APPUNTI SPARSI (per la terza e quarta parte)...evroniani e umani e la decisione di affidare la...

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APPUNTI SPARSI (per la terza e quarta parte) § "Coraggio e Speranza?" "È il nostro motto. Lo diciamo per... 'scimmiottare' quello dell'Impero Evroniano: Potere e Potenza... il loro potere noi lo combattiamo col nostro coraggio, alla loro potenza opponiamo la nostra speranza di un futuro in cui vivremo liberi. Coraggio e Speranza sono i nostri capisaldi che ci guidano. In queste due parole è riassunta tutta l'essenza della nostra battaglia." § "Faust Freedom. Un nome che non si dimentica. Eravamo in accademia insieme. Mai conosciuto uno così : ti giuro, un autentico genio. Era un ragazzo apparentemente esile, con i capelli radi, dal fisico asciutto e le guance scavate, eppure negli allenamenti batteva la maggior parte di noi. Possedeva un'intelligenza del tutto fuori dal comune. Era in grado di gestire schemi incredibilmente complessi, di correlare fatti che sembravano non avere nulla in comune, trovare soluzioni semplici a problemi apparentemente insolubili. Un volta completò in un minuto una formula sulla quale i migliori scienziati dell'esercito si stavano scervellando da oltre un anno. Pari alla sua intelligenza possedeva soltanto la malvagità. I suoi occhi azzurro chiaro erano gelidi come pezzi di ghiaccio, la sua voce calma e velenosa come il sibilo di un cobra. Non gli importava niente di nessuno, fuorché di sé stesso. Tutti lo evitavano, soprattutto perché erano spaventati da lui. Una volta un nostro commilitone di nome Jimmy si era permesso di rubargli una sigaretta: quando Faust, con grande impassibilità, gliela chiese indietro, Jimmy lo mandò al diavolo ignorando la sua richiesta; prima che potesse accorgersene, il ragazzo si ritrovò entrambe le braccia spezzate all'altezza del gomito. Non ne riacquistò mai la piena mobilità, e dovette lasciare l'esercito. Faust fu punito con parecchi giorni di isolamento, ma da quel giorno nessuno piùosò fargli il minimo torto. E fu da allora che iniziammo a chiamarlo Dottor Faustus, ispirandoci alla tragedia di Christopher Marlowe: un genio che aveva venduto la sua anima al diavolo. Rimanemmo sbigottiti quando ci rendemmo conto che quel nome che gli avevamo affibbiato lo entusiasmava al punto di volersi sentir chiamare solo in quel modo. Godeva del dolore che infliggeva agli altri e della loro paura. Era un vero malvagio." "Un tipino raccomandabile, insomma." "Sì , un autentico psicopatico. Ma il peggio venne dopo. A causa del suo genio scientifico e militare fece carriera rapidamente nell'esercito, guadagnandosi il rispetto, l'ammirazione e soprattutto il timore di tutti. Era già un generale quando io e Westcock - eravamo due scavezzacollo a quei tempi! - eravamo ancora semplici tenenti. Ma andò troppo oltre. Mandava interi plotoni di soldati a morire in missioni suicide che faceva apparire come necessarie solo per assecondare la sua sete di sangue. In questo modo ha fatto uccidere migliaia di uomini... per puro piacere. E, cosa piùatroce di tutte, compiva degli esperimenti segreti su degli innocenti degni dei peggiori scienziati nazisti. Atrocità che si fatica addirittura ad immaginare. Fui io stesso a scoprire queste attività e a denunciarlo pubblicamente. Quando venne espulso dall'Esercito con Disonore, mi giurò vendetta. Purtroppo, però, prima dell'inizio del processo che avrebbe dovuto condannarlo per abuso di potere e crimini contro l'umanità, Faustus riuscì a fuggire in modo inspiegabile. Quella fu una delle poche occasioni in cui ricordo di aver avuto veramente paura." "E poi cosa è successo?" "Per oltre vent'anni non si sono piùavute notizie di lui. Uno dei peggiori criminali di guerra della storia era scomparso nel nulla. Poi, qualche giorno fa, consultando gli archivi segreti del Dipartimento 51 finalmente ho scoperto cosa ne è stato." "Dunque? Non vorrai dire che...?" "Sì , esatto: è lui a capo della base segreta su quest'isola." "Ma come è possibile??? Come può il governo americano permettere a un animale degenerato come quello di occupare un posto simile?" "È proprio questa la cosa che piùmi ha sconvolto, Paperinik: l'instaurazione dell'accordo tra

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  • APPUNTI SPARSI (per la terza e quarta parte)

    § "Coraggio e Speranza?"

    "È il nostro motto. Lo diciamo per... 'scimmiottare' quello dell'Impero Evroniano: Potere e

    Potenza... il loro potere noi lo combattiamo col nostro coraggio, alla loro potenza opponiamo la

    nostra speranza di un futuro in cui vivremo liberi. Coraggio e Speranza sono i nostri capisaldi che ci

    guidano. In queste due parole è riassunta tutta l'essenza della nostra battaglia."

    § "Faust Freedom. Un nome che non si dimentica. Eravamo in accademia insieme. Mai conosciuto

    uno così: ti giuro, un autentico genio. Era un ragazzo apparentemente esile, con i capelli radi, dal

    fisico asciutto e le guance scavate, eppure negli allenamenti batteva la maggior parte di noi.

    Possedeva un'intelligenza del tutto fuori dal comune. Era in grado di gestire schemi incredibilmente

    complessi, di correlare fatti che sembravano non avere nulla in comune, trovare soluzioni semplici a

    problemi apparentemente insolubili. Un volta completò in un minuto una formula sulla quale i

    migliori scienziati dell'esercito si stavano scervellando da oltre un anno. Pari alla sua intelligenza

    possedeva soltanto la malvagità. I suoi occhi azzurro chiaro erano gelidi come pezzi di ghiaccio, la

    sua voce calma e velenosa come il sibilo di un cobra. Non gli importava niente di nessuno, fuorché

    di sé stesso. Tutti lo evitavano, soprattutto perché erano spaventati da lui. Una volta un nostro

    commilitone di nome Jimmy si era permesso di rubargli una sigaretta: quando Faust, con grande

    impassibilità, gliela chiese indietro, Jimmy lo mandò al diavolo ignorando la sua richiesta; prima

    che potesse accorgersene, il ragazzo si ritrovò entrambe le braccia spezzate all'altezza del gomito.

    Non ne riacquistò mai la piena mobilità, e dovette lasciare l'esercito. Faust fu punito con parecchi

    giorni di isolamento, ma da quel giorno nessuno più osò fargli il minimo torto. E fu da allora che

    iniziammo a chiamarlo Dottor Faustus, ispirandoci alla tragedia di Christopher Marlowe: un genio

    che aveva venduto la sua anima al diavolo. Rimanemmo sbigottiti quando ci rendemmo conto che

    quel nome che gli avevamo affibbiato lo entusiasmava al punto di volersi sentir chiamare solo in

    quel modo. Godeva del dolore che infliggeva agli altri e della loro paura. Era un vero malvagio."

    "Un tipino raccomandabile, insomma."

    "Sì, un autentico psicopatico. Ma il peggio venne dopo. A causa del suo genio scientifico e militare

    fece carriera rapidamente nell'esercito, guadagnandosi il rispetto, l'ammirazione e soprattutto il

    timore di tutti. Era già un generale quando io e Westcock - eravamo due scavezzacollo a quei tempi!

    - eravamo ancora semplici tenenti. Ma andò troppo oltre. Mandava interi plotoni di soldati a morire

    in missioni suicide che faceva apparire come necessarie solo per assecondare la sua sete di sangue.

    In questo modo ha fatto uccidere migliaia di uomini... per puro piacere. E, cosa più atroce di tutte,

    compiva degli esperimenti segreti su degli innocenti degni dei peggiori scienziati nazisti. Atrocità

    che si fatica addirittura ad immaginare. Fui io stesso a scoprire queste attività e a denunciarlo

    pubblicamente. Quando venne espulso dall'Esercito con Disonore, mi giurò vendetta. Purtroppo,

    però, prima dell'inizio del processo che avrebbe dovuto condannarlo per abuso di potere e crimini

    contro l'umanità, Faustus riuscì a fuggire in modo inspiegabile. Quella fu una delle poche occasioni

    in cui ricordo di aver avuto veramente paura."

    "E poi cosa è successo?"

    "Per oltre vent'anni non si sono più avute notizie di lui. Uno dei peggiori criminali di guerra della

    storia era scomparso nel nulla. Poi, qualche giorno fa, consultando gli archivi segreti del

    Dipartimento 51 finalmente ho scoperto cosa ne è stato."

    "Dunque? Non vorrai dire che...?"

    "Sì, esatto: è lui a capo della base segreta su quest'isola."

    "Ma come è possibile??? Come può il governo americano permettere a un animale degenerato come

    quello di occupare un posto simile?"

    "È proprio questa la cosa che più mi ha sconvolto, Paperinik: l'instaurazione dell'accordo tra

  • evroniani e umani e la decisione di affidare la direzione della base a Faustus non è stata una scelta

    esclusiva del governo americano. È stato il frutto di un accordo tra tutti i governi dei paesi più

    potenti del mondo!"

    "COSA?! Vuoi dire che esiste davvero... UNA COSPIRAZIONE GLOBALE?"

    "Purtroppo sì, Paperinik. E in questa torbida storia, ogni paese cerca di tirare l'acqua al suo mulino,

    di guadagnarci a spese degli altri, ingannandosi a vicenda."

    "Ma guadagnare cosa? Perché? Quale sarebbe lo scopo di tutto questo?"

    "Il più semplice di tutti: POTERE, puro e semplice. La droga è solo un aspetto secondario, dato in

    'appalto' alle mafie americane oggi e di tutto il mondo domani per tenerle sotto il controllo dei

    governi, visto che alla fin fine si tratta di strutture che permettono di esercitare potere sulla società.

    Il genio sadico del dr. Faustus è necessario per studiare da vicino la tecnologia evroniana e le loro

    armi, ma soprattutto la loro fisiologia, e compiere esperimenti. È questo lo scopo del progetto

    Chimera: la creazione di nuove e potentissime armi biologiche, basate sulla biologia evroniana, che

    vanno da bombe intossicanti simili alle spore al potenziamento fisico indotto tramite mutazioni. Il

    Krystal è il principale prodotto di questi esperimenti: una sostanza mutagena, che assume proprietà

    differenti a seconda della lavorazione e dei dosaggi. Ne sono state approntate almeno venti versioni

    diverse, tutte con applicazioni differenti. Droghe psicotrope, mutazioni, nuovi materiali organici

    chitinosi prodotti dai mutanti, schiavi con intelligenza collettiva facilmente controllabili, acidi letali,

    antibiotici miracolosi, pappe reali in grado di produrre supersoldati con forza e intelligenza

    sovrumani. Le potenzialità risultanti in termini di potere e guadagno sono pressoché infinite. In

    fondo, la vita di qualche barbone in tutto il mondo è un piccolo prezzo che si paga volentieri: è

    come acquistare oro con la spazzatura."

    "No, no, non è possibile... tutto questo è troppo... mostruoso per essere vero! Come possono essere

    così ciechi? Come fanno a non capire che anche gli evroniani ci stanno studiando per distruggerci?"

    "Quando lo capiranno, sarà troppo tardi. Perciò dobbiamo intervenire al più presto."

    - 1952 -

    >>SPLASH!!!

  • "Scusa, Biancaneve!"

    "Di niente, PISCIASOTTO!"

    "COME MI HAI CHIAMATO?!", gridò Westcock, sbattendo i pugni sul tavolo di legno tarlato

    della cucina e facendo cadere una decina di patate.

    "Pisciasotto!"

    "Smettila!"

    "E perché? Tanto ormai lo sanno tutti che un giorno sì e uno no fai la pipì a letto!"

    "Piantala o ti faccio più nero di quel che sei!"

    "Provaci!"

    Uno sguardo d'odio corse tra i due ragazzi. Per qualche momento calò il silenzio.

    "Ehi, Clint..."

    "Cosa?"

    "Però quel barattolo di vernice che hai lasciato sopra la porta del gabinetto del colonnello è stato

    davvero un colpo di genio..."

    "Beh... anche suonare l'adunata mentre lui c'era dentro non è stato niente male..."

    I due si guardarono ancora un momento, e poi scoppiarono a ridere come imbecilli fino alle lacrime.

    Erano come due fratelli: più litigavano, più si volevano bene.

    "Ah ah ah ah ah... ehi, Abe... uh uh uh... la sai una cosa?"

    "Eh eh eh eh... che cosa?"

    "Ih ih ih... sei sporco sulla faccia!"

    "Uh? E dove?"

    "Proprio lì, sul naso!"

    "Sei sicuro?", disse strofinandosi.

    "Certo!", gridò Westcock tirandogli in faccia un uovo fresco. Wisecube ci rimase secco come un

    idiota, mentre Westcock seguitava a ridere a crepapelle vedendo la sua testa pelata colante di

    albume.

    "Ti faccio ridere, eh?"

    "OH, SÌ! DA MATTI! AH AH AH AH AH!!!"

    "Vediamo se ridi anche adesso!", replicò Wisecube gettando addosso al commilitone una secchiata

    d'acqua.

    "Ah, allora vuoi la guerra, eh? Ebbene, guerra sia!"

    Iniziò uno scontro a fuoco selvaggio a suon di patate, farina, uova, gallette e tutto quanto si trovava

    in giro, per poi passare all'arma bianca (sedani contro carote) e infine al corpo a corpo. Alla fine

    della terza guerra mondiale, la cucina stava peggio di Hiroshima e Nagasaki messe insieme; i due

    erano coperti di cibo da capo a piedi, esausti e con le mascelle che gli dolevano dal ridere.

    "Ma bene, a quanto vedo vi state divertendo."

    I due conoscevano fin troppo bene quella voce sgradita; immediatamente tornarono seri e

    guardarono all'unisono verso la porta aperta della cucina, alzandosi in piedi. Era entrato un ragazzo

    dall'aria scarna, con i capelli radi e gli occhi di ghiaccio, che li squadrava come esseri inferiori.

    "Da quale buco sei strisciato fuori stavolta, Faustus?", disse Wisecube con tono distaccato e

    tagliente.

    "È meglio che tu non lo sappia: la tua fragile mente non lo reggerebbe. E poi, non osare parlarmi

    così: devo ricordarti che sono stato appena promosso sergente, e quindi sono un vostro superiore?

    Sull'attenti!"

    "Tu, viscido..."

    "Soldato... ti consiglio di comportarti come si deve, o ti assicuro che il rapporto che presenterò al

    colonnello ti farà pentire di essere nato."

    Stringendo i denti per la rabbia, i due ragazzi si posero sull'attenti. Il loro coetaneo li guardava con

  • occhi gelidi, come se desiderasse vederli morire tra atroci sofferenze. Quegli occhi blu facevano

    veramente paura, anche ai più coraggiosi.

    Faustus li fece restare immobili sull'attenti per un minuto intero. Poi finalmente disse: "Riposo.

    Adesso ripulite questo casino. E quando avete finito, ricordatevi di segnare sull'agenda che per il

    prossimo mese potete scordarvi la libera uscita... dopo, naturalmente, aver fatto 50 flessioni. Buon

    lavoro.". Uscendo dalla stanza, lo sentirono ridacchiare.

    "Brutto figlio di...!"

    "Calmati, Abraham. È inutile arrabbiarsi ora. Prima o poi le pagherà tutte."

    "Ma lo hai sentito!? Si dà tante arie solo perché ora è sergente, mentre fino a ieri puliva i cessi

    insieme a noi! Lui..."

    "Poteva andarci peggio, Abe. Molto peggio. Adesso diamo una sistemata a questo posto: poi

    decideremo sul da farsi."

    § Salendo su una formazione rocciosa che gli permettesse di dominare i soldati, Pk iniziò il suo

    discorso.

    "Soldati. Alleati. Amici. Siamo molto diversi tra noi. Alcuni di noi sono umani, abitanti della Terra.

    Altri invece alieni, esseri giunti qui da mondi lontani ed estinti per aiutarci a condurre la nostra

    guerra. Non abbiamo niente in comune, a parte una cosa. Uno scopo. Un nemico. E questo è

    sufficiente per accomunarci tutti. Alcuni di voi sono qui per combattere per la Terra, la propria

    patria; altri per liberare il cosmo dagli evroniani. Altri...", e lo disse guardando da principio

    Xadhoom, ma poi pensando a un po' anche a sé stesso, "... per semplice vendetta. Qualunque siano

    le vostre motivazioni, oggi siamo qui per combattere, se necessario fino alla morte. Molti di noi

    potrebbero non uscire vivi dalla battaglia che sta per svolgersi, ma sono sicuro che ognuno di noi

    combatterà strenuamente, fino alla fine. Se desideriamo vincere, non dovremo avere pietà:

    l'innocenza è un lusso che non possiamo più permetterci. Tutti noi sappiamo che la potenza di

    Evron è grande, che nella loro millenaria brama di conquista i nostri nemici hanno distrutto un

    numero incalcolabile di mondi: ma tutto questo può finire, e perché ciò accada da qualche parte

    dobbiamo iniziare. Stavolta non ci faremo fermare, da niente e da nessuno. Oggi compiamo un atto

    di coraggio. Oggi noi osiamo ribellarci a Evron, osiamo muovergli guerra. Osiamo dire no a chi

    vorrebbe vederci sparire, divorati da tetre fiamme azzurre. Osiamo scegliere il nostro destino.

    Osiamo alzare il capo e urlare con tutta l'anima contro l'invasore che anche se ci ha tolto le

    nostre case, le persone che amavamo, il nostro diritto di vivere un'esistenza felice nella pace, e

    che anche se ci può togliere la vita, non potrà mai toglierci la speranza! Se proprio vogliono la

    nostra energia, la nostra carne, il nostro sangue, CHE VENGANO A PRENDERSELO CON

    LA FORZA! E ADESSO, MUOVIAMOCI E ANDIAMO LÀ A ROMPERGLI IL CULO A

    CALCI!!!"

    Alla frase conclusiva, un boato di approvazione giunse dall'esercito radunato al comando di

    Paperinik: umani e alieni uniti, per combattere gli invasori evroniani. Sarebbe stata una giornata

    storica.

    § "Ehi…"

    Una mano si posò sulla spalla di Xado. La xerbiana si voltò: era Pikappa. La stava guardando fisso,

    con un viso indecifrabile. Xado lo squadrò con aria interrogativa, aspettando una reazione, forse un

    ordine. Invece Pk le sorrise in un modo che non aveva mai visto, si potrebbe dire carico di tenerezza

    e gentilezza. Qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.

  • "Stai attenta durante la battaglia… Occhibelli."

    Xado rimase a fissarlo a bocca aperta. Si sentì per un attimo il cuore in gola. Il suo viso… pareva

    così sereno, era illuminato da un tenue raggio di sole che filtrava tra le foglie. Sembrava quello di

    un antico eroe, un padre leggendario, un difensore di tutto ciò che è buono. Qualcosa di monolitico

    e rassicurante, che si ergeva come un baluardo da tutti i demoni che popolano le nostre fantasie da

    bambini. Lei non aveva mai visto quell'espressione su Pikappa prima d'ora. L'aveva chiamata

    Occhibelli. Non l'aveva più fatto da quando si erano visti l'ultima volta.

    Lo sbigottimento di Xado si trasformò in un sorriso commosso. Non si era mai sentita così

    vulnerabile e fragile come in quel momento: era come se con uno sguardo Pikappa sarebbe stato

    capace di leggere nel suo cuore. Lo abbracciò.

    "Te lo prometto."

    § "Amico mio…"

    Pk, con le mani tremanti di rabbia, si tirò su in piedi. Ancora vittime, che non aveva potuto salvare a

    causa della sua debolezza.

    "Ora BASTA… questo era l'ultimo! Adesso… la pagherete… CARA!"

    Premette un pulsante sulla sommità della sua cintura, che si aprì in due senza slacciarsi, scoprendo

    un grosso bottone rosso al centro.

    "Non avrei mai voluto usare quest'arma, ma a questo punto non ho più scelta… ricorrerò alla

    Configurazione Speciale BATTLECRY!"

    Senza più esitare lo premette, e si accese di rosso. In un secondo tutti i bordi del costume tra le zone

    nere e le zone rosse si illuminarono di una luce rossa. "È stata richiesta l'attivazione della configurazione speciale da battaglia BATTLECRY. Inserire password."

    "ARMAGEDDON."

    Un ronzio elettrico, come di un accumulatore che si carica, riempì improvvisamente l'aria. Le zone

    rosse del costume iniziarono a risplendere di una intensissima luce rossa, così come la cintura e la

    maschera di Pk, che si illuminò di bianco.

    "Tutta la riserva energetica del costume… 200 anni a regime normale… DUE ORE in

    modalità BATTLECRY! VE LA SIETE CERCATA, PARASSITI SPAZIALI! ORA

    ASSAGGERETE TUTTA LA MIA POTENZA!!!"

    Il costume iniziò a riconfigurarsi. L'armatura divenne più compatta, la maschera si allargò e divenne

    completamente opaca, non lasciando più trasparire gli occhi di Pk. l'Extransformer tornò alla sua

    forma precedente di scudo, ma conservando le sue bocche di fuoco, emettendo luce da ogni spia e

    da ogni foro. Anche il guanto si riplasmò attorno alla sua mano, ma gli artigli cambiarono la loro

    forma a coltello, divenendo lunghi, fini e incredibilmente affilati. Il tutto assunse un'aria più

    muscolosa a causa dell'espansione della struttura interna delle fibre a memoria di forma. Terminata

    la trasformazione, Pk faceva ancora più paura di prima.

    Senza aspettare un solo istante, Pk puntò il braccio verso il gruppo di esoscheletri da battaglia,

    reggendolo con la mano sinistra.

    "CANNONE ENERGETICO WARLORD!"

    L'Extransformer cambiò nuovamente forma, creando attorno al braccio di Pk un grosso cannone

    circolare. Dall'interno un bagliore arancione: un'immensa quantità di energia era pronta ad essere

    scaricata tutta insieme. Pk aderì con le suole al terreno per non essere spazzato via dal rinculo.

    "FUOCO!!!"

    >wwwuuuuuuuuUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU… B-

    VOOOOOOMMMMMM!!!< Una bordata di energia della larghezza di un camion partì dallo scudo, producendo un boato che

    risuonò per tutto il campo di battaglia, sovrastando spari, grida ed esplosioni. L'ondata di energia si

  • abbatté violentissima sul reparto di esoscheletri: ne spazzò letteralmente via una ventina, calando di

    due terzi il loro numero totale e schiantandosi conto un edificio di 10 piani, che venne giù dalle

    fondamenta come un castello di carte.

    Skarn, che nel mezzo del campo di battaglia vide la scena, per un attimo rimase paralizzato a

    guardare la devastazione. "Per Evron… che potenza… inumana!"

    Il cannone Warlord ritornò alla forma di scudo. Pk trasse un profondo respiro… poi, con tutta la

    voce che aveva nei polmoni lanciò un agghiacciante grido di battaglia.

    "UAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!" A una velocità perlomeno quadrupla di quella di un essere umano al massimo delle sue capacità si

    gettò nella mischia contro gli esoscheletri sopravvissuti. A ben otto metri di distanza dal più vicino,

    che gli stava sparando, spiccò un salto mostruoso, di almeno sei metri, librandosi in aria come un

    falco ad ali spiegate pronto a gettarsi sulla preda; non appena sentì che stava iniziando a discendere,

    accese il propulsore dell'Extransformer che gli diede una forte accelerazione verso il basso: piombò

    addosso all'esoscheletro con velocità sufficiente da sferrargli un pugno volante che lo sfondò

    completamente, spezzandolo in due dalla testa ai piedi. Senza fermarsi un solo istante si gettò

    contro un altro esoscheletro, stavolta trapassandolo dal petto alla schiena con tutto il suo corpo: il

    macchinario esplose dietro di lui.

    Gli altri gli spararono contro, ma era tutto inutile: Pk creò un campo di forza ad altissima energia

    che lo riparò dai colpi. Caricò di nuovo ad artigli spianati: con un colpo netto tagliò un nemico al

    livello della 'pancia'. Un altro venne raggiunto da un pugno potentissimo, che lo trapassò da parte a

    parte: facendo emergere la mano destra dalla schiena dell'esoscheletro, Pk fece fuoco eliminandone

    un altro dietro di lui.

    Un altro alle spalle: con una spettacolare capriola all'indietro alta quattro metri l'eroe si portò dietro

    l'avversario e fece fuoco, facendolo esplodere. Meno quattro.

    Si gettò contro gli ultimi superstiti, con tutte le intenzioni di finirli. Uno tentò di afferrarlo, ma Pk

    con un gancio artigliato gli staccò braccio e gamba sinistra, per poi infliggere un altro colpo alla

    gamba destra, facendolo crollare a terra e rendendolo inoffensivo. In quell'istante ebbe la vaga

    visione di Skarn che gli urlava qualcosa, ma era troppo preso dall'ebbrezza dello scontro per

    ascoltarlo.

    Distratto per un decimo di secondo, uno dei robot lo afferrò in un abbraccio mortale, iniziando a

    stringerlo.

    "Illuso… la potenza del Battlecry è TROPPO GRANDE! AAAAAAHHHHHH!!!"

    Con uno spettacolare sfoggio di forza fisica Pk si liberò in un istante, allargando le braccia con un

    impeto tale da strappar via di netto quelle del robot. Congiunse le mani a pungo e vibrò un

    fortissimo colpo al centro della testa, facendola rientrare completamente nel corpo e disattivandolo.

    "PIKAPPAAA!!!", lo chiamava Skarn.

    In un berserk irrefrenabile Pk saltò contro uno degli ultimi due esoscheletri da abbattere: afferrò la

    testa metallica tra le sue braccia e stringendo a morte la accartocciò facendola esplodere in mille

    pezzi. Si lasciò scivolare dietro la schiena del macchinario, che inerte gli ricadde sulle spalle; Pk,

    gridando, lo sollevò in aria e spingendo le spalle contro il bacino lo distrusse, schiacciandolo nella

    sua presa.

    "PIKAPPA!!! FERMATI! DENTRO QUEGLI ESOSCHELETRI…!!!", continuava a gridare

    Skarn.

    L'ultimo. Non accennava a ritirarsi. Pk senza pensarci due volte gli si gettò addosso, aderendo al

    suo petto con gli scarponcini speciali e facendolo oscillare all'indietro nell'impatto a causa della sua

    forte inerzia. Gridando di rabbia repressa gli tagliò il braccio sinistro. Una mitragliatrice sulla sua

    spalla gli si puntò contro la faccia, ma Pk con una mano sola la strappò via e completando l'opera

    affondò le dita nel metallo della spalla del robot e gli strappò via anche l'altro arto, con ferocia

    inaudita.

  • Ormai incapace di fermare lo scorrere impetuoso della sua rabbia, Pk con un colpo di artigli

    scardinò la piastra pettorale dell'esoscheletro, che saltò via, come nel tentativo di strappargli il

    cuore. Un grosso spruzzo di EME rosso sangue uscì dall'abitacolo, investendolo in pieno. Pk,

    praticamente senza accorgersene, alzò gli artigli per vibrare il colpo finale… e improvvisamente si

    bloccò, paralizzato. Una visione sconvolgente si parò davanti ai suoi occhi.

    "… CI SONO DELLE PERSONE!!!", gridò Skarn. Ma ormai, tragicamente, era troppo tardi.

    Pk vide davanti a sé un coolflame, immerso in una vasca di EME, con molti cavi collegati al corpo

    fin sotto la pelle. Le sue mani ricominciarono a tremare. Gli tolse il casco… e il suo mondo andò

    completamente in pezzi. Le sue pupille si contrassero, riuscì a sentire il battito del suo cuore. Uno

    shock violentissimo gli salì lungo la spina dorsale, fino al cervello, sconvolgendo il suo corpo e la

    sua anima. Il coolflame, ferito e sanguinante ma ancora vivo, lo fissò.

    Era un ragazzino umano di non più di 12 anni.

    Il respiro di Pk si fece mozzo. Si rese conto di essere fradicio di quel liquido rossastro. Si guardò

    intorno, in un momento irreale, osservando gli esoscheletri che aveva distrutto: nella furia del

    combattimento non ci aveva fatto caso, ma ora vedeva ovunque gli esoscheletri distrutti in un lago

    di quel liquido, e tra le lamiere contorte pezzi di carne azzurrognoli. "In nome di Dio… che cosa ho fatto?"

    Guardò verso il cielo, annientato dal trauma.

    "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!"

    § Il colpo si abbatté vicino a lui, violentissimo: Pk venne sbalzato a due metri di distanza e sbatté la

    testa contro un sasso, rimanendo completamente disorientato. Non si accorse che l'esplosione aveva

    squarciato il tronco di un grosso albero che gli stava dietro, e che ora questo gli stava precipitando

    addosso!

    Girandosi leggermente di fianco, con la vista confusa e controsole, Pk vide solo una massa nera che

    gli si avvicinava velocemente; non si rese conto di cosa si trattava, ma capì istintivamente che lo

    avrebbe ucciso. Chiuse gli occhi e si preparò al colpo finale, incapace di reagire; ma non venne

    colpito. Riuscì a riaprire gli occhi prima di svenire, e sopra di lui vide svettare una figura nera, alta e

    maestosa, che aveva sollevato il tronco e lo stava gettando via. Non riuscì ad afferrarne i dettagli,

    ma ebbe la sensazione di conoscere quella sagoma.

    "Ken?", disse. Quindi rilasciò il capo sull'erba, che si inclinò verso destra, e i suoi occhi videro

    anche qualcun altro tra gli alberi, chiaro e nitido: una bambina che gli sorrideva. E poi perse i sensi,

    definitivamente.

    § "Liberate i pretoriani."

    Da un palazzo si aprì, in alto, una paratia orizzontale. Strane figure alate si gettarono a decine nel

    vuoto, solcando il cielo al di sopra della base, in uno stormo nero che per un attimo oscurò il Sole.

    "Ma che cosa..."

    "... sono... per Evron..."

    "È impossibile!", gridò Trauma.

    "SONO PRETORIANI! Gli angeli custodi del dio Evron! Che follia è mai questa?!"

    "È la follia di Zoster, Skarn! Soltanto un essere abietto come lui poteva concepire una blasfemia

    simile!"

    Il grido di battaglia dei pretoriani, che si levavano in cielo in formazione d'attacco con le armature

  • lucenti e le ali spiegate, era agghiacciante. Le loro armature azzurre, grigie e bianche brillavano al

    Sole, contrastando con forza le piume nere delle loro ali. I caschi coprivano interamente le loro

    teste, dall'attaccatura del becco alla base del collo; sulla zona degli occhi avevano un visore a forma

    di V, e sopra di esso, sulla fronte, un cerchio che formava col visore il simbolo di Evron.

    Vedere quella fiumana infernale calare sul campo di battaglia paralizzò per numerosi istanti i ribelli,

    lasciandoli del tutto impreparato al loro attacco. Ogni pretoriano brandiva una lancia, la cui lama

    emetteva luce. Il capo dello stormo, che portava un'armatura dorata, diede l'ordine di scendere in

    picchiata.

    "POTERE E POTENZA! FUOCO!!!"

    Come avvoltoi assetati di sangue, i pretoriani, gli angeli della morte di Evron, calarono sul campo di

    battaglia. Alcuni spararono raggi di energia dalle lame, riducendo numerosi ribelli in cenere; altri le

    posizionarono verticalmente sotto di loro, e le lame di luce taglienti si allungarono fino a terra,

    formando una specie di mortale rastrello, con ogni lama affilata come un rasoio. A gran velocità le

    lame di energia solcarono la terra, falciando tutto ciò che incontrarono sulla loro strada. Un soldato

    vicino a Skarn fu tagliato esattamente in due, dalla testa al bacino; dietro di lui, un altro perse in un

    colpo solo il braccio e la gamba sinistra. Fu un vero orrore. Li stavano letteralmente passando al

    setaccio!

    Xado evitò per un soffio di essere squartata in due, rotolando di lato. Dopo una prima e una seconda

    ondata i pretoriani ripresero quota, preparandosi a sferrare un nuovo assalto.

    "CERCATE DI ABBATTERLI! MIRATE ALLO STORMO!", ordinò Skarn gridando. I soldati e

    gli esoscheletri da combattimento mirarono e iniziarono una sorta di grottesco tiro al piccione.

    "ALL'ATTACCO!", gridò il capo dello stormo, e i pretoriani tutti insieme ridiscesero in picchiata

    sull'esercito dei ribelli, sparando raggi di energia dalle loro lance. Avendo il sole a sfavore, i ribelli

    non riuscivano a prendere correttamente la mira, mancando molti bersagli: cosa che non valeva per i

    pretoriani. L'onda d'urto di decine di colpi simultanei fu devastante. Molti esoscheletri esplosero.

    Xado, circondata da un incendio, si trovò isolata e fu costretta a ritirarsi nella giungla, per non

    rimanere da sola in uno spazio aperto come facile preda. Tre pretoriani tuttavia notarono la sua

    ritirata e la inseguirono, volando sopra gli alberi.

    "Non va bene! Altri due assalti così e ci schiacceranno!", disse Skarn.

    "Cosa possiamo fare? Non abbiamo mezzi volanti, e Xadhoom è priva dei suoi poteri!"

    "Dobbiamo sorprenderli. Come tutti gli evroniani, anche i pretoriani senza un capo che li guidi sono

    disorientati. Il capo è quello con l'armatura dorata... devo raggiungerlo e abbatterlo!"

    "E come? Non vorrai mica...!"

    "Hai capito bene: sollevami e scagliami contro di lui!"

    "COSA?!"

    Xado corse a perdifiato tra gli alberi, tentando di nascondersi nel sottobosco. Un colpo di lancia

    energetica abbatté un albero a due metri da lei. Rotolò giù in un fossato, finendo in un rigagnolo

    fangoso.

    "Dannazione! Sono nei guai! Se solo avessi i miei poteri di Xadhoom ORA...!"

    Gli avvoltoi volavano in circolo sopra di lei. Recuperò il suo fucile e fece fuoco, senza colpire alcun

    bersaglio. Uno dei pretoriani calò giù in picchiata, col proposito di afferrarla; Xado corse a

    perdifiato. Era vicino, vicino, sempre più vicino...!

    All'ultimo momento rotolò per terra, evitando gli artigli del pretoriano, che riuscì solo a staccare un

    ramo a un albero. Tuttavia nella caduta si scorticò un braccio. Sanguinava.

    Su un alberò vicino si posò un pretoriano, che iniziò ad armeggiare con i controlli del suo casco. La

    stava cercando. Si nascose dietro un albero.

  • "Dove credi di scappare, bellezza...?"

    Un colpo energetico spaccò in due il tronco. Xado, terrorizzata, riprese a correre, ma oramai non

    aveva più scampo: un nuovo colpo energetico la raggiunse troppo vicino, colpendola al fianco e

    bruciandole due costole. Crollò a terra, incapace di continuare. Quando sentì il sinistro frullar d'ali

    del pretoriano che le atterrava vicino, capì che era giunta la fine.

    "Buffo. Credo che dovrei pensare a Xari in questo momento, eppure mi viene in mente solo Pk...

    Pikappa... amico mio... mi dispiace... avrei voluto fare di più... ma sono... così stanca... il dolore di

    questa ferita è troppo... mi brucia... brucia..."

    [episodio narrato in flashback]

    "Brucia..."

    La lancia del pretoriano si alzò sul capo di Xado, ma improvvisamente i suoi occhi si riaprirono e

    brillarono della luce di una stella.

    "BRUCIA!"

    L'esplosione del potere di Xadhoom, risvegliatosi in lei, vaporizzò l'evroniano mutante e un

    centinaio di metri di foresta. Avvolta da un alone di energia, Xadhoom si levò in volo, brillante

    come un piccolo sole. Si trovò di fronte i due pretoriani superstiti che le davano la caccia.

    "Allora, bastardi... dove eravamo rimasti?!"

    "Trauma, non ho tempo di ripetertelo: tirami contro il capo della guardia pretoria, quello lassù!

    L'unico con la coda! Ora!"

    "E va bene... contento tu!", annuì Trauma. Poi prese in mano Skarn e lo lanciò a grandissima

    velocità contro il pretoriano. Contemporaneamente Skarn si caricò di energia, sperando di finirlo in

    un sol colpo. Ma il pretoriano lo vide arrivare, e con un'agile manovra aerea si scansò in tempo per

    evitarlo.

    Allora Skarn, sfruttando prontamente lo slancio rimasto, riuscì ad afferrare la gambe di un altro

    pretoriano; poi con una giravolta (usando tutta la sua incredibile forza fisica) riuscì ad afferrarlo

    dietro le spalle e ad afferrargli la mano con la lancia energetica.

    "CHE DIAVOLO CREDI DI F..."

    "ZITTO!", gli intimò, e iniziò a usare la sua lancia per colpire ed abbattere gli altri pretoriani, in

    uno scontro aereo che da terra poteva definirsi spettacolare. Quando ormai aveva mietuto diverse

    vittime il pretoriano riuscì a scrollarselo di dosso, ma Skarn lanciò un'onda di energia dalle sua

    mani che uccise il pretoriano e gli diede una nuova spinta verso l'alto, verso il punto in cui si

    trovava il capo della guardia pretoria. Ancora carico di energia, con le mani lucenti, Skarn fece una

    splendida giravolta in aria e tirò un pugno contro l'evroniano, convinto di riuscire a stenderlo. Ma il

    pretoriano bloccò il suo pugno afferrandolo nella sua stretta, creando un campo d'energia contrario.

    "COSA?! Anche tu hai poteri energetici!"

    "Dovevo tenere il passo col mio nemico, no?!"

    "Ma... ma questa voce...! NO!", gridò Skarn, tirando contro il pretoriano un nuovo pugno. Non andò

    a segno, ma il suo slancio li rovesciò entrambi. Iniziarono a cadere in picchiata a testa in giù,

    avvinghiati per qualche istante in un duello mortale. Poi si schiantarono a terra, creando un piccolo

    cratere.

    I due pretoriani sopravvissuti fecero fuoco su Xadhoom, che incassò i colpi.

    "Non siete male, evroniani! Le vostre armi sono potenti! Ma per quanto possiate impegnarvi, ora

    che ho recuperato i miei poteri..."

    Allargò le braccia a croce, richiamando il suo potere. La sua sagoma formò in cielo un'enorme

    croce di luce, che risplendette magnificamente per alcuni secondi. Poi protese entrambe le braccia

    in avanti e lanciò contro gli evroniani due flussi di energia, così potenti da incenerirli.

    "... NON C'E' PARAGONE CON ME!!!"

  • "E invece sì, traditore!", gridò il pretoriano dalla buca. Poi si sentì un colpo sordo e si vide Skarn

    volare via per quattro metri, colpito da un potentissimo gancio destro. Skarn ruzzolò a terra

    dolorante, mentre il pretoriano usciva dal buco, scrollandosi via la terra dalle ali e agitando la sua

    coda, appuntita da una lama metallica.

    "Ungh..."

    "E così, dopo tanto tempo, di nuovo faccia a faccia, eh, Skarn? Forse è vero ciò che dicono i

    terrestri, 'la storia si ripete'..."

    "Non... non ci credo... tu dovresti essere morto..."

    Il pretoriano si sfilò lentamente il casco. Gettiti di fumo bianco uscirono dai tubetti che lo

    collegavano alla corazza.

    "... non puoi essere davvero..."

    Lo gettò a terra.

    "SEIANO?!"

    ------------------------------

    "Com'è possibile? Ho saputo che Evron ti aveva ridotto a un mucchietto di cenere!"

    "Sciocco! I codici genetici degli ufficiali sono conservati nella banca dati genetica di Evron... è da lì

    che Zoster ha preso il mio DNA e mi ha clonato, rendendomi più potente di quanto non sia mai

    stato!"

    "Sei... un clone? Una copia genetica?"

    "Esatto, una copia genetica migliorata e perfezionata, con le memorie del capo della guardia

    pretoria, Seiano, che tu hai rovinato. Zoster lo ha fatto apposta, mi ha creato perché fossi destinato

    ad ucciderti... ed ora è venuto il momento di adempiere al mio compito. Anche tutti gli altri

    pretoriani sono duplicati genetici potenziati dei migliori generali di Evron... sai, potrebbe anche

    esserci un Trauma, lassù. A dire il vero, potresti esserci anche TU! Anzi, credo che tu ti sia già

    ucciso!", esclamò con un sorriso sadico.

    "Tutto questo... è un vero Abominio! Guardati, Seiano: pur di vendicarti di me sei tornato dalla

    morte... sei diventato un mostro!"

    "Mostro...? No, ti sbagli... tutto l'opposto. TU GUARDA ME: ora io sono la potenza di Evron

    incarnata... sono un angelo del dio Evron! Anzi... IO STESSO SONO UN DIO! IL DIO EVRON!",

    declamò allagando le braccia e le ali.

    "Sei pazzo proprio come il primo Seiano! Già due volte ho battuto lui... e lo farò ancora!", minacciò

    Skarn, caricandosi di energia emozionale. I suoi muscoli si contrassero, riempiendosi di potere.

    "Fatti sotto... sono ANNI che aspetto di regolare i conti con te!", ribatté il clone di Seiano, anch'esso

    caricandosi.

    "CORAGGIO E SPERANZA!"

    "POTERE E POTENZA!"

    [scontro cruento. Seiano affetta un po' Skarn con la coda, tenta di cecargli un occhio, Skarn gli

    taglia la coda, si prendono un po' a cazzotti e poi fanno di nuovo la presa pugno a pugno energetico]

    "Io... ti ucciderò..."

    "Sei sempre stato uno sciocco, Seiano... vuoi sapere perché hai sempre perso con me, e perché

    perderai anche questa volta?"

    "No! Io vincerò!"

    "Tu non vincerai mai, perché combatti solo per vendetta, per metterti in mostra. Non hai mai capito

    cosa volesse dire battersi per qualcun altro... non hai mai sentito scorrere dentro di te la forza

    sconosciuta di chi ha dei cari da difendere! L'HAI MAI SENTITA QUELLA FORZA, SEIANO?!"

    "AH!"

    "SENTILA ORA!"

  • Aumentando improvvisamente l'afflusso di energia alle sue mani, Skarn si liberò dalla presa di

    Seiano e gli sferrò un pugno potentissimo in faccia, che gli spappolò un occhio. Lo stesso occhio

    che gli aveva strappato quel lontano giorno nell'arena.

    "AAARRGGGGHHHH!!! CHE TU SIA MALEDETTO!!!"

    Skarn afferrò Seiano alla testa, convogliando in un solo istante una grande quantità di energia, e poi

    liberandola tutta insieme.

    "Vattene all'INFERNO!!!"

    La testa di Seiano esplose in mille pezzi, schizzando sangue dappertutto. Il suo corpo, mutilato,

    ebbe un ultimo fremito e si accasciò a terra privo di vita. I soldati pretoriani, disorientati

    dall'improvvisa fine del loro capo, furono colti di sorpresa dai ribelli, che con una serie di raffiche li

    decimarono.

    Skarn osservò attentamente le sue mani, colanti del sangue di Seiano.

    Strinse i pugni.

    "È questa, la differenza fra noi. Ma allora perché... perché il mio cuore è così triste?"

    "Dovevo immaginarlo. Mai mandare un impiastro genetico a fare il lavoro di un evroniano!"

    "Chi...?!"

    Dietro di lui, Zondag.

    Dentro un esoscheletro alto tre metri.

    E con tutte le armi puntate su di lui.

    [un colpo di coda colpisce Skarn alla pancia e gli fa sfondare un albero ecc.]

    § "STAI ALLA LARGA, SKARN! Questa è una cosa tra scienziati!"

    "Fatti sotto, Gorthan! Ora vedremo chi tra di noi ha davvero..."

    "POTERE E SAPIENZA!", gridarono in coro, gettandosi l'uno sull'altro in un combattimento

    mortale.

    § Gorthan levò in alto i suoi artigli ed gridò, proclamando la sua vittoria, pronto a finire

    l'avversario.

    "THEI-DE, ZOS'-TERR!"*

    * Dalla lingua Yautja (Predator): "Muori, Zoster!"

    § Trauma caricò a testa bassa contro Zondag, pronto a travolgerlo con il suo impeto; ma Zondag fu

    abbastanza veloce da scansarsi, e frapposte una gamba dell'esoscheletro davanti a Trauma. A causa

    dello slancio il superevroniano non riuscì a evitare di inciampare e ruzzolare a terra, causando un

    boato nella caduta.

    "Come dicono i terrestri... più grossi sono..."

    Zondag puntò contro Trauma, che si stava rialzando, un braccio da cui fuoriuscì un missile. Un

    sorriso malefico gli spuntò sul becco.

    "... più fanno rumore quando cadono!"

    Zondag lanciò il missile: Trauma, ancora confuso, non fu in grado di evitarlo. Il missile lo colpì in

    pieno, trascinandolo contro un casermone, ed esplodendo nell'impatto. Zondag contemplò

    soddisfatto le macerie avvolte dalle fiamme.

    "Questa è la fine di tutti i traditori! AH AH AH!"

    "NON SPERERAI DAVVERO DI FERMARMI CON COSI' POCO?!", gridò Trauma emergendo

    dalle macerie. Il suo corpo era ricoperto di fluidi mutageni e ogni genere di sostanze chimiche, visto

  • che era precipitato su un magazzino di stoccaggio di sostanze sperimentali. Non era ferito, ma

    barcollava a causa del botto: gli sarebbero bastati pochi secondi per riprendersi, ma Zondag non

    aveva in programma di concederglieli. Un cannone emerse da una spalla dell'esoscheletro,

    puntandosi automaticamente verso Trauma.

    "Fa' silenzio, mostruosità! Tu non sei nulla, e ora tornerai allo stato che ti meriti!"

    Il cannone sparò un raggio de-evolutivo contro Trauma, centrandolo in pieno. Il grido di Trauma

    riempì il campo di battaglia, mentre il suo corpo si contraeva, si rimpiccioliva, tornando a un livello

    primordiale. In pochi secondi, il superevroniano di terzo livello era tornato a essere niente altro che

    una comunissima spora.

    "Trauma! Per Evron! Zondag, questa me la pagherai!!!", gridò Skarn furioso.

    "Oh, giusto! Dove eravamo rimasti, Skarn?"

    Un nuovo pugno scaraventò Skarn contro un albero. Il tremendo impatto, pur non danneggiando

    eccessivamente lo straordinario fisico di Skarn, lo lasciò senza fiato e completamente disorientato,

    mentre Zondag si avvicinava per finirlo.

    Nell'ansia di proseguire lo scontro, Zondag non fece più attenzione alla spora di Trauma: senza che

    il generale se ne accorgesse, una delle sue radici si intrufolò in una cavo spezzato dell'energia

    emozionale, iniziando a nutrirsene in grandi quantità. Nel frattempo i fluidi mutageni di cui era

    ricoperta penetrarono all'interno, e l'ortaggio iniziò a contrarsi, a pulsare ritmicamente, e ad

    emanare una debole luce...

    Skarn era ormai allo stremo delle forze: con quell'esoscheletro Zondag era troppo forte anche per

    lui. Esausto per i colpi subiti, crollò a terra. Zondag, non ancora soddisfatto, lo raccolse e lo sollevò

    per il collo, desideroso di fargli saltare la testa come un tappo di bottiglia.

    "Gh-... ghnnn..."

    "Dovevi sapere che sarebbe finita così, Skarn... chi tradisce Evron non può che perire... e così ora

    morirai, come sta morendo il tuo patetico esercito, massacrato dai nostri soldati mutanti..."

    "M-maled... etto..."

    "Una volta che avremo fatto pulizia qui non ci fermeremo, sai? Troveremo la vostra base... la

    attaccheremo e la ridurremo a pulviscolo cosmico, come questo insignificante pianeta!

    Distruggeremo tutto... anche quell'abominio di tua moglie Zakyra, sai? Gorthan non avrebbe mai

    dovuto commettere un simile crimine, creare un essere così contrario alla nostra natura... la

    strangolerò personalmente, come ora sto strangolando te, SKARN!"

    Improvvisamente Zondag fu distratto da un bagliore di luce alle sue spalle: si voltò di scatto ad

    osservare la spora di Trauma, che si schiudeva di nuovo, emanando un'energia accecante.

    "Ma cosa...?!"

    Dalla spora si levò qualcosa di mai visto prima: un essere avvolto da una luce così abbagliante da

    sembrare irreale. Trauma era tornato alla statura normale, ma aveva subito una metamorfosi

    completa. Il suo corpo era coperto da un rivestimento chitinoso liscio color rosso scuro, striato da

    aree trasparenti delle dimensioni di una mano a forma di S disposte ordinatamente su tutto il corpo,

    sotto cui si intravedevano le sue fibre muscolari giallastre pulsare, emanando un bagliore di energia

    gialla ad ogni contrazione. Al centro del petto spiccava il simbolo di Evron. I suoi occhi avevano

    assunto una pigmentazione verde, mentre sulla fronte si era aperto un terzo occhio; sulla nuca gli

    erano spuntati degli aculei simili a quelli di Skarn. Sulla coda gli era cresciuta un'altra testa, simile a

    quella dell'Imperatore. I suoi serbatoi a ipercompressione avevano formato un raccordo dietro le sue

    spalle. La massiccia quantità di sostanze mutagene ed energia emozionale avevano compiuto un

    miracolo dell'evoluzione: Trauma aveva raggiunto lo stadio di SUPEREVRONIANO DI QUARTO

    LIVELLO!

    Nella gloria del suo nuovo stato, Trauma, ancora raccolto su di sé come un bambino, si sollevò in

    volo levitando. Lentamente, come un nuovo essere che osserva per la prima volta il mondo, aprì i

    suoi occhi: prima quelli vecchi, poi quelli nuovi, e vide Zondag che lo fissava. Gli tornò la

    memoria. Il suo corpo si distese, e lentamente si posò a terra, continuando a fissare Zondag.

    "Trauma? Ma cosa..."

  • "Sei sorpreso, Zondag? Anch'io lo sono, in effetti. Pensavi di avermi neutralizzato, e invece mi hai

    solo aiutato a raggiungere la mia forma completa. Ora che ho questo corpo... e questa mente...

    questa ENERGIA... tu non sei più nulla.", disse, parlando dalla testa posta sulla coda.

    "Non dire assurdità! Il tuo corpo si è rimpicciolito, non sei più forte come prima!"

    "Non credi nemmeno tu alle sciocchezze che dici. Non solo sono più potente di prima... ma ora so

    fare anche altre cose. Ad esempio..."

    Trauma protese un braccio verso Skarn e il suo terzo occhio si illuminò. Con un colpo telepatico di

    grande potenza il braccio dell'esoscheletro che imprigionava Skarn esplose in due parti.

    Nell'esplosione, Zondag perse una mano.

    "AAARRGGHH!!! SPORA MALEDETTA! MI HAI STACCATO UNA MANO! Te la farò

    pagare, mostruosità!"

    "Davvero?"

    Così velocemente che Zondag non riuscì a vederlo, Trauma si avvicinò in volo proprio davanti a lui,

    e lo colpì con un pugno così forte che gli fece fare un volo di sei metri con tutto l'esoscheletro.

    Zondag era così sorpreso che non riusciva a pensare.

    "Skarn. Tutto bene?"

    Skarn si rialzò, massaggiandosi il robusto collo.

    "Sì... il tuo intervento mi ha permesso di riprendere le forze. Ora facciamola pagare a questo

    evronide vigliacco!"

    "Con grande piacere!", esclamò Trauma scrocchiandosi le dita.

    I due guerrieri partirono all'attacco simultaneamente, tempestando Zondag di calci e pugni

    potenziati dall'energia che gli scorreva dentro a fiumi. Colto alla sprovvista da quel tremendo

    attacco il generale evroniano non riuscì ad organizzare alcun difesa. La forza combinata si Skarn e

    Trauma era tremenda. Alla fine uno dei due riuscì a colpire le batterie, e l'esoscheletro si spense,

    lasciandolo completamente inerme.

    "Ti si sono scaricate le pile, Zondag?"

    "Sacro Evron... devo andarmene da qui!", gridò mentre cercava di sbloccare la serratura della

    cabina.

    "Oh, no! E' BLOCCATA!"

    Skarn e Trauma raccolsero le energie e si prepararono a finirlo con un colpo combinato.

    "EHI, ZONDAG! QUESTO E' PER ZAKYRA!"

    "POTERE E POTENZA", gridarono Skarn e Trauma, lanciando due colpi energetici potentissimi,

    uno dalle mani e l'altro dalla bocca, che si unirono in un unico globo luminoso. Zondag ebbe appena

    il tempo di guardare in faccia la morte. Il suo grido si spense nella tremenda esplosione

    dell'esoscheletro, in cui venne completamente disintegrato.

    "Ehi, Trauma... grazie."

    "Non devi ringraziarmi, Skarn... tra fratelli ci si aiuta. E ora forza: abbiamo ancora una battaglia da

    vincere!"

    [Pikappa nel Ventre dell'Isola dei Sogni - è stato drogato col Krystal da Faustus e gettato nel pozzo

    infernale da cui nascono i mutanti]

    § Pk rinvenne lentamente, quasi in modo flemmatico. Tornare alla realtà era troppo doloroso. La

    testa gli batteva come un tamburo, segno che la droga che gli era stata iniettata iniziava a fare

    effetto.

    Aprì gli occhi. Il pavimento era soffice e appiccicoso. La luce era scarsa, ma permetteva di vedere.

    Aveva una mano immersa in... acqua...? No... SANGUE?

  • Si rese conto di essere sulla riva di un... di un cosa? Si tirò su. Rimase esterrefatto: davanti a lui, in

    una gigantesca cavità ovale, si estendeva uno sconfinato lago sotterraneo rosso.

    Capì che non era sangue dall'odore. Ma si trattava di un odore che non aveva mai sentito.

    "Che roba è...?"

    Una voce nella sua testa rispose alla domanda.

    "È la carne e il sangue dei sogni. È ciò che da' vita ai sogni."

    "Chi è? Chi ha parlato?!"

    "Benvenuto, Paperinik. Benvenuto nel Ventre."

    "Cosa... cos'è?"

    Più in là, a qualche metro di distanza dalla sponda, Pk notò alcune ombre. Figure ittioidi

    semievroniane guizzavano e sparivano nelle profondità dell'abisso. Nello scorgere quelle forme

    inquietanti e nascoste Pk provò un profondo senso di terrore.

    "Mio Dio... ma che razza di posto è questo?"

    La superficie iniziò a incresparsi.

    "E ora...?!"

    "Questo è il luogo dove l'irreale prende forma. Dove la tua anima si schiude e realizza tutti i tuoi

    desideri più nascosti e inespressi."

    Dove Pk lo aveva toccato, il liquido si modellò su sé stesso, creando una forma liquida che emerse

    verticalmente dalla superficie. Pk si ritrovò a fissare un'imitazione liquida di Lyla nuda. La figura

    parlò, insieme alla voce nella sua testa.

    "Sei giunto nel luogo più segreto, nel luogo che dà vita. Questo è l'utero da cui l'Isola dei Sogni

    partorisce i suoi figli."

    Altre forme d'acqua si levarono intorno a lui: Xado, Paperina, Reginella, Mary Ann e ancora altre.

    Tutte si avvicinarono a lui, iniziando ad accarezzarlo, a sfiorarlo.

    "Statemi lontano! Statemi..."

    "Non avere paura, Paperinik. Non vogliono farti del male."

    Una nuova figura emerse dal lago, galleggiando all'altezza della vita.

    "Gorthan?! No... Dio... Adam! Sei tu?"

    "Non Adam. Sono il suo ricordo. L'immagine mentale che tu hai di lui, se vuoi il suo fantasma.

    Anche loro non sono altro che immagini estratte dalla tua mente."

    "Che cosa significa tutto questo...?"

    Adam gli protese la mano.

    "Vieni."

    "Ah... mmmh... ancora un momento, ok...?"

    "Non abbiamo tempo per le distrazioni!"

    Adam schioccò le dita e le donne nude di EME si sciolsero in un attimo, schiantandosi a terra.

    "Ooohhh...! Per una visione alienante che mi piaceva in quest'avventura!", esclamò Pk con

    disappunto.

    "Vieni."

    Pk, come incantato dal richiamo di Adam, gli strinse la mano. Il liquido rosso gli si avvolse tutto

    attorno al braccio.

    "COSA...?!"

    Dal liquido emersero tanti piccoli becchi delle dimensioni di un insetto. Le loro minuscole vocine

    riempirono la testa di Pk. "VIENIVIENIVIENIVIENIVIENIVIENI..."

    "No! NO! NOOOO!!!"

    Uno strattone e Pk venne tirato giù, nel lago sotterraneo di EME dell'Isola dei Sogni.

    § Silenzio.

    Un dolce, confortevole buio avvolse Pk. La sua sagoma esausta fluttuava stancamente, la sua mente

    sospesa tra la coscienza e il nulla, annebbiata dalla droga, stremata dalla fatica e dalle sofferenze

  • subite. Era così dolce, così rilassante abbandonarsi all'abbraccio del sonno, mentre il suo corpo,

    senza peso, sprofondava sempre più nel lago sotterraneo dell'Isola dei Sogni, nel fondo, nel cuore

    più intimo e nascosto del serraglio genetico che aveva partorito tanti inverecondi abomini. Ad ogni

    metro la sua anima si faceva più leggera, l'istinto combattivo si sopiva: ad ogni metro, Pk si lasciava

    dietro un frammento della sua vita passata. La famiglia, gli amici, i nemici, la guerra... tutto si

    perdeva a piccole schegge, come brandelli di carne che un branco di piranha staccavano

    freneticamente dal suo corpo.

    Era cosciente di riuscire a respirare, solo di questo: il suo respiro era l'unico legame che ancora lo

    unisse alla realtà. Cosa esisteva e cosa no, non avrebbe saputo dirlo. Ormai non era più neanche

    certo della sua stessa esistenza. Chi era? Un vecchio? Un animale? Un bambino, forse: ecco, sì,

    doveva essere così. Era un bambino non ancora uscito dall'uovo, protetto e sicuro nel suo guscio dal

    male del mondo.

    Anche la debole luce proveniente dalla volta della caverna superiore man mano si perse: le tenebre

    ora erano sole a fargli compagnia. Esse gli parlarono, curiose del nuovo arrivato.

    "Tu... chi sei?"

    "..."

    "Tu... chi sei?"

    "Io sono... non me lo ricordo."

    "Sei tu il Difensore? Il Salvatore?"

    "Io non lo so..."

    "Ne sei sicuro? Devi pur sapere qualcosa su di te."

    "Io... credevo di esserlo. Ero venuto..."

    "Per che cosa?"

    "Ero venuto..."

    "Per quale motivo? Perché sei qui?"

    "Credevo di dover combattere una guerra."

    "Quale guerra?"

    "Una guerra. Non le ho dato un nome."

    "Se non sai per che cosa combattere, come puoi combattere?"

    "Non lo so. So che dovevo farlo."

    "Perché?"

    "Dovevo e basta. Era giusto così."

    "Sei sicuro di sapere cosa è giusto e cosa no?"

    "Immagino che un tempo lo sapessi, o credevo di saperlo."

    "Ti comprendiamo. È lo stesso per noi."

    "... noi?"

    "Noi."

    "Chi siete voi?"

    "Non lo sappiamo bene. Neanche noi abbiamo un nome... o non ricordiamo se qualcuno ce l'ha

    dato. Ma sappiamo altre cose."

    "Quali cose?"

    "Cose su di noi, e su di te. Possiamo aiutarti a ricordarle, se vuoi."

    "Prima devo sapere chi siete voi."

    "Non è necessario che ti rispondiamo, se vuoi puoi guardarci: siamo qui davanti a te."

    "Dove? Non vedo nulla."

    "Hai gli occhi chiusi. Aprili."

    A Pk ci volle qualche istante prima di ricordare di avere le palpebre e di ricordare come aprirle. Alla

    fine vi riuscì: davanti a lui c'era soltanto buio. Poi, dopo qualche istante, una palpebra enorme

    scorse di lato, scoprendo esattamente sotto di lui un monumentale occhio azzurro tondo, solcato da

  • una feritoia nera. Il luminoso globo azzurro, del diametro di un camion con rimorchio, emanava un

    debole alone di luce bluastra, che rese distinguibile dall'alto la sagoma di Pk, che continuava a

    inabissarsi a braccia aperte.

    Pk lo osservò, non provando paura ma con un senso di vivo stupore, e in risposta l'iride dell'enorme

    creatura, celata dal buio, si contrasse pigramente, mettendolo a fuoco. Mai in tutta la sua vita Pk

    aveva visto qualcosa di così vivo e intelligente. Ecco, ora i suoi occhi si stavano abituando al buio...

    riusciva a malapena ad afferrare i contorni di quell'immenso essere, che sembravano monti e valli

    sommerse, prive di una forma definita, di cui vedeva la fine.

    Dal fondo si staccarono degli oggetti globulari, dalla forma di cervelli con attaccato un midollo

    spinale, che si abbandonava libero sotto di loro al fluido immobile in cui erano immersi. Dei piccoli

    impulsi luminosi percorrevano le appendici delle creature, che si fecero più vicine, fino a

    circondarlo. Quando furono vicine, Pk notò che quelle cose avevano due sottili e corte braccia e dei

    becchi altrettanto piccoli. Tutti insieme comunicarono telepaticamente con Pk.

    "Ma... cosa siete? Siete reali, o questa è soltanto un'illusione...?"

    "Abbandona i tuoi sensi, e apri la tua mente a noi. Noi siamo come la tua mente sceglie di

    vederci. La nostra evoluzione va oltre la realtà che tu conosci. In questo luogo ciò che sai non ha

    senso, sogno e realtà si fondono e sono indistinguibili, poiché l'uno da' vita all'altro. È questo

    l'immenso potere di cui è investita l'Isola dei Sogni."

    "Siete evroniani?"

    "È un termine troppo obsoleto per definirci. Noi siamo il Genitore e i suoi Figli, l'inizio e la fine,

    un'unica entità costituita da tante entità collettive. La stessa mente e la stessa anima in tanti

    corpi."

    "Avevate detto di non sapere chi siete."

    "Nel senso che non conosciamo lo scopo della nostra esistenza."

    "Come noi umani?"

    "Supponiamo di sì. In fondo siamo simili. Per questo ti abbiamo chiamato a noi: tu dovrai dare

    un senso alla nostra esistenza."

    "In che modo? Volete... che io muoia?"

    "Vogliamo che tu viva. Solo aiutandoti nelle tue azioni troveremo uno scopo nella nostra

    esistenza a nostra volta."

    "Non capisco più nulla. Spiegatemi."

    "Fin dal giorno della nostra creazione, sapevamo che un Paladino sarebbe venuto a liberarci

    dalla nostra schiavitù. Possediamo il potere della preveggenza. Tu sei destinato... tu devi vincere

    questa guerra. Solo tu puoi. Noi lo sappiamo, lo abbiamo visto. E ti aiuteremo."

    "Perché fate questo?"

    "Non siamo più soltanto evroniani... dentro di noi portiamo parte del DNA di voi esseri umani.

    L'E.M.E. in cui viviamo è il sangue e la carne dello spirito, è ciò che dà forma alla nostra anima

    e ai nostri pensieri. Esso ci ha aiutati a evolverci velocemente fino ai nostri limiti, fino alle

    estreme conseguenze del Progetto Abominio... fino a farci comprendere il significato che voi

    umani attribuite a concetti per noi un tempo privi di senso. Perfino ora, estraendo immagini e

    ricordi dalla tua mente, stiamo imparando... abbiamo capito il valore di una stretta di mano, di

    una risata, della bellezza di un fiore, di una singola vita. Per la prima volta ci si spalancano

    conoscenza e autocoscienza: è un mondo nuovo e bellissimo per noi... ora finalmente possiamo

    provare sensazioni come felicità, dolore, amore, divertimento, angoscia, libertà. Con gli occhi

    meravigliati e curiosi di bambini neonati guardiamo la realtà, e tuttavia la comprendiamo più di

    quanto qualunque adulto sappia fare. Noi amiamo questo mondo, questa gente quanto te, e non

    vogliamo che scompaia, devastato da una guerra senza senso alcuno. Ci hanno usato troppo a

    lungo per perpetrare questa rovina... noi vogliamo che tu la impedisca. Vogliamo soltanto ciò che

    tutti voi bramate... la libertà."

    "Voi... che credete che io possa farlo? Dopotutto sono solo un papero..."

  • "Spesso è proprio ciò che appare più insignificante che è in grado di produrre i mutamenti più

    incredibili. Il destino non è nulla, solo un ammasso di probabilità che si realizzano in una certa

    sequenza... tu puoi cambiare questa sequenza. Puoi cambiare il destino."

    "Perché io...?"

    "Perché tu sei un eroe. Non c'è nulla che non puoi fare! Noi lo sappiamo, lo abbiamo visto.

    Libera la tua rabbia, e sarai libero... vinci la guerra, annulla l'equazione del male, trova un

    nuovo equilibrio! Spezza questo circolo di sangue... spezzalo, e tutto questo finirà da sé."

    Intanto formarono attorno a Pk una bolla brillante di energia psichica, che iniziò a risalire

    schizzando via alla velocità di un razzo.

    "Come? Come devo fare?"

    "Non c'è più tempo, devi trovare da solo il modo... neanche noi lo sappiamo, sappiamo solo che

    puoi. Vai, Difensore... torna alla luce, risorgi alla vita, e affronta il tuo destino bruciando come

    una stella! Combatti questo futuro, per il bene di ogni creatura vivente dell'universo..."

    Pk , avvolto nella bolla psionica e in posizione fetale, schizzò dritto in verticale come un tappo di

    spumante, attraversando a mo' di proiettile tutti i livelli sotterranei, trapassandoli direttamente a

    gran velocità, fino a emergere in superficie, proprio in mezzo al campo di battaglia. Per un attimo,

    molti combattenti si fermarono a guardare attoniti quella cometa di luce uscita dalla terra. Qualcuno

    si lasciò scappare sottovoce un "Wow!" di meraviglia.

    La sua corsa continuò fino al cielo, continuando ad accelerare. Arrivò fino alla stratosfera, fino ai

    limiti dell'atmosfera terrestre, dove si infiammò, e per un attimo le stelle tutte restarono stupefatte a

    guardare quel minuscolo astro, che si ergeva sopra a quel piccolo pianeta, illuminandolo dall'alto...

    poi invertì la sua corsa e iniziò a ridiscendere: giù, giù, giù, incandescente e brillante come una

    stella, come un angelo che cadeva dal cielo, dritto sull'Isola dei Sogni. Le nubi si squarciarono al

    suo passaggio, trafitte da quella lancia di luce.

    Il globo di fuoco si schiantò proprio nell'ufficio di Faustus, devastandolo completamente. L'onda

    d'urto scaraventò a terra il malefico scienziato.

    Faustus guardò con terrore una sagoma risorgere dalle macerie, circondata da fumo e fiamme. Per la

    prima volta il suo cuore demoniaco conobbe la paura.

    "Ma... chi sei tu...? Sei tu un uomo, un dio... o un angelo vendicatore, venuto a farmi pagare i miei

    peccati?!"

    Pk si tirò su facendo leva su un ginocchio. Un suo sguardo assassino trafisse Faustus, squarciando

    la nebbia e scuotendo la terra.

    "Sono la Giustizia."

    --------------------------

    Pk si ergeva davanti al Dottor Faustus, con sguardo feroce. Il suo costume era letteralmente a pezzi.

    Il suo corpo era solcato ovunque da ferite e abrasioni, il suo volto rigato da gocce di sangue.

    Sembrava reggersi in piedi per miracolo. Eppure era lì, contro ogni previsione, e nonostante fosse

    quasi in fin di vita appariva come il più invincibile degli eroi.

    "Tu... tu sei vivo? Come può essere?"

    "Che vuoi fare, l'erba cattiva non muore mai."

    "Ma... ma io ti ho gettato all'Inferno! Come puoi essere tornato?"

    "Sono tornato per te, Faustus. Non esiste Inferno che possa trattenermi finché esisteranno mostri

    come te. Ho giurato di fermarti, e per mantenere quella promessa ho attraversato anche l'Inferno!",

    proclamò, cominciando ad avvicinarsi a passi lenti, ma sicuri e ineluttabili.

    "Non... non è possibile! Muori!", gridò, sparandogli. Il proiettile rimbalzò per terra.

    "Per essere un genio del male hai una pessima mira. Riprova! Hai ancora cinque colpi a

    disposizione, prima che ti metta le mani attorno al collo e ti faccia saltare la testa come un tappo di

  • bottiglia."

    "N-no! Sta' fermo! Ti ordino di fermarti!", minacciò Faustus, sparando ancora. Stavolta il proiettile

    fischiò vicinissimo al viso di Pk, aprendogli un leggero taglio sulla guancia. Pk continuò ad

    avanzare, come se niente fosse.

    "Quattro."

    "Come osi minacciarmi così? CREPA!"

    Sparò di nuovo, altri tre colpi, uno per ogni passo di Pk. L'eroe evitò il primo scansando la testa. Per

    il secondo inclinò leggermente il corpo. Il terzo gli sfiorò una gamba, tagliandogli il costume.

    "Tre. Due. Uno."

    Pk era ormai arrivato faccia a faccia con Faustus. I loro sguardi, quello di Faustus pieno di odio e

    quello di Pk, pieno di furia, si incontrarono e si sfidarono. Nessuno dei due abbassò lo sguardo. Poi

    Pk, con una mossa fulminea, afferrò la mano di Faustus che stringeva la pistola e, incredibilmente,

    orientò la bocca dell'arma proprio verso la sua stessa fronte.

    "Che cosa hai intenzione di fare, pazzo che non sei altro?!"

    "Vediamo se ce la fai a premere il grilletto. Ti è rimasta un'ultima pallottola, no? Approfittane."

    "Stai sfidando troppo la sorte, papero!"

    Nonostante fosse il Dottor Faustus, nemmeno lui poté far a meno di restare impressionato dal

    coraggio e dall'incoscienza del suo nemico. Questo Difensore era davvero un avversario

    formidabile: ora capiva le ragioni del timore che incuteva.

    Cercò di premere il grilletto, ma con sua grande sorpresa non vi riuscì. Più si sforzava e più il suo

    dito restava immobile. La sua intera mano era paralizzata, nella stretta di Pikappa, che si faceva

    sempre più forte e viva.

    "Che cosa mi stai facendo? DIMMELO! Perché non riesco a ucciderti?!"

    Senza rispondere, Pk continuò a trattenere la sua mano, finché Faustus non sentì crescere un

    profondo calore, che in pochi istanti diventò ustionante. Sentì il suo polso sfrigolare e riempirsi di

    vesciche, come se lo avesse messo su una piastra arroventata. Iniziò a tremare, finché non poté fare

    a meno di gridare dal tremendo dolore che sentiva, finché finalmente Pk si decise a lasciarlo andare,

    gettandolo a terra. Faustus si teneva la mano, rossa e dolorante, guardando Pk che troneggiava su di

    lui con un terrore che non aveva mai provato in vita sua.

    "Come è possibile?!", chiese Faustus, "Eri in fin di vita! Battuto! Possibile che il potere del

    Difensore... SI STIA RISVEGLIANDO IN TE?!"

    Faustus guardò di nuovo negli occhi di Pk, ma si accorse che ora erano diversi. Era come se non

    fosse più lui.

    "Lo senti, Faustus? Lo senti quel dolore? È il dolore che tu hai causato, rivolto contro di te. È il

    dolore degli innocenti che tu hai torturato e ucciso in nome della tua follia, della tua sete di sangue.

    Loro reclamano giustizia, Faustus! È il momento che tu paghi per i tuoi crimini!!!"

    Stavolta Faustus si rese conto che Pikappa faceva sul serio. L'eroe autoironico, buono di cuore,

    pietoso era come scomparso: restava solo l'ira di chi aveva subito troppo per perdonare ancora. Capì

    che la sua vita era in serio pericolo: se Pikappa l'avesse preso, stavolta lo avrebbe ucciso sul serio.

    Davanti a questo lapidario pensiero, perfino il terribile Dottor Faustus non poté fare altro che girare

    i tacchi e darsela a gambe.

    Chiuse dietro di sé la porta del suo ufficio, sperando di riuscire a trattenerlo. Per circa tre secondi

    poté illudersene, finché con un solo pugno Pk la sfondò e la divelse. Faustus allora cercò di

    raggiungere uno dei laboratori dove venivano tenuti gli esperimenti di laboratorio, ma Paperinik gli

    era alle calcagna ovunque andasse.

    Pk ormai sembrava essersi trasformato in qualcosa di inumano... il suo comportamento, il suo

    sguardo, i tratti del viso e perfino il suo fisico si erano induriti e contratti. I suoi occhi sembravano

    quelli di un demone assetato di sangue, privo della capacità di ragionare. Per disperazione, Faustus

    liberò un mutante in sua difesa.

    "Mutante... uccidi Paperinik!"

  • Il mutante emise un stridìo, avvicinandosi a Paperinik con l'intenzione di sbranarlo. Stava per

    balzargli addosso...

    Pk, senza dargli il tempo di reagire, lo afferrò velocissimo con due mani a una spalla e al collo; in

    una furia assassina, con le droghe e l'adrenalina che gli scorrevano nelle vene, surriscaldandogli

    ogni muscolo e ogni tessuto nervoso, lanciò un grido bestiale, al limite dell'umano, e tirando con

    tutta la forza da parti opposte in un attimo squartò in due parti la creatura, aprendola letteralmente in

    due e passandogli attraverso! Il mutante, spaccato brutalmente in due pezzi, non ebbe che il tempo

    di emettere uno squittio... un'ultima contrazione involontaria, e morì con le interiora sparse sul

    pavimento in un lago di sangue violaceo.

    Alzando le braccia al cielo, mostrando i muscoli induriti e gonfi a causa del Krystal, col mantello

    strappato che dietro di lui formava una sorta di ragnatela, Pk ruggì in alto, chiamando il suo

    avversario con un urlo viscerale. Il colore dei suoi occhi era diventato lilla.

    "FAaaAUSSssTUSSSSs!!!!!!!!" Per la prima volta dacché ricordasse, il dottor Faust Freedom si sentì invadere dal terrore. Aveva

    commesso il più tremendo e grossolano errore... aveva liberato il lato più nascosto e bestiale del suo

    nemico, aveva scatenato la furia di Paperinik, e gli aveva fornito i mezzi per renderla

    incontrollabile. Capendo di non poter più fermare l'eroe, fuggì con tutto il fiato che aveva in corpo.

    Ma il corpo di Pk oramai era diventato qualcosa di superumano... gli era alle costole, e sembrava

    spuntare dappertutto. Un demone uscito da un incubo d'infanzia, da cui non si può fuggire... il

    carnefice era diventato la vittima.

    Da qualche parte giunse un gancio, che lo fece volare per tre metri. Il colpo fu vibrato con tale

    potenza che la milza di Faustus si ridusse a un purè.

    "Perché lo hai fatto, Faustus? Non avresti dovuto rendermi così... non ne avevi il diritto!",

    disse Pk sollevandolo per il bavero e scagliandolo come un fuscello contro una parete. Due costole

    si frantumarono.

    "Perché hai voluto liberare la parte peggiore di me... io l'ho sempre temuta, Faustus, l'ho

    sempre temuta!"

    Lo sollevò di nuovo afferrandolo per il dorso della camicia e lo scagliò dall'altro lato della stanza,

    facendogli sfondare un armadio di metallo. Un braccio si spezzò come un rametto. Lo stava

    letteralmente massacrando.

    "Ecco, hai visto?! Volevi vedere quanto potevo diventare cattivo... non sei contento, dottore?

    Ora che hai visto quello che posso diventare, sei soddisfatto?! Ecco a cosa ha condotto la tua

    crudeltà indiscriminata, Faustus! Hai liberato tutta la rabbia e il risentimento che tenevo

    chiuso dentro di me, e ne pagherai le conseguenze!", continuò a gridare Pk, mentre faceva volar

    via sedie e scrivanie come pezzi di carta per raggiungere il suo avversario.

    Con un montante dato col dorso del braccio Pk fece volare Faustus quattro metri più lontano. Era

    una forza della natura inarrestabile... niente avrebbe potuto affrontarlo ora!

    "Perché hai voluto scatenare tutto questo orrore... io ti punirò per le tue colpe, mostro!

    PAGHERAI PER IL DOLORE CHE HAI INFLITTO! PAGHERAI PER AVERMI RESO

    COSI' TERRIBILE E SPIETATO!!!"

    Pk estrasse le lame dal guanto speciale e si avvicinò lentamente. Faustus era così ferito e stordito

    che non era in grado di reagire.

    "TORNATENE ALL'INFERNO, DEMONIO...!", disse, in procinto di vibrare il colpo finale.

    "PIKAPPA! FERMATI, TI PREGO!", gridò una voce dietro di lui. Era Xadhoom. Pk si arrestò.

    "Perché... perché dovrei...? Questo... essere... non merita di vivere... non vorrai dirmi... che

    ucciderlo non è una soluzione...?", disse con difficoltà, con la mente parzialmente ottenebrata dalla

    droga. Xadhoom gli protese le mani e gli si avvicinò lentamente.

    "No, non è per questo... io sono sempre ricorsa alla violenza per fare giustizia... a volte ci capitano

    delle tragedie che ci incattiviscono, che corrompono la nostra anima. A me questo è successo tanto

    tempo fa, e non posso più tornare indietro... ma tu, amico mio, non sei mai stato così... non sei mai

  • stato questo! Il tuo desiderio di farti giustizia è giustificato... ma capisci che se lo facessi, non

    morirebbe solo Faustus, morirebbe qualcuno di ben più importante... morirebbe Paperinik stesso, il

    Paperinik che in questi anni mi ha dato forza e fiducia... non puoi ucciderlo così, né tu né io

    sopporteremmo questa perdita! Lo sai... tu sei un eroe. Da ogni sconfitta puoi trarre una vittoria... da

    questo conflitto sanguinoso e orrendo, trai una nuova pace! Un nuovo equilibrio! Tanto sangue è

    stato versato invano... versarne altro non servirà se non a rendere l'inutilità di tutto questo ancora

    più drammatica. Ti prego, spezza questo circolo di sangue... salvaci tutti, come tu solo puoi fare, e

    soprattutto salva te stesso!"

    Le parole di Xadhoom fecero lentamente breccia nell'animo sconvolto di Pk. Tremando

    vistosamente, Pk abbassò gli artigli e lasciò andare Faustus... e i suoi occhi tornarono del solito

    colore nero. Xadhoom gli tese le mani, e lui la abbracciò, e insieme caddero in ginocchio, e Pk si

    raccolse sul suo ventre, come un bambino tra le braccia della mamma.

    Riaprì gli occhi.

    Tutto svanito.

    Si rese conto che doveva essersi trattato di un'allucinazione, o qualcosa del genere. Forse era stata la

    droga, forse o lo spirito di Xadhoom, o la sua coscienza o qualcos'altro che gli era venuto in aiuto...

    forse, una mano dal cielo.

    Barcollando, si tirò su. Faustus era svenuto, incapace di muoversi a causa delle ferite. L'aveva quasi

    ucciso, ma di nuovo aveva trovato la forza di fermarsi. Ma ora che quel momento di rabbia era

    passato, si sentiva così spossato, svuotato, privo di forze. Passato l'attimo di potenza superumana

    conferita dalla droga, sentì che il suo corpo stava letteralmente collassando. Riusciva a sentire

    alcuni dei più piccoli vasi sanguigni spezzarsi come fili di vetro, dopo la tremenda tensione a cui

    erano stati sottoposti. L'unica cosa che lo teneva sveglio era il dolore.

    Si appoggiò al muro e si costrinse a restare in piedi. La sua determinazione era incrollabile.

    "Forza, Pikappa... hai una guerra da fermare. Non è ancora il momento di riposare.", si disse.

    Arrancando, lasciando tracce di sangue sulla parete, si portò faticosamente all'ascensore. Fuori, la

    battaglia infuriava in un combattimento disperato e violento oltre ogni immaginazione: legioni di

    soldati e mutanti che si trucidavano l'un l'altro senza alcuna pietà. Lo spettacolo era raccapricciante:

    un'orgia senza fine di distruzione e sangue, di fumo e acido.

    Pk raggiunse il tetto, e si trascinò faticosamente fuori dall'ascensore affacciandosi al balcone. Tutto

    il suo corpo gli doleva come se si stesse frantumando in pezzi, ma non poteva ancora arrendersi.

    C'era ancora una battaglia da combattere... un'ultima battaglia. Ma aveva bisogno di aiuto.

    "Vi prego... amici miei... aiutatemi... aiutatemi... AIUTATEMI!"

    Nel bel mezzo della battaglia, Trauma si bloccò. Con i suoi poteri psichici di superevroniano aveva

    udito il grido psichico di Paperinik... un grido che non doveva restare inascoltato. Si alzò in volo

    abbandonando la mischia e si precipitò verso la torre, da dove veniva il richiamo. Trovò Paperinik

    riverso a terra, quasi svenuto.

    "Pikappa! Stai bene?"

    "Trauma... ho bisogno di te... aiutami ad alzarmi..."

    "Che cos'hai in mente?"

    "Devo fermare questa assurda lotta... devo parlare a tutti... userò il tuo potere psichico come

    amplificatore."

    "COSA? Ma non funzionerà! È assurdo...!"

    "Funzionerà... devo tentare... se non fermo questa guerra ci massacreremo tutti a vicenda. Dammi la

    possibilità di fermare quest'inutile carneficina... solo tu puoi."

    "Ma...!"

    "Aiutami, Trauma!"

    "... e va bene. Appoggia le tue mani sulle mie spalle: tenterò di amplificare i tuoi pensieri per

    permetterti di comunicare con tutti."

  • Pk posò le sue mani sulle robuste spalle dell'evroniano mutante, cercando di concentrarsi. Anche

    Trauma raccolse il suo potere, emanando onde psichiche.

    "Guerrieri... ascoltatemi... vi prego, basta... smettete... di combattere...!"

    Nessun effetto.

    "Non funziona, Pikappa! Ho usato gran parte delle mie forze in battaglia... non ho a disposizione

    abbastanza energia per raggiungere una simile quantità di menti!"

    "Sforzati... non abbiamo altra scelta!"

    "Sono già al massimo!"

    "Allora forse possiamo darvi una mano noi!"

    Dal cielo atterrò Xadhoom, che trasportava con lei Skarn.

    "Ti daremo la nostra energia... sommando i nostri poteri dovresti riuscire a comunicare

    telepaticamente con tutti!"

    "Amici... grazie."

    "Non ringraziarci... ferma questo massacro!"

    Skarn e Xadhoom presero per mano Trauma, che sentì la loro energia sgorgare dai loro corpi e

    fluire dentro di lui. Il suo fisico di superevroniano di quarto livello si illuminò di una luce nuova.

    "Ora, Pikappa! Sono pronto!"

    "Sì!"

    Pk posò le sue mani sulla schiena di Trauma, facendo ricorso a tutto ciò che gli era rimasto ancora

    nel cuore. I suoi pensieri, scorrendo attraverso la mente dell'evroniano, raggiunsero la mente di ogni

    creatura, tentando di toccarne la coscienza.

    "Soldati... guerrieri... amici! Qui è Paperinik che vi sta parlando... dovete smettere di combattere!

    Questa guerra non ha più alcun senso... ve ne prego, basta! Dobbiamo fermarci! Non capite che ci

    stiamo annientando l'un l'altro? Siamo stati usati per gli scopi di chi ci ha manipolato... questa non

    è la nostra guerra, non è qui che dobbiamo morire! Mi rivolgo anche a tutti voi, innocenti che siete

    stati rapiti... a voi, di cui hanno abusato, che siete stati usati per essere trasformati in mutanti,

    schiavi di chi ha giocato con la vostra vita! So che dentro di voi è rimasta ancora una scintilla

    d'umanità... so che potete ancora capirmi! Ricordate chi eravate, chi siete ancora! Non lasciatevi

    più usare, liberatevi dal giogo di chi vi ha reso schiavi! Siamo tutti fratelli, non dobbiamo

    continuare a ucciderci a vicenda... vi supplico, tornate in voi! Cercate la vostra natura umana,

    quella natura che nessuno vi può togliere, quella dignità di esseri indipendenti e liberi! Tutti noi...

    umani, ribelli, evroniani e mutanti... tutti noi, ogni creatura vivente dell'universo... è parte di un

    tutto, è espressione di una cosa sola, di una realtà unica che va oltre noi stessi! Ecco

    l'insegnamento che ho tratto da questa guerra! Questa è la Condivisione dell'Anima, ora la sento

    anch'io... so che anche voi la sentite! Basta guerra... basta morte... BASTA ODIO! Noi siamo una

    cosa sola! Capito? UNA COSA SOLA!"

    Lentamente, le parole di Pk fecero breccia nel cuore dei combattenti. Le azioni si fecero più lente, i

    cuori più calmi. Tutti si fermarono ad ascoltare attoniti... i soldati abbassarono le armi. Anche i

    mostri mutanti smisero di combattere, e iniziarono a ricordare... a ricordare chi erano, a ricordare le

    cose semplici della loro esistenza umana... chi aveva figli, parenti, amici, li ricordò. Tornarono a

    galla le cose belle e le cose brutte, i successi e le tragedie.

    Jamie si avvicinò al mutante che aveva riconosciuto come Karen, e la chiamò.

    "Karen... ascoltalo... lui ha ragione! Ricordati chi sei... ricordati di me! So che puoi farcela, io credo

    in te! Ti prego... RICORDA!"

    La mutante lo fissò per interminabili istanti... il muro della memoria si infranse lentamente, e i

    ricordi vennero liberati. Jamie vide chiaramente una lacrima scorrere giù da uno di quegli occhietti

    gialli, che ora brillavano nuovamente della scintilla dell'umanità

    "Karen... mi riconosci...?"

    "Krrrrr..."

  • Pk sorrise, mentre una goccia di sudore gli scendeva giù per la fronte... ci stava riuscendo... ce

    l'aveva quasi fatta...!

    Improvvisamente, un impatto tremendo e un dolore lanciante alla schiena. Pk cadde a terra a peso

    morto.

    "PIKAPPA!", gridò Xadhoom. Dietro di loro, c'era il dottor Faustus, appoggiato alla cabina

    dell'ascensore, con una pistola fumante in mano. Sanguinava un po' dappertutto, ma era ancora

    vivo.

    "Difensore... quanto sei ingenuo... avresti dovuto sapere che la storia si ripete sempre, mai

    risparmiare un nemico... da Haishido, ti ha salvato Ken... ma stavolta non avevi nessuno che si

    beccasse una pallottola per te! Ah ah ah... >ungh

    vendetta! Lasciagli compiere almeno questo...!"

    Jamie raccolse a terra la catenina che portava al collo quella ragazza, che aveva conosciuto per così

    poco, e la strinse forte.

    "Non è giusto... KAAAREEEEENNN!!!"

    "BASTARDO!", gridò Xadhoom, iniziando a caricare un colpo energetico così potente da ridurre

    Faustus in cenere.

    "Xadhoom! Aspetta... Pikappa è vivo! Faustus lo ha colpito a una spalla, e il costume lo ha

    protetto... ha solo perso i sensi!", disse Skarn.

    "Davvero?! Pikappa! Come stai?" ">nnngh...

  • avventandosi tutti insieme su Faustus. Il generale vide i loro occhi feroci, le loro bocche fameliche

    gettarsi su di lui...

    ----- Flashback -------

    - 1944, Auschwitz -

    Da una finestra del laboratorio di suo padre, Faust guardò oltre la rete del campo di

    concentramento... i visi degli ebrei prigionieri lo fissarono, con i loro occhi sgranati, le loro guance

    scavate, i loro visi smunti, le loro teste rasate e i denti sporchi. Lo fissarono nel grigiore di una

    giornata di pioggia, quando il fango gli sommergeva le scarpe rotte fino alle caviglie. Lo fissarono,

    e guardando i loro occhi spenti a Faustus sembrò che lo volessero mangiare. Dietro la porta del

    laboratorio di suo padre sentì le urla di un altro prigioniero. Si andò a nascondere in uno

    sgabuzzino, desiderando che morissero tutti...

    ------------------------

    "È questa dunque la fine del Dottor Faustus... ucciso dai miei stessi servi... sì, ora ho finalmente

    capito... che uomo ridicolo sono stato. Mi verrebbe quasi da ridere, se non mi stessero facendo a

    pezzi... avrei dovuto saperlo... l'odio, alla fine, ti si ritorce sempre contro.", pensò all'ultimo istante,

    sorridendo.

    "Lo stanno divorando...!", disse Xadhoom, sopraffatta dall'orrore.

    "Sì... si stanno vendicando del loro crudele carceriere, di chi ha abusato di loro e li ha trattati peggio

    di bestie, calpestandone la dignità. Non credevo che avrei mai capito questo, ma Pikappa me lo ha

    insegnato.", spiegò Trauma.

    "Direi che abbiamo vinto... EHI, ASPETTA UN MOMENTO!", gridò Skarn.

    "Che c'è?"

    "CHE FINE HA FATTO GORTHAN?!"

    "Gorth... OH, NO! Doveva essere sul campo di battaglia quando il virus si è liberato!"

    "CHE COSA?! Ma allora significa che...!"

    § "Ora riuscirete a conquistare quel pianeta su Andromeda?"

    "Sarà una passeggiata... il difficile era qui. Se sono sopravvissuto a una battaglia simile non morirò

    almeno per altri 200 anni...!"

    Ne risero in coro.

    "Ehi, Skarn... grazie di tutto. Sei in gamba."

    "E tu sei un vero eroe, come quelli di cui si legge nelle leggende del vostro pianeta. È stato un onore

    combattere al tuo fianco, Pikappa."

    "Ti ringrazio... lo è stato anche per me."

    "Allora perdonami se ti dico... che preferirei non doverlo fare mai più."

    "Oh, neanch'io... sai, da noi c'è un detto... 'Sfortunato è il paese che ha bisogno d'eroi'. Io spero che

    il mio pianeta non abbia più bisogno di altri eroi come oggi. Anche se temo che questa sia solo una

    pia illusione."

    "Ho paura che tu abbia ragione... ma se non altro, quando ce ne sarà bisogno, potranno contare sul

    più grande di tutti."

    § "È tutto finito. La base evroniana è distrutta per sempre, i patti tra Evron e il Governo hanno

    subito un serio colpo, il Krystal è stato debellato, Ken, Haishido, Adam e tanti altri sono morti.

    Soltanto una cosa rimane da chiarire: dov'è finita Hope?"

    "Credo che ci porteremo appresso il dubbio per sempre."

    "Io credo di no. Sai, forse sarà stata la botta, forse un'allucinazione, un miraggio o quello che ti

    pare, ma io l'ho vista su quell'isola."

  • "Non è possibile."

    "Non era possibile neanche la nostra vittoria, eppure eccoci qui. Me lo sento, Uno: non è affatto

    finita. Rivedremo quell'enigmatica bambina. E forse, anche qualcun altro..."

    "Beh... lo spero."

    "Io ne sono certo. È comparsa dal nulla quando avevamo bisogno di lei; ci ha messo sulla strada

    giusta, e poi è sparita di nuovo, come se avesse terminato un compito. Come ha potuto fare tutto ciò

    che ha fatto? Ti sembra normale una che a sei anni disegna una cartina? No, secondo me quella

    bambina è molto più che sembra."

    "Forse. O forse è solo una tua fantasia."

    "Già... forse."

    Pk si appoggiò al bordo della nave, lasciandosi accarezzare dalla brezza marina e guardando

    lontano. Poi, dopo qualche istante, aggiunse una frase a bassa voce, ma abbastanza forte da farsi

    sentire. "Uno... tu credi negli angeli?"

    "Cosa hai detto, socio?"

    "Niente, niente..."

    § EPILOGO

    Pk scese dal lettino. Uno stava finendo di consultare alcuni dati.

    "Allora?"

    "Ti ho effettuato tutti i test medici che ho in memoria. Ho sondato le profondità del tuo corpo e

    della tua mente, scannerizzato ogni singola molecola, analizzato ogni cellula, monitorato ogni

    bioritmo. E..."

    "E...?"

    "E sei sano come un pesce. Sì, certo, sei stanco, debilitato, hai qualche linea di febbre e lividi qua e

    là, alti livelli di stress e livelli ormonali ancora anomali nel sangue... ma i tuoi valori si stanno

    rapidamente stabilizzando. È straordinario... dopo tutto quello che hai passato sull'isola, mi

    aspettavo di ritrovarti in fin di vita! Ti hanno traumatizzato, bombardato, picchiato, sparato,

    affogato, affumicato, sei stato anche drogato con il Krystal, eppure non presenti alcun sintomo di

    assuefazione, indebolimento, mutazioni genetiche o infezioni... stai meglio di un reduce da

    un'influenza. Anzi...!"

    "Anzi, cosa?"

    "Beh... tono muscolare sopra la media, massa muscolare leggermente irrobustita, reazioni nervose

    più veloci, attività cardiocircolatoria migliorata, metabolismo migliorato. Sembra quasi che ti sia

    allenato per mesi per una gara sportiva! Sono stupefatto... non so spiegarlo scientificamente, ma stai

    meglio di prima, sia fisicamente che mentalmente. È incredibile! Mai visto nessuno riprendersi così

    dopo tante traversie!"

    "Credo che le recenti avventure mi abbiano... come dire... temprato. Sai come si dice... 'quello che

    non mi ammazza, mi rende più forte.'"

    "C'è solo una piccola anomalia..."

    "Quale?"

    "L'attività bioelettrica all'interno del tuo corpo è molto più elevata di prima. È come se nel tuo corpo

    scorresse un'energia... nuova."

    "Credo che c'entri quello strano globo di energia che mi è entrato dentro al braccio nel tempio nella

    giungla. Mi sono sentito diverso, da allora... non so spiegarti come, ma... diverso, tutto qui."

    "Vorrò osservarne gli sviluppi nelle settimane a venire. È bene non correre rischi."

    "Fai pure, se sono sopravvissuto a una simile battaglia sopravviverò anche ai tuoi noiosi test."

    "In ogni caso è una vera fortuna che tu sia tornato tutto intero da un'avventura così rischiosa.

  • Questa battaglia ha fatto la storia."

    "Già..."

    Pk si appoggiò alla vetrata del piano segreto, scrutando la città piovosa. Ancora la copriva una

    coltre di nubi nere, che riversavano senza sosta un fitto diluvio sui palazzi, sulle strade, sulle

    macchine, sui cuori delle persone. Il vento spazzava incessante, portando via rumori, suoni, odori,

    desideri e ricordi, di un mondo che ogni istante viveva e respirava. Mille storie si confondevano,

    soffiate in alto dai venti, scorrendo via tra rivoli sporchi e pozzanghere calpestate.

    "Credi che quello che abbiamo fatto servirà a far conoscere al mondo la pace?", chiese Uno. Pk

    rispose, senza voltarsi.

    "Non lo so. So che abbiamo posto un tassello. Abbiamo fatto una scelta. Un nemico ha subito una

    sconfitta... ma, vedi all'orizzonte? Le nubi non si sono ancora diradate. Ci saranno altre battaglie da

    combattere, amico mio. Alcune con i nemici di sempre... altre, ben più gravose, dovremo

    combatterle con noi stessi, per capire quello che sull'Isola dei Sogni abbiamo intravisto per un

    attimo. È stato un primo passo, in verità. Il primo di una lunga strada, che non riguarderà solo noi,

    ma ogni essere vivente di questa Terra."

    "Forse non così lunga. Alcuni hanno visto. Alcuni hanno capito. Qualcuno avrà compreso il

    messaggio di speranza che è stato lanciato. Qualcuno potrà trovare... una nuova via?"

    Pk si voltò e guardò Uno.

    "Sì. Ma solo alcuni.".

    Tornò a guardare fuori. Lentamente la pioggia si diradò, pur senza smettere del tutto, e un timoroso

    raggio di sole si fece strada a fatica tra le nubi nere.

    Westcock, scesa la scaletta del suo motoscafo, fu travolto dai suoi bambini che gli si

    gettarono addosso. Li strinse a sé e poi diede un bacio a sua moglie. Insieme

    tornarono a casa, mentre lui raccontava alla sua famiglia le sue grandi imprese

    militari.

    Jamie, consumato dall'ansia di tornare finalmente a casa, salì le scale di corsa,

    bagnato fradicio di pioggia. Aprì la porta ed entrò, cercando sua madre. Irruppe in

    camera da letto, e finalmente la trovò.

    La sua mano cadeva senza vita giù da una sponda, mentre il suo sguardo vitreo,

    aperto, fissava il soffitto nel gelido silenzio della morte.

    Zakyra si gettò addosso a Skarn, appena sceso dall'astronave. Il suo compagno,

    ancora una