CAMPLI NOSTRA NOTIZIE · 2009. 9. 8. · colonie di ebrei. Nei primi anni del Cinquecento, dopo la...

8
N N C Premessa Campli è stata sensibile a tutta la produzione conventuale che da S. Francesco d’Assisi prese origine a più riprese nel corso dei secoli. Il popolo camplese non rimase insensibile al fa- scino e all’ammirazione che i frati francescani sapevano esercitare grazie al loro comporta- mento e alle semplici Regole. Considerando poi l’azione peculiare che la chiesa seppe esercitare nelle diverse vicende storiche della città, pos- siamo comprendere l’assidua e costante pre- senza francescana a Campli. Quattro sono i conventi francescani edificati nel circondario camplese: il convento dei Conventuali di S. Francesco d’Assisi del XIII se- colo in Campli, oggi sede del Museo nazionale Archeologico; il convento Osservante di S. Bernardino da Siena in Colle S. Lucia, del 1448/49, oggetto del nostro “Speciale”; il con- vento femminile di Clarisse del XIV secolo dedi- cato a S. Chiara costruito nel quartiere superio- re di Campli di cui rimangono i resti inglobati nelle civili abitazioni circostanti (la chiesa è an- data distrutta per le erosioni del torrente Siccagno. Il convento con la chiesa occupava la punta del lato sud-ovest di “Capo Campli” deli- mitando la fine della via del sole); il convento Cappuccino di S. Giovanni Apostolo del 1577, l’unico rimasto ancora attivo. Un altro cenobio Conventuale, sito nel quartie- re di Castelnuovo, ci è noto ma solo per qual- che rara fonte bibliografica. Come è facile notare, l’edificazione di ognuno dei conventi francescani camplesi coincide sia con i movimenti più significativi dell’evoluzio- ne dell’Ordine, sia con i periodi storici determi- nanti come la fine del Medioevo e l’afferma- zione del Rinascimento: periodo tra i più fecondi della storia di Campli. Si evidenzia, quindi, come uno studio appro- fondito su tutte le presenze francescane nel territorio camplese sia opportuno e necessario per meglio approfondire la storia e la cultura camplese. Per il momento ci soffermiamo sugli aspetti co- noscitivi del convento Osservante. Profilo storico L’ex convento di S. Bernardino da Siena a Campli è il più antico monastero francescano dei Frati Minori Osservanti dell’Abruzzo Teramano. S. Giovanni da Capestrano, munito della facol- tà di impiantare nuovi conventi (era Commissario dell’Ordine e non aveva bisogno di pontificia autorizzazione), sotto il protetto- rato di Francesco Sforza, favorito dal clima di li- bertà comunale della città, predicò a Campli in- ducendo il popolo a costruire, tra il 1448 e il 1449, il convento intitolato a S. Bernardino da Siena detto degli “Zoccolanti” ( Il curioso nome di Zoccolanti venne affibiato agli Osservanti nel 1386, quando alcuni frati, stabilitisi nella zona boscosa di Brugliano, in Umbria, avevano ottenuto il permesso di calzare zoccoli di le- gno, per difendersi in qualche modo dai ser- penti che infestavano la zona). Nel 1448 S. Giovanni da Capestrano curò l’ere- zione di quattro nuove fondazioni per gli Osservanti: Orsogna, Teramo, Caramanico e Campli L’Università di Campli e i patroni della chiesa cedettero al capestranese i beni di S. Giovanni di Castiglione in Padule (la donazione dei beni della chiesa rurale fino allora gestita dalla Badia di S. Mariano e Giacomo a Nocella, non fu sfruttata o ne fu sfruttata solo una parte per l’edificazione del convento, perché il 28 feb- braio 1480, gli amministratore dell’Università di Campli cedettero la stessa chiesa, insieme ad altre, al Pievano Cipriano Quintavalle per Beneficio della chiesa di S. Maria in Platea). Questi anni furono importanti per la vita politi- ca della nostra provincia: nel 1442 finì la lunga Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it e-mail:[email protected] CAMPLI NOSTRA NOTIZIE Anno VI - Numero 27 - Speciale Agosto 2008 Convento di San Bernardino da Siena testi e foto di Nicolino Farina Le ultime vicende Le ultime vicende sul convento Osservante di S. Bernardino da Siena di Campli hanno risvegliato gli interessi su questo monu- mento abbandonato a se stesso da almeno 15 anni. Il Comune di Campli, grazie a una donazio- ne, acquisì il bene nei primi anni del novan- ta e con un finanziamento di circa 2 miliar- di ristrutturò parzialmente il monumento che, di fatti, fu salvato dal collasso struttu- rale. Da allora, però, nessuno più se n’è oc- cupato, lasciando il convento come un can- tiere alla mercede di tutti. Nel 2004 sembrava che le vicende del con- vento fossero a una svolta definitiva: le suore Benedettine di Offida avevano ri- chiesto al Comune di Campli l’affidamento del monumento. Il Sindaco Antonietti si mostrò favorevole alla richiesta. Le suore oltre a restaurare completamente e ristrut- turare il convento camplese per ospitare 30 monache, grazie a un finanziamento con i fondi dell’otto per mille, si impegnavano a realizzare una sala polifunzionale con 100 posti a sedere e locali di servizio, fuori la struttura di clausura e al servizio della cit- tadinanza. Sembrava cosa fatta ma la nuova Amministrazione del Sindaco Stucchi non ha voluto firmare la convenzione con le suore. Al momento la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio ha affidato il pronto intervento per la conservazione del bene culturale (ai sensi del D. L. 42/04 in S. Bernardino di Campli proc. Art. 30) alla Provincia degli Abruzzi dei Frati Minori di S. Francesco della Penna (L’Aquila – via Veneto n.1). I frati Osservanti non solo si sono riappro- priati del convento ma hanno avuto appro- vato (prot. n.18331 del 5-11-2007) dalla stessa Soprintendenza il progetto, curato dall’architetto Giovanni Moroni, con il se- guente importo di lavoro: euro 19.737 + iva per opere provvisorie; euro 38.500,00 + iva per il bloccaggio di opere pittoriche; eu- ro 25.000,00 + iva per opere edili non quali- ficabili. Attualmente è in atto un procedimento giuridico per stabilire la proprietà del con- vento tra i frati e il Comune di Campli. Alla redazione di CNN è sembrato opportu- no dedicare uno “Speciale” al convento de- gli Osservanti sia per promuovere uno dei beni culturali più significativi di Campli, sia per dare modo ai cittadini di conoscere le valenze storiche, artistiche, architettoniche e spirituali del monumento. Progetto di massima proposto dalle Suore Benedettine di Offida

Transcript of CAMPLI NOSTRA NOTIZIE · 2009. 9. 8. · colonie di ebrei. Nei primi anni del Cinquecento, dopo la...

  • NNNNCC

    PremessaCampli è stata sensibile a tutta la produzioneconventuale che da S. Francesco d’Assisi preseorigine a più riprese nel corso dei secoli.Il popolo camplese non rimase insensibile al fa-scino e all’ammirazione che i frati francescanisapevano esercitare grazie al loro comporta-mento e alle semplici Regole. Considerando poil’azione peculiare che la chiesa seppe esercitarenelle diverse vicende storiche della città, pos-siamo comprendere l’assidua e costante pre-senza francescana a Campli.Quattro sono i conventi francescani edificatinel circondario camplese: il convento deiConventuali di S. Francesco d’Assisi del XIII se-colo in Campli, oggi sede del Museo nazionaleArcheologico; il convento Osservante di S.Bernardino da Siena in Colle S. Lucia, del1448/49, oggetto del nostro “Speciale”; il con-vento femminile di Clarisse del XIV secolo dedi-cato a S. Chiara costruito nel quartiere superio-re di Campli di cui rimangono i resti inglobatinelle civili abitazioni circostanti (la chiesa è an-data distrutta per le erosioni del torrenteSiccagno. Il convento con la chiesa occupava lapunta del lato sud-ovest di “Capo Campli” deli-mitando la fine della via del sole); il conventoCappuccino di S. Giovanni Apostolo del 1577,l’unico rimasto ancora attivo.Un altro cenobio Conventuale, sito nel quartie-re di Castelnuovo, ci è noto ma solo per qual-che rara fonte bibliografica.Come è facile notare, l’edificazione di ognunodei conventi francescani camplesi coincide siacon i movimenti più significativi dell’evoluzio-ne dell’Ordine, sia con i periodi storici determi-nanti come la fine del Medioevo e l’afferma-zione del Rinascimento: periodo tra i piùfecondi della storia di Campli.Si evidenzia, quindi, come uno studio appro-fondito su tutte le presenze francescane nelterritorio camplese sia opportuno e necessario

    per meglio approfondire la storia e la culturacamplese.Per il momento ci soffermiamo sugli aspetti co-noscitivi del convento Osservante.

    Profilo storicoL’ex convento di S. Bernardino da Siena aCampli è il più antico monastero francescanodei Frati Minori Osservanti dell’AbruzzoTeramano.S. Giovanni da Capestrano, munito della facol-tà di impiantare nuovi conventi (eraCommissario dell’Ordine e non aveva bisognodi pontificia autorizzazione), sotto il protetto-rato di Francesco Sforza, favorito dal clima di li-bertà comunale della città, predicò a Campli in-ducendo il popolo a costruire, tra il 1448 e il1449, il convento intitolato a S. Bernardino daSiena detto degli “Zoccolanti” ( Il curioso nomedi Zoccolanti venne affibiato agli Osservantinel 1386, quando alcuni frati, stabilitisi nellazona boscosa di Brugliano, in Umbria, avevanoottenuto il permesso di calzare zoccoli di le-gno, per difendersi in qualche modo dai ser-penti che infestavano la zona).Nel 1448 S. Giovanni da Capestrano curò l’ere-zione di quattro nuove fondazioni per gliOsservanti: Orsogna, Teramo, Caramanico eCampliL’Università di Campli e i patroni della chiesacedettero al capestranese i beni di S. Giovannidi Castiglione in Padule (la donazione dei benidella chiesa rurale fino allora gestita dallaBadia di S. Mariano e Giacomo a Nocella, nonfu sfruttata o ne fu sfruttata solo una parte perl’edificazione del convento, perché il 28 feb-braio 1480, gli amministratore dell’Universitàdi Campli cedettero la stessa chiesa, insieme adaltre, al Pievano Cipriano Quintavalle perBeneficio della chiesa di S. Maria in Platea).Questi anni furono importanti per la vita politi-ca della nostra provincia: nel 1442 finì la lunga

    Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected]

    CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

    Anno VI - Numero 27 - Speciale Agosto 2008

    Convento di San Bernardino da Sienatesti e foto di Nicolino Farina

    Le ultime vicende

    Le ultime vicende sul convento Osservantedi S. Bernardino da Siena di Campli hannorisvegliato gli interessi su questo monu-mento abbandonato a se stesso da almeno15 anni.Il Comune di Campli, grazie a una donazio-ne, acquisì il bene nei primi anni del novan-ta e con un finanziamento di circa 2 miliar-di ristrutturò parzialmente il monumentoche, di fatti, fu salvato dal collasso struttu-rale. Da allora, però, nessuno più se n’è oc-cupato, lasciando il convento come un can-tiere alla mercede di tutti.Nel 2004 sembrava che le vicende del con-vento fossero a una svolta definitiva: lesuore Benedettine di Offida avevano ri-chiesto al Comune di Campli l’affidamentodel monumento. Il Sindaco Antonietti simostrò favorevole alla richiesta. Le suoreoltre a restaurare completamente e ristrut-turare il convento camplese per ospitare 30monache, grazie a un finanziamento con ifondi dell’otto per mille, si impegnavano arealizzare una sala polifunzionale con 100posti a sedere e locali di servizio, fuori lastruttura di clausura e al servizio della cit-tadinanza.Sembrava cosa fatta ma la nuovaAmministrazione del Sindaco Stucchi nonha voluto firmare la convenzione con lesuore.Al momento la Soprintendenza per i BeniArchitettonici e per il Paesaggio ha affidatoil pronto intervento per la conservazionedel bene culturale (ai sensi del D. L. 42/04 inS. Bernardino di Campli proc. Art. 30) allaProvincia degli Abruzzi dei Frati Minori diS. Francesco della Penna (L’Aquila – viaVeneto n.1).I frati Osservanti non solo si sono riappro-priati del convento ma hanno avuto appro-vato (prot. n.18331 del 5-11-2007) dallastessa Soprintendenza il progetto, curatodall’architetto Giovanni Moroni, con il se-guente importo di lavoro: euro 19.737 +iva per opere provvisorie; euro 38.500,00 +iva per il bloccaggio di opere pittoriche; eu-ro 25.000,00 + iva per opere edili non quali-ficabili.Attualmente è in atto un procedimentogiuridico per stabilire la proprietà del con-vento tra i frati e il Comune di Campli.Alla redazione di CNN è sembrato opportu-no dedicare uno “Speciale” al convento de-gli Osservanti sia per promuovere uno deibeni culturali più significativi di Campli, siaper dare modo ai cittadini di conoscere levalenze storiche, artistiche, architettonichee spirituali del monumento.

    Progetto di massima proposto dalle Suore Benedettine di Offida

  • CC NN NNAnno VI - Numero 27 Speciale Agosto 2008pagina 2

    di Passacquale Annunziatina

    guerra di successione tra gli Aragonesi e gliAngioini per il regno di Napoli; Alfonso ilMagnifico di Aragonia acquisì il controllo ditutto il Mezzogiorno, iniziando una potentedinastia militare che tendeva all’assolutismo eal rafforzamento del potere monarchico.Da questo momento, dove si rafforzava lamonarchia, di solito, si costruiva anche un nu-cleo religioso, cioè una presenza dinamicanell’interland della città.Campli insieme a Teramo e Atri si imbattè su-bito con tale realtà, perché all’epoca si trova-va sotto il dominio di Francesco Sforza, il qua-le aveva costruito uno stato tra le Marche e laprovincia di Teramo sottraendola ai Duchi diAcquaviva di Atri. Giosia Acquaviva Duca di Atri, infatti, nel1432 cresceva sempre in potenza e tenden-zialmente cercava di ingrandire i suoi poteriacquisendo più Castelli possibili. I Camplesi te-mendo per il loro territorio si allearono con inemici degli Acquaviva ma, nonostante tutto,riuscirono ad ottenere una “patente” che ac-cordava loro il permesso di comprare libera-mente vettovaglie nello stato di Giosia.San Giovanni riuscì a erigere il convento cam-plese in un periodo in cui molti religiosi pas-sarono dall’Osservanza ai Conventuali essen-do i loro vicari generali e provinciali tropporigidi nel governo. Il convento risulta essere ilprimo dedicato al Santo senese amico del ca-pestranese. S. Bernardino, infatti, morì nel1444 e fu canonizzato nel maggio del 1450. Inuna lettera indirizzata a Campli del 1455 (og-gi conservata nella biblioteca nazionale diNapoli), S. Giovanni da Capestrano scriveva:«… Non poderia con penna esprimere quantacontentezza avete qui con optimo fine facto

    si egregio et elegante loco e il primo subito elvocabolo de Sancto Bernardino, poi la sua ca-nonizzazione. So anche contento che talesancto principio fo la terra et Universitate deCampli, la quale amo de core et de anima …». Della presenza del Santo capestranese fannofede alcune lettere, citate dal Palma, che daCampli scrisse egli stesso: una del 2 dicembre1448 e un’altra dell’8 febbraio 1449, indirizza-ta al Papa Niccolò V, riguardante la fondazio-ne del convento. S. Giovanni rappresenterà una delle figurepiù grandi del francescanesimo, della vita reli-giosa e, in assoluto, di tutta la vita pubblicaitaliana ed europea del Quattrocento. Nei pri-mi anni del XV secolo il santo insieme aBernardino da Siena, Giacomo della Marca,Bernardino degli Albizeschi e Alberto daSartiano, diffuse il movimentodell’Osservanza, particolarmente vivo e consi-stente in Abruzzo, distintosi dai Conventualinel 1368 per iniziativa del frate laicoPaoluccio Trinci da Foligno e dal beatoGiovanni da Stroncone. Gli Osservanti cerca-vano di riprendere con rigore le tradizioni an-

    tiche del francescanesimo.Per il movimento francescano il XV secolo fu ilperiodo che esercitò capillarmente e profon-damente la sua influenza in tutti gli strati del-la società, contribuendo alla dissoluzione de-gli ultimi fermenti eretici e alla divulgazionedelle nuove forme di devozione, di costume,di arte e di pensiero.I frati Osservanti, nella prima metà delQuattrocento, dai loro monasteri, oltre a mi-gliorare la cultura e il senso religioso del cri-stianesimo, cercarono di tenere unite due so-cietà preminenti: una legata al capitale, allefinanze, al denaro, e l’altra legata alla pasto-rizia, ai boschi alla montagna, alla campagna.In parole povere, con i supporti dei ceti ricchiorganizzavano Monti di Pietà e MontiFrumentari che, apparentemente, sembrava-no istituzioni economiche e sociali, ma nellarealtà rappresentavano un profondo valoreumano dal significato spirituale, perché veni-vano incontro ai ceti più umili, ai loro bisognie alle esigenze estreme del popolo.Non a caso a Campli si ha notizia, a partiredal 1581, di un Monte di Pietà patrocinato datutta la comunità di Campli, ma gestito dalleautorità religiose, e di un Monte Frumentariopresso il borgo di Morge, rimasti attivi fino al-l’inizio del XIX secolo.Nello stesso periodo erano attivi i “banchi”degli ebrei che applicavano degli interessi al-tissimi, spesso superiori al 100% (a NapoliGiovanna II, nel 1426, stabilì un tetto massimodi tasso d’interesse del 45%). Dal Palma sap-piamo che nel territorio teramano operavanocolonie di ebrei. Nei primi anni delCinquecento, dopo la scomunica del Papa agli

  • CC NN NN Anno VI - Numero 27 Speciale Agosto 2008 pagina 3

    dal 1964 CAMPLISagra della Porchetta Italica21-24 agosto 2008

    dal 1964 CAMPLISagra della Porchetta Italica21-24 agosto 2008

    ProLoco Città di Campli

    ebrei di Napoli, una colonia di questi ultimiemigrò per stabilirsi nel territorio di Campli,città di frontiera molto ricca.Nel 1628 il Monte di Pietà di Campli, da 1500scudi di capitale del 1602, era salito ad oltre2000 ducati e prestava denaro ai bisognosi inmodo gratuito (gratis mutuat), contrariamen-te a quanto facevano gli altri Monti di Pietàche per l’autogestione erano costretti ad ap-plicare un tasso d’interesse dal 3% al 5%.Questo sistema economico-caritatevole nonfu immune da contestazioni: i monaci Gesuitiaccusarono di eresia i frati Osservanti perchécon i loro Monti di Pietà applicavano l’usura,se pur minima e necessaria all’autosostenta-mento. Nel regno Partenopeo delCinquecento, l’istituzione dei Monti di Pietà eFrumentari, invece, furono determinanti per ilsostentamento e, spesso per la sopravvivenza,dei ceti più poveri. Per esempio alcuni studiositedeschi qualche anno fa hanno preso in esa-me le entrate derivanti dalle imposte delRegno di Napoli verso la fine delCinquecento: ben il 55% di esse venivano uti-lizzate per le spese dell’esercito e marina; il25% per l’estinzione dei debiti contratti dallostato; il 9% per ambascerie, vite di corte e fe-ste. Soltanto lo 0,0013% veniva destinato alleelemosine come assistenza ai poveri.L’Osservanza come movimento originario pre-diligeva la vita in campagna e in montagna,cioè una vita monastica a contatto con la na-

    tura, con le cose umili, la gente semplice e aldi fuori dei clamori cittadini. Con S. Giovannida Capestrano e S. Bernardino da Siena que-sta scelta divenne più mirata: si preferì unirealle regole dell’Osservanza un rapporto socia-le con la città.Si doveva stare a contatto con la città e con isuoi sistemi commerciali, bancari ed economi-ci; in questo modo si poteva percepire l’uma-nità al presente e, conseguentemente, si po-teva ottenere risultati sociali notevoli, come:gli ospedali per la cura degli infermi, alloraabbandonati a se stessi; la fondazione deiMonti di Pietà, per il sostegno dei ceti più po-veri facile preda degli usurai; l’istituzione deiMonti Frumentari che anticipavano non il de-naro ma le sementi, cioè qualcosa che davasussistenza e allontanava la carestia e la fame.Nel rispetto delle regole e per l’acquisizionedi queste nuove tendenze i conventiOsservanti, a livello urbanistico, venivano co-struiti fuori le mura cittadine, quasi in con-trapposizione con i Conventuali che usavanocostruirli all’interno del tessuto urbano dellecittà. Questa tipologia urbanistica permise aiconventi Osservanti di restare sia a contattocon la natura dei campi, sia vicino alle cittàsenza essere soggetti alle leggi di funzionalitàe di difesa di queste. I frati, in questo modo,meglio potevano soddisfare le loro esigenzeconventuali imposte dal rinnovato Ordine.Sotto il profilo urbanistico, questi conventi ve-nivano costruiti in zone vicine e non integratealla città, proponendo a volte un’alternativaallo sviluppo del nucleo abitativo.Con S. Bernardino da Siena e S. Giovanni daCapestrano, l’amore per la campagna e per lamontagna degli Osservanti, stava trasforman-

    dosi verso una scelta cittadina. Per assolverel’impostazione caritativa assistenziale,l’Ordine doveva legarsi ai ceti finanziarmenepiù forti che risiedevano nelle città e non cer-tamente nelle montagne o nelle campagne.La scelta diventava evidente.L’insediamento francescano, poi, non si limita-va più ad inserirsi nel mondo agrario pastora-le montanaro con l’aspetto spirituale. I fraticominciavano a proporre nuovi tipi di coltiva-zioni, il disboscamento, la sistemazione deiterreni, lo sfruttamento delle risorse naturalidella zona. Questo non senza problemi per-ché in contrasto, magari, con le antiche tradi-zioni locali che i contadini del luogo erano re-stii ad abbandonare.I loro conventi furono centri di vita cristiana edi preghiera, ma anche centri di attività e dilavoro al servizio della comunità popolare,raccogliendo in ciò una tradizione formata econsolidata dal monachesimo benedettino.Non a caso, alla fine del Quattrocento, a

  • CC NN NNAnno VI - Numero 27 Speciale Agosto 2008pagina 4

    Campli si insediò la comunita Celestina delconvento di S. Onofrio.A Campli S. Giovanni da Capestrano, per lacostruzione del nuovo convento, scelse ColleS. Lucia, un terreno in cui sorgeva l’omonimapiccola chiesa, poco distante dalla città, cir-condato da vegetazione e dirupi, pianeggian-te sulla sommità.La chiesa di S. Lucia dipendeva dalla chiesa diS. Pietro in Campovalano che a sua volta erasoggetta alla Badia dell’ordinePremostratense dei Santi Quirico e Giuditta diRieti.Alla costruzione del convento parteciparonole famiglie facoltose dell’Università di Campli.L’opera andava avanti con tale fervore che inpochi anni si fabbricò un edificio capace di unnumero doppio di religiosi, rispetto ai 13 pre-visti. Un breve papale inviato da Calisto III alvescovo di Teramo, nel maggio del 1455, an-notava che nel convento operavano 25 frati iquali avevano dato il velo, già a 15 donne.Le 15 donne entrate nel Terzordine non sonoun caso perché, come Francesco diBernardone ad Assisi ebbe in Chiara la sua“sorella povera”, Giovanni da Capestranoall’Aquila l’ebbe nella Beata Atonia daFirenze (mamma del Beato Battista da Firenzediscepolo del capestranese, morto nel conven-to camplese).Le suore rimasero nelle proprie case perchénon avendo un proprio monastero speravanodi costruirne uno presso la chiesa di S. Mariadegli Angeli, appartenente alla Confraternitadei Flagellati, volgarmente chiamati della“scopa”. Il cenobio non fu realizzato e nel1539 nello stesso luogo vi si eresse un mona-stero di suore Benedettine chiamato come lachiesa.Nella meta del Quattrocento il convento e lachiesa delle Clarisse di S. Chiara in Campli era-no decadenti e abbandonati; il convento par-zialmente inglobato dalle abitazioni civili.Prova n’è l’accatastamento a favore dei fratiConventuali di S. Francesco in Campli dei fon-

    di rimasti delle «Monache di Campli di S.Chiara» fra i quali un «posto di Tiraturo» e «lachiesa con orto … con un posto di acqua».Dal Palma, ancora, sappiamo di una «istanzadi certe donne facoltose, che desideravanoappartarsi dal mondo» e che «si fosse operatoottenere da S. Santità di poter erigere in que-sta città un monastero di Monache di S.Francesco». Questa pratica del 1521 non ebbefortuna e il monastero non fu mai realizzato.La piccola chiesa di S. Lucia, dopo l’edificazio-ne del convento di S. Bernardino, era venutaa trovarsi dentro l’orto e aveva perso la fun-zione per la quale era stata costruita. Per que-sto se ne autorizzò l’abbattimento e con i ma-teriali di risulta si contribuì ad ampliare ilcenobio. I devoti camplesi, però, fecero co-struire un’altra chiesetta in un luogo più co-modo affinché si potesse continuare a profes-sare il culto di S. Lucia. La chiesetta si costruìsotto il convento di S. Bernardino, nei pressidel torrente Fiumicino, una prima volta sullasponda di sinistra e una seconda in quella didestra. In tutte e due le occasioni le “piene”del torrente inghiottirono la chiesetta. Fu ne-cessario accontentarsi di un altare nella chiesadi S. Salvatore sita in Campli in una collinettaprospiciente il convento di S. Bernardino. La

    devozione dei Camplesi a S. Lucia doveva es-sere assai sentita, perché, quando la chiesa diS. Salvatore divenne impraticabile (oggi visorge un palazzo di civile abitazione), nei pri-mi del Novecento, si costruì una cappella de-dicata alla Santa nella chiesa del convento diS. Bernardino (nel 1908 vi si benedì la nuova

    statua della Santa).Nel 1510 morì nel convento il Beato FraBattista da Firenze che in vita fu visto levitarementre pregava, per questo e per la soavissi-ma dolcezza fu venerato da tutti; nel conven-to si sono conservate le spoglie dentro un’ur-na fino a qualche anno fa, quando sono statetrasferite prima nella chiesa di S. Francesco diCampli e poi nel convento Osservante dellaMadonna delle Grazie di Teramo.La tradizione vuole che fra Battista puntandoun dito verso la città abbia lanciato questaprofezia «un giorno si dirà la fu Campli».Allora la città era ricca economicamente, ingrande espansione demografica, culturale e

    sociale, ma impossibilitata a crescere urbani-sticamente per le sue caratteristiche geologi-che. Questa profezia tramandata dal popolodimostra come l’intuito e l’intelligenza aveva-no fatto capire al Beato Battista sia l’impossi-bilità di crescere della città, sia i problemi del-le erosioni esercitati dai torrenti Fiumicino eSiccagno sui fianchi del terrazzamento allu-vionale che addirittura toglievano spazio vita-le e viabilità al centro abitato. Erosioni oggicontenuti con sistemi tecnologici allora nean-che immaginabili.Nel convento, alla fine del Quattrocento, ope-rò anche il Beato Timoteo da Monticchio chefu mandato a Campli dopo l’ordinazione conl’incarico di Maestro dei Novizi. La vita diTimoteo fu un susseguirsi di fenomeni mistici,perché ebbe frequenti visioni della BeataVergine e di S. Francesco d’Assisi. Da Camplifu trasferito nel piccolo convento di S. Angelod’Ocre dove mori settantenne nel 1504.Nel 1538 Campli diventa feudo Farnesianoperché Margherita d’Austria, sua signora spo-sa in seconde nozze Ottavio Farnese Duca diParma e Piacenza. Madama Margherita in-staura un rapporto speciale con la comunitàcamplese che, comunque, gode di una situa-zione economica e politica consolidata sulleautonomie locali. Il Palma cita un manoscrit-to, in carta comune, firmato di proprio pugnoda Margherita, datato Città Ducale 28 giugno1569, in cui si autorizzava l’Università diCampli ad esentare dalla gabella sulle carni ifrati del convento di S. Bernardino. Nel chio-stro del convento, tuttora, esistono due stem-mi nobiliari di Uditori Generali (equivalentidegli attuali magistrati della Corte d’Appello)parmensi e nel refettorio uno proprio dellafamiglia Farnese.La nobile famiglia Rozzi era anch’essa moltolegata alla vita del Convento. Solo qualcheanno fa, dal convento, fu trafugata una lapi-de in travertino finemente lavorata, gia ri-mossa da qualche opera non più esistente,con la seguente scritta: «s.s. RD – ANTONIUSROZZA FECIT MDLXXXII».Per il Brunetti, dal 1594 al 1606, il conventofu occupato dai Minori Riformati. L’Ordine deiMinori Riformati o della più stretta osservan-za deriva da una scissione della comunità

  • CC NN NN Anno VI - Numero 27 Speciale Agosto 2008 pagina 5

    Osservante avutasi intorno alla prima metàdel secolo XVI (1530 per iniziativa di StefanoMolina).Proprio in questo periodo, 1600, per privilegiFarnesiani, Campli ottenne il Vescovato e il ti-tolo di città.Nel 1607 ci furono delle controversie tra ilguardiano di S.Bernardino e il preposto di S.Salvatore, per questioni di confini fra le costedel convento e un terreno della Prepositurasotto le ripe in contrada detta della Vallettadi S. Lucia.Da un racconto di memorie di padreFrancesco da Arischia, cronologo della provin-cia, scritte nel 1771, sappiamo che S. Giovannida Capestrano dimorò nel convento camplesee nella chiesa si conservò racchiuso in un ur-na, un suo mantello. La stessa raccolta infor-ma come il Santo capestranese nel 1451 scelsefra Giovanni da Campli, insieme ad altri 11 re-ligiosi, per associarlo in Germania. FraGiovanni da Campli in vita si distinse per mol-te virtù e soprattutto per l’umiltà; fu seppelli-to nella chiesa del convento camplese.Il cronologo aggiunge, poi, che nel Conventofiorirono diversi rispettabili frati tra cui PadreFrancesco da Campli, distintosi per regolareosservanza, per esimia pietà, per zelo nel pre-dicare e assiduità nell’ascoltare confessioni.La ricca biblioteca del convento era consulta-ta e frequentata da studiosi di primo pianocome Ludovico Lazzarelli, tra i maggiori espo-nenti dell’Umanesimo del secondoQuattrocento, nato a S. Severino Marche maeducato, cresciuto e vissuto a Campli.Nell’opera i “Fasti”, il Lazzarelli cita il con-vento francescano camplese degli Osservantidi S. Bernardino.In Del Regno di Napoli in prospettiva diviso indodici provincie del Pacichelli, stampato nel1703, si pubblica una pianta prospettica dellacittà di Campli. Nella pianta sono riportatiprospetticamente i maggiori edifici religiosi ecivili della città: il convento di S. Bernardino èindicato, nella relativa didascalia, col nome diZoccolanti”. Per incrementare la Real Biblioteca, nel 1788,furono richiesti i libri « dequattrecentisti» conservatinella biblioteca del con-vento Osservante cample-se: tra i volumi prelevatic’è n’erano 108 che riguar-davano cose camplesi, co-me risulta da un elencotuttora esistente pressol’Archivio di Stato diTeramo. Oggi i 108 volumisono conservati pressol’Archivio di Stato diNapoli: una loro consulta-zione da parte di espertipotrebbe aggiungere nuo-ve notizie alla storia socia-le e culturale di Campli.Come testimoniano i libridel Quattrocento, l’attività

    dei primi frati del convento camplese fu digrande valore culturale. Valore che permette-va di mantenere vivo e per lungo tempo gliinsegnamenti e i principi di vita proposti dalcapestranese.Per la sua posizione geografica di confine, ilcentro monastico, insieme a tutto il territoriocamplese, fu anche un notevole crocevia cul-turale tra l’Abruzzo e le Marche, durato di-versi secoli.A testimonianza del suo grande valore asceti-co, nel 1786 il convento fu convertito in ritiro,dando un gran vantaggio non solo agli eccle-siastici in preparazione alle ordinazioni sacre,ma anche alle misure correzio-nali in mano sia alle autorità,sia ai padri di famiglia. La con-versione in ritiro ne impedì lasoppressione del 1809, comun-que avvenuta dopo il 1811. Nel1797 nel “Ritiro degliOsservanti” si organizzòl’Ospedale militare provvisorioper Campli.All’epoca, 1809, nelle CustodieAprutina, Pennese ed Arianaoperavano 54 insediamentifrancescani; la soppressionefrancese portò alla chiusura diben 45 conventi. A questo proposito c’è da fareuna considerazione: l’occupa-zione francese protrattasi percirca un decennio (1806-1815) rappresentò unperiodo di profonda trasformazione dellestrutture statali meridionali. Un aspetto fon-damentale fu la soppressione dei monasteri econventi possidenti e la confisca del loro pa-trimonio, che fu incamerato dal demanio esuccessivamente alienato in parte con venditea privati a sostegno delle finanze dello Stato. La soppressione attuata dai francesi fu un col-po definitivo arrecato alla feudalità ecclesia-stica, che per secoli aveva visto accrescere ilsuo patrimonio, che ora passava a nuovi pro-prietari con altri sistemi di conduzione e diusi. Una condizione di questa situazione fu ildepauperamento degli oggetti artistici e, avolte, la trasformazione architettonica e tipo-logica dei conventi.Nel 1817, per allontanare una delle primecause influenti sulle malattie, fu trasportato aCampli, presso il convento dei Zoccolanti,l’Ospedale dei Carcerati. Il capitano NicolaDonati, Comandante dei Fucilieri Reali dellaProvincia di Teramo, così descrive l’Ospedaledei carcerati: «Sono n. 134 gl’individui, che visi contano; e sono 86 i morti da’ primi di mar-zo a tutto il 23 corrente [aprile]. Il modo concui vengono trattati desta la compassione di

    tutti gli animi sensibili. Unquinto di essi dorme su ipaglioni, e gli altri tuttisulla nuda terra. La magiorparte è senz’abigliamento.I cenci di molti, che dovea-no essere profumati, e la-vati, sono tuttora immon-di, e così mantengono ilmiasma della malattia inuno stato permanente.Non vorrei ricordare il lorocibo. Appena è bastevolead un solo pasto per tuttoil giorno, e il vino che po-trebbe restituirgli in forza,e salute, non è conosciutoaffatto».Alcuni dei beni alienati, inseguito al concordato del

    1818, tornarono al patrimonio della Chiesa; ilripristino avvenne più facilmente per gliOrdini dediti all’istruzione, alla cura e all’assi-stenza spirituale. Il convento di S. Bernardino,infatti, fu ripristinato nel 1824, per opera diVincenzo da Forcella. Nel 1860, quandoCampli venne presa a saccheggio dai gendar-mi borbonici della fortezza di Civitella delTronto uniti a briganti e contadini, nei pressidel convento avvenne un omicidio quando imilitari vi piazzarono un cannone.Nel 1866 il convento fu nuovamente soppres-so per decreto piemontese. Passato nuova-mente al demanio fu acquistato dal camplese

    Felice Cantonesi. Nel 1911 i fratilo riacquistarono dagli eredi diquest’ultimo. Il convento conobbe un nuovobreve periodo di splendore: vi siorganizzò un periodo di semi-nario per frati novizi e unascuola a indirizzo umanisticoper studenti laici, assai apprez-zata dalle famiglie camplesi. Sicostruì una scalinata esterna(abbattuta nel 1995 circa) chepermetteva l’accesso indipen-dente alla scuola che aveva i lo-cali sopra il portico del conven-to (demoliti per problemi distabilità intorno al 1950 a favo-re del terrazzo oggi ancora esi-stente).

    La struttura del convento e della chiesa era-no, però, al quanto compromesse sia per lavetusta delle mura sia per l’attività sismica.Nel 1937 i frati ancora chiedevano contributial Ministero degli Interni per ulteriori restaurialla chiesa. Durante l’ultimo conflitto mondia-le vi si rifugiarono i novizi del convento diLanciano. I giovani novizi, di loro iniziativa, ri-aggiustarono il sentiero che portava al con-vento utilizzando le pietre raccolte nel vicinotorrente Fiumicinio. Il terremoto del 1950 segnò definitivamente ilconvento. Significativa è la lettera inviata da Campli alRev.mo Padre Provinciale o.f.m. di S.Bernardino – L’Aquila: «I sottoscritti, a nomeanche di tutti i fedeli della zona del Conventodi S. Bernardino in Campli, espongono umil-mente alla P.V. quanto appresso. Da oltre unanno essi stanno godendo nel vedere che ilConvento e la Chiesa stanno fiorendo per lozelo, la carità e soprattutto l’umiltà di P.Giacomo Quaglia che ha fatto risentire e rivi-vere tutta l’attrattiva della Santa Religione.Confessano che non è da loro poter valutaretutta la bontà del predetto padre, ma l’averlo

    Aut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa n° 477 del 10/12/2002

    Direttore ResponsabileNicolino Farina

    e-mail: [email protected]

    Direzione e RedazionePiazza Vittorio Emanuele II, 3 - 64012 Campli (TE)

    Periodico dell’Associazione CAMPLI NOSTRA

    Presidente Francesco D’Isidoro

    anno VI, numero 27, Speciale Agosto 2008 (chiuso 4 agosto 2008)

    Distribuzione gratuitaServizio di fotocomposizione e stampa

    GISERVICE s.r.l. Teramo

    CC NN NNCAMPLI NOSTRA NOTIZIE

  • CC NN NNAnno VI - Numero 27 Speciale Agosto 2008pagina 6

    visto pieno di attività e di abnegazione, special-mente dopo il disastroso terremoto del 5 set-tembre 1950, li ha riempiti di ammirazione e dicommozione. Egli è stato il vero angelo tutela-re, perché anche oberato di lavoro materialeera sempre col sorriso sul labro, simbolo edesempio a tutti di rassegnazione e di fiducianell’opera della Provvidenza Divina. Ebbene, ilsaperlo che ora, perdisposizione di P.V.egli è stato trasferi-to in altroConvento ci ha ri-empito di dolore.Confessiamo di sen-tirsi desolati. Osanoquindi rivolgersi al-la bontà del suocuore supplicandoperché voglia beni-gnarli di revocare, oalmeno procrastina-re, il provvedimen-to preso.Comprendendo le esigenze del sacro misteroda parte dei superiori dell’ordine, ma non cre-dendo che alla P.V. possono mancare altri sog-getti da mandare ove è stato destinato P.Giacomo. Fiduciosi quindi di ricevere dalla P.V.una parola che li conforti, baciamo con venera-zione la S. destra, ringraziando sentitamente econfermando gli attestati della loro profondadevozione.Dalla P.V. Rev.ma – Campli, 2 settembre 1951Devotissimi: Torre Giovanni, Acciaio Pierino,Pizzuti Nicola, Rocchini Egidio, CaporaliFrancesco, Cifà Domenico, Di Pietro Pasqale, DiSalvatore Domenico, Scatasta Gennaro,Antonietti Francesco». Padre Giacomo Quaglia fu l’ultimo frate in“servizio” al convento. Poco dopo la Provinciadegli Osservanti vendettero il convento e l’atti-guo bosco alla famiglia Labellarte.Nei primi anni Novanta, come già detto, la fa-miglia Labellarte dona il convento ai fratiOsservanti che a loro volta lo donano alComune di Campli col vincolo che lo stesso ven-ga completamente restaurato e adibito ad unuso sociale e culturale per l’intera comunità.Profilo architettonicoIl convento sorge su un luogo di grande fasci-

    no, non a caso è detto anche “S. Bernardinooltre la fiumata”, perché fino agli anni set-tanta del Novecento vi si accedeva attraver-sando il torrente Fiumicino e un ripido sentie-ro che saliva tra querce e boscaglia fino allasommità del colle di fronte al portichettod’ingresso dell’edificio conventuale. Questopaesaggio suggestivo ricordava al giornalista

    Fernando Aurini ipaesaggi dipinti daBenozzo Bozzoli. A tale propositovoglio ricordare unaneddoto.I primi giorni disettembre del1993, in occasionedella visita alMuseo StataleArcheologico diCampli dell’alloraonorevole VittorioSgarbi e del suoamico professor

    Beppe Patitucci, ebbi modo di portare i duestudiosi a far visita al convento di S.Bernardino. Lasciammo la macchina sulla stra-da per la collina; a piedi attraversammo il pia-noro terrazzato tra boschetti di querciole ecoltivazioni di ulivi. Il paesaggio era notevolee il pomeriggio piovigginosoquasi rendeva eterea l’atmo-sfera; gli unici rumori erano ilsuono della brezza tra le fo-glie, il fruscio frettoloso delleali d’uccelli, il gocciolio dellapioggerellina. Il convento al-l’epoca rischiava il collassostrutturale e per entrarvi at-traversammo l’orto delimita-to dai fossi sui quali si ag-grappavano, quasidisperatamente, grosse pian-te di quercia. All’ingresso delconvento Sgarbi letteralmen-te si mise “le mani sui capel-li”: vedere quel tesoro d’artee architettura ridotto a quel-le condizioni quasi irritò ilcritico d’arte che criticò nonpoco la sensibilità delle auto-

    rità e degli stessi cittadini. Un momento dimassima suggestione, invece, avvenne sul ter-razzo ricavato qualche decennio prima abbat-tendo i locali sopra il portico d’ingresso.Sul terrazzo arrivava il pergolato di una vignaquasi rinselvatichita che offriva grappolettid’uva dolcissima che furono degustati insiemeal fragrante pane “camplese” ancora caldo,che l’architetto Maurizio Cicconi aveva porta-to con se (erano circa le due del pomeriggio).Il rustico pane e la sparuta dolce uva suscitòuna sensazione di arcaici sapori, frugali pastie antiche atmosfere, un patos che mise in pie-na luce lo stridente contrasto tra il valore cul-turale e naturale del luogo e l’abbandono delmonumento.Il convento è certamente uno dei complessipiù completi ed integri rimasti nel territorioAprutino.La struttura si sviluppa su due corpi di fabbri-ca: la chiesa ad aula unica, coperta a capriate,ritmata da lesene, tipicamente francescanacon segni di una trasformazione barocca; ilconvento organizzato su due piani attorno alchiostro fornito di una cisterna con relativopozzo.Il chiostro era l’area destinata a dare aria e lu-ce agli ambienti interni e raccogliere acqua didepluvio tramite cisterna e pozzo, a favorireintercomunicabilità degli ambienti, a creare

    una zona intermedia tra ilchiuso e l’aperto, il dentro efuori. Nel chiostro si ritrovail concetto primitivo ed ori-ginario dell’“orto concluso”,vale a dire il giardino deitanti colori e profumi che,racchiuso tra quattro mura,ricorda lo scenario quasi in-cantato dell’Eden.Poco prima della fondazionedel convento, in Abruzzol’architettura francescanasubisce un particolare mo-mento di ridifinizione, quan-do si ben evidenzia la distin-zione fra i frati Conventualie Osservanti. Nei conventiOsservanti si rispettano i ca-ratteri dottrinali dell’ordine,quali la povertà e la sempli-

  • CC NN NN Anno VI - Numero 27 Speciale Agosto 2008 pagina 7

    cità, per questo siconcretizzano solu-zioni di grande va-lore pratico se purnel rispetto delleesigenze ecclesialicenobiali.Realisticamente èdifficile definire unostile architettonicofrancescano osser-vante perché anchese a volte influenza-te da tendenze stili-stiche, queste ulti-me sono recepite come supporti formaliestremamente semplificati.Il convento di S. Bernardino rispetta a pienoqueste tendenze essendo costruito senza stiliformalizzati e all’insegna della semplicità an-che se si recepisce la manifattura di scuola lo-cale. Come tipo d’impianto, il convento ri-specchia uno standard facilmentericonoscibile in altri conventi più o meno dellastessa epoca e dello stesso ordine: il porticod’ingresso da cui si accede alla chiesa (a sini-stra) e al convento organizzato su due pianiattorno al chiostro; i vari accessi per salire alpiano superiore diviso tra celle per i frati, bi-blioteca e scrittoio, il piano terra diviso tra cu-cina (fornita anche di ripostiglio sotterraneoper la conservazione dei cibi), forno, refetto-rio, dispensa, stalla, frantoi e sale accessorie.Il semplice campanile a vela, a tre fornici acappella di cui quello inferiore più grande, siimposta in corrispondenza del muro che divi-de il presbiterio dalla sacrestia e presenta al-cuni rinforzi realizzati in epoche successive. Ilporticato del chiostro è impostato su piastriniesterni ed è coperto con una serie di volte acrociere.Sul lato Est del convento esistono i segni diattacchi in parete di altra muratura che testi-moniano la presenza di un corpo di fabbricaindicato nelle planimetrie catastali e alle de-scrizione degli inventari di mobili e arrediconservati presso l’Archivio di Stato di Teramo(fondo Intendenza Francese, b. 22, f. 5226 del1813).Esistono anche delle strutture sotterranee,oggi non più praticabili.

    Profilo artisticoSotto il profilo arti-stico, il conventopresenta delle operepregevoli soprattut-to quelle realizzatenel Quattrocento.Sulla lunetta delportale d’ingressodella chiesa, di 150cm di diametro, c’èun affresco centraledella metà delQuattrocento attri-buito concordemen-

    te a Matteo da Campli. L’affresco rappresentala Madonna incoronata da due angeli chetende le mani verso S. Francesco con le stim-mate sanguinanti e il Bambin Gesù tra lebraccia. Iconograficamente, questa è scena as-sai rara. Sul lato opposto s’identifica una delleprima raffigurazioni di S. Bernardino daSiena.Interessante è anche l’intradorso della lunettadove sono rappresentati dei volti umani tradecorazioni vegetali. Nella lunetta, restaurataqualche anno fa dalla Soprintendenza P.S.A.E.di L’Aquila, mancano alcuni piccoli frammentidell’intonaco affrescato.La lunetta è contornata fino al sottarco daun’altra pittura eseguita successivamente pro-babilmente nei primi anni del Settecento.All’interno del cenobio si trovava il politticoquattrocentesco della Madonna con Bambinotra Ss. Giovanni Battista, Francesco d’Assisi (asx), Bernardino e Girolamo (a dx), oggi con-servato alla Pinacoteca Civica di Teramo,splendida opere attribuita a Giacomo daCampli.Questa Tempera su tavola a fondo dorato(83x226 cm) è dell’ultimo periodo di Giacomo(per Corrieri intorno al 1465) e, secondo ilCarli, vi si riscontrano degli accenni a stilemicrivelleschi.Nel chiostro ancora esiste un ciclo pittorico in-teramente dedicato alla vita di S. Giovanni daCapestrano, realizzato nel 1727 da un certoPaolo Giovanni Flamenco. I dipinti non sonorealizzati a “fresco” ma con una tecnica a ve-latura simile a quella usata per le tele. Tutti ipersonaggi sembrano portare vestiti dell’epo-

    ca della realizzazione, ma di gusto spagnoleg-giante. Le originali 26 lunette erano suppor-tate ognuna da quartine in rima che descrive-vano i vari episodi rappresentati. Oggi idipinti sono molto rovinati e molte lunetteoramai illeggibili. Sulle volte delle crociere delchiostro, in corrispondenza di ciascun dipintoancora sono visibili alcuni stemmi nobiliaridelle famiglie che contribuirono al patrociniodel ciclo pittorico.Nel refettorio ancora è presente un ciclo diaffreschi anch’esso molto deteriorato. Da al-cuni distacchi dell’intonaco si capisce che il ci-clo di affreschi è sovrapposto a uno più anti-co. Su una parete del refettorio c’era, fino auna decina di anni fa, una scritta che indicavaun intervento conservativo: «Si fa obbligo dinon arrecare alterazioni e manomissioni ai di-pinti senza ordine della Soprintendenza diAquila – Il restauratore 30-11-1935 – LuigiRusmini».Dalla relazione di restauro del Rusmini, si sa chequesti affreschi riuscirono a conservarsi solograzie a uno strato di colla posta casualmentefra gli affreschi e le tinte e gli intonaci sovra-stanti. Oggi gli affreschi si presentano molto ro-vinati, causa le infiltrazioni dell’acqua di deplu-vio, le muffe e i distaccamenti degli intonaci. Lostesso intonaco con la scritta del Rumini si èstaccato e frantumato.Una Madonna in trono con Bambino dellascuola di Nocella del XVI secolo posta nella nic-chia sopra l’altare della chiesa, oggi è conserva-ta nella ex Cattedrale di Campli, mentre i restidi un’altra statua in terracotta di Nocella, raffi-gurante un santo francescano è stata trafugata.Il convento era particolarmente ricco di opered’arte, oggi purtroppo scomparse o parti di col-lezioni private.

    ConclusioniCome tutti i beni culturali, il convento di S.Bernardino da Siena in Campli rappresentauno degli elementi fondamentali per il pro-gresso civile del territorio Aprutino. Per que-sta indubbia appartenenza alla cultura e allacollettività, il convento deve essere recupera-to e riutilizzato, possibilmente per la sua de-stinazione d’uso originaria, reinserito nel con-testo dell’intera città, rispettando esalvaguardando l’ambiente di sua pertinenza.