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Archivio Dina Vallino Pubblicazioni Complesso fraterno e trauma familiare Dina Vallino ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Per citare questo scritto: VALLINO D., “Complesso fraterno e trauma familiare (A proposito di Luis Kancyper, Il complesso fraterno: Studio psicoanalitico. Roma: Borla 2008)”. Rivista di psicoanalisi LV, n. 2 (2009): 521-528. h"p://associazionedinavallino.it/wp-content/uploads/2017/06/complesso-trauma.pdf ––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––– Archivio | Associazione Scien,fico Culturale Dina Vallino [email protected] Via Antonio Kramer, 18 | 20129, Milano (MI) | Italia Tel. +39 02.76003736 | C.F. 97736670155 [email protected] | www.associazionedinavallino.it

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Archivio Dina Vallino Pubblicazioni

Complesso fraterno e trauma familiareDina Vallino

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Per citare questo scritto:

VALLINO D., “Complesso fraterno e trauma familiare (A proposito di Luis Kancyper, Il complesso fraterno: Studio psicoanalitico. Roma: Borla 2008)”. Rivista di psicoanalisi LV, n. 2 (2009): 521-528.

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RIVISTA DI PSICOANALISI, 2009, LV,.2 521

Complesso fraterno e trauma familiareDINA VALLINO

A proposito di...Luis Kancyper (2008). Il complesso fraterno. Studio psicoanalitico

Roma, Boria, pagine 229, euro 25,00

In questo periodo, la psicoanalisi europea prende consapevolezza dell'im portanza del tema del fraterno. È quanto sottolinea Lechartier-Atlan nell'in troduzione al secondo numero della Revue Frangaise de Psychanalyse (2008) dedicato a «Frères et Soeurs».

Ponendosi con sguardo critico retrospettivo nei confronti di altri numeri della Revue Frangaise - il primo del 1994, intitolato «L’enfant dans l 'adulte» (58,3), l'altro del 2002, intitolato «Familles d’aujourd'hui» (66.1 ) - . Lechartier-Atlan osserva che gli autori di quei numeri sembrano considerare la famiglia come costituita da una coppia e da un bambino, e non come una realtà composta anche da fratelli e sorelle. Mi sembra un'osservazione autocritica molto importante, che ci rende consapevoli di un vuoto di elaborazione psicoanalitica del tema fraterno, tanto più che i profondi dissidi fraterni di cui noi tutti abbiamo cognizione e che impregnano le storie dei nostri pazienti finiscono per suscitare, vuoi in un fratel lo, vuoi in un altro, non soltanto sofferenze di natura identitaria, ma anche veri e propri disturbi nella conduzione della vita sociale, tali da portare a turbolenze di gruppo e a disagi importanti nell’adolescenza, come i fenomeni di bullismo nelle scuole e via dicendo.

Ne II complesso fraterno sono raccolti diversi scritti di Kancyper, accurata mente tradotti in italiano da Giorgio Bubbolini. È merito di Kancyper avere segnalato la tendenza degli analisti ad appiattire il complesso fraterno su quello edipico e a negarne la peculiarità.

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Per «complesso fraterno» Kancyper intende, d ’accordo con Laplanche e Pontalis (1967), un insieme organizzato di rappresentazioni e di ricordi dotati di un intenso valore affettivo, parzialmente o totalmente inconscio. Kancyper si rifa ad un concetto che Freud riconobbe, ma non approfondì in modo sistematico, come invece fece col complesso edipico.

Per Kancyper, indipendentemente dalla presenza di fratelli reali, ogni figlio ha fratelli immaginari nella figura del doppio.

In soggetti che, nelle relazioni familiari e di coppia, funzionano in modo sim biotico, la fantasia del «fratello immaginario» e quella dei «vasi comunicanti» sono le fantasie inconsce di base del complesso fraterno e rappresentano le parti più indifferenziate della personalità (52). In particolare, nella fantasia della con sanguineità. la fratellanza si configura come un sistema di «vasi comunicanti», collegati tra loro da un unico «tubo erogatore» (50-53) che rappresenta i genitori, i quali, con un'equa distribuzione del nutrimento, permettono che tutto sia man tenuto in «perfetto equilibrio». In questa fantasia, il complesso fraterno configura una sorta di Super-Io fraterno, nel quale l’affetto del padre deve essere ripartito in modo egualitario tra tutti affinché sia premiato il livellamento e condannata la differenza: un’esasperazione davvero psicotica della parità, che non è sicuramen te l’aspetto più fecondo del complesso fraterno e che abbiamo definito «cipiglio egualitario» (Macciò e Vallino, 1996).

Nella Parte prima del libro di Kancyper è sviluppata una riflessione approfondita sui conflitti fraterni non risolti nella storia della cultura e nella lette ratura: tre capitoli sono dedicati ai fratelli nella Bibbia e nella mitologia, alla vita e all’opera di Kafka e al ruolo deH’amicizia come integrazione degli aspetti mor tiferi ed evolutivi del complesso fraterno nell'opera di Borges.

La Parte seconda, sul complesso fraterno nel processo analitico, riguarda l'analisi dei bambini e degli adolescenti c il cosiddetto «fratello di rimpiazzo». In queste pagine l’Autore presenta un quadro drammatico: una sfida mortifera ostacola i processi di separazione in famiglia e inibisce la reciproca solidarietà tra le generazioni. Ciò è dovuto all'azione dell’identificazione alienante dei genitori verso i figli, riconducibile ad un'identificazione proiettiva con la quale i genitori vogliono modellare la personalità del figlio. Riprendendo una fonda- mentale idea di Freud, espressa in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921), Kancyper scrive di un patto narcisistico del primogenito col padre «nel quale emergono fantasie di fusione e specularità, intrise d'ambivalenza rispetto alla immortalità/mortalità per cui [...] padre e figlio si sentono reciprocamente

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imprigionati in questa simbiosi immaginaria» (157). Nel padre, infatti, sono spontanei e naturali una preferenza e un processo identificatorio verso il primo genito. identificazione che il figlio assorbe attivamente; la risposta del primoge nito è, a sua volta, guidata dal suo narcisismo, che viene ingigantito dalla prefe renza del padre per lui; il compito di dare immortalità al padre e di essere come lui diviene un fardello soffocante per il figlio.

Diversa è l’evoluzione del fratello minore, destinato dalle esigenze narcisisti che dei genitori a esaudire, piuttosto, la madre: meno pressato dalle identificazio ni del padre verso di lui, il fratello minore deve trovare all'esterno della famiglia la sua realizzazione e ciò stimola la sua capacità di sublimare, rendendolo meno conservatore e più aperto al nuovo.

In questo contesto, la presenza di fratelli minori apre un altro fronte di rivalità e rivendicazione nei maggiori, che possono essere messi in crisi nel loro narcisi smo di primogeniti. In tal caso, la relazione fraterna aiuta la soluzione del com plesso edipico.

Tipica evoluzione patologica della famiglia si ha quando il padre o la madre soffrono un’eredità infantile che li porta ad identificarsi rigidamente con uno dei figli, più che ad esercitare le funzioni genitoriali.

L’idea di risonanza transgenerazionale, presente negli analisti di scuola fran cese: Kaès, Baranes, Aulagnier. Anzicu e Faimberg, marca di un carattere deter ministico le relazioni familiari, imbrigliate nella rete dei rapporti transgenerazio nali. Le storie fraterne sarebbero segnate di generazione in generazione dal narci sismo infantile del primogenito, che accoglierebbe, alla nascita, il secondogenito come un rivale, un intruso, un usurpatore, a cui destinare sentimenti fortemente ostili, che finirebbero evidentemente per essere ricambiati.

In tal senso, la psicoanalisi del complesso fraterno, ponendo fortemente in risalto il determinismo transgenerazionale e la servitù narcisistica, risulterebbe piuttosto pessimista sulla natura dei rapporti familiari e poco comprensiva di quella generosità e solidarietà fraterna che, comunque, una famiglia sana pone a fondamento di rapporti sociali stabili ed equilibrati.

L’elaborazione, da parte di Kancyper, di modelli relazionali basati sull’idea del confronto comporta una certa correzione di tale determinismo pessimista c in ciò consiste la novità e l’originalità del suo contributo. Il «confronto generazio naie» promuove l’identità dei singoli e la liberazione dalla servitù narcisistica presente nei rapporti transgenerazionali e il «confronto fraterno» ri-sana rapporti fraterni di avversione c di odio fratricida.

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In Italiano, «confronto» significa «paragone», «riscontro», «parallelo» ed anche «contrapposizione»; è implicito un referente conflittuale, anche se il con fronto sano nasce dalla condivisione, dall’elaborazione del conflitto, dall'uscita dal 1 ’identificazione e dall’esigenza di giustizia.

E in Kancyper? Al confronto sano, Kancyper dedica solo poche, ma chiare pagine, nel lavoro su II malinteso (2007), in cui afferma che nel confronto norma le diventa possibile l’esercizio di un raffronto fra ciò che è simile, ciò che è diffe rente e ciò che è complementare. Il concetto qui è ancora «cognitivo»; occorre integrarlo con il modello di cura psicoanalitica. L’idea di Kancyper è che i pazienti debbano essere condotti dall’analista alla storicizzazione dei propri rap porti familiari, a rivisitare il comportamento dei genitori per arrivare alla ri-signi ficazione delle identificazioni alienanti subite, con i relativi miti e le culture edu cative che li accompagnano. Kancyper individua una dimensione mentale e affet tiva comune a tante storie diverse: nei figli, come risposta alle identificazioni alie nanti subite, si accende una forma di amore-risentimento verso i genitori.

L’identificazione alienante rivendicativa, nozione centrale della psicoanalisi di Kancyper, comporta una grave crisi nell’adolescente, poiché' i nodi irrisolti dei genitori nelle loro famiglie di origine si manifestano, ritorcendosi sui figli. L’iden tificazione rivendicativa è il nucleo delle fortissime pressioni dei genitori sui figli adolescenti. L’adolescente potrà uscire da questa situazione attraverso l'analisi, nella misura in cui sarà aiutato a trasformare il conflitto familiare in confronto familiare e il conflitto fraterno in confronto fraterno.

Purtroppo, in questa sede, non c’è spazio per approfondire le diverse soluzio ni cliniche che Kancyper adotta con Heman, Marco, Ines etc. Rimando pertanto il lettore ad un approfondimento dei casi clinici citati.

Nel capitolo intitolato: «Il Fratello di rimpiazzo. Il complesso fraterno nella psicoanalisi degli adulti», è illustrato il tema dei figli sani, che, in quanto tali, ven gono usati per colmare il vuoto di un altro figlio defunto, oppure per risarcire genitori dolenti per la nascita di un figlio handicappato o gravemente malato.

Kancyper mette in luce come le dinamiche fraterne cambino notevolmente quando agli affetti normali e ai consueti rapporti di potere si aggiungono e si sommano i traumi originati dalla presenza di un fratello morto o di un fratello con disturbo mentale. «In questi casi, il fratello «sano» o sopravissuto assume una specifica sub-identità, quella di guardiano o regolatore dell’equilibrio narcisisti co familiare» (187). Fratello di rimpiazzo è dunque il fratello sano, a cui è richie sto di compensare il narcisismo genitoriale per la ferita causata da un fratello

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COMPLESSO FRATERNO ETRAUMA FAMILIARL ì z .'j

malato o defunto. Tale missione eroica lo costringerà a reprimere i propri aspetti aggressivi e vitali, dato che la sua insofferenza verso il fratello malato o defunto potrebbe significare slealtà o sfida verso genitori troppo fragili. Ma il nascondere il proprio risentimento, mascherare l 'aggressività potrà ritorcersi contro di se in termini di affezioni psicosomatiche.

Impareggiabile è la descrizione di Kancyper dell’«identificazione imposta». L’identificazione imposta, alienante e arcaica, ha caratteristiche insieme redento- ristiche, in quanto al soggetto è stato assegnato il compito di riscattare genitori prigionieri del dolore e di lutti, e tragiche, in quanto già dalla nascita il figlio è segnato da una logica sacrificale (190). L'identificazione imposta per rimpiazza re un fratello morto richiede un lavoro di elaborazione assai complesso: mentre dà senso e legittimità all’esistenza del soggetto, lo consegna a una mortifera lotta per non essere confuso con l’altro. La dis-identificazione non è semplice in quan to il fratello di rimpiazzo è un soggetto confuso con l’oggetto «morto vivo»; dis identificarsi comporta dunque, per lui, perdere una parte costitutiva della propria psiche.

Altre soluzioni di fronte a un genitore di questo tipo, oltre all’identificazione, possono essere: la lotta contro una figura genitoriale esterna; l’identificazione con sostituti dei genitori; il diventare aggressivi contro i genitori; il divenire «infermieri» dei propri genitori.

Parecchi sono gli esempi storici di fratelli di rimpiazzo: Dalì, lo scrittore Sabàto, Hitler.

La questione dei fratelli e sorelle sofferenti fa emergere un tema di grande importanza sociale: un trauma non è vissuto soltanto da un soggetto come una per dita o una violenza che lo riguarda, ma coinvolge in misura diversa genitori e figli. Il trauma familiare, stato affettivo, mentale e sociale dell’intera famiglia, anche allargata, si verifica quando un evento sconvolgente ha risonanza sui genitori e sui figli. Un esilio dalla propria terra, la nascita di un bambino handicappato, la morte della madre alla nascita, l’adozione sono esempi di trauma familiare, poiché vi è risonanza reciproca e speculare tra la sofferenza dei figli e quella dei genitori. Artoni Schlesinger (2006,148), scrive di traumi preesistenti nei componenti della famiglia adottiva, traumi che si incontrano e si uniscono, per cui tutti insieme, suc cessivamente, dovranno vivere, elaborare e capire il trauma dell’altro e degli effet ti che esso determina nel contesto familiare.

Temi simili a quelli trattati da Kancyper si ritrovano in alcuni saggi della ter za sezione della Revue Francai se de Psychanalyse intitolata: «Le Fraternel: des

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configuratìons difficiles». Lambertucci Mann, Nanzer, Druon, Scèlles si occupa no dell’effetto drammatico che la presenza di un bambino handicappato o di un neonato pretermine ha sui fratelli e le sorelle.

Lambertucci Mann, nel saggio: «Assurer la survie d'un frère» (Rev. Frang. Psychanal., 449-59), riprende un caso simile a quello di Pablo, presentato da Kancyper, nel 2007, nel lavoro: «Il potere dei confronti fraterni ne 11 malinteso di Albert Camus». L'analisi condotta da Lambertucci Mann riguarda una giovane donna, la cui identità si costruisce in rapporto a un fratello che nasce malato; l’a nalista è colpita dalla bruttezza del corpo e del viso della giovane, la cui disarmo nia evoca malattia e un'indefinita identità sessuale. L’analisi permette alla paziente di raccontare l'evento traumatico che aveva segnato la sua vita: ella non aveva potuto costruire un’ identità femminile, non potendo permettersi un con fronto col fratello malato, negando a sé stessa di avere quelle potenzialità che il fratello non aveva. Dalla ricostruzione nel transfert, l'analista arguisce che la paziente si è sentita poco riconosciuta dalla madre e poco amata.

Anche il saggio di Nanzer: «Quand le corps exprime l’impensable» (Rev. Frang. Psychanal., 465) ha come oggetto il bambino di rimpiazzo: in questo caso, un bambino che non esiste per i genitori se non per riparare le ferite narcisi stiche causate dalla grave malattia genetica del primogenito. La teoria è simile a quella di Kancyper, che Nanzer non sembra conoscere. L'Autrice racconta di una lunga consultazione familiare con Fred (quattro anni), nato due anni e mezzo dopo il fratello Hugo, affetto da una grave ipotonia e handicap motorio. Fred è inizialmente un bravissimo bambino (wise-haby di Ferenczi), ma a due anni e mezzo diviene un piccolo ribelle che reclama moltissima attenzione. Ai genitori sembra normale di dover subire la sua aggressività, quasi dovessero espiare la colpa di aver messo al mondo l’altro tìglio imperfetto. Il silenzio e l’assenza di reazione dei genitori alla turbolenza di Fred fanno sì che i suoi attacchi rabbiosi non possano acquistare significato; invece, il bambino ha bisogno di un oggetto contenente che gli permetta di sentirsi esistere. Solo quando Fred ricorrerà al sin tomo dell'encopresi, i genitori dovranno prendere atto, con allarme, di ciò che Fred vive ed egli, riconosciuto nei suoi vissuti ed esigenze, potrà sentirsi esistere.

11 lavoro «Dire ou ne pas dire en famille» di Scelles mette in piena evidenza il trauma subito dai bambini sani, quando sono messi di fronte all’handicap dei fra telli senza aver ricevuto dai genitori gli strumenti per comprenderlo. In tal caso, l’handicap risulta un «doloroso e stimolante enigma» (Rev. Frang., Psychanal., 485). Ogni bimbo sano diviene esperto nell’interpretare gli indizi contenuti negli

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sguardi e nelle parole dei genitori, pur sapendo che si tratta di un sapere proibito acquisito contro l'adulto. Reciprocamente, anche il bimbo handicappalo non ignora la sofferenza che il proprio deficit provoca nei suoi cari e per placare il senso di colpa che prova, si comporta come se non si rendesse conto di ossei e handicappato.

Druon, nel saggio «Un si petit fière qui tient dejà tant de place» (Rev. Frani;. Psychanal., 465), descrive il trauma familiare alla nascita di un bambino prema turo: il dramma del primogenito, soprattutto se ancora non parla, è fortissimo, sia che il fratellino malato viva, sia che non ce la faccia. Se il fratellino sopravvive, il primogenito si sentirà tradito perché credeva di essere il solo amato dalla madre. Se muore, il bambino si troverà coinvolto nel lutto dei genitori. Per porre rimedio a tale problema, la Druon ha introdotto nel reparto di patologia neonatale, subito dopo la nascita del bimbo pretermine, i primogeniti (fratelli e sorelle) per fare loro conoscere il neonato nella sua fragilità. Questo lavoro di confronto con la realtà del fratellino minore, appena nato, permette al maggiore di esprimere, per mezzo di disegni, interviste e racconti di fantasia, i suoi vissuti e lo solleva dalla colpa dei desideri di morte verso il fratellino: lo solleva perché ne può parlare.

La rivalità fraterna, che aumenta Lannichilimento del senso di esistere dei più sani e toglie di mezzo la relazione tra fratelli, deve essere dunque contenuta da un lavoro psicoanalitico che sappia dare risposta alla famiglia traumatizzata dalla malattia o dalla minaccia di handicap di un figlio.

Dal mio punto di vista, è importante tener presente il contributo sorprendente che viene anche dalVinfant observation e che conferma l’importanza del concet to di confronto. Già durante la gravidanza della madre, anche se ne è stato infor mato, il primogenito avverte una certa inquietudine per l’evento che si annuncia da tanti indizi misteriosi. Alla nascita del fratellino, il primogenito è subito atten tissimo al confronto sul tipo di cure, attenzioni e affettuosità che la madre e il padre dedicano al nuovo venuto. È esperienza comune che i primogeniti diventi no, alla nascita di un fratello o una sorella, capricciosi e dominati dal desiderio di essere cercati e voluti. Importante è cosa accade dopo questo iniziale confronto affettivo: non è infatti ineluttabile che il maggiore senta di essere dimenticato o escluso dalla nuova coppia mamma-neonato e che si senta divenire inesistente per i genitori. Solo, ed c evitabile, qualora egli avverta un tradimento da parte del la madre nei suoi confronti, da parte di una madre assorbita dal neonato e dimen tica di lui, solo allora, il maggiore proverà movimenti di odio e rifiuto verso il nuovo nato. È solo allora che l’imporsi di un sentimento di esclusione genererà

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risentimento verso il neonato e un’autentica rivalità (Macciò e Vallino, 2007, 166-184). Il primogenito si sentirà tradito poiché credeva di essere il solo ad esse re amato dalla madre e il solo che poteva amarla, ma del suo amore, la madre sembra ora disinteressarsi. Ma se il confronto non toglie al bambino la sua posi zione affettiva. Vinfant observation mostra un'accettazione simpatica e piena di curiosità e rispetto del neonato, da parte del primogenito.

BROTHERLY COMPLEX A N D FAMILY TRAUMA

PAROLE CHIAVE: Fratello di rimpiazzo, narcisismo del fratello m aggiore, responsabilità genitoriale, rivalità fraterna, senso di esistere-per-qualcuno.KEY WORDS: Elder brother's narcissism, parental responsibility, replacement brother, sense of existence-for-someone, sibling rivalry.

BIBLIOGRAFIA

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