Bollettino Ecclesiale - Luglio - Settembre 2006 Ottobre - Dicembre 2006

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1 ARCIDIOCESI DI CATANIA Bollettino Ecclesiale ATTI UFFICIALI E ATTIVITÀ PASTORALI DELLA COMUNITÀ DIOCESANA Anno CIX – n. 2 Luglio - Settembre 2006 Ottobre - Dicembre 2006

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ARCIDIOCESI DI CATANIA

Bollettino Ecclesiale

ATTI UFFICIALI E ATTIVITÀ PASTORALI DELLA COMUNITÀ DIOCESANA

Anno CIX – n. 2

Luglio - Settembre 2006

Ottobre - Dicembre 2006

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Arcidiocesi di Catania - BOLLETTINO ECCLESIALE Atti ufficiali e attività pastorali della comunità diocesana -Editore: , Edizioni Arcidiocesi Catania - Amministrazione: Curia Arcivescovile di Catania - tel. 095.7159062 - fax 095.2504358 www.diocesi.catania.it e-mail: [email protected] - Via V. Emanuele, 159 -95131 Catania - Redazione: Franco Beninato, Rosa Balsamo - Direttore responsabile: Antonino Legname, Direttore: Giuseppe Longo - Impaginazione e Stampa: Tipolitografia C. Anfuso - tei. 095.363029 - Catania -Autorizzazione: Tribunale di Catania n. 43 del 4 settembre 1948.

Distribuzione gratuita

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SOMMARIO

SANTA SEDE Messaggio del S. Padre per la 80ª Giornata Missionaria Mondiale

Discorso del S. Padre ai partecipanti al IV Convegno nazionale della Chiesa Italiana

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Messaggio per la Giornata Nazionale del Ringraziamento

Consiglio Episcopale Permanente, Roma 18-20 settembre. Comunicato finale

Messaggio in occasione del 4° Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 29a Giornata per la vita

CONFERENZA EPISCOPALE SICILIANA

Comunicato finale della sessione autunnale 2-3 ottobre 2006.

CONVEGNO DI VERONA

Intervento conclusivo di S.Em. Card. Ruini sul 4° Convegno Ecclesiale Nazionale

ARCIVESCOVO

Ordinazione Sacerdotale di Don Salvatore Cubito e Don Salvatore Cucé

Lettera ai Presbiteri (14 luglio 2006)

Traslazione delle reliquie di Sant’Agata

Lettera ai Presbiteri che celebrano giubilei sacerdotali (12 settembre)

Lettera ai Presbiteri (22 settembre 2006)

Anniversario dell’Ordinazione Episcopale, Giubilei sacerdotali, Ammissioni agli Ordini Sacri

Lettera ai Presbiteri e ai diaconi (10 ottobre)

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Messaggio al quotidiano “La Sicilia” per il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona

Istituzione ministeri del lettorato e accolitato e mandato missionario a Mons. Enzo Algeri

Lettera ai Presbiteri Diaconi, Religiosi/e, Aggregazioni laicali (14 novembre 2006)

Messaggio di auguri natalizi per il Seminario

Articolo per l’Avvenire per il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona

Articolo per La Sicilia. In ricordo del Cardinale Pappalardo

Ordinazione Sacerdotale di Don Salvatore Consoli

Articolo per La Sicilia. Auguri per il nuovo anno

AGENDA

CURIA

CANCELLERIA

Nomine Luglio - Dicembre CONSIGLIO PRESBITERALE

Consiglio presbiterale del 12 dicembre UFFICIO PASTORALE DIOCESANO

Assemblea pastorale diocesana del 21 novembre UFFICIO PER LA VITA CONSACRATA

Invito alla preghiera

Assemblea diocesana sulla Vita Consacrata del 10 ottobre

Assemblea diocesana sulla Vita Consacrata del 28 novembre

UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO

Corso base per catechisti UFFICIO LITURGICO DIOCESANO

Nuovi ministri straordinari della distribuzione della Santa Comunione

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UFFICIO PER LA PASTORALE DEI PROBLEMI SOCIALI E LAVORO

Lettera agli Operatori ed ai Referenti dei CFP

Lettera ai Presidenti, ai Direttori, agli Operatori, ai Referenti degli Enti di Formazione Professionale.

Lettera ai Presidenti, ai Direttori, agli Operatori, ai Referenti degli Enti Di Formazione Professionale

UFFICIO SCOLASTICO DIOCESANO

Calendario incontri formazione degli IdR UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO

Ottobre missionario

IN PACE CHRISTI

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Santa Sede

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Messaggio del Papa Benedetto XVI

per la 80ª Giornata Missionaria Mondiale

Domenica, 22 ottobre 2006 1. La Giornata Missionaria Mondiale, che celebreremo domenica 22 ottobre 2006 offre l’opportunità di riflettere quest’anno sul tema: “La carità, anima della missione”. La missione se non è orientata dalla carità, se non scaturisce cioè da un profondo atto di amore divino, rischia di ridursi a mera attività filantropica e sociale. L’amore che Dio nutre per ogni persona costituisce, infatti, il cuore dell’esperienza e dell’annunzio del Vangelo, e quanti l’accolgono ne diventano a loro volta testimoni. L’amore di Dio che dà vita al mondo è l’amore che ci è stato donato in Gesù, Parola di salvezza, icona perfetta della misericordia del Padre celeste. Il messaggio salvifico si potrebbe ben sintetizzare allora nelle parole dell’evangelista Giovanni: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui” (1 Gv 4,9). Il mandato di diffondere l’annunzio di questo amore fu affidato da Gesù agli Apostoli dopo la sua risurrezione, e gli Apostoli, interiormente trasformati il giorno della Pentecoste dalla potenza dello Spirito Santo, iniziarono a rendere testimonianza al Signore morto e risorto. Da allora, la Chiesa continua questa stessa missione, che costituisce per tutti i credenti un impegno irrinunciabile e permanente. 2. Ogni comunità cristiana è chiamata, dunque, a far conoscere Dio che è Amore. Su questo mistero fondamentale della nostra fede ho voluto soffermarmi a riflettere nell’Enciclica “Deus caritas est”. Del suo amore Dio permea l’intera creazione e la storia umana. All’origine l’uomo uscì dalle mani del Creatore come frutto di un’iniziativa d’amore. Il peccato offuscò poi in lui l’impronta divina. Ingannati dal maligno, i progenitori Adamo ed Eva vennero meno al rapporto di fiducia con il loro Signore, cedendo alla tentazione del maligno che instillò in loro il sospetto che Egli fosse un rivale e volesse limitarne la libertà. Così all’amore gratuito divino essi preferirono se stessi, persuasi di affermare in tal modo il loro libero arbitrio. La conseguenza fu che finirono per perdere l’originale felicità ed assaporarono l’amarezza della tristezza del peccato e della morte. Iddio però non li abbandonò e promise ad essi ed ai loro discendenti la salvezza, preannunciando l’invio del suo Figlio unigenito,

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Gesù, che avrebbe rivelato, nella pienezza dei tempi, il suo amore di Padre, un amore capace di riscattare ogni umana creatura dalla schiavitù del male e della morte. In Cristo, pertanto, ci è stata comunicata la vita immortale, la stessa vita della Trinità. Grazie a Cristo, buon Pastore che non abbandona la pecorella smarrita, è data la possibilità agli uomini di ogni tempo di entrare nella comunione con Dio, Padre misericordioso pronto a riaccogliere in casa il figliol prodigo. Segno sorprendente di questo amore è la Croce. Nella morte in croce di Cristo - ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est - “si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo: amore, questo, nella sua forma più radicale. È lì che questa verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l’amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare” (n. 12). 3. Alla vigilia della sua passione Gesù lasciò come testamento ai discepoli, raccolti nel Cenacolo per celebrare la Pasqua, il “comandamento nuovo dell’amore - mandatum novum “: “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15,17). L’amore fraterno che il Signore chiede ai suoi “amici” ha la sua sorgente nell’amore paterno di Dio. Osserva l’apostolo Giovanni: “Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio” (1 Gv 4,7). Dunque, per amare secondo Dio occorre vivere in Lui e di Lui: è Dio la prima “casa” dell’uomo e solo chi in Lui dimora arde di un fuoco di divina carità in grado di “incendiare” il mondo. Non è forse questa la missione della Chiesa in ogni tempo? Non è allora difficile comprendere che l’autentica sollecitudine missionaria, primario impegno della Comunità ecclesiale, è legata alla fedeltà all’amore divino, e questo vale per ogni singolo cristiano, per ogni comunità locale, per le Chiese particolari e per l’intero Popolo di Dio. Proprio dalla consapevolezza di questa comune missione prende vigore la generosa disponibilità dei discepoli di Cristo a realizzare opere di promozione umana e spirituale che testimoniano, come scriveva l’amato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio, “l’anima di tutta l’attività missionaria: l’amore che è e resta il movente della missione, ed è anche l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. E’ il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere. Quando si agisce con riguardo alla carità o ispirati dalla carità, nulla è disdicevole e tutto è buono” (n. 60). Essere missionari significa allora amare Dio con tutto se stessi sino a dare, se necessario, anche la vita per Lui. Quanti sacerdoti,

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religiosi, religiose e laici, pure in questi nostri tempi, Gli hanno reso la suprema testimonianza di amore con il martirio! Essere missionari è chinarsi, come il buon Samaritano, sulle necessità di tutti, specialmente dei più poveri e bisognosi, perché chi ama con il cuore di Cristo non cerca il proprio interesse, ma unicamente la gloria del Padre e il bene del prossimo. Sta qui il segreto della fecondità apostolica dell’azione missionaria, che travalica le frontiere e le culture, raggiunge i popoli e si diffonde fino agli estremi confini del mondo. 4. Cari fratelli e sorelle, la Giornata Missionaria Mondiale sia utile occasione per comprendere sempre meglio che la testimonianza dell’amore, anima della missione, concerne tutti. Servire il Vangelo non va infatti considerata un’avventura solitaria, ma impegno condiviso di ogni comunità. Accanto a coloro che sono in prima linea sulle frontiere dell’evangelizzazione - e penso qui con riconoscenza ai missionari e alle missionarie - molti altri, bambini, giovani e adulti con la preghiera e la loro cooperazione in diversi modi contribuiscono alla diffusione del Regno di Dio sulla terra. L’auspicio è che questa compartecipazione cresca sempre più grazie all’apporto di tutti. Colgo volentieri questa circostanza per manifestare la mia gratitudine alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ed alle Pontificie Opere Missionarie [PP.OO.MM.], che con dedizione coordinano gli sforzi dispiegati in ogni parte del mondo a sostegno dell’azione di quanti sono in prima linea alle frontiere missionarie. La Vergine Maria, che con la sua presenza presso la Croce e la sua preghiera nel Cenacolo ha collaborato attivamente agli inizi della missione ecclesiale, sostenga la loro azione ed aiuti i credenti in Cristo ad essere sempre più capaci di vero amore, perché in un mondo spiritualmente assetato diventino sorgente di acqua viva. Questo auspicio formulo di cuore, mentre invio a tutti la mia Benedizione. Dal Vaticano, 29 Aprile 2006

BENEDETTO XVI

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Visita Pastorale

di sua Santità Benedetto XVI

a Verona in occasione del

IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana

Discorso di Sua Santità Benedetto XVI ai partecipanti al convegno

Fiera di Verona Giovedì, 19 ottobre 2006

Cari fratelli e sorelle! Mi rallegro di essere con voi oggi, in questa tanto bella e storica

città di Verona, per prendere parte attivamente al IV Convegno nazionale della Chiesa in Italia. Porgo a tutti e a ciascuno il più cordiale saluto nel Signore. Ringrazio il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale, e la Dottoressa Giovanna Ghirlanda, rappresentante della Diocesi di Verona, per le gentili parole di accoglienza che mi hanno rivolto a nome di voi tutti e per le notizie che mi hanno dato sullo svolgimento del Convegno. Ringrazio il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Presidente del Comitato preparatorio, e quanti hanno lavorato per la sua realizzazione. Ringrazio di cuore ognuno di voi, che rappresentate qui, in felice armonia, le varie componenti della Chiesa in Italia: il Vescovo di Verona, Mons. Flavio Roberto Carraro, che ci ospita, i Vescovi qui convenuti, i sacerdoti e i diaconi, i religiosi e le religiose, e voi fedeli laici, uomini e donne, che date voce alle molteplici realtà del laicato cattolico in Italia.

Questo IV Convegno nazionale è una nuova tappa del cammino di

attuazione del Vaticano II, che la Chiesa italiana ha intrapreso fin dagli anni immediatamente successivi al grande Concilio: un cammino di comunione anzitutto con Dio Padre e con il suo Figlio Gesù Cristo nello Spirito Santo e quindi di comunione tra noi, nell’unità dell’unico Corpo di Cristo (cfr 1Gv 1, 3; 1Cor 12, 12-13); un cammino proteso all'evangelizzazione, per mantenere viva e salda la fede nel popolo italiano; una tenace testimonianza, dunque, di amore per l'Italia e di operosa sollecitudine per il bene dei suoi figli. Questo cammino la Chiesa in Italia lo ha percorso in stretta e costante unione con il Successore di

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Pietro: mi è grato ricordare con voi i Servi di Dio Paolo VI, che volle il I Convegno nell’ormai lontano 1976, e Giovanni Paolo II, con i suoi fondamentali interventi - li ricordiamo tutti - ai Convegni di Loreto e di Palermo, che hanno rafforzato nella Chiesa italiana la fiducia di poter operare affinché la fede in Gesù Cristo continui ad offrire, anche agli uomini e alle donne del nostro tempo, il senso e l'orientamento dell'esistenza ed abbia così “un ruolo-guida e un’efficacia trainante” nel cammino della Nazione verso il suo futuro (cfr Discorso al Convegno di Loreto, 11 aprile 1985, n. 7).

Il Signore risorto e la sua Chiesa

Nello stesso spirito sono venuto oggi a Verona, per pregare il Signore con voi, condividere - sia pure brevemente - il vostro lavoro di queste giornate e proporvi una mia riflessione su quel che appare davvero importante per la presenza cristiana in Italia. Avete compiuto una scelta assai felice ponendo Gesù Cristo risorto al centro dell’attenzione del Convegno e di tutta la vita e la testimonianza della Chiesa in Italia. La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l’intero universo: per questo la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio e fino alla fine dei tempi. Si tratta di un grande mistero, certamente, il mistero della nostra salvezza, che trova nella risurrezione del Verbo incarnato il suo compimento e insieme l’anticipazione e il pegno della nostra speranza. Ma la cifra di questo mistero è l’amore e soltanto nella logica dell’amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso: Gesù Cristo risorge dai morti perché tutto il suo essere è perfetta e intima unione con Dio, che è l’amore davvero più forte della morte. Egli era una cosa sola con la Vita indistruttibile e pertanto poteva donare la propria vita lasciandosi uccidere, ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto, nell’Ultima Cena, egli ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva. La sua risurrezione è stata dunque come un’esplosione di luce, un’esplosione dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale

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emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé.

Tutto ciò avviene concretamente attraverso la vita e la testimonianza della Chiesa; anzi, la Chiesa stessa costituisce la primizia di questa trasformazione, che è opera di Dio e non nostra. Essa giunge a noi mediante la fede e il sacramento del Battesimo, che è realmente morte e risurrezione, rinascita, trasformazione in una vita nuova. È ciò che rileva San Paolo nella Lettera ai Galati: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (2, 20). È stata cambiata così la mia identità essenziale, tramite il Battesimo, e io continuo ad esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è di nuovo, ma trasformato, purificato, “aperto” mediante l’inserimento nell’altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così “uno in Cristo” (Gal 3, 28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. “Io, ma non più io”: è questa la formula dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della “novità” cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale. La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini e di donne entro la quale viviamo. E così, da questo messaggio fondamentale della risurrezione presente in noi e nel nostro operato quotidiano, vengo al tema del servizio della Chiesa in Italia alla Nazione, all’Europa e al mondo.

Il servizio della Chiesa in Italia alla Nazione, all'Europa e al

mondo L’Italia di oggi si presenta a noi come un terreno profondamente

bisognoso e al contempo molto favorevole per una tale testimonianza. Profondamente bisognoso, perché partecipa di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita. Ne deriva una nuova ondata di illuminismo e di laicismo, per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre sul piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare. Così Dio

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rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in Lui diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo anzi estraneo. In stretto rapporto con tutto questo, ha luogo una radicale riduzione dell’uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. Si ha così un autentico capovolgimento del punto di partenza di questa cultura, che era una rivendicazione della centralità dell’uomo e della sua libertà. Nella medesima linea, l’etica viene ricondotta entro i confini del relativismo e dell’utilitarismo, con l’esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante per se stesso. Non è difficile vedere come questo tipo di cultura rappresenti un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo, ma più in generale con le tradizioni religiose e morali dell’umanità: non sia quindi in grado di instaurare un vero dialogo con le altre culture, nelle quali la dimensione religiosa è fortemente presente, oltre a non poter rispondere alle domande fondamentali sul senso e sulla direzione della nostra vita. Perciò questa cultura è contrassegnata da una profonda carenza, ma anche da un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza.

L’Italia però, come accennavo, costituisce al tempo stesso un

terreno assai favorevole per la testimonianza cristiana. La Chiesa, infatti, qui è una realtà molto viva, - e lo vediamo! - che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione. Le tradizioni cristiane sono spesso ancora radicate e continuano a produrre frutti, mentre è in atto un grande sforzo di evangelizzazione e catechesi, rivolto in particolare alle nuove generazioni, ma ormai sempre più anche alle famiglie. È inoltre sentita con crescente chiarezza l'insufficienza di una razionalità chiusa in se stessa e di un’etica troppo individualista: in concreto, si avverte la gravità del rischio di staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà. Questa sensazione, che è diffusa nel popolo italiano, viene formulata espressamente e con forza da parte di molti e importanti uomini di cultura, anche tra coloro che non condividono o almeno non praticano la nostra fede. La Chiesa e i cattolici italiani sono dunque chiamati a cogliere questa grande opportunità, e anzitutto ad esserne consapevoli. Il nostro atteggiamento non dovrà mai essere, pertanto, quello di un rinunciatario ripiegamento su noi stessi: occorre invece mantenere vivo e se possibile incrementare il nostro dinamismo, occorre aprirsi con fiducia a nuovi rapporti, non trascurare alcuna delle energie

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che possono contribuire alla crescita culturale e morale dell’Italia. Tocca a noi infatti - non con le nostre povere risorse, ma con la forza che viene dallo Spirito Santo - dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente: se sapremo farlo, la Chiesa in Italia renderà un grande servizio non solo a questa Nazione, ma anche all’Europa e al mondo, perché è presente ovunque l’insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle sfide del nostro tempo.

Rendere visibile il grande “sì” della fede

Cari fratelli e sorelle, dobbiamo ora domandarci come, e su quali basi, adempiere un simile compito. In questo Convegno avete ritenuto, giustamente, che sia indispensabile dare alla testimonianza cristiana contenuti concreti e praticabili, esaminando come essa possa attuarsi e svilupparsi in ciascuno di quei grandi ambiti nei quali si articola l’esperienza umana. Saremo aiutati, così, a non perdere di vista nella nostra azione pastorale il collegamento tra la fede e la vita quotidiana, tra la proposta del Vangelo e quelle preoccupazioni e aspirazioni che stanno più a cuore alla gente. In questi giorni avete riflettuto perciò sulla vita affettiva e sulla famiglia, sul lavoro e sulla festa, sull’educazione e la cultura, sulle condizioni di povertà e di malattia, sui doveri e le responsabilità della vita sociale e politica.

Per parte mia vorrei sottolineare come, attraverso questa multiforme testimonianza, debba emergere soprattutto quel grande “sì” che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come, pertanto, la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo. Il cristianesimo è infatti aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza. San Paolo nella Lettera ai Filippesi ha scritto: “Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (4, 8). I discepoli di Cristo riconoscono pertanto e accolgono volentieri gli autentici valori della cultura del nostro tempo, come la conoscenza scientifica e lo sviluppo tecnologico, i diritti dell’uomo, la libertà religiosa, la democrazia. Non ignorano e non sottovalutano però quella pericolosa fragilità della natura umana che è una minaccia per il cammino dell’uomo in ogni contesto storico; in particolare, non trascurano le tensioni interiori e le contraddizioni della nostra epoca. Perciò l’opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una

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purificazione, un taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un’apertura che consente di nascere a quella “creatura nuova” (2 Cor 5, 17; Gal 6, 15) che è il frutto dello Spirito Santo.

Come ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est, all’inizio dell’essere cristiano - e quindi all’origine della nostra testimonianza di credenti - non c’è una decisione etica o una grande idea, ma l’incontro con la Persona di Gesù Cristo, “che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (n. 1). La fecondità di questo incontro si manifesta, in maniera peculiare e creativa, anche nell’attuale contesto umano e culturale, anzitutto in rapporto alla ragione che ha dato vita alle scienze moderne e alle relative tecnologie. Una caratteristica fondamentale di queste ultime è infatti l’impiego sistematico degli strumenti della matematica per poter operare con la natura e mettere al nostro servizio le sue immense energie. La matematica come tale è una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali dell’universo - che è il presupposto di tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici, già espressamente formulato da Galileo Galilei con la celebre affermazione che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico - suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica infatti che l’universo stesso sia strutturato in maniera intelligente, in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa allora inevitabile chiedersi se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte dell’una e dell’altra. Così proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il Logos creatore. Viene capovolta la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità, a ricondurre ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su queste basi diventa anche di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme. È questo un compito che sta davanti a noi, un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza. Il “progetto culturale” della Chiesa in Italia è senza dubbio, a tal fine, un’intuizione felice e un contributo assai importante.

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La persona umana. Ragione, intelligenza, amore

La persona umana non è, d’altra parte, soltanto ragione e intelligenza, che pur ne sono elementi costitutivi. Porta dentro di sé, iscritto nel più profondo del suo essere, il bisogno di amore, di essere amata e di amare a sua volta. Perciò si interroga e spesso si smarrisce di fronte alle durezze della vita, al male che esiste nel mondo e che appare tanto forte e, al contempo, radicalmente privo di senso. In particolare nella nostra epoca, nonostante tutti i progressi compiuti, il male non è affatto vinto; anzi, il suo potere sembra rafforzarsi e vengono presto smascherati tutti i tentativi di nasconderlo, come dimostrano sia l’esperienza quotidiana sia le grandi vicende storiche. Ritorna dunque, insistente, la domanda se nella nostra vita ci possa essere uno spazio sicuro per l’amore autentico e, in ultima analisi, se il mondo sia davvero l’opera della sapienza di Dio. Qui, molto più di ogni ragionamento umano, ci soccorre la novità sconvolgente della rivelazione biblica: il Creatore del cielo e della terra, l’unico Dio che è la sorgente di ogni essere, questo unico “Logos” creatore, questa ragione creatrice, sa amare personalmente l’uomo, anzi lo ama appassionatamente e vuole essere a sua volta amato. Questa ragione creatrice, che è nello stesso tempo amore, dà vita perciò a una storia d’amore con Israele, il suo popolo, e in questa vicenda, di fronte ai tradimenti del popolo, il suo amore si mostra ricco di inesauribile fedeltà e misericordia, è l’amore che perdona al di là di ogni limite. In Gesù Cristo un tale atteggiamento raggiunge la sua forma estrema, inaudita e drammatica: in Lui infatti Dio si fa uno di noi, nostro fratello in umanità, e addirittura sacrifica la sua vita per noi. Nella morte in croce - apparentemente il più grande male della storia -, si compie dunque “quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo - amore, questo, nella sua forma più radicale”, nel quale si manifesta cosa significhi che “Dio è amore” (1 Gv 4, 8) e si comprende anche come debba definirsi l’amore autentico (cfr Enc. Deus caritas est, nn. 9-10 e 12).

Proprio perché ci ama veramente, Dio rispetta e salva la nostra

libertà. Al potere del male e del peccato non oppone un potere più grande, ma - come ci ha detto il nostro amato Papa Giovanni Paolo II nell'Enciclica Dives in misericordia, e da ultimo, nel libro Memoria e identità, il suo vero testamento spirituale - preferisce porre il limite della sua pazienza e della sua misericordia, quel limite che è, in concreto, la sofferenza del Figlio di Dio. Così anche la nostra sofferenza è

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trasformata dal di dentro, è introdotta nella dimensione dell’amore e racchiude una promessa di salvezza. Cari fratelli e sorelle, tutto questo Giovanni Paolo II non lo ha soltanto pensato, e nemmeno soltanto creduto con una fede astratta: lo ha compreso e vissuto con una fede maturata nella sofferenza. Su questa strada, come Chiesa, siamo chiamati a seguirlo, nel modo e nella misura che Dio dispone per ciascuno di noi. La croce ci fa giustamente paura, come ha provocato paura e angoscia in Gesù Cristo (cfr Mc 14, 33-36): essa però non è negazione della vita, da cui per essere felici occorra sbarazzarsi. È invece il “sì” estremo di Dio all’uomo, l’espressione suprema del suo amore e la scaturigine della vita piena e perfetta: contiene dunque l’invito più convincente a seguire Cristo sulla via del dono di sé. Qui mi è caro rivolgere un pensiero di speciale affetto alle membra sofferenti del corpo del Signore: esse, in Italia come ovunque nel mondo, completano quello che manca ai patimenti di Cristo nella propria carne (cfr Col 1, 24) e contribuiscono così nella maniera più efficace alla comune salvezza. Esse sono i testimoni più convincenti di quella gioia che viene da Dio e che dona la forza di accettare la croce nell’amore e nella perseveranza.

Sappiamo bene che questa scelta della fede e della sequela di

Cristo non è mai facile: è sempre, invece, contrastata e controversa. La Chiesa rimane quindi “segno di contraddizione”, sulle orme del suo Maestro (cfr Lc 2, 34), anche nel nostro tempo. Ma non per questo ci perdiamo d’animo. Al contrario, dobbiamo essere sempre pronti a dare risposta (apologia) a chiunque ci domandi ragione (logos) della nostra speranza, come ci invita a fare la prima Lettera di San Pietro (3, 15), che avete scelto assai opportunamente quale guida biblica per il cammino di questo Convegno. Dobbiamo rispondere “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (3, 15-16), con quella forza mite che viene dall’unione con Cristo. Dobbiamo farlo a tutto campo, sul piano del pensiero e dell’azione, dei comportamenti personali e della testimonianza pubblica. La forte unità che si è realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell’intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall'amore reciproco e dall’attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del cristianesimo nel mondo ellenistico-romano. Così è avvenuto anche in seguito, in diversi contesti culturali e situazioni storiche. Questa rimane la strada maestra per l’evangelizzazione: il Signore ci guidi a vivere questa unità tra verità e amore nelle condizioni proprie del nostro tempo,

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per l’evangelizzazione dell'Italia e del mondo di oggi. Vengo così ad un punto importante e fondamentale, cioè l’educazione.

L’educazione

In concreto, perché l’esperienza della fede e dell'amore cristiano sia accolta e vissuta e si trasmetta da una generazione all’altra, una questione fondamentale e decisiva è quella dell’educazione della persona. Occorre preoccuparsi della formazione della sua intelligenza, senza trascurare quelle della sua libertà e capacità di amare. E per questo è necessario il ricorso anche all'aiuto della Grazia. Solo in questo modo si potrà contrastare efficacemente quel rischio per le sorti della famiglia umana che è costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida del nostro potere tecnico e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali. Un’educazione vera ha bisogno di risvegliare il coraggio delle decisioni definitive, che oggi vengono considerate un vincolo che mortifica la nostra libertà, ma in realtà sono indispensabili per crescere e raggiungere qualcosa di grande nella vita, in particolare per far maturare l’amore in tutta la sua bellezza: quindi per dare consistenza e significato alla stessa libertà. Da questa sollecitudine per la persona umana e la sua formazione vengono i nostri “no” a forme deboli e deviate di amore e alle contraffazioni della libertà, come anche alla riduzione della ragione soltanto a ciò che è calcolabile e manipolabile. In verità, questi “no” sono piuttosto dei “sì” all’amore autentico, alla realtà dell'uomo come è stato creato da Dio. Voglio esprimere qui tutto il mio apprezzamento per il grande lavoro formativo ed educativo che le singole Chiese non si stancano di svolgere in Italia, per la loro attenzione pastorale alle nuove generazioni e alle famiglie: grazie per questa attenzione! Tra le molteplici forme di questo impegno non posso non ricordare, in particolare, la scuola cattolica, perché nei suoi confronti sussistono ancora, in qualche misura, antichi pregiudizi, che generano ritardi dannosi, e ormai non più giustificabili, nel riconoscerne la funzione e nel permetterne in concreto l’attività.

Testimonianze di carità

Gesù ci ha detto che tutto ciò che avremo fatto ai suoi fratelli più piccoli lo avremo fatto a Lui (cfr Mt 25, 40). L’autenticità della nostra adesione a Cristo si verifica dunque specialmente nell’amore e nella sollecitudine concreta per i più deboli e i più poveri, per chi si trova in maggior pericolo e in più grave difficoltà. La Chiesa in Italia ha una grande tradizione di vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi, gli

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ammalati, gli emarginati, che trova la sua espressione più alta in una serie meravigliosa di “Santi della carità”. Questa tradizione continua anche oggi e si fa carico delle molte forme di nuove povertà, morali e materiali, attraverso la Caritas, il volontariato sociale, l’opera spesso nascosta di tante parrocchie, comunità religiose, associazioni e gruppi, singole persone mosse dall’amore di Cristo e dei fratelli. La Chiesa in Italia, inoltre, dà prova di una straordinaria solidarietà verso le sterminate moltitudini dei poveri della terra. È quindi quanto mai importante che tutte queste testimonianze di carità conservino sempre alto e luminoso il loro profilo specifico, nutrendosi di umiltà e di fiducia nel Signore, mantenendosi libere da suggestioni ideologiche e da simpatie partitiche, e soprattutto misurando il proprio sguardo sullo sguardo di Cristo: è importante dunque l’azione pratica ma conta ancora di più la nostra partecipazione personale ai bisogni e alle sofferenze del prossimo. Così, cari fratelli e sorelle, la carità della Chiesa rende visibile l’amore di Dio nel mondo e rende così convincente la nostra fede nel Dio incarnato, crocifisso e risorto.

Responsabilità civili e politiche dei cattolici

Il vostro Convegno ha giustamente affrontato anche il tema della cittadinanza, cioè le questioni delle responsabilità civili e politiche dei cattolici. Cristo infatti è venuto per salvare l’uomo reale e concreto, che vive nella storia e nella comunità, e pertanto il cristianesimo e la Chiesa, fin dall’inizio, hanno avuto una dimensione e una valenza anche pubblica. Come ho scritto nell’Enciclica Deus caritas est (cfr nn. 28-29), sui rapporti tra religione e politica Gesù Cristo ha portato una novità sostanziale, che ha aperto il cammino verso un mondo più umano e più libero, attraverso la distinzione e l’autonomia reciproca tra lo Stato e la Chiesa, tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21). La stessa libertà religiosa, che avvertiamo come un valore universale, particolarmente necessario nel mondo di oggi, ha qui la sua radice storica. La Chiesa, dunque, non è e non intende essere un agente politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia, e le offre a un duplice livello il suo contributo specifico. La fede cristiana, infatti, purifica la ragione e l’aiuta ad essere meglio se stessa: con la sua dottrina sociale pertanto, argomentata a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano, la Chiesa contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato. A tal fine sono chiaramente indispensabili le energie morali e spirituali che consentano

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di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali, o di una categoria sociale, o anche di uno Stato: qui di nuovo c’è per la Chiesa uno spazio assai ampio, per radicare queste energie nelle coscienze, alimentarle e irrobustirle. Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo.

Una speciale attenzione e uno straordinario impegno sono

richiesti oggi da quelle grandi sfide nelle quali vaste porzioni della famiglia umana sono maggiormente in pericolo: le guerre e il terrorismo, la fame e la sete, alcune terribili epidemie. Ma occorre anche fronteggiare, con pari determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale. La testimonianza aperta e coraggiosa che la Chiesa e i cattolici italiani hanno dato e stanno dando a questo riguardo sono un servizio prezioso all’Italia, utile e stimolante anche per molte altre Nazioni. Questo impegno e questa testimonianza fanno certamente parte di quel grande “sì” che come credenti in Cristo diciamo all’uomo amato da Dio.

Essere uniti a Cristo

Cari fratelli e sorelle, i compiti e le responsabilità che questo Convegno ecclesiale pone in evidenza sono certamente grandi e molteplici. Siamo stimolati perciò a tenere sempre presente che non siamo soli nel portarne il peso: ci sosteniamo infatti gli uni gli altri e soprattutto il Signore stesso guida e sostiene la fragile barca della Chiesa. Ritorniamo così al punto da cui siamo partiti: decisivo è il nostro essere uniti a Lui, e quindi tra noi, lo stare con Lui per poter andare nel suo nome (cfr Mc 3, 13-15). La nostra vera forza è dunque nutrirci della sua parola e del suo corpo, unirci alla sua offerta per noi, come faremo nella Celebrazione di questo pomeriggio, adorarlo presente nell’Eucaristia:

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prima di ogni attività e di ogni nostro programma, infatti, deve esserci l’adorazione, che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri per il nostro agire. Nell’unione a Cristo ci precede e ci guida la Vergine Maria, tanto amata e venerata in ogni contrada d’Italia. In Lei incontriamo, pura e non deformata, la vera essenza della Chiesa e così, attraverso di Lei, impariamo a conoscere e ad amare il mistero della Chiesa che vive nella storia, ci sentiamo fino in fondo parte di essa, diventiamo a nostra volta “anime ecclesiali”, impariamo a resistere a quella “secolarizzazione interna” che insidia la Chiesa nel nostro tempo, in conseguenza dei processi di secolarizzazione che hanno profondamente segnato la civiltà europea.

Cari fratelli e sorelle, eleviamo insieme al Signore la nostra

preghiera, umile ma piena di fiducia, affinché la comunità cattolica italiana, inserita nella comunione vivente della Chiesa di ogni luogo e di tutti i tempi, e strettamente unita intorno ai propri Vescovi, porti con rinnovato slancio a questa amata Nazione, e in ogni angolo della terra, la gioiosa testimonianza di Gesù risorto, speranza dell'Italia e del mondo.

BENEDETTO XVI

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Conferenza Episcopale Italiana

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COMMISSIONE EPISCOPALE

PER I PROBLEMI SOCIALI E

IL LAVORO LA GIUSTIZIA E LA PACE

Messaggio per la Giornata Nazionale del Ringraziamento

12 novembre 2006

La terra: un dono per l’intera famiglia umana

1. Guardare alle necessità degli uomini con lo sguardo di Cristo

Nel ritorno quieto e silenzioso della natura, riconosciamo la fedeltà di Dio alla sua promessa: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto» (Gn 1,11). Ma se nel contatto con la meraviglia dei prodotti della terra percepiamo il dono inesauribile della Provvidenza divina, con tristezza, dobbiamo anche constatare come la creazione «geme e soffre nelle doglie del parto» in attesa del compimento della speranza di essere liberata «dalla schiavitù della corruzione» (Rm 8,21-22). In particolare non possiamo nasconderci la realtà di un mondo che non ha ancora risolto il problema della fame e dove sussistono disparità di sviluppo di gravità tale da porre intere popolazioni di fronte a gesti disperati. Occorre rimuovere questa vergogna dall’umanità con appropriate scelte politiche ed economiche di respiro planetario. É necessaria «un’azione concreta e tempestiva per garantire a tutti, in particolare ai bambini, la “libertà dalla fame”» (Benedetto XVI, Parole alla recita del Regina Caeli, 21 maggio 2006). Ci conforta il Messaggio che Benedetto XVI ha offerto alla nostra riflessione la scorsa Quaresima: “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36): «Anche oggi lo “sguardo” commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli. Egli li guarda sapendo che il “progetto” divino ne prevede la chiamata alla salvezza. Gesù conosce le insidie che si oppongono a tale progetto e si commuove per le folle: decide di difenderle dai lupi anche a prezzo della sua vita. Con quello sguardo Gesù abbraccia i singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacrificio di espiazione. Illuminata da questa verità pasquale, la Chiesa sa che, per promuovere un pieno sviluppo, è

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necessario che il nostro “sguardo” sull’uomo si misuri su quello di Cristo. Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità del loro cuore». 2. Responsabilità e solidarietà

L’attenzione alle necessità alimentari dei popoli parte da un’attenta valorizzazione delle potenzialità della nostra terra. Ci si deve muovere in un contesto di responsabilità sociale dell’impresa e in un ritrovato ruolo di un’agricoltura che può tutelare l’ambiente e puntare alla caratterizzazione di prodotti che sono espressione del territorio; cioè, delle sue peculiarità naturali inserite in una tradizione e in una cultura che ne fanno qualcosa di più di una merce, ovvero, una manifestazione di senso connessa alla cultura della vita. In una realtà, inoltre, come quella italiana, articolata e ricca di protagonisti che incarnano una pluralità di interessi di fronte alle sfide della globalizzazione, è importante identificare e costruire insieme un orizzonte imperniato su un’attività agricola multifunzionale, capace di valorizzare tutte le dimensioni del suo rapporto con il territorio. Questo orizzonte è, allo stesso tempo, un obiettivo percorribile e un ideale, perché in esso convergono numerose istanze che ne delineano lo spessore strategico e valoriale: dall’esigenza di diversificazione all’interno di mercati internazionali in cui le spinte alla standardizzazione potrebbero lasciare ben pochi spazi alla nostra produzione agricola, alla rigenerazione dell’agricoltura e delle realtà socio-economiche locali secondo percorsi attenti alle radici dell’identità e aperti all’interdipendenza globale, all’informazione e responsabilizzazione del rapporto fra il cittadino-consumatore e i produttori agricoli, del rapporto tra consumo e alimentazione. Alla luce di quest’ultimo punto, anche la questione agricola locale e nazionale, oltre a quella del rapporto tra agricolture e mercati del Nord e del Sud del mondo, viene ad incidere su quella libertà e responsabilità del cittadino-consumatore che, insieme alla responsabilità sociale delle imprese e delle istituzioni, è al centro di ogni percorso di superamento dei limiti, personali e comunitari, del consumismo di massa. Quest’orizzonte orienta verso un contesto economico agroalimentare internazionale di competizione-collaborativa, piuttosto che di competizione-conflittuale. Esso prefigura una tavola imbandita con i prodotti e il contributo delle tradizioni alimentari del pianeta,

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invece dell’omogeneizzazione e delle manipolazioni dei grandi fenomeni consumistici. In breve, esso rappresenta un modello di sviluppo che include, sollecita la partecipazione, la responsabilizzazione degli agricoltori e degli imprenditori agricoli, promuove il dialogo con l’intera società; adattandosi e calandosi nelle diverse situazioni delle realtà rurali del pianeta, apre la porta alla promozione dello sviluppo umano di tutte le persone e di tutta la persona.

Roma, 11 luglio 2006 Festa di San Benedetto abate, Patrono d’Europa

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO,

LA GIUSTIZIA E LA PACE

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CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

Roma, 18-20 settembre 2006

Comunicato finale

La sessione autunnale del Consiglio Permanente si è svolta a Roma dal 18 al 20 settembre, presso la sede della Conferenza Episcopale. I vescovi hanno inviato un telegramma di solidarietà e affetto al Santo Padre Benedetto XVI, a seguito delle ingiustificate reazioni che hanno fatto seguito alla lezione su fede e ragione da lui tenuta all’Università di Regensburg. Al centro dei lavori, il prossimo 4° Convegno Ecclesiale nazionale (Verona, 16-20 ottobre 2006) e una approfondita riflessione su Caritas Italiana e Caritas diocesane alla luce dell’Enciclica Deus caritas est. Tra gli altri argomenti trattati, vanno ricordati: l’approvazione del Messaggio per la Giornata per la Vita per l’anno 2007; una prima riflessione sul Congresso Eucaristico nazionale, la cui celebrazione è stata fissata per il 2011; l’approvazione del tema e delle modalità di svolgimento della 45ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si terrà a Pistoia e Pisa dal 18 al 21 ottobre del 2007. I vescovi, inoltre, hanno rivolto un particolare e affettuoso saluto al Card. Tarcisio Bertone, già membro del Consiglio Permanente, che dal 15 settembre è stato chiamato da Benedetto XVI ad assumere l’incarico di Segretario di Stato. 1. La piena solidarietà al Papa e la convinta adesione al suo

magistero

Nel rinnovare a Benedetto XVI la propria gratitudine per l’illuminato e prezioso magistero con cui anche in questi ultimi mesi ha esercitato il suo ruolo di Pastore universale, con particolare riferimento alle recenti visite in Polonia, a Valenza, in occasione della Giornata mondiale delle famiglie, e soprattutto nella sua Baviera, i presuli del Consiglio Permanente della CEI, associandosi alle parole del Presidente Card. Camillo Ruini, hanno inviato al Santo Padre un telegramma in cui hanno espresso, a nome dei vescovi italiani e della comunità ecclesiale, affettuosa vicinanza e filiale partecipazione alla sofferenza per le incomprensioni e le reazioni che hanno fatto seguito alla splendida “lezione” tenuta all’Università di Regensburg. Nel dibattito, che abitualmente segue la prolusione del Presidente, i vescovi hanno altresì

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sottolineato la “sorpresa e il dolore” per interpretazioni e commenti che hanno voluto vedere espressioni offensive verso la religione islamica in alcuni passaggi del discorso dove, invece, si intendeva evidenziare come dalla fede, correttamente intesa, non può derivare alcuna logica di violenza. Il Pontefice, infatti, ponendo al centro del suo discorso l’affermazione fondamentale che è “necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione” e che “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”, ha tracciato un percorso che interpella tutti, credenti e non, e offre un comune terreno di confronto che sta alla base del dialogo tra culture, tradizioni e religioni. In questo modo, sostengono i vescovi, Benedetto XVI ha indicato una ulteriore via al dialogo tra fede e ragione e tra le stesse religioni, in piena continuità con il magistero dei suoi predecessori e in particolare di Giovanni Paolo II. A tal proposito i vescovi esortano a meditare e assimilare in profondità tali indicazioni teologiche e pastorali, che riguardano il legame tra la ragione umana e la fede; esse certamente potranno favorire la libertà religiosa e dare nuovo slancio al dialogo tra le religioni e all’amicizia tra i popoli. 2. Il complesso orizzonte internazionale

I vescovi, nell’invitare la comunità ecclesiale ad innalzare la preghiera per la pace in tutto il mondo, hanno manifestato la loro apprensione per la persistente crisi in Medio Oriente e, in particolare, per la recente tensione tra il Libano e Israele che ha fatto maturare una risoluzione dell’ONU e che sta impegnando significativamente anche l’Italia in una missione volta al ripristino di una pacifica convivenza. Nell’auspicare una reale e stabile soluzione dei conflitti in questi territori, i presuli rimarcano inoltre la necessità di costruire con tenacia e perseveranza un assetto complessivo del Medio Oriente, con il fattivo contributo di tutti gli Stati di quest’area, degli Organismi internazionali e delle grandi nazioni. Rimane grande preoccupazione per la costante offensiva del terrorismo internazionale; per i conflitti nel Darfur, nello Sri Lanka, in Somalia e per il futuro del Congo e dell’Uganda; per le violazioni della libertà religiosa in varie parti del mondo e per la violenza e la persecuzione che sembra crescere contro i cristiani, come le condanne a morte in Indonesia e l’assassinio di suor Leonella Sgorbati a Mogadiscio. Invitano le comunità a fare memoria di questa religiosa nella preghiera e a raccoglierne la testimonianza di servizio al Vangelo e ai fratelli, facendo tesoro delle sue parole di perdono.

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3. Alla vigilia del 4° Convegno Ecclesiale nazionale a Verona

Nell’imminenza della celebrazione del 4° Convegno Ecclesiale nazionale, che si terrà a Verona dal 16 al 20 ottobre, i vescovi hanno voluto rimarcare con soddisfazione la corale e motivata attenzione e il forte coinvolgimento delle comunità ecclesiali nel cammino preparatorio. Il Convegno, come quelli che l’hanno preceduto, è chiamato a scandire il cammino della Chiesa in Italia in stretta connessione con le vicende della società ed è proteso a favorire una rinnovata missionarietà nel mutato quadro ecclesiale e culturale. In particolare, in piena sintonia con le osservazioni fatte dal Cardinale Presidente nella sua Prolusione, i vescovi hanno ribadito come occorra interagire con l’emergere di una nuova “questione antropologica”, con la crescente interrelazione tra i continenti e tra le civiltà, con l’esigenza di una più forte comunione ecclesiale e di una più significativa incidenza dei cattolici nella “cultura pubblica”. Per i vescovi, inoltre, il persistere di una diffusa mentalità soggettivistica e l’aggravarsi della deriva etica, come anche la costante insidia di una secolarizzazione che tocca anche la Chiesa, sono indicatori di un contesto che chiede una più luminosa e coerente testimonianza di tutti i membri del popolo di Dio, con particolare attenzione alla presenza e al ruolo dei cristiani laici. Nel richiamare il lavoro di preparazione al Convegno, il Card. Dionigi Tettamanzi, Presidente del Comitato preparatorio, ha potuto mostrare come l’opzione metodologico-contenutistica dell’articolazione dei temi in cinque ambiti (vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza) abbia incontrato un ampio e generalizzato consenso; ciò lascia intuire sviluppi interessanti per il superamento di talune prassi pastorali frammentate e settoriali. Apprezzata, inoltre, l’articolazione del cammino preparatorio nelle cinque tappe che hanno scandito l’ultimo anno di avvicinamento al Convegno: cinque eventi che hanno proposto in modo originale e dinamico le tematiche degli ambiti, con lo specifico obiettivo di mantenere vive a livello locale l’attenzione e la tensione verso il Convegno. Si delinea così un superamento del tradizionale schema convegnistico (relazioni, discussione, gruppi di studi, documenti conclusivi…) in favore di modalità più vivaci e coinvolgenti. Nel riferirsi alla prossima celebrazione del Convegno, i vescovi hanno espresso gratitudine e apprezzamento per le relazioni pervenute dalle sedici Regioni ecclesiastiche, sintesi dei cammini diocesani, e per i contributi inviati da istituti di vita consacrata e da aggregazioni ecclesiali e organismi nazionali. Da tali contributi emerge l’auspicio di una comunità

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di credenti con il “volto di famiglia, costruita attorno alla domenica, forte delle sue membra più deboli, in cui le diverse generazioni si frequentano, dove tutti hanno cittadinanza e la vivono nel mondo”. Infine, i vescovi, ribadendo l’importanza del lavoro nei gruppi di studio, hanno espresso l’auspicio che il Convegno possa costituire una reale occasione di dialogo e di partecipazione e i convegnisti si possano esprimere liberamente, interpretando il loro ruolo di protagonisti e delegati capaci di delineare, in piena comunione con i loro pastori, i futuri orizzonti culturali e pastorali della Chiesa italiana. 4. La testimonianza della carità alla luce della Deus caritas est

A trentacinque anni dalla fondazione di Caritas Italiana, i vescovi hanno voluto condividere, sulla base del messaggio dell’Enciclica Deus caritas est, un’approfondita riflessione per valutarne la situazione e le prospettive di crescita. L’ampio e dettagliato resoconto delle iniziative e delle strutture operanti sul territorio nazionale e internazionale ha confermato l’impegno di un organismo pastorale che promuove con determinazione la testimonianza della carità della comunità ecclesiale italiana “in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”. Da qui la variegata e complessa attività che, nel concreto della vita di ogni Caritas diocesana, coinvolge comunità parrocchiali, volontari, strutture pastorali e iniziative specifiche come la promozione di Centri di ascolto, di Osservatori delle povertà e di Laboratori Caritas parrocchiali, per sostenere il volontariato e i servizi-segno, il confronto con le realtà di promozione umana presenti sul territorio, la costruzione di percorsi formativi e educativi. Riguardo al servizio pastorale alle Chiese locali in ambito europeo, dopo la significativa presenza e attività nei Balcani, cresce la richiesta di accompagnamento e di promozione alla testimonianza della carità da parte delle Caritas dell’est Europa. Infine, è costante il servizio alle Chiese nel mondo, con gli interventi in emergenza e il coordinamento degli interventi delle Caritas diocesane, a cui si affianca la realizzazione di progetti di promozione dello sviluppo, la tutela dei diritti, la presenza di giovani operatori in situazioni di conflittualità (Caschi Bianchi) e, infine, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l’educazione alla mondialità. Progetti e realizzazioni, affermano i vescovi, che manifestano il carattere ecclesiale della carità, per cui “il vero soggetto delle varie Organizzazioni cattoliche che

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svolgono un servizio di carità è la Chiesa stessa”, e il cui “profilo specifico” è contrassegnato dalla gratuità. Confermando, quindi, l’impegno di animazione e promozione della carità, i vescovi concordano su importanti prospettive che, alla luce della prima Enciclica di Benedetto XVI, riguardano il cammino di Caritas italiana e delle Caritas diocesane: l’avvio di un tavolo permanente di riflessione e approfondimento socio-pastorale per raccordarne maggiormente l’impegno anche a vantaggio di una più esplicita pastorale organica; l’elaborazione di “un piano formativo globale Caritas” in grado di sollecitare la presenza di animatori che, oltre ad un’adeguata preparazione professionale, siano attenti alla “formazione del cuore”, al percorso, quindi, che riguarda la fede, la spiritualità e le ragioni del proprio servizio; l’accompagnamento e la cura delle Caritas diocesane, in particolare delle più deboli, per la realizzazione del mandato di promozione e di animazione; una rinnovata progettazione socio-pastorale in ordine alla promozione, al coordinamento e al lavoro in rete delle varie espressioni caritative della Chiesa; e, infine, il sostegno a una corretta progettualità e presenza nella più ampia dimensione europea. 5. La 45ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, il prossimo

Congresso Eucaristico nazionale, il 50° della Fidei donum

I vescovi hanno approvato definitivamente il tema, la sede, la data, le linee fondamentali del programma e quindi le modalità di svolgimento della 45ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che verterà su “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano” e si svolgerà, a cento anni dalla sua prima edizione, a Pistoia e Pisa. È la quarta volta che si dedica la Settimana Sociale al tema del bene comune e l’attuale formulazione intende essere un invito a fare memoria “costruttiva” del contributo offerto dai cattolici italiani per il bene comune del nostro Paese nel corso di tutto il XX secolo e un incoraggiamento ai laici nei confronti dell’impegno sociale e politico. Per tale impegno, sostengono i vescovi, occorre una formazione specifica che orienti le nuove generazioni al senso della responsabilità e della presenza attiva nella società ripartendo dall’idea fondamentale di bene comune, che non va confuso con il “bene totale”. La trattazione di questo argomento potrà avere riflessi importanti sul tema della laicità, sui problemi della biopolitica e della democrazia. Il programma prevede due momenti: la prima sessione, a Pistoia, dove si svolgerà la prima Settimana, il 18 ottobre del 2007, con una relazione storica sui cento anni delle Settimane

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Sociali, a cui seguiranno due comunicazioni, una sulla figura di Giuseppe Toniolo e l’altra sull’impatto della prima Settimana Sociale su quel territorio e su quella Chiesa locale. Nei giorni seguenti, fino al 21 ottobre, a Pisa, città legata alla figura di Toniolo, sono previste quattro sessioni ciascuna con una relazione centrale e quattro interventi programmati, a cui seguirà il dibattito. Prossimamente sarà distribuito un sussidio per presentare l’evento e per suggerire i primi approfondimenti del tema scelto e nel corso dell’anno 2007 saranno avviati due seminari preparatori.

Il Consiglio Permanente ha poi stabilito che il 25° Congresso Eucaristico nazionale sarà celebrato nell’anno 2011. Questa data corrisponde al 120° anniversario del primo Congresso Eucaristico nazionale, celebrato a Napoli nel 1891. Il tempo che separa dalla celebrazione potrà permettere un’adeguata preparazione, per avviare poi un percorso triennale - diocesano, regionale e nazionale -, come utilmente sperimentato anche nell’ultimo appuntamento di Bari. Per il tema ci si lascerà illuminare dall’attesa Esortazione Apostolica post-sinodale sull’Eucaristia.

In vista del cinquantesimo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica Fidei donum, i vescovi hanno approvato il progetto di un documento sulla ricezione in Italia della stessa Enciclica. Il nuovo documento potrà aiutare le comunità a rileggere cinquant’anni di una entusiasmante storia di missione dei sacerdoti diocesani italiani nel mondo, feconda anche per il martirio di undici dei suoi protagonisti, e che saprà suscitare un rinnovato cammino di impegno missionario ad gentes negli odierni mutati contesti ecclesiali. 6. Le istanze e le problematiche del Paese

Nell’ottica di offrire il proprio contributo al bene del Paese, i presuli, oltre ad auspicare rapporti più sereni e costruttivi tra Governo e opposizione, a partire dalla riflessione sulla Carta Costituzionale, hanno chiesto che vengano affrontati con decisione i nodi strutturali dell’economia nazionale, per assicurare consistenza e durata alla ripresa e dare quindi futuro al Paese. A questo proposito, la sollecitudine dei pastori chiede che la prossima legge finanziaria, in riferimento alle nuove generazioni e alle famiglie, contenga provvedimenti adeguati come la ripartizione del carico fiscale in rapporto al numero dei figli, interventi a favore dell’acquisto della casa per le giovani coppie, il sostegno agli asili nido e alla scuola materna, l’attenzione al Mezzogiorno. Non tralasciano,

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inoltre, di richiamare quanti hanno responsabilità nel campo della cultura, dell’educazione e della comunicazione perché, insieme alla Chiesa stessa, possano sostenere pubblicamente le ragioni di un costante e quanto mai urgente lavoro formativo ed educativo.

A riguardo delle linee cellulari staminali di origine embrionale, come già aveva fatto il Cardinale Presidente nella Prolusione, i vescovi non solo hanno ribadito “la più ferma deplorazione” per la decisione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea di prevedere finanziamenti comunitari per la ricerca che implica la distruzione di embrioni, ma hanno anche nuovamente espresso il loro rammarico che tra i cattolici e tra quanti condividono una corretta concezione antropologica prevalgano a volte logiche di partito lì dove invece sarebbe richiesta un’adesione concreta a quei “principi non negoziabili” che devono orientare le decisioni proprio di chi ha responsabilità politiche. In questa linea, continuano i vescovi, va anche tutelata e promossa la famiglia fondata sul matrimonio, “respingendo senza ambiguità le ipotesi e proposte di riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto”, come anche giusta attenzione va data al problema delle “dichiarazioni anticipate di trattamento”, dove il rifiuto dell’accanimento terapeutico e il principio di autodeterminazione non possono essere anteposti al rispetto della vita del paziente.

In riferimento alle iniziative del Governo per la regolarizzazione e le nuove norme per la concessione della cittadinanza, i vescovi ricordano che il dibattito sull’immigrazione dovrà ispirarsi sempre al fondamentale principio che i diritti umani vanno riconosciuti ad ogni persona e al contempo alla necessità imprescindibile di realizzare una vera integrazione. Infine, oltre alla richiesta di uno sforzo convergente per la riduzione degli incidenti sul lavoro, come pure di quelli stradali, i vescovi hanno auspicato che il recente indulto sia completato da interventi per sostenere un adeguato reinserimento sociale di coloro che ne hanno beneficiato, come anche per rafforzare la tutela della sicurezza dei cittadini e la prevenzione contro ogni forma di delinquenza.

7. Adempimenti statutari, pareri e approvazioni

Nel corso dei lavori i vescovi hanno approvato il Messaggio per la Giornata per la vita per l’anno 2007 dal titolo “Amare e desiderare la vita”, che sarà pubblicato prossimamente. In riferimento al progetto pastorale “Parrocchia e famiglia”, promosso dalla Commissione Episcopale per la famiglia e la vita, conclusa la fase di sperimentazione,

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il Consiglio Permanente ha ringraziato coloro che hanno contribuito alla buona riuscita di tale iniziativa e ha invitato a fare sintesi dell’esperienza con sussidi divulgativi, per far rifluire le positive acquisizioni di questi anni all’interno dei percorsi ordinari delle Chiese locali.

Nel corso dei lavori assembleari i vescovi hanno accolto l’istanza di ammissione nella Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia e hanno approvato lo statuto della Consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue “Fratres” delle Misericordie d’Italia e modifiche allo statuto dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani.

Il Consiglio Permanente, inoltre, ha approvato alcune modifiche relative al sistema della previdenza integrativa prevista per il sostentamento del clero e nuove modalità di erogazione del contributo ai preti Fidei donum. Si è, infine, deliberato un incremento percentuale del valore del punto per il sostentamento del clero per l’anno 2007 pari al 2,2 % rispetto all’anno precedente. 8. Nomine

Il Consiglio Episcopale Permanente ha nominato:

- Mons. Piergiuseppe VACCHELLI, della diocesi di Cremona, Sottosegretario della CEI e Presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo

- Mons. Mauro RIVELLA, dell’arcidiocesi di Torino, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici

- Mons. Giuseppe PELLEGRINI, della diocesi di Verona, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la cooperazione tra le Chiese

- Mons. Paolo GIULIETTI, dell’arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve, Responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

- Rag. Giuseppe CALCAGNO, della diocesi di Roma, Tesoriere della Fondazione Migrantes

- Mons. Ugo UGHI, della diocesi di Fano - Fossombrone - Cagli - Pergola, Vice-Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana (ACI)

- Don Giuseppe MASIERO, della diocesi di Padova, Assistente ecclesiastico nazionale del Settore Adulti dell’Azione Cattolica Italiana (ACI)

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- Don Jean Paul LIEGGI, dell’arcidiocesi di Bari - Bitonto, Assistente ecclesiastico nazionale per la Branca Rover - Scolte dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI)

- Don Stefano CAPRIO, dell’arcidiocesi di Foggia – Bovino, Assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scoutismo Europeo (AIGSEC)

- Don Edoardo RICEVUTI, della diocesi di Camerino - San Severino Marche, Assistente ecclesiastico nazionale per la Branca Lupetti dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scoutismo Europeo (AIGSEC)

- Don Giuseppe CAVOLI, della diocesi di Fano - Fossombrone - Cagli - Pergola, Assistente ecclesiastico nazionale per la Branca Esploratori dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scoutismo Europeo (AIGSEC)

- Fr. Gerardo PASQUINELLI, dei Fratelli di Nostra Signora della Misericordia, Assistente ecclesiastico nazionale per la Branca Coccinelle dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scoutismo Europeo (AIGSEC)

- Don Giuseppe BRATTI, della diocesi di Belluno – Feltre, Assistente ecclesiastico nazionale per la Branca Guide dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scoutismo Europeo (AIGSEC)

- Don Fabio GOLLINUCCI, della diocesi di Trieste, Assistente ecclesiastico nazionale per la Branca Scolte dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici della Federazione dello Scoutismo Europeo (AIGSEC)

- P. Paul Louis RAFANOMEZANTSOA, della Compagnia di Gesù, Coordinatore nazionale della pastorale per i cattolici malgasci in Italia.

- Il Consiglio Episcopale Permanente ha espresso, altresì, il proprio

gradimento alla nomina di Don Angelo Maria ODDI, della diocesi di Frosinone - Veroli - Ferentino, a Vicario del Cappellano Coordinatore Nazionale della Polizia di Stato.

* * * * *

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La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, riunitasi il 18 settembre 2006 in concomitanza con i lavori del Consiglio Episcopale Permanente, ha proceduto alle seguenti nomine:

S.E. Mons. Sergio GORETTI, Vescovo emerito di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, membro della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo

- Membri del Comitato per la valutazione dei progetti di interventi a favore dei beni culturali ecclesiastici: Don Giorgio CARINI, della diocesi di San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto; Don Gaetano COVIELLO, dell’arcidiocesi di Bari - Bitonto; Mons. Tiziano GHIRELLI, della diocesi di Reggio Emilia - Guastalla; P. Gabriele INGEGNERI, dell’Ordine Frati Minori Cappuccini; Don Valerio PENNASSO, della diocesi di Alba; Don Stefano RUSSO, della diocesi di Ascoli Piceno e Direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici

- Assistenti Ecclesiastici presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore: Don Daniel BALDITARRA, della Compagnia di San Paolo, (sede di Milano); Don Giorgio BEGNI, dell’arcidiocesi di Milano, (sede di Milano); Don Paolo Angelo BONINI, della diocesi di Albenga – Imperia, (sede di Roma); Don Bernardino PESSANI, dell’arcidiocesi di Milano, (sede di Roma); Don Ambrogio PISONI, dell’arcidiocesi di Milano, (sede di Milano); Don Mario NEVA, della diocesi di Brescia, (sede di Brescia).

La Presidenza ha inoltre dato il proprio gradimento alle seguenti nomine:

- P. Gianromano GNESOTTO, della Congregazione dei Missionari

di San Carlo (Scalabriniani), Direttore Nazionale dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati esteri in Italia della Fondazione Migrantes

- Don Luciano CANTINI, della diocesi di Livorno, Direttore Nazionale dell’Ufficio per la pastorale dei fieranti e dei circensi della Fondazione Migrantes

- P. Bruno MIOLI, della Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), consulente della Fondazione Migrantes

Roma, 23 settembre 2006

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

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PRESIDENZA DELLA CEI

Messaggio in occasione del

4° Convegno Ecclesiale Nazionale

(Verona, 16-20 ottobre 2006)

È ormai prossima la celebrazione del 4° Convegno Ecclesiale nazionale, appuntamento decennale ricco di significato nel cammino della Chiesa italiana, che si colloca nell’orizzonte degli orientamenti pastorali Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Un valore permanente, il Vangelo, che trasmette all’uomo l’amore fedele di Dio; un contesto che muta profondamente e velocemente, quello del mondo in cui viviamo e a cui Dio rivolge sempre, anche oggi, il suo amore. La sfida è quella di operare una comunicazione del Vangelo che sia efficace, che incroci i cammini reali, quotidiani dell’uomo. Siamo a metà del decennio ed è utile fare un bilancio della strada percorsa, e rilanciare l’impegno per i prossimi anni. Da qui il Convegno di Verona sul tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”, occasione propizia per qualificare il servizio che intendiamo offrire al Paese proprio come testimoni di speranza.

Vorremmo si potesse dire anche di noi, della Chiesa di oggi, quello che San Luca dice della prima comunità di Gerusalemme: «Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore e tutti essi godevano di grande simpatia» (At 4,33). La forza di questa testimonianza dipende dall’esistenza stessa della comunità e dal suo stile di vita, perché «la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32). L’incontro con Cristo Risorto ha avviato uno stile di vita nuovo, ha generato una comunità nuova, “alternativa”. E questa novità rende credibile l’annuncio: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).

Così era nella Chiesa dei primi tempi; così deve essere nelle nostre comunità oggi. Abbiamo meditato, in questi mesi di preparazione, la prima lettera di Pietro e abbiamo ascoltato che risuscitando Gesù dai morti, Dio ci ha rigenerati «per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce» (1Pt 1,3-4). È proprio questa speranza che dobbiamo testimoniare, e non solo con le parole; una speranza che accompagna e sostiene l’evangelizzazione. Bisogna che le

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nostre comunità vengano realmente trasformate dall’incontro con il Risorto e, di conseguenza, manifestino uno stile di vita alternativo. Proprio su questo ci confronteremo al Convegno di Verona. Nella preparazione del Convegno sono stati evidenziati cinque “ambiti” dell’esistenza, nei quali la presenza – e reciprocamente l’assenza – della speranza cristiana produce frutti visibili e riconoscibili. Sono gli ambiti della vita affettiva, del lavoro e della festa, della fragilità umana, della tradizione e della cittadinanza. A Verona ci interrogheremo per una verifica della vita delle nostre comunità, per individuare atteggiamenti e scelte che devono derivare dalla speranza che scaturisce dalla fede nel Risorto e per rilanciare l’impegno e la passione per un’esistenza cristiana matura, capace di dare motivi di speranza a tutti gli uomini.

Nel Vangelo si legge di Gesù che, vedendo molta folla, «si commosse per loro perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34). Allo sguardo commosso del Signore, alla sua parola e ai suoi gesti di amore siamo debitori della consolazione e della speranza che ci fa vivere come discepoli. Siamo “stranieri e pellegrini” sulla terra, nella quale rimaniamo per pochi anni, sperimentando limiti e incertezze; nello stesso tempo «la nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo» (Fil 3,20). Ma tutto questo non ci allontana dall’impegno per la città terrena; al contrario, ci permette di camminare e operare sulla terra senza lasciarci condizionare dall’ambizione, dall’interesse, dal bisogno ansioso di prevalere. Chi possiede una speranza incorruttibile può aprirsi serenamente agli altri senza paura. Questa è la nostra vocazione.

E tuttavia, quando verifichiamo con sincerità la nostra esperienza di vita, siamo costretti a misurare dolorosamente, ogni giorno, quanto le paure e le seduzioni della vita possano offuscare la nostra speranza e irrigidire il nostro cammino. Per questo la parola di promessa del Signore si trasforma in motivo di riflessione, di conversione, di riforma. La percezione della distanza che esiste tra ciò che crediamo e il modo concreto di vivere delle nostre comunità non ci avvilisce – sappiamo di portare il tesoro della fede nei vasi d’argilla della nostra debolezza – ma al contrario ci stimola a rivolgere sempre di nuovo lo sguardo al Signore, per trovare in lui il desiderio e la forza della conversione.

Lo facciamo per noi, certamente, per essere più autentici nella nostra fede; ma lo facciamo per la società intera. Sappiamo, infatti, che la speranza di cui siamo portatori non ci appartiene: appartiene a tutti gli uomini. Come a tutti gli uomini appartiene l’amore di Dio che ci è donato. Sappiamo di essere semplici testimoni, chiamati a indicare una

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strada di pienezza della vita: la fede nell’amore di Dio, la scelta dell’amore del prossimo, la pienezza della reciprocità nell’amore fraterno, una speranza, fondata sulla promessa di Dio, che va oltre la morte.

Nel discernimento che faremo a Verona, terremo presente la riflessione che le nostre comunità sono andate sviluppando in questi mesi di preparazione al Convegno. Lo faremo con la voce dei delegati, che nelle nostre Chiese particolari e nei vari organismi e aggregazioni ecclesiali sono stati designati a rappresentare l’intera comunità cattolica italiana, riuniti attorno ai suoi Pastori. Potremo incontrare il Santo Padre Benedetto XVI, che verrà a Verona a confermarci nella fede, a dirci parole di coraggio e illuminazione su come vivere nella gioia il nostro essere discepoli di Cristo e a celebrare con noi nella divina Eucaristia il mistero supremo della fede. Lo salutiamo e lo ringraziamo fin d’ora per il dono della sua presenza, rinnovando i nostri sentimenti di affetto e di fedeltà. Chiediamo anche a quanti non saranno presenti fisicamente di seguire i lavori del Convegno con attenzione e partecipazione ecclesiale e di accompagnarli con la preghiera; lo chiediamo in particolare alle comunità di vita contemplativa. Tutti insieme invochiamo dal Signore, mediatrice Maria madre della speranza, la capacità di illuminare con il Vangelo ogni domanda e ogni attesa che nutrirà le giornate di Verona. Quando i discepoli di Gesù «si trovavano insieme nello stesso luogo» (At 2,1) il dono dello Spirito fu comunicato loro in abbondanza. Così possa accadere anche a Verona e da lì irradiarsi per ogni città e paese della nostra Italia. Roma, 18 settembre 2006

PRESIDENZA DELLA CEI

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CONFERERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente per la 29a Giornata per la vita

4 febbraio 2007

Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per

ogni essere umano. Dall’amore scaturisce la vita e la vita desidera e chiede amore. Per questo la vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del suo significato, mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta. Certo, i giorni della vita non sono sempre uguali: c’è il tempo della gioia e il tempo della sofferenza, il tempo della gratificazione e il tempo della delusione, il tempo della giovinezza e il tempo della vecchiaia, il tempo della salute e il tempo della malattia... A volte si è indotti spontaneamente ad apprezzare la vita e a ringraziarne Dio, “amante della vita” (Sap 11,26), altre volte la fatica, la malattia, la solitudine ce la fanno sentire come un peso.

Ma la vita non può essere valutata solo in base alle condizioni o alle sensazioni che la caratterizzano nelle sue varie fasi; essa è sempre un bene prezioso per se stessi e per gli altri e in quanto tale è un bene non disponibile. La vita, qualunque vita, non potrà mai dirsi “nostra”. L’amore vero per la vita, non falsato dall’egoismo e dall’individualismo, è incompatibile con l’idea del possesso indiscriminato che induce a pensare che tutto sia “mio”; “mio” nel senso della proprietà assoluta, dell’arbitrio, della manipolazione. “Mio”, ossia ne posso fare ciò che voglio: il mio coniuge, i miei figli, il mio corpo, il mio presente e il mio futuro, la mia patria, la mia azienda, perfino Dio al mio servizio, strumentalizzato fino al punto da giustificare, in suo nome, omicidi e stragi, nel disprezzo sommo della vita.

Se siamo attenti, qualcosa dentro di noi ci avverte che la vita è il bene supremo sul quale nessuno può mettere le mani; anche in una visione puramente laica, l’inviolabilità della vita è l’unico e irrinunciabile principio da cui partire per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace. Chi ha il dono della fede, poi, sa che la vita di una persona è più grande del percorso esistenziale che sta tra il nascere e il morire: ha origine da

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un atto di amore di Colui che chiama i genitori a essere “cooperatori dell’amore di Dio creatore” (FC n. 28). Ogni vita umana porta la Sua impronta ed è destinata all’eternità. La vita va amata con coraggio. Non solo rispettata, promossa, celebrata, curata, allevata. Essa va anche desiderata. Il suo vero bene va desiderato, perché la vita ci è stata affidata e non ne siamo i padroni assoluti, bensì i fedeli, appassionati custodi.

Chi ama la vita si interroga sul suo significato e quindi anche sul senso della morte e di come affrontarla, sapendo però che il diritto alla vita non gli dà il diritto a decidere quando e come mettervi fine. Amandola, combatte il dolore, la sofferenza e il degrado – nemici della vita – con tutto il suo ingegno e il contributo della scienza. Ma non cade nel diabolico inganno di pensare di poter disporre della vita fino a chiedere che si possa legittimarne l’interruzione con l’eutanasia, magari mascherandola con un velo di umana pietà. Né si accanirà con terapie ingiustificate e sproporzionate. Nei momenti estremi della sofferenza si ha il diritto di avere la solidale vicinanza di quanti amano davvero la vita e se ne prendono cura, non di chi pensa di servire le persone procurando loro la morte.

Chi ama la vita, infatti, non la toglie ma la dona, non se ne appropria ma la mette a servizio degli altri. Amare la vita significa anche non negarla ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità. Nulla è più disumano della selezione eugenetica che in forme dirette e indirette viene sempre più evocata e, a volte, praticata. Nessuna vita umana, fosse anche alla sua prima scintilla, può essere ritenuta di minor valore o disponibile per la ricerca scientifica. Il desiderio di un figlio non dà diritto ad averlo ad ogni costo. Un bambino può essere concepito da una donna nel proprio grembo, ma può anche essere adottato o accolto in affidamento: e sarà un’altra nascita, ugualmente prodigiosa. Il nostro tempo, la nostra cultura, la nostra nazione amano davvero la vita? Tutti gli uomini che hanno a cuore il bene della vita umana sono interpellati dalla piaga dell’aborto, dal tentativo di legittimare l’eutanasia, ma anche dal gravissimo e persistente problema del calo demografico, dalle situazioni di umiliante sfruttamento della vita in cui si trovano tanti uomini e donne, soprattutto immigrati, che sono venuti nel nostro Paese per cercare un’esistenza libera e dignitosa. È necessaria una decisa svolta per

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imboccare il sentiero virtuoso dell’amore alla vita. Non bastano i “no” se non si pronunciano dei “sì”, forti e lungimiranti a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio, dei giovani e dei più disagiati.

Guardiamo con particolare attenzione e speranza ai giovani, spesso traditi nel loro slancio d’amore e nelle loro aspettative di amore. Capaci di amare la vita senza condizioni, capaci di una generosità che la maggior parte degli adulti ha smarrito, i giovani possono però talora sprofondare in drammatiche crisi di disamore e di non–senso fino al punto di mettere a repentaglio la loro vita, o di ritenerla un peso insopportabile, preferendole l’ebbrezza di giochi mortali, come le droghe o le corse del sabato sera. Nessuno può restare indifferente. Per questo, come Pastori, vogliamo dire grazie e incoraggiare i tanti adulti che oggi vivono il comandamento nuovo che ci ha dato Gesù, amando i giovani come se stessi. Grazie ai genitori, ai preti, agli educatori, agli insegnanti, ai responsabili della vita civile, che si prendono cura dei giovani e li accolgono con i loro slanci entusiasti, ma anche con i loro problemi e le loro contraddizioni. Grazie perciò a quanti investono risorse per dare ai giovani un futuro sereno e, in particolare, una formazione e un lavoro dignitosi.

Sì, la vita umana è un’avventura per persone che amano senza riserve e senza calcoli, senza condizioni e senza interessi; ma è soprattutto un dono, in cui riconosciamo l’amore del Padre e di cui sentiamo la dolce e gioiosa responsabilità della cura, soprattutto quando è più debole e indifesa. Amare e desiderare la vita è, allora, adoperarsi perché ogni donna e ogni uomo accolgano la vita come dono, la custodiscano con cura attenta e la vivano nella condivisione e nella solidarietà. Roma, 21 novembre 2006

Memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria

IL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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Conferenza Episcopale Siciliana

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Sessione autunnale 2006

Palermo, 2-3 ottobre 2006

Comunicato finale

Nei giorni 2-3 ottobre 2006 la Conferenza Episcopale Siciliana ha svolto la sua sessione autunnale nella sua sede di Palermo.

Durante la preghiera con cui si è aperta la sessione, il Presidente della Conferenza, Sua Eminenza il Card. Salvatore De Giorgi, ha voluto ricordare il carissimo Confratello, S.E. Mons. Cataldo Naro, Arcivescovo di Monreale, chiamato da Dio a sé nell’eternità lo scorso venerdì 29 settembre.

Nel corso della mattinata la Conferenza ha accolto S. Em. il Card. Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e S. E. Mons. Paolo Romeo, Nunzio Apostolico in Italia, giunti a Palermo per prendere parte alle solenni esequie del compianto Presule. Le esequie hanno avuto luogo al pomeriggio nella Basilica di Monreale. Esse sono state introdotte dal fervido messaggio di cordoglio del Santo Padre, Benedetto XVI, letto da Mons. Paolo Romeo. S. Em. il Card. De Giorgi, che ha presieduto la concelebrazione eucaristica, ha pronunziato l’omelia, facendo nel corso della medesima una commossa memoria del Vescovo venuto meno alla Chiesa, che nel corso della sua ancora breve esistenza aveva avuto modo di manifestare in sé il cristiano dalla spiritualità profonda, l’intellettuale fine e autentico uomo di cultura, di pastore generoso e fedele del suo gregge.

Nel corso della stessa giornata Mons. Nunzio Apostolico ha comunicato ufficialmente che il Santo Padre aveva nominato Mons. Salvatore Di Cristina, Vescovo Ausiliare di Palermo, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Monreale, conferendogli le prerogative e i conseguenti doveri del Vescovo residenziale. 1. Piena solidarietà al Papa

Iniziando i lavori della Conferenza i vescovi siciliani hanno voluto manifestare la loro profonda partecipazione alla sofferenza del Santo Padre Benedetto XVI per le accuse ingiuriose e assolutamente gratuite mosse contro la Persona del Romano Pontefice a seguito della lezione magistrale da lui tenuta all’Università di Regensburg. Gli hanno

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anzi dichiarato tutta la loro sentita gratitudine per la pazienza, unita a fermezza, con cui ha voluto ribadire, chiarendolo ulteriormente il suo sapiente e prezioso magistero teso a dare fondamento sicuro al desiderato dialogo interreligioso specialmente con il mondo islamico. Viva deplorazione hanno invece voluto esprimere per il silenzio delle principali istituzioni politiche e culturali, principalmente europee, sulle evidenti e artate distorsioni del suo chiaro insegnamento, alla cui capacità di istigazione alla violenza debbono essere unicamente addebitate anche le scomposte scene di protesta collettiva verificatesi in questi giorni tra le popolazioni musulmane.

2. 4° Convegno Ecclesiale Nazionale

Nell’imminenza della celebrazione del Quarto Convegno che si terrà a Verona dal 16 al 20 ottobre, i vescovi si sono impegnati a fare unanime appello alle comunità ecclesiali diocesane perché accompagnino con la preghiera questo grande raduno delle Chiese d’Italia, chiamato, come quelli che l’hanno preceduto, a favorire e sostenere la loro quotidiana testimonianza a Cristo Risorto nella condivisione amichevole e insieme profetica delle gioie e delle speranze, come delle tristezze e delle angosce della società odierna nel sempre mutevole quadro dei suoi assetti culturali e sociali.

I vescovi hanno voluto rimarcare con gratitudine il forte coinvolgimento delle diciotto diocesi siciliane nella preparazione al Convegno, durato per l’intero anno. Le diverse realtà e i diversi soggetti ecclesiali si sono lasciati coinvolgere nella comune riflessione sulla “Traccia di preparazione al Convegno”, offrendo il generoso apporto di tutti. I contributi di riflessione pervenuti da ciascuna diocesi sono confluiti in una sintesi regionale che è stata presentata ai responsabili centrali del Convegno. 3. Sulla formazione permanente del clero

I vescovi hanno ascoltato con vivo compiacimento la relazione del lavoro svolto dal Centro regionale per la formazione permanente del Clero “Madre del Buon Pastore”, esaminando con attenzione il calendario delle attività previste per l’anno sociale 2006-2007. L’equipe dei presbiteri incaricati dell’elaborazione e realizzazione del progetto ha in effetti predisposto un nutrito e diversificato programma di iniziative destinato ai presbiteri delle diocesi siciliane. Le proposte presentate non

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riguardano unicamente la formazione intellettuale e pastorale dei presbiteri; sono piuttosto indirizzate a prestare attenzione all’intero prisma della loro personalità umana e ministeriale, intendendo rispondere per quanto possibile all’esigenza di armonizzare spiritualità e azione, vita affettiva personale e operosità ministeriale.

È evidente che tutto questo importante sforzo di riflessione e programmazione formativa scaturisce dalla profonda convinzione che dal delinearsi di una immagine autentica e significativa del presbitero, nello spirito del Vangelo, dipende in buona misura un rinnovamento più o meno profondo e autentico della Chiesa nel nostro tempo. 4. Visita ad limina.

I vescovi siciliani hanno messo all’attenzione l’appuntamento significativo della prossima Visita ad limina (26-31 marzo 2007). Non si tratta di un puro atto giuridico-amministrativo; essa si presenta anzitutto come un evento di forte rilevanza religiosa. Al centro si colloca il pellegrinaggio ai sepolcri dei Santi Pietro e Paolo e l’incontro con il Romano Pontefice, col duplice effetto e significato di un rafforzato sentimento sia della responsabilità pastorale dei vescovi, in quanto successori degli Apostoli, sia della loro comunione gerarchica con il Papa.

I presuli hanno abbozzato pertanto il programma della Visita, determinando gli incontri di ciascun vescovo e quello con l’intero Episcopato con il Papa, la visita alle Congregazioni romane, le celebrazioni nella Basilica di San Pietro e gli altri appuntamenti da definire. Appare chiaro che la Visita costituisce per le Chiese di Sicilia, nel loro insieme e singolarmente, una particolare occasione per presentare al Successore di Pietro, chiamato a presiedere la Chiesa nella carità, la loro attuale situazione sociale e religiosa, le condizioni del loro comune lavoro pastorale, il loro cammino di crescita, ma anche le battute di arresto e le difficoltà incontrare nel loro difficile cammino di testimonianza a Cristo Risorto, speranza del mondo. 5. I vescovi hanno accolto la sollecitazione proveniente da diversi Enti gestori di Scuole professionali di ispirazione cristiana, che stanno lamentando taluni gravi ritardi dell’Amministrazione Regionale Siciliana. Nel farsi carico in particolare della difficoltà di tali Enti, che per la mancanza dei fondi non sono a tutt’oggi in condizione di attivare i normali corsi di formazione professionale dei minori in obbligo

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scolastico, i vescovi sollecitano le Autorità regionali competenti a tutto quanto sta in esse perché l’avvio delle suddette attività formative non venga ulteriormente dilazionato.

6. Riferendosi alla notizia apparsa sugli organi di stampa, secondo la quale S.E. Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati con riferimento a un luttuoso evento verificatosi nel 2004 durante la festività in onore di Sant’Agata i vescovi hanno voluto anzitutto esprimere la loro piena e affettuosa solidarietà all’Ecc.mo Confratello. Nello stesso tempo si sono detti dolorosamente meravigliati nel dover costatare ancora una volta come notizie del genere possano giungere agli organi di stampa, e venire da essi propagate, prima che un qualsiasi atto giudiziario venga (ed è questo il caso di Mons. Gristina) notificato all’interessato dalle autorità competenti.

Palermo, 3 ottobre 2006

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Convegno di Verona

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4° Convegno Ecclesiale Nazionale

Verona, 16-20 ottobre 2006

Testimoni di Gesù Risorto

Speranza del mondo

Intervento Conclusivo di S.Em. Card. Camillo Ruini 1. Venerati e cari Confratelli nell’episcopato, fratelli e sorelle nel Signore, giunge ormai a termine questo IV Convegno nazionale delle Chiese che sono in Italia, dopo intense giornate di preghiera, di ascolto e di dialogo. Siamo dunque, forse, un poco affaticati, ma siamo soprattutto pieni di quella gioia del cuore che è frutto dello Spirito Santo (cfr Sir 50,23; Gal 5,22) e alla quale il Papa Benedetto XVI sempre ci richiama. Questi sono stati, infatti, giorni felici, nei quali abbiamo sentito e gustato la bellezza e la fecondità del trovarci insieme, come fratelli, nel nome del Signore (cfr Mt 18,20). Il mio primo compito, quindi, è dare voce alla nostra comune gratitudine. Vogliamo anzitutto rinnovare il nostro grazie a Dio, Padre, Figlio e Spirito. Da Lui proviene tutto ciò che di buono e positivo abbiamo vissuto qui a Verona e nel lungo cammino di preparazione, da Lui imploriamo la forza e la grazia perché i germogli che sono stati piantati possano giungere a maturazione: in concreto perché si mantenga e si approfondisca la nostra comunione e aumentino in noi la consapevolezza e l’audacia di essere, ogni giorno, suoi testimoni.

Un pensiero di speciale gratitudine lo inviamo al Santo Padre: per la sua presenza tra noi che ci ha permesso di esprimergli anche visibilmente il bene che gli vogliamo; per il discorso che ci ha rivolto e che costituisce la piattaforma fondamentale per la vita e la testimonianza delle nostre Chiese nei prossimi anni, avendoci indicato con la profondità e la chiarezza che gli sono proprie “quel che appare davvero importante per la presenza cristiana in Italia”; per la S. Messa che abbiamo celebrato con lui e con tutta la Chiesa di Verona, oltre che con tante persone e gruppi venuti da ogni parte. In questa Messa Benedetto XVI ha sentito l’abbraccio del nostro popolo, mentre noi, guidati dalla sua parola, siamo andati alla radice della nostra gioia e della nostra comunione.

Ma vogliamo anche ringraziarci l’un l’altro per quel che insieme, tra noi e con il Signore, abbiamo potuto vivere e costruire: questa

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reciproca gratitudine, amicizia e stima è anche la premessa del cammino che dopo Verona dobbiamo proseguire insieme. Speciale riconoscenza esprimiamo al Cardinale Dionigi Tettamanzi, ai vari relatori e a tutti coloro che hanno lavorato alla preparazione del Convegno. Nel dire questo avvertiamo però che il raggio della nostra gratitudine non si restringe ad alcuni tra noi, ma piuttosto si allarga ben al di là del numero di coloro che sono qui riuniti. Una nota saliente dell’attuale Convegno è infatti la quantità e qualità della partecipazione che lo ha preceduto e lo ha fatto lievitare, specialmente a partire dalla pubblicazione, nel luglio dello scorso anno, della Traccia di riflessione; straordinario è stato il coinvolgimento delle Chiese locali – non solo di quelle che hanno ospitato e curato gli eventi legati ai cinque ambiti del Convegno –, intensa la partecipazione spirituale, serio e condiviso l’approfondimento delle problematiche, particolarmente sentita la ricerca dei segni di speranza presenti oggi nella società e nella Chiesa, così come la valorizzazione di quelle figure di cristiani del Novecento che costituiscono per l’Italia di oggi modelli convincenti di testimonianza evangelica: tutto ciò in un clima di fiducia, di libertà e di spontanea comunione.

Un vivissimo grazie lo diciamo ai Vescovi venuti a testimoniarci la fraterna vicinanza di tutta la Chiesa cattolica che vive in Europa ed anche negli altri continenti. Ringraziamo inoltre di cuore i delegati fraterni delle altre Chiese e Comunità cristiane, e parimenti i rappresentanti della Comunità ebraica, di quella islamica e di altre religioni. Uno speciale e ingente debito di gratitudine abbiamo verso Mons. Flavio Roberto Carraro e tutta la Chiesa di Verona: l’affetto con cui ci hanno accolto e la premura di cui ci hanno circondato sono stati un contributo prezioso alla buona riuscita del Convegno e per ciascuno di noi un incoraggiamento e un motivo di gioia.

Vorrei poi ricordare con voi un nostro fratello, l’Arcivescovo di Monreale Mons. Cataldo Naro, che abbiamo molto amato ed ammirato e che ha collaborato con straordinaria partecipazione, intelligenza e apertura di cuore, in qualità di Vicepresidente del Comitato preparatorio, all’ideazione e alla progressiva realizzazione del Convegno. Per molti di noi egli è stato un amico personale, per tutti un esempio e un testimone di amore alla Chiesa e di una cultura compenetrata dal Vangelo. Lo sentiamo vivo e presente in mezzo a noi, nel mistero del Dio che si è fatto nostro fratello, per il quale Mons. Cataldo ha speso la sua vita.

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Questo mio intervento è stato indicato, nel programma del Convegno, come “discorso conclusivo”: un titolo giustificato solo dal fatto che è l’ultimo della serie, ma non da quello che potrò dire. In realtà le conclusioni sono state in buona misura già proposte nelle ottime relazioni che abbiamo appena ascoltato sui lavori dei cinque ambiti e saranno ulteriormente formulate nel documento che, come è d’uso, l’Assemblea della CEI dovrebbe approvare qualche mese dopo il Convegno. Soprattutto, la vera conclusione, o meglio il frutto e lo sviluppo concreto dei lavori di queste giornate e di tutto il cammino preparatorio, consisterà in quello che, come Chiesa italiana, sapremo vivere e testimoniare nei prossimi anni, cercando in primo luogo di essere docili alla guida del Signore. Il mio intervento si pone dunque semplicemente come un contributo alla riflessione comune, affinché le grandi indicazioni offerteci dal Santo Padre e tutto il lavoro svolto prima e durante il Convegno trovino sbocchi concreti nella vita e nella testimonianza della Chiesa italiana. Spero di rimediare così, in qualche misura, all’impegno troppo scarso con cui ho partecipato al cammino preparatorio, per il quale si è speso invece con eccezionale competenza, disponibilità e amore il nostro carissimo Mons. Giuseppe Betori, che non ha potuto essere fisicamente con noi in queste giornate ma è ormai pronto a riprendere il suo lavoro di Segretario della C.E.I. e a contribuire come egli sa fare agli sviluppi che tutti attendiamo dal Convegno: a lui vanno il nostro affetto e la nostra gratitudine, nel vincolo di fraternità che ci unisce nel Signore.

2. Cari fratelli e sorelle, questo incontro di Verona deve aiutare le nostre comunità a testimoniare Gesù risorto entro un contesto sociale e culturale, nazionale ed internazionale, che cambia molto rapidamente, mentre si rinnova anche la realtà ecclesiale. Proprio la coscienza di questi cambiamenti, dei problemi che essi pongono alla pastorale quotidiana e della necessità di non subirli passivamente, ma piuttosto di saperli interpretare alla luce del Vangelo, per poter interagire con essi e orientare in senso positivo il loro corso, è forse il principale motivo per il quale molte attese si concentrano sul nostro Convegno.

Nei quasi undici anni che ci separano dall’incontro di Palermo abbiamo ricevuto anzitutto alcuni grandi doni, come l’Anno Santo del 2000, un’esperienza di fede, di preghiera, di partecipazione ecclesiale i cui frutti, nell’economia di salvezza, non si sono certo esauriti. Poi abbiamo vissuto gli ultimi anni del Pontificato di Giovanni Paolo II, la sua straordinaria testimonianza di abbandono in Dio e di dedizione totale

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alla causa del Vangelo, di cui proprio nei giorni della sua morte è divenuta manifesta al mondo la grandissima efficacia, capace di far riscoprire il senso cristiano – e autenticamente umano – del vivere, del soffrire e del morire, e al contempo l’unità profonda della intera famiglia umana. Con il nuovo Papa Benedetto XVI abbiamo sperimentato come, nell’avvicendarsi delle persone, possa essere piena la continuità nella guida della Chiesa e nel legame di amore che unisce il popolo di Dio al Successore di Pietro. Ma godiamo anche della luce di intelligenza e di verità con cui Papa Benedetto propone il mistero della fede e illumina le realtà e le sfide che tutti viviamo: ieri di questa luce abbiamo usufruito qui in modo speciale. Ci fa bene, cari fratelli e sorelle, rammentarci di questi e di altri grandi doni del Signore, che non rimangono esterni a noi ma fanno parte della nostra vita, anche per non rinchiuderci nel breve raggio del nostro lavoro quotidiano e per non cedere a quella miopia spirituale che fa male alla speranza.

Quando celebravamo il Convegno di Palermo prevaleva ancora, sebbene già in parte offuscata, quell’atmosfera di sollievo e di fiducia, a livello di scenari europei e mondiali, che era nata dalla caduta della cortina di ferro e dalla fine della lunga stagione della “guerra fredda”. Oggi non è più così, per delle cause profonde e di lungo periodo che hanno nella tragica data dell’11 settembre 2001 un’espressione emblematica ma assai parziale. La sfida rappresentata dal terrorismo internazionale, per quanto ardua e minacciosa, è infatti soltanto un aspetto di una problematica molto più ampia, che si riconduce al risveglio religioso, sociale e politico dell’Islam e alla volontà di essere di nuovo protagonista sulla scena mondiale che accomuna almeno in qualche misura le popolazioni islamiche, pur con tutte le differenze e le tensioni che esistono tra di esse. Questo grande processo ci tocca da vicino, a nostra volta, sotto il profilo religioso e non soltanto sociale, economico e politico, anche perché, nel quadro generale dei grandi fenomeni migratori, è forte la presenza islamica in Europa e ormai anche in Italia. Lo stesso risveglio dell’Islam, d’altronde, si accompagna ad altri importanti sviluppi che sono in corso e che vedono protagoniste altre grandi nazioni e civiltà, come la Cina e l’India, configurando ormai uno scenario mondiale assai diverso da quello che faceva perno unicamente sull’Occidente. Nello stesso tempo rimangono in tutta la loro drammatica gravità le situazioni di povertà estrema e mancato sviluppo di numerosi Paesi e aree geografiche, specialmente ma certo non esclusivamente in Africa. In questo contesto di grandi trasformazioni sta assumendo dimensioni nuove e diventa sempre più vitale e irrinunciabile il compito

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della costruzione della pace, mentre persistono e si aggravano tante forme di guerra e minacce di guerra. Tutto ciò, di nuovo, ci interpella anche e specificamente in quanto credenti in Cristo: la Chiesa italiana, pertanto, non può non essere attenta e partecipe verso queste tematiche, decisive per gli anni che ci attendono.

Un’altra novità di grande spessore e implicazioni che ha guadagnato molto spazio nell’ultimo decennio è quella che viene indicata come “questione antropologica”: nei lavori del nostro Convegno essa è stata, giustamente, assai presente. Negli interrogativi intorno all’uomo, infatti, nelle domande su chi egli realmente sia, sui suoi rapporti con il mondo e con la natura, ma anche nelle questioni che riguardano l’evolversi dei suoi comportamenti personali e sociali e le nuove e rapidamente crescenti possibilità di intervento sulla sua stessa realtà che le scienze e le tecnologie stanno aprendo, la fede cristiana e la conoscenza dell’uomo che essa ha in Gesù Cristo (cfr Gaudium et spes, 22) vengono messe inevitabilmente a confronto con le prospettive e i punti di vista, talora assai divergenti, che riguardo all’uomo stesso hanno largo corso e cercano di imporsi. Questo confronto, che si svolge in tutto l’Occidente ed anzi si estende sempre più a livello planetario, coinvolge profondamente anche l’Italia ed appare chiaramente destinato a proseguire e ad intensificarsi negli anni che ci attendono. Esso si sviluppa, contestualmente, a molteplici livelli: sul piano culturale e morale, su quello della ricerca scientifica e delle sue applicazioni terapeutiche, su quello del vissuto delle persone e delle famiglie come su quello delle scelte politiche e legislative. Dobbiamo dunque continuare a sostenere questo confronto, che è stato già di grande stimolo per il nostro “progetto culturale”, essendo anzitutto consapevoli che la luce della fede ci fa comprendere in profondità non un modello di uomo ideale e utopico, ma l’uomo reale, concreto e storico, che di per sé la stessa ragione può conoscere, e che, come ha detto Benedetto XVI il 30 maggio 2005 aggiungendo a braccio queste parole al suo discorso all’Assemblea della C.E.I., “non lavoriamo per l’interesse cattolico ma sempre per l’uomo creatura di Dio”.

Un ulteriore elemento di novità, meno evidente ed appariscente ma che si riferisce alla vita stessa della Chiesa e dei cattolici in Italia, mi sembra possa individuarsi in una crescita che ha avuto luogo in questi anni, sotto vari aspetti, tra loro certamente connessi. si sono rafforzati cioè i sentimenti e gli atteggiamenti di comunione tra le diverse componenti ecclesiali, e in particolare tra le aggregazioni laicali, mentre si è fatto nettamente sentire, anche nel corso del nostro Convegno, il

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desiderio di una comunione ancora più concreta e profonda. A un tale positivo sviluppo ha certamente contribuito l’approfondirsi e il diffondersi della consapevolezza circa la necessità e l’urgenza, e al contempo le molte innegabili difficoltà, di una effettiva opera di rievangelizzazione del nostro popolo: ciò ha suscitato nuove energie ed ha fatto sentire più forte il bisogno di lavorare insieme, per una missione che è comune a noi tutti (cfr Apostolicam actuositatem, 2). È cresciuto inoltre, in maniera visibile, il ruolo della Chiesa e dei cattolici in alcuni aspetti qualificanti della vita dell’Italia: in particolare nel porre all’attenzione di tutti il significato e le implicazioni della nuova questione antropologica. In questo contesto si sono formate, o hanno intensificato la loro presenza, realtà come “Scienza & Vita”, il Forum delle Famiglie, “RetInOpera”, con una forte unità tra i cattolici e una assai significativa convergenza con esponenti della cultura “laica”. Si è potuto interpretare così, come è apparso specialmente in occasione del referendum sulla procreazione assistita, il sentire profondo di gran parte del nostro popolo. Ho ricordato questi aspetti di crescita non per nascondere le difficoltà che persistono, e sotto qualche profilo si aggravano, nella presenza cristiana in Italia, ma per mostrare come i giudizi e gli atteggiamenti improntati alla stanchezza e al pessimismo, che esistono anche all’interno della Chiesa e possono essere umanamente assai comprensibili, si rivelino unilaterali già sul piano dei fatti e dell’esperienza.

3. Proprio alla luce delle novità intercorse nell’ultimo decennio appare assai felice la scelta di concentrare l’attenzione del 4º Convegno della Chiesa italiana sulla testimonianza di Gesù risorto, speranza del mondo. Nell’articolazione di questo titolo è facile ravvisare la duplice attenzione, ormai tradizionale in questi Convegni, alla missione evangelizzatrice della Chiesa e al suo determinante influsso positivo sulla vita della società. Questa duplice attenzione, però, non degenera in una dicotomia, ma si mantiene all’interno dell’unità dell’esperienza credente: è la testimonianza stessa di Gesù risorto, infatti, a costituire la speranza del mondo. Ancor più significativo è il fatto di essere andati, facendo perno sulla risurrezione di Cristo, al “centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall’inizio e fino alla fine dei tempi”, come ci ha detto ieri il Papa, che ha anche fatto risaltare in tutta la sua forza il motivo di questa centralità. Uno sguardo d’insieme all’evoluzione del mondo in cui viviamo, delle sue direttrici e dei suoi comportamenti, fa vedere infatti come i problemi che emergono tocchino le fondamenta stesse della nostra fede, e anche di una civiltà che voglia essere

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umanistica. Le possibilità di darvi risposta dipendono pertanto, in primo luogo, dall’autenticità e profondità del nostro rapporto con Dio. Soltanto così si formano quei testimoni di Cristo che l’allora Cardinale Ratzinger ha chiesto a Subiaco il 1º aprile 2005, con parole che è bene riascoltare in questo Convegno: “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto le porte dell’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.

Grande attenzione e cura sono state dedicate pertanto, già nella preparazione del Convegno, a ciò che nelle nostre comunità può meglio disporci a quell’evento gratuito per il quale gli uomini e le donne di ogni età e condizione sono “toccati da Dio”, e questo è anche il primo obiettivo a cui puntare per il dopo-Convegno. Si tratta “di riproporre a tutti con convinzione” quella “misura alta della vita cristiana ordinaria” che è la santità, come ci ha chiesto Giovanni Paolo II al termine del Grande Giubileo (Novo millennio ineunte, 31). Paola Bignardi, nel suo intervento di martedì, definendo la santità “unica misura secondo cui vale la pena essere cristiani”, ha rimarcato come a questa richiesta non ci siano per noi alternative praticabili. Infatti il cammino verso la santità non è altro, in ultima analisi, che il lasciar crescere in noi quell’incontro con la Persona di Cristo “che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”, secondo le parole della Deus caritas est riprese ieri dal Papa nel suo discorso: così, nonostante tutte le nostre miserie e debolezze, possiamo essere riplasmati e trasformati dallo Spirito che abita in noi.

In concreto, nella preparazione e nello svolgimento del nostro Convegno, sono ritornate con insistenza le richieste di dare spazio alla gratuità, alla contemplazione, alla lode e alla gratitudine della risposta credente al dono che Dio sempre di nuovo fa di se stesso a noi. Nella sostanza è lo stesso invito che ci ha fatto ieri il Papa, quando ci ha detto che “prima di ogni nostra attività e di ogni nostro programma … deve esserci l’adorazione, che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri per il nostro agire”. Abbiamo a che fare qui con quello che è il vero

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“fondamentale” del nostro essere di cristiani. Esso, certamente in forme congruenti alle diverse vocazioni e situazioni di vita, riguarda ugualmente tutti noi, sacerdoti, religiosi e laici (cfr Lumen gentium, 40-41), che abbiamo “per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo” (Lumen gentium, 9). Il mistero cristiano, vissuto nella pienezza delle sue dimensioni di amore gratuito e sovrabbondante, di sequela di Cristo crocifisso e risorto e così di partecipazione alla vita stessa di Dio, è infatti l’unica realtà che possiamo davvero proporre come quel grande “sì” a cui si è riferito anche ieri Benedetto XVI, “sì” che salva e che apre al futuro, anche all’interno della storia. È questo il motivo di fondo per il quale il Santo Padre insiste sul posto fondamentale della liturgia nella vita della Chiesa, come anche sull’opportunità di non pianificare troppo e di non lasciar prevalere gli aspetti organizzativi e tanto meno burocratici: con tutte queste indicazioni il nostro Convegno si è mostrato in spontanea e sentita sintonia. Da questa assemblea sale dunque un’umile preghiera, che implica però anche un sincero proposito, affinché il primato di Dio sia il più possibile “visibile” e “palpabile” nell’esistenza concreta e quotidiana delle nostre persone e delle nostre comunità.

4. Cari fratelli e sorelle, ciascuno di noi constata ogni giorno quanti siano gli ostacoli che l’ambiente sociale e culturale in cui viviamo frappone al cammino verso la santità. Tutto ciò rende ancor più necessaria e importante l’opera formativa che le nostre comunità sono chiamate a compiere e che si rivolge, senza dualismi, alla persona concreta dell’uomo e del cristiano, con l’intero complesso delle sue esperienze, situazioni e rapporti. Queste giornate di lavoro e le relazioni che abbiamo appena ascoltato hanno già approfondito i molteplici aspetti di un tale impegno formativo, mentre Benedetto XVI ha sottolineato che l’educazione della persona è “questione fondamentale e decisiva”, per la quale è necessario “risvegliare il coraggio delle decisioni definitive”. Per parte mia vorrei solo confermare che il nostro Convegno, con la sua articolazione in cinque ambiti di esercizio della testimonianza, ognuno dei quali assai rilevante nell’esperienza umana e tutti insieme confluenti nell’unità della persona e della sua coscienza, ci ha offerto un’impostazione della vita e della pastorale della Chiesa particolarmente favorevole al lavoro educativo e formativo. Si tratta di un notevole passo in avanti rispetto all’impostazione prevalente ancora al Convegno di Palermo, che a sua volta puntava sull’unità della pastorale ma era meno in grado di ricondurla all’unità della persona perché si concentrava solo

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sul legame, pur giusto e prezioso, tra i tre compiti o uffici della Chiesa: l’annunzio e l’insegnamento della parola di Dio, la preghiera e la liturgia, la testimonianza della carità.

Non è necessario aggiungere che l’opera formativa, sebbene oggi debba essere rivolta a tutti, mantiene un orientamento e una rilevanza speciale per i bambini e i ragazzi, gli adolescenti e i giovani: sono proprio le nuove generazioni, del resto, le più esposte a un duplice rischio: quello di crescere in un contesto sociale e culturale nel quale la tradizione cristiana sembra svanire e dissolversi – perfino in rapporto al suo centro che è Gesù Cristo – rimanendo viva e rilevante soltanto all’interno degli ambienti ecclesiali, e quello di pagare le conseguenze di un generale impoverimento dei fattori educativi nella nostra società. Anche di questi problemi e delle possibilità di rispondervi il nostro Convegno si è occupato approfonditamente. In particolare l’iniziazione cristiana si presenta oggi alle nostre Chiese come una sfida cruciale e come un grande cantiere aperto, dove c’è bisogno di dedizione e passione formativa ed evangelizzatrice, di sicura fedeltà e al contempo del coraggio di affrontare creativamente le difficoltà odierne. Di un’analoga passione educativa c’è forte necessità nelle scuole e specificamente nelle scuole cattoliche. È giusto ricordare qui che la Chiesa italiana nel prossimo triennio realizzerà un progetto denominato “Agorà dei giovani”, il cui primo e assai importante appuntamento sarà l’incontro dei giovani italiani a Loreto l’1 e il 2 settembre 2007, al quale abbiamo invitato il Santo Padre. Un aspetto sul quale occorre insistere è quello dell’orientamento e della qualificazione missionaria che la formazione dei cristiani deve avere, ad ogni livello. Non si tratta di aggiungere un elemento dall’esterno, ma di aiutare a maturare la consapevolezza di ciò che alla nostra fede è pienamente intrinseco. Come ha detto il Papa al Convegno della Diocesi di Roma il 5 giugno scorso, “Nella misura in cui ci nutriamo di Cristo e siamo innamorati di Lui, avvertiamo anche lo stimolo a portare altri verso di Lui: la gioia della fede infatti non possiamo tenerla per noi, dobbiamo trasmetterla”.

5. Questa tensione missionaria rappresenta anche il principale criterio intorno al quale configurare e rinnovare progressivamente la vita delle nostre comunità. Dal nostro Convegno emerge chiara l’esigenza di superare le tentazioni dell’autoreferenzialità e del ripiegamento su di sé, che pure non mancano, come anche di non puntare su un’organizzazione sempre più complessa, per imboccare invece con maggiore risolutezza la

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strada dell’attenzione alle persone e alle famiglie, dedicando tempo e spazio all’ascolto e alle relazioni interpersonali, con particolare cura per la confessione sacramentale e la direzione spirituale. In un contesto nuovo e diverso, avremo così il ricupero di una dimensione qualificante della nostra tradizione pastorale.

Per essere pienamente missionaria, questa attenzione alle persone e alle famiglie deve assumere però un preciso orientamento dinamico: non basta cioè “attendere” la gente, ma occorre “andare” a loro e soprattutto “entrare” nella loro vita concreta e quotidiana, comprese le case in cui abitano, i luoghi in cui lavorano, i linguaggi che adoperano, l’atmosfera culturale che respirano. È questo il senso e il nocciolo di quella “conversione pastorale” di cui sentiamo così diffusa l’esigenza: essa riguarda certamente le parrocchie, ma anche, in modo differenziato, le comunità di vita consacrata, le aggregazioni laicali, le strutture delle nostre Diocesi, la formazione del clero nei seminari e nelle università, la Conferenza Episcopale e gli altri organismi nazionali e regionali.

Proprio qui si inserisce la proposta, o meglio il bisogno, della “pastorale integrata”. Dobbiamo precisare i suoi contorni e darle man mano maggiore concretezza, ma sono già chiari il suo obiettivo e la sua direzione di marcia: essa trova infatti nella comunione ecclesiale la sua radice e nella missione, da svolgere nell’attuale società complessa, la sua finalità e la sua concreta ragion d’essere. Punta quindi a mettere in rete tutte le molteplici risorse umane, spirituali, pastorali, culturali, professionali non solo delle parrocchie ma di ciascuna realtà ecclesiale e persona credente, al fine della testimonianza e della comunicazione della fede in questa Italia che sta cambiando sotto i nostri occhi.

Fin da quando si è incominciato a progettare il presente Convegno è apparso centrale, proprio nella prospettiva della missione, il tema dei cristiani laici e molto è maturato in proposito sia in queste giornate sia nel lavoro preparatorio, nella linea del Concilio Vaticano II e dell’Esortazione Apostolica Christifideles laici. È chiaro a tutti noi che il presupposto di una piena e feconda presenza e testimonianza laicale è costituito dalla comunione ecclesiale e specificamente da quella spiritualità di comunione che è stata invocata da Giovanni Paolo II con queste parole appassionate: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo” (Novo millennio ineunte, 43). In particolare è indispensabile una comunione forte e sincera tra sacerdoti e laici, con quell’amicizia, quella stima, quella capacità di collaborazione e di ascolto

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reciproco attraverso cui la comunione prende corpo. Anzitutto noi Vescovi e presbiteri, proprio per la peculiare missione e responsabilità che ci è affidata nella Chiesa, siamo chiamati a farci carico di questa comunione concreta, prendendo sul serio la parola di Gesù, ripresa nella Lumen gentium (n. 18), che ci dice che siamo a servizio dei nostri fratelli. Ciò non significa che si debba abdicare al nostro compito specifico e all’esercizio dell’autorità che ne fa parte. Implica e richiede però che questo compito e questa autorità siano protesi a far crescere la maturità della fede, la coscienza missionaria e la partecipazione ecclesiale dei laici, trovando in ciò una fonte di gioia personale e non certo di preoccupazione o di rammarico, e promuovendo la realizzazione di quegli spazi e momenti di corresponsabilità in cui tutto ciò possa concretamente svilupparsi. Analogo spirito e comportamento è evidentemente richiesto nei cristiani laici: tutti infatti dobbiamo essere consapevoli che tra sacerdoti e laici esiste un legame profondo, per cui in un’ottica autenticamente cristiana possiamo solo crescere insieme, o invece decadere insieme.

La testimonianza missionaria dei laici, che in Italia ha alle spalle una storia lunga e grande, le cui forme moderne sono iniziate già ben prima del Vaticano II, e che poi ha ricevuto dal Concilio nuova fecondità e nuovo impulso, ha oggi davanti a sé degli spazi aperti che appaiono assai ampi, promettenti e al tempo stesso esigenti. Questa testimonianza è chiamata infatti ad esplicarsi sotto due profili, connessi ma distinti. Uno di essi è quello dell’animazione cristiana delle realtà sociali, che i laici devono compiere con autonoma iniziativa e responsabilità e al contempo nella fedeltà all’insegnamento della Chiesa, specialmente per quanto riguarda le fondamentali tematiche etiche ed antropologiche. L’altro è quello della diretta proposta e testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo, non solo negli ambienti ecclesiali ma anche e non meno nei molteplici spazi della vita quotidiana: in quello scambio continuo, cioè, che ha luogo all’interno delle famiglie come nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei locali pubblici e in tante altre occasioni. Sono i laici pertanto ad avere le più frequenti e per così dire “naturali” opportunità di svolgere una specie di apostolato o diaconia delle coscienze, esplicitando la propria fede e traducendo in comportamenti effettivi e visibili la propria coscienza cristianamente formata. Così essi possono aiutare ogni uomo e ogni donna con cui hanno a che fare a riscoprire lo sguardo della fede e a mantenere desta a propria volta la coscienza, lasciandosi interrogare da essa e possibilmente ascoltandola in concreto. Soltanto per questa via può realizzarsi la saldatura tra la fede e la vita e può assumere concretezza

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quella “seconda fase” del progetto culturale che è stata motivatamente proposta dal Cardinale Tettamanzi. Questa forma di testimonianza missionaria appare dunque decisiva per il futuro del cristianesimo e in particolare per mantenere viva la caratteristica “popolare” del cattolicesimo italiano, senza ridurlo a un “cristianesimo minimo”, come ha giustamente chiesto Don Franco Giulio Brambilla: tale forma di testimonianza dovrebbe pertanto crescere e moltiplicarsi. Potrà farlo però soltanto sulla base di una formazione cristiana realmente profonda, nutrita di preghiera e motivata e attrezzata anche culturalmente. Di fronte a una tale prospettiva diviene ancora più evidente la necessità di comunione e di un impegno sempre più sinergico tra i laici cristiani e tra le loro diverse forme di aggregazione, mentre si rivelano davvero privi di fondamento gli atteggiamenti concorrenziali e i timori reciproci.

6. Cari fratelli e sorelle, nel nostro comune impegno di evangelizzazione e testimonianza dobbiamo essere chiaramente consapevoli di una questione che la Chiesa ha affrontato fin dall’inizio e che specialmente oggi non è in alcun modo aggirabile: quella della verità del cristianesimo. Nell’attuale contesto culturale essa implica un confronto con posizioni che mettono in dubbio non solo la verità cristiana ma la possibilità stessa che l’uomo raggiunga una qualsiasi verità non puramente soggettiva, funzionale e provvisoria: tanto meno egli potrebbe raggiungere la verità in ambito religioso e in ambito etico. Così la fede cristiana è messa in questione nel suo stesso nucleo sorgivo e contenuto centrale, nel riconoscimento di Dio e del suo rivelarsi a noi in Gesù Cristo: in particolare non sarebbe più seriamente proponibile quello che è il cuore del presente Convegno, la testimonianza di Gesù risorto. Tutto ciò si riferisce in primo luogo al confronto intellettuale e al dibattito pubblico, ma ha certamente un’eco e un influsso nella coscienza e nei convincimenti delle persone, in specie dei giovani che si stanno formando. Bisogna aggiungere però che gli atteggiamenti di chiusura o anche di contestazione esplicita della plausibilità della fede in Dio, e in particolare del cristianesimo, coesistono e confliggono con uno sviluppo ben diverso, quello della crescita dell’importanza della religione, che si sta verificando a largo raggio e in particolare anche in Italia, dove si qualifica in buona misura come riaffermazione del valore dell’identità cristiana e cattolica. Non si tratta comunque e soltanto di un fenomeno che si esprimerebbe prevalentemente a livello pubblico, come difesa di un’identità che si sente minacciata da altre presenze. Esso ha a che fare, più profondamente, con la questione del significato della nostra vita, dei

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suoi scopi e della direzione da imprimerle: questione che nel contesto di una forma di razionalità soltanto sperimentale e calcolatrice non trova spazio legittimo e tanto meno risposta. Una tale questione è però insopprimibile, perché tocca l’intimo della persona, quel “cuore” che solo Dio può davvero conoscere (cfr 1Re 8,39; At 1,24; 15,8).

Il risultato di un simile contrasto alla fine non è positivo né per la razionalità scientifica, che rischia di essere percepita come una minaccia piuttosto che come un grande progresso e una straordinaria risorsa, né per il senso religioso che, quando appare tagliato fuori dalla razionalità, rimane in una condizione precaria e può essere preda di derive fantasiose o fanatiche.

È dunque davvero provvidenziale l’insistenza con cui Benedetto XVI stimola e invita ad “allargare gli spazi della nostra razionalità”, come ha fatto anche ieri al nostro Convegno e più ampiamente nel grande discorso all’Università di Regensburg, dove ha messo in luce il legame costitutivo tra la fede cristiana e la ragione autentica. A questa opera la Chiesa e i cattolici italiani devono dedicarsi con fiducia e creatività: anch’essa fa parte della “seconda fase” del progetto culturale e ne costituisce una dimensione caratterizzante. Va compiuta nella linea del sì all’uomo, alla sua ragione e alla sua libertà, che il Papa ieri ci ha riproposto con forza, attraverso un confronto libero e a tutto campo. Abbraccia dunque le molteplici articolazioni del pensiero e dell’arte, il linguaggio dell’intelligenza e della vita, ogni fase dell’esistenza della persona e il contesto familiare e sociale in cui essa vive. È affidata alla responsabilità dei Vescovi e al lavoro dei teologi, ma chiama ugualmente in causa la nostra pastorale, la catechesi e la predicazione, l’insegnamento della religione e la scuola cattolica, così come la ricerca filosofica, storica e scientifica e il corrispondente impegno didattico nelle scuole e nelle università, e ancora lo spazio tanto ampio e pervasivo della comunicazione mediatica. Di più, la sollecitudine specifica per la questione della verità è parte essenziale di quella missionarietà a cui, come ho già sottolineato, i cristiani laici sono chiamati nei molteplici spazi della vita quotidiana, familiare e professionale.

La forma e modalità in cui la verità cristiana va proposta ci riconduce al tema del nostro Convegno: è infatti, necessariamente, la forma della testimonianza. Ciò non soltanto perché l’uomo del nostro tempo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri (cfr Evangelii Nuntiandi, 41), ma per un motivo intrinseco alla verità cristiana stessa. Essa infatti apre al mistero di Dio che liberamente si dona a noi e mette in gioco, insieme con la nostra ragione, tutta la nostra vita e la nostra

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salvezza. Non si impone quindi con evidenza cogente ma passa attraverso l’esercizio della nostra libertà. La coerenza della vita, pertanto, è richiesta a ciascuno di noi se vogliamo aiutare davvero i nostri fratelli a compiere quel passo che porta a fidarsi di Gesù Cristo. Questo legame tra verità e libertà è oggi quanto mai attuale e importante anche sul piano pubblico, sia nei confronti di coloro che, in Italia e in genere in Occidente, vedono nella rivendicazione di verità del cristianesimo una minaccia per la libertà delle coscienze e dei comportamenti, sia in relazione al dialogo interreligioso, da condurre nel cordiale rispetto reciproco e al contempo senza rinunciare a proporre con sincerità e chiarezza i contenuti della propria fede e le motivazioni che li sostengono. Il Concilio Vaticano II, ponendo a fondamento della libertà religiosa non una concezione relativistica della verità ma la dignità stessa della persona umana, ha messo a punto il quadro entro il quale i timori di un conflitto tra verità e libertà potrebbero e dovrebbero essere superati da tutti (cfr Dignitatis humanae, 1-3).

7. La tensione escatologica del cristianesimo, fortemente evidenziata nel titolo stesso del nostro convegno dal riferimento alla risurrezione e alla speranza, coinvolge d’altronde l’indole stessa della verità cristiana, che è sempre più grande di noi, va accolta e testimoniata nell’umiltà e ci orienta verso il futuro di Dio. Per la medesima ragione la verità cristiana ha carattere “inclusivo”, tende ad unire e non a dividere, è fattore di pace e non di inimicizia e così mostra chiaramente di non essere una ideologia. Come disse Giovanni Paolo II al Convegno di Loreto (n. 5), nella sua essenza profonda la verità cristiana è, infatti, manifestazione dell’amore, e solo nella concreta testimonianza dell’amore può trovare la sua piena credibilità. Sento il bisogno di ricordare qui due nostri fratelli, Don Andrea Santoro e Suor Leonella Sgorbati, che di un tale legame tra verità di Cristo e amore del prossimo hanno dato quest’anno la testimonianza del sangue.

Proprio riguardo alla concezione dell’amore si è sviluppata negli ultimi secoli, come ha scritto Benedetto XVI nella Deus caritas est (n. 3), una critica sempre più radicale al cristianesimo, che il Papa così riassume: “la Chiesa con i suoi comandamenti e i suoi divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita?” Già Nietzsche riteneva decisivo, per superare e sconfiggere definitivamente il cristianesimo, attaccarlo non tanto sul piano della sua verità quanto su quello del valore della morale cristiana, mostrando che essa costituirebbe un crimine

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capitale contro la vita, perché avrebbe introdotto nel mondo il sentimento e la coscienza del peccato, autentica malattia dell’anima.

Un simile attacco sembra davvero in corso, anche se in maniera per lo più inconsapevole, come appare da quel processo di “alleggerimento” che tende a rendere fragili e precari sia la solidarietà sociale sia i legami affettivi. Tra i suoi fattori ci sono certamente l’affermarsi di un erotismo sempre più pervasivo e diffuso, così come la ricerca del successo individuale ad ogni costo, sulla base di una concezione della vita dove il valore prevalente sembra essere la soddisfazione del desiderio, che diventa anche la misura e il criterio della nostra personale libertà.

Anche sotto questo profilo siamo dunque chiamati a rendere ragione della nostra speranza (cfr 1Pt 3,15), con tutta quell’ampiezza di impegno e di servizio che ci ha illustrato il Papa nel suo discorso. Si tratta infatti della vita concreta delle persone e delle famiglie e del sostegno che esse nella comunità ecclesiale trovano o non trovano. Si tratta in particolare del modo in cui è concepito, proposto e vissuto il matrimonio, come del tipo di educazione che offriamo alle nuove generazioni. Al riguardo deve crescere la nostra fiducia e il nostro coraggio nell’affrontare la grande questione dell’amore umano, che è decisiva per tutti e specialmente per gli adolescenti e i giovani: è illusorio dunque pensare di poter formare cristianamente sia i giovani sia le coppie e le famiglie senza cercare di aiutarli a comprendere e sperimentare che il messaggio di Gesù Cristo non soffoca l’amore umano, ma lo risana, lo libera e lo fortifica.

Una testimonianza che si muove su un piano in apparenza molto diverso, ma in realtà profondamente connesso, è quella della sollecitudine cristiana verso i più poveri e i sofferenti: attraverso di essa si esprimono infatti quella generosità e quella capacità di attenzione verso gli altri che sono il segno dell’amore autentico. Perciò l’esercizio della carità è, anche per i giovani, un tirocinio prezioso che irrobustisce la persona e la rende più libera e più idonea a un duraturo dono di sé. Specialmente quando si tratta del dolore e della sofferenza, da affrontare nella propria carne o da cercare di alleviare nelle persone del nostro prossimo, ci è data la possibilità di entrare nella logica della croce e di comprendere più da vicino la radicalità e la forza dell’amore che Dio ha per noi in Gesù Cristo, come ci ha detto ieri Benedetto XVI con parole particolarmente penetranti. Dobbiamo dunque ringraziare il Signore per l’ininterrotta testimonianza di carità della Chiesa italiana verso i poveri di ogni specie che sono tra noi, verso gli ammalati, verso le tante

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popolazioni del mondo che soffrono la fame e la sete, o sono vittime della violenza degli uomini o di catastrofi naturali e di terribili epidemie. Rinnoviamo qui, insieme, la preghiera e l’impegno perché questa testimonianza continui e si rafforzi, nella certezza che per questa via il volto della Chiesa può riflettere la luce di Cristo (cfr Lumen gentium, 1).

8. La sollecitudine per il bene dell’Italia ci ha spinto a prendere in esame, anche in questo Convegno, le problematiche sociali, economiche e politiche, nel quadro della chiara indicazione che il Santo Padre ha ribadito anche ieri nel suo discorso, secondo la quale “La Chiesa … non è e non intende essere un agente politico”, ma nello stesso tempo “ha un interesse profondo per il bene della comunità politica”.

Negli anni che ci separano dal Convegno di Palermo la novità politicamente forse più rilevante è stata l’affermarsi del “bipolarismo”, con l’alternanza tra le maggioranze di governo, mentre sul piano economico si segnala il passaggio dalla lira all’euro e il grande incremento della presenza di immigrati influisce a molteplici livelli. Il nostro Paese attraversa comunque una stagione non facile, che ha visto tendenzialmente ridursi il suo tasso di sviluppo e il suo peso nell’economia internazionale. Il dato più grave e preoccupante è chiaramente il declino demografico, che persiste ormai da troppi anni senza dare finora segnali di una consistente inversione di tendenza: le sue conseguenze su tutta la vita dell’Italia saranno purtroppo sempre più pesanti e condizionanti. Come ci ha detto Savino Pezzotta, la bassa natalità è il segno più evidente del venir meno di uno slancio vitale e progettuale nei confronti del futuro. Un altro nodo ancora largamente non risolto è la cosiddetta “questione meridionale”, che in realtà è questione di tutta l’Italia e merita pertanto un impegno comune e solidale. Anche su di noi, naturalmente, hanno influito non poco quei grandi rivolgimenti che ho ricordato all’inizio, come l’affermarsi di nuovi grandi attori sulla scena mondiale e l’emergere della questione antropologica. Nel cammino di sviluppo dell’Unione Europea la nota saliente è stata il suo forte allargamento, specialmente nei confronti dei Paesi ex-comunisti, che ha posto rimedio a una grande ingiustizia storica. Per questo e per altri e più radicati motivi l’Unione Europea sta conoscendo a sua volta non lievi difficoltà e si scontra con problemi non risolti: ha dunque bisogno di riscoprire le sue più profonde ragioni d’essere, per poter trovare più convinto sostegno nei popoli che ne fanno parte.

Nel corso di questi anni la Chiesa italiana si è mantenuta costantemente fedele alle indicazioni emerse, con l’esplicito sostegno di

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Giovanni Paolo II, dal Convegno di Palermo: esse si sono rivelate positive e feconde sia per la vita della Chiesa sia per il suo contributo al bene dell’Italia e corrispondono certamente all’insegnamento di Benedetto XVI. Abbiamo dunque tutti i motivi per proseguire su questa via, non coinvolgendoci in scelte di partito o di schieramento politico e operando invece perché i fondamentali principi richiamati dalla dottrina sociale della Chiesa e conformi all’autentica realtà dell’uomo innervino e sostengano la vita della nostra società.

All’interno di questa linea costante, l’ultimo decennio ha visto crescere delle attenzioni specifiche, specialmente in rapporto all’aggravarsi della situazione internazionale, con l’esplosione del terrorismo di matrice islamica e di guerre funeste, e soprattutto con l’impatto che sta avendo anche da noi la questione antropologica. Pertanto, in stretta sintonia con l’insegnamento dei Pontefici, abbiamo messo l’accento sulla cultura della pace, fondata sui quattro pilastri della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà, come afferma la Pacem in terris (nn. 18-19; 47-67). Abbiamo inoltre concentrato il nostro impegno sulle tematiche antropologiche ed etiche, in particolare sulla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e sulla difesa e promozione della famiglia fondata sul matrimonio, contrastando quindi le tendenze ad introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla. Con lo stesso spirito abbiamo incoraggiato l’impegno pubblico nell’educazione e nella scuola e insistito con pazienza e tenacia, anche se finora con risultati modesti, per la parità effettiva delle scuole libere.

Occorre ora dare seguito anche a queste attenzioni specifiche, probabilmente destinate a farsi ancora più necessarie nei prossimi anni, mantenendoci naturalmente sempre aperti a cogliere le problematiche nuove che avessero a manifestarsi. In questa sede, piuttosto che soffermarmi ancora una volta sui singoli argomenti, preferisco aggiungere qualche parola su un interrogativo di fondo della nostra società e sull’animo e l’atteggiamento con cui la comunità cristiana cerca di svolgere il proprio compito, muovendosi nella chiara consapevolezza della distinzione e della differenza tra la missione della Chiesa come tale e le autonome responsabilità propriamente politiche dei fedeli laici. L’interrogativo a cui mi riferisco riguarda la tendenza a porre in maniera unilaterale l’accento sui diritti individuali e sulle libertà del singolo, piuttosto che sul valore dei rapporti che uniscono le persone tra loro e che hanno un ruolo essenziale non solo per il bene della società, ma anche

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per la formazione e la piena realizzazione delle persone stesse. A questa tendenza, fortemente presente nella cultura pubblica e anche, sebbene in misura minore e in forme diverse, nel vissuto della gente, e attualmente protesa a cambiare la legislazione esistente, per parte nostra non intendiamo opporre un rifiuto altrettanto unilaterale: siamo infatti ben consapevoli che la libertà della persona è un grandissimo valore, che va riconosciuto nella misura più ampia possibile anche nella società e nelle sue leggi, limitandola solo quando e in quanto è necessario, come insegna il Concilio Vaticano II (Dignitatis humanae, 7). Riteniamo importante e urgente però, non per qualche interesse cattolico ma per il futuro del nostro popolo, far crescere a tutti i livelli una rinnovata consapevolezza della realtà intrinsecamente relazionale del nostro essere e quindi del valore decisivo dei rapporti che ci uniscono gli uni gli altri. Il senso del nostro impegno di cattolici italiani va dunque, prima che a fermare quei cambiamenti che appaiono negativi per il Paese, a mantenere viva e possibilmente a potenziare quella riserva di energie morali di cui l’Italia ha bisogno, se vuole crescere socialmente, culturalmente ed anche economicamente, e se intende superare il rischio di quella “scomposizione dell’umano” da cui ci ha messo in guardia il Prof. Lorenzo Ornaghi.

È questo il contesto concreto nel quale si colloca la chiara affermazione, da parte di Papa Benedetto XVI, di quella laicità “sana” e “positiva” in virtù della quale le realtà temporali si reggono secondo norme loro proprie e lo Stato è certamente indipendente dall’autorità ecclesiastica, ma non prescinde da quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo e da quel “senso religioso” in cui si esprime la nostra costitutiva apertura alla Trascendenza. Questo concetto di laicità ci rallegriamo di veder condiviso in maniera crescente anche tra coloro che non hanno in comune con noi la fede cristiana, o almeno non la praticano. Accettiamo parimenti con animo sereno le critiche e talvolta le ostilità che il nostro impegno pubblico porta con sé, sapendo che fanno parte della libera dialettica di un Paese democratico e che molto più preoccupante delle critiche sarebbe quell’indifferenza che è sinonimo di irrilevanza e che sarebbe il segno di una nostra mancata presenza.

9. Cari fratelli e sorelle, tutto l’insieme delle richieste e dei compiti, a prima vista assai diversificati, che questo Convegno ha fatto passare davanti a noi, si riconduce alla missione della Chiesa, che in realtà è una sola, e deve trovare pertanto il soggetto che se ne fa carico nella

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medesima Chiesa, intesa però nella pienezza delle sue dimensioni: come popolo di Dio che vive nella storia, con le sue molteplici articolazioni e componenti, e come mistero e sacramento, presenza salvifica di Dio Padre, corpo di Cristo e tempio dello Spirito, con una ordinazione intrinseca alla salvezza di tutti gli uomini (cfr Lumen gentium, capp. I e II). Perciò, se saremo veramente Chiesa nella realtà della nostra preghiera e della nostra vita, non saremo mai soli, come ci ha detto ieri il Papa, e non porteremo da soli il peso dei nostri compiti. Per il modo in cui interpretare storicamente il nostro essere Chiesa negli anni che ci attendono, Benedetto XVI ci ha dato dei grandi ammaestramenti, specialmente nel discorso alla Curia Romana del 22 dicembre scorso, invitandoci a proseguire e sviluppare l’attuazione del Concilio Vaticano II sulla base dell’“ermeneutica della riforma”, cioè del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto Chiesa e dei principi del suo insegnamento, continuità che ammette forme di discontinuità in rapporto al variare delle situazioni storiche e ai problemi nuovi che via via emergono. Il Papa stesso ha aggiunto che il Concilio ha tracciato, sia pure solo a larghe linee, la direzione essenziale del dialogo attuale tra fede e ragione e che adesso “questo dialogo è da sviluppare con grande apertura mentale, ma anche con quella chiarezza nel discernimento degli spiriti che il mondo con buona ragione aspetta da noi proprio in questo momento”: a un tale compito affascinante anche il nostro Convegno confida di aver dato un contributo, per quanto modesto.

La parola “discernimento” ci richiama ad un obiettivo che ci eravamo dati nel Convegno di Palermo, anche con l’impulso di Giovanni Paolo II, specialmente in rapporto al discernimento comunitario che consenta ai fratelli nella fede, collocati in formazioni politiche diverse, di dialogare e di aiutarsi reciprocamente ad operare in maniera coerente con i comuni valori a cui aderiscono. È diffusa l’impressione che questo obiettivo sia stato mancato in larga misura nel decennio scorso, anche se una valutazione più attenta potrebbe suggerire che esso ha avuto pure delle realizzazioni non piccole, principalmente, ma non esclusivamente, in occasione della legge sulla procreazione assistita e del successivo referendum. Per fare meglio in futuro può essere utile tener accuratamente presente la differenza tra il discernimento rivolto direttamente all’azione politica o invece all’elaborazione culturale e alla formazione delle coscienze: di quest’ultimo infatti, piuttosto che dell’altro, la comunità cristiana come tale può essere la sede propria e più conveniente, mentre partecipando da protagonisti a un tale discernimento culturale e formativo i cristiani impegnati in politica potranno aiutare le

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nostre comunità a diventare più consapevoli della realtà concreta in cui vivono e al contempo ricevere da esse quel nutrimento di cui hanno bisogno e diritto.

La premessa decisiva per una buona riuscita del discernimento comunitario, da realizzarsi in ambito pastorale non meno che riguardo ai problemi sociali e politici, come assai più largamente la premessa per una più piena testimonianza cristiana a tutti i livelli, è in ogni caso la crescita e l’approfondimento di quel senso di appartenenza ecclesiale che purtroppo fatica a penetrare l’intero corpo del popolo di Dio, e talvolta anche in sue membra qualificate sembra scarso. Benedetto XVI, mettendo davanti a noi “la vera essenza della Chiesa”, come la incontriamo, pura e non deformata, nella Vergine Maria, ci ha indicato ieri la strada giusta per maturare in noi il significato e il motivo autentico della nostra appartenenza, che non ignora, non nasconde e non giustifica le tante carenze, miserie e anche sporcizie di noi stessi e delle nostre comunità, ma sa bene perché non deve arrestare soltanto lì il proprio sguardo e perché esse non devono attenuare la sincerità e profondità della nostra appartenenza.

Cari fratelli e sorelle, su questa nota ecclesiale vorrei terminare il mio troppo lungo discorso, intimamente convinto che l’amore alla Chiesa fa, alla fine, tutt’uno con l’amore a Cristo, pur senza dimenticare mai che tra la Chiesa e Cristo vige non un’identità ma una “non debole analogia” come ha insegnato il Concilio (cfr Lumen gentium, 8). Questo amore indiviso, dunque, dobbiamo far rifiorire in noi. Ci affidiamo per questo all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, del suo sposo Giuseppe, che della Chiesa è universale patrono, e di San Zeno patrono della Chiesa di Verona, a cui rinnoviamo il nostro grazie. Il Signore Gesù benedica la nostra umile fatica di questi giorni e faccia germinare da essa qualche frutto dello Spirito, così che possiamo essere davvero testimoni della sua risurrezione, per quella speranza di cui tutti abbiamo bisogno. Verona, 20 ottobre 2006

CARD. CAMILLO RUINI

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Ordinazione Sacerdotale

di Don Salvatore Cubito e Don Salvatore Cucé

BASILICA CATTEDRALE DI CATANIA

(6 luglio 2006)

omelia

Fratelli Presbiteri e diaconi, fratelli e sorelle, 1. Ancora una volta sperimentiamo l’amore del Signore Gesù che ci ha invitati alla mensa della Parola e dell’Eucaristia. Per essere meno indegni di accostarci alla mensa del Signore, abbiamo implorato, sicuri di ottenerla, la sua misericordia. E così, con il cuore purificato, ci siamo messi in religioso ascolto di quanto il Signore ci ha detto e siamo già protesi ad accoglierlo pienamente in noi quando, nella comunione, lo riceveremo come pane di vita eterna. La parola proclamata nella nostra santa assemblea (Ger 1, 4-9; 2 Cor 4, 1-2. 5-7; Mt 20, 25-28), è stata scelta dai carissimi ordinandi presbiteri Salvatore Cubito e Salvatore Paolo Cucé; è, quindi, alla luce di questa Parola che essi contemplano e ci invitano a comprendere il dono del santo ministero che stanno per ricevere dal Padre celeste. Infatti, alla proclamazione della Parola è subito seguita la loro presentazione da parte del Rettore del Seminario, Mons. Vincenzo Algeri. Avendo accolto la presentazione del Rettore e prima di presentare gli ordinandi a Dio perché siano consacrati e ricevano l’inesauribile ricchezza del suo dono, desidero anch’io lasciarmi guidare dalla Parola che abbiamo ascoltato per sottolineare qualche aspetto del ministero che essi svolgeranno. 2. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato…”. Geremia, ascoltando questa parola che gli fu rivolta dal Signore, è invitato a vedersi eternamente presente alla sguardo amoroso di Dio. È quanto possiamo affermare pure noi, fratelli e sorelle, affascinati e stupiti per tale, da noi impensabile, comportamento di Dio nei nostri riguardi. Il nostro stupore deve essere anche ben più grande di quello di Geremia se con Paolo possiamo affermare: “Benedetto sia Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui

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ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef. 1,3-5). Dio ci conosce da sempre. Permettetemi una confidenza. In occasione del recente 60° compleanno, ho ricevuto un biglietto di augurio che contiene il seguente pensiero di Papa Giovanni XXIII: “Il Signore sa che ci sono, e questo mi basta!”. Quanta sapienza in questa espressione! Il Beato Papa Giovanni ci ottenga dal Signore di condividere con lui il gaudio spirituale che gli veniva da tale constatazione. 3. Se è fonte di autentica serenità spirituale sapere che il Padre sa che ci siamo, quali devono essere i nostri sentimenti, fratelli presbiteri e diaconi, nel sottolineare che il Signore Gesù con affetto di predilezione ci sceglie tra il popolo dei redenti per farci partecipi del suo ministero di salvezza? Come Paolo e con indicibile sorpresa ci vediamo “investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata”. Quanto questo ministero sia di origine divina e frutto dello Spirito, quanto sia necessario nella Chiesa, quanto esso sia articolato ed esigente, ci viene illustrato ampiamente e continuamente ricordato dai vari momenti della celebrazione. Mi permetto di accennare ad un solo particolare. Tra poco, quando gli ordinandi porranno le loro mani congiunte nelle mie, chiederò ad entrambi singolarmente: “prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”. Essi risponderanno con quell’entusiasmo e quella sincerità che auguriamo loro di conservare sempre, “sì, lo prometto”. In quel momento, voi fratelli presbiteri e diaconi e voi santo popolo di Dio, unitevi a me nel pensare ad un momento dell’ordinazione episcopale che ricevetti il 3 ottobre 1992. Ero in ginocchio e sul mio capo era imposto il libro aperto dei Vangeli. Il venerato Card. Salvatore Pappalardo, ordinante principale, così pregò Dio a mio favore: “disponga i ministeri della Chiesa secondo la tua volontà”. Quante volte, ed anche in questi giorni, sono chiamato a compiere tale delicatissimo compito nell’esercizio del ministero episcopale nella santa e amata Chiesa di Catania! Fratelli e sorelle, aiutatemi con la vostra preghiera; e soprattutto voi, fratelli presbiteri, preziosi collaboratori che il Signore generosamente concede alla mia debolezza, assistetemi con la carità del vostro consiglio, del vostro discernimento e del vostro amore per questa nostra arcidiocesi. È veramente necessario che tutti e singoli i ministeri ordinati o riconosciuti, che tutte e singole le espressioni della ministerialità che scaturisce dalla iniziazione cristiana, dagli altri sacramenti e dalla multiforme azione dello Spirito, siano esercitati nella

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nostra Chiesa per la maggior gloria di Dio, secondo la sua volontà ricercata nella preghiera e nella vera comunione ecclesiale, per l’edificazione e la vera crescita della comunità, per la consolazione di coloro che sperano in Dio, nell’umile servizio del popolo di Dio e di ogni persona che di Lui porta impressa, indelebile e sacra, la divina immagine. 4. “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta…”. Condividiamo con Paolo questa consapevolezza, come pure con il giovane Geremia l’impaccio di non saper parlare. E noi ministri della Parola sappiamo bene che cosa significhi tale “non saper parlare”. È qualcosa di molto esigente e che Paolo descrive nell’espressione che già abbiamo ascoltato: “rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la Parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità…”.

Noi siamo vasi di creta: sappiatelo voi, santo popolo di Dio, e teniamolo presente noi, fratelli presbiteri e diaconi e particolarmente io, Vescovo di questa Chiesa. Siamo vasi di creta: quindi, anzitutto, rifulge in noi la straordinaria potenza di Dio; si manifesta in noi la misericordia di Dio che è con noi per proteggerci e per partecipare a noi suoi ministri la gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Siamo vasi di creta: quanta attenzione, quanta ascesi, quale santo timor di Dio, quale amore per Cristo e per la Chiesa che egli si è acquistata con il suo sangue, devono essere in noi, carissimi fratelli presbiteri! Quale ardente e incessante supplica tutta la Chiesa ed ogni singola comunità devono innalzare al Signore affinché conservi sempre noi suoi ministri fedeli sino alla fine! 5. Il servizio episcopale, presbiterale e diaconale in una Chiesa tutta ministeriale hanno il modello normativo in Gesù Cristo, “Il Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. È questa la diversità, la differenza che tutta la Chiesa, ed in particolare noi ministri sacri, dobbiamo vivere e testimoniare in presenza dei capi delle nazioni che dominano su di esse a significare l’esercizio scorretto dell’autorità e ogni forma di egoismo che portino a privilegiare il proprio interesse privato tralasciando il bene di tutti. Non occorrono molte parole per sottolineare quanto sia urgente un tale generale impegno civico, che noi discepoli di Cristo dobbiamo chiamare con il termine più appropriato di conversione. A noi cristiani, a noi Chiesa è chiesto, oggi più che mai, di testimoniare un autentico spirito di servizio. A noi, anzitutto a me Vescovo e a voi presbiteri e diaconi, è chiesto di vivere quotidianamente l’affermazione di Paolo:

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“Siamo i vostri servitori per amore di Gesù”. I figli e le figlie di Dio che costituiscono con noi la santa Chiesa di Catania abbiano la gioia di vederci così. Si diffonda nella nostra Chiesa l’impegno costante di supplicare il Signore affinché renda “servitori per amore di Gesù” noi che siamo già suoi ministri e gli alunni del nostro Seminario che si preparano a diventare sacerdoti, cioè servitori per amore di Gesù in questa Chiesa. 6. Carissimi Salvatore e Salvatore Paolo, le sottolineature che ho evidenziato: “il Signore sa che ci siamo; egli ha per noi suoi ministri un affetto di predilezione; noi abbiamo il tesoro del santo ministero in vasi di creta; siamo i servitori del popolo di Dio per amore di Gesù”, valgono soprattutto per voi che, attraverso l’azione sacerdotale che il Signore mi chiama a compiere nei vostri riguardi ordinandovi presbiteri, questa sera siete inseriti nel presbiterio della Chiesa catanese. Vivete pienamente e concretamente questo inserimento, sentitevi sempre accolti ed amati dai fratelli presbiteri e dal Vescovo. Svolgete il ministero in comunione presbiterale, diffondete nelle comunità dove vivrete ed opererete la consapevolezza di formare l’unica ed indivisibile santa Chiesa di Dio, nell’appartenenza alla Chiesa particolare costituita dall’arcidiocesi di Catania. Così cresceremo nello stile della comunione e della corresponsabilità; così la nostra Chiesa diventerà sempre più ministeriale e missionaria. Così imitando noi, vescovo, presbiteri e diaconi, la Chiesa catanese potrà essere costituita da cristiani che si dicono l’un l’altro “sono tuo servitore per amore di Gesù” e che possono affermare davanti a tutti, al cospetto di Dio e con la testimonianza della loro vita: “siamo i vostri servitori per amore di Gesù”. Maria, la serva del Signore, i santi e le sante, esemplari servi e serve di Dio che adesso invocheremo, ottengano a tutti noi di vivere così ogni giorno della nostra esistenza in questo mondo, per essere un giorno, come loro e con loro, accolti quali servi buoni e fedeli nella Casa del Padre. AMEN.

� Salvatore Gristina ARCIVESCOVO

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Lettera ai Presbiteri dell’Arcidiocesi

Carissimi, A seguito di quanto comunicavo a conclusione della Settimana teologico-pastorale e alla fine dell’ordinazione sacerdotale il 6 c.m., porto a vostra conoscenza alcune nomine di nostri fratelli presbiteri. 1. Mi pare, anzitutto, opportuno ricordare le nomine che riguardano

il nostro Seminario Arcivescovile: Don GIUSEPPE CALABRÒ, Rettore; Don DUILIO MELISSA, Vice Rettore e Don ANTONIO GENTILE, Amministratore.

2. Mons. VINCENZO ALGERI assume la responsabilità della missione di Migoli (Iringa – Tanzania) in qualità di parroco. Lo saluteremo in prossimità della sua partenza nel mese di ottobre.

3. Don ANTONINO VITANZA, parroco di S. Maria di Nuovaluce in Monte Po (CT) in sostituzione di Don SALVATORE MAGRÌ che riprende gli studi di liturgia a Roma.

4. Don CARMELO VITELLINO, parroco di S. Biagio a Paternò.

5. Don SALVATORE ALÌ, parroco in S. Maria dell’Alto, Paternò.

6. Don BARBARO SCIONTI, parroco della Cattedrale dove sostituisce

7. Mons. ROSARIO CURRÒ, nominato parroco della Chiesa Madre S. Nicolò di Bari in Trecastagni finora affidata a

8. Don SEBASTIANO CRISTALDI che diviene parroco della Basilica S. Caterina Alessandrina in Pedara.

9. Don FRANCESCO LEONARDI, parroco di S. Maria del Carmelo al Canalicchio.

10. Don ANTONINO CATALFO, Vicario Parrocchiale a S. Leone Vescovo (CT).

11. I due neo sacerdoti SALVATORE CUBITO e SALVATORE CUCÉ sono destinati rispettivamente alla Chiesa Madre parrocchiale di S. Giovanni La Punta e di S. Maria in Ognina (CT) nella qualità di Vicari parrocchiali.

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Sono ancora allo studio altri cambiamenti, compresi alcuni che riguardano la responsabilità di qualche ufficio diocesano, su cui informerò successivamente. Intanto formulo per tutti il più cordiale augurio di un meritato periodo di riposo ed invio un fraterno saluto, dandovi appuntamento per l’incontro di giovedì 24 agosto durante la Settimana estiva dei Seminaristi a Milo presso la Casa delle Suore Vincenziane “Villa

Zappalà” - Milo. Catania, 14 luglio 2006

� SALVATORE, ARCIVESCOVO

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Traslazione delle reliquie di Sant’agata

Basilica Cattedrale, 17 agosto 2006

Omelia

Carissimi fratelli presbiteri e diaconi, distinte Autorità, fratelli e sorelle. 1. Catania rivive oggi l’evento accaduto il 17 agosto 1126 ( quindi 880 anni fa): il corpo della nostra amata Patrona Sant’Agata, che nel 1040 era stato trasportato a Costantinopoli da Giorgio Maniace, fu allora riportato qui in Città ad opera di Gisliberto e Goselino. L’esultanza di allora è rivissuta ogni anno e sempre vibrante si eleva da questa Basilica Cattedrale la lode a Dio che conserva alla nostra venerazione il corpo della Beata Agata Vergine e Martire.

Siamo qui riuniti, colmi di gioia, attorno alle reliquie della nostra Patrona. Penso che chiunque osservi lo svolgimento della odierna festa, deve ammettere che a Catania il 17 agosto avviene qualcosa di straordinario. Infatti, siamo in piena estate e nel clima di ferragosto, eppure siamo veramente numerosi a stringerci con tanta devozione attorno a Sant’ Agata. Ciò accade perché davvero speciale è il rapporto che ci lega a Lei: si tratta di qualcosa di bello e di affascinante, di un fenomeno che può essere anche esaminato da persone che studiano i vari aspetti delle manifestazioni religiose. 2. Per noi devoti di Sant’Agata, la celebrazione odierna esprime soprattutto una ricchezza di valori che vogliamo sempre più presenti, vissuti e testimoniati nella nostra esistenza quotidiana. Per comprendere meglio tutto ciò, lasciamoci guidare dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato ( Eb 11, 2.39-12,1-2; Lc 9,23-26).

Perché amiamo Sant’Agata? Perché il suo volto ci affascina ancora oggi? Lo sappiamo già, ma è bene sottolinearlo nuovamente: Agata è una testimone, appartiene a quel gran numero di testimoni di cui parla la lettera agli Ebrei, sottolineando che essi sono di stimolante esempio per tutti noi.

Cosa testimonia Agata? Ella testimonia un amore senza limiti verso Gesù. Di Lui era innamorata a tal punto da farne la ragione della

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sua vita, cui seppe rinunziare per restare fedele al suo Signore. Agata visse le parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo. Sono parole esigenti, che forse ci scoraggiano; a nostro incoraggiamento, però, possiamo affermare che Agata e tutti i martiri di ieri, di oggi e di sempre, hanno preso sul serio quelle parole di Gesù e con l’ aiuto divino le hanno messe in pratica.

Agata si è messa al seguito di Gesù, ha camminato dietro di Lui, prendendo ogni giorno la sua croce. Agata non si è chiusa nel suo benessere, ma ha ritenuto Gesù la ricchezza più grande della sua vita, l’unica ricchezza degna di essere posseduta. Agata non si è vergognata di Cristo, ma con fierezza disse al persecutore Quinziano: “Sono serva di Cristo…la massima libertà e nobiltà sta qui: nel dimostrare di essere servi di Cristo” ( Atti Latini di Sant’Agata, nn. 27-29). Questa fu la testimonianza di Agata; per questo tutti noi l’ammiriamo e vorremmo essere come lei. 3. Possiamo noi imitare Sant’Agata? La risposta, carissimi amici devoti di Sant’Agata, è un “sì” deciso e sicuro, non perché detto da me come opinione personale, ma perché quest’affermazione è fondata sulla Parola di Dio che abbiamo ascoltata. Infatti, a voi ed a me vostro Vescovo, è rivolto il seguente invito dall’ autore della lettera agli Ebrei: “…Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù…”. Così si è comportata Agata, così dobbiamo comportarci anche noi, e quindi imitarla, se vogliamo essere suoi veri devoti. 4. La corsa, come altre gare sportive, sono valorizzate dagli autori sacri per esortare alla fortezza e allo spirito di sacrificio che non possono mancare in chi vuol essere fedele a Dio e vuole seguire Cristo. Ad esempio, san Paolo nella prima lettera ai Corinti scrive: “Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo. Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile” ( 9,24-25).

Corsa, gare sportive, corona e soprattutto il termine “stadio” subito ci fanno pensare al fatto che la nostra squadra di calcio è in serie A… Noi oggi festeggiamo Sant’Agata quasi alla vigilia del prossimo campionato e vivremo la festa agatina di febbraio sperando di trovarci allora in una buona situazione di classifica…

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Perché faccio riferimento a queste circostanze? Per dire a voi ed a me stesso: “carissimi devoti, Sant’ Agata ci vuole persone e cristiani di serie A ! Sant’ Agata vuole che la sua Città, tutta Catania e non solo la squadra, siano di serie A”.

Come dobbiamo comportarci per rispondere alle attese della nostra Patrona? Ciascuno può dare personalmente la risposta: vivendo veramente da cristiani, cioè in grazia di Dio, amando il Signore, restandogli sempre fedeli, osservando i suoi comandamenti…

Questa fedeltà al Signore si manifesta con un esemplare comportamento civico, degno di persone che vogliono fare della loro comunità una Città di serie A.

Mi piace al riguardo citare le parole di un nostro concittadino che così si è espresso in un giornale nazionale in occasione della promozione del “Catania” in serie A: “… Sarebbe davvero molto bello se tutti insieme, noi cittadini, dal più ricco al più povero, dal più istruito al più incolto, insomma dal primo all’ultimo catanese, ci impegnassimo a portare in serie A anche la Città di Catania. Come? Semplice, lavorando tutti seriamente, qualunque sia la nostra professione, il posto che occupiamo nella società, il quartiere dove abitiamo, qualunque sia la fede politica d’ognuno. Solo se decidiamo di indossare il “vestito della serietà” mettendo ai primi posti del nostro vivere il senso del dovere civico, l’educazione nei comportamenti, il rispetto del bene comune e del territorio; solo se ameremo e rispetteremo la nostra città impegnandoci a fare bene, e tutti, il nostro dovere di cittadini e di esseri umani, solo allora saremo davvero in serie A e orgogliosi di aver vinto il più importante degli scudetti: quello dell’amore per una città che- per la sua storia, per le sue bellezze, per i grandi uomini che nel corso dei secoli le hanno dato splendore- merita tanto, tanto di più”. 5. Noi possiamo farcela. Catania ha risorse umane di alta qualità e che, se bene usate, portano al raggiungimento dei traguardi che ci onorano veramente. In questa prospettiva è bello citare un fatto accaduto di recente e che ha portato onorevolmente la sanità di Catania nelle prime pagine della cronaca nazionale. Mi riferisco al fatto che, per la seconda volta, grazie all’intervento congiunto dei medici dei reparti di rianimazione e di ginecologia dell’ospedale Garibaldi, una giovane donna, la signora Mariangela Basile che lotta fra la vita e la morte, ha potuto dare alla luce la figlia che portava in grembo.

A Sofia Benedetta – così è stata chiamata la neonata - come pure a Ylenia nata il 21 febbraio del 2004 dalla compianta Antonella Caruso,

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il nostro più affettuoso augurio di vivere una lunga e serena esistenza. Affidiamo alla protezione di Sant’Agata anche la mamma di Sofia Benedetta, affinché possa quanto prima stringere tra le sue braccia la sua bambina. 6. Carissimi fratelli e concittadini, accogliamo l’invito che Sant’Agata ci rivolge, diventiamo davvero una Chiesa e una Città che vivono nella fedeltà al Signore e quindi nella promozione di tutti quei valori civili e religiosi che ci rendono sempre migliori, capaci di impegnarci per dare ciascuno il meglio di noi stessi per la vera crescita di Catania, nostra cara Città e Patria della nostra amata patrona Sant’Agata. Così sia per tutti. Viva Sant’Agata!

� SALVATORE GRISTINA

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Lettera ai presbiteri che celebrano giubilei sacerdotali

Carissimi, È mio vivo desiderio vivere con voi un momento che spero possa diventare sempre più significativo nella vita della nostra comunità diocesana. Mi riferisco alla celebrazione comunitaria dei giubilei sacerdotali, circostanza in cui ammetto tra i candidati al presbiterato gli alunni del nostro Seminario. Poter associare questi due gioiosi eventi costituisce certamente un particolare dono del Signore. Infatti, i seminaristi possono ricevere buon esempio dalla testimonianza di fedeltà da parte di persone già impegnate da tempo nel generoso servizio al Signore nella nostra Chiesa, mentre i Presbiteri possono costatare con fiducia che il Signore prepara chi continuerà il ministero da essi svolto. A questa ricchezza di significato si aggiunge quest’anno la ricorrenza dell’anniversario della mia ordinazione episcopale. Non potendola ricordare nel giorno esatto (3 ottobre) perché impegnato per l’Assemblea autunnale dei Vescovi di Sicilia, la celebrazione avrà luogo in Cattedrale giovedì 5 ottobre alle ore 18.00. Sono particolarmente lieto di invitarvi alla concelebrazione e, ringraziandovi fin d’ora per il buon esempio che continuerete ad offrirci, vi rinnovo sentimenti di fraterno affetto. Catania, 12 settembre 2006

� SALVATORE, ARCIVESCOVO

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Ai Presbiteri dell’arcidiocesi

Carissimi, Vi scrivo a conclusione delle giornate di Esercizi Spirituali che ho potuto trascorrere con un bel numero di confratelli nell’accogliente “Domus Seraphica” delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore e sotto l’apprezzata guida di P. Bartolomeo Sorge S.J. L’aver usufruito di questo dono del Signore mi ha dato, fra l’altro, la gradita opportunità di pensare a ciascuno di voi con tanto affetto, con rinnovata gratitudine per la vostra collaborazione e con un ricordo nella preghiera. Spero che tutti abbiate potuto usufruire di un tempo sufficiente per un meritato riposo e per una ricarica spirituale che ci permetta di riprendere il servizio nelle nostre rispettive competenze. Si avvicina la data in cui ricorderò l’anniversario dell’ordinazione episcopale. Quest’anno non potremo ricordarlo nella data esatta (3 ottobre) perché sarò impegnato nella sessione autunnale della Conferenza Episcopale Siciliana. Pertanto la Concelebrazione Eucaristica si terrà giovedì 5 ottobre alle ore 18.00 in Cattedrale. Ringrazieremo il Signore anche per le ricorrenze giubilari dei nostri carissimi Mons. Salvatore Nicolosi, Sac. Carmelo Di Mattea, Sac. Nicolò Marletta, Sac. Gaetano Pappalardo, Sac. Franco Longhitano, Sac. Antonino Moschetto, Mons. Salvatore Scribano, Sac. Amedeo Cantali, Sac. Alfio Longhitano che hanno celebrato rispettivamente i 60, i 50 e i 25 anni di sacerdozio. Come già fatto ultimamente, uniremo a tale festa giubilare l’ammissione di alcuni seminaristi tra i candidati al ministero presbiterale. Sono particolarmente lieto di invitarvi a prendere parte a questo momento così significativo e nell’attesa invio a tutti il più cordiale saluto. Catania, 22 settembre 2006

� SALVATORE, ARCIVESCOVO

N.B. Indosseremo le vesti liturgiche nel Salone dei Vescovi da dove,

alle 17.50, inizierà la processione introitale.

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XIV Anniversario di Ordinazione Episcopale

di S.E. Mons. Salvatore Gristina

BASILICA CATTEDRALE DI CATANIA 5 ottobre 2006

Carissimi fratelli presbiteri e diaconi, Carissimi Seminaristi,

Fratelli e Sorelle,

1. La celebrazione eucaristica cui stiamo partecipando è caratterizzata da tre circostanze particolarmente propizie per la nostra comunità diocesana: l’anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo, il ricordo dei giubilei sacerdotali di alcuni confratelli presbiteri, e l’ammissione di tre nostri seminaristi tra i candidati all’Ordine sacro.

Per questo momento di riflessione dopo aver ascoltato la Parola di Dio che oggi la liturgia ci offre (Gb 19, 21-27; Lc 10, 1-12), vorrei, anzitutto, riferirmi alle antifone d’ingresso delle Messe per il vescovo e per i sacerdoti , specialmente nell’anniversario della loro ordinazione, e per le vocazioni agli Ordini sacri.

Le tre antifone hanno in comune un esplicito rinvio alla Parola del Signore, e ciò viene evidenziato dalla formula “dice il Signore” in esse contenuta.

Nella Messa per il vescovo l’antifona è costituita da ciò che dice il Signore tramite il profeta Ezechiele: “Cercherò le pecore del mio gregge e farò sorgere un pastore che le conduca al pascolo…” (34, 11.23). Nelle Messe per i sacerdoti e per le vocazioni agli Ordini sacri, le antifone riportano le parole di Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga “(Gv 15, 16); “Pregate il padrone della messe, che mandi operai nella sua messe (Mt 9, 38).

Queste antifone che ci introducono alla comprensione delle tre circostanze per cui ringraziamo e supplichiamo il Padre da cui proviene ogni dono perfetto (cfr Gc 1, 16-17), evidenziano un rapporto vitale ed imprescindibile con il Signore. Ed è a Lui, quindi, che dobbiamo rivolgere lo sguardo per comprendere pienamente e fruttuosamente il significato di quanto stiamo compiendo. 2. “Il tuo volto, o Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo

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volto…” L’invocazione del salmista è risuonata dopo che abbiamo ascoltato le parole di Giobbe che giungono a noi in un testo dalla lettura e dalla traduzione problematiche e quindi soggetto a diverse interpretazioni. Non potendo qui dilungarci in pur necessarie spiegazioni, basti sottolineare che, secondo i più autorevoli interpreti, Giobbe pensa ad un intervento miracoloso di Dio che lo risusciterebbe per il tempo necessario a rendergli giustizia. Noi che nella risurrezione di Cristo troviamo il fondamento sicuro ed incrollabile dell’attesa della nostra risurrezione finale, possiamo affermare in senso pieno che vedremo il Signore e che i nostri occhi lo contempleranno non da straniero.

Dio per noi non è un estraneo; è, invece, la vicinanza assoluta, salvifica e beatificante. Per questo noi cerchiamo il suo volto, e la ricerca del volto di Dio è quanto di più umano, di più bello, di più appagante, anche se talvolta di più difficile, esista per noi pellegrini sulla terra. Il nostro pellegrinaggio è una crescita nella conoscenza di Dio; la fede è dono ed impegno per conoscere sempre più il suo volto di Padre, nell’intimità con Gesù e alla luce dello Spirito Santo. Al momento dell’incontro finale con Dio, quel volto intravisto nella fede e ricercato con desiderio orante ed amante si offrirà a noi per contemplarlo eternamente. Allora il nostro essere figli di Dio si manifesterà pienamente perché “saremo simili a lui, poiché lo vedremo come egli è” (Gv 3, 1-3). Questa meta finale sostiene lo sforzo e la speranza della nostra conversione, della nostra continua purificazione. 3. Volgendo lo sguardo al Signore, voi, carissimi fratelli presbiteri, ed io stesso abbiamo la viva ed esigente visione della nostra identità e della nostra missione che desidero brevemente ricordare alla luce delle tre suddette antifone.

Noi siamo il segno, il sacramento, della paterna ricerca del suo gregge da parte di Dio e sappiamo bene che questo può avvenire solo nella misura in cui sperimentiamo continuamente di essere anzitutto noi stessi cercati dal Pastore eterno. In Cristo Gesù, il pastore buono che il Padre ha inviato, noi siamo chiamati a perpetuare, con la grazia dello Spirito Santo, il compito che Gesù ha ricevuto dal Padre e che affida a noi che egli ha scelto: condurre il gregge al pascolo. Siamo costituiti nel sacramento dell’Ordine sacro per andare, con andatura che riproduce i passi di Cristo, e portare frutto, quello duraturo del nostro santo ministero. Quale grande fiducia ha il Signore in noi, in voi carissimi fratelli presbiteri ed in me (e potete intuire con quale e con quanta trepidazione

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lo affermo) vescovo di questa santa chiesa catanese. Rispondiamo a tanto amore del Signore con l’umile e gioiosa dedizione al ministero che ci è stato affidato. Accogliamo e mettiamo in pratica gli impegni che Gesù ci ha indicato: la preghiera, l’annunzio sereno e coraggioso del suo Vangelo, la generosità che dimostri come la nostra attività ministeriale non è legata a mentalità salariale, ma alla condivisione fraterna e alla premura che il popolo santo di Dio deve avere per i propri pastori. È quanto auguro a voi carissimi Mons. Salvatore Nicolosi, Don Carmelo Di Mattea, Don Nicolò Marletta, Don Gaetano Pappalardo, Don Franco Longhitano, Don Antonino Moschetto, Don Salvatore Scribano, Don Amedeo Cantali e Don Alfio Longhitano che celebrate, rispettivamente, il 60°, il 50° e il 25° di ordinazione. Agli auguri più cordiali per il vostro giubileo, associo, molto volentieri ed anche a nome della comunità diocesana il più sentito ringraziamento per il ministero che generosamente ed esemplarmente avete finora svolto. 4. “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe” Così disse Gesù ai settantadue discepoli che egli aveva designato ed inviava in aggiunta ai dodici. Gesù chiama sempre e mai smetterà di chiamare: partendo da questa certezza noi possiamo e dobbiamo pregare per le vocazioni al santo ministero. Tutta la Chiesa è impegnata in questa supplica che deve sgorgare anzitutto dal cuore di chi è già al servizio nella messe del Signore, come pure dal cuore dei consacrati e delle consacrate, Questa preghiera deve coinvolgere pure gli sposi cristiani affinché il Signore voglia benedire la loro famiglia anche con il dono della vocazione sacerdotale per i figli. La nostra chiesa si è sempre distinta, e vuole esserlo maggiormente oggi e nel futuro, per la preghiera a favore delle vocazioni sacerdotali. Posso testimoniare pubblicamente che alla preghiera è associata tanta attenzione affettuosa e un generoso sostegno verso il Seminario. Profitto volentieri di questo momento per esortare tutti a crescere in queste opere che testimoniano la nostra obbedienza alla Parola di Gesù e la nostra fiducia in Lui che mai ci priverà di pastori secondo il suo cuore. 5. Carissimi Alberto Agati, Pietro Fichera e Andrea Sciuto voi siete il frutto della nostra preghiera. Considerandovi come risposta del Signore alle nostre suppliche, noi siamo indotti a pensare che quanto più

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intensamente pregheremo, tanto più abbondantemente saremo esauditi. Sono lieto di ammettervi tra i candidati all’Ordine sacro, e con i presbiteri che celebrano il giubileo sacerdotale, penso che siete il più bel regalo del Signore per le felici ricorrenze che oggi celebriamo. Negli ultimi anni la stessa celebrazione eucaristica mette insieme i sacerdoti che celebrano particolari anniversari di ordinazione e gli alunni del Seminario che ufficialmente iniziano il cammino verso l’Ordine sacro. Ho così disposto per dare ai fratelli presbiteri che avanzano negli anni la gioia di costatare che altri dopo di loro continueranno a lavorare generosamente nella nostra chiesa. E questi siete voi, carissimi Alberto, Andrea e Pietro, ed anche i vostri compagni di Seminario. È bello per voi poter guardare ai Presbiteri della nostra arcidiocesi, ed in particolare a coloro che oggi festeggiamo, come a modelli di vita sacerdotale e di generoso svolgimento del ministero sacro. E posso assicurarvi, carissimi seminaristi, che, pur con i nostri limiti, noi vogliamo ogni giorno di più darvi la opportunità di verificare con il nostro esempio che è straordinaria fonte di gioia, di autentica e piena realizzazione di noi stessi accogliere l’invito del Signore a lavorare nella sua messe, nella sua chiesa, in questa nostra Chiesa particolare. 6. La Vergine Santissima, Sant’Agata, il Beato Card. Dusmet, intercedano per tutti noi perché nella nostra Chiesa fioriscano l’integrità della fede, la santità della vita, la devozione autentica e la carità fraterna (cfr colletta della Messa per la Chiesa locale). Intercedano per me vescovo perché, presiedendo in nome di Cristo, edifichi con la parola e con l’esempio il popolo che mi è affidato. Intercedano pure per voi, carissimi fratelli presbiteri, perché chiamati all’intima comunione con Cristo, siate sempre annunziatori miti e coraggiosi del Vangelo e fedeli dispensatori dei santi misteri. Intercedano infine per voi carissimi seminaristi affinché viviate il tempo di formazione in Seminario come attesa per inserirvi nel presbiterio diocesano e per vivere anche voi insieme con noi, vescovo, presbiteri e diaconi, il significato profondo e pieno della vocazione: siamo dono del Signore alla nostra Chiesa, siamo chiamati alla dignità e alla gioia di servite il Signore nei nostri fratelli. Così sia per tutti.

� SALVATORE GRISTINA

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Ai Presbiteri e ai diaconi dell’arcidiocesi

Sono particolarmente lieto di invitarvi alla concelebrazione che avrà luogo in Cattedrale, giovedì 26 ottobre alle ore 18.00 durante la quale conferirò il mandato missionario a Mons. Vincenzo Algeri in partenza per Migoli e i ministeri del lettorato e dell’accolitato ad alcuni alunni del nostro Seminario. Profitto, inoltre, per comunicarvi che martedì 7 novembre si svolgerà il primo incontro di clero per il nuovo anno pastorale. Esso sarà guidato dall’equipe del Centro Regionale per la Formazione Permanente del Clero “Madre del Buon Pastore”. L’incontro avrà inizio alle ore 9.30 con la celebrazione dell’Ora media e si concluderà alle ore 13.00 con il pranzo. Desidero rivolgere un cordiale invito alla partecipazione, attesa la novità dell’incontro. Facendo seguito alle notizie finora inviate, desidero portare a vostra conoscenza le ulteriori nomine avvenute negli uffici della Curia:

Diac. Salvatore Consoli, Direttore Ufficio Pastorale Giovanile Sac. Vincenzo Branchina, Direttore Servizio Diocesano

Catecumenato Sac. Giovanni Sciuto, Direttore Ufficio Diocesano Edilizia Culto Sac. Pietro Longo, Direttore Ufficio Catechistico Diocesano Mons. Salvatore Toscano, Cancelliere Emerito Sac. Ottavio Musumeci, Cancelliere Arcivescovile

Ho pure confermato nei loro incarichi Don Deodato Mammana, Mons. Giovanni Perni, Don Salvatore Alì, Don Pietro Sapienza, Don Giuseppe Baturi e il Rag. Carmelo Squadrito. Nelle parrocchie sono avvenuti i seguenti cambiamenti: Sac. Pietro Sapienza, Vicario Foraneo 7° Vicariato Sac. Salvatore Alì, Vicario Foraneo 12° Vicariato Sac. Renato Rubino, Vicario Parrocchiale S. Maria di

Nuovaluce in Catania Sac. Salvatore Petrolo, Vicario Parrocchiale S. Lucia in Ognina in

Catania Sac. Gaetano Fabio Sciuto, Vicario Parrocchiale Sacra Famiglia in

Catania

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Sac. Aldo Mignemi, Parroco S. Maria del Rosario in Catania Mons. Carmelo Smedila, Amministratore Parr.le SS. Cosma e

Damiano in Catania Sac. Domenico Grasso, Amministratore Parr.le Cuore Immacolato

della B.V.M. in Adrano Sac. Vito Scalisi, Rettore chiesa S. Giovanni Apostolo in

Adrano Sac. Salvatore Reina, Amministratore Parrocchiale Divina

Misericordia in Misterbianco Parteciperò con una delegazione diocesana al Convegno delle Chiese d’Italia a Verona (16-20 ottobre). Domenica 15 nelle celebrazioni eucaristiche ci sia nella preghiera dei fedeli una particolare intenzione per tale evento sul cui esito, insieme poi rifletteremo per trarne vantaggio anche nella nostra Chiesa particolare. In attesa di incontrarci, invio a tutti il più affettuoso saluto e i più fervidi auguri per la ripresa del “tempo ordinario” nelle nostre comunità.

Catania, 10 ottobre 2006

� SALVATORE, ARCIVESCOVO

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Messaggio al Quotidiano “La Sicilia”

Da domani lunedì 16 fino a venerdì 20 ottobre, si svolgerà a Verona il IV Convegno delle Chiese d’Italia sul tema Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo. Sarà un evento che, come i precedenti (Roma 1976: Evangelizzazione e promozione umana; Loreto 1985: Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini; Palermo 1995: il Vangelo della carità per una nuova società in Italia), costituirà una tappa significativa del cammino della Chiesa Italiana.

Parteciperò al Convegno con una delegazione diocesana e giovedì

19, avremo la gioia di incontrare il Papa Benedetto XVI. Sono grato al quotidiano “La Sicilia” per la pubblicazione del

Messaggio con il quale la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana presenta il Convegno nella sua autentica luce e nella sua vera rilevanza ecclesiale come pure per la vita della Nazione.

Invito alla lettura del testo anche per motivare la preghiera al

Signore per il felice svolgimento del Convegno che certamente sarà di grande beneficio per la nostra arcidiocesi.

Catania, 14 ottobre 2006

� SALVATORE GRISTINA

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Conferimento dei ministeri del Lettorato e dell’Accolitato

ad alcuni Seminaristi e del mandato missionario

a Mons. Vincenzo Algeri

BASILICA CATTEDRALE

26 ottobre 2006 Carissimi fratelli presbiteri, diaconi e seminaristi, Carissimi fratelli e sorelle, 1. Nell’orazione colletta ho rinnovato la nostra fede in Dio che ha stabilito la sua Chiesa sacramento universale di salvezza per continuare l’opera del Cristo sino alla fine dei secoli. Ed è con questa fede che noi stiamo partecipando all’Eucaristia durante la quale si svolgono i due eventi che caratterizzano questa celebrazione: il conferimento dei ministeri del Lettorato e dell’Accolitato ad alcuni alunni del nostro Seminario e del mandato missionario al nostro carissimo P. Enzo Algeri in procinto di partire per Migoli. Come sempre, lasciamoci guidare dalla Parola che è stata proclamata (Ef 3, 14-21; Lc 12, 49-53) per comprendere l’autentico significato dei gesti che compiremo. 2. La Chiesa è sacramento universale di salvezza proprio e solo perché continua l’opera del Cristo. Cosa fece Gesù? Lo abbiamo appena udito dalle sue stesse parole: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso. C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto”. Gesù non avrebbe potuto descrivere in termini più forti la tensione che lo animava interiormente e lo spingeva nel portare a compimento la missione l’opera, affidatagli dal Padre. Egli ne ha chiara l’urgenza e il peso. Tutte le esortazioni che egli altrove rivolge ai discepoli circa la necessità della vigilanza, del coinvolgimento fino alla “divisione” di cui egli parla nel brano che abbiamo ascoltato, sono fondate sulla piena coscienza che egli stesso ha nei riguardi della sua missione. Egli è venuto per portare fuoco; egli deve essere immerso nel battesimo del mistero pasquale da cui sgorgherà il battesimo che purifica i discepoli e che rende la Chiesa sempre “tutta splendente, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5, 27).

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“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”: più che da dotte, seppur utili, disquisizioni esegetiche, lasciamoci avvolgere dalla straordinaria forza che l’immagine usata da Gesù suggerisce.

La comprendeva bene S. Francesco d’Assisi quando cantava: “Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte; et ello è bello et iocundo et robustoso et forte”. Gesù porta fuoco, cioè illumina, e questa luce che è egli stesso, è bella, è gioconda, è robusta, non fioca, ma forte.

Gesù, dopo che si sarà immerso nel battesimo della passione e della morte, risorgendo infiammerà la terra con il fuoco dello Spirito Santo. A Pentecoste, ai discepoli “apparvero lingue di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro e tutti furono pieni di Spirito Santo… (At 2, 3-4). La venuta dello Spirito realizza l’ardente desiderio di Gesù.

Il fuoco portato da Gesù è il fuoco della missione da Lui acceso e dallo Spirito Santo continuamente alimentato, il fuoco che la Chiesa riceve, custodisce con trepidazione ed operosità in tutte le generazioni che si susseguono in attesa del ritorno del Signore.

Fuoco: luce e missione che conoscono accettazione gioiosa e svolgimento generoso, ma anche rifiuto e adempimento negligente. Infatti, il Figlio-luce “venne fra la sua gente e i suoi non lo accolsero” (Gv 1, 11), e la missione può essere svolta con stile che susciterà giudizio e punizione severa: “… se quel servo pensasse tra sé: il padrone tarda a venire, e cominciasse a maltrattare i servi e le serve, a mangiare e bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà… e lo punirà con rigore…”(Lc 12, 45). 3. La divisione che Gesù dice di essere venuto a portare, si può comprendere come l’effetto perdurante di quello che egli fu secondo la profezia di Simeone a Maria: “Ecco, egli è posto… come segno di contraddizione affinché vengano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 34-35). Una tale divisione, cioè la scelta chiara e radicale per Cristo senza quei compromessi che spesso pratichiamo, non è mortificante per la persona che la vive, ma, al contrario, costituisce la condizione necessaria perché, come sottolinea la preghiera colletta, da tutti i popoli della terra si formi una sola famiglia e sorga un’umanità nuova in Cristo. Per il raggiungimento di tali luminosi traguardi, Gesù ha portato il fuoco sulla terra e si è immerso nel suo battesimo, ed anche Paolo

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piegava le ginocchia in fiduciosa supplica davanti al Padre non solo a favore dei suoi lettori efesini, ma anche nostro.

Come possono sorgere una sola famiglia e una umanità nuova? Con l’accoglienza dei doni che Paolo implorava dal Padre: il nostro rafforzamento “nell’uomo interiore” in opposizione a quello “esteriore” (2 Cor 4,16) che è solo corporeità, sensitività o mera intellettualità umana; l’inabitazione di Cristo nei nostri cuori per mezzo della fede; il nostro radicamento nella carità; una conoscenza, che diviene sempre più esperienza, dell’amore di Cristo superiore ad ogni scienza. Con una tale pienezza di Dio in noi, diventiamo capaci di stare accanto agli altri per far crescere la famiglia di Dio costituita dall’umanità nuova in Cristo. 4. Tutto questo ci è concesso dal Padre Celeste. Dio è colui che ha potere di agire ben al di sopra di quanto possiamo chiedere o pensare. Fondati su questa certezza, noi supplichiamo il Signore a favore della nostra Chiesa ed in particolare per le persone che durante la celebrazione riceveranno doni e grazie speciali. Per tutti noi che formiamo la santa Chiesa di Catania, ho chiesto al Signore di risvegliare il nostro cuore perché avvertiamo l’urgenza della chiamata missionaria. Ho chiesto, cioè, che il Padre ci comunichi il dono dello Spirito Santo perché anche in noi sia vivo ed operante il fuoco della missione che ardeva nel cuore di Gesù. Il mese di ottobre è caratterizzato come “mese missionario” e domenica scorsa abbiamo celebrato l’80ma Giornata Missionaria Mondiale. Nel Messaggio per la Giornata, il Papa Benedetto XVI ha ricordato alla Chiesa che il mandato di diffondere l’evangelo dell’amore di Dio per ogni persona, costituisce per tutti i credenti un impegno irrinunciabile e permanente. L’autentica sollecitudine missionaria è legata alla fedeltà all’amore divino: è questa la sorgente per la generosa disponibilità dei discepoli di Cristo a realizzare opere di promozione umana e spirituale. Essere missionari, scrive il Papa, significa amare Dio con amore totale sino a dare, se necessario, anche la vita per Lui, e chinarsi, come il buon samaritano, sulle necessità di tutti, specialmente dei più poveri e bisognosi. La Chiesa di Catania vuole assumere sempre più questo volto missionario anche per rendere tutti i suoi figli “testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo”. La riflessione e l’accoglienza delle indicazioni che scaturiscono dal recente Convegno Ecclesiale di Verona mirano proprio a questo.

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5. Espressione della risposta alla chiamata missionaria è il mandato che affiderò al nostro carissimo P. Enzo Algeri. A più riprese ho sottolineato la esemplarità del gesto che egli compie partendo per Migoli dove sostituirà P. Salvatore Ricceri, al quale molto volentieri esprimo la comune e personale gratitudine per la generosità con cui ha svolto il suo compito. Dobbiamo a P. Salvatore tanta riconoscenza anche perché è merito suo, della fedeltà con cui è rimasto a Migoli, per lo più solo e soltanto da pochi mesi in compagnia di P. Salvatore Bucolo, se oggi noi possiamo guardare con rinnovata speranza ai benefici che la Chiesa catanese potrà ricavare dalla cooperazione missionaria con la Chiesa di Iringa. Profitto per ricordare che stessi vincoli di cooperazione missionaria già ci uniscono pure ad un’altra diocesi della Tanzania, Kahama, dove opera come sacerdote “fidei donum” P. Salvatore Guerrera, al quale giungano in questo momento il nostro affettuoso saluto e un fervente ricordo nella preghiera. Segno della coscienza missionaria nella Chiesa catanese è anche il fatto che don Dario Sangiorgio mi ha aperto il suo cuore manifestando il desiderio di vivere l’esperienza di sacerdote “fidei donum” con le modalità che il Signore ci vorrà indicare come risultato dei passi che prossimamente intraprenderemo. Carissimi Enzo e Dario, sono convinto che il generoso desiderio di vivere la missio ad gentes, sorto in voi indipendentemente l’un dall’altro, farà crescere nel nostro presbiterio ed in ogni singolo presbitero la consapevolezza che, come ricorda il Vaticano II, anche lavorando in diocesi, “il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell’ordinazione sacerdotale non li prepara ad una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima ed universale missione di salvezza, «fino agli ultimi confini della terra» (Atti 1,8), dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli Apostoli” (PO. 10). Ovunque ci troviamo a vivere e ad operare, dobbiamo avere il cuore dilatato e deve ardere in noi il fuoco della missione. 6. A questo deve tendere la vostra formazione al ministero sacerdotale, carissimi alunni del nostro Seminario. P. Enzo e P. Dario hanno sempre insistito sul carattere universale del ministero ed oggi confermano l’insegnamento con la generosità della loro scelta. L’opera da loro svolta in Seminario costituisce una preziosa eredità per i nuovi Superiori, come pure per tutti gli alunni e particolarmente per voi che ricevete i ministeri del Lettorato e

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dell’Accolitato. Con l’odierno dono si intensifica il vostro itinerario formativo al sacerdozio e fate un passo significativo verso l’inserimento nel presbiterio diocesano. Il libro delle Scritture che consegnerò a te, Tony, esprima il comune impegno a crescere nel religioso ascolto della Parola che deve caratterizzare voi seminaristi. La consegna del pane e del vino che farò a voi Moises, Ezio, Fausto, Massimiliano, Marlon e Paolo, deve significare che la comunità del Seminario vive dell’Eucaristia. Nutrendovi abbondantemente alla mensa della Parola e dell’Eucaristia crescerete, carissimi seminaristi, come tutti i fedeli, nella vita cristiana e risponderete all’affetto di predilezione che Gesù ha per ciascuno di voi e che vi auguro di percepire sempre più chiaramente e gioiosamente. Per intercessione della Vergine Santissima e dei nostri Santi Protettori ci sia data oggi e sempre la grazia di percepire che davvero il Padre Celeste opera in noi più di quanto possiamo domandare o pensare. A questa esperienza si associ, nella nostra Chiesa e in ciascuno di noi, il costante ed operoso impegno di renderGli oggi e sempre onore e gloria. Così sia per tutti.

� SALVATORE GRISTINA

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Lettera ai Presbiteri ed ai Diaconi,

alle Religiose ed ai Religiosi, alle Aggregazioni Laicali

Fratelli e Sorelle, Abbiamo certamente seguito l’evento del IV Convegno Ecclesiale Nazionale (Verona, 16-20 ottobre u.s.) ed avvertiamo tutti l’opportunità che ad esso sia dedicata la dovuta attenzione nella nostra comunità diocesana. È necessario, infatti, che già fin d’ora ci sintonizziamo con gli orientamenti ivi emersi in attesa di ulteriori indicazioni da parte della CEI. A questo scopo vivremo tre momenti che mi sembrano particolarmente utili e significativi. 1. Assemblea Pastorale diocesana, Seminario, 21 novembre (ore

17.00-20.00), come già comunicato dal Vicario episcopale per la pastorale: siano invitate a prendervi parte persone particolarmente “motivate”.

2. XII Assemblea diocesana sulla Vita Consacrata, Seminario, 28

novembre (ore 16.00-19.00). L’incontro vorrà evidenziare la presenza operosa che le Consacrate e i Consacrati testimoniano nella nostra Chiesa particolare soprattutto in alcuni degli ambiti attenzionati durante il Convegno.

3. Veglia di Avvento, 2 dicembre. Consegna del Messaggio che i

Convegnisti hanno indirizzato alle Chiese particolari in Italia. D’intesa con i Vicari Foranei, dispongo che: - La Veglia a Catania sia celebrata nella Chiesa Cattedrale alle

ore 20.00. - Nei Comuni, i parroci provvedano a privilegiarne la celebrazione

comunitaria in tempo e luogo che riteranno più opportuni. È in preparazione un Sussidio per la Veglia che sarà prossimamente inviato.

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Ringrazio tutti per la collaborazione e con voi affido al Signore queste iniziative perché siano occasioni di crescita spirituale per tutti noi. Catania, 14 novembre 2006

� SALVATORE GRISTINA N.B. Il Ritiro di Avvento per i Presbiteri e i Diaconi si svolgerà in

Seminario martedì 5 dicembre a partire dalle ore 9.30 e sarà guidato dal Priore della Comunità di Bose Fratel Enzo Bianchi.

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Messaggio di auguri natalizi per il Seminario

Anche la famiglia del Seminario celebra con gioia le feste natalizie del 2006 ed inizia con cristiana fiducia il nuovo anno 2007. Di questa famiglia siamo molti a farne parte, a partire da me stesso Vescovo e quindi con i vincoli particolari che mi legano al Seminario. Ed è a questo titolo che formulo un cordiale ed affettuoso augurio per i carissimi Seminaristi e le loro famiglie; per i Formatori responsabili del cammino che porta a maturazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale coloro che domani svolgeranno il ministero sacro nella Chiesa Catanese. Della famiglia del Seminario fanno parte tante altre persone ed in particolare i fratelli e le sorelle dell’Opera Vocazioni Sacerdotali e gli Amici del Serra Club. Per loro formulo gli auguri che sgorgano anche dalla gratitudine per la cordiale attenzione che essi mostrano nei riguardi del Seminario. Sia il Natale l’occasione propizia per contemplare la manifestazione dell’amore che Dio ha per noi, amore che, come si è espresso recentemente il Papa Benedetto XVI a Verona, in Gesù “raggiunge la sua forma estrema inaudita e drammatica: in lui infatti Dio si fa uno di noi, nostro fratello in umanità, e addirittura sacrifica la sua vita per noi”. Auguro a tutti che la commozione provata davanti al Presepio si trasformi in quella beatificante profondità di fede che ci fa affermare e sperimentare che quanto Dio ha fatto, lo ha fatto per ciascuno di noi.

Catania, 23 novembre 2006

� SALVATORE GRISTINA

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Articolo per l’Avvenire

Vedere nel suggestivo sfondo dell’Arena di Verona tra le figure delle sante e dei santi che prima avevamo invocato quella di S. Agata, è stato per la delegazione catanese presente al Convegno un momento di forte emozione. Convocati per riflettere, pregare, dialogare e progettare come diventare sempre più testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo, siamo stati incoraggiati e stimolati dai nostri Santi, e noi di Catania da una eroica ed affascinante giovane testimone di Gesù. Ho partecipato al Convegno a nome della Chiesa che da quasi cinque anni amo e servo come Vescovo. Con la comunità diocesana mi ero messo “in religioso ascolto” di quello che il Signore ci avrebbe detto nel periodo di preparazione al Convegno. A Verona l’ascolto è diventato più intenso ed attento e non soltanto dei fratelli e delle sorelle che hanno prestato voce al Risorto che presente ci parlava. Infatti, pensavo spesso alla Chiesa di Catania e mi giungeva, la sua voce, come quella di una sposa che parla al cuore dello sposo. Ascoltando chi si rivolgeva ai convegnisti, ho potuto costatare che tante delle cose belle già vissute nella Chiesa testimone di Gesù Risorto, le ho viste nella Chiesa catanese. E quindi essa mi invitava a lodare il Signore perché da sempre l’ha ornata delle perle della fede, della speranza, della carità.

La Chiesa di Catania mi ha parlato con la bellezza della testimonianza che lungo i secoli ha dato al Signore, testimonianza di fedeltà suscitata dallo Spirito del Risorto ed accolta da coloro che hanno vissuto la dignità e la responsabilità di costituire la Santa Chiesa di Dio in questo territorio alle pendice dell’Etna, che frequentemente, ed anche in questi giorni, offre la possibilità di pensare al monte Sinai tutto fumante descritto nel libro dell’Esodo. Ed ho lodato e ringraziato il Signore perché nel suo amore mi chiama a servirLo come vescovo di questa sua Chiesa. Ho percepito la voce della Chiesa catanese che pure ha la consapevolezza di dover farsi perdonare dal Padre per le volte in cui non accoglie le indicazioni dello Spirito che la vuole trasparente testimonianza di Gesù Risorto.

Forte ed incoraggiante mi è giunta a Verona la voce della comunità ecclesiale di Catania che esprime un corale impegno a vivere un dopo Convegno che porti a maturazione tante spighe che crescono e

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lasciano intuire che sempre più vogliamo diventare i chicchi che saranno trasformati dallo Spirito in corpo di Cristo e in pane che sfama l’umanità. Questa è la prospettiva che come vescovo amo condividere con i fratelli e le sorelle della Chiesa catanese.

Catania, 30 novembre 2006

� SALVATORE GRISTINA

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Articolo per La Sicilia

In ricordo del Cardinale Pappalardo

Oggi la Chiesa di Palermo si raduna per dare l’ultimo saluto al Cardinale Salvatore Pappalardo che per ben 26 anni ne è stato l’amato, grande ed indimenticabile Arcivescovo. Un episcopato lungo, fecondo e ricco di tracce che costituiscono la preziosa eredità del Cardinale alla sua Chiesa. I 26 anni di presenza a Palermo hanno fatto maturare relazioni a tutti i livelli. Per evidenziare il rapporto spontaneo e familiare tra il Cardinale Pappalardo e la gente, ricorro a un episodio molto eloquente. Pochi giorni dopo la nomina di S.E. Monsignor De Giorgi quale nuovo Arcivescovo, eravamo insieme il Cardinale, S.E. Monsignor Salvatore Nicolosi, allora Vescovo di Noto e il sottoscritto. Un giovane si avvicinò e pensando che Monsignor Nicolosi fosse il successore del Cardinale, gli chiese con il tipico accento palermitano: “È lei ‘u nuovu Pappalaidu?”.

La Chiesa di Palermo vive un intenso momento di comunione ecclesiale non solo al suo interno, ma anche perché tante Chiese saranno unite a lei per onorare la memoria di un Cardinale Arcivescovo molto conosciuto ed apprezzato ben oltre i confini della sua arcidiocesi. Giunge alla Chiesa di Palermo la partecipazione al suo dolore da parte del Santo Padre, al Quale l’Em.mo Pappalardo era unito dal vincolo speciale che il cardinalato crea tra il Sommo Pontefice e i Cardinali. È opportuno ricordare che al Cardinale Pappalardo era stata assegnata a Roma, come titolo cardinalizio, la Chiesa di S. Maria Odigitria dei Siciliani, a significare lo stretto rapporto che l’Isola vive nei riguardi del Papa. Pensano a Palermo le Chiese d’Italia i cui Vescovi furono accolti dal Cardinale Pappalardo nelle splendide giornate del III Convegno Ecclesiale Nazionale (20-24 novembre 1995). Per tanti anni il Cardinale Pappalardo è stato Vice Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e ciò dimostra la particolare stima in cui era tenuto dagli altri Vescovi del Paese.

Tutte le Chiese di Sicilia sono particolarmente vicine per vari motivi alla Chiesa di Palermo. Durante il suo episcopato palermitano il Cardinale Pappalardo è stato sempre Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana e a questo titolo è stato a più riprese nelle sedi delle 18 diocesi dell’Isola. Inoltre, diversi Vescovi oggi in carica, abbiamo ricevuto l’ordinazione episcopale dal Cardinale Pappalardo.

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In tante occasioni egli è stato portavoce della nostra Sicilia; ha sempre lavorato per farne risaltare il vero volto, nobile e pur con qualche ruga, in opposizione a certi clichés, che, generalizzando, evidenziavano i limiti dei siciliani, focalizzando solo le imprese criminali delle associazioni mafiose e malavitose. Forte si è sempre levata la voce del Cardinale per condannare tali imprese, per richiamare le Istituzioni alle loro responsabilità nei riguardi dell’Isola, e per spronare tutti all’adempimento del proprio dovere. Nel suo insegnamento ha sempre unito vita cristiana e vita di ogni giorno contrassegnata da laboriosità, impegno, senso civico, lealtà, ricerca della giustizia e solidarietà. Ha continuamente inculcato il gusto del servizio svolto con naturalezza umana e cristiana, in forza della dignità e della responsabilità civica ed ecclesiale di ciascuno, senza attendere particolari chiamate o in vista di onorificenze in questo mondo. È in comunione con la Chiesa di Palermo soprattutto la nostra Chiesa catanese della quale il compianto Cardinale è stato degno ed illustre figlio. Il Cardinale amava sottolineare con vivo compiacimento che, fino all’ordinazione episcopale, era qualificato come appartenente al clero dell’arcidiocesi di Catania. Egli, pur non avendo esercitato il ministero sacerdotale nella Chiesa catanese perché a servizio della Santa Sede, ha cercato di mantenere sempre vivo il suo rapporto con l’arcidiocesi e soprattutto con Zafferana Etnea. Egli era particolarmente radicato nel nostro territorio e non è esagerato affermare che le radici umane e cristiane del suo lungo ministero sacerdotale ed episcopale sono etnee e catanesi. Non posso concludere senza un riferimento al mio rapporto con il Cardinale, rapporto ben conosciuto al punto che, e la cosa mi commuove, tante persone mi presentano affettuose condoglianze come per la perdita del padre. Per questo mi è gradito sintetizzare appunto nella relazione di padre-figlio i vincoli che mi legano al defunto Cardinale. Egli giunse a Palermo nel dicembre del 1970 e mi trovò giovane sacerdote ordinato da pochi mesi. Ricordo ancora il primo incontro in arcivescovado: il clima di cordialità e spontaneità che subito si instaurò è durato sempre fino all’ultimo incontro dell’altro ieri al Cannizzaro. Il Cardinale, quasi presagendo qualcosa, è stato irremovibile nella decisione di venire qui. Non sono valsi a nulla i tentativi di dissuasione del suo medico, il Dott. Franco D’Ancona: a te, carissimo Franco, saremo per sempre grati perché, collaborando con il Signore, hai conservato così bene, fino all’ultimo, al nostro affetto l’amato Cardinale Pappalardo. Dopo la processione dell’Immacolata, mi recai al Cannizzaro e

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serenamente cenammo insieme con la sorella, i familiari e il Dr. D’Ancona che l’aveva accompagnato. Ritornai il sabato sera e conserverò sempre il ricordo di quest’ultimo incontro. Fu predisposto quanto necessario per il suo rientro a Palermo. Invece, è stato il viaggio che si è concluso nella Casa del Padre. Il Cardinale mi ha insegnato con la sua vita ad essere libero e disponibile. Mi ha guidato per 36 anni dandomi anche quelle indicazioni che si sono concretizzate nel ministero che finora ho svolto. Mi ha permesso di stargli accanto libero e disponibile soprattutto negli anni in cui sono stato suo Vicario Generale e Vescovo Ausiliare. Quante volte, successivamente, ad Acireale e qui a Catania ho pensato a lui come Arcivescovo di Palermo e spesso ne parlavamo, lui sempre da padre ed io a trarre profitto dalla sua esperienza. Egli amava la Chiesa catanese e nelle nostre conversazioni mostrava attenzione e partecipazione alle sue vicende. Grande gioia fu per lui presiedere il Pontificale di S. Agata nel 2005 e vivere in pieno le feste agatine di quest’anno 2006, durante le quali gli è stata giustamente assegnata la “Candelora d’oro” E mi piace concludere con questo riferimento per sottolineare che il Cardinale Pappalardo è stato per innumerevoli persone luminoso e paterno punto di riferimento. Ne conserveremo viva e cara la memoria, che ci impegniamo ad onorare continuando nello stile e nella dedizione con cui egli ha vissuto da cittadino italiano, da vero siciliano, da cristiano, da sacerdote e vescovo fedele a Dio e a servizio delle persone che il Signore gli ha fatto incontrare nella sua lunga ed operosa esistenza. Grazie con tutto il cuore, amato e venerato Cardinale Pappalardo. Catania, 11 dicembre 2006

� SALVATORE GRISTINA

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Ordinazione Presbiterale di

Don Salvatore Consoli

Parrocchia S. Vito Mascalcia, 28 dicembre 2006

Rev.di fratelli presbiteri e diaconi, Cari fratelli e sorelle, 1. Celebriamo oggi la terza delle feste che la liturgia colloca immediatamente di seguito alla solennità del Natale del Signore. Dopo aver ricordato il primo martire S. Stefano e l’apostolo ed evangelista S. Giovanni, oggi ricordiamo i Santi Innocenti martiri. Stefano, Giovanni e i Santi Innocenti hanno uno stretto rapporto con Cristo Signore, il Salvatore nato a Betlem. Stefano è il primo della schiera senza numero di coloro che ieri ed oggi non permettono che lusinghe o minacce li separino da Cristo; Giovanni ha veduto, ha contemplato e ha toccato con le sue mani il Verbo della vita e ne ha dato a noi fedele testimonianza. I Santi Innocenti sono stati uccisi in odio al Divin Bambino loro coetaneo: gli hanno reso onore non dopo averne avuto conoscenza per fede, ma con il sangue versato per Lui. 2. L’odierna celebrazione ha luogo durante l’ottava di Natale e quindi nel clima della grande gioia perché è nato il Salvatore, ma il quadro cambia di molto.

Al centro c’è sempre Gesù. Accanto gli sta la Madre che “l’attese e lo portò in grembo con ineffabile amore” (Pref. Avvento III) e lo diede alla luce “sempre intatta nella sua gloria verginale” (Pref. della BVM I). Servo saggio e fedele, Giuseppe custodisce, come padre, il Figlio di Dio fatto uomo. A sostituire i pastori sono giunti da oriente alcuni Magi, in ricerca del re dei giudei che è nato e che essi vogliono adorare. La festa dei Santi Innocenti martiri ci ricorda, però, che entra in scena Erode, egli pure alla ricerca di Gesù, “per ucciderlo”. Possiamo immaginare come cadde nell’anima di Giuseppe questo gelido annunzio. Ce lo rivela il suo agire. Appena destatosi, egli prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto. Quali domande avrà posto Maria per capire il perché di tanta fretta? Quali risposte avrà dato Giuseppe? Come le accolse Maria? Chi ha vissuto o vive preoccupazioni nei riguardi di persone amate, può facilmente rispondere e comprendere cosa

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accadde in quella notte, quando non c’era più una moltitudine di Angeli a lodare Dio e a proclamare: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”, ma incombeva Erode che cercava il bambino per ucciderlo. Maria e Giuseppe, che avete sperimentato tale straziante sofferenza, siate vicini a chi vive la vostra stessa sorte ed ottenete da Gesù la conversione di chi si ostina a far soffrire tanti genitori, mettendo in pericolo o sopprimendo la vita dei loro figli. 3. Erode cerca il bambino per ucciderlo. È la furiosa reazione di chi si è visto preso in giro ed impedito di realizzare il piano che solo a parole aveva espresso ai Magi: “quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo” (Mt 2, 8). Erode era rimasto turbato apprendendo dai Magi che era nato il re dei giudei perché era di carattere ombroso e crudele. “Ingegno, scaltrezza, circospezione, tutto era in lui al servizio di uno sconfinato egoismo, che si sostanziò nella ossessione del potere, fino alla crudeltà al di sopra di ogni affetto, anche per le persone più care” (Francesco Spadafora, voce “Innocenti” in Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, vol. VII, p. 819). Già la moglie, i figli ed altri parenti erano state sue vittime, frutto di quella terribile concatenazione descritta da Giacomo: “Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra” (Gc 4, 1-2). Adesso tocca a questi piccoli, rei soltanto di essere coetanei del nato Re dei Giudei. “La collera del re esplose feroce; umiliato dall’insuccesso della sua subdola trama, ossessionato dal timore di perdere il trono, ordinò l’uccisione di tutti i maschi a Betlem e dintorni, dai due anni in giù, basandosi sulla data dell’apparizione della stella indicatagli dai Magi” (F. Spadafora, l.c.).

“I Santi Innocenti furono uccisi per Cristo e in cielo lo seguono, Agnello senza macchia, cantando sempre: «Gloria a te, o Signore» (Antifona d’ingresso). E non solo cantano, ma, meraviglioso dono della grazia, portano anche trionfanti la palma della vittoria (cfr seconda lettura dell’ufficio delle Letture). 4. Erode camminava nelle tenebre, non riconosceva i suoi peccati e quindi non si lasciava coinvolgere nel salvifico dinamismo che ancora una volta l’apostolo Giovanni questa sera ricorda a noi qui presenti.

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Dio, che “è luce”, per il popolo che camminava nelle tenebre e per coloro che abitavano in terra tenebrosa (cfr Is 9,1) ha fatto rifulgere una grande luce, ha inviato fra noi il Figlio, “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Chi segue lui, “non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (ib, 8, 12). Gesù è venuto affinché noi abbandoniamo la via delle tenebre e, camminando nella luce, siamo in comunione con Dio e, quindi, in comunione gli uni con gli altri. Questa comunione non solo uccide in radice la concatenazione descritta da S. Giacomo, ma, soprattutto, ci rende fratelli, ci fa camminare nell’amore, ci impedisce di essere, palesemente o di nascosto, dei piccoli o grandi erodi che disprezzano, fino ad eliminarla, la vita degli altri. Camminare nella luce significa camminare nella libertà dell’amore di Dio, dell’amore fraterno, dentro la Chiesa e nelle strade della storia. 5. Noi siamo discepoli di Colui che è l’Uno, morto per tutti, perché non viviamo più per noi stessi, chiusi nello sfrenato egoismo da cui derivano ogni empietà verso Dio ed ogni crudeltà verso il prossimo, ma per Lui e quindi nella luce dell’amore e della libertà. I cristiani siamo testimoni di Gesù Risorto e vivendo la vita nuova nello Spirito, siamo come Lui luce, sale e speranza del mondo. A tutti noi spetta il dovere della testimonianza. In modo speciale vi sei chiamato tu, carissimo Salvo, che questa sera divieni membro del presbiterio della Santa Chiesa catanese per l’imposizione delle mie mani e dei presbiteri presenti. Divieni presbitero oggi, giorno del tuo 36° compleanno. Il Signore ti ha chiamato all’esistenza e i tuoi genitori non hanno provato il dolore delle mamme e dei papà i cui piccoli furono uccisi da Erode. Grazie a Dio essi sono qui a vivere con gioia questo evento e tu non sei stato colpito da crudeltà di persone o di eventi, ma oggi sei qui gioiosamente disponibile ad accogliere il dono del presbiterato che il Signore ti elargisce come il regalo più bello per il compleanno.

Nei mesi scorsi ho accolto con gioia il tuo suggerimento di essere eventualmente ordinato nel giorno del compleanno. Adesso sono lieto di renderti ancora più grande la gioia di questo giorno, sottolineando che la coincidenza della data di nascita e di ordinazione sacerdotale ti dà la possibilità, oggi e nel futuro, di poter pensare che anche in te si realizza la parola rivolta dal Signore a Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1, 4-5).

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Il Signore ti conosce e ti ha scelto da sempre, carissimo Salvo. Oggi questo progetto si rivela nell’evento dell’ordinazione sacerdotale perché il Padre rinnova in te l’effusione del suo Spirito di santità e Cristo ti rende partecipe della sua missione consacrandoti nella verità. Il Signore ti affida il ministero della riconciliazione e ti abilita a fungere da ambasciatore per Cristo. In suo nome e con la sua forza, rivolgi a tutti, incessantemente ed indistintamente, il forte invito: lasciatevi riconciliare con Dio. Solo da questa riconciliazione con Dio può nascere la pace fra i popoli, con i nostri vicini, con noi stessi e con il creato. Sarai ministro della riconciliazione soprattutto nello specifico sacramento istituito da Cristo e conservato dalla Chiesa come fonte inesauribile di speranza quando ci pesa il rimorso della colpa, e come mezzo prezioso di purificazione per rispondere sempre meglio all’amore del Signore. Nel proclamare la Parola di Dio, annunzia sempre l’amore misericordioso del Padre. Opera instancabilmente affinché i fratelli e le sorelle che incontrerai partecipino fruttuosamente all’Eucaristia, nutrendosi del Pane della vita ed inebriandosi del Sangue di Cristo che ci purifica da ogni peccato. Spenditi a servizio di tutto il popolo di Dio e particolarmente a vantaggio dei giovani. Riconoscendo le particolari attitudini che il Signore ti ha dato, ti ho nominato responsabile della pastorale diocesana per i giovani. Sono sicuro che valorizzerai sempre al meglio questi doni del Signore ed ho piena fiducia nella fecondità del tuo ministero fra i giovani. C’è urgenza e necessità al riguardo, e tu già dai buona prova di grande zelo e capacità nel coinvolgere altri in tale difficile ed entusiasmante attività. Ti accompagni sempre, carissimo Salvo, la materna intercessione di Maria splendido modello, per tutti noi, di come accogliere Gesù per saperlo offrire anche agli altri. Ti assistano i Santi e le sante che adesso invocheremo ed in particolare ti protegga il giovane S. Vito, titolare di questa Parrocchia. Ti sia di forte incoraggiamento la cordiale stima con cui tante persone, a partire dal Vescovo che con gioia ti sta ordinando presbitero, guardiamo con simpatia e con speranza al tuo servizio nella nostra Chiesa. AMEN.

� SALVATORE GRISTINA

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Messaggio per il quotidiano “La Sicilia”

Auguri per il Nuovo Anno 2007

Siamo alla fine dell’anno 2006 e il 2007 è già alle porte. In questi giorni da tante persone riceviamo e ad altrettante rivolgiamo l’augurio di Buona fine e Buon inizio d’anno. È bello non lasciar cadere questa consuetudine; anzi, è opportuno riflettere sul contenuto della espressione augurale. Lo faccio anch’io molto volentieri. Buona fine d’anno: non manchi un bilancio, seppur provvisorio, dell’anno che stiamo per chiudere. È vero: tante attese, non si sono realizzate; non sono mancate le difficoltà personali, familiari, economiche. Possiamo pure affermare che abbiamo vissuto contrarietà anche a vasto raggio, in ambiti che, pur non dipendendo direttamente da noi, in ogni caso ci riguardano. Tali sono i problemi delle guerre, delle calamità naturali e tutto ciò che di poco rassicurante registriamo in campo nazionale, regionale e nel territorio dove viviamo ed operiamo. Tutto questo è vero, ma è incompleto. Questa è solo la prima colonna di una pagina a due colonne. Possiamo affermare che ad ogni voce della prima colonna corrisponde la positiva nella seconda. Per tante persone questa seconda colonna può essere perfino più ricca della prima: congratulazioni. La Chiesa ha caratterizzato il 31 dicembre con il canto del “Te Deum”, inno di ringraziamento al Signore per i benefici ricevuti nel corso dell’anno che termina. È un invito da accogliere e da valorizzare per compiere una operazione molto significativa anche dal punto di vista psicologico. Nel bilancio di fine d’anno, possiamo, anzi dobbiamo invertire l’ordine delle due colonne: mettiamo al primo posto la seconda, cioè tutto il positivo che possiamo registrare in noi ed attorno a noi. Questo esercizio ci farà crescere nell’ottimismo e costituirà la buona base su cui fondare l’augurio di Buon Anno 2007. La vita continua. Iniziamo il 1° gennaio, anzi tutte le nostre giornate, con la semplice costatazione che siamo ancora in vita. Godiamone e ringraziamo il Signore riscoprendo, se l’avessimo perduta, o migliorando la bella abitudine della preghiera del mattino. La vita continua e cosa faremo ogni giorno? Ci potrà essere qualche sorpresa che modifichi, speriamo in senso positivo, lo svolgimento delle nostre giornate. In ogni caso, esse saranno caratterizzate da tutte quelle azioni che significano vivere ed agire. Una prospettiva di monotonia o di

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“niente di nuovo sotto il sole?”. Non siamo chiamati a vivacchiare, ma a vivere pienamente le nostre giornate. Ci può aiutare in questo il pensare che l’anno nuovo inizia dopo il Natale. Semplice questione di calendario? No, e i cristiani abbiamo il dovere di ricordarlo e di testimoniarlo. Rileggiamo perciò queste luminose espressioni del documento del Concilio Vaticano II “Gaudium et Spes” sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: “Con l’incarnazione (cioè a Natale) il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo” (n.22). Lavoro, pensiero, azione, amore: esattamente quello che faremo noi anche nel 2007. Qualcuno potrà chiedere: e il soffrire? La risposta ci viene dal Crocifisso: per questo non deve essere tolto. Esso non è segno di trionfalismo. Ci ricorda piuttosto che il Figlio di Dio condivide anche la nostra sofferenza, anzi trasforma la fragilità del dolore in forza di amore. Ed allora: Buon Anno per voi ed anche per me. Cioè: trascorriamo le giornate del nuovo anno con la serena consapevolezza che possiamo vivere ed agire come Cristo uomo perfetto il quale, essendo Dio unito a noi, ci aiuta a divenire anche noi donne e uomini perfetti. Auguri. Catania, 29 dicembre 2006

� SALVATORE GRISTINA

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AGENDA Luglio

1 Catania, Seminario arcivescovile: partecipa all’incontro di

“revisione di vita” e celebra la S. Messa. Paternò, S. Antonio Abate in S. Maria della Scala: celebra l’Eucaristia e amministra il sacramento della cresima.

2 Centro Emmaus: incontra S.E.R. Monsignor Luigi Martella e un

gruppo di sacerdoti della diocesi di Molfetta. Catania, S. Maria della Salute: presiede la concelebrazione eucaristica in occasione del 50° di ordinazione del Parroco Mons. Franco Longhitano.

3 Arcivescovado: udienze. Catania, Santuario S. Maria in Ognina:

celebra la S. Messa in occasione della tumulazione dei Servi di Dio Marcello Inguscio e Annamaria Ritter nel Santuario S. Maria in Ognina.

4 Arcivescovado: udienze. Catania, S. Pio X: saluta e benedice i

ragazzi partecipanti al GREST. 5 Catania, S. Maria della Salette: partecipa alla “Festa del Grazie”

nel salone teatro Don Bosco. Trecastagni, Chiesa Madre: incontra un gruppo di sacerdoti.

6 Arcivescovado: udienze. Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa

e ordina presbiteri Don Salvatore Cubito e Don Salvatore Cucé. 7 Arcivescovado: udienze. Trecastagni, presso la famiglia Messina:

incontra i giovani del Serra Club. 8 Istituto Suore Domenicane del S. Cuore di Gesù di via S. Nullo:

prende parte al ritiro spirituale dell’Ordo Virginum. 9 Bronte: S. Vito: Celebra la S. Messa e presiede un’assemblea

parrocchiale. Pisano, S. Giuseppe: celebra l’Eucaristia ed amministra il sacramento della cresima.

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10 Arcivescovado: udienze. 11 Monastero S. Benedetto delle Suore Benedettine: celebra la S.

Messa. Arcivescovado: udienze. 12 Arcivescovado: presiede la riunione per gli Ordini e i Ministeri.

Catania, S. Maria del Carmelo-Barriera del Bosco: celebra la S. Messa.

13 Paternò, S. Maria dell’Alto: celebra la S. Messa in occasione del

65° anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Giuseppe Ciccia. Acireale: celebra la S. Messa nella Chiesa S. Camillo in occasione del decennale di fondazione del Centro “S. Camillo”.

14 Arcivescovado, “Salone dei Vescovi”: presiede la cerimonia di

consegna dei lavori di restauro della Cattedrale di Catania. Pedara, visita P. Gaetano Pappalardo in occasione del 60° di ordinazione sacerdotale. Pedara, Casa di Riposo Maria SS. del Carmelo (O.D.A.): celebra l’Eucaristia per la festa della Madonna del Carmelo.

15 Arcivescovado: presiede la riunione del Consiglio Episcopale.

Biancavilla, Chiesa Madre: celebra la S. Messa e benedice le porte della Basilica. Misterbianco, S. Nicolò: celebra l’Eucaristia in occasione degli 80 anni di P. Vincenzo Cannone.

16 Catania, Basilica Madonna del Carmine: celebra il Pontificale in

occasione della festa della Madonna del Carmelo. Ragalna, S. Maria del Carmelo (Chiesa Madre): celebra la S. Messa per l’80° anniversario della parrocchia.

17-21 Nell’isola di Formica (TP) con il giovane clero. 22 Sciara (PA): presiede la celebrazione giubilare per il 50° di

ordinazione sacerdotale del Parroco emerito, P. Francesco Randazzo.

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23 Mascalucia, Chiesa Madre: celebra l’Eucaristia per il 60° di ordinazione di P. Filippo Buccheri S.J. Acireale: Oasi Madre del Divino Amore: celebra per il XX di fondazione.

24 Arcivescovado: udienze. Presiede la riunione per il Comitato pro

Migoli. Presiede l’incontro con i Superiori del Seminario. 25-31 Fuori sede. Agosto

1 Fuori sede 2 Arcivescovado: incontra la Madre Provinciale delle Piccole

Sorelle dei Poveri. 3 Arcivescovado: udienze. 4 Arcivescovado: udienze. 5 Arcivescovado: udienze. 6 Belpasso: celebra la S. Messa per il Patrocinio di S. Lucia. 7 Bronte: celebra la S. Messa al Santuario Maria SS. Annunziata. 8 Arcivescovado: udienze. 9-11 Fuori sede. 12 Nicolosi: celebra la S. Messa in occasione del 120° anniversario

del Velo della visita del Beato Cardinale Dusmet con la reliquia del Velo di S. Agata.

13 Catania, Parrocchia S. Maria delle Grazie in Carruba in Ognina:

inaugurazione dell’Oratorio. Catania, Chiesa di S. Giuliano: assiste alla esecuzione di un oratorio su S. Agata.

14-15 Fuori sede.

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16 Belpasso, S. Antonio Abate: celebra la S. Messa per la festa della

Madonna delle Grazie. 17 Catania, Basilica Cattedrale: presiede il pontificale in occasione

dell’880° Anniversario della traslazione delle reliquie di S. Agata da Costantinopoli a Catania.

18 Arcivescovado: udienze. 19 Aci S. Antonio: Pontificale per la festa patronale. 20 Maniace, S. Sebastiano Martire: celebra la S. Messa in occasione

della dedicazione del nuovo altare. Belpasso, Chiesa S. Leo: celebra la S. Messa. Mascalucia, Santuario di Mompilieri: incoronazione statua della Madonna.

21-25 Partecipa alla Settimana estiva dei seminaristi a Fornazzo presso

la casa “Villa Zappalà”. 26 Catania, Istituto Domenicane del S. Cuore in Via S. Nullo: ritiro

con i diaconi permanenti. 27 Biancavilla, Chiesa Madre: concelebra con il Cardinale Carlo

Furno per la festa della Titolare. 28 Catania, Vaccarizzo – Centro S. Ignazio: visita i locali sede

dell’erigenda nuova parrocchia. 29 Arcivescovado: udienze. 30 Arcivescovado: udienze. Pedara: visita P. Salvatore Pappalardo

gravemente infermo. 31 Catania, Istituto Domenicane del S. Cuore in Via S. Nullo: saluta

i partecipanti alla Settimana biblica organizzata dal Centro Verbum Domini.

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Settembre

1 Arcivescovado: udienze. 2 Arcivescovado: udienze. Paternò, S. Biagio: celebra la S. Messa e

presenta il nuovo parroco Don Carmelo Vitellino. 3 Pedara, Chiesa Madre: presiede la Messa esequiale di P. Salvatore

Pappalardo. 4 Catania, S. Maria del Carmelo a Canalicchio: celebra la S. Messa

e presenta il nuovo parroco Don Francesco Leonardi. 5 Arcivescovado: presiede la riunione CISM-USMI-GIS.

Parrocchia Cocifisso dei Miracoli: celebra l’Eucaristia in occasione della festa della Beata Madre Teresa di Calcutta.

6 Arcivescovado: udienze. Pedara, parrocchia Maria Immacolata:

celebra la S. Messa per i 105 anni del Sig. Mirabella Giuseppe. 7 Arcivescovado: udienze. Istituto Missionarie Militi

dell’Immacolata: celebra la S. Messa in occasione del X Anniversario della dedicazione della Chiesa “S. Massimiliano Kolbe”.

8 Catania, S. Agata al Borgo: celebra la S. Messa in occasione della

professione perpetua di Suor Mariella Lo Turco F.M.A. Paternò, S. Barbara: celebra la S. Messa esequiale del Maestro D’Inessa. Tremestieri Etneo, S. Maria delle Grazie: celebra l’Eucaristia in occasione della festa titolare.

9 Catania, partecipa alla cerimonia di apertura delle Terme

Achilleane. O.D.A. di S. Giovanni Galermo: inaugurazione di una nuova sala e presentazione dello Statuto. Catania, S. Maria in Ognina: celebra la S. Messa in occasione della festa titolare.

10 Bronte, Chiesa dei Cappuccini: celebra la S. Messa in occasione

dell’arrivo delle reliquie di S. Felice da Nicosia.

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11 Pedara, Maria SS. Annunziata: celebra la S. Messa per la festa titolare e presenta il nuovo parroco Don Sebastiano Cristaldi. Chiesa di S. Giuliano: benedice le nozze di Michele Reibaldi e Maria Elena Leonetti.

12 Arcivescovado: udienze. Seminario arcivescovile. Presiede

l’apertura del convegno catechistico. Acireale, Ospedale S. Marta: visita Mons. Santo D’Arrigo.

13 Arcivescovado: riceve il Questore Dott. Stefano Berrettonni in

visita di congedo. Caserma “E. Sommaruga”: partecipa alla cerimonia di affido della Bandiera del 62° Reggimento Fanteria “Sicilia” al Colonnello Gaetano Zauner. Seminario arcivescovile: convegno catechistico.

14 Seminario arcivescovile: convegno catechistico. Chiesa S. Agata

La Vetere: celebra la S. Messa in occasione dell’anniversario di ordinazione di alcuni diaconi permanenti.

15 Arcivescovado: udienze. Seminario arcivescovile: chiusura del

convegno catechistico. Catania, Chiesa S. Maria di Ogninella: presiede l’incontro di preghiera con la Comunità di S. Egidio.

16 Arcivescovado: udienze. Catania, Via Acquicella Porto: celebra la

S. Messa e benedice una nuova statua della Madonna. 17 Basilica Cattedrale: presenta il nuovo parroco Don Barbaro

Scionti. S. Giovanni La Punta, Chiesa Madre: celebra la S. Messa in occasione della festa titolare.

18 Terrasini (PA): rende visita all’Arcivescovo Emerito, S.E. Mons.

Luigi Bommarito con l’Ordo Virginum. 19-22 Nicolosi, Domus Seraphica:partecipa agli esercizi spirituali

guidati da P. Bartolomeo Sorge S.J. 22 Adrano, S. Leonardo: celebra l’Eucaristia e amministra il sacramento della cresima.

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23 Ragalna, Chiesa Madre: celebra la S. Messa in occasione del 50° di sacerdozio del parroco Don Antonino Moschetto.

24 Belpasso-Borrello: assiste alla “svelata” della Madonna della

Guardia e celebra la S. Messa. Catania, Sacra Famiglia: celebra la S. Messa in occasione della festa titolare. Misterbianco, Beato Cardinale Dusmet: presiede l’Eucaristia in occasione della festa titolare. Zafferana: presenzia con il Card. Salvatore Pappalardo alla commemorazione del 180° di fondazione del Comune.

25 Arcivescovado: udienze. Catania, Casa Generalizia Suore Serve

della Divina Provvidenza: partecipa alla presentazione del volume “Radici da riscoprire” in occasione del 40° anniversario della morte di Madre Maria Marletta, fondatrice della Congregazione. Trecastagni, Chiesa Madre: presenta il nuovo parroco Mons. Rosario Currò e concelebra con S.E.R. Monsignor Justo Mullor, Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.

26 Arcivescovado: udienze. Seminario arcivescovile: incontro con i

Direttori e gli Operatori della Formazione Professionale organizzato dall’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro. Parrocchia S. Cosma e Damiano: celebra la S. Messa in occasione della festa patronale.

27 Arcivescovado: udienze. Parrocchia SS. Sacramento Ritrovato:

celebra la S. Messa in occasione della festa di S. Vincenzo dé Paoli.

28 Arcivescovado: udienze. Salone della Curia arcivescovile: prende

parte alla conferenza organizzata dall’U.C.I.I.M. sul tema “Il docente cristiano e l’impegno educativo per la salvaguardia del creato”. Centro diocesano di orientamento vocazionale: celebra la S. Messa per gli alunni del Corso Propedeutico.

29 Arcivescovado: riunione con i direttori degli uffici di Curia.

Mascalucia, Casa degli Esercizi Spirituali dei PP. Passionisti: celebra l’Eucaristia per la conclusione degli Esercizi Spirituali dei seminaristi. Paternò, S. Michele Arcangelo: celebra la S. Messa in occasione della festa patronale.

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30 Arcivescovado: udienze. Catania, S. Cuore di Gesù al Fortino: celebra la S. Messa in occasione dell’80° anniversario di fondazione della Conferenza di S. Vincenzo dé Paoli. San Giovanni La Punta: Villa Angela, partecipa alla festa per gli 80 anni di P. Ugo Aresco.

Ottobre

1 Catania, S. Maria di Nuovaluce: celebra la S. Messa e presenta il

nuovo parroco Don Antonino Vitanza. Nel pomeriggio parte per Palermo per partecipare ai lavori della Sessione autunnale della C.E.Si.

2-3-4 Palermo: partecipa alla sessione autunnale della Conferenza

Episcopale Siciliana. 5 Basilica Cattedrale: celebra l’Eucaristia in occasione del suo XIV

anniversario di ordinazione episcopale e dei giubilei sacerdotali dei sacerdoti che festeggiano il 25°, 50°, 60°; ammette alcuni seminaristi al diaconato e al presbiterato.

6 Arcivescovado: presiede la riunione del Consiglio episcopale.

Adrano, Maria SS. del Rosario: celebra la S. Messa e amministra il sacramento della cresima. Catania, Seminario arcivescovile: prende parte alla presentazione del programma annuale del Serra Club.

7 Arcivescovado: udienze. S. Agata Li Battiati, Maria SS.

Annunziata: celebra l’Eucaristia in occasione della riapertura della Chiesa Madre.

8 Catania, Divina Maternità della B.M.V.: celebra la S. Messa in

occasione della festa patronale. S. Giuseppe La Rena: presiede l’Eucaristia in occasione della riapertura della parrocchia. Monastero S. Benedetto: celebra l’Eucaristia in occasione della professione perpetua di due monache benedettine dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento. Parrocchia S. Maria del Rosario in Nesima: presenta il nuovo parroco Don Aldo Mignemi.

9 Fuori sede.

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10 Arcivescovado: udienze. Seminario arcivescovile: incontra i

parroci delle parrocchie dove i seminaristi svolgono esperienze pastorali. Presiede l’assemblea diocesana dei Consigli CISM, USMI e GIS. Celebra la S. Messa.

11 Visita al XV vicariato (Bronte, Maniace e Maletto). Incontra i

sacerdoti e presiede l’assemlea pastorale e celebra la S. Messa. 12 Arcivescovado: udienze. 13 Arcivescovado: udienze. Presiede le riunioni del Consiglio

Episcopale e di alcuni direttori degli uffici di Curia. Catania, Ospedale Garibaldi: benedice il reparto di radiologia. Studio Teologico S. Paolo: assiste alla discussione della Tesi di baccalaureato di alcuni seminaristi. Biancavilla, Sacratissimo Cuore di Gesù: celebra l’Eucaristia e amministra il sacramento della cresima.

14 Catania, Museo Diocesano: saluta i partecipanti al XXIII

Congresso Provinciale delle ACLI. Gravina di Catania, S. Paolo: celebra la S. Messa e amministra il sacramento della cresima.

15 Catania, Spirito Santo in Nesima Superiore: celebra l’Eucaristia. 16-20 Verona: partecipa al IV Convegno delle Chiese d’Italia:

“Testimoni di Gesù Risorto speranza del mondo”. 21 Arcivescovado: udienze. 22 Adrano, Cuore Immacolato di Maria: celebra la S. Messa e

presenta il nuovo parroco, P. Domenico Grasso. 23 Fuori sede. 24 Pergusa (EN): presiede la riunione della Commissione

Missionaria Regionale. Arcivescovado: riceve il Generale Giuseppe Barraco, Comandante Interregionale dell’Arma dei Carabinieri.

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25 Arcivescovado: udienze. Studio Teologico S. Paolo: incontra i professori. Acireale-Pisano, Villaggio S. Giuseppe: celebra la S. Messa per il 92° compleanno di Mons. Santo D’Arrigo.

26 Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa durante la quale

conferisce il mandato missionario a Mons. Vincenzo Algeri in partenza per Migoli e i ministeri del lettorato e dell’accolitato ad alcuni alunni del Seminario. Catania, Nostra Signora del SS. Sacramento: celebra la S. Messa e presiede l’assemblea parrocchiale.

27 Arcivescovado: incontro con i direttori degli uffici di Curia.

Presidio Ospedaliero Garibaldi-Nesima: prende parte all’inaugurazione dell’Hospice e della Torre C. Seminario arcivescovile: assiste alla discussione della tesi di baccalaureato di alcuni alunni del Seminario. Catania, Nostra Signora del SS. Sacramento: celebra la S. Messa e presiede l’assemblea parrocchiale.

28 Arcivescovado: presiede la commissione per la formazione

permanente dei presbiteri. Paternò, SS. Salvatore: celebra la S. Messa in occasione della Festa patronale della Madonna delle Grazie.

29 Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa in occasione del XV

Congresso Nazionale dei Pueri Cantores e assiste al concerto corale.

30 Catania, Aula Magna del Rettorato: partecipa alla Tavola Rotonda

organizzata dalla FUCI sul tema: “Il caso italiano: religioni e culture di fronte alla politica”.

31 Catania, Seminario arcivescovile: presiede il Consiglio

presbiterale. Casa Generalizia delle Suore Domenicane del Sacro Cuore di Gesù in via San Nullo: celebra la S. Messa in occasione della Professione Perpetua di Suor Raquel Gaspar Qui.

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Novembre

1 Catania, Villaggio S. Maria Goretti: visita la zona colpita da

recente inondazione e celebra la S. Messa. Catania, Villaggio Dusmet: presenta il diacono Salvo Consoli come collaboratore del Parroco.

2 Catania, Chiesa di S. Nicolò all’Arena: celebra la S. Messa per i

Militari Caduti di tutte le guerre. Catania, Chiesa del Cimitero: celebra l’Eucaristia per i fedeli defunti.

3 Arcivescovado: presiede la riunione del Consiglio Episcopale. 4 Arcivescovado: udienze. 5 Catania, B.M.V. del Carmelo e S. Maria Goretti in Sangiorgio:

celebra la S. Messa e amministra il Sacramento della Cresima. Misterbianco, S. Carlo Borromeo: celebra la S. Messa in occasione della Festa patronale. Mascalucia: visita il sacerdote Salvatore Incognito.

6 Catania, Sala Bonaventura di via A. Di Sangiuliano: prende parte

alla conferenza stampa di presentazione del Convegno Regionale su “Sviluppo sostenibile e lavoro in Sicilia: opportunità e resistenze”, organizzato dall’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro della C.E.Si.

7 Catania, Seminario arcivescovile: incontro di Formazione

permanente del clero guidato dall’équipe del Centro regionale “Madre del Buon Pastore”. Basilica Collegiata: veglia per la Santificazione universale organizzata dalla Pro Sanctitate.

8 Catania, parrocchia del Divino Amore: incontra i sacerdoti del 7°

Vicariato. 9 Arcivescovado: udienze. Catania, Palazzo di Giustizia:

insediamento del nuovo Procuratore generale Dott. Giovanni Tinebra. Seminario arcivescovile: apertura dell’Anno sociale dell’Opera Vocazioni Sacerdotali (O.V.S.).

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10 Catania, Seminario arcivescovile: partecipa all’inaugurazione dell’Anno Accademico dello Studio Teologico S. Paolo.

11 Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa in occasione del 3°

anniversario della strage Nassiriya. Paternò, S. Giovanni Bosco: celebra la S. Messa e amministra il sacramento della cresima.

12 Catania, San Pio X: celebra l’Eucaristia e amministra il sacramento della cresima.

13 Catania, Complesso sportivo Palacatania: saluta gli studenti

provenienti dalle scuole della Sicilia per lanciare il progetto contro la mafia “I pizzini della legalità”, organizzato dalla Fondazione Progetto Legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia in collaborazione con l’Assessorato Regionale ai Beni Ambientali e della Pubblica Istruzione.

14 Arcivescovado: udienze. 15 Riceve il Dott. Giovanni Tinebra, Procuratore Generale 16 Catania, Basilica Collegiata:presiede le esequie della mamma di

P. Giovanni Romeo. 17 Arcivescovado: presiede la riunione del Consiglio episcopale. 18 Seminario: incontra i seminaristi e celebra la S. Messa.

Seminario: presiede la II Giornata Sociale diocesana. 19 Catania, Piazzale Asia: alla presenza del Presidente del Senato

On. Franco Marini e delle autorità della città, benedice il Monumento in memoria alle Vittime di terrorismo internazionale. Catania, Crocifisso dei Miracoli: Messa e cresime.

20 Fuori sede. 21 Catania, Seminario arcivescovile: presiede l’assemblea pastorale

diocesana.

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22 Arcivescovado: udienze. Viagrande, Villaggio Madonna degli Ulivi: presiede la Commissione permanente e la vita comune dei presbiteri. Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa durante la quale sono istituiti i nuovi ministri straordinari della distribuzione della Comunione.

23 Adrano: visita pastorale al XIV Vicariato. 24 Arcivescovado: presiede il Consiglio Episcopale. Biancavilla e S.

Maria di Licodia: visita pastorale al XII Vicariato. 25 Viagrande, Villaggio Madonna degli Ulivi: partecipa all’XI

Convegno diocesano del Servizio Promozione Sostegno Economico alla Chiesa che ha come tema: La pastorale del “Sovvenire” e l’enciclica Deus Caritas Est. Catania, Seminario arcivescovile: partecipa al Convegno del G.R.I.S. sul tema: Il Codice da Vinci. Pedara, basilica S. Caterina Alessandrina V.M.: celebra la S. Messa in occasione della festa patronale e del XXX Anniversario di Dedicazione della Chiesa.

26 Catania, Cristo Re: celebra la S. Messa. Basilica

Cattedrale:celebra la S. Messa per il V Raduno delle Confraternite dell’arcidiocesi (la V Giornata confraternale della diocesi di Catania).

27 Fuori sede. 28 Arcivescovado: udienze. Museo diocesano: prende parte alla

presentazione del programma di S. Agata 2007. Seminario arcivescovile: presiede l’assemblea diocesana per la vita consacrata.

29 Visita pastorale all’XI Vicariato. 30 Visita pastorale al X Vicariato. Catania, Complesso Benedettini:

visita la mostra “La Sicilia in età arcaica”.

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Dicembre

1 Arcivescovado: presiede il Consiglio Episcopale, riceve alcuni

Direttori degli uffici di Curia. Incontra il Collegio dei Consultori. 2 Arcivescovado: udienze. Catania, Piazza Giovanni XXIII-Angolo

Viale Africa: inaugura l’Help Center della Caritas diocesana (centro aiuto per i senza fissa dimora). S. Pietro Clarenza, Istituto Superiore di Studi Penitenziari: alla presenza del Ministro della Giustizia Clemente Mastella, assiste al Giuramento del Primo corso, Ruolo ordinario, dei Vice Commissari di Polizia Penitenziaria. Catania, SS. Cosma e Damiano: presiede la S. Messa. Basilica Cattedrale: presiede la Veglia diocesana di Avvento.

3 Catania, Palazzo Biscari: saluta i partecipanti alla “Fiera

Gastronomica” organizzata dai Gruppi di Volontariato Vincenziano della Città. Basilica Cattedrale: prende parte al ritiro di Avvento promosso dall’ufficio di pastorale giovanile e celebra la S. Messa durante la quale si svolge il rito di ammissione al catecumenato. Tremestieri Etneo, S. Maria della Pace: celebra la S. Messa in occasione della festa patronale.

4 Catania, Base Militare di Maristaeli e 2° Nucleo Aereo Guardia

Costiera di Catania: celebra la S. Messa per la festa della Santa Patrona. Museo diocesano: partecipa alla presentazione della persona e dell’opera di Don Giuseppe Dossetti con interventi del Prof. Valerio Onida (già Presidente della Corte Costituzionale) e del Priore Enzo Bianchi (Comunità di Bose).

5 Catania, Seminario arcivescovile: partecipa al ritiro di Avvento

del clero guidato dal Priore della Comunità di Bose, P. Enzo Bianchi. Presiede, poi, la presentazione del libro di Mons. Antonino Fallico dal titolo: “Sulle orme del Buon Pastore”.

6 Arcivescovado: incontra i direttori spirituali dei seminaristi.

Trecastagni, S. Nicolò di Bari: celebra la S. Messa per la festa patronale.

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7 Arcivescovado: udienze. Chiesa S. Francesco all’Immacolata: celebra la S. Messa.

8 Catania, S. Michele Arcangelo: celebra la S. Messa. Nel

pomeriggio guida la processione cittadina dell’Immacolata. 9 Arcivescovado: presiede la riunione del Consiglio diocesano per

gli Affari Economici. Banca Popolare di Crotone: benedice e inaugura la filiale siciliana. Istituto delle Suore Domenicane del Sacro Cuore di Gesù in via S. Nullo: celebra la S. Messa e amministra il sacramento della cresima ad alcuni ragazzi della parrocchia Natività del Signore.

10 Catania, S. Lucia al Fortino: celebra l’Eucaristia. A S. Giovanni

Galermo benedice il campo sportivo del nuovo complesso parrocchiale. Trecastagni, Chiesa S. Antonio di Padova: celebra la S. Messa.

11 Palermo, Cattedrale: benedice la salma del Cardinale Salvatore

Pappalardo 12 Palermo, Cattedrale: concelebra per la Messa esequiale del

Cardinale Salvatore Pappalardo presieduta da S.Em. Rev.ma il Cardinale Angelo Sodano Decano del Collegio Cardinalizio.

13 Museo diocesano: partecipa alla Presentazione dei volumi della

Collana “Documenti e Studi di Synaxis” organizzata dallo Studio Teologico S. Paolo. Catania, Chiesa di S. Giuliano: presiede l’inaugurazione dell’anno accademico 2006-07 dell’Istituto di Scienze Religiose “S. Luca”; relatore il Prof. Rosario Sapienza, Docente Ordinario di Diritto Internazionale presso l’Università di Catania che tiene la prolusione sul tema: Dottrina sociale e teoria dell’organizzazione internazionale”.

14 Catania, Palazzo degli Elefanti: partecipa alla consegna del

premio Nazionale alla Solidarietà Sociale “Città di Catania Beato G.B. Dusmet” organizzata dall’Assessorato alla Solidarietà Sociale del Comune di Catania. Ospedale Garibaldi di Nesima: visita i bambini nati nell’anno 2006. Acireale, Cattedrale: partecipa alla concelebrazione per il 125° anniversario del Seminario diocesano.

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15 Arcivescovado: presiede il Consiglio Episcopale. Chiesa di S.

Francesco Borgia: visita la mostra Flavae Flammae Custodes Antiquitatis organizzata dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza, su oggetti di antichità recuperati dal Comando della Guardia di Finanza. Misterbianco, Stabilimento “Selex Communications”: celebra la S. Messa. Catania, Libreria Cavallotto: insieme al Prof. Antonio Di Grado, docente di letteratura italiana all’Università di Catania, e al deputato nazionale Leoluca Orlando presenta il libro di Letterio Pomara: “Santiago. La fuerza del Camino”. Catania, Chiesa di S. Placido: assiste al concerto natalizio organizzato dalla Società Catanese Amici della Musica.

16 Catania, Ospedale Garibaldi: celebra la S. Messa. Municipio di

Catania: scambio degli auguri natalizi. Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa con la partecipazione degli operatori sanitari dell’USL 3.

17 Catania, celebra la S. Messa nelle parrocchie S. Giuseppe al Pigno

e S. Croce.S. Nicolò al Borgo: celebra la S. Messa in occasione della riapertura al culto della chiesa.

18 Fuori sede. 19 Arcivescovado: udienze. Ospedale Cannizzaro: celebra la S.

Messa. Studio Teologico S. Paolo: scambio di auguri natalizi. Seminario arcivescovile: celebra la S. Messa e scambia gli auguri con le famiglie dei seminaristi.

20 Arcivescovado: auguri natalizi. Presso l’Hotel Nettuno scambia

gli auguri con i cavalieri e le dame del S. Sepolcro 21 Arcivescovado: auguri natalizi. Basilica Collegiata: celebra la S.

Messa con i docenti, gli studenti e il personale dell’Università. Catania, Villa Letizia: scambio di auguri con il Prefetto e le altre autorità.

22 Acivescovado: celebra la S. Messa per il personale della Curia.

Seminario arcivescovile: celebra la S. Messa in occasione del

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Natale con il Serra Club di Catania e assiste al concerto Natalizio della Cappella Musicale del Duomo diretta dal Maestro Mons. Nunzio Schilirò e dall’organista Maestro Paolo Cipolla.

23 Arcivescovado: auguri natalizi. 24 Basilica Cattedrale: presiede la veglia di Natale. 25 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa nel giorno del

Natale del Signore. 26 Fuori sede. 27 Catania, Cappella dell’Arcivescovado: celebra la S. Messa in

suffragio del Dott. Salvo Nibali (1° anniversario). 28 Mascalucia, S. Vito Martire: conferisce l’ordinazione presbiterale

al diacono Salvo Consoli. Ospedale Cannizzaro: visita il P. Pasqualino Distefano.

29 Catania, Istituto delle Domenicane del S. Cuore: celebra la S.

Messa per l’elezione della Madre Generale. S. Giovanni La Punta, S. Giovanni Battista: partecipa alla presentazione del Volume “Autobiografia, Lettere e Scritti vari” della Ven. Lucia Mangano., Orsolina, a cura di P. Angelico Savarino. C.P.

30 Catania, Chiesa dell’Istituto S. Antonio delle Suore Cappuccine

del Sacro Cuore: celebra la S. Messa per l’ordinazione sacerdotale del diacono Giulio Sebastiano Ausini S.d.B. Misterbianco, Beato Cardinale Dusmet: assiste al concerto natalizio del coro dei bambini della parrocchia.

31 Fuori sede.

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Curia

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CANCELLERIA

Nomine Luglio-Dicembre

Mons. Arcivescovo ha nominato: 1. Nelle Parrocchie:

- in data 10 luglio 2006, il Rev.mo Mons. GAETANO GUARRIERA Amministratore Parrocchiale della parrocchia Basilica Cattedrale S. Agata V. e M. in Catania;

- in data 12 luglio 2006, il Rev.do Sac. ANTONINO CATALFO Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Leone Vescovo in Catania;

- in data 25 luglio 2006, il Rev.do Sac. SALVATORE CUBITO Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Giovanni Battista in S. Giovanni La Punta;

- in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE PAOLO CUCE’ Vicario

Parrocchiale della parrocchia S. Maria in Ognina in Catania;

- in data 06 agosto 2006, il Rev.do Sac. SALVATORE ALI’ Parroco della parrocchia S. Maria dell’Alto in Paternò;

- in data 08 agosto 2006, il Rev.do Sac. BARBARO ANTONIO

SCIONTI Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Caterina A. V. e M. in Pedara;

- in pari data, il Rev.do Sac. BARBARO ANTONIO SCIONTI Parroco della parrocchia Basilica Cattedrale S. Agata V. e M. in Catania;

- in data 1° settembre 2006, il Rev.do Sac. FRANCESCO LEONARDI Parroco della parrocchia S. Maria del Carmelo al Canalicchio in Catania;

- in pari data, il Rev.do Sac. CARMELO VITELLINO Parroco della

parrocchia S. Biagio in Paternò;

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- in pari data, il Rev.do Sac. DARIO SANGIORGIO Amministratore

Parrocchiale della parrocchia B.M.V. del Carmelo e S. Maria Goretti in S. Giorgio in Catania;

- in pari data, il Rev.do Sac. SEBASTIANO CRISTALDI

Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Nicolò da Bari in Trecastagni;

- in pari data, il Rev.do Sac. SEBASTIANO CRISTALDI Parroco

della parrocchia S. Caterina A. V. e M. in Pedara;

- in pari data, il Rev.mo Mons. ROSARIO CURRO’ Parroco della parrocchia S. Nicolò da Bari in Trecastagni;

- in data 1° ottobre 2006, il Rev.do Sac. ANTONINO VITANZA Parroco della parrocchia S. Maria di Nuovaluce in Catania;

- in pari data, il Rev.do Sac. RENATO RUBINO Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Maria di Nuovaluce in Catania;

- in data 02 ottobre 2006, il Rev.do Sac. GAETANO FABIO MARIA SCIUTO Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Famiglia in Catania;

- in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE PETROLO Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Lucia in Ognina in Catania;

- in data 07 ottobre 2006, il Rev.do Sac. ALDO MIGNEMI Parroco

della parrocchia S. Maria del Rosario in Catania; - in data 09 ottobre 2006, il Rev.mo Mons. CARMELO SMEDILA

Amministratore Parrocchiale della parrocchia Santi Cosma e Damiano in Catania;

- in pari data, il Rev.do Sac. DOMENICO GRASSO Amministratore

Parrocchiale della parrocchia Cuore Immacolato della B.V.M. in Adrano;

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- in data 11 ottobre 2006, il Rev.do Sac. SALVATORE REINA Amministratore Parrocchiale della parrocchia Divina Misericordia in Misterbianco;

- in data 1° novembre 2006, il Rev.do Don GIOVANNI PECORELLA

S.d.B. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Maria della Salette in Catania;

- in pari data, il Rev.do P. ENRICO SULTANA S.J. Vicario

Parrocchiale della parrocchia S. Tommaso Vescovo e Santi Martiri Inglesi in S. Agata li Battiati;

- in data 06 novembre 2006, il Rev.do Sac. EMANUELE DAFNI

SAPUPPO Vicario Parrocchiale della parrocchia Maria SS. Annunziata in Massannunziata in Mascalucia;

- in data 21 novembre 2006, il Rev.do Sac. CARMELO

SIGNORELLO Parroco della parrocchia Maria SS. Annunziata in S. Agata Li Battiati;

- in data 1° dicembre 2006, il Rev.do Sac. STEFAN TAMPU

Amministratore Parrocchiale della parrocchia Santi Cosma e Damiano in Catania;

- in data 20 dicembre 2006, il Rev.do P. ANTONINO TODARO O.C.

Vicario Parrocchiale della parrocchia Maria SS. Annunziata al Carmine in Catania;

- 2. Nelle Rettorie:

- in data 04 luglio 2006, il Rev.do Sac. ANTONINO ALFIO RUSSO Rettore della chiesa S. Gaetano in Paternò;

- in data 1° settembre 2006, il Rev.do Sac. OTTAVIO MARCO

MUSUMECI Rettore della chiesa S. Sebastiano in Catania; - in data 04 settembre 2006, il Rev.do Sac. SEBASTIANO

CRISTALDI Rettore del Santuario Maria SS. Annunziata in Pedara;

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- in data 18 settembre 2006, il Rev.do Sac. SALVATORE ALI’ Rettore della chiesa S. Domenico in Paternò;

- in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE ALI’ Rettore della chiesa

S. Maria dell’Idria in Paternò; - in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE ALI’ Rettore della chiesa

S. Maria di Valle Giosafat in Paternò; - in data 09 ottobre 2006, il Rev.do Sac. VITO SCALISI Rettore della

chiesa S. Giovanni Apostolo in Adrano; - in data 12 ottobre 2006, il Rev.do Sac. BARBARO ANTONIO

SCIONTI Rettore della chiesa S. Maria dell’Indirizzo in Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. BARBARO ANTONIO SCIONTI Rettore

della chiesa S. Placido in Catania; - in pari data, il Rev.mo Mons. ROSARIO CURRO’ Rettore della

chiesa S. Antonio Abate detta anche delle Anime del Purgatorio in Trecastagni;

- in pari data, il Rev.mo Mons. ROSARIO CURRO’ Rettore della

chiesa Maria SS. della Misericordia in Trecastagni; - in data 10 novembre 2006, il Rev.do Sac. SEBASTIANO

CRISTALDI Rettore della chiesa Madonna delle Grazie in Pedara; - in pari data, il Rev.do Sac. SEBASTIANO CRISTALDI Rettore della

chiesa Madonna della Stella in Pedara; - in pari data, il Rev.do Sac. SEBASTIANO CRISTALDI Rettore della

chiesa S. Vito in Pedara; 3. Ad altri Uffici:

- in data 1° luglio 2006, il Rev.mo Mons. ANTONINO FALLICO Vicario Episcopale per la Pastorale;

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- in pari data, il Rev.do Don ANTONINO MUNAFO’ S.d.B. Vicario Episcopale per la Vita Consacrata;

- in pari data, il Rev.do Can. GIUSEPPE BATURI Vicario Episcopale per l’Amministrazione;

- in data 04 luglio 2006, l’ing. VINCENZO MUSUMARRA Presidente

della Confederazione delle Confraternite;

- in pari data, il Sig. ANTONIO CAVALLARO Consigliere del Consiglio Direttivo della Confederazione delle Confraternite;

- in pari data, il Sig. GIAMMARIO LAUDANI Consigliere del

Consiglio Direttivo della Confederazione delle Confraternite; - in data 06 luglio 2006, il Rev.do Sac. DUILIO ANTONIO MELISSA

Vice Rettore del Seminario Arcivescovile di Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. GIUSEPPE CALABRO’ Rettore del

Seminario Arcivescovile di Catania;

- in data 22 agosto 2006, il Rev.do Diac. SALVATORE CONSOLI Direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile;

- in pari data, il Rev.do Sac. VINCENZO BRANCHINA Direttore del

Servizio Diocesano per il Catecumenato;

- in pari data, il Rev.do Sac. DEODATO MAMMANA Direttore dell’Ufficio di Animazione Missionaria;

- in pari data, il Rev.mo Mons. GIOVANNI MATTEO PERNI Direttore dell’Ufficio Scolastico Diocesano;

- in pari data, il Rev.do Sac. GIOVANNI SCIUTO Direttore

dell’Ufficio Diocesano per l’Edilizia di Culto; - in data 1° settembre 2006, il Rev.do Sac. DOMENICO SCIUTO

Segretario Arcivescovile;

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- in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE ALI’ Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Familiare;

- in pari data, il Rev.do Sac. PIETRO SAPIENZA Direttore

dell’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro; - in data 13 settembre 2006, il Rev.do Sac. ANTONINO GENTILE

Economo del Seminario Arcivescovile dei Chierici di Catania; - in data 17 settembre 2006, il Rev.do Sac. BARBARO ANTONIO

SCIONTI canonico “ad honorem” del Capitolo Cattedrale di Catania; - in data 21 settembre 2006, il Rev.do Sac. PIETRO LONGO Direttore

dell’Ufficio Catechistico Diocesano; - in pari data, il Rev.do Sac. PIETRO SAPIENZA Vicario Foraneo del

7° Vicariato; - in data 25 settembre 2006, il Rev.mo Mons. SALVATORE

TOSCANO Cancelliere Emerito;

- in pari data, il Rev.do Sac. OTTAVIO MARCO MUSUMECI Cancelliere Arcivescovile;

- in data 28 settembre 2006, il Rag. CARMELO SQUADRITO

Economo Aggiunto;

- in data 05 ottobre 2006, il Rev.do Diac. GIUSEPPE CORVAIA Vice Direttore del Centro Diocesano Vocazioni;

- in data 09 ottobre 2006, il Rev.do Sac. DOMENICO RAPISARDA

Commissario Arcivescovile della Confraternita S. Vito e S. Nicolò di Bari in Mascalucia;

- in data 10 ottobre 2006, il Rev.do Sac. GIUSEPPE SCHILLACI

Membro del Consiglio Presbiterale Diocesano; - in data 12 ottobre 2006, il Rev.do Sac. SALVATORE ALI’ Vicario

Foraneo del 12° Vicariato;

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- in data 21 novembre 2006, il Rev.do Sac. GIUSEPPE CALABRO’ Membro del Collegio dei Consultori;

- in pari data, il Rev.mo Mons. ROSARIO CURRO’ Rettore del

Piccolo Seminario “S. Nicolò di Bari” in Trecastagni; - in pari data, il Rev.do Sac. SEBASTIANO CRISTALDI

Commissario Arcivescovile della Confraternita Maria SS. del Carmine in Pedara;

- in pari data, il Sig. FILADELFIO ZAPPALA’ Commissario

Arcivescovile della Confraternita Circolo Cattolico Pedarese Maria SS. Annunziata in Pedara;

- in pari data, il Sig. ORAZIO CONCETTO PULVIRENTI

Componente del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Istituto Giovanna Romeo Sava in Belpasso;

- in data 20 dicembre 2006, il Dott. GIUSEPPE PATANE’ Membro

del Consiglio di Amministrazione dell’Opera Diocesana di Assistenza.

O R D I N A Z I O N I , AM M I S S I O N I E D

I S T I T U Z I O N I A I M I N I S T E R I - in data 06 luglio 2006, nella Basilica Cattedrale S. Agata V. e M. in

Catania ha promosso al Sacro Ordine del Presbiterato SALVATORE CUBITO e SALVATORE PAOLO CUCE’;

- in data 28 dicembre 2006, nella parrocchia S. Vito Martire in

Mascalucia ha promosso al Sacro Ordine del Presbiterato SALVATORE CONSOLI;

- in data 30 dicembre 2006, nella chiesa S. Antonio in Catania ha

promosso al Sacro Ordine del Presbiterato Don GIULIO AUSINI S.d.B.

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CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO

Oggetto: Consiglio Presbiterale del 12 dicembre Martedì 12 dicembre, alle ore 9.30, nei locali del Seminario arcivescovile si terrà l’assemblea ordinaria del Consiglio Presbiterale. Dopo la celebrazione dell’ora media si discuterà del seguente o.d.g: - Approvazione del verbale della seduta precedente; - Revisione dei confini dei vicariati e delle parrocchie; - Relazione sui lavori della commissione (sac. Pietro Longo); - Le “Collette” diocesane durante l’anno liturgico; - Varie ed eventuali. La conclusione dei lavori è prevista per le ore 12.30. Fraterni saluti. Catania, 4, dicembre 2006

Sac. GIUSEPPE SCHILLACI Segretario

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UFFICIO PASTORALE DIOCESANO

Oggetto: Assemblea pastorale diocesana, 21 novembre Carissimi, l’Aseemblea pastorale diocesana di inizio d’anno avrà luogo nel Seminario arcivescovile di Catania, martedì 21 novembre 2006 dalle ore 17.00 alle ore 20.00, con il seguente programma: 17.00 Saluto dell’Arcivescovo e celebrazione dei Vespri 17.30 Relazione sul Convegno ecclesiale di Verona 18.30 Interventi liberi (domande, considerazioni, proposte) 19.30 Direttive pastorali dell’Arcivescovo per l’anno 06-07

L’Assemblea diocesana quest’anno è stata spostata dai primi di ottobre al 21 novembre a causa della celebrazione del IV Convegno nazionale della Chiesa Italiana. Si è preferito, infatti, attendere opportunamente le riflessioni teologico-pastorali delle relazioni ufficiali di Verona, le proposte dei gruppi di studio, il decisivo discorso del Santo Padre e gli orientamenti conclusivi del presidente della CEI, Card. Camillo Ruini. Si pregano vivamente i parroci, i superiori delle comunità religiose e i responsabili delle aggregazioni laicali, di invitare all’Assemblea persone “motivate”, a partire dei membri dei Consigli pastorali, per arrivare ai vari operatori pastorali, fattivamente impegnati nelle nostre comunità ecclesiali. Uno dei progetti che riteniamo più urgenti nel cammino pastorale della nostra Diocesi verte, infatti, sulla valorizzazione, la partecipazione e la collaborazione dei Consigli parrocchiali, in vista di una sempre più unitaria e organica messa in opera degli orientamenti e dei programmi pastorali dell’Arcivescovo. In attesa di vederci, cordiali fraterni saluti. Catania, 13 novembre 2006

Mons. ANTONINO FALLICO Vicario episcopale per la pastorale

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UFFICIO PER LA VITA CONSACRATA

Oggetto: invito alla preghiera

All’approssimarsi del 25 settembre, memoria liturgica del Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, sento di dovere esortare i fedeli laici, i consacrati e il clero della nostra arcidiocesi a pregare per le vocazioni alla vita consacrata. Pertanto, esorto ad utilizzare il prossimo 24 settembre (Domenica XXV per annum), vigilia della memoria del beato Dusmet, per la celebrazione della XIII Giornata di preghiera per le vocazioni alla vita consacrata esortandoci vicendevolmente alla stima, alla collaborazione e alla preghiera. A tale scopo suggerisco a tutti gli animatori liturgici delle varie comunità ecclesiali che in tutte le Messe che verranno celebrate domenica 24 settembre p.v . non manchino di esortare i fedeli a pregare perché il Signore conceda alla Chiesa di Catania più abbondanti vocazioni alla vita consacrata. Catania, 24 settembre 2006

Sac. ANTONIO MUNAFÒ S.d.B. Vicario per la Vita Consacrata

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UFFICIO PER LA VITA CONSACRATA

Oggetto: Assemblea diocesana sulla Vita Consacrata

Il prossimo 10 ottobre, alle ore 16.30, nei locali del Seminario arcivescovile, si terrà un’assemblea dei responsabili delle comunità e gruppi della Vita Consacrata dell’arcidiocesi. Durante l’assemblea, che si svolgerà alla presenza dell’Arcivescovo, verrà presentato il programma di massima, concertato lo scorso 5 settembre dai Consigli diocesani congiunti CISM-GIS-USMI. L’assemblea diocesana di V.C. si sentirà stimolata dallo stesso Arcivescovo a riconsiderare il proprio servizio pastorale nella Chiesa, partendo da un articolo del Card. Carlo Maria Martini S.J. pubblicato in “La Civiltà Cattolica”, quaderno 3746 del 15 luglio 2006, che è opportuno leggere prima. Anche se sono particolarmente invitate le persone sopraelencate, è consentito e desiderabile che a questa assemblea partecipino altre persone consacrate che lo desiderano. Durante questa riunione si darà anche spazio ad alcune comunicazioni di interesse particolare e si cercherà pure di attenzionare e programmare il migliore svolgimento della prossima assemblea diocesana sulla Vita Consacrata che si terrà in Seminario il prossimo 28 novembre, e della celebrazione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata del 2 febbraio. Catania, 2 ottobre 2006

Sac. ANTONIO MUNAFÒ S.d.B.

Vicario Episcopale

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UFFICIO PER LA VITA CONSACRATA

Oggetto: Assemblea diocesana sulla Vita Consacrata Si svolgerà il prossimo 28 novembre, alle ore 16.00, presso il Seminario Arcivescovile di Catania, l’Assemblea Diocesana sulla Vita Consacrata. L’incontro, presieduto da S.E. Mons. Salvatore Gristina, sarà sul tema “La Vita Consacrata e i desideri del Convegno Ecclesiale Nazionale”. Gli interventi saranno a cura di Suor Giuseppina Barbanti F.M.A., P. Giovanni Calcara O.P., Suor Maria Rosalina Caruso p.d.d.m. e Don Luigi Perrelli, S.D.B. Coordinerà don Antonino Munafò, S.D.B. Catania, 21 novembre 2006

Sac. ANTONIO MUNAFÒ S.d.B. Vicario Episcopale

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UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO

Oggetto: Corso base per catechisti In continuità con i documenti del magistero (cfr. CEI nota pastorale, Il volto missionario delle parrocchie…) e dell’Ufficio catechistico nazionale (cfr. La formazione dei catechisti…), proponiamo un “Corso base per catechisti” affinché ogni parroco possa inviare i suoi collaboratori pastorali in ordine all’Iniziazione cristiana dei ragazzi. Il corso è rivolto a coloro che iniziano il ministero di catechista nella propria parrocchia. Gli argomenti trattati saranno i seguenti: 1° giorno: Il catechista e i documenti della catechesi; 2° giorno: Nuovi percorsi d’iniziazione cristiana; 3° giorno: Linee guida per programmare un incontro di catechisti. L’iscrizione al corso prevede un contributo fisso di 5,00 euro. Per la “zona Circum”, il corso si svolgerà i prossimi 21, 22, e 23 novembre, dalle ore 18.00 alle ore 20.00, presso l’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice di Adrano: Per la “zona Bosco”, avrà luogo i prossimi 28, 29 e 30 novembre presso l’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice di Pedara, alla stessa ora. Per la “zona Città”, il corso si svolgerà presso il Seminario arcivescovile di Catania i prossimi 16, 17 e 18 gennaio 2007. Catania, 23 ottobre 2006

Don PIETRO LONGO Direttore

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UFFICIO LITURGICO DIOCESANO

Oggetto: nuovi ministri straordinari della distribuzione della Santa Comunione L’Ufficio Liturgico diocesano organizza un corso di preparazione per i nuovi ministri straordinari della distribuzione della Santa Comunione. L’unico corso prevede sei incontri nei giorni 4-4, 11-12 e 18-19 novembre prossimi (non più il 28-29 ottobre, come era stato comunicato precedentemente), presso le suore domenicane del Sacro Cuore di Gesù, in via San Nullo 46 (Catania), dalle ore 16.30 alle 18.00. Si raccomanda la puntualità. Il prossimo 22 novembre, alle ore 18.00, durante la Celebrazione Eucaristica, S.E. l’Arcivescovo darà il mandato ai nuovi ministri. Per partecipare al corso è necessario essere presentati con una lettera dal parroco o dal proprio superiore religioso o dal cappellano d’ospedale: non ci si può presentare direttamente al corso, ma ci si dovrà iscrivere in questo Ufficio nei giorni di martedì e giovedì, dalle ore 10.00 alle 12.30, entro il 27 ottobre. Secondo il provvedimento dell’Arcivescovo e le direttive della Santa Sede, dal prossimo 31 dicembre, coloro che hanno esercitato il suddetto ufficio per due mandati (tre anni più tre anni), dovranno dedicarsi ad un nuovo servizio ecclesiale e così dare spazio ad altri fedeli che, ben formati, potranno lodevolmente esercitare il ministero della comunione degli infermi.

Catania, 16 ottobre 2006

Sac. VINCENZO BRANCHINA Sac. PASQUALE MUNZONE Sac. GIAMBATTISTA ZAPPALÀ

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UFFICIO PER LA PASTORALE

DEI PROBLEMI SOCIALI E LAVORO

Oggetto: Lettera agli Operatori ed ai Referenti dei CFP Carissimi, ho il piacere di inviarvi il programma definitivo della giornata che terremo con i Direttori e tutti gli Operatori della Formazione Professionale martedì 26 settembre 2006 presso il Seminario Arcivescovile di Catania (ingresso da Via Da Bormida).

PROGRAMMA Ore 9.00 Arrivo e accoglienza

Ore 9.15 Preghiera iniziale Introduzione alla giornata: Don Piero Sapienza (Direttore Ufficio

diocesano per i problemi Sociali e il Lavoro)

Saluti di Don Aldo Ballistreri (Presidente Regionale CNOS-Sicilia)

Ore 9.30 Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa nella Formazione Professionale:

Sac. Prof. Franco Appi (Docente di D.S.CH.- Facoltà Teologica Emilia Romagna)

Ore 10.15 Coffe-Break

Ore 10.45 Evangelizzazione coi giovani della Formazione Professionale: Don Giacomo Garberò (Assistente nazionale Gi.O.C.)

Ore 11.30 Interventi in aula

Conclusioni

Ore 12.15 Preghiera conclusiva presieduta da S. E. Mons. Salvatore Gristina - Arcivescovo di Catania

Sperando di incontrarvi tutti vi saluto cordialmente.

Don PIERO SAPIENZA Direttore

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UFFICIO PER LA PASTORALE

DEI PROBLEMI SOCIALI E LAVORO

Oggetto: Lettera ai Presidenti, ai Direttori, agli Operatori, ai referenti degli

enti di Formazione Professionale. Carissimi, la collaborazione tra il nostro Ufficio e i vostri Enti di FP, avviata sin dallo scorso anno, ha visto la realizzazione di alcune iniziative significative per l'evangelizzazione della realtà giovanile del mondo della Formazione Professionale. Allo scopo di approfondire questa collaborazione pastorale e programmare un itinerario formativo per il nuovo anno, vi invito alla riunione che terremo martedì 14 Novembre p.v. alle ore 11, in Arcivescovado, con il seguente o.d.g:

1) verifica della 1 giornata con i docenti (26 settembre u.s); 2) altre iniziative per i docenti e gli allievi.

Nell'attesa di incontrarvi, vi invio i miei cordiali saluti. Catania 25.10.2006

Don PIERO SAPIENZA Direttore

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UFFICIO PER LA PASTORALE

DEI PROBLEMI SOCIALI E LAVORO

Ai Presidenti Ai Direttori Agli Operatori Ai Referenti degli Enti di Formazione Professionale

Carissimi, durante il nostro ultimo incontro del 14 Novembre u.s., programmando le iniziative in vista dell'evangelizzazione dei giovani del mondo della Formazione Professionale per il prossimo anno pastorale, si è pensato di confermare e approfondire le esperienze già attuate in questo nostro primo anno di collaborazione. Pertanto, vi comunico quanto deciso con i partecipanti all'incontro: 1) Durante la Quaresima (martedì 13 marzo 2007), riproporre l'incontro di riflessione e di preghiera degli allievi del terzo anno con l'Arcivescovo.

2) Nel mese di Giugno 2007 (in giorni da stabilire), riproporre l'esperienza di un mini campo-scuola sulle tematiche del lavoro e del mondo giovanile, per gli allievi del secondo e terzo anno

3) A settembre (mercoledì 19 settembre 2007), riproporre per i docenti e gli operatori della F.P. la 2ª Giornata di riflessione e d'incontro con l'Arcivescovo.

4) In Avvento (martedì 11 dicembre 2007), fare incontrare gli allievi. Attraverso queste iniziative, realizzate dal nostro Ufficio diocesano con la presenza dell'Arcivescovo, si vuol dare ai giovani un segno dell'interesse e dell'attenzione della Chiesa per questa fascia del mondo giovanile. Le iniziative proposte servono da stimolo per i vari Enti di F.P. a portare avanti l'evangelizzazione dei loro giovani allievi. E' stato proposto, inoltre, che gli incontri siano guidati dalla GIOC, poiché si tratta di un'associazione che è molto sensibile e vicina alle problematiche dei giovani lavoratori.

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Mentre vi prego di prendere nota degli appuntamenti proposti, riservandomi di riunirvi di volta in volta prima dell'attuazione delle singole iniziative, auguro a tutti un buon lavoro tra i vostri giovani. Catania, 21 novembre 2006

Don PIERO SAPIENZA Direttore

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UFFICIO SCOLASTICO DIOCESANO

Oggetto: Calendario incontri formazione degli IdR Lunedì 16 ottobre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Mercoledì 18 ottobre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Giovedì 19 ottobre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Venerdì20 ottobre 2006 ore 16,00-20,00 Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Sabato21 ottobre 2006 ore 9,00-18,30 Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Domenica22 ottobre 2006 ore 9,00-18,30

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe,classe in

disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Mercoledì25 ottobre 2006 ore 16,00-19,00

Corso di formazione per aspiranti IdR (Le riforme Scolastiche: Prof. Giuseppe Luca) Ist.Teologico S. Paolo Giovedì 26 ottobre 2006 ore 16,00-19,00

Corso di formazione per aspiranti IdR(Riforma Berlinguer-Moratti-Fioroni: Prof.

Giuseppe Luca) Ist.Teol. S. Paolo

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Venerdì27 ottobre 2006 ore 16,00-19,00

Corso di formazione per aspiranti IdR (L'Autonomia Scolastica: Prof. Giuseppe Luca) Ist.Teologico S. Paolo Mercoledì 15 novembre 2006 ore 16,00-19,00

Corso di formazione per aspiranti IdR (Progettare nella scuola del 'autonomia Prof.ssa Zina Bianca) Ist. T. S. Paolo Giovedì 16 novembre 2006 ore 16,00-19,00

Corso di formazione per aspiranti IdR (II lessico della riforma: Prof. Giuseppe Adernò) Ist.Teologico S. Paolo Venerdì 17 novembre 2006 ore 16,00-19,00

Corso di formazione per aspiranti IdR (L'educazione alla convivenza civile: Prof.ssa M. Ausialia Mastrandrea) Ist.T. S. Paolo Lunedì 20 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Mercoledì 22 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Giovedì 23 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Venerdì 24 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Sabato 25 novembre 2006 ore 9,00-18,30

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in

disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Domenica 26 novembre 2006 ore 9,00-18,30

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio:Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti

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Lunedì 27 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio: Prof.ssa Mirella Monouso) Propedeutico-via Raciti Mercoledì 29 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio: Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Giovedì 30 novembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio: Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Venerdì 1 dicembre 2006 ore 16,00-20,00

Laboratorio per IdR Infanzia e Primaria (Disagio in classe, classe in disagio: Prof.ssa Mirella Mancuso) Propedeutico-via Raciti Domenica 10 dicembre2006 ore 9,00-13,00

Ritiro Spirituale in Seminario (Mons. Antonino Fallico) N.B. A gennaio ci sarà un corso per IdR di Scuola Secondaria di 1° grado sulla

Valutazione degli alunni (la data non è stata ancora stabilita: verrà da Roma il Prof. Fiorin).

A marzo ci sarà un corso per IdR di Scuola Secondaria di 2° grado su Problemi di Bioetica(la data non è stata ancora stabilita: verrà il Prof. M. Cascone).

Catania, 11 settembre 2006

Mons. GIOVANNI PERNI Direttore

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UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO

Oggetto: ottobre missionario

Carissimi, in preparazione dell’ottobre missionario vi invitiamo a partecipare, anche tramite un vostro rappresentante, all’incontro che si terrà il prossimo 23 settembre, presso il salone della Curia arcivescovile. Cominceremo con un momento di preghiera e presenteremo il Piano Pastorale diocesano e i sussidi per l’animazione dell’ottobre e dell’anno missionario; illustreremo brevemente le Pontificie Opere Missionarie e consegneremo un promemoria; relazioneremo sulle attività svolte in diocesi e saremo a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Cogliamo l’occasione per ricordare che l’Ufficio Missionario è aperto tutti i lunedì e i venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e, in occasione dell’Ottobre Missionario, anche il mercoledì.

I giovani del Movimento Giovanile Missionario sono a disposizione per testimonianze e animazioni di S. Messe e veglie missionarie soprattutto nel mese di ottobre.

In attesa di incontrarci per ravvivare in noi lo spirito missionario, fraternamente vi salutiamo. Catania, 24 settembre 2006

Sac. DEODATO MAMMANA Direttore

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In Pace Christi

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Dopo quasi una settimana di ansimante agonia, travagliato da forti dolori e assistito dalla tenera, continua presenza dell’amico Vescovo Mons. Salvatore Nicolosi, il 2 settembre 2006 ha concluso il suo itinerario terreno ed è tornato al suo Signore il Rev.do

SAC. SALVATORE PAPPALARDO Rettore del Santuario dell’Annunziata a Pedara

il quale pur avendo sempre mantenuta una robusta corporatura, specie nell’ultimo periodo, non gli erano mancati svariati malanni per cui spesso era stato costretto a vivere isolato in casa. Nacque a Pedara l’11/9/1923. Come tutti i ragazzi del paese trascorse la sua infanzia e parte della sua adolescenza fra le sacre mura dei Padri Salesiani che sin dal secolo scorso hanno educato nelle loro scuole e nel grande rinomato Oratorio quasi tutta la gioventù di Pedara. Lì frequentò le elementari e parte del ginnasio. Poi, pur conservando sempre in cuore una grande nostalgia di Don Bosco, preferì, ormai giovanotto, di entrare nel nostro Seminario diocesano ove completò gli studi liceali e teologici. A differenza del maggior numero dei seminaristi quasi tutti segaligni e lanternuti, egli si presentava ben piantato nel corpo e di altezza al di là della norma. Aveva una voce baritonale e quando, prefettino, chiamava da lontano i suoi ragazzi lanciava fuori un vocione che dava l’idea di un ululato canino. Lo chiamavamo, infatti, “u braccu”. Ricevette l’ordine presbiterale nella Chiesa Madre di Pedara il 15/7/1951 da S.E. Mons. Francesco Pennisi da un anno Vescovo ed illustre concittadino pedarese. Primo incarico fu quello di Vicario cooperatore nella stessa chiesa madre del paese. Resasi vacante la Rettoria del Santuario di Maria SS. Annunziata, il 13/1/1960 ne fu nominato Rettore. Vi rimase sei anni, ma a distanza di tempo ebbe poi lo stesso incarico, precisamente nel 1990, incarico che mantenne fino alla morte. Aveva un carattere molto fermo e deciso; spesso, nelle pubbliche relazioni, si mostrava un po’ duretto. Non transigeva, purtroppo, nelle sue idee che riteneva quasi sempre ineccepibili. Mostrava il suo disappunto a chi non condivideva il suo pensiero. Era questa la pecca che gli si rimproverava facilmente. Una volta, dopo una competizione elettorale in paese, tuonò così tremendamente dall’altare contro i suoi

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parrocchiani che avevano votato contro le sue chiare indicazioni che si buscò un pubblico biasimo in pieno Consiglio comunale. Era fatto così, don Pappalardo, ma, tutto sommato, era un uomo dal cuore d’oro, pronto a venire incontro a chi aveva bisogno, generosissimo con chi ricorreva a lui per qualsiasi necessità spirituale e materiale. Della sua casa volle farne un centro di preghiera e di solidarietà. Diede ospitalità più volte ad un gruppetto di Suore indiane, ultime quelle della Congregazione ‘Discepole di Gesù. Nel novembre del 1965, o perché stanco di fare il vicario parrocchiale o perché psichicamente un po’ depresso, ebbe un momento di resipiscenza e , allontanatosi da Pedara, chiese ospitalità ai PP. Salesiani di Chieri (TO). Sentiva bisogno di un po’ di riposo mentale e la possibilità di riflettere se era il caso di coronare il suo antico sogno di diventare figlio di Don Bosco. Si credeva, infatti, non adatto per la vita parrocchiale e incapace per quel tipo di lavoro. Non vi rimase molto in quell’oasi di pace. Poi rientrò al paese e chiese un lavoro non parrocchiale. Fu inviato a Catania come Cappellano dell’Istituto delle Suore Agostiniane. Il 31/10/1967 fu necessario nominarlo Vicario cooperatore della parrocchia di S.Antonio a Pedara per sostituire in pieno il vecchio parroco Don Giovanni Tomaselli ormai inabile al servizio pastorale. Gli successe, infatti, alla morte e fu grande l’entusiasmo dei fedeli parrocchiani al suo ingresso in parrocchia. Forse quella inaspettata calorosa accoglienza, il trovarsi finalmente autonomo del tutto nel governo della parrocchia senza interferenze o intermediari, gli diede forza e coraggio di iniziare un lavoro parrocchiale intelligente e proficuo. Vi rimase, infatti, 21 anni Fra l’altro, per attirare di più i giovani, diede spazio al teatro popolare con una nutrita squadra di filodrammatici, lui che era stato bravo attore in Seminario con Mons. Pennisi. Poi, nel 1989, probabilmente per quella sua particolare ritornante psicosi, chiese insistentemente di essere sollevato dall’incarico e fu esaudito. Gli fu affidata, come già detto, la rettoria del Santuario dell’Annunziata che gestì con autorevolezza ed autonomia. Curò zelantemente il culto alla Madonna e quello popolare della “Beata Peppina”. Libero, poi, dai suoi impegni, si rese sempre disponibile, in aiuto ai Confratelli che avevano bisogno di lui per i vari servizi pastorali.

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Non è da trascurare, extra corum, che P. Pappalardo non tanto facilmente partecipava alle riunioni Vicariali né ad altri particolari incontri. Li stimava tempo perso (e forse non aveva tutti i torti) perché – diceva – in quelle riunioni si parla molto e si conclude poco. Nell’ultimo periodo della sua vita i vari comuni malanni in eredità a tutte le persone anziane gli si aggravarono talmente da condurlo giorno dopo giorno alla conclusione dolorosissima della sua vita. Oggi che Don Salvatore è già nella visione beatifica di Dio, si sarà certamente accorto che, Lui, il Signore pur essendo giustizia infinita ed Essere perfettissimo, nella sua misericordia senza limiti, il più delle volte, sulle miserie umane riesce a chiudere un occhio e a perdonare a dismisura. Mons. MAURO LICCIARDELLO

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Sarebbe un imperdonabile gesto di scortesia se nel Bollettino Ecclesiale della nostra Arcidiocesi tralasciassimo il ricordo di un illustre presbitero che amò immensamente la Chiesa di Catania come sua Chiesa, dove era sbocciato il germe della sua chiamata al sacerdozio. Ed anche noi, come uno dei nostri abbiamo sempre pensato, stimato ed amato

l’Eminentissimo Cardinale di Santa Romana Chiesa PAPPALARDO SALVATORE

del Titolo presbiterale di S. Maria Odigitria dei Siciliani che il 10 dicembre 2006, nel giro di poche ore ha reso la sua bell’anima a Dio. La vigilia aveva insistentemente espresso il desiderio di venire a Catania per incontrarsi con i suoi. E fu lì, in casa della sorella, che nella notte si sentì male. Sarebbe morto nella nostra città se il suo medico curante, che fortunatamente l’aveva accompagnato nel viaggio, vista la gravità del caso non ne avesse ordinato l’immediato trasporto in ambulanza a Palermo. Il Card. Pappalardo, pur affondando le sue ataviche origini in Zafferana Etnea, nacque tuttavia a Villafranca Sicula (AG) il 23 settembre 1918. Ma diremmo, solo per un fortuito caso, giacché il suo papà, austero Maresciallo di quegli austeri ed inquadrati Carabinieri Reali di un tempo (e fra essi anche mio padre) comandava la locale Stazione dell’Arma. Con gli anni la famiglia Pappalardo rientrò nel catanese e il giovane Salvatore compì, nella città etnea, il ginnasio e il liceo classico, mentre maturava in lui una profonda formazione interiore e il vivo desiderio di consacrarsi al Signore nello stato ecclesiastico. Ne parlò al padre, ma ne ricevette un energico e categorico rifiuto. Alle continue insistenze del figlio, alla fine, si convinse, ma solo ad una condizione che completasse cioè i suoi studi a Roma. Caro uomo, non ce lo vedeva probabilmente il suo pupillo rivestito di un’ umile tonaca nera; quel suo figlio l’avrebbe visto più volentieri in una luccicante divisa di alto ufficiale con sciabola e feluca piumata sul capo, all’apice di una brillante carriera militare nell’Arma benemerita. Il giovane, amareggiato più che scoraggiato, si rivolse fiducioso al suo stimato Arcivescovo, l’amabilissimo Mons. Carmelo Patanè il quale, avendolo già precedentemente conosciuto, gli spianò

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personalmente la strada e lo raccomandò calorosamente ai Superiori del Seminario Romano. E così cominciò per Salvatore quel cammino ecclesiale che, per grazia di Dio e per i suoi meriti, lo portò ai più alti vertici della Gerarchia. Frequentò l’Università Gregoriana e conseguì la laurea in Teologia e in Diritto Canonico. Quindi, pur avendo, ormai, messo radici a Roma e pur frequentando la Pontificia Accademia Ecclesiastica volle essere incardinato nella Chiesa di Catania. Venne ordinato presbitero il 12 aprile 1941 dal Card. L.Traglia. Assunto immediatamente in Segreteria di Stato, ricoprì, con gli anni, delicati incarichi guadagnandosi la massima stima dei Pontefici del tempo, da Pio XII a Giovanni XXIII; fino al 1965, quando, il 7 dicembre, fu nominato Nunzio Apostolico in Indonesia ed eletto Arcivescovo titolare di Mileto. Ricevette la sacra ordinazione episcopale il 16 gennaio 1965. Ma, per motivi di salute, rimase poco tempo in Nunziatura e venne richiamato a Roma per assumere il delicatissimo incarico di Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica. Il 17 ottobre 1970, essendo rimasta vacante l’Arcidiocesi di Palermo in seguito alle sofferte dimissioni del Card. Francesco Carpino, .per espresso desiderio del S. Padre Paolo VI, fu nominato Arcivescovo della Chiesa palermitana. Nel Concistoro del 5 marzo 1973 fu creato Cardinale di S.R.C. Non è nostro compito interferire sulla frenetica ed esaltante attività del Cardinale Pappalardo nei lunghi 26 anni di governo pastorale della illustre consorella Chiesa di Palermo. Altre voci più illustri e più autorevoli ne hanno decantate le lodi e sottolineato quel suo carattere sempre deciso ed energico che, più volte, lo portò ad elevare con forza e coraggio la sua protesta e la sua condanna contro la mafia siciliana; si pensi alle omelie funebri per il Gen. Della Chiesa, per i giudici Borsellino e Falcone e per il suo carissimo P. Puglisi. A noi piace ricordarlo come compaesano, come un vero catanese “di razza”, di cui non si è mai vergognato, anzi si è sempre dimostrato legato sensibilmente alla nostra gente, al nostro presbiterio, ai nostri venerati Arcivescovi che si sono man mano succeduti nel governo della nostra Arcidiocesi, alla sua cara Zafferana Etnea. Il giorno della sua ordinazione episcopale, nel ringraziare quanti erano intervenuti al sacro rito volle sottolineare che quanto era avvenuto non lo si doveva a meriti personali o a blasoni di famiglia, ma solo a precisa scelta della Divina Provvidenza. “Non ho alcun titolo – disse –.

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Provengo da un paese della lontana Sicilia, costituito di laboriose persone semplici ed oneste, per la maggior parte carbonai, zappatori e pecorai. E di questo me ne vanto”. Questa semplicità la portava anche nel suo modo di vivere e di vestire. Era colto, ma non te lo faceva pesare. Aveva un carisma particolare che non tutti hanno. Era capace di spezzettarti in parole semplici e chiare persino argomenti di altissimo valore teologico. Un catechista nato. Avendone possibilità e tempo, si trasferiva volentieri, specie nel periodo estivo, nel suo paesello e nella sua casa paterna e lì, in semplice talare nera o in clergiman, girava a piedi per le vie del paese, faceva, come ogni misero mortale, la sua spesa giornaliera, e andava puntualmente in Chiesa Madre per celebrare la S. Messa. E noi, sacerdoti d’una certa età, sapendolo a Zafferana, lo si andava a trovare, per stare con lui insieme, affabilmente, senza tante procedure liturgiche o protocolli burocratici. Lo si accompagnava qualche volta anche nella sua vigna o in escursione verso il Monte Pomiciaro o in Val Calanna. Erano momenti di santa allegria, occasioni per fargli scaricare le tensioni accumulate nell’esercizio del “sacro potere”. Stando con lui ti scordavi di trovarti con un eminentissimo Cardinale. E lui non era secondo nelle battute facete o quando tornavano alla mente le figure di quei nostri santi confratelli su cui si poteva un po’ ricamare qualche lepido commento. Mi stuzzicava spesso, in quegli incontri, per risentire qualche fatterello esilarante di Mons. Patanè o qualche episodio particolare che personalmente lo riguardava. Come quello avvenuto a Zafferana quando, giovanissimo, sceso da Roma per le vacanze di Pasqua, fu invitato a presiedere la celebrazione del Sabato Santo. Ci mise tutta la sua bravura nell’eseguire in perfetto canto gregoriano la lunga orazione impetrativa del messale. Alla fine, secondo l’antico rito, il Diacono portò in solenne processione, dal presbiterio al fonte battesimale, il vaso dell’acqua benedetta. Ma quell’acqua, versata dentro il catino di marmo, defluì tutta sotto terra perché il recipiente era rimasto sturato. Ritornò il diacono, rosso dalla vergogna, alla sede e, sottovoce, riferì l’accaduto al Celebrante. Il quale, senza scomporsi: “ Piccatu – disse in siciliano – do pu tanti canzuni!! Era fatto così il Cardinale Pappalardo, sapeva gestire, a seconda dei casi, fermezza e dolcezza, passare facilmente dal serio al faceto, dall’italiano al siciliano, con molta spontaneità.

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Fu solenne la celebrazione eucaristica esequiale a Palermo, nella cui Cattedrale poi il Cardinale è stato sepolto. Altrettanta solennità gli è stata tributata in die trigesimo nella Chiesa Madre di Zafferana Etnea. L’Arcivescovo Mons. Gristina e il Parroco Don Luigi Licciardello, nei loro interventi, presentarono in maniera viva e palpitante la figura di questo nostro illustre concittadino che servì tanto la Santa Chiesa di Dio e fece onore alla nostra terra. Mons. MAURO LICCIARDELLO