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il Volto n. 4 Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo Aprile 2018

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il Volto n. 4Rassegna mensile della Comunità Pastorale Spirito Santo

Aprile 2018

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La catechesi di Papa Francesco

Il Padre nostroÈ la preghiera dei figli di Dio: è la grande pre-ghiera che ci ha insegnato Gesù. Infatti, con-segnatoci nel giorno del nostro Battesimo, il“Padre nostro” fa risuonare in noi quei mede-simi sentimenti che furono in Cristo Gesù.Quando noi preghiamo col “Padre Nostro”,preghiamo come pregava Gesù. È la preghie-ra che ha fatto Gesù, e l’ha insegnata a noi;quando i discepoli gli hanno detto: “Maestro,insegnaci a pregare come tu preghi”. Osiamo rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”,perché siamo rinati come suoi figli attraversol’acqua e lo Spirito Santo. Nessuno, in verità,potrebbe chiamarlo familiarmente “Abbà” –“Padre” – senza essere stato generato da Dio,senza l’ispirazione dello Spirito. Quante voltec’è gente che dice “Padre Nostro”, ma non sacosa dice. Perché sì, è il Padre, ma tu sentiche quando dici “Padre” Lui è il Padre, il Padretuo, il Padre dell’umanità, il Padre di GesùCristo? Tu hai un rapporto con questo Padre? Chiediamo il «pane quotidiano», nel qualescorgiamo un particolare riferimento al Paneeucaristico, di cui abbiamo bisogno per vive-re da figli di Dio. Imploriamo anche «la re-missione dei nostri debiti», e per essere degnidi ricevere il perdono di Dio ci impegniamo aperdonare chi ci ha offeso. E questo non èfacile. Perdonare le persone che ci hanno of-feso non è facile; è una grazia che dobbiamochiedere: “Signore, insegnami a perdonarecome tu hai perdonato me”. Con le nostreforze noi non possiamo: è una grazia delloSpirito Santo perdonare. Così, mentre ci apreil cuore a Dio, il “Padre nostro” ci dispone an-che all’amore fraterno. Infine, chiediamo an-cora a Dio di «liberarci dal male» che ci separada Lui e ci divide dai nostri fratelli.

Catechesi del 14 marzo 2018

ORARI DELLE SANTE MESSEPrepositurale - CarateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00Feriale ore 8.30 - 18.30Chiesa di Cristo ReFestivo ore 8.00 - 10.30Feriale ore 7.00 (escluso il sabato)Santuario Madonna di S. BernardoSabato ore 8.00Basilica Santi Pietro e Paolo - AgliateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 11.00Feriale ore 8.30 (escluso il sabato)Chiesa di S. Martino v. - Costa LambroFestivo ore 8.00 - ore 11.00Feriale ore 8.00 (escluso il sabato)Chiesa di S. Giovanni - AlbiateFestivo Vigiliare del sabato ore 18.30 ore 8.00 - 9.30 -11.00 - 18.00Feriale ore 8.30

TELEFONI UTILISig. PREVOSTO via Caprotti 1 Tel. 0362.900.164Don SANDROvia Cavour 40 Tel. 0362.903.419Don ALESSANDROvia A. Colombo 2 Cell. 340.9238922Don ANTONIOvia Caprotti 3 Tel. 0362.903942Don RENATOAlbiate Tel. 0362.913309Don CESARECosta Lambro Tel. 0362.900138Vescovo ROBERTO Tel. 0362.1974883 Cell. 335.6659111Diac. Emilio CESANA Cell. 338.2133432CHIESA DI CRISTO REp.za Mons. Colombo Tel. 0362.901.430CASA DELLE SuOREvia A. Colombo 6 Tel. 389.1719303

In copertinaPiero della FrancescaLa ResurrezioneMuseo Civico di SansepolcroRestauro a cura Opificio delle Pietre Duredi Firenze e della Soprintendenza di Arezzo

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toDa ricordare

Il Volto di CarateRegistrato al Tribunale di Monza il 15/5/1967al numero 135 del registro dei periodiciDirezione, Redazione, Amministrazionevia Caprotti 1 - 20048 Carate Brianzatelefono e fax 0362.900164Direttore responsabile Don Gianpiero MagniProgetto grafico Valerio BovatiStampa Edizioni GR srl, Besana Brianza

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Fraternamente

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Nella notte fra Sabato 31 Marzo e Domenica1 Aprile le campane delle chiese, e anchequelle della nostra Comunità Spirito Santo,hanno rotto il silenzio che si era protratto dalpomeriggio del Venerdì santo.Durante la grande Veglia Pasquale e nel cuoredella rievocazione dell’intera storia della sal-vezza attraverso le pagine della Sacra Scrittu-ra, dopo l’annuncio toccante che “Cristo Si-gnore è risorto”, le campane hanno scosso letenebre notturne in una gioiosa e solenne rin-corsa di suoni e rintocchi.“Davvero il Signore è risorto!”. Ci viene ripetu-to continuamente e con diverse testimonian-ze dalle pagine bibliche che la liturgia procla-ma in questi giorni della Pasqua. E le campa-ne, chiamandoci a raccolta attorno al SignoreCrocifisso, Morto e Vivente, questo annunciocontinuamente richiamano ai fedeli e a tuttigli uomini e le donne che abbiano cuore perascoltare.A volte confondiamo la mera funzione civicadei rintocchi delle ore, che un tempo – quan-do non vi era la diffusione di orologi o sistemielettronici digitali come oggi – furono richie-sti dalla cittadinanza per ritmare lo scorreredel tempo, con la funzione “spirituale” di ri-chiamarci al cuore della fede cristiana e all’in-contro di una Comunità che si riunisce nellediverse assemblee per rivivere “la memoria”della Pasqua.“Abbandonato in fretta il sepolcro con timoree gioia grande, le donne corsero a dare l’an-

nuncio ai suoi discepoli” (Mt 28, 8). Così recitail Vangelo. E di questo annuncio sono richia-mo le campane della Pasqua in ogni giornodella nostra vita e lungo lo scorrere delle vi-cende umane. La loro voce – a tratti solenne, allegra o pen-sosa – con diversi timbri ci esorta a continuare“la corsa” di quelle donne per portare la Pa-squa alla gente del nostro tempo, comincian-do dalle nostre case. Per la gioia degli appassionati ricordiamo chela diversità dei suoni – oltre che alle varie oc-casioni liturgiche e alle diverse melodie - èdovuta alle differenze nella fusione, nelle di-mensioni e nelle intonazioni (per la verità nonsempre precise). Ecco per curiosità la rassegnadei concerti dei nostri campanili. Preposituraledi Carate Brianza: concerto di 8 campane inLa 2^ ottava ascendente, fusione fratelli Bari-gozzi 1938 (80 anni di onorato servizio!); Ba-silica di Agliate: concerto di 5 campane in Fa3^ ottava, fusione fratelli Ottolina; parroc-chiale di Costa Lambro: concerto di 5 campa-ne n Mib 3^ ottava calante, fusione fratelli Ba-rigozzi (al momento forzatamente bloccateper problemi al campanile); parrocchiale di Al-biate: concerto di 5 campane in Do 3^ ottava,fusione Michele Comerio – Milano.Con l’augurio sincero di saper accogliere sem-pre con gioia questo invito ed una vita “risor-ta”: Buona continuazione del cammino di Pa-squa!

Fraternamente don Gianpiero

Le campane della Pasqua

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“Placuit Deo”: Con queste parole inizia laLettera della Congregazione per la Dottri-na delle Fede resa pubblica l’1 marzo 2018e approvata in precedenza dal Papa.Nell’introduzione è detto: «Piacque a Dionella sua bontà e sapienza rivelare sestesso e far conoscere il mistero della suavolontà, mediante il quale gli uomini permezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nelloSpirito hanno accesso al Padre e sono resipartecipi della divina natura. La profondaverità su Dio e sulla salvezza degli uomini,per mezzo di questa rivelazione risplendea noi nel Cristo, il quale è insieme il me-diatore e la pienezza di tutta la rivelazio-ne.  L’insegnamento sulla salvezza in Cri-sto esige di essere sempre nuovamenteapprofondito. La presente Lettera intendemettere in evidenza, nel solco della gran-de tradizione della fede e con particolareriferimento all’insegnamento di PapaFrancesco, alcuni aspetti della salvezzacristiana che possono essere oggi difficilida comprendere a causa delle recenti tra-sformazioni culturali».

L’uomo di oggi e la sua salvezzaSubito dopo viene descritta la posizionedell’uomo di oggi di fronte alla salvezza.«Il mondo contemporaneo avverte nonsenza difficoltà la confessione di fede cri-stiana, che proclama Gesù unico Salvato-re di tutto l’uomo e dell’umanità intera.Da una parte, l’individualismo centratosul soggetto autonomo tende a vederel’uomo come essere la cui realizzazionedipende dalle sole sue forze.  In questa vi-sione, la figura di Cristo corrisponde piùad un modello che ispira azioni generose,con le sue parole e i suoi gesti, che non aColui che trasforma la condizione umana,incorporandoci in una nuova esistenza ri-conciliata con il Padre e tra noi mediante

lo Spirito. D’altra parte, si diffonde la vi-sione di una salvezza meramente interio-re, la quale suscita magari una forte con-vinzione personale, oppure un intensosentimento, di essere uniti a Dio, ma sen-za assumere, guarire e rinnovare le nostrerelazioni con gli altri e con il mondo crea-to. Con questa prospettiva diviene diffici-le cogliere il senso dell’Incarnazione delVerbo, per cui Egli si è fatto membro dellafamiglia umana, assumendo la nostracarne e la nostra storia, per noi uomini eper la nostra salvezza».

Due deviazioni presenti oggisul significato della salvezza cristiana«Il Santo Padre Francesco, nel suo magi-stero ordinario, ha fatto spesso riferimen-to a due tendenze che rappresentano ledue deviazioni appena accennate e cheassomigliano in taluni aspetti a due anti-che eresie, il pelagianesimo e lo gnostici-smo.  Nei nostri tempi prolifera un neo-pelagianesimo per cui l’individuo, radical-mente autonomo, pretende di salvare séstesso, senza riconoscere che egli dipen-de, nel più profondo del suo essere, da Dioe dagli altri. La salvezza si affida allora alleforze del singolo, oppure a delle strutturepuramente umane, incapaci di accoglierela novità dello Spirito di Dio.  un certoneo-gnosticismo, dal canto suo, presentauna salvezza meramente interiore, rin-chiusa nel soggettivismo.  Essa consistenell’elevarsi «con l’intelletto al di là dellacarne di Gesù verso i misteri della divinitàignota». Si pretende così di liberare la per-sona dal corpo e dal cosmo materiale, neiquali non si scoprono più le tracce dellamano provvidente del Creatore, ma si ve-de solo una realtà priva di senso, alienadall’identità ultima della persona, e mani-polabile secondo gli interessi dell’uomo. È

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toDal Vaticano

Piacque a Dio far conoscereil mistero della sua volontàLettera della Congregazione per la Dottrina della Fedesu alcuni aspetti della salvezza cristiana

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chiaro, d’altronde, che la comparazionecon le eresie pelagiana e gnostica intendesolo evocare dei tratti generali comuni,senza entrare in giudizi sull’esatta naturadegli antichi errori. Grande è, infatti, ladifferenza tra il contesto storico odiernosecolarizzato e quello dei primi secoli cri-stiani, in cui queste eresie sono nate. Tut-tavia, in quanto lo gnosticismo e il pela-gianesimo rappresentano pericoli perennidi fraintendimento della fede biblica, èpossibile trovare una certa familiarità coni movimenti odierni appena descritti.Sia l’individualismo neo-pelagiano che ildisprezzo neo-gnostico del corpo sfigura-no la confessione di fede in Cristo, Salva-tore unico e universale. Come potrebbeCristo mediare l’Alleanza dell’intera fami-glia umana, se l’uomo fosse un individuoisolato, il quale si autorealizza con le solesue forze, come propone il neo-pelagia-nesimo? E come potrebbe arrivarci la sal-vezza mediante l’Incarnazione di Gesù, lasua vita, morte e risurrezione nel suo verocorpo, se quel che conta fosse solo libera-re l’interiorità dell’uomo dai limiti del cor-po e dalla materia, secondo la visioneneo-gnostica? Davanti a queste tendenzela presente Lettera vuole ribadire che lasalvezza consiste nella nostra unione conCristo, il quale, con la sua Incarnazione,

vita, morte e risurrezione, ha generato unnuovo ordine di relazioni con il Padre e tragli uomini, e ci ha introdotto in quest’or-dine grazie al dono del suo Spirito, affin-ché possiamo unirci al Padre come figlinel Figlio, e diventare un solo corpo nel«primogenito tra molti fratelli».

La Chiesa luogo della salvezzaNell’ultima parte la Lettera spiega come laChiesa è il luogo dove riceviamo la salvez-za. «Il luogo dove riceviamo la salvezzaportata da Gesù è la Chiesa, comunità dicoloro che, essendo stati incorporati alnuovo ordine di relazioni inaugurato daCristo, possono ricevere la pienezza delloSpirito di Cristo. Comprendere questa me-diazione salvifica della Chiesa è un aiutoessenziale per superare ogni tendenza ri-duzionista. La salvezza che Dio ci offre, in-fatti, non si ottiene con le sole forze indi-viduali, come vorrebbe il neo-pelagianesi-mo, ma attraverso i rapporti che nasconodal Figlio di Dio incarnato e che formanola comunione della Chiesa. Inoltre, datoche la grazia che Cristo ci dona non è, co-me pretende la visione neo-gnostica, unasalvezza meramente interiore, ma che ciintroduce nelle relazioni concrete che Luistesso ha vissuto, la Chiesa è una comuni-tà visibile. La mediazione salvifica dellaChiesa, «sacramento universale di salvez-za», ci assicura che la salvezza non consi-ste nell’auto-realizzazione dell’individuoisolato, e neppure nella sua fusione inte-riore con il divino, ma nell’incorporazionein una comunione di persone, che parteci-pa alla comunione della Trinità.Sia la visione individualistica sia quellameramente interiore della salvezza con-traddicono anche l’economia sacramen-tale tramite la quale Dio ha voluto salvarela persona umana. La partecipazione, nel-la Chiesa, al nuovo ordine di rapportiinaugurati da Gesù avviene tramite i sa-cramenti, tra i quali il Battesimo è la por-ta, e l’Eucaristia la sorgente e il culmine».

A cura di P. V.

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«Come vivono gli uomini e le donne delmio tempo che si riconoscono discepolidel Signore?Vivono docili alla parola che ascoltano daGesù, che innalzato da terra attira tutti asé; vivono obbedienti all’attrattiva; vivonocome viandanti in una storia incerta ebuia: ma tengono in mano una luce suf-ficiente per decidere il passo di oggi, lam-pada per i loro passi è la parola di Dio.Si mettono là, sotto la croce e ascoltano. Vivono le circostanze non come una fata-lità da subire, ma come una occasionepropizia per compiere la volontà di Dio.Praticano la loro libertà: non si ritengonovittime del destino, ma chiamati alla gioiae volentieri rispondono: “Eccomi!”.

Tradate 2 marzo

«Forse si può definire questo nostro tem-po, questa nostra città, questa nostra ge-nerazione come una generazione “senza”.Si potrebbe dire anche che, allo sguardosuperficiale, la città appare come una terraprivilegiata, dove si offrono innumerevolipossibilità e si ammirano i frutti sorpren-denti dell’epoca moderna. Ma, nella cittàin cui non manca niente, abita una “gene-razione senza”. una generazione, come di-cono, senza futuro, una città senza figli,un popolo senza gioia, una società senzaDio. Noi tutti sembriamo essere “il popolodelle lamentazioni”, sia che se ne abbianole ragioni, sia che non vi siamo motivazio-ni reali. E, poi, sotto lo stesso cielo abitanoi discepoli del Signore spesso lamentosi,forse perché anche i cristiani si riconosco-no nella “generazione senza”.Ma è appunto la contemplazione delladolorosa passione di Gesù “che non si èmai lamentato”, a provocare la domandasu quale sia il messaggio da portare a

questo coro di voci infelici che intristiscela città.I discepoli di Gesù non hanno altro da direse non ciò che Gesù ha detto e ha fatto.Per questo abbiamo percorso un trattodella città portando la croce, imparandoda Lui ad attraversare le tribolazioni deifratelli e delle sorelle. Noi guardiamo aGesù e riconosciamo che il suo soffrirecondivide il nostro soffrire, stabilisce unacomunione, assicura la sua presenza. Co-nosce la vita di uomini e donne per l’espe-rienza scritta nella sua carne.Il Signore nei momenti del dolore rivelache si può fare a meno di tutti e di tutto,ma che la povertà più irrimediabile èquella che ha perso il rapporto con Dio, dichi non sa o non vuole pregare. La lamen-tazione che si rivolge verso un nulla disa-bitato è solo la voce della disperazione.Se, invece, il lamento si fa preghiera, allo-ra è come l’aprirsi di una fessura da cuipuò irrompere la speranza. È così che sicostruisce la Chiesa dalle genti, là doveogni interrogativo diventa preghiera. Noiguardiamo a Gesù e riceviamo la missionedi offrire consolazione».

Milano 9 marzo

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La Via Crucis: occasione per ascoltare l’invito all’essenzialeLe riflessioni dell’Arcivescovo nelle Via Crucis della Quaresima

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«I sommi sacerdoti riuniti nel sinedrio, leautorità religiose del giudaismo interpre-tano la morte di Gesù come il fallimentodelle sue intenzioni di riforma religiosa.Ma Gesù non ha promosso una riformareligiosa, anche se quelli che lo insultanoricordano e fraintendono le sue parole:“Ehi, tu che distruggi il tempio e lo rico-struisci in tre giorni, salva te stesso, scen-dendo dalla croce”.I discepoli che hanno seguito Gesù, con-vinti dalla sua parola, affascinati dai segnicompiuti e introdotti nelle sue confidenzein una speciale amicizia sono stati travoltidalla paura,  tutti lo abbandonarono efuggirono. Ma Gesù non aveva intenzionedi radunare un gruppo di amici per co-struire un angolino confortante in unmondo complicato e tribolato.Le donne che hanno servito e seguito Ge-sù quando era in Galilea, che si erano dateda fare per un’opera buona, per assistereun uomo buono che passava facendo delbene a coloro che erano troppo provatidalla vita o troppo smarriti se ne stavanolontane a osservare la tragica inutilità delfar del bene. Ma Gesù non aveva inten-zione di dar vita a un’opera buona per as-sistere i tribolati.Ci voleva dunque un centurione per inter-pretare l’evento e la tragica morte. Il cen-turione, un uomo dell’istituzione spietatache governava la Giudea, il centurione, unestraneo rispetto alla istituzione religiosagiudaica, il centurione, uno straniero, inun certo senso, avendolo visto spirare inquel modo, disse: “Davvero quest’uomoera Figlio di Dio!Il senso del morire di Gesù, lo scopo dellasua missione, la grazia che solo da lui puòvenire è quindi che si squarci il velo deltempio, che sia rivelata la verità di Dio e atutti sia indicata la strada per entrare nel-la comunione con Lui. C’è un solo nomeper la nostra salvezza, c’è un una sola di-rezione per il nostro camminare nella spe-ranza, c’è un solo trafitto al quale tutti

possano guardare per essere tutti attiratida colui che è stato innalzato.La celebrazione della Via crucis è quindil’occasione per ascoltare l’invito all’essen-ziale, la proposta di una vita cristiana chenon si smarrisce nel generico, che non siaccontenta di apprezzare le conseguenze,che cerca invece il cuore del mistero e diquesto vive, di questo gioisce, di qui at-tinge l’ardore per la missione.Il morire in croce di Gesù mette in discus-sione le riduzioni del cristianesimo: il cri-stianesimo non è un progetto politico, perquanto abbia molto da dire a tutti i poli-tici della terra, il cristianesimo non è unaorganizzazione religiosa, per quanto ab-bia molto da dire a tutte le organizzazionireligiose, il cristianesimo non è una rac-colta di buoni sentimenti, di amicizie e dicommozioni, per quanto offra un richia-mo costante a purificare le amicizie e isentimenti, il cristianesimo non è una im-presa di buone opere, per quanto offramolti motivi per operare il bene.Il morire di Gesù rivela che il cristianesimoè Gesù, stare con Gesù, vivere per Gesù,guardare a Gesù, lasciarsi condurre daGesù nella comunione con il Padre, per-ché davvero quest’uomo era figlio di Dio».

Desio 23 marzo

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“Cristo Signore è risorto”.Lo abbiamo sentito proclamare con vocesempre più alta dal celebrante nella vegliapasquale, prima a sinistra poi al centro epoi sulla destra dell’altare.E il popolo dei fedeli, accompagnato dalsuono delle campane e dell’organo, ha ri-sposto: “Rendiamo grazie a Dio”. In questi primi giorni di primavera, neiquali anche la natura è chiamata a risor-gere, Cristo Signore è veramente risorto. Nella Pasqua del Figlio, Dio Padre ha rista-bilito l’uomo nella dignità perduta e gli hadato la speranza della resurrezione. Ciama, ama ciascuno di noi, ad un livello chesupera la nostra capacità di comprendere.

La Resurrezione nell’arteNel corso dei secoli hanno incontrato lastessa difficoltà gli artisti che hanno ten-tato di interpretare quello straordinarioavvenimento che è la Resurrezione di Cri-sto, preferendo di gran lunga accostarsi altema della Croce. Dipingere o raffigurare la Resurrezione èdifficile. Nella Crocifissione, il dolore e la sofferenzadi Cristo sono accostati al dolore dell’uo-mo di ogni tempo, tutta la drammaticitàdel momento è vissuta a livello umano.Si pensi alle Crocifissioni di Duccio o diGiotto, a quella del Mantegna, con le trecroci statiche in primo piano, allo StabatMater di Matthias Grunewald, al Cristocrocifisso del Cerano o alle due Flagella-zioni di Cristo del Caravaggio, con quelcorpo legato al legno della croce, il capoche volge disperatamente lo sguardo a si-nistra ( Museo di Capodimonte a Napoli)o verso destra (Musée des Beaux-Arts aRouen).Nella Resurrezione, invece, prevale l’ele-mento divino, l’uomo Cristo torna nella

sua gloria di Figlio. Egli è il Cristo, il mes-sia, ma al tempo stesso è anche il Figliodell’uomo glorificato alla destra di Dioche, in quanto Figlio di Dio, ha un rappor-to unico e singolare con il Padre.Ci hanno provato a rappresentarlo conottimi risultati Piero della Francesca, Raf-faello Sanzio, Tiziano, Paolo Veronese,Carracci, mentre Giotto, Beato Angelico elo stesso Michelangelo nel cartone perdu-to del 1531 (poi ripreso dal Pontormo edal Bronzino) hanno preferito interpreta-re la Resurrezione con il Noli me tangere,dove l’umano e il divino possono convive-re e coesistere, come avviene anche nellastupenda Incredulità di Tommaso del Ca-ravaggio. Eppure, la prima Resurrezione ècontenuta proprio in una Crocifissione,quella del Masaccio (Napoli, Museo di Ca-podimonte). Quando Masaccio la realizzòper il famoso polittico di Pisa, poi smem-brato nel tempo, in alto alla croce dipinseun ramo verde che stava a simboleggiarel’albero della vita, simbolo della rinascita.Il volto dolente di Cristo è colto nel mo-

Il tema della Resurrezione di Cristo nell’artePercorso lungo i secoli fino alla scultura di Fazzini nell’aula Nervi

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mento del trapasso, quando rivolto a Gio-vanni ha appena pronunciato le parole«Ecco tua madre!». Questo volto ha gli occhi chiusi. È il voltodi un defunto, eppure misteriosamente ciguarda e nel silenzio ci parla. Nel momento stesso della morte, da quelgrezzo legno, ignominioso strumento disupplizio che era la croce, rinasce la vita. Attraverso quel sacrificio, rinasce la spe-ranza e la possibilità di salvezza per tutti.Nella contemplazione della passione lapreghiera cristiana e l’arte che ne deriva,non possono però fermarsi al fatto dellamorte, ma devono saper guardare a quel-lo sbocco in cui la luce torna a riverberar-si, ben prima che le donne si accorganoche il sepolcro dove lo avevano depostoera rimasto vuoto. La Resurrezione non cancella le dramma-tiche realtà che sono state vissute in queldoloroso cammino, ma rivela la misterio-sa vitalità della Croce di Cristo e l’impor-tanza del farne memoria per riscoprire lasperanza.

La Resurrezione in bronzodell’Aula Nerviun’altra Resurrezione, forse meno famosama conosciutissima, è quella che siamoabituati a vedere durante le udienze pon-

tificie nella cornice splendida dell’AulaPaolo VI, un Auditorium di ottomila postia sedere, situato nella Città del Vaticano,a pochi passi dalla Basilica di San Pietro. La grande scultura fu commissionata dapapa Paolo VI nel 1965 e fu realizzata dal-lo scultore Pericle Fazzini di Grottammare(Ascoli Piceno) per l’Aula conosciuta comeAula Nervi dal nome del suo progettista,l’architetto Pier Luigi Nervi. Fazzini, uno dei maggiori scultori Italianidel Novecento, fu scelto dopo lunghe se-lezioni e, dopo l’attribuzione del lavori, glifu messa a disposizione la chiesa di SanLorenzo in Piscibus per la realizzazione delgruppo scultoreo. La Resurrezione, la sua opera più nota ecomplessa, inaugurata il 28 settembre1977 alla presenza del Papa, ha il compitodi rappresentare il più grande mistero del-la fede, proprio all’interno del cuore pul-sante della religione cattolica: lo Statodella Città del Vaticano. Al centro si trova il Cristo risorto che im-petuoso risorge da un caos indefinito cheraffigura la morte e sembra voler abbrac-ciare tutti i fedeli ponendoli al riparo daldisordine che regna alle sue spalle, dove ifili, le giunture, i segmenti, gli snodi si in-trecciano per creare il disegno che appare

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anteriormente: un insieme non ben defi-nito di elementi naturali fusi fra di loro,rocce, rami secchi e radici. Il caos è rappresentato da un cratere pro-dotto dalla bomba nucleare: “una atroceesplosione, un vortice di violenza e dienergia. ulivi divelti, pietre volanti, terradi fuoco, tempesta formata da nuvole elampi. I lunghi capelli e la barba del Cristo sonospostati da un vento che soffia da sinistraverso destra, le braccia sono aperte e ilvolto lascia trasparire una sofferenza in-teriore”. Così Fazzini descrive la sua Resurrezione,nella quale Cristo, liberato dai legami dellamorte, si innalza glorioso sul male irra-diando ogni cosa della sua luce. L’idea difondo esprime quindi il momento lumino-so e dinamico della Resurrezione di Cristocon un’esplosione fiammeggiante di luce.La forza e il dinamismo che promananodalla scultura ricordano l’energia meravi-gliosa di quel primo giorno, in cui la vitasi è effusa con la potenza dello Spiritonell’ intero universo. Per l’esecuzione di quest’opera monu-mentale, un grande bronzo di venti metriper sette per tre, una delle più grandi ope-re in bronzo della scultura italiana del No-vecento, occorsero cinque anni. Nella scultura, che occupa tutta la sezio-ne centrale della parete di fondo dell’aula,sono sintetizzati tutti gli elementi del-l’esperienza artistica di Fazzini: l’eccezio-nale capacità tecnica, il significato dellafigura umana, il sentimento mistico dellanatura, l’autentica partecipazione alla re-altà del sacro. Dal 3 ottobre al 12 dicembre 2011, la sta-tua è stata sottoposta ad un intervento direstauro conservativo e di pulitura con-dotto dal professore Giuseppe Farina e haritrovato il suo originario splendore, fattodi luci e di intense sfumature. L’avventura della Resurrezione fu ardua.Pochi sanno che la realizzazione dell’ope-

ra provocò poi la morte dell’artista. Fazzini “si era buttato nel lavoro conun’energia che non dipendeva più da lui”e aveva deciso di conformare in polistiroloil corpo/bozza del monumentale affrescoin bronzo per meglio fondere torsioni,curvature e slanci. un po’ come in quegli anni si era soliti fa-re nelle stamperie per ottenere il modelloin vetro - resina degli oggetti che si vole-vano realizzare. Durante quelle lavorazioni, si espose auna serie di pericolose esalazioni che co-stituirono per lui un terribile veleno. Il fuoco sprigionato dal materiale, la ma-teria fusa e incandescente, i vapori inalatiin dosi massicce, lo intossicarono. Già avanti con gli anni, non avvertì il pe-ricolo cui andava incontro oppure non sene curò minimamente, realizzando un’o-pera in cui il paradosso è offerto da unaResurrezione che richiede, vittima sacrifi-cale, la vita del proprio esecutore. Attualmente sue opere sono esposte innumerosissime sedi museali ed istituzio-nali, presso l’Hakone Open Air Museum inGiappone, la Tate Gallery di Londra, laGalleria Nazionale d’Arte Mo derna di Ro-ma, la Collezione Peggy Guggenheim diVenezia, l’Art Institute di Chicago, il Mu-seum Momat di Tokyo ed il Museo d’ArteContemporanea di Montreal.

Franco Rizzi

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Così si esprime la notificazione del cardi-nale prefetto della Congregazione del Cul-to divino e della disciplina del sacramentipubblicata sabato 3 marzo: «Il Sommo Pon-tefice Francesco, considerando attenta-mente quanto la promozione di questadevozione possa favorire la crescita delsenso materno della Chiesa nei Pastori,nei religiosi e nei fedeli, come anche dellagenuina pietà mariana, ha stabilito che lamemoria della beata Vergine Maria, ma-dre della Chiesa, sia iscritta nel calendarioromano nel lunedì dopo Pentecoste ecelebrata ogni anno». Entra dunque nelCalendario romano la festa della beataVergine Maria Madre della Chiesa. Perquesto 2018 la celebrazione cadrà lu-nedì 21 maggio.

L’appellativo “Madre della Chiesa”Il titolo di Maria Madre della Chiesa ha ra-dici profonde. Il fatto che la Vergine Mariasia Madre di Cristo e insieme Madre dellaChiesa era già in qualche modo presentenel sentire della Chiesa a partire dalle pa-role di sant’Agostino (Maria è madre dellemembra di Cristo, perché ha cooperatocon la sua carità alla rinascita dei fedelinella Chiesa) e di san Leone Magno (quan-do evidenzia che la nascita del Capo è an-che la nascita del Corpo, indica che Mariaè al contempo madre di Cristo, Figlio diDio, e madre delle membra del suo corpomistico, cioè della Chiesa). Queste riflessioni teologiche scaturisconodalla  pagina del Vangelo di Giovanni incui si narra che Maria stava ai piedi dellaCroce. E Cristo le affidò il discepolo predi-letto, Giovanni, dicendo: “Donna, eccotuo figlio!”. E poi: “Ecco tua madre!”.  LaMadonna – sottolinea il decreto – «accet-tò il testamento di amore del Figlio suo edaccolse tutti gli uomini, impersonati dal

discepolo amato, come figli da rigenerarealla vita divina, divenendo amorosa nutri-ce della Chiesa che Cristo in croce, emet-tendo lo Spirito, ha generato. A sua volta,nel discepolo amato, Cristo elesse tutti idiscepoli come vicari del suo amore versola Madre, affidandola loro affinché conaffetto filiale la accogliessero».Nel corso dei secoli già nelle Litanie laure-tane, per volontà di san Giovanni Paolo IInel 1980, la Madonna è venerata comeMadre della Chiesa. Era stato comunque il  beato papa PaoloVI, il 21 novembre 1964, a conclusionedella terza Sessione del Concilio VaticanoII, a dichiarare la Vergine «Madre dellaChiesa,  cioè di tutto il popolo cristiano,tanto dei fedeli quanto dei pastori, che lachiamano Madre amantissima» e a stabi-lire che «l’intero popolo cristiano rendessesempre più onore alla Madre di Dio conquesto soavissimo nome». In occasione dell’Anno Santo della Ricon-ciliazione, nel 1975, la Santa Sede propo-se una Messa votiva in onore della Madredella Chiesa, successivamente inserita nelMessale romano. Nel decreto si spiega che la decisionevuole promuovere una «devozione» chepuò «favorire la crescita del senso mater-no della Chiesa nei pastori, nei religiosi enei fedeli, come anche della genuina pietàmariana».

A cura di P. V.

Festa di Maria Vergine Madre della ChiesaIntrodotta dal Papa e dalla Congregazione del Culto divino la festa liturgica

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Vita della Comunità

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Dal 1953 ad oggi la congregazione delleFiglie di Sant’Eusebio ha svolto un prezio-so e silenzioso servizio alla Comunità diAlbiate.Suor Domenica e Suor Antonella hannolasciato la casa di Via Scalfi e hanno ri-sposto a qualche domanda sul loro futurodestino.Suor Domenica in una intervista ha di-chiarato: “Ho 84 anni, non pensavo di do-ver subire la chiusura di un’altra casa (do-po quella di udine), è un’esperienza moltodolorosa ma al tempo stesso necessaria,anche se in cuor mio speravo di andareavanti ancora un po’: tornerò alla CasaMadre a Vercelli ma sinceramente non soche cosa farò, anche perché i problemi disalute non mi consentono di fare molto.Cercherò ancora una volta di ricominciareda capo e di rimettermi in gioco. Sicura-mente, se riuscirò a ritrovare la serenità,avrò molto più tempo da dedicare al Si-

gnore e alla preghiera. Non ho voglia dimollare e di lasciarmi andare, voglio pro-seguire la mia strada”.Anche Suor Antonella si è detta dispiaciu-ta di dover partire: “Anche per me, pur es-sendo ad Albiate da poco, è un momentodifficile quello della chiusura di una casa;purtroppo ci si deve rendere conto chepiano piano tutte le case delle Suore diSant’Eusebio stanno chiudendo perchénon ci sono più le persone in grado diportarle avanti e allo stesso tempo c’è ca-renza di vocazioni, quindi di nuove sorelleche possano continuare l’attività. Ancheio tornerò alla Casa Madre a Vercelli dovemi verrà assegnata la responsabilità di unreparto di anziani, un ritorno alle origini”.

Il saluto a nome della comunitàAlla messa di saluto da parte della Comu-nità pastorale lo scorso 25 febbraio, cosìle ha salutate il Dottor Filippo Viganò: “In

Saluto alle suore infermiere di Sant’EusebioHanno lasciato la parrocchia di Albiate

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rappresentanza dei medici di Albiate pre-senti e del passato, se mi è concesso, e so-prattutto, ricordando le molte centinaiadi pazienti che dal 1943 hanno potutoavvalersi delle cure delle suore infermiere,ho il dovere e l’onore di ringraziare tuttele sorelle che, negli anni, hanno prestatola loro preziosa ed indispensabile missionesociale e socio-sanitaria.Ho detto sociale perché la loro umanità ela loro vicinanza ha dato sostegno soprat-tutto alle famiglie in difficoltà, sapendoaprire il cuore e porgere l’orecchio alle sof-ferenze sia fisiche che morali delle persone.Nel 1943 si era in piena guerra e gli anniche seguirono furono molto pesanti. Ilpaese da ricostruire. La povertà vicina edentro alle case di tutti.Non esistevano i farmaci essenziali per lecure. La mortalità infantile, cosi comequella dovuta alle carenti condizioni igie-niche e alla scarsa alimentazione, era al-tissima. L’assistenza sanitaria era prestatada pochi instancabili medici; le suore era-no al loro fianco.Nel tempo le strutture ospedaliere e gliambulatori si sono diffusi. Le condizioniigieniche e di salute sono migliorate. Sisono presentate, tuttavia, altre nuove enumerose patologie. Patologie legate al-l’inquinamento, alla cattiva alimentazio-ne e agli scorretti stili di vita, alle disegua-glianze socio-economiche.In questi casi, moltissimi cittadini, a sup-porto delle cure rivolte ai loro cari malati,hanno conosciuto la professionale vici-nanza delle Suore infermiere e la lorogrande umanità.Ora, la chiusura della casa di via Scalfi,porterà via una preziosa risorsa sociale esanitaria alla comunità albiatese.È come se un caro amico, sul quale con-tavamo molto, se ne dovesse andare. Forse molti di noi percepiscono solo oraquesto senso di vuoto. L’abitudine diaverle tra noi, in qualche occasione, hapoco valorizzato la loro presenza. Di que-sto ci scusiamo.

Ma sono veramente tantissime le personeche le hanno stimate ed apprezzate e chele vogliono ringraziare, noi compresi, ri-cordandole per nome una ad una: SuorBernadette, suor Domenica, Suor Anto-nella, Suor Carla, Suor Ersilia, Suor Laudi-mira, Suor Leopoldina, suor Maria France-sca… le precedenti Madri generali e lapresente Suor Antonia. Molte di loro, al di là del loro servizio,hanno svolto una intensa opera di volon-tariato. Hanno contribuito a fondare e so-stenere l’Associazione Volontari di Albiate. Ora, oltre al personale ricordo di tante oc-casioni di collaborazione professionale,devo sottolineare la grande amicizia cheho avuto l’onore di condividere ed il ri-spetto per la loro Missione.Missione che continuerà in altri luoghi edin altri modi e che con il sostegno della Fe-de, sarà ogni giorno preziosa e necessaria. Auguriamo per questo, ogni bene per loro.Vi ricorderemo come, ne sono certo, voi viricorderete di noi.Avete segnato un tratto importante delcammino di questa comunità.Anche a nome di chi non è più tra noi, vene siamo immensamente grati”.

Dott. Filippo ViganòAlbiate, Chiesa Parrocchiale, 25 febbraio 2018.

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toVita della Comunità

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Dalla Scuola Parrocchiale

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Non sapevo bene cosa aspettarmi dalla se-rata organizzata dall’associazione Genitoridel nostro Istituto: certamente si presen-tava, per noi docenti, così come per i ge-nitori, un’occasione più unica che rara diincontrare, a proposito del tema dell’edu-cazione, un sacerdote noto a tutti per es-sere una personalità dei nostri tempi. Ciò che ho ascoltato e che si è impresso intutta la numerosa platea del teatro Agoràè stata l’esperienza reale e toccante diquesto grintoso prete di ottant’anni, dopola quale credo nessuno sia tornato a casacome prima. Mi aspettavo di incontrare Don Mazzi, in-vece mi sono trovata davanti don Anto-nio. Con una capacità comunicativa im-pressionante, parlando a braccio per quasidue ore, don Mazzi ha interpellato soprat-tutto i “padri”, sottolineando come sia ne-cessario rifuggire da giudizi superficialiche vedono i giovani di oggi migliori opeggiori di quelli del passato, fossilizzan-dosi su considerazioni sterili e sfiduciate,quanto piuttosto come i tempi sianosemplicemente cambiati, senza giudizi dimerito, e sottolineando l’assoluta impor-tanza della fascia d’età della preadole-scenza della quale troppo spesso siamoportati a notare solo le mancanze e le dif-ficoltà. I nostri ragazzi sono aperti davantia maestri onesti: noi lo siamo? A qualegrande responsabilità dunque siamo chia-mati ogni giorno! C’è bisogno di padri, haspesso detto con voce squillante donMazzi; una mamma vive il grande miraco-lo di chi si accorge che arriva qualcunodentro di sé, mentre un padre deve co-struire questo rapporto, molto più spiri-tuale e delicato, ma fondamentale! I giovani sono come torrenti bisognosi deidue argini, materno e paterno, che non sipossono sostituire; come aquiloni, neiquali accendere il desiderio del cielo; co-

me puledri indomabili, con cui non servereagire subito, facendo il loro stesso gio-co, ma coglierli di sorpresa! Accanto a indicazioni pratiche, come quel-la di non chiedere sempre come sia andatala scuola, o di rivedere la scuola come èstata pensata in passato, don Mazzi ci hacommosso con esempi reali di esperienzeda lui vissute coi suoi ragazzi, magariestreme ma profondamente umane.Per concludere con la sua esperienza difamiglia e vocazione grazie alla quale sia-mo tutti usciti segnati da un richiamostringente: “Basta col pessimismo, la vitaè questo: aspettiamoci qualcosa di straor-dinario anche adesso! Perché anche undolore o una difficoltà possono diventareun regalo!”.Parole che traspaiono evidentementedall’esperienza di una vita, dove la retori-ca non trova posto. Ed ecco, nel cuore, ri-suonare la stessa vibrante domanda diquel ragazzo, trovato di notte in centroMilano e portato dalla polizia non in que-stura, ma al centro di don Mazzi, solo per-ché “a vederlo di spalle per un attimo miera sembrato mio figlio”: “Ma il tuo Capolo sa che io sono al mondo, don Mazzi?”Dopo stasera, grazie al tuo sguardo, cer-tamente il nostro sarà un sì più convinto.

Valeria GuanziroliInsegnante scuola secondaria parrocchiale

Ma il tuo capo lo sa che io sono al mondo?Incontro con Don Antonio Mazzi, organizzato dall’Associazione Genitoridell’Istituto parrocchiale Vescovi Valtorta e Colombo

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toDalla Scuola Parrocchiale

Nel mese scorso i ragazzi della scuola pri-maria hanno vissuto una giornata parti-colare.240 aquiloni sono volati in cielo grazieagli alunni della primaria e a EdoardoBorghetti.«Costruire un aquilone e farlo volare èuna gioia». È la gioia che hanno provato ibambini della scuola primaria dell’Istitutoparrocchiale Vescovi Valtorta e Colombodi Carate Brianza che martedì pomeriggiohanno fatto volare 240 aquiloni nel cielodi Villa Cusani al termine di un percorsolaboratoriale sulle tecniche manuali conl’aquilonista Edoardo Borghetti, che haanche liberato nel cielo una delle suecreazioni. “Per i ragazzi costruire e far vo-

lare un oggetto che hanno realizzato conle loro mani è una gioia”.È stato ancora lui a sintetizzare l’essenzadell’aquilonismo: «Dovremmo tutti guar-dare un po’ più il cielo».

Laboratorio ed esperienza dal vivocon gli alunni della primariaImparare a guardare un pò più il cielo

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Dai nostri Missionari

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3 marzo 2018Grande è la mia Gioia nel leggere la mailper quanto riguarda il progetto di Evan-gelizzazione. un grazie particolare per ilsaluto caloroso da parte di tutto il GruppoMissionario di Carate.Trovo straordinario che nonostante che ilnostro progetto non sia stato scelto, voi,Gruppo Missionario di Carate avete presol’impegno di sostenerlo finanziariamente,sebbene in parte, affinchè la buona No-vella raggiunga le persone che abitano indiversi villaggi della savana.Esprimo tutta la mia riconoscenza anchea nome dell’ équipe dei Missionari e deicatechisti che con molto coraggio alla se-ra escono percorrendo delle strade spessevolte dissestate per raggiungere i villaggiche hanno espresso il desiderio di cono-scere il nostro “ Dio “,per facilitare la par-tecipazione alla catechesi, dopo aver la-vorato nei campi tutta la giornata.Ritengo che sia urgente far conoscere ilSignore, perchè l’Islam avanza a grandi

passi e c’è una proliferazione di “Sette”che fanno pressione sulle persone facen-do credere tante cose non ortodosse.Attualmente il progetto è in corso. Prestovi invieremo qualche notizia più precisa.Rinnovo i miei cordiali a ciascuno in par-ticolare del Gruppo Missionario di Carate.Invio una foto della mia missione al DonOrione di Korhogo.

18 marzo 2018Arrivo in Brianza tramite mail per ringra-ziarvi del bonifico di 300 € che ho ritiratoin questi giorni. Dono destinato alle ado-zioni a distanza. La vostra offerta generosapermette a qualche “fortunato” di accede-re all’ istruzione e preparare il proprio av-venire. Presto vi invierò la relazione e foto.Voglio esprimere il mio grazie unito aquello delle famiglie aiutate, ad ogni per-sona del Gruppo Missionario di CarateBrianza. Assicurando la mia preghiera,porgo il mio cordiale saluto.

Con affetto la vostra missionariaSuor Giovanna Contato

Dalla Costa d’Avorio

Ragazzi sordomuti imparano a scrivere

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toDai nostri Missionari

Il Gruppo Missionario di Carate ha cofi-nanziato l’iniziativa per costruire un poz-zo nella Diocesi del Vescovo Paolo, grandeamico dei caratesi.Ecco le foto dell’opera, realizzata insiemea una parrocchia di Bollate.

Dalla Parrocchia di PartagoDiocesi di Djougou, Benin

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A chi dà, sarà datoGenerosità e gratitudine

Parrocchia Santi Ambrogio e SimplicianoOfferte varieNN a S. Antonio per grazia ricevuta € 50, Libretti di Quaresima € 40, NN per la parrocchia € 40,I Commercianti caratesi con riconoscenza € 500, NN per la parrocchia € 40, NN € 500,Gli amici dell’Old Fashion in ricordo di Anna Mariani € 100, NN per la Parrocchia € 500,NN per Casa Maria Immacolata € 100, offerte ulivo € 1. 663Offerte per i FuneraliFranco Perego € 200, Mariangela € 30, Teresa Redaelli € 200, Luigi Colciago € 100,Romolo Colombo € 100, Saveria Masiano € 30, Maria Luigia Citterio € 200,Giuseppe Consonni € 50, Assunta Mori € 200, Elena Cariglia € 200, Rosa Auditore € 50Offerte per i BattesimiGiulia Ecaterina € 100Offerte per S. BernardoNN € 50, in ricordo di mamma Angela € 50, in ricordo di Mario Luigi Valtorta € 100Offerte per S. VincenzoNN € 50, Le Clienti di Gianni parrucchiere € 60, NN € 50, NN € 50,Lavoretti di una volontaria € 90Offerte per “Adotta una famiglia”Buste Varie e 440, € 625, € 395, € 460, € 665, Buste Varie Albiate € 340,Dalla vendita dei prodotti Equo Solidali € 400, Fam. Secondini € 50

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, AgliateOfferte variePer  Basilica Agliate € 100 in memoria di Mauri Ferruccio,Offerta per Basilica in memoria di Ferruccio Mauri € 400Funerale Mario Luigi Valtorta € 200, Matrimonio Eleonora e Davide € 200

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to Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza34 Giuseppe Scotti di anni 8535 Maria Luisa 36 Luigi Colciago di anni 8037 Teresa Radaelli di anni 8338 Ernestina Sandra Trezzi di anni 8539 Fiorenzo Consonni di anni 7440 Romolo Colombo di anni 8541 Saveria Mesiano di anni 9342 Maria Luigia Citterio di anni 8543 Elena Cariglia di anni 7144 Consuela Anna Tallarita di anni 5945 Assunta Mori di anni 9846 Giuseppe Consonni di anni 7847 Eugenio Galbiati di anni 8948 Rosa Auditore di anni 8449 Ernesto (Tino) Cesana di anni 6750 Giovina Botticelli di anni 9151 Diomira Cattaneo di anni 9652 Anna Dell’Orto di anni 9053 Adele Vimercati di anni 89

Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Agliate54 Mario Luigi Valtorta di anni 97

Parrocchia San Martino, Costa Lambro55 Giuseppe Zappa di anni 9356 Sofia Molteni di anni 92

Parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano, Carate Brianza 9 Natalizzi Baldi Matteo

10 Sestili Saphira11 Ballabio Emma 12 Mastropietro Cloe 13 Pedon Vittorio14 Righi Pietro Maria15 Spotti Filippo

Parrocchia San Martino, Costa Lambro16 Pellegrino Bianca

RIGENERATI NELLO SPIRITO

RITORNATI AL PADRE

Il libro della Vita

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Casa Parrocchiale di Carate, via Caprotti 1Con il seguente orarioda LUNEDÌ a VENERDÌdalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 17.00SABATOdalle 9.00 alle [email protected] 0362.900164è sempre in funzione la Segreteria telefo-nica o il ricevimento fax.è sempre possibile rivolgersi ai sacerdoti

Pastorale Giovanile OratoriSi può fare fa riferimento adon Alessandro Cellulare 340 9238922o ai collaboratori presso L’Agorà.

È possibile seguire tutta l’attivitàprogrammata sul sito www.lagora.net

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Comunità Pastorale Spirito Santo

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Segreteria Pastoraledella Comunità Pastorale Spirito Santo

Celebrazione del BattesimoDomenica 6 maggio ore 15.30in Santi Ambrogio e SimplicianoVenerdì 4 maggio ore 21.00nella Prepositurale Santi Ambrogio e Simpliciano,incontro per genitori e padrini

Albiate presso CampanileLunedì dalle ore 9.30 alle ore 11.30

Carate via Manzoni 12Martedì dalle ore 21.00

solo su appuntamentoMercoledì dalle ore 9.30 alle ore 11.30Giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00

Telefono 0362 900.384centrodiascolto@comunitàspiritosanto.it

www.bcccarate.it

Ti consigliamo meglio.

Ti conosciamo bene.

Lunedì 9.00/12.00da Martedì a Sabato 9.00/12.00 e 16.00/19.00

Domenica 8.30/11.30

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Buona StampaCarate Brianza - Via Caprotti 2 Telefono 380.6923561

AVVENIRE - FAMIGLIA CRISTIANA - GIORNALINO - MADRE - FAMIGLIA OGGI - JESUS

Nuovo orario di apertura • Lunedì 9 -12 • da Martedì a Sabato 9 -12 / 16.00 - 19.00 • Domenica 8.30 - 11.30

Prenota il libro, lo consegnamo entro 7 giorni direttamente in Libreria, per telefono o via mail:[email protected] indicando Autore, Titolo, Editore, meglio integrare con codice ISBN

Il libro del meseStefania Falasca

Papa Luciani. Cronaca di una morteEdizioni Piemme - € 17,00

Fondata sui documenti e gli atti del processo canonico, que-sta avvincente e rigorosa ricostruzione porta alla luce parti-colari inediti e svela come andarono i fatti.In un’indagine archivistica che ha coinvolto per un decennioStefania Falasca - firma di «Avvenire» e vicepostulatrice delprocesso canonico -, l’accesso alle fonti documentali ha per-messo di ricostruire, minuto per minuto, ora dopo ora, sullabase dei referti medici, delle indagini e delle testimonianzefino a ieri secretate, quel che accadde in Vaticano e negli ap-partamenti papali i giorni prima del decesso, la notte del tra-passo e i giorni successivi. una ricostruzione storico-scienti-fica che, nel rispetto totale delle fonti, ha scelto la forma av-vincente del racconto, così da essere chiara e accessibile atutti, aprendo squarci impensabili e sciogliendo le inesauribilitrame che fiorirono intorno a questa vicenda.

Parrocchia Santi Ambrogio e SimplicianoCarate Brianza

Casa MARIA IMMACOLATAOffre ospitalità a donne maggiorenni fino a 70 anni,con requisiti per una convivenza autonoma.Ospitalità massima 12 mesiL’ospitalità ha inizio dopo un colloquio con la direzioneServizio accoglienzaMartedì, Mercoledì e Venerdì dalle 10.00 alle 12.00

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Appuntamentinella Comunità Pastorale

APRILEDomenica 1 - PASQUA DI RISURREZIONE

Lunedì 2 - LUNEDÌ DELL’ANGELO

Domenica 8 - SECONDA DOMENICA DI PASQUAore 15.30 S. Battesimo, in Prepositurale - Carate

Lunedì 9Festa Liturgica della Annunciazione del Signore

Domenica 15 - TERZA DOMENICA DI PASQUA

Domenica 22 - QUARTA DOMENICA DI PASQUA

Domenica 29 - QUINTA DOMENICA DI PASQUAore 9.30 Festa per gli Anniversari di Matrimonio, in Chiesa ad Albiate

MAGGIOMartedì 1 - S. Giuseppe lavoratore

Domenica 6 - SESTA DOMENICA DI PASQUAore 15.30 S. Battesimo, in Prepositurale - Carate

Giovedì 10Ascensione del Signore