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Resoconti Parlamentari — 2883 — Assemblea Regionale Siciliana IV L egislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962 CCCXCIV SEDUTA ( Antimeridiana ) MERCOLEDÌ 19 DICEMBRE 1962 B fi • <co -—■—— Presidenza del Vice Presidente SEMINARA INDICE Pag. Disegni di legge (Richiesta di procedura d’urgenza) : PRESIDENTE .................................................. . 2883 «Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1" luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (665) (Seguito della discussione) : PRESIDENTE ......................................... 2883, 2886, 2896, 2907 RENDA * ................................................................. 2883 MANGANO * . ................................................. 2886 ZAPPALA' ................................................................. 2896 La seduta è aperta alle ore 10,30. SCATURRO, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende ap- provato. Richiesta di procedura di urgenza per l’esame di disegno di legge. 'PRESIDENTE. Si passa alla lettera A) del- l’ordine del giorno: Richiesta di procedura di urgenza con relazione orale per l’esame del disegno dì legge: «Integrazione del ruolo unico per i servizi periferici dell’Ammini- strazione regionale, istituito con legge 20-8- 1962, » n. 23 » (703), presentato dal Presi- dente della Regione. Poiché nessuno chiede di parlare, pongo ai voti la richiesta di procedura d’urgenza coli' relazione orale per l’esame del disegno di leg- ge numero 703; Chi è favorevole resti seduto, chi è contrario è pregato di alzarsi. (E’ approvata) Seguito della discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655). PRESIDENTE. Si passa al numero 1 della lettera B) dell’ordine del giorno: Seguito del- la discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Re- gione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » E’ iscritto a parlare l’onorevole Renda. Ne ha facoltà. RENDA. Signor Presidente, onorevoli col- leghi, mi ritengo fortunato di potere parlare ad un uditorio così numeroso ed importante. E’ una cosa eccezionale. Ed allora, per assi- curarmi l’uditorio, cercherò di essere anche breve. Battute a parte, desidero brevemente sot- tolineare un aspetto dell’attività della Re- gione con riferimento alla coopei’azione sici- liana, che oggi non trova, a mio avviso, il col- locamento che sarebbe necessario. Siamo in tempi in cui si parla tanto di programmazio- ne, di sviluppo economico equilibrato, armo- Resoconti, f. 418 (750)

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Resoconti Parlamentari — 2883 — Assemblea Regionale Siciliana

IV L eg islatur a CCCXCIV SEDUTA 19 D ice m bre 1962

C C C X C I V S E D U T A( Antimeridiana )

ME R C O L E D Ì 19 DI CEMBRE 1962B f i • • <co -— ■——

Presidenza del Vice Presidente SEMINARA

I N D I C E

Pag.

Disegni di legge(Richiesta di procedura d’urgenza) :

PRESIDENTE .................................................. . 2883

«Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l ’anno finanziario dal 1" luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (665)(Seguito della discussione) :

P R E S ID E N T E ......................................... 2883, 2886, 2896, 2907RENDA * ................................................................. 2883MANGANO * . ................................................. 2886Z A P P A L A '................................................................. 2896

La seduta è aperta alle ore 10,30.

SCATURRO, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, si intende ap­provato.

Richiesta di procedura di urgenza per l’esame di disegno di legge.

'PRESIDENTE. Si passa alla lettera A) del­l’ordine del giorno: Richiesta di procedura di urgenza con relazione orale per l’esame del disegno dì legge: «Integrazione del ruolo unico per i servizi periferici dell’Ammini­strazione regionale, istituito con legge 20-8- 1962, » n. 23 » (703), presentato dal Presi­dente della Regione.

Poiché nessuno chiede di parlare, pongo ai voti la richiesta di procedura d’urgenza coli' relazione orale per l’esame del disegno di leg­ge numero 703; Chi è favorevole resti seduto, chi è contrario è pregato di alzarsi.

(E’ approvata)

Seguito della discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655).

PRESIDENTE. Si passa al numero 1 della lettera B) dell’ordine del giorno: Seguito del­la discussione del disegno di legge: « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Re­gione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 »

E’ iscritto a parlare l’onorevole Renda. Ne ha facoltà.

RENDA. Signor Presidente, onorevoli col­leghi, mi ritengo fortunato di potere parlare ad un uditorio così numeroso ed importante. E’ una cosa eccezionale. Ed allora, per assi­curarmi l’uditorio, cercherò di essere anche breve.

Battute a parte, desidero brevemente sot­tolineare un aspetto dell’attività della Re­gione con riferimento alla coopei’azione sici­liana, che oggi non trova, a mio avviso, il col­locamento che sarebbe necessario. Siamo in tempi in cui si parla tanto di programmazio­ne, di sviluppo economico equilibrato, armo-

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nico, in cui i problemi della concorrenza si pongono non solo fra i singoli, ma anche fra le stesse organizzazioni economiche, global­mente considerate, in cui da tutti si afferma e si sostiene che non è più possibile resiste­re in questo mondo moderno con una orga­nizzazione la quale è simbolicamente rap­presentata dall’aratro a chiodo (il quale non è solo un simbolo perchè ancora oggi in centinaia di migliaia di ettari di terra si con­tinua ad arare con l’aratro a chiodo) e tutti si è d’accordo sulla necessità che bisogna su­perare questo stato di arretratezza organizza­tiva e di articolazione delle strutture ricorren­do o alle forme classiche dell’economia, come l’azienda capitalistica, oppure alle forme as­sociate che mettono assieme piccole forze in unità economiche più considerevoli.

Oggi in Italia, su queste tesi, in generale non si trova nessuno che non sia d’accordo; ed anche in Sicilia del resto. Addirittura nei documenti ufficiali della politica economica nazionale, si riconosce apertamente che la cooperazione, specialmente per il Mezzo­giorno, costituisce la via obbligata dello svi­luppo economico, la via obbligata e necessà­ria per progredire.- Recentemente ho letto il rapporto della F.A.O. sui problemi dello sviluppo dell’agricoltura del Mediterraneo, rapporto denso di dati, di fatti e di conside­razioni, da cui poteva concludersi, per esem­pio, un elemento di critica per la politica da noi fatta in tutti questi anni nel settore della agricoltura. Quando da parte di tecnici e di esperti si insiste sul preteso fallimento della riforma agraria (fallimento in. senso produt­tivistico perchè gli assegnatari sono purtrop­po assillati dalle stesse difficoltà che grava­no sugli altri coltivatori), quando si parla, è vero, di fallimento della riforma agraria, in questo rapporto della F.A.O. si dà una rispo­sta. Ed è che noi abbiamo attuato la riforma agraria in modo parziale e anche in modo non giusto: parziale perchè non si è appro­vata la riforma agraria generale, come sa­rebbe stato necessario, non giusto perchè si è data la terra agli assegnatari, ma questi poi sono stati abbandonati a sè stessi, nè so­no stati assistiti dalle forme cooperativistiche e consortili necessarie che consentissero un reale progresso.

Oggi ci troviamo, quindi, a dovere rilevare una esigenza su cui siamo tutti d’accordo e

una realtà che contraddice l’accordo di carat­tere generale. La Regione per quanto riguar­da la cooperazione ha approvato alcuni prov­vedimenti che hanno consentito di tenere ac­cesa questa fiaccola, e mi riferisco in parti­colare ai provvedimenti che fanno capo allo Assessorato per il lavoro. Si tratta di prov­vedimenti di incentivazione alle cooperative per l ’acquisto di attrezzature e agli organi­smi sindacali della cooperazione per un cer­to sostegno ed aiuto affinchè possano svolge­re la loro attività. In Sicilia la cooperazione vive in un settore direi, marginale della vita regionale; tuttavia lentamente, faticosamen­te si sono create alcune strutture che oggi, se noi attuassimo mia volta nell’indirizzo della nostra politica, le consentirebbero di fare un salto.

Vorrei ricordare a me stesso che agli inizi del secolo, quando si ebbe un decennio di svi­luppo economico poderoso, analogo per molti aspetti a quello di oggi, sviluppo che interes­sava il Nord, anche allora come oggi, in Si­cilia sorse un movimento, cooperativistico, che interessò la sinistra, e non. solo la sini­stra, perchè fra i pionieri di questo movimen­to vi era anche Fiorio e Vittorio Emanuele Orlando.

Cioè nel momento in cui l ’Italia si appre­stava a diventare un paese capitalista mo­derno e l’economia del Nord aveva quello impetuoso sviluppo, in Sicilia si avvertiva la esigenza di mutare le strutture, attraverso il movimento cooperativo. Ed anche l ’onorevo­le Enrico La Loggia, allora dirigendo un mo­vimento cooperativistico, ritenne di potere affermare addirittura che attraverso la coo­perazione potesse risolversi il problema me­ridionale; forse era esagerata questa affer­mazione, ma in essa vi era una parte di ve­rità. Quindi, uomini dalle diverse tendenze, che giustamente adesso sono nella memoria della nostra vita regionale, si impegnarono seriamente, producendo anche effetti econo­mici e sociali considerevoli.

Oggi noi siamo in un momento di svolta politica, per cui il problema che si pone, se vogliamo venir fuori dalle molte difficoltà realizzando le cose che sembra siano nell’in­tendimento comune di voler realizzare, è che bisogna tener d’occhio la cooperazione in tut­te le sue forme, e innanzitutto la cooperazio­ne agricola. Quando noi parliamo di trasfor­mazione delle colture, di organizzazione de-

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gli acquisti e delle vendite dei prodotti _ del­l’agricoltura; quando noi parliamo della ne­cessità di far sì che i prodotti dell’agricoltu­ra raggiungano rapidamente i mercati di consumo (ricorderete a tal proposito le inchie­ste giornalistiche che hanno dimostrato come un chilo di pomodoro acquistato in campa­gna a 15 lire, in città si vende a 70, 80 lire, o come un chilo di arance pagate in campagna 50 lire, in città si vende a 150-200 lire, met­tendo in rilievo che, a causa dei passaggi nu­merosi e delle intermediazioni il consumato­re compra a prezzi elevati ed il produttore non ricava spesso il reddito necessario, che non solo compensi le fatiche, ma addirittura remuneri le spese che sqstiene), quando po­niamo tali esigenze, per potere superare que­ste strozzature cui ho fatto cenno, la coope­razione si appalesa come elemento indispen­sabile sia per fare giungere nelle campagne i prodotti dell’industria, che oggi passano at­traverso tanti intermediari, sia per far giunge­re al consumatore, nelle città, i prodotti del­l’agricoltura. Quindi, la necessità di incenti­vare, di sviluppare queste forme associative. Mi riferisco in particolare alle forme associa­tive che riguardano i coltivatori, i lavorato­ri, ma che possono interessare anche gli stes­si produttori capitalistici. Ora, noi siamo orientati in questa direzione? Certo; infatti tutte le leggi regionali parlano di incentivi, di sviluppo per l’agricoltura, di coltivatori singoli o associati. In realtà poi le forme as­sociative raramente riescono ad avere quello incoraggiamento e quella giusta considera­zione che meriterebbero. Anche il Piano ver­de, per esempio, tiene, in particolare conside­razione le associazioni cooperativistiche; ma non mi risulta che fino ad oggi vi sia stata una sola cooperativa in Sicilia che abbia po­tuto beneficiare degli incentivi del Piano. E' anche vero che siamo agli inizi della sua at­tuazione, ma credo che il problema sia valido porlo sin da adesso, perchè, nei nostri indi­rizzi, la cooperazione non acquista, non de­tiene il posto che dovrebbe avere.

La stessa cosa vale per le opere di trasfor­mazione. Oggi il contadino, il coltivatore da solo non riesce, non dico a realizzare le opere, ud acquistare i mezzi meccanici necessari, ma addirittura neanche ad impostare in mo­do adeguato tutta la complessa pratica buro­cratica per poter attingere al contributo; ed

invece i contadini oggi hanno bisogno dei trattori, hanno bisogno delle macchine, han­no bisogno della piccola motorizzazione agri­cola, hanno bisogno, di tutti gli strumenti che la tecnica moderna mette al servizio dell’a­gricoltura; da soli essi non possono consegui­re questi risultati. Quindi l’esigenza che po­niamo intanto è che nell’indirizzo dell’attivi­tà amministrativa, ordinaria della Regione, nella applicazione delle leggi che oggi sono in vigore, si curi in particolar modo lo svilup­po delle forme associative. Debbo aggiunge­re che è all’ordine del giorno dell’Assem­blea un disegno di legge, già elaborato dalla Commissione, scaturito dalla iniziativa par­lamentare di un gruppo di questa Assem­blea, che prevede opportune forme di in­centivazione .specifica per lo sviluppo della cooperazione agricola. Non posso evidente­mente rivolgere da questo microfono una esortazione all’Assemblea perchè si approvi rapidamente questo disegno dì legge; però il problema esiste e non è possibile che esi­genze ,di questo genere rimangano a lungo trascurate. In linea più generale, per quan­to riguarda lo sviluppo della cooperazione, anche di quella di consumo, esiste un al­tro disegno di legge per il credito alla coo­perazione. Io non chiedo aiuti o sussidi alle forme associative; chiedo semplicemente che si attuino idonee iniziative, anche di natura finaziaria, che consentano di sviluppare que­ste forme di attività economica. Oggi una cooperativa che voglia intraprendere una qualunque attività, che voglia sviluppare un settore, che voglia acquistare dei mezzi, che voglia costituire un magazzino, si trova nella materiale impossibilità di procedere, perchè gli istituti bancali ordinari non le concedono il ereditò.

Personalmente in questi ultimi tempi ho dovuto trattare con un importante istituto di credito siciliano, il quale ha chiuso gli spor­telli ad un importante organismo cooperati­vo proprio nel momento in cui quell’organi­smo realizzava un favorevolissimo contratto di esportazione di agrumi con un paese dello Est europeo; e sì trattava semplicemente di riscontare il contratto, non di fare un presti­to a vuoto senza garanzia, come ordinaria­mente si fa nell’attività commerciale. La ban­ca, di solito, concede l’affidamento per un certo periodo, tanto più che recenti provvedimenti

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di natura bancaria consentono anche di co­prire fino al 75 per cento il rischio che di­scende da provvedimenti di questo genere. Ebbene l’istituto bancario, cui ho poc’anzi fatto riferimento, ha chiuso gli sportelli a quell’organismo cooperativo, non ■ si capisce in base a quali valutazioni di natura tecnico­finanziaria; ma indubbiamente vi è un orien­tamento, da parte degli istituti finanziari in genere, decisamente negativo nei confronti degli organismi cooperativi anche per mode­ste richieste di credito.

Abbiamo potuto notare che a Palermo l’a­pertura di una sola cooperativa di consumo, realizzata in forma moderna, in forma di self Service, abbia avuto una eco forse spropor­zionata alla importanza economica dell’orga- ni’smo stesso, anche nel sistema dei prezzi per cui se a Palermo, città che è considerata tfa le più care d’Italia, avessimo più cooperati­ve anzi che una sola, evidentemente si cree­rebbe una condizione di concorrenza e di rottura di quel tale monopolio particolare del mercato che qui esiste. Ora perchè ci si possa muovere in questa dire :ione dobbia­mo adoperare lo strumento che è nelle nostre mani. Ho fatto riferimento al disegno di leg­ge per il credito alla cooperazione, perchè non si tratta dì spendere denari a vuoto, di concedere contributi a fondo perduto; sì trat­ta di istituire un fondo regionale per il cre­dito che in atto gli istituti non danno. In cam­po nazionale l ’istituto di credito abilitato a concedere finanziamenti e prestiti alla coo­perazione è la Banca del lavoro; però questa praticamente in Sicilia opera in un modo cer­tamente non decisivo, non determinante, da­to che non costituisce l’istituto di credito più importante. Vi sono quelli a carattere regio­nale, e quelli a carattere nazionale. Comun­que anche per ciò che riguarda la coopera­zione, l’intervento della Banca del lavoro si può tradurre in percentuali molto basse, il 2, 3, per cento o qualcosa del genere. Pertanto l’intervento della Regione per la istituzione di uno speciale fondo per favorire la eroga­zione del credito alle cooperative si appalesa quanto mai opportuno e necessario. Questo disegno di legge ha avuto un iter piuttosto singolare in quanto sulla proposta tutti i gruppi e tutti i deputati ci dichiarammo d’ac­cordo. Però, quando si tratta di venire al «dun­que », non riusciamo a venire fuori. E’ questa

una caratteristica della vita parlamentare, che va però sottolineata perchè credo che dobbia­mo fare uno sforzo di buona volontà per av­viare a soluzione il problema del credito che costituisce una forma decisiva di aiuto ai contadini coltivatori associati, agli artigiani associati, ai piccoli esercenti associati, alla cooperazione di consumo, cioè a tutte quelle forme associative che possono consentire ai piccoli produttori e ai consumatori di affron­tare la concorrenza spesso pesante, che viene esercitata dai gruppi più forti.

Il mio intervento intende appunto richia­mare l’attenzione del Governo e dell’Assem­blea su questi aspetti della nostra attività. Il discorso sulla cooperazione è un discorso che involge problemi di indirizzo e di scelta della politica generale; non è un settore che possa essere abbandonato in un posto margi­nale, perchè questo non farebbe che morti­ficare anche gli stessi tentativi che vengono fatti di una programmazione, di una piani­ficazione, o comùnque di una impostazione del problema dello sviluppo economico re­gionale.

Noi in questi ultimi dieci anni abbiamo im­pegnato somme considerevoli del nostro bi­lancio per favorire lo sviluppo deH’industria, per favorire — ma non ci siamo riusciti come nel settore dell’industria — lo sviluppo della agricoltura. La cooperazione però non ha tro­vato il posto che essa meritava, che avrebbe meritato, che merita; e quindi sarebbe augu­rabile, anche perchè non si tratta di perorare interessi di settore, ma interesse di carattere generale, se noi veniamo fuori dalla discus­sione del bilancio superando le attuali situa­zioni di difficoltà, che in questo scorcio di le­gislatura l’Assemblea possa chiudere la sua attività dando alla cooperazione gli strumen­ti che essa si attende.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’ono­revole Mangano. Ne ha facoltà.

MANGANO. Onorevole Presidente, ono­revoli colleghi, oltre che come deputato del Movimento sociale italiano sento di parlare in questo scorcio di legislatura, in occasione della discussione sull’ultimo bilancio, come uomo che interpreta il comune sentimento ed anche il comune risentimento che dalle piazze della Sicilia sale fino a noi.

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I siciliani commentano duramente le crisi ricorrenti che durante la legislatura hanno afflitto questo nostro Parlamento e portato sensibile remora al corso dell’evoluzione eco- nomico-sociale della Regione. Hanno ben compreso che le sfumature, cosiddette ideo-

i logiche, che impediscono il coagùlo di una ) solida operante maggioranza, sono un prete­

sto e che i motivi veri e reconditi sono, in- S vece, costituiti dalla sete di potere, sete tanto

più incoercibile quanto più si avvicina il mo- j mento delle elezioni.i Per circa ùn anno e mezzo il Governo re­

gionale è stato in crisi e dall’inizio della quarta legislatura ben sette governi si sono

■ succeduti. Altro che buona e sollecita am­ministrazione! L ’amara esperienza di questi

J anni ha fatto decadere gravemente il presti­gio dell’Istituto autonomistico e l’ansia di po­tere ha divorato e divora uomini manifesta­mente irrequieti e insoddisfatti.

'

E’ a questo punto che io debbo rivendicare al Movimento sociale italiano un gesto che lo

; onora e lo distingue: ciè quando i due asses­sori Occhipinti e Pettini, per unanime deci­sione del Gruppo e della direzione del Parti­to, rassegnarono le dimissioni dal Governo Maiorana. E’ stata quella una manifestazio­ne di vero disinteresse per la poltrona che nessun Assessore dell’attuale, strana ed equi­voca maggioranza sarebbe capace di compie-

: re anche al cospetto dei fatti più assurdi e | contrastanti cui dà luogo la formula di cen­

tro-sinistra. Nel chiuso delle riunioni di gruppo del Partito di maggioranza relativa

;i la lotta per il potere ha assunto, specie in questi ultimi mesi, fasi drammatiche e la Democrazia cristiana cui, incombe la massi­ma responsabilità, non soltanto ha perduto fondamentali posizioni di potere, ma si è an­che screditata nei confronti di coloro che

i dall’autonomia attendevano opere tecnica- mente studiate, capaci di produrre durevoli effetti economico-sociale. Tutto ciò ha deter­minato la mancanza di un metodo coordina­tore che guidasse l ’attuazione della pubblica

j spesa, mentre non esiste un piano tecnico or­ganizzato secondo le urgenze sociali ed eco-

j comiche.La pubblica spesa è purtroppo determina­

ta dalle ambizioni dei capi elettori e dagli interessi particolari degli uomini politici. Lrirrttqm vivere, deinde philosophare. Su tale

aforisma è stato instaurato il metodo di co­loro che costituiscono l ’attuale maggioranza.

Noi rivolgiamo pertanto le più severe criti­che per tutto quanto è accaduto ed accade e ciò non per ansia di polemica, ma per amore della verità e soprattutto perchè le critiche siano rilevate e ne sia tenuto conto per at­tuare, ove occorrano, le modificazioni di fon­do di tutto il sistema.

La Sicilia, sia pure lentamente, e nono­stante gli ostacoli massivi della formula di centro sinistra, ha ed avrà necessità di molte migliaia di tecnici, di specializzati, di quali­ficati. Vuole il signor Presidente della Regio­ne far conoscere quanti giovani raggiungono annualmente la qualificazione la specializza­zione o comunque un titolo tecnico?

Lo Stato ha istituito numerose scuole me­die, molte nei centri più piccoli: tali scuole non potranno che avere un carattere di per­fezionamento del corso elementare. Si trat­terà di una categoria di studenti che si orien­terà in prevalenza verso studi non tecnici ed essendo divenuti pseudo letterati cercheran­no un posto quale che sia: usciere, commes­so, fattorino. Figli di contadini, di agricolto­ri, di bravi artigiani non continueranno le at­tività paterne.

Non pochi continueranno a percorrere la via della emigrazione e la nostra Isola così andrà sempre più dissanguandosi. Noi rite­niamo .urgente che accanto alle scuole medie sorgano scuole tecniche e professionali per specialisti in tutti i settori, dalla metallurgia alle applicazioni elettriche ed elettroniche, nei settori della chimica e della fisica, della meccanica agraria, che vengano istruiti nu­merosi tecnici per i caseifici, per gli enopoli e gli oliopoli. Così le campagne potranno ar­ricchirsi di fabbriche per trasformare e con­servare i prodotti agricoli e per fissarvi la popolazione che emigra qualche volta verso il Nord, ma spesso in Germania, in Inghilter­ra e in molti altri paesi dove il miracolo eco­nomico è una realtà e non come da noi una illusione. Non possiamo e non dobbiamo na­sconderci che l ’emigrazione di massa ha avu­to notevole ripercussione nelle campagne e nei centri abitati, dove anche le categorie commerciali sono entrate in crisi per la con­trazione dei consumi.

Io non saprei precisare il motivo per il qua­le i giovani non si orientano verso gli studi scientifici, nel senso che non mi spiego se ciò

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avviene perchè manca un sufficiente processo produttivo o se il processo produttivo indu­striale manca perchè mancano i diplomati ed i laureati in facoltà scientifiche. Ma bisogna pur cominciare per creare efficienti quadri per l’industrializzazione. Vi sono, per esem­pio, fermenti che muoiono soffocati dall’im­possibilità di trovare tecnici.

GRAMMATICO. Problemi della mezzadria permettendo.

MANGANO. Si capisce. Financo diventa sempre più difficile la pura e semplice mec­canizzazione della stessa agricoltura, dato che non esiste sufficiente manodopera qualificata e si ricorre, quando si riesce a trovarli, ad elementi improvvisati, spesso autodidatti che lavorano male e contribuiscono al rapido de­terioramento delle macchine gravosamente e penosamente acquistate.

I giovani disertano gli studi tecnici, vo­gliono conquistare un diploma, il meno im­pegnativo, una laurea, la meno difficoltosa per severità di studi; i giovani vogliono un posto alla Regione, nell’Amministrazione del­lo Stato, vogliono essere maestri elementari o ragionieri, fattorini o commessi, uscieri o guardie di pubblica sicurezza, e rifiutano di cimentarsi nella sperimentazione, nella ana­lisi, nella creazione. Preferiscono restare me­diocri pur di far presto, anche se tutto ciò comporti un avvenire gramo e modesto.

Noi, onorevole Presidente e onorevoli col­leghi, raccogliamo oggi i frutti di 15 anni di mancanza di serietà e di responsabilità poli­tica ed amministrativa, frutti divenuti più amari di seguito al nefasto inserimento delle sinistre nella responsabilità del governo, tan­to che qualche elemento positivo dei primi anni di autonomia va annullandosi durante questo scorcio della quarta legislatura.

Non c’è da compiere sforzi particolari per determinare quali sono stati i pochi giorni fecondi ed i molti sterili della legislatura che sì chiude; non c’è bisogno di ricorrere ai cal­coli di Ogino e Knaus per affermare che i giorni di questa legislatura possono conside­rarsi non solo sterili ma addirittura abor­tivi. Non si è trattato di semplice. immobi­lismo, ma' soprattutto di opera negatrice e distruttiva, meno che per alcune centinaia di persone investite di responsabilità alla guida, durante il quindicennio, di enti eco­

nomici o membri del Governo regionale. Come sarebbe utile una revisione dei pro­fitti di regime ai fini dell’accertamento del­la onestà degli assenti e dei presenti, un accertamento dei profitti democratici sarebbe certamente più redditizio di quanto non sia stato quello relativo ai profitti del regime fa­scista. Probabilmente si verrebbe ad appren­dere come uomini ritenuti francescani si so­no sacrificati nei posti di responsabilità per amore della res publica, confondendo — er­rore scusabile — questa con la res propria.

Del resto le correnti in seno ai partiti na­scono per il raggiungimento di posizioni per­sonali di potere perchè queste determinano particolari privilegi e prerogative. Se voglia­mo dare alle popolazioni un esempio di cor­rettezza formale e sostanziale, proporrei, onorevole Presidente, la nomina di una com­missione di magistrati per l ’accertamento delle situazioni patrimoniali di tutti coloro che si sono succeduti alla guida della cosa pubblica dovendosi tener conto dei naturali e giustificabili incrementi.

Si tratta di osservazioni interlocutorie che non abbiamo voluto esimerci dal fare e che ci riportano con costante pensiero al proble­ma dell’agricoltura dove i prezzi all’ingrosso si mantengono ad un livello assolutamente non rimunerativo. Le sole operazioni di mie­titura del grano quest’anno hanno assorbito il 20 per cento del valore corrente del prodot­to e non può non essere rilevato come l’an- tieconomieità dei prezzi in agricoltura in rapporto ai costi sia la causa determinante dell’esodo massivo delle giovani energie. La vita nelle campagne va spegnendosi con i vecchi padri di famiglia tuttavia lega­ti con l’amore alle zolle irrorate di sudo­re a santificate con la loro fatica. Il set­tore del grano duro in agricoltura dovrebbe essere aiutato in modo semplice, senza com­plicazioni, senza disegni di legge elettoralisti­ci dell’ultimo momento che lasciano il tempo che trovano e che vorrebbero mostrare agli agricoltori una predilezione che i fatti recenti e lontani smentiscono.

L’agricoltura ha bisogno nell’ordine: pri­mo, che siano trasformate tutte le trazzere in rotabili; secondo, che siano intensificate le ricerche idriche e che gli abbeveratoi non vengano costruiti soltanto sulle strade, ma anche dove non sono visibili agli escursionisti, ai turisti e a coloro che passano veloci in auto-

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mobile; che le leggi sulle agevolazioni e gli I aiuti alla meccanizzazione diventino una co- ; sa seria nel senso che il contributo per l ’ac­

quisto delle macchine agricole non sia una i irrisione per la misura e per le modalità di

erogazione. Il contributo, di cui all’apposita legge regionale, dovrebbe essere pagato con

; decurtazione sul costo all’atto del perfezio- ! -lamento della compravendita. L’attuale si­

stema prevede invece l ’intervento della Re- j gione nella misura del 17 per cento sulle rate

semestrali e la facilitazione si manifesta ir- risoria, irrilevante (soprattutto perchè ogni

; semestre si rinnova una pratica burocratica, J snervante e diffìcile) tenendo conto che per I un trattore medio del costo di circa due mi­

lioni e 300mila lire, il contributo sulle rate : semestrali si aggira sulle 20mila lire. Si, ono- ; revole Presidente, un trattoli della potenza | di 40 cavalli, cingolato, idoneo ai lavori nei

nostri terreni di collina, costa circa due mi­lioni e 300mila lire, mentre il modestissimo relativo aratro costa mezzo milione. Sono ci­fre che non hanno bisogno di commento e che dimostrano il prepotere dell’industria sull’agricoltura costretta a subire senza pos­sibilità di rivalsa.

Quarto, che sia incrementato l’allevamen­to dei bovini, dei caprini e degli ovini con-

| cedendo sensibili contributi sugli interessi per l’acquisto di animali da latte e da alle­vamento; che siano costruite centrali per la lavorazione del latte in centri di montagna, quali S. Stefano Quisquina, Corleone, Mi­stretta, sulle Madonie e sui Peloritani laddove concorrono le condizioni opportune per la tra­sformazione e la industrializzazione del pro-

i dotto.Quinto, che sia istituito il marchio di ti-

picizzazione per il classico formaggio sicilia­no; sesto che siano studiate ed adottate faci­litazioni per il trasporto veloce dei prima-

| licci sia sul mercato nazionale che sui mer­cati esteri, venendosi così a dare un grande aiuto a centri, quali Licata e Ribera, e per

| quest’ultimo anche per l ’esportazione massi­va delle deliziose ed inconfondibili fragole. Settimo: il grano duro dovrebbe essere indi­rizzato esclusivamente alla pastificazione pregiata di pura semola garantita dal mar­chio regionale; e perdurando le difficoltà del­l’accertamento chimico-fìsico sulla purezza dd prodotto, si potrebbero a richiesta deter­minare stabilimenti per la fabbricazione

esclusiva di pasta di grano duro vietando la entrata in detti stabilimenti di farina di gra­no tenero o di altri cereali minori. Tale con­trollo preventivo pótrebeb dare diritto alla acquisizione del marchio regionale di garen- zia.

E’ questo, onorevoli colleghi, un settore che opportunamente organizzàto e sorveglia­to faciliterebbe l’esportazione delle paste ali­mentari nella penisola ed ovunque, dato che gli spaghetti hanno conquistato il mondo in­tero. Anche ì cinesi, i giapponesi, gli indiani sono divenuti ormai consumatori del buon piatto di pasta asciutta. Tale provvedimento porterebbe certamente ad una rivalutazione del prodotto sulla base di 130-150 lire al chi­logrammo, 80-100 volte il prezzo del 1940, e risolvérebbe in gran parte i motivi di crisi che siamo costretti a rilevare. Tutto quanto precede senza prescindere da un parallelo in­cremento dei consorzi di bonifica che dovreb­bero rappresentare gli elementi fondamentali e propulsori dell’economia agraria isolana; e per questo dobbiamo lamentare che l’Ammi­nistrazione regionale non ha previsto nell’at­tuale bilancio fondi adeguati al loro poten­ziamento per il completamento delle molte opere lasciate in sospeso o che risultano ad­dirittura abbandonate. D’altra parte la Cas­sa per il mezzogiorno, oltre agli interventi previsti dal suo programma iniziale, ben po­co ha dato a questi enti che hanno l ’obbligo di rispondere alla pubblica e privata iniziati­va al fine di risolvere i problemi connessi ai loro scopi istituzionali.

Bisogna tendere a limitare l’incidenza del­la spesa a carico della proprietà privata, in considerazione dei quasi inesistenti redditi dell’agricoltura. L’odierno progetto di bilan­cio presenta al capitolo 266 solo 250milioni per opere di manutenzione con un rapporto di almeno lOmilioni per ciascun consorzio, mentre ve ne sono alcuni che per tale voce hanno bisogno di almeno una metà della ci­fra prevista per tutti.

Il progetto di legge non prevede spese per le nuove iniziative e per nuove opere e man­ca ogni indizio di volontà di dar luogo alla famosa assistenza tecnica ai proprietari di cui tanto si è parlato e si parla. Ed è con amarezza che dobbiamo rilevare il nostro perenne stato di inferiorità se consideriamo che i consorzi di bonifica al di fuori della Si­

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cilia hanno dimostrato una esemplare forza realizzatrice.

Nella Regione abbiamo comprensori di bo­nifica sia montani che vallivi di cui ancora non sono stati costituiti i consorzi; e dire che si tratta di zone dove una spinta alla trasfor­mazione fondiaria potrebbe essere sensibil­mente efficace. Manca, pertanto, un’attiva po­litica regionale anche in favore degli agricol­tori facenti parte dei comprensori classificati di bonifica.

L ’Amministrazione regionale fin’oggi ha li­mitato i propri interventi alla sostituzione di qualche commissario o vice commissario, che, pur preparati tecnicamente in modo inecce­pibile, hanno avuto il torto di risultare invisi ai comunisti nostrani. Ciò valga in ispecie per il Consorzio di bonifica del Tumarrano, il cui vice Commissario, cavaliere Benedetto Griffo (Commenti dell’onorevole Scaturro)

L ’onorevole Scaturro si sente pungere for­se perchè lo riguarda. Dicevo, è stato solle­vato dell’incarico...

SCATURRO. Hai esperienze personali?

MANGANO ...perchè non gradito alla fa­zione socialcomunista di S. Giovanni Gemi­ni, nonostante gli agricoltori interessati ne ri­conoscessero e ne aprezzassero l’alta capaci­tà tecnica e la probità morale.

SCATURRO. Tu sai che cosa rappresenta Griffo per il consorzio di Tumarrano? Tutti i punti àmministrativi che ha previsto?

MANGANO. Che cosa può rappresentare per i profittatori che sono attorno al consorzio del Tumarrano, non che cosa rappresenti la persona di Griffo.

SCATURRO. Leggi la relazione Giambal- vo! Pur sapendo che ora un ladrone lo avete fatto vice Commissario al Consorzio.

MANGANO. Ad ogni modo vi sono degli attestati di benemerenza appunto rivolti al cavaliere Griffo dagli agricoltori interessati e dagli amministratori.

SCATURRO. Sono gli atti della Commissio­ne Giambalvo. Fu allontanato apposta!

MANGANO. Stia calmo. In questi giorni abbiamo sentito parlare e parleremo di un bi­lancio fatto di cifre. Ciascuno cercherà di dare ad esso un indirizzo, ma nessuno in con­creto si ricorderà che le cifre sono le medici­ne per curare i mali sociali.

SCATURRO. Conosco i fatti, so tutto quel­lo che ha fatto ai danni dei consorziati del Tumarrano!

MANGANO. Le vedremo incasellate lad­dove la demagogia vorrà. Il bilancio non sa­rà produttivistico, ma elettorale ed elettorali saranno le opere che seguiranno perchè l ’uo­mo politico siciliano è ormai un essere che vive solo per le elezioni e, per essere spieta­tamente sinceri, per la propria rielezione. Tutto ciò non può che farci affermare come l’autonomia si avvìi al fallimento, il quale è da imputarsi soprattutto ai settori dell’attuale maggioranza. Anche nell’era industriale non deve assolutamente essere trascurata l’agri­coltura che ha diritto a particolari cure per­chè la terra rende molte volte quello che le si dà, rende sotto l’aspetto economico, rende moltissimo sotto il profilo sociale, legando ed avvincendo ad essa gli uomini. Gli agricoltori respingono i provvedimenti demagogici, le dilazioni e le rateizzazioni delle tasse che servono ad accentuare le loro pene. Si tratta di provvedimenti che non hanno senso e che mortificano le virtù civiche di una categoria di produttori che sta alla base della scala eco­nomico sociale. Gli agricoltori, sia pure con dura fatica e tenace impegno, vogliono pro­durre, ma vogliono che i loro prodotti siano giustamente pagati all’atto in cui debbono essere venduti.

Nel 1940 un chilogrammo di grano duro ve­niva pagato all’ammasso lire 1,50; oggi ai cosiddetti granai del popolo, sotto le varie forme di agevolazioni e ai magazzini di stoc­caggio, quando si ha la fortuna di conferire, viene pagato a circa 85 lire il chilogrammo: ciò mentre la mano d’opera è aumentata da 150 a 200 volte ed in periodo di punta, mie­titura, di 300 volte e mentre i concimi chi­mici ed i mezzi strumentali sono aumentati in media di cento volte e di cento volte i prodotti dell’industria che interessano le at­tività agricole.

SCATURRO. E lei, intanto vuole dare i sa­

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li potassici alla Montecatini a condizioni di favore. Si lamenta che l ’agricoltura è schiac­ciata dall’industria. Ma il monopolio è nemi­co dell’agricoltura.

MANGANO. Quali sono state e sono le ra­gioni recondite per cui si sono volute impor­re le catene del servaggio?

SCATURRO. La contraddizione è chiara!

MANGANO. Non esiste contraddizione; è dal suo punto di vista che può esistere!

BUTTAFUOCO. Scaturro vieni qui sem­pre a ripetere sempre le stesse cose; bisogna abolire la regia guardia.

MANGANO. Vìva Misiano. Era Misiano che alla Camera chiedeva l’abolizione della regia guardia.

Quali sono state e sono le ragioni recondite per cui si sono imposte le catene del servag­gio e dello avvilimento ad una categoria che non è retorica definire benemerita ed eroica? Dove sono andati a finire, gli assegnatari di cui alla famigerata legge numero 104 del 1950 che doveva servire a rendere tranquilli i po­veri braccianti e che doveva sanare le piaghe dell’agricoltura? Che ne pensa l’Assemblea dei molti miliardi spesi nelle cassette ormai dirute ed abbandonate dagli assegnatari scap­pati dallo inferno e dalla miseria elargita loro in pompa magna in odio ad una cate­goria di agricoltori proprietari cui avremmo dovuto innalzare il monumento della nostra e della pubblica riconoscenza?

Ma il miracolo della volontà e della tena­cia eroica si perpetua negli uomini della cam­pagna, nei vecchi, grandi o medi proprietari, conduttori di azienda, nei mezzadri negli af­fittuari logorati ma non domi, ingiuriati ed ingannati, ma non vinti: gli agricoltori resi­stono e resisteranno sulla mitica ultima trin­cea e riporteranno al sole della vittoria e della giustizia le bandiere della riscossa. Essi non sentono di accettare i disegni di legge comunque tardivi e propagandati dalla gran- cassa della stampa per salvare uomini e par­titi. Per salvare ciò che resta, per ricostruire sulla cenere delle distruzioni effettuate con spietato arrivismo, occorre fare in modo, ri­correndo anche al prezzo politico, che il

grano duro sia quotato sulla base delle 150 lire al chilogrammo.

Si tratterebbe di finanziare l’ammasso su tale base di prezzo autorizzando ciascun pro­duttore a conferire 3 quintali per ogni ettaro di terra posseduta, facente parte della rota­zione agraria, ed a sollecitare convenzioni con le banche per la diluizione dei loro cre­diti con prestiti a lungo termine.

SCATURRO. Non c’è più. Il trattato di Roma non prevede la possibilità del soste­gno.

MANGANO. Ed anche quando tutto ciò dovesse portare ad un aumento del costo del­la pasta non sarebbe la fine del mondo. Ba­sti pensare alla incidenza che gli altri pro­dotti hanno nella spesa delle famiglie, al cre­scente costo delle sigarette e, perchè no, delle schedine dei concorsi pronostici recentemen­te aumentati del 50 per cento. La politica dei prezzi manovrata con avvedutezza e il prez­zo politico lievitato da un temperato ritocco al prezzo della pasta darebbero corso ad un vero e proprio rilancio per i granicultori si­ciliani che, come è noto, nell’economia agri­cola della Regione costituiscono una forza assai rilevante.

Un aratro meccanico costa mille lire ogni chilogrammo di peso e si rompe al primo giorno di uso. Un modesto abito 40mila lire, un paio di scarse 10.000, una camicia 5.000, una cravatta 1.500 lire, un chilogrammo di frutta al mercato costa in media 220 lire. Ed allora domando per quale motivo, in base a quali componenti negativi un chilogrammo di grano duro deve potersi vendere nei casi favorevoli a 85 lire?

La Regione è già intervenuta in determi­nati settori ed il denaro da spendere male è stato reperito. Diecine di miliardi è costata la sopravvivenza dell’industria zolfifera che oggi interessa meno di 4mila operai e molto di più gli uomini politici dei partiti di sini­stra. Che dire dei problemi riguardanti l’in­dustria, le miniere e il commercio, che dire dell’attività del governo di centro sinistra in questi settori?

Può affermarsi che esso ha fatto poco e quel poco che ha fatto lo ha fatto veramente male. All’immobilismo che è la caratteristica essenziale in questa ventata di sinistrismo che ormai permea l’attività di governo della

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Sicilia si aggiunge l ’avere operato in modo discriminatorio, fazioso e contrastante con gli interessi della Sicilia in quelle poche circo­stanze in cui il Governo ha operato.

Citerò qualche esempio incominciando dal problema che abbiamo dibattuto in questi giorni: il problema minerario. Se si guarda la carta dei permessi di ricerca degli idrocar­buri nell’isola dobbiamo constatare con ama­rezza e stupore che l ’attività di ricerca si va sempre più restringendo, nè il governo ha saputo fare nulla per incentivarla sia pure attraverso l ’intervento di enti pubblici, come lo prova il fatto che anche l’E.N.L va rinun­ciando mano mano ai suoi permessi senza chiederne altri. Ed è questo un segno certo ed inconfondibile di sfiducia nei confronti della Amministrazione regionale. Fra l’altro vi era la possibilità di ravvivare la ricerca dopo il ritrovamento di Gagliano. Ma le domande di permesso e di ricerca, già istruite dal Distret­to minerario, giacciono sui tavoli degli uffici dell’Assessorato.

Sempre nel settore minerario vediamo un altro esempio di infeconda attività l ’Az.a.si.: un organismo che - si è vantato di lavorare senza impiegati e che dovrebbe sentire il ros­sore di fare simili affermazioni che stanno sólo a dimostrare la insipienza dei dirigenti e la mancanza vera e propria di possibilità di lavoro, sicché si parla di intervenire in set­tori come quello cementiero che già nella stessa zona presenta situazioni di pesantezza.

A tal fine, dimenticando oltre tutto le re­gole elementari della indagine di mercato che avrebbero dovuto consigliare un appro­fondimento del problema, che già a prima vista presenta lati assolutamente negativi per la impossibilità di superare nei trasporti di cemento un determinato chilometraggio, sono state avanzate trattative con un gruppo te­desco, come se in Italia mancassero gruppi cementieri, si è dato sulla stampa larga dif­fusione agli incontri, anche a rischio di ca­dere nel ridicolo, dato che sono avvenuti non con industriali tedeschi ma con organismi di intermediari che dovranno procacciare gli investimenti; cosa però che difficilmente si realizzerà.

Ed ancora nel settore minerario l’Assem­blea aspetta di sapere quali sono stati gli ac­cordi stipulati con l ’E.N.I. a proposito del metano di Gagliano Castel Ferrato. Se le no­tizie di stampa sono esatte l’Amministrazione

regionale, pur di assicurarsi una maggiore partecipazione azionaria nella società costrut­trice degli impianti di Gela, che almeno per i primi anni non potrà che apportare al bi­lancio regionale perdite di notevole entità, ha rinunziato ai canoni sul metanodotto per circa 300milioni all’anno e si è addossata l’onere di una parte degli interessi passivi sul maggiore importo delle obbligazioni che la So.Fì.S. dovrà emettere per conto dell’Anic Gela, cioè a dire oltre 200milioni all’anno; e tutto questo, avendo, come contropartita, un limitatissimo gruppo di operai da impiegare nella provincia di Enna ed un aumento so­lamente simbolico degli operai nello stabili­mento di Gela che, anche a detta dello stesso compianto Presidente dell’E.N.I., ingegnere Mattei, dovrebbe superare le cinquemila uni­tà, mentre l’impegno ora assunto dall’Anic sarebbe di tremila. Questo sta a dimostrare ancora una volta la leggerezza con la quale un problema così grave viene affrontato dal­l’Amministrazione regionale.

Nel settore dello zolfo abbiamo assistito ad uno spettacolo veramente poco edificante per l ’obbiettività e la correttezza deH’Ammini- strazione: sono stati approvati dei piani di riorganizzazione, dopo di che alle ditte, che pur hanno iniziato le opere ed i lavori di riorganizzazione, sono stati negati i finanzia­menti, mettendole volutamente in condizio­ne di inadempienza, al fine di pronunciare la decadenza delle aziende.

Sono state fermate le revisioni dei piani di riorganizzazione con motivi più o meno spe­ciosi, dimenticando che nell’attività minera­ria non si possono fare previsioni certe a lun­ga scadenza e che l’esecuzione delle opere e degli impianti è subordinata alla natura del giacimento ed alla sua conformazione, che può variare da un momento all’altro. Si fa carico agli industriali di non raggiungere de­terminati limiti di produzione prò - capite, mentre, sottobanco, si aizzano gli operai a fare agitazioni, scioperi ed ostruzionismo. Si nominano commissari nelle aziende che do­vrebbero essere chiuse e che, invece, vengono lasciate in attività col risultato di depaupe­rare le scarse disponibilità del fondo di ro­tazione a tutto danno delle aziende Veramen­te riorganizzabili. Se dal settore minerario passiamo al settore industriale vero e pro­prio, non possiamo non rilevare la carenza di iniziative, desumibile dalle cifre dei fìnan-

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ziamenti I.R.F.I.S., che hanno portato la Si­cilia dal primo posto nel Mezzogiorno ad uno degli ultimi.

Si vuol fare della So.Fi.S. un’arma politica e così si sabotano gli accordi So.Fi.S.-Mon­tecatini e So.Fi.S.-Edison, che potrebbero dare alla Sicilia larghe possibilità di investi­menti; si minacciano ad ogni piè sospinto sanzioni e si attua un’azione discriminatoria nella concessione dei contributi previsti dalla legge regionale sull’industrializzazione; si tengono accantonate le nuove norme sull’in­dustrializzazione per lasciare il passo a prov­vedimenti eversivi, facendo arretrare in tal modo la legislazione regionale, rispetto a quella del Mezzogiorno; non si attua alcuna protesta, sia pure platonica, contro la legge sull’imposta cedolare, che, in sostanza, viene ad annullare l ’unica agevolazione aggiuntiva che la Regione poteva vantare, e cioè l’ano­nimato.

Si lascia alla piena discrezionalità degli enti locali e del Ministero dell’industria e del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, il problema delle aree di sviluppo e dei nu­clei di industrializzazione, senza alcuna linea programmatica e dì coordinamento regiona­le e, se qualche volta si interviene, lo si fa per spirito di semplice campanilismo o per una formale rivendicazione di competenza, senza mai penetrare nel merito dei problemi e senza una visione di fondo degli stessi.

Si politicizzano i Centri sperimentali per l’industria Ano al punto di richiedere la tes­sera di appartenenza al Partito socialista per la nomina dei dirigenti dei Centri (vedi ad esempio la nomina dei direttori dei Centri sperimentali per l’industria mineraria, del Centro sperimentale per l ’industria conser­viera e quella dell’onorevole Pizzo, nostro ex collega, a Presidente del Centro enologico di Marsala).

Tutto questo non può che comportare una crisi di fiducia negli ordinamenti regionali da Parte di tutti gli operatori, crisi di fiducia che produce inevitabilmente una limitazione degli investimenti in Sicilia e, quindi un arre­sto al processo di sviluppo economico regio­nale.

Nè risultati migliori si sono avuti nel set­tore del commercio.

Non abbiamo notizie di interventi dell’Am­ministrazione regionale per quanto attiene al ventilato aumento delle tariffe ferroviarie

che tanto danno provocherà all’attività eco­nomica siciliana. La legge di agevolazioni per il commercio giace ancora presso la Com­missione legislativa industria dell’Assemblea, così che tanti strumenti in essa previsti, che avrebbero potuto dare nuovo impulso all’at­tività di scambio siciliana, come l ’istituzione del marchio di qualità, il credito agevolato al commercio, l’istituzione di uffici di assi­stenza all’estero, eccetera, sono rimasti let­tera morta o sono serviti da esempio all’Am­ministrazione statale per iniziative' analoghe.

La partecipazione siciliana alle Fiere e Mostre va ogni giorno di più scadendo come qualità di prodotti e come efficienza di pre­sentazione, anche perchè l’aumento dei costi della partecipazione, connesso con il genera­le aumento delle retribuzioni, delle materie prime e del costo della vita, pongono un di­lemma ,dal quale non si esce: limitare le par­tecipazioni dando alle stesse notevole presti­gio o essere presenti a un maggior numero di manifestazioni con padiglioni insufficienti e affrettatamente allestiti.

Anche la propaganda ai prodotti regionali segue il corso del centrosinistra ed è diven­tata ormai uno strumento politico a favore dei giornali di partito.

La questione formerà oggetto di una mia interrogazione .specifica sull’argomento, ma desidererei che l’onorevole Assessore all’in- dustria ci precisasse a quali giornali ed in che misura sia stata ordinata la pubblicità ed il motivo per -il quale siano stati esclusi dalla campagna di stampa i giornali esteri, come se per alcuni prodotti di grande rilievo per l’economia siciliana i principali mercati di sbocco non siano proprio quelli esteri.

E mi fermo per carità di patria!Anche in questi settori si nota uno sfalda­

mento progressivo di posizioni e di istituti, una mancanza di obiettività nell’azione am­ministrativa, l’assenza di qualsiasi forma di coordinamento, la politicizzazione spinta al massimo in ogni atto amministrativo: ele­menti tutti che non possono non ingenerare la sfiducia negli operatori economici, cioè in quegli stessi operatori alla cui attività è le­gato lo sviluppo economico dell’Isola .

Molte diecine di miliardi sono state eroga­te in favore del’E.S.E., alla vigilia della na­zionalizzazione, pur sapendo di regalare al- l ’ENEL i limitati e sudati stanziamenti re­gionali, senza utilità alcuna per gli utenti e

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Resoconti Parlamentari — 2894 — Assemblea Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

dimenticando che la SGES aveva già attuato un programma di vasta portata, idoneo a fronteggiare le esigenze dell’utenza.

Dal punto di vista utilistico mi sarei spie­gato, e non vi sembri un paradosso, la ero­gazione di 50miliardi in favore della SGES perchè, così operandosi, questa avrebbe po­tuto abbassare i prezzi di vendita di almeno il 50 per cento.

Ma i miliardi sono stati spesi sull’altare dì una politica che reclama le sue vittime, e la grande vittima resta il popolo siciliano tra­dito nei suoi fondamentali interessi.

Alla gente buona che non grida, che non sciopera, alla gente che non conosce la vita comoda e che nelle campagne siede sulla dura pietra a consumare la parca colazione, al pro­prietario onesto che amministra e dirige, e soffre e spera nella pioggia, nel sole, al colti­vatore diretto che cerca di fare tutto con le proprie mani e che si alza molto prima della alba, a tutti coloro che stanno davanti ad uno sportello di banca per il rinnovo di una cam­biale che non può essere pagata , a tutti co­loro che n®n conoscono le mollezze e gli stra­vizi della città, legati come sono alla fatica ed alle loro pietre, a tutta questa umanità si rivolgono ora le promesse dei politici dimen­ticando tuto quanto si poteva fare e non è stato fino ad ora fatto.

All’E.S.E. 50miliardi, alle miniere di zolfo altri 25miliardi, all’agricoltura scorpori, leg­gi speciali per la ripartizione dei prodotti, lesione del diritto di proprietà, odio dei con­cessionari contro i concedenti; infine sparti­zione della miseria. Il risultato che si voleva raggiungere è stato raggiunto: seminare lo scontento e il disagio per promettere che do­mani sarà meglio, che tutto passerà domani, subito dopo le elezioni del 1963.

Intanto il Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, parlando a Washington recente­mente alla conferenza annuale della Banca commerciale e del fondo monetario interna­zionale, ha affermato che l ’Italia aumenterà la sua assistenza ai Paesi sottosviluppati del mondo. Noi che siamo i sottosviluppati di ca­sa ne prendiamo atto ed in particolare gli agricoltori che non sono riusciti o non riu­sciranno ad assolvere i loro doveri verso le banche. Nessuna categoria si salva dal disa­gio e dalla cattiva amministrazione. Gli im­prenditori di opere pubbliche che attendono

per anni le certificazioni degli stati di avan­zamento, le perizie suppletive, i collaudi, i pagamenti delle rate di saldo, i vecchi lavo­ratori che muoiono nella speranza della liqui­dazione del misero assegno e se ne vanno per sempre prima che questo arrivi; gli invalidi civili che a sei mesi dall’approvazione della legge attendono ancora il regolamento e per­tanto la legge non viene applicata.

Non esiste la certezza del diritto anche quando si è vinto un concorso; e accade spes­so che i vincitori stiano ad aspettavi anni il posto conquistato a prezzo di stenti e di sa­crifìcio. Occorre che chi esercita il potere scenda da cavallo ed impari che la sua è una missione di indirizzo e di servizio e non di comando, che egli è un servitore e non un padrone.

Sul concetto di proprietà si possono avere definizioni difformi. I marxisti dicono che essa è un furto, la Costituzione italiana so­stiene che lo stato rispetta e protegge la proprietà privata. Possedere è la più alta aspirazione dell’uomo ed è la carica ine­sauribile del progresso umano così come laambizione contenuta nelle forme sane del­l ’agonismo è fonte di progresso economico, sociale e civile. L’aspirazione a possedere si inquadra nella dinamica del progresso mora­le e materiale e nel rispetto individuale. Io respingo per noi e per tutti i popoli la teoria marxista perchè voglio che tutti possediamo qualche cosa per non essere posseduti. Del resto che cosa occorre?

Accorciare le distanze, incrementare una borghesia intelligente, operosa, dinamica, en­tusiasta del lavoro nella libertà di fare e non di disfare, di creare e non di distruggere; una borghesia che comprenda l’intera popo­lazione a distanze ravvicinate a mezzo di un sistema tributario duttile ed elastico che, provvedendo ai servizi di carattere generale, elimini le grandi e smisurate ricchezze al­trettanto vergognose ed insopportabili come le grandi miserie. Ora, quando, nell’attuale clima e per il settore dell’agricoltura,, il Con­siglio nazionale della Democrazia cristiana ha finito con l’affermare che i provvedimenti a venire debbono mirare soltanto alla forma­zione della proprietà contadina, dovendosi abolire la conduzione in economia e la mez­zadria, c’è da rimanere sbalorditi della fac­cia tosta e della sicumera di coloro che han­no fatto tale affermazione che equivarrebbe

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Resoconti Parlamentari 2895 Assemblea Regionale Siciliana

IV L eg islatur a CCCXCIV SEDUTA 19 Dicembre 1962

per il settore industriale a regredire l ’indu­stria alla fase medioevale dell’artigianato.

Mi permetto affermare che coloro i quali hanno creduto di esprimere un tale giudizio sono degli irresponsabili o furbi in malafede che mirano ad infuturarsi nella supposizione avveniristica di quanto siamo certi non av­verrà.

Riteniamo si tratti di furbi e non di irre­sponsabili e di perfidi la cui morale si sostan­

ti zia in un ammonimento che un notevole uo- | mo politico, assieme al quale molti anni or ' sono ebbi la ventura di effettuare un viaggio,

mi rivolse; egli con tono di esperienza che non ammetteva obiezioni, mi disse: giova­notto (allora ero giovanotto!) si ricordi se vuole fare carriera di dare sempre ragione ai più e mai ai meno. Si trattava evidentemente di un suggerimento non recepito da me e che si traduce nella pretesa che la forza debba

! prevalere sul diritto.Ma noi schierati contro tali immorali prin­

cipi abbiamo la coscienza di dovere dare ra­gione a chi l ’ha, negando ogni nostro apporto alla forza che ha già calamitato notevoli uo­mini della ex destra democristiana e per i quali il motto « Franza- o Spagna basta che se magna » è diventato attuale.

Un altro aspetto dell’economia siciliana che non dovrà essere trascurato e che governi previdenti e sensibili dovranno stimolare è quello relativo alle attività marinare. Lo Sta­to dovrebbe essere opportunamente solleci­tato affinchè i porti minori a cominciare da quello di Licata siano resi accessibili ed effi­cienti per tutte le navi e la Regione non deve disertare la sua opera di stimolo e di inte­grazione. Ora a noi appare assurdo come si sia creduto di costruire in quel di Gela un approdo ex novo il cui costo è stato certa­mente altissimo. Avevamo sostenuto che il porto di Licata avrebbe dovuto essere lo sbocco logico e naturale della grandiosa zona industriale di Gela, si sarebbe così operato con senso di giustizia distributiva.

Al porto di Licata occorreva soltanto una opera di dragaggio, ma anche questa volta anzicchè il buon senso è prevalsa .l ’influenza

| Politica di determinati uomini che da destra ; e da sinistra hanno defraudato Licata, im­

miserita e derelitta e disertata da oltre lOmi- | abitanti emigrati all’Estero in cerca di la-

voro e di pane. Tutte le zone costiere della Sicilia da Lampedusa a Porto Empedocle, da

Mazzara a Porticello, da Porticello a Messi­na, a Siracusa, da Siracusa a Licata, dovreb­bero essere potenziate ed attrezzate per l’in­cremento dell’attività peschereccia stretta- mente collegata al processo industriale della lavorazione del pesce, dotando detti centri di natanti idonei alla pesca di alto mare attra­verso il potenziamento delle cooperative dei pescatori ed imponendo severi e rigidi con­trolli onde non siano strumenti di arric­chimento per gli amministratori ma organi­smi utili ai lavoratori del mare.

Quanto al settore dei lavori pubblici ab­biamo potuto da sempre rilevare una improv­visazione a carattere elettoralistico. La prio­rità nella esecuzione di essi è stata affidata alla influenza più o meno sensibile degli uomini politici ed è mancato e manca un piano coordinato che consenta la risponden­za delle opere alle più elementari esigenze economiche della Regione. Uno dei punti es­senziali che dopo 15 anni di autononiia avreb­be dovuto essere risolto è quello della via­bilità rurale. In particolare richiamiamo l ’at­tenzione del Governo regionale sul mancato esame da parte della quinta Commissione del disegno di legge numero 323 relativo al finanziamento di opere pubbliche nella pro­vincia di Agrigento, la più depressa della Sicilia e particolarmente per i comuni di Agrigento, Licata, Palma Montechiaro, ecce­tera.

Nel settore turistico-alberghiero la Sicilia arretra paurosamente e l ’Amministrazione regionale rimane ferma regredendo perchè non prende idonee iniziative. Per migliorare le condizioni ambientali avevamo proposto un disegno di legge e ci siamo personalmente adoperati perchè nella zona dei Templi di Agrigento sorgesse un grandioso albergo di lusso capace di attirare un turismo che vor­rei definire miliardario.

Ostacoli sono stati frapposti alla realizza­zione di questa iniziativa e gradiremmo che l ’Assessore al turismo avesse l’amabilità di dare una risposta esauriente a questa Assem­blea tanto più che la esistenza della Azienda termale in Agrigento ha costituito sempre e costituisce un passivo ed un inutile bagaglio per il bilancio regionale.

Un impulso spettacolare potrebbe essere dato al turismo siciliano dalla realizzazione del ponte sullo Stretto, dalla definizione del programma autostradale del quale si è tanto

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Resoconti Parlamentari — 2896 — Assemblèa Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

parlato, ed infine dalla messa in funzione del Casinò di Taormina.

Abbiamo creduto di avere sviluppato in occasione della discussione generale sul bilan­cio una panoramica delle esigenze e delle de­ficienze dei vari settori della vita economica e sociale della Regione; affidiamo al buon­senso e alla buona volontà del Governo e dei deputati regionali la sollecita attuazione di quanto sarà riconosciuto meritevole di una po­sitiva valutazione. I rilievi esposti sostanziano con una evidenza la insufficienza della azione amministrativa nel recente passato. Essi non sono stati manifestati, come già detto, per amore di polemica, ma al contrario perchè possano costituire monito ed ammaestramento per il presente e per il futuro. Tuttavia non è senza il più vivo rammarico che dobbiamo con­statare come la strutturazione del presente progetto di bilancio sia sostanzialmente iden­tica a quella dei passati esercizi, improntata a criteri lievitati dal peggiore interesse politico e nello scarso rispetto delle esigenze collettive regionali.

Si è fatto e si fa un gran parlare della pro­duttività della pubblica spesa, ma aspettiamo di conoscere dal Governo regionale dove sia contenuto questo segno produttivistico nel bi­lancio che è stato presentato. Per conto nostro non abbiamo rilevato altri segni che quelli di un interesse elettoralistico. Vero è che per ef­fetto delle varie correnti politiche siamo oggi costretti a deliberare un bilancio alla fine del primo semestre dell’esercizio cui esso si rife­risce; episodio così grave da caratterizzare da solo il malcostume amministrativo dell’Ente regionale, unico esempio nella storia politica del nostro Paese, e deliberiamo quindi, intem­pestivamente e senza proficuità. Per le irrego­larità dell’iter parlamentare, per la povertà del programma esposto, per lo scarso rispetto agli interessi della Sicilia, questo progetto di bilancio non può riscuotere l’assenso di quanti in questa Assemblea sentono il peso e la re­sponsabilità di rappresentare e di ammini­strare la comunità regionale. Così avendo par­lato, abbiamo creduto di compiere il nostro dovere nei confronti dell’elettorato che ci aveva concesso la sua fiducia. (Applausi a destra)

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l ’onore­vole Zappalà. Ne ha facoltà.

ZAPPALA’. Signor Presidente, onorevoli colleghi, affronterò i problemi che riguardano il settore del turismo, dello spettacolo, dello sport.

Il bilancio che il Governo' ci presenta que­st’anno negli stati di previsione della entrata e della spesa merita un apprezzamento di non poco rilievo. Un fatto innovativo è quello della nuova impostazione dell’articolato delle varie rubriche in dipendenza dell’approvazio­ne della legge che ha modificato la tradizio­nale struttura dell’ordinamento amministrati­vo della Regione

Altro lato importante è quello dell’aumento della spesa con riguardo alla parte straordina­ria dei settori di interesse produttivistico, in special modo l ’industria, i lavori pubblici, la agricoltura, le foreste. Se per tali attività il Governo, attraverso le poste di bilancio, ha evidenziato il proprio indirizzo programmati- co per un maggiore impulso e incremento dello sviluppo economico dell’Isola non al­trettanto si può dire per il settore del turismo, spettacolo e sport. Quest’ultima attività poi è stata completamente ignorata e poco riguar­data. Basti pensare che solo 450 milioni di li­re sono stati dedicati al settore del Turismo e 235 milioni per tuttte le attività sportive.

E’ semplicemente inconcepibile che nella nostra Regione, dopo l’abrogazione della leg­ge numero 7, non si sia ancora attuato alcun provvedimento legislativo che disciplini e re­golamenti l’incoraggiamento ed il potenzia­mento delle attività sportive, fenomeno mol­to sentito e sviluppato nelle altre regioni di Italia e presso tutte le Nazioni. Basti pensare a quello che spende la Russia per le attività sportive e quali risultati per ogni competizio­ne internazionale conquista. Se l’Italia oggi si va avviando ad un livello discreto per numeri di rappresentanti, quantitativamente e quali­tativamente preparati alle varie competizioni internazionali sportive, la Sicilia nella Nazio­ne rappresenta la cenerentola dello sport. Ciò va addebbiato alla mancanza di scuole prepa­ratorie per l’atletica, alla deficienza di 'attrez­zature sportive, alla mancanza di campi, pa­lestre, piscine.

La Sicilia, che si trova per ragioni naturali nella zona più ideale geograficamente per la preparazione e formazione atletica dei giova­ni, e ciò in dipendenza del clima mite e della stagione calda più lunga delle altre regioni

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Resoconti Parlamentari — 2897 — Assemblea Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

d’Italia, è la più mortificata nelle competizio­ni agonistiche e nelle varie branche dello sport per la scarsa preparazione dei suoi atleti che risentono della mancanza di appropriate scuo­le, di appropriate ed idonee palestre.

Forse che la Sicilia difetta di1 elementi fisi­camente idonei all’esercizio dello sport com­petitivo? No, di certo, non sono i giovani che mancano, anzi si può senza tema affermare che disponiamo di una grande massa di gio-

j vani fisicamente perfetti che potrebbero com­petere con i migliori uomini della atletica di tutto il mondo se avessimo la possibilità di

; istruirli ed allenarli. Sono le scuole che man­cano, le attrezzature sportive, i mezzi finan­ziari necessari per l’organizzazione delle va-

Irie manifestazioni1 a carattere regionale, na­zionale ed internazionale.

Mi permetto, pertanto, onorevole Assesso­re al turismo e allo sport, rivolgermi a lei che

; in questo nuovo incarico ha profuso non solo la intelligenza, ma l’esperienza di uomo di go­verno e che ha affrontato veramente il pro­blema con molta serietà in tutta la branca. Siamo all’inizio e noi ci auguriamo, vogliamo

■ sperare che questo suo impulso, questa sua attività possa darci i frutti che la Sicilia si at­tende e che merita. E mi permetto, pertanto, di proporre che venga ripristinato il capitolo

| in bilancio che prevedeva la erogazione di contributi ad enti e società sportive riconosciu­te e dichiarate idonee dalle varie federazioni

i degli sport per manifestazioni competitive, e i per la creazione di scuole regionali e provin­

ciali di atletica leggera, di ginnastica, di ski, di tennis, nuoto, di scherma e di atletica pesante.

Come è indispensabile inoltre che si crei un I fondo di rotazione con opposito disegno di leg- ; §e, che preveda la concessione di mutui per at- ì trezzature sportive; ad esempio potremmo be- i nissimo creare una scuola del nuoto in una pi- ; scina fornita naturalmente d’acqua calda

quella di Vulcano nelle Eolie, dove possono concentrarsi tutti gli atleti della Sicilia, in determinati periodi dell’anno e per l’istruzio- ne e per il perfezionamento dello stile e per

preparazione alle competizioni.In Sicilia potremmo iniziare, prima che in

tutte le altre parti d’Italia, l’attività natatoria già in primavera perchè abbiamo la stagione

; che si presta perfettamente, quindi saremmo 111 una posizione di privilegio, e così dicasi Per la scuola di ski. Noi trascuriamo la nostra

montagna, il nostro Vulcano che in Italia rap­presenta la cosa più preziosa nel campo della attrattiva turistica.

Non abbiamo neppure una scuola regionale di ski anche se c’è la possibilità di iniziare gli allenamenti ai primi di dicembre e terminare in maggio, cosa che non avviene in altre loca­lità, e con il vantaggio di raggiungere i centri abitati in soli 20 minuti. Mentre nella Val d’Aosta e nel settentrione d’Italia sorgono i villaggi turistici e le scuole di ski nelle sta­zioni per sport invernali, noi qui, tranne qualche manifestazione sporadica, di cui una importante è la « tre giorni dèll’Etna », che è gara internazionale, non abbiamo ancora nien­te e non abbiamo potenziato questo settore sportivo che è molto interessante. Così dicasi per lo spettacolo. Ad eccezione dei due mas­simi teatri lirici, quello di Palermo e quello di Catania, dedichiamo ben poco alle manife­stazioni liriche e concertistiche. E dire che queste manifestazioni assorbono parecchia ma­no d’opera; e, se dal punto di vista sociale fa­remmo un bene nel potenziare questo settore di attività, dal punto di vista turistico co­stituiremmo in modo indiscusso, un grande ri­chiamo per le masse turistiche che vengono in Sicilia.

Chiediamo, quindi, al Governo di dedicare maggiore attenzione anche al settore dello spettacolo nell’interesse sia dei teatri sia del­le cooperative che esistono nel settore e che svolgono la loro attività presso i centri mino­ri nelle stagioni estive con concerti e con o- pere.

C ALT ABI ANO. La rubrica del turismo è esigua. Nel passato c’era di più.

ZAPPALA’. Il turismo, da manifestazio­ne sporadica di singoli avventurosi, è oggi divenuto aspirazione di tutti, una necessità u- niversale, un bisogno fisiopsichico di evasione dal ritmo incalzante della vita moderna.

Quale manifestazione spontanea dello svi­luppo economico e sociale della società, il tu­rismo è oggi un fenomeno collettivo che ri­chiede la massima attenzione e preoccupazione degli organi pubblici responsabili.

Esso, attraverso il continuo avvicendarsi di persone che provoca, è al disopra delle con­seguenze economiche, un fattore che contri­buisce alla umana conoscenza; agisce come « iniziazione al mondo », facilita, quale agente

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IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

di pace, incontri, dissipa idee preconcette, sti­mola la comprensione fra uomini appartenenti a differenti sistemi, razze e religioni. Il miglio­ramento del tenore di vita, l’esigenza dei po­poli di muoversi per incontrarsi, conoscersi, e giudicarsi, l’evoluzione dei mezzi di traspor­to, in specie di quelli aerei, che accorciando le distanze, consentono facili spostamenti, han­no moltiplicato la mobilità degli uomini, han­no ridotto le ore di lavoro, consentono più lun­ghi periodi di ferie.

Vasti sono gli aspetti sociali del turismo, ma pure d’incalcolabile e straordinaria impor­tanza sono i suoi aspetti economici.

Il turismo, infatti, col suo apporto valutario attuale di circa 500 miliardi annui costituisce per l ’Italia una delle ragioni principali della eccedenza attiva della bilancia dei pagamenti, ed un elemento valido della sua stabilità mo­netaria. In un paese come il nostro, non prov­veduto di abbondanti materie prime e di pro­dotti di base, tale apporto è indispensabile per la sua salvaguardia finanziaria e per le sue re­lazioni con l’Estero.

Per intendere la portata del fenomeno turi­stico e fruire dei suoi molteplici benefici, oc­corre considerarlo nella sua interezza, aggior­nando le vecchie tradizioni ai sostanziali mu­tamenti che sono derivati dalla sua nuova concezione.

Il turismo rappresenta uno strumento essen­ziale per il sollevamento economico e sociale della Sicilia, fra le cui più importanti risorse — per il suo basso tasso di sviluppo industria­le ed il suo particolare tipo di ambiente geo­fisico adatto al soggiorno turistico — viene ap­punto ravvisata la predisposizione alla valo­rizzazione turistica.

Il turismo è una fonte economica di primo piano e può costituire per la nostra Regione ■una reale forza equilibratrice e di impulso per tutti gli altri settori economici nello stesso tempo in cui il suo incremento può avvantag­giare l ’intera nazione poiché l’economia na­zionale è integrativa e compensativa.

Il Governo regionale deve incoraggiare — con un intervento sempre più fattivo — tutte le iniziative turistiche — da qualunque parte esse vengano — intese alla valorizzazione del­l’Isola la quale sulla industrializzazione e sul turismo deve puntare sempre di più per com­pensare gli inconvenienti insiti nelle sue mo­deste risorse naturali e nel costante incremen­to demografico.

E appunto per la .soluzione della piaga del­la disoccupazione l’incremento turistico può comportare largo impiego di manodopera sia direttamente in quanto settore scarsamente suscettibile di meccanizzazione, sia indiretta­mente per le attività economiche che esso è in grado di stimolare.

Inquadrare l’aspetto economico di questo fe­nomeno in una concezione sempre più vasta di ordine sociale significa attendere dal suo svi­luppo il rafforzamento del prestigio che la no­stra Regione può raggiungere attraverso il ci­vismo dei suoi abitanti, un migliore svolgi­mento della sua vita sociale, l ’organizzazione della sua attrezzatura ricettiva, la ricchezza delle sue bellezze naturali, la varietà e l’in­comparabile magnificenza dei suoi tesori d’arte. E sono innumerevoli le testimonian­ze delle insigni civiltà che si sono succedu­te nell’Isola attraverso i secoli lasciando tan­ta copia di monumenti che —■ giustamente si è detto — è quasi doveroso visitare alme­no una volta nella vita.

Le favorevoli previsione per il futuro, an­che in considerazione dell’attuazione del Mer­cato comune e l’estendersi dell’interesse ai viaggi, in strati sempre più vasti della popola­zione, sono elementi che debbono essere va­gliati, considerati e studiati — con l’ausilio di apposite ricerche di mercato — al fine di rica­varne dei dati sui quali basarsi per la predi­sposizione di mi « piano » di valorizzazione di tutte le possibilità e risorse turistiche sicilia­ne. Per un armonico sviluppo del turismo nel­l ’Isola un tale piano deve essere impostato su basi realistiche, deve prevedere una distribu­zione delle attrezzature e degli impianti lungo tutto il territorio della Regione con la possi­bilità di allargare l ’area turisticamente utile a località che realmente — previa una opportu­na sistemazione delle infrastrutture — meri­tino di essere valorizzate o potenziate median­te una attrezzatura ricettiva adeguata che va dall’albergo ai campi sportivi, dai pubblici esercizi ai locali1 caratteristici in modo confor­me alle condizioni ambientali e a quelle della clientela che si intende accogliere.

La predisposizione del piano implica neces­sariamente l’impostazione dei problemi della bassa stagione, dei prezzi, della propaganda e del coordinamento delle manifestazioni.

Risultati positivi e prospettive di un sem­pre migliore sviluppo si potranno avere sol­tanto se guidati da una visione moderna, or-

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XV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

ganica, razionale e se vi sarà collaborazione fra tutti gli operatori delle categorie varia­mente interessate al turismo fra i quali è loStato.

Ogni problema deve essere esaminato in ogni suo aspetto ed affrontato perchè tutta la organizzazione turistica isolana venga ridi­mensionata ed aggiornata, non dimenticando le possibilità future del nostro mondo in con­tinuo sviluppo.

Nella predisposizione del piano occorre te­ner presente che il turismo è un fenomeno unitariamente omogeneo, ma analiticamente complesso ed è perciò indispensabile, al fine di fruire di tutti i suoi benefìci, procedere ad un esame completo e dettagliato di tutti gli elementi che lo compongono e tenere in debi­to conto tutti i suoi aspetti.

Il turismo è una voce troppo importante per la ripresa economico-sociale della nostra Isola. Se vogliamo svolgere un’attività vera­mente tesa alla produzione del turismo ed al­la acquisizione della clientela nazionale e in­ternazionale dobbiamo agire, e con praticità, evitando le vecchie formule, tendendo alla ri­cerca, al riconoscimento ed alla correzione di tutti i difetti capaci di danneggiare o,' comun­que, di intralciare le legittime nostre aspira­zioni e realizzazioni future, esaltando tutte le nostre capacità e possibilità, avendo di mira la felice convergenza di tutti i mezzi e di tut­ti gli sforzi per un risultato terminale di mi­glioramento e di sviluppo effettivo, reale del­la nostra società.

L’odierno progresso della tecnica, consen­tendo uno sviluppo gigantesco dei mezzi mec­canici di locomozione, ha ridotto al minimo gli ostacoli dello spazio e del temDO e permet­te di sorvolare e di percorrere distanze, fino a poco tempo fa ritenute insormontabili, con mezzi esternamente rapidi, agevoli, economi­ci. Questo fenomemo, unitamente alle mutate, Più favorevoli condizioni sociali ed economi­che delle masse, ha contribuito a fare del tu­rismo un fenomeno universale, trasformando h mondo intero in un campo turistico unico cd accessibile. Esso è riuscito ad incanalare verso regioni ancora quasi ignorate un flusso sempre più numeroso di turisti.

E’ ormai scomparso, o quasi, il vecchio ti­po di turista solitario, dotato di rilevanti di­sponibilità economiche, fedele allo stesso al­bergo, allo stesso ristorante, con soggiorni ab­bastanza lunghi. All’apporto di questo turista

deve indubbiamente molto la nostra attrez­zatura turistica alberghiera di un certo tono.

Ora, però, con il configurarsi del turismo moderno, al suo posto è subentrato un gran numero di turisti provenienti da differenti strati sociali ed economici, di limitate disponi­bilità, i quali si fermano dove meglio convie­ne ed ogni anno si recano in posti nuovi sem­plicemente orgogliosi di una cultura .commi-

usurata al numero delle località visitate. Ta­le mutamento di1 indirizzo impone la necessi­tà di assicurare il continuo ricambio di quel tipo di turista di qualità con il turista econo­micamente più debole ma quantitativamente più forte.

La partecipazione al turismo delle catego­rie meno abbienti ha dato luogo ad una parti­colare classificazione del fenomeno nei suoi aspetti e nelle sue strutture, quella del turi­smo sociale.

Per turismo sociale deve intendersi funzio­ne di socialità applicata al turismo. Il diritto del lavoratore — artefice oscuro della ricchez­za della nazione — di partecipare, attraverso il turismo, ai beni della storia, dell’arte e del­le bellezze del mondo impegna gli organi re­sponsabili a far si che le attività turistiche sia­no sempre più ricche di contenuto, di finali­tà e contribuiscano veramente all’umana ele­vazione, materiale, morale e religiosa.

Turismo sociale deve significare elevamen­to dell’èducazione e diffusione della cultura tra il popolo; esso comporta ripercussioni be­nefiche nel campo sociale ed economico per la possibilità che offre alle masse di arricchire la loro cultura di nuovo sapere, di nuove espe­rienze, di nuove risorse, mentre concorre allo sviluppo dei piani alberghieri. Il guadagno, infatti, che può offrire un cliente facoltoso si può ben raggiungere servendo più clienti non facoltosi. Il turismo di massa, con la sua do­manda, investe più largamente il sistema eco­nomico ed ha effetti più diffusivi, più distribui­ti del turismo cosiddetto qualificato.

Il turismo interno è divenuto, oggi, con i valori statistici a cui dà luogo, un fenomeno di grande importanza per i suoi effetti economi­ci oltrecchè sociali. Esistono località ove il tu­rista straniero è quasi sconosciuto, le quali tuttavia dispongono di attrezzature che per effetto, appunto del movimento interno, si vanno costantemente perfezionando; vi sono stazioni termali frequentate esclusivamente

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dalla clientela nazionale e che, grazie ad essa, sono riuscite a conquistare una risonanza che ha ormai superato i limiti regionali.

La maggior parte delle località turistiche si è affermata principalmente per l ’interesse mostrato dal turismo interno, che ha indotto sia L’iniziativa privata a sempre nuovi e cospi­cui investimenti e alla costituzione di una buona ricettività, sia gli Enti pubblici ad ese­guire le opere di infrastrutture necessarie. In conseguenza di questa metodica opera, paesi e villaggi senza risorsa alcuna hanno gradual­mente trasformato la loro fisionomia, realiz­zando un soddisfacente tenore di vita.

Il turismo interno, oltre a creare i presup­posti basilari per la formazione turistica di molte località, assume per la economia na­zionale una funzione equilibratrice e di ridi­stribuzione della ricchezza. I turisti nazionali, infatti, abbandonando le loro sedi di produ­zione del reddito ed affluendo alle sedi di sog­giorno turistico e, quindi, di spesa turistica, causano uno spostamento di consumi all’in­terno del territorio nazionale. Oggi un quarto circa della popolazione italiana soggiorna, an­nualmente, in alberghi e un’altra parte non determinabile si muove ed utilizza case di amici, affitta camere, camping, colonie esti­ve, ostelli, etc.; tale fenomeno si mostra già come base del nostro movimento turistico.

Dobbiamo pur considerare che in Italia con il crescente sviluppo del turismo sociale, tut­ti i lavoratori appartenenti ai vari settori di produzione, che con le loro famiglie sono sta­ti calcolati in circa 34 milioni di persone, po­tranno dar luogo ad un più vasto movimento turistico, che, con una propaganda razional­mente impostata e con una politica turistica sana, potrà vitalizzare il turismo interno, as­sicurando la massima utilizzazione dei nostri impianti e, quindi, un maggior rendimento degli stessi che ci metterà in migliore condi­zioni competitive.

E la Sicilia, in un piano di valorizzazione interna, ha la possibilità di giocare un ruolo importante, anzi determinante, per il multi­forme aspetto delle sue prerogative turistiche, per il suo clima, le sue bellezze naturali e le sue testimonianze storiche, delle quali abbia­mo le più eloquenti tracce, dalla vita dell’uo­mo preistorico di cui esistono interi villaggi e abitazioni — vedi le Cave di Ispica — ai mo­numenti dell’antica Grecia. Incanalare le cor­renti del turismo interno verso la Sicilia si­

gnificherebbe poter neutralizzare la propa­ganda turistica estera che sul piano interna­zionale fa sentire sempre più le sue possibili­tà concorrenziali, con un’offerta che, in quan­to connessa a quel tipo di soddisfazione parti­colare dell’espatrio, gode, sul mercato turisti­co interno, di una specie di monopolio psico­logico nei confronti dell’ofTerta nazionale.

Migliorare, valorizzare fattivamente, con opere non con promesse inutili il turismo si­ciliano, significherebbe avvantaggiare di nuo­vi motivi di attrazione il turismo nazionale, con tutti i suoi benefici economici oltre che valutari in quanto eviterebbe un corrispon­dente turismo dei. connazionali all’estero con la conseguente uscita delle nostre riserve va­lutarie.

Il recente sviluppo del turismo ha imposto, negli ultimi anni, e non solo in Sicilia, un ur­gente potenziamento della rete degli alberghi di media categoria, dotati di moderni impianti, ma accessibili per il modico prezzo alle cate­gorie meno abbienti; degli alberghetti del tipo a conduzione familiare nei piccoli centri; dei piccoli alberghi di tappa lungo le strade di comunicazione. E tanto, non solo con la crea­zione di nuovi esercizi, ma anche con un adat­tamento ed un rimodernamento di quelli esi­stenti. L’attuale grado di civiltà e lo sviluppo assunto dal turismo richiederebbero che ogni città, ogni centro abitato fosse dotato di un albergo semplice, pulito, decoroso, moderno, per le possibilità che questo ha di agevolare il turismo nella sua alta funzione sociale ed economica e di svolgere, quindi, un servizio di pubblica utilità.

In Sicilia esistono 1.048 esercizi alberghieri con 14.153 comere, 24.045 letti, e 5.170 bagni appena. (A questo ultimo dato viene attribui­to l’indice di efficienza dell’attrezzatura). Lo adeguamento del patrimonio alberghiero at­tuale, che in verità non può dirsi sufficiente nè tampoco confortante, è stato realizzato con erogazioni che vanno oltre i 7 miliardi di lire, tra contributi, mutui e costruzioni dirette, con fondi provenienti dal credito alberghiero sici­liano, dal Fondo di solidarietà alberghiera ed, in piccola parte, dalla Cassa del Mezzogiorno e dallo Stato.

Vi è stato però, come presupposto, uno sfor­zo dell’iniziativa privata, unica valida strut­tura che costituisce il tessuto connettivo della organizzazione turistica e riesce a concretare ed a sviluppare il turismo sul piano economico,

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a condizione che venga validamente affiancata da una oculata azione ed organizzazione degli enti pubblici interessati. Se l’industria della ricettività dà un certo margine di utile, è da puntualizzare che molti dei capitali privati, se non opportunamente invogliati, potrebbero, anzi potranno, essere indirizzati verso altri set­tori, in quanto il privato non ha il dovere,

; come gli enti pubblici di tenere presenti i van­taggi connessi all’attività turistica.

L’intervento pubblico nelle sue multiformi possibilità, deve costituire in questo settore il necessario stimolo ed incoraggiamento alla iniziativa privata. Il denaro pubblico investito nel settore turistico si riversa per più rivoli e coraggio sull’intera economia, in quanto si risolve, prima o dopo, a benefìcio totale dello ambiente in cui opera, rendendolo più idoneo a ricevere un più vasto e qualificato movi­mento di turisti.

Urge potenziare il complesso di ricettività siciliana. Tale potenziamento, da effettuare in relazione ad un preordinato piano organico, dipende naturalmente dalla previsione di red­dito dei capitali da investire; ed il reddito potrà ritenersi sufficiente soltanto se il flusso dei turisti si estenderà a stagioni abbastanza lunghe. Infatti, la stagionalità accentuata e la brevità della durata media del soggiorno, sono causa di alti costi e di insufficienti e irregolari servizi ricettivi. Dobbiamo puntare, oltre che sulle attrattive naturali e culturali, sulle con­dizioni climatiche della Sicilia, che rappre­sentano potenzialmente un valido motivo di richiamo e consentono di prolungare la sta­gione turistica anche ai mesi invernali.

La soavità del nostro clima è sfruttabile tu­risticamente per tutto l’anno, il che costitui­sce, senza dubbio, una grazia negata alla mag­gior parte dei luoghi della terra. Alla classica Primavera siciliana e all’Estate in Sicilia dob­biamo aggiungere l ’inverno in Sicilia. E’ im­portante fare conoscere con una buona azione pubblicitaria i vantaggi del turismo inver­a le in Sicilia e favorirlo con accorgimenti ed agevolazioni che per il turismo interna­zionale equivalgono ad un miglioramento del cambio reale, sia da parte della Regione che ha parte dello Stato.

Il turismo siciliano, nelle sue vaste possi­bilità, pone nuove prospettive di incremento a benefìcio di tutto il turismo nazionale in quanto è destinato ad assumere la funzione hel prolungamento della stagione turistica e

a presentare nuovi fascinosi elementi di ri­chiamo sul mercato nazionale ed internazio­nale. Il potenziamento del turismo siciliano ha un immediato interesse regionale, assu­mendo nel contempo, l’aspetto di interesse a carattere nazionale.

E’ indispensabile mia gradualità negli in­vestimenti dedicati al settore alberghiero, perchè questo si evolva in stretta armonia e parallelamente alla evoluzione delle infra­strutture del turismo e ciò perchè non si crei­no dannosi squilibri ed invece si faccia in modo di far convergere univocamente e tem­pestivamente tutti gli elementi atti a soddi­sfare le necessità dello afflusso turìstico. Urge concentrare ogni impegno con visione lungimirante, rivedendo sin dalle fondamen­ta programmi e strutture, nel compimento' tempestivo di quella immensa mole di opere pubbliche, delle quali la nostra regione, mal­grado le vaste opere già effettuate in pochi anni di autonomia, ha ancora bisogno. Si tratta di quelle infrastrutture che si chiama­no turistiche, ma che potrebbero definirsi tal­volta civili, in quanto atte a consentire una vita sociale adeguata alle moderne esigenze civili e che dovrebbero anticipare e predi­sporre lo sviluppo turistico, vie di comunica­zione, mezzi di comunicazione, acquedotti, la­vori di bonifica, etc. Sono le molte cose che, pur non essendo turistiche per definizione, hanno tuttavia una coincidenza di interessi col turismo, in quanto penetrano in profon­dità nella vita e nello sviluppo del turismo, tanto da condizionare addirittura l’esistenza. La Sicilia ha raggiunto nel campo del turismo una certa posizione, grazie alla volontà e agli sforzi del suo Governo regionale, malgrado lo Stato non abbia più confermato, contro gii evidenti interessi dell’intera nazione, le tra­dizionali agevolazioni, nè abbia tempestiva­mente aggiornato strade e mezzi marittimi con la conseguenza di instradare verso altre rotte il flusso turistico, con una azione che potrebbe definirsi, a ragione, non soltanto agnostica, ma anche negativa. L’autostrada del Sole ne è un esempio. Il tratto di questa, che va da Salerno a Reggio Calabria, sarebbe stato indubbiamente molto più urgente dei tratti già realizzati nell’Italia centro setten­trionale che disponeva già di una buona rete auto stradale. Il turista, prima di muoversi, si domanda oggi come riuscirà a fare il suo

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IV L egislatura CCCXCIV

viaggio in Sicilia. Egli, di fronte alla inco­gnita che rappresenta un viaggio sulle non certo consigliabili strade della Calabria, pur allettato dalle mille prospettive di godimento di un soggiorno in Sicilia, preferisce non ri­schiare e non viene da noi.

E' improcrastinabile che lo Stato affianchi lo sforzo della Regione, inteso a creare quel complesso di opere atte ad accelerare una buona, cosciente politica turistica. Occorre impegnare lo Stato con una appropriata è de­cisa linea politica perchè intervenga attiva­mente ed urgentemente ad agevolare la nostra azione. E non solo lo Stato, ma tutti gli enti interessati, dalla Regione alle province, ai comuni, debbono impegnarsi nella revisione e nella costruzione di una rete autostradale accessibile a tutte le località, se si vuole ri­chiamare in Sicilia buona parte del turismo motorizzato, il quale costituisce più del 70 per cento dell’attuale movimento turistico.

Fra le infrastrutture indispensabili ed ur­genti, possiamo ben considerare la creazione di una coscienza turistica. Prima di creare o lanciare un nuovo centro turistico occorre una buona opera, diretta alla normale e natu­rale maturazione psicologica e mentale delle popolazioni di quella località per vivifica­re in essa il concetto di ospitalità. Questo non è nuovo nella nostra storia ma affonda le sue radici nel sacro diritto romano della ospita­lità ed ha resistito e perdura fino ai nostri giorni col carattere di generica obbligazione morale.

Occorre vivificare questo senso altamente civico, questa coscienza turistica intesa a far comprendere a tutti, specie al popolo più mi­nuto, che i turisti sono ospiti graditi ed utili da rispettare e da accogliere cordialmente, e non dei limoni da spremere.

La preferenza per una località dotata di attrattive naturali capaci di soddisfare i biso­gni di riposo e di svago piuttosto che per una altra, è determinata in modo prevalente dalle impressioni e dalle esperienze favorevoli, spe­cie quelle attinenti ai contatti personali, come l’ospitalità e la gentilezza della sua popola­zione.

Queste qualità, che fanno parte del patri­monio turistico di una località così come il clima, le bellezze naturali ed artistiche e pos­sono essere considerate come un vero e pro­prio fattore economico, contribuiscono a pro­

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muovere e ad incrementare le correnti turi­stiche.

Il turista giudica un paese dalle impressioni e dalle esperienze ricevute dall’ambiente prin­cipalmente attraverso i contatti personali avu­ti con la gente del luogo. Egli, infatti, desidera conoscere il paese in cui soggiorna nella sua realtà presente e, perciò, attraverso i contatti personali, cerca di apprendere le nozioni che desidera avere sulla vita sociale e sul fervore delle sue iniziative. Dobbiamo adoperarci con ogni mezzo per rendere più vivo in Sicilia il senso cordiale dell’ospitalità delle nostre po­polazioni, rendendo cosciente ciascun cittadi­no che egli è pure responsabile dell’annata tu­ristica ed è quindi responsabile delle perdite, dei guadagni, del mancato lucro in un settore tanto importante della nostra economia, che è pure responsabile di ciò che il turista stra­niero andrà dicendo della nostra terra al suo rientro in patria.

Per la creazione di una educazione, coscien­za e cultura turistica nei giovani è stata crea­ta in Sicilia una catena di alberghi per la gio­ventù che costituiscono una forma di turismo destinata a creare un prezioso focolaio di pe­netrazione e diffusione. Questi alberghi per lo stile architettonico, per i posti incantevoli in cui sono aperti, per le loro prospettive di svi­luppo possono ben costituire un vanto della Sicilia, che può stare con dignità accanto alle più progredite nazioni in fatto di turismo gio­vanile e che, pertanto, assume l’obbligo morale di continuare a sviluppare questo tipo di tu­rismo socialmente e particolarmente interes­sante.

Il turismo non è e non deve essere ed, in ogni caso, non va ridotto a materia di sagre domenicali, di fiaccolate, di fuochi di artifi­cio, di festeggiamenti folkloristici.

Il turismo è una voce importantissima e de­terminante per la rinascita della Sicilia ed è, quindi, una attività che bisogna affrontare con una visione nuova a carattere produttivi­stico, a carattere funzionale, con metodo scien­tifico. Il turismo, per l’importanza che riveste per tutti i settori della vita siciliana, anche in vista degli impegni nazionali del MEC e della concorrenza nazionale ed internazionale, ri­chiede, come fatto nuovo, una politica nuova, una politica di avanguardia, dinamica, di co­raggio. E per politica nuova vogliamo inten­

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Resoconti Parlamentari — 2903 — Assemblea. Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 Dicembre 1962

dere non solo la predisposizione di un insieme di provvedimenti e di opere che veda impe­gnati gli organi di Governo e coordinata razio­ne dei vari enti ed organismi operanti nel settore, ma anche l ’organizzazione univoca di tutti gli operatori che variamente interven­gono nel settore turistico.

Occorre un’azione comune, una cosciente organizzazione ed il collegamento di tutti quanti intervengono nel vasto campo di inte­ressi che comporta il fenomeno turistico dei vari enti, dall’albergatore, all’agente di viag­gio, ed al vettore, al fine di comprendere, con­certare, studiare, valutare ed orientare con visione unitaria e coordinatrice ogni iniziativa, ogni azione, diretta ad armonizzare i tempi di lavoro, sfruttare ogni congiuntura favorevole, attivare i periodi di bassa stagione ed impo­stare vari altri problemi come quello del tu­rismo sociale; una politica pratica che si pro­ponga di risolvere ogni problema che si pre­senta, dalla ricerca del turista nella sua resi­denza e, dopo, al suo soggiorno nelle nostre lo­calità fino al suo rientro in patria, in modo da lasciargli un senso di benessere tale da far­lo tornare e da indurre i suoi amici a fare un interessante, istruttivo e variamente piace­vole viaggio in Sicilia.

Per una politica turistica a largo respiro, così come per i necessari investimenti a lungo termine, occorre basarsi su appropriate ricer­che di mercato. Queste hanno la funzione di procurare agli organi responsabili sufficienti informazioni che consentano di dirigere intel­ligentemente ed efficientemente la distribu­zione, la pubblicità e gli sforzi tendenti a pro­muovere una organizzazione turistica scienti­ficamente predisposta. Adeguate ricerche deb­bono essere alla base di ogni ponderata de­cisione.

Queste aiuteranno a studiare e comprendere i fattori dipendenti dai nostri bisogni, le at­trazioni ed i servizi di cui disponiamo, le nostre risorse, la natura dei prodotti che possiamo offrire; ci aiuteranno ad accertare la nostra capacità turistica ed a provvedere ad adeguate e<! opportune facilitazioni e servizi, a formu­lare, insomma, una sana politica tendente a 1 chiamare e trattenere una sempre maggiore corrente di turisti nazionali e stranieri.

H turismo si presenta come una industria polivalente che lungi dal danneggiare, in ra- fpone di quel fenomeno che viene tecnicamen­

te chiamato l’equilibrio concorrenziale dei settori economici, può vitalizzare tutte le altre industrie di tipo tradizionale.

Industrializzazione in Sicilia non deve ne­cessariamente significare il forzare un am­biente in settoi’i in cui non sempre possono ottenersi risultati economicamente validi; tale indirizzo in Sicilia può rivolgersi verso questo particolare tipo di industria che non è certo meno redditizio delle altre tradizionali, mentre può apportare benefici effetti a tutti i settori dell’economia, dalla produzione alla distribuzione, ai servizi, al consumo e pro­muovere nel contempo altre valide iniziative. Tale industria si presenta nel mercato inter­no quale fattore esogeno capace di alterar­ne la struttura e la dinamica.

L ’afflusso di una corrente turistica in una determinata area provoca una variazione sia quantitativa che qualitativa della domanda di beni di servizio. Tale domanda, infatti, es­sendo relativa ad usi e costumi particolari, si presenta nel mercato come domanda ag­giuntiva nuova e pertanto modificativa che, nel volgere del tempo, promuove l’organiz­zazione di un’offerta di beni e servizi me­diante il sorgere di nuove iniziative indu­striali. Queste in Sicilia possono essere di­verse dagli impianti tradizionali e pletorici in cui si dibatte la nostra difficile politica indu­striale. Il nuovo indirizzo di siffatte inizia­tive è capace, peraltro, di intervenire in pro­sieguo di tempo per il naturale evolversi delle preferenze e, per la legge di imitazione, ad una modifica ed in ogni caso ad un am­pliamento della domanda locale. Un conse­guente ampliamento delle possibilità indu­striali isolane non può essere che una auspica­bile nuova fonte di ricchezza da inquadrare in una visione più ampia delle possibilità econo­miche isolane cui dobbiamo tendere. E gli ef­fetti economici positivi saranno ancora più evidenti se si considera il vasto contributo immediato alla soluzione del grave annoso problema della disoccupazione in. Sicilia.

Per attrarre e trattenere con vari e sempre nuovi motivi di richiamo, un crescente flusso di turisti nazionali e stranieri è indispensabi­le la predisposizione oculata di un piano or­ganico che preveda la dislocazione e quindi, lo sviluppo lungo tutto il territorio dell’Isola, di una catena di località turistiche adeguate.

L e . località ed i centri turistici hanno la funzione, rispetto all’intero mercato regiona­

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Resoconti Parlamentari — 2904 —• Assemblea Regionale Siciliana

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le, di concentrare la domanda turistica; ma gli effetti economici di questa domanda si dif­fondono poi in ogni canale dell’economia di tutto il territorio, poiché si mette in moto un meccanismo moltiplicatore che è di enorme importanza benefica sull’andamento della in­tera economia regionale e nazionale.

Studi compiuti dall’United States partment of Commerce hanno rilevato che la spesa ef­fettuata dai turisti assume effetti benefici mol­tiplicatori che variano come entità a seconda dello stato della economia del Paese in cui essa viene effettuata. La spesa turistica ef­fettuata nei Paesi sottosviluppati si moltipli­ca in ragione di anno per circa 3-4 volte, co­stituendo in tal modo un valido e forte sti­molo per la loro economia. Ciò significa che ogni 100 dollari spesi dai turisti in uno di questi paesi risulteranno almeno 300-400 dol­lari in aggiunta alla economia del paese stes­so. Nei paesi invece a più alto sviluppo, que­sto fattore moltiplicatore assume il valore di decuplicatore; nel senso che ogni dollaro spe­so dai turisti in uno di questi paesi si molti­plicherà costituendo un impulso economico di dieci dollari.

Si tratta di rilevazioni condotte con crite^ rio di osservazioni scientifiche che ci debbo­no far soffermare ancora di più sulla impor­tanza che il turismo può assumere per l’au­spicato sviluppo della economia siciliana.

Una provvida legislazione si è proposta di promuovere lo sviluppo ed il miglioramento delle condizioni di' ricettività della Regione, sia mediante costruzione diretta che con sov­venzioni e finanziamenti ad enti e privati, per rimpianto, il ri ammodernamento o l’am­pliamento di alberghi, rifugi, alberghi diur­ni, posti di ristoro, villaggi turistici, campeggi, tendopoli. _

Tale legislazione è una conquista, un pas­so avanti per il suo carattere di intervento fi­nanziario in quanto ”mira ad adeguare i "mezzi disponibili alle esigenze regionali, di- "sancorando nello stesso tempo il soddisfaci- "mento di esse dalle determinazioni dell’au- "torità del Governo centrale.” (progetto di legge 28 gennaio 1955, nmnero 3). Ma, pur­troppo, per una parte, essa è stata deludente per la legittima aspirazione di quanti avreb­bero voluto veder realizzato qualcosa di or­ganico ed evoluto nel campo del credito tu­ristico-alberghiero, forti della esperienza e della attività svolta e soprattutto consapevoli

delle realizzazioni che nel campo del credito il progresso ha suggerito ed altrove, come in Francia ed in Svizzera, ha reso possibile con larghezza di mezzi e di vedute e con una tec­nica che sta- all’avanguardia come concezio­ne dinamica e realizzatrice rispetto agli altri settori del credito. Bisogna tener presenti le modifiche, le innovazioni, i perfezionamenti suggeriti dalla evoluzione tecnica del credito, che non può prescindere dai principi della specializzazione e suddivisione. Occorre pen­sare una buona volta alla costituzione di un congegno di credito turistico-alberghiero con­cepito ed istituito con la capacità di contribui­re, con una azione il più possibile snella, alla soluzione dei molti problemi Che si presenta­no nella varia vita dell’industria in esame. E ciò nell’intendimento di affrontare il proble­ma nella sua vastità e complessità, con il prin­cipio fondamentale ed indispensabile di an­dare incontro a questa industria benemerita per apportarvi le migliorìe e i riammoderna­menti rivolti alla soddisfazione di quel com­plesso di esigenze che, se realizzate, faranno dell’attrezzatura recettiva della nostra Regio­ne, un elemento di sana civilità e di ospitale benessere.

Vorremmo qui semplicemente accennare ad un problema, sul quale pare utile soffermar­si nella impostazione di un congegno di cre­dito turistico-alberghiero. Esso è quello della accessibilità al credito da parte delle più mo­deste aziende alberghiere attraverso la sem­plificazione del sistema delle garanzie. Il rap­porto di garanzia tra l ’immobile oggetto del finanziamento ed il credito concesso — rap­porto che oggi si aggira sul 50 per cento — po­trebbe essere largamente migliorato se l’au­spicato congegno creditizio prendesse come base operativa un piano preordinato a cui ogni progetto dovrebbe attenersi ed in fun­zione del quale potrebbe ricevere un au­mento di valutazione in quanto comportereb­be accrescimento di previsioni reddituali. Se poi consideriamo l’assimilabilità dell’azienda alberghiera ai tradizionali ■ settori dell’indu­stria, del commercio e della esportazione che nei recenti anni hanno ricevuto un decisivo impulso da una legislazione avveduta e lungi­mirante, possiamo bene impegnare la Regio­ne a che intervenga nei finanziamenti all’in­dustria turistica, anche per una integrazione a copertura del rischio dell’operazione, cosi

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Resoconti Parlamentari 2905 — Assemblea Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 Dicembre 1962

come ad esempio vi interviene con la CRIAS,| (Cassa Regionale per le Imprese Artigiane in j Sicilia) nel credito d’impianto concesso dalla

Artigiancassa di Roma alle imprese artigiane,

||| in cui la Regione interviene prestando una ga­

ranzia sussidiaria del 70 per cento. Attorno al nostro Paese la situazione turistica si va evol­vendo rapidamente.

LA LOGGIA, Assessore al turismo ed ai trasporti. La garanzia è pericolosa.

ZAPPALA’. Una forma che snellisca tutto il sistema, che dia possibilità di attingere an­che ad imprenditori di media portata.

LA LOGGIA,, Assessore al turismo ed ai trasporti. L ’impresa artigiana è una cosa, la impresa alberghiera un’altra.

BUTTAFUOCO. L ’onorevole Zappalà è rac­comandato di ferro: è l’unico oratore che ha avuto la fortuna di essere ascoltato dall’Asses­sore del ramo.

ZAPPALA’. La pubblicità è l ’anima del tu- j risma non meno di quanto lo sia per il com­

mercio. Il turista non si reca in un Paese del ! quale non ha sentito parlare, o dal quale non j è stato attratto. Egli si reca in una contrada ] sulla quale è stato informato o favorevolmente ::j impressionato da una pubblicità adeguata.

Le correnti turistiche si indirizzano verso ; quei paesi che hanno saputo meglio investire

a scopo turistico. I metodi della pubblicità j turistica, nella loro evoluzione, hanno calcato : le orme dei metodi della pubblicità di altrij campi che hanno, peraltro, saputo utilizzare : le nozioni della psicologia e della sociologia.| Per la estensione del turismo nella nostra

Regione è opportuno soffermarsi sull’esame j del comportamento turistico. I suoi fattori de- ! cisivi non sono infatti nè il bel paesaggio nè : la cultura contemporanea e passata, nè glij svaghi e le possibilità curative, nè i trasporti e ! gli alberghi con il loro costo e la loro efficien­

za, nè le favorevoli agevolazioni. I fattori de- ; cisivi vanno cercati altrove: nella moda, opi-

nioni, umori, interessi, che, nel loro succe­dersi, sono da considerare i fattori, cosiddetti, Nazionali del comportamento turistico.

I primi costituiscono le premesse del turismo e COffie tali vanno pubblicizzati; i secondi sono

gli elementi più sensibili alla pubblicità che peraltro può influenzarli e stimolarli in quanto originano nella sfera delle emozioni umane. Il turista vive tra l ’immagine che si era fatta del Paese e la realtà che gli si presenta; la relazione tra i due fattori determina il suo giu­dizio sul Paese visitato. Questo sarà positivo nella misura in cui la realtà corrisponderà al­la immagine previssuta. La pubblicità deve perciò indirizzarsi verso il mondo della im­maginazione del turista, sulla base, beninteso, di una realtà concreta, la pubblicità deve sti­molare i bisogni di ricreazione, di piacere e di cultura. A tale scopo è indispensabile ed es­senziale aver , preventivamente nozioni sul mercato di domanda sul quale si intende agire, quali: reddito medio, vacanze, periodi festivi, mentalità turistica, costumi, preferenze.

Un piano pubblicitario non deve discono­scere che non esiste una forma generica o uni­ca di turismo, perchè non vi è un turismo ma molte varietà di turismo; non un mercato tu­ristico, ma diverse forme di esso; non un tu­rista standard avente una predeterminata struttura mentale, gusti uniformi e medesimo potere di acquisto. Ogni forma di pubblicità deve essere concepita e determinata per ogni occasione e secondo il paese cui è diretta, e per ogni paese occorre avere idee chiare sugli strati sociali che intende raggiungere. Per ogni situazione deve essere condotta una spe­cifica campagna con un senso di strategia che, come quella bellica, non ha regole precise, ma può assurgere alla dignità di arte.

Ogni regione ha i suoi panorami, il suo charme; bisogna offrire qualcosa di particolare nella competizione: un particolare ritmo di vita, libertà da vincoli sociali, notti lunghe e tanti altri fattori che psicologicamente hanno il loro peso determinante nella scelta da parte del turista potenziale. Poi a prescindere dai vari fattori di differenziazione di ogni singola località, che pure necessita fare rilevare, la pubblicità deve basarsi sui principi fondamen­tali della chiarezza di oggetto e della unifor­mità in maniera da evitare contraddizioni e creare invece l ’impressione che tutta la pub­blicità della Regione faccia parte di un piano uniforme.

E’ essenziale a tale scopo coordinare l’azione dei vari enti e scaglionare le varie manifesta­zioni in periodi successivi in modo da evitare concomitanze e far si che il lavoro sia unifor­

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Resoconti Parlamentari •— 2906 — Assemblea Regionale Siciliana

IV L egislatura CCCXCIV SEDUTA 19 Dicembre 1962

me e che l ’attrezzatura ricettiva lavori per tutto l’anno e non sia vuota in alcuni periodi e di contro sovraffollata in altri. I vuoti co­stituiscono un passivo per l ’economia turi­stica e in maniera immediata per l ’industria alberghiera che non lavora per il magazzino. Infatti la prestazione approntata e non fruita in un giorno si deve considerare, in questa particolare industria, perduta.

L ’aspetto sociale e morale della pubblicità turistica è tanto importante quanto i risul­tati economici che essa aiuta a raggiungere. Una campagna pubblicitaria turistica svolge un ruolo istruttivo, etico e sociale, in quanto mentre informa, soddisfacendo il desiderio umano di conoscenza e di miglioramento, è il mezzo per abbattere le prevenzioni create da una malsana politica. Essa può essere, uni­tamente al fattore turismo, ima vera forza al servizio dell’umanità tutta. Il suo scopo deve essere quello di aiutare il turista ad am­mirare, conoscere e giudicare, con pienezza di informazioni e su un terreno reale, la no­stra Regione, i suoi costumi, i suoi abitanti, così come, nel vasto campo internazionale i paesi, i costumi e gli abitanti del mondo.

La pubblicità turistica è mi veicolo di civi­lizzazione, come ogni sana forma di pubblicità, purché onesta, veritiera, condotta con senso morale oltrecchè tecnico. Occorrono molti fon­di per una campagna pubblicitaria basata su fattori economici, sociologici, psicologi, tec­nici ed organizzata con ogni mezzo: depliants, radio, televisione, cinema, conferenze, giornali, etc. E’ opportuno, però, non' dimenticare che dobbiamo sì propagandare tutte le cose belle e buone di cui disponiamo, ma dobbiamo pure con coraggio e lealtà trasformare, migliorare i lati negativi e correggere fino alla loro elimi­nazione, i nostri difetti e le nostre insufficienze. Ed ora veniamo al turismo degli italiani allo estero. E concludo signor Presidente, sono stato abbastanza pesante perchè ho svolto una relazione che avevo preparata.

PRESIDENTE. Il suo intervento è stato veramente interessante.

ZAPPALA’. Un aspetto del turismo che ci interessa, non per puro piacere di disserta­zione teorica ma per i sui riflessi pratici, è quello riguardante i rapporti del turismo con i nostri connazionali all’estero. Fra gli ita­

liani all’estero i siciliani costituiscono, pur­troppo, il nucleo più numeroso per il triste evolversi della situazione sociale, economica e politica della nostra Isola, turbata nei secoli passati e sino a pochi decenni fa da un males­sere particolare e da una condizione di disa­gio, che non trova riscontro in altre regioni d’Italia. Uno dei motivi immediati è stato senza dubbio la pressione demografica alla quale per innumerevoli ragioni che possono trovare spiegazioni nella tormentata storia di questa nostra terra non si è adeguato il pro­gresso delle attività isolane per il complesso delle condizioni strutturali e contingenti del­la economia regionale, che nell’ultimo otto­cento aveva aggravato una situazione già cro­nica di disagio economico-sociale. Uno degli effetti sociali del turismo è quello di agevo­lare ed estendere la comprensione e le sim­patie fra i popoli. Richiamando forti correnti di turisti stranieri arrechiamo indiretta­mente un beneficio ai nostri fratelli che han­no dovuto cercare altrove nuovi lidi per il proprio sostentamento. E questo beneficio sarà direttamente commisurato all’ammirazio­ne che sapremo destare per la nostra vita, per le nostre istituzioni, per la nostra civiltà. Il turismo di oggi muove e sospinge una enorme migrazione di masse, fa sì che gli uomini si scambino e si incontrino per le stesse strade, arrivino sulla soglia delle case più remote, conoscano ogni grandezza e miseria umana, le più imponenti costruzioni e il più misero fo­colare. Il truismo, quale fattore precipuo di progresso e di elevazione dell’umanità, avvi­cina gli uomini fra di loro rendendo possibile, attraverso il diretto incontro, un contributo nobile a quella pace fra i popoli che oggi sem­bra ancora utopica. I rapporti stessi di cultura tra i popoli trovano nel turismo una maggiore e migliore possibilità per nuovi e più attivi scambi facendo si che l’esperienza morale e intellettuale dei vari popoli concorra, attra­versò gli incontri, ad arricchire il patrimonio spirituale dell’umanità e a farci comprendere il valore umano della ricerca attuale di allar­gare i confini della nazione.

Lo straniero accolto nella migliore forma nella nostra Isola, il turista che è venuto a conoscerci in terra nostra e ha potuto apprez­zare la nostra vita dì oggi, le nostre glorie pas­sate, attraverso le vestigia di tante civiltà, la nostra operosità, tornando alle sue contrade non potrà che mostrarsi più amabile, più coro-

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Resoconti Parlamentari 2907 Assemblea Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXGIV SEDUTA 19 Dicembre 1962

prensivo. più aperto se incontra un nostro fra­tello all’estero e fargli sentire meno grave la nostalgia, il peso della lontananza dell’amata terra, abbandonata per bisogni di vita urgenti.

E se, attraverso il contributo del turismo, questi in terra straniera potrà sentire elogia­re il Paese che gli ha dato i natali, decantarne il cielo, il sole, i monumenti di uria civiltà, che, in maniera multiforme, affonda — perchè no? — le sue glorie addirittura nella preistoria; se egli potrà trarre benefìcio da un ambiente re­sosi più cordiale, più vicino, allora sia bene­detta l’opera di chi, comprendendo la portata sociale, oltrecchè economica di questo nuovo fenomeno turistico, si adopera per attirarne un sempre crescente flusso nella nostra Re­gione. (Applausi al centro)

PRESIDENTE. Avverto i presidenti dei gruppi parlamentari che sono convocati per le ore 16 di oggi unitamente al Presidente della Regione, presso l’ufficio del Presidente. La seduta è rinviata ad oggi, 19 dicembre

1962, alle ore 16,30 col seguente ordine del giorno :

A. — Comunicazioni.

B. — Discussione dei seguenti disegni dilegge:

1) «Istituzione in Sicilia di un En­te di diritto pubblico, denominato «En­te Regionale Sali Potassici » (E.R.S.P.) (485); «Istituzione dell’Azienda chi­mico-mineraria siciliana » (511); «Isti­tuzione dell’Ente minerario siciliano » (588);

2) « Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione Siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1962 al 30 giugno 1963 » (655) (Seguito)-,

3) « Integrazioni e modifcazioni al­la legge approvata nella seduta del 20 novembre 1962, recante: «Ordinamen­to del Governo e della Amministrazio­ne centrale della Regione siciliana » (696);

4) « Istituzione di un Centro regio­nale di studi criminologici presso il manicomio giudiziario «Vittorio Ma­dia» di Barcellona Pozzo di Gotto » (270);

5) « Modifiche alle leggi regionali 13 aprile 1959, ri. 14, e 15 dicembre 1959, n. 31 » (533);

6) « Erezione a Comune autonomo delle frazioni di Rometta Marea e S. Andrea del Comune di Rometta (Mes­sina) sotto la denominazione di Remet­ta Marea » (57);

7) « Modifiche alle leggi regionali 28 luglio 1949, n. 39 e 18 aprile 1958, n. 12 » (534); (Trazzerò viabilità ester­na, produzione energia elettrica - Cli­nica urologica dell’Università di Pa­lermo - Zone industriali)

9) «Provvidenze per le aziende agri­cole danneggiate» (571); «Modifiche della legge 18 luglio, 1961, n. 11, con­cernente provvidenze per l’agricoltu­ra» (574);

10) « Agevolazioni straordinarie per la gestione collettiva dei prodotti agri­coli e zootecnici» (229);

11) « Agevolazioni fiscali alle coope­rative agricole e loro consorzi » (569- 573/A) ;

12) « Istituzione dell’Istituto regio­nale per il credito alla cooperazione » (252) ; « Istituzione del fondo regionale per il credito alle cooperative » (261); (Seguito)

13) « Contributi per rimpianto di serre destinate alla coltivazione di pri­maticci e per l’acquisto di attrezzature e macchinari comunque atti alla dife­sa dal gelo » (76); (Seguito)

14) « Nonne integrative della legge 13 settembre 1956. n. 46, sulla assegna­zione dei terreni degli enti pubblici » (163); (Seguito)

15) « Abrogazione del diritto alla trattenuta del sesto dei terreni sogget­ti a conferimento » (135); (Seguito)

16) « Modifica alle norme vigenti in materia di costituzione dei liberi Con­sorzi dei Comuni » (28) ; (Seguito).

17) « Norme sui patti agrari » (544);(Seguito)

Resoconti-, f. 421 (Y5G)

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Resoconti Parlamentari — 2908 — Assemblea Regionale Siciliana

IV L bgislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

18) « Ordinamento delle scuole rura­li nella Regione siciliana » (102); « Isti­tuzione della scuola rurale in Sicilia » (108);

19) «Abolizione del limite di produt­tività di 14 q.li per ettaro» (281);

20) « Aumento della spesa annua per contributi in favore di scuole a carat­tere artigiano » (216);

21) « Provvedimenti per l’industria mineraria» (211);

22) « Concessione di contributi per l ’Ente Fiera di Catania» (97);

23) « Istituzione di un Centro di ri­cerche di virologia medica presso l’I­stituto d’igiene e Microbiologia della Università di Palermo» (119);

24) « Riserve di fornitura e lavora­zioni alle imprese siciliane » (333);

25) « Costituzione di un parco regio­nale di carri-cisterna ferroviari per il trasporto di mosti e di vini» (365);

26) « Emendamenti alla legge 21 ot­tobre 1957, n. 57, recante provvedimen­ti a favore delle aziende esercenti la piccola pesca » (369);

27) « Modifiche alla legge 27 giugno 1955, n. 1, recante provvidenze a favo­re si sinistrati da tempeste» (311);

28) « Istituzione di corsi di addestra­mento professionale» (361); « Prow i- dimenti per l ’addestramento, la quali­ficazione, la specializzazione e la ri­qualificazione dei lavoratori da adibi­re nelle aziende industriali, commer­ciali, agricole e artigiane » (402); (Se­guito)

291 « Costituzione del Centro studi per la Storia della Filosofia in Sicilia » (166); « Contributo in favore del Cen­tro di Studi per la Storia della Filoso­fia in Sicilia » (188);

30) « Istituzione di un posto di ruolo di assistente ordinario alla Cattedra di Storia della Filosofia presso l’Istituto Universitario di Magistero di Catania» (300);

31) « Istituzione di un posto di assi­stente presso l ’Istituto di Patologia ve­getale e Microbiologia agraria e tecni­ca presso la Facoltà di Agraria della Università di Palermo» (305);

32) « Provvedimenti per lo sviluppo dell’agricoltura e norme di attuazione della legge regionale 27 dicembre 1950, n. 104» (19);

33) « Disposizioni per il riordino deiconsorzi di bonifica e di miglioramen­to fondiario» (137); «Norme per l’in­cremento della bonifica e della irriga­zione e per il finanziamento dei Con­sorzi di bonifica» (143); «Norme inte­grative in materia di trasformazione e sistemazione delle trazzere » (192);« Autorizzazione di spesa concernente i pubblici abbeveratoi» (193);

34) «Provvedimenti contro le malat­tie infettive e diffusive degli animali » (396);

35) « Provvedimenti per la costru­zione di una strada di grande comuni­cazione Messina-Villafranca T. - Di­vieto, con . galleria sotto i monti Pelo- ritani » (186);

36) « Provvedimenti a favore degli allevatori di bachi da seta» (294);

37) « Modifiche alla legge regionale 13 aprile 1959, n. 15 » (242); (Ruoli or­ganici della Amministrazione regiona­le)

38) « Provvedimenti in favore della città di Palermo» (37); «Provvedimen­ti riguardanti il risanamento dei quar­tieri malsani della città di Palermo » (338);

39) « Esecuzione di opere connesse, nei complessi edilizi popolari, con fon­di regionali» (535);

40) « Integrazione della legge 4 ago­sto 1960, n. 33, per il fondo concorso in­teressi destinato al credito artigiano di esercizio » (423);

41) «Stanziamento di lire 318.370.000 per il finanziamento di manifestazioni nei settori dello spettacolo e del turi­smo » (554); ;

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Resoconti Parlamentari 2909 — Assemblea Regionale Siciliana

IV Legislatura CCCXCIV SEDUTA 19 D icembre 1962

42) « Istituzione di un « Centro per il Calcolo e sue applicazioni » per studi e ricerche connessi con i processi pro­duttivi dell’industria in Sicilia» (453);

43) « Estensione dei benefici della legge regionale 7 agosto 1953, n. 46 mo­dificata dalla legge regionale 4 dicem­bre 1954, n. 44 » (336); (Provvedimen­ti in favore dei Comuni della Sicilia)

44) «Provvedimenti per lo sbaracca­mento ed il risanamento dei rioni Gio­stra, Camaro inferiore e Gazzi nel Co­mune di Messina » (178);

45) « Proroga della legge regionale 1 febbraio 1957, n. 13 » (275); (Contri­buto per i sinistrati dal terremoto ■ del marzo 1952 in provincia di Catania)

46) « Nuove norme per i cantieri scuola di lavoro» (84); «Provvedi­menti per l’occupazione nel periodo invernale (modifiche alla legge 18 marzo 1959, n.7) » (85);

47) « Estensione delle provvidenze previste dalla legge 13 marzo 1959, n. 4, all’industria di sfruttamento dei mine­rali metallici» (450);

48) « Acquisto e sistemazione deco­rosa della casa di Ribera che diede i natali al grande statista Francesco Cri- spi » (608);

49) « Provvedimenti a favore delle industrie estrattive esercenti nelle pic­cole isole» (123); «Contributi di pro­duttività alle industrie estrattive di conci di tufo nelle piccole isole » (177);

50) «Modifica alla legge 27 dicembre 1950, n. 104, (515); «Norme integrata ve alla legge regionale 25 luglio 1960, n. 29 » (530);

51) «Contributi in favore dei Centri- tumori della Sicilia» (240);

52) « Concessione di mutui di asse­stamento a favore delle aziende agri­cole dei coltivatori diretti, singoli e as­sociati » (653); «Provvedimenti inte­grativi per lo sviluppo della economia agricola» (Norme stralciate) (662); « Costituzione di un fondo destinato alla concessione di mutui di assesta­mento a favore delle aziende agricole» (663); « Nuove provvidenze per il cre­dito agrario di esercizio» (667);

53) « Provvidenze straordinarie per le città di Licata e di Palma Monte­chiaro in attuazione della mozione nu­mero 32 approvata all’unanimità nella seduta del 13 giugno 1960» (572); «Pia­no di sviluppo intercomunale di Licata e Palma di Montechiaro » (585);

54) « Costruzione di edifici per le scuole materne e asili nido» (54); «Isti­tuzione di scuole materne in Sicilia » (247); «Istituzione delle scuole mater­ne » (345);

La seduta è tolta alle ore 13.

DALLA DIREZIONE DEI RESOCONTI

Il DirettoreA w . Giuseppe Vaccarino

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