Bergamo Socialista n3 2012

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1/11 Bergamo socialista Notiziario di informazione dei socialisti bergamaschi - Fondato nel 1946 Nuova serie anno III - Aprile 2012 - n. 3 Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 2 del 16.01.1973 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in a.p. 70% - LO/BG INDICE E’ tempo di sentirci cittadini d’Europa Parte da Bergamo l’intesa tra socialisti.... Cosa dice il “manifesto di Parigi” Sovrani medievali e misoginia mediatica Nella “Vienna Rossa” Come ho vissuto il fine settimana a Vienna E’ tempo di sentirci cittadini d’Europa. di Pia Locatelli Presidente dell’Internazionale Socialista Donne Ci sono modi diversi per “costruire” la cittadinanza europea e diffonderne la consapevolezza. E' uno dei temi cui ho dedicato gran parte del mio impegno di europeista: credo di aver fatto decine e decine di conferenze su questo argomento, sui diritti che comporta, sulla loro costruzione e sull'essere tutti, ormai 500 milioni di persone, liberi di circolare o soggiornare nel territorio dell'Unione, di votare per le elezioni comunali o europee nello Stato in cui si risiede, di godere della tutela diplomatica di un qualsiasi Paese della UE quando si è fuori dal territorio dell'Unione, del diritto di petizione. Continua a pag. 2 Parte da Bergamo l’intesa tra socialisti e democratici per un programma comune europeo? di Rino Tiani Lunedì 26 marzo, presso La Casa del Giovane, si è tenuto il previsto incontro su “Crescita, Solidarietà, Democrazia: Il Manifesto di Parigi per un’alternativa europea”. L’incontro è stato promosso di comune accordo dal segretario regionale del Partito Democratico Maurizio Martina e dal Segretario regionale del Partito Socialista Santo Consonni. Continua a pag. 4 Comunicato della segreteria PSI Con la vittoria del socialista Hollande si apre in Francia e in Europa una stagione di speranza. La speranza che l'Europa metta al centro del suo fare la persona e la sua dignità invece del profitto e delle sole politiche di bilancio. I bilanci vanno risanati ma il modo e la gradualità con la quale ciò viene realizzato influisce pesantemente sulla vita di tutti i cittadini europei e soprattutto di quella dei più deboli. Siamo certi che Hollande saprà tenerne conto! Francesco De Lucia, segretario provinciale bergamasco del PSI.

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Bergamo socialista

Notiziario di informazione dei socialisti bergamaschi - Fondato nel 1946 Nuova serie anno III - Aprile 2012 - n. 3 Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 2 del 16.01.1973 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in a.p. 70% - LO/BG

INDICE � E’ tempo di sentirci cittadini

d’Europa

� Parte da Bergamo l’intesa tra socialisti....

� Cosa dice il “manifesto di Parigi”

� Sovrani medievali e misoginia mediatica

� Nella “Vienna Rossa”

� Come ho vissuto il fine settimana a Vienna

E’ tempo di sentirci cittadini d’Europa.

di Pia Locatelli Presidente dell’Internazionale Socialista Donne

Ci sono modi diversi per “costruire” la cittadinanza europea e diffonderne la consapevolezza. E' uno dei temi cui ho dedicato gran parte del mio impegno di europeista: credo di aver fatto decine e decine di conferenze su questo argomento, sui diritti che comporta, sulla loro costruzione e sull'essere tutti, ormai 500 milioni di persone, liberi di circolare o soggiornare nel territorio dell'Unione, di votare per le elezioni comunali o europee nello Stato in cui si risiede, di godere della tutela diplomatica di un qualsiasi Paese della UE quando si è fuori dal territorio dell'Unione, del diritto di petizione.

Continua a pag. 2

Parte da Bergamo l’intesa tra socialisti e

democratici per un programma comune europeo?

di Rino Tiani Lunedì 26 marzo, presso La Casa del Giovane, si è tenuto il previsto incontro su “Crescita, Solidarietà, Democrazia: Il Manifesto di Parigi per un’alternativa europea”. L’incontro è stato promosso di comune accordo dal segretario regionale del Partito Democratico Maurizio Martina e dal Segretario regionale del Partito Socialista Santo Consonni.

Continua a pag. 4

Comunicato della segreteria PSI Con la vittoria del socialista Hollande si apre in Francia e in Europa una

stagione di speranza. La speranza che l'Europa metta al centro del suo fare

la persona e la sua dignità invece del profitto e delle sole politiche di

bilancio. I bilanci vanno risanati ma il modo e la gradualità con la quale ciò

viene realizzato influisce pesantemente sulla vita di tutti i cittadini europei e

soprattutto di quella dei più deboli.

Siamo certi che Hollande saprà tenerne conto!

Francesco De Lucia, segretario provinciale bergamasco del PSI.

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Segue da pag. 1 – E’ tempo di sentirci cittadini d’Europa

Oggi questo sembra un fatto normale, ma ancora pochi decenni fa anni viaggiavamo con passaporti e monete diverse, attenti ai cambi e ai bolli, facendo code alle frontiere, magari nascondendo prodotti sotto i sedili delle auto. Ora è tutto diverso: siamo cittadini europei. Ho sempre però avuto la sensazione che la nozione di cittadinanza europea, che completa quella nazionale ma non la sostituisce, non riesca ad essere convincente sulla sua importanza e sui vantaggi che comporta; mi è rimasto il dubbio che i diritti e i doveri che si aggiungono a quelli connessi alla qualità di cittadino di uno Stato membro non suscitino non dico un “moto di passione” ma almeno un po' di attenzione. Sono quindi convinta che si debba cercare di costruire una consapevolezza europea, una comune appartenenza ad una Unione nata per mantenere la pace e per diffondere il benessere tra i suoi cittadini:questo è il cuore del progetto europeo che dobbiamo tenere presente anche in questi anni di crisi in cui stiamo sperimentando le durezze che a volte lo stare insieme comporta. Per questa ragione come socialisti lombardi abbiamo deciso di creare occasioni per non perdere di vista il cuore del progetto europeo e promuovere la cittadinanza europea, e ogni anno organizziamo una visita alle capitali con incontri di grande interesse con i nostri compagni europei: l'anno scorso Madrid e il PSOE, quest'anno Vienna e la SPO, l'anno prossimo Berlino e l'SPD, e poi i Francesi e le socialdemocrazie nordiche. Il programma della visita a Vienna dello scorso mese di marzo è stato particolarmente intenso e significativo, mettendo insieme aspetti urbanistici e le politiche abitative, la visita istituzionale al parlamento, l'incontro con il direttore del Renner Institut, la visita ad Ega, centro di comunicazione delle socialdemocratiche viennesi, l'incontro con le amministratrici di Vienna. La visita guidata alla “Vienna Rossa” ci ha fatto toccare con mano le realizzazioni urbanistiche delle amministrazioni socialdemocratiche al governo della città ininterrottamente dal 1918 al 1934, anno in cui la violenza nazista uccise la vita democratica in Austria. In quegli anni l'Amministrazione di Vienna prima tra le capitali europee a guida socialista (il partito era stato fondato 30 anni prima) - varò un piano di edilizia pubblica, bloccando prima affitti e sfratti e acquisendo poi terreni per la realizzazione del piano per l'edilizia abitativa che ancor oggi caratterizza le politiche abitative di Vienna con i suoi 220 mila alloggi pubblici (calmierando di fatto i prezzi del settore privato). Fu un impegno immane che vide la realizzazione di numerosi quartieri anche in centro città, avendo come

riferimento il modello dell'hof, la corte, dove le aree costruite non superano il 50% di quelle disponibili, dove la presenza di giardini e cortili è ricca tanto quanto quella dei servizi:biblioteche, negozi, asili nido e scuole. Gli hof portano il nome di personaggi importanti della storia viennese ed europea e con commozione e orgoglio socialista abbiamo visitato lo hof dedicato a Giacomo Matteotti. Dopo i quartieri le istituzioni:per la visita al parlamento austriaco la presidente, Barbara Prammer, ci ha accolto nel salone delle visite ufficiali con gli onori destinati alle delegazioni importanti, ci ha descritto il processo decisionale, le difficoltà che un governo di coalizione (tra socialisti e popolari) incontra nelle definizioni delle politiche, l'incalzare dei partiti xenofobi e le difficoltà della gestione delle politiche migratorie. Del dibattito all'interno del partito su questo difficile tema ci ha parlato Karl Duffek, direttore del Renner Institut, l'Accademia di elaborazione e formazione del Partito socialdemocratico austriaco. La visita guidata al parlamento ci ha portato sui banchi di due importanti personaggi della politica italiana Alcide De Gasperi e Cesare Battisti, parlamentari a Vienna quando l'unità d'Italia era ancora da completare.

Ci siamo assegnati un compito: avanzare la richiesta di una targa che segnali il posto di Cesare Battisti tra i banchi dei socialisti, così come è segnato il posto di De Gasperi, richiesta che presenteremo presto alla presidente Prammer. La visita si è conclusa a Ega, il centro di comunicazione delle donne socialdemocratiche viennesi riunite per celebrare la giornata internazionale delle

donne. Musica, brindisi, inaugurazione di una mostra di pittura e incontro con la Vicesindaca di Vienna Renate Brauner, Ministra del bilancio, e con l'Assessora al personale, Stefanie Grubich, cui è affidata la gestione di 62.000 dipendenti. Questi ultimi incontri ci hanno fatto toccare con mano la realizzazione dell'empowerment delle donne socialdemocratiche austriache. Qui non si parla di uguaglianza, qui la si pratica assegnando la gestione del potere nelle mani di uomini e di donne.

Abbiamo imparato molto in questa visita a Vienna e abbiamo avuto la conferma che alcune pratiche del socialismo cambiano decisamente in meglio la vita delle persone. Anche per questo bisogna uscire dai confini nazionali e dobbiamo toglierli anche ai partiti, abbiamo bisogno di un partito transnazionale, un vero Partito Socialista Europeo, che ci guidi in una direzione comune: chi crede di poter proteggere le conquiste di civiltà del welfare ritirandosi in confini e ricette nazionali non fa che favorire la dipendenza dagli andamenti volubili del mercato.

di Pia Locatelli Presidente dell’Internazionale Socialista Donne

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Bergamo socialista Notiziario di informazione dei socialisti bergamaschi

Direttore editoriale: Francesco De Lucia –[email protected] Direttore responsabile: Rino Tiani - [email protected]

Vice direttore responsabile: Paolo Pasquot

Redazione: Celestino Bianchi, Giorgio Bonfanti, Franco Colacello,

Santo Consonni, Pia Locatelli, Sara Pasquot, Carlo Rizzi.

Sede-Direzione-Redazione-Amministrazione: Via C. Serassi, 13/E – Bergamo

Tel/Fax 035234377 - www.psbergamo.it

Segue da pag. 1 – Parte da Bergamo l’intesa tra socialisti e

democratici per un programma comune europeo?

Ha introdotto i lavori Matteo Rossi, della segretaria regionale PD, invitando il pubblico ad esprimere solidarietà con i lavoratori della Novem di Bagnatica, solidarietà che è stata sottolineata con un lungo applauso dei presenti. Matteo Rossi ha sollecitato il governo a trovare un accordo sulla riforma del lavoro discutendo approfonditamente con i sindacati e trovando un accordo con i partiti che lo sostengono in parlamento. Pia Locatelli, Presidente dell’internazionale socialista donne, nell’iniziare la propria relazione, ha messo in evidenza come per fare un lavoro comune è necessario che uomini e donne trovino un terreno comune nella loro azione, lavoro comune che deve essere anche messo in campo dalle forze socialiste e progressiste, sia a livello nazionale che europeo anche se le divisioni a livello nazionale sono molto maggiori di quelle che si riscontrano a livello europeo. Pia Locatelli ha ricordato poi il paradosso in cui ci troviamo oggi in Europa: in un momento in cui la crisi mette in evidenza il bisogno di maggiore giustizia sociale, di maggiore solidarietà, gli elettori anziché premiare le sinistre premiano le destre : “In 18 dei 27 paesi che compongono l’Unione Europea i partiti socialisti e progressisti sono all’opposizione; di questi fanno parte tutti i paesi dell’ex blocco orientale e i maggiori paesi europei, come Francia, Germania, Gran Bretagna. Nei restanti paesi i governi sono retti da coalizioni tra socialisti e popolari, alcune delle quali a guida socialista, come in Belgio, Austria, Danimarca. In Italia e in Grecia i governi “tecnici” sono sostenuti da tutte le maggiori forze in parlamento: da qui la necessità che i partiti socialisti, quelli democratici, quelli progressisti, quelli ecologisti si diano un programma comune credibile su pochi obiettivi concreti che non possano poi essere contraddetti a livello nazionale. E’ questa la ragione che a partire da Bergamo, si faccia questo primo tentativo di discutere

insieme, anticipando l’analoga iniziativa che si terrà nei prossimi giorni nel parlamento europeo. A dire il vero un primo tentativo concreto è stato fatto con “Il manifesto di Parigi”, manifesto che è partito come appello sottoscritto da parlamentari e figure significative del socialismo europeo e fatto proprio nei suoi contenuti dai leaders socialisti e democratici incontratisi a Parigi in una evento del 16 marzo scorso organizzata dalla FEPS, la Fondazione Europea di Studi Progressisti, a sostegno di Hollande. E' in gioco la possibilità di sopravvivenza a lungo termine della integrazione europea. Si tratta di fare molto di più che sostenere la moneta unica. Solo un nuovo approccio che viene dai socialdemocratici, riaffermando con forza i nostri valori e avendo il coraggio di proporre soluzioni europee possiamo infondere al progetto europeo l'energia per sostenere quella che dovrebbe essere la sua solidarietà distintiva, efficienza economica e vitalità democratica.

I governi conservatori hanno fallito i loro tentativi di

rispondere alla crisi costringendo la BCE a svolgere un ruolo attivo sui mercati finanziari; se questa mancanza di leadership politica continuasse, la BCE si vedrebbe costretta a svolgere un ruolo ancora più' sostanziale per

combattere la crisi finanziaria. Questo riorientamento delle politiche economiche in Europa non può tuttavia essere immaginato senza vere regole finanziarie, che riportino i mercati finanziari al servizio dell'economia reale ripristinando il necessario legame tra finanza ed economia.

Una considerazione va poi fatta sulla

situazione del partito socialista europeo: mentre è positivo che in questo periodo vi sia vivacità intellettuale nell’area progressista e vengano prodotti numerosi documenti; non c’è solo quello di Amato ed altri intellettuali italiani ed europei, è necessario uno sforzo perché la direzione di marcia sia condivisa; diversamente si crea solo confusione e ciò indebolisce il fronte progressista.

Per il belga Marc Tarabella, deputato europeo, il

documento di Parigi è una base utile per un programma comune da porre all’attenzione dei cittadini nelle elezioni che si terranno in Francia, in Germania, e l’anno venturo in Italia. Già la sinistra ha vinto in Slovacchia, se vincesse in Francia, in Germania, in Italia, il panorama europeo cambierebbe di molto anche se bisogna riconoscere che l’Europa attraversa in questo momento una crisi profonda in quando non sa dare una prospettiva a chi oggi soffre per la perdita del lavoro. La crisi attuale è si una crisi economica, ma è soprattutto una crisi politica. La crisi economica è soprattutto una crisi finanziaria, ciò vuol dire che è entrato in crisi il sistema che pretendeva di far soldi con i soldi non con il lavoro. Ciò detto, non si può

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imputare agli operai la crisi attuale, crisi che sta privando di ogni prospettiva i giovani. Solo i socialisti si pongono in Europa il problema di coniugare sviluppo e equità. La crisi attuale è quindi soprattutto una crisi politica. La politica ha perso il proprio potere lasciando campo libero alla finanza che pretende di far pagare il conto a chi ha di meno, così come è avvenuto in Grecia e, in parte, anche in Italia. Da qui la necessità che la politica negli stati europei riprenda il proprio ruolo per dare una prospettiva alle giovani generazioni. Vanno ricollocate le risorse in modo da avviare grandi opere pubbliche per far ripartire l’economia. In tempo di crisi non si devono contrarre i salari se si vuole far ripartire l’economia. Le privatizzazioni hanno dato scarsi risultati sia in termini di servizi forniti, sia in termini economici. Certo la publicizzazione dell’energia, delle poste e dei trasporti non deve servire per trasferire i costi della politica sulle aziende pubbliche. Gli appalti devono essere liberati da una burocrazia inutile e costosa, devono essere trasparenti in modo che tutti i cittadini siano in grado di verificare se si è rispettato il giusto rapporto tra costi e benefici. Il mercato non ha portato benefici ai cittadini. I settori chiave devono rimanere in mano al pubblico in modo da dare ai cittadini un servizio migliore a costi inferiori . Il governo Monti ha permesso certamente all’Italia di riacquistare credibilità all’estero, ma è bene che alle prossime elezioni ceda il passo alla sinistra perché attuai una politica di sviluppo. A questo scopo è necessario superare divisioni artificiose, sia sul piano ideologico che programmatico, per marciare uniti verso la vittoria.

L’eurodeputato Antonio Panzeri ha esordito facendo riflettere il pubblico sulla scelta fatta dalla Merkel di appoggiare Sarkosy. Questo appoggio ci dovrebbe far capire che ormai in Europa si gioca una partita tra forze contrapposte e tra approcci diversi nell’affrontare la crisi. La destra si sta unendo nella convinzione che affrontando il problema del debito pubblico e riformando il mercato del lavoro e il sistema pensionistico si possa uscire dalla crisi. Non so se il manifesto di Parigi volesse essere una risposta all’intervento della Merkel, ma certamente, a suo avviso, vi ha contribuito. Il manifesto preconizza alcune importanti novità, ma certamente grande importanza hanno fra queste i suggerimenti ai paesi con i bilanci in attivo di incrementare i consumi per rimettere in moto l’economia consentendo contemporaneamente ai paesi con un grande deficit di bilancio di non tenere conto delle spese d’investimento. Altro suggerimento importante è quello che i partiti socialisti e democratici presentino un unico candidato alla presidenza dell’UE. Non è vero che parlare di destra e sinistra non abbia più senso, le risposte alla crisi sono e non possono che essere diverse; lo si vedrà bene anche nelle elezioni americane dove votare Obama o il rappresentante dei repubblicani non sarà di certo la stessa cosa. Martinazzoli diceva che

moderazione e moderatismo non sono la stessa cosa, tra moderazione e moderatismo c’è la stessa differenza che esiste tra astinenza e impotenza. Continuiamo a dire che i problemi dell’Italia si possono risolvere solo a livello europeo, ma quando si tratta dire con quali forze ci si debba alleare, non possiamo non tener conto che in Europa l’alternativa è rappresentata solo dai partiti socialisti, democratici, ecologisti. Non possiamo pretendere di essere sempre diversi, quasi che dovessimo dire noi agli altri cosa debbono fare. Certo la sinistra europea ha mostrato molti limiti, anche culturali, ma ora è tempo di ripensare la nostra azione. Abbiamo costruito l’Euro, ma non abbiamo completato il quadro costruendo delle istituzioni comuni, sia sul piano economico che finanziario. Il mondo attuale è diviso da tre sentimenti; il sentimento della speranza, del rancore, della paura. Il sentimento della speranza è proprio dei paesi emergenti, il rancore è proprio di quei paesi che si sentono esclusi da ogni prospettiva di benessere, il sentimento di paura è quello dell’Europa che teme di perdere il proprio benessere. E’ proprio la paura che domina i cittadini europei ed è per questo che paradossalmente vincono i partiti di destra, e quando anche la destra perde, non perde in favore della sinistra, ma perde in favore dei partiti xenofobi. A questo stato di cose non è il mercato che può dare delle

risposte perché il mercato se mai aumenta le disuguaglianze, il mercato va controllato, va controbilanciato con una maggiore giustizia sociale. Da qui la necessità di un rinnovamento culturale che non può che essere fatto in Europa come in Italia dai socialisti e dai democratici con una azione comune.

In assenza di Maurizio Martina che non ha potuto raggiungere la sede del convegno in tempo utile, ha concluso i lavori Santo Consonni, segretario regionale del Partito socialista italiano che ha messo in evidenza come anche in Lombardia le cose non vadano bene: la Lombardia nonostante sia una delle regioni più ricche d’Europa è fra le ultime per i servizi offerti ai cittadini. Anche in Lombardia ci sarebbe bisogno di un cambiamento immediato, ma il guaio è che i cittadini non vedono il centrosinistra come una possibile alternativa praticabile. Da qui la necessità di lavorare insieme perché si inverta la tendenza e si metta in campo un totale rinnovamento del nostro modo di fare politica in modo da ridiventare credibili agli occhi dei cittadini che devono essere consapevoli che non possono essere i governi di destra a risolvere i problemi; il governo Berlusconi Bossi si è visto dove ci ha portati. Si è dovuto far ricorso ai dei tecnici per affrontare i problemi prima che l’Italia scivolasse verso la stessa sorte della Grecia. Più Europa quindi, più Europa socialista, democratica e progressista in attesa che si verifichi l’auspicio di Altiero Spinelli, che si

possa diventare tutti cittadini del mondo.

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Cosa dice il manifesto di Parigi

La risposta socialista alla crisi deve essere Europea. Non basta dire che ci vuole più Europa, ma bisogna dare all'Europa i mezzi per proteggere gli interessi e il welfare dei cittadini europei. La risposta socialista deve essere basato su tre elementi: responsabilità condivisa, crescita, eguaglianza. Responsabilità condivisa: Non c'è nulla di socialista nello spreco di denaro pubblico e nell'accumulo di debiti. Proprio perché crediamo nella spesa pubblica, essa deve essere usata in modo efficiente. Stop a progetti faraonici, stili pomposi delle istituzioni, doppioni tra politiche nazionali ed europee indifferenti all'efficacia.. Budget rigorosi sulla base di tasse eque, con il settore delle imprese e delle società in generale che si assume la sua parte di responsabilità, stop alla evasione ed elusione fiscale così diffuse nella Ue, eliminazione dei paradisi fiscal.. La Crescita: Il rigore senza la crescita condannerà l’Europa al declino e alla depressione. La crescita ha bisogno di azione nazionale ed europea. Uguaglianza: Difendere ed estendere le uguaglianze contro le discriminazioni deve essere il cuore del nostro programma a partire dall’ uguaglianza economica, concetto che è quasi sparito dal lessico socialista negli ultimi decenni anche se è centrale alla nozione di giustizia sociale.

Sulla base di questi principi si avanzano le seguenti10 proposte:

1) in tema di politica economica europea, gli

obiettivi economici e sociali devono essere inclusi nel trattato come cuore del “policy-making” con lo stesso vigore e determinazione accordati all'obiettivo della disciplina di bilancio; pari dignità e importanza nel Trattato per i diritti sociali come previsto ora per le libertà economiche.

2) Sostenibilità:per la moneta unica: il mandato della

BCE deve prevedere il riconoscimento del diritto di acquistare i titoli di stato dei governi quando la moneta è sotto attacco, con una effettiva condivisione di responsabilità per la governance economica: se alla BCE non è consentito di salvare la moneta che cosa deve gestire, a che serve?

3)Riforma del bilancio: aumenti di bilancio UE in

primis per promuovere le nuove tecnologie, per finanziare investimenti per lo sviluppo sostenibile sociale e delle infrastrutture.

4)riforma delle entrate: le risorse proprie della UE

devono essere integrate da ulteriori entrate come le tasse sull'energia. Gli Stati membri devono avere più spazio di manovra per ridurre l'IVA per stimolare i

consumi domestici e prendere le distanze da tasse regressive.

5)Tassa sulle transazioni finanziarie per stimolare

incentivi all'occupazione nella produzione manifatturiera e nei servizi per le PMI; per spingere la ricerca e lo sviluppo, per far fronte alle sfide globali come il cambiamento climatico e il sostegno allo sviluppo.

6)Projects Bonds emessi dalla UE e sostenuti dalla

BCE finalizzati soprattutto a investimenti nella nuova green economy; piano per le infrastrutture da realizzare rapidamente con regole flessibili per facilitare la pronta creazione di posti di lavoro e ridurre la dipendenza dai carburanti fossili e dall'energia nucleare, eda eventuali pressioni o minacce legate a forniture energetiche da parte di nazioni terze;

7)Base più equa per il commercio internazionale. I

negoziatori della UE devono aver un nuovo mandato per combattere il dumping sociale ed ambientale; imposte (dazi?)su importazioni da paesi terzi che non rispettano gli standard ambientali europei.

8)Maggiore sostegno per i nostri vicini:

vanno ridotte le disuguaglianze inaccettabili ed insostenibili tra la UE e i nostri vicini meridionali e ad ovest, attraverso vere concessioni nel commercio e nella mobilità e per dare riconoscimento a coloro che hanno combattuto coraggiosamente per la libertà democratica nel mondo arabo. L'Europa non deve più essere vista come entità che sostiene dittature autoritarie,

nepotistiche, geriatriche in nome di una malintesa realpolitik.

9)Ruolo più incisivo della UE sulla scena

internazionale attraverso l'uso della nostro potere politico ed economico comune per promuovere i nostri valori e interessi fuori dai confini, anche facendo la nostra parte nel portare a conclusione il conflitto in MO.

10)Rafforzare la democrazia europea: quali che siano

le nuove regole per la governante economica, la responsabilità del parlamento deve essere fondamentale. I partiti socialisti devono coinvolgere iscritti e simpatizzanti in tutti gli aspetti delle decisioni relative alle politiche della EU, al programma elettorale e alle candidature per i ruoli istituzionali della UE; azione a livello europeo per rafforzare la libertà di stampa contro i monopoli nei media e per limitare la proprietà non europea della stampa.

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Sovrani medievali e misoginia

mediatica

di Isaia Caputo

Per gentile concessione dell’autrice, Isaia Caputo, riproduciamo da

“Il silenzio degli uomini” Edizione Feltrinelli, l’incipit del quarto

capitolo

Sul pianoro assolato si assiepa una folla (anche se meno numerosa di un tempo) di camicie verdi. Tra uno sventolio di bandiere e uno squillare di trombe, si respira la solita atmosfera da picnic domenicale: sacro e profano si confondono da sempre nel popolo della Lega. Umberto Bossi si appresta a parlare dinanzi ai suoi seguaci acclamanti. Cultore di un'estetica medievale, circondato da un inquietante cerchio magico, come ormai tutti chiamano il gruppo dei fedelissimi che si stringe intorno al leader malato facendogli scudo, il capo leghista è dal 13 settembre del 1996 che non rinuncia alla messa in scena della Festa dei popoli padani, quando riempie un'ampolla con le "sacre" acque del Po, per poi versarle il giorno dopo nella laguna di Venezia. Come il premier Berlusconi, Bossi, nel settembre del 2011, appare un leader ormai vecchio e stanco, che ha perso buona parte del suo antico carisma e molti pezzi di un elettorato una volta fedele e adorante. Ma allo stesso modo del premier, il segretario della Lega, signore e padrone del partito, non ne vuole sapere di mollare: i due uomini condividono infatti un'idea messianica di se stessi ed entrambi hanno sacralizzato il proprio corpo che esibiscono come antichi sovrani. Settant'anni l'Umberto, settantacinque l'altro, compiuti a pochi giorni di distanza, sono l'immagine più eloquente della senescenza al potere e della disfatta generazionale italiana: i volti ormai ridotti a maschere immobili, il primo a causa di una paresi, il secondo per i troppi lifting e l'eccesso di cerone. Tuttavia, diversamente dal "partito dell'amore", la Lega è una formazione maschia, beceramente e orgogliosamente machista, pervasa dalla più trita retorica bellicista. Intorno all'Umberto maschi, maschi e ancora maschi, plaudenti e sghignazzanti, e tanto più virilmente compiaciuti quando il leader si abbandona, e vi si abbandona sempre, al turpiloquio e al gesto osceno. E se non ridono delle pernacchie, del dito medio alzato o delle sue biascicate offese, obbediscono e si mettono sull'attenti. "Decide il capo", "Lo ha detto il capo", "Io seguo il capo" sono frasi ricorrenti tra i seguaci leghisti. Tutti maschi, a eccezione di un'unica matronale presenza femminile, quella Rosy Mauro che da quando

Bossi è tornato alla politica attiva dopo l'ictus è stata promossa badante a tempo pieno: è lei a sorreggerlo nel passo incerto, lei a imboccarlo e a pulirgli discreta e rapida il filo di saliva dal mento. Ma torniamo a Pian del Re, al pianoro assolato e alla folla sbandierante. Questa volta il leader deve parlare al suo popolo pochi giorni dopo una finanziaria di lacrime e sangue, mentre venivano rese note le desolanti intercettazioni del compulsivo mercato della carne intrapreso dal presidente del Consiglio grazie all'infaticabile procacciatore Gianpaolo Tarantini. Sullo sfondo, dunque, dazi indigesti e sovrani infoiati. E chi si fosse messo all'ascolto di Bossi a occhi chiusi si sarebbe potuto ritrovare, preda di un incantesimo, catapultato in un'Italia feudale di ampolle e spadoni: "In tutte le regioni bagnate dal Po c'è un esercito di migliaia di uomini che aspettano un lampo per mettersi in cammino. Che l'Italia vada a picco l'hanno capito tutti, è chiaro che bisogna preparare qualcosa di alternativo: la Padania". Non pare di udir parlare un signorotto che incita la plebe del proprio feudo a sollevarsi contro un pericoloso nemico giunto ai confini? L'ampolla verrà infine alzata al cielo, ma poiché in

questo tempo il tragico è stato sostituito dal grottesco, al gesto che dovrebbe essere mistico segue la solita dissacrante bravata del rustico capo che con l'acqua del Po, dopo il simbolico battesimo di un giovanissimo "padano", schizza goliardicamente i presenti e fa una doccia alla povera Rosy Mauro come se si trovasse sulla riva di una spiaggia di Riccione. E poi il gran finale. L'incoronazione del

figlio Renzo, detto il Trota, a suo successore; la plebe può assistere persino alla trasmissione della leadership per via dinastica: “Verrò qui tutti gli anni," grida Bossi nel designare l'erede. "E dopo di me verrà mio figlio Renzo che oggi ho portato qui." Una moltitudine di fenomeni ha cambiato nel profondo l'antropologia dell'Italia, facendo smarrire al paese il sentimento della comunità, l'orizzonte di un'etica condivisa, l'idea che solo un sistema di regole, rispettate da tutti, possa fare da architrave alla convivenza civile. Ormai si addita il berlusconismo come responsabile di ogni scempio, ma si tende a dimenticare, ingiustamente, che il leghismo è arrivato ben prima e, con le ripetute offese al tricolore, gli appelli separatisti e gli sberleffi al capo dello Stato, ha contribuito non poco a inoculare un virus temibile che ha contagiato l'intero corpo del Paese. E d'altra parte un capo di governo che sfugge con ogni sotterfugio alla giustizia così come un ministro della Repubblica che reclama a gran voce la secessione hanno rappresentato due ossimori viventi. A unirli, una straordinaria capacità comunicativa composta da una

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miscela esplosiva di eversione e menzogna che a lungo andare è diventata un modello di comportamento diffuso. Fino a quando la politica non ha adottato linguaggi da cosca e mentalità da banda. L'idea che si possa dire o fare qualunque cosa senza assumersene le conseguenze è penetrata nei gangli vitali della società, mutandone i rapporti e gli equilibri. Una violenza nutrita di irresponsabilità ha permeato linguaggi e mentalità, senza risparmiare nessuno. Un episodio per tutti, uno tra i tanti, occorso a Castel San Pietro Terme, un comune tra Bologna e Imola, dove un consigliere della Lega Nord, al termine di una seduta di consiglio, ha consegnato alla sindaca Sara Brunori, del Pd, un grazioso pacchetto ed è andato via. Quando la signora ha aperto quel che aveva l'aspetto di un gentile omaggio, si è trovata tra le mani uno slip di pizzo bianco con stampato un omino in boxer e la scritta: "Fammi una lega". L'ostentazione di barbarie è stata come al solito ridimensionata a gesto goliardico, sia pure con profonde implicazioni politiche: una provocazione, spiegava il consigliere Gino Volta, nei confronti di scelte della giunta che avrebbero finito per lasciare i cittadini in mutande. E il Pdl aggiungeva al danno la beffa, affermando che la signora Brunori avrebbe fatto meglio a rispondere nel merito delle domande poste dal centrodestra piuttosto che sventolare mutande. Come se gli slip con quella scritta volgare se li fosse comprata da sola, e sua fosse stata la trovata, non del rappresentante leghista, di utilizzare lingerìe con scritte da caserma nello scontro politico. Ma la verità per i rappresentanti delle nostre istituzioni aveva lo stesso valore di una moneta fuori corso, e dunque veniva continuamente piegata, manipolata, ribaltata a uso e consumo delle esigenze del momento.

Isaia Caputo

Agenda

Assemblea degli iscritti:

21 Maggio 2012 alle ore 20,30 in sede via Serassi 13/e

- Bergamo

Ogni lunedì pomeriggio: presenza in federazione del responsabile Enti Locali

Bianchi Celestino e della responsabile ambiente:

Vavassori Angela a partire dalle 19,30.

Ogni martedì pomeriggio:

presenza in federazione del segretario provinciale De

Lucia Francesco (dalle 14,30 alle 18,30 circa)

(per eventuale appuntamento 393 3334049.

SOS-Diritti, martedì pomeriggio

In federazione, via Serassi 13/E – Bergamo

(tel. 035 234777) previo appuntamento

Nella “Vienna Rossa”, a lezione di social-

democrazia

di Nicolino Corrado

La visita a Vienna organizzata dal Comitati Regionali Lombardi del PSI e della Federazione Giovanile Socialista, dal 9 al 12 marzo, è stata l’occasione per toccare con mano una delle esperienze più significative del movimento socialista internazionale. Il Partito Socialdemocratico Austriaco (SPO: Sozialdemokratische Partei Osterreichs), costituito nel 1888, ha impresso la propria impronta nella storia, nell’organizzazione sociale e nell’urbanistica del paese, come abbiamo verificato visitando le realizzazioni urbanistiche di Das Rote Wien (La Vienna Rossa), l’amministrazione socialista che gestì ininterrottamente il Comune di Vienna dal 1918 al 1934, l’anno del colpo di stato da parte degli austro-fascisti di Dollfuss.Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1919, i socialdemocratici vinsero le elezioni comunali e Vienna si trovò ad essere la prima grande capitale europea governata da una maggioranza assoluta socialista.

Dopo la sconfitta, a Vienna c’era una situazione abitativa disastrosa: gran parte della popolazione viveva in condizioni malsane e di sovraffollamento. Inoltre, l’economia era afflitta dall’iper-inflazione post-bellica. L’amministrazione socialista dispose dapprima il blocco dei fitti e degli sfratti, quindi varò un gigantesco piano di

edilizia pubblica, attraverso una politica di acquisizione di terreni che nel 1929 portò il demanio comunale a raggiungere il 30% della superficie complessiva della città. A questo grande progetto diedero il loro contributo molti architetti che erano stati allievi di Otto Wagner, il fondatore dello Jugendstil. Non bisogna dimenticare, infatti, che la “Vienna Rossa” nasce in un ambiente artistico e culturale eccezionale. In quegli anni a Vienna vivevano e operavano personalità come Gustav Klimt, Oskar Kokoschka, Sigmund Freud, Gustav Mahler, Arthur Schnitzler, Stefan Zweig, Hans Kelsen, solo per fare qualche nome. Il modello urbanistico scelto fu quello tradizionale dell’hof (= corte), trasformato però in complesso attrezzato di negozi e servizi, costruito non al di fuori ma all’interno della città ottocentesca. Infatti, l’edilizia popolare della “Vienna Rossa” si sviluppa nel tessuto urbano preesistente, ma se ne differenzia per la struttura e per lo stile, quasi a dare una rappresentazione visiva del riformismo socialista che, senza rotture negatrici del passato, avanza gradualmente verso forme più avanzate di convivenza

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sociale. L’area occupata dalle costruzioni non oltrepassa mai il 50% della superficie dei lotti, lasciando quindi molto spazio a cortili e giardini. Gli hof sono dotati al loro interno di servizi collettivi integrati: scuole, biblioteche, nidi d’infanzia, lavanderie pubbliche, ambulatori medici. Sulla facciata di ogni quartiere popolare costruito dalla Municipalità di Vienna campeggia la scritta rossa “Erbaut Von Der Gemeinde Wien Aus Den Mitteln Der Wohnbausteuer in den jahre...” (Costruito dal Comune di Vienna con i proventi della tassa sulle costruzioni negli anni...). Le politiche abitative furono finanziate dalla tassa sulle costruzioni, istituita nel 1923, il cui gettito era interamente destinato all’edilizia pubblica. L’amministrazione comunale garantiva attraverso una particolare gestione degli affitti l’accesso alla casa ad ampie fasce di popolazione e non solo alle fasce più deboli. La gestione locale di parte delle imposte - Vienna è contemporaneamente Municipalità (Gemeinde) e Stato-regione (Land) - permetteva all’ente pubblico più vicino ai cittadini di intervenire in maniera così incisiva nella costruzione della città. Molti hof sono dedicati a personalità della democrazia e del socialismo non solo austriache, ma di tutto il mondo, i cui nomi risaltano in scritte rosse sulle facciate degli edifici: Karl Marx, August Bebel, George Washington… Ci siamo commossi di fronte al “Matteotti-hof”, costruito nel 1927 su progetto di Heinrich Schmid e Hermann Aichinger, che ricorda il nostro Giacomo Matteotti, e ci siamo raccolti in silenzio di fronte al bassorilievo in bronzo che lo raffigura. Abbiamo visitato il “Reumann-hof”, costruito nel 1924 sotto la direzione di Hubert Gessner, dedicato al primo burgermeister (=sindaco) socialista di Vienna, Jakob Reumann, eletto alla carica nel 1919, la cui statua campeggia nel cortile. Come ricorda la lapide posta alla base del monumento, questo luogo, il 12 febbraio 1934, fu l’ultimo punto di resistenza dello Schutzbund a cadere sotto i colpi di cannone e l’attacco congiunto di esercito, polizia e bande para-militari agli ordini di Dollfuss. Lo Schutzbund era la milizia armata che il partito socialdemocratico fu costretto a costituire per difendersi dalla violenza organizzata degli austro-fascisti. Quell’episodio chiuse la guerra civile, uccidendo in un colpo solo la democrazia e il socialismo in Austria. Abbiamo terminato questo percorso lungo la Ringstrasse des Proletariats (Ring - la circonvallazione elegante e monumentale che circonda il centro di Vienna - del proletariato) all’imponente “Karl Marx-hof”, progettato da Karl Ehn e terminato nel 1930, uno dei più grandi tra questi complessi residenziali - è lungo quasi un chilometro ed è l’edificio più lungo al mondo. La costruzione che sovrasta la Platz der 12

februar (una piazza così chiamata in memoria del già ricordato e sanguinoso 12 febbraio del 1934) è ornata da quattro grandi statue, opera dello scultore Josef Riedl, che rappresentano la Libertà, l'Assistenza, l'Informazione e l'Educazione Fisica, alle quali fa da contrappunto in basso, al centro della piazza, una scultura in bronzo raffigurante il samann, un giovane seminatore, simbolo di ciò che ritenevano di essere i politici e gli architetti de “La Vienna Rossa”. Il complesso comprende circa 1400 appartamenti, ognuno dei quali ampio dai 30 ai 60 metri quadrati, che davano e danno tuttora alloggio ad oltre 5.000 persone. Soltanto il 18% dei 156.000 metri quadrati è coperto da cemento, tutto il resto sono giardini e parchi. Tra il 1923 e il 1934 l’amministrazione socialista realizzò a Vienna circa 64.000 appartamenti che diedero finalmente un alloggio dignitoso al 10% degli abitanti della città. “La Vienna Rossa” è un grandissimo esempio della funzione sociale dell'architettura, che stabilisce un perfetto rapporto tra il privato e lo spazio pubblico. Otto Bauer, leader della socialdemocrazia austriaca e teorico dell’austromarxismo, diceva che il concetto di

“Vienna Rossa” fondeva “una sobria realpolitik con un entusiasmo rivoluzionario”. Ci siamo recati quindi sul Ring, al Parlamento austriaco, uno splendido edificio in stile “storicista”, che ha come modello i templi dell’antica Grecia, “la culla della democrazia”.

Fu progettato dell’architetto danese Theophil Hansen e fu terminato nel 1884 per ospitare il Reichsrat, il primo parlamento dell’Austria imperiale. Qui, nel 1918, fu deciso il passaggio dalla monarchia alla repubblica; qui, nel biennio 1919-1920, l’assemblea costituente elaborò la Costituzione federale che ancor oggi è la norma fondamentale della Repubblica austriaca. Dal 1920 - eccetto gli anni dal 1934 al 1945, gli anni della dittatura austro-fascista e dell’ Anschluss, l’annessione alla Germania nazista - questo edificio è la sede del Nationalrat (Consiglio Nazionale), 183 membri eletti a suffragio universale, che ha la più ampia potestà legislativa, e del Bundesrat (Consiglio federale), 62 membri nominati dai consigli dei Land, gli stati-regione) dai poteri limitati agli interessi degli stati-regione, in una classica situazione di “bicameralismo imperfetto”. Nella sala storica abbiamo ammirato i marmi, le decorazioni, le sculture e il tetto a vetrata, e ci siamo fermati con deferenza di fronte ai seggi occupati all’epoca del parlamento imperiale dal democristiano Alcide De Gasperi e dal socialista Cesare Battisti.

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Poi, guidati dalla nostra compagna Pia Locatelli, presidente dell’Internazionale Socialista Donne, siamo stati ricevuti da Barbara Prammer, presidente del Nationalrat ed esponente di punta del partito socialdemocratico, alla quale abbiamo donato una bandiera del PSI firmata da tutti noi, e da Karl Duffek, direttore della prestigiosa fondazione di studi della SPO, il Renner Institut. Ci è stata spiegata la situazione politica austriaca che vede al governo una “grande coalizione” tra socialisti e popolari, insidiata però dal crescere dei partiti xenofobi di destra, nati soprattutto come reazione al fenomeno dell’immigrazione. Nella SPO c’è stato un prolungato e ampio dibattito su questo problema. C’era chi riteneva che per gli immigrati si facesse troppo poco e chi era convinto, invece, che per essi si facesse troppo, alimentando il malcontento degli elettori. Le due opinioni allo stato attuale si sono reciprocamente annullate, ed ha pesato anche il timore che, prendendo misure di contenimento dell’immigrazione, la socialdemocrazia fosse posta dall’opinione pubblica sullo stesso piano delle forze di destra. Ci siamo quindi recati all’EGA, il centro di informazione, sostegno e ritrovo delle donne socialdemocratiche viennesi, nella Windmuhlgasse, dove si celebrava la Festa della Donna. Qui ci hanno accolto con calore Renate Brauner, vice sindaca di Vienna e responsabile delle donne socialdemocratiche della città, e lo staff delle sue collaboratrici, tra cui tre assessore, a testimonianza del peso che le donne hanno raggiunto nel partito socialdemocratico e nella politica austriaca. Siamo stati messi al corrente delle realizzazioni sociali a sostegno della famiglia e delle donne realizzate da una municipalità governata da quarant’anni dalla socialdemocrazia, costretta alla coalizione con i verdi soltanto da poco tempo, dallo sfavorevole risultato delle elezioni amministrative dell’autunno 2010. A Vienna non ci sono lamentele contro l’imposizione fiscale, come succede invece da noi, perché le strutture pubbliche offrono molti servizi ai cittadini, e tutti di alta qualità, il che determina una generale soddisfazione per come viene utilizzato il denaro prelevato dal fisco ai privati. Così è terminata la nostra visita a Vienna che ci ha fatto conoscere un’esperienza socialista non declamatoria, non utopica, o peggio, rivoluzionaria a parole ma dedita nei fatti al piccolo cabotaggio, ma un’esperienza socialista di gestione pragmatica del potere a vantaggio delle persone, proprio perché guidata da alti ideali. Nel decidere di continuare per il futuro la “scuola di socialdemocrazia”, così’ necessaria alla sinistra italiana, tutti noi partecipanti ci siamo dati appuntamento all’anno prossimo per un altro viaggio, stavolta con destinazione Berlino, per conoscere da

vicino la SPD, la socialdemocrazia tedesca. Un particolare ringraziamento va al segretario regionale del PSI lombardo, Santo Consonni, e all’infaticabile giovane compagna Sara Pasquot, senza i quali questo viaggio non sarebbe stato possibile.

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Come ho vissuto il fine

settimana a Vienna

di Maria Grazia Gori

Sebbene ancora dolorante per i postumi della mia rovinosa caduta, volentieri vi racconterò l’esperienza avuta nella bella

capitale di quello stato socialdemocratico. Purtroppo nel primissimo pomeriggio di sabato 10 marzo proprio in centro città, mi è accaduto l’incidente che ho appena citato e invece della visita al Parlamento, dell’incontro con la presidente Barbara Prammer e della partecipazione alle feste in onore delle donne, mi sono ritrovata in un traumatologico. È stato merito della non mai abbastanza lodata Pia Locatelli che subito ha contattato la segretaria dell’Internazionale Socialista Donne, la compagna Maria Jonas, una squisita signora che si è data immediatamente da fare, se nel giro di pochi minuti mi sono trovata a bordo di un’ ambulanza. Dopo poco mi ha accolto un ospedale bello, moderno, lindissimo, predisposto per ogni evenienza, che mi ha così tanto impressionato che è stato inevitabile il paragone con i nostri nosocomi dei quali purtroppo ho infinita esperienza. L’equipe dei giovani infermieri con i quali sono venuta in contatto per una settimana mi ha confortato per la serietà, la puntualità e la costante dedizione, lavorando

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in armonia e passione, sì da risalire ad un’ottima scuola di formazione professionale. Parlando con il primario del reparto, un’energica signora poliglotta e molto preparata, mi ha raccontato della sua esperienza presso gli ospedali di Perugia e di Barcellona, quest’ultimo esempio da seguire mentre quello nostro l’ha fortemente delusa e si può immaginare il perché. Fra l’altro diversamente dal nostro stile, non ho notato alcun simbolo religioso in nessuna sala o corridoio ! Che organizzazione si danno questi popoli guidati da socialisti che noi non siamo nemmeno capaci di imitare? Che cosa c’è che non va nella nostra società quando ci confrontiamo con gli altri? Da dove nasce l’indifferenza per il rigore, la sobrietà, la responsabilità personale in troppe cose che facciamo? Eppure gli italiani sono considerati fantasiosi e intelligenti … Evidentemente questo non basta per renderci anche cittadini di uno Stato efficiente. Non posso fare a meno di pensare alle colpe di chi ci ha governato in questi decenni frastornandoci e riducendo la nostra capacità di difesa di fronte a scandali e ruberie e presentandoci come modelli da seguire comportamenti scorretti e rivolti solo all’interesse personale. Si trovano infatti in posti di responsabilità (deputati, senatori, sindaci, ministri, amministratori di Enti ecc…) spesso persone incapaci o peggio avventurieri disonesti. Chi di noi non manca di una coscienza civica si sente isolato e impotente … Fortunatamente prima del mio incidente, il mattino del sabato, ho potuto vedere una Vienna che mi era completamente sconosciuta come lo è, credo, alla quasi totalità dei turisti: la “VIENNA ROSSA”,voluta dai suoi amministratori socialisti nel primo dopoguerra fra il 1919 ed il 1934 ed anche, in parte, nel secondo dopoguerra. Tutto cominciò con l’elezione a Sindaco di Jakob Reumann (1853 – 1925), primo socialdemocratico a coprire tale incarico, il quale, oltre a far costruire il primo forno crematorio in Austria ignorando il divieto del Ministro degli Interni cristiano democratico, lanciò un programma di costruzione di 25.000 appartamenti per le famiglie di lavoratori da eseguire in cinque anni. I progetti furono affidati ad abilissimi architetti ed eseguiti a regola d’arte: ancora oggi sono in perfetto stato di conservazione, belli e razionali, con cortili e giardini interni, con spazi riservati ai bambini ed agli anziani. In uno di questi si trova il busto in bronzo dello stesso Reumann. Dopo di lui fu eletto Sindaco un altro socialista, Karl Seitz, che era stato il primo Presidente della

Repubblica Austriaca e che continuò la sua opera di sviluppo dell’edilizia popolare. Particolarmente grandioso il gruppo di edifici dedicato a Karl Marx e quello vicino al nostro cuore dedicato a Giacomo Matteotti con un bell’altorilievo a ritrarre l’immagine del nostro martire. Questi grandi agglomerati di proprietà del Comune sono frutto di una filosofia che guarda alla qualità della vita, al benessere di chi lavora, alla equità economica di affitto di chi vi abita. Di fronte alla grande scritta “GIACOMO MATTEOTTI HOF” che spicca sull’imponente ingresso agli edifici a lui dedicati, ho pensato con amarezza che i nostri liceali spesso non conoscono la storia che ci riguarda e che volutamente è stata trascurata, annebbiata, quasi dimenticata …Da qualche intervista televisiva è risultato proprio questo, e ciò è indice della decadenza di una civiltà, la nostra.

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In occasione dell’anniversario per i 120 anni di vita del Partito Socialista Italiano abbiamo varato TRE importanti iniziative:

1) Corso per amministratori comunali (i primi due incontri saranno il 25 maggio

“il sistema delle autonomie locali” e l’8 giugno 2012 “Principi fondamentali di gestione del comune e cenni sulla gestione associata dei servizi e delle funzioni);

2) Iniziativa di sostegno scolastico e didattico a favore di studenti delle medie

superiori (a cura della neonata SOS Scuola);

3) Incontri seminariali sula vita e le opere dei padri del socialismo.

Per informazioni e pre iscrizioni scrivete a: [email protected]