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Biblioteca digitale

Scuola vaticana di biblioteconomia

anno accademico 2007-2008

Paul Gabriele [email protected]

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Biblioteca, modello di struttura ipertestuale la biblioteca, modello documentario per sua natura

ipertestuale – «struttura non centralizzata di relazioni complesse» (J. McGann, La letteratura dopo il World Wide Web. Il testo letterario nell’era digitale) - ha rappresentato lo spazio elettivo per sperimentare e applicare la convergenza al digitale dei processi di elaborazione, memorizzazione, recupero e distribuzione della conoscenza

Vannevar Bush (As we may think, «Atlantic Monthly», 176, 1945, 1, pp. 101-108) progetta il Memex

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Nelson e il progetto Xanadu Theodor Holm Nelson conia il termine “docuverso” (ad

indicare l'universo dei dati leggibili dalla macchina) e, successivamente, “ipertesto”, sul cui principio logico elabora un visionario progetto denominato Xanadu

Xanadu rappresentava nella visione di Nelson l'evoluzione su grande scala del concetto di ipertesto, una sorta di "ipertesto planetario", che per mezzo di associazioni logiche, link e una rete capillare di computer in cui i documenti esistenti venivano archiviati, avrebbe permesso di reperire qualsiasi tipo di documento testuale e multimediale (Ted Nelson, Literary Machines 90.1)

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Intergalactic Computer Network

Joseph Carl Robnet Licklider formula l’idea di una rete globale di computer, con un’intuizione che anticipa genialmente le successive elaborazioni teoriche che daranno vita a internet e al world wide web «It seems reasonable to envision, for a time 10 or 15 years hence,

a 'thinking center' that will incorporate the functions of present-day libraries together with anticipated advances in information storage and retrieval. The picture readily enlarges itself into a network of such centers, connected to one another by wide-band communication lines and to individual users by leased-wire services. In such a system, the speed of the computers would be balanced, and the cost of the gigantic memories and the sophisticated programs would be divided by the number of users» (J.C.R. Licklider, Man-Computer Symbiosis)

nel 1965 Licklider pubblica Libraries of the Future, in cui pone le basi concettuali per il futuro sviluppo del computer e per quella che trenta anni più tardi sarebbe stata chiamata “biblioteca digitale”

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Biblioteca digitale il termine “biblioteca digitale” si diffonde tra il 1992 e il ‘93, in

correlazione alla nascita del world wide web, per realizzare «la convergenza teorica e tecnica tra biblioteche digitali e sistemi ipertestuali distribuiti» (F. Ciotti, Teoria, progetto e implementazione di una biblioteca digitale: Testi Italiani in Linea)

con lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, è entrato a far parte del lessico biblioteconomico in un contesto semantico che lo vede spesso affiancato ai termini biblioteca “elettronica”, “virtuale”, “multimediale”, “ibrida”. Le differenti connotazioni semantiche sono sintomo della ridefinizione del concetto stesso di biblioteca resa inevitabile dai cambiamenti introdotti dall’avvento dell’elettronica

la storia della nascita di www fino ai più recenti sviluppi del web semantico è descritta da Tim Berners-Lee in L’architettura del nuovo Web

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Digital Library Federation «Digital libraries are organizations that provide the resources,

including the specialized staff, to select, structure, offer intellectual access to, interpret, distribute, preserve the integrity of, and ensure the persistence over time of collections of digital works so that they are readily and economically available for use by a defined community or set of communities» (A working definition of digital library, 1998)

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La crisi della biblioteca

la radicale trasformazione dello statuto ontologico della biblioteca nel contesto degli scenari digitali

il suo posizionamento non più esclusivo nell’universo della mediazione informativa, sempre meno dipendente dalle biblioteche

appaiono sulla scena nuovi soggetti concorrenti (sia pubblici che privati, o frutto di ibridazioni istituzionali o di partnership tra pubblico e privato), che ridisegnano autorevolmente la geografia dei saperi e i luoghi dell’accesso alla conoscenza

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Le sfide della net economy monumentali imprese annunciate e già in parte avviate da

Google, Microsoft e Yahoo! che coinvolgono importanti istituzioni bibliotecarie

mettono a confronto due universi informativi assai diversi per storia e per finalità (quello dell’impresa privata da una parte e quello delle istituzioni della memoria e dei beni culturali dall’altra)

intento comune, sia pure da punti vista e da “ideologie” diverse, «di integrare l’informazione disponibile in rete e l’informazione disponibile fuori dalla rete»

una massa critica documentaria, che mentre genera nuovo capitale culturale, causa vistosi fenomeni di entropia dell’informazione

Il fenomeno è stato ricostruito da Gino Roncaglia, I progetti internazionali di digitalizzazione bibliotecaria: un panorama in evoluzione

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Biblioteche in evoluzione - 1 non sono cambiate e non stanno tanto cambiando le funzioni

fondamentali della biblioteca quanto la loro portata e soprattutto lo scenario, il contesto in cui esse si esprimono

l’universo documentario è espressione della società dell’informazione e della conoscenza, fondata sulla contaminazione e ibridazione delle culture e dei linguaggi e sul principio della interoperabilità tra sistemi e contesti eterogenei

la «convergenza al digitale» ridefinisce competenze e professioni, e obbliga a metodologie di lavoro fondate sulla trasversalità delle pratiche e delle conoscenze

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Biblioteche in evoluzione - 2 sono aumentate le aspettative degli utenti che sono

progressivamente più capaci di interagire con la struttura ipertestuale del web e di utilizzarne i principali strumenti di ricerca: i motori, minimalisti nelle loro interfacce ma (almeno

apparentemente) efficaci nelle funzionalità di reperimento, recupero e visualizzazione delle informazioni

i sistemi a più raffinata logica strutturale e organizzativa, come le basi di dati, che richiedono, nella formulazione dell’espressione di ricerca, formalizzazioni logiche del linguaggio naturale e articolate procedure di information retrieval

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Biblioteche in evoluzione - 3

rimodulazione delle funzioni tradizionali della biblioteca e all’assunzione di nuove responsabilità riguardanti i processi editoriali di creazione, produzione e diffusione

della conoscenza (soprattutto in ambito accademico) i servizi di mediazione informativa (il reference) la formazione, sotto forma di alfabetizzazione all’uso degli

strumenti bibliografici e di ricerca

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Biblioteche in evoluzione - 4

“sovraccarico di informazioni” (information overload) appiattire la differenza tra “necessario” e “superfluo” rendere inversamente proporzionale il rapporto tra quantità di

informazione erogata e qualità di conoscenza fruita formazione e trasmissione di abilità e competenze per la ricerca

e la selezione di fonti informative e di risorse di qualità strumento per contrastare il digital divide creazione di un ecosistema informativo per assicurare

governabilità all’incremento esponenziale delle risorse documentarie

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Biblioteca digitale

modello logico e astratto collezioni di documenti (non solo testuali) metadati ad essi relativi

struttura di servizio organizzata, in cui le collezioni sono al centro di un coerente sistema di relazioni ontologiche

ontologia modo di organizzare o classificare informazioni modello di organizzazione dei dati in grado di suddividere un

dominio della conoscenza in tutte le classi di oggetti che hanno un ruolo nei suoi processi e strumento di applicazione nei processi di Knowledge Management

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Applicazioni di biblioteca digitale - 1

progetti non istituzionali a carattere volontario Project Gutenberg fondato nel 1971 da Michael Hart, che ad

oggi conta oltre diecimila testi, risultato dell’attività di alcune centinaia di volontari

Progetto Manuzio anch’esso a carattere volontario, gestito dall’associazione culturale Liber Liber.

iniziative editoriali LIZ Letteratura italiana Zanichelli (1993) diretta da Pasquale

Stoppelli: nella sua ultima versione (2001) raccoglie 1000 testi della letteratura italiana interrogabili attraverso un potente motore di analisi computazionale

progetti con finalità didattiche o di ricerca Oxford Text Archive (OTA) realizzato dalla Oxford University

Computing Services Electronic Text Center (ETC) che ha sede presso l’Università

della Virginia

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Applicazioni di biblioteca digitale - 2

servizi di accesso, secondo procedure di autenticazione da parte dell’utente, a banche di dati e raccolte di periodici elettronici (e-journals), sottoscritti per abbonamento da sistemi o consorzi soprattutto universitari

scaffali digitali delle librerie virtuali, sul modello di Amazon.com Search inside: sfogliare le riproduzioni, in formato immagine, dei preliminari

dei testi (frontespizio, indice, quarta di copertina, ecc.), e cercare singoli lemmi al loro interno

Amazon Pages: acquistare (pay per use) in formato digitale singole pagine, sezioni o capitoli dei libri che sono presenti nei suoi cataloghi

Amazon upgrade: permettere all’acquirente del libro su carta di acquistare, con un sovrapprezzo, anche l’accesso permanente alla versione digitale

iniziative volte alla valorizzazione di collezioni documentarie archivi della memoria di singoli, di piccole comunità o minoranze che

grazie a internet cercano di ricostruire e di testimoniare la propria identità storica e culturale

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Architettura dell’informazione - 1

capacità di gestire le informazioni catalogare il sapere creare nuove connessioni semantiche tra i

documenti aggiungere valore attraverso

la struttura sindetica del catalogo gli indici i linguaggi di indicizzazione semantica la classificazione

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Architettura dell’informazione - 2

progettazione di nuovi contesti digitali spazi logici di interazione tra utenti e universo documentario nuovi servizi

accesso intuitivo ai contenuti facile recupero modelli di creazione della conoscenza fondati sulla

partecipazione collettiva network communities

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Qualità di una biblioteca digitale

non per il numero dei documenti per la capacità

di strutturare e di modellizzare i dati di renderli accessibili conservando la stratificazione dei

contesti di documentare la relazione tra il documento nuovo e

quello d’origine (nel caso di documenti derivati) di valorizzare le relazioni semantiche tacite o palesi con gli

altri documenti

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Qualità tecnologica adozione di infrastrutture

flessibili: capacità di adattarsi ai cambiamenti modulari: numero e disposizione delle parti costitutive può

essere modificato e ricombinato incrementali: potenzialità di sviluppo e di espansione nel

tempo open source: codici sorgente liberamente accessibili e

modificabili modelli di conoscenza

dinamici distribuiti e non centralizzati dimensionamento commisurato

all’identità istituzionale dei progetti alla tipologia alla quantità e qualità dei servizi che si intendono erogare

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Modelli funzionali di riferimento

diversi, anche in combinazione per favorire l’integrazione tra protocolli applicazioni servizi

archiviazione gestione ricerca distribuzione remota di metadati e documenti

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Accesso ai contenuti digitali

portale è lo spazio di interazione tra utente bibioteca funzioni disponibili servizi tradizionali (prestito, document delivery) servizi innovativi

alert personalizzazione (anche come collaborative filtering) data mining reference linking applicazioni di semantic web (ontologie, mappe topiche

ecc.)

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Interfacce innovative accessibilità

presenza o meno di barriere tecnologiche che limitano o pregiudicano la fruizione dei servizi di rete (Web Accessibility Initiative www.w3.org/WAI)

usabilità grado in cui un prodotto può essere usato da particolari utenti

per raggiungere certi obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno specifico contesto d’uso (ISO 9241-11:1998 Ergonomic requirements for office work with Visual Display Terminals)

nuove modalità di browsing tecniche di clustering effetti grafici mappe visuali

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La digitalizzazione

documenti digitali primari o nativi (born digital): non hanno un

equivalente analogico secondari o digitalizzati (digitized): conversione

da analogico a digitale digitalizzazione:

processo di creazione e produzione di un surrogato o derivato digitale del documento analogico fonte (source)

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Procedure di acquisizione la più comune è quella meccanica con l’uso di scanner,

fotocamere ecc. prodotti

file di immagini più economico privilegia la resa visuale e l’aderenza all’originale file di grandi dimensioni che non consentono di effettuare ricerche ed

estrazioni testuali file di testo

più impegnativo (tempo e costi) rinuncia all’equivalenza con l’impaginazione e il layout dell’originale file manipolabili con editor di testi

OCR (Optical Character Recognition) trattamento successivo all’acquisizione dell’immagine seguito da revisione e correzione degli errori

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Formati standard

ASCII (American Standard Code for Information Interchange) (ISO 646)

UNICODE (ISO 10646) RTF (Rich Text Format) sviluppato da

Microsoft per lo scambio dei testi a prescindere dal programma di scrittura

DOC specifico per programma di scrittura Microsoft

linguaggi di marcatura (markup languages)

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Formati standard

per e-books OEB (Open E-Book) promosso da Open e-book forum LIT promosso da Microsoft PDF (Portable Document Format)

per memorizzazione e compressione di immagini bitmap TIFF (Tagged Image File Format)

genera file pesanti di ottima qualità (per l’archiviazione) JPEG (Joint Photographic Experts Group) GIF (Graphics Interchange Format)

generano file compressi con un degrado della qualità originaria (per la visualizzazione)

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Formati standard

per file audio WAV (o WAVE) di Microsoft e IBM AIFF (Audio Interchange File Format) di Apple MP3 (MPEG-1/2 Audio Layer 3)

molto compresso (non adatto per l’archiviazione)

per video QuickTime di Apple utilizzabile anche con Windows

per scene tridimensionali VRML (Virtual Reality Modeling Language)

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Acquisizione e archiviazione digitale

Cornell University Library. Digital Preservation Policy Group Digital Library Federation

banchi di acquisizione e sistemi di illuminazione integrità degli originali uniformità delle condizioni di trattamento (illuminazione, inquadratura)

rifilatura (eliminazione delle zone estranee allo specchio della pagina)

acquisizione autonoma di ogni singola pagina (anche quelle bianche)

produzione di copia master (per l’archiviazione) produzione di derivati (media qualità, OCR) acquisizione in formato TIFF con compressione LZW (Lempel-

Ziv-Welch) e risoluzione spaziale (DPI o PPI) variabile a seconda delle finalità del progetto

file XML con metadati contenuti nelle cartelle delle immagini e su supporto DVD-R

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Rappresentazione in formato testo

codifica informatica dei testi uso di linguaggi formali (markup languages)

insieme di istruzioni sotto forma di etichette (tags) inserite accanto ai segmenti di testo a cui si riferiscono

specifica sintassi regola l’uso, la forma e i rapporti tra le etichette

linguaggi di marcatura procedurali: controlla l’output (“questo va in grassetto”) dichiarativi: controlla l’appartenenza ad una classe di

strutture, forme e caratteristiche testuali (“questo è un capitolo”)

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XML Extensible Markup Language

preferito a SGML per la maggiore flessibilità metalinguaggio

detta le regole sintattiche mediante le quali definire il linguaggio di marcatura da applicare a singole tipologie di testi agevola l’interscambio di dati tra applicazioni diverse indipendenza dalle piattaforme netta separazione dei dati dalla presentazione struttura incrementale

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I metadati Costuiscono il linguaggio della biblioteca digitale, il suo tessuto

connettivo. Anche se un uso estensivo del termine li appiattisce sulla

funzione delle tradizionali schede catalografiche, la loro inedita specificità viene evidenziata dalla varietà delle tipologie funzionali (descrittivi, strutturali, amministrativo-gestionali, questi ultimi finalizzati in particolar modo alla gestione dei diritti e alla conservazione).

Secondo la definizione NISO: “Metadata is structured information that describes, explains, locates, or otherwise makes it easier to retrieve, use, or manage an information resource. Metadata is often called data about data or information about information” (NISO, 2004)

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Le funzioni dei metadati In un contesto in cui l’universo documentario non è riconducibile

a tassonomie predeterminate e l’informazione digitale risulta fragile, facilmente corruttibile o alterabile, sia nei supporti che nei contenuti informativi, i metadati assolvono diverse funzioni, a condizione che siano correttamente applicati dal punto di vista della completezza, della correttezza sintattica e semantica (NISO, 2004)

essi consentono l’identificazione univoca l’individuazione e la localizzazione di una risorsa l’aggregazione e l’organizzazione di risorse con caratteristiche

comuni la gestione dei processi di archiviazione e conservazione che

supportano e descrivono

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Diversificazione dei metadati

Esistono diversi schemi di metadati (Caplan, 2003; Canali, 2006) e diversi profili di applicazione, a seconda delle specifiche tipologie di risorse documentarie delle comunità che li adottano delle finalità dei progetti di digitalizzazione della granularità descrittiva

IFLA, Digital Libraries: Metadata Resources, http://www.ifla.org/II/metadata.htm

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METS

The Metadata Encoding and Transmission Standard (METS), http://www.loc.gov/standards/mets/, è un contenitore logico che fornisce l’intelaiatura per codificare metadati (secondo schemi di codifica non predeterminati) all’interno di una biblioteca digitale

analoga funzione (prevalentemente gestionale e finalizzata alla conservazione) svolge lo schema Metadati amministrativi e gestionali (MAG), elaborato in seno all’ICCU, http://www.iccu.sbn.it/genera.jsp?id = 101

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Dublin Core

Dublin Core (DC), http://dublincore.org, nato per la descrizione di risorse Web anche da parte di non specialisti (si basa su un set di 15 elementi tutti opzionali e ripetibili), è divenuto lo schema di riferimento di molti progetti di digitalizzazione bibliotecaria anche per la sua integrazione con altri schemi o con formati bibliografici, di cui sono definite le equivalenze tra etichette denotate in modo diverso ma semanticamente affini (mappature o crosswalks)

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MODS

Metadata Object Description Schema (MODS) http://www.loc.gov/standards/mods/ è uno schema di metadati descrittivi derivato da MARC 21, e indicato per la sua flessibilità a descrivere oggetti digitali nativi, con un livello di granularità più compatibile (rispetto ad altri schemi) con gli standard dei formati bibliografici

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EAD

The Encoded Archival Description (EAD), http://www.loc.gov/ead/ , è specificamente rivolto alla codifica dei dati contenuti negli strumenti di sussidio alla ricerca archivistica, ma è anche diffuso in altri contesti che trattano collezioni speciali

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VRA

Visual Resources Association (VRA) Core Categories, http://www.vraweb.org/vracore3.htm , è uno schema usato nel contesto delle arti visive per i cui oggetti o le loro rappresentazioni fornisce un set di metadati descrittivi

per le arti visive, è stata elaborata, con funzioni simili a quelle di METS, una struttura concettuale altamente formalizzata, Categories for the Descriptions of Works of Art (CDWA), http://www.getty.edu/research/conducting_research/standards/cdwa/

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MPEG

MPEG-7, Multimedia Content Description Interface, http://www.chiariglione.org/mpeg/ , è uno standard per la descrizione codificata di oggetti digitali audio e video, per i quali lo stesso gruppo promotore ha creato il modello strutturale di gestione, MPEG-21, Multimedia Framework

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ONYX

Onyx (e in particolare Onyx for Books), http://www.editeur.org/onix.html , è uno standard nato per la rappresentazione e lo scambio di informazioni bibliografiche a livello editoriale (anche a tutela della proprietà intellettuale), ma per la peculiarità delle informazioni trasmesse potrebbe essere utilizzato dalle biblioteche come forma di precatalogazione

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LOM

Learning Object Metadata (LOM), http://ltsc.ieee.org/wg12/ , sono metadati orientati alla descrizione di materiali didattici che utilizzano piattaforme tecnologiche

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Specificità dei metadati i fattori che connotano la specificità dei metadati

riguardano il loro inscindibile legame con i documenti, di cui essi veicolano le informazioni, nonché l’essere espressi in linguaggi formali che consentono la loro “indicizzazione da parte di strumenti di ricerca appositamente predisposti per interpretarli”

sono anche i fattori che regolano l’interoperabilità logica e semantica tra risorse digitali pure ontologicamente diverse, in grado perciò di creare dinamicamente nuove relazioni, che amplificano di fatto la struttura reticolare dell’informazione in rete

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Elementi per l’interoperabilità la varietà dei formati descrittivi e degli schemi di codifica richiede

come requisito per garantire l’interoperabilità una loro costante “mappatura” (mapping), sotto forma di tabelle che definiscono le equivalenze semantiche e sintattiche tra gli elementi appartenenti a due o più formati di metadati anche eterogenei (crosswalks) OCLC, All about Crosswalks,

http://www.oclc.org/research/projects/mswitch/1_crosswalks.htm essa richiede anche l’adozione di formalismi come quello

espresso dal linguaggio RDF (Resource Description Framework) che è un modello di rappresentazione in cui le relazioni fra metadati e risorse vengono esplicitati secondo regole che ne permettono la condivisione coerente e simultanea fra diverse applicazioni (per esempio, di differenti comunità scientifiche) Resource Description Framework (RDF), http://www.w3.org/RDF/,

realizzato da The World Wide Web Consortium (W3C), http://www.w3.org/

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Archiviazione dei metadati i metadati sono importanti in quanto:

mastice che tiene insieme le informazioni sugli oggetti digitali, garantendone la qualità e l’accesso

struttura logica che consente flussi di informazioni e nuove relazioni

il processo di memorizzazione dei metadati prevede due soluzioni distinte (ma non necessariamente alternative): la loro integrazione all’interno della risorsa digitale

(garantisce un contestuale e simultaneo aggiornamento sia dei dati che dei metadati)

la loro archiviazione in una base di dati separata ma collegata logicamente a quella documentale (si rendono più agili e flessibili le operazioni di ricerca e di recupero delle informazioni)

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Modello organizzativo di un progetto di digitalizzazione

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Processo decisionale di un progetto digitale

individuazione di obiettivi e finalità conseguenze sull’organizzazione che lo promuove

aspetti gestionali, finanziari, tecnici, che incidono sui criteri di selezione e di conservazione del materiale e non vanno lasciati al caso e all’improvvisazione

modelli cognitivi, come il decision making, consentono di procedere alla decisione attraverso la disamina di più alternative possibili

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La griglia decisionale

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Analisi progettuale

finalità, strategie, soluzioni tecnologiche sono fortemente interrelate e richiedono una documentata e coerente elaborazione e pianificazione, in grado anche di analizzare e valutare i rischi di insuccesso (incostante erogazione dei fondi, carenza di personale, deficienze nella cooperazione ecc.)

sono richiesti, a seconda delle finalità sostenibili del progetto, il disegno dell’architettura logica della biblioteca, del sistema di relazioni che dovrà mettere in comunicazione le sue singole parti costitutive

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Analisi dell’utenza una preventiva analisi dell’utenza, la definizione di un target di

riferimento modulerà il linguaggio della biblioteca, aiuterà a definire i modelli di digitalizzazione e la scelta degli standard più idonei, nonché i criteri di selezione delle risorse documentarie da acquisire in formato digitale

dovranno essere tenuti presenti alcuni indicatori di riferimento, quali: la valorizzazione di un patrimonio culturale la frequenza d’uso di documenti rari, soggetti al deterioramento lo stato di conservazione l’utilità a fini didattici o di ricerca il miglioramento del controllo intellettuale la sostenibilità dei costi dell’acquisizione e della gestione la capacità di manutenzione e conservazione sul lungo periodo

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La carta delle collezioni digitali la stesura del progetto di digitalizzazione si può

identificare con la stesura della carta delle collezioni digitali, lo strumento principe di programmazione di una biblioteca, che definisce: l’identità culturale e quella delle sue raccolte il bacino d’utenza potenziale e virtuale gli strumenti di valutazione e selezione del materiale i criteri di acquisizione, di revisione e di scarto (che, in

ambiente digitale, non investe problemi legati soltanto agli spazi della conservazione quanto semmai all’accessibilità e usabilità delle raccolte)

i protocolli di digitalizzazione seguiti e gli standard prescelti, a partire dai metadati

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Organizzazione e competenze la biblioteca digitale richiede un’organizzazione che abbia

specifiche competenze e capacità gestionali, anche qualora i processi di digitalizzazione siano delegati a terzi

la complessità delle operazioni di acquisizione e pubblicazione digitale dei documenti, di creazione dei metadati, di archiviazione e conservazione richiede infatti la chiara individuazione di competenze e flussi di lavoro

il modello organizzativo più praticato è quello che prevede un nucleo interno composto da personale altamente specializzato, in grado di gestire, delegare e sovrintendere a tutte le attività, la cui specifica realizzazione (scansione ottica, inserimento metadati, codifica, sviluppo di database ecc.) viene affidata in outsourcing a società e service o a singoli con specifiche competenze

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Fasi di un progetto – 1

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Fasi di un progetto – 2

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Fasi di un progetto – 3

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Le risorse finanziarie la valutazione delle risorse finanziarie necessarie deve

tener conto di una serie di indicatori che consentano di quantificare i costi per il progetto, la sua realizzazione e la gestione nel tempo: personale (staff interno, collaborazioni esterne, consulenze) struttura (locali, attrezzatura hardware e software,

manutenzione, backup ecc.) digitalizzazione (prelievo, preparazione, scansione, metadati,

controllo di qualità, eventuali diritti per la riproduzione) archiviazione e conservazione (procedure e memorie di

massa) sistemi di distribuzione

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La gestione dei diritti la natura dei documenti digitali sembra contraddire i principi di

autorialità e di originalità dell’opera (e soprattutto i postulati che ne predicano la validità giuridica: identità, autenticità e integrità) che sono alla base del diritto d’autore e della normativa sul copyright

l’equilibrio fra diffusione della conoscenza e tutela della proprietà intellettuale è stato infatti messo in crisi dai processi di digitalizzazione dei contenuti, che consentono la riproduzione da un originale di copie identiche tra di loro

le tecnologie digitali hanno ampliato il bacino dei potenziali fruitori di tali diritti (fornitori di servizi, di connettività, implementatori software ecc.), come pure le tipologie documentarie e le modalità di fruizione e di utilizzo a cui essi potrebbero essere applicati

le normative nazionali e internazionali rivelano la difficoltà a regolamentare la contraddizione (culturale e storica) tra l’esercizio del diritto territoriale e della sovranità degli Stati e lo statuto di deterritorialità proprio dei documenti distribuiti nella rete Commissione interministeriale sui contenuti digitali nell’era di

Internet (2005)

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Il diritto d’autore il diritto d’autore esercitato sulle opere dell’ingegno

o dell’arte di carattere creativo, tutela sia i diritti morali (di durata illimitata e che riguardano la paternità e l’integrità dell’opera) sia i diritti economici (inalienabili e validi durante la vita dell’autore e 70 anni dopo la sua morte)

la necessità di esercitare un controllo sulla distribuzione dei contenuti ha spinto le figure titolari dei diritti connessi alle opere all’individuazione di “misure tecnologiche” in grado di inibire o limitare l’uso illegittimo e non autorizzato dei contenuti protetti

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Digital Rights Management il sistema di gestione dei diritti digitali, denominato DRM (Digital

Rights Management), regolamenta l’accesso ai contenuti e la loro modalità di utilizzo e di pagamento secondo differenti modelli di fruizione: pay per download, pagamento per ogni download di file pay per use, pagamento per ogni utilizzo, soprattutto di banche

di dati pay per view o pay per page, pagamento limitato a determinate

sezioni di un’opera, come per esempio il capitolo di un libro o l’articolo di un periodico

sottoscrizione, pagamento per una licenza d’uso per un periodo di tempo definito

noleggio e prestito a pagamento, contenuto utilizzato a pagamento per un determinato periodo di tempo

preview, modalità di visualizzazione di documento a bassa risoluzione e marcato con filigrane digitali (watermarks) per valutarne l’eventuale acquisto ecc.)

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Creative commons un efficiente sistema di DRM deve rispondere ai principi della neutralità

tecnologica, dell’accessibilità estesa agli utenti diversamente abili, della flessibilità nei modelli di fruizione, dell’interoperabilità, della trasparenza delle procedure e della tutela della privacy

soprattutto esso deve garantire il diritto alla lettura come diritto inalienabile anche nel contesto digitale, onde evitare il paradosso di una conoscenza sempre più accessibile ma meno fruibile

a tutela di coloro che invece decidano la libera circolazione delle loro opere sia pure a determinate condizioni l’organizzazione “Creative Commons”, fondata da Lawrence Lessig, ha spostato il concetto di proprietà intellettuale da diritto individuale a diritto dell’industria culturale (Lessig, 2004), prevedendo quattro modalità di utilizzo di un’opera: attribution (obbligo di citazione della fonte) non commercial (consenso all’uso purché non a fini commerciali) no derivative works (autorizzazione per l’uso di contenuti derivati

dall’originale) share like (condivisione di contenuti alle condizioni prima elencate)

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Approfondimenti CANALI D., Standard per la biblioteca digitale. Nuovi linguaggi di

codifica per l’informazione bibliografica, Editrice Bibliografica, Milano 2006

CAPLAN P., Metadata Fundamentals for All Librarians, ALA, Chicago 2003

CHAN L. M., ZENG M. L., Metadata Interoperability and Standardization. A Study of Methodology, Part I, Achieving Interoperability at the Schema Level, “D-Lib Magazine”, 12 (6), 2006 http://www.dlib.org/dlib/june06/chan/06chan.html ; Part II, Achieving Interoperability at the Record and Repository Levels, “D-Lib Magazine”, 12(6), 2006 http://www.dlib.org/dlib/june06/zeng/06zeng.html

COMMISSIONE INTERMINISTERIALE SUI CONTENUTI DIGITALI NELL’ERA DI INTERNET, I contenuti digitali nell’era di Internet, Rapporto a cura della Commissione interministeriale sui contenuti digitali nell’era di Internet (febbraio 2005), http://www.mininnovazione.it/ita/normativa/pubblicazioni/cdei/cdei_full.pdf

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Approfondimenti CORNELL UNIVERSITY LIBRARY. DIGITAL PRESERVATION

POLICY WORKING GROUP, Report of the Digital Preservation Policy Working Group on Establishing a Central Depository for Preserving Digital Image Collections, A. R. Kenney and O. Y. Rieger co-chairs, Vers. 1.0, Cornell University Library 2001, http://www.library.cornell.edu/preservation/IMLS/image_deposit_guidelines.pdf

GAMBARI S., Biblioteca digitale, in GUERRINI M. et al. (a cura di), Biblioteconomia. Guida classificata, Editrice Bibliografica, Milano 2007

INDICARE (The Informed Dialogue about Consumer Acceptability of DRM Solutions in Europe), http://www.indicare.org

LUNATI G., BERGAMIN G. (a cura di), Manuale virtuale per la progettazione digitale, Regione Toscana, Firenze 2004, http://www.ifnet.it/lunati/toscana/manuale/0-indice.html

NISO FRAMEWORK ADVISORY GROUP, A Framework of Guidance for Building Good Digital Collections, 2nd ed., NISO Press, Bethesda 2004, http://www.niso.org/framework/framework2.html

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Approfondimenti RLG-NARA TASK FORCE ON DIGITAL REPOSITORY

CERTIFICATION, An Audit Checklist for the Certification of Trusted Digital Repositories, Draft for Public Comment (August 2005), RLG, Mountain View, http://www.rlg.org/en/pdfs/rlgnara-repositorieschecklist.pdf

RLG/OCLC WORKING GROUP ON DIGITAL ARCHIVE ATTRIBUTES, Trusted Digital Repositories: Attributes and Responsibilities, An RLG-OCLC Report, RLG, Mountain View 2002, www.rlg.org/en/pdfs/repositories.pdf

SALARELLI A., TAMMARO A. M., La biblioteca digitale, nuova ed., Editrice Bibliografica, Milano 2006

WESTON P. G., Gli strumenti della cooperazione in rete. Dal catalogo elettronico ai sistemi della ricerca interdisciplinare, ClioPress, Napoli 2003