Arkeda Magazine Luglio 2013 Numero 0

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www.arkeda.it Luglio 2013 - Numero 0 Datè Aggiungi un architetto a tavola BRIN Il grattacielo orizzontale FOCUS Il design si tinge di rosso DALISI Arte ritmo della vita CASAFORTE SB La fortezza nascosta nei Quartieri Spagnoli architettura | edilizia | design | arredo

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www.arkeda.itLuglio 2013 - Numero 0

DatèAggiungi

un architetto a tavola

BRINIl grattacielo orizzontale

FOCUSIl design si tinge di rosso

DALISIArte ritmo della vita

CASAFORTE SBLa fortezza nascosta nei Quartieri Spagnoli

architettura | edi l iz ia | design | arredo

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sommario editoriale28 CASAFORTE SB, LA FORTEZZA

NASCOSTA NEI QUARTIERI SPAGNOLIdi Donatella Bernabò Silorata. Fotografie di Roberto Pierucci

36 IL GRATTACIELO ORIZZONTALEdi Mirella Armiero. Fotografie di Paolo De Stefano

44 AGGIUNGI UN ARCHITETTO A TAVOLAdi Salvatore Carbone. Fotografie di Francesco Semmola

52 RICCARDO DALISI. L’ARTE COME RITMO DELLA VITAdi Diego Lama e Maria Esposito. Fotografie di Fulvio Cutolo

60 ESTIA, LA STANZA DEL FOCOLAREdi Sara Omassi e Salvatore Carbone.

Fotografie di Fabio Cappello,

Giovanni De Simone, Maria Teresa Perna

66 CASA ELIANA. UNA DIMORA SOSPESA NELLA STORIAdi Andrea Nastri.

Fotografie di Luigi Farella, Giuliana Vespere e Archivio Salvia

74 SALERNEUROPEdi Luigi Centola. Fotografie di Rosanna Rago

80 FOCUS. IL DESIGN SI TINGE DI ROSSO

84 FOCUS. ECO CHIC

88 FOCUS. ARREDARE L’ESTATE

92 FOCUS. MATERIALI & DESIGN

96 UN POSTO AL SOLE CON VISTA SUL MAREdi Roberto D’Alessandro. Fotografie di Giuseppe D’Anna

102 “VOI SIETE QUI”di Giuseppe Guida

120 I NOSTRI AUTORI

122 IL RANCORE DEI PALAZZIdi Mauro Giancaspro

Questo numero è dedicato a Benedetto Gravagnuolo

Quando scelsi di iscrivermi alla Facoltà di Architettura –quasi 30 anni fa – ero certo che il mestiere di architettosarebbe stato duro, difficile e di scarsa incidenza sulla società: dell’architetto tutti avrebbero potuto faretranquillamente a meno. Quando mi laureai, cinque anni dopo, e aprii il mio studio di architettura,credevo che solo un illuminato – o un pazzo – avrebbebussato alla mia porta (o a quella dei miei giovanicolleghi). Avevo ragione, era proprio così: solo pochi,solo le persone più colte, o quelle più eccentriche,allora, si rivolgevano agli studi di architettura. Gli altri, molti altri, preferivano affidarsi al mestiere di una “buona” impresa di costruzione, oppure a un ingegnere, che dava maggior “sicurezza”, o meglio a un geometra, che avrebbe risolto le questioni pratiche nel migliore dei modi. Chiamare un architetto era considerato un lusso, una stravaganza.Oggi è tutto cambiato: non c’è casa, non c’è coppia,famiglia, single o comunità che non ritengaindispensabile un architetto per ristrutturare il proprioambiente di vita. Non c’è imprenditore che non si rivolga a un buon professionista per disegnare ilristorante, l’ufficio, il bar, o l’azienda. Nessuno rinunciaa un oggetto di design, a un materiale particolare, a una tecnologia all’avanguardia. L’architetto è diventatouno status-symbol, passando così da un eccessoall’altro: ogni periodo storico contiene le sueaberrazioni. Malgrado ciò a Napoli, e in Campania, non esiste una rivista specifica che si occupi di architettura, arredamento, design. Eppure il settorenon è affatto povero, né privo di prospettive,nonostante la crisi. Ecco allora la rivista Arkeda. Essa nasce da un’idea di un gruppo d’imprenditoripartenopei (Clean, Giannini e Progecta) con l’intento di dare spazio alla creatività e alle idee della Campania;è rivolta a tutti ma soprattutto a chi “vive” la propriarealtà urbana, a chi frequenta, lavora, studia, abita,cerca, osserva, fa shopping nella città, a chi ama lapropria terra ed è attento alle nuove tendenze del vivere quotidiano. Buona lettura.

Diego Lama

IN COPERTINA: Sardegna, San Teodoro.Interno realizzato dallo studio AltromodoArchitects di Napoli. Fotografia di Peppe Maisto

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Napoli, Fermata di via ToledoLa stazione del metrò più bella d’EuropaFotografia di Massimo Lama

Il sito del Daily Telegraph di Londra ha assegnato il premiocome stazione più bella d’Europa alla fermata di via Toledodi Napoli inaugurata il 12 aprile 2012.

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Sardegna, San TeodoroInterpretazione dell’antico “Stazzo” sardoFotografia di Peppe Maisto

Lo studio AltromodoArchitects di Napoli (interior in collabo-razione con Francesca Neri) nel corso degli ultimi anni haprogettato e realizzato circa 60 ville in Sardegna reinterpre-tando i caratteri e le forme della tradizione.

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Napoli, Pontile nord di BagnoliCorrere per un chilometro verso il mareFotografia di Massimo Lama

Il pontile di Bagnoli è una struttura lunga circa 900 metri chesi protrae nel mare per almeno due terzi della sua lunghezza.È stata inaugurata il 22 dicembre 2005 nell’ambito della ri-qualificazione dell’area dismessa dell’ex-italsider.

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Casaforte SBla fortezza nascosta nei Quartieri Spagnoli

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Spiazzante, questa è forse la sensazione più vera chedà La Casaforte SB. Spiazzante perché siamo a Na-poli, nel cuore della Napoli più vera e popolare, i Quar-

tieri Spagnoli, ma sembra essere altrove: a Berlino, a NewYork o chissà dove. La Casaforte è una casa come dice ilnome, ma anche uno spazio di pensiero e di lavoro. Po-tremmo definirlo un loft, ma è riduttivo e soprattutto non cal-zante con la suggestione del luogo. Antonio Sacco e ValeriaBorrelli sono i proprietari e gli abitanti di questo spazio (in-sieme ai loro due bambini). Napoletani entrambi, architettoe fotografo lui, videasta indipendente lei, con una laurea al-l’Università di Bologna e diverse collaborazioni tra cinema eteatro sperimentale. Insieme condividono un progetto di vitae di lavoro che appunto si chiama La Casaforte SB.

di Donatella Bernabò Silorata Fotografie: Roberto Pierucci

In queste pagine: l’ingresso di Casaforte e la struttura ad archi del convento

Appartamento, casa, cantiere, galleria d’arte, hotel in piazza della Santissima Trinità degli Spagnoli

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“Il nome evoca in qualche modo la Fortezza nascosta di AkiraKurosawa – spiegano –, ci piaceva trasmettere l’idea di unposto nascosto, ma fortemente ancorato al territorio”. Ed ècosì. La Casaforte è nascosta oltre un portone che si affac-cia sulla piccola piazza della Santissima Trinità degli Spagnoli,nel dedalo di vicoli e voci della Napoli spagnola. Gli interni,malgrado siano essenziali, volutamente vuoti, minimalistinel design, all’insegna di quel less is more predicato da Lud-wig Mies van der Rohe, svelano segni antichi e caratteriz-zanti del luogo: grandi archi di piperno grigio e volte acrociera. All’occhio attento non sfugge l’origine sei, sette-centesca di questi spazi. Ed è questa l’energia spiazzantedel luogo: questo contenitore di vita e di lavoro nasce dalchiostro dell’attigua chiesa della Santissima Trinità degli Spa-gnoli, fondata nel 1573, di cui ingloba anche l’antico refet-torio. I grandi archi, le volte e le ogive, le lunette, le porzioniben evidenti di piperno grigio risalgono alla metà del Sei-cento e si intrecciano con elementi architettonici più recentiquando questi stessi spazi furono adattati negli anni Qua-ranta del Novecento per ospitare una fabbrica di scarpe. An-tonio Sacco e Valeria Borrelli hanno condotto un lavoroimmane di recupero e restauro per ridare vita e identità aquesti spazi violati, mortificati nel corso dei secoli. Due annidi lavori radicali a cominciare dal sistema fognario. Due anniper dare forma a un sogno: una casa diversa dove abitare efare famiglia, uno spazio per lavorare dove coltivare progettid’arte e cultura. Una casa-cantiere-galleria, ecco cos’è LaCasaforte Sb. Non sorprende allora trovare in casa la bici-cletta o i giocattoli dei bambini, ma al tempo stesso artisti

In queste pagine: lo spazio centrale a tutta altezza della casa, vista delle camere da letto e la scala di accesso al piano superiore

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all’opera. Nei mille e trecento metri quadrati si vive e si la-vora anche se all’occorrenza i due ambiti vengono ben se-parati: il grande spazio aperto è salone e galleria, si apre sullacorte esterna e dà accesso all’antico refettorio che oggi èteatro e spazio per performance e videoproiezioni. Una scalaconduce al piano superiore, ricavato utilizzando parte del-l’altezza (6 metri) dell’edificio: qui è la dimensione dome-stica, la casa propriamente detta, le due stanze da letto, lacucina con seggiolone e giochi per i bambini. L’essenzialitàdi arredi e soluzioni è evidente: al pavimento solo cementovivo, lucernai e finestroni (retaggio del vecchio opificio) perdilatare la luce naturale, lampade di design. Spiccano alcunielementi come il tavolo progettato dal padrone di casa An-tonio Sacco, la scultura in resina oro di Riccardo Albanese,artista partenopeo, la poltrona Soriana di Tobia Scarpa, pezzocult del 1960, e il ritratto di Yoko Ono e John Lennon, operadell’artista francese di Henry Pessar che per primo ha espo-sto a La Casaforte. Dentro il design, l’arte, l’assenza e unovattato silenzio. Fuori i colori, le voci, il bucato steso al vento,le eterne contraddizioni della Napoli barocca. Progetto nelprogetto di La Casaforte è infine il BedInArt ovvero le stanzeche Valeria e Antonio destinano all’accoglienza turistica e so-prattutto ad artisti e viaggiatori che di Napoli vogliano viverel’essenza più vera e l’avanguardia.

In queste pagine: vista dal piano superiore, la cucina, un bagno e i proprietari, Valeria Borrelli e Antonio Sacco con i figli

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Il grattacielo orizzontale

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Ma chi l’ha detto che un grattacielo deve per forzasvettare verso l’alto? Ha le dimensioni di un veroe proprio ‘grattacielo orizzontale’ l’edificio di via

Brin 69, a Napoli, firmato da Vulcanica Architettura. Cori-cata, la struttura è equivalente a un edificio alto più di 250metri, mentre il vicino Jolly è di ‘soli’ 100 metri.Ma non è questa l’unica particolarità di un progetto che a Na-poli assomiglia a un piccolo miracolo, per la sua connotazioneschiettamente contemporanea, merce rara in una città spessoimmobile. Un ex opificio dei primi del Novecento che viene ri-convertito ad altri usi, con lo spazio della vecchia fabbrica ‘al-leggerito’, reso trasparente, dinamico. Ed ecocompatibile.“L’idea del progetto”, spiega Aldo di Chio che con Marina edEduardo Borrelli compone il trio di architetti di Vulcanica, “èsemplice da raccontare: abbiamo voluto che laddove la vec-chia fabbrica, tutta chiusa in se stessa, produceva pezzi mec-canici, tra i fumi degli altiforni e i rumori delle lavorazioni,trovasse posto una nuova fabbrica delle idee, tra gli alberi pian-tati fin dentro il cuore del nuovo edificio, attraversata dalla luce,dall’aria, dalla pioggia e dal sole”. Tra le possibilità infinite cheoffre questo splendido edificio, per esempio, c’è quella di farefooting lungo il giardino pensile al primo piano; si può percor-rere un chilometro di corsa con due giri del giardino, duranteuna pausa dal lavoro, senza uscire dal complesso.Ma quali sono i numeri di Brin 69, oggi in fase di completa-mento ma in parte già funzionante (per esempio ospita uncall center)? Abbiamo già detto che è lungo 250 metri, men-tre la larghezza è di circa 40 metri. L’ex fabbrica ha una vettadi 22 metri al colmo più alto delle due grandi navate, per untotale di 110 mila metri cubi di volume e 27 mila metri qua-drati di superficie. “Non sarebbe stato possibile realizzarequesto progetto”, proseguono i progettisti, “se non ci fosse

di Mirella ArmieroFotografie: Paolo De Stefano

Veduta dall’alto. Pagina precedente: il giardino pensile interno scoperto

Brin 69, l’ex fabbrica diventa un piccolo miracolo

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stato un felice incontro tra architetti entusiasti e imprenditoriilluminati che non misurano più la costruzione con il metroquadrato ma con il metro della qualità dell’architettura for-nendo una risposta coraggiosa e lungimirante alla crisi”.Un progetto che guarda al futuro ma tiene conto del pas-sato. “La memoria della vecchia fabbrica andava conser-vata, la spazialità e il dinamismo dello spazio industriale sonoriproposti sia attraverso la conservazione delle vecchie strut-ture in acciaio lasciate a vista sia articolando i nuovi volumi,così gli uffici attraversano lo spazio su più livelli, i ponti tra-sparenti sono sospesi come i vecchi carri ponte dell’indu-stria, i ballatoti ‘ballano’ all’interno del volume come lepasserelle di servizio dell’industria”. Ancora, spiegano gli ar-chitetti di Vulcanica: “La concezione dello spazio è con-temporanea, il ribaltamento dell’interno e dell’esternomoltiplica gli spazi, non si percepiscono facciate piane mavolumi tridimensionali; la percezione dell’edificio è dinamica,si avverte bene in velocità, in auto percorrendo via Brin, intreno dalla linea circumvesuviana che lambisce l’edificio.Abbiamo disegnato più di 200 tavole di progetto, ma soloil disegno di sezione riesce bene a rappresentare la nuovaconcezione architettonica e abbiamo dovuto girare dei videoper descrivere i lavori in corso meglio delle fotografie“.La riconversione di Vulcanica è un frammento importante diNaplest, il grande villaggio metropolitano della nuova creati-vità che deve nascere dal recupero dell’intera area industrialeest di Napoli. “In un territorio della città destrutturato, affa-stellato da segni confusi, crocevia tra gli assi metropolitani, ilprogetto cerca di creare una immagine nitida e forte, con-temporanea ma insieme legata all’ordine e alla memoria deltempo, la grande fabbrica con il suo impianto geometrico ri-goroso, rappresenta una forte preesistenza e una suggestionecapace di sviluppare una nuova relazione con il paesaggio ur-bano e naturale al contorno“. Insomma, la contemporaneità, aNapoli, bisogna andarla a cercare proprio in quelle periferiespesso considerate malate, dove però si aprono squarci im-provvisi sul futuro. Per entrare davvero nel nuovo millennio.

Veduta dell’edificio dall’esterno, i ponti di collegamento trasversale e gli spazi interni

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In queste pagine: la facciata di uno dei corpi di fabbrica, gli spazi interni e i giardini scoperti al primo piano

CreditiCommittente: Aedifica s.r.l.Asset Management: CittamodernaUbicazione: Napoli, via Brin 69Attività svolte: produzione di servizi innovativi, commercio, direzionale, ricerca e progettazione: aziende, studi professionali, redazioni giornalistiche, laboratori, gallerieTipo intervento: ristrutturazione di un edificio industriale dismessoProgetto architettonico: Vulcanica Studio Associato di Architetturaarchitetti: Marina Borrelli, Eduardo Borrelli, Aldo di ChioProgetto delle strutture: Interprogetti s.r.l. ing. Giampiero MartuscelliProgetto degli impianti: Michael Bruno s.r.l. LLC, ing. Enrico LanzilloImpresa costruttrice: ATI ingg. Loy Donà e Brancaccio – LDB s.p.a.Cittamoderna Project s.r.l. – Sigeco s.r.l. – Credendino Costruzioni s.p.a.Iter Gestioni e Appalti s.p.a.Direzione dei lavori: ing. Raffaele PortanovaDirezione tecnica di cantiere: ing. Luca CasaliniClasse energetica: BSuperficie: mq. 27.000 ca.Cubatura: mc. 110.000 ca.Importo lavori: 30 milioni ca.Inizio e fine lavori: inizio lavori autunno 2009, fine lavori 2013

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Aggiungi un architettoa tavola

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Da qualche tempo sta emergendo nell’oceano delleprospettive conviviali mondane una curiosa decli-nazione di quell’antica, ed ora più che mai attuale,

dialettica che vede opporsi il nomadismo alla stanzialità. Lecase – messe a disposizione da persone ogni volta diverse– rappresentano il campo di sperimentazione e concilia-zione delle due prospettive essendo dotate di tutti gli spazinecessari alla buona riuscita degli eventi di ristorazione iti-nerante in esame. I Supper club, home bistros, paladar oin accezione più contemporanea underground restaurant,ciascuno col proprio format, si rivolgono ad un pubblicospecifico offrendo la costante prospettiva di nuovi incontrie di inedite relazioni spaziali corroborate da setting inediti. A Napoli, l’architetto Fabiana Longo organizza i suoi ap-puntamenti enogastronomici Datè ibridandoli, grazie allapassione per l’architettura di interni che da anni condivide

di Salvatore Carbone Fotografie: Francesco SemmolaBlog: www.datè.com

Datè, appuntamenti enogastronomicinelle case napoletane

In questa pagina: Marialuisa Firpo interpreta le caratteristiche di un vino gui-dando gli ospiti attraverso una speciale degustazione.Nella pagina accanto: DAFNA, home-gallery di Danilo e Anna. la tavola è al-lestista con i piatti di BHUMI CERAMICA

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con i soci dello studioelt, con le tematiche che gravitanointorno al mondo della creatività e che alimentano il dibat-tito relativo alla progettualità degli spazi dell’abitare con-temporaneo. Curiosità, disponibilità nella gestione dirapporti interpersonali in tempi dilatati e socievolezza sonoi tratti che delineano il target dei partecipanti garantendoneovviamente la compatibilità. Le case che ospitano gli eventi sono selezionate con grandecura dallo staff anche considerando che i partecipanti in-contreranno a tavola gli architetti che le hanno progettatepronti a spiegare in modalità live le idee con cui approc-ciano la professione. Nei giorni che precedono l’evento ilfotografo Francesco Semmola segue lo chef ‘clandestino’di turno durante gli acquisti e la sera stessa durante la pre-parazione delle pietanze da presentare ai 12 commensaliinvitati. Intanto gruppi di designers indipendenti allestisconola tavola con gli oggetti autoprodotti che intendono pre-sentare per l’occasione. L’intero svolgimento della cena èdocumentato e la casa studiata in quanto spazio proget-tato dall’architetto, vissuto dai proprietari ed utilizzato perlo svolgimento un laboratorio estemporaneo di convivia-lità. La convergenza di interessi e l’abitare predispongonola piattaforma su cui imbastire i dibattiti che animano e ca-talizzano la socialità fornendo esperienze relazionali sti-molanti e tendenzialmente più intime rispetto a quelle diun ristorante convenzionale. Le tappe e le date di questiclosed door restaurant events sono divulgate solo pocoprima dell’evento, di solito attraverso operazioni di viral ad-vertising, utilizzando i canali di comunicazione digitale nonsolo per promuovere le serate ma anche – e soprattutto –per divulgarne il format ed attirare nuovi consumatori ren-dendoli contemporaneamente parte – e testimonial – diun’esperienza brandizzata memorabile...

In questa pagina in alto: nei piatti Vesuvium di BHUMI CERAMICA gli chef sperimentano una pasta speciale, quella del Pastificio dei Campi.

A casa di Paola e Andrea, sul tavolo di Sudesign con il runner di INIT di Mariaelisabetta Longone. In basso: DAFNA, interni da un esterno.

Mentre il proprietario si cimenta nella mescita del vinoNella pagina accanto: Camaleonte di suDesign

di Paola Pisapia e Andrea Jandoli, a casa di Piero. Il design cerca nuovispazi, viene usato e… talvolta li trova deifinitivamente

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I designers, gli architetti e le piccole aziende

indipendenti che hanno accompagnato per ora DATè:

• suDesign, di Paola Pisapia e Andrea Jandoli, da Napoli• PUNTOLARGO

di Daniela Della Porta, da Cava Dei Tirreni (SA)• Roberto Monte, da Pagani (SA)• BHUMI CERAMICA

di Nello Antonio Valentino e Aniello Rega, da Avellino • Salvatore Martorana, da Napoli• Carla Giusti, da Napoli• INIT di Mariaelisabetta Longone, da Barcellona• MONDOCUBO

di Rossella Flammia e Paolo Picone, da Berlino• VUD DESIGN di Rosa Bittolo Bon, da Trieste• HANDMADE di Raffaella Brunzin, da Venezia• RARO DESIGN COLLECTION di Roberto Liberti

Per quanto riguarda la cucina, fino ad ora gli chef che

hanno voluto offrire a DATè esperienza,

ricerca e tradizioni gastronomiche, sono:

• Tato Calì e Germana Thermes• Cooking Division di Carlo Olivari• Q.b. coking di Simona Creazzola e Paola Carratù• Benedetta Gargano e Alì Schisa

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In questa pagina a sinistra: a casa di Piero, aspettando DATè. Il progetto degli interni è di Piero Renna. A destra: ‘Vita piatta’ di Carla Giusti, a casa di Antonio. I piatti raccontano una storia, la propriaNella pagina precedente in alto: cibo e design nei piatti di BHUMI CERAMICA, spaghetti arancia e gambero rosso di Benedetta Gargano e Alì Schisa. In basso: dopo cena, a casa di Diego, il caffè siserve nelle tazzine Ricordo, di Roberto Nicolò,Raro Design Collection (Roberto Liberti)

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Riccardo DalisiL’arte come ritmo della vita

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Siamo andati a trovare l’architetto designer artista Ric-cardo Dalisi nel suo studio. Un luogo straordinarioche difficilmente può essere rappresentato con fo-

tografie. “Dalisi ci ha parlato delle sue esperienze e della“fede” nell’arte liberatrice. Ma soprattutto ha espresso ildesiderio che il suo studio possa diventare presto un museopermanente al servizio della città.

Napoli: cosa le ha dato questa città?

Con Napoli ho un rapporto ambivalente di grande amoree di odio. È una città particolarissima che ha ispirato inin-terrottamente il mio lavoro. Anche all’inizio, quando ho ini-ziato a progettare oggetti, sostenevo che era necessariofare un design napoletano che potesse scaturire dal sud,a differenza dei miei colleghi che erano tutti per il modellomilanese. Alla fine il mio impegno è stato riconosciuto epremiato con il Compasso d’oro alla carriera.

E i napoletani?

Guerra e contrasti: molti di loro non mi ritenevano all’al-tezza del ruolo accademico. Ho faticato molto per avere

di Diego Lama e Maria Esposito Fotografie: Fulvio Cutolo

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un incarico all’università; venivo bloccato nei concorsi enelle attività didattiche, finché poi sono dovuto ricorrere aintellettuali non napoletani per poter avere un riconosci-mento e vincere la libera docenza.

E Milano?

Nel mio caso, il rapporto Napoli-Milano ha funzionato molto:i miei oggetti di design ispirati all’opera buffa, a Pulcinella,o le macchinette del caffè personificate, sono piaciuti moltosoprattutto a Milano, e hanno riscosso successo e simpa-tia. Ma ho ottenuto riconoscimenti anche dall’estero: l’ul-timo concorso che ho vinto a Los Angeles riguarda sculturefatte di acqua. Anche i committenti (soprattutto non napo-letani) sono sempre stati entusiasti di ciò che facevo emolte aziende – spesso straniere – mi hanno commissio-nato tante opere.

Qual è stato il suo rapporto con i privati?

Sono stato anche architetto d’interni, e ho insegnato per

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anni progettazione architettonica e tecnologia dell’archi-tettura. Nei miei libri ci sono esempi di architetture per pri-vati, realizzate specialmente in Puglia, non molte a Napoli.Nel pubblico ho fatto pochi restauri post-terremoto e qual-che intervento di ristrutturazione.

Non c’è un angolo, in questo studio, che non sia pieno

di immagini e creatività, sembra un museo…

Ci stiamo provando da tempo a trasformare questo labora-torio in un museo permanente, eppure sembra che a Napolinon ci siano sufficienti spazi liberi. Eppure, io so che non ècosì: ho lavorato anche nel Rione Sanità dove ci sono moltispazi, in tutti sensi. Non capisco perché non sia possibile tro-vare un luogo permanente per conservare il mio lavoro.

Ha provato a chiederlo ai politici?

C’è stata molta attenzione in passato da parte del prece-dente sindaco Iervolino: abbiamo visto un’infinità di luo-ghi, eppure alla fine non siamo riusciti a trovare nulla. Maforse è solo colpa della burocrazia che ha i piedi d’argilla.

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Ha provato con De Magistris?

Con l’assessore Di Nocera abbiamo fatto due mostre didesign al PAN ma non è bastato: forse questo lavoro noninteressa a nessuno. Abbiamo avuto invece uno spazio al-l’ospedale dell’Annunziata, dove è stato firmato un proto-collo d’intesa per affidarmi uno spazio. Malgrado lelungaggini della burocrazia tra pochi mesi riusciremo anchea inaugurarlo. Speriamo.

Chi sono stati i suoi principali maestri?

Ho lavorato soprattutto con i bambini, sono loro i mieimaestri più importanti. In una chiesa ho portato il miocorso di “Progettazione e compassione”, dove ho rag-giunto risultati straordinari: dopo il mio intervento è so-pravvissuto un laboratorio attivo di ragazzi che sarebberorimasti senza lavoro.

E adesso?

Mi sto occupando di arte-terapia: ho incontrato molti arte-terapeuti, nuovissime figure molto importanti nel campodella salute, e insieme a loro e a ragazzi disabili abbiamo

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cercato di applicare le regole di questa disciplina che sifonda sul principio che l’arte è ritmo, come la vita, che èritmo. Chi ha problemi può riconquistare il ritmo anche gra-zie all’arte. Anche l’ignoranza può essere guarita in questomodo perché essa è una forma di disabilità: in passato hoinsegnato il design ai ragazzi-scugnizzi; uno di essi (bi-strattato dagli altri) si è poi rivelato il più bravo, il più crea-tivo e si è salvato grazie all’arte.

Una sorta di nuova pedagogia

Sì, una nuova idea di pedagogia, qualcosa che non si in-segna con la frusta, con i divieti, con i rimproveri e con gliatteggiamenti limitativi ma che genera libertà di espres-sione dei ragazzi. La creatività va stimolata.

Perché Dalisi fa tutto ciò, passione? denaro? successo?

Tutte queste cose insieme: chi pensa solo al danaro o alsuccesso vive a metà. Lavorare, disegnare, progettare è ilmio modo di manifestare la gioia di vivere, e sono con-tento di tutto questo. Sono felice.

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ESTIAla stanza del focolare

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Lasciate che crolli il muro su cui non sta crescendo unaltro muro, scriveva Cesar Vallejo. Spesso si tende aguardare al passato con nostalgia e riverente distanza,

forse perché si teme il confronto con ciò che è già stato ac-cettato dalla memoria collettiva o forse soltanto per pigri-zia... La ricerca di un elemento che raccordi il passato conil presente dovrebbe essere un processo naturale, un pas-saggio ovvio per l’adeguamento alle necessità contingentidi molte situazioni che altrimenti resterebbero irrisolte. In Irpinia le cicatrici lasciate dal terremoto del 1980 sono an-cora visibili e i resti degli edifici crollati sono diventati mo-numenti alla memoria, entrando a far parte di quel grandepatrimonio italiano che testimonia passati più o meno glo-riosi. Contemporaneamente c’è un disperato bisogno di par-tecipazione alla vita urbana che talvolta viene anche appagato.Dal 3 al 10 maggio 2013 a Senerchia diciotto studenti dellafacoltà di Architettura Federico II di Napoli hanno parteci-pato a un workshop di progettazione ed autocostruzioneper la realizzazione di Estia: la stanza del focolare.Il risultato rappresenta il progetto pilota del format UPDATEcon cui gli architetti sa.und.sa (Salvatore Carbone e SaraOmassi) propongono interventi di rigenerazione urbana lowcost che hanno l’obiettivo trasformare porzioni di territorioabbandonate o ancora inutilizzate in campi straordinari disperimentazione per la configurazione di spazi inediti, at-traverso interventi mirati e dinamici.A Senerchia l’obiettivo è stato il recupero e la rifunzionaliz-zazione di un rudere nell’antico centro cittadino, quasi total-mente distrutto dal terremoto del 1980 e oggi completamentedisabitato. Attraverso attività di team building, analisi socio-logiche, interviste ai cittadini, progettazione estemporaneapartecipata ed autocostruzione, è stato costruito un luogoper confrontarsi, dialogare e incontrarsi.Si è voluto rendere questo luogo espressione di una me-moria che tutti richiamavano durante le interviste: lì untempo ci si riuniva intorno al fuoco per “suonare, mangiare

di Sara Omassi e Salvatore CarboneFotografie: Fabio Cappello, Giovanni De Simone,

Maria Teresa Perna, saundsaVideo: Antonio Jr. Guarino

http://vimeo.com/saundsa/estia

Pagina a sinistra: veduta d’insieme (foto di Fabio Cappello).In questa pagina: dettaglio della piattaforma (foto di Giovanni De Simone).

Un intervento di rigenerazione urbanalow cost sul territorio abbandonato

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o anche soltanto bere qualcosa insieme”. Si è scelto quindidi restituire un bene comune alla collettività, dando unnuovo senso al “fare architettura” con lo scopo di svilup-pare e veicolare coesione sociale transgenerazionale.Il nuovo focolare è protetto dagli antichi resti del rudere eda una parete di nuova costruzione – permeabile alla lucee al calore – che rende Estia anche una lanterna: è l’unicopunto nel centro abbandonato da cui di notte, quando qual-cuno è riunito intorno al fuoco, palpita la luce calda e ras-sicurante che testimonia una possibile rigenerazione urbana.Il paesaggio circostante – da quello più prossimo, al più di-stante – dialoga serratamente col nuovo spazio urbano attra-verso accostamenti materici, scorci, richiami e compenetrazioni.Le due pareti rocciose naturali, insieme a quella in opus in-certum risparmiata dal terremoto e alla parete in legno dinuova costruzione generano uno spazio introspettivo in cuila luce atmosferica e quella del fuoco producono una sor-prendente moltitudine di ombre e bagliori. Una soglia scura,massiva, divide l’interno dall’esterno, differenziando duezone relazionali: la prima protetta e raccolta per riunirsi at-torno al fuoco, la seconda aperta e conviviale, con una lungapanca lineare che consente di sostare e godere degli scorcisul paesaggio circostante.A pochi passi si trova la chiesetta di Sant’Antonio, dove è cu-stodito l’organetto a manovella seicentesco cui solo Michele

CreditiWorkshop UPDATE – Senerchia a cura di sa.und.sa e Università Fede-

rico II Architettura (prof. Roberto Serino, prof. Vito Cappiello, arch. SalvatoreCarbone). Progettisti: sa.und.sa (con gruppo di progettazione: Marco Ben-civenga, Fabio Cappello, Giuseppina Cusano, Giovanni De Simone, FernandaDella Mura, Alessia Elefante, Marika Esposito, Marco Fasolino, Sara Lom-bardi, Antonia Masullo, Fabrizio Mazzacane, Danilo Mereu, Vincenzo Paparo,Silvia Pepe, Maria Teresa Perna, Anna Rosati, Francesco Sodano, Laura Sor-rentino). Tutors: Marco Bencivenga, Fabio Cappello.

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è in grado di dare voce. Da qui si scorgono i resti della torredi avvistamento medievale che dall’alto del promontorio do-mina con austerità sulle architetture del centro antico. In que-sti edifici il tempo si è fermato al 23 novembre 1980,cristallizzando oggetti, stanze, abitudini, azioni quotidiane, inuno stato di sospensione permanente, che oscilla tra l’in-quietudine e la certezza che ormai il peggio è passato. L’intervento sui resti del rudere lascito dal terremoto nonè celebrativo né tantomeno commemorativo dell’avvenutodisastro: ESTIA è piuttosto il manifesto dell’accettazioneorgogliosa di ciò che è stato perduto e dell’entusiasmo concui viene accolto ciò che il domani prospetta.

In questa pagina, immagini del lavoro di costruzione (foto di Fabio Cappello e saundsa).Nella pagina a fianco, sopra: la stanza del focolaredi giorno (foto di Fabio Cappello). Sotto: la casa delfocolare di notte (foto di Maria Teresa Perna).

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In questa pagina: Villa Eliana (foto di Andrea Nastri)Pagina successiva: due immagini dell’ingresso della Villa (foto di Luigi Farella)

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Casa Eliana Una dimorasospesa nella storia

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Nell’immaginario collettivo contemporaneo, quandosi allude alla casa “caprese” il pensiero vola ad unagrande villa con una bellissima e sinuosa piscina,

magari affacciata sui Faraglioni ed arredata in stile minimal-chic. Ed in effetti molte case realizzate – o per meglio direristrutturate – a Capri negli ultimi decenni, finite sulle pati-nate riviste di arredamento di tutto il mondo, rispondonoin misura più o meno precisa a questo stereotipo.La faccenda, però, è molto più complessa, perché la casacaprese tradizionale non era altro che un piccolo ricovero aforma solitamente cubica con volta estradossata, comignolielaborati, scale esterne, loggiati, pergole in pali di castagnoe grandi colonne senza capitello, perfettamente inserito, purcon dei suoi specifici elementi di originalità, nel contestodell’architettura mediterranea e nato dalle esigenze dei con-tadini di trovare un riparo stabile e sicuro per la loro sem-plice vita quotidiana. Dal primo cubo poi nasceva un altrocubo, e questi si aggregavano liberamente gli uni agli altri,secondo le esigenze della famiglia che via via si allargava.Architettura spontanea, dunque, povera, ma di grandissimofascino, grazie al suo rivestimento in bianco di calce ed allesue volte in muratura dalle forme più disparate che ancoraoggi punteggiano lo straordinario paesaggio di Capri.A questo modello “primitivo”, poi, si aggiunse lo stile eclet-tico, con la nascita, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento,di case sempre più estrose, piene di riferimenti neoclas-sici, neogotici, persino moreschi, mescolati a quelli capresi.Case fatte costruire dagli stravaganti, colti e raffinati per-sonaggi che giunsero sull’isola in quegli anni da ogni parte

di Andrea NastriFotografie: Luigi Farella, Andrea Nastri,

Giuliana Vespere e Archivio Salvia

A Capri in località Lo Capo la villa dell’attrice Marguerite Hoffmann

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del mondo, in cerca di fascino esotico, buon clima e un po’di tranquillità per la loro vita oziosa e spesso sregolata. Edè proprio dall’incontro tra l’architettura tradizionale capresee le più bizzarre sperimentazioni eclettiche che sono sca-turite alcune delle dimore più belle e suggestive di Capri,poche delle quali, però, sono giunte intatte fino a noi, senzacadere vittima di trasformazioni, alterazioni o frazionamenti.Casa Eliana è uno di questi casi fortunati, un luogo in cui iltempo sembra essersi fermato, dove il fascino del pae-saggio e dell’architettura locale e quello degli interni arre-dati e decorati in uno stile art nouveau ricco di riferimentiorientali si fondono perfettamente ancora oggi.Il luogo è già di per sé unico. L’edificio sorge nella remotalocalità Lo Capo, in mezzo a un parco di macchia mediter-ranea rigogliosissimo e affacciato sul mare del golfo. Lacasa è in fondo a un viale, dietro ad un cancello in ferro cheporta scolpiti i simboli di tutte le religioni del mondo, sor-prendente quanto semplice afflato di ecumenismo. Pochedecine di metri più su c’è una delle più note case isolanedel primo Novecento, la Villa Lysis del barone Jacquesd’Adelswärd Fersen, uno dei protagonisti più in vista dellavita mondana caprese di quel periodo.Ultimata nel 1927, Casa Eliana fu costruita per volontà del-l’attrice Marguerite Hoffmann, francese d’origine, tedescad’adozione, che aveva scoperto l’isola tre anni prima e,come molti prima di lei, accecata dalla sua bellezza sublime,ruvida e incontaminata, aveva deciso di passarci il resto deisuoi giorni. La pianta della casa, a forma di T, è caratteriz-zata da una curiosa particolarità: ci sono un paio di punti

In queste pagine: l’interno della Villa (Archivio Salvia)Sopra: il loggiato visto dall’interno (foto di Giuliana Vespere)

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dai quali è possibile vedere tutte le finestre, esito di unaconcezione planimetrica che esalta la luminosità estiva delsito e cerca al contempo di sfruttare al massimo la deboleluce invernale, quando la casa, immersa nel suo folto parco,diventa inesorabilmente più ombrosa, fredda e umida.L’incarico di progettista fu affidato dalla Hoffmann al gio-vane ingegnere caprese Angelo De Angelis – con il quale,peraltro, pare intrattenesse al tempo una relazione “parti-colare” – ma un’importante voce in capitolo nelle scelte laebbe senz’altro anche Melchior Lechter, pittore e incisoretedesco, carissimo amico dell’attrice, che insieme a lei erasbarcato sull’isola per la prima volta. Il fascino unico di que-sta casa ebbe origine, probabilmente, proprio da questodualismo, un conflitto forse simile a quello tra Curzio Ma-laparte e Adalberto Libera per la costruzione della cele-berrima Casa Come Me a Punta Massullo, icona massimadell’architettura caprese, universalmente nota come CasaMalaparte, realizzata solo pochi anni dopo.Qui a Casa Eliana, però, la questione della paternità del pro-getto è apparentemente molto più semplice da dipanare.L’esterno, infatti, è declinato in uno stile chiaramente ca-prese per quanto riguarda le volumetrie e le finiture, purcon qualche vezzosa concessione all’estro, per cui è facileintravedere la mano dell’ingegnere isolano, giovane ma giàesperto progettista; il sottosquadro della facciata del log-giato – ocra su bianco – sembra quasi una sua firma. L’in-

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terno, invece, trabocca di simboli e arredi di tutt’altra pro-venienza: pareti riccamente decorate, fascinosi mobili inlegno nei più diversi stili, quadri, sculture di ogni foggia edimensione, foto d’epoca, oltre a un superbo camino mar-moreo dominato da una piccola lunetta decorata da Le-chter. Si tratta del bozzetto originale del maestoso lavoroeseguito dall’artista nella Pallenberg Saal di Colonia, an-data distrutta durante la seconda guerra mondiale. Qui rie-cheggiano evidentemente le scelte della Hoffmann e dellostesso Lechter, entrambi raffinati e cosmopoliti artisti di ca-ratura internazionale. Di Lechter, peraltro, pare si conser-vino alcuni schizzi autografi, a conferma del suo impegnoprogettuale per Casa Eliana.Almeno due progettisti, dunque – se non tre, considerandoanche la proprietaria – hanno contribuito alla nascita di que-sta straordinaria dimora, a dispetto dell’iscrizione che cam-peggia accanto al cancello d’ingresso della casa, che recita:“architectus De Angelis fecit”. In realtà la stessa Hoffmannraccontava spesso delle aspre battaglie verbali sostenute conl’ingegnere caprese perché la casa venisse realizzata secondole sue volontà, a loro volta ispirate dallo stesso Lechter.La Hoffman morì nel 1966, proprio qui a Capri, proprio inquesta casa che aveva fortemente voluto, non prima di averscritto un’autobiografia, dedicata all’amico incisore e intito-lata “Mein weg mit Melchior Lechter”. Una fitta corrispon-

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denza tra i due e molte altre lettere di Lechter sono stateritrovate nella legnaia della casa da parte del professor Giu-seppe Salvia, proprietario dell’immobile dal 1982, che le hasottratte così all’oblio. Dopo un lungo lavoro di cataloga-zione, l’archivio è stato ceduto al Paul Getty Museum di LosAngeles, dov’è tuttora custodito. Oggi il professore e la suafamiglia curano e custodiscono l’abitazione come una sortadi straordinaria casa museo. Una recente ristrutturazioneha riportato all’antico splendore il pavimento originale delsalone e le decorazioni delle pareti, contribuendo a river-berare il fascino e la suggestione di una dimora senzatempo, di un luogo eternamente sospeso nella storia.

In questa pagina: il loggiato e il portone d’ingresso alla casa (foto di Giuliana Vespere).Pagina precedente: l’esterno della Villa(foto di Andrea Nastri)

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SalernEurope

Perché visitare o vivere a Salerno? Quale la competi-tività, l’attrazione e l’offerta culturale della città in Ita-lia e in Europa? Salerno è bella e soprattutto vivibile

ma non è mai stata un attrattore, turistico o di nuovi resi-denti. Da tappa di arrivo o partenza verso la Costiera amal-fitana, a breve anche attraverso la spettacolare StazioneMarittima, il guscio di cemento e vetro firmato da ZahaHadid per l’approdo dei crocieristi, o in direzione della Costacilentana con i templi di Paestum, una volta limite del GrandTour, il capoluogo da qualche anno intercetta flussi e dina-miche interessanti.Grazie al centro storico, al mare, al paesaggio e a una seriedi trasformazioni urbane e iniziative culturali Salerno mostravivacità, appeal e attrazione soprattutto per chi vive nei luo-ghi martoriati e complessi del centro-sud che in città ritrovaun’isola di serenità. La musica, il cinema e, da poco, anchel’architettura incuriosiscono residenti e viaggiatori. Il Ravello

di Luigi CentolaFotografie: Rosanna Rago

L’asse RO-SA (Roma, Napoli, Salerno)potrebbe diventare il polo turistico più importante del Mediterraneo

In queste pagine fotografiedel cantiere della StazioneMarittima progettato dall’architetto Zaha Hadid

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festival con l’Auditorium Oscar Niemeyer a strapiombo sulmare, il Giffoni film festival con la felice intuizione della for-mula dedicata ai ragazzi e, da quest’anno a Salerno, gli in-contri internazionali di architettura, catalizzano l’attenzionee l’interesse verso la cultura, le arti e l’incontro. Ma non basta, l’ambizione è alta e tuttavia non c’è ancoraabbastanza massa critica. Cosa fare per completare la tra-sformazione urbana, coinvolgere il territorio, aumentare laqualità della vita e la competitività internazionale?In un momento così delicato per l’economia, il lavoro e lacrescita dell’Italia che rischia di ripiegarsi su se stessa acausa dell’immobilismo e della corruzione, l’unica possibi-lità di riscatto è un’alleanza strategica tra macroregioni. L’areametropolitana RO-SA (Roma, Napoli, Salerno) dispone diuna concentrazione unica di risorse, eccellenze e intelli-genze, può attrarre i progetti e gli investimenti più ambiziosiper il rilancio del paese riequilibrando l’asse MI-TO. L’asse RO-SA è potenzialmente il più importante e com-petitivo “Distretto Turistico” del Mediterraneo in grado diattrarre milioni di viaggiatori, sempre che si riesca ad assi-

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curare sicurezza e velocità, precondizioni necessarie perrealizzare programmi ambiziosi. L’area metropolitana tra Roma e Salerno, oltre 10 milioni diabitanti, è la massa critica indispensabile per programmaree progettare consapevolmente, concentrando le risorse, ilriscatto di un territorio, e con esso del Paese, altrimenti de-stinato al declino e alla morte. Gli oltre 300km di costa coni due siti Unesco (Costiera Amalfitana e Parco del Cilento),alcuni tra i beni culturali e storico-archeologici unici al mondo(Colosseo, Appia Antica, Villa Adriana, Cuma, Caserta, Pom-pei, Ercolano, Paestum, Velia), l'agricoltura con le produzionienogastronomiche di eccellenza delle pianure laziali e cam-pane, insieme alle città di Roma, Napoli e Salerno, costitui-scono gli elementi fondanti del piano per RO-SA finalizzatoalla realizzazione del distretto turistico di attrazione mon-diale. La stazione marittima di Zaha Hadid, investimento dacirca 20 milioni di euro per circa 5.000 mq, sarà ultimataentro la fine dell’anno: diventerà un gioiello architettonicoe un simbolo economico del territorio. A quando l’iniziativadei più lungimiranti politici, amministratori, progettisti e im-prenditori, per una RO-SA fondata sullo sviluppo sosteni-bile e la nuova economia verde?

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FOCUS

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La porta diventaopera d’arte‘Red Music’, opera di Elvino Echeoni di-pinta su pannello Klink per porta blindata.Tecnica mista su legno multistrato ma-rino certificato RINA protetto da vernicetrasparente protettiva e luminosa. Di-sponibile la riproduzione di multipli nu-merati con tecnica pantografica oultravioletti, certificata Siae e controfir-mata dal’Autore. Prodotta da Klink (gruppoMas), collezione ‘Mas In Arte’. Prezzoopera originale a partire da € 5.300,00.www.maslegno.com

Nautile di La CividinaLa poltrona-scultura creata da PeterHarvey declinata in tre versioni:Nautile in metacrilato, realizzatain un unico pezzo, da un bloccounico di metacrilato; Nautile in tes-suto, una piccola opera d’arte cheoffre massimo comfort elinee morbide e ori-ginali; Nautile ecoutilizzando esclusi-vamente sostanzeeco-sostenibili.www.lacividina.com

Osaka di La CividinaLa Cividina celebra Pierre Paulin e riedita il divano“Osaka”. Rende omaggio al designer francese PierrePaulin con una fedelissima riedizione del suo divanoOsaka, disegnato nel 1967. Osaka è un divano sinuosocostituito da tre strisce tenute insieme da una parti-colare struttura in acciaio e rivestito con un tessuto

stretch che asseconda perfettamente lecurve. www.lacividina.com

Morphing di Zucchetti KOSDesign Ludovica e Roberto Palomba. Riletturacontemporanea della tipologia classica della‘vasca a piedino’, Morphing/ Bath Tub ha un’este-tica innovativa, un’ergonomia confortevole, untouch morbido e vellulato. www.zucchettikos.it

di rosso

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FOCUS

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Lusitania di Passoni NatureElegante e accogliente poltroncina conscocca e imbottitura realizzate in un unico

pezzo. Tutti i materiali sono esclusiva-mente naturali. Un classico

rivisitato in chiave con-temporanea. Prezzo alpubblico a partire da €813,00. www.passo-ninature.com

Porte in armonia1 Porta Klink (gruppo Mas), modello Flue in rove-

re massiccio spazzolato intelaiata e fissata conchiodi in legno. Nessuna colla, nessun agente chi-mico. A partire da € 1.570,00.

2 Porta Klink (gruppo Mas), modello Flue in wen-gé massiccio, intelaiata e fissata con chiodi in le-gno. Nessuna colla, nessun agente chimico. A par-tire da € 1.570,00.

www.maslegno.com1

2

Bancone di BloccoarredaBancone curvo in profili BLOCCO® essenza Ro-vere con piani e spessore sagomati. BLOCCO® èil mattone in legno massello ad incastro, modularee componibile realizzabile in varie essenze. Com-pletamente Ecologico privo di collanti tossici rea-lizzato con legno massiccio certificato ricavato daforeste gestite in modo sostenibile e a basso con-sumo di risorse. Produce ossigeno e accumulaanidride carbonica. www.bloccoarreda.it

Iberia di Passoni NatureSedia in faggio finita ad olio biologico biancoe tessuto in fibra naturale. Prezzo al pub-blico € 264,00. www.passoninature.com

Isystick di ZucchettiDesign Matteo Thun e Antonio Ro-driguez. Isy è il primo miscelatoreecocompatibile nella storia del de-sign ed è stato premiato con ilGreen Good Design Award. 50%in meno di metallo utilizzato rispetto ad un rubi-netto tradizionale; una portata d’acqua inferioredal 30% al 60% che tuttavia garantisce un gettocorposo e confortevole. www.zucchettikos.it

eco chic

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Divano Hamper di Passoni NatureDesign Arturo Montanelli ed Ezio Riva. Tutte le imbottiture sono a basedi erbe officinali e soia, trattate con un mix di olii essenziali che sti-molano il relax. Esclusivo utilizzo dilegno massello certificato, sottopostoa finiture con cere e oli di origine mine-rale e vegetale. I rivestimenti sono rea-lizzati esclusivamente con tessuti di fibrenaturali: lana, cotone, lino, canapa e iuta.www.passoninature.com

Poltroncine Maui di Riva 1920Designer Terry Dwan. Realizzate in Cedroprofumato del Libano. Prezzo € 2.280.www.riva.1920.it

Armadio l’abbraccio di Le FablierRealizzato in legno di tiglio per il co-lore candido e la facile lavorabilità,necessaria per poter seguire leforme sinuose del progetto. I fianchisono realizzati con listelli lavorati aperlina, mentre le ante e la schienasono in listellare rivestito di tiglio la-vorato a parquet. Struttura con fini-tura ad olio con leggero carteggiodelle superfici tra una mano e l’altra,le ante sono ad olio, disponibili in di-verse colorazioni a base di tinte al-l’anilina. www.lefablier.com

Libreria Jasper di Passoni NatureDesign Simone Princisgh. Come gli alberi di un bosco, gli elementi verticali della libre-ria Jasper presentano altezze e larghezze differenti. La finitura a base d’olio esalta la ve-natura del rovere massiccio che, in ogni elemento verticale, non si interrompe mai. Glielementi orizzontali che sorreggono i piani di vetro evocano i rami di un albero. Prezzoal pubblico da € 2.997,00. www.passoninature.com

Il mosaico di semiIvory Dream è un mosaico vegetale leggero e resistente ottenutodal seme di una palma amazzonica annualmente rinnovabile e checontribuisce alla salvaguardia della Foresta Amazzonica. Tre formatie due colorazioni White e Toasted, la seconda ottenuta semplice-mente tostando il seme (prezzo su richiesta). www.benettistone.com

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Amanda di UnopiùPezzo culto legato all’immagine Unopiù in modo indissolubile,l’amaca Amanda ha un design che vanta notevoli imitazioni nelmondo. La struttura è in legno lamellare, mentre la rete e il cuscinosono in cotone 100% bianco grezzo. € 665,00. www.unopiu.it

Happy Hour di UnopiùNella linea in ferro Happy Hour natura e design dialogano in modo ar-monico e vivace. Le fresche colorazioni e il decoro floreale sono un espli-cito richiamo al giardino e all’aria aperta. Da € 135,00. www.unopiu.it

Aton di UnopiùNovità di casa Unopiù, Le lampade Aton sono conce-pite per essere vive di giorno e di notte nella forma enei materiali. L’originale design valorizza ogni ombrae sfumatura della luce nella sua concretezza. Da €665,00. www.unopiu.it

Il design romanticoFoglia di Corradi è la linea di arredo dall’esclusivo concept nato dallatrama delle foglie. Il ramage metallico è realizzato senza ricorrerea saldature, impiegando 30 stampi differenti. www.corradi.eu

Il salotto en plein airLa collezione Eden di Unopiù è realizzata in Waprolace®, fibra intrec-ciata a mano su una struttura di alluminio di colore tropical brown, re-sistente agli agenti atmosferici. Si completa di cuscini sfoderabili perla seduta in acrilico 100% TEMPOTEST® di colore bianco grezzo. Da€ 2.740,00. www.unopiu.it

arredare l’estate

Sgabelli Legno Vivodi Riva 1920Realizzati in Cedro profumato del Libano. Prezzo a se-conda di dimensioni da € 285 a € 500.www.riva1920.it

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Divano Pour Toi di CorradiGeometrico nelle forme, Vinca PourToi si ca-ratterizza per un rivestimento che associa aduna straordinaria resistenza in esterno unagrande piacevolezza al tatto. La trama in filatodi polipropilene, le finiture in alluminio verni-ciato e un intreccio a fascia larga rendono lastruttura della linea molto accogliente e armo-nica, di decisa tendenza. www.corradi.eu

All’ombra della tecnologiaDefense di Corradi è l’ombreggiatore free-standing realizzato in acciaio inox e dotatodi vela orientabile di 360°. Il telo, in Dacron®,si avvolge in pochi secondi manualmente omediante un motore azionato da teleco-mando. Nella versione motorizzata, Defenseè dotato di anemometro per la chiusura au-tomatica della vela in caso di vento forte.www.corradi.eu

Collezione Too DeepDesigner Gianluca Rossi. La collezione Too Deep nasce da un morbido in-treccio di materiali che richiama la forma dei petali di un fiore. Un design

contemporaneo con linee e grande resistenza dei componenti, allu-minio e micor. Sedute originali a comporre angoli di comodo relax,

in armonia con ogni spazio outdoor. www.corradi.eu

La tavola si fa bellaThor è il tavolo tondo con piani di Unopiù. Struttura in ferro battuto,zincato e verniciato a polveri, in colore grafite. Piano in peperino conmosaico centrale. Da € 2.240,00. www.unopiu.it

Sedia Fifty di Ligne RosetDesigner Dögg & Arnved Design Studio. Se-duta e schienale intrecciati con corda in poli-propilene tinto in pasta e con trattamentoanti-UV. Cuscino seduta/poggia reni in schiuma“Dry-Feel” come optional, fissaggio con cor-doncini neri. Prezzo: € 586 + costo cuscinoche parte da € 98 a € 296 in base al tessuto.

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Tavolo di BloccoarredaTavolo da fumo con modulo base in profili BLOCCO® essenza Castagnoe modulo superiore in legno laccato bianco. BLOCCO® è il mattone inlegno massello ad incastro, modulare e componibile realizzabile in varieessenze. www.bloccoarreda.it

FOCUS

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Stick di FabbianCaldi riflessi di una lampada didesign in legno Ayous. Stick è lanuova collezione di lampade delladesigner MataliCrasset per Fab-bian Illuminazione. Disponibile inpiantane, applique, sospensioni,lampade da tavolo. La sorgentedi luce è a risparmio energetico.www.fabbian.it

Panca Mollettadi Riva 1920Designer Baldessari e Baldessari. Rea-lizzata in Cedro profumato del Libano.Prezzo € 2.840. www.riva1920.it

Il tatuaggio murale eco designH2art Ego è la soluzione traspirante ed ecocompatibile, PVC free.Totalmente personalizzabile, ideale per la decorazione di qualsiasisuperficie murale. Appare alla vista e al tatto come un affresco veroe proprio: non fa spessore, è traspirante e può essere utilizzato peril decoro di pareti intere o di singole porzioni. www.h2art.it

La forza della pietraLe pietre naturali PIETRAVERA® hanno la caratteristica superficie aspacco naturale liscia o ruvida, sono di spessore variabile, ed i co-lori e le tonalità sono molteplici. La pietra si trasforma in materiapreziosa per rendere eleganti e prestigiosi gli ambienti. Pietraveraè un marchio Calubini. www.pietravera.com

materiali & design

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La pietra effetto legnoPavimenti in Rovere Ariostea high-tech: gres effetto legno fedelis-simo nell’aspetto e nel tatto. L’impatto visivo è quello del legno, mala forza è quella della pietra: compatte lastre di finissimo gres por-cellanato superiori per resistenza all’abrasione profonda, all’acqua,al calore, e agli agenti chimici. Non necessitano trattamenti, né prima,né dopo la posa e neppure negli anni successivi. www.ariostea.it

La parete giardinoBenettiMoss è una parete verde naturale che può essere instal-lata in pochi minuti e che non richiede alcun tipo di manutenzione.Il lichene naturale stabilizzato con cui è realizzato non va bagnatoe non ha nemmeno bisogno di luce. I pannelli da 90x90 possonoessere semplicemente avvitati alla parete per creare un giardinoverticale solo da ammirare. www.benettistone.com

Caminetti di Toppino Camino di grande personalità sul quale gli elementi murali sonotrattati con finitura pittorica manuale con malte, granuli, ossidinaturali utilizzando il brillante colore blu mare interrotto da pen-nellate rosse a simulare le fiamme del fuoco. Il focolare è bi-facciale e le fiamme alimentate da gas, scaturiscono da unletto di sassi. Il prezzo è di € 7.800,00 + iva. www.toppino.it

Sgabelli di Tallulah100% naturali, interamente rici-clabili. Sgabelli realizzati in sugheroe legno “robinier”. Un design stu-diato per mettere in luce le stra-ordinarie qualità del sughero,naturalmente resistente, flessibile,confortevole e caldo; e del legnorobinier, essenza naturale, parti-colarmente incorruttibile. www.tal-lulahstudio.it

Collapsin Gold di TallulahVasi in ceramica smaltata e inve-triata, cottura a terzo fuoco conbagno in oro e platino. Interno inrosso, verde , blue; tutti i i pezzisono unici e firmati dal designerGerry De Bastiano per GalleriaTallulah - € 1.500,00 - www.tallu-lahstudio.it

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Un posto al sole con vista sul mare

Se il nome è il destino, Un Posto al Sole non saràspazzato via da tempeste. Ma non ditelo a RaffaeleGiordano altrimenti partono gli scongiuri apotropaici

(insomma, si tocca!). Anche perché di disavventure, al pa-lazzo Palladini come in tutti i condomini e in tutte le fami-glie che si rispettino, ce ne sono state, ce ne sono e cene saranno. Ma ammettiamolo, i guai si superano moltopiù facilmente se ogni volta che il cuore si stringe, si puòsalire su una terrazza come quella del palazzo e disegnarecon lo sguardo le pendici del Monte Solaro fino ad unirloalla punta Campanella, allungare la mano e toccare il Ve-suvio, il Faito, Procida e Ischia, farsi bagnare i capelli daglispruzzi sconsiderati delle onde sotto casa. Insomma, Un

posto al sole, ma anche un posto magico.

di Roberto D’Alessandro Fotografie: Giuseppe D’Anna

Fra complotti di palazzo, intrighi e passioni inconfessate, anche gli abitanti di Palazzo Palladini si godono il golfo di Napoli

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I Palladini infatti, hanno sempre scelto dimore molto sug-gestive. A partire da Villa Lauro, dove soggiornarono men-tre il loro nobile palazzo era in ristrutturazione. Semprenel cuore della collina di Posillipo, a villa Lauro, che risaleal 1842, si accede lungo un viale di basolato. Dopo pochecentinaia di metri, all’improvviso, fra un bosco di agavi epalme, si staglia una prima costruzione ottocentesca. Sem-bra quasi una stazione per carrozze. Dove ti fermi a cam-biare i cavalli, a cercare ristoro e ripulire i vestiti dallapolvere. Solo che non ci sono carrozze, né cavalli da cam-biare. Anche perché la destinazione è solo due curve piùavanti, distesa sulla costa: villa Lauro appunto, conosciutaanche come Pierce. Il palazzo appare architettonicamentemodesta, ma se la vedi dal mare è tutta un’altra cosa.Merlature, torrette di guardia e una grande base a bastionecostruita per scopi difensivi. Come molte ville di Posillipo,anche questa è nata sulle rovine di una vecchia villa ro-mana. Sostiene Raffaele che c’ha soggiornato pure Giu-seppe Garibaldi, che era un amico di un prozio del ContePalladini. Interessante da un punto di vista architettonico,un lungo ponte che collega due torri poligonali fra loro.Alessandro e Alberto Palladini, da piccolini, ne avevanopreso possesso. Uno quella di destra, l’altro quella di si-nistra, e giocavano a farsi la guerra nel tentativo di occu-parle entrambe. Forse anche questo spiega lo loro

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litigiosità che è continuata più avanti negli anni.Ritornati finalmente a villa Volpicelli, ovvero la dimora abi-tuale dei Palladini, molte cose ormai erano già cambiate.Niente più guerre fratricide, ma un solo sovrano: RobertoFerri. E una sola regina: Marina Giordano, tenuti in equi-librio dal Dio della continuità: Raffaele, il portiere. Ad aumentare l’aurea di magia che circonda questa dimora,non si è mai riusciti a risalire dell’architetto che lo progettò,né a date precise sulla sua realizzazione. La villa apparveper la prima volta su una pianta del 1629, fieramente di-stesa lungo un angolo di paradiso che, geograficamenteparlando, costituisce il vero Capo di Posillipo. Nata comefortino per uso militare, è passata al demanio, per poi es-

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sere successivamente venduta, nel 1884, a Raffaele Vol-picelli, per la fantastica cifra di 51mila lire. Che, ovviamente,non sono l’equivalente di 25 euro di adesso, ma, a naso,non sembra neanche una cifra così inaccessibile. Ancheperché con quella cifra, quel Raffaele si è aggiudicato unpiccolo castello del seicento di circa cinquemila metri qua-drati, con tre torri, di cui due centrali merlate, una serie diterrazzi, belvederi, nicchie decorate a stucco, statue di ter-racotta distribuite lungo tutto il palazzo, una peschiera, unpaio di ettari di giardino confinate con Villa Rosbery e di-versi accessi al mare. Niente male, eh?Come si evince facilmente, la divisione e la distribuzionedegli appartamenti fra i condomini, non è mai stato ungrosso problema. Dovunque si capiti, si capita bene. La formazione attuale, prevede una sorta di 1-3-2-1, unaspecie di rombo magico, così distribuito: al piano terra c’ècasa Giordano, il portiere, appunto, che affaccia sugli sco-gli di Riva Fiorita; al primo piano c’è casa Graziani; allabase della torre c’è casa Poggi e casa Ferri che si affac-cia direttamente sul mare, noblesse oblige. A centro-campo abbiamo casa Bruni e la Terrazza dei ragazzi, conla splendida veduta sul golfo. All’attacco c’è casa Filippoe la sua torre che fa reparto da sola. C’è da dire che la for-mazione è mutata parecchie volte nel corso degli ultimidecenni, spesso creando notevoli scompigli. Ma questaè un’altra storia…

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“Voi siete

Come si racconta una città? Con le pa-role, certo. Magari con le analisi deisociologi e degli antropologi. O con i

numeri e gli “indici” degli urbanisti o le vi-sioni atopiche degli architetti e quelle oniri-che degli artisti.In questo caleidoscopio di strumenti, uno degliattrezzi più semplici e potenti di comprensionee lettura di una città è la mappa. Geometrica,ma più spesso abbozzata, deformata, “truc-cata”. Come ricorda il geografo Franco Farinelli,“mappa” è un termine che deriva dal punico,e indica un pezzo di stoffa utilizzato per av-volgere le cose e trasportarle. La mappa e loschizzo di una città sono sguardo, analisi, sto-ria e spesso memoria di paesaggi mutati e al-terati nei secoli, ma anche àncora per progettidi rigenerazione e recupero e per immaginarela metropoli del futuro.In una mappa il processo di riduzione vienearricchito da accorgimenti grafici, segni fuoriscala, areali più o meno trasparenti, colori,didascalie, tracce di progetto.Il racconto di una città attraverso rappre-sentazioni mappali, schematiche, e quindivisionarie, può essere considerata una “de-scrizione di descrizioni”, esito a volte di unosguardo onnicomprensivo, innaturale, me-diato. La mappa, quindi, è un disegno esclu-dente e selettivo, riduce la realtà ad una soladelle sue dimensioni e spesso al solo punto

di Giuseppe Guida

Mappe e schizzi come racconti di città

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ete qui”

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di vista zenitale, diventa artefatto e conte-nitore di regole, anche quando viene dise-gnata dal sapere comune, dall’abitante, dalbambino. Con la mappa si può quindi mani-polare la rappresentazione della realtà,“svuotandola” in alcuni punti e caricandoladi segni e significazione in altri, ricondu-cendola a semplice disegno diagrammaticoin altri ancora. A differenza del geografo, l’architetto e l’ur-banista leggono il territorio in funzione diuna trasformazione, del controllo, della de-finizione di forme di tutela, ma, così comeper il geografo e il cartografo, le mappe re-stano potenti “contenitori mobili” di letturee progetti di territori e città, con un propriolinguaggio, propri codici, proprie verità.Città-palinsesto come Napoli devono partedella loro identità, ma anche del loro esseremoderne e contemporanee ai tanti chel’hanno ridisegnata e ripensata nei secoli.Per Napoli si potrebbe tracciare una storiaautonoma per mappe e progetti di città. Dalle“deformazioni” cinquecentesche di Jan vanStinemolen, ai progetti visionari e pionieri-stici di Lamont Young, a quelli “regolatori” erazionalmente poetici di Luigi Cosenza, o alletante proposte di Piano Regolatore che sisono inseguite lungo tutto il ‘900, è possi-bile ricostruire un racconto molteplice: dellacittà immaginata, di quella realizzata, di quellarimasta, ancor oggi, incompiuta, di quellaeternamente in attesa, ma catturata, persempre, sulla carta e nell’immaginario.

Sei schizzi di Luigi Cosenza. Quartiere INA-Inail Fuorigrotta. Napoli. 1950-59

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Più Valore s.r.l. nasce e lavora per poter rivalorizzare ilconcetto edile, attraverso un’analisi tecnico-filosoficache ridefinisce il concetto di casa in “dimora viva”

ossia come una nuova unità abitativa del vivere sano. Unacasa che appartiene alla nostra generazione, ai nostri ritmiquotidiani, al dinamismo progressivo che si riflette in conti-nui e repentini cambiamenti nel nostro modo di vivere, di la-vorare, di divertirsi. Privati, tecnici progettisti, impresescelgono Più Valore per poter realizzare il loro progetto bioe-dile, unendo così l’alta tecnologica con i vantaggi di un bassoconsumo energetico. Forte della sua capacità ed esperienzanel settore bioedile, Più Valore s.r.l offre e garantisce a tuttii suoi clienti un servizio esclusivo e di altissima qualità cheva dalla ricerca alla progettazione, dall’impiantistica alla com-mercializzazione del prodotto. Alla base del nostro lavoro c’èla passione che si traduce nella capacità di sviluppare co-struzioni che superano i rapporti sinergici tra ecologia ed eco-nomicità, design e funzionalità, sicurezza e comfort, al finedi creare unicamente dei plusvalori. Grazie ad uno sguardod’insieme al futuro, ridefiniamo in misura crescente le nuovetendenze legate alla costruzione di abitazioni ad elevato ri-sparmio energetico. Queste soluzioni offrono a clienti e par-tner un significativo potenziale di risparmio che si traduce inutilizzo ottimale delle risorse, salvaguardando l’ambiente peruna garanzia ed un benessere per le generazioni future.

PIÙ VALORE S.R.L

C.so Vitt. Emanuele, 2 – 80055 Portici (NA)Tel./Fax 081 8473422

La casa come “dimora viva”:la nuova unità abitativa del vivere sano

progetto bioedilizia:l’alta tecnologia a bassocontenuto energetico

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L’approccio giusto ai sistemi di gestione

Istituto Deming è un Organismo di Certificazione

Aziendale. Nasce dall’esperienza consolidata di due con-sulenti di direzione specializzati nella progettazione di i

sistemi di gestione da oltre 15 anni (il Dr salvatore Scutiero,è l’amministratore unico e responsabile commerciale, ed IlDR Flavio Nigro, è il Direttore tecnico, ricerca e sviluppo el’area formazione). Avendo maturato esperienza e compe-tenza in campo e conducendo diverse imprese alla certifi-cazione dei propri sistemi di gestione sono oggi specialistinei settori dell’edilizia, dei servizi alle imprese di carpente-ria e in tutto quello che riguarda la commercializzazione diprodotti nazionali ed interazionali.La direzione e lo staff di Istituto Deming sono costante-mente impegnati nel miglioramento continuo per dare sem-pre risposte rapide al cliente sul mondo delle certificazionesu sistemi, processi e prodotti. L’Organismo è stato strut-turato in ottica della sempre crescente esigenza di com-petitività dei mercati internazionali e la globalizzazione deisistemi economici che hanno richiesto una trasformazioneradicale delle strategie aziendali degli operatori economicidi tutti i settori merceologici. Questa profonda metamor-fosi, conseguenza fisiologica di un mercato che non cono-sce più confini, da un alto e dall’altro il dilagare di unbenessere diffuso hanno imposto nuove sfide e richiestocompetitività sempre crescente alle imprese italiane.Istituto Deming opera in conformità agli standard volontaridi riferimento riconosciuti ed accettati in ambito nazionaleed internazionale, alle norme stabilite dagli Enti prepostiNazionali ed Internazionali ed, in particolare, nel rispettodella norma UNI CEI EN ISO/IEC 17021, nonché dei re-quisiti applicabili e definiti nel documento ACCREDIA RG-

01 (ante di accreditamento naziononale) “Regolamentoper l’accreditamento degli Organismi di certificazione”. UNIEN ISO 9001: 2008 (SISTAMA DI GESTIONE DELLA QUA-LITÀ) UNI EN ISO 14001: 2008 (SISTEMA DI GESTIONEAMBIENTALE) OHSAS 18001: 2007 (SISTEMA DI GE-STIONE PER LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO)UNI EN ISO 3834:2006 (REQUISITI DI QUALITÀ PER LASALDATURA PER FUSIONE DEI MATERIALI METALLICI)

UNI EN ISO 2200.2005 REQUISITI PER LA PROGETTA-ZIONE E L’APPLICAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONEDELLA SICUREZZA ALIMENTARE IN OGNI AZIENDADELLA FILIERA AGRO-ALIMENTARE ECC I punti di forza di Istituto Deming sono l’approccio alle va-lutazioni di sistemi di gestione, capacità, competenza esenso pratico dei valutatori selezionati, qualificati e conti-nuamente aggiornati e attivi a monitorare al fine di inter-cettare eventuali zone di rischio.La missione è: essere il punto di riferimento tecnico ma-nageriale delle aziende, migliorare il rapporto tra l’uomo edil progresso tecnologico, diffondere fiducia e credibilità nellepersone attraverso competenza, esperienza e formazione.La visione è: contribuire alla salvaguardia delle cose im-portanti che ci circondano con il contributo di responsabi-lità competenze ed etica imprenditoriale tutelando lepersone presenti e le generazioni future.Orientati all’eccellenza!!!

ISTITUTO DEMING S.R.L.

Via F. Petrarca,15 – 80070 Bacoli (NA) – ItalyTel. +39 081 523.70.21 – Fax +39 081 523.68.07e-Mail: [email protected]

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L’azienda ieriIn via Cisterna dell’Olio, negli ampi locali che ancora conservano letracce delle antiche cisterne dove si custodiva l’olio della città diNapoli, ha sede l’azienda grafica, fondata alla metà del secolo XIXda Francesco Giannini e rimasta sempre, di generazione in gene-razione, azienda di famiglia. Francesco Giannini, datore di lavoro ri-spettoso e generoso, fu appassionato conoscitore dell’arte grafica.In tipografia il suo motto fu: col lavoro si regna! E la grande moledi attività grafica ed editoriale fu sempre svolta con alta qualità pro-fessionale e in armonia con i dipendenti. La vita della tipografia Gian-nini è sempre stata legata alla storia culturale e produttiva dellastessa Napoli. Ne sono testimonianza i rapporti di lavoro con l’Uni-versità degli studi, la Società Napoletana di Storia Patria, librai-editori come Marghieri, Detken, Pellerano, Rondinella, le testate giorna-listiche de “il Roma”, “Il Corriere del Mattino”, “Il Pungolo”, “la Civiltà Cattolica”, i molti clienti come lo scrittore Alexandre Dumas e lastampa di numerosi saggi, studi, collane, volumi storici e giuridici. Il livello qualitativo del lavoro tipografico ed editoriale è sempre statopregevole e di squisita fattura artistica, tanto che, agli inizi del ’900, padre Galliani d’Imola lodò la produzione Giannini in cui “rifulge ilbello, l’arte e la nitidezza”. La Giannini fu essa stessa luogo di incontro e confronto culturale. Uno dei locali della tipografia fu voluta-mente adibito al riposo e al diletto delle arti in genere, divenendo vera e propria fucina culturale, ospitando diverse personalità di spiccodell’epoca in campo letterario, artistico, sociale e politico: Di Giacomo, Croce, Morelli, D’Orsi, Mastriani, Minieri-Ricci, Brombeis, Ca-passo, de Sanctis, il cardinale Sanfelice, l’arcivescovo Capecelatro e tanti altri... Nei centocinquant’anni di attività l’azienda si è meritatacinque medaglie d’oro al merito industriale e ha partecipato alla fondazione dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli.

L’azienda oggiAutori e clienti sono accompagnati in tutte le attività che precedonola stampa in modo da garantire prodotti di massima qualità. L’aziendaha alle spalle una storica esperienza che, insieme a una costantespinta verso l’innovazione, le permette di soddisfare tutte le ri-chieste ricevute. Possiede macchinari all’avanguardia per la stampaa colori e in bianco e nero, per la stampa a rilievo e la serigrafia, daformati 35x50 a 72x102, su supporti cartacei dai 60 gr/mq a car-toncini ad alto spessore. I prodotti sono lavorati interamente al-l’interno dello stabilimento, che può allestire volumi, fustellarecartelline e realizzare opuscoli spillati. Con flessibilità cerca di ac-contentare ogni esigenza: effettua servizi di magazzinaggio, logi-stica, spedizione. L’organizzazione, rispettando i principi imposti dalsistema di gestione per la qualità ISO 9001/2008, risponde alleesigenze dei clienti con velocità ma senza lasciare niente al caso.L’azienda lavora in ambiente Pc e Mac, mantenendosi al passo conle ultime tecnologie digitali; inoltre, attraverso le stampanti digitalia plotter e a foglio, realizza prove di stampa che le consentono di verificare in anticipo tutte le caratteristiche dei prodotti che andrà arealizzare. L’azienda è in grado di creare anche siti web e soluzioni personalizzate per e-commerce, cataloghi on-line, gestibili tramitedata-base specifici per il commercio elettronico, e realizza CD-Rom multimediali.

Una “regia tipografia” che stampa da oltre 150 anni

Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli s.p.a.Tipografi – Editori in Napoli dal 1856 – Via Cisterna dell’Olio n. 6/B - 80134 Napoliwww.gianninieditore.it – e-mail: [email protected]

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CAMILLO GUBITOSI

La Scuola di Chicago e gli architetti della prateria 1871/1910Introduzione di Benedetto Gravagnuolo con un saggio inedito di Manfredo Tafuri

Questo libro illustra la nascita dell’architettura moderna negli Stati Uniti per merito di moltigiovani architetti dell’area di Chicago che alla fine dell’Ottocento, dopo il grande incendio del1871, cercarono di realizzare una nuova e autonoma espressione architettonica nel Midwestamericano. Come Movimento dovettero molto all’ispirazione,alle architetture e ai princìpi didue maestri: Louis H. Sullivan e in seguito Frank Lloyd Wright, uomini il cui lavoro fu sog-getto a una positiva valutazione critica dei loro contemporanei. Un capitolo approfondisce l’operadi Louis Sullivan, della sua filosofia, della sua grande capacità di sviluppare la decorazione inarchitettura. Un altro capitolo tratta dell’Esposizione mondiale del 1893 a Chicago. Infine vi èla trascrizione inedita di una conferenza tenuta da Manfredo Tafuri in occasione dell’aperturadella Mostra “L’evoluzione dei grattacieli a Chicago”, tenutasi a Napoli il 26 ottobre 1974. Moltoimportante è anche l’individuazione del contributo di molti architetti all’architettura a cavallo delsecolo e infine un’analisi del Movimento stesso: come e perché esso si profilò, cosa realizzòe cosa provocò la sua conclusione improvvisa alla fine della Prima guerra mondiale.

Collana: architettura/teoria | Formato: 24x28 | Pagine: 240 | Immagini: 257 a coloriISBN 978-88-8497-169-2 € 30,00

BENEDETTO GRAVAGNUOLO

Metamorfosi delle città europee all’alba del XXI secoloIl volume documenta le trasformazioni avvenute in 23 città europee nei primi dieci anni del

terzo millennio. Le città cambiano più o meno rapidamente nel corso del tempo: non semprele trasformazioni producono un’evoluzione positiva della struttura urbana, recando una crescitaeconomica, civile e culturale del contesto sociale, registrabile in un miglioramento della qua-lità della vita quotidiana. Talvolta i mutamenti spingono al contrario verso un’involuzione, com-provabile non solo e non tanto con tendenza al decremento demografico e occupazionale,quand’anche e soprattutto con l’avanzare del degrado ambientale e comportamentale. Diecianni rappresentano un lasso di tempo “breve” in relazione alla storia plurisecolare delle cittàd’Europa. Resta tuttavia innegabile la radicalità e la rapidità delle innovazioni precipitate inuna fase, contrassegnata da eventi che hanno sconvolto il mondo, dall’attentato alle Twin To-wers dell’11 settembre 2001 alla grande crisi dell’economia globale manifestatasi del 2008.Provare a valutare la pluralità dei fattori che interagiscono sulla ribalta urbana nel pieno vorticedi una tempesta di nuovi eventi culturali, sociali ed economici è compito arduo, ma essenziale.Senza pretendere di ricondurre a uno schema interpretativo unitario la varietà e la complessitàdelle modificazioni urbane in fieri, questo saggio propone su tale tema di stretta attualità un’agile

sintesi critica, molto ben documentata, individuando le specificità delle eterogenee soluzionisperimentate nei diversi ambiti regionali..

Collana: quadri | Formato: 17x17 | Pagine: 168 | Immagini: 177 a coloriISBN 978-88-8497-178-4 € 20,00

CLEANLIBRERIA: via Diodato Lioy 19, 80134 NapoliREDAZIONE CASA EDITRICE: via del Parco Margherita 53, 80121 [email protected] | www.cleanedizioni.it

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ARKEDAEXPÒ

ARKEDA, la Mostra-Convegno dell’Architettura, Edilizia, Design, Arredamentoè la nuova grande iniziativa firmata Progecta che si terrà dal 29 novembre al 1dicembre 2013 nel suggestivo scenario architettonico della Mostra d’Oltremare,prestigiosa sede di architettura razionalista del 900 italiano. Arkeda renderà pro-tagoniste le aziende di design, di arredo, illuminotecnica, outdoor, tecnologia,edilizia, materiali, e sarà visitata da un pubblico specializzato di architetti, arre-datori, designer, ingegneri, rivenditori ed appassionati da tutta Italia.L’area convegni coadiuvata dall’Architetto Roberto Cappelli ospiterà i leader delsettore che si alterneranno nelle sale per svolgere corsi di aggiornamento pro-fessionale e momenti di approfondimento e confronto grazie anche all’orga-nizzazione di workshop mirati in cui relatori saranno addetti ai lavori specializzatinelle diverse categorie del settore. Una grande convention di approfondimentosui temi dell’architettura degli interni e dell’arredamento legati al mondo deldesign: i settori dell’arredo d’interni, il mondo degli uffici, l’illuminotecnica, lesuperfici interne, facciate esterne e serramenti, arredo esterno, domotica, lacui ricerca e selezione verso il design è denominatore comune.

TUTTE ALLA MOSTRA D’OLTREMARELE GRANDI INIZIATIVE FIRMATE PROGECTADOPO IL SUCCESSO DI BMT, PHARMEXPO, SHOWCOLATE ARRIVA ARKEDA

Nata grande

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I dibattiti scientifici ed i workshop saranno curati da un comitato tecnico-scien-tifico di alto profilo, composto da professori della facolta di Architettura Fede-rico di Napoli, e della II Università di Napoli, dalla delegazione Campana dell’ADI,dagli ordini professionali degli Architetti, Ingegnieri, Geometri, e dall’ANCE,oltre a noti designers ed architetti internazionali invitati a raccontare le proprieesperienze ai convegni.Il programma sarà ricco di incontri, dibattiti e presentazioni di novità e tendenzedel mondo del Design con la partecipazione ed il confronto tra esponenti dellacultura nazionale e quella campana. Nell’area espositiva, allestita nei nuovis-simi padiglioni 5 e 6 per 4.000 mq complessivi, saranno presentate dalle aziendedel Design Internazionale le novità più significative come ai saloni di Milano eBologna. Verranno approfonditi in modo specifico i temi e le caratteristiche delprodotto contestualmente alla filosofia di ogni singola azienda.Inoltre ampi spazi espositivi saranno destinati all’Arte ed alla Cultura nei qualiimportanti artisti proporranno le loro ricerche. Un galleria dedicata alla stampadel settore nazionale ed estera completerà il panorama dell’informazione.

ARKEDA si prepare a diventare dalla prima edizione la manifestazione delsettore più importante del Centrosud Italia grazie all’esperienza di Progecta.La Progecta è specializzata dal 1997 nell’organizzazione di manifestazioni fie-ristiche internazionali (BMT, PHARMEXPO. SHOWCOLTE) e firma da 18 annieventi di grande successo.

NAPOLI 29 NOVEMBRE / 1° DICEMBRE 2013 MOSTRA D’OLTREMARE

A Napoli le nuove tendenze dell’abitare

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hanno collaboratoMirella ArmieroResponsabile della pagina culturale del Cor-riere del Mezzogiorno, edizione campanadel Corriere della Sera. Cura l’inchiesta fi-nale del master della scuola di giornalismodel Suor Orsola Benincasa. Ha collaboratoal Manifesto, Io Donna, Alias. Ha curato unnumero monografico della rivista Ventre.

Donatella Bernabò SilorataGiornalista free lance, scrive per lo più dicostume, turismo e life-style. Dal 2000 col-labora assiduamente con La Repubblica econ il mensile Dove. Nel 2008 ha pubblicatoil libro Le case di Napoli (Iredon Edizioni) se-guito da un secondo volume nel 2010, in cuisvela interni partenopei e nuovi stili del-l'abitare contemporaneo sotto il Vesuvio.

Salvatore Carbone Co-fondatore di sa.und.sa, laureato alla Fe-derico II. Titolare di dottorato in Progetta-zione Urbana. Ha partecipato al progetto“Obus Incertum” (capogruppo BeniaminoServino) esposto all’XI Biennale di Venezia.Organizza workshop sperimentali di auto-costrizione e progettazione partecipata.

Luigi Centola Editore del portale interattivo newitalian-blood.com con il quale ha realizzato 15 con-corsi internazionali e dal 2013 organizza aSalerno gli Incontri Internazionali NIB AR-CTEC Architettura|Territorio|Economia.

Roberto D’AlessandroNato a Napoli, è appassionato di tecnichedel linguaggio televisivo e dei nuovi media,ha lavorato come giornalista ed è stato frai primi autori di Un Posto al Sole. Oggi con-tinua a scrivere sceneggiature per la tele-visione e per i videogame.

Maria EspositoArchitetto, laureata all’Università FedericoII nel 2010. Tra le sue passioni ci sonol’arte, la cucina e la fotografia. Ama ci-mentarsi nel design, prediligendo il riciclodei materiali.

Mauro GiancasproNato a Napoli. Bibliotecario dal 1977, ha di-retto la Biblioteca Nazionale di Cosenza dal1986 al 1995. Dal 1995 dirige la BibliotecaNazionale di Napoli; ha diretto ad interim laBiblioteca Nazionale di Bari. Da giugno del2012 è anche direttore della Biblioteca deiGirolamini. Alcuni sui libri: Leggere Nuocegravemente alla salute e Il morbo di Gu-tenberg (L’Ancora del Mediterraneo), E l’ot-tavo giorno creò il libro (Cargo), L’importanzadi essere un libro (Liberilibri), L’odore deilibri e Un libro per piacere (Grimaldi).

Giuseppe GuidaArchitetto e docente di Urbanistica al Di-partimento di Architettura della SecondaUniversità di Napoli. È autore di numerosisaggi e volumi sul rapporto tra urbanistica,architettura, paesaggio. È opinionista de LaRepubblica/Napoli e membro del Direttivodell’Istituto Nazionale di Architettura.

Diego LamaArchitetto, è autore di Cemento Romano(2010, Clean Edizioni), Storie di cemento(2007, Clean Edizioni). Ha fondato e diretto larivista nazionale di architettura Ventre (2004,Cronopio Edizioni), è editorialista per il Cor-riere del Mezzogiorno, è autore del blog Bytedi Cemento, è corrispondente dalla Campa-nia per il Giornale dell’Architettura (Allemandi).

Andrea Nastri Architetto, giornalista e studioso dell’archi-tettura contemporanea, collabora con di-verse riviste di settore. Ha pubblicato isaggi Edwin Cerio e la casa caprese (Clean,2008), La Chiesa di S. Michele ad Anaca-pri (con M. F. Cretella, Arte’m, 2010), Ca-priGuida (Clean, 2011) e Reima Pietila. Dalloschizzo all'architettura (Aracne, 2012).

Sara Omassi Laureata allo IUAV in architettura, co-fonda-tore di sa.und.sa. Nel 2010 alla XII Biennaledi Venezia ha esposto la tesi e presentato ilprogetto 0+ zeropositivo: costruire vivereabitare a impatto 0” Ha progettato allesti-menti museali e organizza workshop multi-disciplinari e di autocostruzione.

i nostri autori

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distribuzioneDove trovare la rivista Arkeda

Editore: Progecta srlDirezione, redazione e amministrazioneVia Vannella Gaetani, 41 - 80121 Napoli

tel. +39 081 7640032fax +39 081 [email protected]

Numero 0 • luglio 2013In attesa di registrazione

presso il Tribunale di Napoli

Direttore responsabile: Diego Lama

Redazione: Mirella Armiero,

Donatella Bernabò Silorata, Francesco Durante, Salvatore Carbone,

Luigi Centola, Giuseppe Guida, Andrea Nastri

Si ringrazia per le immagini: Massimo Lama, Roberto Pierucci, Peppe Maisto, Archivio Cosenza,

Rosanna Rago, Francesco Semmola, Altromodo, Paolo De Stefano, Fabio Cappello,

Giovanni De Simone, Maria Teresa Perna, saundsa, Luigi Farella,

Giuliana Vespere, Archivio Salvia, Fulvio Cutolo, Giuseppe D’Anna

Progetto editoriale e redazione grafica Progecta srl:

Giuliana Gargano [email protected]

Simona Postelli [email protected]

Stampa:Officine Grafiche

Francesco Giannini & Figli s.p.a.Via Cisterna dell’Olio n. 6/B - 80134 Napoli

[email protected]

Pubblicità Progecta srl:Emanuela Vadacca

[email protected] Frangipane

[email protected]

edizioni

Altedo sud via Torre della Catena 225, 82100 Benevento | Anhelo Caffè Bistrot

via Bisignano 3, 80121 Napoli | Arredamenti Galotti viale Michelangelo 83c,

80129 Napoli | Arredamenti Lo stile via Winspeare 4, 80125 Napoli | Artemide

via Filangieri 16, 80121 Napoli | Bar Di Lorenzo via Pasquale Scura 3, 80134

Napoli | BEN via dei Mulini, 82100 Benevento | Bordese Design via Torrione

145, 84127 Salerno | Bottega Ferrante via Ferrante 26, 81100 Caserta |

Cap’Alice via Bausan 28, 80121 Napoli | Colorado Design via Carlo Poerio,

18/A, 80121 Napoli | Cuccaro contract corso Trieste, 224, 81100 Caserta | Deca

Mobili via Torre della Catena, 82100 Benevento | Grimaldi via Capitano Salvatore

Rampone 32, 82100 Benevento | Igienica Meridionale via Crispi 130, 80122

Napoli | Ioarredo via del Pomerio 53, 82100 Benevento | Jap One via Cappella

Vecchia 30i, 80121 Napoli | Les Etoiles via Vittoria Colonna 8/a/b, 80121 Napoli

| Libreria CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli | Libreria Colonnese via

San Pietro a Majella 7, 80138 Napoli | Libreria CUES Monte Sant’Angelo via

Cinthia 26, 80125 Napoli | Libreria Dante e Descartes via Mezzocannone 75,

80134 Napoli | Libreria Feltrinelli corso Trieste 154-156, 81100 Caserta | Libreria

Feltrinelli corso Vittorio Emanuele I 230, 84123 Salerno | Libreria Feltrinelli,

via Santa Caterina a Chiaia 23, 80121 Napoli | Libreria Feltrinelli via S. Tommaso

D’Aquino 70-76, 80133 Napoli | Libreria Fiorentino calata Trinità Maggiore 36,

80134 Napoli | Libreria Neapolis via S. Gregorio Armeno 4, 80138 Napoli |

Libreria Guida via Port’Alba 20/23, 80134 Napoli | Libreria Guida 3 piazzale

Amedeo Guarino 15/19, 83100 Avellino | Libreria Guida 3 via Caduti sul Lavoro

41/43, 81100 Caserta | Libreria Guida 3 via Francesco Flora 13/15, 82100

Benevento | Libreria Renato Pisanti corso Umberto I 38/40, 80138 Napoli |

Mobili Filomeno via Silvio Baratta 83, 84134 Salerno | Novelli Arredamenti

via dei Mille 40, 80121 Napoli | Novelli Arredamenti via Vetriera 20, 80132

Napoli | Mascolo Arredamenti via San Leonardo 178, 84131 Salerno | Officine

Grafiche Francesco Giannini & Figli via Cisterna dell’Olio 6/B, 80134 Napoli

| On Site architettura e design via Salvatore de Renzi 68, 83100 Avellino |

Petrillo Arredi via Renato De Martino 15, 81100 Caserta | Raro Design gradini

Amedeo 4, 80121 Napoli | Showroom Ferrari via Mario Fiore 33, 80129 Napoli

| Showroom Ferrari via Miguel Cervantes 60, 80133 Napoli | Spazio NEA via

Costantinopoli 53, 80138 Napoli | Tender Sushi Bar via Cappella Vecchia 5,

80121 Napoli | The Wellness Center via Cappella Vecchia 26, 80121 Napoli |

Unopiù piazza Rodinò 19/20, 80121 Napoli | Vineria Belledonne vico

Belledonne a Chiaia 18, 80121 Napoli | Zompetti Sorelle Riviera Chiaia 244,

80121 Napoli | 2CM via Vittorio Colonna 45, 80121 Napoli.

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Il rancore dei palazzi

Me lo confidava l’amico Roberto mentre con un’ ap-parecchiatura elettronica dall’aspetto bonario esemplice, una specie di macchina fotografica, ani-

mata però da un complesso e diabolico software, effettuavacon flemmatica calma delle termografie ad alcune volte mo-numentali, per stabilire il livello di adesione degli intonaci.I palazzi, mi diceva, hanno, come gli uomini, un’anima e unumore; sono servizievoli e pazienti, si lasciano infliggere,come cani fedeli, tutte le possibili torture; accettano l’of-fesa di superfetazioni orribili; reggono il peso di sopraele-vazioni mastodontiche; si lasciano sventrare per far passaretutti i cavi elettrici che assecondano la pigrizia umana, permontare ascensori e automatizzare cancelli e portoni. Ma sono permalosi e rancorosi; alla fine si stancano e siribellano alla condizione di schiavitù nei quali l’uomo li ri-duce. Si stancano e si lasciano andare: crollano. Non senza,però, aver lanciato prima piccoli segnali, non senza essersilasciati andare a qualche lamento, per far sentire il doloredelle loro scricchiolanti ossa.Si riferiva, il mio amico, solo ai palazzi antichi e monu-mentali, imbruttiti dall’incuria e dal sopruso, o pensava aquelle creature mostruose che la speculazione edilizia na-poletana soprattutto degli anni sessanta ha partorito? Èbello credere, affascinati dalle idee di Roberto, che se ifabbricati vecchi hanno un’anima, si lamentino per i so-prusi subiti. È suggestivo immaginare che piangano an-cora di dolore per quelli di loro più sfortunati che sono statiabbattuti per dar spazio al cemento da persone insensibilealla bellezza , che hanno dato il proprio cognome alle stradee che hanno chiamato “parchi” i loro pallidi e anemici ag-glomerati, evidentemente senza mai cercare questa pa-rola su un dizionario di italiano, per verificarne il realesignificato. Ma è triste immaginare, sempre sull’onda delle sugge-stioni delle parole di Roberto, che anche i palazzi moderni,quanto ad umore, non se la passino gran che bene, messil’uno dietro l’altro come polli allevati in batteria, e che silamentino per la bruttezza, di cui si vergognano, e per ilterrore che possa mancargli da un momento all’altro “il

terreno sotto i piedi”. Certo, tra i moderni ce ne sono disussiegosi e arroganti, che ostentano l’ampiezza dei lorobalconi panoramici e parlano con la erre moscia, e ce nesono di tristi e dimessi, con finestre affacciate le une sullealtre, che si esprimono in dialetto. Raccontavo dei discorsi di Roberto a Gennaro, un mioamico architetto, che mi ha confessato di condividere que-sta idea di Roberto e che lui, soprattutto di notte, i palazzili ascolta. “Altro che, se parlano” mi ha detto. Girando dinotte li sente, avverte le voci cupe dei grandi portoni daglistrombi profondi, quelle austere e compassate delle chiesegotiche, quelle gorgoglianti e fantasiose dei palazzi ba-rocchi, quelle querule dei cancelli di palazzine tristi ed ele-ganti, quelle rauche delle case asfissiate dallo smog, quelleinfastidite e meste degli isolati di periferia numerati comein una caserma. “Dai – gli ho risposto – che mi prendi ingiro” Lui insiste e mi sfida a verificare. Ho, allora, accettato il suo invito ad una passeggiata in cittàin una notte di agosto, quando il frastuono delle macchineè annullato e i “rumoristi” nottambuli sono in vacanza, cosìche è più facile, per chi come me non è abituato, recepirela voce dei fabbricati. Che esperienza, ragazzi! E che di-scorsi, e che proteste, e che perorazioni abbiamo ascol-tato io e Gennaro! “Diranno – gli ho confessato – chesiamo pazzi e che queste voci ce le siamo immaginate”.“Purtroppo – ho aggiunto dopo un attimo di riflessione –nessuno le avverte queste voci così belle, così sofferte,così affettuose, così confidenziali…” Gennaro ha fermatoil flusso di parole al quale mi stavo abbandonando e haconcluso lapidario: “È vero, nessuno le sa avvertire, ed èper questo che la nostra città è in queste condizioni”.

di Mauro Giancaspro

Disegno di Mauro Giancaspro

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L’hotel a 5 stelle si sviluppa su 7 piani e copre un’area di circa 15.000mq. Savio Interiors ha arredato, non solo le zone comuni come Lobby, zona Bar, Ristorante ma, soprattutto, le 126 camere, le splendide duplex-suite su due piani e l’appartamento presidenziale. Arte, lusso ed armonia sono i cardini sui quali gli architetti e designer Savio Interiors si sono ispirati per la realizzazione degli arredi.

Savio Interiors, nata nel 2010 come partner Contract di Savio Firmino, è diventata un’azienda-hub specializzandosi nei servizi e nella realizzazione completa di prodotti dedicati ai professionisti del settore Contract&Design. Savio Interiors fornisce servizi di alta qualità in vari ambiti:

Interior Design, Product Design, Brand Strategy, Contract

La collaborazione per la realizzazione dell’Hotel Ermitage sancisce la capacità di Savio Interiors di soddisfare tutte le necessità sia funzionali sia estetiche richieste dal settore dell’hotellerie di lusso.

Cura dei dettagli, preziose finiture ed arredi progettati e realizzati sia con macchinari all’avanguardia, sia dalle mani di esperti artigiani. Tutti gli arredi sono stati prodotti su misura, nessun dettaglio è stato tralasciato. I prodotti Savio Interiors, dall’idea alla creazione, entrano nel cuore pulsante di San Pietroburgo.

OSPITALITÀ SU MISURA

L’esclusivo progetto per gli arredi dell’hotel ufficiale del Mu-seo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo, che sarà inau-gurato all’inizio dell’estate 2013, è stato sviluppato e realiz-

zato dall’esperto team di Savio Interiors.

Il legame creativo instauratosi fra i professionisti di Savio Interiors e quelli dell’Hotel Ermitage ha permesso lo sviluppo di una struttura unica nel suo genere: garanzia inconfutabile dell’alto livello dei servizi offerti nel pieno rispetto della tradizione russa. Si riscopre così una preziosa forma d’arte: l’Ospitalità su misura, esclusivamente made in Italy ed osservante dei dettami della tradizione artistica italiana.

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