Brand Care Magazine 009 Web

download Brand Care Magazine 009 Web

of 100

Transcript of Brand Care Magazine 009 Web

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    1/100

    BrandCaremagazineISSN:2036-6213AnnoIIInumero009giugno-agosto2011-N009|PosteItalianeSpA-Spedizioneinabb.post.70%DC

    BRoma

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    2/100

    BRAND ISEVERYWHERE

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    3/100

    I migliori esperti di marketing, comunicazione,tecnologia e governance a tua disposizione

    per 400 ore.

    Confrontati con loro per scoprire come progettare

    e comunicare un brand attraverso lezioni frontali,

    case histories, esercitazioni in aula, project-works evisite aziendali.

    Scopri come trasmettere al meglio i valori diunorganizzazione acquisendo e sviluppando lenecessarie competenze tecniche, comunicative e

    manageriali.

    Naviga sul nostro sito o contattaci per conoscere indettaglio lofferta formativa, informarti sulle

    agevolazioni a cui potrai accedere e fssare unincontro

    .

    [email protected]

    MASTER IED IN

    BRAND MANAGEMENT

    in collaborazione con:

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    4/100

    Brand Care magazine

    GIUGNO-AGOSTO 2011 - N009

    Editore

    Queimada di Bernabei & Colucci sncvia V. Veneto, 169 - 00187 Roma

    P. IVA e CF 02249990595[T] +39 06 4871504 [F] +39 06 62275519 [S] queimada_skype[W] www.brandcareonline.com [@] [email protected]

    Direttore responsabileSergio Brancato

    Contributors n 009Alonso Amendola, Tonia Basco, Davide Bennato, Vincenzo Bernabei, Sergio Brancato, Claudio Biondi,

    Massimo Caiati, Alessandra Colucci, Patrizio Di Nicola, Emi Guarda, IED Factory, Veronica Mobilio,

    Pasquale Napolitano, Francesca Pellegrini, Giovanni Scroani

    Brand Care magazine addictsAlberto Abruzzese, Alonso Amendola, Davide Bennato, Claudio Biondi, Sergio Brancato, Ciriaco Campus,

    Gabriele Caramellino, Giulio Como, Fabrizio Contardi, Vanni Codeluppi, Patrizio Di Nicola, Francesco Fogliani,Carlo Forcolini, Francesco Maria Gallo, Viviana Gravano, Paolo Iabichino, Ilaria Legato, Zaira Maranelli,

    Gabriele Moratti, Mario Morcellini, Vincenzo Moretti, Gianranco Pecchinenda, Luca Peroni, Marco Pietrosante,Daniele Pittri, Alberto Prase, Roberto Provenzano, Guelo Tozzi, Davide Vasta.

    Art Direction, graca e impaginazioneNiko Demasi

    StampaGraca MetellianaVia Gaudio Maiori - Zona industriale - 84013 Cava de Tirreni

    PubblicitQueimada snc

    PolicyI contenuti e le opinioni espresse dagli autori dei singoli contributi e dagli intervistati non coincidono neces-sariamente con quelle di Brand Care magazine. Tutti i marchi registrati citati sono di propriet delle rispettive

    aziende. Nessuna parte del contenuto di questo magazine pu essere pubblicata, otocopiata, distribuita ediusa attraverso qualsiasi mezzo - online e ofine - senza il consenso scritto di Queimada snc, atta eccezioneper i contenuti in cui vi espressamente indicato un regime di diritto dautore diverso (es: Creative Commons).

    Registrazionepresso il Tribunale di Roma n 250/2009 del 21/07/09

    Iscrizionepresso il Registro degli Operatori di Comunicazione n 18728

    ISSN2036-6213

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    5/100

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    6/100

    o r a e

    di Sergio Brancato

    Apocalypse Now oggi universalmente consideratoun capolavoro del Novecento, e ci ha qualcosa dimiracoloso. Eleonor Coppola realizz un libro (Appunti- Dietro la cinepresa di Apocalypse Now) e uno straor-dinario documentario (Viaggio allinerno) per raccontarele enormi avversit arontate dal marito Francis FordCoppola durante le riprese del lm. Il progetto rischidi nauragare in pi di unoccasione. Attori come SteveMcQueen, Al Pacino, Jack Nicholson e Robert Redordriutarono il ruolo di Willard, che and cos a Martin

    Sheen, il quale ebbe un inarto sul set. Dal canto suo, Marlon Brando dapprimaatic ad accettare, poi si present nei luoghi delle riprese in evidente stato di

    sovrappeso, e di atto riut di imparare a memoria il copione per interpretare illeggendario ruolo del Colonnello Kurtz. La lavorazione nelle Filippine dur moltopi a lungo del previsto, le intemperie distrussero costosissime scenograe provo-cando grandi dicolt di budget e, come se non bastasse, lo stesso Coppola sitrov a dover sbrogliare uninestricabile matassa di senso in sede di montaggio.Dal punto di vista produttivo, insomma, parliamo di un lm che a rigor dilogica non avrebbe dovuto trovare cit tadinanza nella storia del grandecinema. Eppure il monologo sullorrore recitato da Brando (lorrore lor-rore)ele musiche dei Doors che riecheggiano durante le azioni di battagliavietnamite restano scolpiti nellimmaginario di unintera generazione.

    Perch stiamo parlando di Apocalypse Now? Il compito che Brand Caremagazinesi dato per questo numero senzaltro ostico: parlare di comu-nit creative, soprattutto in una ase culturale in cui tanto il concetto di comu-nit quanto quello di creativit si trovano nel bel mezzo di un processo

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    7/100

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    8/100

    ro

    SERGIOBRANCATOInsegna Socio logiadel la Comunicazione(Universit di Salerno) eSociologia dellIndustria

    Culturale (Federico II di Napoli). Si occupa

    di media, societ e cultura di massa . Ha pubbli-cato tra gli altri: Fumetti(Datanews); Sociologiedellimmaginario (Carocci); Introduzione allaSociologia del cinema(Sossella); La citt delleluci(Carocci); Senza fne(Liguori), Il secolo delumetto(Tunu).

    GIOVANNISCROFANIGiurista dimpresa presso

    il Gruppo Ferrovie delloStato, dove si occupa diaspetti normativo/conta-

    bili legati al mondo degli investimenti. Dedicail proprio tempo libero alla sua grande passioneper le nuove tecnologie. Ha collaborato conpubblicazioni per il CAFI e master per Terotec.Fondatore del Progetto DaDaista Gilda35 necura il nonBLOG:http://gilda35.com/

    ALESSANDRACOLUCCILaureata in Scienzedel la Comunicazione(La Sapienza, Roma)con una tesi sul

    Product Placement. Oltre a essere titolare diQueimada Brand Care, insegna produzioneaudiovisiva, comunicazione e marketing indiversi master universitari. Adora cinema,design e pubblicit in qualsiasi orma.Viaggiare, connettere e organizzare le sue

    passioni. Ha un blog che porta il suo nome:www.alessandracolucci.com.

    FRANCESCAPELLEGRINI33 anni, laurea in Scienzedella Comunicazione, responsabile marketing ecomunicazione della new

    media agency MEDITA. Si occupa, tra laltro, disocial media e web marketing, pr online, eventi. web editor e blogger ree lance. Ha par teci-pato alla stesura de Lintensit e la distrazionedi Daniele Pittri (2006). Ama la otograa e,ovviamente, la scrittura.

    DAVIDEBENNATOInsegna Socio logia

    dei processi culturali ecomunicativi (Universitdi Catania). Studioso dei

    rapporti tra innovazione e tecnologia, consu-lente aziendale di ormazione, social media estrategie di ricerca sociale in ambiente web 2.0.Ricercatore per la Fondazione Einaudi (Roma),co-ondatore e vicepresidente di STS Italia.Scrive su: Internet Magazine, tecnoetica.it,processiculturali.it, puntobeta.net.

    VINCENZOBERNABEILaureato in Scienze

    del la Comunicazione(La Sapienza, Roma)pubblica la sua tesi dal

    titolo Cinema: Evasione, strategie di uga nelpi invasivo dei mediacon Tilapia. Titolare diQueimada Brand Care, dal 2008 si divide tralucio e lUniversit di Salerno, dove dotto-rando di ricerca e studia i media e la sociologiadei processi culturali.

    PATRIZIODI NICOLAInsegna Socio logiadellOrganizzazione a LaSapienza e si diverte acoordinare progetti inter-

    nazionali. Esper to di mercato del lavoro, nuove

    tecnologie e, tra i primi in Italia, di telelavoroe Internet, onda Futuribile srl con lobiettivodi produrre idee pazze e tentare di realizzarle.Ogni anno porta gruppi di studenti in Americaa requentare corsi e summer school. Ha unamoglie e tre gli.

    ALFONSOAMENDOLAInsegna presso lUni-versit di Salerno. ArtDirector della MediatecaMarte, collabora con

    il Centro Studi di Etnograa Digitale, scrivesul Corriere del Mezzogiorno ed nel grupporedazionale di Mediascapes. Specializzato inSociologia della comunicazione, si occupa deirapporti tra culture di massa e culture davan-guardia. Tra i suoi libri: tutto Sex & the City

    (2011); Videoterritori(2011).

    VERONICAMOBILIODottore di ricerca inScienze della Comuni-caz ione presso l aSapienza, Universi t

    di Roma, nel 2003 ha vinto il primo premio

    del bando ASFOR SMAU e-talenti delle-learning. Si occupa di tecnologie digitali, diprogettazione didattica e di comunicazione suitemi del lavoro e dellorganizzazione, parteci-pando a proget ti di ricerca a livello nazionalee internazionale.

    http://gilda35.com/http://gilda35.com/http://gilda35.com/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    9/100

    MASSIMOCAIATICopywriter dal 2002,prima per DDB Milano eSaatchi & Saatchi Roma,ora in Saatchi & Saatchi

    Ginevra. Rappresentante italiano dei creativi

    under 28 a Cannes 2007, vincitore dellAntennadArgento al Radioestival nel 2008 e BronzoallArt Directors Club Italia nel 2008.

    PASQUALENAPOLITANOCultore in ComunicazioneVisiva e dottorando inScienze della Comuni-cazione allUniversit di

    Salerno, collabora con la cattedra di DisegnoIndustriale ed curatore dei LaboratoriDidattici di Comunicazione Visiva. Artistamultimediale, perormer ed esperto di designe comunicazione visiva, insegna in vari istitutied cultore in Analisi dellOpera Multimediale

    (Universit Orientale - Napoli).

    CLAUDIOBIONDIEntra nel mondo dellospettacolo come attore;aiuto regista in circa30 tra ilm, inchieste e

    serie TV; per oltre 20 titoli ricopre il ruolo

    di produttore esecutivo o produttore, unosu tutti I misteri della giungla nera. Autoredi diversi saggi, tra cui Come si produce unflm (4 volumi, Dino Audino Editore), oradocente di tematiche legate alla produzioneaudiovisiva in numerosi master universitari.http://hstrial-cbiondi.homestead.com/

    TONIABASCOMi laureo in Scienzedel la Comunicazionecon una tesi in SistemiOrganizzativi Complessi

    che porta alla realizzazione di un sito dedi-

    cato al telelavoro. Mentre sogno di diventarecittadina romana, vivo in un paese graziosoma piccino piccino, consolandomi con tanti beilibri, buona musica e cari amici. Ho un gliobellissimo che colora ogni giornata con unpastello diverso.

    EMIGUARDALaureata in storia dellartecontemporanea con tesiin semiologia culturalesu Iconicit e Feritaprima

    e Riviste Italiane dAvanguardia degli anni 60dopo, ha lavorato come assistente allorga-nizzazione eventi alla Fondazione Baruchelloe atto una breve tappa al Castello di Rivoli aTorino. Scrive di eventi/spettacoli e di arte suTeknemedia.com. Si sostenta lavorando con

    lenergia (elettrica).

    NIKODEMASILo sguardo schizzato diJack che chiama Dannyinseguendolo nella neve tra i suoi ricordi dinanzia

    pi limpidi. Laureato in Comunicazione(Sapienza, Roma), esperto di progettazionemultimediale, la voglia di cucinare nellastessa pentola musica, graca e video lo adiventare un motiongrapher. Il mistero dei suonie delle immagini la sua passione. Da ottobre

    2009 lart director di Queimada Brand Care .

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    10/100

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    11/100

    LOPEN SOURCE COME MODELLO ORGANIZZATIVOPER LE IMPRESE MODERNE

    di Patrizio Di Nicola e Veronica Mobilio

    WWF, TATARUGHE MARINE

    HIGHLIGHT

    COMUNIT DI RECUPERO CREATIVO

    di Massimo Caiati

    OLTRE IL SENSO DEL LUOGO (E DEL PRODOTTO)Pratiche di consumo creativo nel territorio digitale

    di Vincenzo Bernabei

    FORME COMPLEMENTARI DEL CREATIVE COMMONS:LIVE CINEMA E EPHEMERAL FILM

    di Pasquale Napolitano

    NON SOLO CUCINARE, MA PENSARE, INVENTAREIntervista ad Antonello ColonnaFOCUS ON: Cacio e pepe

    IED FACTORY

    LA GRANDE SCOMMESSA DI IED:VALORIZZARE LA CONFUSIONE TRA I SAPERIIntervista al Direttore Alberto Iacovoni

    IED FACTORY

    (WHEN) THE SCIENCE TEACHESIntervista a Francesco Barbaglio, Jacopo Parravicini eFrancesco Lo Sterzo

    IED FACTORY

    16

    48

    68

    42

    70

    84

    12

    30

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    12/100

    a cura di Barbara Alimenti, Fiorita Antinozzi,

    Barbara Bigi, Alessandro Chierchia, Daniele Degli Agli,

    Lucia Anna Di Maio, Clio Yiouvrise

    Brand Care magazine:Com cambiato lIstitutoEuropeo di Design per rispondere ai mutamentinel corso degli anni?Alberto Iacovoni:In eetti possiamo dire che la realtIED tende a rispondere di continuo alle sollecita-

    zioni esterne. Io inquadro i cambiamenti in due ordiniprincipali: uno prettamente culturale, cio legato al modoin cui le discipline della creativit si sono trasormate inquesti ultimi anni. Il dato eclatante lo socarsi dei connidelle discipline: per esempio un tempo chi aceva design

    o chi aceva moda aveva dei campi di rierimento e rimaneva legato ad ambitiben precisi, mentre ora non pi cos. Laltro ordine di cambiamenti invececonnesso proprio ai mezzi che utilizziamo. Lo sviluppo tecnologico e la ortedemocratizzazione degli strumenti della creativit hanno permesso di avere adisposizione tantissime possibilit espressive e progettuali. Lo IED ha cercato diessere sempre aggiornato sugli strumenti che la tecnologia ore e ha permessopi occasioni di conronto tra gli studenti. IED Factory ne un esempio.BCm:In base a quali criteri vengono rinnovati i piani di studio di anno in anno?AI:Si cerca sempre di migliorare, di aggiornare il piano di studi alle nuoverealt, alle nuove opportunit che presenta il mondo del lavoro,

    IntervIsta aL DIrettOre aLBertO IaCOvOnI

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    13/100

    Alberto Iacovoni (1966) architetto, membro ondatore dellostudio darchitettura ma0/emmeazero (www.ma0.it) e dal1999 al 2004 parte di Stalker/Osservatorio Nomade (www.stalkerlab.it); libero docente in diverse universit, dagennaio 2009 dirige lIstituto Europeo di Design di Roma.

    La sua attivit spazia dalla progettazione urbana no allarealizzazione di installazioni interattive, spinta dalla convin-zione che larchitettura sia un mediatra diverse disciplinee geograe del territorio. In un eedback continuo tra

    teoria e pratica stimolato dagli incarichi proessionali, iconcorsi, le conerenze, i laboratori, le pubblicazioni, ogniprogetto occasione di studio del rapporto tra orma eruolo sociale dellarchitettura che diviene per scelta operaaperta, interattiva e processuale.

    autore di Game Zone, playground tra scenari virtuali e realt(Birkhauser 2003; Edilstampa 2005), Playscape, per uneco-logia dello spazioin uscita per i tipi di Libria, e curatore di unasezione Playgroundsper la webzine www.architettura.it

    I

    ED

    http://www.ma0.it/http://www.stalkerlab.it/http://www.stalkerlab.it/http://architettura.it/http://architettura.it/http://www.stalkerlab.it/http://www.stalkerlab.it/http://www.ma0.it/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    14/100

    alle nuove tendenze culturali. Crediamo sia positivoanche che in questo istituto cambi ciclicamente il personaledidattico, il che per gli studenti pu essere un po desta-bilizzante, ma anche in questo caso il vantaggio risiedein un maggiore tasso di aggiornamento.

    Da questanno inoltre abbiamo un piano di studi che inserito nel comparto delle Accademie delle BelleArti, e per questo saremo pi vincolati in quantoabbiamo una griglia pi denita di rierimento.BCm:Quali sono i requisiti ondamentali che devepossedere un docente IED?AI: I docenti IED sono persone che hanno una loroattivit proessionale e portano allinterno dellascuola il loro modus operandi, perch uno dei problemidella ormazione stare al passo con i tempi, laddove

    per esempio alcune universit pubbliche non riescono.La nostra idea che se c un bravo proessionista cerchiamodi portarlo dentro la scuola. Ovviamente non tutti i braviproessionisti sono bravi docenti e viceversa, quindibisogna anche saper valutare caso per caso.BCm: Qual il valore aggiunto di IED rispettoai suoi competitors?AI : Noi siamo, e lo dico con orgoglio, lunica scuolache a ormazione in tutti i campi della creativit :dal design alla moda, dalla comunicazione alle arti visive.Questa una grande potenzialit, anche se molto spessonon sruttata al massimo per la necessit di garantire unpercorso triennale attinente a ogni piano di studio; bisognatrovare loccasione per un incontro interdisciplinare, perchsolo cos possibile mettere insieme ingredienti che da soli

    possono risultare iner ti ma che insieme creano un esplosivo.BCm: A proposito del vostro percorso di pari-cazione viene da chiedersi se il genio, lestro, lacreativit devono essere necessariamente certi-cati a livello istituzionale.

    AI:Siamo convinti ancora oggi che non serva nessun pezzodi carta per lavorare nellambito della creativit, ma bisognadimostrare di avere talento. Nonostante il raggiungimento digrandi risultati e il atto che ci riteniamo quelli con pi espe-rienza nellambito della ormazione sul design e sulla crea-tivit in generale, proprio per ragioni di competitivitcon le altre realt abbiamo deciso di intraprendereliter per un riconoscimento uciale.BCm: Come mai una citt aperta come Romanon mostra la stessa generosit nei conronti del

    design, che invece si respira in citt come Milano?AI:Roma una citt con delle grande potenzialit in campocreativo, potenzialit che vanno ulteriormente esplorate evalorizzate. Per certi versi pu sembrare un luogo debolerispetto ad altri, ad esempio appunto Milano, capitale deldesign e della moda. Roma ha un grandissimo passato allespalle e un grande uturo di ronte, ma nel mezzo c qualcosache dobbiamo ancora costruire.A Roma abbiamo opportunit progettuali nonancora abbastanza sruttate dalle distribuzioni,dalle imprese, dai mercati che si aprono, ma sonodelle realt che sicuramente cresceranno nei pros-simi anni. La comunit creativa a Roma atta di granditalenti che molto spesso continuano nelleccellenza, magarianche sprecandola un po. A partire dalla mia esperienza di

    I

    ED

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    15/100

    architetto, posso aermare che i miei colleghi che lavoranoa Milano sono persone che, anche nei casi in cui si trovanoa seguire progetti di piccole dimensioni, lo anno sempreattuando in parallelo unidea di promozione, comunicazione,produzione. A Roma abbiamo persone che hannoidee straordinarie, che anno cose eccezionali,magari le realizzano, ma che talvolta non riesconoa tradurle in business o in veri prodotti di comuni-

    cazione. Ecco, io credo che a Roma vada atto qualcosa perquesto, per questa crescita. Roma la citt della politica, equesta purtroppo non sempre premia il merito, mentre inaltri luoghi, dove ci sono mercati pi dinamici certo che setu ai una cosa e la comunichi bene hai dei riscontri. Credoche il ruolo dello IED sia anche quello di costruireun quadro omogeneo che coniughi ormazione,proessione, istituzione e imprese.BCm:Perch questanno lo IED ha scelto di proporreun tema di ricerca comune a tutti i suoi studenti?

    AI :Questo il secondo anno in cui abbiamo un tema diricerca comune, perch crediamo sia utile conrontarsiper trovare una orma collettiva di discussione .La questione della collettivit una questione scottantedella contemporaneit. Viviamo in una realt in cui c unarammentazione della comunit chiamata classe sociale.Prima ogni classe sociale aveva dei valori di rierimentomolto chiari; oggi invece c una atomizzazione che prendenomi diversi. Ognuno si costruisce una propria nicchia in cuiriconosce il suo liestyle; siamo passati dallidea diidentit allidea di stile di vita, vale a dire a un concetto

    molto pi variegato, rantumato e disgregato.BCm: In questo contesto di disgregazione, leicrede sia ancora possibile parlare di comunite bene comune?AI : Il tema del bene comune ancora un tema di ondoimportante. Da un lato abbiamo una questione vitale che legata a dinamiche di rimescolamento delle culture,abbiamo la migrazione, e abbiamo la crisi della politica;dallaltro lato invece, parlando della creativit, in realt iltema del collet tivo uno dei temi pi ertili dal punto di vista

    delle idee e dei progetti di mercato.Un esempio di comunit moderna pu essere quella diFacebook: tutte le nuove tecnologie lavorano sul collet-tivo e per il collettivo creando nuove orme di societ,di socialit, ma anche business giganteschi.Di comunit si pu parlare anche per un campo piristretto, quale ad esempio quello di una nicchia diindividui che si riconoscono perch scelgono determi-nati stili di vita, determinati oggetti, o un preciso look.Insomma, credo si possa ancora parlare di colletti-vit in un mondo di prodotti e servizi in cui la crea-tivit continua a dare un contributo e dove i connidei saperi si conondono, identiicando il temadella collettivit anche come creazione comune,utilizzando discipline e approcci tra loro dierenti.

    I

    ED

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    16/100

    di Patrizio Di Nicola e Veronica Mobilio

    1.Finlandia, primissimi anni Novanta. Linus Torvalds, unostudente dellUniversit di Helsinki alle prese con il suo

    nuovo computer. Insoddisatto di come unziona si lancia -un po per sda, un po per gioco, un po per interesse (da lia poco dovr inatti preparare la tesi in inormatica) - nellacreazione di un nuovo sistema operativo, il sotware senza ilquale il computer solo una inutile scatola di metallo e silicio.

    Fu cos che, nellottobre del 1991, rese disponibile su Internet leparti ondamentali del sistema operativo che aveva scritto. Lochiam Linux, un nome che scimmiottava il amoso sotware

    Unix che veniva allora usato nei grandi computer di aziende, banche e ovviamenteUniversit. Ma Linux aceva unzionare i piccoli PC, non i grandi mainrame.Distribuendo gratuitamente il suo lavoro su Internet, prima ancora che le asi disviluppo e perezionamento dellapplicativo ossero terminate, Torvalds inco-raggi altri programmatori a scaricare il sotware per usarlo, testarlo, modi-carlo no a ritenerlo adeguato per qualsiasi tipologia di ambiente e di utilizzo.

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    17/100

    Alcuni programmatori raccolsero loerta e la richiestadi collaborazione lanciata dallo studente nlandese. Essiripararono gli errori (i cosidetti bug) agendo direttamentesul codice sorgente del sotware, aggiunsero nuove carat-teristiche al programma e resero a loro volta disponibile suInternet le nuove versioni del sistema operativo. In questomodo Linuxcominci a svilupparsi, attirando lattenzionedi altri programmatori che cominciarono a contribuire al

    progetto, realizzando le loro idee e implementando nuoveunzioni. Al lavoro degli esperti, presto si aanc anchequello di una moltitudine di utenti che semplicemente,utilizzando il prodotto, ne acevano il testing, scrivevano ladocumentazione o traducevano i manuali in lingue straniere.

    Grazie alla collaborazione tra soggetti dierentiper provenienza, estrazione e interessi proessio-nali, la comunit di sviluppo di Linux, da rigida eomogenea casta di maghi del sotware, divenne

    eterogenea e distribuita in tutto il mondo. In questomodo ogni aspetto della programmazione divenne pubblico etrasversale abbassando le barriere daccesso alla comunit:non occorreva pi essere un hacker per contribuire allosviluppo del progetto open source; bastava essere un utenteesper to, che identicava i limiti del programma o scovavanuove unzioni da realizzare.La comunit nata attorno a Linux crebbe velocemente,raccogliendo migliaia di persone, le quali presero parte

    W

    ikime

    dia

    .org

    W

    ikime

    dia.o

    rg

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    18/100

    al movimento condividendo, sempre a distanza, il lavorosvolto. In soli tre anni, questo gruppo inormale, lavorandoin assenza di una leadershipdenita e ormalizzata, senzaregole precise di comportamento e con il solo ausilio diInternet, trasorm Linuxin uno dei sistemi opera-tivi migliori che siano mai stati creati, diusogratuitamente in milioni esemplari, ed usato dasingoli utenti e grandi network, dalla NASA sino alle

    reti governative di decine di Nazioni.

    2.La nascita e lo sviluppo della Linux community mette inevidenza lesistenza di modalit di lavoro e di organizzazionepeculiari e in antitesi rispetto a quelle tradizionalmente adot-tate dalle grandi aziende. Immaginiamo, ad esempio, comelo sviluppo di un progetto di questo tipo sarebbeorganizzato in una grande impresa produttrice disotware, come IBM o Microsot. Le decisioni strategiche

    relative allorganizzazione del lavoro e ai ondi necessari peril suo sviluppo sarebbero state decise da un ristretto numerodi manager. Lazienda avrebbe costruito dei team ucialidi programmatori, tecnici e responsabili della qualit delsotware, che avrebbero operato seguendo una rigida divi-sone del lavoro, una pianicazione delle at tivit e una chiaraattribuzione parcellizzata di compiti da portare a termine.Si sarebbero svolte ricerche di mercato e ocus group suiconsumatori con lobiettivo di identicare e denire le carat-teristiche del prodotto; i risultati di queste ricerche sareb-bero state documentate in tti rapporti di progettazione, poi

    semplicati in executive summarye quindi in slide. Inne,il team di sviluppo del progetto avrebbe dovuto prepa-rare, concordare e condividere appositi budget, calendari,piani delle scadenze, svolgere riunioni per la verica degliavanzamenti del lavoro e presentazioni ai top manager. Larealizzazione del prodotto avrebbe acilmente subito ritardi acausa di divergenza di opinioni o ritardi nellapprovazione deipani di lavoro. Il progetto, coinvolgendo un ampio numerodi risorse umane, avrebbe avuto un costo molto elevato,richiesto un tempo di realizzazione lungo e soprattutto non

    sarebbe stato progettato dagli utilizzatori uturi, maimposto dallazienda stessa.

    Lo sviluppo di Linuxcostituisce, invece, il simbolo di unnuovo modo di lavorare e rappresenta, per dirla con leparole del magazine Wired, una arcana storia di hacker edel cyberspazio. Lo studente Linus Torvalds, stato, orsesenza nemmeno rendersene conto, il protagonista e larte-ce di una autentica rivoluzione: non solo per il successoche nel tempo ha avuto il suo sistema operativo Linux, masoprattutto per il modo in cui tale risultato stato realizzato.Linux oggi un sistema operativo open source, gratuitoe liberamente accessibile, adabile e di elevata qualit.Questo perch il rutto dei miglioramenti escogi-tati da migliaia di programmatori e di una inedita Flickr-by re-ality

    Flickr-by Alo23

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    19/100

    modalit di lavoro basata sulla collaborazionevolontaria a distanza tra pi persone che si senti-vano parte dello stesso progetto. In tal senso ilmovimento open source il risultato di un lungo percorsoevolutivo tecnologico, economico e soprattutto sociale - dicui linvenzione di Linuxrappresenta solo una prima ase -che ha coinvolto intere generazioni di ricercatori, sviluppa-tori e utenti che lavoravano insieme per un interesse comune,per senso di appartenenza, ed anche per mostrare la propriaabilit ad un gruppo di loro pari.Dal punto di vista organizzativo, lelemento innovativo

    introdotto dal giovane nlandese, in termini di processodi produzione, rappresentato dal principio releaseearly and oten, ovvero rilascia presto e allospesso, che permette di ridurre la duplicazionedel lavoro, in quanto sono note in tempi brevis-simi le soluzioni raggiunte dagli altri membridella comunit di sviluppo.

    3.Il modello organizzativo sottostante al enomeno

    dellopen source di estremo interesse: grazie alle poten-zialit oerte da Internet, esso si basa su una struttura direlazione tra i soggetti orizzontale dove prevale lacollaborazione e linormalit. In questottica lopensource costituisce una nuova strategia, suggerisce perdirla con Pekka Himanen - una dierente etica del lavoro estimola una nuova idea di organizzazione.Il lavoro nelle comunit open source appare dominato daiprincipi dei sistemi cooperativi scoperti nel 1938 da ChesterBarnard. Secondo Barnard, luomo un essere caratteriz-zato dallambizione di proporsi lobiettivo di trasormarelambiente in cui vive ma che, per sua natura, sperimentacontinuamente lesistenza di limiti sici, biologici, mentali,conoscitivi, sociali, economici. Il modo pi ecace persuperare tali limiti quello di passare dallo sorzo

    F

    lic

    kr-

    byopensourceway

    F

    lic

    kr-

    byp

    hauly

    F

    lic

    kr-

    byp

    hau

    ly

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    20/100

    individuale alla cooperazione tra pi persone. Nel momento

    in cui si comincia a cooperare per conseguire ni comuni,per, gli uomini entrano in una realt sociale, quella delleorganizzazioni ormali, che qualitativamente diversa daquella denita dal loro agire isolato. Nellorganizzazione, nonpi vista come macchina ma come organismo, emergonocome variabili ondamentali linormalit e la cooperazione.Questi stessi elementi, nelle comunit open source, sonocentrali e portano a una peretta corrispondenza trascopi individuali e ni organizzativi. Tali comunitsono organizzazioni che si costituiscono con lobiettivo

    di portare a termine un progetto che sposa perettamentele nalit dei singoli che ne anno parte (i moventi indivi-duali) e le motivazioni che spingono gli individui a coope-rare (la necessit di superare ostacoli complessi).

    Allo stesso tempo uno degli elementi ondamentali cherisalta allinterno delle comunit open source la moda-lit di aggregazione, che avviene esclusivamenteattorno alla sera della pratica. I partecipanti, inatti,hanno un campo tematico di interesse ben denito, rappre-sentato dallo sviluppo del sotware. Ci costituisce il terrenocomune che stimola la partecipazione, la condivisione divalori e lo scambio di conoscenze.Questo attore delinea lidentit del gruppo e il raggio diazione dei soggetti attraverso lapprendimento continuo di

    nuove competenze tecniche. La programmazione, quindi,

    si pone nelle comunit open source come attivit centraleattorno alla quale si crea una tta rete di interazioni.

    Un ruolo cruciale la gioca anche la comunit, che rappre-senta la struttura sociale (ovvero la rete di relazioni e intera-zioni) che si orma a partire dal campo tematico condiviso. Ilsuo unzionamento dipende dalla fducia, dal sensodi appartenenza e, soprattutto, dalla condivisionedelle idee e delle esperienze derivanti dallattivitcollettiva di problem solving. Si tratta di un assetto

    organizzativo e relazionale che rinorza nellindividuo parte-cipante il senso di appartenenza nel momento in cui il gradodi reputazione cresce at traverso la valorizzazione dei contri-buti oerti dai singoli.La pratica, quindi, linsieme degli approcci comuni econcreti che orniscono la base per lazione, la comunica-zione e la risoluzione dei problemi allinterno della strutturasociale. Essa si realizza attraverso due processi comple-mentari e costitutivi: la collaborazione - senza la quale lacomunit non esisterebbe - e la reicazione, ovvero quelleentit materiali derivanti dallesperienza partecipativa che sipongono come veri e propri prodotti collettivi.

    Ma per comprendere davvero la valenza organizzativa dellecomunit open source alle tre caratteristiche individuate

    F

    lic

    kr-

    byzipc

    kr

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    21/100

    da Wenger (il dominio, la comunit e la pratica) bisognaaggiungere un quarto elemento ondamentale: la distri-buzione nello spazio, un attore che rende talicomunit sostanzialmente dierenti rispettoa tutte le altre comunit di pratica, e che cone-risce loro il carattere di un vero e proprio networkrelazionale e produttivo, basato sullutilizzo esulla produzione di nuove tecnologie.

    4.Va detto, per concludere, che le comunit open source soloapparentemente si basano sul caos: la loro una vera epropria anarchia organizzata. Esse nascono e si svilup-pano in relazione a una struttura che, pur essendo virtuale,temporanea e costruita sulla ducia, si basa su divisionedel lavoro e precisi meccanismi di coordinamento. La novit che lorganizzazione costruita dal basso e modellata inunzione dei progetti e delle speciche esigenze che emer-

    gono in maniera naturale nel processo di sviluppo. Mentrei modelli tradizionali di organizzazione sono centrati sullastruttura organizzativa (cio sulla struttura interna dellim-presa), le seconde met tono al centro la comunit stessa. Lecomunit open source si basano quindi su volonta-riet, libert e meritocrazia; lavorano e sono ocalizzatesui progetti; al loro interno la selezione delle risorse nonavviene in base a regole burocratiche, ma tramite mecca-nismi di auto-candidatura e/o auto-selezione; il decen-tramento esteso (cosa che assicura velocit di sviluppoe qualit dei prodotti) e lapproccio di lavoro bot tom-up.

    Inne, la leadership temporanea, instabile e mutevole neltempo: essa viene denita attraverso principi di meritocraziae si onda sulla ducia e sul consenso del gruppo. Al tempostesso, il potere decisionale distribuito allinterno di tutta lacomunit che lavora at traverso lausilio delle tecnologie dellacomunicazione, realizzando un fusso di inormazioni chenon strutturato, vincolato e controllato ma libero ed esteso.Quale azienda non verrebbe unzionare cosi?

    Per approondire T. W. Malone, R. J. Laubacher, M. S. S. Morton, Inventing the organizations o the 21th century,The MIT press, Massachusetts, Cambridge 2003

    M. Muatto, M. Faldani, Open source: strategie, organizzazione, prospettive, Il Mulino, Bologna 2004 C. Barnard (1938), The Functions o the Executive, tr. it. La unzione del dirigente. Organizzazione e direzione,UTET, Torino 1970

    E. Wenger, R. McDermott, W. M. Snyder (2002), Cultivating Communities o Practice, tr. it. Coltivare la comunit dipratica, Guerini e Associati, Casa Editrice, Milano 2007

    M.D. Cohen, J.G. March, J.P. Olsen, A garbage can model o organizational choice,Administrative Science Quarterly, 1972

    Flickr-by Zeusandhera

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    22/100

    di Francesca PellegriniMi vengono in mente solo aspetti positivi del co-blogging. Primadi tutto lattivit di blogger non proessionale per denizione: csempre dellaltro. Devi essere qualcosaltro per avere qualcosa

    da dire, se no di cosa parleresti nel blog? Per questo motivo il co-blogging unarisorsa di tempo: dove non arrivo io, arriva la mia socia. Poi c il conrontocostante: libere di scrivere quello che vogliamo, s, ma con una reciproca supervi-sione che, di solito, ti amplia le vedute, piuttosto che limitarle.Credo questo dipenda dal atto che ci siamo davvero trovate: riusciamo a esseredaccordo con una acilit imprevista. E poi abbiamo stabilito una naturale divisione

    dei compiti ondata sulle nostre competenze."

    Queste parole sono di Silvia, co-blogger ondatrice di genitoricrescono.cominsieme a Serena: due mamme di quelli che loro deniscono gli altamenteenergetici, che si sono incontrate, conosciute, hanno iniziato a condividereesperienze, dubbi, domande e incertezze e le hanno trasormate in un progettoweb che si sta consolidando nel tempo. Le due socie abitano a Roma (Silvia)e a Stoccolma (Serena) e, nonostante il consistente numero di km che le separa,hanno raorzato nel tempo la loro collaborazione per e sul blog, dando vita ancheprogetti molto ambiziosi che hanno destato lattenzione dei media e del web.

    Uno tra tutti, Il cervello di mamma e pap, uniniziativa nata nel 2010,con lo scopo di sensibilizzare aziende e lavoratrici/lavoratori alla consi-derazione dellesperienza della maternit e della paternit come unoskill che arricchisce il curriculum di competenze ed esperienze di unlavoratore e non come un ostacolo alla sua crescita proessionale.

    Il blog il punto di partenza, nato da un obiettivo comune (nelcaso di Silvia e Serena, il desiderio di rendere esperienza condivisa la lorovita quotidiana di genitori in divenire) e trasormato in un progettoco-partecipato, in cui il ruolo della rete ondamentale. Dalle parole di Silvia,emerge un elemento imprescindibile per la buona riuscita di un progetto dico-blogging: bisogna trovarsi, essere daccordo, non tanto e non solo suicontenuti, quanto piuttosto sulle competenze, sui compiti e sulle-quilibrio che deve crearsi nel team di blogger. Nel caso di genitoricre-scono.com, il team composto da due blogger (pi collaborazioni periodiche

    http://www.genitoricrescono.com/http://www.genitoricrescono.com/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    23/100

    con blogger ospiti che tengono rubriche temporanee sulsito), ma esistono progetti nati dalla collaborazione di unnumero decisamente superiore di teste e dita digitanti.Prendiamo, ad esempio, un altro blog condiviso chedichiara, gi nel nome, la sua natura: SetteSpose[http://www.7spose.it] un progetto di web-wedding natodallincontro di sette donne, accomunate dalla passione peril mondo dei conetti, per la scrittura e per il web. Un mix di

    teste che, gi dalla presentazione corale pubblicata sul blog(uno stralcio di una tipica riunione di redazione via Skype) ,conermano la maniesta volont di proporre una visione digruppo del matrimonio, con annessi e connessi. Da due asette, il risultato non cambia.

    Un piccolo passo indietro: esiste una denizione scienti-ca di blogging condiviso? Quando si parla di co-bloggingsi va ben oltre il semplice concetto di redazione web: nonsi tratta di tante voci che parlano e raccontano, ma di un

    blog a pi voci. C dierenza? S, e molta. Perch una reda-zione web prevede delle gerarchie, un progetto editoriale, unpalinsesto, mentre un blog condiviso , lo dice la parolastessa, unidea in comune raccontata attraverso larete, un diario giornaliero a pi mani, un percorsoin evoluzione di due o pi strade che procedonoparallele verso una destinazione armonicamenteconcordata. Sembra apparentemente pi semplice crearele basi per un blog condiviso (o blog di gruppo? Ma mi piaceun po meno) rispetto allavvio di una redazione online benoliata. Eppure lelemento di gerarchia orizzontale, tipica

    del cyberspazio, gioca un ruolo determinante: lequilibrioche si crea pu essere, allo stesso tempo, molto ragile oindissolubilmente solido, ondato su regole non scritte maessenziali per lo sviluppo e la crescita del blog condiviso.

    Non si tratta solo di regole che comportano la crescitain termini di accessi e contenuti: un tema, un argomento vaindubbiamente sviluppato, coltivato e atto maturare per darmodo al blog di progredire e, per are ci, il gruppo devenecessariamente creare un codice di organizzazione

    (tempi di pubblicazione dei post, variet degli argomentitrattati, uga dal rischio di sovrapposizioni e ridondanze).Quando si parla di regole del buon co-blogging, ci si rie-risce a un insieme di norme di comportamento - amet tra il codice deontologico di unazienda e la netiquettetipica del web che consentono al gruppo di raorzarsi,di integrarsi, di crescere e di adattarsi allo sviluppo delblog, tagliando eventuali rami secchi e accogliendo nuoverisorse (blogger) incontrate sulla strada. Last, but not least,si tratta di regole di scrittura e di stile, dalla pi banalescelta del ont e del layout del blog alla denizione di unaorma condivisa di comunicazione (il tone o voicecon cuii blogger comunicano al mondo della cosiddetta blogosera).Wikipedia (ovvero, la voce degli utenti della rete)ornisce questa deinizione del collaborative

    g

    en

    itoricrescono

    .com

    7

    spose

    .it

    http://www.7spose.it/http://www.7spose.it/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    24/100

    blogging: A collaborative blogis a type o weblog in whichposts are written and published by more than one author. Themajority o high profle collaborative blogs are based arounda single uniting theme, such as politics or technology. Come sottolineato anche da Silvia, oltre alla condivisione basilare lindividuazione di un tema unico, largomentoportante del blog. Su quel tema i co-bloggers potrannocreare contenuti, scambiarsi opinioni, interpellare il loropubblico, coinvolgere e aggregarsi.a va sans dire, ci sono temi che meglio di altri acilitanoquesta aggregazione: la maternit (e la paternit), come

    nel caso sopra citato, indubbiamente uno di questi. Untema caldo, orte, emotivamente coinvolgente, capace dimuovere masse di neo o uturi genitori e indurli a leggeree scrivere su qualunque argomento legato alla loro nuovacondizione di individui. Se si tiene conto, poi, di un altrogrande vantaggio della scrittura condivisa, ovvero, comechiaramente dichiarato da Silvia di Genitoricrescono, ilco-blogging una risorsa di tempo: dove non arrivo io, arrivala mia socia(e nel loro caso, al tempo si somma ancheil attore spazio, la distanza sica che la rete annulla, non

    importa che uno si trovi in Italia o in Svezia), si capisceancora meglio perch tra le mamme e i pap il co-blog-ging stia prendendo sempre pi piede. In amiglie in cui larisorsa tempo rischia di essere pi preziosa del latte e delpane, importantissimo avere la possibilit di coltivare lapassione per la scrittura e di dare voce ai propri pensierisenza rischiare di creare uno dei tanti blog appesi nellarete, ovvero quei siti poco aggiornati, scarni, un po tristiin cui traspare chiaramente la voglia di are e dire sopra-atta dallimpossibilit materiale di arlo. Anche per questosi creano blog in team: per condividere un progetto senzaesserne cannibalizzato, per poter prendere un break senzasensi di colpa (come argutamente osservato da Dan Kellersul suo blog Tycoonblogger.com, in cui propone unanalisidei vantaggi del co-blogging - http://bit.ly/5qigcS). Altri

    temi caldi che si prestano ottimamente alla co-creazione diun blog sono la politica (per la sua intrinseca natura diamministrazione della cosa pubblica), la tecnologia (per ilvantaggio competitivo dato dallo sharing delle inormazioni edelle conoscenze), il cinema e la critica cinematogracain particolare, gli hobby e le passioni in genere (dai ood-blog ai creative-blog dedicati al ai-da-te). Ovviamente,non importa che il tema trattato sia di successo, quello checonta che sia proondamente condiviso tra i blogger chesi uniscono nel progetto e che, per questo, rendono il blogmolto interessante per un target ben denito e acilmente

    aliabile. Una conerma della validit della teoria della LongTail di Chris Anderson [http://bit.ly/1aEsN], che assegnauna orte importanza alle cosiddette nicchie di mercato(in questo caso, i blog), capaci di diventare assai appeti-bili per chi cerca nuovi mercati per i propri prodotti propriograzie allestrema specializzazione e coesione che si respiranel team di lavoro e nel pubblico coinvolto.Dopo questa panoramica, verrebbe da credere che co-blog-ging bello [per approondire http://bit.ly/avJ6ns], puntoe basta. In eetti, dopo tanti pro, ci sono anche alcuni

    contro da tenere in considerazione. la stessa Serena diGenitoricrescono.com a identicare uno dei rischi picomuni della scrittura condivisa: molto importante avereuna linea comune. Il rischio quello di creare tensioneallinterno del blog alimentando ames tra lettori di opinionidiverse. Questo proprio il tipo di accordo non detto tra mee Silvia: una continua mediazione tra le nostre posizioni purrispettando e dando voce alle nostre opinioni dierenti. Manon solo. necessario evitare di utilizzare i propri co-blog-gers come alibi: il supporto in caso di carenze di idee edi tempo pu essere un paracadute in casi particolari, nonunancora di salvezza continua, altrimenti il delicato equi-librio nel team rischia di spezzarsi senza ritorno. Inne,occhio alla scelta dei compagni di viaggio: come sempre,vale il detto meglio soli che male accompagnati.

    SXC

    http://bit.ly/5qigcShttp://bit.ly/1aEsfNhttp://bit.ly/avJ6nshttp://bit.ly/avJ6nshttp://bit.ly/1aEsfNhttp://bit.ly/5qigcS
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    25/100

    BRAND ISEVERYWHERE

    MASTER IED IN BRAND MANAGEMENTI migliori esperti di marketing, comunicazione, tecnologia e

    governance pronti a mostrarti come progettare e comunicare unbrand in 400 ore di lezioni frontali, case histories, esercitazioni in aula,project-works e visite aziendali.

    Contattaci per conoscere in dettaglio lofferta formativa, informartisulle agevolazioni e fssare un incontro.

    [email protected]

    in collaborazione con:

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    26/100

    IL COaChIng COme strumentO per stImOLareIL LateraL thInkIng neLLe OrganIzzazIOnI

    di Alessandra Colucci

    Nella preazione al libro Essere creatividi Edward De Bono leggo:Per produrre dei vantaggi concreti le varie linee guida manage-riali richiedono efcienza e competenza.Oggi per efcienza e competenza sono s attori indi-spensabili, ma non sufcienti. La realizzazione dei variprogrammi aziendali richiede un ulteriore essenzialeelemento: la creativit.perch aggiungo io si tendesempre di pi al kaizen [http://bit.ly/xtc1v], al cambiamento

    continuo volto al miglioramento.

    Il kaizen una strategia di management basata sul miglioramentocontinuo (dalle parole giapponesi kai che signica continuo ocambiamento e zen che signica miglioramento, meglio).Nella cultura occidentale la nozione di miglioramento stata sempre rierita alle-liminazione dei dietti, alla soluzione dei problemi, alla correzione degli errori, unmodo di agire strettamente connaturato allorientamento generalmente negativo delpensiero occidentale. Anche i giapponesi si preoccupano di eliminare gli errori, maquesto solo uno degli elementi che va a comporre il loro concetto di migliora-

    mento: a dierenza degli occidentali, i giapponesi sono capaci di prendere in esamequalcosa apparentemente per etto e lavorarci su comunque con lo scopo di miglio-rarlo, non si limitano a raddrizzare le cose. [Edward De Bono - Essere Creativi]Il kaizensi basa sullassunto che ogni cosa a parte di un processoe qualunque processo pu essere migliorato costantemente,anche quando non presenta errori. Il miglioramento dovrebbe dunqueessere continuo e inesorabile, non in completa rottura con il passato,ma una sua evoluzione creativa.

    Ovviamente non si tratta della creativit intesa come talento innato, ma di quellatanto decantata, anche da Bruno Munari in Da Cosa Nasce Cosa, creativit deldesign, quella capace di trovare soluzioni originali partendo da elementi dati.Daltra parte il termine creativit deriva, appunto, dal latino cribrum,setaccio, dunque direttamente collegato al concetto del setac-ciare, al senso della ricerca, una paziente ricerca.

    http://bit.ly/fxtc1vhttp://bit.ly/fxtc1v
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    27/100

    A ben vedere ogni idea, anche quella che appare pigeniale e originale, rutto della rielaborazione dielementi consciamente o inconsciamente cono-sciuti, in ogni caso esistenti, che la nostra mente percepisce,seleziona, immagazzina e, al momento giusto, a riemergere,esplora e connette in base alle necessit del momento.Le situazioni e gli stimoli a cui siamo quotidianamente anche casualmente esposti sono quindi in grado di

    infuenzare pi o meno consapevolmente le nostre crea-zioni innescando un processo apparentemente illogico chenasce dallesplorazione dei meccanismi della percezionee d vita a idee la cui validit viene poi supportata dallalogica: la creativit che pu essere migliorata dalluti-lizzo delle tecniche del pensiero laterale teorizzate daEdward De Bono [http://bit.ly/eM7l90].

    Lapplicazione del pensiero laterale o lateralthinking prevede di giungere alla soluzione di

    problemi logici utilizzando un approccio indiretto :mentre il pensiero verticale porta a risoluzioni direttericorrendo alla logica sequenziale, ovvero risolvendo ilproblema partendo dalle considerazioni che sembranopi ovvie (alta probabilit, consequenzialit); il pensierolaterale si discosta dalle idee dominanti e dalleprospettive pi immediate e va alla ricerca puntidi vista alternativi PRIMA di elaborare una solu-zione. Il lateral thinking inatti una orma strutturatadi creativit che pu essere usata in modo sistematico e

    deliberatoche punta a utilizzare elementi esperienziali notiinterpretandoli in maniera originale, esplorando approccidiversi per non rischiare di conondere il pensarecon lessere logici[Theodore Lewitt].

    Il kaizene latmosera di miglioramento continuo chene discende, non derivando dalla ricerca di soluzioni aproblemi o errori, non pu non presupporre la pratica

    del lateral thinking, del pensiero laterale.Per mantenere alta la spinta al miglioramento, percreare i piccoli cambiamenti che lo rendono possibile,occorre ovviamente variare continuamente il propriopunto di vista, il proprio modo di pensare e di guar-dare al processo da perezionare. In sintesi occorreabbandonare la logica ed utilizzare la creativit.

    Il lavoro in team e il brainstorming, o meglio il brainsai-ling(trad. veleggiare con il pensiero, in modo da poter

    cambiar rotta quando si vuole piuttosto che rischiare dirimanere vittime della tempesta di idee) sicuramentestimolano la creativit e aiutano a imparare ad esserecreativi, proprio perch il conronto con gli altri, di per s,ornisce dierenti punti di vista nellinteracciarsi con iproblemi da risolvere: pi cervelli che pensano, pipunti di vista, pi idee.

    Ultimamente si parla anche molto di una nuova (rela-tivamente nuova, in realt) gura proessionale di

    I cassetti della memoria Alessandra Colucci

    http://bit.ly/eM7l90http://bit.ly/eM7l90
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    28/100

    Per quanto riguarda soprattutto le aziende, il miglioramento richiede il convolgimento di tutti glistakeholder (cliente incluso, ovviamente). In sintesi si dovrebbe incoraggiare ogni soggetto coinvolto a

    proporre ed apportare ogni giorno dei piccoli cambiamenti nel proprio contesto di dialogo con la marca (es. per i dipen-denti ci equivale alla propria area di lavoro), impegnandosi in prima persona a perseguire il miglioramento continuo.Complesso quanto ondamentale soprattutto il compito dei responsabili di area e di progetto, dei manager aivertici della gerarchia aziendale, attori chiave per la creazione di unatmosera aperta a ogni analisi, alle critichee ai suggerimenti, anche quando risultassero non del tutto in linea con gli obiettivi.

    Il Kaizen, visto come processo, pu essere assimilato al ciclo di Deming (o ciclo PDCA):1. PLAN uno dei soggetti coinvolti, attraverso il lateral thinking, ha unidea creativa di miglioramento di qualcosa2. DO si testa lidea creativa attraverso simulazioni per vericarne la validit3. CHECK si valutano i risultati dei test e delle simulazioni per veriicare se lidea creativa

    ha raggiunto lobiettivo presso4. ACT se lobiettivo risulta raggiunto si cambiano gli standard e si adotta il nuovo metodo derivato dallidea creativa

    Appare evidente quanto, sposando la losoa del Kaizen, strumenti come i social media possano risultare importan-tissimi per ogni azienda, se adeguatamente utilizzati. Aprire nestre di dialogo con il consumatore, rendendolo prosumer[http://bit.ly/iR9Czc] a tutti gli eetti, per comunicare il proprio brand e ascoltare quel che eettivamente risulta esserepercepito, per capire quale sia realmente la propria immagine e la propria reputazione, per arrivare a individuare onti dimiglioramento, sono alcune delle attivit rese tecnicamente semplici da tali mezzi.La parte complessa relativa alla denizione di strategie di social networking aziendale riguarda,non limpostazione tecnica degli account (in realt alquanto intuitiva), ma la composizione di unquadro strategico che permetta, agevoli o denisca le dinamiche di ascolto, la creazione di intera-zione e dialogo, lempatia. Per queste cose non bastano slogan, payo, claim e promozioni: occorre sensibilit,motivazione e vero interesse verso linterlocutore.

    Tratto da http://bit.ly/xtc1v

    IL KAIZEN COME ENERGIA CHE VIENE DAL BASSO

    http://bit.ly/iR9Czchttp://bit.ly/fxtc1vhttp://bit.ly/fxtc1vhttp://bit.ly/iR9Czc
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    29/100

    supporto nella soluzione delle questioni e nella deni-zione degli obiettivi mirati al miglioramento: quella delcoach [http://bit.ly/jfzid].Il coach un acilitatore, una persona che aiancai propri clienti ascoltandoli, creando empatia e ponendo legiuste domande al ine di guidarli nella costruzione di una

    visione sistemica della propria vita, della propria proes-sione o di una situazione speciica, in modo che possanotrarre la deinizione corrett a dei propri obiettivi e creareun piano dazione da cui consegua un miglioramento.Il coach un motivatore, aiuta il proprio cliente aocalizzarsi sulle soluzioni piuttosto che sui problemi atti-vando le risorse necessarie a produrre risultati riducendole intererenze e traendone soddisazione.Il coach, in poche parole, uno stimolatore dicreativit e di kaizen, un individuo atto a cercare

    e creare, ponendo domande, nuovi punti di vista chepermettano al proprio interlocutore di analizzare almeglio una situazione, un progetto, una problematica,al ine di trovare la giusta prospettiva per produrreun cambiamenti o raggiungere soluzioni attraversoun coerente piano dazione.

    In sintesi il coach, utilizzando alcuni modelli (come ilGROW, lEX ACT, gli obiettivi ben ormati, le 4 domande,le ruote della vita...) e strumenti derivanti dalle teoriedella pnl (programmazione neuro-linguistica), permette alproprio cliente di aumentare la velocit di creazione delleconnessioni tra le sue esperienze e percezioni, acilitandolindividuazione e il raggiungimento degli obiettivi: guidail proprio cliente nellabbandono della logica sequenziale

    quando essa diviene rigida e rende incapaci di trovaresoluzioni originali; lo aiuta nellabituarsi a pensa re perimmagini, nel visualizzare processi e prospettive, nellaricerca sistematica di una pluralit di impostazioni alter-native ai problemi, nel valutare gli eventi or tuiti.La pi grande soddisazione per un coach quando il

    cliente dice Sai, da solo non ci sarei mai arrivato!:avere un coach apre la mente e a in modo che lindi-viduo percepisca se stesso e le varie situazioni analiz-zate come se stesse guardando attraverso un prisma,da molteplici punti di vista contemporaneamente.Everybody needs a coach, parola di... Google!http://youtu.be/aVKPlS0ejtk

    Per approondire

    Kaizen e aziende ovvero Creativit, miglioramento

    e social media http://bit.ly/xtc1v Essere creativi http://bit.ly/eM7l90 Da dove vengono le buone idee?, una RSA diSteven Johnson http://bit.ly/ggeXLz

    Connettere piuttosto che collezionare: rifessioni a partireda de Kerckhove http://bit.ly/kUPoiC

    Innovare e connettere per superare la crisihttp://bit.ly/lbw0Bj

    Coach bello http://bit.ly/jfzid La civilt dellempatia: dagli esperimenti sulle scimmie

    al branding http://bit.ly/lZLHVC

    Idea in vitro Alessandra Colucci

    http://bit.ly/jflzidhttp://youtu.be/aVKPlS0ejtkhttp://bit.ly/fxtc1vhttp://bit.ly/eM7l90http://bit.ly/ggeXLzhttp://bit.ly/kUPoiChttp://bit.ly/lbw0Bjhttp://bit.ly/jflzidhttp://bit.ly/lZLHVChttp://bit.ly/lZLHVChttp://bit.ly/jflzidhttp://bit.ly/lbw0Bjhttp://bit.ly/kUPoiChttp://bit.ly/ggeXLzhttp://bit.ly/eM7l90http://bit.ly/fxtc1vhttp://youtu.be/aVKPlS0ejtkhttp://bit.ly/jflzid
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    30/100

    a cura di Michele Abis, Samantha Spagnoli,

    Glenda Galliano, Marta Del Rio,

    Alessandra Teutonio, Dario Di Lascio

    Di solito parlando di comunit creative ci si rierisce a team cheprivilegiano lestro artistico, ma naturalmente non semprecos. Per comunit creative si intendono, inatti, gruppiin cui lincontro tra gli individui in cui la condivi-sione di conoscenze ed esperienze concorrono allarisoluzione di un problema per raggiungere un risul-tato concreto. per questo che inseriamo a pieno titolo igruppi di ricerca scientica in questo ambito. In occasione del

    workshop IED tenuto in collaborazione con BCm, per entrarenel cuore della questione abbiamo intervistato tre ricercatori:Francesco Barbaglio, Jacopo Parravicini e Francesco Lo Sterzo, chie-dendo loro le proprie impressioni sul lavoro che svolgono, sui team di cui annoparte e sulle prospettive che la ricerca scientica italiana ha di ronte.

    Francesco Barbaglio, nato a Roma il 20 Aprile 1985, dottorando in IngegneriaAerospaziale presso lUniversit La Sapienza.

    Brand Care magazine:Qual il tuo campo di ricerca?Francesco Barbaglio:Lavoro presso il laboratorio di Radioscienza delDIMA (Dipartimento Ingegneria Meccanica ed Aerospaziale) dellu-niversit La Sapienza. Il nostro lavoro basato sulla radioscienza e cioccupiamo dello studio, mediante i dati di tracking delle sonde spaziali, deicampi di gravit dei corpi celesti e di esperimenti di relativit.

    IntervIsta a FranCesCO BarBagLIO,JaCOpO parravICInI e FranCesCO LO sterzO

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    31/100

    Siamo parte attiva della ricerca scientica portata avanti dallamissione spaziale NASA/ESA Cassini-Huygens, la cui sonda stata lanciata nel 1997 ed dal 2004 ad oggi nel sistemadi Saturno. Facciamo parte dellesperimento di RadioscienzaMORE per la utura missione ESA BepiColombo, con lancioprevisto nel 2014 e con destinazione Mercurio. Collaboriamoinne anche con la missione NASA JUNO (lancio previstonellestate 2011, obiettivo: lo studio di Giove).

    BCm:Descrivici il team o i team in cui lavori.FB: Siamo un team di nove ragazzi, laureati e/odottorandi, oltre al proessore. Nella ricerca scienti-ca il conronto e lo scambio di idee sono onda-mentali. A tal ine viene incoraggiato allinterno delteam il dialogo, anche con incontri settimanali di tutti icomponenti, dove ognuno parla dei risultati raggiunti e deiproblemi che si stanno riscontrando.

    BCm:A tuo avviso come si svilupper il lavoro diricerca in team in uturo?FB: La ricerca scientica nel settore aerospazialeha bisogno di essere salvaguardata e alimentata siaper le ricadute scientiche e tecnologiche che porta, sia per ilritorno economico e la spinta industriale che ne segue. Spessotale aspetto viene sottovalutato e si tende, erroneamente, a

    vedere la ricerca come un qualcosa di ne a se stesso: puraspeculazione scientica senza ricadute pratiche.Riguardo allItalia presente e utura, non posso che esprimereperplessit sul sistema universitario, soprattut to se parago-nato a quelli esteri. Strutture spesso atiscenti, investimentiesigui e stipendi bassi sono lo specchio dello scarso inte-resse che rivolto alla ricerca scientica nel nostro Paese.

    Jacopo Parravicini, nato a Milano il 22 settembre 1981.Dottore di ricerca in Ingegneria Elettronica presso lUni-versit di Pavia. Ex ricercatore a contratto presso lUniver-sit della Franca Contea (Besanon, Francia) e GiovaneRicercatore nel Dipartimento di Ingegneria Elettrica edellInormazione (DIEI) dellUniversit de LAquila e nellI-stituto per i Processi Chimico-sici (PCF) del CNR.

    BCm:Qual il tuo campo di ricerca?Jacopo Parravicini: Il campo di ricerca del gruppo cui

    aerisco rientra nellambito della otonica, ossiaottica, tecniche di manipolazione della luce,propriet ottiche dei materiali, laser, bre ottiche,ecc. In questo periodo, in particolare, siamo concentratisullo studio di enomeni ottici in cristalli in congurazionitermodinamicamente instabili. Tali ricerche risultano interes-santi tanto dal punto di vista della sica ondamentale,

    Flickr-by NASA Goddard Photo and Video

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    32/100

    Wikimedia.org

    Flickr-by Lemsipmatt Wikimedia.org

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    33/100

    con lo studio di materiali in congurazioni precedentementemai indagate, quanto da un punto di vista applicativo, conla utura applicazione di quanto sviluppato a tecniche dimicroscopia innovative. Tutto questo nanziato attraversodierenti progetti di ricerca, di natura nazionale ed europea.

    BCm:Com generalmente composto un team diricerca nel tuo settore?

    JP: Il lavoro di unequipe di ricerca di questo genere puessere suddiviso grosso modo in tre parti, tenendo contoche tale suddivisione tuttaltro che rigida. Si tratta di:una prima parte teorica, in cui viene sviluppata la teoria ingrado di descrivere il sistema che si sta studiando e vieneespressa attraverso un appropriato ormalismo matematico;una seconda parte computazionale, in cui vengono svoltitramite computer i calcoli suggeriti dalle ormule matema-tiche della teoria e si ot tengono le previsioni numeriche dici che si ritiene uscir dagli esperimenti; una terza ase

    sperimentale, in cui vengono concepiti, costruiti e svoltigli esperimenti che permettono di valutare quanto previstodalla teoria.Questi tre passaggi il pi delle volte non sono eseguitiin questordine. Un team di ricerca ha una struttura chedipende ortemente dalla natura degli ogget ti da studiare.La sica delle particelle, per esempio (quella, per inten-derci, che viene svolta al CERN di Ginevra), necessita distrumentazioni molto grandi e molto costose, per cui il teamdi ricerca composto da centinaia o migliaia di persone.Nel campo della sica di cui mi occupo io, invece, sono

    presenti gruppi ristretti, solitamente composti dadieci-dodici di persone al massimo. Allincirca ci sonouno o due persone a capo del team: queste hanno una posi-zione ssa (per cui sono detti strutturati), in universit oin un ente di ricerca, e sono i responsabili dei nanziamenti.Poi ci sono due o tre post-dottorandi, ricercatori a contrattoo assegnisti o posizioni analoghe (io sono tra questi), concontratti della durata generalmente variabile tra 1 e 3 anni.La sica una disciplina molto ampia e molto specializzata,che a sua volta si appoggia ad altre discipline. Per questo

    nessuno, neanche un genio, in grado di lavorare total-mente da solo (se non in particolarissimi casi).Risulta dunque ondamentale una stretta interazione tra imembri di un gruppo. Chi nel gruppo ha pi esperienza,oltre a insegnare a chi ne ha meno, conosce la maggiorparte degli errori che si possono commettere, errori chesono quelli che anno perdere pi tempo inutilmente; chiha esperienza colui che ha istinto, ha metodo,ha chiaro, il pi delle volte, qual la strada piprocua da percorrere. Daltra parte, chi nel gruppoha meno esperienza ornisce spesso le idee piinnovative, e nel arsi le ossa eseguendo compitipi semplici e ripetitivi, compie un lavoro prezioso.Perci ondamentale che il team sia su questi aspetti benbilanciato e coeso. In molte occasioni addirittura ornisce

    risultati migliori lavere un team di persone di livello noneccelso, ma che sanno interagire strettamente tra loro, piut-tosto che avere un team di persone molto ormate.

    BCm: Secondo la tua esperienza qual lo statodella ricerca nel nostro Paese rispetto alle orga-nizzazioni estere?JP:Ho lavorato per quasi un anno in Francia, e devo dire

    che sotto laspetto proessionale stata una buona espe-rienza per la posizione che mi stata oerta, la disponibilit,il trattamento economico. Trovo che l ci sia un atteggia-mento generale un po pi ormale: le strutture in cui sonoospitati i gruppi (dipartimenti, universit, centri di ricerca)sono molto pi organizzate: con risorse poco maggioridi quelle italiane riescono a unzionare assai pi acilmentee speditamente. Ritengo peraltro che il ritmo di lavoro gene-rale, contrariamente a quanto si pensa, sia decisamentemeno serrato che da noi.

    BCm:A tuo avviso come si svilupper il lavoro diricerca in team in uturo?JP: Una tendenza chiara che il lavoro di ricerca andrsempre pi verso una americanizzazione. In parolepovere avverr (e sta gi avvenendo da alcuni anni) che lerisorse (nanziamenti, spazi, posizioni, ecc.) saranno asse-gnate sempre meno in maniera uniorme e sempre pi attra-verso progetti di ricerca specici da nanziare. Da un latoquesto positivo, perch premia le idee buone e procuee permette di concentrare i nanziamenti l dove si ritiene

    possano ornire i risultati migliori. Dallaltro in questo modoviene evidentemente compressa la libert di ricerca e,soprattutto, rischiano di essere penalizzati settori di ricercameno la page, o senza risvolti applicativi, come ancheidee pi ardite. Il atto che sono proprio queste le idee che,se hanno successo, permettono di produrre innovazione.In denitiva trovo che il uturo della ricerca si giochi su unbilanciamento nel ornire risorse in parte a progettiche abbiano risultati sicuri e in parte a progettiche implichino una orte dose di rischio (cio una

    buona possibilit che non riescano). Occorre comunquetenere presente che, in ogni caso, qualunque ricerca vera-mente interessante pu allire.Il team sar sempre pi importante in questottica, perchun singolo, per quanto dotato, sar sempre meno ingrado di ottenere da solo delle risorse per svilup-pare la propria linea di ricerca. Su questi aspetti lItaliadovrebbe rischiare molto di pi. Le risorse date alla ricerca,a ben guardare, sono e resteranno sempre una parte piccoladel bilancio generale della nazione, sia per il pubblico cheper il privato. In Italia purtroppo le aziende non hanno (quasi)mai voluto rischiare e lo Stato non ha i mezzi per arlo, ancheperch ci apparentemente non paga a livello politico.Riguardo questo nel resto dellUnione Europea la situa-zione certamente migliore, ma mi sembra di

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    34/100

    individuare i semi di questo atteggiamento un po dapper-tutto (tendenza al non rischio, burocratizzazione, ecc.). per questo che ar conoscere allopinione pubblica il nostrolavoro, il lavoro di ricerca, importante. Negli ultimianni, in maniera assolutamente indipendente dal colore dichi stato al governo, tutti hanno penalizzato la ricerca, perdue ragioni. Da una parte perch oggettivamente sono staticommessi degli abusi (baronie, ecc.); dallaltra perch un

    sostegno alla ricerca produce risultati dicilmente quanti-cabili, sia da un punto di vista economico che da un puntodi vista elettorale. Quello che bisognerebbe avere il coraggiodi are innanzitutto distinguere il merito delle persone. Aquelle che sono riconosciute in grado di ottenere buonirisultati lasciare campo libero, senza eccessivi burocratismi.Burocratismi che sono presenti in Italia e ancora di pi nelleistituzioni europee. Riguardo i vantaggi che si otterrebbero,occorre tenere presente che gli Stati economicamente epoliticamente pi prosperi, da pi di un secolo, sono quelli

    che producono di pi sulla ricerca, anche e soprattutto sullaricerca ondamentale. Un esempio tra tutti: gli Stati Uniti.

    Francesco Lo Sterzo, nato a Roma il 5 Novembre 1985,dottorando del Dipartimento di Fisica presso lUniversit LaSapienza di Roma e laureato con una tesi sullesperimentoATLAS del CERN di Ginevra, istituto con cui collabora tuttora.

    BCm:Qual il tuo campo di ricerca?Francesco Lo Sterzo:Il mio campo di ricerca la sicasperimentale delle particelle elementari. Questo

    campo della sica studia i costituenti ondamentali dellamateria, cio quelle particelle (i quark - che ormano i protonie i neutroni che sono alla base di tutti i enomeni che osser-viamo in natura. I sici delle particelle studiano le propriete il comportamento di questi costiuenti ondamentali con loscopo di capirne la natura e il unzionamento. Recentementeil proessor Peter Higgs ha proposto una teoria che prevede

    Wikimedia.org

    F

    lickrbyImageEditor

    W

    ikimedia.org

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    35/100

    lesistenza di una nuova particella (il amoso bosonedi Higgs) e la verica di questa teoria uno dei primiobiettivi di molti degli esperimenti di sica delle particelleelementari che sono in corso.Ad oggi uno dei posti privilegiati su scala mondialeper are queste ricerche il CERN (Centro Europeodi Ricerca Nucleare) di Ginevra. Al CERN di Ginevra stato messo in unzione il pi grande e potente acceleratoredi particelle mai costruito: un anello di 27 km di diametroin grado ar scontrare protoni a unenergia, al momento, di7 teraelettronvolt. Un acceleratore di particelle serve per

    riprodurre in maniera sistematica e controllata enomeniche avvengono raramente in natura, e quanto pi lacce-leratore potente tanti pi enomeni esso sar in grado diprodurre (e quindi rendere osservabili per gli scienziati).Lacceleratore accelera gruppi di particelle in due sensicontrari e le a scontrare in alcuni punti. Intorno a questipunti di impatto ci sono dei grandi rivelatori pronti a oto-graare i prodotti delle collisioni.Il lavoro di un sico sperimentale come me in questo momentoconsiste nellanalizzare i dati raccolti dal proprio rivelatore.

    BCm:Qual stata ed la tua esperienza nel lavorodi ricerca in team?FLS:Il gruppo di ricerca nel quale sono inseri to il gruppoATLAS dellUniversit La Sapienza. In generale ognisingolo gruppo di ricerca organizzato secondo unastruttura piramidale: c un proessore che il capo delgruppo che si occupa sia del management del team che dellostudio vero e proprio dei enomeni sici. Poi vengono altriproessori, ricercatori e i cosiddetti post-doc che sono deiricercatori che hanno dei contratti di breve durata (in genereuno o due anni). Dopo di questi ci sono i dottorandi e i laure-andi che normalmente sono in numero maggiore.Per quanto mi riguarda ar parte di un team e lavorare ingruppo sia con persone della mia et che con persone pi

    grandi molto stimolante e molto bello. Da un lato si condi-vidono lentusiasmo, la curiosit e lapprendimento di nuovecose, sia per quanto riguarda la sica in s che per quello checoncerne le tecniche usate per studiare i enomeni. Ma ancheil conronto con le conoscenze e lesperienza di persone pigrandi che anno questo mestiere da pi tempo ondamen-tale (ed anche da questo che si impara tanto).

    BCm: Secondo te che importanza assumeril team nel uturo?FLS: Penso che un aspetto ondamentale per il uturo della

    ricerca in Italia sia quello dei nanziamenti: senza nan-ziamenti questo tipo di ricerca (come ogni altrotipo di ricerca di base) non ha uturo, e in Italia gliultimi governi (di qualsiasi schieramento) hanno atto pocoda questo punto di vista. Legato a questo c il atto chelUniversit italiana risulta essere poco appetibile per glistudenti stranieri: io conosco molti italiani (da dottorandi insu) che hanno contratti con universit o enti stranieri, mentreconosco pochissime persone straniere che hanno contratticon realt italiane. Questo dovuto sia al atto che nel nostro

    campo gli stipendi italiani per tutte le posizioni sono circa2 o 3 volte pi bassi rispetto agli stipendi corrispondentiallestero, sia alla gestione diversa dei ondi che c altrove:da noi i ondi sono gestiti centralmente dalle istituzioni,per cui per assumere qualcuno c bisogno di un concorsoche ha inevitabilmente dei tempi lunghi, mentre allesterospesso ogni gruppo di ricerca ha dei ondi a disposizionee pu scegliere come utilizzarli.Per quanto riguarda il lavoro di gruppo penso che e resterondamentale ,anche perch spesso i lavori e le rilevazioniche si anno sono molto complessi e vasti.Inne credo che sia molto importante che gli italiani cono-scano il nostro lavoro e in generale tutta la ricerca che si ain Italia, e parlo per esperienza personale mi sembra checi sia molta curiosit verso ci che acciamo.

    F

    lic

    kr-

    by

    de

    laere

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    36/100

    di Alonso Amendola

    Larticolarsi delle comunit creative da tempo ci indicascoper te, possibilit e prospettive di cost ruzione del novum,

    al di l di qualsiasi denizione teorica e di ogni giusta ricercastorica. Il ermo volere di questo concetto (che, come in tantealtre sedi largamente sottolineato, racchiude in s anche unavoluta vocazione militante, didattica, storica e testimoniale) quello non solo di voler recuperare una rinvigorita ideadi sperimentazione audiovisiva, ma di indicare preciseesigenze espressive, produttive e culturali. Un tempo sisarebbe detto bisogni, ma non oso tanto. Esigenze che devono

    avere la capacit di raccontare attraverso uno sguardo obliquo e di vera crea-tivit collettiva almeno sette punti di base:

    1. analisi degli attraversamenti complessi e pluricontaminati dellin-tero sistema espressivo;2. denizione delle neoproessionalit degli esordienti e di quanti lavorano

    nellambito della rammentazione creativa;3. scoper te continue dei temi dellindipendenza e dellautoproduzione;4. conronto sempre pi necessario tra linguaggi tradizionali e novissimi;5. matura zione di una giovane critica ;6. raorz amento di progettualit legate al marketing territoriale delle nuove

    creativit tecnetroniche e delle culture digitali;7. identicazione e ormazione di un nuovo potenziale di pubblico.Lungo gli assi di questa scia dazione teorica sembra orbitare il docu-webdel quale andiamo parlare.

    Italiani 2.0non soltanto un importante prodotto di docu-web ma unsostanziale punto di partenza. un momento di cominciamento per leggere,

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    37/100

    da angolazioni dierenti, storie dItalia apartire dal web, dalluso dinamico e socia-lizzante delle neo-tecnologie e da tuttauna miriade di processi dinnovazione cherispondono ad articolate esigenze: cultu-rali, economiche, politiche, impren-ditoriali, espressive. Costruito con unritmo denso e cadenzato (con una dose di

    lieve ironia) Italiani 2.0 ideato e realiz-zato dal Ninja LAB, scritto da Luca Leonie diretto da Lino Palena un lavoro dimatrice corale di grande magnetismo.Robin Good, Livia Iacolare, SalvatoreAranzulla, Gianranco Marziano, Evy,Tony Ponticiello, The Dopes, DanieleGoli, Giulia Bassetta, Lucio Dione inpieno di stile destetica post-storicasi raccontano nel tempo del web 2.0. E le loro sono storie

    molteplici, storie di rabdomanti di internet, storie damorie blasemia e militanza politica e bizzarria e mobilitazionesociale e invenzioni darte...In breve storie di chi ha radicalmente riscritto non solo lapropria proessione ma la propria vita, il proprio modo des-sere al mondo. Ulteriore punto di orza di Italiani 2.0 sicura-mente rappresentato dalla capacit daver saputo aggregare,avvicinare e ar convivere in un unico fusso narrativo nume-rosi voci e stili, orizzonti e possibilit.Inatti, in piena linea con le logiche della rete in questoracconto web-audiovisivo convivono anche le presenze

    (complici pi che testimoni) di Paola Maugeri, Linus,Oliviero Toscani, Mauro Coruzzi.Italiani 2.0 un riuscito prodotto di pensieri, rifes-sioni, modalit dellagire contemporaneo. uno scandaglio proondo nella nostra attualit. Ma alcontempo prospettiva di dialogo e sintesi storica.Italiani 2.0 prospettiva di dialogo in quanto lete-rogeneit di questo docu-web la rintracciamo nel dialogodiretto/indiretto verso il miglior procedere delle azioni cheattualmente stanno incidendo nel nostro tempo che sa

    pensare in chiave 2.0 (necessario, a mio giudizio, il rimandoa tutte le operazioni di Ninja Marketing oppure a un testoculto come Freedi Chris Anderson).Italiani 2.0, inoltre, sintesi storica in quanto ha anchevalore di documentazione sul campo in un desiderio cheu caro a Pier Paolo Pasolini (capire e raccontare edel-mente) o al Cesare Zavattini del pedinamento del reale.O che sembra rimandare al miglior Cinma vrit proget-tato da Edgar Morin e Jean Rouch, che ancora oggi sono unmodello peret to per avvicinare quadri e procedure analitichetra sociologia ed etnograa e per costruire narrazioni audio-visive digitali e post-cinematograche.Il tutto miscelato in un procedere teorico che guarda alleondanti indicazioni di un Pierre Levy (che tra i primi hacominciato a comprendere lo slancio tecnologico come

    spazio di condivisione, innovazione culturale e di continue

    rontiere inrante).Oppure ritrovando segnali di NicholasMirzoe e il suo invito a una continua osservazione dellacultura visuale, delle immagini complesse e della miriadedi eventi visuali che popolano la nostra quotidianit.Senza dimenticare altri costruttori-ondatori che hannosaputo indicarci per illuminazioni primigenie il nostro imma-ginario. Un nome su tutti: Gilles Deleuze.

    Ecco, solamente nei transiti di saldamenti episte-mologici e nella pratica di unosservazione diretta,partecipata e di metodo possiamo non solo dar orza

    alle pratiche artistiche, imprenditoriali, aettive,proessionali della contemporaneit e del uturo,ma possiamo anche stabilire un rinnovato nutri-mento dellimmaginario collettivo e dei proondimutamenti dellindustria culturale.Perseverando e raorzando una ricerca che acquistapregnanza teorica non solo nello studio, ma anche nellorga-nizzazione e nelle attivazioni di continue reti di conoscenza. quindi basilare saper percorrere gli accadimenti, illustrarli,accompagnarli, se necessario determinarli.

    Non c ricerca, se non c azione operativa. Non c saperese non si entra nel cuore (nel magma) delle cose. Italiani2.0 racconto corale, azione progettuale a partire dalweb, percorso teorico, tracciato storico ma anche ritrovatapassione e rinnovato sguardo militante.Insomma, Italiani 2.0(oltre a stabilire con i suoi 780 giga dilmati raccolti un originalissimo tassello dellitalica unitche proprio in questi mesi esteggia i suoi 150 anni di vita) la costanza di unintrapresa che diviene viatico e istigazionedi ricomposizione del reale, spingendoci verso una stradanon acile, certo ma a nostro giudizio necessaria. Come, sempre, necessario ritrovare respiri di vita, creare micro-relazioni, indicare sguardi produttivi, are rizoma, tesseredialoghi di conoscenza. Disegnare cartograe del mondo.E molto, molto altro ancora

    Lino Palena

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    38/100

    gLI Open Data COme strumentO DI DemOCrazIa

    di Davide Bennato

    La democrazia pu essere contenuta in una database? La cittadi-nanza pu passare da statistiche e altri strumenti quantitativi? Lapartecipazione pu essere una orma di analisi dei dati? La traspa-renza pu essere espressa in orma numerica?Per quanto possa sembrare strano, la risposta si.

    Si chiama Open Data, ed quel movimento che raccoglie attorno as esperti, cittadini, pubbliche amministrazioni e politici, accomu-nati dallidea che lenorme quantitativo delle inormazioni prodottedalle istituzioni sociali, politiche, scientiche possano portarea un livello diverso la democrazia partecipativa.

    La democrazia come la conosciamo si estrinseca nellatto della partecipazione:partecipazione che nella stragrande maggioranza dei casi si esprime attraversoil voto. Ma il voto non lunica orma di partecipazione, ne esistono diverse, peresempio lassociazionismo. In questa diversicazione della partecipazione, nel

    periodo dei media sociali e del web partecipativo appunto anche luso dei datipu essere espressione di democrazia. Ma in che modo?Il movimento Open Data cos come altri movimenti Open (open source,open/ree culture, creative commons) parte dal presupposto che la cono-scenza, il sapere e linormazione devono essere liberi: libera deveessere la circolazione, libera deve essere la diusione, libera deve essere lutiliz-zazione. Nella attispecie, i dati prodotti da particolari istituzioni e organizzazionidevono essere liberi e aperti, perch sono patrimonio della collettivit e perch idati grezzi altro non sono che conoscenza in attesa di essere ranata.

    Dati prodotti da particolari istituzioni. La cosa, gi interessante in s, diventaancora pi interessante se applicata alla politica: si chiama Open Government(semplicato in Open Gov) ed il concetto di Open Data applicati alla polis. Inattipubbliche amministrazioni, municipalit, governi, producono una serie di dati checi riguardano molto da vicino, perch hanno a che are con la sera pubblica. Il

  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    39/100

    numero di votanti, la struttura degli appalti, lassenteismodei parlamentari: sono tutti dati che nelle mani dei cittadinipossono assumere un elevato valore politico di trasparenza.Esistono tutta una serie di dati, di libero accessoperch pubblici, ma sepolti in siti diicili daraggiungere o peggio ancora in aldoni dicilmenteutilizzabili. Luso di questi dati pu essere importante, poichpossono essere utili per una politica non solo in grado di

    esprimere razionalmente una decisione, ma anche che sia pitrasparente e in grado di dialogare diversamente dai cittadini.Perch gli Open Data potrebbero essere utili per i citta-dini? Perch in questo modo i cittadini potrebbero trovaresoluzioni alternative a problemi di governance: dalle stra-tegie per labbattimento del traco a metodi per migliorareil sistema della nettezza urbana.

    Fra coloro i quali si riconoscono nel movimento Open Data,un esempio molto citato quello della Goldcorp [http://

    www.goldcorp.com/]. Societ canadese, specializzata nellaestrazione delloro da miniere proprietarie, la Goldcorp allane degli anni 90 u colpita da unimportante crisi. La RedLake, principale miniera della societ, aveva enormementeridotto il proprio bacino auriero, diminuendo drasticamentela sua produttivit. Rob McEwen [http://www.robmcewen.com/], ondatore ed ex amministratore delegato dellasociet, non sapendo che pesci prendere, si ispir a progetticollaborativi tipici del sotware come lOpen Source e decisedi pubblicare sul sito della societ il completo set di datigeologici di propriet della stessa Goldcorp, acendo partire

    un contest, chiedendo a chi osse interessato di trovareun modo per trovare nuovi loni doro della miniera. I risul-tati urono incredibili: vennero suggeriti circa 110 obiettiviin cui probabilmente cerano loni doro, di questi l80%produssero eettivamente una quantit signicativa doro,con la conseguenza che la Goldcorp inaugur una nuovastrategia nel business delle miniere, e allaumento dellaproduttivit auriera corrispose un calo di circa un sestodei costi minerari. La strategia adottata quella che JeHowe con un celebre neologismo avrebbe chiamato qualche

    anno pi tardi crowdsourcing: ma la sostanza non cambia.Facendo diventare i dati proprietari della Goldcorp datiaperti, liberi, Open data, McEwen aveva risolto il rischio dichiusura della miniera di Red Lake.

    Esistono diversi progetti che usando la logica dellOpenData tentano di portare avanti lidea dellOpen Gov.Lamministrazione Obama, per esempio, molto attiva inquesto settore. Un caso celebre Data.gov[http://www.data.gov/], sito il cui scopo aumentare laccesso pubblicoa dataset di alto valore, compatibili con strumenti inorma-tici e prodotti dal governo ederale degli Stati Uniti. Il sitonon solo un enorme database di dati liberamente utiliz-zabili, ma un vero e proprio think tankdellOpen Data, a cuivengono chiamati a collaborare sviluppatori chiedendo

    g

    oldcorp

    .com

    d

    ata

    .gov

    r

    obmcewen

    .com

    http://www.goldcorp.com/http://www.goldcorp.com/http://www.robmcewen.com/http://www.robmcewen.com/http://www.data.gov/http://www.data.gov/http://www.data.gov/http://www.data.gov/http://www.robmcewen.com/http://www.robmcewen.com/http://www.goldcorp.com/http://www.goldcorp.com/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    40/100

    loro di mettere a punto applicazioni per iPad e iPhone, stru-menti di data visualization, oppure semplicemente si chiedeagli stessi cittadini di suggerire un set di dati prodotti dal

    Governo ederale che potrebbero essere interessanti.

    Un progetto simile Opening Up Government[http://data.gov.uk/], che a rierimento al Governo Inglese eche secondo la stessa losoa dellomologo sito ameri-cano non solo un enorme motore di ricerca per datasetliberi a cui ogni cittadino pu accedere, ma anche un sitodove trovare applicazioni web o mobile per la visualizza-zione e lesplorazione dei dati. anche possibile proporsicome ornitori di dati Open, se si unassociazione chepossiede archivi digitali dinteresse pubblico.Gli inglesi sono piuttosto attivi su questi temi e spessodanno vita a progetti interessanti. Come il sito Where did mytax go?[Dove sono andate a nire le mie tasse? - http://www.wheredidmytaxgo.co.uk/], unapplicazione web interattiva in

    cui inserendo il proprio reddito e il sesso, possibile vederecome sono stati ripartite le tasse pagate negli ultimi anni.

    E in Italia? Seppur lentamente, c un interesse crescenteverso queste tematiche, anche se non sempre da partedelle pubbliche amministrazioni. Un caso celeberrimo Openpolis.it [http://openpolis.it/], associazione il cui scopo usare i dati liberamente disponibili sui siti di Camera eSenato per ornire ai cittadini tutta una serie di inormazionisui propri parlamentari: da una raccolta delle dichiarazioniapparse sugli organi di stampa a statistiche su votazionie astensioni durante i lavori parlamentari (col progettoOpenparlamento: http://parlamento.openpolis.it/).Inoltre stanno crescendo sempre pi associazioni il cuiobiettivo diondere la cultura dellOpen Data ra i citta-dini e nelle pubbliche amministrazioni. il caso di LinkedOpen Data Italia [http://www.linkedopendata.it/] che seguela losoa di altri progetti simili, sottolineando soprattutto

    l

    inke

    dopen

    da

    ta.i

    t

    w

    here

    didmy

    taxgo

    .co

    .uk

    p

    arlamento.openpo

    lis.it

    d

    ata.gov.uk

    http://data.gov.uk/http://data.gov.uk/http://www.wheredidmytaxgo.co.uk/http://www.wheredidmytaxgo.co.uk/http://openpolis.it/http://parlamento.openpolis.it/http://www.linkedopendata.it/http://www.linkedopendata.it/http://parlamento.openpolis.it/http://openpolis.it/http://www.wheredidmytaxgo.co.uk/http://www.wheredidmytaxgo.co.uk/http://data.gov.uk/http://data.gov.uk/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    41/100

    la necessit di un accesso alle inormazioni prodotte dallepubbliche amministrazioni, cos come Datagov.it [http://www.datagov.it/ ] che raccoglie un gruppo di proessio-

    nisti delluniversit e della pubblica amministrazione,molto attivi sul versante web e social media, oppureSpaghettiopendata [http://www.spaghettiopendata.org/ ],che raggruppa prevalentemente cittadini e persone inte-ressate allargomento.Alcune pubbliche amministrazioni stanno cominciando amuoversi su questi territori. Dati.Piemonte.it [http://www.dati.piemonte.it/] un enorme database di dati prodottidalla Regione Piemonte. Le statistiche della RegioneEmilia Romagna [http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/statistica/ ], i dati geograci della Regione Puglia[http://si t .puglia. i t /portal/si t_cit tadino/Download ]oppure limportante dataset sui terremoti dellIstitutonazionale di Geosica e Vulcanologia sono altri esempi[http://openmap.rm.ingv.it/gmaps/rec-big/Index.htm].

    Nei primi anni 90 nacque il movimento culturale dellaEvidence Based Medicine, il cui scopo era quello diriportare la diagnosi clinica non sui territori dellintuizione

    o dellimprovvisazione, ma su una analisi consapevole escienticamente documentata dei casi clinici. Usare i daticlinici ed epidemiologici in maniera consapevole cos dagiungere ad una corretta diagnosi del paziente.

    Se guardiamo bene il movimento dellOpen Gov e limpor-tanza che in esso riveste luso degli Open Data notiamoche lanalisi dei dati e la visualizzazione delle inormazioni,altro non sono che un modo per migliorare la trasparenzadelle pubbliche amministrazioni e la consapevolezza delcittadino, magari promuovendo una politica in grado diprendere le decisioni attraverso i dati e non (o meglio: nonsolo) a partire da motivi ideologici.Una democrazia basata su scelte consapevoli, unaevidence based democracy.

    s

    it.p

    ug

    lia

    .it

    d

    ati

    .piemon

    te.i

    t

    r

    eg

    ione

    .em

    ilia

    -rom

    agna

    .it

    s

    pag

    he

    ttiopen

    da

    ta.o

    rg

    http://www.datagov.it/http://www.datagov.it/http://www.spaghettiopendata.org/http://www.dati.piemonte.it/http://www.dati.piemonte.it/http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/statistica/http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/statistica/http://sit.puglia.it/portal/sit_cittadino/Downloadhttp://openmap.rm.ingv.it/gmaps/rec-big/Index.htmhttp://openmap.rm.ingv.it/gmaps/rec-big/Index.htmhttp://sit.puglia.it/portal/sit_cittadino/Downloadhttp://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/statistica/http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/statistica/http://www.dati.piemonte.it/http://www.dati.piemonte.it/http://www.spaghettiopendata.org/http://www.datagov.it/http://www.datagov.it/
  • 8/6/2019 Brand Care Magazine 009 Web

    42/100

    di Vincenzo Bernabei

    Le quattro ere antropologicheSecondo lintellettuale rancese Pierre Lvy lesistenza delles-sere umano pu essere suddivisa in quattro ere antropolo-

    giche: lera della Terra, che dallo st