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E. MOUNIER

CHE COS’È UNA PERSONA1

Una persona è un essere spirituale costituito come tale da un modo di sussistenza e di indipendenza del suo

essere; essa mantiene questa sussistenza mediante la sua adesione ad una gerarchia di valori liberamente

eletti, assimilati e vissuti con un impegno responsabile e una costante conversione; la persona unifica così la

sua attività nella libertà e sviluppa nella crescita attraverso atti creativi la singolarità della sua vocazione.

Questa designazione, sebbene voglia essere rigorosa, non può essere considerata come una vera

definizione. La persona, infatti, essendo la presenza stessa dell’uomo, la sua ultima caratterizzazione, non è

suscettibile di definizione rigorosa. Non è più oggetto di una esperienza spirituale pura, distaccata da tutto

il lavoro della ragione e da ogni condizione sensibile. Essa si rivela tuttavia attraverso una esperienza

decisiva, proposta alla libertà di ciascuno, non l’esperienza immediata di una sostanza, ma l’esperienza

progressiva di una vita, la vita personale. Nessun motivo può dispensarla. A chi non ha almeno accostato o

iniziato questa esperienza, tutte le nostre esigenze sono incomprensibili e chiuse. Entro i limiti in cui noi

fissiamo qui il nostro discorso, possiamo solo descrivere la vita personale, i suoi modi, le sue vie, e

richiamarvi l’attenzione. Di fronte a certe obiezioni che si oppongono al personalismo, si deve ammettere

che c’è della gente che rimane “cieca alla persona” come altri sono ciechi alla pittura o sordi alla musica,

con la differenza che quella gente è responsabile in qualche modo della propria cecità.: la vita personale è

di fatto una conquista offerta a tutti e non solo una esperienza privilegiata, almeno al di sopra di un certo

livello di miseria.

Diciamo subito che a questa esigenza di un’esperienza fondamentale il personalismo aggiunge una

affermazione di valori, un atto di fede: l’affermazione del valore assoluto della persona umana. Non

diciamo che la persona dell’uomo sia l’Assoluto (quantunque per un credente l’Assoluto sia Persona e a

rigor di termini non vi sia qualcosa di spirituale che non sia personale). Noi insistiamo anche che ci si guardi

dal confondere l’assoluto della persona umana con l’assoluto dell’individuo biologico o giuridico (noi

vedremo subito la differenza infinita tra l’uno e l’altro). Vogliamo dire che, come noi la indichiamo, la

persona è un assoluto riguardo ad ogni realtà materiale o sociale, e ad ogni altra persona umana. Essa non

potrà mai essere considerata come una parte di un tutto: famiglia, classe, stato, nazione o umanità.

Nessun’altra persona, e a più forte ragione nessuna collettività, nessun organismo può legittimamente

usarla come un mezzo. Dio stesso, secondo la dottrina cristiana, rispetta la sua libertà vivificandola

dall’interno: tutto il mistero teologico della libertà e del peccato originale ha fondamento in questa dignità

conferita alla libera scelta della persona. Questa affermazione di valore può essere per certuni l’effetto di

una decisione che non è più irrazionale né meno ricca di esperienza nei confronti di ogni altro postulato del

valore. Per il cristiano essa si fonda sulla credenza di fede che l’uomo è fatto ad immagine di Dio fin nella

sua costituzione naturale, e che è chiamata a perfezionare questa immagine in una partecipazione sempre

più stretta alla libertà dei figli di Dio.

Se non si comincia a porre ogni discorso sulla persona al livello profondo dell’esistenza, se ci si limita a

rivendicare le libertà pubbliche o i diritti della fantasia, si adotta una posizione senza resistenza profonda,

perché si rischia allora di difendere solo dei privilegi dell’individuo.

1 Brano tratto da: E. MOUNIER, Manifeste au service du Personnalisme (1936), tr. it. : Manifesto al servizio del

personalismo comunitario, Ecumenica editrice, Bari, 1975, pagg. 65-67.

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“Il personalismo pone un valore spirituale, la persona, come luogo di convergenza o radice dell’insieme degli

altri, nel cuore stesso di tutta la realtà umana”2.

È nella persona che si incardina tutta la proposta personalista, essa è la chiave di volta del cambiamento

auspicato da Mounier e dai suoi collaboratori. Si tratta di una vera e propria rivoluzione personalista e

comunitaria, che viene progettata in risposta alla crisi economica di quegli anni - anni Trenta, testimoni del

tracollo finanziario di Wall Street del 1929 che mise in ginocchio anche l’Europa - intravvedendo però «sotto

la crisi economica nascente, una crisi totale di civiltà.»3. La rivoluzione personalista vuole agire non solo

proponendo riforme strutturali, ma prima di tutto cambiando le coscienze, anzi, «ridonando all’uomo la

consapevolezza di ciò che egli è»4. Il cambiamento parte da una presa di coscienza, da una conversione: «la

rivoluzione è un tumulto profondo: metanoete, mutate il cuore del vostro cuore. E nel mondo tutto quanto è

stato da esso contaminato»5. Essa implica uno sguardo diverso sull’uomo, e dunque meditazione prima che

azione, visione prima che struttura, riflessione prima che proposta di riforme. Il personalismo pertanto non

si pone come dottrina politica, non ha infatti la pretesa del successo, ma mira innanzitutto alla

testimonianza6. Tanto che, ebbe modo di scrivere Mounier: «la miglior sorte che possa toccare al

personalismo è questa: che dopo aver risvegliato in un sufficiente numero di uomini il senso totale

dell’uomo, si confonda talmente con l’andamento quotidiano dei giorni da scomparire senza lasciar

traccia»7.

Nel brano proposto è presentata in nuce la costellazione dei caratteri che Mounier attribuisce al nucleo

centrale della sua proposta, la persona, pietra angolare dell’edificio personalista. La definizione della

persona e la comprensione di questo assioma fondamentale da porre al centro della realtà umana si rivelerà

preliminare a qualsiasi ipotesi di cambiamento o di operazione sul reale: politica, educativa, economica.

L’autore esordisce con una constatazione fondamentale e sorprendente: ci si aspetterebbe infatti che il

personalismo cominciasse con una definizione chiara del suo fondamento; tuttavia, allorché l’autore si

accinge a definire la persona, sottolinea la sua indefinibilità.

La persona infatti non è un concetto o «un oggetto […] che noi conosceremmo dal di fuori, come gli altri

oggetti. Essa è l’unica realtà che conosciamo e costruiamo, nello stesso tempo, dall’interno. […] La persona

è un’attività vissuta di autocreazione, di comunicazione e di adesione, che si coglie e si conosce nel suo atto,

come movimento di personalizzazione.»8 Prima di tutto infatti essa è un’esperienza in cui ognuno è

coinvolto, un cammino e un impegno proposto a ciascuno, in cui ne va di se stessi, un impegno di

realizzazione. Per comprendere appieno i contenuti proposti dal personalismo è necessario aver preso parte

a questa esperienza.

Il personalismo propone un assioma: il valore assoluto della persona, non subordinabile a null’altro che a se

stessa, dunque prioritaria rispetto alla collettività, alle cose, alle istituzioni, alle strutture, alle idee: sono

esse a dover servire la persona e non viceversa.

2 E. MOUNIER, Manifesto al servizio del personalismo comunitario, cit.

3 Lettera di Mounier a Jeromine Martinaggi del 1 Aprile 1941, in: E. MOUNIER, Lettere e diari, Città Armoniosa, Reggio

Emilia, 1981, pag. 93. 4 Dal Prospectus del Febbraio 1932 annunziante la pubblicazione di Esprit, in: E. MOUNIER, Lettere e diari, Città

Armoniosa, Reggio Emilia 1981, pag. 93. 5 E. MOUNIER, Révolution personaliste et communautaire (1934), in Oeuvres, vol. I, Editions du Seuil, Paris, 1961; tr.

it.: Rivoluzione personalista e comunitaria, Ecumenica editrice, Bari 1984, pag. 35. 6 E. MOUNIER, Entretiens VI, in Oeuvres, cit. IV, pagg. 557 e ss.

7 E. MOUNIER, Che cos’è il personalismo?, Einaudi, Torino 1975, pag. 10.

8 E. Mounier, Il Personalismo, cit., pag. 29-30.

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Avvertiamo in questi passaggi il sentire di quella stessa epoca che vedrà avverata esattamente l’antitesi di

quanto proposto in questo brano, pochi anni più tardi rispetto alla sua pubblicazione (1936):

nazionalsocialismo e fascismi infatti concretizzeranno politicamente l’asservimento della persona a logiche

totalitaristiche, costruendo un autentico anti-umanismo.

Personalismo e totalitarismi nascono dalla stessa esigenza: quella di uscita dalla crisi. Tuttavia, già

paventando e denunciando la sottomissione della persona a strutture e sistemi dis-umanizzanti, il

personalismo pone a proprio baluardo questa necessità: per agire attivamente ed efficacemente su una

civiltà ormai decadente e fallimentare, serve innanzitutto una visione globale dell’uomo, che guidi le scelte

concrete e ne tuteli tutte le dimensioni. Da qui l’urgenza di ripensare la persona, per salvaguardarne la

complessità da ogni dannoso riduttivismo e per riabilitarla laddove essa è stata o può essere dimenticata ed

asservita a logiche impersonali.