Articolo - L'economia della conoscenza tra strutture proprietarie e Open Source

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L’economia della conoscenza tra strutture proprietarie e Open Source 1. Premessa L’ampia diffusione di Internet e l’adozione generalizzata dei personal computer stanno permettendo la sempre più rapida circolazione dell’informazione e dei contenuti in forma digitale. La crescente familiarità con i linguaggi informatici e la maggiore diffusione del software nei diversi settori economici ha anche permesso lo sviluppo di un nuovo modo di concepire e sviluppare alcuni prodotti, secondo il modello del Free/Open Source. L’Open Source consiste in un modello di sviluppo e produzione del software realizzato per mezzo di comunità virtuali di individui che collaborano per dare forma a progetti anche molto complessi con la massima libertà di studiare, modificare e ridistribuire il programma. Lo sviluppo di questi programmi è basato sullo scambio di informazioni in rete e sul lavoro parallelo, continuo e decentrato di utenti organizzati in comunità. Tutti i prodotti dell’industria culturale, compresi i software, sono disciplinati dalle leggi sul diritto d’autore; tuttavia, mentre il copyright tradizionale si esplicita in un diritto di esclusiva, il movimento Open Source esercita tale diritto in maniera differente, come un permesso d’autore (copyleft), il quale consente agli utenti che aderiscono alle condizioni della licenza Open Source di utilizzare, studiare, modificare e ridistribuire il bene, ma non di impadronirsi del contenuto sottraendolo alla comunità Open Source. Questa forma di creazione cumulativa di conoscenza permette di assimilare il settore del software al classico mondo della ricerca scientifica in cui il frutto di passate invenzioni e scoperte costituisce l’input per altre innovazioni. La sua diffusione in settori diversi della produzione intellettuale (e non solo) apre scenari molto interessanti rispetto alle modalità di organizzazione della produzione e di gestione della proprietà intellettuale. 2. La ricerca economica sull’Open Source La diffusione rapida e spontanea di software Open Source e la sua adozione e sviluppo anche da parte di società for profit ha generato una serie di interrogativi a cui la ricerca economica tuttora sta tentando di dare risposta. In generale, i filoni di ricerca aperti sono tre: i) il confronto tra il modello organizzativo della produzione Open Source (a rete, orizzontale e decentrata) e quello tradizionale (gerarchico e centralizzato); ii) lo studio delle ragioni per cui i programmi open source sanno stare sulla frontiera tecnologica, sanno risolvere bugs e innovano in maniera spesso più efficiente dei corrispondenti programmi proprietari; iii) lo studio delle motivazioni che spingono i programmatori a partecipare allo sviluppo di prodotti Open Source senza ottenere diretti benefici economici. Questo progetto vuole inserirsi nel terzo filone di ricerca. In particolare, è stato più volte evidenziato come i prodotti Open Source abbiano natura di bene pubblico fornito da privati (Lerner e Tirole 2002, Bitzer et al. 2005, Johnson, 2002). La teoria economica associa alla natura di bene pubblico un comportamento opportunistico da parte degli utenti (free-riding) per cui il mercato fallisce; tuttavia le comunità Open Source esibiscono un atteggiamento di sviluppo collaborativo, per lo più svolto su base volontaria, di migliaia di sviluppatori che donano il loro lavoro e il proprio tempo per realizzarlo. Come si risolve questa contraddizione? Gli strumenti tradizionali della teoria economica sostengono che un agente razionale sia motivato a contribuire allo sviluppo volontario del codice di un software solo se i benefici che ne derivano giustificano i costi di programmazione. Seguendo questo approccio, la letteratura cerca quindi di identificare quei benefici, non direttamente economici, che evidentemente entrano nella funzione di utilità degli utenti. Le soluzioni proposte nei vari approcci sono diverse e non necessariamente escludenti (e ovviamente ognuna gioca un peso diverso a seconda del singolo progetto): ad esempio, alcuni studi

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2. La ricerca economica sull’Open Source L’economia della conoscenza tra strutture proprietarie e Open Source 3. Il progetto di ricerca Working Paper; disponibile anche al sito: http://opensource.mit.edu/online_papers.php.

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L’economia della conoscenza tra strutture proprietarie e Open Source

1. Premessa

L’ampia diffusione di Internet e l’adozione generalizzata dei personal computer stanno permettendo la sempre più rapida circolazione dell’informazione e dei contenuti in forma digitale. La crescente familiarità con i linguaggi informatici e la maggiore diffusione del software nei diversi settori economici ha anche permesso lo sviluppo di un nuovo modo di concepire e sviluppare alcuni prodotti, secondo il modello del Free/Open Source.

L’Open Source consiste in un modello di sviluppo e produzione del software realizzato per mezzo di comunità virtuali di individui che collaborano per dare forma a progetti anche molto complessi con la massima libertà di studiare, modificare e ridistribuire il programma. Lo sviluppo di questi programmi è basato sullo scambio di informazioni in rete e sul lavoro parallelo, continuo e decentrato di utenti organizzati in comunità. Tutti i prodotti dell’industria culturale, compresi i software, sono disciplinati dalle leggi sul diritto d’autore; tuttavia, mentre il copyright tradizionale si esplicita in un diritto di esclusiva, il movimento Open Source esercita tale diritto in maniera differente, come un permesso d’autore (copyleft), il quale consente agli utenti che aderiscono alle condizioni della licenza Open Source di utilizzare, studiare, modificare e ridistribuire il bene, ma non di impadronirsi del contenuto sottraendolo alla comunità Open Source.

Questa forma di creazione cumulativa di conoscenza permette di assimilare il settore del software al classico mondo della ricerca scientifica in cui il frutto di passate invenzioni e scoperte costituisce l’input per altre innovazioni. La sua diffusione in settori diversi della produzione intellettuale (e non solo) apre scenari molto interessanti rispetto alle modalità di organizzazione della produzione e di gestione della proprietà intellettuale.

2. La ricerca economica sull’Open Source La diffusione rapida e spontanea di software Open Source e la sua adozione e sviluppo anche da

parte di società for profit ha generato una serie di interrogativi a cui la ricerca economica tuttora sta tentando di dare risposta. In generale, i filoni di ricerca aperti sono tre: i) il confronto tra il modello organizzativo della produzione Open Source (a rete, orizzontale e decentrata) e quello tradizionale (gerarchico e centralizzato); ii) lo studio delle ragioni per cui i programmi open source sanno stare sulla frontiera tecnologica, sanno risolvere bugs e innovano in maniera spesso più efficiente dei corrispondenti programmi proprietari; iii) lo studio delle motivazioni che spingono i programmatori a partecipare allo sviluppo di prodotti Open Source senza ottenere diretti benefici economici.

Questo progetto vuole inserirsi nel terzo filone di ricerca. In particolare, è stato più volte evidenziato come i prodotti Open Source abbiano natura di bene pubblico fornito da privati (Lerner e Tirole 2002, Bitzer et al. 2005, Johnson, 2002). La teoria economica associa alla natura di bene pubblico un comportamento opportunistico da parte degli utenti (free-riding) per cui il mercato fallisce; tuttavia le comunità Open Source esibiscono un atteggiamento di sviluppo collaborativo, per lo più svolto su base volontaria, di migliaia di sviluppatori che donano il loro lavoro e il proprio tempo per realizzarlo.

Come si risolve questa contraddizione? Gli strumenti tradizionali della teoria economica sostengono che un agente razionale sia motivato a contribuire allo sviluppo volontario del codice di un software solo se i benefici che ne derivano giustificano i costi di programmazione. Seguendo questo approccio, la letteratura cerca quindi di identificare quei benefici, non direttamente economici, che evidentemente entrano nella funzione di utilità degli utenti.

Le soluzioni proposte nei vari approcci sono diverse e non necessariamente escludenti (e ovviamente ognuna gioca un peso diverso a seconda del singolo progetto): ad esempio, alcuni studi

(Lerner e Tirale, 2002) danno molto peso al ritorno indiretto legato a strategie di segnalazione del proprio skill e di reputazione; altri suggeriscono l’importanza del contenimento dei costi di sviluppo (Johnson, 2002), in quanto si lascia ad altri membri della comunità il compito di sviluppare parti del programma o del prodotto; infine, secondo alcuni studi (Bessen, 2001, Bonaccorsi e Rossi 2003, Franke e von Hippel 2003) l’eterogeneità in termini di conoscenze, interessi e bisogni degli utenti e dei programmatori, giustifica la loro collaborazione per lo sviluppo di nuove caratteristiche e per il miglioramento di quelle esistenti.

Tuttavia, nella letteratura economica, le motivazioni più prettamente “intrinseche” e altruistiche che possono accomunare i membri di una comunità Open Source sono state studiate solo marginalmente, nonostante questi aspetti siano centrali nel dibattito socio-politico e filosofico. Gli stessi fondatori del movimento Free/Open Source sostengono l’importanza di motivazioni prettamente sociali, che stimolano un individuo a partecipare attivamente ai progetti Open Source sia perché appagati da un senso di appartenenza a una comunità, sia perché motivati dal divertimento nel programmare, sia per una ricerca di reciprocità o, infine, da un senso di altruismo (la cosiddetta economia del dono o “gift culture”, Raymond 1999).

3. Il progetto di ricerca Il progetto di ricerca vuole dare un contributo originale e innovativo soprattutto in questa ultima

direzione, cercando di approfondire con gli strumenti teorici dell’economia gli aspetti motivazionali legati ai concetti di reciprocità, altruismo ed economia del dono. Sebbene alcuni studi teorici ed empirici ne sottovalutino l’importanza, alcune motivazioni sociali sono alla base della filosofia di sviluppo soprattutto del movimento del Free Software, e appaiono fungere da collante tra le comunità e i progetti Open Source.

Sembra pertanto importante integrare i modelli economici basati su benefici di carattere economico e tecnico con tali considerazioni di carattere individuale, altruistico e sociale. Ciò implica una riformulazione del sistema delle preferenze dei membri delle comunità Open Source, in funzione diretta della dimensione della rete di cui fanno parte, del senso di appartenenza alla rete e di altri benefici indiretti legati alla creazione di prodotti della conoscenza che sono liberamente disponibili. In particolare, l’atipica struttura delle preferenze di un utente-programmatore dovrebbe tenere conto del fatto che lo sviluppo individuale dei prodotti Open Source comporta la creazione di beni che sono congiuntamente di consumo e di investimento. Questo lavoro permetterebbe quindi di modellare e di motivare comportamenti individuali non pienamente giustificabili nella letteratura economica esistente e di integrare gli studi in campo economico nel più ampio dibattito sulla proprietà intellettuale.

Inoltre, queste valutazioni vanno oltre la sfera economica e giocano un ruolo fondamentale nel giustificare la diffusione della filosofia Open Source in altri ambiti culturali: la diffusione di prodotti culturali che utilizzano licenze copyleft inizia ad essere importante anche in campo letterario e musicale e ci sono alcuni esperimenti di condivisione della produzione intellettuale anche nei tradizionali settori industriali (ad esempio la Open Cola).

Infine, un ultimo filone di ricerca del progetto riguarda la verifica empirica delle motivazioni che stanno alla base della partecipazione a progetti Open Source, sia attraverso la somministrazione diretta di questionari ad un campione di sviluppatori e di utenti Open Source, sia attraverso l’analisi statistica delle righe di codice prodotte dai singoli programmatori.

4. Riferimenti bibliografici � Bessen J., 2001, Open Source software: free provision of complex public goods. NBER

Working Paper; disponibile anche al sito: http://opensource.mit.edu/online_papers.php.

� Bitzer J., P.H. Schröder, 2005, Bug-fixing and code-writing: The private provision of open source software, Information Economics and Policy 17: 389-406.

� Bonaccorsi A., C. Rossi, 2003, Why Open Source software con succeed, Research Policy 32(7): 1243-1258.

� Dalle, Jean-Michel and Nicolas Jullien, 2003, ‘Libre’ software : turning fads into institutions?, Research Policy 32(7), 1-11.

� DiBona C., S. Ockman, M. Stone, 1999, Open Source: Voices from the Open Source Revolution, O’Reilly Press, Sebastopol, CA.

� Franke N., E. von Hippel, 2003, Satisfying heterogeneous user needs via innovation toolkits: the case of Apache security software, Research Policy 32(7): 1199-1215.

� Frey B.S, 1997, Not just for the money: An economic theory of personal motivation, Edward Elgar, Cheltenham, UK.

� Johnson J.P., 2002, Open Source Software: Private Provision of a Public Good, Journal of Economics and Management Strategy 11: 637-62.

� Lerner J., J. Tirole, 2002, Some Simple Economics of Open Source, Journal of Industrial Economics 52: 197-234.

� Raymond, E.S., 1999, The Cathedral and the Bazaar, O’Reilly & Associates, Cambridge.

� Stallman R., 1999, The GNU operating system and the free software movement. In: DiBona C., S. Ockman, M. Stone, (eds), Open Sources. O’Reilly, Sebastopol, CA.

� Torvalds, L. 1998, What motivates free developers?, First Monday 33, available at: http://firstmonday.org/issues/issue3_3/torvalds/index.html.

� von Krogh G., Spaeth S., Lakhani K. R. 2003, Community, join, and specialization in F/OSS software innovation: a case study, Research Policy 32(7): 1217-1241.