della penisola. Giunta alla dodicesi-ma edizione consecutiva, la serata finale dipremiazione del concorso è impreziosita ognianno dalla presenza di illustri ospiti, daEdoardo Siravo a Vanessa Gravina, da Luigi DiBerti a un’icona del teatro italiano come UgoPagliai, che è stato con noi lo quest’ anno. Legate al Premio, sono le altredue iniziative che l’Associazioneha voluto portare avanti nel cor-so del 2010, avvalendosi dellaqualificata e impagabile collabo-razione di Leandro Di Donato,nostro direttore artistico.“Alle cinque della sera”, questo iltitolo del primo ciclo di incontricon poeti, scrittori e critici realiz-zato nella scorsa primavera all’in-terno di uno splendido palazzosettecentesco, ha proposto unaserie di viaggi dentro e attorno allavoro degli ospiti intervenuti,con lo scopo di offrire uno spaziodi conoscenza e approfondimento delle tema-tiche e delle produzioni letterarie contempo-ranee. Tar gli ospiti di questa prima edizionericordiamo il poeta Antonio Alleva, gli scrittoriRoberto Michilli, Giuliana Sanvitale, MariaTeresa Barnabei e Livio Di Patre, il critico lette-rario Simone Gambacorta.Il successo dell’iniziativa ha portato, tra no-

vembre e dicembre, all’aperturadi un nuovo salotto nella storicadimora del poeta FrancescoFilippi Pepe per ospitare una se-rie di appuntamenti dedicati atemi che rivestono un ruolo cru-ciale nell’attuale dibattito cultu-rale: dalla musica colta a quellapopolare, dall’antropologia, alteatro, unite dal fil rouge dellaricerca di quelle identità culturaliche il tempo in cui viviamo tende

a disperdere e cancellare. “Discorrendo sul fardella sera”, questo il nome dell’iniziativa, haavuto come illustri ospiti Federico Fiorenza ,Maurizio Cocciolito, Elisabetta D’Ambrosio,Graziella Guardiani e Carlo Di Silvestre chehanno intrattenuto e coinvolto il pubblico pre-sente sui seguenti temi: “ Storie e protagoni-sti del teatro italiano”, “ La musica colta nelnostro tempo”, “ Il pane alimento e simbolonelle tradizioni popolari del Mediterraneo”, “La musica popolare e le identità culturali”.

Nella serata del 25 novembre ab-biamo avuto l’onore di aver connoi una personalità di grandecultura e umanità come IbrahimSpahic. Ibrahim è uno degli espo-nenti più importanti del mondoculturale e politica del suo paese,la Bosnia Erzegovina. Nato aSarajevo, è diventato famoso intutto il mondo per il suo impe-gno a favore della pace e dell’in-tegrazione etnica e religiosa du-rante e dopo il lungo e terribileassedio della città.L’Associazione invita tutti a pren-dere parte alle iniziative in pro-

gramma per la prossima primavera. A marzo,con alcuni incontri sul tema del 150° anniver-sario dell’Unità d’Italia ed a maggio per la se-conda edizione di “Alle cinque della sera”. Al direttore Nicolino Farina, che ha seguitocon vivo interesse i nostri incontri, rivolgiamoun grazie di cuore per lo spazio concesso inquesta pubblicazione.

Civitella del Tronto

L’attività culturale di “Le Lunarie” di Alessandra Celani

Luzio Tiberio

Impianti idrici sanitari riscaldamento condizionatori

Pannelli solari biomassa

LA TRAVERSA (Bivio Campli) S.S. 81 • CAMPLI (TE) • CELL. 329.4725835

Luzio TiberioAuguri di buon anno

Sabato 11 dicembre scorso, ilgiornalista e critico letterarioteramano SimoneGambacorta, a conclusionedelle celebrazioni per il cente-nario di Ennio Flaiano, ha rice-vuto a Pescara il Premio

Flaiano per la Critica 2010 per il volume“La luna è ancora nascosta. Conversazionisu Ennio Flaiano” (Galaad Edizioni).Il prestigioso riconoscimento è stato con-segnato a Gambacorta dal patron deiPremi Flaiano Edoardo Tiboni al termine diuna cerimonia svoltasi al Mediamuseum diPescara (Piazza Alessandrini, 34) e coordi-nata dalla giornalista Rai Maria Rosaria LaMorgia. Alla cerimonia di premiazione, cuiha partecipato un folto pubblico, sono in-tervenuti i critici Lucilla Sergiacomo eGiuseppe Rosato, il quale ha peraltro volu-to sottolineare l’importanza del lavoro cul-turale che Simone Gambacorta porta avan-ti da dieci anni in Abruzzo.Simone Gambacorta scrive di letteratura sunumerose riviste, anche on-line, e collabo-ra con l’emittente teramana Teleponte.Socio della Deputazione Abruzzese diStoria Patria e dell’Istituto Abruzzese diStoria Musicale, svolge attività di con-sulente editoriale e tiene corsi di scrittura.Inerente al Premio Teramo è giurato perun racconto inedito. Ha pubblicato il libroautobiografico Il nonno che scriveva libri ele seguenti raccolte di interviste a scrittoriitaliani e di recensioni brevi: I Fantasmigentili; Parole nate per caso;Conversazione su Giuseppe Pontiggia; Loscrittore problematico. Appunti biograficie interviste su Mario Pomilio; Shot rewies.Note minime di un cronista letterario.La redazione di Campli Nostra Notizia sicongratula con il giovane amico SimoneGambacorta per l’ambito riconoscimentoassegnatogli da uno dei maggiori Premiitaliani di critica letteraria.

Anna Farina

Il “Flaiano”a Simone Gambacorta

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Addio AngelinaUna nostra appassionata lettrice ci ha la-sciato, Angelina Bucciarelli di 84 anni nati-va di Paterno ma da anni residente aTeramo. La signora Angelina era fiera dellasua “camplesità”: rimasta profondamentelegata al luogo natio amava ricordare lagioventù trascorsa nella città dei Farnese,lodando sempre le bellezze e le tradizionidella propria terra. Proprio per questo era una grande estima-trice del nostro periodico che amava legge-re dalla prima all’ultima pagina.La redazione di Campli Nostra Notizie siunisce al dolore del marito Dino ErcoleBattistella e i figli Antonio e Lino.

Secondo quanto ci succede attorno attraversoil “linguaggio” dei mass-media l’avere prevalesempre più dell’essere. In questa logica dell’ap-parire a tutti i costi e nell’e-poca del consumismo sfrena-to siamo sempre più sudditidell’eros, una volta intimo esano desiderio del corpo del-l’amata o amato, oggi sem-pre più sfruttato come unasorta di legge di mercato.Attraverso la pubblicità sumanifesti, riviste, televisione,radio, internet e cinema vi-viamo d’immagini proiettate fuori e dentro dinoi, di continue allusioni al sesso. Siamo schiavidella società “eros-cratica”, in ogni momentoesposti alle sollecitazioni dell’eros. In innume-revoli pubblicità di abbigliamento, automobili,alimenti, prodotti igienici e tecnologici le allu-sioni al sesso sono prorompenti o velate, di in-viti e speranze, di forme esposte e segnali equi-voci.Eppure, l’eros può essere rappresentato con

meno volgarità e più amore, ma basta guardar-si intorno per capire che vince il corpo a dispo-sizione e il sedere sapientemente esposto. La

sensazione è che l’eros dacentro commerciale sia il diouniversale, tuttointorno a noi. Tutti gi altri va-lori dell’uomo edell’umanitàsembrano pas-sare in secondopiano. Cosi lacronaca quoti-

diana ci parla di ragazze massa-crate da uomini che credono diavere le donne sempre a disposi-zione e a loro piacimento. Menticonfuse e deviate che male inter-pretano i segnali diffusi, capaci di trasformareil sesso in crimine, l’amore in un’appropriazio-ne indebita, la vita in omicidio e horror.Troppo spesso, gli adulti, dimenticano che il lo-ro compito principale è quello di educare figli

e nipoti, di accompagnare i più piccini nella lo-ro giusta crescita fisica e mentale.In una società libera come la nostra, spesso li-bertina, dove le escort e le veline sono quasiistituzionate, bisognerebbe trovare equilibrio:

una misura fatta non di censurema di rispetto e gioia.In nome del dio audience la pub-blicità e i programmi tv, troppospesso, offrono un modello didonna sbagliata: un contenitoresenza contenuto.Forse è giunta l’ora di stipulare uncodice etico con le maggioriaziende pubblicitarie per evitarevolgarità o messaggi mediaticiforvianti, così da restituire un’im-magine della donna non svilitanella dignità ma più completa e

vera.È una questione di cultura: se la vita si concepi-sce nel vedere l’altro come un oggetto da pos-sedere e non da conquistare e rispettare, nullasi può cambiare.

Auguri di buon anno

P O E S I A

E sentirsi dentro la montagnatoccarne la parte più altadi quello che si guarda

Stare in cima a tutti i raccontisottovoce dei grandi

Se avessimo scarpe miglioripiù forza nelle bracciasaremmo già al di là della zona minatae soltanto la notte a coprirci le spalle

Nino Iacovella

inedita

Cultura dell’eros e mass-media

Restituire alla donna un’immagine non svilita dal solo corpo di Nicolino Farina

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C N Na. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011pagina 6

Cari amici e benefattori. Sono appena sceso dicasa per lodare il Signore con qualche salmo“ecologico” e godermi un po’ il sorgere del so-le, che comincia a schiarire l’altra riva del Riodelle Amazzoni, mentre una brezza soave acca-rezza dolcemente il viso. L’acqua scende calmaverso l’oceano. Qualche uccello fa il primo vo-lo. Nel mezzo della corrente s’intravede unabarca che a fatica cerca di vincere la resistenzadella corrente. Ecco, già si delinea meglio l’im-barcazione: é una “bajara”, cioé un tipo di bar-ca stretta e lunga circa cinque metri, fornita di“rabeta”(asse con elica attivata da un motorefuoribordo in posizione diaconale sul livellodell’acqua, manovrata dal timoniere sedutosulla poppa). Si scorgono sei persone sedute erannicchiate.Scene come queste sono comuni, gente che sfi-da i pericoli della navigazione. Piccole barcheche conducono anche diecine di persone, spes-so della stessa famiglia, grandi e piccoli. Chiconduce il viaggio é quasi sempre il capo fami-glia, molto esperto, perché nato e cresciuto tral’acqua e la terra ferma, e conosce tutti i segre-ti del fiume, dei canali, degli “igapós” ( forestaallagata), fischiettando per non annoiarsi e fu-mando il tabacco. Sa trasmettere sicurezza aitimorosi. Non si allontana dalla riva per evitaresorprese e della legge che limita il numero deipasseggeri e obbliga a usare il salvagente ne fabenissimo a meno.E’ la vita del povero che comincia le attività al-l’alba quando il clima é ancora fresco. Vive colritmo della natura per pescare, cacciare, lavora-re i campi, viaggiare, mettere su famiglia dis-posto ad accettare i figli che il Creatore glimanda. Il ritmo del benestante é un altro,quello della società moderna. Viaggia in lanciao in barca di lusso, in orario inoltrato, famigliaridotta ai minimi termini. Vive in città, avendoaffidato l’agricoltura e il bestiame ai contadini,senza nessun contratto fisso.Noi missionari ci mettiamo a servizio della gen-te, cerchiamo di essere preti per tutta la gente,servi del mondo, capaci di incoraggiare, di so-stenere le varie forze che conducono la difficilemissione di rendere la vita dei cittadini più faci-

le e più serena; non possiamo essere sacerdotidi gruppo, di una parte, isolandoci sotto l’om-bra del campanile e non lanciando lo sguardooltre l’orizzonte della siepe dell’orto. Come ilnostro Maestro, abbiamo una simpatia innataverso le classi meno fortunate. Dobbiamo spor-carci le mani con i fratelli dimenticati. A me, ar-rivato qui da 40 anni, non piace guardare a lo-ro dal di fuori come un estraneo che mettepiede per la prima volta in una villaggio. “Midevo inculturare”, mi dicevo e come si suol direcon linguaggio raffinato. Il che non é facileperché ho bevuto il primo latte altrove. Lo ca-pisco e lo sperimento. Devo far mia la mentali-tà della gente e ripassare loro la mia mentalitàe cercare di capirci e capire il Vangelo, perchéin fin dei conti tutti sappiamo cos’é il bene ecos’é il male. La gente con cui vivo può benissi-mo dire con il filosofo Croce: “ Non possiamonon dirci cristiani!”. Sì perché i Cristianidell’Amazzonia hanno ricevuto l’evangelizza-zione da qualche secolo dai Gesuiti,Carmelitani, Francescani, ma si portano dentrotutta una cultura basata in tradizioni indigenee di varie provenienze Noi, ultimi arrivati, con-tinuiamo il loro lavoro, cercando di far appro-fondire il messaggio evangelico a volte detur-pato dalla mancanza di evangelizzatoriqualificati e affidato alla devozione popolareverso i Santi ed oggi visto ed osannato da ognitipo di movimento che si presenta come l’ulti-ma e infallibile interpretazione della Parola diDio, mettendo a scacco tutto un passato glorio-so.C’é poi la dimensione sociale, che qualsiasievangelizzatore prende in mano per far cresce-re la dignitá della persona tramite il lavoro e lavalorizzazione dei vari aspetti del vivere civile,come l’educazione, la salute, la sicurezza, i ser-vizi remunerati, la lotta contro la corruzione, lafame e la miseria, la giustizia che é la base del-la pace, la valorizzazione dei principi naturali ecristiani, lavorando contro una valanga di av-versari che misconoscono la presenza dellaChiesa, ma esaltano il “fai-da-te” anche in reli-gione.Con S. Paolo però dobbiamo essere portatori

della gioia: “Siamo collaboratori della vostragioia” (2 Cor 1,24). Dobbiamo annunciare la ri-surrezione del Signore, dobbiamo permeare digioia il nostro cammino, additare la speranzadella vittoria. Mai farsi dominare dal pessimi-smo e mai voler clonare una certa manieradubbia europea di essere cristiani nella vita de-gli Amazzonensi.Il sole giá risplende alto e riscalda la natura coni suoi raggi infuocati. Sulla riva hanno attracca-to varie barche cariche di pesce preso durantela notte. La via che é alle mie spalle brulica dicittadini che alla svelta raggiungono i vari postidi lavoro, di bambini col sacchetto di plasticapieno di panini per la colazione, di biciclette emoto che sfrecciano diritte ... La città s’é sve-gliata ed é un piacere assistere alla vivacità delcaboclo che spera un giorno felice.“Buon giorno, Padre. Come sta?” Mi si avvici-na la signora Maria Santa della tribú Sateré,una donna sulla cinquantina, dal viso asciutto eserio. “Buon giorno, signora. Sto bene, grazie aDio e Lei come sta?”.“Bene, grazie! Può venirea trovare mio figlio che questa notte non é sta-to bene?Sandro, il ragazzo di 15 anni, fisicamente nonsta certamente bene. Fu il 14 aprile che, men-tre si dirigeva a scuola al pomeriggio, una pal-lottola l’ha colpito al centro della schiena fa-cendolo cadere a terra. Un passante l’ha vistocaduto e l’ha soccorso, chiedendo aiuto. Loportano nella “Casa do Indio”, li vicino; é un“Sateré” (tribú nell’area del fiume Andirá); loadagiano su di un letto. Ospedale, medici, me-dicine, fisioterapia... Da quel giorno non simetterà in piedi mai piú. Lo assiste la madre,mentre il padre fa dei lavoretti artigianali perraggranellare qualche soldo. Sandro vive diste-so sul letto. I buoni cristiani gli hanno compra-to una sedia a rotelle. Maria Santa riesce a por-tarlo fuori per poco tempo perché anche lei haproblemi seri di salute. Qualche buon’animaogni tanto lo visita e s’intrattiene con lui, chemai dice una parola di ribellione; la mia cuoca(che é catechista formata) lo visita il mercoledìe gli racconta la vita di Gesú e pregano assie-me.

P. Benito ringrazia i benefattori

La vita in Amazzonia raccontataci da un amico missionario

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Lui era venuto da un villaggio indio. Volendocontinuare gli studi interrotti al quinto annodelle Elementari, s’era aggregato ad altri col-leghi nella casa dello studente, locale internoalla “Casa do Indio” che abbiamo ristruttura-to da poco e fornito pure di una sala per lavo-ri artigianali. La cattiveria umana ha spento ilsogno di questo adolescente che pensavad’essere utile un giorno alla sua tribù.Vivere nella foresta é vivere in libertà. La cittàche attrae molti giovani diventa spesso un in-ferno. Oggi ci sei, ma domani? Il progressoporta molti benefici. La violenza però, l’ano-nimato, la sopraffazione, la mancanza di lavo-ro, l’incapacità di vivere con una visione diffe-rente spesso fatta si sfruttamento materiale emorale, la perdita di valori di convivenzaumana creano un mondo fuori dall’immagi-nazione per chi arriva nell’attuale civiltà mo-derna sognando una vita e un convivere digiustizia e di pace.Parintins, é una città/isola “avanzata” (si suoldire), tra le piú sveglie in Amazzonia per ilfolclore indigeno. In certi quartieri ti senti be-ne. Non c’é da invidiare niente a città di paesi“civilizzati”. Fare un giro però in periferia otra le case dei benestanti, si tocca con manola realtà dura di chi non trova accoglienza e siconforma con una vita umile in situazioni fisi-che di degrado. Abitazioni costruite con pali,tavole e foglie di palma, altre rialzate in le-gno a forma di palafitta per difendersi dalleacque durante la stagione delle piogge conpasserelle traballanti per transitare da unpunto all’altro, cloache che raccolgono detritie acque sporche per scaricarle nei laghi circo-stanti... Logicamente questo ambiente colpi-sce chi vi arriva da strutture della civiltà mo-derna. La gente convive felice e cerca direndere più poetica l’abitazione dipingendole pareti con colori variopinti. I bambini chias-sosi, come dovunque, si girano e rigirano nelpoco spazio delle passerelle e la mattina e lasera si nota sempre un via-vai di persone cherendono la vita meno pesante e ti guardanocon un sorriso piacevole e il saluto “Buongiorno! Come stai?”. L’ottimismo é una carat-teristica della gente di qui, che manca a noioccidentali. Difficilmente manifestano i dis-piaceri. Sperano sempre in una via d’uscita elo manifestano con parole o frasi anche poeti-che. “Vila Sub-Marino”: così una cinquantinadi famiglie hanno battezzato l’area dove han-no costruito le abitazioni tipo palafitte inter-secate da passerelle ma immerse nei liqua-mi e rifiuti portati dalle acque durante lapiena. Vi diamo assistenza. C’é la famiglia diCarlos e Valdelice, con sei figli (il primo del’99, l’ultima di gennaio passato); i primi cin-que la mamma li accompagna a scuola e al ca-techismo; Carlos é di professione “operatoredi moto-sega”, ma da qualche anno l’ha col-pito l’hanseniasi, danneggiandogli i nervi del-le mani e delle gambe, per cui non può lavo-rare, pur avendogli il chirurgo eliminato varinervi necrotizzati e non riesce finora ad averel’ausilio malattia; Valdelice fa l’ambulante il

sabato e la domenica, vendendo col trici-clo prodotti culinari. Con la collaborazio-ne di amici abbiamo alzato un secondopiano sulla casetta di quattro per quattrometri perché la numerosa famigliola aves-se più spazio. La casa é ora invidiata per-ché eccelle su tutte le altre. Il Signore safare miracoli e io ci credo.Cari amici e benefattori, abbiate pazienzacon me se quando vi scrivo, vi presentoproblemi poco piacevoli. Ma tra le linee sipuò scorgere quella pace che difficilmen-te troviamo in altre situazioni. Sandro éun esempio di adesione al volere divinoche gli si manifesta per vie tragiche, do-vendo ora in vanti ricalcare per tutta lavita le orme del Maestro. E altrettanto éper Carlos e la sua famiglia che portanosulle spalle una croce che Gesù definisce “ungiogo dolce e un carico leggero”( Mt 11,30). Ilsorriso e i salti gioiosi dei figli, quando arrivo,mi fanno intuire pace e speranza. La disposi-zione decisa di assumere la famiglia come re-sponsabile di tutto da parte di Valdelice é unostimolo per quante donne vengono a cono-scere la sua storia. Il bene si diffonde da sestesso, senza casse di risonanza.Vi lascio garantendovi il mio ricordo e pen-sandovi felici nel Signore. Teniamoci uniti col

pensiero e la preghiera e godetevi le feste na-talizie alla presenza di Gesú Bambino, laMadonna e S. Giuseppe e iniziate l’anno nuo-vo desiderosi di vivere con impegno l’avven-tura cristiana. Buon Natale e felice anno nuovo in CristoGesú.

P. Benito Di PietroRua Rio Branco, 44 – Centro – Cx. P.: 26

69151.210 PARINTINS - AMAZONAS - BRASILETel: 92/3533.1788; cell: 92-8237.8594

e-mail: [email protected]

Auguri di buon anno

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C N Na. IX - n. 41 - Gennaio-Marzo 2011pagina 8

Sull’Araldo Abruzzese da ol-tre 30 anni ho sempre denuncia-to gli errori, la scarsa cultura, l’i-gnoranza, il pressappochismo, ladisonestà, in qualunque partefosse. E ho anche denunciato ilcattivo gusto, l’inopportunità dicerte posizioni, la maleducazio-ne, la mistificazione, anche se incampi assolutamente soggettivi,come la validità di un’operad’arte (che è personale) o di unmessaggio pubblicitario.

Che i teramani, a loro dire, sapessero faretutto, in una città che come dice MarioPomilio “non accade mai nulla” (e se accadedopo due minuti è bello che scordato), è cosaormai risaputa. Vuoi una poesia? te la faccioio. Vuoi una critica d’arte? te la faccio io. Vuoiuna guida artistica? Te la faccioio. Vuoi che ti organizzo unamostra? faccio io. Poi le poesiefanno piangere, le critiche sonosballate, le guide sono zeppe dierrori banali dovuti a crassaignoranza.

Prima di elencare le gaffespiù incredibili, dobbiamo direche i teramani (e gli abruzzesi ingenere) sono in buona compa-gnia. Cominciamo da VittorioSgarbi che nel commentare lamostra di Antonello da Messinadel 2006 alle Scuderie del Quirinale, nel pro-gramma televisivo “Italia che vai” di sabato13 maggio di quell’anno, a proposito del “ri-tratto virile” del Museo Thyssen Bonsemiszadi Madrid (fig. 1), parlò di “un vecchio mari-naio, dallo sguardo malizioso e provocatorio”che aveva suscitato l’antipatia dei possessori atal punto che lo avevano sfregiato con graffi.In effetti Sgarbi scambiò quell’opera con unaltro “ritratto di ignoto” del MuseoMandralisca di Cefalù (fig. 2) al qualeVincenzo Consolo si ispirò per il suo roman-zetto del 1976 intitolato “Il sorriso dell’ignotomarinaio”: è quest’ultimo che ha subìto graffisulla superficie, per sfregio al suo sorriso can-zonatorio, quando era nella bottega di uno“speziale” di Lipari.

Un altra clamorosa gaffe fu quella di PieroBargellini e mi preme di puntualizzarla inquanto, in qualche modo, ne sono stato pro-tagonista. Mi dispiace doverla spiattellareadesso dal momento che il “colpevole” è or-mai defunto, ma ne sono venuto a conoscen-za solo l’anno scorso. Piero Bargellini, delicatoscrittore, lo conobbi nel lontano 1954 a BorgoSan Lorenzo, e per lui ho avuto ed ho una in-

condizionata sti-ma. Come pre-messa devo fareil famoso salto al-l’indietro di oltre50 anni, nei favo-losi anni ’50, altempo in cui fre-quentavol’Università eparallelamentel’Accademia diBelle Arti diPalermo.Eravamo ungruppo di giova-

ni di belle speranze, tesi verso leavanguardie, desiderosi di strap-pare l’ambiente artistico paler-mitano da quello stantio figura-tivismo post-fascista eproto-comunista, a favore di unapiù spericolata sperimentazione,sulla scia delle nuove tendenzeeuropee ed oltreoceaniche.Insomma, tifavamo per l’astratti-smo, per l’informale, per l’artbrut e via di seguito. Fu allorache architettammo una burla,

prendendo di mira uno dei più emergenti ar-tisti astratti di allora, Giuseppe Capogrossi. Iltutto si svolse nella veranda di casa mia aTermini Imerese che era una specie di “ate-lier” tra piante e fiori, e il mio amico pittoreMichele Cutaia rifece una di quelle composi-

zioni a base di “ragnetti” sul mo-dello Capogrossi . La burla venneimmortalata da una foto che iostesso scattai (fig. 3). Non so co-me detta foto sia finita nelle ma-ni di Piero Bargellini: fatto stache venti anni dopo, nel 1970 ilBargellini pubblica, per l’editriceVallecchi, il volume “L’Arte delNovecento” e nel capitolo dedi-cato all’“arte ge-stuale signetica”, apag. 48 dice testual-mente: “… Ma col

Capogrossi l’arte signetica sem-brava ritornare ad un certoastrattismo addirittura decorati-vo, privo ormai di quella tensio-ne psichica e di quella furiosa ir-razionalità che aveva distinto iprimi artisti gestuali. Fuori dal“caso Capogrossi”, un po’ do-vunque si ebbero manifestazionigestuali con … (e cita una sfilzadi nomi tra i quali…) … MicheleCutaia… ecc. ecc.”.Praticamente, senza avere fattoalcuna verifica, attribuisce al mio amicoMichele, di essere stato uno scopiazzatore diCapogrossi, non passandogli neanche perl’anticamera del cervello che possa essersitrattato di una burla.

Discendiamo a poco a poco nel nostroAbruzzo: e parliamo dell’Elenco Telefonico SIP(divenuta da poco TELECOM) del 1991 dovenelle immagini dedicate al ciclo di affreschi diTortoreto l’autore viene identificato inMartino Bonfini (operoso nel 1600) mentre sitratta di Jacopo Bonfini chedatò gli affreschi nel 1526 (unsecolo prima). Nell’elenco del1994 il portale del Duomo diTeramo viene attribuito aDEODATO ROMANICO (inveceche ROMANO). E questo soloper parlare “a campione” del-la nostra Provincia, ma quantistrafalcioni ci saranno stati intutti gli elenchi d’Italia?

Dagli strafalcioni non si sal-va neanche la prestigiosa rivi-sta di Giorgio Mondadori BEL-L’ITALIA: a pag. 25 delnumero 249 del gennaio 2007nell’articolo “Tutto il patrimo-nio della Lucania è on line”

parla espressamente così: “Navigando si cu-riosa anche tra città osco-sannite come Banzie preziosi reperti, le mostre più importantidel momento e le citazioni letterarie tratte daCristo si è fermato a Eboli di Primo Levi”.Dare dell’ignorante al redattore del pezzo èpoco; come si fa scambiare Primo Levi conCarlo Levi? E c’é di più, se si approda alla no-stra regione e alla nostra cultura. Infatti nel n.21 del gennaio 1988, a proposito del MuseoCivico di Ripatransone, nell’articolo intotolato“I Musei ritrovati: non c’é tutto ma di tutto”un vaso della tipologia Orsini Colonna diCastelli (prodotti tra il 1520 e il 1560) vieneattribuito al secolo XVIII invece che al XVI. Manon finisce qui: sul n. 31del novembre 1988nell’occhiello dell’articolo “I luoghi dello spiri-to: non è leggenda”, firmato da un certoNicola Orsini, l’abbazia di Santa Maria diPropezzano viene collocata nell’ascolano an-ziché in provincia di Teramo. Misteri dellageografia.

E che dire del dépliant del volume “AltoMedio Evo” allegato al Corriere della Sera del2 settembre 2008 che metteva come ultimogiorno di prenotazione il 31 novembre? Nonparliamo poi di un manifesto del PD in occa-sione delle ultime elezioni dove si dice te-stualmente “noi che sogniamo un Abruzzo

più giusto.... ” . Anche per il PDla lingua italiana è un’opinio-ne... contraria però. (Fig. 4).Della stessa opinione ... contra-ria ... sono i nostri negozi dove siscrive camice invece di camicie,ciliege invece che ciliegie, earancie invece che arance.

Un altro poderoso abbagliocirca la conoscenza del nostroterritorio fu preso da un certoMassimo De Vico-Fallani, in unarelazione presentata nel 1975 alXXV Congresso di Storiadell’Architettura e riguarda l’e-dificio dell’ex Convento di SantaMaria degli Angeli, o di

Costantinopoli di Castelli, che fino al 1975 fusede dell’Istituto Statale d’arte e poi, dopo unvigoroso restauro, è divenuto sede del museodelle Ceramiche. Facciamo una breve storiadel complesso. Il complesso fu costruito versola fine del sec. XVII (1695) e divenne di pro-prietà del Demanio dopo la soppressione mu-rattiana prima (1811), e definitivamente dopoquella piemontese del 1866. Divenuto pro-prietà del Comune di Castelli, negli anni ’20divenne sede della Scuola d’Arte. Essendo di-

rettore Luigi Bini il complessofu rimaneggiato e fu aperto,nell’ex chiostro quadrato, ilsecondo ordine con delle ar-cate che vennero riccamentedecorate con cornici e colon-nine di ceramica ad opera diinsegnanti e allievi, di gustobaroccheggiante. Nella rela-zione di cui sopra, dal titolo“La ceramica di Castelli nelquadro dell’Architetturaabruzzese del ‘500”, l’autorecosì recita: “... Il grande effet-to d’insieme è enormementesuggestivo ed in qualche mo-do fa ricordare quel tipo didecorazione fatta di arabe-

Parte prima

Salvo (o) errori od (ed) omissioni di Giovanni Corrieri

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

fig. 5

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schi, che i mori attraverso lo stretto diGibilterra avevano affidato da secoli alla deli-cata sensibilità del gusto spagnolo... questaipotesi è più manifestamente di-chiarata nel cortile a doppio or-dine di quella che oggi è la sededell’Istituto d’Arte, ma che pro-prio attorno al 1630 fu il con-vento annesso alla chiesa deifrancescani spagnoli ... Il cortiledel chiostro, annesso a questachiesa, oggi cortile dell’Istitutod’Arte, è tutto un sfavillìo di co-lori, questa volta molto vicini almodo di trattare le superfici cheritroviamo frequentemente nel-le moschee, ma da questo diver-so, per un importante fattorecui la tradizione italica, in que-sto caso specifico delle colonne,delle lesene, degli archi, fino al-la tradizione musiva dei pilastri-ni della balaustra: le policrome mattonellemaiolicate non tralasciano nemmeno per unmomento di costruire elemento narrativo. Equesto discorso, fatto per il cortile del chio-stro francescano, è integralmente valido perle mattonelle del soffitto della chiesa di S.Donato”. Lo studioso (si fa per dire!), quindi,prese per originali (Fig. 5) le maioliche esegui-te nel 1928! E ne fece oggetto della relazioneaddirittura ad un congresso internazionale!Potenza della cultura storica!

Non meno penoso fu lo scivolone presoanche dai redattori del IV volume dei D.A.T.nel 1997, a proposito degli affre-schi nel Convento di SanBernardino di Campli dedicati allavita di san Giovanni daCapestrano che inoltre vengonoattribuiti (in base ad un appuntoavuto da Nicolino Farina, così diceVincenzo Aceto) ad un inesistenteGiovanni Paolo AUCHE flamenco:solo che quell’ "auche" (che nonpuò essere affatto uscito dallabocca né dalla penna di Nicolino,che è in possesso della foto dellafirma) sortisce verosimilmente dauna errata lettura di un appuntovergato forse in corsivo e letto adistanza di tempo, per cui la N èstata letta per U (nell'originale ètutto maiuscolo, come si potrebbevedere da una foto o ad un esamediretto) ed è spuntatoquell'AUCHE, che invece è un ANCHE.

La scritta infatti recita così: VITA MIRACVLIE / MORTE DI S. GIOVAN: / NI DI CAPISTRANO: FONDATORE DI / QVESTO CONVENTO; / DI-PINTO DA ME / PAOLO GIOVANNI / ANCHEFLAMENCO / PRIMO NOVEMBRE / MILLE SET-TE: / CENTO VENTI / SETTE (Fig. 6).

In Abruzzo i casi più clamorosi si registranonella rivista ( ma guarda un po’ che coinciden-za!) D’Abruzzo: carta patinata, bella impagi-nazione, ma, a volte, ostaggio di improvvisa-tori “pseudo-acculturati” : facciamo un soloesempio che vale per tanti altri, specificandoche vi sono strafalcioni maggiori (tanto cheda anni ho disdetto l’abbonamento). Nel n.52 dell’inverno 2000, a pag. 62, nell’articolo

intitolato “L’Abruzzo non si impara a scuola”,viene riprodotta una delle opere di Coladell’Amatrice: la didascalia recita “particolare

degli affreschi di Santa Maria inPlatea di Campli”, mentre sitratta del dipinto su tavola chefiancheggia l’altare diSebastiano da Como (Fig. 7). E’chiaro che con “questi maestri”,l’Abruzzo non si può impararené a scuola né altrove!

E per sottolineare che la car-ta patinata non salva dagli stra-falcioni ricordiamo un recenteesempio: si tratta della rivistaABC di Teramo (direttore WalterMazzitti), rivista alla quale hocollaborato fino al n. 21 (il pri-mo del 2002) e dalla quale sonoandato via sbattendo la porta.Ebbene nel n. 38 (III/2008) apag. 40, all’interno dell’articolo

dedicato alla Valle Siciliana (a firma di SergioScacchia) viene riprodotta la statua dellaMadonna della Provvidenza di Tossicia (Fig.8). A conforto di quanto stoper dire, devo sottolineareche la statua la conosco be-ne: l’avevo fotografata nel1977, e fu rubata il 12 otto-bre del 1978. La statua finì inuna collezione privata diLondra. Avevo fornito a 24ore di distanza le fotografiesegnaletiche ai Carabinieri,

in quanto solo ioero in possesso delle riprese foto-grafiche prima del furto.

L'incredibile arriva ora: nel1993 una trasmissione di RaiUnofaceva una carrellata sull'arreda-mento dello studio londinese diOliver Mourao: per caso, un citta-dino di Tossicia riconosce la sta-tua rubata 15 anni prima nellasua chiesa e segnala la cosa allalocale stazione dei Carabinieri.Vengono richieste le immagini al-la Rai e, una volta ottenute, ven-go richiamato in causa in quantounico possessore, anche in questocaso, dell'immagine dell'oggettoprima del furto, al confronto trale due foto, la mia e quella forni-ta dalla Rai, non ho dubbi, si trat-ta dello stesso oggetto. Vengo

chiamato a far parte della delegazione com-posta dalla Dott. Annalisa Di Paolantonio e ditre carabinieri del Nucleo di Roma, e aLondra, tramite Scotland Yard, si prende con-tatto con Oliver Mourao e il suo legale.Quando Scotland Yard ci diede il via, la dele-gazione si recò presso lo studio del legale no-minato da Mourao per tutelare i propri inte-ressi, per visionare la statua. Lo stesso Mouraoall’esibizione delle nostre foto, affermò che sitrattava proprio della statua in suo possesso(fig. 9). Per farla breve grazie alle mie foto ilrecupero della Madonna è stato possibile ed ètornata in Italia. La statua misura cm. 158 dilunghezza e 57 di altezza (è un monobloccoligneo). Ma sulla didascalia dell’articolo inquestione risulta essere “in ceramica”. Vi im-maginate un blocco di quelle dimensioni inceramica? Assolutamente impossibile.Nicolino Farina segnalò l’errore in fase di im-paginazione (presso l’Emmegrafica) ma la re-dazione di ABC insistette per la sua versione.Vatti a fidare degli acculturati!

Citiamo il n. 3 della rivista PANORAMI del-

l’autunno 2003: si tratta della rivista del ParcoGran Sasso Laga di cui Mazzitti era direttoreresponsabile. Alla pag. 61, all’interno dell’ar-ticolo di Aurelio Manzi, “L’albero del pane”,si propone una foto aerea del borgo di SantaRufina, che viene collocato in provincia diAscoli Piceno. Il Borgo di Santa Rufina, invecesi trova a qualche km. da Villafranca inComune di Valle Castellana, provincia diTeramo, anche se in Diocesi di Ascoli. Vatti afidare!

Passiamo ora alla stampa locale. Nel 1996 ilMuseo Michetti si mise in testa di fare unamostra delle opere di Nicola da Guardiagrelee chiese di avere in prestito il Paliotto diNicola del nostro Duomo. Io presi una posizio-ne contraria sulle colonne de “Le Notizie” conun articolo pubblicato il 22.IV.96. Sia la Curiache Mons. Nuzzi non diedero il benestare alprestito. Ecco che il Centro qualche giorno do-po esordisce con un articolo di Gennaro DellaMonica dal titolo “Dateci il Paliotto”. Soloche a corredo dell’articolo fu pubblicata lafotografia del Polittico di Jacobello del Fiore.Come mai? Forse perché Paliotto e Polittico

iniziavano ambedue per P efurono considerati sinonimi.Guarda un po’ gli scherzi del-la... cultura!

Una cosa simile avvenne aproposito dell’inaugurazionedella scultura di Crocetti inPiazza Orsini: sul n. 12 del2005 del periodico Teramanil’articolo di Siriano Cordoni,all’interno, parlava della

“Maternità” di Crocetti, ma chi impaginò lacopertina mise in bella vista in rosso la scrittala natività di Crocetti, come mai? direte voi. E’lapalissiano, ambedue le parole terminavanoper a accentata, per cui anche in questo caso idue termini furono considerati sinonimi!Misteri della ... lingua (quale?). Al che sorgeuna domanda legittima: come mai nella“porta posteriore” (quella chiusa) del Duomovenne installata (per il 50% apocrifa) unaAnnunciazione di Crocetti in bassorilievo,mentre la basilica è dedicata alla Assunzionedi Maria? Viene il sospetto che anche in que-sto caso, essendo ambedue le parole termi-nanti per -zione, siano state considerate sino-nimi. O no?

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Aut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa n° 477 del 10/12/2002

Direttore ResponsabileNicolino Farina

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Periodico dell’Ass. CAMPLI NOSTRAPresidente Francesco D’Isidoro

CollaboratoriAntonio Alleva, Stefania De Nicolais,

Anna Farina, Francesca Farina, Luca Farina, Luisa Ferretti, Maurizio Ferrucci.

La direzione si riserva di apportare modifiche cheriterrà opportune. Gli originali non si riconsegneran-no. La responsabilità delle opinioni resta personale

anno IX, numero 41, Gennaio-Marzo 2011 (chiuso il 11 gennaio 2011)

Distribuzione gratuitaServizio di fotocomposizione e stampa

GISERVICE s.r.l. Teramo

CC NN NNCAMPLI NOSTRA NOTIZIE

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Don Pasquale Delpaggio fu sacerdote opero-so e generoso, animatore della difesa dei di-ritti del popolo, un uomo notissimo che sep-pe conoscere ed amare il suo tempo e la suaterra, di cui seppe apprezzare tutti i valori.Un prete di energia superiore, illuminatasempre e sorretta dal grande amore versoDio e l’umanità, che non visse isolato, ma im-merso specularmente nella cultura e nellamodernità. Attivo fino a quando la saluteglielo permise, fu educatore esemplare ditante generazioni, scrittore e poeta di valoreautore di opuscoli e scherzi letterali.Fu una figura popolare e apprezzata sia negliambienti ecclesiali e culturali sia in quelli ru-rali e popolari, dell’intera provincia aprutina.Nato a Morge di Campli nel 1878, donPasquale Delpaggio, dopo aver manifestato isegni di vocazione al sacerdozio, fu mandatodai genitori a Fermo, allora centro rinomatodi cultura religiosa. Il giovane camplese supe-rò brillantemente tutti gli studi fino al conse-guimento della laurea in Sacra Teologia e poitornò definitivamente nella Diocesi Aprutina.Se pur giovanissimo prete, don Pasquale sep-pe subito guadagnarsi stima e considerazio-ne. Subito diede l’impressione di una prepa-razione completa e aggiornata, capace dirispondere, alle esigenze del ministero sacer-dotale del tempo. Già nel 1902 il VescovoAlessandro Ginetti-Zanecchia (1902-1920), ap-pena giunto in Diocesi lo nominò canonico-teologo, incaricandolo della Direzione delSeminario e dell’insegnamento della SacraScrittura e della Teologia in un corso che allo-ra contava 24 chierici.Così, ordinato sacerdote da mons. Trotta nel1900, a soli 22 anni, dopo aver conseguito nel1903 la laurea in Sacra Teologia, fu incaricatodi occupare un posto chiave nella cultura te-ramana, diventando il giovane sacerdote dipunta del vescovato aprutino. Nel 1905mons. Pasquale Delpaggio, divenne Direttorede L’Araldo Abruzzese, il settimanale diocesa-no nato neanche un anno prima, carica chetenne per tre anni. Il Vescovo Zanecchia lo volle alla guida del

settimanale diocesano per cer-care di mettere al passo con itempi la cattolicità teramano-abruzzese, in ritardo di frontealla vitalità socio-ecclesiale del-le zone più progredite d’Italia. Con Delpaggio e i giovani amiciinsegnanti del Seminario, qualidon Gaetano Cicioni, donDavide D’Angelo, donDomenico Perilli, mons.Concezio Leopardi, don NicolaPompei, mons. Raffaele Tini, S.E. Nicola Iezzoni, prof. LuigiFioravanti, mons. Giovanni Muzj, don Fiore DiFrancesco, L’Araldo Abruzzese prese una nuo-va svolta, più moderna e consona alle inten-zioni originarie del Vescovo aprutino. La ge-stione del settimanale, ora più aperta eattenta alle vicissitudini socio-politiche e reli-giose del teramano, era diventata più colle-giale e con una linea chiara da seguire. ConDelpaggio il settimanale assunse subito uncarattere d’impegno. Repentine dimissioni dimolti collaboratori, però, fecero trovare subi-to isolati il gruppo redazionale stretto intor-no a don Pasquale. La frattura, tra la vecchiapotente gerarchia diocesana e la nuova ge-nerazione di preti intellettuali che si affaccia-vano alla collaborazione vescovile, era com-pleta.Don Pasquale Delpaggio fu il giovane impa-vido alfiere di questa trasformazione.Continuerà a collaborare col settimanale finalla fine dei suoi giorni.Nel 1909, esaurito il momento formativo e dipraticantato dei preti, ora più idonei all’atti-vità della Diocesi, il Vescovo decise di cambia-re il vertice del settimanale. I giovani parrocidella redazione furono destinati alla cura diparrocchie e, quindi, si dimisero dallaRedazione de L’Araldo.Il prelato camplese era diventato in pochi an-ni una figura carismatica nell’ambiente dioce-sano teramano e gli stessi colleghi insegnantidel Seminario definirono le sue lezioni unoperato «molto scientifico e attraente».

Quando nel 1911, dopo lamorte dell’Arcidiacono donEmidio Cantarelli, l’importan-te storica parrocchia dellaCattedrale di Campli, già se-de vescovile, rimase vacante edon Pasquale «sentì nel suoanimo il dolce richiamo dellasua terra», il VescovoZanecchia accolse il desideriodel sacerdote camplese chetanto stimava.Già precedentementeDelpaggio, per non allonta-narsi dalla sua amatissimaterra d’origine, declinò l’inca-rico di Rettore del PontificioSeminario Regionale diChieti.

Don Pasquale già prima dell’arrivo a Campli,era noto in tutta la Diocesi e anche fuori, tan-to che il suo personale intervento era sentitocome un bisogno negli eventi o nelle iniziati-ve di un certo rilievo. Nel 1907, presso l’Università di Roma, acquisìla laurea in Filosofia e Storia e nel 1910 quel-la di Diritto Canonico. Insegnava ancheFilosofia e Letteratura al Ginnasio-Liceo“Melchiorre Delfico”.Tornato nella sua cittadina d’origine, doveabitò presso la famiglia del nipote Ottaviano,incrementò con la parola e con le opere l’an-tica pastoralità dei vescovi camplesi, rinno-vando con fervore il culto dell’ImmacolataConcezione. Celebre rimase il suo discorsoper la nuova consacrazione della Cittàall’Immacolata, poi pubblicato nello stessoanno (1911) a Teramo con il titolo: Fede edarte di popolo.Tra il 1918 e il 1919, decisivo fu il suo contri-buto per la nascita del Partito PopolareTeramano. Fin quasi al 1923, in molte assem-blee popolari locali, così come negli articolisu L’Araldo, fu grande promotore e divulga-tore del Partito Popolare; lodandone e com-mentandone favorevolmente le linee politi-che e le strategie di lotta sociale. Vide,comunque, prima nel fascismo nascente e poinel regime dei primi anni un approdo sicuroper i cattolici conservatori, che trovò giustifi-cazione e avallo autorevole durante il perio-do del vescovado di mons. Antonio Micozzi,

Gli uomini illustri di Campli

Don Pasquale Delpaggio di Nicolino Farina

Un felice 2011

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entrato in diocesi nel 1928. Durante le elezioni del 1921, violente intimi-dazioni di fascisti si registrarono contro espo-nenti del Partiti Popolare. Su questi fatti, neimesi di giugno e luglio seguenti, si scatenòuna violenta polemica sulla stampa locale. Dauna parte don Lorenzo Di Egidio e donPasquale Delpaggio con L’Araldo, dall’altraAntonio Barbalato con Il Solco, organo dellasezione teramana dei combattenti. L’avv.“Antonino” Barbalato, anch’egli camplese,presidente sella sezione combattente locale epoi Podestà, si scagliò contro i sacerdoti usan-do violenti toni anticlericali e infamandolicon le accuse più volgari.Il sacerdote camplese, nonostante tutto, ave-va partecipato ad alcune iniziative organizza-te a Campli dai combattenti. Anche ribaden-do, più volte, il proprio appoggio ai popolarie la propria decisa condanna nei confronti diintolleranti prepotenze dei fascisti locali, donPasquale si rilevò molto attento alle apertureche Mussolini da un po’ di tempo andava fa-cendo alla Chiesa cattolica. Questa “simpatia” per il “fascio” del prelatocamplese, si giustificava in parte come un de-siderio di aspirazione agli intendimenti dellaChiesa, che a livello sociale chiedeva una so-luzione forte per sanare la drammatica situa-zione socio-economica, capace di frenare l’e-migrazione verso l’Europa e le Americhe. Nel 1924 è nominato Cavaliere della Coronad’Italia.Grazie all’appoggio determinante delRegime, la Diocesi aprutina riuscì ad organiz-zare il Congresso Eucaristico Nazionale aTeramo dal 4 all’8 settembre 1935.Delpaggio, dell’evento nazionale, fu uno de-gli organizzatori principi, coadiuvato però dadiversi personaggi del disciolto PartitoPopolare teramano. Realizzò l’inno della ma-nifestazione, intitolato Avanti, con musica delmaestro Lavinio Virgili. Era, infatti anche ungrande appassionato di musica, sia colta chepopolare. Nel 1937, per esempio, composeuna canzoncina popolare intitolata AllaMadre del Gran Sasso, musicata dal maestroAntonio Biondi. Indubbiamente don Pasquale credeva nell’i-dea del Regime, di uno stato più potente e ri-spettato in campo internazionale, capace diportare la Nazione ai livelli di quelle più pro-gredite nel rispetto dei principi della Chiesa edei “diritti e doveri”, ma gli ultimi anni delfascismo lo amareggiarono terribilmente.A Campli non fu solo sacerdote zelante e ora-tore fiorito, ma anche strenuo difensore ditutte le civiche istituzioni: a lui si devono lafondazione del ricreatorio Dio e Patria e dellaBanca Farnese; fu il promotore di un radicalerestauro del Duomo; s’interessò per l’istitu-zione della Scuola d’avviamento industriale edella Scuola Media, nelle quali insegnò e rico-prì per lungo tempo la carica di Preside; ressela presidenza dell’Eca per oltre venti anni; fupresidente del Patronato scolastico dal 1915al 1955; fondatore e guida del Centro diRicerche Letterarie Abruzzesi a Campli; nomi-nato Ispettore onorario dei Monumenti edelle Belle Arti, fu anche membro del comita-to di storia patria e vice presidente del centrodi ricerche letterarie ed artistiche “VincenzoDe Bartolomeis”, facente capo all’Istituto difisiologia moderna di L’Aquila; fu GrandeUfficiale e decorato, con medaglia di bronzo,per aver tenuto l’ufficio notizie durante laguerra del 1915-18. Nel 1954 fu nominato Cameriere Segreto ePrelato Domestico di Sua Santità.L’amore per la propria terra, per la regione

Abruzzo alla quale attribuiva un valore di ter-ritorio e unità di popolo in cui riconoscersi, loportò a rinunciare a una sicura e brillante car-riera ecclesiastica fuori dalla diocesi aprutina.Le qualità letterarie del prelato camplese sipossono apprezzare in Campleseide, un poe-metto politico-patriottico del 1920, dal gustosatirico. Di maggior successo fu il poema bur-lesco, in tre atti, Il preludio alla riscossa, del1923.Don Pasquale morì a Campli il 27 novembre1965, a quasi 88 anni. Per la sua spiccata personalità, arricchita daun’oratoria rara, eloquente e forbita distraordinaria efficacia, mai fine a se stessa manutrita di spiritualità, dottrina cristiana, lette-ratura e saggezza, ebbe un ruolo non secon-dario nella prima organizzazione cattolicadella provincia.Rappresentò la continuazione di quel clerocolto, costituito da notevoli personalità, cheaffondava le radici nel passato prossimo e re-moto della diocesi aprutina e che pose la pro-vincia di Teramo in una posizione di prestigionel contesto meridionale.

OperePASQUALE DELPAGGIO, In morte d. Gennaro Biancucciprevosto parroco di Campovalano (elogio funebre),Teramo, Stab. Bezzi e Appignani, 1901.PASQUALE DELPAGGIO, Fede ed arte di popolo, Teramo,Tip. Moderna Tentarelli e Cialoni, 1911.PASQUALE DELPAGGIO, Nel campo della carità, Teramo,G. Fabbri, 1913.PASQUALE DELPAGGIO, La guerra: un episodio, Teramo,Prem. Stab. Tip. La Fiorita, 1915.PASQUALE DELPAGGIO, In morte di Norberto Rozzi,Teramo, Giovanni Fabbri, 1917.PASQUALE DELPAGGIO, In morte di mons. AlessandroZanecchia-Ginetti, Teramo, Giovanni Fabbri editore,1920.PASQUALE DELPAGGIO, Camplesaide (poemetto satirico),Teramo, Tip. La Favorita, (circa) 1920.PASQUALE DELPAGGIO, Il preludio alla riscossa (poemaburlesco), Teramo, Stab. Tip. La Favorita, (circa) 1923.PASQUALE DELPAGGIO, Per il monumento ai caduti,Teramo, Stab. Tip. La Fiorita, 1923.PASQUALE DELPAGGIO (INSIEME AD ALTRI), In Il Comune diCampli, Teramo, La Fiorita, 1927.PASQUALE DELPAGGIO, Il mio paese, Teramo, CasaEditrice Tipografica Teramana, 1937.PASQUALE DELPAGGIO, Il mio paese, Teramo,Coop.Tip.Ars et Labor, 1961.PASQUALE DELPAGGIO, Il Duomo di Teramo, s. l., s. ed., s. a.

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Felice Anno Nuovo!

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L’Amministrazione comuna-le, dopo aver chiuso i lavoridel IV lotto e predisposto ilprogetto esecutivo per l’alle-stimento del tumolo, ha ap-paltato gli ultimi lavori utiliper completare la grandetomba “multimediale” e ivari allestimenti (compresola reception) necessari perpermettere l’apertura del Parco Archeologicodi Campovalano.Secondo l’assessore al patrimonio storico e ar-cheologico del Comune Marino Fiorà, i lavorisaranno ultimati nel giro di 3-4 mesi, mentrel’apertura del parco è prevedibile per la finedella prossima estate.Sono passati quasi 13 anni dal momento in cuiil progetto del Parco fu sancito nel 1997, quan-do la Provincia approvò il protocollo d’intesa

con la Regione, La ComunitàMontana della Laga, laSoprintendenzaArcheologica e il Comune diCampli: oggi finalmentesembra imboccata la dirittu-ra d’arrivo di un sogno cultu-rale fiore all’occhiello dell’in-tero Abruzzo.Così l’assessore Fiorà ha pre-

cisato: «Abbiamo creduto subito nel progettodel Parco archeologico convocando una confe-renza di servizi dopo pochi mesi dal nostro in-sediamento del 2009. Grazie alla FondazioneTercas abbiamo recuperato un vecchio finan-ziamento per l’allestimento del tumulo, che ri-schiava di essere destinato ad altre opere». I la-vori appaltati prevedono la riproduzione incopia degli elementi della grande tomba daparte di una ditta specializzata in restauri di

Bologna. In pratica sarà ricostruita la fossa del-la sepoltura con tutti i reperti (in copia) rinve-nuti e oggi esposti, restaurati, presso il MuseoArcheologico Nazionale di Campli.All’interno della tomba, poi, saranno predispo-sti pannelli didattici e apparecchiature multi-mediali interattive, propedeutiche a favorirel’informazione sulla storia e i ritrovamenti (612tombe scavate) avvenuti nella necropoli fino aoggi. Con il finanziamento della Tercas sono statispesi per il Parco un totale di 2 milioni e 300mila euro, una somma ragguardevole spesaper la valorizzazione dei beni culturali del ter-ritorio. Non dimentichiamo che entro l’annosarà aperto anche l’altro Museo Nazionale,quello di Arte Sacra: ecco allora concretizzataquella “Città dei musei” a cui molti non dava-no credito. Ora sta a noi camplesi crederci eimpararla a sfruttare.

Il Comune appalta gli ultimi lavori

Il Parco Archeologico di Campovalano pronto per l’estate

L’intuito, la passione per la teramanità,l’amore per la cultura del collezionistaPiero Marcattili, del dottor SirianoCordoni, dell’onorevole AntonioTancredi (presidente del Comitato) edegli altri soci del Comitato organizza-tore di mostre ceramiche antiche e mo-derne, hanno permesso e promosso larealizzazione delle Carte Abruzzesi checosì potranno essere affiancate alle al-tre tradizionali italiane come quelle

Lombarde-Milanesi,Genovesi, Toscane-Fiorentine, Sarde, Trentine,Trevigiane, Bolognesi,Piacentine, Romagnole,Napoletane, Siciliane e via diseguito.A stampare il mazzo di CarteAbruzzesi è stata la DalNegro, una delle ditte pro-duttrici di carte più antiche,longeve e conosciute d’Italia

e d’Europa, che a breve le commercia-lizzerà presso le tabaccherie e i negozispecializzati.L’idea ha preso spunto da una matricedi legno del Seicento fabbricata aCampli (quella con l’effige del“Cacaccio”) che testimonia come nelteramano esisteva una tradizione loca-le di editoria di carte da gioco. Così è riportato sul mazzo di carte. «Le carte Abruzzesi nascono dalla vo-lontà di rappresentare

l'Abruzzo nei giochi di carte regionalie fame veicolo di conoscenza e di pro-mozione turistica; non si discostanomolto dalle tradizionali carte napole-tane e possono esserne considerateuna variante. Ciascuno dei quattro se-mi identifica una Provinciadell'Abruzzo, con un proprio motto. IDenari sono dedicati a L'Aquila, il cuistemma (Immota Manet) è raffigura-to nell'asso. L'aquila sovrasta la bolla

d'oro di Federico II, rappre-sentato nel Re di denari.Negli ori è raffigurata la pre-sentosa a due cuori, tipicogioiello abruzzese. Le Coppesono dedicate a Teramo e al-la ceramica di Castelli.Sull'asso un paesaggio castellano con il mottoA lo Parlare Agi Mesura, tratto dal cartiglio diuno stemma quattrocentesco di Teramo, ripor-tato nel quattro di coppe. Le Spade sono dedi-

cate a Chieti. L'asso è ispirato alla spadadel Guerriero di Capestrano (scultura ita-lica, oggi al Museo Archeologico del ca-poluogo). Il motto Ferrum Est QuodAmat è dannunziano ed è trascritto nel-la fascia che lega il due di spade. IBastoni sono dedicati a Pescara. AudereSemper, sintesi di un motto dannunzia-no, è inserito nell'asso di bastoni. A curadi: Comitato Organizzatore MostreCeramiche Antiche e Moderne – Teramo.Lionello Recchia Incisore».

Per iniziativa del Comitato organizzatore delle mostre ceramiche antiche e moderne

Sono nate le Carte Abruzzesi

La Galleria d’arte Mirò, nei localiin Viale Crucioli 140 di Teramo,ospita i paesaggi dipinti da AthosFaccincani un artista colto e raffi-nato tra i protagonisti più interes-santi del panorama artistico con-temporaneo in Italia e in ambitointernazionale.La mostra è un’occasione per avvi-cinarsi all’arte e ad approfondire il percorso cul-turale e il linguaggio figurale di un pittore af-fermato nel mondo (nel 1981 il PresidentePertini lo nomina Cavaliere della Repubblica invirtù dei meriti artistici).Entrando nei locali della Galleria Mirò, luogodell’esposizione delle opere del maestro diPeschiera del Garda, subito si è coinvolti dal vor-tice di colori vividi e potenti che coinvolge lospazio e l’animo di ognuno.

La figurazione paesaggistica del-l’autore, infatti, mostra un aspet-to gioioso, affascinante, fantasti-co, intriso di positività edentusiasmo della realtà che la na-tura italica ci offre. Fiori, alberi,prati, laghi, fiumi, mari, monti,colline, cieli sono vibranti di coloridecisi, quasi i quadri fossero una

partitura musicale per un’ouverture giocosa.Le rappresentazioni sono reali, ma mai condi-zionati dalla realtà o dal realismo. I paesaggisono sempre sospesi tra sogno e realtà, trafantasia e vero, tra rappresentazione del rea-le e rappresentabilità della passione, tra com-posizione grafica ed emotività coloristica. Iquadri dell’esposizione teramana diFaccincani calamitano letteralmente lo sguar-do degli osservatori, Paesaggi veri, trasognati

attraverso un’arrestabile creatività, diventanocosì quadri di grandi bellezze figurative capa-ci di raggiungere le corde delle emozioni,quasi le opere fossero finestre ideali su cui ri-temprare occhi e anima.Athos Faccincani è un artista a tutto tondo,nel 1980, dopo un percorso ricco di avveni-menti artistici e letterari, inizia un periodo dirigenerazione interiore, di ricostruzione, colpassaggio in breve tempo dalla figura al pae-saggio e alla natura.Noto è il suo romanzo scritto insieme a Elsa DiLauro, “Virgo Fidelis”, edito nel 2009 dallaMursia. Il libro descrive il mondo dell’arte conle meschinità e le invidie, ma anche le passio-ni e le ambizioni, raccontato attraverso la vitae la storia di Samuel Johnson Kipling.La mostra della Galleria Mirò rimarrà apertafino al 9 gennaio 2011.

A Teramo uno dei maggiori artisti italiani affermati in ambito internazionale

La Galleria d’arte Mirò ospita Athos Faccincani

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Nella cornice delle grandi occasioni è statopresentato, venerdì 3 dicembre, presso la Salaconsiliare della Sede centrale di Corso S.Giorgio, il nuovo calendario della Cassa diRisparmio di Teramo dal titolo Il PalazzoMelatini a Teramo, esempio di stratigrafia ur-bana e memoria storica della città. Un calen-dario che finalmente, dopo un giro attraversol’Italia durato otto anni, come ha detto il pre-sidente Lino Nisii nel suo discorso di apertura,torna ad occuparsi di un tema squisitamenteteramano. L’ultimo calendario su Teramo risale infatti al2003 (La Cattedrale di Teramo) mentre nelfrattempo sono stati oggetto di studioPescara e le memorie di D’Annunzio,Recanati, Le memorie e le immagini (l’identitàdel territorio teramano nella zona costiera),Roma antica, Bologna, Alba Fucens, Modena.Oggetto di riflessione del calendario di que-st’anno sono il restaurato Palazzo Malatini,una casa signorile tardo-medievale diventatasede della Fondazione Tercas, e altri impor-tanti monumenti teramani.L’autore delle foto (rigorosamente in bianco enero) è Mimmo Jodice, un grande maestrodella fotografia italiana, Premio AntonioFeltrinelli 2003 dell’Accademia dei Lincei, cheha firmato anche i calendari citati sopra equelli del 2001 (Fragmenta. Una lettura perimmagini nel Museo Archeologico) e del 2002(Il maestro di San Sivestro all’Aquila), tuttimolto richiesti dagli studiosi e dalle Universitàperché dotati anche di importanti saggi criti-ci.In ognuno è riconoscibile lo sguardo del gran-de fotografo che non si limita a fare una bellafoto con la luce giusta e l’inquadratura felicema riesce ad esaltare il fascino di reperti ap-parentemente poco significativi, sa imporreall’attenzione di chi guarda tesori spessoignorati, rende eloquenti, attraverso l’uso sa-piente della luce radente e del chiaroscuro,persino le murature. E valgano di esempio al-cune pagine del Calendario di quest’anno.Quelle in cui Mimmo Jodice fotografa le com-plesse stratigrafie degli apparecchi murari di

Palazzo Melatini, di cui mette in evidenza lemodifiche succedutesi, le tamponature, letante ricuciture (vedi copertina e tavole 3, 4,11). O quelle in cui l’obiettivo del fotografoesalta, attraverso un sapiente gioco di luci, leeleganti tessiture a mattoni delle volte a cro-ciera del piano terra del palazzo (mese di giu-gno e tavole 5, 6, 7) o la bellezza semplice diuna delle finestre a bifora della facciata (me-se di agosto). In alcune tavole del calendario scopriamo te-sori pressoché sconosciuti come l’elegante eieratica Santa Apollonia (XV sec.), un affrescoconservato nella chiesa di Sant’Anna aTeramo (mese di aprile), o l’accigliataMadonna del latte (XIV sec.) della chiesa di S.Domenico (mese di dicembre).Quest’anno, a integrare le fotografie diMimmo Jodice - con cui ha collaborato il foto-grafo teramano Cleto Di Giustino - concorro-no i saggi degli studiosi Luciano Artese (La fa-miglia Melatini: lineamenti di storia) e LuigiMarino (Palazzo Melatini- esempio di strati-grafia urbana e memoria storica della città),ai quali va aggiunta la dotta introduzione(Immagini fenomeniche tra storia e strutturelatenti) del critico d’arte Nerio Rosa, da sem-pre Art Director e ispiratore dei calendariTercas.Nel saggio dello storico teramano LucianoArtese, che ripercorre la storia della potentefamiglia Melatini conosciuta a Teramo soprat-tutto per le lotte tra fazioni di cui fu protago-nista, sono assai interessanti le pagine dedica-te a un personaggio in parte già noto. Sitratta di quel Berardo Melatini che nell’Italiadella seconda metà del ’300 rivestì importantiruoli politico-amministrativi e, col suo seguitodi funzionari teramani (soprattutto notai ecancellieri), fu capitano del popolo e podestàin città come Bologna, Firenze, Siena, Pisa,Lucca. Ma molto importante è anche la parte delsaggio che si sofferma su un codice miniatodel XIV secolo, conservato nelle collezioni del-la British Library di Londra. Sulle pagine diquel codice sono state identificate alcune in-

teressanti annotazioni fatte da un giurecon-sulto teramano, appartenente alla famiglia ri-vale dei Melatini, Antonio de Valle che avevastudiato presso l’Università di Padova. Tra leannotazioni del giureconsulto c’è una sorta dialbero genealogico della famiglia de Valleche serve a fare chiarezza su certi controversilegami parentali tra i membri della famiglia.L’architetto Luigi Marini, docente di RestauroArchitettonico, già autore del testo su Termoliper il Calendario Tercas 1998, nel delineare lastoria del Palazzo e delle sue complesse vicen-de costruttive, insiste molto sul rischio e suidanni causati da recuperi fatti in modo affret-tato o incompetente. Sarebbe utile in alcunicasi, egli dice, che i documenti materiali fos-sero conservati così come sono pervenuti, sen-za manomissioni, perché la loro lettura diven-ta assai difficile se non impossibile dopo certiinterventi particolarmente invasivi. Il Palazzo Melatini, secondo Marini, è unesempio di recupero intelligente che, senzasacrificare le moderne esigenze abitative, hasaputo valorizzare le parti antiche di un edifi-cio che è un archivio storico insostituibile perla città di Teramo.

Il Palazzo Melatini e altri edifici simbolo della città di Teramo fotografati da Mimmo Jodice

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La notizia del crollo dell’Armeria dei Gladiatoridi Pompei fa il giro del mondo, trovando granrisalto tra i media.In Gran Bretagna la Bbc ha così aperto il noti-ziario: «Il crollo della Domus dei Gladiatori sol-leva preoccupazioni sull’attenzione da partedello stato italiano verso i suoi tesori archeolo-gici». Sul sito della Televisione australiana Abc,si legge: «Il crollo è stata la scintilla che ha in-nescato un nuovo dibattito su quanto il gover-no italiano sta facendo per salvaguardare unpatrimonio mondiale». Il sito del Daily Mail sot-tolinea: «Ora sono veramente rovine. La casadei Gladiatori di duemila anni fa va in frantumia Pompei. Le autorità locali hanno dato la col-pa alle pesanti piogge. Molti esperti, però, ave-vano denunciato il grado e l’abbandono dell’a-rea». Il tedesco Die Welle afferma nel titolo: «Ilcrollo di Pompei provoca rabbia sul declino deisiti archeologici». Il quotidiano svizzero LaTribune de Geneve, scrive: «Violente reazionidegli addetti ai lavori che parlano di incuria, ec-cesso di visitatori e irresponsabilità politica».Tutti i più grandi quotidiani europei dedicanoal crollo dell’Armeria dei Gladiatori spazio, fo-to e commenti, ricordando che il sito archeolo-gico di Pompei è patrimonio dell’intera umani-tà. Lo stesso presidente Napolitano esprime«vergogna» su quanto è successo.La stampa estera interviene ancora nel dibatti-to su come proteggere uno dei siti archeologicipiù amati al mondo. «Please, non privatizzate Pompei»,implora The Guardian. «Le rovine italiane van-no preservate, non trasformate in un parco atema». In un commento sul quotidiano britan-nico Stephen Moss scrive che «il Sole 24 Ore hachiesto di privatizzare il sito». Idea che egligiudica «mostruosa»: «La bellezza di Pompei èche non si è assaliti da annunci pubblicitari eda gente vestita in toga. Non è un parco a te-ma». Moss cita la storica inglese Mary Beard,autrice di «Pompei, la vita di una città roma-na». La studiosa, si legge sul Guardian, «respin-ge l'idea che la privatizzazione sarebbe la suasalvezza e chiede uno sforzo internazionaleper salvare il sito». La Beard avverte anche chegli inglesi «dovrebbero essere gli ultimi a la-mentarsi della cattiva gestione italiana, poiché

bombardarono il sito nella Seconda guerramondiale». «Pompei sopravvisse a quella di-struzione», conclude il Guardian, «La disneyfi-cazione sarebbe un nemico più potente». L'agenzia francese Afp sottolinea la fragilitàdei tesori culturali italiani, «indeboliti dallamancanza di fondi». Nel servizio – ripreso tragli altri sui siti web del quotidiano francese LesEchos e di quello spagnolo El Economista – vie-ne intervistata Alessandra Mottola Molfino,presidente di Italia Nostra: «Senza manuten-zione e senza fondi, l'insieme dei tesori cultu-rali italiani rischiano di crollare», afferma la re-sponsabile dell'associazione ambientalista.«Ogni monumento storico del paese – prose-gue - corre lo stesso rischio di Pompei»", dalduomo della cattedrale di Firenze alla DomusAurea alle mura di città come Lucca. Solo labasilica di San Pietro a Roma e il Duomo diMilano non corrono rischi, grazie «alle impresespecializzate che esistono per assicurarne lamanutenzione e colmare ogni minima crepa». Trovano spazio anche le accuse di negligenzalanciate dall'Associazione nazionale archeolo-gi (Ana). Il suo presidente, Tsao Cevoli, denunciala mancanza di una manutenzione minima checausa «danni irreversibili» al patrimonio archeo-logico. In maggio, era crollato un pezzo di mal-ta di calce della struttura originaria delColosseo, ma il monumento era stato giudicatosicuro e tenuto aperto al pubblico. In agosto pe-rò - aggiunge l'Afp - è stato lanciato un appelloper trovare dei mecenati disposti a sborsare 25milioni di euro per restaurare la facciata.Il Fondo ambiente italiano (Fai) – si legge an-cora - ha invitato il governo a rinunciare a uti-lizzare finanziamenti d'urgenza o leggi specia-li e ad annullare semplicemente i tagli allacultura. La presidente Fai Ilaria BorlettiBuitoni s'interroga: «Abbiamo bisogno di altriavvenimenti tragici prima che il governo met-ta fine a decenni di testardaggine criminaleche ha sistematicamente contrariato tutti iprogetti di conservazione architettonica?».Agli occhi del mondo l’Italia non sa salvaguar-dare neanche le opere più preziose, le eccel-lenze, del suo immenso patrimonio culturale.In effetti, l’Italia destina fondi finanziari allacultura quasi duecento volte meno di quanto

fa Inghilterra, Francia e Germana.Per quanto riguarda la tutela, la salvaguardiae la fruibilità dei nostri siti culturali, basta co-noscere la realtà del sito campano: da tempoPompei attende di essere affidata a un re-sponsabile con mandato pieno. In poco più diun anno sono stati nominati soprintendenti adinterim. L’attuale è Janette Papadopulos, arri-vata a settembre e in carica fino a dicembre.Questi soprintendenti a tempo determinato,inoltre, devono convivere con i “commissaristraordinari”, nominati direttamente dal go-verno, dotati di poteri speciali.Lo staff tecnico del ministero ha stabilito chele ragioni del crollo sono chiare e derivano dainfiltrazioni d’acqua e dal restauro degli anni’50 con una copertura di cemento armato chehanno determinato il crollo dell’edificio. Ungruppo di guide, però, contestato vivamente idue anni di commissariamento che hanno «ri-empito gli Scavi di ologrammi» e che, alla fac-cia dello slogan”Pompei Vive”, avrebbero in-vece portato il sito alla “morte”.Secondo il Ministro Bondi, comunque gli affre-schi della Schola «resteranno intatti e che l’edi-ficio potrà essere restaurato completamente».Nel frattempo altri due muri sono crollati aPomei, nelle vicinanze dell’armeria deiGladiatori.I beni culturali sono le fondamenta di ogni so-cietà evoluta, la loro tutela è come una cartinatornasole per la verifica del grado di civiltà. Ildeclino delle eccellenze culturali è una meta-fora dell’Italia di oggi.

Crolla l’Armeria dei Gladiatori a Pompei

Sindacato Pensionati Italiani

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Il 18 dicembre 2010, in occasione delle festività natalizie, noi ragazzi eragazze del Gruppo Giovanile Molviano&Co. (costituito da bambini egiovani dai 6 ai 30 anni e oltre della parrocchia di Molviano, Paterno,Gagliano, Marrocchi e Cognoli), ci siamo cimentati nell’avventura tea-trale con la messa in scena di “A Christmas Carol” (noto anche come“Canto di Natale”), una delle opere più famose e popolari dello scritto-re inglese Charles Dickens.Il nostro è stato un adattamento, una rappresentazione amatoriale del-le parti salienti di questa famosa storia del vecchio e avaro revisorecontabile Ebenezer Scrooge (interpretato da Raffaele Camilletti), il

quale odia il Natale elo spirito di bontà, ca-rità e voglia di stareinsieme che circonda igiorni di festa.Mostra tutto il suodisprezzo urlando eimprecando contro ilgiovane nipote Fred(Federico Gargano) eil malpagato impiega-to Bob Cratchit(Guido Di Carlo); ma

la notte della Vigilia gli appare il fantasma del suo ex socioin affari, Jacob Marley (Samuel Lupinetti), che gli invia altritre fantasmi, lo Spirito del Natale Passato, Presente e Futuro(Sara Camilletti, Giancarlo Di Ubaldo e Giovanni Capoferri)per dagli un’altra possibilità di redenzione. Essi lo porteran-no in un lungo viaggio che va dalla sua infanzia in collegio,passando per gli anni del suo apprendistato e del primoamore, le realtà famigliari presenti del nipote e del suo im-piegato, fino alla tetra e triste visione del futuro frutto dellasua cattiva condotta e del suo cuore di pietra. Questo viag-gio fantastico gli fa capire quanto siano importanti quei sen-timenti che aveva sempre disprezzato e la forza infinità del-la bontà natalizia e della carità. Redenzione e carità sono stati il motore che ci hanno spinto ascegliere questa opera letteraria e teatrale: il nostro era soloun piccolo esempio, perché, come hanno detto al pubblico ipiù piccoli al termine della recita, “anche l’uomo più duro eprivo di sentimenti possa cambiare! […] Da questa storia ab-biamo imparato anche tanto, abbiamo imparato che a Nataleognuno di noi può fare del bene! Abbiamo imparato cheNatale è tutti i giorni! Perché ogni giorno si può fare qualco-sa per gli altri e dare aiuto a chi ne ha bisogno! Come la no-stra Reda che stiamo già aiutando in Egitto e come molti altribambini come noi nel mondo che hanno bisogno solo di unpiccolo gesto. Un piccolo gesto per noi ma che per loro puòsignificare tanto… cibo, acqua, medicine, una scuola…ancheun semplice sorriso dopo tanta sofferenza.”Al termine della rappresentazione sono stati messi in vendi-ta alcuni oggetti: saponette fatte a mano, biscotti, raccoltedi ricette, decorazioni natalizie e i dvd dello spettacolo nata-lizio dell’anno precedente (“Una Stella sulla strada diBetlemme”). Infatti lo scopo principale dell’iniziativa eraquello di raccogliere fondi per finanziare alcuni progetti dibeneficenza, tra i quali il rinnovo del sostegno a distanza afavore di una bambina egiziana di cui siamo diventati soste-nitori un anno fa. E’ passato solo un anno dal nostro primoprogetto natalizio (la rappresentazione della storia dellaNatività), grazie al quale abbiamo aiutato anche molti bam-bini nel mondo attraverso le donazioni all’Unicef, a MediciSenza Frontiere per l’emergenza Haiti, ma anche a bambini

bisognosi dellanostra zona attra-verso la donazio-ne fatta allaComunità Nidodel Focolare diCerchiara che ac-coglie bambinidisabili privi di fa-miglia di origineo abbandonati al-la nascita, per iquali non è stato

possibile percorrere l’i-ter adottivo e minorinella fascia della pri-ma infanzia (0-6 anni),per i quali si sia resonecessario l’allontana-mento dalla famigliadi origine o che siano costretti, per altre ragioni, a vivere temporanea-mente al di fuori del nucleo familiare di appartenenza. Le difficoltà organizzative di uno spettacolo teatrale per chi come noi siaffaccia a questo mondo da puri dilettanti è stato faticoso, ma alla fineci siamo divertiti molto e sono nate e cresciute molte amicizie all’inter-no del Gruppo, ma la più grande gioia che potremmo mai avere è sape-re che la nostra “goccia nel mare” può fare una grande differenza permolti bambini. Ringraziamo di gran cuore tutti quelli che ci hanno ap-poggiato, sostenuto, aiutato nell’organizzazione e nella realizzazione,le famiglie dei ragazzi, il Dirigente Scolastico Maurizio Paolillo. che ciha concesso l’utilizzo dell’Aula Magna delle scuole di Marrocchi, i ra-gazzi e le ragazze di S.Onofrio e Floriano che ci hanno aiutato con le ri-prese video e le foto, ma soprattutto l’incessante presenza e guida diDon Martino Anusi che crede sempre nelle nostre idee e nelle nostrecapacità e tutti coloro che con il loro piccolo contributo ci hanno aiuta-to nei nostri futuri progetti benefici.

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Vorrei essere in alto la Cometache splende e porta la notizia a tutti.O una delle pecore alla Grottamai invitata ma inevitabile.

O il cammello instancabile e pazienteche porta un re in turbini d’incenso.O un ciottolo qualunque della stradache li sentì passare.

Maria Luisa Spaziani

La Cometa

Un Canto di Natale di solidarietà di Noemi D’Isidoro

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