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Quotidiano - Registrato al Tribunale di Campobasso atto in attesa di registrazioneDirettore Responsabile: giuseppe SaluppovimarFa ediZioni sede legale via Normanno, 14 86100 campobassoredazione tel: 0874.484486email: [email protected]
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anno i - n° 0 martedì 29 novembre 2016
L’Oscar del giorno lo assegniamo aPiero Di Cristinzi. Rieletto allaguida del Comitato regionale dellaFederazione italiana Giuoco calcio,continua a mantenere dritta la barradell’azione sportiva sul territorio.Un compito non facile consideratol’attuale momento economico e lospopolamento dei paesi.
Piero Di Cristinzi
IL N
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Il Tapiro al segretario regionale Udc TeresioDi Pietro, per la serie “chi si loda s’imbroda”.Autore di una nota agli organi di informazionein cui si definisce "la vera anima dell’Udc inregione" senza peraltro specificare … il co-lore. Come dargli torto. Nonostante la lista delpartito abbia contribuito all'annullamento delleelezioni regionali 2011, è l’unico che ha avutoed ha incarichi presidenziali dalla Regione.
Teresio Di Pietro
Politica, sindaci,
autolesionismo
e la morte del Molise
L’Ardire
di Giuseppe Saluppo
Come se non bastasse MatteoRenzi a sbeffeggiare il Mo-lise, ora ci pensa, anche, l'exministro ai Lavori pubblici,
Maurizio Lupi: “Con la nuova Cartaaddio veti, il Molise da solo bloccal’alta velocità. Una regione di 300 milaabitanti vieta il raddoppio della ferroviasu un tratto di 33 km bloccando l’altavelocità su tutta la linea adriatica". Ma-gari la Regione Molise avesse proce-duto in tal senso! Avrebbe mostratoall'Italia intera di non avere una lineaferroviaria diretta da Termoli a Venafro.Da ieri, ancora, tagliate altre corse e ri-dotte solo a tre quelle su strada ferratatra Termoli e Campobasso. Di nonavere una strada a scorrimento velocedegno di tal nome. Di avere strade dicollegamento con i comuni malconce.Con ciò significando la marginalizza-zione rispetto alle grandi rete di comu-nicazione. Ma Lupi, tutto questo, fafinta di non accorgersene. Sbaglio, o èstato anche ministro dei Trasporti? E,oggi, facendo finta di dimenticare la di-sastrosa situazione dei trasporti ferro-viari e stradali, si permette pure diapostrofarci come per dire "questosacco di abitanti cosa vuole"? Magari laRegione Molise avesse bloccato queilavori per richiamare l'attenzione sulladisattenzione del governo rispetto ai di-ritti dei cittadini molisani di avere unamobilità ferroviaria, e non solo, al passocon i tempi. Magari, i sindaci di alcunicomuni del Molise che scendono perstrada per illustrare le ragioni del Sì fos-sero scesi in piazza per difendere le ra-gioni dei propri amministrati. Non sirendono nemmeno conto che malaugu-ratamente quella riforma dovesse pas-sare il Molise verrebbe ad esserecancellato con un semplice tratto dipenna. Autolesionismo allo stato puro.Qui, invece, andrebbe ripensata una se-conda fase dell'autonomia. Un circolodi illuminati capace di sprigionare unfuoco di idee per accendere un sogno elasciarlo bruciare tra la gente.
IL N
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TR
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Regionali 2013, per le firme falseamministratori chiamati in causa
Per le presunte firme false, fino a questo momento, sono stati chia-mati a rispondere sei amministratori. Anche se l’inchiesta rischia diallargarsi. Al Comune di Campobasso, intanto, va ad aprirsi una verae propria questione morale.
pagina 2IL FATTO
Chiude la Campobasso - Termoli,Corte d’Appello verso la soppressione,
Regione verso la cancellazionementre Renzi e Lupi ci umiliano
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Servizio a pagina 7
229 novembre 2016
TAagliolto
A Palazzo san Giorgio si allarga
la giunta e si restringe la legalità,
al punto da ritenere che, stante le
cose, si debba e si possa parlare
di questione morale. Sappiamo
bene che questa locuzione riferita
a faccende che vedono coinvolti
in guai giudiziari politici e ammi-
nistratori, ha perso molto del suo
significato interdittivo, per di-
ventare una questione meramente
linguistica e interpretativa, che
molti preferiscono confinare nelle
quisquilie della cronaca. Vale a
dire che se il presidente del con-
siglio comunale, Michele Du-
rante, nella funzione di pubblico
ufficiale è indagato, secondo l’ac-
cusa, per aver avallato in calce
alle liste elettorali della campagna
regionale 2013, firme che sareb-
bero false; che se l’assessore Co-
lagiovanni anch’egli sarebbe
indagato come Durante per le
stesse ragioni, mentre lo è per una
presunta vicenda di riscossione
dei tributi per l’occupazione di
suolo pubblico da parte degli am-
bulanti abusivi in occasione della
festività del Corpus Domini; che
se il neo assessore De Bernardo è
anch’egli alle prese con una fac-
cenda giudiziaria non come am-
ministratore, ma come
appartenente al corpo della Poli-
zia di Stato; che se il già assessore
Colarusso nella giunta presieduta
da Gino Di Bartolomeo, per aver
intascato impropriamente una in-
dennità superiore a quella che gli
sarebbe spettata, è stato costretto
a dimettersi da consigliere comu-
nale in questa sindacatura e a re-
stituire la parte che ha ecceduto il
dovuto, bene, vale dire che di-
nanzi a tutto questo si debba far
finta di niente, chiudere gli occhi,
adagiarsi sulla vulgata secondo
cui fino a sentenza passata in giu-
dicato sono tutti innocenti. Ci
mancherebbe altro. Qui nessuno
parla di colpevolezza o presunta
tale, ma di etica e di moralità, che
sono due categorie che chiunque
è assoggettato ad una carica elet-
tiva dovrebbe rispettare e se, per
un accidenti qualsiasi, l’etica e la
morale che riguardano stretta-
mente la qualità dei comporta-
menti, vengono in una qualche
misura intaccate, il soggetto col-
pito dovrebbe avvertire il dovere
(etico e morale) quantomeno di
autosospendersi per non arrivare,
come Colarusso, a doversi dimet-
tersi. Prendiamo Durante.
La sua immagine pubblica è stata
costruita sul rigore etico e morale
da lui invocato e posto a base
della funzione di presidente del
consiglio. Egli più degli altri do-
vrebbe essere pertanto conse-
quenziale alle sue convinzioni e
alla sue pratiche di uomo pub-
blico toccato da una indagine giu-
diziaria. Ma anche gli altri a loro
volta dovrebbero avvertire il bi-
sogno di rendersi immuni da ri-
lievi critici (etici e morali)
fintanto la loro posizione non
viene chiarita positivamente,
come si spera. Oltretutto, a Pa-
lazzo san Giorgio, per iniziativa
del consigliere Michele Ambro-
sio, vige, approvato all’unani-
mità, un codice etico
comportamentale. Sarebbe suffi-
ciente rifarsi ad esso. Nella storia
del comune di Campobasso mai
s’è formata una situazione cosi
densa di crisi morale e, sebbene
la si vuole in tutti i modi negare,
anche di crisi politica. Non si
contano infatti i distinguo di que-
sto o di quel consigliere di mag-
gioranza e/o di minoranza
rispetto al modus operandi del
sindaco Battista.
Purtroppo, sono manifestazioni
ad uso e consumo personale,
come farsi pubblicità, come gua-
dagnare un taccuino giornalistico
o un microfono radio/televisivo.
Ma è gente che si guarda bene dal
prendere la decisione di sottoscri-
vere e presentare una mozione di
sfiducia.
Dovesse passare, andrebbero tutti
a casa. E questa generazione po-
litica che amministra la città, ha
le terga incollate con la pece alla
poltrona. Demagoghi da quattro
soldi. Il consigliere di maggio-
ranza Lello Bucci e di minoranza
Michele Coralbo si sono iscritti al
club degli insoddisfatti con argo-
mentazioni al fulmicotone; Bucci
del Pd, ha marchiato a fuoco la
decisione di Battista di allargare
la giunta che, partita a 6, è diven-
tata a 9, non per esigenze di ge-
stione (ché l’amministrazione è
allo stallo), quanto per mero equi-
librio politico, con l’aggiunta del
diktat del consigliere regionale
Vincenzo Niro, che ha imposto in
giunta una carneade. Ebbene, che
hanno fatto Bucci e Coralbo? Si
sono costituiti in gruppo auto-
nomo, in aggiunta a chi li aveva
preceduti: Iafigliola col “Gruppo
misto”, Di Giorgio e De Bernardo
con “Molise di tutti”.
Gruppi che nascono e sopravvi-
vano potendo avvantaggiare il ca-
pogruppo di molte ore di
permesso dal posto di lavoro, e la
partecipazione indiscriminata alle
commissioni consiliari. Pecunia
non olet!
Ma se Niro può disporre di un as-
sessorato in giunta al comune di
Campobasso, il presidente Frat-
tura indubitabilmente dell’intera
amministrazione. Col risultato
sotto gli occhi di tutti: allarga-
mento della giunta, stallo ammi-
nistrativo, e quattro indagati.
Prosit!
Dardo
Mai prima d’ora a Palazzo san Giorgio s’era formata una situazione così densa di rilievi critici e comportamentali
Con quattro amministratori indagati èopportuno porre la questione morale?
Il consigliere comunale di Campobasso
Raffaele Bucci ufficializza l’uscita dal
gruppo consiliare del Partito Democra-
tico e adesione al gruppo consiliare di
nuova formazione “DEMOCRATICI
PER LA CITTA’” al cui gruppo ha ade-
rito, anche, Michele Coralbo eletto nel-
l'area civica che aveva sostenuto Michele
Scasserra e, poi, confluito nel Centro de-
mocratico con Elio Madonna. "Tale
scelta, sofferta ma indispensabile - scrive
Bucci - è dovuta all’impossibilità di
svolgere in maniera efficace la propria
azione amministrativa in un gruppo con-
siliare coordinato dal capogruppo Giose
Trivisonno il quale, alla luce dei fatti si è
dimostrato, a giudizio dello scrivente,
completamente inadeguato al ruolo che
otto eletti nelle liste del Partito democra-
tico gli avevano affidato. L’uscita dal
gruppo consiliare al Comune di Campo-
basso, comunicata alla segreteria regio-
nale PD, non significa ovviamente uscita
dal Partito Democratico di cui se ne con-
dividono in maniera decisa i valori ispi-
ratori e le linee politiche generali e di cui
mi onoro di essere tesserato e rappresen-
tante nell’assemblea regionale con il
ruolo di vice-presidente". Il consigliere
Bucci, però, in un precedente comunicato
ha duramente criticato l'operato della
Giunta Battista. Cosa farà, ora?
Bucci lascia il gruppo del PdForma con Michele Coralbo, che è uscito dai Civici, un nuovo gruppoMa cosa farà rispetto all’argamento della Giunta?
Riferita a faccende che vedono coinvolti in guai giudiziari politici e amministratori, la questione morale ha perso molto del suo significato interdittivo, per diventare meramente linguistica e interpretativa, chemolti preferiscono confinare nelle quisquilie della cronaca
329 novembre 2016
TAagliolto
A riportare la notizia è l’ANSA. La pro-
cura di Campobasso ha concluso le inda-
gini relativamente a sei amministratori
locali per le firme false che supportavano
alcune delle candidature alle elezioni Re-
gionali del 2013. In particolare per due
persone, il presidente del Consiglio co-
munale di Campobasso, Michele Du-
rante, e il sindaco di Santa Croce di
Magliano, Donato D’Ambrosio, è stato
chiesto il rinvio a giudizio. Mentre per
altri 4 è stato notificato l’avviso di con-
clusione indagini; si tratta dell’assessore
comunale di Campobasso Salvatore Co-
lagiovanni e dei sindaci Luciano Di Biase
(Mirabello Sannitico), Antonio Cerio
(Ferrazzano) e Franco Antenucci (Rocca-
vivara).
La procura contesta complessivamente
alle 6 persone 30 firme false. Secondo il
sostituto procuratore Nicola D’Angelo
hanno “formato falsamente atti separati
di dichiarazioni di presentazione delle
liste attestando falsamente che alcuni cit-
tadini, previamente da loro identificati,
avevano sottoscritto l’atto in loro pre-
senza”. Nel mirino della magistratura
dunque sono finiti amministratori locali
che hanno autenticato le firme presentate
a supporto delle liste, firme che in alcuni
casi si sarebbero rivelate false. La Digos
infatti ha sentito sottoscrittori che non
hanno riconosciuto i loro nomi e co-
gnomi. Nel dettaglio a Durante vengono
contestate 4 firme della lista ‘Democra-
tici per il Molise’ (lista che sosteneva il
candidato presidente Massimo Romano),
a D’Ambrosio 5 firme per ‘Fare Molise’
(altra lista che sosteneva Romano), a Di
Biase 4 firme per ‘Rialzati Molise’ (lista
che sosteneva l’attuale governatore di
centro-sinistra Paolo Frattura), a Cola-
giovanni 5 firme a sostegno della lista ‘La
Destra’ (che sosteneva il candidato go-
vernatore del centro-destra Michele
Iorio), a Cerio 5 firme per il ‘Guerriero
sannita’ (lista che fu esclusa e non parte-
cipò alla competizione elettorale), una
firma per Sel e una firma per il Pd (liste
che sostenevano Frattura), ad Antenucci 5
firme per ‘Grande Sud’ (lista che soste-
neva Iorio). Fonti del Palazzo di giustizia
evidenziano che al momento sono questi
sei gli unici indagati in Procura. La Digos
sta svolgendo accertamenti su altri am-
ministratori locali ma si tratta di posizioni
tutte ancora da vagliare. In questura nei
mesi passati sono state sentite diverse
persone che avrebbero così scoperto che
i propri nomi erano stati utilizzati a loro
insaputa per la presentazione delle candi-
dature.
Regionali 2013, sei amministratorichiamati in causa per firme false
Il Palazzo di Governo (alias la
Prefettura) e la sede del comando
provinciale dei carabinieri di Via
Mazzini 97 sono stati messi al-
l’asta. Beni pubblici dalla valenza
fortemente simbolica potrebbero
finire pertanto in mani private,
oggetto di speculazione, oggetto
comunque di un utilizzo estraneo
all’interesse pubblico. Infatti, se
ci sarà un imprenditore o un’as-
sociazione temporanea d’imprese
disposti a sborsare un euro in più
di quanto è disposta la Invimit sgr
spa, gli stabili corrispondenti alla
caserma dei carabinieri e alla pre-
fettura di Campobasso, non sa-
ranno più patrimonio della
Provincia, ma del ministero
dell’Economia e delle Finanze,
alias dello Stato. Non saranno più
patrimonio dei cittadini molisani
della provincia di Campobasso,
ma dei cittadini italiani. Alla spo-
liazione sistematica degli istituti
territoriali, il Molise aggiunge
quindi anche la spoliazione di
beni patrimoniali la cui valenza
storica è racchiusa soprattutto
nella loro funzione rappresenta-
tiva. Ci impoveriamo e ci impo-
veriscono nella più avvilente
indifferenza, sospinti a farci fa-
zione con il “Sì” e con il “No” al
referendum costituzionale propo-
sto e pilotato dal Governo, quello
che, appunto, sta spogliando il
Molise di Uffici e Servizi e al
quale, se il capitale privato moli-
sano il 5 dicembre non sarà nella
condizione di superare il milione
e 900 mila euro per la caserma, e
i tre milioni e 300mila euro per la
prefettura, il Molise gli passerà la
titolarità della caserma e della
prefettura. Questa faccenda dai
contorni decisamente straordi-
nari, come certamente straordina-
ria è l’alienazione di due strutture
immobiliari che sono nella me-
moria dei molisani e nella storia
urbanistica e architettonica della
città, è conseguenza della follia
con cui la legge Delrio del 2014
ha fatto credere agli italiani che
avrebbe smantellate le Province e
ha fatto immaginare le Aree vaste
che nessuno, oltre i cervelloni go-
vernativi, sanno cosa siano e cosa
faranno. La Invimit sgr spa (ov-
vero il ministero dell’Economia,
ovvero lo Stato) ha l’obiettivo di
acquistare e di gestire immobili
ad uso ufficio di proprietà degli
Enti territoriali – in particolare
Province e Città metropolitane –
concessi in locazione passiva ad
amministrazioni centrali dello
Stato, ovvero comunque da que-
ste amministrazioni occupati a ti-
tolo oneroso. Nel caso di cui
stiamo scrivendo, l’immobile di
Via Mazzini è quello di Piazza
Prefettura sono in fitto al mini-
stero dell’Interno ad uso ufficio,
ed inseriti in programmi di valo-
rizzazione, recupero e sviluppo
del territorio da parte della Pro-
vincia. Costrettavi ad inserirli, di-
ciamolo meglio, perché ha il
bilancio in rosso, pertanto obbli-
gata a mettere in atto tutte le so-
luzioni praticabili per portalo in
pareggio. Senza troppi ghirigori
dialettici, la maniera più semplice
per fare cassa gliela ha offerta lo
Stato, proponendo attraverso una
sua società immobiliare (la Invi-
mit) l’acquisizione della caserma
e della prefettura, stabilendo il
valore, a corpo, in un milione
900mila euro per la caserma e in
tre milioni e 300mila euro per la
prefettura. Saranno dello Stato
sempre che entro il termine di
scadenza del bando non si farà
avanti un acquirente privato (sin-
golo o in associazione) in grado
di offrire di più. Al momento in
cui scriviamo offerte private pare
non siano arrivate agli uffici pro-
vinciali di Via Roma, ma è noto
che ci sono strategie che suggeri-
scono di presentare le offerte al-
l’ultimo istante per evitare fughe
di notizie e possibili altri concor-
renti. Dovesse esserci a Campo-
basso un acquirente privato
(singolo o associato) della forza
economica di circa cinque milioni
di euro pronto cassa, in un pros-
simo futuro, ai carabinieri in Via
Mazzini e ai prefettizi della
piazza omonima, dovremmo so-
stituire inquilini della medio/alta
borghesia, o trovarci un bed&bre-
akfast o un albergo. Purtroppo,
anche in questa circostanza siamo
costretti a prendere atto che la Re-
gione Molise, che ha postulato la
necessità di indire un concorso in-
ternazionale d’idee per la realiz-
zazione della propria sede unica,
e che postula tutt’ora la necessità
di lasciare le locazioni private
per occupare strutture pubbliche,
non ha ritenuto opportuno risol-
vere le sue esigenze logistiche
prendendo in considerazione
l’occasione venutasi a creare.
L’avesse fatto, avrebbe potuto ri-
solvere i problemi ricettivi la-
sciando al patrimonio pubblico
molisano due immobili di valenza
storica e di notevole rappresenta-
tività urbanistica ed architetto-
nica.
Dardo
La Caserma “Frate” e la Prefettura se non finiranno nelle mani del capitale privato,sicuramente allo Stato
Questa faccenda dai contorni decisamente straordinari è conseguenza dellafollia con cui la legge Delrio del 2014 ha fatto credere agli italiani cheavrebbe smantellate le Province e ha fatto immaginare le Aree vaste chenessuno, oltre i cervelloni governativi, sanno cosa siano e cosa faranno
La Caserma “Frate” e la Prefettura se non finirannonelle mani del capitale privato, sicuramente allo Stato
429 novembre 2016
TAagliolto
Oggi pomeriggio (16,30), nella Sala “E.
Fermi” della Biblioteca di Ateneo, ad
opera del Centro di Cultura dell’univer-
sità, in collaborazione con l’Istituto Re-
gionale per gli Studi Storici del Molise
“V. Cuoco”, verrà presentato il volume
“Stato e Opere Pubbliche”: una raccolta
di fonti documentarie e iconografiche
per la storia del Molise, curata da Ro-
berto Parisi e Ilaria Zilli, con contributi
di Alfredo Buccaro, Annalisa Carlascio,
Maddalena Chimisso, Maria Iarossi, An-
tonietta Santilli (Iresmo /Palladino Edi-
tore).
Il volume è la conclusione di un lavoro
di ricerca in parte già confluito nel-
l’omonima mostra documentaria inau-
gurata in occasione del 150° dell’Unità
italiana. Un’ampia selezione critica delle
fonti documentarie e iconografiche con-
servate presso le biblioteche pubbliche e
gli archivi statali e comunali del Molise,
da cui si ricava un efficace sguardo d’in-
sieme sulla storia delle opere di interesse
e d’utilità pubblica progettate e realiz-
zate in Molise tra la metà dell’Ottocento
e il secondo Novecento. Alla presenta-
zione, introdotta da Giorgio Palmieri, re-
sponsabile dell’Area delle attività
culturali e museali dell’UniMol, prende-
ranno parte Giovanni Cerchia, docente
di Storia contemporanea dell’università
del Molise e Francesca Castanò, docente
di Storia dell’architettura della Seconda
università di Napoli, presenti i curatori
dell’opera.
Opere di interesse e d’utilità pubblica progettate e realizzatein Molise tra la metà dell’Ottocento e il secondo Novecento
Raccolte in un volume a cura di Roberto Parisi e Ilaria Zilli
Non si fermeranno i dipendenti
della ex Camera di Commercio
di Isernia a far di tutto per an-
nullare lo spauracchio della
messa in mobilità dell’intero per-
sonale camerale e della chiusura
della loro sede secondaria . Fra
le proposte quella di non vendere
l’immobile di Corso Risorgi-
mento, ma di concordare con
L’Ente Regione Molise la loca-
zione di parte dell’ampio edifi-
cio al personale regionale. Ma
vediamo nel dettaglio la nota
delle RSU diramata alla stampa,
dalla quale ancora dopo setti-
mane, non ricevono risposta:
“La storia recente delle Camere
di Commercio di Campobasso e
Isernia ha visto numerose evolu-
zioni e cambiamenti che hanno
comportato grandi sforzi orga-
nizzativi e impegno di tutte le
componenti delle strutture. Sono
state attuate politiche di conteni-
mento dei costi, di efficienta-
mento delle funzioni, di
riduzione della forza lavoro nel
modo più incisivo possibile con-
sentito senza ledere i diritti di al-
cuno. Un impegno notevole che
ha portato alla nascita della Ca-
mera di Commercio del Molise,
seconda Camera in Italia a na-
scere dall’accorpamento di due
enti, ben prima dell’emanazione
dei decreti del Governo che sono
a tutt’oggi in itinere. Abbiamo
anticipato i tempi e abbiamo uti-
lizzato quest’anno 2016 per ar-
monizzare, riorganizzare,
ottimizzare le performance nel
miglior modo possibile, come di-
mostrano, ad esempio, i dati dei
tempi di evasione delle pratiche
Registro Imprese, con risultati
più che soddisfacenti sopra le
medie nazionali. Anche questo è
segno del grande impegno pro-
fuso dalle strutture nella sfida na-
scente dalla fusione degli enti.
Ora ci troviamo di fronte alla ri-
chiesta di altri tagli e sacrifici,
con l’ipotesi di procedere alla
chiusura di strutture e addirittura
alla messa in mobilità del perso-
nale del sistema camerale. Dob-
biamo però chiedere con forza
che in questo caso non si proceda
anticipando i tempi di una ri-
forma ormai imminente, della
quale sono definite linee e tempi:
agire in anticipo vuol dire allo
stato precludersi una valutazione
su quelli che saranno i fabbisogni
di personale e di strutture per lo
svolgimento dei compiti asse-
gnati alle Camere di Commercio.
Ricordiamo, infatti, che nell’ul-
tima versione del decreto sono
confermate le funzioni istituzio-
nali del Registro Imprese, traspa-
renza e garanzia, regolazione e
tutela del mercato; sostegno alla
competitività delle imprese e dei
territori; informazione econo-
mica; realizzazione d’infrastrut-
ture negli ambiti di competenza,
mentre sono assegnate nuove
funzioni:
• orientamento al lavoro e inseri-
mento occupazionale dei gio-
vani;
• punto di raccordo tra imprese e
PA;
• creazione d’impresa e start up;
• valorizzazione del patrimonio
culturale e sviluppo del turismo;
• assistenza alle PMI per la par-
tecipazione a gare pubbliche;
• supporto alle PMI per i mercati
esteri (sono escluse solo le atti-
vità promozionali direttamente
svolte all’estero).
Il paventato movente economico
su cui si potrebbe fondarsi il ri-
corso alla mobilità del personale,
seppure astrattamente configura-
bile in futuro, non è, almeno ad
oggi, idoneo a giustificare un in-
tervento così drastico ed irrever-
sibile, in quanto la Camera,
grazie al patrimonio immobiliare
di proprietà, risulta, comunque,
in equilibrio finanziario almeno
per i prossimi quattro anni: per-
ché, quindi, accelerare i tempi di
una procedura dolorosa e magari
evitabile? E’ da evidenziare, poi,
che un’auspicabile riforma del-
l’attuale quadro normativo in ma-
teria di pensioni, potrebbe
alleggerire la situazione del per-
sonale camerale scongiurando
l’ipotesi di far ricorso all’istituto
della mobilità. Inoltre, l’ipotesi di
chiusura e successiva vendita
della sede secondaria di Isernia e
del forte ridimensionamento
degli uffici sul territorio appare
come un segno di forte sfiducia
nelle speranze di ripresa e tenuta
economica del territorio, senza,
però, dar luogo ad un effettivo
vantaggio delle finanze camerali:
risulta, infatti, alquanto improba-
bile, dato il mercato immobiliare,
una vantaggiosa vendita di un
immobile fortemente limitato dal
punto di vista del possibile riuti-
lizzo essendo strutturato per uf-
fici, mentre dall’altro lato il
ricorso a locali in affitto per la-
sciare un servizio mutilato alle
imprese espone a un sicuro
esborso economico . Ricordiamo
che le tasse comunali sull’edifi-
cio di Isernia ammontano a circa
10.000 euro l’anno: quanto co-
sterebbe un fitto in alternativa?
Tra l’altro, appare inopportuno
ricorrere a locali in affitto ancor
prima di aver provveduto alla
vendita dell’immobile di pro-
prietà, con conseguente aggravio
di spesa del bilancio camerale. E’
da valutare, invece, una diversa
gestione dell’immobile, i cui lo-
cali potrebbero essere parzial-
mente locati a soggetti che
svolgono attività di servizi, asso-
ciazioni imprenditoriali, giovani
imprenditori, startup, che porte-
rebbero a una riduzione delle
spese generali della struttura
(suddivise tra i vari utilizzatori) e
addirittura all’incasso di canoni
di affitto per l’ente camerale.
Non ultima va considerata la pos-
sibilità, essendo in fase di trasfe-
rimento gli uffici di Isernia della
Regione Molise, di allocare in
Corso Risorgimento quegli uffici
che maggiormente interessano
l’imprenditore nel suo operare
quotidiano: attività produttive,
artigianato, commercio, fondi e
finanziamenti alle imprese,
ecc. Nel riproporre quindi il
grande spirito di collaborazione
del personale tutto al migliora-
mento della struttura e al miglior
svolgimento possibile delle fun-
zioni del sistema camerale, si
chiede pertanto al Presidente, al
Segretario Generale, alla Giunta
e al Consiglio di valutare, con
l’attenzione e il senso di respon-
sabilità sempre rivolto al servizio
degli stakeholders, l’opportunità
di avviare procedure impegnative
e foriere di situazioni potenzial-
mente peggiorative dei rapporti
con le parti sociali e con il tessuto
imprenditoriale della Regione”.
La Rsu aziendale rilancia la necessità di mantenere in vita la sede distaccata
“Camera di commercio,perchè chiudere Isernia?”
529 novembre 2016
TAagliolto
di Domenico Di Lisa
Renzi e i sostenitori del SI al referen-
dum costituzionale strumentalmente
incentrano, la campagna referendaria
sulla questione della riduzione dei costi
della politica. La parola d’ordine è: la
riforma prevede la riduzione del nu-
mero dei senatori, i nuovi senatori non
percepiranno l’indennità, i consiglieri
regionali non potranno percepire una
indennità superiore a quella del sin-
daco del comune capoluogo di regione.
Quello della riduzione dei costi della
politica è oggi un tema sensibilissimo
per l’opinione pubblica che, bisogna ri-
conoscerlo, anche la sinistra ha siste-
maticamente sottovalutato o
volutamente ignorato. Ma è proprio
questo il terreno sul quale Renzi spera
di fare maggiori proseliti e di giocarsi
l’esito del referendum.
In tempi non sospetti, molto tempo
prima che nascessero politicamente i
“grillini” e il “fiorentino”, ho cercato
di richiamare l’attenzione dei partiti, di
sinistra in particolare, e degli schiera-
menti, sulla necessità di affrontare il
problema. Quando Berta filava, la
stessa società era fondamentalmente
indifferente alla questione. Era il 2003
quando in consiglio regionale presen-
tai la proposta di legge per dimezzare
le indennità ed abolire il vitalizio. Nel
2014 abbiamo raccolto seimila firme in
calce alla proposta di legge per dimez-
zare le indennità dei consiglieri regio-
nali del Molise. Seimila firme
cestinate dal Consiglio regionale in una
manciata di minuti. Tra i consiglieri
regionali che bocciarono la proposta di
legge ci sono gran parte di coloro che
sono schierati per il NO alla riforma
costituzionale e che Renzi sbeffeggia,
ed insieme a loro il Molise ed i moli-
sani, sostenendo esplicitamente che
sono contrari unicamente per conser-
vare le loro prebende. Forse vale la
pena ricordare a Renzi che gli stessi
consiglieri schierati per il SI, tutti,
Frattura in testa, votarono contro il di-
mezzamento delle indennità e che ad-
dirittura nel 2015, su proposta della
Giunta, con la legge di bilancio è stato
ripristinato il vitalizio. Se un obiettivo
della riforma fosse quello della ridu-
zione dei costi e soprat-
tutto dei privilegi, ed io lo
ritengo importante per
riavvicinare gradual-
mente il cittadino alla po-
litica, chi ha impedito a
Renzi e al Parlamento,
che ha approvato la ri-
forma, di ridurre imme-
diatamente gli
emolumenti di deputati,
senatori e consiglieri re-
gionali con legge ordina-
ria? E perché non
dimezzare anche il nu-
mero dei parlamentari per ridurre in
modo consistente i costi? Perché do-
vremmo dare credito a quei parlamen-
tari, e consiglieri regionali, che finora
non si sono tagliati un centesimo di
emolumenti? E’ vero che secondo
quanto previsto dalla riforma i nuovi
senatori non percepiranno l’indennità,
ma quanto costeranno alla collettività
le loro trasferte, i loro rimborsi ? Non
c’era e non c’è bisogno di stravolgere
la Costituzione per ridurre le indennità
e i privilegi della politica. C’erano e ci
sono strumenti più efficaci e rapidi. E’
mancata la reale volontà di farlo. Non
si combattono i moscerini con i can-
noni. Né ha fondamento l’obiezione di
chi sostiene che con legge ordinaria
non si poteva mettere mano alle inden-
nità dei consiglieri regionali. Il decreto
Monti, convertito in legge, lo fece.
Con legge ordinaria è stato ridotto il
numero dei consiglieri. La verità e che
la riforma punta a ben altro e non solo
non comporterà una sensibile riduzione
dei costi e privilegi, oltremodo auspi-
cabile, ma rappresenta il tentativo di li-
mitare ulteriormente i residui spazi
democratici rimasti ai cittadini.
Comunque, proprio per spuntare le
frecce all’arco di Renzi mi permetto di
dare un suggerimento a quei consiglieri
regionali, e mi pare siano numerica-
mente in maggioranza, che si oppon-
gono alla riforma costituzionale. Per
smentire Renzi, fugare legittimi dubbi,
dare credibilità al loro impegno per la
campagna per il NO, immediatamente,
prima del referendum, presentino e ap-
provino, è possibile farlo, una proposta
di legge che preveda gli stessi emolu-
menti previsti nella riforma costituzio-
nale, comprensivi di rimborso spese.
Sfidino Frattura ed i consiglieri schie-
rati per il SI a fare altrettanto. Se non
riuscissero ad approvarla prima del 4
dicembre, si impegnino pubblicamente
e solennemente ad approvarla entro il
2016 anche e soprattutto se vincesse il
NO.
Per ridurre le indennità e i privilegi della politica non c’era e non c’è bisogno di stravolgere la Costituzione
“Il nostro No alla riforma Renzi
– Boschi è un No liberale. Non
accettiamo la contrapposizione
innovatori – conservatori che il
Pd vuole far passare, perché
cambiare il Paese è un dovere,
ma cambiarlo in peggio è un
lusso che l’Italia non può per-
mettersi.
Un testo che illustri costituzio-
nalisti di varie estrazioni cultu-
rali e politiche giudicano
pasticciato, incapace di rendere
più efficace il nostro sistema isti-
tuzionale”. Lo sostiene il movi-
mento di Forza Italia giovani.
“Un testo che non nasce da un
serio e approfondito confronto
tra le forze parlamentari, ma è
stato imposto dall’esecutivo e
approvato a colpi di fiducia. Un
vero e proprio colpo di mano di
un Partito Democratico che
pensa di poter monopolizzare la
scena politica in barba alle più
elementari regole democratiche.
Un testo che ormai viene pro-
mosso in tv e sulle piazze solo
cavalcando l’onda del taglio dei
costi (tra l’altro irrisorio), un ap-
piglio populista per chi sa che
non esistono altri modi per con-
vincere l’elettorato, tra l’altro in
aperta contraddizione con una
politica invece fondata proprio
sullo spreco (il debito pubblico è
in continuo aumento).
Troviamo poi inaccettabile la
scelta di Renzi di convincere gli
italiani puntando tutto sul Mo-
lise come modello negativo, Re-
gione simbolo della Casta. Una
rappresentazione alquanto di-
storta della realtà (basta guar-
darsi in giro), che è solo frutto di
una cinica strategia di marketing
elettorale. Il premier attacca il
Molise perché giudica inin-
fluente, per ovvie ragioni demo-
grafiche, i nostri voti per il
risultato finale alle urne. Ciò la
dice lunga sullo spessore poli-
tico del personaggio in que-
stione.
Chissà, può darsi che alla fine il
No vinca sul filo di lana, proprio
grazie al voto dei molisani. Così
Matteo Renzi si accorgerà che in
fondo la nostra Regione non è
ininfluente. E nemmeno inutile”.
“Al referendum un doppio No Il Molise preso dal governocome il mondo di Bengodi”
I giovani del movimento di Forza Italia, denunciano gli attacchi di Renzi alla regione
629 novembre 2016
TAagliolto
di Oreste Campopiano
Il vivace dibattito sulle ragioni del Si o
del NO alla riforma costituzionale, non
può prescindere da qualche considera-
zione di carattere storico politico, che non
mi è parso di leggere nella propaganda
delle contrapposte posizioni. La Costitu-
zione costituisce l’epilogo di un processo
conseguito ad una guerra persa ed alla ri-
voluzione civile che divise il Paese con-
clusasi con il referendum istituzionale e
l’elezione dell’assemblea costituente. La
Carta costituzionale è stata opera di una
delicata mediazione di una classe politica
che fu capace di ottenere un sostegno fi-
duciario popolare quasi illimitato e con-
vinto, anche per il suo alto profilo morale
e culturale.
I padri costituenti optarono per un mo-
dello di società fondato sui valori di li-
bertà, di uguaglianza e di controllo delle
dinamiche economiche, funzionali alle
esigenze sociali dell’epoca.
Le “due parti” della Costituzione dove-
vano assicurare pertanto, da un lato i prin-
cipi fondamentali e gli obblighi
programmatici; dall’altro i sistemi e gli
organi di bilanciamento dei poteri con
previsione dei processi di garanzia e di re-
visione costituzionale.
Gli elementi fondanti di tale visione ga-
rantista si concretizzarono essenzial-
mente: a) nella rigidità delle procedure di
revisione; b) nella indipendenza della
Magistratura; c) nella integrazione orga-
nica tra democrazia diretta (referendum) e
democrazia indiretta ( rappresentanza). Vi
era la necessità di chiudere una frattura
storica e su questi tre punti le culture della
sinistra di classe e quella cattolica demo-
cratica trovarono una giusta intesa.
Dall’inizio degli anni 90 l’Italia si è tro-
vata immersa nella complessiva crisi
mondiale, ma con due problemi in più: il
superamento dei partiti tradizionali che
erano i veri garanti della Costituzione e la
cd questione morale, utilizzata per giusti-
ficare un sistema sempre più fuori con-
trollo, ove convivevano e convivono
contraddizioni evidenti: la sinistra di op-
posizione contro quella di Governo; la de-
stra contro il suo stesso passato; il
capitalismo assistito contro quello com-
petitivo; il lavoro garantito contro il pre-
cariato. In questo scenario si sono mosse
le forze politiche ( o quello che è restato
dei partiti politici) ,scegliendo la strada
delle leggi elettorali a base maggioritaria
e la supina acquiescenza al vincolo estero,
lasciando quindi spazio ad una oggettiva
erosione della sovranità nazionale. Le
leggi elettorali sono state concepite per
garantire “stabilità” ai Governi, diventati
anch’essi però precari in un gioco di
scomposizione e ricomposizione dei par-
titi politici.
Quanto accaduto è sotto gli occhi di tutti:
non solo non vi è stata alcuna stabilità nei
Governi, ma , ciò che è più preoccupante,
si sono gettate le basi per passare da una
Costituzione rigida ad una flessibile
Gli odierni sistemi elettorali consentono
di fatto a maggioranze relative sempre più
risicate di elettori di esprimere maggio-
ranze assolute alla Camera ed al Senato
della Repubblica con la conseguente con-
creta possibilità di cambiare le regole ed
i principi costituzionali secondo le opi-
nioni o peggio ancora le convenienze dei
“vincitori “. La tutela del carattere “ri-
gido” della Costituzione diventa di fatto
il presidio più forte per evitare che la
Carta possa diventare strumento in mano
della sola coalizione vittoriosa.
Per tale ragione in quasi tutte le grandi de-
mocrazie si ritiene che le leggi di revi-
sione debbano essere il prodotto di larghe
convergenze fra maggioranza ed opposi-
zione, al fine di assicurare e garantire la
esigenza di stabilità ed il ruolo dei diritti
e delle libertà di tutti, minoranze com-
prese.
Se questa è la prospettiva, La riforma che
viene proposta oggi è inu-
tile, dannosa e fuorviante.
Inutile, non solo perché circa l’80% delle
nostre leggi è di derivazione comunitaria
e come tale sottratta al giudizio di costi-
tuzionalità in forza dell’art 11, ma soprat-
tutto perchè per la semplificazione del
processo legislativo e la eliminazione del
parlamentarismo basterebbe intervenire
sul regolamento della Camera dei Depu-
tati, senza necessità di ulteriori modifiche
c o s t i t u z i o n a l i .
La riforma è dannosa, perché fa passare
il principio che le modifiche costituzio-
nali possono essere chieste dal Governo
con la procedura dell’art 138.
Questo principio costituisce un evidente
vulnus e, laddove incrociato ad una legge
elettorale maggioritaria, romperebbe la ri-
gidità del sistema Costituzionale, scardi-
nando di fatto anche la difesa dei principi
della prima parte della Costituzione .
E’ fuorviante, perché gli argomenti ad-
dotti sono privi di consistenza giuridica :
non si può invero confondere gli sprechi
da eliminare con il costo della democrazia
da difendere, così come non si può igno-
rare che il problema della riduzione del
numero dei parlamentari non è quantita-
tivo ,ma soprattutto qualitativo. Quanto
alla velocità delle decisioni si osserva che
il processo legislativo ha necessità di at-
tenta riflessione e non solo di speditezza
e che comunque quando si è voluto, il
percorso legislativo parlamentare si è
consumato in tempi brevissimi.
Temo francamente che gli argomenti ed il
linguaggio populista di questa campagna
elettorale coprano, in realtà, il rifiuto di
varare una vera ed organica riforma della
Costituzione che assicuri e concili i prin-
cipi irrinunciabili di democrazia e di li-
bertà con una larga partecipazione alle
decisioni e che sappia regolare la cessione
di sovranità ad organismi sovranazionali
fissando criteri per l’adesione, le condi-
zioni di permanenza e di recesso.
Siamo ad un appuntamento con la storia
di questo Paese, non possiamo mancarlo.
Si consenta al popolo italiano di espri-
mersi liberamente; si elegga una assem-
blea costituente; si proponga un progetto
organico di riforma che dia a tutti stabili
garanzie ,perché in ultima analisi è in
gioco proprio la democrazia e la libertà
della Nazione.
Il No per battere derive oligarchichePoi, un’assemblea costituente
Le corse dei treni da Campobasso
a Termoli sono state ridotte dra-
sticamente: questo il motivo che
ha spinto i sindaci di Casaca-
lenda, Larino e Termoli a rivol-
gersi a Regione Trenitalia.
“Preso atto che negli orari delle
coppie dei treni Campobasso-Ter-
moli che andrà in vigore il pros-
simo 11 dicembre le corse
passeranno dalle attuali 9 a 3 nel-
l’arco dell’intera giornata; consi-
derato che il treno è l’unico
mezzo di trasporto pubblico che
collega il centri interni con la
costa e con il Capoluogo di re-
gione e, di conseguenza, anche
con le direttrici Lecce-Milano e
Campobasso-Roma e Campo-
basso-Napoli; preso atto della
chiusura degli ospedali territoriali
con conseguente obbligo dei cit-
tadini all’utilizzo delle strutture
sanitarie di Termoli e Campo-
basso così come il pendolarismo
esistente scolastico per raggiun-
gere gli Istituti di Casacalenda,
Larino, Termoli e Campobasso;
considerato che il personale ope-
rante negli Istituti scolastici e
presso Uffici pubblici, nelle gior-
nate in cui è previsto il rientro po-
meridiano, non avrebbe più la
possibilità di rientrare a casa in
tempi ragionevoli; appurato che
NESSUN amministratore del ter-
ritorio è stato messo al corrente di
questa scelta “strategica” che, di
fatto, chiude ogni possibilità di
vivere nelle aree interne e in
quelle del cosiddetto Cratere si-
smico”- i sindaci di Casacalenda,
Larino e Termoli chiedono – “il
ripristino delle corse esistenti o,
in subordine, la rivisitazione degli
orari determinando anche una ri-
duzione, purché condivisa dalla
cittadinanza/utenza e dagli ammi-
nistratori locali che la rappresen-
tano. Siamo disposti a presentare
una proposta alternativa che veda
la riduzione delle corse senza
creare disservizi alla pubblica uti-
lità da parte di chi quotidiana-
mente utilizza il prezioso
servizio”
I sindaco di Casacalenda, Larino e Termoli scrivono alla Regione Molise e a Trenitalia
“Perchè sopprimere in silenziola Campobasso-Termoli?”
729 novembre 2016
TAagliolto
Alla luce degli attacchi posti nelle ul-
time ore alla regione Molise, Renzi e
Lupi in particolare, la questione dell'au-
tonomia regionale dovrebbe iniziare a
ritrovare ampio spazio nell'agenda po-
litica. Negli anni passati, siamo passati
da una delle zone più arretrate d’Italia,
e dunque territorio di confine e margi-
nale dell’Abruzzo ad una regione, che
pur con varie criticità è cresciuta, ha
creato benessere, ha trasformato radi-
calmente il suo assetto economico-so-
ciale, garantendo ai propri cittadini
servizi e qualità della vita. Ecco, perchè
sono quindi da rigettare con forza le
idee antistoriche di fusioni o ricongiun-
zioni con regioni limitrofe. Del resto, se
altri territori delle regioni confinanti
hanno mostrato interesse per un passag-
gio al Molise, denunciando poca atten-
zione e marginalità rispetto alle regioni
di appartenenza, evidentemente il va-
lore della nostra autonomia e della pos-
sibilità che abbiamo di costruire il
nostro futuro senza essere zona margi-
nale di realtà più grandi, è ritenuto im-
portante tanto da volerne condividere i
benefici. In quest’ottica va immaginato
un percorso che possa vedere impegnati
anche i nostri Parlamentari e quindi lo
Stato centrale per dare la possibilità ai
vari comuni limitrofi di poter disegnare
il loro futuro con noi in un’ottica che
veda a medio termine la costruzione di
più vaste aree omogenee sia per cultura,
che per economia e quindi per comu-
nanza di interessi strategici e di pro-
spettive di sviluppo. Possibile che
quanti si fregiano dell'autoreferenziale
titolo di consigliere regionale non ab-
biano inteso dire la loro su questa vi-
cenda? E’ chiaro che la volontà espressa
di mantenere il senso della piena auto-
nomia regionale non può non contem-
plare anche il passaggio per fasi
progettuali con altre realtà regionali. Il
rischio che stiamo correndo è quello di
essere cancellati dalla cartina geogra-
fica. Per evitarlo dobbiamo fare un
grosso sforzo, tutti insieme, dal primo
all’ultimo dei molisani. I tagli del go-
verno stanno colpendo , come una man-
naia, anche il nostro piccolo Molise.
Noi dobbiamo difenderlo a qualsiasi
costo, altrimenti diventeremo una peri-
feria abruzzese o pugliese . Dobbiamo
fare molti sacrifici, ma l’autonomia va
salvaguardata. L’essere piccoli non è un
problema, anzi, rappresenta un punto di
forza per ripartire. La crisi che viviamo
è un guerra vera e propria. Una guerra
economica finanziaria senza esclusione
di colpi. Se crolla l’economia crolla
anche la società civile, svanisce la coe-
sione sociale e le istituzioni diventano
inutili. Ciò premesso, dobbiamo difen-
dere quello che abbiamo, essere com-
battivi e non arrendevoli. Pensare a cosa
non va al nostro interno, invece di risol-
verlo con ipotesi fantasiose.
Il Molise deve conoscere
una seconda autonomia
L’indicazione. La storia
passata deve essere da sprone
a modificare assetti istituzionali
CAMPOBASSO. Sta por-tando all'apertura di un vero eproprio dibattito la questionerelativa all'autonomia regio-nale. Del resto, non si puòprescindere da questa se an-cora si vuole dare spazio alpensiero di una prospettivanuova per il Molise. In questigiorni c'è chi ha rilanciatol'idea di un accorpamento delMolise alle province di Be-nevento e Avellino.
Quanto di più antistorico sipotesse lanciare. Ad onor delvero si tentò nel 1921, in oc-casione delle elezioni politi-che, di dare vita alla circo-scrizione elettoraleCampobasso-Benevento-Avellino, dopo che nel 1919già si era avuta quella tra leprime due province, ma conscarsi risultati visto e consi-derato che in quelle succes-sive, nel 1924, il Molise sa-rebbe rientrato nellacircoscrizione con l'Abruzzo.Non è una questione di merocampanilismo ma il Molise,storicamente, ha avuto unasua precisa definizione fino
all'assetto maturato con il Re-gno d'Italia. Fu solo allorache il territorio venne inglo-bato all'Abruzzo e, fattograve, per dare vita alla pro-vincia di Benevento vennerotolti 15 comuni proprio a
quella di Campobasso. Oggi,però, proprio mentre si tornaa parlare di autonomia regio-nale è il caso che si ripartaproprio dalla storia. Quantoaccaduto nel passato più omeno recente deve essere
considerata la base sullaquale ricostruire un percorsodi riorganizzazione territo-riale regionale. L'autonomiaregionale è un bene troppoprezioso per potere essere sa-crificato sull'altare della po-
litica o, peggio, della con-trapposizione partitica o spe-culativa. Ci sono le ragioniperchè si possa continuare amantenere in vita l'identità ela specificità della Regione.
E' chiaro, però, che biso-gna anche avere il coraggiodi porre mano all'organizza-zione strutturale dell'edificionato nel 1963. Così come èdeterminante rivedere le pro-spettive e le strategie di cre-scita e di sviluppo che sonofondamentali per guardare alfuturo. Appare illusoria, in-fatti, l'idea che l'aggrega-zione a qualsiasi altro terri-torio possa risultaredeterminante per le sorti delMolise. Dall'area che po-trebbe fare capo alle Marchee all'Abruzzo per finire allecontermini province di Be-nevento e Avellino o, peg-gio, della Moldaunia. Cisono le condizioni, invece,per potere riallacciare quelfilo della memoria e delleprospettive capaci di dare alMolise ancora una speranza.
La questione. Da settimane
si parla di aggregazioni varie
dimenticando il territorio
Il fatto. La crescita degli anni
passati dovuta proprio alle
capacità indigene
Perché la Regioneva conservatanei suoi ambiti
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