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MARZO 2016 Abbinamento gratuito con il ogni ultimo mercoledì del mese www.azsalute.it facebook.com/azsalute 2 NUOVO LASER VERDE Per salvare prostata e cuore 2 UNIVERSO FEMMINILE Ginecologi a confronto 2 PIÙ INFERMIERI Meno rischio di morte

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MARZO 2016

ARRIVA L’ESTATEUNGHIE PERFETTE

Abbinamento gratuito con il ogni ultimo mercoledì del mese • www.azsalute.it facebook.com/azsalute

2 nuOvO lAseR veRde

Per salvare prostata e cuore2 univeRsO feMMinile

Ginecologi a confronto2 più infeRMieRi

Meno rischio di morte

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ello scorso numero di febbraio, abbiamo pubblicato una nota della Società Italiana di Neonatologia (SIN).

Purtroppo, conteneva notizie non aderenti alla realtà. Ma chi non si fi-derebbe di un comunicato di una Società scientifica?

La SIN riferiva “da dati emersi al 2015” di un’indagine sui centri atti-vi sul territorio nazionale di Servizi di Trasporto Emergenza Neonatale (STEN) e metteva la Sicilia tra le re-gioni in cui il Servizio non era com-pleto. Sbagliato. L’Isola ha un’ottima rete dedicata non solo al trasporto ur-gente del neonato, ma anche a quel-lo delle madri (Servizio di trasporto emergenza materna - STEM), siste-ma di trasferimento di una paziente con gravidanza a rischio che neces-sita di cure ad alto livello di comples-sità per sé o per il feto (o per entram-bi), non erogabili nel punto nascita nella quale si trova.

Teniamo a precisare come, pro-prio il Servizio di Trasporto di emer-genza materna siciliano abbia sal-vato, di recente, nel giro di 15 gior-ni, ben due mamme e rispettivi na-scituri. Il primo caso a Troina: pla-centa previa centrale accreta. In al-tri termini, non si stacca dal corpo dell’utero, fenomeno che provoca emorragie anche gravi. Scatta la re-te di emergenza. Il medico dell’eli-soccorso la prende letteralmente in braccio, la carica sull’elicottero e la trasporta in pochi minuti alla gi-necologia e ostetricia dell’ospeda-le Umberto I di Enna, Centro di ri-ferimento per le gravidanze ad al-tro rischio e per le emergenze oste-triche e ginecologiche, anche per le province di Caltanissetta e Agrigen-

to. “Ancora 20-30 minuti e sarebbe morta”, spiega Ettore La Ferrera, di-rettore della ginecologia e ostetricia dell’ospedale. “Il quadro era dram-matico. La donna era in un lago di sangue – continua La Ferrera – ab-biamo impiegato ben 6 sacche di sangue e 5 di plasma. Grazie alla re-te STEM abbiamo salvato la vita alla madre e alla bambina”.

Altro caso simile, a distanza di quasi due settimane: questa volta la madre è di Nicosia e viene traspor-tata ad Enna.

Altra parte quantomeno ‘strana’ del comunicato della SIN, riguarda il caso del decesso, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2015, della neonata Nicole Di Pietro a Catania, che tan-ta rabbia suscitò non solo nell’Isola, ma in tutta Italia.

La SIN specifica di essersi fat-ta parte attiva nella promozione di corsi di formazione per gli operatori dei team STEN. E prosegue nella no-ta scrivendo “Non è accettabile og-gi che si verifichino fatti gravi quali il decesso della piccola Nicole, avve-

nuto in Sicilia nel 2015, in attesa che, in assenza di un servizio dedica-to e organizzato, qualcuno trovi un posto letto e qualcun altro provve-da con tempestività al trasferimen-to”. Scherziamo? Possibile che la SIN non si sia documentata sul caso Ni-cole? L’autopsia, le ispezioni delle autorità sanitarie e le indagini della magistratura, hanno accertato che il decesso della neonata non era da attribuire a ritardi o errori del 118. E la procura di Catania ha messo sotto accusa sei persone della casa di cu-ra catanese Gibiino, alla quale si era rivolta la madre di Nicole per par-torire. E accusa tre medici di omi-cidio colposo e falso ideologico. Di una vicenda così straziante, dove la magistratura parla “di condotte gra-vemente colpose, attive e omissive, che hanno portato al decesso della neonata”, come può la Società Ita-liana di Neonatologia parlare di “as-senza di servizio dedicato?”.

Nel prossimo numero un servi-zio sul trasporto neonatale e mater-no-fetale in emergenza in Sicilia.

Trasporti neonataliper le emergenze in Sicilia

N

ediTORiAle

di Carmelo Nicolosi

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Direttore ResponsabileCarmelo NicolosiEDITRICEAZ Salute s.r.l.Registrazione del Tribunaledi Palermo n. 22 del 14/09/2004

PubblICITàAZ Salute [email protected]

TIPogRafIaAGEM San Cataldo (Cl)

HaNNo CollaboRaToMario BarbagalloCesare BettiGiocchino BriguglioManuela CampanelliAdelfio Elio CardinaleMinnie LuongoPaola MarianoEmanuela MediGiuseppe Montalbano

REDaZIoNE gRafICaGGS

REDaZIoNEVia Enrico Fermi, 6390145 PalermoTel. [email protected]@azsalute.it

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INDIRIZZI INTERNETwww.azsalute.itAZ Salute è su Facebookfacebook.com/azsalute.it

In questo numeroaNNo XII - Numero 3 Marzo 2016

peli in eccessO? Ecco come elimirarli6 di Cesare Betti

è in ARRivO l’esTATePrendiamoci cura delle nostre unghiedi Luca Nicolosi 9

sAlviAMO il cibO del fuTuRO In diminuizione flora e fauna12 di Adelfio Elio Cardinale

lAseR veRde peR lA pROsTATAe per preservare il cuoredi Manuela Campanelli 14

univeRsO feMMinile A Firenze ginecologi a confronto16 di Emanuela Medi

BLOCK

NOTES

SANITÀ

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Mensile in abbinamento gratuito con il

nOviTà peR lA MenOpAusAEstrogeni coniugati e bazedoxifeneIntervista ad Andrea Genazzani 19

sAniTà e cOMplessiTà Sfruttare le nostre capacità aziendali20 di Gioacchino Briguglio

più infeRMieRi peR pAZienTee minore rischio di mortalitàdi Paola Mariano 23

pRuRiTO AllA TesTA Tutti i problemi e le soluzioni25 di Cesare Betti

lA RObOTicA che fA AlZARedalla sedia a rotelle e camminare 27

2 AnZiAni 2 bAMbini 2 AssOciAZiOni 2 RivisTe

Integratorinon sempre utilidi Mario Barbagallo

29

Nuove e vecchiealleanzedi Giuseppe Montalbano

29

Lega Italiana Lottacontro i tumoridi Minnie Luongo

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Alimentazione:Prevenzione& benessere

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dedicATO Alle dOnne. Peli di troppo? È soltanto un problema ormonale

di Cesare Betti

el suo romanzo Ma-dame Bovary, lo scrit-tore francese Gusta-ve Flaubert descrive nei dettagli la bellez-

za della protagonista, esaltando co-me un pregio la “lieve peluria ne-ra che ombreggia le sue labbra car-nose”. Ma questa descrizione rife-rita ai peli superflui, non consola di certo signore e signorine preoc-cupate, oltre che per motivi esteti-ci, dall’idea che qualcosa non vada per il verso giusto.

Anche se il più delle volte si tratta di un’idea sbagliata, in qualche ca-so può rivelarsi esatta. Come spie-ga il professor Andrea Genazzani, direttore della Clinica di ostetricia e ginecologia dell’università degli Studi di Pisa, è il caso di distinguere una peluria lieve e senza significato da fenomeni più rilevanti.

Qual è il problemaQuando sul corpo di una don-

na compaiono peli di troppo, si può trattare di irsutismo o di ipertricosi.

Nell’irsutismo, i peli sono pre-senti in zone che solitamente ne sono prive, come il mento, il labbro superiore, il petto e la parte inferio-re della schiena.

Nell’ipertricosi, invece, i peli so-no presenti in quantità eccessive in zone del corpo femminile dove nor-malmente sono già presenti, come le ascelle, le gambe e gli avambrac-ci. Il più delle volte, però, le due for-

me non sono facilmente distingui-bili, perché i casi più diffusi sono quelli misti.

Le cause più importantiLa causa dei peli di troppo è dovu-

ta a un’eccessiva produzione di or-moni maschili, gli androgeni. Que-sti ormoni non vengono prodotti so-lo dal corpo maschile, ma anche da quello femminile, e quando la loro

N

nessuna preoccupazioneVediamo come vanno eliminati

2 Università di PittsbUrgh

LA MEdITAZIONE AllevIA Il MAl dI schIenA

un programma di meditazione (mindfullness) allevierebbe il mal di schiena cronico in zona lombare, facilitando le normali attività quotidiane di chi ne soffre. lo studio di Natalia Morone, dell’university of Pittsburgh, ha coin-

volto 282 anziani con dolore cronico alla schiena e conseguenti limitazioni funzio-nali. Divisi in due gruppi, metà dei partecipanti ha seguito un programma di medi-tazione (con esercizi di respirazione, pratiche meditative e stretching), gli altri un programma sui corretti stili di vita. Dopo alcuni mesi di esercizio, il gruppo di me-ditazione è risultato migliorato sia sul fronte del dolore lombare percepito, sia sul fronte della propria libertà di movimento nelle attività quotidiane.

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quantità è abbondante, si ha la cre-scita dei peli e, a volte, anche la ca-duta dei capelli. Questa eccessiva produzione si verifica per molte cau-se, ecco le più importanti.

La sindrome adreno-genitaleSi manifesta già nell’infanzia e

persino alla nascita. Si tratta di un disturbo di origine genetico che tal-volta interessa le donne che in fa-miglia hanno avuto casi di irsuti-smo. In Italia, questo fenomeno è piuttosto diffuso nelle regioni meri-dionali e in Sardegna.

Alterazioni e sviluppoÈ il caso più frequente e si veri-

fica al momento dello sviluppo. Ad alcune giovani donne può capita-re che, inizialmente, aumenti mag-giormente la produzione di ormo-ni maschili, rispetto a quelli femmi-nili. Come conseguenza si ha una crescita di peli in zone dove in ge-nere il sesso femminile ne è privo.

La policistosi ovarica

Altro disturbo abba-stanza diffuso è quello che colpisce l’ovaio: in quest’organo, i follicoli ovarici crescono in ec-cesso e all’ecografia si possono vedere come piccole cisti. L’origine del fenomeno può di-pendere da molti fat-tori, come la compar-sa di obesità.

L’iperplasiadel surrene

È l’ingrossamento dei surreni, ghiandole situate sopra ogni re-ne: lavorando ecces-sivamente, produce troppi ormoni andro-geni. A volte, il pro-

blema è dovuto a un tumore be-nigno dell’ipofisi (una ghiandola della base del cervello), altre volte può essere legato a un tumore be-nigno che interessa direttamente i surreni.

Come scoprire la causaPer scoprire la causa del distur-

bo, è importante conoscere le abi-tudini di vita della donna, i farmaci che assume, il modo e la velocità in cui sono comparsi i peli e le even-tuali alterazioni del ciclo mestruale. Per una corretta diagnosi, è neces-sario anche sottoporre la donna a un’ecografia della pelvi, per valuta-re lo stato di salute delle ovaie e del-le ghiandole surrenali, e a un esame del sangue, per conoscere i livelli di alcuni ormoni: il testosterone libe-ro e totale, la proteina che lega gli ormoni sessuali, il progesterone, il 17-idrossiprogesterone, l’androste-nedione, il Dheas e gli ormoni del-la tiroide.

MIglIORA cOnLA STIMOLAZIONEdEL CErVELLO

l’applicazione di una debole cor-rente elettrica al cervello, pog-giando due semplici elettro-

di sulla testa, rafforzerebbe le con-nessioni nervose e potenzierebbe la memoria. Questi i risultati di una ri-cerca svolta all’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e pubbli-cata sulla rivista “Scientific Reports”. I ricercatori hanno dimostrato che si può aumentare la memoria di topoli-ni con una singola seduta della durata di 20 minuti di “stimolazione elettrica transcranica con corrente continua” – una tecnica non invasiva già speri-mentata su pazienti – che consiste nell’inviare al cervello una corrente di bassissima intensità, indolore e non percepibile dal soggetto. una sola se-duta induce nel centro della memo-ria – l’ippocampo – un potenziamen-to delle connessioni tra i neuroni e le sinapsi, indispensabili per trasmet-tere e immagazzinare le informazioni. I topolini hanno presentato una me-moria migliore anche parecchi giorni dopo il trattamento. la corrente au-menterebbe la produzione dell’im-portantissimo fattore di crescita ce-rebrale bDNf.

3

2 memoria

Sopra, Marcel duchamp: L.H.O.O.Q (1919)

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Come si eliminanoAnche se il più delle volte il fe-

nomeno è legato a squilibri ormo-nali, l’eccessivo numero di peli può avere bisogno di cure mirate. Oltre ai metodi tradizionali, come creme e cerette, si può ricorrere anche a quelli che risolvono definitivamen-te il problema.

L’elettrocoagulazioneCon un sottile ago che emette una

piccola scarica elettrica in ogni bul-bo del pelo da eliminare, si può ot-tenere una distruzione definitiva del follicolo pilifero. È un metodo lungo, che prevede molte sedute, non sem-pre assicura una depilazione defini-

tiva e può lasciare piccole cicatrici.

Il laser al rubino e all’alessandrite

La loro luce distrugge le strutture che contengono la melanina, la so-stanza che dà il colore scuro ai pe-li e alla pelle. Tuttavia, c’è il rischio che possano danneggiare anche la cute, con rossori, bolle e ustioni. Inoltre, sono efficaci solo sui peli scuri, mentre non hanno effetto su quelli biondi, bianchi o rossi.

Il laser q switchedLa cura associa un laser che

emette raggi luminosi con un colo-rante che penetra nel canale del pe-

lo, in modo che la luce lo distrugga. A volte, questo trattamento può la-sciare piccole cicatrici, perché la lu-ce del laser ha una potenza molto elevata e può provocare la distru-zione del tessuto circostante il pelo.

Laser neodimio Yaga impulso lungo

Grazie alla sua luce, raggiunge una profondità nella pelle di oltre 5 millimetri, dove ha origine la pe-luria, debellandola completamen-te. Questo laser è attivo su tutti i tipi di peli, tranne quelli bianchi, non lascia cicatrici né arrossamen-ti, non è doloroso e non crea chiaz-ze chiare.

3

2 meglio magri

L’OBESITà AnnebbIA lA MeMORIA

l’obesità è associata a una riduzione del 15% della memoria cosiddetta episo-dica, ovvero un tipo di memoria che ci consente di mantenere vivido il ricor-do delle esperienze e degli avvenimenti della nostra vita. Ricercatori dell’uni-

versità di Cambridge hanno messo alla prova la memoria di un gruppo di 50 per-sone magre, sovrappeso e obese. Hanno osservato che più aumentano i chili di troppo, più si riducono certe capacità mnemoniche. È possibile che questa condi-zione di ridotta memoria sia in qualche modo la conseguenza dei chili di troppo e che al tempo stesso contribuisca a perpetuare il problema di sovrappeso, renden-do più difficile per l’individuo ricordare cosa, quanto e quando ha mangiato.

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OnicOMicOsi. Le possibili infezioni e i consigli del make up artist sulle novità

di Luca Nicolosi

ra qualche mese arri-va l’estate e con essa la voglia di scarpe aperte e sandali per il mare. E vengono messe in mo-

stra le unghie di mani e piedi, quasi un personale ‘biglietto da visita’.

Le unghie rappresentano un og-getto di seduzione e sono forte-mente soggette ai capricci e ai vo-leri della moda. Massima attenzio-ne quindi all’Onicomicosi, la pato-logia più comune delle unghie in costante aumento negli ultimi an-ni. Non solo le rende fragili e frasta-gliate, ma le imbruttisce, rendendo

il loro colore antiestetico.Purtroppo, sono poche le perso-

ne consapevoli che le unghie sono soggette a malattie. Le più comu-ni, infezioni fungine o onicomicosi, rappresentano il 50% dei disturbi ungueali. Ne soffre il 10% degli ita-liani, ma in età 40-60 anni, la per-centuale sale anche al 20%.

Queste infezioni possono in-sorgere come una macchia opa-ca (bianca o gialla) sotto la punta di un’unghia del piede o della ma-no. Vanno tempestivamente cura-te, altrimenti si diffondono, cau-sano scolorimento e ispessimento dell’unghia, provocano lo sfalda-mento ad iniziare dai bordi. L’infe-zione non è pericolosa, ma rappre-senta un problema estetico che può condizionare le relazioni sociali e, alla lunga, generare anche dolore.

L’onicomicosi colpisce maggior-mente le unghie dei piedi. Ne so-no più soggetti gli uomini, senza di-stinzione di razza, ma il fenomeno è in crescita, soprattutto nelle don-ne, a causa anche del mutamen-to degli stili di vita (maggiore fre-

quentazione di luoghi pubblici, cu-re estetiche non sicure, incremento attività sportiva, utilizzo frequente di detergenti, ecc.).

Onicomicosi È provocata prevalentemente da

un fungo, ma la causa si può ricer-care anche in lieviti e muffe. Il fun-go penetra attraverso microfessure

e crepe dell’unghia, abbatte lo stra-to di cheratina (la sostanza princi-pale di cui è composta), ne utilizza i componenti per crescere più velo-cemente e modifica il PH dell’un-ghia (da acido ad alcalino).

Le unghie dei piedi, rispetto a quelle delle mani, sono più sog-gette alla malattia perché restano costrette, per lungo tempo, all’in-terno delle scarpe, in un ambien-te caldo e umido, ideale per la pro-liferazione dei funghi. Altra proba-bile causa è la più scarsa circola-zione sanguigna rispetto alle mani, con conseguente minore ricono-scimento ed eliminazione dell’in-fezione da parte del sistema im-munitario. La micosi può rimane-re circoscritta a un’unica unghia o intaccare anche le altre. Rare le re-missioni spontanee.

in arrivo l’estatePrendiamoci curadelle nostre unghie

T Ne soffre il 10 percento degli italianie il 40 per centodopo i 40 anni

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Prevenzione Pochi, ma importanti accor-

gimenti sono indispensabili per prevenire l’onicomicosi: asciuga-re sempre con accuratezza mani e piedi, compresa la pelle tra le dita; prediligere calze in fibra naturale e avere cura di cambiarle spesso; al-ternare appena possibile le scarpe chiuse con quelle aperte; non cam-minare mai scalzi nei luoghi pub-blici; non strappare o tagliare la pelle intorno alle unghie: si potreb-bero creare lacerazioni attraverso le quali ci si può infettare.

Fattori di rischio Molteplici i fattori di rischio:

una sudorazione eccessiva; le

mani in acqua per molte ore (co-me parrucchieri, baristi, pastic-ceri, imbianchini, muratori, giar-dinieri); indossare calze e scarpe che impediscono la traspirazione e non assorbono il sudore; cam-minare a piedi nudi in ambien-ti pubblici umidi (piscine, pale-stre, spogliatoi); avere piccole le-sioni o infezioni della pelle o del-

le unghie; essere in età avanzata; soffrire di diabete o di distur-bi circolatori a carico del sistema immuni-tario.

Sintomi, diagnosie cura

È probabile che si soffra di oni-comicosi se le unghie sono più spesse del normale e presenta-no deformazioni, se sono opache e non lucide, fragili o frastagliate. Fondamentale è la corretta diagno-si per la scelta della terapia più effi-cace. Il medico specialista di riferi-mento è il dermatologo. Controlle-rà le unghie e – se del caso – racco-

3Sono pochi, ma essenziali,gli accorgimentida adottare per prevenirel’infezione fungina

LA CHErATINA Il suO eleMentO pRIncIpAle

Nata come arma di difesa, l’unghia, dal latino ungula, diminutivo di unguis, è una struttura semitrasparente indispensabile per facilitare la presa, contribuire alla stabilità strutturale delle dita, dare supporto e limitare l’usura delle estremi-

tà. Il suo elemento principale è la cheratina, suddivisa in più strati; la parte esterna è dura, con fibre perpendicolari alla direzione di crescita mentre la parte sottostante è più sottile, a struttura lamellare. È composta anche da grassi, amminoacidi, acqua, vita-mine e minerali. Il suo colore naturale è rosa a causa del sangue che traspare dal der-ma trasparente; quando si distacca diventa giallastra come le cornee.

cos’è l’Unghia

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glierà alcuni frammenti della parte inferiore per esaminarli al micro-scopio; altro specialista è il podo-logo. Tra i rimedi più efficaci: i far-maci di uso topico, con formulazio-ni che permettono un’ottima pene-trazione del principio attivo onde ottenere l’eradicazione del fungo responsabile. Il trattamento richie-de sei mesi di terapia per le unghie delle mani e fino a dodici mesi per quelle dei piedi.

Un nuovo prodotto (lo si può trovare in penna e smalto), è stato studiato per permettere di saturare l’unghia e combattere il fungo, mo-dificando l’habitat circostante fi-no a renderlo inadatto allo svilup-po del fungo stesso. Contiene an-

che un composto con effetto schia-rente che, in circa una settimana, contribuisce a migliorare l’aspetto estetico dell’unghia attaccata dalla micosi. Nei casi gravi, si può ricor-rere a farmaci per via orale o persi-no all’intervento chirurgico.

Consigli igieniciPer le unghie delle mani: lavar-

le dopo aver toccato un’unghia in-fetta; mantenerle pulite, asciutte e corte; evitare prodotti non sicu-ri (smalti, unghie finte) che potreb-bero trattenere l’umidità aggravan-do l’infezione. Per quelle dei pie-di, occorre evitare traumi, indossa-re scarpe comode, preferibilmente con tacco basso e punta larga.

I cOnsIglIdEL MAkE uPArTIST

“Per la prossima estate le un-ghie tornano naturali e sem-plici, decorate con smalti

tinta unita di tonalità pastello come il rosa baby, l’azzurro e il giallo chia-ro, tinta unita rosa” - fa sapere Mar-co Castiglioni, make up artist e nail stylist. “Per mani davvero chic – con-tinua Castiglioni – la tendenza è il nu-de sulle tinte del rosa, del beige e del bianco avorio con la french colora-ta, fine e delicata, su un’unghia corta e tendenzialmente squadrata. Vanno bene il rosso, il nero, il blu e il bianco e, se non si vuole rinunciare a unghie dark nemmeno durante la bella sta-gione, è preferibile optare per il clas-sico nero, oppure per tinte eleganti come il rouge noir, scegliendo smalti dalla finitura super brillante per un ef-fetto glossy. E mani e piedi dello stes-so colore”.

estate & colori

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dissea nello spazio. Pa-rafrasando il titolo di un famoso film, pos-siamo affermare: 2050 odissea del nostro pia-

neta, con grande diminuzione o scomparsa di innumerevoli tipolo-gie di fauna e flora, con gravi riper-cussioni sul cibo, alimentazione ed esseri viventi. Il tutto per il riscalda-mento della terra e il grave aumen-to dell’anidride carbonica. Un vero e proprio mutamento dell’ecosiste-ma.

L’innalzamento del climaL’innalzamento previsto è di 2

gradi Celsius. Da queste previsio-ni – secondo risultanze riportate su Plos Biology – deriva che gli essere viventi mal si adattano a un piane-ta più caldo, a causa di: tolleranza

verso temperature più alte molto lenta; complessità non lineare degli ecosistemi; diversa plasticità evolu-tiva delle specie.

Sulla scia del magistero del som-mo Linneo, medico svedese dedito agli studi naturalistici, il quale defi-nì una tassonomia o classificazio-ne dei regni vegetali e animali, gli scienziati hanno compiuto un’ana-lisi preoccupante.

Esistono oggi 31 milioni di spe-cie di piante. Di queste 7 mila so-

no coltivate e raccol-te nella nostra ter-ra da oltre 10 mila an-ni. Negli scenari futuri – anche in base a stu-di in corso nell’ateneo di Torino – taluni pre-vedono il sorgere di piante alterate e de-

formi, assediate dai parassiti, con una agricoltura possibile solo dalla Francia settentrionale a nord.

Nel Sud Europa, per contro, si potrebbero coltivare, secondo que-ste previsioni, solo datteri (come non ricordare La Linea della pal-ma di Leonardo Sciascia?) e ara-chidi. La tutela della biodiversità è una trama e un ordito che si embri-ca con le specie viventi e con pos-sibili gravi conseguenze sulla salu-te dell’uomo.

Esistono oggi 31 milioni di specie di pianteDi queste, settemila sono coltivate e raccoltenella nostra terra da oltre diecimila anni.

O

di Adelfio Elio Cardinale

Gli essere viventi si adattanomale a un pianeta piùcaldo: minore tolleranzaverso temperature più alte

blOck nOTes

sAlviAMO il cibO del fuTuRO

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La questione è ancora più rile-vante perché solo 30 specie di pian-te coprono il 95 per cento dei biso-gni alimentari del genere umano. In particolare 5 servono a nutrire oltre metà della popolazione del mondo: grano, riso, mais, sorgo, miglio.

L’adattamento all’ecosistemaÈ necessario salvare la diversità

tra le piante – per esempio 100.000 varianti per il riso, 175 tipologie di patate nelle montagne delle Ande – al fine di permetterne l’adattamen-to al mutare dell’ecosistema, con riferimento a mutazioni di clima, diversità delle acque, modifiche dei terreni.

L’equilibrio dell’ecosistema è necessario per frenare la grande di-minuzione, o estinzione, di mam-miferi, pesci e altre specie di fauna.

In questo contesto contribuisco-no negativamente la caccia, la qua-

le da sostentamento è divenuta base di com-merci, nonché defo-restazioni e disbosca-menti.

Salvare l’ecosiste-ma è non solo dove-re etico, ma egoistico per noi e per l’avvenire

delle future generazioni. Biodiver-sità, diritto al cibo – sancito anche dell’Onu – lotta alla fame, preven-zione di malattie, sviluppo soste-nibile, sono fattori non scindibili. Il cibo (prodotto dalla “Terra Madre”, secondo la bella espressione degli indios del Sud-America) è bene co-mune e fondamentale.

La terra, prima che sistema eco-nomico-finanziario, è vita. Il futuro non esiste. Il futuro va pensato, or-ganizzato e realizzato.

L’equilibrio dell’ecosistema è necessario per frenare l’estinzione di mammiferi, pesci e altre specie di fauna

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14 MARZO 2016

è Al TRibORATO di liTiO. Vaporizza la ghiandola prostatica senza sanguinamenti

di Manuela Campanelli

r o b l e m i di pro-stata e problemi di cuo-

re spesso si somma-no, soprattutto ne-gli over 50. C’è chi ha l’ipertrofia prostati-ca benigna e contem-poraneamente un di-sturbo cardiovascola-re. Tanti e tanti uomini si trovano in questa si-tuazione critica: han-no la prostata ingros-sata con tutti i sinto-mi associati, bisogno impellente e frequen-te di urinare, difficoltà a svuotare completa-mente la vescica e nel-lo stesso tempo hanno avuto, per esempio, un infarto, sono por-tatori di uno stent co-ronarico o di una val-vola artificiale, oppure soffrono di fibrillazio-ne atriale. Devono pertanto pren-dere farmaci a base di anticoagu-lanti e/o antiaggreganti per fluidi-ficare il sangue, un ostacolo all’in-tervento chirurgico. Per sottopor-si all’operazione devono sospen-dere l’assunzione di tali farma-ci per ridurre il rischio di emorra-gia, aumentano il pericolo di ave-re un’ischemia cardiaca o cerebra-le. Oggi, il laser al triborato di litio, detto a raggio verde, permette di intervenire sull’ipertrofia prostati-

ca senza sospendere mai, neppure per un giorno, la terapia ‘salvavita’.

Come funzionaIl laser-verde vaporizza istan-

taneamente la parte interna della prostata, senza provocare sangui-namenti, sia durante l’intervento e sia nel post-operatorio.

“Immaginiamo la prostata in-grossata come un’arancia dove pas-sa il piccolo canale nel quale scorre l’urina, canale che viene compres-

so dalla ghiandola prostatica quan-do si ingrossa. Il laser toglie la pol-pa dell’arancia, cioè la parte adeno-matosa centrale, e lascia la sua buc-cia, risolvendo così l’ostruzione e ristabilendo una normale minzio-ne”, dice Andrea Cestari, direttore dell’Unità Operativa di Urologia e del Centro Avanzato di Urotecnolo-gie dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano.

I vantaggi aggiuntivi di questo approccio mininvasivo, che impie-ga una tecnica endoscopica per la quale non si eseguono incisioni cu-tanee di alcun genere, sono diver-se: il soggetto resta in ospedale un giorno, gli viene rimosso il catete-re nell’arco di 24 ore e, abbreviando il percorso post-operatorio, ha una più veloce ripresa delle attività la-vorative e quotidiane.

laser verde per la prostatae per preservare il cuore

P

L’uso di anticoagulanti e di antiaggreganti per fluidificare il sangue sono di ostacoloall’intervento chirurgico

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15MARZO 2016

Per chi è indicatoL’impiego del laser a raggio ver-

de è raccomandato non solo per chi deve assumere una terapia anticoa-gulante in modo continuativo, ma anche per i portatori di pacemaker, poiché evita il ricorso all’elettrobi-sturi che genera onde elettroma-gnetiche interferenti con la stimo-lazione elettrica dell’apparecchio.

“Al laser verde possono ricorre-re pure quei soggetti in cui i far-maci non sono tollerati o non rie-scono più a tenere sotto controllo il disturbo – prosegue il direttore Andrea Cestari – una situazione in cui si trovano i cosiddetti “grandi ritenzionisti”, persone che tratten-

gono tanta urina in vescica e che possono pertanto andare incontro a infezioni, calcoli o blocchi urina-ri, sui quali non funzionano più né i farmaci alfa-litici volti a rilassa-re la componente muscolare del-la prostata e né gli inibitori della conversione del testosterone in di-idrotestosterone favorenti il conte-

nimento dell’ingros-samento della prosta-ta. In questi casi vie-ne posta l’indicazione all’intervento chirur-gico che asporta il tes-suto prostatico in ec-cesso”.

La nuova soluzio-ne tecnologica si propone, pertan-to, come una modalità d’interven-to che aumenta le possibilità di personalizzare la cura dell’ipertro-fia prostatica, il disturbo urologico maschile che attualmente ha una frequenza pari alla decade d’età: il 60% dei sessantenni, per esempio, ne soffre.

2 Una nUova ricerca in arizona

COME SI PrOTEGGE LA MEMOrIA

Essere impegnati in varie attività quali l’uso del computer, la lettura ma anche il cucito e lo stare in mezzo agli altri, rallenta l’invecchiamento del cervello, in particolare la comparsa di problemi di memoria. lo rivela una ricerca pre-

sentata all’american academy of Neurology, condotta da Janina krell-roesch, della Mayo Clinic di Scottsdale, in arizona. lo studio ha coinvolto oltre 1.900 per-sone intervistate sulle loro attività tipiche nel tempo libero. È stato osservato che coloro che si dedicavano a varie attività, quali l’uso del computer, il cucito, la vita sociale, erano più protetti negli anni dalla comparsa di problemi di memoria.

È indicato ancheai portatori di pacemaker per la difficoltà di usarel’elettrobisturi

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16 MARZO 2016

fiRenZe. Quattro giorni d’incontri al XVII Congresso di ginecologia endocrinologica

di Emanuela Medi

uattro giorni di sessio-ni, presentazione di la-vori, dibattiti, incontri tra giovani ricercato-ri e specialisti dell’en-

docrinologia femminile: il 17° Con-gresso di Ginecologia Endocrinolo-gica ha segnato tanti punti a suo fa-vore, assumendo un ruolo indiscus-so di leadership in questo settore.

Gravidanze difficiliAl congresso è stata ripetuta la

pericolosità di una maternità dopo i 35 anni per gli evidenti problemi legati alla salute della madre e del feto.

“Durante il periodo della gravi-danza – dice la professoressa Chia-ra Benedetto, ordinario di Gineco-logia e Ostetricia all’università di Torino – l’organismo della donna è

sottoposto a stress: si deve adatta-re a notevoli cambiamenti che inte-ressano l’apparato cardiovascolare, respiratorio, cognitivo. Più la don-na avanza nell’età, meno il suo oro-logio biologico è in sintonia ana-grafica. Addirittura, dopo i 40 an-ni il rischio di mortalità della don-na aumenta di 8-10 volte, rispetto a una giovane”.

La stampa inglese specializza-ta ha dato molto risalto a questo aspetto, invitando le donne a dif-fidare dai messaggi di gravidanze senza problemi. E in un Paese, co-me l’Italia, dove le culle rimango-no drammaticamente vuote, con un saldo negativo – il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di ridu-zione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna, nuovo minimo sto-rico dall’Unità d’Italia (Dati Istat) –

anche il non corretto stile di vita di molte giovanissime, mette a serio rischio la fertilità. Bulimia, anores-sia, eccesso di carica agonistica nel-lo sport, sono causa di gravi irrego-larità del ciclo mestruale. Sport in eccesso e alimentazione errata, so-no causa anche dell’ovaio policisti-co, patologia in sensibile aumento.

Maternità difficile“Buone notizie per i nati mol-

to prematuri (24-28 settimane) – osserva il professore Andrea Ge-nazzani, presidente del Congresso ISGE che si è di recente tenuto a Fi-renze – la cui probabilità di impor-tanti carenze cognitive è molto alta, determinata dalla non maturazio-ne del cervello che non riceve or-moni femminili, soprattutto il pro-gesterone, contenuto nella placen-

Q

universo femminileGinecologi a confronto

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ta della madre. Importanti ricerche hanno dimostrato che la sommini-strazione del progesterone dopo la nascita di questi prematuri, con-sente al bambino di raggiungere li-velli pressoché ottimali di sviluppo cerebrale”. Il massaggio tre volte la settimana per 10 minuti, e l’ascol-to della musica – è stato ricordato – sono importanti coadiuvanti nella terapia dei nati molto prematuri.

Novità anche per i sanguina-menti abbondanti e l’endometrio-si. In aiuto, i metodi contraccettivi che, come puntualizza il professore

Tommaso Simoncini, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’univer-sità di Pisa, non devono essere visti solo come strumento per impedire la gravidanza.

“Nel caso dei sanguinamenti ab-

bondanti – sostiene Si-moncini – molto dif-fusi tra le donne dopo i 35 anni, tanto da co-stituire la prima cau-sa di consulto medi-co, la disponibilità di preparati con estroge-ni naturali, pillole con

solo progestinico e dispositivi in-trauterini medicati con progestini-co, consentono di trattare con sicu-rezza queste pazienti dove il rischio trombo-embolico è alto”. Materni-tà difficile anche per molte coppie

2 esercizi di bUon Umore

cOn ventI MInutI dI cycletteIL CErVELLO PrENdE IL VIA

bastano 20 minuti di cyclette per potenziare nel cervello memoria e probabil-mente anche buon umore. lo studio, pubblicato dal Journal of Neuroscien-ce è stato portato avanti all’università della California, a Davis. gli esperti

hanno misurato le concentrazioni di due importanti molecole cerebrali – il ga-ba e il glutammato – e visto che queste aumentano e restano elevate per 30 mi-nuti dopo la cyclette. a ciò corrisponde un aumento delle performance mnemo-niche e, probabilmente anche il buon umore, cosa che i ricercatori stanno verifi-cando in studi attualmente in corso.

Sottolineata la pericolositàdi una maternitàdopo i trentacinque anniper la madre e il bambino

3

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(circa 500 all’anno le italiane) che si recano al centro Dexeus di Barcel-lona per una gravidanza assistita.

“Le percentuali di successo – puntualizza il professore Pedro Barri, direttore dell’Istituto Salute della Donna Dexeus, università Au-tonoma di Barcellona – sono all’in-circa del 55% quando si fa ricorso all’ovodonazione. Nella feconda-zione medicalmente assistita con prelievo di ovociti nella donna, il successo dipende dalla riserva ova-rica. Il nostro è uno dei pochi cen-tri europei, unico in Spagna, a of-frire un test genetico messo a pun-to da gGenomics per diagnosticare le circa 4.000 mutazioni genetiche responsabili delle oltre 200 malattie genetiche recessive più comuni nel bacino del Mediterraneo”.

La menopausa La donna trascorre oltre 30 anni

della vita in menopausa. E non so-no poche le donne che considera-no la condizione di menopausa un sintomo inevitabile dell’invecchia-mento.

“Non è così – dice il professore Andrea Genazzani –. Uno dei nostri obiettivi deve essere la comunica-zione ancora carente, visto che so-

lo l’8% delle donne, in Italia, ricor-re alla terapia ormonale sostituti-va. È nostro compito informare la popolazione femminile su cos’è la menopausa, sul come riconoscer-la, sui sintomi, su quando iniziare la terapia ormonale, spiegando tut-ti i vantaggi per la loro salute. So-prattutto, dobbiamo incentivare il colloquio medico-paziente fugan-do dubbi, perplessità e, una volta per tutte, la paura che la terapia or-monale sostitutiva possa causare il cancro”.

“Abbiamo pagato – continua An-drea Genazzani – uno scotto troppo alto, a seguito di uno studio pub-blicato 15 anni fa, svolto su donne americane obese, di oltre 60 anni, e malate. Uno studio che nulla aveva a che fare con la tipologia femmini-le mediterranea e dove era enfatiz-zato il rapporto di alto rischio di in-cidenza di cancro al seno, a seguito

della terapia ormona-le sostitutiva. Recen-temente, un editoriale apparso su Nature, ha sconfessato la ricerca statunitense”.

“Il regalo più inte-ressante – aggiunge Genazzani – è la nuo-

va combinazione di estrogeni co-niugati e bazedoxifene, una tera-pia ormonale senza progestinico, in grado di alleviare i sintomi me-nopausali”.

La vita sessuale “Non dimentichiamo – dice la

professoressa Rossella Nappi, or-dinario di Ostetricia e Ginecologia all’università di Pavia – quanto in-cide l’atrofia vaginale nella vita ses-suale della donna. Il disturbo, con-seguente alla menopausa, colpi-sce il 50% dell’universo femminile, in particolare le donne che han-no avuto un regime chemioterapi-co. Oggi, si dispone di ospemifene, un modulatore selettivo del recet-tore eschetrogenico (della stessa fa-miglia del tamoxifene) che si è di-mostrato valido contro l’atrofia va-ginale, soprattutto in donne guarite da tumore al seno”.

3Oggi la menopausanon è più da considerarsicome un sintomo inevitabiledell’invecchiamento

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ad Andrea Genazzani

Ordinario di ginecologia e Ostetricia, università degli studi di pisa - presidente Isge

n menopausa, uno dei sintomi più frequenti riguarda le vampate di calore…“La vampata di calo-

re è una sensazione transitoria e molto soggettiva di calore intenso e improvviso, dovuta alla vasodila-tazione cutanea, di durata e inten-sità variabile, percepita a livello del viso, del collo, del capo e del torace. Di solito è seguita da sudorazione e sensazione di freddo. La causa è la carenza di estrogeni. Si tratta di un sintomo capace di alterare negati-vamente e in modo significativo la vita di relazione e la qualità di vita delle donne anche perché disturba alcune delle funzioni vitali come il riposo notturno, provocando risve-gli improvvisi e insonnia”.

Le patologie per le quali la meno-pausa comporta un aumento dei fattori di rischio?

“La pre-menopausa e la post-me-nopausa sono caratterizzate da una continua oscillazione ormona-le che porta alla progressiva ridu-zione della componente estrogeni-ca, fenomeno che comporta modi-ficazioni importanti a carico degli organi riproduttivi (vagina, utero, ovaie), e coinvolge anche cuore, va-si sanguigni, cervello, ossa, appara-to digerente) con conseguente au-mento del rischio per le principa-li patologie degenerative: malattie cardiovascolari in senso lato, oste-oporosi e fratture, depressione, de-menze”.

La terapia ormonale sostitutiva?

“Sostituisce ciò che è andato per-duto, vale a dire gli estrogeni. La va-lutazione viene eseguita dal gineco-logo, insieme alla paziente, in base ai disturbi e alla loro intensità, al ri-schio individuale di incorrere in pa-tologie e all’approccio che la don-na ha nei confronti della menopau-sa. Solitamente, quando la donna ha conservato l’utero, la TOS con-siste nell’utilizzo continuativo o ci-clico di estrogeni e progesterone o progestinici per via orale, transder-mica o transvaginale. La TOS ripri-stina l’equilibrio ormonale antece-

dente alla menopausa, migliora l’umore e ap-porta vantaggi signifi-cativi all’intero organi-smo e alla qualità del-la vita”.

I benefici dell’utiliz-zo della combinazione estrogeni coniugati-ba-zedoxifene? “È un’importante in-novazione terapeu-tica efficace nel con-trastare i sintomi cor-relati alla carenza di estrogeni, indicata per le donne con ute-ro per le quali la tera-pia progestinica non è appropriata. Si trat-ta di una combina-zione di estrogeni co-niugati e bazedoxi-fene, una terapia or-monale senza proge-stinico. Gli estrogeni coniugati rimpiazza-

no la mancata produzione estro-genica nelle donne in menopausa ed alleviano i sintomi menopau-sali. Poiché gli estrogeni promuo-vono la crescita dell’endometrio, i loro effetti, se non contrastati, au-mentano il rischio di iperplasia e cancro dell’endometrio. Da qui, la necessità dell’aggiunta di baze-doxifene, che agisce come antago-nista del recettore degli estrogeni nell’utero, riducendo notevolmen-te il rischio indotto dagli estrogeni di iperplasia endometriale in don-ne non isterectomizzate”.

i

novità menopausaEstrogeni coniugati e bazedoxifene

l’inTeRvisTA

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el difficile contesto di crisi che il nostro Pa-ese attualmente attra-versa, la Sanità si trova a vivere una fase di an-

cora maggiore complessità, essen-do, anche a causa dell’invecchia-mento della popolazione, una delle principali fonti di spesa.

Per mantenere e, possibilmen-te, migliorare l’attuale livello di pre-stazioni, in presenza di un sostan-ziale blocco delle risorse del Fon-do Sanitario Nazionale, a carico del Bilancio dello Stato, sono necessa-ri interventi che producano due ti-pi di effetti. Uno sul lato delle entra-te, andando oltre la partecipazio-ne dei cittadini alla spesa sanitaria (ticket), attraverso un’utilizzazione aggiuntiva della capacità produtti-va e delle eccellenze delle Aziende sanitarie pubbliche in termini di risorse professionali, apparecchia-ture strumentali e di ricovero, da offrire al privato pagante. Dall’altro, in termini di contenimento dei co-sti, attraverso una maggiore quali-ficazione della spesa, sia sul fron-te dell’appropriatezza delle presta-zioni, sia sul fronte di una migliore organizzazione dei servizi di sup-porto. Questi obiettivi richiedono trasferimento di know how speci-fico e capitali di investimento, che rendono strategica la partecipazio-ne di privati qualificati ai complessi processi di cambiamento rivolti al miglioramento del Sistema nel suo complesso.

Sul primo aspetto, riguardan-te l’incremento della produttività e dei ricavi, le direzioni delle Aziende

Sanitarie sono interessate a svilup-pare la libera professione Intramu-raria (ALPI).

Strategia nelle prestaioniGran parte delle Aziende Sanita-

rie hanno adottato, negli anni, mo-delli di erogazione di prestazioni ALPI (peraltro con ricavi decrescen-ti nel tempo), ma limitate sostan-zialmente all’area delle visite spe-cialistiche, spingendosi in rari casi a prestazioni di diagnostica, di day-

surgery o addirittu-ra di ricovero. Inoltre, ben poco è stato fatto per stipulare conven-zioni con i “terzi pa-ganti” (Fondi Sanitari, Assicurazioni private, ecc.) che sono invece fortemente interessa-

ti a proporre ai propri assistiti con-dizioni economiche più favorevo-li, trattamenti alberghieri competi-tivi e la qualità e sicurezza che solo le strutture ospedaliere più impor-tanti possono garantire.

Un ostacolare allo sviluppo del modello ALPI, in particolare quan-do esteso ai ricoveri, è rappresen-tato dalla necessità di rilevanti in-vestimenti pubblici per adeguare le strutture ospedaliere al livello di confort richiesto dalle convenzio-

N

Tra le soluzioni possibili,l’apertura d’eccellenzadelle strutture pubblicheai privati paganti

innovazione aziendale. Nel difficile contesto di crisi dell’Italia

di Gioacchino Briguglio. esperto di Innovazione aziendale nella pubblica Amministrazione

sanità e complessitàSfruttare le nostre capacità produttive

l’inTeRvenTO

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ni e dalle aspettative dei pazienti paganti. Aspettative che riguarda-no una realtà in rapida evoluzione, ad oggi quantificabile in circa 4,7 milioni di cittadini italiani assisti-ti da Fondi sanitari integrativi, Cas-se Aziendali e Mutue Integrative, per una spesa privata intermedia-ta dai Fondi tra i 2,6 ed i 3,2 miliardi di euro. Considerato che il nume-ro dei Fondi è in costante crescita grazie alla dinamica dei rinnovi dei CCNL, alcuni dei quali hanno isti-tuito numerosi Fondi di categoria (ad es. Fondo dei lavoratori dell’in-dustria alimentare), lo sviluppo di modelli di partership tra le ASL e i Fondi, deve essere interpretato nella prospettiva più ampia di ri-organizzazione della Libera Profes-sione e di acquisizione di doman-da privata. Se, infatti, la spesa in-termediata dei fondi si attesta in-torno ai 3 md di euro, il totale del-la spesa, al netto dei consumi far-maceutici e dei ticket, si attesta po-co sotto i 14 miliardi di euro. Una presenza più strutturata delle ASL nel mercato sanitario privato – fat-te salve le garanzie di compatibili-tà e separazione rispetto al canale produttivo Servizio sanitario regio-nale – costituisce anche una garan-

zia di maggiore tutela dei cittadini paganti in termini di standard qua-litativi.

La professione intramurariaNel contesto sopra riportato, la

situazione riguardante i volumi di attività di libera professione intra-muraria, svolte nell’ambito del-le Aziende ospedaliere pubbliche

della Sicilia, presen-ta particolari criticità rispetto alla situazio-ne di altri Sistemi Sa-nitari Regionali. Il gap va recuperato veloce-mente, in controten-denza rispetto ad una situazione che vede

negli ultimi anni una preoccupan-te riduzione dei volumi di attività e dei fatturati derivanti da libera atti-vità professionale intramuraria del-le Aziende sanitarie pubbliche del-la Regione, anche per effetto di una sempre maggiore uscita da tale re-gime di medici pubblici che prefe-riscono optare per il rapporto di non esclusività conservando lo sta-tus di dirigenti di primo e secondo livello del SSR.

Pubblico e PrivatoAi fini di determinare in Sicilia,

una graduale, ma necessaria inver-sione di tendenza, riteniamo pos-sa essere strategico promuovere una collaborazione Pubblico-Pri-vato utilizzando lo strumento del project financing.

Questa sinergia, riteniamo possa essere vincente rispetto all’obietti-vo di valorizzare l’importante patri-

Quattro milioni e 700 milagli italiani assistiti da fondiintegrativi, di categoriae casse aziendali

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monio in termini di Eccellenze Pro-fessionali operanti prevalentemen-te nel Pubblico (Aziende Ospeda-liere, ARNAS, IRCCS, Policlinici Universitari) unitamente alle dota-zioni di importanti tecnologie dia-gnostiche e terapeutiche, e di spa-zi di cui questi centri sono dotati, e che vengono sottoutilizzati, con un enorme danno per la produttività complessiva del sistema e della col-lettività nel suo insieme, integran-dosi perfettamente con gli obiettivi della razionalizzazione della spesa e della lotta agli sprechi.

Ciò comporterebbe infine, uni-

tamente ad un incremento dei fat-turati in termini assoluti, un mix di risorse pubbliche e private utile agli aspetti peculiari della gestione aziendale della sanità pubblica.

La forte volontà riformatriceL’esperienza mi ha insegnato,

in oltre trent’anni di attività, qua-le esperto di innovazione gestiona-le nella Pubblica Amministrazione e, nello specifico, quale consulen-te ministeriale per la “Governan-ce delle Strutture Sanitarie”, nomi-nato dal ministro Balduzzi, che gli impianti normativi servono solo da

riferimento, mentre la loro reale at-tuazione richiede una forte volon-tà riformatrice, operando sulla ba-se di una concreta volontà politica sugli interventi da realizzare priori-tariamente nei Centri di eccellenza, programmando appositi progetti di implementazione di strutture de-dicate alla libera professione intra-muraria (ALPI), attuando – sul mo-dello della sperimentazione gestio-nale pubblico-privato, prevista nel-la normativa della riforma del SSN – iniziative pilota, partendo dalle realtà più favorevoli, per estendere tali interventi all’intero SSR.

2 Problemi di sonno

TrOPPE LuCI IN CITTà

l’inquinamento luminoso cittadino disturberebbe il sonno. lo studio è stato presentato al meeting annuale della american academy of Neurology, tenu-tosi a Vancouver, in Canada. Condotto da Maurice Ohayon, della Stanford

university, la ricerca ha coinvolto 15.863 individui nell’arco di otto anni sulle lo-ro abitudini sul sonno e sulla sua qualità. le risposte sono state messe a confron-to con i dati sull’illuminazione nella zona di residenza di ciascuno, forniti dai satel-liti utilizzati dal programma “Defense Meteorological Satellite Program”. È emerso che le persone che vivevano in aree molto illuminate, tendevano a dormire meno ore per notte, ad avere disturbi del sonno e a riferire di essere insoddisfatti della propria qualità e quantità di sonno, rispetto a persone che vivevano in aree meno illuminate (zone rurali, piccoli centri urbani).

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cARenZA in iTAliA. Decessi ridotti dove c’è almeno un infermiere ogni sei letti

di Paola Mariano

li infer-mieri, ne-gli ospe-dali, sal-vano mol-

te vite se sono in nu-mero adeguato al flus-so di pazienti. Infatti, nei reparti ospedalieri in cui il rapporto tra il numero di infermieri e il numero di pazienti è alto, risulta inferiore il tasso di mortalità dei degenti.

Lo rivela uno studio britannico pubblicato sulla rivista British Me-dical Journal Open e condotto da Jane Ball del National Institu-te for Health Research Collabora-tion for Leadership in Applied He-alth Research and Care, a Southam-pton.

I ricercatori hanno stimato che la mortalità ospedaliera è il 20% in-feriore quando il rapporto infer-mieri-pazienti è uno a sei o ancora più alto, rispetto a un rapporto uno a dieci.

L’Italia sotto la media OCSEIn Italia – dove sono attualmen-

te presenti su tutto il territorio na-zionale circa 270 mila infermieri – è stata più volte denunciata una crescente carenza di questa figura professionale. Secondo i parame-tri internazionali dell’OCSE (Orga-nizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), la caren-

za di questa figura in sanità, in Ita-lia, si aggira intorno alle 60.000 uni-tà. L’Ocse afferma che bisogna rag-giungere un rapporto tra il nume-ro di infermieri ogni mille abitanti, pari a circa 7. Nel Paese, attualmen-te, tale rapporto si aggira intorno a 6, tasso che, peraltro, piazza il no-stro paese ben al di sotto della me-dia OCSE, pari a 9 infermieri ogni mille abitanti.

I calcoli dell’IPASVISecondo i calcoli della Federa-

zione Nazionale dei Collegi IPASVI servono circa 18.000 infermieri solo per coprire i turni di lavoro alla luce dell’entrata in vigore della norma-tiva europea sui riposi e sul giusto orario di lavoro in sanità, in vigore dal 25 novembre 2015.

Se poi si considera che, in attua-zione del Patto per la Salute, deve essere potenziata l’assistenza terri-toriale h24, con ospedali di comu-nità a gestione infermieristica, la ci-fra degli infermieri mancanti sale a 30.000 unità. E il dato della carenza nostrana è destinato ad aggravar-si con il blocco del turnover che ve-de gli infermieri andare in pensio-ne senza essere sostituiti da giovani laureati (sono in tanti i già formati e mai assunti).

Lo studio condotto nel Regno Unito suggerisce che questa croni-ca carenza in sanità potrebbe ave-re delle ripercussioni tangibili sulla salute delle persone.

La ricerca inglese ha considerato il numero di infermieri professiona-li per letto in 137 complessi sanitari

G

più infermieri,meno rischio di morte

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per acuti (le cosiddette trust, gros-so modo somiglianti alle Asl italia-ne), e il numero di pazienti per ogni infermiere di reparto in 46 ospeda-li, per un totale di 401 reparti.

rapporto infermiere-pazientiI ricercatori hanno osservato i

dati sui tassi di mortalità dei de-genti in reparti di medicina e chi-rurgia, e stimato che la mortalità è inferiore del 20% nei reparti di me-dicina in cui vi è un rapporto infer-miere-pazienti di uno a sei o supe-riore, rispetto ad analoghi reparti in cui il rapporto infermiere-pazienti

è uno a 10. Nei reparti di chirurgia il dato

è molto simile. Si ha una riduzio-ne del 17% della mortalità intrao-spedaliera quando il rapporto in-fermiere-pazienti è di 1 a 6 o supe-riore, rispetto ad analoghi reparti in

cui il rapporto infer-miere-pazienti è di 1 a 10.

rischio dei pazienti“Per quanto i risul-

tati di questo studio siano di per sé insuf-ficienti a fornire delle

soglie di sicurezza per lo staff infer-mieristico – hanno spiegato gli au-tori del lavoro pubblicato sulla rivi-sta medica inglese – sulla loro base sembra possibile indicare i livelli di forza lavoro al di sotto dei quali il ri-schio per i pazienti è maggiore”.

2 dePressione e infarto?

L’ErEdITà dI NEANdErTHAL

abbiamo raccolto un’eredità pesante dal nostro lontano parente Neander-thal: la depressione e anche altre malattie potrebbero essere giunte fino a noi da lontano, dagli ‘scambi’ che i nostri antenati di Homo sapiens hanno

avuto con l’uomo di Neanderthal. lo rivela uno studio di genetica, pubblicato sul-la rivista Science, condotto da Corinne Simonti e Tony Capra, della Vanderbilt university di Nashville, usa. gli esperti hanno studiato un database contenente dati genetici e informazioni sulla salute di 28.000 individui di origine europea. Poi, usando informazioni genetiche disponibili sui segmenti del DNa dell’uomo di Ne-anderthal in ciascun individuo del campione, hanno verificato se fossero ricollega-bili a malattie e hanno stimato che la presenza di tracce di Dna di Neanderthal so-no associate a maggior rischio di soffrire di depressione e infarto.

3Nel Paese mancherebberocirca 30.000 infermieri,un fenomeno pericolosoper i pazienti ospedalizzati

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deRMATiTi, AlleRGiA. Sintomi spia che non vanno assolutamente sottovalutati

di Cesare Betti

ottore, mi gratto dap-pertutto, non ne posso più!” In effet-ti, niente è più esa-sperante del prurito,

perché provoca un disagio che può essere più forte dello stesso dolore e, talora, è ancora più difficile da far sparire. Spesso, è un segno molto generico e le cause possono essere numerosissime. A volte, l’impulso irrefrenabile a grattarsi può interes-sare la testa ed essere la spia di al-cuni problemi da non sottovaluta-re. Vediamo quali sono.

È presente anche forfora e capel-li grassi? Può trattarsi di dermatite seborroica

La dermatite seborroicaIl caso più frequente di pruri-

to alla testa è quello delle persone con la dermatite seborroica, un di-sturbo che, in genere, peggiora in inverno, mentre diminuisce o può scomparire in estate per l’esposi-zione al sole.

La forma grassa si manifesta con forfora, maggiore produzione di se-bo che rende i capelli grassi, squa-me grandi e untuose. La forma sec-ca, invece, si presenta con squame piccole e bianche che possono ri-manere aderenti al cuoio capelluto o staccarsi e finire su capelli e indu-menti. Le cure per la dermatite se-borroica va sempre prescritta da un dermatologo e prevede alcune pos-sibilità.

Trattamenti cosmetici. Si tratta di shampoo specifici con sostanze ad azione cheratinolitica e sebore-golatrice, spesso in associazione tra loro; farmaci topici: lozioni e sham-poo medicinali che, a differenza di quelli cosmetici, sono farmaci a tutti gli effetti, perché hanno una composizione diversa e una con-centrazione di principi attivi supe-riore; farmaci da prendere per boc-ca: si prescrivono nelle forme più gravi e si dividono in due categorie: ad azione antimicotica e antinfiam-matoria; cura elioterapica: l’esposi-

zione al sole negli orari protetti ha un effetto benefico perché svolge un’azione regolatrice del sebo.

Problemi di allergiaHai usato un nuovo prodotto?

Potrebbe essere un’allergia. Se si acquistano shampoo e balsami di marca, in genere non si corre il ri-schio di usare prodotti che posso-no scatenare un’allergia. Tuttavia, ci sono persone sensibili a certe so-stanze che possono scatenare der-matiti da contatto con prurito. In questi casi, è bene sentire il parere di un dermatologo e fare i test aller-gici, così da conoscere la sostanza alla quale si è intolleranti e sceglie-re i prodotti che ne sono privi.

Fai la tinta? A volte è un effetto del colore. Poiché la maggior parte delle tinte è sicura, e molte di quel-le oggi in commercio sono senza ammoniaca e nichel, soltanto chi è particolarmente sensibile può ave-re reazioni allergiche, in particolare alla parafenilendiamina presente,

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Quel pruritoalla testa

Problema esasperante,ecco le soluzioni

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soprattutto, nei pro-dotti che coprono i ca-pelli bianchi. Oltre ai casi di allergia, il pru-rito può nascere non tanto dal tipo di colo-re, ma da come viene applicato il prodotto, da quanto se ne usa, dal tempo di posa e se viene esposto a fon-ti di calore eccessive. Per non correre peri-coli, quindi, le persone che si tingono i capel-li a casa dovrebbero provare su una piccola ciocca i nuovi prepa-rati, risciacquare bene i capelli con 2-3 lavag-gi e aspettare almeno un mese tra una tinta e l’altra.

Ti sposti spesso in moto? Può es-sere dovuto al casco. Con la bella stagione, chi indossa il casco ogni giorno per andare in moto suda più spesso. Succede perché il sudore è alcalino e la pelle, per riequilibra-re il pH, produce più sebo: in que-sto modo, si irrita e si avverte pruri-to. Non si tratta di un problema se-rio, ma di un disagio che può esse-re ridotto e annullato utilizzando gli appositi sottocaschi in cotone. L’unico modo per eliminare que-sto tipo di prurito, tuttavia, è usare il meno possibile la moto nei perio-di caldi.

Ti cadono i capelli in alcune zo-

ne? La causa è la tigna. Se il pruri-to è associato a perdita di capelli in alcune zone della testa, desquama-zioni simili a forfora, eccessiva pro-duzione di sebo e dolore, si potreb-be trattare di tigna, un’infezione del cuoio capelluto dovuta alla Ti-nea capitis, un fungo che si nutre della cheratina presente nei follico-li piliferi e nella cute, e che aggre-

disce i capelli. Per cu-rare questo disturbo, occorre rivolgersi a un dermatologo.

Fai una visita dal tri-cologo. Nella maggior parte dei casi, il pruri-to alla testa non è pre-occupante, ma se du-

ra da oltre una settimana, se è for-te o sono presenti altri sintomi (co-me desquamazione, dolore, bru-ciore, arrossamento e perdita dif-fusa di capelli), è bene farsi visita-re da un dermatologo specializzato in tricologia, perché potrebbe esse-re la spia di malattie come la folli-colite o la psoriasi, ma anche di un inizio di calvizie.

2 cioccolata

SPrINT ALLA NOSTrA MENTE

Il cioccolato, sia al latte sia fondente, potrebbe migliorare le nostre funzioni co-gnitive, come memoria e apprendimento, se consumato regolarmente almeno una volta a settimana. Georgie Crichton dell’università dell’australia del Sud,

ha seguito, per 30 anni, circa 900 adulti di tutte le età, attraverso un questionario alimentare con varie domande tra le quali la frequenza di consumo di cioccolato. I volontari sono stati sottoposti a una serie di test per misurare le loro abilità co-gnitive. Mettendo a confronto il “diario alimentare” di ciascuno, in particolare sul consumo di cioccolato, è emersa una performance cognitiva mediamente maggio-re per quanti dicevano di mangiare cioccolato almeno una volta a settimana.

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Effetto tinta: attenzioneall’applicazione delprodotto, a quanto sene utilizza, al tempo di posa

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a ricerca fa passi che sbalordiscono. L’ul-tima acquisizione è l’esoscheletro. Un con-centrato sofisticatis-

simo di tecnologia che riesce a far deambulare chi è costretto alla se-dia a rotelle. Si tratta di un robot in-dossabile, una tuta da fantascienza, che dà modo al paraplegico di assa-porare nuovamente la gioia di sta-re in piedi, di godere di una relativa autonomia e vedere il mondo che lo circonda non più dal basso, da seduto, ma anche dall’alto. Per ora, la realizzazione della Ekso Bionics di Richmond, in California, è desti-nata a centri di riabilitazione e uni-tà spinali, in futuro si auspica che possa essere uno strumento di li-bertà e autosufficienza individuale.

La ‘tuta’ è costruita in acciaio e carbonio, si indossa sopra gli indu-menti, ed è attivata da quattro mo-tori elettromeccanici che vengono alimentati da due batterie, che of-frono un’autonomia di quattro ore. Una volta indossata, 16 sensori ri-conoscono le intenzioni di chi la utilizza e, in tempo reale, compio-no i movimenti voluti dal soggetto.

Nel paraplegico, l’esoscheletro, può essere utilizzato con l’ausilio di un telecomando o con l’aiuto di un fisioterapista, onde imparare a co-ordinare i movimenti.

“In una prima fase di utilizzo, il paziente riceve delle istruzioni, in altri termini ha bisogno di un aiu-to, ma allorché prende confidenza con l’apparecchiatura, può fare da solo, camminare autonomamen-te, servendosi di un deambulatore

o di stampelle ‘intelligenti’, spiega il professore Raoul Saggini, ordina-rio di medicina fisica e riabilitativa all’università di Chieti.

Ekso è stato presentato questo mese alla VI edizione della Confe-renza italiana per lo studio e la ri-cerca sulle ulcere, piaghe, ferite e ri-parazione tessutale, che si è tenu-ta a Roma, sotto la presidenza del professore Nicolò Scuderi, diretto-re della 1.a chirurgia plastica e rico-struttiva dell’università “La Sapien-za” di Roma.

Quello che è sta-to definito il robot per tornare a camminare, è regolabile in altez-za, da un metro e cin-quanta a un metro e 90 centimetri e il peso massimo che può sop-portare è di 100 chilo-

grammi.Per potere applicare la sofistica-

ta tecnologia ad altre patologie che abbisognano di riabilitazione, co-me sequele da ictus, tetraplegie, pa-raplegie incomplete, sclerosi multi-pla, atassia, patologie demieliniz-zanti, è stato sviluppato un sistema denominato “Variable Assist”, che permette di rilevare la forza residua dell’arto inferiore colpito, compen-sarne la differenza e portarlo al nor-male ciclo del passo. “Variable Assi-st”, è applicabile a uno o a entrambi

L

nuOve fROnTieRe. Una tuta in acciaio e carbonio fa assaporare la gioia di stare in piedi

la robotica che fa alzaredalla sedia a rotelle

Sedici sensori riconosconole intenzioni del paraplegicoe, in tempo reale, compionoi movimenti voluti dal soggetto

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gli arti inferiori.

Tecnologia biofotonicaRecentemente, sono state realiz-

zate speciali apparecchiature bio-mediche che servono ad eradica-re il biofilm, quei focolai protetti di infezione e di resistenza batterica all’interno della ferita, che offrono protezione ai batteri dall’azione de-gli agenti antimicrobici (antibiotici e antisettici). Tali macchine, utiliz-zano la rivoluzionaria piattaforma tecnologica BioFotonica e offro-no una soluzione completamente nuova per il trattamento delle feri-te, che sfrutta la proprietà di ri-mo-dulare l’attività cellulare e la pro-prietà battericida della fluorescen-za e dell’ossigeno. “Questa sinergia innesca un effetto a cascata di rea-zioni biologiche, che ripristinano e rimettono in moto il processo di guarigione”, spiega il professore Ni-colò Scuderi.

Le fabbriche di farmaci Le cellule staminali diventano

vere e proprie ‘fabbriche di farma-ci’: i ricercatori dell’Istituto Neu-rologico Carlo Besta di Milano le hanno utilizzate, per la prima vol-ta al mondo, per ricavarne protei-ne e fattori di crescita e aiutare il

corpo nel riformare, naturalmente e più velocemente, i suoi vasi san-guigni e tessuti. “Grazie a questa

nuova tecnica, le ferite croniche, come le ul-cere diabetiche, si so-no cicatrizzate in un tempo sino a due vol-te più breve”, osser-va il professore Mau-ro Picardo, direttore del laboratorio di Fi-siopatologia cutanea dell’Istituto dermato-logico San Gallicano di Roma. L’innovativo intervento di medici-na rigenerativa è pos-sibile grazie all’uso di piccole strutture, gli scaffolds. Costituite da una sottile fibra di se-ta, vengono ‘immerse’ nelle cellule staminali e, come spugne, si im-bevono delle benefi-che molecole prodot-te da queste ultime. Gli scaffolds, una volta collocati nella lesione, rilasciano, poco per volta, le molecole as-sorbite, conducendo la ferita a una rapida

cicatrizzazione. Si tratta di un ap-proccio del tutto nuovo all’uso del-le cellule staminali.

PrIMO IMPIANTO IN ITALIAdI nuOvO defIbRIllAtORe

Effettuato in Italia il primo impianto di defibrillatore biventri-colare impiantabile sottocute. l’intervento è stato attuato dal professore Antonio Curnis, direttore dell’unità di arit-

mologia degli Spedali Civili di brescia. l’apparecchio, realizzato da Medtronic, serve a curare lo scompenso cardiaco ed è compati-bile con la Risonanza Magnetica, possibilità fino ad oggi preclusa ai portatori di defibrillatore impiantabile biventricolare. Nel mondo, di scompenso cardiaco - la condizione per cui il cuore non riesce a svolgere adeguatamente la propria funzione di pompa - sono affetti ben 22 milioni di persone, con un’inci-denza pari a 2 milioni di nuovi casi all’anno. Solo in Italia, i pazienti sono 747.000. la malattia, provoca l’accumulo di liqui-di a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri distretti, e i pazienti hanno una aspettativa di vita molto compromes-sa se non opportunamente trattati. lo scompenso del cuore ha, in Italia, un costo sanitario dell’1-2% della spesa totale per l’assistenza sanitaria, spesa che potrebbe essere ridotta grazie al nuovo sistema di sincronizzazione cardiaca, di pos-sibile utilizzo in circa il 20% dei pazienti.

scomPenso cardiaco

Biofotonica, soluzionecompletamente nuovaper il trattamentodelle ferite croniche

Nicolò Scuderi, dIRettORe dellA pRIMA chIRuRgIA plAstIcA e RI-

cOstRuttIvA dell’unIveRsItà“lA sApIenZA” dI ROMA

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29MARZO 2016

2 anziani

INTEGrATOrInOn seMpRe utIlI

In circostanze normali, una dieta adeguata ed equi-librata è in grado di fornire tutti gli elementi neces-sari al mantenimento in buona salute dell’organi-

smo. La dieta tradizionale Mediterranea è una dieta equilibrata ad alto contenuto di vegetali, fibre, frutta, tutti alimenti ricchi di minerali, vitamine e composti antiossidanti, che se ben seguita, non richiede sup-plementazioni. Nel soggetto normalmente alimenta-to, non vi è pertanto indicazione a integrare la die-ta con la somministrazione di nutrienti addizionali (integratori). L’elenco dei possibili integratori è lungo ed esiste un’ampia gamma di sostanze che possono far parte della loro composizione, in particolare: vi-tamine, minerali, micro e macro-nutrienti energetici, aminoacidi, acidi grassi, fibre, estratti vegetali, etc.

Per la maggior parte di tali sostanze, la supposi-zione che la loro assunzione preventiva aiuti a pre-servare la salute o, come suggerito da certa ingan-nevole pubblicità, abbia effetti anti-invecchiamen-to, non trova riscontro nella documentazione scien-tifica. Al contrario, spesso, una loro assunzione, ag-giuntiva alla normale alimentazione è, nella gene-ralità dei casi, ingiustificata, inutile, e talvolta ad-dirittura rischiosa per la salute. Vi sono tuttavia al-cune specifiche situazioni cliniche di carenza in cui la somministrazione di integratori deve essere util-mente presa in considerazione, ma sempre sotto controllo medico (ad es, per ovviare a possibili ca-renze alimentari nelle persone più anziane e fragili, perché nell’invecchiamento si ha spesso una ridot-ta assunzione di vitamine e micro-macronutrienti). Inoltre, per motivi contingenti e temporanei, in al-cuni casi può essere anche utile sopperire a un mag-gior consumo di nutrienti (ad es. intensa attività fi-sica, etc.). Vi sono poi situazioni cliniche (intercor-renti o croniche), o l’uso di determinati farmaci, in cui l’assunzione d’integratori vitaminici e/o mine-rali può trovare la sua specifica motivazione (ad es. un’integrazione con calcio e vitamina D in caso di osteoporosi, di ferro, in caso di anemia ferro-caren-ziale, o di magnesio e potassio in caso di terapie con diuretici a lungo termine, etc).

di Mario Barbagalloprofessore Ordinario

direttore della cattedra di geriatriauniversità degli studi di palermo

2 bambini

NuOVEe vecchIe AlleAnZe

Da alcuni anni a questa parte si fa un gran par-lare di “flora batterica intestinale” come di una nuova frontiera capace di aprire nuovi oriz-

zonti nella cura di molte patologie. In effetti, la defi-nizione “flora batterica intestinale” , alla luce di nuo-vi studi scientifici, appare imprecisa e limitativa: im-precisa perché, in effetti, non si tratta di “flora”, ma di una microscopica fauna; limitativa perché com-prende non solo batteri, ma in misura minore, vi-rus e miceti, ed inoltre non è presente solamente nel tratto intestinale, ma anche in altri distretti del corpo umano. Per avere un’idea di che popolazione micro-scopica stiamo parlando, basti pensare che per ogni cellula del corpo umano ci sono circa 10 di questi ‘ospiti’ (a questo punto non so se sono loro gli ospiti o se lo siamo noi!). Questa popolazione viene defini-ta “microbiota” e rappresenta un formidabile alleato della nostra salute, sempreché sia presente un equi-librio tra tutte le varie componenti. Nel tratto inte-stinale questi “microalleati” ci aiutano non solo nei processi digestivi e fermentativi, ma verosimilmente anche nei processi immunitari. Questa ipotesi apri-rebbe nuove vie terapeutiche nel trattamento di pa-tologie intestinali e autoimmunitarie. Il fatto che il nostro sistema immunitario non aggredisca questi microorganismi rappresenta una sorta di collabora-zione mutualistica tra due mondi interdipendenti. Alcuni studiosi affermano che il microbiota può es-sere considerato come un vero e proprio organo ca-pace di intervenire positivamente nei vari processi fisiologici che ci permettono di vivere in salute. Po-co prima della nascita il feto è un essere quasi steri-le, ma appena nato viene colonizzato da un esercito di microrganismi che condizioneranno l’assetto del suo microbiota. Dato certo è che diversa è la colo-nizzazione, a seconda che la nascita avvenga per le vie naturali o per parto cesareo e varia anche nel ca-so in cui il neonato venga allattato al seno o con lat-te artificiale. Alla luce di queste scoperte, sono nati i “probiotici”, cioè ceppi di microrganismi che ingeri-ti migliorano l’assetto del microbiota umano con ef-fetti benefici sulla salute dell’uomo.

di Giuseppe Montalbanopediatra di famiglia

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30 MARZO 2016

2 associazioni

LEGA ITALIANA LOTTA cOntRO I tuMORI

anche questo mese di marzo, per la quindicesi-ma edizione, si è svolta a Milano la “Settima-na Nazionale per la Prevenzione Oncologica”.

“La nostra Associazione non si stancherà mai di sot-tolineare l’importanza delle attività di prevenzio-ne e di diagnosi preco-ce nella lotta contro i tu-mori” (nella foto), dice il professor Marco Alloisio, presidente Lilt di Milano. “Del resto – continua Al-loisio - i recenti dati pre-sentati dall’Associazione italiana registri tumori (Airtum) parlano chiaro: nell’ultimo anno sono state diagnosticate 363.300 nuove neoplasie. Occor-re però sapere che oltre un terzo dei tumori non si svilupperebbe se ci impegnassimo ad adottare quo-tidianamente una dieta sana ed equilibrata, pratica-re attività fisica regolare e smettere di fumare”.

Nata più di 60 anni fa, la Lilt Sezione provinciale di Milano, opera sul territorio meneghino e provin-cia, affrontando il problema cancro nella sua globa-lità. Assieme alle attività di prevenzione primaria e diagnosi precoce, l’Associazione s’impegna quotidia-namente a migliorare la qualità del malato attraverso l’aiuto di oltre 700 volontari. Inoltre, sostiene la ricer-ca clinica ed epidemiologica attraverso borse di stu-dio ed erogazione di vari contributi.

Interessante, tra le numerose altre, una recente iniziativa targata Lilt: si tratta del Progetto D.A.R.E. (Donne a rischio ereditario), che ha l’obiettivo di mo-nitorare le donne esposte a rischio ereditario di am-malarsi di tumore al seno (sono circa il 10%), su indi-cazione di équipe dedicate alla consulenza genetica.

saPerne di PiùlilT • Via Venezian 1, 20133 Milano Tel. 02.49521, fax 02.2663484 E-mail: [email protected] Internet: www.legatumori.mi.it

di Minnie Luongo

2 riviste

ALIMENTAZIONEpRevenZIOne & benesseRe

‘a limentazione Prevenzione & Benessere’, la ri-vista della Nutrition Foundation of Italy, (Pa-cini Editore Medicina), nel numero di Marzo

2016, tratta un argomento di grande interesse: l’ali-mentazione quotidiana a difesa degli occhi, con arti-colo di Giulio Leopardi, responsabile dell’Unità ocu-listica del Policlinico San Pietro di Bergamo e Paolo Marangoni, del Centro chirurgia refrattiva dell’Isti-tuto clinico Sant’Ambrogio di Milano.

Nel lavoro viene descritta la relazione tra l’ali-mentazione, la salute degli occhi e la funzionali-tà visiva, un argomento che sta trovando sempre più conferme nella letteratura scientifica degli ulti-mi anni. Alcune metanalisi hanno valutato il com-plesso dei risultati dei maggiori studi osservazionali e messo in luce l’importanza del consumo di alcuni cibi per il benessere dell’occhio.

Per esempio, una dieta ricca di nitrati, presen-ti nelle verdure, soprattutto in quelle a foglia verde, sarebbe efficace nella protezione del nervo ottico e, quindi, anche nella prevenzione del rischio di svi-luppare un glaucoma primario ad angolo aperto, la forma più diffusa di glaucoma. In evidenza, anche la relazione tra consumo di alimenti ricchi di vita-mina E (spinaci, broccoli, noci) e riduzione del ri-schio di sviluppare la cataratta. Anche l’affatica-mento visivo, nota dolente dei nostri giorni, dove si trascorrono ore e ore davanti a un monitor o a un vi-deo, a partire dalla giovanissima età, troverebbe gio-vamento da una supplementazione nella dieta di estratti ricchi di antocianosi, polifenoli presenti, in particolare, nel ribes nero e nel mirtillo nero (eser-citerebbero un’azione benefica sul microcircolo) e dall’assunzione di luteina, un carotenoide presente nel mondo vegetale.

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onlineL’appuntamento mensile con la salute dei siciliani

È sempre a portata di clic la rivista che, da dodici anni, rappresentaun punto di riferimento autorevole nel panorama dell’nformazione

medica con uno sguardo particolare ai problemi della Sicilia

OGni ulTiMO MeRcOledÌ del Mese in ReGAlO cOn il GiORnAle di siciliAOGni GiORnO sul Web peR pc, TAbleT e sMARTphOne

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