il Vo lto - Comunità Pastorale Spirito SantoLui. La pastorale giovanile deve essere pa-storale...

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D O N B E N I A M I N O C A S I R A G H I P A R R O C C H I A S . G I O V A N N I E V A N G . - A L B I A T E il Volto n. 6 Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo Giugno 2017

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il Volto n. 6Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo

Giugno 2017

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La catechesi di Papa Francesco

Il camminodella speranza

«Noi speravamo, ma… Noi speravamo, ma...»(vedi i discepoli di Emmaus). Quante tristezze, quante sconfitte, quantifallimenti ci sono nella vita di ogni persona!In fondo siamo un po’ tutti quanti come queidue discepoli. Quante volte nella vita abbia-mo sperato, quante volte ci siamo sentiti aun passo dalla felicità, e poi ci siamo ritrovatia terra delusi. Ma Gesù cammina con tutte lepersone sfiduciate che procedono a testabassa. E camminando con loro, in manieradiscreta, riesce a ridare speranza.È un incontro rapido, quello di Gesù con idue discepoli di Emmaus. Però in esso c’ètutto il destino della Chiesa. Ci racconta chela comunità cristiana non sta rinchiusa inuna cittadella fortificata, ma cammina nelsuo ambiente più vitale, vale a dire la strada.E lì incontra le persone, con le loro speranzee le loro delusioni, a volte pesanti. La Chiesaascolta le storie di tutti, come emergono dal-lo scrigno della coscienza personale; per poioffrire la Parola di vita, la testimonianzadell’amore, amore fedele fino alla fine. E al-lora il cuore delle persone torna ad ardere disperanza.Tutti noi, nella nostra vita, abbiamo avutomomenti difficili, bui; momenti nei qualicamminavamo tristi, pensierosi, senza oriz-zonti, soltanto un muro davanti. E Gesù sem-pre è accanto a noi per darci la speranza, perriscaldarci il cuore e dire: “Vai avanti, io sonocon te. Vai avanti”. Il segreto della strada checonduce a Emmaus è tutto qui: anche attra-verso le apparenze contrarie, noi continuia-mo ad essere amati, e Dio non smetterà maidi volerci bene. Dio camminerà con noi sem-pre, sempre, anche nei momenti più dolorosi,anche nei momenti più brutti, anche nei mo-menti della sconfitta: lì c’è il Signore. E que-sta è la nostra speranza. Andiamo avanti conquesta speranza! Perché Lui è accanto a noie cammina con noi, sempre!

24 maggio 2017

ORARI DELLE SANTE MESSEPrepositurale - CarateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00Feriale ore 8.30 - 18.30Chiesa di Cristo ReFestivo ore 8.00 - 10.30Feriale ore 7.00 (escluso il sabato)Santuario Madonna di S. BernardoSabato ore 8.00Basilica Santi Pietro e Paolo - AgliateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 11.00Feriale ore 8.30 (escluso il sabato)Chiesa di S. Martino v. - Costa LambroFestivo ore 8.00 - ore 11.00Feriale ore 8.00 (escluso il sabato)Chiesa di S. Giovanni - AlbiateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 -11.00 - 18.00Feriale ore 8.30

TELEFONI UTILISig. PREVOSTO via Caprotti 1 Tel. 0362.900.164Don SANDROvia Cavour 40 Tel. 0362.903.419Don ALESSANDROvia A. Colombo 2 Cell. 340.9238922Don ANTONIOvia Caprotti 3 Tel. 0362.903942Don RENATOAlbiate Tel. 0362.913309Don CESARECosta Lambro Tel. 0362.900138Diac. Emilio CESANA Cell. 3382133432CHIESA DI CRISTO REp.za Mons. Colombo Tel. 0362.901.430CASA DELLE SuOREvia Manzoni Tel. 0362.900.186

In copertinaOrdinazione SacerdotaleDon Beniamino CasiraghiSabato 10 Giugno 2017

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toDa ricordare

Il Volto di CarateRegistrato al Tribunale di Monza il 15/5/1967al numero 135 del registro dei periodiciDirezione, Redazione, Amministrazionevia Caprotti 1 - 20048 Carate Brianzatelefono e fax 0362.900164Direttore responsabile Don Gianpiero MagniProgetto grafico Valerio BovatiStampa Edizioni GR srl, Besana Brianza

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Fraternamente

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Don Pino Colombo - sacerdote nativo diAlbiate e ammirato teologo, soprattuttodocente stimato nel Seminario e nella Fa-coltà Teologica di Milano – chiosando suAvvenire nel 1989 le catechesi di S. Gio-vanni Paolo II, annotava questa conside-razione. «La resurrezione del Signore è un“evento”, non un’idea … Effettivamente,dalla resurrezione del Signore è venuto ilcristianesimo, che è un “evento” … Si devericonoscere che il cristianesimo si è in-grossato nella complicazione necessariaper rispondere alle sollecitazioni della lun-ga e tormentata storia degli uomini. Orala secolarizzazione lo sta sgretolando. Ciriuscirà? Forse no, o forse sì. Anche se riu-scisse, sgretolerebbe “l’Occidente cristia-no”, ma senza poter toccare l’evento dellaresurrezione del Signore, che come un se-me irriducibile continuerebbe a pulsare e arigermogliare».Questo seme della Pasqua e la sua capaci-tà di far rivivere ogni generazione umana

nella prospettiva della fedeltà di Dio alsuo progetto d’amore - anche dentrol’oscurità dei passi di morte - è affidatoalla Chiesa, perché nella vita continua-mente risorgente dei discepoli ne sia testi-mone. E di questa consegna sono garan-zia, nella Chiesa e lungo i secoli, i ministriordinati.

Caro don Beniamino, presiedendo in co-munione con il Vescovo e con il Papa i sa-cramenti della Pasqua, d’ora in poi saraiper noi testimonianza visibile della spe-ranza che scaturisce dal Cristo Crocifisso eRisorto. A nome di tutta la Comunità edegli altri fratelli nel sacerdozio, ti rinnovol’augurio fervido con la preghiera, che piùvolte in questo anno abbiamo ripetuto in-sieme a voi candidati al sacerdozio. “Maria, tesoro di misericordia, custodiscaquesti fratelli, perché siano riflesso dellaluce del crocifisso risorto. Amen”.

Fraternamente don Gianpiero

Prima Messa!

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La lettera dell’ArcivescovoNella messa conclusiva della Visita pasto-rale feriale l’inviato dell’Arcivescovo – ilVicario generale Mons. Mario Delpini - haconsegnato ai responsabili delle comunitàuna lettera che indica qualche priorità daperseguire, un criterio di discernimento,qualche punto su cui concentrarsi nelcammino che ci sta davanti.“In questa lettera – ha detto il Vescovo -sono presenti tre priorità”.

Celebrare l’eucarestiain modo che produca i suoi fruttiI discepoli vivono del rapporto con il Si-gnore. La Chiesa nasce dall’eucarestia ed èuna comunità di preghiera, fedele e fidu-ciosa, nella consapevolezza che senza ilSignore non possiamo fare nulla, perquanto grande sia la nostra presunzione,per quanto possiamo vantarci di chissàquante cose in ordine al regno di Dio. Per-ciò la priorità è curare la celebrazione eu-caristica, specialmente quella domenicale,è curare la preghiera quotidiana feriale,l’adorazione, il rosario, le altre forme didevozione che caratterizzano ogni comu-nità, perché siano celebrate bene con ilcanto, con il servizio liturgico, con unalettura della Parola di Dio che sia chiara ecomprensibile, con la cura per l’ambientein cui si celebra. Curare la celebrazioneperché è da qui che viene la Chiesa. Perònon si tratta di curare un cerimoniale, mainterrogarsi su come il mistero che cele-briamo possa rivelare la sua fecondità,possa produrre i suoi frutti. Senza il Signore non possiamo fare nulla,ma se il tralcio rimane unito alla vite pro-duce molto frutto. I frutti dell’eucarestia sono la gioia e lacarità. I cristiani quando escono di chiesala domenica dovrebbero regalare il sorriso

a tutta la città, si dovrebbe capire che sonoandati a messa, perché comunicano gioia,perché si vede che sorridono. Se i cristianila domenica escono di chiesa col musolungo, arrabbiati, lamentosi, ripetendo co-me tutti: ‘in che mondo brutto viviamo,che società difficile ci è capitata, che tempiterribili viviamo…’, la gente che non vienein chiesa si domanderà: ‘Deve essere unacosa ben triste andare a messa’. La gioianon dipende dal fatto che tutto va bene,che tutto è bello, che gli affari prosperano,ma dall’incontro con il Signore Gesù.L’altro frutto è la carità, la comunione, ilfar sì che noi siamo un cuor solo e un’ani-ma sola, abbiamo spezzato lo stesso panee siamo diventati un unico corpo. Si devevedere che i cristiani sono uniti, si voglio-no bene. Se usciamo di chiesa e un grup-petto si mette a parlar male dell’altrogruppetto, chi mormora dell’uno e chi cri-tica l’altro, come si capirà che noi siamoun cuor solo e un’anima sola? La vita è una vocazioneLa seconda priorità. La comunità cristianaè il contesto in cui ciascuno comprendeche la sua vita è un dono, è una vocazio-ne, è una missione. La comunità cristianaconsegna il significato della vita a chi lafrequenta, e questa consegna di un signi-ficato per il vivere è soprattutto orientatoai giovani. Questa seconda priorità diceche noi, tutta la comunità, tutti gli adulti,i genitori in modo particolare , tutti quelliche hanno incarichi educativi, preti, suore,catechisti, tutti si devono domandare co-me possono aiutare ciascuno a compren-dere e a vivere la sua vocazione, perchéquesto è il significato della vita: è un donoche ci precede, siamo stati amati primaancora di venire al mondo, e chi ce l’hadonata non ci abbandona, ci accompagna.

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Conclusione della Visita PastoraleIndicate le priorità da perseguire nel cammino della comunità

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Vocazione non significa predestinazione, èil fatto che possiamo fare le scelte fonda-mentali della nostra vita dialogando conDio, Lui ci chiama alla gioia e ci può aiuta-re a capire se le scelte che facciamo pro-mettono gioia o tristezza. Il criterio perscegliere che scuola fare, come sposarsi,come dedicare la propria vita a una mis-sione deve essere dialogare con Dio, ascol-tare Lui, lasciarsi condurre dal suo Spirito.Questo ci carica di una missione perchéDio ha stima di noi e ci incarica di essereparola a nome suo, profezia che viene daLui. La pastorale giovanile deve essere pa-storale vocazionale. Tutto quello che fac-ciamo per ragazzi, adolescenti e giovaninon è per tenerli lì, per dire almeno nonvanno per le strade e nei pericoli, non è peravere dei momenti di animazione e di sva-go. Tutto questo può esserci, ma deve aiu-tare ciascuno a trovare la sua vocazione.Chi incontra la comunità cristiana devecapire che nessuno è al mondo a caso oper niente, e ciascuno è interlocutore diDio con un dialogo personalissimo cheapre le strade ad una vita donata.

Essere sale, luce, lievitoTerza priorità: la comunità cristiana è pre-sente nella società contemporanea comeil sale della terra, la luce del mondo, il lie-vito che fa fermentare tutta la pasta. Dallafede che professiamo viene una visionedel mondo, un modo di interpretare la vi-ta, la morte, la salute, la malattia, l’amore,l’uomo, la donna, il lavoro, la festa, la po-litica, l’amministrazione pubblica. Dallafede viene un principio di interpretazionedel mondo. I cristiani hanno qualcosa dadire alla società, non sono gente che devechiudersi in chiesa a cantare i suoi canti ea dire le sue preghiere e poi fuori di chiesadeve stare zitta perché appartiene a unacosa superata come la Chiesa. I cristianihanno qualcosa da dire che promette unfuturo, una vita buona, desiderabile pertutti. Non la propongono come una ideo-logia che pretende di essere egemone, ma

come una testimonianza che vuole con-frontarsi anche con altre visioni del mon-do, con altre sensibilità, per cercare insie-me il bene comune, con gli argomenti,con la cordialità, con il confronto, con ildesiderio sincero non di rivendicare unospazio, ma di costruire un futuro, di crearedei legami, di far sì che sia bello vivere inquesto paese, in questa città. I cristianisono significativi non perché sono tanti,ma perché sono come il lievito che fa fer-mentare tutta la pasta. La lettera dell’Arcivescovo non è un docu-mento da mettere in archivio, ma è unostrumento per camminare e quindi ci siaugura che, di tanto in tanto, il Consigliopastorale, le assemblee di comunità ri-prendano queste parole per vedere checosa è stato fatto per attuare queste prio-rità, quale progresso c’è stato, quali diffi-coltà abbiamo incontrato, come dobbia-mo fare per continuare il cammino sullestrade del mondo e per una Chiesa che èviva, coraggiosa, che è piena di gioia, chesi rallegra con il suo Signore, che proprioin questi ultimi tempi ha offerto il vinobuono. I cristiani guardano a Gesù, fannoquello che Lui dice e si rendono conto chequell’acqua insipida che era stata messanelle giare è diventata il principio per unafesta più grande.

A cura di P. V.

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Un cammino di preparazioneper tutta la comunitàNel percorso di preparazione alla ordina-zione di Don Beniamino il primo passag-gio è stato segnato dalla preghiera del ro-sario guidato da Don Gianpiero che ha in-vitato tutti a percorrere un “cammino digioia”: “Intraprendiamo un cammino percondividere la gioia dell’ordinazione pre-sbiterale di Don Beniamino”.È condivisione del CAMMINO DELLA CHIE-SA, raccolta con Maria in attesa del donodello Spirito Santo.È rievocazione del CAMMINO di DON BE-NIAMINO: ci è caro ricordare i suoi passinella vita e nella comunità. È riconoscimento del CAMMINO DELLACOMuNITà, che si riscopre “Comunitàeducante”. Il cammino della Chiesa è se-gnato dalla consegna pasquale e missio-naria di Gesù (Vangelo di Matteo 28, 19 –20) “Andate dunque fate discepoli tutti ipopoli, battezzandoli nel nome del Padre edel Figlio e dello Spirito Santo, insegnan-do loro tutto ciò che vi ho comandatoNella Evangelii Gaudium n.160 si dice:L’annuncio si fa carico della “crescita”.Il cammino di don Beniamino: La sua cre-scita passa innanzitutto attraverso la Fa-miglia (che gli ha dato il nome e lo hacondotto nella prospettiva del Vangelo) ela Comunità (particolarmente preziosal’esperienza nella Scuola d’Infanzia par-rocchiale).Il cammino della Comunità: una “comu-nità educante” che innanzitutto conse-gna la Sacra Scrittura. Il Card. C.M. Mar-tini diceva: La Bibbia va considerata comeil grande libro educativo dell’umanità.Il secondo momento è stato una riflessio-ne dettata da Don Silvano Casiraghi su“Parrocchia e Prete”.

Dopo un excursus storico per illustrare icambiamenti che la parrocchia ha subitonegli ultimi decenni, Don Silvano ci haaiutato a individuare le caratteristichedella parrocchia di oggi e insieme i nuovicompiti del prete.“La parrocchia rimane una forma che piùdi altre richiama al prete e alla stessa co-munità cristiana che il popolo di Dio è giàdato. Non dobbiamo formarlo noi. Il po-polo di Dio non è quello che sta sui registriné parrocchiali né delle associazioni né ècostituito dalle liste che ci servono per co-municare messaggi a quelli del nostrogruppo. Il popolo di Dio è tutta l’umanitàche il Signore mette sulla nostra strada. E’vero anche la parrocchia ha dei confini,ma non sono murati.I cambiamenti avvenuti nella parrocchiasono solo per ricordarci che noi non siamoi salvatori del mondo... nè dell’umanità. Disalvatore ce ne è uno solo: Gesù Cristo.un secondo pensiero si è soffermato sullaparola del prete alla sua parrocchia e sullamessa.“Non la parola del prete che aggiungequalcosa alla parola di Gesù. Certo ci sonopersone che hanno questo dono e fanno

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olto Don Beniamino Casiraghi prete novelloLa comunità “Spirito Santo” in festa per un nuovo sacerdote

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tanto bene. Diventano maestri. Ma unosolo è il vostro maestro.Il prete di parrocchia dice solo e ripete laParola di Gesù: questo è il mio corpo, que-sto è il mio sangue… Il prete non ci metteniente di suo. Solo la sua voce…. Ma fosseanche il prete più disgraziato, il prete sa-crilego, un prete spretato, su quella parolaGesù regala la sua presenza. Nella storia di una giornata non vi è avve-nimento più grande di quello. Alla Comu-nione: io prete ti do Gesù. Per grazia sua enon per merito mio. E così la figura delprete di parrocchia viene legata all’Euca-restia. Il prete c’è per dire la Messa. Al cen-tro della vita della Parrocchia e al centrodella vita del prete”.L’intervento di Don Silvano si è conclusocon una citazione che descrive il “miraco-lo” che avviene nella vita del prete.“La sera prima avrei potuto leggere il testodella messa comprese le parole consacra-torie... il pane rimaneva pane e il vino ri-manevo vino... il giorno dopo con le stesseparole generavo Gesù...Di mio non ci avevo messo niente... puragrazia di Dio, dono suo, scelta sua che ri-cadeva su tutta la mia storia precedente eche mi accompagna giorno per giorno fi-no all’ultimo giorno. un dono gratuito,impossibile, nel quale mi sono sentito toc-cato personalmente dall’amore di Dio. Ilmio evento di Damasco, io lo vedo lì!”

Il terzo momento si sé svolto in Agorà conla messa celebrata da Don Massimo Piro-vano, tornato tra noi a pregare per Benia-mino e per i suoi compagni.Meditando le letture della messa del-l’Ascensione si è così espresso.“San Paolo nella lettera agli Efesini con uninno splendido parla della “pienezza ditutte le cose”, che ha a che fare con la“pienezza di Cristo”. La terra non è piùestranea al cielo e il cielo non è più estra-neo alla terra. I due si sono uniti. Non c’èpiù una distanza. Nella vita di un giovane, ma anche nellavita di ciascuno di noi questa non è unacosa da poco. Prima di ogni attività un giovane deve ri-spondere alla domanda: il cielo fa partedella vita della terra oppure ne è estra-neo? Tutte le volte che un giovane vedeun prete, immediatamente avverte questadomanda: Dio, o il cielo è parte della terra,oppure no? L’Ascensione, Gesù che tornaal cielo, chiude il cerchio e ci dice che laterra non è più estranea al cielo, perchéDio si è fatto carne, e il cielo non è piùestraneo perché il Signore è entrato neicieli. Qualsiasi cosa si faccia c’è da rispon-dere a questa domanda. Se sei un mate-matico devi rispondere a questa doman-da, ma anche se fai il cuoco, perché ungiorno ti nasce un figlio e dici: adesso?Oppure un giorno una fatica, una malat-tia, una sofferenza, una disgrazia arriva etu ti domandi: adesso? un giovane prete fa questo per tutta la vi-ta, lui vive dentro di sé l’unione fra il cieloe la terra, sa che i due non sono separati ela loro unione è quanto di più bello ci pos-sa essere. Tutto quello che fa, tutto quelloche dice è un segno. La missione dellaChiesa, descritta negli Atti degli Apostoli,è quella di essere un segno della pienezzadi Cristo. Ma il segno rimanda, quindi noidobbiamo rimandare a quella unione chec’è fra il cielo e la terra, qualsiasi sia lascelta che un credente compie.

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Con Amore che non conosce confiniLa comunità Albiatese, dopo aver seguitocon trepidazione la crescita vocazionale didon Beniamino, può finalmente liberare lasua gioia in occasione della sua ordinazio-ne. Di fronte ad una società che lamentauna grave disaffezione religiosa, stupiscee diffonde fiducia incontrare un giovanepronto a dedicare la sua vita al Signore eal servizio degli altri. Non ci rimane che augurare a Don Benia-mino ogni bene perché la sua azione pa-storale sia la più efficace possibile e allanostra comunità di impegnarsi ad essereterreno fertile perché se il Signore vorràancora seminarvi semi di vocazione, pos-sano crescere e maturare per il bene dellaChiesa e del popolo di Dio.Ti lasciamo questa lettera che ti possa ac-compagnare in questo momento impor-tante.

“Carissimo Beniamino, è bello pensa-re quando correvi, giocavi e piangevinella nostra scuola dell’infanzia e an-cor più bello è stato rivederti in que-sti anni in cui maturavi la tua sceltadi essere sacerdote. Venivi a trovarci estavi con i bimbi parlando e giocandocon loro che hanno imparato a cono-scerti e a volerti bene. Vogliamo con-dividere con te questo passo così im-portante della tua ordinazione sacer-dotale e insieme ai nostri piccolichiedere al Signore di esserti sempreaccanto e di insegnarti ad essere unpastore che cerca e guida il suo greg-ge, amandolo con tutto il cuore, uncuore che Gesù ricolmerà del suoamore, ne siamo certe!”

La tua Paola, i bimbi e tutto il personale della scuola dell’infanzia Parrocchiale

“Giovanni XXIII” di Albiate

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Anniversari di MatrimonioFoto di Luca Salvadego

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45 anni

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55 anni

60 anni

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ComunioniFoto di Luca Salvadego

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Agliate

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Ha ancora senso tornare oggi a parlare delCardinale Carlo Maria Martini?La domanda è volutamente retorica, maha un’unica risposta: evidentemente sì, vi-sto che giorno per giorno si stanno risco-prendo il valore profondo del suo inse-gnamento e la grandezza del dono che lachiesa ambrosiana ha avuto nei ventidueanni del suo episcopato. L’occasione per tornare a parlarne, è of-ferta da un film, proiettato nella sala dellacomunità la sera del 12 maggio, un filmdal titolo “vedete, sono uno di voi”, (scrit-to tutto in minuscolo come il precedente“torneranno i prati” ) per la regia di Er-manno Olmi che con Marco Garzonio fir-ma anche la sceneggiatura del film. La fo-tografia, delicata e puntuale, è del figlio,Fabio Olmi. È un film semplice, chiaro, lineare nel suodelinearsi a livello di sceneggiatura e diimmagine, che con misura e pudore rac-conta senza mai bisogno di alzare i toni lastoria personale di un protagonista delnostro tempo, Carlo Maria Martini appun-to, cardinale e arcivescovo, per decenni frale figure più importanti e progressiste del-la Chiesa italiana, morto il 31 agosto del2012 all’Aloisianum di Gallarate nellastanza al terzo piano della residenza deiGesuiti. Il film inizia dalla fine, proprio dall’imma-gine della camera dove il cardinale fu ri-coverato, il letto in cui è morto, un murodisadorno, l’asta porta flebo, le cose nor-mali che stanno lì a ricordare la paura checoglie tutti prima della morte. Martini,“uno di noi”, anche nell’ammettere la pro-pria paura e nel chiedere di essere tenutoper mano nel momento del trapasso. Poi l’immagine della sue spoglie esposte inDuomo e quella del sepolcro.

Va detto che le parole ascoltate sono tutterigorosamente di Martini, tratte da brevisequenze documentarie, da interviste odai suoi scritti. Il film è scandito dalle ele-ganti riprese di Olmi, che riserva per séanche il ruolo di narratore. La voce che siascolta è quella del regista e non è un ca-so che racconti in prima persona episodi estati d’animo del Cardinale, in un processoche realizza una singolare identificazionetra l’uomo, completamente dedito alla fe-de e al desiderio di educare il suo popolo,e un regista che, essendo quasi suo coeta-neo, ha vissuto gli stessi episodi della sto-ria a volte tragica del novecento. una scelta, questa, molto efficace per sot-tolineare la totale adesione di Olmi alla di-mensione umana e morale del protagoni-sta, arcivescovo di Milano dalla fine del1979 al 2002, un uomo cui il regista hasempre guardato con ammirazione e conil quale non poteva fare a meno di imme-desimarsi.

“vedete, sono uno di voi”Un film di Ermanno Olmi e di Marco Garzonioper ricordare la figura del Cardinale Martini

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Martini e la storia del novecentoDopo le scene che richiamano la fine, ilfilm si concede di ritornare al passato conle immagini dell’infanzia trascorsa in unafamiglia agiata: la nascita a Torino nel1927, gli anni trenta, l’infausto inizio dellaguerra, sottolineato dalle parole triste-mente famose del discorso pronunciatoda Mussolini dal balcone di palazzo Vene-zia di fronte a una folla inconsciamenteacclamante. All’ora delle decisioni irrevocabili del 10giugno 1940, seguono le scene di una To-rino sotto le bombe, la scuola distrutta, lelezioni sospese, le tragiche fotografie dellaritirata di Russia. In questo difficile contesto, il giovaneMartini vive la sua vita e attua le sue scel-te. A soli 17 anni è novizio nella Compa-gnia di Gesù a Cuneo e il suo percorso distudio, culminato con la laurea in teologiaall’università Gregoriana, continua primae dopo il sacerdozio. Nel film c’è la storia del novecento: dopoil fascismo, le speranze di ripresa degli an-ni cinquanta e sessanta, la guerra calda equella fredda, gli anni di piombo, le vitti-me del terrorismo, Bachelet e Moro, la co-struzione e la caduta dei muri, tangento-poli, la corruzione. In mezzo, il suo arrivo a Milano, il suocammino di preghiera tra ali di folla daLargo Cairoli verso il cuore della città, ilsuo ingresso in Duomo, dove dice “mi sen-to a casa”, “questa Madonnina è la mia, lanostra protettrice”, l’attenzione ai poveri,ai sofferenti, le visite ai carcerati. Il venerdìsanto del 1984, l’Arcivescovo promuoveuna processione penitenziale per le viedella città e affida a San Carlo la sua Mi-lano afflitta da tre nuovi tipi di pestilenze:la violenza, le solitudini, la corruzione. Questo è forse il tratto più bello e affasci-nante del film, quello che mostra il Cardi-nale tra il suo popolo, sono uno di voi, iltratto dove Olmi non si limita a fare ricor-so ad immagini di repertorio desunte dagli

archivi, ma introduce intelligentementeimmagini del vescovo Martini tra la suagente, tra i giovani che gremiscono ilDuomo per la Scuola della Parola, in ag-giunta a interviste da lui rilasciate nel cor-so degli anni.È il momento dinamico dello scontro traviolenza e anelito di pace, della dura op-posizione alla lotta armata che dà deifrutti positivi con il gesto della consegnadelle armi da parte degli esponenti di Pri-ma Linea che avevano sviluppato un dia-logo con l’Arcivescovo. Nel film, profondamente esistenziale sianell’aspetto formale che in quello dei con-tenuti, c’è tutto questo: una lotta imparicontro il male degli uomini mossa e soste-nuta unicamente dalla caparbia volontàdi un uomo che si è totalmente dedicatoalla fede e alla costruzione della Chiesa. Ne esce una figura viva, reale, credibile,che sembra parlare direttamente con glispettatori, che hanno la possibilità di ri-percorrere vicende da loro stessi vissute inquegli anni in campo sociale e politico eche, in qualche modo, sono richiamati averificare quali strade stia oggi prendendola comunità cristiana nel suo modo di vi-

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Vita della Chiesa

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vere la fede e di essere chiesa. Era veramente così il Cardinale? La rispo-sta è sì, anche se forse Martini era ancorpiù combattivo di quanto si sia visto nelfilm, l’uomo che credeva nell’importanzadel dialogo, l’uomo che parlò sempre contutti: politici, intellettuali, terroristi, rap-presentanti di religioni e culture diverse.L’uomo che chiamò gli ebrei fratelli mag-giori, che definiva la sua Gerusalemmecome la città della preghiera, riconoscen-do implicitamente ad ogni espressione re-ligiosa la possibilità di esprimersi.

L’importanza delle lettere pastoraliTutto vero e tutto bello, quindi, con un’ul-teriore sottolineatura fatta da Mons. Ro-berto Busti in sede di presentazione dellapellicola, Busti che nel 1981 fu incaricatodal Cardinale Martini di riorganizzare lecomunicazioni sociali della Diocesi e chepoi fu il suo portavoce e addetto stampasino al 1999. “La preoccupazione e l’occupazione mag-giore di Martini, fu quella di formare unachiesa e una comunità di credenti, cioècome poter offrire ad una Diocesi, per al-tro ricca di un cristianesimo ambrosianosolido, gli spunti per un vero cammino difede”. Appena giunto a Milano, scrisse la letterapastorale più semplice e più breve deiventidue anni di episcopato, La dimensio-ne contemplativa della vita.“Di fronte a un cristianesimo fervoroso eattivo - ha ricordato Busti - occorreva fer-marsi a riflettere, bisognava ritornare aiperché, alla ricerca delle motivazioni, bi-sognava essere capaci di contemplare, difare silenzio, di fissare lo sguardo, di impa-rare ad ascoltare lo Spirito. Da questa mo-dalità, da questo primo passo, sono scatu-riti tutti gli altri passi”. Poi, secondo momento, la lettera In prin-cipio la Parola, per dire che all’inizio c’èsolo la Parola del Padre e sottolineare l’im-portanza delle Sacre Scritture. La Scuoladella Parola: ha iniziato così a riempire il

Duomo, con migliaia di giovani e ragazziche lo ascoltavano, “perché solo dalla Pa-rola di Dio può nascere la forza di un cri-stiano che va dietro, che deve seguire ilmaestro”. Terzo passo, anno pastorale 1982 - 1983,la centralità del Sacramento in occasionedel Congresso Eucaristico Nazionale. Atti-rerò tutti a me, l’Eucarestia posta al centrodella comunità e della sua missione. “Eu-carestia come vertice del cammino dellaChiesa, qualcosa che non finisce con ilmomento della preghiera, ma diventamissionarietà. Solo così non ci si ferma aEmmaus per lamentarsi di tutti i mali diquesto mondo, ma si sperimenta che an-che nel clima convulso di una città mo-derna come Milano è possibile una pre-ghiera di massa, che diviene preghiera dipopolo. (Partenza da Emmaus - 1983 - 84).Così abbiamo imparato a comunicarci lenostre esperienze di fede sui problemigravi della vita contemporanea, che chie-dono di essere illuminati dall’Eucaristia”. In particolare su questo punto, “abbiamocompreso che il cammino da percorrereera ancora lungo. Dovevamo creare nuoveforme e abitudini di comunicazione nellaChiesa, per essere all’altezza della missio-ne che Gesù ci affidava.E allora, ultimo passo, il dono della vita, lalettera pastorale Farsi prossimo, la vogliadi capire le persone, le situazioni, i proble-mi della società. Il mettere in luce ciò chegiudica il mio amore verso l’altro, il mioandare verso di lui.... Sono io che devomuovermi. Farsi prossimo, esattamente come oggi lacomunità cristiana è chiamata a farsiprossimo rispetto a chi viene da lontano.”Cinque lettere pastorali, quindi, da cui ènato tutto il resto rivissuto attraverso ladeclinazione di verbi molto importanti: inprimo luogo educare, creando itinerarieducativi, comunicare (Effatà, apriti) e vi-gilare (Io sto alla porta).

Franco Rizzi

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il Vol

toVita della Comunità

La partecipazione numerosa al funerale diElisabetta Meregalli ha espresso la stima el’affetto della comunità a questa parroc-chiana, figlia di Gianfranco, a lungo redat-tore del Volto, e sorella di Stefano, nostrocollaboratore. Il fratello Don Andrea nel-l’omelia della messa funebre ha detto:“Anche noi, come i due fratelli che quellasera camminavano sulla strada per Em-maus abbiamo detto tante volte: Noi spe-ravamo. Noi abbiamo sperato tante volteche le cose andassero in modo diverse.Abbiamo sperato che le cose potesseroandare diversamente, ma sono andate co-si. Noi non crediamo ad un Dio potente,anzi qualche volta prepotente che ci chie-de di rassegnarci alla sua volontà, noi cre-diamo ad un Padre al quale possiamochiedere che sia fatta la tua volontà, per-ché crediamo, abbiamo imparato a crede-re forse qualche volta anche tra qualcheincertezza e con qualche trepidazione, chela sua è una volontà di amore e di vita. Èla volontà di un padre”. Stefano così ricor-da la sorella: “Ho trovato questa letteratra le foto di famiglia. Sono parole splen-dide che ci dicono tanto di Elisabetta. Cari mamma e papà, voglio inviarvi que-sti auguri particolari e personali, per dirviche in quest’anno difficile siete statid’esempio per tutti noi, con il vostro co-raggio, con la vostra voglia di vivere la vi-ta fino in fondo e con la vostra grande FE-DE, che contagia tutti quelli che vi passa-no accanto. Tante volte si fa fatica adesprimere i propri pensieri i propri senti-menti le proprie paure le proprie incertez-ze, ma l’importante è restare uniti, aiutar-si e dimostrarsi sempre di volersi bene.In tutta la vita, da buoni maestri, mi aveteinsegnato tanto anche se a volte non so-no stata, di certo una scolara perfetta, mami sono sempre fidata di voi che ci avetedimostrato il vostro bene. GRAZIE. Betta

Quandosei natanel 1965,hai trovatocon i genitoritre fratelli di 8, 7 e 5anni, un cugino di pochi mesi più grandedi te. Nella nuova casa c’era posto per noi,i nonni, zii e cugini. Lì abbiamo vissutoun’infanzia felice e gioiosa, con tanti ami-ci, tanti giochi insieme, tanti scherzi, e al-tri coetanei che venivano a scuola al po-meriggio dai genitori maestri. Cara Bettahai vissuto un’adolescenza a tuo modo,un bel modo, e a 22 anni ti sei sposata conSandro. Vi ho sempre visti l’uno per l’altra,con lui hai trascorso più di 30 anni di ma-trimonio e avete fatto crescere due figli.Come sposa e madre hai dimostrato di es-sere una scolara perfetta, in casa Manzonic’è sempre stato un posto per il nonnoDario (come avevi visto fare mamma Lau-ra con i nonni). La tua vita di sposa e ma-dre è stata un capolavoro. Lo posso direperché ho visto con i miei occhi come tuomarito e tuoi figli ti sono stati accantonelle settimane della tua malattia. La tuaè stata anche una vita di tante relazionicon le persone che incontravi, nelle amici-zie, in “Salute donna”, come catechista,come genitore, e anche nel lavoro: sei sta-ta una collega stimata e amata, e un rife-rimento per le persone che venivano neltuo ufficio. Durante i giorni della tua malattia ero an-dato a pregare sulla tomba del card. Mar-tini in Duomo, ho acceso un lume e poi hochiesto “sia fatta la tua volontà ”. Nel Pa-dre nostro diciamo “sia fatta la tua volon-tà come in cielo così in terra”. Elisabetta ciha fatto vedere che il “così in terra” non èuna speranza vana, un desiderio irrag-giungibile, ma è una condizione possibilenella nostra vita di ogni giorno.

Per ElisabettaLe parole dei fratelli ci aiutano a ricordareuna persona che è stata una presenzanella comunità

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A chi dà, sarà datoGenerosità e gratitudine

Parrocchia Santi Ambrogio e SimplicianoOfferte varieOfferte anniversari di matrimonio € 865 - NN in occasione del 35° di matrimonio € 100Anniversari di matrimonio da Ristorante e autobus € 250 - Gli Amici del Seminario € 1.600Cassetta FAC € 15 - Cugini, vicini e amici in ricordo di Angelo Colciago € 150uso Sorgente € 50 - Offerta Riso € 1.300 - Offerte Prima Comunione € 1.540Offerte per i FuneraliLetizio Gandolfo € 20 - Sergej € 10 - Grazia Grandi € 50 - Maddalena Riva € 50Antonio Bottani € 50 - Luigi Trezzi € 50 - Maria Savini € 200 - Pasquina Cherubini € 50 Offerte per i BattesimiNN € 100 - NN € 100 - NN € 20 - NN € 50 - NN € 40 - NN € 50 - NN € 100 - NN € 50NN € 20 - NN € 50 - NN € 50 - Artusa € 50Offerte per i MatrimoniPaola e Paolo € 300 - Antonella e Massimiliano € 100 - Serena e Mirco € 200Monica ed Emmanuele € 200Offerte per S. BernardoPer la guarigione di un giovane padre € 20 - V.A. € 20I nonni per la nascita del nipotino € 100 - NN € 20Offerte per “Adotta una famiglia”Buste Varie € 45 - € 405 - € 125 - € 115 - NN € 300

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, AgliateOfferte varieVisita basilica Parrocchia Carugate € 100 - Visita basilica Parrocchia Vaprio d’Adda € 50per basilica NN € 50 - Offerte Prima Comunione basilica € 535Mercatino pro Asilo e Parrocchia € 1800Offerte per i MatrimoniRoberto e Antonella € 100 - Carlo e Paola € 200

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to Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 62 Grazia Di Grandi di anni 80 63 Maria Savini di anni 77 64 Carmen Fognini di anni 68 65 Antonio Bottani di anni 88 66 Giuseppe Valtorta di anni 80 67 Maddalena Riva di anni 93 68 Mario Colombo di anni 81 69 Alice Villa di anni 96 70 Donato Villa di anni 90 71 Alberto Alberti di anni 79 72 Maria Rosa Gobbo di anni 80 73 Luigi Sirtori di anni 83

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate 74 Virginio Gatti di anni 94 75 Aurelia Curioni Ciceri di anni 91

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 18 Artusa Sara 19 Bonacin Giulia 20 Bottani Ettore 21 Bottioni Cristiano 22 Brenna Raffaele 23 Bruzzese Aurora 24 Fumagalli Edoardo 25 Glazier Leonardo Alfredo 26 Larosa Nicholas Domenico 27 Lo Brutto Alessandro 28 Maffia Andrea 29 Merella Maya Maria 30 Pisaniello Luca 31 Vilotta Rebecca Maria

Parrocchia San Martino, Costa Lambro 32 Rampoldi Carolina 33 Rigamonti Riccardo

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 6 Giustra Antonella e Mentasti Massimiliano 7 Vertemati Serena e Cosentino Mirco 8 Vergani Monica e Villa Emanuele 9 Marzullo Gloria e Priolo Antonino 10 Redaelli Chiara Eva e Di Noia Giuseppe

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate 11 Lainà Antonella e Corti Roberto 12 Zambrotta Paola Maria e Colciago Carlo 13 Giacobbe Annalisa e Aiello Luca Pasquale 14 Cadonici Marta e Curci Valerio 15 Vaccaro Carmela Nazarena e Barzaghi Corrado Giuseppe

RIGENERATI NELLO SPIRITO

RITORNATI AL PADRE

UNITI IN CRISTO

Il libro della Vita

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Casa Parrocchiale di Carate, via Caprotti 1Con il seguente orarioda LUNEDÌ a VENERDÌdalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 17.00SABATOdalle 9.00 alle [email protected] 0362.900164è sempre in funzione la Segreteria telefo-nica o il ricevimento fax.è sempre possibile rivolgersi ai sacerdoti

Pastorale Giovanile OratoriSi può fare fa riferimento adon Alessandro Cellulare 340 9238922o ai collaboratori presso L’Agorà.

È possibile seguire tutta l’attivitàprogrammata sul sito www.lagora.net

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Comunità Pastorale Spirito Santo

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Segreteria Pastoraledella Comunità Pastorale Spirito Santo

Celebrazione del BattesimoDomenica 2 luglio ore 15.30in Santi Ambrogio e Simpliciano

Venerdì 30 giugno ore 21.00nella Prepositurale Santi Ambrogio e Simpliciano,incontro pre genitori e padrini

Albiate presso CampanileLunedì dalle ore 9.30 alle ore 11.30

Carate via Manzoni 12Martedì dalle ore 21.00

solo su appuntamentoMercoledì dalle ore 9.30 alle ore 11.30Giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00

Telefono 0362 900.384centrodiascolto@comunitàspiritosanto.it

www.bcccarate.it

Ti consigliamo meglio.

Ti conosciamo bene.

Lunedì dalle 9.00 alle 11.30da mercoledì a sabato dalle 16.00 alle 19.00

La Domenica dalle 8.00 alle 12.30

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Parrocchia Santi Ambrogio e SimplicianoCarate Brianza

Casa MARIA IMMACOLATAOffre ospitalità a donne maggiorenni fino a 70 anni,con requisiti per una convivenza autonoma.Ospitalità massima 12 mesiL’ospitalità ha inizio dopo un colloquio con la direzioneServizio accoglienzaMartedì, Mercoledì e Venerdì dalle 10.00 alle 12.00

Per informazioni [email protected]

Buona StampaCarate Brianza - Via Caprotti 2 Telefono 380.6923561

AVVENIRE - FAMIGLIA CRISTIANA - GIORNALINO - MADRE - FAMIGLIA OGGI - JESUS

Orario di apertura Lunedì 9.30 -11.30 / da Mercoledì a Sabato 16.00 - 19.00 / Domenica 8.00 - 12.00

Prenota il libro, lo consegnamo entro 7 giorni direttamente in Libreria, per telefono o via mail:[email protected] indicando Autore, Titolo, Editore, meglio integrare con codice ISBN

Il libro del meseIl filo d’oroLouis de Wohl - Editore Rizzoli – BuR contemporanea, pagine 360 - € 13

Ignazio nacque nel 1491 nella provincia basca di Guipuzcoa (Spagna), ultimodi tredici figli: la casa-torre in cui nacque si chiamava Loyola; di qui il nomedi Ignazio di Loyola. I genitori avrebbero voluto avviarlo alla carriera eccle-siastica, ma Ignazio non vi si sentiva portato; preferiva diventare un hidal-go (cavaliere) e mettersi a servizio di qualche nobile per prepararsi a entrareun giorno al servizio del re di Castiglia, Carlo V. Nel maggio 1521. I francesivolevano togliere la Navarra alla Spagna; perciò posero l’assedio alla capitale,Pamplona. Ignazio con una sua piccola truppa accorse in difesa della città. Ifrancesi, per prenderla più facilmente, la bombardarono. un proiettile colpìIgnazio spezzandogli in più parti la gamba destra e ferendogli gravemente lasinistra. Trasportato alla casa-torre di Loyola, si sottopose a orribili sofferenzeper riavere l’uso delle gambe; poi, leggendo libri in cui si narravano le impresedi alcuni grandi santi, chiamati “cavalieri di Dio”, decise di cambiare vita e diimitare le loro imprese, consistenti in grandi penitenze, e così diventareanch’egli un cavaliere di Dio.La vicenda della conversione e del pellegrinaggio di sant’Ignazio di Loyola ènarrata insieme alla storia avventurosa e turbolenta della Spagna e dell’Italiaall’inizio del Sedicesimo secolo. La vita del grande e umanissimo nobiluomobasco fondatore dell’ordine dei Gesuiti da spunto a “Il filo d’oro” una storiaemozionante e di grande ispirazione spirituale per tutti gli amanti della nar-rativa storica.

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Appuntamentinella Comunità Pastorale

GIUGNODomenica 4 - SOLENNITÀ DI PENTECOSTE

ore 15.30 S. Battesimo in Prepositurale a Carate e Albiateore 21.00 Concerto Corale-Strumentale Basilica di Agliate

Venerdì 9ore 21.00 Veglia in preparazione alla Ordinazione Sacerdotale di don Beniamino - Albiate

Sabato 10ore 9.00 Ordinazione Presbiteriale di don Beniamino - Duomo di Milanoore 21.00 Spettacolo in onore di don Beniamino - Albiate, La Cittadella

Domenica 11 - FESTA DELLA SS. TRINITÀore 11.00 Prima S. Messa di don Beniamino - Albiate, Chiesa Parrocchialeore 21.00 Processione Eucaristica Corpus Domini - Albiate

Lunedì 12Inizio Oratorio Estivo

Giovedì 15 - SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

Sabato 17ore 21.00 Consiglio Pastorale della Comunità “Spirito Santo”

Domenica 18 - II DOMENICA DOPO PENTECOSTE55° di Messa di don Antonio Zappa

ore 21.00 Processione Eucaristica Corpus Domini - Carate

Lunedì 19ore 21.00 Consiglio Pastorale Decanato - Triuggio, Villa Sacro Cuore

Martedì 20ore 21.00 S. Messa per gli Anniversari Sacerdotali del Decanato - Chiesa di Albiate

Sabato 24ore 18.30 Prima S. Messa celebrata tra noi da don Marco Ferrari in Prepositurale a Carate

Domenica 25 - III DOMENICA DOPO PENTECOSTEFesta Patronale della Basilica di Agliate

ore 21.00 Concerto del Corpo Musicale SS. Ambrogio e Simpliciano - Basilica di Agliate

Giovedì 29 - Festa liturgica dei SS. Pietro e Paolo

LUGLIODomenica 2 - IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE

ore 15.30 S. Battesimo in Prepositurale a CarateDomenica 9 - V DOMENICA DOPO PENTECOSTEAnniversario del Martirio di Mons. Salvatore Colombo