CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEL SARCOMA ...Laura Pazzaglia Chiar.mo Prof. Mario Mercuri Anno...
Transcript of CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DEL SARCOMA ...Laura Pazzaglia Chiar.mo Prof. Mario Mercuri Anno...
ALMA MATER STUDIORUM - UNIVERSITA’DI BOLOGNA
Dottorato di Ricerca in Oncologia Coordinatore Chiar.mo Prof. Sandro Grilli
CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE
DEL SARCOMA SINOVIALE MONOFASICO:
LA REGIONE CROMOSOMICA 3p21.3-p23
Presentata dalla Dott.ssa . Relatore Laura Pazzaglia Chiar.mo Prof. Mario Mercuri
Anno Accademico 2004-2005 XVIII ciclo
INDICE
1 – INTRODUZIONE pag. – I sarcomi delle parti molli 3 – Il sarcoma sinoviale 5 – caratteristiche istopatologiche 6 – corso e prognosi 8 – trattamento 8 – caratteristiche immunoistochimiche 6 – citogenetica 9 – Alterazioni cromosomiche e cancro 11 – Il cromosoma 3p 12 – Il gene MLH1 14 – Il gene RASSF1 16
– Le applicazioni della Real Time PCR nella ricerca sul cancro 18
2 – SCOPO DELLA TESI 20 3 – MATERIALI E METODI Analisi genetica – Casistica 21 – Microdissezione 22 – Estrazione del DNA e DOP-PCR 22 – CGH-Microarrays 23 – Real Time PCR 24 – Il metodo del 2-
���CT 28
– QuMA 31 Analisi d’espressione
– Casistica 34 – Estrazione dell’RNA 34 – Retrotrascrizione 36 – Analisi d’espressione mediante Real Time PCR 36 – Immunoistochimica 38
4 – RISULTATI pag. Analisi genetica – CGH-Microarray 39
– QuMA 42
Analisi d’espressione
– Analisi espressione genica di MLH1 e RASSF1 43 – Analisi espressione proteica di MLH1 e RASSF1 45 5 – DISCUSSIONE 47 6 – BIBLIOGRAFIA 53
INTRODUZIONE
I sarcomi delle parti molli
I Sarcomi delle parti molli sono un complesso gruppo di lesioni rare di origine mesenchimale molte
delle quali distinguibili dalle altre solo attraverso un’attenta indagine istologica ed
ultramicroscopica. Si presentano più frequentemente come una massa asintomatica in un’estremità
del corpo, tuttavia possono localizzarsi ovunque ed in particolare nel tronco, nel retroperineo, nella
testa e nel collo. Rappresentano meno dell’1% dei tumori totali negli adulti e dal 7 al 10% dei
tumori totali nei bambini. Più del 95% sono benigni, fra i maligni i più frequenti sono l’ istiocitoma
fibroso maligno (35%), il liposarcoma (25%), il sarcoma sinoviale (10%) ed il leiomiosarcoma
(10%) (Tab.1).
In generale i sarcomi delle parti molli non sembrano originare da trasformazione
maligna o dedifferenziazione di tumori benigni degli stessi tessuti, inoltre, in
contrasto con l’ampia varietà di tipi istologici, presentano molte caratteristiche
cliniche e patologiche in comune. Ad esempio, il comportamento clinico di molti di
questi tumori è simile e, come definito dal sistema di stadiazione, è determinato dalla
localizzazione anatomica (profondità), dal grado istologico e dall’ estensione del
tumore.
La loro diagnosi è problematica poiché sono tumori rari, di cui il 15-20% poco
differenziati, con un’ampia varietà cellulare tale da rendere la loro classificazione
difficile. Inoltre, sottotipi istologici morfologicamente simili presentano differenze
citogenetiche e molecolari che ne influenzano la prognosi.
La mortalità associata ai sarcomi delle parti molli è circa del 50% probabilmente per
la propensione di questi tumori a sviluppare metastasi. Il pattern dominante di
metastasi è ematico. La metastasi linfonodale è in genere rara, con l’eccezione di
alcuni tipi istologici (1).
I stogenesi Basso grado Alto-grado
Fibroso Fibrosarcoma a gradi 1,2 Fibrosarcoma infantile
Fibrosarcoma a gradi 3,4
Fibroistiocitico Dermatofibrosarcoma protuberans Fibroxantoma atipico
Istiocitoma fibroso maligno
Adiposo Liposarcoma (ben differenziato, mixoide)
Liposarcoma (pleomorfico, a cellule rotonde, dedifferenziato)
Muscolare liscio
Leiomiosarcoma a gradi 1,2 Leiomiosarcoma a gradi 3,4
Muscolare striato
Rabdomiosarcoma (embrionale, alveolare, pleomorfico)
Vascolare Emangioendotelioma Sarcoma di Kaposi Emangiopericitoma
Angiosarcoma Sarcoma di Kaposi Emangiopericitoma
Sinoviale Sarcoma sinoviale
Neurale Neurinoma maligno Neuroepitelioma periferico Sarcoma di Ewing / PNET
Cartilagineo Condrosarcoma (mixoide, sinoviale)
Condrosarcoma mesenchimale
Osseo Osteosarcoma
Istogenesi incerta
Sarcoma alveolare Sarcoma epitelioide Sarcoma a cellule chiare dei tendini
Tabella 1. Classificazione dei sarcomi delle parti molli (modificata da Campanacci M. “Soft tissue Tumors” 1999).
Il sarcoma sinoviale
I l Sarcoma Sinoviale (SS) è un tumore maligno che colpisce maggiormente i
maschi dai 15 ai 40 anni. Nell'80% dei casi si localizza negli ar ti, sia infer ior i che
super ior i e solo nel 10% all' interno di ar ticolazioni (fig.1); generalmente si trova
vicino ad un'ar ticolazione maggiore, strettamente connessa ai tendini (1).
Figura 1 - Casistica degli Istituti Ortopedici Rizzoli di Sarcoma Sinoviale. I casi sono classificati in base a età, sesso e sede del tumore. Tipicamente le cellule sinoviali sono simili a quelle fibroblastiche (2,3) tuttavia il
sarcoma sinoviale non assomiglia al normale tessuto sinoviale e la presenza di
questo tumore in altre localizzazioni ha contr ibuito alla conclusione che questo
non abbia or igine sinoviale (4) ma der ivi dal tessuto mesenchimale (2)(4)(5).
Infatti sono stati r ipor tati in letteratura siti inusuali di localizzazione come il
retroper ineo (6), la pleura ed il polmone (7), il cuore (8), la pelle (9), la prostata
(10) ed il sistema nervoso centrale (11). La maggior par te dei SS sono
localizzati entro 5 cm dall’ar ticolazione e solo raramente coinvolgono le
membrane sinoviali. Le masse più grosse sono di solito ben delimitate,
fermamente attaccate alle strutture sottostanti e mostrano frequenti loci di
calcificazione. Grosse calcificazioni tendono ad indicare lesioni meno aggressive
e con una prognosi più favorevole. I tumor i meno differenziati mostrano aree di
necrosi, emorragie e margini infiltranti.
Caratteristiche istopatologiche
Microscopicamente i sarcomi sinoviali sono classificati in quattro sottogruppi in
base alla loro istomor fologia : tipo bifasico che presenta cellule epiteliali e cellule
fusate; tipo monofasico fibroso che presenta solo cellule fusate , tipo monofasico
epiteliale raro che presenza solo cellule epiteliali ed il tipo scarsamente
differenziato (1).
Nel SS bifasico che è stimato comprendere tra il 20% ed il 30% di tutti i
sarcomi sinoviali (12) vi è una distr ibuzione bilanciata delle due componenti. Le
cellule epitelioidi sono globose, cubiche o cilindr iche con grandi nuclei
vescicolar i, abbondante citoplasma e limiti ben definiti. Sono disposte in cordoni
solidi e spirali con spazi simili a cisti con secrezioni granular i od omogenee. Le
cellule fusate sono ben or ientate, all’apparenza uniformi con r idotto e indistinto
citoplasma e nucleo ovale. Queste formano solide e compatte masse con noduli
ir regolar i.
Nel tipo monofasico (fig.2) fibroso le cellule fusate sono la componente
pr incipale della lesione e solo piccoli foci di cellule epiteliali sono visibili. Questo
è il sottotipo più comune, stimato tre il 60 e il 75% ( 13).
Nel tipo monofasico epiteliale raro prevalgono formazioni pseudoghiandolar i.
I l tipo scarsamente differenziato non presenta una distinzione chiara tra le due
componenti e frequentemente mostra un aspetto simile all’emangioper icitoma
con spazi vascolar i ben dilatati (3). In rar i casi è tutto interamente scarsamente
differenziato ed è usuale r iconoscere aree di tipo bifasico.
Figura 2 - Sarcoma sinoviale monofasico. Sono ben visibili le cellule fusate. (Ematossilina/Eosina, 10x)
Corso e prognosi
Clinicamente si presenta come una massa localizzata in profondità, dolente alla
palpazione ed infatti il dolore può essere il pr imo sintomo della malattia. I l
tumore ha crescita lenta ed insidiosa ed i sintomi durano dai 2 ai 4 anni, anche se
possono ar r ivare fino ai 20 anni. La crescita avviene usualmente a livello dei
tendini, delle mucose, dello scheletro e del muscolo e su diversi piani,
infiltrandosi tra la struttura e creando tappi intravascolar i. Un decorso clinico
favorevole è spesso associato con lo stato della malattia alla diagnosi. Un recente
studio ha mostrato che la sopravvivenza a 10 anni di pazienti con tumore
pr imar io era del 55%, con recidiva locale era del 11%, con metastasi del 15% e
con recidiva più metastasi dello 0% (14). Alcuni fattor i prognostici favorevoli
sono la dimensione del tumore più piccola di 5 cm, la giovane età del paziente, la
locazione distale nelle estremità (2), il basso rappor to apoptotico del tumore (15)
e la bassa immunoreattività al K i-67 (2).
Trattamento
I l sarcoma sinoviale è molto maligno e poco radiosensibile, la miglior condotta
terapeutica consiste nell’ intervento demolitore, sacr ificando strutture di
impor tanza funzionale o amputando l’ intero ar to. La chirurgia conservativa
r isulta difficile per la grandezza caratter istica del tumore. Quando possibile,
l’ intervento conservativo è spesso associato a chemioterapia adiuvante. Da
alcuni anni il protocollo prevede pr ima dell’ intervento operator io il trattamento
radioterapico. Locali recidive sono comuni dopo 10 anni dall'operazione. Nel
50% dei casi è stata evidenziata la presenza di metastasi. La sede più frequente è
il polmone (94% dei casi) ma metastasi sono state r ilevate anche nei linfonodi e
nel midollo osseo (2).
Caratteristiche immunoistochimiche
La distinzione di questo tumore da altr i sarcomi poco differenziati r isulta
difficile da un esame istopatologico. In clinica i sarcomi sinoviali vengono
caratter izzati mediante il loro profilo immunoistochimico. La citocheratina
(marker citoplasmatico per le cellule epiteliali) e l’EMA (antigene epiteliale di
membrana) r isultano positivi sia nella componente a cellule epiteliali che nella
componente a cellule fusate. Usualmente sia il tipo monofasico che il tipo
bifasico mostrano reattività alla vimentina, un marker mesenchimale (2).
Citogenetica
Molti studi hanno individuato nel sarcoma sinoviale la presenza di una traslocazione bilanciata
specifica e ricorrente (16): t(x;18)(p11.2;q11.2).
Questa traslocazione, specifica per i sarcoma sinoviale, è un marker diagnostico
estremamente utilizzato.
La traslocazione t(x;18) o altre var ianti traslocazioni che coinvolgono questi due
cromosomi si trovano in un’alta porzione di sarcomi sinoviali indifferentemente
dal sottotipo istologico. Questo sembrerebbe indicare un suo ruolo nel processo
di tumor igenesi piuttosto che di differenziazione epiteliale (17).
A livello molecolare, un’ identica traslocazione citogenetica r iguarda il gene SS18
(SYT) in 18q12 ed uno dei due geni cor relati SSX1 e SSX2 (raramente SSX4),
entrambi localizzati in Xp11.2, e por ta alla formazione di un gene di fusione
chimer ico SS18/SSX1 o SS18/SSX2 (13).
Studi citogenetici hanno dimostrato l’esistenza di un’ampia gamma di
aber razioni numer iche secondar ie in aggiunta alla traslocazione t(X;18) (18).
Ulter ior i studi mediante CGH (Comparative Genomic Hybr idization) hanno
r ivelato soprattutto nel sarcoma sinoviale di tipo monofasico, amplificazioni e
perdite di inter i cromosomi o par te di essi, ma con alcuni cromosomi più alterati
di altr i (19). In par ticolare le aber razioni più frequenti sono r isultate
l’amplificazione del cromosoma 8q e di alcune regioni del 12q, la delezione della
regione 13q21-31 e la perdita del cromosoma 3p.
I dati in letteratura sono comunque ancora limitati e mostrano r isultati
var iabili e difficilmente cor relabili con la differenziazione tumorale. Nella
tabella 2 sono r ipor tate le più frequenti alterazioni r iscontrate.
Acquisizione di materiale
genetico
Perdita di materiale
genetico
1 q24-qter 1cen-p36
2p 2q31.1-2q37.3
2q13-22 3p
3q 3cen-3q23
8q 5p11-5p15.3
9p11-24.3 9p13.1-9p24.3
12q14-15 9q11-9q34.3
12q23-qter 10q21
14p11-p23.3 11q14-qter
16p 13q12-34
17q22-qter 14q11.1-23.3
19p13.3-q13.4 16q
21p13-q22.3 Xq21-qter
Tabella 2 - Più frequenti alterazioni genetiche del sarcoma sinoviale monofasico r iscontrate in letteratura (NCBI database)
Alterazioni cromosomiche e cancro
La relazione tra alterazioni cromosomiche e cancro costituisce uno dei più complessi problemi della
r icerca oncologica a causa della difficoltà di distinguere fra effetto casuale, concomitante o
conseguente del danno sullo sviluppo del tumore. E’ possibile che le aberrazioni cromosomiche
possano attivare, con r iassetti cromosomici e con l’amplificazione genica, protooncogeni cellular i
oppure determinare la perdita, nel caso di delezioni, di onco-soppressor i, la cui espressione è r istretta
a momenti specifici durante la crescita tumorale. I prodotti dei protooncogeni sono proteine la cui
normale funzione è di regolare le r isposte della cellula ai segnali proliferativi esterni, sono quindi
coinvolti nell’embriogenesi, nella proliferazione e nel differenziamento cellulare (20).
I prodotti dei geni oncosoppressori inibiscono gli eventi che possono condurre ad una
proliferazione anomala delle cellule: prevengono la progressione del ciclo cellulare,
inducono l’apoptosi, sovrintendono la stabilità del genoma e mantengono basso il
tasso di mutazione garantendo un’accurata replicazione.
I geni oncosoppressori non possono essere tuttavia così facilmente individuati, in
quanto la loro ipotizzata funzione nella regolazione della crescita cellulare può essere
indirettamente dedotta solo nelle situazioni patologiche, quando essi sono inattivati o
addirittura mancanti. La genetica degli oncosoppressori è recessiva: esperimenti di
fusione genica mostrano che il fenotipo trasformato può essere corretto in vitro
attraverso la fusione della cellula trasformata con una cellula normale. Per quanto
detto, le cellule eterozigoti per il gene, che presentano un allele normale ed un allele
mutato, hanno un fenotipo normale. Tuttavia esistono numerosi meccanismi che
conducono alla cosiddetta “perdita di eterozigosi” , cioè la perdita del gene normale e
da qui la predisposizione della cellula al fenotipo trasformato. Fra questi, la delezione
dell’ allele normale, del braccio o dell’ intero cromosoma su cui mappa il gene
selvaggio; la perdita del cromosoma su cui è localizzato il gene normale seguito dalla
duplicazione del cromosoma che porta l’ allele mutato e infine la ricombinazione
mitotica.
I geni oncosoppressori possono essere inattivati anche a seguito di mutazioni
puntiformi e per eventi di metilazione del DNA. Il più probabile meccanismo
attraverso il quale la metilazione inibisce la trascrizione è la riduzione dell’ affinità di
legame tra fattori di trascrizione e le corrispondenti sequenze bersaglio. Nelle cellule
tumorali il livello di metilazione è generalmente ridotto e questo cambiamento può
contribuire alla instabilità genomica. Tuttavia, nello stesso tumore, accanto alla
ipometilazione è stata osservata anche la metilazione aberrante di geni normalmente
non metilati (21).
I l cromosoma 3p
Fra le molteplici aberrazioni che caratterizzano il sarcoma sinoviale, di notevole interesse risulta la
perdita del braccio corto del cromosoma 3. Delezioni del 3p sono frequenti in molti tumori
dell’adulto: polmone, mammella, ovario, testicolo e carcinomi della testa e del collo (22). Su questo
cromosoma mappano numerosi geni oncosopressori (fig.3) : VHL in 3p25-26 (von Hippel-Lindau
disease), RAR-� in 3p24 (retinoic acid receptor), RASSF1 in 3p21.3 (RAS association domain
family 1), FHIT in 3p14.2 (fragile histidine triad) e il gene MLH1 in 3p21.3-p23 (mutL homolog 1)
(23,24,25).
Figura 3 - Schema del braccio corto del cromosoma 3.
Il gene VHL è coinvolto nella regolazione della risposta trascrizionale all’ ipossia (26). E’ associato
con il cancro ereditario della sindrome di von Hippel-Lindau (23), che predispone l’ individuo
affetto ad una varietà di tumori, e mostra frequentemente perdita di eterozigosi nel tumore
polmonare (27).
L’acido retinoico è coivolto nello sviluppo e nella differenziazione (28) quindi è evidente
l’ importate ruolo che gioca il gene RAR-� nella regolazione della crescita delle cellule epiteliali e
nella tumorigenesi (29). Una diminuzione dell’espressione di RAR-� è stata trovata in molti tumori
umani (30), la metilazione della regione promotrice è stata evidenziata come meccanismo di
inattivazione di quasto gene (31).
Per quanto riguarda il gene FHIT è ormai ampiamente dimostrato il suo coinvolgimento nello
sviluppo di differenti tipi di tumori sporadici, includendo il tumore polmonare.
Il gene MLH1 coinvolto nel meccanismo del riparo del DNA ed il gene RASSF1 verranno discussi
più dettagliatamente nella sezione successiva.
In particolare la perdita di eterozigosi della regione 3p21.3 è estremamente comune in molti tumori
tra cui il tumore polmonare, il carcinoma mammario, il carcinoma ovarico, i tumori del naso-
faringe e quelli renali (22,32,33,34).
Il braccio corto del cromosoma 3 sembra dunque essere il luogo dove durante lo sviluppo tumorale,
potenzialmente avviene l’ inattivazione di numerosi geni.
MLH1
Il gene MLH1 è stato identificato per la prima volta nel cancro ereditario non
poliposo al colon (HNPCC) come un locus frequentemente mutato. È l’omologo
umano del gene mutL di E.coli, il quale codifica per una proteina che fa parte del
sistema di riparazione degli errori di appaiamento (MMR- mismatch repair) .
Il prodotto di MLH è una proteina di 84.6 kDa caratterizzata da una sequenza di 150
aminoacidi tipica delle proteine omologhe a MutL e MutS (fig.4). La regione
comprende un dominio elica-giro-elica associato ad un sito di legame per nucleotidi
adeninici e a un sito di legame per lo ione magnesio. MLH1 forma eterodimeri con le
altre proteine (MLH3,PMS1,PMS2) e fa parte del complesso di sorveglianza del
genoma associato a BRCA1 (BASC) (35).
Figura 4 - Diagramma della proteina MLH1. I numeri dentro i blocchi blu indicano gli esoni dai quali è traslata ogni parte della proteina. I tre blocchi gialli rappresentano il dominio ATPase, il dominio di interazione omologo MutS e il dominio di interazione PMS2/MLH3/PMS1.C:carbossi-terminale; N: Amino-terminale.(Da: www.infobiogen.fr “ Atlas of genetics and cytogenetics in oncology and haematology”).
Le funzioni del sistema MMR sono quelle di correggere gli errori di appaiamento fra
le basi e di eliminare le anse che possono risultare dopo la replicazione del DNA o
dopo eventi di ricombinazione. Del sistema fanno parte proteine con funzione
elicasica, polimerasica ed endonucleasica. La proteina MLH1 ha particolare affinità
di legame per gli appaiamenti errati GT e possiede un basso livello di attività
ATPasica (36).
Perdita o mutazioni di questo gene sono state riscontrate, oltre al colon retto, anche
in diversi altri tipi di tumori: renale (37), pancreatico (38), gastrico (39), ovarico
(40).
Sono state individuate diverse isoforme della proteina, frutto di eventi di splicing
alternativi. L’espressione del gene viene regolata dall’ ipermetilazione del promotore
in un’ isola CpG putativa a monte del sito di inizio della trascrizione (41,42,43).
RASSF1
Il gene RASSF1 è lungo 11.6 Kb, è formato da sei esoni e contiene due promotori,
uno a monte del primo esone ed uno interno, localizzato fra due esoni. Sono stati
identificati sette trascritti (A, B, C, D, E, F e G), originati da eventi di splicing
alternativo e dalla diversa attività dei due promotori (fig.5).
La proteina Rassf1A ha una massa di circa 39 kDa ed è lunga 344 aminoacidi. È
caratterizzata all’ estremità C-terminale da omologia di sequenza (55%) con la
proteina murina Nore1 e con la proteina del ratto Maxp1, entrambe appartenenti alla
famiglia degli effettori RAS. All’N-terminale contiene una regione ricca di residui di
cisteina, simile al dominio C1 (dominio di legame del diacil glicerolo), tipico della
famiglia delle proteine chinasi C. Sempre all’N-terminale sono presenti un dominio
SH3 e un dominio di associazione a Ras (RA).
Rassf1A può indurre l’ arresto del ciclo cellulare partecipando al punto di controllo
sovrinteso dalla famiglia di proteine Rb (Rb, p107 e p130) fra la fase G1 ed S,
durante il quale l’ iperfosorilazione di Rb da parte dei complessi CDK4-ciclina D e
CDK2-ciclina E, consente la progressione del ciclo in fase S. La proteina Rassf1A
regola negativamente l’accumulo delle cicline D endogene attraverso un meccanismo
post-trascrizionale, bloccando le cellule in G1 (44). I meccanismi molecolari con cui
agisce sono tuttora da chiarire.
Un’ulteriore funzione di controllo attribuita alla proteina è quella di regolare la
stabilità dei microtubuli, garantendo perciò il corretto attacco ai cromosomi e la
stabilità del fuso mitotico (45).
Rssf1A risulta inoltre coinvolta nella progressione della mitosi perché regola la
stabilità delle cicline della fase M inibendo il complesso APC-Cdc20 (46) e mostra
attività apoptotica.
L’ inattivazione epigenetica di RASSF1 è stata osservata di frequente in molti tumori
solidi e in diversi tipi di cancro sporadici (47, 48, 49).
Il ruolo di Rassf1 come importante oncosoppressore è stato confermato da studi di
espressione genica su cellule tumorali transfettate con RASSF1A con i quali sono
stati individuati oltre 60 geni potenzialmente regolati dal suo prodotto, fra cui
numerosi con un ruolo nella genesi dei tumori (50).
Figura 5 - Mappa dei loci, dei trascritti e dei domini proteici di RASSF1.
A.Struttura esone (blocco)-introne (linea) del locus RASSF1 con la localizzazzione delle isole CpG nelle regioni promotrici di RASSF1A e RASSF1 C .B.Schema del trascritto di RASSF1A e sequenza della proteina. Sono visibili la regione src omologa 3 (SH3)-binding, il dominio putative diacylglycerol (DAG)-binding, la sequenza PEST, il dominio RAS association. C. Schema del trascritto di RASSF1C e sequenza della proteina. D.Schema del trascritto di RASSF1F e sequenza della proteina (modificata da Burbee DG et al. J Natl Cancer Inst.2001 May 2;93(9):691-9)
Le applicazioni della Real Time PCR nella r icerca sul cancro
Grazie alla sua semplicità concettuale e di realizzazione, la Real Time PCR è ormai
una delle tecniche di biologia molecolare più utilizzata per lo studio del quadro delle
alterazioni dei geni e della loro espressione in diverse condizioni patologiche. La
PCR quantitativa e in particolare il metodo Real Time, trova infatti applicazione in
moltissimi settori di ricerca che mirano a individuare le possibili variazioni genetiche
in determinate condizioni patologiche. Nei laboratori clinici e di ricerca la PCR
quantitativa è utilizzata per la diagnosi di malattie infettive, la quantificazione della
carica virale, la diagnosi di malattie con componente genetica e lo studio delle
aberrazioni cromosomiche (squilibrio allelico, amplificazioni, traslocazioni,
delezioni).
La PCR quantitativa costituisce un mezzo potente attraverso il quale si possono
ottenere preziose informazioni sulla genesi e sullo sviluppo delle neoplasie. Per
esempio, l' identificazione di trascr itti tessuto-specifici è alla base
dell' individuazione di quei geni implicati nello sviluppo di patologie tumorali che
possono costituire bersagli molto specifici per nuovi farmaci.
Recentemente è stata sviluppata una tecnica alternativa basata sulla Real Time
PCR chiamata Quantitative M icrosatellite Analysis (QuMA) che utilizza la
distr ibuzione dei loci microsatellitar i negli eucar ioti per individuare il guadagno
o la perdita del numero di copie di DNA (51). I microsatelliti sono piccole regioni
costituite da r ipetizioni in sequenza multipla di unità composte da mono, di-, tr i-
o tetra-nucleotidi allineate una dopo l’altra lungo un tratto di DNA. Sono stati
identificati microsatelliti conteneti tutte le combinazioni nucleotidiche ma la
classe piu abbondante nel genoma umano è costituita dal dimero CA (CA
repeat). La tecnica QuMA è stata utilizzata per studiare il guadagno e la perdita
del numero di copie di Dna nel tumore ovar ico (52) e per studiare le alterazioni
del cromosoma 1p e 19q nel oligodendroglioma (53). Questa metodologia sembra
essere comparabile con altre tecniche di analisi quali la CGH e permette
un’analisi più veloce e meno costosa del genoma tumorale.
SCOPO DELLA TESI
I l sarcoma sinoviale è un raro tumore maligno delle par ti molli, un complesso
gruppo di lesioni di or igine mesenchimale che presentano problemi sia di
carattere diagnostico, data la loro scarsa differenziazione e l’ampia var ietà
cellulare che ne rende difficile la classificazione, sia di carattere prognostico.
Esistono infatti a tutt’oggi pochi determinanti affidabili all’outcome clinico. E’
quindi evidente la necessità di cercare possibili nuovi marker che possano
aiutare la classificazione e predir re il compor tamento di questi tumor i in modo
da poter agire con terapie adeguate.
I l sarcoma sinoviale è caratter izzato dalla traslocazione t(x;18)(p11.2;q11.2),
che compor ta la fusione del gene SYT sul cromosoma 18 con i geni SSX1 o
SSX2 o raramente con SSX4 sul cromosoma X. I l trascr itto di fusione r isultante,
SYT-SSX1 o SYT-SSX2, è ormai utilizzato clinicamente nella diagnosi di questo
tumore. Studi citogenetici mediante CGH hanno mostrato molte alterazioni
cromosomiche secondar ie in diversi cromosomi soprattutto nel sarcoma
sinoviale monofasico (19) comunque i dati in letteratura sono ancora limitati e
mostrano r isultati var iabili e difficilmente cor relabili con la differenziazione
tumorale.
Lo scopo di questo studio è stato perciò quello di valutare gli aspetti molecolar i
di una ser ie di sarcomi sinoviali monofasici ad alto grado per meglio
caratter izzare i parametr i biologici indicativi dell’elevata aggressività di questo
tumore.
A tal fine è stata effettuata in 8 casi l’analisi del profilo genico per individuare le
possibili aber razioni genetiche e in una casistica più ampia è stata valutata
l’espressione dei geni RASSF1 e MLH1, contenuti nella regione cromosomica
3p21.3-p23, per studiare il loro ruolo nel complesso sviluppo di questo tumore.
MATERIALI e METODI
Analisi genetica
Casisitica
Lo studio è stato condotto su 8 casi clinici di sarcoma sinoviale monofasico delle
estremità selezionati dalla banca dell’ I stituto Or topedico Rizzoli da un gruppo
di esper ti patologi. La diagnosi è stata effettuata sui campioni colorati in
ematossilina-eosina in accordo con i cr iter i istopatologici e citogenetici (54). Per
tutti i campioni la percentuale di cellule tumorali era uguale o super iore al 90%.
Di ogni caso si disponeva sia di adeguato mater iale tumorale che del
cor r ispettivo tessuto sano adiacente. E’ stato possibile utilizzare sia il mater iale
fresco, conservato a -80°C presso la banca dei tessuti del Laborator io di Ricerca
Oncologica, che il cor r ispettivo pezzo fissato in formalina ed incluso in
paraffina. Sono stati considerati pazienti che al momento del prelievo istologico
non erano stati sottoposti a nessun tipo di terapia (radioterapia o chemioterapia)
preoperator ia. Le caratter istiche cliniche e patologiche dei pazienti sono
r ipor tate in tabella 3.
Caso
n° Sesso Età Sede Grado Massa,
cm Outcome Follow-up
mesi Ploidia
1 F 57 inf III > 5 DOD 8 diploide 2 F 55 inf IV > 5 DOD 2 diploide 3 M 46 inf III < 5 NED 40 diploide 4 F 45 sup III < 5 DOD 45 aneuploide 5 M 39 inf IV > 5 DOD 14 aneuploide 6 F 74 inf III > 5 NED 65 diploide 7 M 49 inf IV > 5 DOD 15 aneuploide 8 F 46 inf IV > 5 NED 41 aneuploide F=Femmina; M=maschio; NED= non evidenza di malattia; DOD = morto di malattia inf = arto inferiore; sup = arto superiore.
Tabella 3. Caratteristiche cliniche e patologiche degli 8 pazienti selezionati.
Microdissezione
Sezioni di tessuto fissate in formalina ed incluse in paraffina dello spessore di �
5µµµµm sono state tagliate al microtomo. Le sezioni sono state deparaffinate in
xilolo, reidratate attraverso passaggi in etanolo 100%, 70% ed in acqua
distillata. Infine sono state colorate con eosina Y e successivamente
microdissezionate mediante Laser Capture M icrodissection (LCM)(55)
utilizzando lo strumento PixCell Laser Capture M icroscope (Arcturus). Circa
2000 cellule sono catturate mediante impulsi laser (30µµµµm) r imanendo attaccate
ad una membrana termoplastica posta su una piccola cap trasparente. In questo
modo è stato possibile ottenere cellule tumorali e cellule sane dallo stesso
campione.
Dopo la microdissezione dal tessuto posto sulla cap è stato immediatamente
estratto il DNA.
Estrazione del DNA e DOP-PCR
L’estrazione e la pur ificazione di DNA è stata effettuata mediante il KIT
Dneasy QIAamp DNA M icro della Quiagen seguendo il protocollo.
Il DNA estratto è stato utilizzato direttamente come templato per la DOP-PCR. La
DOP-PCR è stata effettuata usando il primer universale 6-MW (5’ -
CCGACTCGAGNNNNNNATGGG-3’ ) ed il termociclatore GENENCO PTC-200
come descritto in letteratura (56).
La reazione è stata condotta in un volume finale di 50 µl. La miscela conteneva: 2 µl
di Primer; 5µl TAPS Buffer; 2.5 µl W 1 Buffer; 1µl DNTPs 10mM; 0.5µl Amplitaq
e 39 µl DNA.
I primi 9 cicli di reazione sono stati effettuati in condizione di bassa stringenza
(denaturazione a 94°C per 30 secondi , appaiamento a 30° per 180 secondi, slope da
30° a 72° C per 210 secondi ed estensione a 72° C per 180 secondi) seguiti da 29
cicli in condizione di alta stringenza (denaturazione a 94°C per 30 secondi,
appaiamento a 62° per 90 secondi e estensione a 72°per 120 secondi) e da una
estensione finale per 480 secondi a 72°C.
CGH-Microar rays
L’analisi CGH-Microarrays è stata effettuata mediante il Vysis GenoSensor System
seguendo l’apposito protocollo. Il chip contiene 287 cloni di DNA target (P1, PAC o
BAC cloni) rappresentanti regioni cromosomiche importanti in citogenetica ed
oncologia. 100 ng di DNA neo e sano (prodotti di PCR) sono stati marcati, attraverso
una reazione di random priming reaction, rispettivamente con Cy3-dCTP and Cy5-
dCTP. L’ ibridazione su Genosensor TM Array 300 v.1.0 è avvenuta in incubatore a
37° C per 72 ore. Dopo una serie di lavaggi (3 per 10 minuti in 50%
2XSSC/formamide 40°C ; 4 per 5 minuti in 1XSSC a temperatura ambiente e 1 per 5
minuti in acqua distillata) i microarrays sono stati contrastati con 4,6 diamidino-2-
penylindole (DAPI IV) solution e analizzati.
Il software del Vysis GenoSensor System, dopo aver trasformato l’emissione di fluorescenza relativa a Cy3 in verde, quella relativa a Cy5 in rosso e quella relativa al DAPI in blu, esegue un processo di normalizazzione interna al microchip dei valori assoluti di fluorescenza verde e rossa e quindi calcola per ogni spot presente sul microchip il rapporto T/R fra l’intensità di fluorescenza verde (DNA Test-neo) e rossa (DNA Reference- sano) (fig.6). Valori del rapporo T/R superiori a 1.25 e inferiori a 0.75 identificano rispettivamente le regioni amplificate e delete del DNA test (neo) rispetto al DNA reference (sano).
A B
Figura 6 - Analisi CGH array effettuata con il software del VysisGenoSensorSystem: A: immagine in DAPI. B: immagine dopo normalizzazione interna.
Real-Time PCR
La procedura di Real-Time PCR (Polymerase Chain Reaction) viene utilizzata per
la rivelazione di specifici prodotti di PCR tramite l’ impiego di sonde (probes)
fluorogeniche disegnate per ibridizzare sequenze targets e generare un segnale che
si accumula durante i cicli di PCR in modo proporzionale alla concentrazione
iniziale del target. Si ottiene in questo modo un segnale fluorescente per ogni
campione che è associato in modo specifico al target studiato. Esistono diversi tipi
di chimica di base per la Real Time.
Quella più comunemente utilizzata è quella Taq-Man basata sull’ attività
esonucleasica 5’ -3’ della Taq polimerasi in combinazione con un probe marcato
con molecole fluorescenti (Fig.7). I probes Taq-Man contengono un fluorocromo
chiamato reporter FAM, (6-carbossi fluorescina) legato covalentemente
all’ estremita 5’ dell’ oligonucleotide e un fluorocromo inibitorio chiamato
quencher TAMRA, (6-carbossi tetrametil rodamina) attaccato all’ estremità 3’ . Un
alternativa ai quencher TAMRA sono i quencher non fluorescenti (NFQ). Quando
il probe è intatto il quencher inibisce l’emissione fluorescente del reporter. Durante
la fase d’estensione della PCR, se il target è presente, il probe marcato si ibridizza
ad esso e la Taq polimerasi idrolizza il probe generando un segnale fluorescente
(reporter) che è direttamente proporzionale alla concentrazione del target presente
nel campione iniziale.
Figura 7. Principi della chimica TaqMan utilizzata per analisi di Real-Time PCR.
La PCR Real-Time è stata eseguita utilizzando la macchina ABI PRISM 7900
Sequence Detection System (Applied Biosystem). Lo strumento combina un
termal cycler contenente una piastra a 96 o 384 pozzetti, un laser per l’ eccitazione
della fluorescenza e la rivelazione del segnale; è dotato di un software che
acquisisce automaticamente il segnale e calcola la specifica fluorescenza rilasciata
durante la reazione 5’ -3’esonucleasica. L’emissione della fluorescenza (compresa
tra 520nm e 620nm) è monitorata da una CCD camera (Charge Coupled Device)
ogni 7 secondi durante l’ intero processo di PCR.
Le variazioni di emissione fluorescente del reporter non imputabili alla reazione di
amplificazione, vengono normalizzate utilizzando un fluorocromo di riferimento
sempre presente nella miscela di reazione (per esempio il ROX).
Il segnale attribuibile alla reazione 5’ -3’esonucleasica è espresso come valore �
Rn,
che riflette sia la quantità di probe fluorescente degradato che la funzione
esponenziale originata durante l’ amplificazione. Il segnale di fluorescenza aumenta
durante la PCR all’ aumentare del numero di copie dell’ amplicone fino a quando la
reazione raggiunge un plateau (Fig.8).
Il programma determina il ciclo soglia (CT) sperimentale, che rappresenta il ciclo
di PCR in cui viene rilevato per la prima volta l’ aumento del segnale fluorescente
del reporter sopra la linea di base calcolata convenzionalmente dopo 15 cicli. Per
un dato campione il valore del CT dipende dal numero delle molecole bersaglio
presenti inizialmente. Fra la quantità iniziale della sequenza bersaglio e il CT esiste
una relazione lineare inversa: maggiore è la quantità iniziale della sequenza
bersaglio minore è il valore del ciclo soglia.
I risultati di Real-Time PCR, espressi in valori di CT possono essere elaborati dal
programma per fornire una quantificazione relativa o una assoluta. La
quantificazione assoluta determina l’esatto numero di copie della sequenza
bersaglio confrontando in segnale con una curva di calibrazione. La
quantificazione relativa invece normalizza il segnale fluorescente del bersaglio al
segnale fluorescente di un riferimento nel campione d’ interesse e lo confronta con
l’emissione del segnale in un campione calibratore. Lo strumento fornisce il
risultato applicando il metodo comparativo del 2- ��� CT, un algoritmo che attraverso
una serie di semplici passaggi aritmetici fornisce una stima della quantità del
bersaglio normalizzata su un gene di riferimento ed un campione calibratore
(57,58).
Figura 8 - Il software abbinato allo strumento ABI Prism 7900 Sequence Detector costruisce un grafico di amplificazione dai valori di emissione fluorescente rilevati durante la fase di estensione dei cicli di PCR.
I l metodo del 2- ��� CT
L’equazione che descrive l’amplificazione esponenziale della PCR è
Xn = X0 (1 + Ex)n
dove:
• X0: numero di molecole della sequenza bersaglio presenti nel campione
iniziale;
• Xn: numero di molecole bersaglio al ciclo n della reazione;
• Ex: efficienza dell’ amplificazione;
• n: numero del ciclo.
Per n= ciclo di soglia, l’ equazione può essere espressa nel modo seguente:
XT = X0 (1 + Ex)CT,X = KX
dove :
• XT : numero di molecole della sequenza bersaglio al ciclo soglia ;
• CT,X: valore del ciclo di soglia per l’ amplificazione;
• KX: costante.
Un’equazione simile vale anche per quanto riguarda il riferimento endogeno (il gene
utilizzato come controllo interno):
RT = R0 (1 + ER)CT,R = KR
dove:
• RT : numero di molecole del riferimento endogeno al ciclo soglia;
• R0 : numero iniziale di molecole del riferimento endogeno;
• ER : efficienza di amplificazione del riferimento endogeno;
• CT,R: valore del ciclo di soglia per l’ amplificazione;
• KR: costante.
Dividendo il valore di XT per il valore di RT e assumendo che l’efficienza di reazione
sia la medesima per entrambe le reazioni, si ottiene una nuova costante, K, che
rappresenta la quantità di prodotto di amplificazione della sequenza bersaglio al ciclo
soglia, normalizzata rispetto alla quantità del prodotto di amplificazione del gene di
riferimento.
Dalla semplificazione della divisione tra XT e RT si ottiene pertanto la seguente
equazione:
K = XN (1+ E)∆CT
dove:
• XN : rapporto tra le quantità iniziali del bersaglio e del riferimento (X0 /
R0);
• ∆CT: differenza in cicli soglia tra il bersaglio e il riferimento (CT,X - CT,R);
Si può ricavare il valore del prodotto XN :
XN = K (1 + E) -∆CT
Il passaggio finale prevede la divisione del valore XN riferito ad un qualsiasi
campione bersaglio (q) per il valore XN riferito al campione calibratore (cb):
XN,q K (1 + E) -∆CT,q
_______ = _______________
= (1 + E) -∆∆CT
XN,cb K (1 + E) -∆CT,cb
dove -∆∆CT = - (∆CT,q - ∆CT,cb).
Per ampliconi di dimensione minore a 150 bp e per i quali le concentrazioni di primer
e Mg2+ siano state ottimizzate adeguatamente, si assume che l’efficienza di
amplificazione sia vicina a 1. Quindi, la quantità di sequenza bersaglio, normalizzata
ad un riferimento interno e relativa ad un gene calibratore, è data da:
quantità di sequenza bersaglio = 2-∆∆CT
Affinché questo calcolo possa essere considerato valido, le efficienze di
amplificazione del bersaglio e del riferimento devono essere approssimativamente le
stesse (59).
Qantitative Microsatellite Analysis (QuMA)
Per validare i r isultati ottenuti nella regione 3p21.3- 3p23 con la tecnica di
CGH-Array il tessuto tumorale e quello sano è stato nuovamente
microdissezzionato ed è stato estratto il DNA. Su di esso è stato studiato il
numero di copie del DNA in tre loci di questa regione mediante l’analisi QuMA
(Fig.9).
Figura 9 - Chimica TaqMan e strategia QuMA. A: Chimica TaqMan. I l probe utilizzato ibridizza con la sequenza microsatellitare CA. B: Schematica illustrazione di un esperimento QuMA con DNA di tumore (linea ……) e DNA sano (linea---). La curva del locus reference per i due DNA è mostrata per semplicità con una linea intera. I l confronto fra la curva di ogni microsatellite con il suo appropriato reference è rappresentata come � CT, dove � CT=Ct (microsatellite )- Ct (reference) e come Ct si intende il ciclo soglia. I l relativo numero di copie (tumore/normale) è determinato dal ��� CT dove ��� CT=��� CT(tumore)- � CT(sano). I l numero di copie del tumore è uguale a 2 x 2- ��� CT. (da Nigro et al. Am.J.Path.2001).
La QuMA è una nuova tecnica che si basa sulla tecnologia TaqMan (Real Time
PCR) ed utilizza una singola sequenza r ipetuta come probe, nel nostro caso CA,
per tutti i loci da analizzare (51). Sono stati selezionati 3 microsatelliti (
D3S1612, D3S1578 e D3S1588) che mappano nella regione cromosomica di
interesse e l’analisi è stata effettuata utilizzando lo strumento ABI7900 (tab.4).
I l numero di copie per questi loci è stato determinato relativamente ad un pool
reference che comprende sei coppie di pr imers per differenti microsatelliti
(D5S643, D9S1794, D13S1238, D14S988, D19S926, D22S922) scelti in quelle
regioni che non sono usualmente alterate nel nostro tumore (15).
Forward primer Reverse primer
Locus D3S1578 GCCAACACACATTAATCACATA GGGGCCAAAATCTGCT D3S1588 TATCCCCAGAGATATTTCTTAGC ACTGCTCTATCCAGGACACA D3S1612 TCTTTTAGTCAGCAGTTATGTC CCCATTAAGAAATGTTACTCTAC Locus pool reference
D5S643 TGGGCGACAGAGCCATC TGTGGTGTGCCATTTATTGACT D9S1794 GAATTGCTTGAACCTGGG TCTGTGATCTTAGTTTGGGG D13S1238 CTCTCAGCAGGCATCCA GCCAACGTAATTGACACCA D14S988 TGGTGATTGGATATCACTGG ATGTTATGTAAGGTTTTGTTTTGTT D19S926 TCTGGTGAGAATTCCTAAGTAGTTC GGCCTTATGCGTGAGTAGTT D22S922 TATCTTGATGGTGGTGTTGG TTCCTCAGTTTTACCTGTGCT
Probe : 5’FAM-TGTGTGTGTGTGTGTGTGTGTG-3’TAMRA
Tabella 4. Primers e probe utilizzati per l’analisi QuMA.
I l numero relativo di copie del DNA del locus da testare è stato definito
(utilizzando come calibratore la media di 4 DNA ottenuti da tessuti sani non
cor relati* ) come 2 x 2- ��� CT dove:
�CT sani* = Ct (locus) – Ct (pool reference)
�CT tumore = Ct (locus) – Ct (pool reference)
���CT =
�CT tumore -
�CT sani*
Per determinare se il valore del QuMA di un singolo campione è significamente
differente dalla media dei valor i ottenuti dai campioni di individui normali è
stato calcolato un intervallo di tolleranza (T.I .) = [2± ( SD tutti loci X 2.28 (limite di
tolleranza assumendo una distr ibuzione normale))] al di sopra del quale si considera un
aumento del numero di copie ed al di sotto del quale si considera una perdita
del numero di copie.
La reazione di amplificazione è stata condotta in duplicato, in un volume finale di
25 � l. La mix di reazione conteneva: 1X PCR Buffer (Roche), 200 µM
deoxynucleotide triphospate A, T and C, 50 µM deoxynucleotide triphospate G
(Promega), 1X ROX Reference Dye (Invitrogen) 150 µM 7-Deaza-2’ -doxy-
guanosine-5’ -triphosphate (Roche, 1X GC-RICH Solution, 4 µM GT probe, 15
µM primers, 1.25 unit/µl TaqStart (Roche Applied Science) e 5ng di DNA. I cicli
termici sono stati i seguenti: 1 ciclo di 95° C per 10 min e 40 cicli di 95°C per 20
secondi, 55° per 20 secondi, 72° per 45 secondi.
Analisi d’ espressione
Casisitica
Lo studio dell’espressione della regione 3p21.3-p23 è stato effettuato sugli 8 casi già analizzati e su 5 nuovi casi selezionati dalla banca degli Istituti Ortopedici Rizzoli, secondo gli stessi parametri scelti per l’analisi genetica. Non è stato possibile utilizzare un numero di casi maggiore in quanto i campioni dovevano provenire da pazienti non trattati ed il materiale doveva essere di buona qualità. In tabella 5 sono riportate le caratteristiche clinico patologiche dei nuovi pazienti selezionati. Caso
n° Sesso Età Sede Grado Massa,
cm Outcome Follow-up
mesi Ploidia
9 F 29 inf IV < 5 DOD 39 diploide 10 M 61 sup III > 5 NED 37 diploide 11 M 29 sup III < 5 NED 132 diploide 12 M 23 inf III < 5 DOD 30 //
13 M 19 inf III < 5 DOD 42 diploide F=Femmina; M=maschio; NED= non evidenza di malattia; DOD = morto di malattia inf = arto inferiore; sup = arto superiore
Tabella 5. Caratteristiche cliniche e patologiche dei 5 pazienti selezionati.
Estrazione RNA
Per l’ estrazione dell’RNA totale da campioni di tessuto fresco congelato è stato
utilizzato il TRIzol Reagent (Invitrogen), una soluzione monofasica costituita da
fenolo e guanidina tiocianato.
I campioni congelati (150 mg circa) sono stati sminuzzati in ghiaccio con bisturi
sterile ed il triturato è stato immerso in un opportuno volume di TRIzol Reagent. Per
l’ omogenizzazione è stato utilizzato un omogenizzatore del tipo rotore-statore
(Polytron). Tutto il materiale insolubile è stato separato dalla soluzione mediante
centrifugazione ed il sovranatante è stato trasferito in una provetta pulita. Ad ogni
campione sono stati aggiunti 200 µl di cloroformio per ml di TRIzol. Dopo agitazione
meccanica, l’ emulsione è stata incubata brevemente a temperatura ambiente. I
campioni sono stati centrifugati a 12000 rpm per 15 min a 4°C e la fase inorganica
contenente l’RNA è stata trasferita in una provetta pulita.
L’RNA è stato fatto precipitare con 500 µl di etanolo per ml di TRIzol Reagent usato
per l’ omogeneizzazione. I campioni sono stati incubati a temperatura ambiente per 10
min e poi centrifugati a 12000 rpm per 15 min a 4°C. Dopo aver rimosso il
sovranatante, il sedimento di RNA è stato lavato con 800 µl di etanolo al 75% per ml
TRIzol, agitato meccanicamente per pochi secondi e centrifugato a 10000 rpm per 5
min a 4°C. Alla fine della procedura l’etanolo è stato rimosso ed il sedimento di RNA
è stato fatto asciugare all’ aria sotto cappa chimica. L’RNA è stato risospeso in un
opportuno volume di RNAsecure reagent (Ambion).
La concentrazione dell’RNA è stata determinata misurando l’assorbanza a 260 nm
allo spettrofotometro ed il rapporto A260/A280 era ≅ 1.6.
Per ver ificare l’assenza di eventuali contaminazioni da DNA genomico e
l’ integr ità dell’RNA, è stata eseguita un’elettroforesi su gel di agarosio all’ 1%
in TBE 1X.
Retrotrascr izione
Il cDNA è stato sintetizzato a partire da 400 ng di RNA estratto diluiti in 50 µl di
RNasi free water (Quiagen). Per la retrotrascrizione è stato utilizzato l’High Capacity
cDNA Archive kit (Applied Biosystem, PE).
I 100 µl di miscela di reazione contenevano: 400 ng di RNA, acqua “RNasi free” ,
tampone di retrotrascrizione 1X, miscela di deossinucleotidi trifosfato 1X, random
primer 1X, Multiscribe trascrittasi inversa 2.5 U/µl, inibitore delle RNasi 0.4 U/µl. La
reazione è avvenuta nel “Thermal Cycler 2004” (Perkin-Elmer) sotto le seguenti
condizioni:
- 25°C per 10 minuti
- 37°C per 120 minuti
- 4°C per �
Analisi dell’espressione mediante Real-Time PCR
L’espressione dei geni RASSF1 e MLH1 è stata normalizzata all’ espressione del gene
costitutivamente espresso GAPDH e per ogni campione di tessuto neoplastico è stato
scelto come calibratore il corrispondente campione istologico sano.
Per l’ amplificazione delle sequenze bersaglio sono stati utilizzati dei prodotti
specifici per l’ analisi quantitativa chiamati TaqMan Gene Expression Assays
(Applied Biosystem, PE). Il prodotto consiste in una miscela per la PCR contenente i
primer ed una sonda del tipo TaqMan, specifici per la sequenza di interesse (gene
bersaglio o gene riferimento endogeno) e presenti alla concentrazione ottimale per
ottenere la massima efficienza di reazione. Le sonde TaqMan presenti in tutti i
prodotti TaqMan Gene Expression Assays sono marcate al 5' con un fluorocromo
reporter del tipo 6-FAM e al 3' con un quencher non fluorescente (NFQ).
Quest’ultimo è legato covalentemente ad una molecola chiamata MGB (minor groove
binder), che ha la funzione di aumentare la temperatura di fusione consentendo
l’ impiego di sonde molto brevi (59).
I TaqMan Gene Expression Assays (www.appliedbiosystem.com) utilizzati sono stati
i seguenti:
- GAPDH Assay ID: Hs00179866-m1
- RASSF1
Assay ID: Hs00200394-m1 - MLH1 Assay ID: Hs99999905-m1
Per ciascuno dei tre geni la reazione di amplificazione è stata condotta in duplicato. I
25µl di reazione contenevano: 1.25µl Target Assay Mix 20X o Endogenous Control
Assay Mix 20X, 25 ng di cDNA diluiti in 11.25� l di RNase free water (Qiagen),
12.5µl di Taq Man Universal Master Mix 2X (AmpliTaq Gold DNA polimerasi,
AmpErase UNG, deossinucleotidi trifosfato, fluorocromo di riferimento passivo,
tampone di PCR ottimizzato). La reazione è avvenuta sotto le seguenti condizioni:
- 2 min a 50°C (attivazione dell’ enzima UNG);
- 10 min a 95 °C (attivazione della polimerasi);
- 15 sec a 95°C (denaturazione);
- 1 min a 60° C (allineamento ed estensione).
Sono stati impostati 45 cicli di reazione.
La PCR Real Time è stata eseguita utilizzando la macchina ABI PRISM® 7900
Sequence Detection System (Applied Biosystem).
Immunoistochimica Per valutare l’ espressione proteica dei geni MLH1 e RASSF1, dai campioni fissati
in formalina ed inclusi in paraffina sono state tagliate con il microtomo sezioni di
5� m. Le sezioni sono state successivamente sparaffinate in xilolo e reidratate
mediante successivi passaggi in etanolo 100%, 95% e 70% ed infine in acqua
distillata. Sono state poi sottoposte ad un trattamento con una soluzione di H2O2
per 5 minuti a temperatura ambiente allo scopo di bloccare le perossidasi
endogene. Per limitare le eventuali aspecificità di reazione, è stato applicato per 15
minuti, il siero intero, non immune, della stessa specie dell’ anticorpo secondario.
Le sezioni sono state poi incubate per tutta la notte a 4°C con i seguenti anticorpi
primari: policlonale anti RASSF1 (n-15) diluito 1:100 (Santa Cruz); monoclonale
anti MLH1 (clone 14) diluito 1:10 (Calbiochem).
Dopo i lavaggi con il tampone Phosphate Buffer Saline (PBS) le sezioni sono state
incubate con l’antisiero secondario diretto contro le IgG dell’ antisiero primario per
30 minuti a temperatura ambiente e con i complessi streptoavidina-biotina
perossidasi. Lo sviluppo è stato effettuato con una soluzione di 3-amino-9-etil-
carbazolo al 100% in N.N.Dimetilformamide seguito dal contrasto nucleare con
ematossilina e dal montaggio in soluzione acquosa. In accordo con la percentuale
di cellule positive i campioni sono stati valutati come negativo (nessuna cellula
positiva), focalmente positivo (� 50% cellule positive) o positivo (� 50% cellule
positive). Come controllo positivo sono state utilizzate sezioni di tessuto di cisti
aneurismatica, come controllo negativo è stato omesso l’anticorpo primario.
RISULTATI
Analisi genetica
CGH-Microar ray L’analisi CGH-Microar ray effettuata con il chip Genosensor TM Array 300 v.1.0 (Vysis) contenenete le più impor tanti regioni cromosomiche implicate nel campo dell’oncologia, ha videnziato negli 8 casi analizzati, numerose alterazioni in quasi tutti i cromosomi (Tab.6 A e B) mostrando un’ estrema var ibilità del profilo genico in ogni caso analizzato.
Acquisizione
Descr izione GenBank Numer Accession
PTGS2(COX2) 1q31.1 prostaglandin-endoperoxide synthase 2 AL033533
ITGA4 2q31-q32 Integrin, alpha 4 AC020595
DDX15 4p15.3 DEAH (Asp-Glu-Ala-His) box polypeptide 15 AC027517
C84C11/T3 5p tel sub telomeric NA
PIM1 6p21.2 pim-1 oncogene AL353579
G31341 7p tel sub telomeric AC093614
RFC2,CYLN2 7q11.23 replication factor C (activator 1) 2 AC005015
CDK6 7q21-q22 Cyclin-dependent kinase 6 AC004128
SERPINE1 7q21.3-q22 Serine proteinase inhibitor AC004876
PDGRL 8p22-p21.3 platelet-derived growth factor receptor-like AF165145
MYC 8q24.12-q24.13 v-myc myelocytomatosis viral oncogene homolog NA
WI-6509 11q tel sub. telomeric AP003025
PACE4C 15q tel sub telomeric AQ263469
FRA16D 16q23.2 fragile site, aphidicolin type, common, fra(16)(q23.2) NA
LZ16 16q24.2 ankyrin repeat domain 11 AC023256 WI-14673 17p tel sub telomeric AC015853
LLGL1 17p12-17p11.2 lethal giant larvae homolog 1 (Drosophila) AC020567
FLI,TOP3A 17p12-17p11.2 flightless I homolog (Drosophila) NA
PPARBP(PBP) 17q12 PPAR binding protein AC009283
SHGC-103396 17q tel sub telomeric AQ357495
FRA18A(D18S978) 18q12.3 fragile site, aphidicolin type, common, fra(18)(q12.2) AP001639
CTDP1,SHGC-145820 18q tel sub telomeric AP001641
MKKS, SHGC-79896 20p12.1-p11.23 McKusick-Kaufman syndrome NA
PCNT2(KEN) 21q tel sub telomeric AQ618375
BCR 22q11.23 breakpoint cluster region NA
DXS580 Xp11.2 microsatellite Z83745
A Tabella 6A. Acqusizione di regioni cromosomiche riscontrate in 3 o più casi. NA= non disponobile
Perdita
Descrizione GenBank Numer
Accession
PRKCZ 1p36.33 protein kinase C, zeta AC068198
NRAS 1p13.2 neuroblastoma RAS viral (v-ras) oncogene homolog NA
TBR1 2q23-q37 T-box, brain 1 AC009487
RAF1 3p25 v-raf-1 murine leukemia viral oncogene homolog 1 NA
MLH1 3p21.3-p23 mutL homolog 1, colon cancer, nonpolyposis type 2 (E. coli)
AC006583
D4S2930 4q tel sub telomeric NA
6QTEL54 6q tel sub telomeric NA
ABCB1(MDR1) 7q21.1 ATP-binding cassette, sub-family B (MDR/TAP), member 1
NA
stSG48460 7q tel sub telomeric AQ897338
MOS 8q11 v-mos moloney murine sarcoma viral oncogene
AQ009368
E2F5 8p22-q21.3 E2F transcription factor 5, p130-binding AC011773
HRAS 11p15.5 v-Ha-ras Harvey rat sarcoma viral oncogene homolog NA
D11S461 11q12.2 microsatellite NA
SHGC-5557 12p tel sub telomeric AC005844
GLI 12q13.2-q13.3 glioma-associated oncogene homolog (zinc finger protein)
NA
IGH(SHGC-36156) 14q tel sub telomeric AZ579057
ZNF217(ZABC1) 20q13.2 zinc finger protein 217 NA
20QTEL14 20q tel sub telomeric NA
B Tabella 6B. Perdite di regioni cromosomiche riscontrate in 3 o più casi. NA= non disponobile Per la valutazione dei dati é stata considerata un’ acquisizione del numero di copie del gene con valor i della ratio T/R maggiore di 1.25 ed una perdita con valor i infer ior i a 0.75. Le maggior i acquisizioni sono state r itrovate nella regione 17p12-p11 (FLI , TOP3), mentre le perdite hanno coinvolto le regioni 2q23-q27 (TBR1), 3p25 (RAF1), 3p21.3-p23 (MLH1;RASSF1), 11p15.5 (HRAS) e 12ptel (SHGC-5557). Per quanto r iguarda il cromosoma 3p sono state r iscontrate numerose alterazioni in tutti gli 8 casi con una prevalenza di delezioni. Quattro casi presentavano la perdita della regione 3p21.3-p23 mentre l’acquisizione di questa regione era presente solo in due casi (Tab.7). E’ stata trovata un’ interessante associazione tra lo stato aneuploide ed alterazioni di alcune regioni cromosomiche specifiche. Infatti tutti i quattro casi
aneuploidi presentavano un’acquisizione del numero di copie delle regioni 17q21-q22 (TOP2A), 22q11-23 (BCR), ed una perdita di 1p36.33 (PRKCZ), 5q21-q22 (APC) e 14q13 (PNN). N° 3PTEL25
3ptel 3PTEL01
3ptel VHL
3p25-p26 RAF1 3p25
THRB 3p24.3
MLH1 3p21.3p23
RASSF1 3p21.3
FHIT 3p14.2
p44S10 3p14.1
D3S1274 3p12-3p13
1 2 3 4 5 6 7 8
Tabella 7. Alterazioni r iscontrate nel braccio corto del cromosoma 3. Rosso= perdita; Verde= guadagno QuMA L’ intervallo di tolleranza (T.I .) utilizzato per l’analisi QuMA è stato calcolato come 0.4-4.4 utilizzando la media e la deviazione standard dei valor i di ∆∆∆∆CT fra i 3 loci microsatellitar i nella regione 3p21.3-p23 ed un pool di 4 DNA non cor relati. In base al metodo comparativo (52) il valore di 2 x 2- ��� CT
(cor r ispondente al numero di copie del DNA) ottenuto è stato considerato normale se cade all’ interno del T.I . Con valor i maggior i di 4.4 è stato considerato un aumento del numero di copie e con valor i al di sotto di 0.4. una perdita del numero di copie (Tab.8).
3p21.3-3p23 3p21.3 D3S1612 D3S1578 D3S1588
Caso 1 0,28 5,46 3,14 Caso 2 0,04 0,54 1,04 Caso 3 0,82 2,30 NA Caso 4 0,76 NA 0,26 Caso 5 5,32 NA 2,34 Caso 6 0,12 0,8 2,58 Caso 7 2,94 0,36 0,76 Caso 8 0,02 NA 0,66
Tabella 8. Intervallo di tolleranza = perdita < 0,4-4,4 > guadagno NA = non disponibile Sette degli otto casi di sarcoma sinoviale monofasico hanno mostrato alterazioni genetiche nella regione 3p21-p23 con perdite in 6 casi su 8 e aumenti in 2 casi su 8. Questi r isultati hanno confermato i r isultati ottenuti dall’analisi di CGH-microar ray in 7 degli 8 casi per i geni MLH1 e RASSF1. Analisi d’espressione Analisi dell’espressione genica di MLH1 e RASSF1 L ’analisi dell’espressione genica mediante Real Time PCR dei 13 campioni di sarcoma sinoviale monofasico ha evidenziato una maggiore espressione dei geni in circa l’80% dei campioni di tessuto tumorale r ispetto al cor r ispondente tessuto sano (Fig.10).
campioni
-0,5
4,5
9,5
14,5
19,5
24,5
29,5
34,5
39,5
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
MLH1
2-
�� C
T
Figura 10-Livelli d’espressione di mRNA RASSF1 e MLH1 relativi al corrispettivo tessuto
sano utilizzato come calibratore. Ogni gene è stato considerato più espresso nei casi in cui il valore di emissione
luminosa calcolato con il metodo del 2-∆∆CT risulta superiore al valore 1+SD e meno
espresso in tutti quei casi in cui il valore si mostra inferiore al valore 1-SD. Il livello
di espressione normale uguale a 1, corrisponde al valore di emissione luminosa per
ogni reazione di amplificazione della sequenza bersaglio e di riferimento nei
campioni di tessuto sano.
Il gene RASSF1 si è mostrato più espresso in 11 casi su 13 con un’elevata variabilità
di valori compresi fra 1.3 e 38.5( Tab.9).
In particolare solo 3 casi su 8 esibiscono un valore di 2-∆∆CT superiore a 10 mentre
negli altri casi si evidenzia un lieve aumento del livello di espressione.
I l gene MLH1 si è mostrato più espresso in
10 casi su 13 con una var iabilità di valor i
compresi tra 1.5 e 14 ( Tab.9).
Valor i di 2-∆∆∆∆∆∆∆∆CT super ior i ad 8 sono evidenti
in 2 casi su 13, nei restanti casi l’aumento
dell’espressione è meno marcato. I l gene r isulta inoltre espresso a livelli normali in 2 casi su 13 e leggermente sotto espresso in un solo caso.
Tabella 9. Risultati dell’analisi Real Time PCR di genetica di RASSF1 e MLH1.
Analisi dell’espressione proteica di MLH1 e RASSF1 I risultati dell’analisi immunoistochimica delle proteine corrispondenti ai due geni studiati sono
sintetizzati nella tabella 10.
L’analisi ha mostrato una positività alla proteina RASSF1 in 12 su 13 casi (fig.11).
L’ immunoreattività si presentava moderata e con una distribuzione eterogenea. Una più alta
intensità d’espressione è stata evidenziata nei 2 casi che presentavano un aumento del livello di
espressione di mRNA. L’espressione di MLH1 è risultata negativa in tutti i casi analizzati tranne
uno (fig.12).
CASO RASSF1 MLH1 1 pos neg
RASSF1 MLH1 Caso 2- ∆∆∆∆∆∆∆∆CT Caso 2- ∆∆∆∆∆∆∆∆CT
1 0,75±0.32 1 0,55±0.28 2 2,45±0.43 2 1,87±0.43 3 1,53±0.05 3 1,12±0.47 4 6,04±0.14 4 1,88±0.08 5 2,45±0.43 5 1,81±0.36 6 20,46±0.15 6 9,88±0.28 7 38,58±0.09 7 14,12±0.17 8 0,53±0.08 8 1,1±0.12 9 5,37±0.22 9 3,64±0.23 10 10,97±0.1 10 6,13±0.1 11 1,3±0.21 11 2,6±0.31 12 7,52±0.24 12 1,59±0.2 13 4,92±0.23 13 3,24±0.22
2 pos neg 3 pos neg 4 neg neg 5 foc pos neg 6 foc pos neg 7 pos neg 8 pos neg 9 pos pos 10 pos neg 11 foc pos neg 12 pos neg 13 pos neg
Tabella 10. Risultati dell’analisi immunoistochimica delle 2 proteine codificate dai geni
analizzati. pos= positivo; neg= negativo; foc. pos.= focalmente positivo.
Figura 11- Moderata reazione di immunopositività alla proteina RASSF1. (IHC 20X)
Figura 12- Reazione d’ immunonegatività alla proteina MLH1. (IHC 20X)
DISCUSSIONE
I sarcomi delle parti molli sono un gruppo eterogeneo di tumori di origine
mesenchimale. Rappresentano 1% dei tumori totali dell’ adulto, hanno un’ampia
varietà cellulare, sono poco differenziati e di difficile classificazione (1).
La diagnosi differenziale del sarcoma sinoviale monofasico da altri sarcomi a cellule
allungate, ad es. il leiomiosarcoma, richiede l'individuazione di markers biologici
specifici come la traslocazione t(X;18)(p11.2;q11.2). Tuttavia la rarità e l'ampio
spettro di caratteristiche istologiche e citogenetiche, comprese le frequenti e
complesse aberrazioni secondarie, devono essere definite con nuovi criteri sia
prognostici che diagnostici (60).
L'intento di questo studio è stato quello di caratterizzare meglio a livello molecolare il
sarcoma sinoviale monofasico e di portare un contributo all'identificazione di nuovi
markers aventi significato diagnostico e/o da poter essere utilizzati come possibili
bersagli per eventuali trattamenti terapeutici.
Sono stati analizzati una serie omogenea di sarcomi sinoviali monofasici ad alto
grado provenienti da pazienti non sottoposti a nessun trattamento terapeutico pre-
operatorio con un quadro istologico e clinico completo. La rarità di questo tumore, la
necessità di avere campioni provenienti da pazienti non trattati e materiale di buona
qualità ha notevolmente limitato la casistica.
La tecnica di microdissezione che permette la selezione di una popolazione di cellule
morfologicamente ben definite da una sezione di tessuto, risulta essere un ottimo
strumento nello studio di tessuti eterogenei (61,62). Il tessuto microdissezionato
come fonte di DNA genomico è stato utilizzato con successo per l'individuazione di
eterozigosi in tumori primari e per l'individuazione di alterazioni geniche tumore
specifiche (63,64). Nel nostro studio, pur trattando di pazienti con sarcoma sinoviale
di tipo monofasico, alcuni campioni presentavano cellule di diversa morfologia e
quindi la microdissezione, effettuata sotto la supervisione di un patologo, si è rivelata
estremamente utile. Grazie a questa tecnica è stato anche possibile il recupero dalla
stessa sezione di tessuto, sia delle cellule tumorali che di quelle muscolari sane
adiacenti e quindi la successiva estrazione di DNA delle due popolazioni cellulari su
cui effettuare le analisi.
La tecnica di Comparartive Genomic Hybridization (CGH) ha contribuito
significativamente nello studio della citogenetica dei tumori soprattutto di quelli
solidi dove le convenzionali tecniche citogenetiche sono meno efficienti (65). Questa
tecnica permette di definire le alterazioni del numero di copie di un DNA genomico
in un campione rispetto a un riferimento normale in un singolo esperimento e quindi
ha portato ad un notevole aumento delle conoscenze sulla biologia e sulla
progressione dei tumori sulla base delle perdite o delle amplificazioni di regioni
cromosomiche contenenti oncogeni o oncosopressori. Oggi la CGH è un metodo
d’analisi ben ottimizzato ed utilizzato anche se presenta ancora delle limitazioni
tecniche. Poiché il DNA nei cromosomi si presenta altamente condensato, la
risoluzione per la determinazione del cambiamento del numero di copie è solo di 5-
10 Mb per le perdite e di 2 Mb per le amplificazioni (66) e poiché l’analisi
dell’ immagine ottenuta è solo in parte automatizzata, l’ esperienza del citogenetista
risulta molto importante nell’ identificazione delle alterazioni. Per superare queste
limitazioni recentemente sono state sviluppate “piattaforme” microarray con potenti
sistemi di analisi d’ immagine e di elaborazione dei dati.
Per il nostro studio abbiamo utilizzato il sistema GenoSensor della ditta Vysis con
microarray contenti non l’ intero genoma umano (già disponibili in commercio) ma
cloni DNA selezionati rappresentanti regioni importanti in citogenetica ed oncologia.
L’analisi ha evidenziato in tutti i pazienti studiati, confermando i dati in letteratura,
un elevato numero di alterazioni in quasi tutti i cromosomi e un’ ampia variabilità in
ogni singolo caso, sottolineando la complessità genetica di questo tumore e
soprattutto la difficoltà di individuare geni utilizzabili sia per la diagnosi sia come
possibili bersagli per eventuali trattamenti terapeutici.
L’analisi ha r ivelato anche che i quattro casi con alterato contenuto di DNA presentavano specifiche alterazioni come l’amplificazione dei geni TOP2, e BCR e la perdita di geni come PRKCZ, APC e PNN coinvolti nei meccanismi di aggressività tumorale. Infatti amplificazione e overespressione del gene TOP2 sono state trovate nel tumore gastr ico e mammar io ( 67,68) e la perdita del gene APC è stata trovata coinvolta nella progressione del tumore al colon (69). Questo potrebbe evidenziare un impor tante coinvolgimento delle regioni contenenti questi geni anche nel compor tamento aggressivo del sarcoma sinoviale monofasico. Pur troppo causa la casistica limitata, non è stato possibile effettuare una cor relazione statistica. In accordo con altri autori (19) abbiamo trovato in tutti i casi analizzati perdite del
cromosoma 3p. Questo è uno dei più frequenti cromosomi alterati nei carcinomi (22)
e l’ elevata incidenza di perdita di eterozigosi nella regione 3p21.3-p23 in molti
tumori umani sporadici ha suggerito la presenza in questo locus di uno o più
oncosopressori (50).
Nella nostra casistica i r isultati ottenuti con la tecnica di CGH-microar ray sono stati confermati attraverso l’analisi QuMA (51) in 7 casi su 8. Questa tecnica di recente sviluppo ha confermato quindi, una volta ottimizzata, una grande potenzialità di utilizzo per la validazione di analisi microar ray dove la necessità di avere un buon controllo dei dati in tempi brevi e con costi relativamente bassi r isulta spesso problematica. I nostr i dati hanno mostrato numerose alterazioni del numero di copie nella regione 3p21.3-p23 con una prevalenza di perdite che tuttavia sembrano non alterarne completamente il meccanismo di trascr izione. L ’analisi d’espressione ha r ilevato infatti la presenza, pur a livelli moderati, di mRNA cor r ispondente ai geni RASSF1 e MLH1. E’ ipotizzabile che l’alterazione del numero di copie non
coinvolga le sequenze codificanti e/o non sia fondamentale per il meccanismo di trascr izione. La quantificazione dei livelli di espressione è stata effettuata mediante tecnica di Real Time PCR. La scelta del gene di r ifer imento e del calibratore sono di capitale impor tanza per garantire l’affidabilità dei dati. La quantificazione relativa dell’ RNA messaggero realizzata impiegando un gene di r ifer imento, garantisce di compensare le possibili fluttuazioni di efficienza della reazione di retrotrascr izione, mentre l’utilizzo del calibratore permette di valutare l’espressione in termine di var iazione percentuale r ispetto a un livello che viene scelto come basale. La scelta del gene di r ifer imento dipende dalle esigenze sper imentali: comunemente vengono adottati dei geni espressi costitutivamente, anche se molti autor i hanno sottolineato che la loro espressione può var iare da tessuto a tessuto e può modificarsi durante il progredire del ciclo cellulare (70,71,72). In questo studio per l’analisi dell’espressione dei geni RASSF1 ed MLH1, è stato scelto, dopo averne testati diversi, come r ifer imento endogeno il gene GAPDH, poiché la sua espressione si è dimostrata costante nei campioni di tessuto analizzati e l’espressione dei due geni RASSF1 e MLH1 in ogni campione di tessuto tumorale è stata confrontata con la loro espressione nel tessuto sano cor r ispondente. Gli studi condotti su diversi tipi di tumor i sporadici hanno evidenziato che il gene RASSF1 r isulta diffusamente inattivato per metilazione (47,48,49) mostrando una sensibile diminuzione del livello di espressione. Nel nostro studio invece questo gene si presenta più espresso r ispetto al tessuto sano in 11 campioni tumorali su 13 con un’ampia var iabilità di valor i di 2-∆∆∆∆∆∆∆∆CT. In par ticolare, i campioni 6 e 7 esibiscono valor i super ior i a 20, mentre la maggior par te r imane entro il limite di 10. In letteratura le pubblicazioni che r iguardano in modo specifico la trascr izione del gene umano MLH1 non sono numerose. La maggior par te degli studi pubblicati analizzano le proteine e ne r ivelano la diminuzione del livello di espressione in alcuni tipi di tumore (73,74,75). Inoltre molti Autor i hanno evidenziato che il gene MLH1 r isulta inattivato per metilazione con elevata frequenza (41,43). Nel nostro studio i valor i di 2-∆∆∆∆∆∆∆∆CT relativi al livello di espressione del gene MLH1 sono compresi fra 0,5 e 14, in un intervallo più breve r ispetto al precedente. Su 13 campioni, 10 hanno maggiore espressione del gene, 2 mostrano un livello di espressione normale mentre un solo caso esibisce una quantità di messaggero infer iore r ispetto al cor r ispondente tessuto sano. Dal confronto dei dati emerge una cor r ispondenza fra l’aumento o la r iduzione dell’espressione dei due geni all’ interno dello stesso campione di mRNA. Si può notare infatti che i casi caratter izzati dal più alto incremento dell’attività trascr izionale per entrambi i geni sono il campione 6 ed il campione 7. L ’andamento “ a coppie” comunque continua ad essere r ispettato anche fra i restanti campioni. I l dato potrebbe essere spiegato dal fatto che i due geni si
trovano vicini nella mappa cromosomica, in un segmento di 120 Kb localizzato nella regione 3p21.3. I r isultati di espressione ottenuti in questo studio sembrano essere in controtendenza r ispetto a recenti studi pubblicati in relazione ai tumor i anche se in letteratura non sono stati r ipor tati precedenti dati sulla regione 3p21.3-p24 per quanto r iguarda il sarcoma sinoviale e il compor tamento di geni come RASSF1 e MLH1 è ancora in via di studio. E’ stato r ipor tato infatti che un aumento di espressione del gene RASSF1 potrebbe essere associato con un’attivazione costitutiva di RAS r isultando in un’apoptosi RAS-dipendente (25,76). Inoltre la presenza di molte var ianti di splicing determina controverse e non ben definite interpretazioni del suo meccanismo di azione. In contrasto con i più alti livelli di espressione di mRNA l’analisi proteica ha evidenziato in quasi tutti casi una moderata espressione della proteina RASSF1 mentre l’espressione della proteina MLH1 è r isultata , eccetto un caso, negativa. Questo dato potrebbe sugger ire una deregolazione a livello del meccanismo post-trascr izionale, ad es. alterazioni nei meccanismi di stabilizzazione del trascr itto o presenza di miRNA. I nostr i r isultati hanno confermato la complessità genetica del sarcoma sinoviale monofasico e hanno r ivelato la presenza di specifiche alterazioni cromosomiche in regioni contenenti geni implicati nel controllo della progressione della malattia. L ’ottimizzazione e l’utilizzo di tecniche innovative come la Quantitative M icrosattelite Analysis ha permesso di ottenere in breve tempo e con costi relativamente bassi un buon controllo dei r isultati. Lo studio della regione 3p21.3-p23 ha evidenziato come le alterazioni del numero di copie r iscontrate non sembrano coinvolgere l’attivazione trascr izionale dei geni cor r ispondenti suggerendo una “ down regulation” a livello del meccanismo post trascr izionale. La rar ità di questo tumore e la r istrettezza dei cr iter i di selezione dei pazienti, ha notevolmente limitato la casistica non permettendo alcuna cor relazione statisticamente significativa tra le alterazioni r iscontrate e l’andamento clinico della malattia estremamente var iabile da paziente a paziente. In conclusione i nostr i dati sottolineano l’estrema complessità di questa patologia e come sia necessar io, grazie anche all’utilizzo di tecniche sempre più raffinate, caratter izzare ancor meglio il sarcoma sinoviale affinché sia possibile individuare specifici target da utilizzare per la diagnosi o sui quali poter agire per eventuali terapie.
BIBLIOGRAFIA
1. Campanacci M. Soft Tissue Tumours. Piccin Nuova Libreria Ed. Padova, 1999: 998-1012.
2. Enzinger FM and Weiss SW. Synovial Sarcoma. In:Enzinger FM and Weiss SW, eds Soft tissue tumors. St. Louis: Mosby, 1995:757-86.
3. Kempson RL, Fletcher CDM, Evans HL, Hendrickson MR and Sibley RK.
Tumors of Uncertain and Nonmesenchymal Differentiation: synovial Sarcoma. In : Rosai J and Sobin LH, eds. Atlas of Tumor Pathology: Tumors of the Soft Tissues. Washington, D.C.: Armed Forces Institute of Pathology, 2001 b:472-84.
4. Fisher C:Synovial sarcoma. Ann Diagn Pathol. 1998 Dec;2(6):401-21.
5. Yakushiji T, Yonemura K, Tsuruta J, Nishida K, Kato T, Takagi K.Capacity
for epithelial differentiation in synovial sarcoma: analysis of a new human cell line. J Clin Pathol. 2000 Jul;53(7):525-31.
6. Shmookler BM. Retroperitoneal synovial sarcoma. A report of 4 cases. Am J
clin pathol. 1982;77:686-691.
7. Zeren H, Moran CA, Suster S, Fishback NF, Koss MN. Primary pulmonary sarcomas with features of monophasic synovial sarcoma. A clinicopathological, immunohistochemical and ultrastructural study of 25 cases. Hum Pathol. 1995;26:474-480.
8. Burke AP, Cowan D, Virmani R. Primary sarcomas of the heart. Cancer.
1992;69:387-395.
9. Flieder DB, Moran CA. Primary cutaneous synovial sarcoma: a case report. Am J Dermatopathol. 1998;20:509-512.
10. Iwasaki H, Ishiguro M, Ohjimi Y, Ikegami H, Takeuchi T, Kikuchi M, Kaneko
Y, Ariyoshi A. Synovial sarcoma of the prostate with (x;18)(p11.2;q11.2). Am J Surg Pathol. 1999;23(2):220-226.
11. Kleinschmidt-DeMasters BK, Mierau GW, Sze CJ, Breeze RE, Greffe B,
Lillehei KO, Stephens JK. Unusual dural and skull-based mesenchymal neoplasms: a report of four cases. Hum Pathol. 1998;29(3):240-245.
12. Skytting BT, Szymanska J, Aalto Y, Lushnikova T, Blomqvist C, Elomaa I, Larsson O, Knuutila S. Clinical importance of genomic imbalances in synovial sarcoma evaluated by comparative genomic hybridization. Cancer Genet Cytogenet. 1999 Nov;115(1):39-46.
13. Ladanyi M, Antonescu CR, Leung DH, Woodruff JM, Kawai A, Healey JH,
Brennan MF, Bridge JA, Neff JR, Barr FG, Goldsmith JD, Brooks JS, Goldblum JR, Ali SZ, Shipley J, Cooper CS, Fisher C, Skytting B, Larsson O. Impact of SYT-SSX fusion type on the clinical behavior of synovial sarcoma: a multi-institutional retrospective study of 243 patients. Cancer Res. 2002 Jan 1;62(1):135-40.
14. Deshmukh R, Mankin HJ, Singer S. Synovial sarcoma: the importance of size
and location for survival. Clin Orthop Relat Res. 2004 Feb;(419):155-61.
15. Kawauchi S, Fukuda T, Oda Y, Saito T, Oga A, Takeshita M, Yokoyama K, Chuman H, Iwamoto Y, Sasaki K, Tsuneyoshi M. Prognostic significance of apoptosis in synovial sarcoma: correlation with clinicopathologic parameters, cell proliferative activity and expression of apoptosis-related proteins. Mod Pathol. 2000 Jul;13(7):755-65.
16. van de Rijn M, Barr FG, Xiong QB, Hedges M, Shipley J, Fisher C. Poorly
differentiated synovial sarcoma: an analysis of clinical, pathologic, and molecular genetic features. Am J Surg Pathol. 1999 Jan;23(1):106-12.
17. Kasai T, Shimajiri S and Hashimoto H. Detection of SYT-SSX fusion
transcripts in both epithelial and spindle cell areas of biphasic synovial sarcoma using laser capture microdissection. Mol Pathol 2000;53:107-10.
18. Mandahl N. Cytogenetics and molecular genetics of bone and soft tissue
tumors .Adv Cancer Res. 1996;69:63-99.
19. Szymanska J, Serra M, Skytting B, Larsson O, Virolainen M, Akerman M, Tarkkanen M, Huuhtanen R, Picci P, Bacchini P, Asko-Seljavaara S, Elomaa I, Knuutila S. Genetic imbalances in 67 synovial sarcomas evaluated by comparative genomic hybridization. Genes Chromosomes Cancer. 1998 Nov;23(3):213-9.
20. Marx JL. Oncogene action probed. Science. 1987, Sep 25; 237(4822):237.
21. Momparler RL. Cancer epigenetics. Oncogene. 2003 Sep 29;22(42):6479-83.
22. Kok K, Naylor SL, Buys CH. Deletions of the short arm of chromosome 3 in solid tumors and the search for suppressor genes. Adv Cancer Res. 1997;71:27-92.
23. Latif F, Tory K, Gnarra J, Yao M, Duh FM, Orcutt ML, Stackhouse T, Kuzmin I, Modi W, Geil L, et al. Identification of the von Hippel-Lindau disease tumor suppressor gene. Science. 1993 May 28;260(5112):1317-20.
24. de The H, Tiollais P, Dejean A. The retinoic acid receptors. Nouv Rev Fr
Hematol. 1990;32(1):30-2.
25. Dammann R, Li C, Yoon JH, Chin PL, Bates S, Pfeifer GP. Epigenetic inactivation of a RAS association domain family protein from the lung tumour suppressor locus 3p21.3. Nat Genet. 2000 Jul;25(3):315-9.
26. Iwai K, Yamanaka K, Kamura T, Minato N, Conaway RC, Conaway JW,
Klausner RD, Pause A. Identification of the von Hippel-lindau tumor-suppressor protein as part of an active E3 ubiquitin ligase complex. Proc Natl Acad Sci U S A. 1999 Oct 26;96(22):12436-41.
27. Sekido Y, Bader S, Latif F, Gnarra JR, Gazdar AF, Linehan WM, Zbar B,
Lerman MI, Minna JD. Molecular analysis of the von Hippel-Lindau disease tumor suppressor gene in human lung cancer cell lines. Oncogene. 1994 Jun;9(6):1599-604.
28. Grummer MA, Thet LA, Zachman RD. Expression of retinoic acid receptor
genes in fetal and newborn rat lung. Pediatr Pulmonol. 1994 Apr;17(4):234-8.
29. Seewaldt VL, Johnson BS, Parker MB, Collins SJ, Swisshelm K. Expression of retinoic acid receptor beta mediates retinoic acid-induced growth arrest and apoptosis in breast cancer cells. Cell Growth Differ. 1995 Sep;6(9):1077-88.
30. Gebert JF, Moghal N, Frangioni JV, Sugarbaker DJ, Neel BG. High frequency of retinoic acid receptor beta abnormalities in human lung cancer. Oncogene. 1991 Oct;6(10):1859-68.
31. Virmani AK, Rathi A, Zochbauer-Muller S, Sacchi N, Fukuyama Y, Bryant D, Maitra A, Heda S, Fong KM, Thunnissen F, Minna JD, Gazdar AF. Promoter methylation and silencing of the retinoic acid receptor-beta gene in lung carcinomas. J Natl Cancer Inst. 2000 Aug 16;92(16):1303-7.
32. Maitra A, Wistuba II, Washington C, Virmani AK, Ashfaq R, Milchgrub S,
Gazdar AF, Minna JD. High-resolution chromosome 3p allelotyping of breast carcinomas and precursor lesions demonstrates frequent loss of heterozygosity and a discontinuous pattern of allele loss. Am J Pathol. 2001 Jul;159(1):119-30.
33. Whang-Peng J, Bunn PA Jr, Kao-Shan CS, Lee EC, Carney DN, Gazdar A, Minna JD. A nonrandom chromosomal abnormality, del 3p(14-23), in human small cell lung cancer (SCLC). Cancer Genet Cytogenet. 1982 Jun;6(2):119-34.
34. Wistuba II, Behrens C, Virmani AK, Mele G, Milchgrub S, Girard L, Fondon
JW 3rd, Garner HR, McKay B, Latif F, Lerman MI, Lam S, Gazdar AF, Minna JD. High resolution chromosome 3p allelotyping of human lung cancer and preneoplastic/preinvasive bronchial epithelium reveals multiple, discontinuous sites of 3p allele loss and three regions of frequent breakpoints. Cancer Res. 2000 Apr 1;60(7):1949-60.
35. Futaki M, Liu JM. Chromosomal breakage syndromes and the BRCA1 genome
surveillance complex. Trends Mol Med. 2001 Dec;7(12):560-5.
36. Tomer G, Buermeyer AB, Nguyen MM, Liskay RM. Contribution of human mlh1 and pms2 ATPase activities to DNA mismatch repair. J Biol Chem. 2002 Jun 14;277(24):21801-9.
37. Leach FS, Koh M, Sharma K, McWilliams G, Talifero-Smith L, Codd A, Olea
R, Elbahloul O. Mismatch repair gene mutations in renal cell carcinoma. Cancer Biol Ther . 2002 Sep-Oct;1(5):530-6.
38. Tomaszewska R, Okon K, Stachura J. Expression of the DNA mismatch repair proteins (hMLH1 and hMSH2) in infiltrating pancreatic cancer and its relation to some phenotypic features. Pol J Pathol. 2003;54(1):31-7.
39. Fang DC, Wang RQ, Yang SM, Yang JM, Liu HF, Peng GY, Xiao TL, Luo
YH. Mutation and methylation of hMLH1 in gastric carcinomas with microsatellite instability. World J Gastroenterol. 2003 Apr;9(4):655-9.
40. Arzimanoglou II, Hansen LL, Chong D, Li Z, Psaroudi MC, Dimitrakakis C,
Jacovina AT, Shevchuk M, Reid L, Hajjar KA, Vassilaros S, Michalas S, Gilbert F, Chervenak FA, Barber HR. Frequent LOH at hMLH1, a highly variable SNP in hMSH3, and negligible coding instability in ovarian cancer. Anticancer Res. 2002 Mar-Apr;22(2A):969-75.
41. Saito T, Oda Y, Kawaguchi K, Yamamoto H, Sakamoto A, Tamiya S,
Iwamoto Y, Tsuneyoshi M. Possible association between tumor-suppressor gene mutations and hMSH2/hMLH1 inactivation in alveolar soft part sarcoma. Hum Pathol. 2003 Sep; 34(9):841-9.
42. Matsukura S, Miyazaki K, Yakushiji H, Ogawa A, Chen Y, Sekiguchi M.
Combined loss of expression of 06-methylguanine-DNA methyltransferase and
hMLH1 accelerates progression of hepatocellular carcinoma. J Surg Oncol. 2003 Mar;82(3):194-200.
43. Kanaya T, Kyo S, Maida Y, Yatabe N, Tanaka M, Nakamura M, Inoue M.
Frequent hypermethylation of MLH1 promoter in normal endometrium of patients with endometrial cancers. Oncogene. 2003 Apr 17;22(15):2352-60.
44. Shivakumar L, Minna J, Sakamaki T, Pestell R, White MA. The RASSF1A
tumor suppressor block cell cycle progression and inhibits cyclin D1 accumulation. Mol Cell Biol. 2002 Jun;22(12):4309-18.
45. Liu L, Tommasi S, Lee DH, Dammann R, Pfeifer GP. Control of microtubule
stability by the RASSF1 tumor suppressor. Oncogene 2003 Nov 6;22(50):8125-36.
46. Song MS, Song SJ, Ayad NG, Chang JS, Lee JH, Hong HK, Lee H, Choi N,
Kim J, Kim H, Kim JW, Choi EJ, Kirschener MW, Lim DS. The tumour suppressor RASSF1A regulates mitosis by inhibiting the APC-Cdc20 complex. Nat Cell Biol. 2004 Feb; 6(2):129-37.
47. Dammann R, Yang G, Pfeifer GP. Hypermethylation of the cpG island of Ras
association domain family 1A (RASSF1A), a putative tumor suppressor gene from the 3p21.3 locus, occurs in a large percentage of human breast cancers.
Cancer Res. 2001 Apr 1;61(7):3105-9.
48. Burbee DG, Forgacs E, Zochbauer-Muller S, Shivakumar L, Fong K, Gao B, Randle D, Kondo M, Virmani A, Bader S, Sekido Y, Latif F, Milchgrub S, Toyooka S, Gazdar AF, Lerman MI, Zabarovsky E, White M, Minna JD. Epigenetic inactivation of RASSF1A in lung and breast cancers and malignant phenotype suppression. J Natl Cancer Inst. 2001 May 2;93(9):691-9.
49. Byun DS, Lee MG, Chae KS, Ryu BG, Chi SG. Frequent epigenetic
inactivation of RASSF1A by aberrant promoter hypermethylation in human gastric adenocarcinoma. Cancer Res. 2001 Oct 1;61(19):7034-8.
50. Agathanggelou A, Bieche I , Ahmed-Choudhury J, Nicke B, Dammann R, Baksh S, Gao B, M inna JD, Downward J, Maher ER, Latif F. Identification of novel gene expression targets for the Ras association domain family 1 (RASSF1A) tumor suppressor gene in non-small cell lung cancer and neuroblastoma. Cancer Res. 2003 Sep 1;63(17):5344-51.
51. Ginzinger DG, Godfrey TE, Nigro J, Moore DH 2nd, Suzuki S, Pallavicini MG, Gray JW, Jensen RH. Measurement of DNA copy number at microsatellite loci using quantitative PCR analysis. Cancer Res. 2000 Oct 1;60(19):5405-9.
52. Suzuki S, Moore DH, Ginzinger DG, Godfrey TE, Barclay J, Powell B, Pinkel
D, Zaloudek C, Lu K, Mills G, Berchuck A, Gray JW . An approcian to analysis of large-scale correlations between genome changes and clinical endpoints in ovarian cancer. Cancer Res. 2000;60:5382-5385.
53. Nigro JM, Takahashi MA, Ginzinger DG, Law M, Passe S, Jenkins RB,
Aldape K. Detection of 1p and 19q loss in oligodendroglioma by quantitative microsatellite analysis, a real-time quantitative polymerase chain reaction assay. Am J Pathol. 2001 Apr;158(4):1253-62.
54. Weiss SW, Golblum JR. Malignant soft tissue tumors of incertain type. In:
Enzinger and Weiss’s. Fourth edition. Mosby St Louis. Soft tissue tumors. 2001;1483-1509.
55. Emmert-Buck MR, Bonner RF, Smith PD,Chuaqui RF, Zhuang Z, Goldstein
SR, Weiss RA, Liotta LA. Laser capture microdissection. Science. 1996 274(5289),998-1001.
56. Telenius H, Carter NP, Bebb CE, Nordenskjold M, Ponder BA and
Tunnacliffe A. Degenerate oligonucleotide-primed PCR: general amplification of target DNA by a single degenerate primer. Genomics 1992;(13)718-725.
57. Winer J, Jung C.K, Shackel I, Williams PM. Development and validation of
real-time quantitative reverse trascriptase-polymerase chain reaction for monitoring gene expression in cardiac myocytes in vitro. Anal Biochem. 1999; 15;270(1):41-49.
58. Schmittgen T.D., Zakrajsek B.A et al. Quantitative reverse transcription-
polymerase chain reaction to study mRNA decay: comparison of endpoint and Real-Time methods. Anal Biochem. 2000;15:285(2):194-204.
59. Afonina I, Zivarts M Kutyavin I, Lukhtanov E, Gamper H, Meyer RB.
Efficient priming of PCR with short oligonucleotides conjugated to a minor groove binder. Nuclei Acids Res. 1997;25(13):2657-60.
60. Van de Rijn and Rubin. Gene expression studies on soft tissue tumors. Am J
Pathol. 2002;161,1531-1534.
61. Going JJ, Lamb F. Pratical histological microdissection for PCR analysis. J Pathol.1996May;179(1):121-4.
62. Schutze K, Posl H, Lahr G. Laser micromanipulation systems as universal tools in cellular and molecular biology and in medicine. Cell Mol Biol (Noisy-le-grand). 1998 Jul;44(5):735-46.
63. Deng G, Lu Y, Zlotnikov G, Thor AD, Smith HS. Loss of heterozygosity in
normal tissue adjacent to breast carcinomas. Science. 1996 Dec 20;274(5295):2057-9.
64. Vocke CD, Pozzatti RO, Bostwick DG, Florence CD, Jennings SB, Strup SE,
Duray PH, Liotta LA, Emmert-Buck MR, Linehan WM . Analysis of 99 microdissected prostate carcinomas reveals a high frequency of allelic loss on chromosome 8p12-21. Cancer Res. 1996 May 15;56(10):2411-6.
65. Kallionemi A, Kallionemi OP, Sudar D, Rutovitz D, Gray JW, Waldam F,
Pinkel D. Comparative genomic hybridization for molecular cytogenetic analysis of solid tumors. Science. 1992 Oct 30;258(5083):818-21.
66. James LA. Comparative genomic hybridization as tool in tumour cytogenetics J Pathol. 1999 Mar;187(4):385-95.
67. Murthy SK, Magliocco AM, Demetrick DJ. Copy number analysis of c-erb-B2 (HER-2/neu) topoisomerase II alpha genes in breast carcinoma by quantitative real-time polymerase chain reaction using hybridization probes and fluorescence in situ hybridization. Arch Pathol Lab. 2005;129(1),39-46.
68. Varis A, Wolf M, Monni O, Vakkari ML, Kokkola A, Moskaluk C, Frierson H Jr, Powell SM, Knuutila S, Kallionemi A, El-Rifai W. Targets of gene amplification and overexpression at 17q in gastric cancer. Cancer Res. 2002 62(9),2625-2629.
69. Rupnarain C, Dlamini Z, Naicker S, Bhoola K. Colon cancer: genomics and apoptotic events. Biol Chem. 2004;385(6),449-464.
70. Suzuki T, Higgins PJ, Crawford DR. Control selection for RNA quantitation. Biotechnoques. 2000 Aug;29(2):332-7.
71. Bustin SA. Absolute quantification of mRNA using real-time reverse transcription polymerase chain reaction assays. J Mol Endocrinol. 2000 Oct;25(2):169-93.
72. Dheda K, Huggett JF, Bustin SA, Johson MA, Rook G, Zumla A. Validation of housekeeping genes for normalizing RNA expression in real-time PCR. Biotechniques. 2004 Jul;37(1):112-9.
73. Planck M, Ericson K, piotrowska Z, Halvarsson B, Rambech E, Nilbert M. Microsatellite instability and expression of MLH1 and MSH2 in carcinomas of the small intestine. Cancer. 2003;97(6),1551-1557.
74. Fernebro E, Dictor M, Bendahl PO, Ferno M, Nilbert M. Evaluation of the tissue microarray technique for immunoistochemical analysis in rectal cancer. Arch Pathol Lab Med. 2002 Jun;126(6),702-5.
75. Korabiowska M, Cordon-Cardo C, Jaenckel F, Stachura J, Fischer G, Brinck U. Application of in situ hybridization probes for MLH-1 and MSH-2 in tissue microarrays of paraffin-embedded malignant melanomas: correlation with immunohistochemistry and tumor stage. Hum Pathol. 2004 Dec;35(12):1543-8.
76. Vos MD, Ellis CA, Bell A, Birrer MJ, Clark GJ. Ras uses the novel tumor suppressor RASSF1 as an effector to mediate apoptosis. J Biol Chem. 2000 275(46),35669-35672.
Desidero r ingraziare: I l relatore Prof. Mario Mercuri, Professore Associato Dipartimento Scienze Anatomiche Umane e Fisiopatologiche dell’Apparato Locomotore “ Sezione Clinica Ortopedica” ed il Dott. Piero Picci, Direttore del Laboratorio di Ricerca Oncologica e Direttore scientifico dell’ I stituto Ortopedico Rizzoli, per avermi dato la possibilità di svolgere questo lavoro. La Dott.ssa Maria Serena Benassi, Responsabile della Sezione di Biologia Molecolare del Laboratorio di Ricerca Oncologica, i miei colleghi Paola, Gabriella, Francesca, Antonella, Claudia, Massimo e Cristina per la gentile disponibilità e per la preziosa collaborazione. La Sig.ra Cristina Ghinelli per il supporto grafico e la sua grande disponibilità. La mia famiglia e Zaccheo per il sostegno accordatomi in questi anni di studio.