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CHASQUI 2

LA BIODIVERSITÀ DEL PERÙ E LASUA IMPORTANZA STRATEGICA

Antonio Brack Egg*

Il Perù è un paese dalla straordinaria varietà di risorse vive e di ecosistemi, che oggi si conoscono comediversità biologica o biodiversità. Il nostro paese è tra i più eccezionalmente diversi del pianeta, e si colloca

tra i primi cinque posti.

a diversità di risorse genetiche èun raggiungimento dei gruppi

umani aborigini, che durante unprocesso di almeno 10.000 anni hannoaddomesticato specie della fauna e piantenatie, che sono state selezionate e adattateai diversi piani ecologici. Il Perù è uno deimaggiori centri mondiali di risorsegenetiche, con all’incirca 182 specie dipiante e 5 di animali addomesticati, èriconosciuto inoltre come uno dei centrioriginari dell’agricoltura e dell’alleva-mento del bestiame.

Il Perù è un paese che ricopre unagrande importanza a livelloglobale peril fatto di aver dato al mondo coltivazionie allevamenti di notevole valore,particolarmente la patata e il mais, duedelle quattro coltivazioni alimentari piùimportanti al mondo. Le risorsegenetiche del paese sono di importanzastrategica per il mondo moderno e, inquesto aspetto, il Perù ha e può ancheavere un ruolo decisivo. Per quel cheriguarda alla flora, si calcola che esistanopressappoco 25.000 specie (10% deltotale mondiale), delle quali un 30%sono endemiche. È il quinto paese almondo per numero di specie, e uno deiprimi per numero di specie di piantedalle proprietà conosciute e utilizzatedalla popolazione (4.400 specie). Lafamiglia più numerosa di piante è quelladelle orchidee, delle quali si trovano nelpaese più di 3.000 specie. Per quel cheriguarda alla fauna, nel Perù ci sono 462specie di mammiferi, 1.815 di uccelli,395 di rettili, 408 di anfibi, 2.000 di pescie 4.000 di farfalle.

È il primo paese per varietà di patate(9 specie addomesticate e all’incirca3.000 varietà), di peperoncini (5 specieaddomesticate e decine di varietà), dimais (36 ecotipi), di granaglie, di tuberie di radici andini. È il maggior centroper diversità genetica del cotonedell’America del Sud o cotoneperuviano (gossypium barbadense),prodotto il cui materiale genetico èimprescindibile per il miglioramento deicotoni coltivati, come il «pima» e il«tangüis». Occupa una elevataposizzione per ciò che concerne la frutta(623 specie), le cucurbitacee, le piantemedicinali (1.408 specie) e ornamentali(1.600 specie), e le piante alimentari(pressappoco 1.200 specie)

Ha cinque tipi di animali domestici:l’alpaca, forma domestica della vicugna(lama vicugna) e incrociata con il lama;

e della costa, e 7 di origine americanaintrodotte secoli fa. Quelle di origineamazzonica sono 85 specie, cherappresentano il 46,96% del totale.Quelle di origine andina sono 81 eraggiungono il 44,75%. Quelleoriginarie della costa sono 8, cioè il4,43% del totale.

ECOSISTEMI IMPORTANTIIl Perù possiede ecosistemi

d’importanza strategica sul pianomondiale, che possono costituire unaspetto rilevante nelle trattativeinternazionali. Ha 66 milioni di ettaridi bosco ed è il secondo paese in

America Latina e il quarto nel mondoper boschi tropicali. Il mare peruviano èuno dei bacini ittici più importanti delpianeta e si trova in un buono stato diconservazione se lo paragoniamo conaltri bacini ittici marini. La «puna» o ipascoli naturali andini, con una super-ficie di 18 milioni di ettari, costituisceun ecosistema di enorme importanzasul piano globale per la sua biodiversità.Sono da porre in risalto i laghi, come ilTiticaca e il Junín, che presentano dellepeculiarità ecologiche e specieendemiche.

Il Perù ha stabilito un SistemaNazionale di Aree Protette dallo Statodi all’incirca 17 milioni di ettari, unodei più importanti del mondo. Il paeseha messo in funzione un vasto piano diconservazione e di uso sostenibile dei66 milioni di ettari di boschi, che ha leseguenti caratteristiche:• Protette dal Sistema di Aree

Protette: 12 milioni di ettari.• Intestate a comunità aborigene

amazzoniche: 8 milioni di ettari.• Boschi di Produzione Permanente

per concessioni forestali: 24.5milioni di ettari.

• Protetti da privati: 157.000 ettari.• La superficie che resta, di all’incirca

20 milioni di ettari, sono aree delloStato.

DIVERSITÀ UMANA ECONOSCENZE TRADIZIONALI

Il Perù possiede un’alta diversità diculture e si contano 14 famiglielinguistiche e almeno 44 etnie diverse,delle quali 42 si trovanonell’Amazzonia.

Questi gruppi aborigeni conservanoconoscenze importanti riguardanti gliusi e le proprietà delle specie, la diversitàdelle risorse genetiche (4.400 piante diusi conosciuti e mille varietà) e letecniche di utilizzo. Per esempio, in unettaro di coltivazione tradizionale dipatate sull’Altipiano del Titicaca èpossibile trovare perfino tre specie dipatata e dieci varietà. Questo significapiù di tutte le specie e varietà che sicoltivano nell’America del Nord.

VALORE STRATEGICO DELLABIODIVERSITÀ PERUVIANA

Il Perù, nel senso convenzionale,non ha una posizione strategica sul pia-no mondiale, tale da concedergliun’importanza che risaltari nel mercato

il lama, forma domestica del guanaco(lama guanicoe); il «cuy», forma do-mestica del «poronccoy» (caviatschudii); l’anatra creola, forma domes-tica dell’anatra amazzonica (cairinamoschata), e la cocciniglia (dactilopiuscoccus).

Nel Perù si è sviluppato un lungoprocesso di addomesticamento dipiante e di animali, e, infatti, il nostropaese è uno dei centri mondiali di ori-gine dell’agricoltura e dell’allevamentodi bestiame. Nel Perù esistonoapprossimativamente 182 specie dipiante addomesticate natie, delle quali174 sono di origine andina, amazzonica

Paul Marcoy, Gola di montagna di Tunkini, 1869

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geopolitico globale. Infatti, non è unpaese con eccezionali risorseenergetiche, come i paesi arabi; nondomina vie strategiche per il commerciomondiale sotto la forma di stretti o dicanali, come Turchia, Egitto o Panama;non ha uno sviluppo tecnologico diimportanza globale; non ha unaposizione di potere dovuta a brevetti ead altri aspetti vincolati; e gioca unruolo secondario nel mercato deicapitali. Sul panorama attuale, il suounico ruolo di rilievo è quello di costi-tuire un centro di coltivazioni illecitedi droghe proibite, che incrementano ilnarcotraffico mondiale.

Di conseguenza, le grandi potenzemondiali non lo vedono né come unaminaccia per la sicurezza globale nécome un paese centrale per garantirela sicurezza e la stabilità globali, che lofarebbe diventare oggetto di appoggiparticolari sotto la forma di investimentie di riscatti finanziari. Quest’aspettorisulta cruciale nei confronti del ruolodel paese nel concerto internazionale eper negoziare nell’ambito geopoliticoglobale.

Tuttavia, il Perù è uno dei paesi chespiccano per diversità biologica ed èpiazzato fra i tre primi paesi megadiversigrazie alla superficie di boschi tropicali(il 4° sul piano globale), chemantengono inutilizzate pressappoco15.000 milioni di tonnellate di carbonio;possiede una superficie adatta per essereriforestata di 10 milioni di ettari, con lapossibilità di sfruttare all’incirca 1.500milioni di tonnellate di carbonioatmosferico; è il primo paese per risorsegenetiche di piante addomesticate (182specie), di usi conosciuti (4.400 specie),tra esse, come menzionato, 1.200alimentari e 1.408 medicinali; come siè anche detto, possiede 5 specie dianimali addomesticati, e comprendeecosistemi di importanza globale (boschitropicali umidi, boschi secchi, altopiani,boschi di nebbia, mare freddo).

Queste statistiche di biodiversitàconferiscono al Perù un’importanzastrategica globale, perché il XXI secolosarà quello della biotecnologia edell’ingegneria genetica. Quest’aspettodeve essere recuperato e sviluppato dalpaese in modo strategico per trasformarela biodiversità in un vantaggio compe-titivo. Il paese può giocare un ruolomolto importante nei negoziatiinternazionali sulla biodiversità e sullerisorse genetiche e in tutto ciò checoncerne il cambio climatico e gli aspettirelativi al mantenimento dell’equilibriodel carbonio nell’atmosfera. Diconseguenza, il paese deve svilupparela sua capacità di negoziare per tuttociò che riguarda la sicurezza alimentaremondiale, la sicurezza della sanità(piante medicinali), e la sicurezzaglobale relativa al cambio climatico.

Bisogna compiere il massimo sforzoperché la biodiversità costituisca larendita strategica del Perù nel secoloXXI, e perché riesca ad essere unapotenza in materia di brevetti di risorsegenetiche, nella manutenzionedell’equilibrio climatico globale e nellosviluppo di nuovi principi attivi perl’industria farmacologica.

Il potenziale del paese per lo sviluppodi nuove attività economiche sulla basedella biotecnologia è straordinaria-

mente grande, particolarmente negliaspetti inerenti a prodotti farmacologici,cosmetici, tinture e coloranti, e pianteornamentali.

L’ottenimento di nuovi prodottichimici di importanza strategica perl’industria farmacologica, sulla basedelle numerose piante medicinalipresenti nel paese (1.400 specie), è unadelle grandi potenzialità. Alcune sonostate inserite nella produzioneindustriale farmacologica ma la maggior

parte non è ancora stata sufficiente-mente studiata. L’industriafarmacologica mondiale è un affare chemuove pressappoco US$ 400 milioniannuali e attualmente affronta una gra-ve crisi per quanto riguardal’ottenimento di nuove droghe,particolarmente per controllare malattiecome l’AIDS, diversi tipi di cancro ealtre di origine psichica.

Un’altra partita di interesse attualeè quella dei prodotti cosmetici eassociati (aromi, profumi, oli, ecc.). Leditte che producono cosmetici muovo-no una domanda crescente di certiprodotti naturali delle zone tropicali e licommercializzano con il cartellino di«prodotti delle foreste tropicali». Leditte private che si occupano diquest’attività sono di due tipi: alcunefanno partecipare nei guadagni lapopolazione locale, derivandone unaparte dei benefici, e altre sonostrettamente commerciali. Quest’attivi-tà ha dato origine a nuove ditteinternazionali ma il paese ha reagito contimidezza di fronte a questo potenziale.Dev’essere risaltato il potenziale di olinaturali, nuovi aromi, tinture per icapelli e diversi prodotti per attenuaregli effetti della vecchiaia.

Per quanto riguarda lo sviluppo ditinture e di coloranti naturali per

l’industria alimentare, di fibre e tessuti,alcune specie hanno meritato uninteresse crescente (la cocciniglia,l’»achiote», il mais violaceo, l’»airam-pu»), ma decine di specie conosciuteper le loro proprietà come tinture nonsono state ancora considerate.

Lo sviluppo delle piante ornamentali(fiori, foglie e piante d’interno)costituisce una partita economica inaumento nell’ambito mondiale. DelPerù si conoscono e si usano pressappoco1.600 specie di piante ornamentali esoltanto una piccola parte è utilizzataper una produzione economica. Il paeseè orientato, sfortunatamente, aprodurre delle piante ornamentalicoltivate in altri paesi e non si è valutatoancora il potenziale di specie natiesommamente atrattive (aracee, felci,orchidee, bulbose, ecc.)

Lo stesso succede con lo sviluppo dipesticidi naturali o biopesticidi sulla basedelle numerose specie di piante e dianimali conosciute a questo scopo nelpaese.

DIVERSITÀ BIOLOGICA ETRATTATI INTERNAZIONALI

Nei negoziati internazionali, il Perùnon deve trascurare in nessun modo la

propria diversità biologica, particolar-mente le risorse genetiche e leconoscenze con essa vincolate,includendo i diritti dei popoli autoctonie degli agricoltori.

In un mondo sempre piùglobalizzato, le risorse genetiche e leconoscenze tradizionali gioccherannoun ruolo molto importante. Il Nordsviluppato investe enormi capitali peravere accesso alle risorse genetiche edominare il loro uso sulla base del siste-ma di brevetti sulle risorse vive. Tuttavia,dobbiamo essere consapevoli che ilpaese possiede un enorme bagaglio di

risorse vive, fatto che significa ungiusto e armonioso rapporto tra i paesisviluppati e il nostro. L’accesso allabiodiversità peruviana e alle conos-cenze associate non si potrà fare senzala mediazione di una controprestazioneeconomica o di cooperazione per la loroconservazione e il loro sviluppo.

Il tema delle trattative è partico-larmente incentrato sul commercio el’accesso ai mercati, ciò porta il pericolodi non dare l’importanza sufficente allerisorse genetiche e alle conoscenzetradizionali. Questa situazione puòcondurre a cedere facilmente dinanziagli interessi dei paesi sviluppati.

In questo senso, lo Stato peruvianodeve sviluppre un consenso politico euna posizione molto chiara neinegoziati per difendere i diritti degliagricoltori e le conoscenze tradizionalivincolati alle risorse genetiche. Deveanche trarre profitto dall’importanzastrategica del mare, dell’altopiano,delle foreste amazzoniche e di altrerisorse.

Questi aspetti costituiscono il pun-to chiave nei negoziati internazionalie il paese ha il vantaggio di averratificato tutti i trattati e gli accordi sultema. Nello stesso modo, è importanteche il paese registri le risorse genetichedi origine chiaramente peruviana pri-ma che altri paesi o imprese lo facciano.

Si argomenta sempre la mancanzadi fondi per far fronte alle necessità diricerca e di registrazione della nostrabiodiversità. Una delle possibili usciteè ottenere, attraverso negoziati,alleanze o accordi di cooperazionemutua con i paesi sviluppati, per darluogo a iniziative che comportinobenefici reciproci nel camposcientifico, tecnologico ed economico.

Non dobbiamo dimenticare che ilsecolo XXI sarà segnato dai problemiambientali, dallo sviluppo dellabiotecnologia e dal progresso del do-minio di imprese sul sistema di brevettie di registrazioni. Il Perù, come paesemegadiverso, non deve in nessun modotrascurare questi aspetti, giacchèqualsiasi noncuranza può accrescere iproblemi di povertà e di dipendenzaesterna. Il paese non deve cedereposizioni al di là di quanto stabilitonell’Accordo sulla Diversità Biologicae dalle Decisioni della CANsull’accesso alle risorse genetiche, edovrebbe usare la propria posizionefavorevole per quel che riguarda labiodiversità, per compromettere lacooperazione scientifica, tecnologica efinanziaria per la conservazione diboschi, aree protette, gestione forestalee riforestazione. Abbiamo conseguitoprogressi importanti ratificando itrattati internazionali, ma nel campodelle trattative commerciali ilcammino da percorrere è ancora moltolungo.

*Ecologista peruviano, dottore inScienze Naturali, assessore delProgramma di Sviluppo delle NazioniUnite. Tra le sue numerosipubblicazioni, vedere il VI volumedell’Enciclopedia Tematica del Perù:Ecologia. Orbis Ventures S.A.C., Lima,2004, che distribuisce il giornale ElComercio.

Paul Marcoy, Canneti dell’Ucayali, 1869

Paul Marcoy, Tunki peruvianis, 1869

«Si deve fare il massimo sforzo perché labiodiversità diventi la rendita strategica delPerù nel secolo XXI, e riuscire ad essere una

potenza in materia di brevetti di risorsegenetiche, nel mantenimento dell’equilibrioclimatico globale e nello sviluppo di nuovi

principi attivi per l’industria farmacologica».

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NERUDA A MACHU PICCHU

Luis Nieto Degregori*Nel centenario della sua nascita, il ricordo di una visita ispiratrice per il grande poeta cileno.

l 20 ottobre del 1943, una notiziaapparsa sulla prima pagina del gio-

rnale El Comercio del Cusco, insiemead altre notizie sulla guerra mondiale,informa della presenza a Lima del poe-ta cileno Pablo Neruda. L’illustrevisitatore aveva visitato il giorno primail palazzo di governo, dove avevaconversato con il Presidente ManuelPrado. La sua visita in Perù faceva par-te di un periplo che stava realizzandoper diversi paesi della costa del Pacifi-co, dopo aver lasciato l’incarico diConsole Generale del suo paese inMessico.

Una settimana dopo, al calare dellasera di martedì 26, il treno cheprocedeva da Arequipa portavaNeruda e sua moglie Delia del Carrilfino al Cusco. Accompagnavano il poe-ta, Esteban Pavletich, allora CapoUfficio Stampa e Propaganda delMinistero di Governo, e il senatore peril Cusco, Uriel García. La stessa notte,in una cerimonia che ebbe luogo nelsalone consistoriale della Provincia, ilpoeta fu dichiarato Ospite Illustre dalsindaco Óscar Saldívar.

Pochi giorni dopo, domenica 31 perla mattina, nel Teatro Municipale, leistituzioni culturali e i sindacati di artistie di lavoratori del Cusco resero omaggiomultitudinario all’autore di Residenciaen la tierra. Le parole di saluto furonorivolte dal poeta cuschegno Luis NietoMiranda, il quale aveva conosciuto

E tra i materiali che testimoniano lagenesi del Canto General, si sa cheNeruda aveva nella sua biblioteca unvolume della Guida turistica del Cusco,di Luis E. Valcárcel.

Questi due dati, in apparenza pocosignificativi, trovano la propria realedimensione se, come indicano glistudiosi della vita e dell’opera diNeruda, consideriamo che la visita aMachu Picchu fu fondamentaleperché il Canto general si applicasse nonsolo allo spazio e alla storia del Cile ma

Neruda durante gli anni che avevatrascorso esiliato in Cile e con il qualecondivideva la militanza comunista.

«Pablo Neruda, questa è casa tua»,aveva intitolato Nieto il discorso chelesse quella mattina e del qualeriportiamo alcune linee: «Mi avetechiesto che saluti questo poetacombattente, questo cuore fatto conl’acciaio blindato della mattina.Guardatelo, l’avete qui».

La presenza di Neruda fu salutatacon un’ovazione che si prolungò per variminuti. In seguito, il poeta cominciò ilsuo recital con la declamazione di duedei Veinte poemas de amor e con poesie,tra le altre, di España en el corazón e Re-sidencia en la tierra. Si accommiatò dalpubblico, dopo oltre un’ora di lettura, conil suo «Nuevo canto de amor aStalingrado», allora ancora inedito.

Il giorno seguente, lunedì 1°novembre, Neruda e sua moglie preseroil treno per viaggiare ad Arequipa econtinuare il loro cammino verso Cile.Nella stazione, il visitatore fu congedatoda comitati d’istituzioni culturali e deisindacati della città.

La stampa cuschegna non dà lanotizia del viaggio che il poeta fece aMachu Picchu, ma è facile dedurre cheebbe luogo tra il martedì, il giorno delsuo arrivo, e la domenica, quando glifu reso omaggio. Si può vedere unafotografia di Neruda nella cittadellaincaica in compagnia di Uriel García.

a quelli di tutta l’America. Uriel Garcíae Luis E. Valcárcel sono i pilasridell’indigenismo cuschegno. Tutti edue, inoltre, erano i più profondiconoscitori del passato preispanico delCusco. Se García aveva pubblicato, nel1922, il suo libro La ciudad de los incas.Estudios arqueológicos, Valcárcel avevagià pubblicato i suoi primi studi suMachu Picchu e aveva condotto, agliinizi degli anni trenta, i primi scaviarcheologici a Sacsayhuamán.

Neruda trovò, durante la sua visitaal Cusco, i personaggi più indicatiperché lo introducessero, personalmen-te l’uno, attraverso un libro l’altro, nelpassato incaico, come affermano i suoibiografi. «Alturas de Machu Picchu»fu scritto a Isla Negra, nel settembredel 1945, due anni dopo la visita alCusco. E cinque anni dopo, in Messico,sarebbe apparsa la prima edizione.

«Il Cusco è il sacro utero di America»,aveva detto il poeta durante la sua visita,come si legge nel quinto numero dellarivista Garcilaso. «Machu Picchu ha unprofilo naturale meraviglioso e unico. Ilsuo ricordo sarà indelebile in questopellegrinaggio di libertà e di veglia cherealizzo per le promettenti terre del nostrocontinente.»

* Narratore cuschegno. Il suo romanzo Noti-cias verdaderas sobre la Gran Ciudad del Cuscoapparirà prossimamente.

1943«Ma prima di arrivare in Cile ho fattoun’altra scoperta che ha aggiunto un nuovolivello allo sviluppo della mia poesia. Misono fermato in Perù e sono salito sullerovine di Machu Picchu. Siamo saliti acavallo. In quel tempo non c’era la strada.Dall’alto ho visto le antiche costruzioni dipietra circondate dalle altissime cime delleAndi verdi. Dalla cittadella tarlata ed erosadal passare dei secoli pecipitavano torrenti.Masse di nebbia bianca si levavano dal fiumeWilcamayo. Mi sono sentito infinitamentepiccolo al centro di quell’ombelico di pietre;l’ombelico di un mondo spopolato,orgoglioso ed eminente, al quale io, inqualche modo, appartenevo. Ho sentito chele mie mani avevano lavorato lì in qualchelontano periodo, scavando solchi,spianando rocce. Mi sono sentito cileno,peruviano, americano. Avevo trovato inquelle difficili cime, tra quei ruderi gloriosie dispersi una professione di fede per lacontinuazione del mio canto. Nacque lì lamia poesia «Alturas de Machu Picchu».

Pablo Neruda. Confieso que he vivi-do. Memorias, p. 229.

«Neruda torna con l’aereo in Cile, mafacendo prolungati scali si ferma a (...) Lima,Perù, dove, il 21 ottobre, legge un discorsomolto importante nel quale evoca iLiberatori d’America (Sucre, Bolívar,

TESTIMONIANZE E ALTRE VISITE

data, nel loro paese, una decorazioneufficiale. Confesso che le decorazioni misono parse sempre un po’ ridicole. Le pocheche avevo mi furono appese sul petto senzaalcun amore, per funzioni che avevocompiuto, per permanenze consolari, cioè,per obbligo o per abitudine. Passai una voltaper Lima e Ciro Alegría, il granderomanziere di Los perros hambrientos, cheallora era il presidente degli scrittoriperuviani, insistette perché fossi decoratonella sua patria (...).

Inoltre, il Presidente peruviano di queltempo, l’architetto Belaunde, era mio amicoe lettore. Benchè la rivoluzione che dopolo cacciò dal paese con violenza diede alPerù un governo inaspettatamente apertoai nuovi cammini della storia, continuo acredere che l’architetto Belaunde fu unuomo di indiscussa onestà, impegnato inopere un po’ chimeriche che alla fine loallontanarono dalla terribile realtà, loallontanarono dal suo popolo che tantoprofondamente amava. Accettai di esseredecorato, questa volta non per i miei serviziconsolari, ma per una delle mie poesie. Perdi più, e questa non è cosa di poco monto,tra il popolo del Cile e quello del Perù cisono ancora ferite aperte. Non solo gli

Il poeta con Uriel García nella cittadella sacra

O’Higgins, Morales, Artigas, San Martín,Mariátegui) e chiama César Vallejo «unodei lumi d’America». In Perù visita ancheCusco e Machu Picchu. L’impressione chegli causa la remota capitale degli Incasmaturerà in una magnifica poesia, una delleprime del Canto general e spina dorsale dellasua nuova visione americana. Dinanzi allamonumentale città di pietra, Neruda rimaneassorto. Un amico che l’accompagna e cheaspetta senza dubbio qualche frase per lastoria, gli domanda cosa gliene pare. Il poe-ta riesce solo a rispondere: «Che luogo permangiare un arrosto di agnello!», frase chei sciocchi criticano perché forse avrebberopreferito qualcosa sullo stile napoleonicotipo: Soldati, dall’alto di queste piramidi,ecc. Neruda, che a Machu Picchu trovafinalmente l’ombelico di America, provaun’emozione troppo forte e per questo sievade con una frase ironica, secondo lamigliore tradizione del «roto» cileno.»

Emir Rodríguez Monegal. El viajeroinmóvil, introducción a Pablo Neruda., p. 112.

1966«Era già da un tempo che gli scrittoriperuviani, tra i quali avevo sempre avutomolti amici, insistevano perché mi fosse

sportivi e i diplomatici e gli statisti devonoimpegnarsi nel restare quel sangue dalpassato, ma anche e a maggior ragione ipoeti, le cui anime hanno meno frontiereche quelle degli altri.»

Pablo Neruda, op. cit., pp. 433-434.

1970«Dopo pochi giorni ricevetti una lettera diNeruda, tornava dall’Europa con la nave evoleva fermarsi brevemente a Lima e offrireun grande recital in beneficienza per levittime del terremoto. Desiderava sepossibile alloggiarsi a casa mia e che, oltreal recital, la sua visita fosse completamen-te privata. Voleva godere della cucinalimegna e dedicare una serata per gustare,con amici di fiducia, quei superbi gamberiche si potevano soltanto trovare in pochiristoranti della città (...). Ho raccontatoanche parzialmente la visita che Nerudafece al generale Velasco (...). La verità èche il poeta era rimasto affascinato daquella conversazione e dall’invito a pranzo.Per quanto riguarda il generale VelascoAlvarado, la sua reazione fu curiosa e allostesso tempo completamente tipica.«Quant’è sensato questo poeta!», disse aSergio Larraín quando lo incontrò due otre giorni dopo in una cerimonia, e ripetèla frase un paio di volte, sorpreso e pensoso:«Quant’è sensato questo poeta!»»

Jorge Edwards. Adiós poeta, p. 211.

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LETTURE

Attualità di ArguedasAppare una pregiata antologia dell’eccezionale opera di José

María Arguedas (Andahuaylas, 1911-Lima, 1969). Acontinuazione, un frammento del prologo scritto dal sociologo

Gonzalo Portocarrero.

Se tentassimo di «formalizzare» la prospettiva arguediana, sarebbe necessariosegnare gli elementi seguenti:1) Arguedas vide il Perù come un paese molto antico, in possesso di un legatoculturale ultramillenario. S’interessò, pertanto, per un approccio che fosse a lungascadenza, che identificasse il gioco di continuità e di spaccature che sono allabase delle espressioni culturali del Perù contemporaneo. Non per niente tradussei manoscritti di Huarochirí, il testo più antico della storia del paese. Non è statonemmeno gratuito che, ispiratosi a questo testo, cercasse di raccogliere tutte levoci di quel «crogiolo» che fu Chimbote negli anni sessanta.2) Benchè il suo progetto avesse un fondamento etico-politico, Arguedas non sidedicò alla politica di partito. Agì e pensò dalla e sulla cultura. Non si tratta di unatendenza di vocazione. È anche stata un’opzione deliberata. In realtà, Arguedaspensava che la cultura fosse un campo strategico. Se la società peruviana fosseriuscita ad avere un nuovo senso comune, più in sintonia con la sua storia e le suepossibilità, allora la prospetiva di un futuro sarebbe stata molto più nitida emobilitante. Per cominciare, il mondo creolo avrebbe dovuto rendersi conto delvalore e della vitalità dei rinnegati antenati indigeni. La militanza culturale diArguedas si proiettò in diversi campi: la letteratura (poesia, narrativa e saggio), lamusica, la danza e la festa, l’antropologia, l’educazione. Su ognuno di questifronti cercava di liberare ciò che era represso, di far conoscere quanto era negato.Infine, cercava di avvicinare la gente mediante la critica ai pregiudizi che latengono separata e che legittimano l’oppressione.3) Arguedas era dolorosamente consapevole dei conflitti della società peruviana.Il razzismo creolo disprezza e svilisce l’indio. E intanto nel mondo indigeno c’è ungrande risentimento e un potenziale odio contro tutto quello che si associaall’oppressione. Malgrado questo, nell’Arguedas più propositivo prevale la parolad’ordine «che non ci sia la rabbia». Il fatto di costruire il Perù di «tutte le stirpi».4) Come già indicato da Carmen María Pinilla, Arguedas mette in pratica unaforma di conoscenza nella quale l’intuizione e la sensibilità compiono un granderuolo. La verità si trova nel particolare, che è inesauribile, ma, malgrado tutto, èpossibile avvicinarsi alla sua complessità in un modo fondamentalmente induttivo.Arguedas non s’impegnò con nessuna dottrina sociale; privilegiò i fattidell’esperienza, i dati che gli fornivano le sue osservazioni. Questo non vuol direcheh non ci sia un’ontologia del sociale nella sua opera. Ma Arguedas non provòa concettualizzarla. Preferì farla lavorare, metterla in funzionamento. Arguedastransitò inoltre fra la conoscenza simbolica e quella concettuale senza impedimenti.L’arte e la scienza erano per lui due maniere diverse ma complementarie di vedereil mondo. Arguedas stette molto lontano dal positivismo scientista edall’espressionismo letterario. La scienza ha bisogno della conoscenza simbolicaprodotta dall’arte, così come l’arte necessita dei fatti registrati dalla scienza.Arguedas elabora dei testi che sfidano qualsiasi tentativo di classificazione, neiquali si fondono e si potenziano la letteratura e l’antropologia.5) Arguedas non ricusò il razionalismo ma neanche fece abiura della «magia». Ladimensione magica si basa nell’affermazione certa del desiderio, nella sollecitudineverso la fede, nella apertura alla speranza. Un attaccamento non riflessivo allavita. Questa dimensione ha le sue radici nella tradizione andina e si proietta inuna visione «incantata» del mondo. La vita prolifera e invita gli individui e lecomunità al sogno e al mito come forme di affermarsi in essa. Arguedas pensa aduna modernità endogena. Il Perù non si dovrebbe limitare a copiare o a imitare,perché questi atteggiamenti significherebbero dare le spalle alla sua storia. Preci-samente, il grande problema che lo preoccupa nei suoi ultimi anni è l’incontro frail mondo andino, rappresentato dai migratori, e la modernità.6) Per Arguedas la cosa primordiale è la complessità e la pluralità. Perciò il suorifiuto del monolinguismo e la sua cura nell’identificare tutte le voci, tutti i puntidi vista esistenti in una realtà. Arguedas non demonizza né scomunica; cerca dicapire l’altro, il diverso.

José María Arguedas. ¡Kachkaniraqmi! ¡Sigo siendo! Raccolta e note di Carmen María Pinilla.Fondo Editorial del Congreso del Perú. Lima, 2004; 668 pp. [email protected]://www.congreso.gob.pe

ANTONIO CISNEROS / POESÍA

Antonio Cisneros (Lima, 1942) è considerato uno dei più importanti poeti ispanoamericani.Poco fa ha ricevuto il Premio José Donoso, in Cile. La sua Poesia completa è stata riunita da Peisa(Lima, 2001) e sono appena apparse in Brasile e in Italia importanti traduzioni della sua opera.

Solo un’estate miconcedete potenti

I.m. Lucho Hernández

È giunto il momento il tempo si aprirà come il Mar Rosso sotto ilsole dei nostri padri o la luce di una sala di emergenza.(Nemmeno l’estate di Hölderlin mi concedete oh Parche potenti.)Non più quei gamberi alle mandorle. Non son più faste le dolcimattine o nefaste.Ormai solo una prateria interminabile dove pascola il puledrino eci ama il Signore.Perdonami Signore. Mi atterrisce questa prateria interminabile.Seguo la vita come la volpe silente sulle tracce di una talpa a mezzanotte.(Traduzione di Antonio Melis)

Sólo un verano me otorgáis poderosas

I.m. Lucho Hernández

Y llegado el momento el tiempo se abrirá como el Mar Rojobajo el sol de nuestros padres o la luz de una sala de emergencia.(Ni el verano de Hölderlin meotorgáis oh Parcas poderosas.)Ya no esos camarones con almendras. Ya no son fastas las mañanitas o nefastas.Ya sólo una pradera inacababledonde pasta el potrillo y nos ama el Señor.Perdóname Señor. Me aterra esapradera inacabable. Sigo a la vidaComo el zorro silente tras los rastros de un topo a medianoche.

Le anime del purgatorio

La Vergine del Carmelo dondola sul palcoscenico. Non è un granché, forse, se laparagono alla Madonna di Lourdes, così serena, o con lo sfarzo di Notre-Dame deParis. I suoi occhi compassionevoli, tuttavia, mi colmano di consolazione. Come lefile di lampioni quando termina il giorno e giunge la notte. Le luci gialle dei fari sullascogliera. Bisogna solo vedere come sorregge Gesù Bambino. Non come le madriprimipare, sempre afflitte, disposte a farlo cadere alla prima spinta. Quel viso impassibile,al contrario, da matrona, più che da madonna, ci annuncia che oltre la morte, dovecessano la gola e la brama, c’è un mantello protettivo per questa povera piccolaanima, ormai libera dalle carni sottoposte a tomografie, senza tempo né memoria e,tuttavia, che ardono come un maiale sul fornello. Impossibile, è vero, immaginarsitutta questa sofferenza senza avere la certezza che la Santa Vergine del Carmelo,tarchiata e bonacciona, ci tenderà le braccia dopo migliaia d’anni o forse milioni(tanto nel purgatorio non esiste il tempo) per asciugare il nostro pianto e privarci deipidocchi e degli insetti con infinita pazienza. Mentre sulle alture risuonano le trombee sulla terra ci festeggiano gli adorati nipoti con fiori di carrubo e un tamburo.(Traduzione di Natalia Gianoni)

Las ánimas del purgatorio

La Virgen del Carmelo se bambolea en la parte superior del escenario. No es grancosa, tal vez, si la comparo con la Virgen de Lourdes, tan serena, o con la pompa deNuestra Señora de París. Sus ojos compasivos, sin embargo, me llenan de consuelo.Igual que las hileras de faroles cuando el día se acaba y la noche no llega. Las lucesamarillas de los postes sobre el acantilado. Sólo hay que ver el modo en que sostieneal Niño Dios. No como las madres primerizas, siempre atribuladas, predispuestas adejarlo caer al primer empellón. Ese rostro impasible, por el contrario, de matrona,más que de madonna, nos anuncia que detrás de la muerte, donde cesan la gula yel afán, hay un manto protector para esta pobre almita, ya libre de las carnes registra-das por las tomografías, sin tiempo ni memoria y, sin embargo, ardiendo como unchancho entre el fogón. Imposible, es verdad, imaginarse todo ese sufrimiento sintener la certeza de que la Santa Virgen del Carmelo, rechoncha y bonachona, va aextendernos sus brazos una vez pasados miles de años o millones tal vez (en elpurgatorio, total, no existe el tiempo) y enjugar nuestro llanto y despojarnos de piojosy alimañas con paciencia infinita. Mientras en las alturas resuenan las trompetas y enla tierra nos festejan los nietos adorados con ramas de algarrobo y un tambor.

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CHASQUI 6

ARTE E IDENTITÀ DEL BTre notevoli esposizioni –una prima a Barcellona e adesso a Madrid; un’altra nel Museo Metropolitano di New York

appassionante periodo dell’arte americana. In queste pagine troviamo quadri emblem

IL PROBLEMA SEMANTICO

Durante oltre sette decenni, gli storicidell’arte iberoamericana hanno provatodiversi termini per descrivere la natura e ilsignificato dell’arte barocca nel Vicereameperuviano. Già tra gli anni venti e quaranta,quando s’iniziarono le ricerche sull’arteplastica e l’architettura vicereale, si provò adefinire la sua originalità sulla basedell’influenza o della sopravvivenza deglielementi indigeni nell’arte. Il movimentoindigenista aiutò a ripensare l’indio e ilmeticcio come utensili teorici ed ideologiciche facevano fronte all’eurocentrismoimperante nella storiografia accademica.Questi termini, inoltre, servirono comecategorie rivendicative che permisero allospecialista di argomentare le differenze tral’europeo e l’americano. Malgrado ciò, ladifficoltà nel precisare le proiezioni realidell’indio e del meticcio –e senza menzionarei dibattiti che girarono attorno a questivocaboli– danno la misura della complessitàdel problema semantico ed ermeneutico (...).

Il problema semantico nascondeva duemetodi di analisi o di idee incompatibili sulsenso e la natura delle arti americane.Mentre Leopoldo Castedo parlava nel 1972della «reinterpretazione meticcia dei simbolicristiani», Ilmar Lux si sentiva defraudatodall’analisi poco obiettiva e scientifica degli«indigenisti che nel loro affanno per trovare

o sottolineare i valori [natii] inesistenti,hanno deformato più di una volta i contestistorico-artistici». Laddove alcunigodevano scoprendo i «tratti artistici» dellasensibilità indigena, gli altri vedevanoartefici rozzi e inesperti che perun’incomprensione formale e concettualedei modelli europei che imitavanoproducevano solo copie senza valoreoriginale o estetico qualsiasi. Già nel 1959Soria indicava l’influenza innegabile delleFiandre, dell’Italia e della Spagna nelle artiamericane «coloniali» di oltremare.

Ricordiamo, prima di tutto, che dalpunto di vista del Diritto Indiano, una«colonia» non era la stessa cosa di un reameo di un vicereame: era un’entità superioreche partecipava in politica eamministrativamente nelle «Cortes»convocate dal monarca ispanico. Nel 1542,quando si crea il vicereame di NuovaCastilla, viene chiamata in effetti «leprovince o il regno del Perù». Ma perl’estensione geografica della regione, lacapitale –la Città dei Re– aveva unadimensione politica e protocolare unica eprivilegiata, difficilmente paragonabile allerealtà sociopolitiche conosciute in Euro-pa. Nel momento del suo maggior apogeo,i regni del Perù comprendevano il territo-rio che ai nostri giorni corrisponde a diecirepubbliche sudamericane: Perù, Bolivia,Cile, Ecuador, Argentina, Colombia, Ve-

nezuela, Panama, Uruguay e Paraguay.Cioè, da una prospettiva politica e giuridica,le arti del barocco peruvianocomprendevano tutte le espressioniregionali (...). Tutte le suddivisioniamministrative presso l’antico vicereamefurono dovute a riforme borbonicheinnovatrici realizzate in nome dell’efficenza,la redditività e il centralismo assolutistafranco-europeo. Ma non per questol’unione storica dei Regni del Perù smise diessere il simbolo imperiale che l’Inca TupacAmaru II (1738-1781) prese come bandierarivendicatrice. Quando si sollevò contro ilregime spagnolo, si proclamò: Don José pri-mo per la grazia di Dio, Inga Re del Perù,Santa Fe, Quito, Cile, Buenos Aires econtinenti dei Mari del Sud, duca dellaSuperlativa, Signore dei Cesari e Amazzonecon possedimenti nel gran Paiti, Comissarioe Dispensatore della Pietà Divina.

Integrata al sistema monarchicoispanico, la società vicereale non aveva unamentalità provinciale ma periferica. Ciòsignifica che malgrado avesse accesso alleinnovazioni artistiche europee chearrivavano al Nuovo Mondo, attraverso lavia del commercio di centinaia diillustrazioni e di incisioni che diffondevanole idee artistiche e i precetti estetici e formalidelle composizioni fiamminghe, tedesche,italiane o spagnole, gli artisti rurali e urbanidel Perù preferirono intrepretarle senzaregole, norme o stili artistici fissi. Siccomesi trovava ai limiti geografici e culturali delmondo, in teoria la struttura gerarchica earcaica dell’ordine vicereale non eradisegnata per cambiare ma per durare comeun progetto utopico fuori del tempo. Manella pratica, le crescenti contradizioni e iconflitti tra i diversi gruppi etnici reseropossibile l’emergere di nuovi modelli dipensiero e di rappresentazione discorsivache, utilizzando in molti casi i propri topicireligiosi e le creazioni artistiche dellametropoli, spostano e smontano ilprogramma centralista peninsulare in unprocesso di appropriazione e direinterpretazione culturale. Perciò quello cheinizialmente si propose come un problemasemantico, presupponeva, in realtà, un sis-tema di valorazione artistica eurocentristache, lontano da studiare la tesa dialettica tracentralismo e marginalità, poteva soltanto

vedere nelle sfide e nelle manifestazionidissonanti dell’altro americano le formedegradate della cultura del dominatore. Inquesto modo è stato saltato un insieme diinterrogativi storici che ruota attorno ad altridue temi non meno difficili da definire: laquestione dello «stile» artistico e delle sue«letture» interpretative.

IL PROBLEMA STILISTICO

Si sa ancora poco sulle arti nel Perùnegli anni che seguirono immediatamentealla fondazione di Lima nel 1535 e alleguerre civili che la succedettero. Manell’ultimo terzo del secolo XVI arrivanodall’Europa le idee e le forme artistiche delgotico, del mudéjar e del bassorinascimento. Tra il 1575 e il 1620/1650s’introduce e sviluppa pienamente ilmanierismo italiano, che alcuni hannopreferito chiamare contro-manierismo, peril fatto che si tratta di uno stile romanodella fine del secolo XVI associato allospirito religioso di Trento e con lecomposizioni incise di Fiandre. Tre pittoriinaugurano questa tendenza artistica:l’artista gesuita Bernardo Bitti (1548-1610), il quale per incarico dellaCompagnia di Gesù e «dal suo arrivo del1575 applica», secondo Teresa Gisbert, «lenorme trentine alla pittura che realizza inmolte delle grandi città del vicereameperuviano» (Lima, Arequipa, Ayacucho,Cusco, Juli, Potosí, Sucre e La Paz); MateoPérez de Alesio (circa 1547-1607), «unodei pittori della Cappella Sistina a Roma,arrivato a Lima, verso il 1587 con un grossovolume d’incisioni che includeva le operecomplete di Dürer»; e Angelino Medoro(1567-1633) (...). l’influenza delle scuolemadrilena, valenziana e sivigliana di pitturae di scultura sulle botteghe di Lima segnauna transizione verso il barocco, ancorapoco documentata (...).

Verso l’ultimo terzo del secolo XVII siè consolidato il linguaggio dei grandi pittoriindigeni, Diego Quispe Tito (¿1611-1681?), Basilio Santa Cruz Pumacallo(attivo fra il 1661 e il 1700), Juan Espinosade los Monteros, Juan Zapata Inca e, pos-teriormente, nel secolo XVIII, MarcosZapata (attivo fra il 1748 e il 1773) e il suocenacolo, tra molti altri. In quei tempi, le

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botteghe di pittura cuschegna si eranotrasformate in vere e proprie fabbriche di teleche esportavano centinaia di pitture aTucumán, Santiago del Cile, La Paz, Lima,ecc. A differenza dei pittori barocchi addettial chiaroscuro, gli artisti cuschegni copiano erinnovano il linguaggio pittorico delleillustrazioni delle Fiandre, riprendendo moltedelle composizioni allegorichecontroreformistiche di Pietro Paolo Rubens(1577-1640) o altre provenienti del santoralemedievale o dei vangeli apocrifi. Modificanola misura delle figure dentro la loro strutturacompositiva, fanno libere interpretazioni delcolorito e del drappeggio dei personaggi oaggiungono angeli, fiori, uccelli locali o perfinofilatteri con testi di dottrina cifrata. Quelloche nella loro pittura sembra essere soltantoanacronismo storico sono in realtà sistemi dicompromesso o di addattabilità che superanol’ambito del puramente estetico.

Non c’è nessun dubbio che durante ilvicereame l’indio peruviano lasciò unaprofonda traccia nelle arti. Dal punto di vis-ta accademico, il suo stile artistico noncorrespondeva all’estetica europea. Sonocelebri le beffe alle quali fu sottomesso l’artistaindigeno don Alonso Viracocha Inga quandonel 1582 cominciò a intagliare, a Potosí, lamiracolosa immagine della Vergine della Can-delaria che avrebbe iniziato i culti regionali

alla Vergine di Copacabana e, posteriormente,a quella di Cocharcas (...). Fu precisamenteper i contenuti etnici del nuovo vestiario che,dopo l’insurrezione e la condanna di TúpacAmaru, nel 1780, l’amministrazione borbonicaproibì che i discendenti dei sovrani incaindossassero le loro tuniche tradizionali o sifacessero ritrattare con i loro scudi eraldici.

*El Barroco Peruano. Compilazione bibliografica:Glenda Escajadillo. Testi: Ramón Mujica Pinilla,Pierre Duviols, Teresa Gisbert, RobertoSamanaez Argumedo, María Concepción GarcíaSáiz, Thomas Cummins, Fernando R. De la Flor,Sabine Mac Cormack, Scarlett O’Phelan Godoyy Luis Enrique Tord. Banco de Crédito del Perú.Lima, 2002; Volume I, 333 pp.; Volume II, Lima,2003, 355 pp. www.viabcp.com

Vedere anche gli importanti cataloghi dellemostre Perú indígena y virreinal, in esposizionefino al 9 gennaio nella Biblioteca Nazionale diMadrid e che posteriormente si vedrà nellaNational Geographic Society di Washington;The Colonial Andes: Tapestries and Silverwork 1530-1830 nel Museo Metropolitano d’Arte di NewYork fino al 12 dicembre; e Esplendores de laPintura Peruana durante los siglos XVII y XVIII,collezione del Museo de Osma, nel GrimaldiForum di Monaco, fino al 5 dicembre, e dal 10dicembre fino al 12 febbraio nella FondazioneMona Bismark, a Parigi.

1. Matrimonio de Don Martín de Loyola con Doña Beatriz Ñusta. Anonimo. Scuola cuschegna. Fine delS. XVII circa. Olio su tela. Chiesa della Compagnia, Cusco.2. Nuestra Señora del Rosario Pomata. Anonimo. Olio su tela. Chiesa di Santa Chiara, Ayacucho.3. Jesús Inca o l’Inca Mesiánico. Anonimo cuschegno. S. XVIII. Collezione privata, Lima.4. Arcángel arcabucero Esriel. Anonimo. Scuola cuschegna. Olio su tela. S. XVIII. Collezione privata.5. Captura de Atahualpa. Olio su tela. Convento di San Domenico, Cusco.

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BAROCCO PERUVIANOe la terza a Monaco e a Parigi- e i due rigorosi volumi di El Barroco Peruano* permettono un nuovo sguardo a questo

matici ed estratti dello studio fondamentale del noto specialista Ramón Mujica Pinilla.

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IL REGNO DELLA LUCUMAMariella Balbi

Frammenti di un libro appariscente* per rendere omaggio al magnifico frutto ancestrale.

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SIGNIFICATO DELLA LUCUMANEL MONDO PREISPANICO

e per il mondo cristiano la melaebbe una presenza nella creazione

dell’universo e costituisce un simbolo,nella cosmovisione degli antichiperuviani quel posto viene occupatodalla lucuma. Ma essa non possiedesoltanto un significato allegorico,testimone dell’origine delle cose, bensìanche –e in modo diverso alla mela–fu un cibo importante nella dietaquotidiana, perché è una buona fontedi carboidrati, ricca in minerali evitamine. Siamo allora di fronte a unfrutto simbolico, nutritivo e, contem-poraneamente, medicinale.

Sembra che la lucuma sia associataalla fertilità nell’immaginario preispa-nico. Gli scavi realizzati indicano che iterreni dove cresce sono ricchi dicomponenti che permettono lacoltivazione di una varietà di piantealimentari. Per l’archeologa, specialistain bottanica, Elia Centurión, è semprevincolata alla buona terra, alle zone conrisorse idriche sufficienti. Inoltre, la suaforma è sensuale, plastica, facile daassociare a un seno che nutre. Quandosi taglia il peduncolo o un frutto nonmaturo, appare un liquido lattiginoso,che rafforza quest’immagine (...).

Il contesto geografico dov’è situatala maggior parte di resti vegetali è quellodelle valli della Costa. Nel lavoroarcheologico, Centurión osserva che iresti di lucuma trovati nei diversigiacimenti preispanici indicherebberoche questa coltivazione s’intensificagradualmente a partire dalla culturaMochica, verso i 200 anni d.C. Questadata segna l’inizio di un consumomassiccio di questo frutto grazie aun’agricoltura intensiva coninnaffiamento, concime e innovatoriutensili di lavoro, il quale cala con laconquista spagnola. Durante questoperiodo si può aprezzare una triade dialimenti basici che sostengono la dietaprecolombiana: la lucuma insieme alpacae o guaba, il mais e le leguminose,definiti da Luis Lumbreras come il«Complejo del mais o Mesotermico».Nelle zone alte, le leguminose furonosostituite dalla quinua e la kiwicha.

Nella specie pouteria lucumapossono trovarsi circa 32 varietà, moltedi esse selvagge. Ma le prime evidenzetrovate risalgono a 8.000 anni avantiCristo, nel Callejón de Huaylas,Ancash (...). Malgrado sia leggero, illegno dell’albero di lucuma fu ancheutilizzato per lavori di falegnameria odi ebanisteria. I pali o le basi che

sostenevano il santuario di Pachacamacerano di legno di lucuma. Per di più, inqueste rovine si trovò (1938) unimpattante totem bifronte cherappresenta il dio Pachacamac,intagliato con figure di mais emolteplicità di animali e di personaggiantropomorfici. Il totem di questadivinità duale era uno degli oracoli piùprestigiosi e temuti dell’area andina, chesi consultava per conoscere il destinodegli uomini e il futuro del raccolto, traaltre preoccupazioni. Negli scavi

realizzati troviamo che, tra le diverseofferte, il mais e la lucuma hanno lamaggior preponderanza.

CREDENZE E USO DELLALUCUMA NEL MONDO ANDINODI OGGILa lucuma si trova nella costa, nella«sierra» e nella selva alta e il suo uso èquotidiano, sia come cibo che dasollievo al viaggiatore perché servecome antipasto, sia come frutta che è aportata di mano per saziare la fame.

È considerata, inoltre, una piantamedicinale. Le foglie si utilizzano perguarire quelli chesono definiti«empeines» (irritazioni della pelle) e nellaselva alta il succo di lucuma si adoperaper mitigare il diabete, con risultati positivia dire di coloro che lo prendono perquesto scopo. Le foglie sono inoltre unabuona tintura per i tessuti.

L’abitante andino mantiene ancoraun forte vincolo, non solo utilitaristicoma anche simbolico, con la lucuma. Lecredenze che nei confronti di essaesistono ci informano della sua influen-za nel pensiero magico del peruvianodi quelle zone. A Cajamarca, peresempio, esiste la convinzione che seuno punta con il dito un albero dilucuma, il dito cade o imputridisce. AdAyacucho si ha rispetto e timore versol’albero di lucuma: la sera non si devepassare per i suoi pressi perché è popolatoda fantasmi, è un luogo d’incantesimodove abitano le civette, ed è preferibilenon averlo dentro casa per evitaresortilegi. Bisogna precisare cheAyacucho produce e consumaabbondante lucuma; gli abitanti diHuanta sono conosciuti come i grandi«divoratori» di questo prodotto e perfinoi bambini l’assaggiano. Perciò haguadagnato il soprannome di lucumasupi. Quando si consegna un’offerta aimonti (gli apus) per guarire un bambino,si lasciano diversi frutti e tra essi semi dilucuma.

Lucuma ñahui è un’espressione usataa Huancavelica per colui che ha unocchio gonfio od occhi sporgenti. Lacredenza stabilisce che se a qualcunocade un seme di lucuma in un occhiosi produce immediatamente ungonfiore; è probabile che questo siadovuto non tanto ai «poteri» di questofrutto ma all’infiammazione che causala botta. Lambayeque, dipartimento delNord ricco da sempre in lucuma,attribuisce a questo frutto la facoltà dirimpicciolire la gente che passa sottoun albero durante la notte; non crescepiù (...).

Bisogna indicare che la lucuma sitrova anche in Bolivia e in Cile e a Loja,in Ecuador. Ma nel Perù questo fruttodà il suo nome a 26 centri popolati dabassa densità demografica, distribuiti entutto il paese. Sono 20 quelli che sichiamano Lucma e 6, Lúcuma. Altrepiante importanti per gli antichiperuviani danno i loro nomi a diversepopolazioni, anche se in minore quantità.Cinque paesi si chiamano Pacae e Pacay,quattro Chirimoya e otto Chirimoyo. Lalucuma s’impone qualitativamente equantitativamente.

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CHASQUI 9

L’ALBERO E I SUOI FRUTTIFernando Cabieses

Il lucumo, l’albero adulto che produce le lucumas, cresce fino all’incirca diecimetri di altezza e quando non è potato in tempo ha un tronco semplice, cilindricoe slanciato, un tronco virile ed energico come viene descritto dalla leggenda, eche facilmente può servire da asse o appoggio per mettere in azione di un telaioindigeno. Il legno del tronco è pallido, compatto e duraturo, tanto che puòessere utilizzato per la costruzione o per la confezione di oggetti utilitari.

Prospera nelle valli interandine e costiere del Perù dove la temperatura hauna tendenza uniforme tra i 20° e i 22° centigradi. Non resiste al gelo e metteradici in terreni secchi, con buon drenaggio e con irrigazione artificiale. Risultafragile dinanzi alle inondazioni e non cresce bene in climi molto caldi, nei qualisi sviluppa un’altra varietà chiamata lucma (pouteria macrophyla). Anche se èpiù frequente e più coltivato nelle valli della Costa, viene piantato anche conbuona fortuna nelle zone andine fino a un’altitudine di 2.500 mslm. Le regionicon maggiore produzione di lucuma nel Perù sono Lima, Ayacucho, La Liber-tad, Cajamarca e Huancavelica.

L’albero si riproduce mediante il seme, e il lentischio si fa dopo che si spaccala dura corteccia che lo avvolge o che si spoglia completamente (...). Il lucumofruttifica a partire del quarto anno negli innesti e a partire del quinto, nellepiante ottenute da semi. All’età ideale per la raccolta è frequente ottenere 200o 300 frutti per albero. Esiste, senz’altro, informazione scritta sul controllo dipiaghe e di malattie.

Le foglie del lucumo sono ovali o elittiche, di un verde brillante e scuro. Ifiori sono piccoli, tubolari, verdegialli, ermafroditi, con cinque o sei sepali pelosiche, nel frutto maturo, rimangono attaccati al punto di innesto del picciolo,come una vistosa stella.

La lucuma è una frutta sferica di misura variabile che, nelle coltivazioneselezionate, pesa da 150 a 200 grammi. Presenta, con molta frequenza, un apiceprominente, di forma conica, arrotondito e puntito, circondato da unacolorazione bruna, grigiastra e opaca che rende l’apparenza di un capezzolo,perciò l’impressione generale del seno di una donna nubile.

Fecondato il fiore, il frutto impiega nove mesi a maturare. Dieci lune, comeracconta la leggenda. Fino a pochi giorni prima della sua totale maturazione, lalucuma ha un colore verde allegro, generalmente lucido, dovuto alla presenzadella sua linfa lattosa, un latice che essuda fertilità, reminiscenza dell’embrionedi Kon-Iraya, quando quest’uomo-huaca, affascinato, preparava il suo seme trai rami dell’albero che gli permise di avvicinarsi a Cavillaca... La polpa dellalucuma è umida e farinosa, di sapore delicatamente dolce. Di colore gialloarancione, dalla luce rubata a mille crepuscoli. Colore del sole stanco di splendere.Oro vecchio nella polpa gustosa. Luce di lucuma nel sole moribondo. Così èstato detto dalla leggenda dall’inizio dei secoli.

IL FIGLIO DELLA LUCUMADicono che, nei tempi molto antichi, Cuniraya Huiracocha, prendendo l’apparenzadi un uomo molto povero, passeggiava con la cappa e la «cusma» divenute stracci.Senza riconoscerlo, alcuni uomini lo trattavano da mendicante pidocchioso. Ebbene,quest’uomo animava tutte le comunità. Con la sola parola preparava il terreno per icampi e consolidava le Ande. Soltanto lanciando un fiore di una canna chiamatapupuma apriva un ruscello dalla sua sorgente. Così, realizzando ogni tipo di prodezze,umiliava le altre «huacas» locali con la propria sapienza.

C’era una volta una donna chiamata Cahuillaca, che era anche una «huaca».Questa Cahuillaca era ancora giovinetta. Siccome era molto bella, tutti i «huacas»e i «huilcas» desideravano andare a letto con lei. Ma lei li rifiutava sempre. Successeche questa donna, che non si era mai lasciata toccare da un uomo, stava lavorandoa maglia sotto un lucumo.

Cuniraya, grazie a la propria astuzia, si trasformò in uccello e salì sull’albero.Siccome c’era lì una lucuma matura, fece entrare il suo seme in essa e la fece caderevicino alla donna. Lei, senza esitare, molto contenta, la mangiò. Così rimase in cintasenza che nessun uomo le si fosse avvicinato. Nove mesi dopo, come di solito succedecon le donne, Cahuillaca diede alla luce un bimbo malgrado il fatto di essere nubile.Durante pressappoco un anno, allattò da sola il figlio. E sempre si domandava di chipotesse essere figlio.

Quando si compì l’anno –il bimbo andava già gattoni– mandò a chiamare tuttii «huacas» e i «huilcas» per sapere chi era il padre. Quando ascoltarono il messaggio,tutti si rallegrarono molto e accorsero vestiti con i loro abiti più fini, ognuno convintodi essere colui che Cahuillaca avrebbe amato. Questa riunione ebbe luogo adAnchicocha. Quando arrivarono sul posto dove abitava questa donna, tutti i «huacas»e i «huilcas» si accomodarono; allora, lei parlò: «Guardatelo! Uomini, signori,riconoscete questo bambino! Chi di voi è il padre?» E a ognuno domandò se era lui.Ma nessuno rispose che era suo figlio.

Cuniraya Huiracocha era seduto in disparte, come fanno di solito i più poveri.Sdegnandolo, Cahuillaca non gli rivolse la domanda perché le pareva impossibileche suo figlio fosse stato procreato da quell’uomo povero, con tanti bei maschi presenti.Siccome nessuno ammetteva che il bambino fosse suo figlio, ordinò al bambino cheandasse lui stesso a riconoscere suo padre ma prima spiegò ai «huacas» che, se ilpadre era presente, suo figlio gli sarebbe andato in braccio. Il bambino camminògattoni da un estremo all’altro dell’assemblea ma non salì in braccio a nessuno finchèarrivò al luogo dov’era seduto suo padre. Subito, molto contento, si arrampicò sullesue gambe.

Quando lo vide, sua madre gridò furiosa: «Aimé! Non è possibile che io abbiadato alla luce un figlio di un uomo così miserabile.» E con queste parole, prendendosuo figlio, si avviò verso il mare. Allora, Cuniraya Huiracocha disse: «Subito miamerà!» e, vestendosi con un abito d’oro, cominciò ad inseguirla; quando lo videro,tutti i «huacas» locali si spaventarono molto. «Sorella Cahuillaca», la chiamò,«guardami. Adesso sono molto bello», e si erse illuminando la terra.

Ma Cahuillaca non voltò il viso verso di lui. Con l’intenzione di sparire per sempreper il fatto di aver dato alla luce un figlio da un uomo così orribile e rognoso, si avviòverso il mare e arrivò al posto dove, in effetti, si trovano ancora due pietre chesomigliano a essere umani, a Pachacámac, in alto mare. Nel momento stesso in cuiarrivò lì, si trasformò in pietra.

Gerald Taylor. Ritos y tradiciones de Huarochirí. IFEA, BCR, Universidad Ricardo Palma.Lima, 1999, 502 pp. Vedere anche: Dioses y hombres del Huarochirí. Narrazione quechuaraccolta da Francisco de Ávila. Introduzione e traduzione in spagnolo di José María Arguedas.IEP, 1966.

MAGRET DI ANATRA IN SUGOGUARNITO DA PURÈ DI LUCUMA(La Cofradía, Jean Paul Desmaison)

Ingredienti: 560 grammi di magret di anatra;2 once di vino bianco; 350 ml. di brodo dianatra; 20 grammi di burro; sale. Purè dilucuma: ½ kilo di polpa di lucuma; 100 ml.di panna; 30 grammi di burro; sale.

Condire il magret e, in una padella,rosolarlo prima dalla parte grassa a fuocomedio, finchè diviene croccante, quindigirarlo dall’altra parte, a metà cottura.Sciogliere il grasso con il vino bianco eaggiungere il sugo di anatra. Lasciarerestringere e unire il burro e il sale. Serviretagliato a fette.

Purè di lucuma: lavorare la lucuma escolarla. Metterla in una padella con lapanna, il burro e il sale. Muovere fino araggiungere la consistenza di un purè.

GELATO DI LUCUMA(Tata de las Casas)

Ingredienti: 2 tuorli; 1 tazza di latte; 1cucchiaio di maizena; ½ tazza di zucchero;450 ml. di latte evaporato congelato; 3lucumas grandi; 2 chiare.

Mescolare i tuorli, il latte, la maizena elo zucchero (separare due cucchiai). Bollire

a fuoco lento. Ritirare dal fuoco quando iltutto è denso. Lasciare raffreddare,rimuovere ogni tanto perché non si formila panna. Sbattere il latte evaporato(metterne da parte un po’) fino ad ottenereun miscuglio che si aggiungerà a quelloprecedentemente ottenuto. Liquefare lelucumas con il latte evaporato tenuto daparte e unirlo alla miscela di latti.Incorporare le chiare sbattute a neve e idue cucchiai du zucchero. Versare in unrecipiente e congelare.

TORTA DI LUCUMA(Adolfo Perret)

Ingredienti: Massa: 2 tazze di biscotti divaniglia tritati; ½ tazza di burro sciolto; 3cucchiai di zucchero in polvere; 1 cucchiaiodi cannella. Ripieno: 1 chilo di lucumas; 1

RICETTE

tazza di latte evaporato; ¾ di tazza dizucchero bianco; 2 cucchiai di colla di pescein polvere. Fudge: ¼ di tazza d’acqua; 10cucchiai di cacao; 1 latta di lattecondensato.

Massa: Mescolare i biscotti con il bu-rro, lo zucchero in polvere e la cannellafino ad ottenere una massa omogenea conla quale si coprirà la base e le pareti di unostampo di 24 cm., premendo bene. Cuocerein forno a 175° C (350° F) per 10 minuti.Ripieno: Liquefare la polpa delle lucumas

con il latte, lo zucchero e un po’ d’acqua.Incorporare la colla di pesce sciolta in acquae il cacao. Sciolto anche questo, aggiungereil latte condensato e muovere fino a che siaddensa. Decorare la torta con il fudge.

* Lúcuma, un legado de sabor prehispánico.Editrice: Mariella Balbi. Testi di MariellaBalbi e Fernando Cabieses. Fotografíe: HansStollPROLUCUMA. Lima, 2003, 83 pp.p r o l u c u m a @ a m a u t a . r c p . n e t . p ewww.prolucuma.com

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DI MEDICINA PERUVIANASono stati pubblicati due importanti studi per la scienza medica nel nostro paese: Cuatrocientos años de salud

pública en el Perú, di Carlos Bustíos Romaní, e El reto fisiológico de vivir en los Andes, di Carlos Monge C. eFabiola León-Velarde.

STUDI MEDICI NELLA PRIMAREPUBBLICACOLLEGIO DELL’INDIPENDENZA:1821-1856*

li studi medici continuarono afarsi nel Collegio di Medicina e

Chirurgia, poi denominato Collegiodell’Indipendenza per ordine espressadel generale San Martín in onore delcontributo dei suoi professori ed alunninella guerra dell’indipendenza. In quelmomento, Francisco Javier de LunaPizarro era il Preside (1819-1823) eHipólito Unanue, il direttore dellascuola. Il Preside aveva l’incarico dellefunzioni amministrative del collegio eil titolo di Direttore era essenzialmenteonorario e la sua nomina ricadeva quasiper forza sul Protomedico Generale.

Finito il quarto anno dei cosiddettistudi nel collegio, gli alunni erano incondizioni di scegliere per i titoliuniversitari di Bacelliere in Filosofia ein Medicina presso l’Università di SanMarcos. Allo stesso tempo, nel collegiopotevano ottenere i titoli di Maestro inFilosofia e in Medicina, dopo due anniobbligatori di clinica, interna edesterna, nelle sale degli ospedaliSant’Anna, Sant’Andrea e SanBartolomeo. Finiti gli esami e compiutigli esercizi alla fine di sei anni di studi,un esame generale di tutte le materiedel circolo autorizzava l’alunno apresentarsi dinanzi alla Commissionedel Protomedicato per ottenere il titolodi «Professore di Medicina», che glidava diritto al pubblico esercizio dellaprofessione medica.

Il funzionamento del collegio, comeper qualsiasi altra organizzazionenazionale, fu colpito seriamentedall’anarchia e dallo stravolgimentopolitico che caraterizzarono il periodo1821-1844. Inoltre, si stava appenamettendo in pratica il Piano Sinottico diUnanue quando i suoi migliori professori

abbandonarono il collegio per assumereimportanti incarici politici. La situazionesi fece critica nel 1831, nel momento incui le autorità dovettero fare un appelloai padri di famiglia perché mandassero iloro figli a studiare medicina. In questecircostanze Cayetano Heredia funominato Preside del collegio; a talproposito, Valdizán commenta:

«La decadenza del Collegio eraarrivata ai limiti più dolorosi, al puntoche negli annali dal 1836 al 1840 èappena possibile rendere conto dellavoro scolastico esponendo i titoliconsegnati dal Protomedicato»

Condividendo questo commento,Paz Soldán sottolinea gli sforzi diHeredia in una situazione così difficile:

«Quando il Dottor Heredia, nel 1834,fu chiamato alla Presidenza delCollegio, questo si trovava completa-mente abbandonato, a causa dellescarse rendite per il suo sostegno e degliscarsi studenti, per via del disprezzo conil quale si considerava la professionemedica, era probabile la sua rapidarovina (...) in mezzo alle discussionipolitiche che allora agitavano la Patria,vincendo mille difficoltà, sostenne elCollegio fino al 1839, quando fudestituito dall’incarico» (...). Dopo, ilgenerale Francisco de Vidal, all’iniziodella sua gestione come Presidente,restituì a Cayetano Heredia lapresidenza del collegio (...).

Dal 1841, Cayetano Heredia iniziòuna serie di riforme del Collegiodell’Indipendenza che avrebberoculminato nel 1856 con la creazionedella Facoltà di Medicina. Per eseguireaccademicamente queste riforme,Heredia, con i propri scarsi mezzieconomici, inviò a Parigi un gruppo digiovani che avevano finito gli studipresso il Collegio dell’Indipendenza. Trai borsisti che usufruirono dell’altruismodel «padre Cayetano» ci furono JoséCasimiro Ulloa, José Pro, Francisco Ro-sas, Rafael Benavides e Camilo Segu-ra. Questi si incaricarono di mandareda Parigi libri per la biblioteca dellascuola e materiale per i gabinetti di Fisicae di Storia Naturale e per il laboratoriodi Chimica. Dall’inizio dell’Ottocento,Perigi era il centro del rinnovamentodelle scienze mediche. Ulloa e i suoicompagni si fermarono in quella cittàtra il 1851 e il 1854.

* Carlos Bustíos Romaní. Cuatrocientosaños de la salud pública en el Perú (1533-1933). Concytec/Fondo EditorialUNMSM, Lima 2004, 707 [email protected]://www.unmsm.edu.pe/fondoeditorial/

Questo libro**, per il quale ho il piaceredi scrivere delle righe di introduzione, pre-senta un’insieme importante di conoscenzesulla vita nelle Ande, coordinate ed editateda due scienziati stimati a livellointernazionale nel campo della fisiologia edella patologia di altitudine. Carlos MongeC.; medico e ricercatore, dedicò tutta lasua opera all’esplorazione dei meccanismidi adattamento e di disadattamento allavita nelle Ande, studiando particolarmentela funzione renale in persone native e inresidenti di altitudine, e diresse numerosistudi di fisiologia comparata. È un degnocontinuatore dell’opera pionieristica di suopadre, Carlos Monge M., al qualedobbiamo le prime descrizioni, nel 1923,della policitemia cronica di altitudine oMorbo di Monge. Fabiola León-Velarde S,fedele discepola di Carlos Monge C., con-tinuando la sua opera, dirige il Laboratoriodi Trasporto di Ossigeno dell’Università

LA SFIDA DELL’ALTITUDINEJean-Paul Richalet*

Peruviana Cayetano Heredia, i cui campidi ricerca ha esteso, ha inoltre sviluppatonumerose collaborazioni internazionali conla Francia, l’Inghilterra e l’Italia, tra altripaesi. È così che i due autori principali diquest’opera collettiva sono riusciti adottenere la stima del mondo scientifico alivello internazionale: attualmente lei è, elui lo è stato, Vicepresidente della SocietàInternazionale di Medicina di Montagna.

Gli scienziati e i medici peruvianicoinvolti in questa tematica condividonol’interesse per la vita in altitudine con altripaesi andini. In particolare, i lavori clinici esperimentali dell’Instituto Boliviano deBiología de Altura, creato a La Paz graziealla cooperazione francese, hanno realizzatocontributi importanti alla biologia

dell’ipossia. Gli equatoriani e gli argentinihanno anche dato pregiati contributi aquesta conoscenza, i quali fanno adessoparte del patrimonio universale. Tuttavia,i peruviani sono sempre stati pionieri inquesto campo, per descrivere la patologiacronica dell’abitante degli altipiani, cosìcome la patologia acuta associataall’ascensione rapida in altitudine. Difatti,molta gente dimentica che le prime chiaredescrizioni dell’edema polmonare perl’altitudine furono realizzate da mediciperuviani che lavoravano nelle miniere diMorococha o di La Oroya. Sfortunata-mente, queste non ebbero un meritatoriconoscimento poichè non furono origi-nalmente pubblicate in inglese, su rivistedi diffusione internazionale.

La scuola peruviana di fisiologia dialtitudine è unica al mondo, giacchè pochipaesi hanno dedicato tanta energia e passionealla conoscenza dell’adattamento dell’uomoa un ambiente così speciale. Bisogna indicareche il tema è vincolato in maniera diretta allasalute di milioni di abitanti andini che vivono,lavorano e muoiono sull’altipiano.Quest’opera permetterà di chiarire certiconcetti di adattamento all’ipossia e conoscerele basi genetiche delle risposte cellulariall’ipossia. Il libro contribuirà a dare allabiologia e alla medicina di altitudine la suavera importanza, poichè è spessodimenticata... dagli stessi peruviani e,,soprattutto, da coloro che vivono a Lima.

*Università di Parigi, Biobigny, Francia**Carlos Monge C. e Fabiola León-Velarde S.El reto fisiológico de vivir en los Andes. IFEA/Univer-sidad Peruana Cayetano Heredia. Lima, 2003; 435pp. www.ifeanet.org [email protected] /[email protected] www.upch.edu.pe

José Cayetano Heredia (Catacaos, 1797 – Lima, 1861).

Facoltà di Medicina, Lima 1906.

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SUONI DEL PERÙ

AGENDACHASQUI

Il Postino PeruvianoBollettino culturale

MINISTERIO DE RELACIONESEXTERIORES

Subsecretaría de Política Cultural Exte-rior

Jr. Ucayali N° 363 - Lima, Perù.Telefono: (511) 311-2400 Fax: (511)

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Gli articoli sono responsabilità dei loroautori. Questo bollettino viene

distribuito gratuitamente dalle Legazionidel Perù all’estero.

Traduzione:Ana María Gazzolo

Stampa: Tarea Asociación Gráfica Educativa

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ELENCO PER GLIIMPRENDITORI

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CANATURCámara Nacional de Industria y Turismo

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Fax: (511) 445-1052E-mail: [email protected]

LA CULTURA CAMBIA EL FUTURODISTRIBUIDOR EXCLUSIVO EN EL PERÚ

PRIMA RIUNIONE DI MINISTRI E DIALTE AUTORITÀ IN MATERIA DISCIENZA E TECNOLOGIAINTERAMERICANA

L’11 e il 12 novembre si realizzerà, aLima, la Prima Riunione di Ministri e diAlte Autorità in materia di Scienza eTecnologia nell’ambito del Consejo Inte-ramericano para el Desarrollo Integral(CIDI). La riunione che, sul piano nazionale,è organizzata dal Consejo Nacional de Cien-cia, Tecnología e Innovación Tecnológica(CONCYTEC), con il sostegno dellaCancelleria peruviana, avrà luogo nella sededella Comunidad Andina e conterà sullapresenza di circa 100 rappresentanti deipaesi della regione membri della Organiza-ción de Estados Americanos (OEA), cosìcome su altre alte autorità regionali, tra lequali il Presidente del Banco Interamerica-no de Desarrollo (BID). I ministri, le alteautorità o i loro rappresentanti, farannoun’esauriente valutazione dello sviluppodella scienza e della tecnologia nella regione,con un’enfasi particolare nell’identificazionedegli ostacoli e nella promozione e ilfinanziamento di quest’area prioritaria nellosviluppo delle nostre popolazioni.

COMITATO MULTISETTORIALEPER LA GESTIONE DEL PATRIMO-NIO MONDIALE NEL PERÙ

Il Ministero degli Affari Esteri presiededalla fine di giugno scorso il ComitatoMultisettoriale incaricato di fare unaproposta normativa integrale per la gestio-ne dei siti peruviani iscritti nell’Elenco del

MANONGO MUJICA - «EL SONI-DO DE LOS DIOSES» (Cernícalo Pro-ducciones, 2004)

Secondo le parole di Max Planck,raccolte dallo stesso Mujica nell’opus-colo che accompagna questo disco, «lamusica è un tentativo di risolvere, oalmeno di esprimere il mistero ultimodella natura». Il rinomato percussionistaperuviano, membro dell’emblematicoquartetto Perú Jazz, ha forgiatoun’intera carriera sulla base di questapremessa: scoprire il vincolo intrinsecoche esiste tra l’armonia e la terra. Inquesto disco, Mujica fa appello a unvero arsenale di strumenti autoctoni(semi, bombo andino, kalimba, cajón,ecc.) per realizzare un itinerarioversatile attraverso stimoli sonori chesembrano avere la loro origine nellasapienza ancestrale dei primi abitantidi quello che oggi si conosce come ilPerù. C’è da dire, inoltre, che Mujicanon è stato solo in questa avventura: loaccompagnano il recentementescomparso «Chocolate» Algendones

PETRÓLEOS DEL PERÚ AL SERVICIO DE LA CULTURA

(maestro del «cajón» afroperuviano),Pepita García Miró, César Vivanco ealtri artisti.

CÉSAR PEREDO - «COSAS DE NE-GROS» (Adagio, 2004)

Confermando l’enorme vitalità so-nora della musica popolare peruviana,particolarmente quella della costa, e

dimostrando ancora una volta che lafusione l’arricchisce, il flautista CésarPeredo sorprende con «Cosas de ne-gros», la sua più recente produzionenella quale il patrimonio afroperuviano,la tradizione classica e il jazz si fondonoin modo soddisfacente, cosa che era giàin nuce nella sua anteriore produzione,intitolata «Despertando». C’è da porreinrisalto, inoltre, che una buona partedei 14 temi che costituiscono il discosono stati composti dallo stesso Peredo,il quale, ricorrendo a ritmi come il «fes-tejo», il «landó» e la «zamacueca»,ottiene una sonorità che, senza tradirele loro radici profondamente peruviane,ha un posto indiscusso nel contestomusicale contemporaneo. Risaltano, tragli altri temi, «Sebastián», «Al SeñorFestejo» e «Adiós 98» (tutti di Peredo),e «Nardamelón» (di Pumarada).

TEMPLE DIABLO - CUARTETO DEGUITARRA ANDINA (Indepen-diente, 2004)

La chitarra è lo strumento

Patrimonio Mondiale: il Santuario storicodi Machu Picchu; i centri storici di Cusco,Lima ed Arequipa; i siti archeologici diChavín de Huantar, Nazca e Chan Chan e iparchi naturali del Huascarán, il Manu e ilfiume Abiseo. Il Comitato è integrato dallaPresidenza del Consiglio di Ministri; iministeri della Pubblica Istruzione, diGiustizia e di Agricoltura; l’Instituto Na-cional de Cultura e l’Instituto Nacional deRecursos Naturales. Per di più, ha a suadisposizione la pregiata partecipazione deigoverni regionali e comunali nei casi checorrispondono. Il Comitato ha suddiviso illavoro in quattro gruppi (I. Machu Picchu;II. Centri storici; III. Siti archeologici; IV.Parchi naturali) e ha già realizzato, con lapartecipazione dei settori rappresentatividella società civile, due laboratori di lavoronelle città del Cusco (gruppi I e II) e Huaraz(gruppi II e III), dove sono stati approvatiper consenso le diagnosi, gli obiettivi e icriteri di gestione che devono orientare –inuna prospettiva transdisciplinare einteristituzionale– la proposta che formuleràle prossime settimane.

Per la particolare importanza che ha,citiamo gli obiettivi che si prenderanno inconsiderazione per l’elaborazione di unnuovo modello di gestione del SantuarioStorico di Machu Picchu:

Obiettivi in rapporto alla conservazione:

- Garantire l’intangibilità, l’inalienabilità,l’imprescrittibilità e l’autenticità del San-tuario Storico e la conservazione del suo

patrimonio culturale e naturale secondogli standard internazionali. Nessuna ope-ra moderna costruita o che possa esserecostruita nel Santuario Storico devealterare i propri valori di autenticitàpatrimoniale né i suoi ecosistemi nél’equilibrio armonico raggiunto dal ge-nio inca tra architettura e natura. Le ope-re moderne che compromettano tale equi-librio devono essere gradatamentetrasformate o smantellate.

- Garantire l’equilibrio e la conservazionedelle Zonas de Protección y de Amorti-guamiento del SHMP, secondo gli stessicriteri e nei limiti di una gestioneugualmente coerente della Valle delVilcanota e del patrimonio della regione.

In rapporto alla gestione:

- Fornire il Santuario Storico di MachuPicchu di una normativa giuridicaspeciale secondo la sua condizione dibene naturale e culturale indivisibile,Patrimonio dell’umanità, della Nazionee del Cusco.

- Garantire, sulla base dell’adempimentodelle norme che si adotteranno e dellostabilimento del principio di autorità, unagestione efficace, opportuna e unificata(comando unificato), tanto sul pianodell’assunzione di decisioni quanto delleazioni e delgli interventi, privilegiando icriteri tecnici sia nella progettazione enella gestione locale che nella valutazionenazionale del Plan de Manejo Integral e ipiani annuali, che da esso derivino.

armonico più rappresentativo dellamusica peruviana, in parte perché hacontribuito a realizzare gli aspetti delpiù ricco meticciato e anche perchéha consentito di creare vere scuole diquesto strumento nelle diverse regionidel paese. Onorando la tradizionedella chitarra peruviana, appare Tem-ple Diablo, un quartetto benaddiatato che rivisita alcune paginecertamente memorabili del folcloreandino, come «Mi amigo» (del gran-de Raúl García Zárate), «Vilcanota»(Armando Guevara Ochoa) e ilvalzer «Remembranzas» (PedroEspinel). Un lavoro in filigrana, cheraggiunge vete di tensione emotiva,di lirismo e di grande delicatezzamusicale. Si sa, inoltre, che rendereattuali con freschezza temi tradizio-nali è un compito che assai pochipossono compiere con un felice esito.L’apparizione di questo quartettocontribuisce a mantenere viva lafiamma di una tradizione che, senzadubbio, è ben lontana dall’essereesaurita. (Raúl Cachay)

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IL SIGNOREDEI MIRACOLI

Renata e Luis Millones*Ottobre è conosciuto nel Perù come il «mese viola» a causa del colore dell’abito che usano le migliaia di

fedeli del cosiddetto Cristo di Pachacamilla. Il culto ebbe inizio a Lima verso il 1650, quando uno schiavonero dipinse, su un muro di mattoni d’argilla, la venerata immagine.

a storia eclesiastica ricorda il primomiracolo pubblico del Cristo

Viola: il 6 settembre del 1671 si tentò dicancellare l’immagine per ordine del cle-ro dell’epoca, ma successivi incidenti tragl’incaricati di eseguire il compitoavvertirono che essa godeva di protezionedivina. Più tardi resistette al terremoto del1687 che devastò Lima e Callao e diedeorigine a una fervente processione conun’immagine che riproduceva quellaoriginale. Infine, il Vicerè Amat, nel 1771,inaugurò il tempio del Signore dei Miracolie a partire di quella data si organizzò ilculto come qualsiasi altra festa popolare,con «mayordomos» e devoti, fino a che,nel 1878, si costituì formalmente laFraternità dei Caricatori e dei Suffumi-catori del Signore dei Miracoli, con unanotevole presenza di discendenti diafricani. Agli inizi del secolo scorso eranogià venti squadre di uomini a caricare leportandine e due composte da di donneche gettavano il fumo sulle immagini delSignore Viola e della Vergine della Nuvola,che lo accompagnava nella processione,probabilmente dal Settecento. Quest’-immagine è di origine equatoriana e il suoculto ha inizio verso il 1696.

Agli esordi del Novecento, questafesta era equivalente a quella del Signoredi Luren, che si celebra a Ica, e al CristoCautivo di Ayabaca, della regione diPiura. Un testimone diretto ci raccontache la processione durava due giorni, dal18 ottobre. Oggi i fedeli paralizzano il cen-tro della città di Lima e si calcola che nonmeno di mezzo milione di abitanti accorrea vedere l’immagine.

Se si analizzano da vicino le immagini,si vedrà che hanno piccoli fori nei quali idevoti collocano i gioielli che l’adornanoe che sono di grande valore, così come laportantina, che pesa oltre due tonnellate.Le processioni si realizzano a Lima duran-te il 18, 19 e 20 ottobre, a questi giorni sene possono aggiungere ancora alcuni altri.Le immagini percorrono gran parte delCentro di Lima e si fermano a riceveredegli omaggi al Palazzo di Governo, alComune di Lima, all’Arcivescovado,nella Cattedrale, al Congresso dellaRepubblica, al Palazzo di Giustizia eall’ospedale Loayza, alcuni dei piùimportanti organismi pubblici. Dal 1996,a causa dell’enorme estensione dellacapitale, ha ampliato il suo percorso tantoda raggiungere altre aree che percorre inun mezzo motorizzato.

La presenza massiccia del pubblicodevoto ha conferito al Signore dei Miracolivalenze politiche impensabili cinquantaanni fa. Sindaci limegni e presidenti omembri del Parlamento sono presenti e,per di più, vestono l’abito viola indeterminati momenti della processione. Aquesti si sommano anche artisti o sportivinella speranza che il Cristo Moro condividail miracolo della fama.

Attualmente, la crescita della capitalerende impossibile alla portantina di esseretrasportata unicamente sulle spalle deicaricatori. Da pochi anni il Signore deiMiracoli viaggia su un mezzo motorizzatosino ai quartieri più lontani. Altreimmagini dello stesso Cristo ripetono laprocessione in molte parti del Perù e inquelle città straniere dove la migrazioneha spinto i peruviani (New Jersey, NewYork, Roma, Madrid, Parigi, ecc.).

È interessante verificare che lacapitale indigena del Perù e il suo centropolitico moderno abbiano addottato comepatroni due immagini di Cristo crocifisso.Spostando l’attenzione verso altrecoordinate di origine coloniale, come peresempio il Messico, il Perù si distingue percristocentrico se messo a confronto conla devozione espressa verso l’immaginedi Guadalupe, per esempio. Altre imma-gini femminili, come Santa Rosa, benchèabbiano visto esteso il proprio culto oltredi Lima, difficilmente potrebbero farconcorrenza con il Cristo di Pachacamilla.

Infine, non si deve dimenticare lacostante devozione dei discendenti diafricani. Lo stesso osservatore li ricordaquando parla della confraternità deicaricatori, diretta da un energicocapotecnico. Ancora adesso è possibileosservare un nutrito gruppo di persone diorigine africana accanto all’immagine du-rante il suo festeggiamento; ma il cultonon appartiene solo a loro, bensì è privile-gio di tutti i peruviani.

Da alcuni anni si teorizza circa unrapporto di continuità tra i culti precolombianidi Pachacamac e quelli del Signore deiMiracoli. La proposta è suggestiva ma man-ca ancora la documentazione che compren-da il lungo periodo che separa entrambedevozioni. Se si provasse questa ipotesi,avremmo un culto millenario, che percorreancora le strade limegne.

Renata e Luis Millones. Calendario tradicionalperuano. Fondo Editorial del Congreso. Lima,2003; 183 pp. Vedere anche: María Rostworoski.Pachacámac y el Señor de los Milagros. Institutode Estudios Peruanos. Lima, 1992.

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La processione del Signore dei Miracoli nelle strade di Lima.

«Le manifestazioni della fede di una multitudine sono imponenti.Dominano, impressionano, seducono, opprimono, fanno innamorare,

inteneriscono. La contemplazione di una folla che invoca Diocommuove sempre con una forza irresistibile e con profonda

tenerezza. Il passaggio della processione del Signore dei Miracoli perle strade di Lima, produce un’emozione molto profonda nella città

che, incredibilmente, è invasa da un sentimento ingenuo, sedativo ereligioso (...).

Io ho sentito e visto la processione. Ho capito così ciò che signifi-ca e ciò che rappresenta nella vita della città. Ho amato così

l’istante in cui il magnifico spettacolo di un raccoglimento tumul-tuoso e sonoro ha frenato e intenerito all’improvviso il mio cuore.»

José Carlos Mariátegui, La Prensa, Lima 1917.

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