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«Che cosa vuoi che io faccia per te?» Il Vangelo di questa domenica ci presenta una scena molto vi- vace ed animata, che è ambientata in una strada della città di Gerico ed ha tre protagonisti: Gesù, un medicante cieco, e la folla. L’esito finale della scena, vale a dire la guarigione del cie- co, che riacquista pienamente la vista, potrebbe apparire scon- tata, almeno per chi conosce l’atteggiamento di grande miseri- cordia che Gesù costantemente dimostra nei confronti dei ma- lati, dei poveri, degli emarginati. Tuttavia, un’attenta lettura del brano evangelico ci suggerisce alcuni messaggi di grande significato. Innanzitutto, la frase con cui Gesù congeda il cieco miracolato (“Va, la tua fede ti ha salvato”) esprime una volta di più l’importanza de- cisiva di possedere una fede sincera e solida: infatti, Bartimèo, il cieco, non si lascia scoraggiare dai primi tentativi infruttuosi di entrare in contatto con Gesù, non desi- ste davanti alle difficoltà, come i rimproveri della folla perché non “disturbi” Gesù con le sue invocazioni, ma insiste fino a quando riesce ad arrivare di fronte al Messi- a. È evidentemente un atteggiamento che piace a Gesù, il quale rivolge al cieco una domanda diretta: “Cosa vuoi che io faccia per te?”, quasi a dimostrare in modo espli- cito la sua disponibilità a cancellare il male, nello stesso tempo stimolando il cieco a completare il suo percorso di fede, chiedendo in forma altrettanto diretta la grazia della guarigione. È un insegnamento assai attuale per tutti noi affinché, anche nelle situazioni più difficili, non ci abbandoniamo alle lamentele ed alla depressione, ma ci rivolgiamo al Padre con perseveranza, nella certezza di essere ascoltati Il secondo messaggio si può dedurre dal comportamento della folla, che ignora ripe- tutamente la condizione di sofferenza e di solitudine del mendicante cieco, anzi ten- ta di rimuoverlo dalla propria presenza e dai propri pensieri, come se l’esistenza del- la povertà e della malattia nel proprio microintorno rappresentasse un fattore di turbamento della propria comodità, delle proprie certezze. Ritornano alla mente altri episodi moto simili, descritti nel Vangelo, in cui i singoli individui o la folla sono pronti a lapidare un’adultera, fingono di ignorare un ferito che giace a pochi passi dal loro normale percorso, criticano aspramente Gesù perché accoglie i peccatori o “si abbassa” a guarire un indemoniato. La meditazione sull’episodio del cieco e degli altri episodi non può non interrogarci nel profondo: da che parte ci porremmo noi se fossimo coinvolti direttamente in una scena simile a quella del cieco? siamo pronti a respingere chi si trova nel dolore e nel bisogno oppure a schierarci dalla parte di Ge- sù, cioè dalla parte dell’amore, della solidarietà, della fratellanza? Paola e Giulio Don Guanella ci esorta … La prima e più grande grazia è com- prendere sempre meglio quello che Dio vuole da te. Prega come il cieco di Geri- co: “Signore, che io veda!”. Rafforza poi la tua fede nel credere che il volere di Dio è che tu esegua puntualmente gli obblighi del tuo stato di vita. Casa Canonica: Tel. 049620213 Fax 0495223495 Centro Parrocchiale: Tel. 049620677 Parroco don Francesco: Cell. 3392841685 E-mail: [email protected] Redazione: [email protected] LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura: Ger 31,7-9 Salmo: Sal 125 Seconda Lettura: Eb 5,1-6 Vangelo: Mc 10,46-52 ORARIO CELEBRAZIONI LITURGICHE Ss. Messe feriali: ore 8.30, 18.00; S. Messa pre-festiva: ore 18.30; Ss. Messe festive: ore 8.00, 9.30, 11.00, 18.30. S. Rosario: feriali ore 17.30, pre-festivo e festivo ore 18.00. Confessioni: tutti i giorni dalle 17.30 in poi; sabato dalle 17.00 in poi; domenica sempre disponibili, preferibilmente non durante le celebrazioni liturgiche. Gemellata con la Parrocchia di Sant’Anna in Esztergom (Ungheria) n° 1143 anno XXVII Orientamenti Pastorali 2012 - 2013 28 ottobre 2012, XXX dom. del T. O. (anno B) Diocesi di Padova

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«Che cosa vuoi che io faccia per te?» Il Vangelo di questa domenica ci presenta una scena molto vi-vace ed animata, che è ambientata in una strada della città di Gerico ed ha tre protagonisti: Gesù, un medicante cieco, e la folla. L’esito finale della scena, vale a dire la guarigione del cie-co, che riacquista pienamente la vista, potrebbe apparire scon-tata, almeno per chi conosce l’atteggiamento di grande miseri-cordia che Gesù costantemente dimostra nei confronti dei ma-lati, dei poveri, degli emarginati. Tuttavia, un’attenta lettura del brano evangelico ci suggerisce alcuni messaggi di grande significato. Innanzitutto, la frase con cui Gesù congeda il cieco miracolato (“Va, la tua fede ti ha salvato”) esprime una volta di più l’importanza de-cisiva di possedere una fede sincera e solida: infatti, Bartimèo, il cieco, non si lascia scoraggiare dai primi tentativi infruttuosi di entrare in contatto con Gesù, non desi-ste davanti alle difficoltà, come i rimproveri della folla perché non “disturbi” Gesù con le sue invocazioni, ma insiste fino a quando riesce ad arrivare di fronte al Messi-a. È evidentemente un atteggiamento che piace a Gesù, il quale rivolge al cieco una domanda diretta: “Cosa vuoi che io faccia per te?”, quasi a dimostrare in modo espli-cito la sua disponibilità a cancellare il male, nello stesso tempo stimolando il cieco a completare il suo percorso di fede, chiedendo in forma altrettanto diretta la grazia della guarigione. È un insegnamento assai attuale per tutti noi affinché, anche nelle situazioni più difficili, non ci abbandoniamo alle lamentele ed alla depressione, ma ci rivolgiamo al Padre con perseveranza, nella certezza di essere ascoltati Il secondo messaggio si può dedurre dal comportamento della folla, che ignora ripe-tutamente la condizione di sofferenza e di solitudine del mendicante cieco, anzi ten-ta di rimuoverlo dalla propria presenza e dai propri pensieri, come se l’esistenza del-la povertà e della malattia nel proprio microintorno rappresentasse un fattore di turbamento della propria comodità, delle proprie certezze. Ritornano alla mente altri episodi moto simili, descritti nel Vangelo, in cui i singoli individui o la folla sono pronti a lapidare un’adultera, fingono di ignorare un ferito che giace a pochi passi dal loro normale percorso, criticano aspramente Gesù perché accoglie i peccatori o “si abbassa” a guarire un indemoniato. La meditazione sull’episodio del cieco e degli altri episodi non può non interrogarci nel profondo: da che parte ci porremmo noi se fossimo coinvolti direttamente in una scena simile a quella del cieco? siamo pronti a respingere chi si trova nel dolore e nel bisogno oppure a schierarci dalla parte di Ge-sù, cioè dalla parte dell’amore, della solidarietà, della fratellanza?

Paola e Giulio

Don Guanella ci esorta …

La prima e più grande grazia è com-prendere sempre meglio quello che Dio vuole da te. Prega come il cieco di Geri-co: “Signore, che io veda!”. Rafforza poi la tua fede nel credere che il volere di Dio è che tu esegua puntualmente gli obblighi del tuo stato di vita.

Casa Canonica: Tel. 049620213 Fax 0495223495

Centro Parrocchiale: Tel. 049620677

Parroco don Francesco: Cell. 3392841685

E-mail: [email protected]

Redazione: [email protected]

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura: Ger 31,7-9

Salmo: Sal 125

Seconda Lettura: Eb 5,1-6

Vangelo: Mc 10,46-52

ORARIO CELEBRAZIONI LITURGICHE

Ss. Messe feriali: ore 8.30, 18.00;

S. Messa pre-festiva: ore 18.30;

Ss. Messe festive: ore 8.00, 9.30, 11.00, 18.30.

S. Rosario: feriali ore 17.30,

pre-festivo e festivo ore 18.00.

Confessioni: tutti i giorni dalle 17.30 in

poi; sabato dalle 17.00 in poi; domenica sempre disponibili, preferibilmente non durante

le celebrazioni liturgiche.

Gemellata con la Parrocchia di Sant’Anna in Esztergom (Ungheria)

n° 1143 anno XXVII

Orientamenti Pastorali 2012 - 2013

28 ottobre 2012, XXX dom. del T. O. (anno B) Diocesi di Padova

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2 Il Foglio Parrocchiale 28 ottobre 2012

Tutti i santi “Santo” è un vocabolo che nell’immaginario popolare, complice una cer-ta agiografia piuttosto fantasiosa, evoca persone dal comportamento originale, vissute in un’atmosfera intrisa di fervore religioso e comunque lontano dalla nostra quotidianità. Certamente non la pensa così San Paolo, che attribuisce questo appella-tivo a tutti i cristiani, a quanti cioè, attraverso l’acqua del battesimo, sono partecipi della santità di Dio, e hanno ricevuto il suo amore e la sua vita, la Grazia santificante. Nella prima lettera alla comunità di Co-rinto, afferma esplicitamente: “Alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi, con tutti quelli che in ogni luo-go invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore loro e no-stro” (1Cor.1,2). E’ vero che la santità cristiana non si lascia racchiudere in una definizione unica, perché è frutto dello Spirito, che soffia dove vuole e come vuole. Santa Teresina del Bambin Gesù nella sua autobiografia paragona la Chie-sa a un campo variopinto, reso bello dalla molteplicità dei fiori, dalla na-scosta e umile violetta al superbo e profumato giglio: vi sono i grandi Santi, maestri e trascinatori di folle e quelli diventati tali nell’umiltà del nascondimento quotidiano. È santo chi vive una vita veramente cristiana, dalla provvisorietà della vita presente alla definitività di quella futura nell’incontro con Dio. “Non è però la “carriera” a fare i santi, ma la volontà decisa a corrispondere con perseveranza alla grazia del Signore”, scrisse Albino Luciani il 10 ago-sto 1978, per ricordare a se stesso e agli altri che in ogni carica umana, prestigiosa o umile che sia, è presente il seme nascosto della santità da scoprire. Scrivendo ai Galati è sempre san Paolo ad offrire la cartina al tornasole per verificare la nostra santità: “Il frutto dello Spirito è l’amore, la gioia, la pace, la larghezza di spirito, la generosità, la bontà, la fede, la dolcezza e il disprezzo di sé” (Gal. 5, 22). Gilberto Cesbron, scrittore cattolico francese del secolo scorso, ha scritto che la santità, come l'acqua, sale dal basso. Se non si effonde nelle azioni più ordinarie non vi è speranza che inondi i momenti più alti di un'esi-stenza. Il Martirologio Romano esprime con chiare parole il senso della festa di tutti i Santi: “Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vit-toria davanti alla maestà divina nei secoli eterni” (Mart. Romano, ed. ita-liana, pag. 845).

Don Gabriele

L’ABC della Fede proposta sintetica

per l’Anno della fede In occasione dell’Anno della fede propo-niamo di volta in volta alla meditazione dei nostri lettori alcuni testi scritti dal car-dinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna. Crediamo sia un’occasione ulteriore per approfondire la fede quale dono di Dio ricevuto nel giorno del nostro battesimo.

L’INTERVENTO DIVINO Talvolta noi sia-mo scandalizzati dal silenzio di Dio. Davanti a questa storia di angosce e di pazzie che è la storia umana, perché Dio non parla e non in-terviene? Dio non parla perché ha già parlato, e non ha più niente da aggiungere avendoci mandato in Cristo la sua Parola sostanzia-le. Non interviene, perché è già intervenuto in modo decisivo, con la missione del suo Figlio, che ha costituito Signore della sto-ria, Giudice e Salvatore di tutti. Accoglie-re questa iniziativa salvifica, che trova il suo vertice e il suo compendio nella per-sona di Gesù di Nazareth, ecco che cosa è propriamente l’atto di fede. Non è quindi primariamente un prodotto della mente, del cuore, della sensibilità dell’uomo, quasi che possa decidere l’uomo come mettersi in rapporto con la Divinità. La fede è la nostra risposta alla provoca-zione benefica di Dio. È un aprirci al discorso appassionato del Padre che risuona sempre nell’annuncio evangelico, è fare spazio al Signore che viene a liberarci, è un arrenderci al fuoco trasformante del suo Spirito. Ed è un atto che coinvolge tutto l’uomo: la sua intelligenza, perché è uno sguardo sulla verità integrale; la sua volontà, per-ché l’uomo decide di credere liberamen-te; il suo amore, che è chiamato a supera-re il nativo egoismo.

Giacomo cardinale Biffi

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3 Il Foglio Parrocchiale 28 ottobre 2012

________________Un anno pastorale _______________ Un “foglietto” nuovo? Proprio così! Sono quattro faccia-te che, in punta di piedi, con amicizia, ogni tanto, si met-tono “dentro” al bollettino parrocchiale e dicono come portiamo avanti insieme, comunità parrocchiale e comu-nità vicariale, la storia di bene, di Vangelo e di vita buona che il Signore ci affida in questo territorio. Un anno pastorale: cos'è? È il tempo nel quale ogni co-munità cristiana, in comunione con gli orientamenti dio-cesani e nella fattiva fraternità con le altre parrocchie del vicariato, prega, pensa, approfondisce, progetta, verifica, propone, realizza tutto quello che le sembra opportuno per annunciare il Vangelo e formare Chiesa nel territorio dove vive. Quest’anno pastorale 2012- 2013 è caratterizzato da tre “eventi” che danno un volto nuovo al nostro essere Chie-sa: • l’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI in occasio-ne del 50° anniversario di apertura del Concilio Ecumeni-co Vaticano II; • l’avvio anche in altri vicariati della nuova proposta dio-cesana di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi; • il rinnovo quinquennale degli Organismi di comunione parrocchiali, vicariali e diocesani. Saranno “occasioni” favorevoli per comprendere meglio la chiamata e la responsabilità del nostro essere “Chiesa” nel mondo di oggi. Una domanda: può un adempimento formale, qual è il rinnovo dei consigli pastorali parrocchiali e degli altri or-ganismi di partecipazione ecclesiale, diventare occasione di formazione alla vita cristiana delle nostre comunità? L’esperienza di cinque anni fa ci insegna che se ci sforzia-mo di conoscere questi organismi nel loro genuino signi-ficato e valore e se li rinnoviamo osservando i criteri e le modalità che ci vengono indicate dalla Diocesi, maturere-mo nella responsabilità e nella consapevolezza dell’essere Chiesa. Si tratta dunque di comprenderne il valore, di capirne l’importanza come “segno” della corresponsabilità e co-munione ecclesiale e come utilità pratica, come pure di osservare precise regole perché il rinnovo rispetti le per-sone, le comunità, il valore degli organismi. Allora diven-teranno un valido strumento per una vita ordinata e viva-ce della comunità cristiana.

Un susseguirsi di rinnovi: così vivremo il 2013, a vari li-velli: a livello parrocchiale: consiglio pastorale e consiglio per gli affari economici; a livello vicariale: coordinamento pastorale vicariale (formato dai vicepresidenti dei consigli pastorali, dai preti, dai rappresentanti dei religiosi, dal presidente vicariale dell’Azione Cattolica, dai rappresen-tanti del coordinamento vicariale dei catechisti, degli animatori della pastorale familiare, della Caritas, della Liturgia); a livello diocesano: consiglio pastorale diocesa-no, consiglio presbiterale (formato dai rappresentanti dei preti) e collegio dei vicari foranei (formato dai 39 vicari e dai responsabili degli uffici diocesani). Concretamente queste strutture ecclesiali esprimono il senso di corresponsabilità che impegna tutti nella comu-nità cristiana. Sono luogo e momento privilegiato in cui le parrocchie, i vicariati e la diocesi esercitano l'ascolto, o-perano il discernimento comunitario, predispongono l'ul-teriore cammino da percorrere. Anche attraverso il percorso che ci porterà ai rinnovi, il soffio potente dello Spirito Santo ci aiuterà ad essere la Chiesa di Gesù, così come l’ha tratteggiata il Concilio Va-ticano II. Un dono da riscoprire: il 25 gennaio 1959 il papa Giovan-ni XXIII annunciò la convocazione di un Concilio ecumeni-co, l’assemblea dei vescovi di tutto il mondo. L’11 otto-bre 1962 il sogno diventa realtà e il Concilio inizia, con queste parole di papa Giovanni: “Illuminata dalla luce di questo Concilio, la Chiesa si accrescerà come speriamo, di ricchezze spirituali. Ella otterrà che gli uomini, le famiglie, le nazioni rivolgano davvero le menti alle realtà sopran-naturali”. 2540 vescovi, 50 osservatori non cattolici, 23 donne uditrici, 3 anni di lavoro. Il Concilio ci ha donato un volto nuovo di Chiesa per il nostro tempo; ci ha donato una nuova consapevolezza di ciò che il Signore domanda oggi ai suoli discepoli. Approfittiamo di quest’anno per conoscerlo e lasciarci provocare dalla sua sempre attuale freschezza, perché è dono dello Spirito! Un’esortazione del vescovo Antonio: “L’anno che ci ac-cingiamo a vivere è particolare per la nostra Diocesi, in quanto chiude il quinquennio di mandato di tutti gli Orga-nismi di comunione. Ora rinnovandoli siamo chiamati ad un esercizio singolare di sinodalità nello stile di condivi-sione e corresponsabilità ecclesiale che ha caratterizzato il nostro cammino di Chiesa. Invito tutte le parrocchie a sostenersi vicendevolmente e a operare insieme nel con-testo del Vicariato”.

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4 Il Foglio Parrocchiale 28 ottobre 2012

Un evento nell’evento: vivremo così il fatto che il rinno-vo avverrà in tutte le parrocchie della diocesi. Anche que-sto è un segno di comunione, che dice la storia ed il volto della nostra famiglia diocesana. La comunità vicariale ci aiuterà, supportando con varie iniziative il cammino e colorandolo con le connotazioni tipiche del nostro terri-torio, composto dalle comunità di Brusegana, Cave, Chie-sanuova, Madonna Incoronata, Montà, Natività, Sacra Famiglia, San Girolamo, San Giuseppe, Sant’Ignazio di Loyola, Santo Stefano re d’Ungheria. Continueremo nel percorso già tracciato e sperimentato delle collaborazioni tra comunità vicine che accrescono la condivisione delle forze pastorali e lo spirito di comunione sempre migliora-bile. Un impegno che desideriamo prenderci: non lasciar scorrere superficialmente i mesi di quest’anno, ma co-gliere questa occasione che la Provvidenza ci dona. Lo possiamo fare in tanti modi: • sentire che tutto questo mi riguarda: non è affare di qualcun altro, ma mi interpella in prima persona; • pregare: presentare con affetto al Signore le persone coinvolte, le situazioni, chi ha servito, chi servirà, chi sarà impegnato a discernere, a proporre … • informarmi ed informare: attraverso la lettura di ciò che la comunità proporrà, la richiesta di informazioni, la disponibilità ad ascoltare e dialogare;

• non delegare a “chi ha più tempo di me” la responsabi-lità, che è parte integrante del mio essere cristiano e sti-mare e sostenere chi dona tempo ed energie per un ser-vizio in comunità; • fare tutto ciò posso per far crescere in parrocchia il clima della comunione, della fiducia, della sincerità nella carità, senza offendere, dividere o fermarmi ai giudizi superficiali; • non scappare se sarò chiamato proprio io, mettendo le possibilità prima delle difficoltà, la disponibilità prima dell’egoismo. Una comunità viva e adulta non è pensabile senza il reci-proco dono della comunione e della responsabilità, altri-menti viviamo sempre da minorenni nella Chiesa. La pro-spettiva che l’anno pastorale ci schiude sarà utile anche per riscoprire il rapporto con i nostri preti, che non han-no tutte le responsabilità e non devono prendere tutte le decisioni. Anche loro, prima di essere pastori nella comu-nità sono credenti con la comunità, e crescono insieme agli altri, nel dono della comunione e della misericordia reciproca. Forse anche la loro serenità e vivacità di mini-stero dipende dall’avere a fianco cristiani corresponsabili e non solo volontari che “danno una mano”. Scrive S. A-gostino: “Se da una parte mi spaventa ciò che io sono per voi, dall' altra mi consola il fatto che sono con voi. Per voi infatti io sono vescovo, con voi sono cristiano”.

Accade a Casa Breda

Domenica alle ore 16.00 in Casa Breda i volontari hanno organizzato una tombo-lata per tutti gli ospiti. Chi volesse dare il proprio aiuto è invitato a partecipare.

Ottobre missionario

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5 Il Foglio Parrocchiale 28 ottobre 2012

Progetto St. Willy Anche quest’anno, la nostra parrocchia, seguendo l’esempio caritate-vole del nostro Fondatore San Luigi Guanella, si è impegnata a soste-nere un progetto di solidarietà per persone bisognose. Questo proget-to ci è stato indicato dall’Associazione Guanelliana di Solidarietà e Co-operazione Internazionale che oggi è qui rappresentata dai Padri del Centro Missionario Guanelliano di Como. Lo scopo di questo progetto è stato quello di dare un sostegno ad un centro Guanelliano in Nigeria che segue persone con vari disturbi di disabilità mentale tra cui forme plegiche per lesioni cerebrali, sindrome autistica ed epilessia. Proprio per sottolineare il nostro aiuto verso i bambini epilettici nigeriani, il progetto è stato denominato St. Willy, che è appunto il patrono degli epilettici. Questo centro nigeriano, malgrado versi in pesanti problemi economici, riesce comunque a dare assistenza ad oltre 100 persone che altrimenti si troverebbero in situazioni oltre che dolorose, anche di rifiuto e di emarginazione. E questo grazie all’aiuto di diversi missio-nari e personale medico e paramedico volontario. Oggi possiamo dire che anche la nostra parrocchia ha contribuito al sostegno di questo centro. Oggi possiamo dire che anche noi con le nostre offerte ed il nostro impegno siamo stati tutti missionari per il Don Guanella Cen-tre. E quindi un GRANDE grazie ai piccoli missionari del catechismo, i nostri bambini per la raccolta “colorando le pastiglie”, a voi parroc-chiani missionari perché avete partecipato a tutti i momenti conviviali (teatro e pranzi) della parrocchia, a voi missionari perché avete rispo-sto alle altre iniziative, a voi missionari perché avete dato offerte in chiesa, a voi missionari perché avete dedicato impegno, fatiche e tempo per la realizzazione concreta delle varie attività. Insomma un GRANDE grazie a tutti VOI che avete contribuito in questo anno, a raccogliere la somma di 4800 euro, che come indicato dal cartellone, che vedete qui esposto, ci ha permesso un po’ alla volta di dare il co-lore a tutte le fotografie che testimoniano le varie attività mediche svolte presso questo centro nigeriano. Questa raccolta che oggi noi consegniamo ai Padri Missionari di Como, potrà coprire le spese di medicinali per un anno, per circa 40 persone! Dare sollievo ed il sorri-so a queste 40 persone è stato il vero obiettivo di questo progetto St Willy, dare speranza a queste persone è il sollievo per tutti noi, come ci ricorda proprio San Luigi Guanella con questa frase: ”Ognuno porti il peso del proprio fratello, come ognuno del fratello ne gode il soste-gno”! Concludo rivolgendo a tutti voi e noi, che siamo stati missionari in questo progetto della parrocchia di Santo Stefano, ancora un GRAZIE ed un forte applauso!

La risurrezione dei morti

Dice Gesù: “Quando (gli uomini) risorgeran-no dai morti...saranno come angeli nei cie-li” (Mc,12, 25). Gesù invita a non immagina-re la vita dei risorti come una copia di quella terrena, perché appartiene a un’altra dimen-sione. Alla risurrezione dei morti, il nostro corpo cioè non sarà un cadavere risuscitato, che ritorna alla vita di prima, ma un corpo, che nella vita terrena era assomigliato a quello di Adamo, darà il posto ad un corpo assomi-gliante a quello di Cristo. Conserveremo la nostra identità, ma non sarà un’identità materiale e corporea. Come sarà allora il nostro corpo? Avremo un corpo “comunicazione”. Gli or-gani del nostro corpo hanno adesso la dop-pia funzione biologica: da una parte soddi-sfano i bisogni fisici diretti a mantenere e accrescere il corpo, dall’altra servono anche a comunicare per rapportarsi con gli altri. Alla risurrezione il nostro corpo sarà solo il modo nostro di vivere la comunicazione. Avremo un corpo “trasparenza”. Il corpo è la manifestazione esterna dell’anima e di quello che siamo interiormente, ma nella vita non sempre il corpo riesce ad evidenzia-re la vera realtà interiore. C’è spesso con-trapposizione tra l’essere e l’apparire. Alla risurrezione ci sarà trasparenza piena e cia-scun uomo comunicherà ed esprimerà quel-lo che davvero è nella profondità del suo essere. Avremo un corpo “storia”. La materia por-ta in sé anche una memoria del passato, per cui la nostra storia, anche quella più intima, è scritta nel nostro corpo. La risurrezione del corpo significa che l’uomo ritrova presso Dio non solo il suo ultimo istante, ma tutta la sua storia. L’intervento di Dio nella risurrezione sarà una nuova creazione, che non annullerà la nostra storia, ma le darà pieno compimento. Avremo un corpo “ubiquità e universalità”. Noi qui in terra non sempre possiamo essere anche con il corpo dove è il nostro cuore. Il nostro corpo risorto, invece, avrà le caratte-ristiche del corpo di Cristo e sarà anche dove è il nostro cuore: senza barriere, presso Dio e presso gli uomini. Il nostro corpo è però legato a tutto il resto del creato e quindi anche la natura, il cosmo e la storia dovranno essere coinvolti nella risurrezione, cioè nel trionfo di Cristo. Sarà davvero una nuova creazione.

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6 Il Foglio Parrocchiale 28 ottobre 2012

Intenzioni Ss. Messe

Incontri e attività

LUN

29

8.30.

18.00: consorelle defunte; def. Sil-vano Corolaita.

16.30: catechismo per le elementari.

21.00: incontro del Consiglio parrocchiale per gli Affari Economici

21.00: incontro dei gruppi dei giovanissimi.

MAR 30

8.30.

18.00: def. Francesco Visentin; def. Gianna Menin.

16.00: centro di ascolto Caritas parrocchiale.

21.00: riunione della commissione per la festa patronale.

MER 31

8.30.

16.30: S. Messa in Casa Breda.

18.30: def. fam. Andreola.

16.30: catechismo per le medie.

18.00: redazione FoPar.

21.00: prove della corale Don Emilio Canosi.

GIO 1

8.00: def. Cesarina e Giovanni.

9.30: S. Messa per la comunità par-rocchiale.

11.00: def. Rino e Romilda Nicetto.

18.30: def. fam. Zoin; def. Vittadel-lo Dante, Rosa, Lidia e Romolo.

Solennità di Tutti i Santi

Il centro parrocchiale è chiuso per l’intera giornata.

Ss. Messe ore 8.00, 9.30, 11.00, 18.30.

15.00: momento di preghiera con il Padre Vescovo presso il cimitero maggiore.

VEN 2

8.30: ad mentem celebranti.

10.00: secondo intenzione del Pa-pa.

16.30: ad mentem celebranti.

18.00: per i defunti della nostra comunità parrocchiale.

Commemorazione dei fedeli defunti

Ss. Messe ore 8.30, 10.00, 16.30, 18.00.

SAB 3

8.30: def. Pietro e anime del Purga-torio.

16.30: S. Messa in Casa Breda.

18.30: def. fam. Tarantola; def. Ba-ratto Rita; secondo intenzione dell’offerente.

DOM 4

8.00: def. Ferruccio Zugno e Ada Bilato.

9.30: S. Messa per la comunità par-rocchiale.

11.00.

18.30: def. fam. Furian.

XXXI Domenica del T. O.

10.00 - 11.30: raccolta versamenti Fondo di Solidarietà parrocchiale.

16.00: riunione dell’AC diocesana in centro parrocchiale.