Asinu anno V n° 1

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UNISA www.asinupress.it ...per chi non si orienta... Anno V N. 1 NELLA CAPANNA DI ZIO TOM L’editoriale Io sono il sergente maggiore Hartman, e questo è il ploto- ne di Asinu. Dal momento in cui deciderete di farne parte, potrete parlare quando volete, e soprattutto quando NON vi sarà richiesto; e le prime e le ultime parole che dovranno uscire dalle vostre fogne saranno "io sono uno di voi". Tutto chiaro, luridissimi futuri Asini? continua a pag. 2 Questo articolo è per te cara matricola, che stai vagando per questi corridoi così caotici e solitari, queste aule diverse e tutte uguali, questi edifici identici, divertenti e seri. Cara matricola, tu hai bisogno di una guida. Una mappa te l’abbi- amo data, con tanto di dritte sul caffè (e non è poco) ma c’è un’altra cosa di cui tu, volente o nolente, non potrai fare a meno di incontrare sul tuo cammino universitario: le asso- ciazioni studentesche. continua a pag. 3 VIVI UNISA DI GIORNO Rettore: questo sconosciuto Magnifico Rettore. A buon diritto sembra essere una figura importante nell'università. Spesso lo sento nominare in tv, si legge sui giornali o sul sito ufficiale dell'Unisa e persino sulle locandine nei corridoi delle facoltà. Mi domando perché se ne parli così tanto. Su Asinupress.it ricordo di aver letto che c'è stata la rielezione proprio quest'anno. Se non ricordo male, ora è un professore della mia facoltà. continua a pag. 2 ALL’INTERNO: - Unisa macinato fresco + mappa del campus a pag. 4 e 5 - Più leggero dell’aria a pag. 6 - Novella senza voce a pag. 6 - “La Clessidra” ha compiuto il suo ciclo: intervista ad Alessio Vito dei Locus Amenous a pag. 7 IN TIME Quando un secondo fa la differenza Il mondo del cinema da sempre fa sognare gli amanti del grande schermo e delle poltroncine rosse, su questo non ci sono dubbi, ma quando la fantasia va ben oltre l’impossibile quel che si ottiene è l’effetto contrario. A chi non è successo di andare al cinema e prendere in giro i personag- gi del film prima ancora di aver finito i pop corn? I lungometraggi da poter citare, in questo caso, sono veramente tantissimi, ma per questa volta ci concentreremo su “In Time”. continua a pag. 3

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UNISAwww.asinupress.it ...per chi non si orienta... Anno V N. 1

NELLA CAPANNA DI ZIO TOML’editorialeIo sono il sergente maggiore Hartman, e questo è il ploto-ne di Asinu. Dal momento in cui deciderete di farne parte, potrete parlare quando volete, e soprattutto quando NON vi sarà richiesto; e le prime e le ultime parole che dovranno uscire dalle vostre fogne saranno "io sono uno di voi". Tutto chiaro, luridissimi futuri Asini?

continua a pag. 2

Questo articolo è per te cara matricola, che stai vagando per questi corridoi così caotici e solitari, queste aule diverse e tutte uguali, questi edifici identici, divertenti e seri. Cara matricola, tu hai bisogno di una guida. Una mappa te l’abbi-amo data, con tanto di dritte sul caffè (e non è poco) ma c’è un’altra cosa di cui tu, volente o nolente, non potrai fare a meno di incontrare sul tuo cammino universitario: le asso-ciazioni studentesche.

continua a pag. 3

VIVI UNISA DI GIORNO Rettore: questo sconosciutoMagnifico Rettore. A buon diritto sembra essere una figura importante nell'università. Spesso lo sento nominare in tv, si legge sui giornali o sul sito ufficiale dell'Unisa e persino sulle locandine nei corridoi delle facoltà. Mi domando perché se ne parli così tanto. Su Asinupress.it ricordo di aver letto che c'è stata la rielezione proprio quest'anno. Se non ricordo male, ora è un professore della mia facoltà.

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ALL’INTERNO:- Unisa macinato fresco + mappa del campus a pag. 4 e 5

- Più leggero dell’aria a pag. 6

- Novella senza voce a pag. 6

- “La Clessidra” ha compiuto il suo ciclo: intervista ad Alessio Vito dei Locus Amenous a pag. 7

IN TIMEQuando un secondo fa la differenza

Il mondo del cinema da sempre fa sognare gli amanti del grande schermo e delle poltroncine rosse, su questo non ci sono dubbi, ma quando la fantasia va ben oltre l’impossibile quel che si ottiene è l’effetto contrario. A chi non è successo di andare al cinema e prendere in giro i personag-gi del film prima ancora di aver finito i pop corn?I lungometraggi da poter citare, in questo caso, sono veramente tantissimi, ma per questa volta ci concentreremo su “In Time”.

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continua dalla prima paginaL’editoriale

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Rettore: questo sconosciutoI primi giorni di corso ho chiesto ad altri miei colleghi cosa ne sapessero, ma ho avuto solo risposte vaghe o comun-que disinteressate. D'altronde anch'io non vedo perché debba interessarmene. Per cui alla fine ho lasciato perde-re, non ho creduto mi cambiasse la vita saperne qualcosa di più. Questo finché non ho avuto un principio di infarto, quando, aprendo LaRepubblica, ho saputo di essere iscrit-to in una delle peggiori facoltà di economia d'Italia: nel rapporto ANVUR del 30 giugno 2013, l'Unisa risulta 61esi-ma su 73. Sono entrato nel panico. Ho già pagato le tasse, seguito i corsi, dato gli esami, il tutto in una delle ultime facoltà di economia. Mentre ero assorto nelle mie preoccupazioni, ripenso alla notizia su quello strano sito. Il nuovo rettore è proprio di economia. C'entra forse con la brutta faccenda dell'Anvur? Migliorerà la mia situazione? Provo a leggere lo Statuto dell'Unisa, ma è troppo lungo. Ctrl+F sulla tastiera, e cerco “rettore”: “colui che propone il documento di programmazione strategica triennale”, non so neanche cosa sia. Dopo altre ricerche, finalmente una risposta: il nuovo rettore è Aurelio Tommasetti, il mio professore di Ragioneria. Scorro il suo curriculum sul sito

dell'Unisa, ed è chiaro che abbia alle spalle una brillante carriera politico-istituzionale, più di 40 ruoli diversi dal 1990. Forse è per questo che l'hanno scelto, il suo operato potrebbe influire sulle sorti del mio corso. Tra le sue tante funzioni, c'è anche scritto che il rettore vigila sul buon andamento della ricerca e della didattica, e ne determina il corretto funzionamento insieme agli organi di governo, come Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione. E pensare che quando sentivo parlare di Senato, mi ero sempre chiesto cosa c'entrasse con noi Roma. Per cui l'operato di questi organi e del rettore può influire sui risultati e sulla valutazione dell'intera Università di Saler-no, e quindi sulle sorti della mia facoltà e del valore dei miei studi. Tornerò su quel sito, mi sembra fosse Asinupress.it, magari potrò approfondire queste vicende e saperne di più sul Magnifico Rettore, adesso so che è una figura importante. A buon diritto ora penso che dovrei conosce-re meglio la mia università...

Marco Giordano (Wave)

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Se voi ”signorine” finirete il vostro corso, se sopravvi-vrete all'Università, sarete pronti, sarete dispensatori di curriculum, lotterete e uscirete vincenti dalla battaglia per un posto fisso; ma fino a quel giorno siete la più bassa forma di vita che ci sia nel globo, non siete nean-che esseri umani, sarete solo pezzi informi di materia organica-anfibia comunemente detta… Studente! Dato che è una vita dura, non mi aspetto che vi piaccia, ma più la odierete, meno imparerete; e la prima lezione per odiarla un po’ di meno è che affrontare un percorso insieme è sempre un opportunità, e noi quest’opportu-nità ve la vogliamo dare. Qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come pendolari, fuori sede, fuori corso o fuori di testa; qui vige l’uguaglianza: davanti a un buon pezzo, fatto con impegno e spirito critico, tutto il resto non conta. Le attitudini di ognuno saranno preziose alla riuscita delle nostre missioni: non

solo la scrittura, ma anche la passione per il disegno, per il cinema, per la lettura; in tempi di guerra, è risaputo, non si butta via niente. I miei ordini sono quelli di scremare tutti quelli che non hanno le doti necessarie per servire il mio beneamato Dio ciuccio, capito bene luridissimi futuri Asini? Per vostra fortuna i prerequisiti necessari non sono alti: basta avere un po' di tempo da dedicarci, con la consapevolezza che non sono ore spre-cate, ma finalizzate a rendere questo nostro microco-smo universitario (e di conseguenza le nostre vite) un posto un po' migliore dove stare. E’ questo che nel nostro piccolo, quotidianamente, ci illudiamo di fare noi del nostro squadrone; auto-sostenendoci (e autofinan-ziandoci), con nessuna arma più letale di un taccuino, una penna e tanta voglia di denunciare quello che non crediamo giusto.Detto questo, mi rimane solo una domanda da farvi: siete pronti a ragliare con noi, miei cari, luridissimi futuri Asini?

Stefano D’Alessandro

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VIVI UNISA DI GIORNODa Agorà ad Aegee, da Pantarei a Link Fisciano, da ESN a Sui Generis, di associazioni alla nostra università c’è n’è per tutti. Che tu sia uno studente fuori sede o sarai un futuro erasmus, che tu voglia intraprendere la strada della rappresentanza studentesca o entrare a far parte di un circuito culturale, che tu abbia l’animo da organizzatore di eventi o la passione per la scrittura e il giornalismo, troverai pane per i tuoi denti.

Esse nascono da e per studenti di corsi diversi e sono dislocate in ogni punto del campus. Durante questi anni potranno capitarti orari di corsi assurdi, date d’appello insostenibili, personale di segreteria non disponibile a fornirti informazioni di cui necessiti: le associazioni possono aiutarti in questo labirinto. Per far fronte alle più svariate esigenze, le associazioni sono presenti in grande numero, qualcuno potrebbe obiet-tare che sono troppe. Alcune tra quelle registrate non esistono neppure ormai, altre sono invece terra di

pochi e ignoti pellegrini di questi corridoi ripidi. Hanno metodi di approccio e fidelizzazione differenti, a volte invasivi. Ricevono diretti finanziamenti da parte dell’università: salvo le dovute distinzioni possiamo considerarli una riproduzione in piccola scala del siste-ma di finanziamenti pubblici che garantiscono la sussi-stenza di partiti, enti culturali e sociali non a scopo di lucro e organi di informazione. Spesso la mancanza di adeguati controlli sfocia in casi di mala gestione e spreco, che nei risvolti più gravi indignano e scatenano rabbia, tanto da pensare che la soluzione migliore sia eliminarli completamente. Prova è ad esempio il costante dibattito intorno all’abolizione del finanzia-mento pubblico ai partiti e dei fondi statali per l’edito-ria, ma sarebbe più opportuno pensare agli effettivi riscontri nella formazione del cittadino in uno Stato progressivamente privatizzato. Tornando al discorso in piccolo, l’eliminazione delle associazioni comportereb-be come prima conseguenza il definitivo annichilimen-to della struttura universitaria in mera catena di mon-taggio. Al contrario l’esperienza universitaria può essere molto di più che un esclusivo affaccendarsi tra libri e esami, ricevimenti e tirocini . E sono proprio le associazioni studentesche una delle maggiori opportu-nità che il mondo universitario possa offrire, affinché il percorso di studi di ognuno non sia piatto ma irripetibi-le, che ci arricchisca e faccia crescere.

MARTINA ²

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Armi chimiche in SiriaAccordo paci�co dai vertici dell’ONU

La soluzione su cui si sono pronunciati i paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU in merito al destino dell’arsenale chimico presente in Siria appare ferma e del tutto imparziale: tutti concordi sul disarmo e sullo smantellamento completo di armi, fabbriche e labora-tori, obiettivo che la Siria si impegna a rispettare entro il 2014. Escluso inoltre il ricorso al Capitolo 7 dello Statuto delle Nazioni Unite, che prevede l’uso di misure punitive, anche con l’impiego di forze militari, in situa-zioni di minaccia alla pace. Che lo Zio Tom e la Madre Russia abbiano deciso di rinunciare a ogni paternalismo militare stupisce e

conforta, soprattutto dopo l’escalation che nei giorni scorsi ha visto convergere nel Mediterraneo orientale flotte da guerra americane e russe, col contributo caloroso di Gran Bretagna, Francia e Cina. Mentre il convegno navale si arricchiva di sempre più numerose delegazioni, la diplomazia internazionale ha lavorato senza sosta per promuovere soluzioni più pacifiche, nell’interesse degli equilibri del Medio Orien-te ma anche dell’Occidente, visto che la situazione sembra prospettare scenari estremamente complicati.

Albio Scuotilancia

La versione integrale dell’articolo sul sito www.asinupress.it

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L’Unisa è grande, certo, ma passati i primi giorni sarà facile riuscire a raggiungere i posti che cercate, non negandovi mai il piacere di una scoperta inaspettata qua e là, che vi sorprenderà anche a distanza di lungo tempo. La mappa del nostro campus però potete trovarla sul sito dell’università (anche se non esiste una mappa per orientarvi sul sito, e ne avrete bisogno, giuro). Noi di Asinu abbiamo pensato di aiutarvi ulteriormente arricchendo la mappa (a lato) dei punti ove soddisfare una delle necessità primarie dell’essere umano, il caffè. La nostra esperienza di drogati di oro nero al vostro servizio.I bar all’Unisa sono quattro e le categorie attraverso le quali ne andiamo ad analizzare pregi e difetti sono tre: location, caffè e cibo.- Bar d’Ingegneria: situato appena dopo la discesa del terminal, punto strategico se la mattina avete preso l’autobus di corsa e appena arrivati avete bisogno di un’iniezione di 20cl di caffeina. Il bar ha alle sue spalle un bellissimo arboreto, oltre che una piazzetta generalmente non troppo frequentata. In effetti è questo il leit motiv del bar: caffè senza infamia e senza lode, baristi più attenti alla tazzina che al sorriso (il vero zucchero alle otto del mattino), poca scelta di panini a pranzo, compensata dall’antistante ristoran-tino; meglio farci la colazione, e se proprio dovete curarvi la malin-conia c’è il gabbiotto di PiKuadro qualche passo più avanti (caffè+m-uffin + copia di Asinu = 1€, la chiacchiera è gratis).- Bar di lettere: situato tra economia, giurisprudenza e lettere, un cuore pulsante al centro dell’ateneo ove bere un caffè è anche un po’ capire come se la passa mamma Unisa. Al mattino lo sguardo si staglia su una semideserta Piazza del sapere che alle spalle è sovra-stata dalla vista nebbiosa dei monti lattari, attimi di raccoglimento rinfrancanti, almeno fino a che il freddo mattino fiscianese non penetra le ossa. Forse il miglior caffè dell’università, preso in compa-gnia di quell’amico che sicuramente incontrerai lì per caso. I panini sono decisamente i migliori per gusto e possibilità di scelta, i tranci di pizza sono il fiore all’occhiello.- Bar del rettorato: habitat naturale per il topo di biblioteca che si concede una pausa e per i ciucci di Asinu che vengono fuori dalla sede (praticamente sotto il bar, passateci a trovare) in cerca di una

fresco

UNISA Macinato

fresco

sveglia. Il bar è antistante piazza del rettorato, vicino all’orripilante pensatoio (Chiostro della pace) ed ai segreti giardinetti dietro la biblioteca. Il caffè è buono, la crema di caffè meglio e sia pranzo che colazione sono nella media, ma il vero motivo per il quale passare dal rettorato è farsi due risate. Chi ci lavora deve aver fatto cabaret in una precedente vita, mentre siamo abba-stanza sicuri che fosse il precedente lavoro di Dario (cappellino e pizzetto) che da solo vale una trasferta al rettorato, anche se lui afferma che il valido motivo sono le femmine fuori la piazzetta.- Bar Piazzetta: tranquillo, diciamo pure nascosto, unico tra i bar con prezzi più adatti a Positano che ad un università (siete avvertiti). In effetti il caffè in tazzina, il negozio di merchandising Unisa di fronte, la colazione turistica a 3€ e i prezzi delle pizze lasciano pensare che da qualche parte ci siano sdraio e ombrelloni, ma siete circondati da montagne, ve l’assicuro. In compenso il punto simpatia è meritatamente guadagnato, il sorriso sulle labbra c’è sempre, ma forse al momento del conto sarete voi a non avercelo.Ci sono poi le diverse macchinette sparse in giro per le facoltà:- Economia: l’agorà di chi prende il caffè nel bicchiere di plastica, noi consigliamo quella a sinistra.- Segreteria: se cerchi di farla finita in modo rapido, ma non indolore.- Scienze Politiche: per chi ama sorseggiare mentre si osservano ingegneri e architetti giocare ai loro modellini.- Cusl: c’è il bar di lettere a due passi, ma se qualcuno vi insegue e andate di corsa…- Cues: macchinette al primo e al secondo piano, ma pare che agli ingegneri piaccia stare sopra.

- Farmacia: test clinici non hanno dimostrato che nel plesso scientifico si consumi coffea arabica, anche detta caffè.- Giurisprudenza: la cosa più vicina al caffè.- Ex S.P.: generalmente la macchinetta è fuori uso, ma se lo bevete dopo lo saranno anche le vostre papille gustative.- Terminal: l’ultima spiaggia se proprio non riuscite a sopportare l’astinenza.Infine, volendo anticipare quella che sarà una naturale reazione del vostro corpo all’assunzione di caffeina (se siete fumatori avete già capito di cosa parliamo), vogliamo darvi due dritte su dove alleggerirvi dai panini del rettorato:- Bagni Mensa: mancano solo gli orifizi d’oro.- Bagni lettere e terminal: mancano solo le visite dell’Asl.- Bagni della biblioteca: il posto più sicuro in caso di attacco nucleare o caduta di meteorite.- Bagni dei bar: pare che Pino Cammino, passante di professione, sostenga siano stati gli zingari a rubare la carta igienica.- Bagni plesso scientifico: test clinici dimostrano che il numero dei microbi in questi bagni è proporzionale alle particelle di sodio nell’acqua Lete.- Tutti gli altri bagni: funzionali, griffati dagli adesivi delle Associazioni (alcuni di questi donano allo stimolo forza nuova), ottime bacheche per chi è in cerca di esperienze borderline.

Salvatore Tancovi

LE VALUTAZIONI SONO STATE EFFETTUATE, A SCOPO PURAMENTE LUDICO, DA NOI DI ASINU.

Voi cosa ne pensate? A partire dal 14 Ottobre potrete partecipare al sondaggio sulla nostra Pagina Fb Asinu Press ed esprimere il vostro parere!

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Rup

B. .

6

ook

Crossing

Più leggero dell’aria

Novella senza voce

"Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza mera-vigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uo-mo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa si che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?" (cit. Milan Kundera)

L'insostenibile leggerezza dell'essere: è il 1968 di una Praga soggiogata dall'Unione Sovietica. Quattro vite si intreccia-no, quella di Thomas, Tereza, Sabina e Franz, personaggi conosciuti come "il quartetto di Kundera", con cui entriamo subito in contatto: veniamo catapultati nelle loro vite, venendoci data la possibilità di spiare la loro quotidianità, i loro vizi e le loro ossessioni. Inesorabile il tempo, quasi fosse anch'esso attore della scena, con i suoi continui rimandi al passato che ci permettono di comprendere quanto il vissuto abbia influito sul presente dei quattro, sulla loro natura attuale. Un viaggio introspettivo di trecento pagine, con un Kundera onnisciente e distaccato, non personaggio ma presente, che analizza con occhio chirurgico la complessità dei rapporti umani, dando voce ad ossessionanti segreti che si è solitamente ben attenti al tenere chiusi in un cassetto. Con una scrittura evocativa ci fa sentire parte del gioco: chiunque l'abbia letto non può negare di essersi letto, di aver riconosciuto quella "vertigine" di cui parla e di cui abbiamo tanto timore, di non aver provato nemmeno una volta quello stesso amore senza pretese che Tereza prova per Karenin, il cane, e il vuoto che la sua perdita porta con sé. Nessuno può negare di essersi sentito leggero quanto Thomas, nel suo essere amante delle donne, e spaventato insieme, del suo sentire irrinunciabilmente il bisogno di vivere questa sua condizione senza essere legato esclusiva-mente con nessuno; o sentire lo stesso macigno che porta nell'animo Franz, per essere troppo diverso dalla sua amata Sabina, per non avere il suo stesso peso specifico. Ci si sente parte del loro essere leggeri e pesanti, provando distacco e compassione, a turno, comprendendo quale sia il vero senso da dare a queste parole. L'Insostenibile leggerezza dell'esse-re è un album di fotografie disordinato, i cui eventi passati e

presenti si aggrovigliano gli uni dentro gli altri mentre un tracciato filosofico - dalle sfumature chiaramente Nietz-schiano - si ripercuote sulle situazioni vissute dei protagoni-sti - l'eterno ritorno e il desiderio di ripetizione, il valore che ha il caso, lo stesso senso che viene dato all'Amore - dando spazio a numerose domande e "se" a cui non verrà mai data risposta, pur consci dell'imperativo che Kundera ridondan-temente ripete: es muss sein!, così doveva essere, per Thomas e Tereza e il loro continuo rincorrersi e sfuggirsi, per Sabina e Franz, con un amore che, invece, non avrà mai il tempo di vedere la luce. Come il riflesso di una Sabina e la sua bombetta, L'insostenibile leggerezza dell'essere diviene quasi un manuale d'istruzione per chi vuole innamorarsi: una visione del tutto sradicata dalle convenzionali idee sul desti-no, ci si rende conto che l'amore della nostra vita non esiste: è stato solo un caso.

Laura Ferraro

“Sono due anni che ti ho persa. Sono due anni che ti aspetto, finalmente riprendo voce”.

Adesso sono qui, seduta, ferma a guardare stalattiti di pioggia sul ferro, ferma a guardare le luci rosse su un mantel-lo grigio, ferma a cercare di dire. Dicono di me che sono un piatto vuoto, un caffè non fatto. Io sono labbra che lasciano bava, sono quella che strizza gli occhi finché non sorridi. Se sei venuto fin qui vuol dire che devo raccontarmi. Ma mi chiedo poi la gente cosa si aspetta prima di leggere la mia storia. Ve lo dico già da ora, non troverete niente! Non perché non abbia niente da dire, però qui non c’è niente da capire, voi non potete comunque in alcun caso. Potrei sempre continuare a battere questi tasti, come se servisse a sbollire la rabbia che provo da quando l’ho persa. Non sto scrivendo un romanzo né una fiaba, perciò per favore, smettila di leggermi così forse potrò smettere anch’io di non scrivere per me. Questa storia non ti riguarda, smettila tu o io non potrò farlo. Questa è una di quelle cose che non vorrò mai rileggere, tu sì perché non ti riguarda. Mi è difficile esprimermi in alto modo da quando la voce mi ha abbandonata, in realtà non è mai stato il mio cavallo di battaglia. Chiedo scusa a chi non mi capirà, se vorrà potrò fargli un disegno. Ma ora pe’ piacere, tienimi forte il braccio che ti racconto la mia storia, anzi piuttosto te la scrivo.Comincia così: “Un bambino andava a scuola…”

M.L.7

IN TIME: quando un secondo fa la differenzaSorvolando sull’innata bellezza, quanto sulla dubbia bravu-ra, del protagonista Justin Timberlake a lasciare sconcertato lo spettatore è per lo più la trama. Nell’anno 2169 le persone sono programmate per invecchia-re soltanto fino a 26 anni, dunque nel 2169 non esisteranno più fuoricorso, ovvio. Questo limite può essere esteso con ulteriore tempo, continuando tranquillamente la propria vita, senza peraltro invecchiare fisicamente, sì anche io ho pensato subito al Cavaliere, non siete gli unici. I poveri sono così costretti a vivere alla giornata, inseguendo il tempo, mentre i ricchi vivranno per sempre e non invec-chieranno mai. Evidentemente il Cavaliere deve essere proprio uno degli sceneggiatori del film, non c’è soluzione.Il protagonista, Will Salas, vive con la madre nella zona più malfamata della città. Una sera Will incontra un uomo che ha più di 116 anni di tempo, ma non è più disposto a vivere.Will si ritrova così con tutto il tempo dello sconosciuto, ma nonostante questo non riesce a salvare la madre quando si accorge che quest’ultima ha finito tutti i minuti, se avete pensato ai minuti offerti dalle compagnie telefoniche vuol dire che la trama perversa del film non vi ha ancora risucchia-ti. Bravi! Ovviamente Will non rimane solo a lungo perché incontra la gnoccona di turno, Sylvia. Accusato di aver rubato tutto il tempo lasciatogli dallo sconosciuto Will viene arrestato ed imprigionato, ma riesce a scappare prendendo in ostaggio, guarda un po’, proprio Sylvia. Quando quest’ulti-

ma si accorge di quanto il sistema sia corrotto decide di aiutare Will a svaligiare la banca del tempo della città. Da qui in poi le risate sono assicurate. Sylvia e Will saranno costretti a fuggire dai guardiani del tempo lanciandosi da palazzi di sei piani e camminando sui tetti. Ora, il film è classificato come fantascientifico, ma da qui a pensare che possa essere umanamente possibile lanciarsi dal sesto piano, con i tacchi, e non slogarsi o rompersi nem-meno un ossicino della caviglia mi sembra un po’ troppo. Per non parlare del vestito “inguinale” che nelle corse alla Forrest Gump non si muove di un millimetro. Stoffa del futuro, siamo noi che non possiamo capire. I due giovani amanti, come moderni Robin Hood, comincia-no a distribuire tutto il tempo rubato ai poveri del ghetto e sovvertono così l’ordine del sistema. La scena fondamentale è una delle ultime, proprio come la madre di Will anche Sylvia finisce i minuti, e la scena si ripete. Sylvia corre a rallentatore verso Will per farsi dare del tempo da lui ed ovviamente riesce ad arrivare giusto IN TIME. Lì dove la povera mamma ci aveva lasciato le penne la bello-na sopravvive, e poi dicono che i maschi sono“mammoni”. La morale del film, quella sull’ importanza del tempo che non va sprecato è evidente; anche Seneca ne aveva parlato nelle sue opere. Sarà mica uno degli sceneggiatori insieme al Cavaliere?

Roberta Romano

- Da pochi giorni è uscito il vostro primo lavoro ufficiale chiamato “Clessidra”. Volete parlarci del lungo concepi-mento della vostra opera prima?"Clessidra” racchiude anni di esperienza musicale collettiva e di ore trascorse nel nostro garage ameno a suonare e creare. E’ la sintesi del nostro percorso musicale, l’opera che traduce le esperienze della band e le influenze di ognuno di noi. Il tentati-vo è quello di cercare di trasmettere un messaggio che possa restare impresso nella mente e nel cuore dell’ascoltatore attra-verso la nostra musica. L’album ripercorre diversi stadi del vivere, dal perenne “inverno” in cui giace la condizione umana costretta a vivere in una realtà così labile e malata, ad una possibile salvezza che possiamo trovare solo nell’Amore, non inteso soltanto come amore terreno tra uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna, ma amore che può manifestarsi e trasmettersi anche attraverso l’arte, la musica o qualsiasi mezzo che possa condurci ad una realtà migliore di quella in cui viviamo.- Voi vi rifate alla grande tradizione progressive, ma nella vostra opera si riescono a trovare anche suggestioni esterne. Quali sono le vostre influenze?

Diversi sono i generi toccati nel disco: rock, musica d’autore, metal, jazz… Il rock progressive è una matrice comune a tutto il gruppo. Buttiamo giù le nostre idee e i nostri pensieri; non componiamo pensando ad un classico tempo progressive o ad una precisa sonorità di genere, cerchiamo invece di comunica-re qualcosa che possa identificarsi esclusivamente con la musica dei Locus Amoenus.- Qual è la situazione della musica dal vivo in Italia e in particolare in Campania?E’ una situazione a dir poco difficile, direi “o sei dentro o sei fuori”; purtroppo ciò accade anche nelle realtà considerate indipendenti. Paradossalmente, oggi è molto più difficile riuscire a suonare dal vivo che registrare un disco. I locali sono restii a chiamare gruppi inediti, anche perché oggi c’è il luogo comune delle cover e tribute band le quali tolgono spazio ai gruppi che cercano di proporre musica originale. In Campania la situazione sembra essere ancora più critica: purtroppo noto personalmente che a proporre musica dal vivo siano sempre gli stessi gruppi, gli stessi nomi o che presentino sempre gli stessi generi musicali. Cosa più triste è che, a volte, chi propone questi generi di “moda” non ha le idee ben chiare su cosa stia proponendo al fruitore.

Franco GalatoLa versione integrale sul sito www.asinupress.it

“La clessidra” ha compiuto il suo ciclo: intervista ad Alessio Vito dei Locus Amoenus

continua dalla prima pagina

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Per "maledettissimi impegni"Biblioteca aperta

Per "maledettissimi impegni"Biblioteca chiusa

Risposte ricercate senza troppa

voglia, trasportate nel vento a mo'

di foglia. Macchine in sosta ostaco-

lano il viandante, segnali inequivo-

vabili di speranze infrante. Rido

perché son matto, e non mi cruc-

cio... calo la testa e continuo la mia

strada, come un ciuccio.

Careless

Sono marionetta, a te che guardi dico, son mario-

netta e mi han dipinto il viso. Bianco pallido e nero

vero e poi il rosso che imbroglia confonde e ingan-

na, fidarsi mai senza eccezioni, nasi bocche e

pensieri, annusa. Indovini il profumo della tristez-

za? Ridi, dico a te che guardi: ridi! Son qui apposta

non mi ammiri? Gioco, tu giochi? Son marionetta e

a te che guardo dico, son marionetta e il far mio

non appartiene al mio sentire, chi mi muove? Tu

che guardi, dimmi, Lui lo vedi? Mescolo l' andare

via al soffio che mi lega, cosi preziosa è la mia vita,

tu che guardi mi riconosci stella? Brillo io e che

allegria quando Lui c'è. Ma poi cado e poi scompa-

io... Uno due e tre, troppe me nessuna me. Tra gli

specchi le Sue parole, è un ordine e non è un pecca-

to! Musica contamina poesia, buio vero riflessi

pallida luce... Fuoco sia! Filo doppio mai spezzato,

la libertà io so cos'è. Quando l'ho persa ho perso

me. Tu che guardi: ridi! Son qui apposta, non mi

vedi?Facciamo un collage

Faccio un collage di momenti felicie mi ci riparo il copertone della bici…

Scherzi a parte, ci vogliamo provare?Un enorme poster elettoralecon sopra i nostri sogni realizzatiuna cosa seria, mica banale.

Anche degli gnomiche non fanno mai male.Voglio sventolare una bandiera di idealimacchiata dal sangue testardocon effigi di genti feliciche scopa, delira, mangia o ama.

Sognare è necessarioa chi libertà brama.

Si vince nel momento in cuiimmaginiamo la nostra gioianei migliori sogni altrui.

Felice

Foto e testo (a lato) di Felicia M. Iannone