Vanni Vallino - Teatro Faraggianadei Dirotta su Cuba (la band del funky italiano per eccellenza),...

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C’è un piccolo paese in Toscana, Monticchiello, dove ogni anno la popolazione promuove uno spettacolo teatrale; i mesi invernali servono per studiare e preparare la rappresentazione che poi, in estate, tutti mettono in scena con diversi ruoli.Quest’anno il palcoscenico era posizionato in uno slargo vicino alla chiesa; le scenografie “aperte” come un ponte durante la giornata per far passare auto e cittadini sulla strada che scende dall’alto, “chiuse” poi la sera con le sedie ad occupare tutto lo spazio.

Ho pensato che fosse un po’ la metafora della nostra storia;un gruppo di artisti e operatori culturali di Novara si riunisceper salvare, prima, e poi gestire un cinema e un teatro.Professionalità diverse in mezzo alla strada della cultura, un ponte gettato verso la città invitata a partecipare, un progetto ideale che prevede che un teatro possa diventare la casa della cultura.Una città che vive in un luogo che si mette in gioco persopravvivere.La Fondazione persegue il suo obiettivo; e la “rete” sul territorio è stata lanciata, tanti ponti aperti verso gli Enti, le Istituzioni,le Associazioni e i singoli cittadini. Con questa stagione ne inauguriamo uno ed è solo un inizio.

Buon teatro e buona musica!

Vanni VallinoPresidente Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana

Un ponte verso la città

Il teatrotorna alla città

e la cittàal suo teatro

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Ci siamo, ce l’abbiamo davvero fatta ad aprirlo, il Teatro.Un nuovo Teatro Faraggiana.Ci siamo! Eccome se ci siamo: siamo un bel gruppodi persone, abbiamo sognato e ce l’abbiamo fatta.Sapevamo che non sarebbe stato un percorso facile,che la strada sarebbe stata in salita, ma alla prima vettaè già festa con i compagni di cordata e si guarda allapianura, alle sue città, quelle piccole aiuole che ci fanno tanto feroci, con una vitalità nuova e tutta guadagnata. Ora si ha un solo desiderio: condividerla.

Per questo la prima stagione teatrale del Faraggiana,dopo più di venti anni dall’ultima, è interamente dedicata alla città. Per questo ho intitolato il nostro spettacolod’inaugurazione Canto alla città: ispirato alla DivinaCommedia e alla sua Cantica in salita, il Purgatorio,la cantica della trasformazione, dell’ascesa, del canto.Dante maestro e guida del cammino e i ragazzidell’orchestra giovanile della scuola di musica Dedalo,sessanta giovani musicisti sul palco. Una città che “canta”!

Restituire un teatro alla città è imboccare un sentieroche non viene più battuto, ci vuole molto coraggio,ma gli artisti ci hanno sostenuti, ed è stato naturale che la stagione teatrale si costruisse intorno alla parte più vitale del teatro italiano fatta di grandi attori/autori, di gruppi teatrali giovani.

La scelta di alternare musica, comicità impegnata,drammaturgia contemporanea, oltre al cinema, al lavoro con le scuole, ai progetti sulla danza, è precisa: questo teatro è da abitare, vivere, condividere. Una bella sfida per tutti: c’è ancora molta strada da fare. Ma sappiamo anche che il cuore si allena a camminare in salita. Il cervello si ossigena. La pelle respira.

Lucilla GiagnoniDirettrice Artistica

«La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano», scriveva Italo Calvino nelle Città invisibili;oggi con la riapertura dopo sedici anni del Teatro Faraggiana, Novara si riappropria di un segmento significativo della propria storia, di parte di quel patrimonio genetico novarese che si caratterizza per tutta una serie di valori, legati all’atmosfera, allo spirito e all’identità dei luoghi e dei suoi cittadini.

La sfida, raccolta da un gruppo di appassionati professionisti della cultura, di novaresi che si sono presi a cuorequesto progetto, richiederà una ri-significazione di un luogo storico per la città, restituendogli nuove funzioni, adeguandolo alle dinamiche sociali e alle esigenze dei nostri giorni: una vera e propria offensiva della formazione e del coinvolgimento culturale dei cittadini, con l’obiettivo di sollecitare tutte leistituzioni territoriali per costruire un pubblico nuovo per la cultura, capace di apprezzare i percorsi di senso prodottidagli altri: dai grandi artisti ai nuovi talenti creativi, dallacontaminazione dei linguaggi alla sperimentazione delle arti, per offrirci prospettive sorprendenti sul mondo in cui viviamo.

Il Faraggiana era e sarà ora ancora di più un centro dipassione e di competenza, il luogo in cui i suoni, le immagini,i gesti racconteranno meglio a noi stessi e agli altri chisiamo e chi vogliamo essere, se solo sapremo guardare, ascoltare e diventare protagonisti dell’appassionantepercorso di crescita culturale della nostra Città.

Alessandro CanelliSindaco di Novara

Ci siamo!

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“il teatro sta a metà strada trail tempio in alto e il mercato in basso…”

Teatro venerdì 21 ottobre 2016 ore 21

Che cosa stavamo facendo prima, non lo sappiamo, forse dor-mivamo, forse vagavamo senza meta, ma non importa, per-ché ora, nel mezzo del buio, se guardiamo avanti possiamo scorgere una montagna lambita dalla luce. In noi si apre un barlume di speranza. Iniziamo la scalata: un piede dopo l’altro, un passo dopo l’altro... per salire bisogna prima scendere...

La salita è qualcosa che ci dobbiamo guadagnare. Le città hanno voluto i teatri, che nell’antichità stavano tra il

mercato, in basso, e l’acropoli con il tempio, in alto. Il teatro sta a metà strada tra gli uomini e il divino.

La Divina Commedia è un pellegrinaggio verso l’alto, è l’esal-tazione dell’andatura umana sollecitata nel procedere verso la sommità. È sul ritmo del passo che si scandisce il ritmo della poesia, che ci porta a un progressivo avvicinamento alla cono-scenza, alla ragione e alla fiducia.

Canto alla città con Lucilla Giagnoni e l’Orchestra Dedalo diretta da Andrea Raffanini è un viaggio con la Divina Commedia, perché un teatro che si apre alla città è un cammino in salita, faticoso, pieno d’inciampi e rischi di cadute, ma certamente anche un per-corso d’ascesa e, si sa, quando si torna giù, sulla terra, non si è più gli stessi e si ha voglia di raccontarlo e condividerlo con gli altri.

Italia anni Dieci, frutto della collaborazione fra Serena Sinigaglia ed Edoardo Erba – un’eccellenza della drammaturgia nazionale e internazionale –, racconta la storia di un industriale sull’or-lo del suicidio e della sua signora, di una madre protettiva, di una figlia eterna disoccupata, di un insegnante di salsa e di una badante albanese. Mentre la crisi economica, spietatamente, li denuda, i loro destini s’intrecciano in un susseguirsi di avve-nimenti.

In una società dove tutti i riferimenti stanno per saltare, dove le sicurezze del passato non esistono più e sul futuro si ad-densano nubi che nessuno ha il coraggio di scandagliare, le persone si muovono alla cieca, aggrappandosi a qualsiasi cosa che sembri una certezza per non affondare. Come in un film che gira al contrario, i segni s’invertono: non si lavora più per essere pagati, ma si paga per lavorare. E si balla sulle macerie, invece di raccoglierle e provare a ricostruire.

Cinico, nevrotico, spietato, ma anche tenero e comico, Italia anni Dieci porta lo spettatore nell’occhio del ciclone. E facen-dolo vorticare nel dramma, restituisce un’immagine caleidosco-pica e indelebile della crisi che stiamo attraversando.

Teatrodomenica 6 novembre 2016 ore 21

Italia anni Diecidi Edoardo Erba

Regia: Serena Sinigaglia Con: Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Maria Pilar Pérez Aspa,Beatrice Schiros, Chiara Stoppa, Sandra Zoccolan Musiche: Gipo GurradoScene: Maria SpazziCostumi: Federica Ponissi Attrezzeria: Maria Paola Di FrancescoLuci: Alessandro Verazzi Produzione: Teatro di Ringhiera ATIR

Inaugurazione

Canto alla cittàdalla Divina Commedia di Dante di e con Lucilla Giagnoni musiche eseguite dall’Orchestra Dedalodiretta da Andrea Raffanini

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Questo lavoro teatrale non sarà un monologo ma un album. Non so ancora quali storie conterrà, ma sarà un album.

Riprenderà il filo di un racconto autobiografico a puntate cominciato con Adriatico e proseguito con altre storie (Tiri in porta, Liberi tutti, Aprile ’74 e 5, Stazioni di transito, Miserabili).

Il filo di memorie, di luoghi, facce ed esperienze ha finora ac-compagnato la crescita del protagonista Nicola nella geografia e nella storia recente del nostro paese. Per alcuni gli album sono un racconto generazionale, uno sguardo ironico girato all’indietro, io stavolta vorrei cambiare registro.

Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi d’immaginare il futuro, così farò un album con nuovi personaggi (e forse manterrò qualcuno dei vecchi). Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell’attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga che forse racconterò a puntate, come ho fatto con i primi album. Di più, per ora, non so.

Marco Paolini

Teatrovenerdì 25 novembre 2016 ore 21

“questo lavoro teatrale non saràun monologo ma un album”

Marco Paolini Numero primoStudio per un nuovo albumdi Gianfranco Bettin e Marco Paolini

Produzione: Jolefilm

L’idea non poteva che venire a Simona Bencini, lead vocalist dei Dirotta su Cuba (la band del funky italiano per eccellenza), che da qualche anno ha scoperto anche la passione per il jazz: reinterpretare in chiave jazzistica la disco music degli anni Set-tanta, un fenomeno sociale e musicale di grande importanza, forse sottovalutato perché tacciato d’essere troppo frivolo, ma che comunque riuscì a condizionare un’intera epoca.

Accompagnata da ottimi musicisti, Simona reinterpreta al-cuni dei brani più famosi di quel periodo, scarnificando i ricchi arrangiamenti di archi, fiati e groove, con l’intento di far vivere solo le melodie, portandole musicalmente e vocalmente in un territorio più jazz.

Si va dallo swing di September degli Earth, Wind & Fire a quello di Night fever dei Bee Gees, dalla ballad struggente di I will survive di Gloria Gaynor al ritmo incalzante di Don’t stop ’til you get enough di Michael Jackson. Un invito anche ad andare oltre i generi e le classificazioni: non c’è niente di troppo intellet-tuale o troppo popolare, esiste solo l’emozione che la musica può trasmettere.

Musicasabato 19 novembre 2016 ore 21

Simona BenciniJazzin’on the dance floorSimona Bencini Voce Luca Giugno ChitarraTony Casuscelli PianoMax Scoca BassoMartino Malacrida Batteria

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“una pièce su noi stessie gli altri”

I Vicini è una pièce sulle nostre paure. Sulle nostre paure imma-ginarie, sulle nostre paure reali. È una pièce su noi stessi e gli altri, sui vicini lontani, sulla guerra, su quello che è reale, quello che è immaginato, quello che è reale perché è immaginato. Un po’ come certi fantasmi, un po’ come certo teatro.

Lui avverte dei rumori provenire dal pianerottolo. Cercando di non farsi sentire, va a guardare dallo spioncino. I rumori ces-sano. Ritorna al suo posto. Quando Greta torna a casa, glielo dice: mentre lei non c’era, ha visto i vicini.

Com’erano? Lui non sa dire, vedere non è capire, però ne ha paura. Perché? E Greta? Greta no, non ha nessuna paura dei vicini. Anzi, non vede l’ora di farne la conoscenza, lei ha paura della vecchia. Che vecchia? La vecchia che vede di notte. La vicina che c’era prima che arrivassero i nuovi vicini. La vicina che c’era prima di morire. È un sogno? No. È un fantasma?

I vicini non sembrano pericolosi. Una sera li incontrano e succedono cose strane, però non spiacevoli. Solo che la notte la vecchia ricompare. Lei ha sempre più paura, lui sempre meno, ormai lui va d’accordo con i vicini, si vedono di nuovo. I vicini sono molto cambiati. In peggio. Perché?

Teatrogiovedì 15 dicembre 2016 ore 21

Musicasabato 3 dicembre 2016 ore 21

Il Novara Gospel Festival, che è organizzato dall’Associazione Brotherhood Gospel Choir, sotto la direzione artistica di Paolo Viana e Sonia Turcato, è giunto nel 2016 alla dodicesima edi-zione. Lo scorso maggio, a Padova, ha ricevuto il terzo Gospel Music Award come “Miglior evento gospel in Italia”, un impor-tante riconoscimento e una conferma della validità delle scelte artistiche operate nelle precedenti edizioni, durante le quali ha ospitato i più grandi nomi del gospel contemporaneo, come Kirk Franklin, Richard Smallwood, Donnie McClurkin, Myron Butler, Kurt Carr, Jonathan Nelson, i 21:03, J. Moss, Micah Stampley, Israel Houghton & New Breed.

Il concerto al Teatro Faraggiana, nell’ambito della Winter edition del festival, ospiterà il Brotherhood Gospel Choir (“Miglior coro gospel italiano”, Gospel Music Awards 2016), insieme a uno degli artisti più rappresentativi: il “Gospel Music Academy Award” americano Isaac Simpson, accompagnato dalla sua band. Originario della California, cantante, autore e produttore, con all’attivo numerosi album di successo, Simpson registrerà durante la serata, supportato dal Brotherhood, il CD dal vivo Live in Italy.

I Vicinidi Fausto Paravidino

Regia: Fausto Paravidino Con: Ris Fusetti, Davide Lorino, Fausto Paravidino,Sara Putignano, Monica Samassa Scene: Laura BenziCostumi: Sandra CardiniLuci: Lorenzo Carlucci Produzione: Teatro Stabile di Bolzano

Novara Gospel Festival, Winter edition

Isaac SimpsonBrotherhood Gospel Choir Isaac Simpson VoceAreignia Ryles VoceAaron Thomas BassoGarren Smith BatteriaEdward Draine Tastiere Roberto Colussi Chitarre

Paola FizzottiJosephine KaseraMaria Carmela La MarcaDaniela MartoranoMichela PozzatoMarco PregnolatoMarica SottileStefano TaccucciSonia TurcatoPaolo VianaGiulia Violini

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Teatrogiovedì 12 gennaio 2017 ore 21venerdì 13 gennaio mattina spettacolo per le scuole

Intorno al 9 luglio 1995 l’armata serbo-bosniaca attacca la Zona Protetta di Srebrenica e il territorio circostante.

L’offensiva si protrae fino all’11 luglio, giorno in cui i serbo-bo-sniaci entrano in città. Seguono stupri, mutilazioni, esecuzioni di civili, sepolture di vivi, un massacro di novemila persone.

Dopo tanti anni l’impegno professionale di Roberta Biagiarelli persevera nel ricordo di una delle pagine più oscure del Nove-cento. I gravissimi fronti di guerra aperti oggi nel mondo, con le emergenze umanitarie che causano, inducono a percepi-re il conflitto dei Balcani – nostri vicini di casa – come risolto e lontano nel tempo, quando tutto invece è ancora aperto e immobile, cristallizzato dentro a un presente fatto di macerie. Un’attrice sola sul palco per più di un’ora diventa narratrice e protagonista di una storia dove la ragione di Stato e gli interessi di politica internazionale hanno giocato con la vita di decine di migliaia di persone.

Questo spettacolo-testimonianza ricorda le vittime e punta il dito sui carnefici. Le parole rischiano di semplificare la com-plessità di ciò che è accaduto, di offendere il dolore di molti, ma è comunque necessario tentare di dare una voce agli eventi.

“questo spettacolo-testimonianza ricorda le vittime e punta il ditosui carnefici”

Come possiamo raccontare i drammi del contemporaneo sen-za cedere allo sconforto? Solo il teatro può farlo, attraverso la commedia, attraverso la parola e l’arte della risata.

Velodimaya è una specie di mappa del pensiero contempo-raneo, in un tempo indefinito, nel vortice degli uomini e delle nazioni. Le nazioni moderne non sono nazioni, sono affari.E in tutta questa compravendita qual è la verità?

Navighiamo attraverso il racconto dei desideri e delle paure dei nostri attuali compagni d’avventura in questo lembo di terra. Stiamo giocando e partecipando a un gioco in cui le carte sono truccate e le regole tutte da scoprire, è un gioco antico che, quando sembra fare un passo avanti, sta solo prendendo la rincorsa per tornare al punto di partenza.

Siamo dentro un film, ciascuno di noi recita un personaggio, chi meglio, chi peggio, ma tutti facciamo finta.

A questo punto il nostro personaggio è costretto a indagare, come fosse un detective di un film giallo, ci sono solo prove indiziarie, il quadro non è chiaro. Visti da lontano, in questo no-stro affannarci, anche nel nostro inciampare, facciamo ridere.

Teatro giovedì 22 dicembre 2016 ore 21

Roberta BiagiarelliSrebrenicadi Roberta Biagiarelli

Regia: Simona Gonella Produzione: Babelia & C. – Progetti culturali Consulenza: Luca Rastello

Natalino BalassoVelodimaya di Natalino Balasso

Scene: Rita Scarpinato Produzione: Teatria srl

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Musicasabato 21 gennaio 2017 ore 21

Un incontro di talenti per una serata speciale. Walter Ricci, classe 1989, primo vincitore italiano del prestigioso New Wave Festival, proveniente da una famiglia di musicisti, inizia a can-tare all’età di otto anni. Appena quattordicenne si esibisce già nei migliori club italiani e fa da subito parlare di sé. Nel 2009 l’incontro con Pippo Baudo e le collaborazioni con artisti di fama mondiale, tra cui Michael Bublé, Mario Biondi, Stefano Di Battista. Walter è un vero crooner del nostro tempo.

Le Ladies in Tune, tre voci ricche di mille sfumature differenti e piene di swing, sono un unicum dal sapore vintage che incon-tra la freschezza e la modernità di tre giovani donne. Ispira te e influenzate da famosi gruppi vocali come The Andrews Sisters e il Trio Lescano, il loro repertorio attinge allo swing degli anni Quaranta e Cinquanta, ma include arrangiamenti di brani con-temporanei in chiave moderna, creando un mondo che unisce e attraversa diverse generazioni. La Nova Big Band, infine, è composta da musicisti d’eccezione, che non hanno bisogno di presentazioni.

“tra offese reciproche prendeforma il ritratto di una generazione”

Serata conviviale in casa di due professori (liceo lei, università lui) dichiaratamente di sinistra. Tra parenti e amici inizia un gio-co di provocazione e di verità che si allarga sino a diventare l’immagine di una generazione. Una sera come tante altre tra cinque quarantenni appartenenti alla media borghesia. Con i padroni di casa ci sono il fratello di lei, agente immobiliare, e la sua compagna, in ritardo a causa di un impegno di lavoro; l’amico single invece è trombonista in un’orchestra. Il fratello comunica che diventerà padre. Felicitazioni e abbracci. Poi le solite domande: sarà maschio o femmina, che nome gli darete? Il futuro papà non ha dubbi – sarà maschio –, ma lo sconcerto nasce quando rivela il nome che è stato scelto. Un nome che evoca imbarazzanti memorie storiche. Il dubbio è che si tratti di uno scherzo, ma la discussione degenera ben presto, inve-stendo valori e scelte personali. Tra offese reciproche, che non mancano di ferire tutti (nessuno escluso), prende forma il ritratto di una generazione, in cui tutti hanno qualche segreto da na-scondere o da rinfacciare.

Dal testo sono stati tratti due adattamenti cinematografici: Cena tra amici (2012) e Il nome del figlio (2015).

Teatro giovedì 19 gennaio 2017 ore 21

Crooner & LadiesWalter Ricci – Ladies in Tune – Nova Big Band

Le prénom di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière Versione italiana di Fausto Paravidino

Regia: Antonio Zavatteri Con: Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino,Aldo Ottobrino, Gisella Szaniszlò Produzione: Teatro Stabile di Genova

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Walter Ricci Voce

LADIES IN TUNESabrina Fiorella VoceAlessia Turcato VoceLaura Panetta Voce

NOVA BIG BAND

I Sax Walter CalafioreTommaso UnciniWally Allifranchini

Claudio GuidaGiancarlo Porro Le Trombe Emilio Soana Fabio Buonarota I Tromboni Rudy MigliardiGiovanni Di Stefano La Ritmica Max Tempia PianoTommaso Bradascio BatteriaCarmelo Isgrò Basso

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Musicasabato 11 febbraio 2017 ore 21

Di origini pugliesi, Serena Brancale intraprende gli studi mu-sicali da giovanissima, avvicinandosi prima al violino e poi al pianoforte, coltivando parallelamente la sua passione per la recitazione e la danza.

Dopo numerose presenze in festival e club rinomati, collabora con Michele Torpedine (storico manager di Bocelli, Zucchero, Giorgia, Il Volo), con il quale sigilla il suo primo lavoro discografi-co, e partecipa al festival di Sanremo 2015, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica.

L’album Galleggiare, di cui Serena è autrice e arrangiatrice, accoglie e fonde vari generi, rappresentando un modello musi-cale totalmente nuovo, in cui il jazz e il soul incontrano la musi-ca pop d’autore italiana. «Galleggiare è un dipinto dove la mia anima è protagonista a tutto tondo,» spiega Serena «cammina nuda tra le terre di Puglia, tra grano e vento. Ho aspettato tanto questo momento. Il momento in cui chiudi un capitolo impor-tante della tua vita con un disco che ti riconosce appieno».

Si può parlare con qualcuno che ti dà la voce? Si può rispon-dere con la stessa voce di chi fa la domanda? Due persone discorrono sull’esistenza. Una delle due, quando l’altra parla, ha tempo per pensare: sospetta il tranello, ma non ne ha la certezza. La manipolazione è alla base di un corretto stile di vita. Per l’ennesima volta si cambia forma attraverso la violenza espressiva. Mai come in questo caso, o ancora come in que-sto caso, l’odio verso la mistificazione del teatro, del cinema, della letteratura è implacabile. Il potere sta nel sopravvivere a chi muore. Bisognerebbe morire appena un po’ di più. Rocco e Rita fanno uno il verso non dell’altro, ma dell’uno. A imitar se stessi c’è sempre da imparare. L’ansia non è uno stato d’ani-mo ma un errore posturale. Tra le dune di un deserto, uccelli migratori volano felici sulla testa di due uomini sereni, lieve-mente turbati dall’arroganza del potente di turno. La cultura è fatta a pezzi da chi ama sceneggiare. E poi la voce di uno fa parlare l’altro che muove la bocca per sentito dire. Litiga con la voce che lo tiene al mondo. Si ama non per sentimento ma per residenza: siamo sotto un fratto che uccide, si muore per eccessiva semplificazione.

“il jazz e il soulincontrano la musicapop d’autore italiana”

Teatrogiovedì 9 febbraio 2017 ore 21

Serena BrancaleSerena Brancale VoceDario Rosciglione BassoAlfonso Deidda PianoDario Panza Batteria

Fratto_X di Flavia Mastrella e Antonio Rezza (mai) scritto da Antonio Rezza

Con: Antonio Rezza e Ivan Bellavista Habitat: Flavia MastrellaAssistente alla creazione: Massimo Camilli Disegno luci: Mattia VigoOrganizzazione generale: Stefania Saltarelli Produzione: RezzaMastrella, Fondazione TPE,TSI La Fabbrica dell’Attore, Teatro Vascello

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Teatrogiovedì 23 febbraio 2017 ore 21venerdì 24 febbraio mattina spettacolo per le scuole

Una classica infanzia degli anni Ottanta, vissuta nella periferia industriale di una grande città del Nord, fra tegolini del Mulino Bianco e compagni di scuola strafottenti; una banale adole-scenza anni Novanta, condita di musica grunge, cortei studen-teschi e serate in discoteca; una comune giovinezza a cavallo del nuovo secolo, fatta d’inconcludenti anni universitari e lavoro che non si trova. Ritratto tipico di un trentenne italiano. Solo che, quando il trentenne in questione si chiama Aram e ha un padre iraniano, le cose si complicano un po’... «Io sono uno di quelli che si riempiono lo zainetto di esplosivo e fanno saltare la metropolitana di Londra... Se uno alto, biondo venisse qui a dirti: ho lo zainetto pieno di bombe, tu ti metteresti a ridere, no? Ma se te lo dico io? Un brivido ti viene, no?»

In bilico fra incanto, ironia e tragedia, lo spettacolo racconta la storia dei nuovi italiani, i figli degli immigrati, le cosiddette secon-de generazioni. Attraverso la voce di Aram Kian, Gabriele Vacis costruisce un testo che è uno stralcio di vita e di memoria e insieme uno sguardo al futuro di una società che impara, gior-no per giorno, a dare un significato all’aggettivo “multietnica”.

Tratto dal romanzo di Sebastiano Vassalli, Il racconto di Chimera ricostruisce una vicenda che all’inizio del Seicento sconvolse la piccola città di Novara, quella della tragica vita di Antonia, ab-bandonata ancora bambina davanti alla porta della Casa della Carità e cresciuta poi da una coppia di contadini nel villaggio di Zardino. Accusata di essere una strega, venne processata e, dopo aver subito violenze e torture, fu condannata al rogo, sul-lo sfondo di un paesaggio storico dominato e oppresso dalla Controriforma e dall’Inquisizione e di un paesaggio naturale sul quale si staglia la grande roccia del Monte Rosa.

Lucilla Giagnoni porta in scena una figura femminile di strug-gente bellezza e sensualità, attraverso un monologo serrato, quasi la condanna di un presente che continuiamo a vivere con dolore e sopportazione. L’autrice e interprete concilia l’umano troppo umano con la forza della natura, non si fa tentare da facili coordinate, si attiene ai fatti e mette nel racconto la sua passione etica e civile, per ricordarci che la notte (del cuore, dell’intelligenza) è sempre buia e la carne tenera. La Storia non ha bisogno di ripetersi: è.

“l’autrice concilial’umano troppo umano

con la forza della natura”

Teatrogiovedì 16 febbraio 2017 ore 21venerdì 17 febbraio mattina spettacolo per le scuole

Aram KianMi chiamo Aram e sono italiano Storie da Synagosytydi Gabriele Vacis e Aram Kian

Produzione: Teatro Regionale Alessandrino

Lucilla GiagnoniIl racconto di Chimera da La chimera di Sebastiano Vassalli

Progetto e drammaturgia: Lucilla Giagnoni Scene e luci: Lucio Diana, Massimo Violato Musiche originali: Paolo Pizzimenti Costume di scena: Monica di Pasqua Segreteria artistica: Vittorio Pedrali, Elisa Zanino Produzione: CTB Centro Teatrale Bresciano

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Musicasabato 18 marzo 2017 ore 21

Il londinese Tony Momrelle è attualmente uno degli artisti più interessanti della scena soul e R&B internazionale.

Inizia a studiare musica all’età di otto anni, muovendo i suoi primi passi, come la maggior parte dei cantanti di colore, nel gospel. Dopo una breve parentesi hip hop, a diciotto anni ini-zia una lunga collaborazione con Gloria Estefan e in seguito con Whitney Houston, Elton John, i Take That, il gruppo di Contemporary Gospel Seven, e Sade, con la quale lavora tuttora.

Dal 2002 è il cantante principale della storica band degli Incognito, con i quali affronta ogni anno tour internazionali.

Ha all’attivo cinque album, che lo hanno lanciato tra i primi posti delle classifiche soul inglesi, e una nomination ai Soul-Tracks Awards come Best Male Vocalist. Negli ultimi anni ha continuato, parallelamente alle collaborazioni internazionali, il suo progetto come cantante solista. Attualmente porta in tour il suo ultimo lavoro: Keep pushing.

In un luogo apparentemente abbandonato, somigliante a una vecchia lavanderia a gettoni, si muovono alcuni personaggi invecchiati dal tempo e dalle rughe. Il tempo sembra essersi fermato a osservare la gravità della centrifuga, la gravità di una terra lontana. La Terra vista dalla Luna – titolo di pasoliniana memoria – muove le premesse drammaturgiche da alcuni testi di Friedrich Dürrenmatt e in particolare da Ritratto di un pianeta, dove alcuni biblici personaggi, con sguardo disinvolto e spes-so incredulo, assistono come in una telecronaca calcistica al disfacimento del mondo terrestre.

Notizie vere e inventate si susseguono in una serie di quadri grotteschi e surreali. Le situazioni che si presentano allo sguar-do attonito dei seleniti corrispondono a categorie umane rilette in chiave astronomica, come i rapporti amorosi alle leggi che regolano le distanze tra le galassie, mentre le leggi gravitazio-nali trovano un corrispettivo umano nella morte. Forse solo at-traverso la consapevolezza della nostra infinitamente piccola insensatezza è possibile ritrovare la bellezza del mondo. Guar-darlo dalla Luna significa mutare prospettiva, sorridendo delle sue contraddizioni.

Tony Momrelleporta in tour il suo

ultimo lavoro:Keep pushing

Teatrogiovedì 9 marzo 2017 ore 21

Tony MomrelleTony Momrelle Voce solistaFrancisco Sales ChitarraJulian Crampton BassoEmiliano Pari PianoFrancesco Mendolia Batteria

La Terra vista dalla Luna di Vincenzo Picone

Regia: Vincenzo PiconeCon: Micaela Casalboni, Paride Cicirello, Giulia Franzaresi,Silvia Lamboglia, Gian Marco Pellecchia Testi: Nicola Bonazzi, Azzurra D’Agostino, Patrick Fogli,Milena Magnani, Vincenzo Picone, Valerio Varesi Drammaturgia: Nicola Bonazzi e Vincenzo Picone Make up maschere: Laura Soprani Scene: Mario FontaniniVideo: Simon Barletti Aiuto regia: Mattia De Luca e Teresa Vila Produzione: Compagnia Teatro dell’Argine

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Teatrogiovedì 6 aprile 2017 ore 21venerdì 7 aprile mattina spettacolo per le scuole

All’indomani della Seconda guerra mondiale molte persone pa-tirono la fame. Il lavoro scarseggiava e la promessa di un nuo-vo sviluppo economico tardava a realizzarsi. Lungo le sponde del Ticino i cercatori d’oro tornarono a setacciare la sabbia, per una stagione tanto breve quanto decisiva nella storia ita-liana, una stagione di cambiamento: la diffusione capillare del telefono, l’avvento della televisione, l’acqua corrente in tutte le case...

Acquadoro nasce dalla necessità di raccontare il territorio e il testo da cui parte è L’oro del mondo di Sebastiano Vassalli, che con lucidità traccia i contorni di una storia e dei suoi per-sonaggi, tra eroicità e meschinità: i cercatori, i trasportatori di pietre, gli operai delle concerie, i venditori a domicilio, i reduci sono solo alcune delle figure che intrecciano le loro vite in una locanda vicino al fiume.

Accanto alla parola, la musica dal vivo è un sottofondo con-tinuo: canzoni popolari, successi dell’epoca e composizioni blues che riscoprono l’autenticità stessa del genere, parlando del lavoro nella lingua dei lavoratori, il dialetto. Acquadoro è la narrazione, in forma di recital, di un mito che fa vivere la terra e la racconta, cercandone i suoni e le voci.

La necessità di un lavoro personale si concretizza per Eugenio Allegri nell’incontro a tre con Gabriele Vacis e AlessandroBaricco. Tre torinesi producono quello che è un grande suc-cesso ancora oggi sulla cresta dell’onda, Novecento, monolo-go teatrale scritto da Baricco, come precisato nella prefazione al testo pubblicato da Feltrinelli, «per un attore, Eugenio Allegri, e un regista, Gabriele Vacis».

Dopo il debutto al Festival di Asti nel giugno 1994, sono or-mai oltre cinquecento le repliche e più di duecentomila gli spet-tatori di un’opera divenuta un cult della scena italiana.

Oggi Novecento prosegue la sua rotta attraccando nei porti di piccole e grandi città, ripartendo dagli andamenti musicali della parola, dai gesti surreali, dalle evocazioni magnetiche che al debutto lo fecero apprezzare dalla critica e amare dal grande pubblico.

Rimane insolitamente emozionante la prova di Eugenio Allegri, che in qualche modo, per via indiretta, riesce a dar vita a due personaggi diversi – lo stupito narratore e lo stesso Novecento – pur interpretandone uno solo. Una prova d’at-tore intensa, che dai risvolti di un’intonazione sostanzialmente comico-grottesca sa ottenere una tensione continua e persino profonda.

“la narrazione di un mitoche fa vivere la terra e la racconta”

Teatrogiovedì 23 marzo 2017 ore 21giovedì 23 marzo mattina spettacolo per le scuole

Acquadoro da L’oro del mondo di Sebastiano Vassallicon Lucilla Giagnoni e Marco Tamagni

Progetto: Lucilla GiagnoniMusiche: Marco Tamagni e Paolo Pizzimenti Collaborazione alla drammaturgia: Maura Riccardi In collaborazione con: Enaip Piemonte Con il sostegno di Regione Piemonte e Provincia di Novarae con il contributo della Fondazione della Comunità Novarese Onluse della Banca Popolare di Novara

Eugenio AllegriNovecento di Alessandro Baricco

Regia: Gabriele Vacis Scenografia e luci: Lucio Diana e Roberto Tarasco Costumi: Elena Gaudio Produzione: ArtQuarium

Page 13: Vanni Vallino - Teatro Faraggianadei Dirotta su Cuba (la band del funky italiano per eccellenza), che da qualche anno ha scoperto anche la passione per il jazz: reinterpretare in chiave

Il 27 gennaio 1756 nasceva a Salisburgo uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, un uomo che avrebbe cambiato la storia della musica: Wolfgang Amadeus Mozart.

La Banda Osiris non poteva lasciarsi sfuggire la possibilità di un omaggio al grande musicista divenuto l’emblema della ge-nialità e della passione e, al tempo stesso, dell’impertinenza e della ribellione. E così, con l’aiuto di un’orchestra compiacente, affronta un viaggio che ripercorre le tappe salienti della vita di Mozart. La serata sarà arricchita da estratti musicali della vasta opera mozartiana, tra i quali la Sinfonia in sol minore n. 40, la Piccola serenata notturna (Eine kleine Nachtmusik) e l’ouverture di Don Giovanni.

Ma a corrompere la sacralità del rito penserà l’irrefrenabile follia della Banda Osiris, che addentrandosi nel complesso mozartiano, intrecciando, tagliando, cucendo musica classica e leggera, trasformando semplici strumenti musicali in Regine della Notte, esplorando i meandri di un enorme Orecchio Asso-luto, e addirittura sintetizzando l’opera di Mozart in tre minuti, riuscirà a creare un ironico quanto imprevedibile percorso so-noro e visivo alla scoperta del più grande genio della musica.

Teatrogio 20 I ven 21 aprile 2017 ore 21

Mozart secondo la Banda Osiris con la Banda Osiris e l’Orchestra Dedalo

Sandro BertiGianluigi CarloneRoberto CarloneGiancarlo Macrì

Orchestra Dedalo diretta da Andrea Raffanini

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PERFORMING ARTS

La Compagnia di San Paolo per lo spettacolo dal vivo Con la Scadenza unica 2016 per le Performing Arts la Compagnia di San Paolo rinnova la modalità di sostegno alle manifestazioni culturali più qualificate di spettacolo dal vivo del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per rispondere a un contesto in trasformazione e per contribuire allo sviluppo dell’offerta culturale del territorio, in termini di valenza artistica delle proposte e di capacità delle medesime di essere strumento di sviluppo. Ferma restando la qualità dei progetti artistici, l’attenzione viene focalizzata su aspetti ritenuti imprescindibili: la capacità degli enti di fare rete con altri soggetti e creare sistema; la capacità di rafforzare e rinnovare il contesto territoriale e artistico di appartenenza; l’abilità a integrare azioni e linguaggi diversi per un arricchimento culturale e un più consapevole coinvolgimento del pubblico; la capacità di rinnovare la propria proposta culturale grazie a un’adeguata lettura del contesto e del proprio posizionamento. La Scadenza unica per le Performing Arts si configura dunque come lo strumento di elezione della Compagnia di San Paolo per la valorizzazione diffusa dei linguaggi scenici, da quelli tradizionali a quelli contemporanei, affinché aumentino e si qualifichino le occasioni a disposizione del pubblico per conoscerli e apprezzarli e influire così sulla formazione degli individui e sulla comprensione del presente. Grazie all’integrazione tra la Scadenza unica e altri strumenti di sostegno allo spettacolo dal vivo e ai linguaggi contemporanei, la Compagnia mette in atto nel Nord Ovest un’azione sistemica, che mira a rafforzare sul territorio le realtà più solide e dinamiche e a promuovere creatività e progettazioni innovative.

 

 

 

 

   

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La Compagnia di San Paolo per lo spettacolo dal vivo Con la Scadenza unica 2016 per le Performing Arts la Compagnia di San Paolo rinnova la modalità di sostegno alle manifestazioni culturali più qualificate di spettacolo dal vivo del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per rispondere a un contesto in trasformazione e per contribuire allo sviluppo dell’offerta culturale del territorio, in termini di valenza artistica delle proposte e di capacità delle medesime di essere strumento di sviluppo. Ferma restando la qualità dei progetti artistici, l’attenzione viene focalizzata su aspetti ritenuti imprescindibili: la capacità degli enti di fare rete con altri soggetti e creare sistema; la capacità di rafforzare e rinnovare il contesto territoriale e artistico di appartenenza; l’abilità a integrare azioni e linguaggi diversi per un arricchimento culturale e un più consapevole coinvolgimento del pubblico; la capacità di rinnovare la propria proposta culturale grazie a un’adeguata lettura del contesto e del proprio posizionamento. La Scadenza unica per le Performing Arts si configura dunque come lo strumento di elezione della Compagnia di San Paolo per la valorizzazione diffusa dei linguaggi scenici, da quelli tradizionali a quelli contemporanei, affinché aumentino e si qualifichino le occasioni a disposizione del pubblico per conoscerli e apprezzarli e influire così sulla formazione degli individui e sulla comprensione del presente. Grazie all’integrazione tra la Scadenza unica e altri strumenti di sostegno allo spettacolo dal vivo e ai linguaggi contemporanei, la Compagnia mette in atto nel Nord Ovest un’azione sistemica, che mira a rafforzare sul territorio le realtà più solide e dinamiche e a promuovere creatività e progettazioni innovative.

 

 

 

 

   

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La Compagnia di San Paolo per lo spettacolo dal vivo

Con la Scadenza unica 2016 per le Performing Arts la Com-pagnia di San Paolo rinnova la modalità di sostegno alle ma-nifestazioni culturali più qualificate di spettacolo dal vivo del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per rispondere a un contesto in trasformazione e per contribuire allo sviluppo dell’offerta cul-turale del territorio, in termini di valenza artistica delle proposte e di capacità delle medesime di essere strumento di sviluppo.

Ferma restando la qualità dei progetti artistici, l’attenzione viene focalizzata su aspetti ritenuti imprescindibili: la capacità degli enti di fare rete con altri soggetti e creare sistema; la ca-pacità di rafforzare e rinnovare il contesto territoriale e artistico di appartenenza; l’abilità a integrare azioni e linguaggi diversi per un arricchimento culturale e un più consapevole coinvolgi-mento del pubblico; la capacità di rinnovare la propria proposta culturale grazie a un’adeguata lettura del contesto e del proprio posizionamento.

La Scadenza unica per le Performing Arts si configura dunque come lo strumento di elezione della Compagnia di San Paolo per la valorizzazione diffusa dei linguaggi scenici, da quelli tra-dizionali a quelli contemporanei, affinché aumentino e si quali-fichino le occasioni a disposizione del pubblico per conoscerli e apprezzarli e influire così sulla formazione degli individui e sulla comprensione del presente.

Grazie all’integrazione tra la Scadenza unica e altri strumenti di sostegno allo spettacolo dal vivo e ai linguaggi contemporanei, la Compagnia mette in atto nel Nord Ovest un’azione sistemica, che mira a rafforzare sul territorio le realtà più solide e dinami-che e a promuovere creatività e progettazioni innovative.

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ACCESSIBILITÀ Il Civico Teatro Faraggiana è situato all’angolo fra corso della Vittoriae via dei Caccia, gli accessi principali sono posizionati su via dei Cacciadove è collocata l’area di carico e scarico riservata al Teatro.Un ampio marciapiede garantisce agevole accesso all’area biglietteriae agli ambienti posti al piano terra: foyer, guardaroba, platea e servizi igienici. Tutti gli arredi e gli spazi situati al piano dell’ingresso sono fruibiliautonomamente da persone su carrozzina. Le porte degli ingressiprincipali sono tre, a doppio battente da cm 230 (totale).Alla platea si accede mediante porte posizionate lungo l’ampio corridoio (cm 220); sono tre, a doppio battente da cm 140 (totale). I posti riservati sono due, in esterno alle file P.

SERVIZIO GUARDAROBAAll’interno del Teatro è in funzione il servizio guardaroba gratuito.È obbligatorio depositare ombrelli, cappelli, caschi, zaini, macchinefotografiche e apparecchi di registrazione audio video.

L’attività del Teatro Faraggiana è organizzata dallaFondazione Nuovo Teatro Faraggiana Onlus.

Finito di stampare: Ottobre 2016Progetto grafico ed impaginazione: Antonella TrevisanStampa: Italgrafica, Novara

Si ringraziano: Alberto Antonini, Attilio Barlassina, Silvana Bartoli, Eraldo Bocca, Federico Bottomicca, Eleonora Calamita, Elena Casagrande, Davide Catanese, Chiara Binotti, Luciano Coppola, Renzo Crivelli, Ferdinando Crosta,Fiammetta Fazio, Antonella Ferrari, Elena Ferrari, Raffaele Fiore,Mariarosa Franchini, Giulia Ghigo, Lucilla Giagnoni, Giuliana Lanzavecchia,Paolo Migliavacca, Raffaele Molinari, Roberta Montafia, Roberto Negro,Raffaella Pasquali, Valeria Piasentà, Roberto Pronzello, Roberta Realini,Maura Riccardi, Mariano Rognoni, Carlo Roncaglia, Marco Scardigli,Giorgio Stefanelli, Dante Tanzi, Roberto Tognetti, Antonella Trevisan,Sonia Turcato, Claudio Ungaro, Vanni Vallino, Marco Vallino, Paolo Viana,Marcello Vignola, Giulia Violini, Franco Zanetta, Paolo Zanforlin.

PATROCINIMAGGIOR SOSTENITORE

PARTNER TECNICO

UN RINGRAZIAMENTO A