ANNO LXIII - n. 10 dicembre 2014 - Parrocchia di Salò ... · È ormai da anni che nel tempo di...

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mensile della comunità di Salò ANNO LXIII - n. 10 dicembre 2014

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comunitàdi Salò

ANNO LXIII - n. 10 dicembre 2014

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HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE:

Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Vita di parrocchia a cura della Redazione

2014-15: BUSTA “azzurra”…”verde”…È ormai da anni che nel tempo di Natale viene inviata, allegata al Bollettino parrocchiale, una busta di solidarietà parrocchiale. Tante opere sono state sostenute da questo «obolo della vedova». Non sono mai state donate grandi cifre in quanto viene richiesto solo a chi riceve il bollettino (≈ 15% degli abitanti), anche se dovrebbero sentire come “dovere” questo «dono» tutti coloro che sono battez-zati, cristiani o fedeli di questa comunità. Qualcuno si chiede sempre: — E questi soldini per quale opera ver-ranno utilizzati? — Si presuppone che chi crede nel Signore e ama vivere la vita della Parrocchia… chiede e legge le varie notizie che parlano della vita della nostra comunità cristiana. Ecco perché anche quest’anno, a nome di questa comunità di cui mi sento fortunato «pastore» chiedo ancora un aiuto. Abbiamo rifatto il pavimento della Chiesa di S. Bernardino, che era tutto trabal-lante, specialmente dopo il terremoto del 2004, che lo ha messo a dura prova. Nell’occasione abbiamo anche inserito il riscaldamento sotto i piedi, realizzata una “bussola” adeguata e nuova all’ingresso e in presbitero (spazio dove opera il celebrante) un ambone (= pic-colo pulpito) per la proclamazione della Parola di Dio e la predica. Anche in oratorio abbiamo eseguito ancora qualche manutenzione straordinaria (rifacimento di vari servizi per le aule di catechismo al 1° piano)… Ci arriveremo ancora con l’aiuto di Dio e con il vostro sostegno. GRAZIE!

PARROCCHIA S. MARIA ANNUNZIATA - SALÒ

per le OPERE PARROCCHIALI

N.B. - Restituire la busta:• o direttamente all’arciprete• o direttamente in segreteria Parrocchiale• o tramite le zelatrici de “IL DUOMO”

La Bustadi NataLe

Tappe della vita Sono tornati alla casa del Padre:

Savoldi Filippo, anni 83Giacomini Margherita ved. Piccini, anni 87Munari Bruno, anni 57Dilissano Ornella in Paladini, anni 87Gracco Severina in Scioli, anni 56Maggiolini Giovanni, anni 85Peracchi Esterina, anni 87

13 – 12 – 2011 13 – 12 - 2014

VENIER DINONel terzo anniversario della scomparsa, la mo-glie Miranda ricorda con l’amore di sempre il suo caro marito Dino.

16 – 12 – 2004 16 – 12 – 2014

“Inesorabile il tempo passa, ma tu resti sempre nei nostri cuori”.

Nel decimo anniversario della scomparsa di

GIACOMO BONZANINI (Cochy)La moglie Laura con le figlie Veronica e Virgi-nia con le care nipotine Sofia e Anita, lo ricor-dano con immutato amore. Una S. Messa in suffragio verrà celebrata in Duomo, lunedì 15 dicembre 2014 alle ore 18,30 nella Cappella del Santissimo.

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3La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

In copertina: La vergine ImmacolataAnonimo. Immacolata. La Vergine poggia i piedi scalzi rispettivamente sul mappamondo e su una falce di luna, schiac-ciando il serpente attorcigliato e con l’occhio rivolto in alto. Nelle fauci il serpente mostra la mela dei progenitori. Sul capo della Madonna aleggia la colomba dello Spirito Santo. La veste è purpurea (segno del martirio) e parzialmente ricoperta da un manto di colore azzurro. Attorno al capo della Vergine una corona di dodici stelle. I capelli, color oro, sono coperti da uno scialle che scende fini a ricoprire le spalle. Lo sguardo è rivolto al cielo. Lo sfondo è celestiale, dorato, con nubi. L’opera, chiaramente devozionale, di discreta fattura; incorniciata, è conservata presso la sacrestia del Duomo.

GLORIA nei cieli… e PACE in terra…

Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del

suo rapido corso, il tuo Verbo onnipotente scese dal cielo… ecco, Gesù è nato a Betlem-me!Fin dall’inizio Dio è rimasto in silenzio, par-lando solo mediante «terzi», i profeti. Ma in quella silenziosa e buia notte è apparsa una grande luce… e la Parola si è manifestata agli uomini.

Sulla cometa 67P Rosetta, la sonda spaziale europea, lancia il suo esploratore terrestre Philae mercoledì 12 novembre, dopo dieci anni e mezzo di viaggio. Ha dormito per dieci anni e solo il 6 agosto scorso è stata sveglia-ta per compiere le manovre di inserimento attorno alla cometa. Il suo Philae è atterrato sulla cometa… Là il silenzio “eterno” si è in-terrotto! …c’è vita lassù? Ci sono esseri come noi? … È stato il loro primo “Natale”: «un es-sere strano che viene dai cieli». Quegli esseri li possiamo pensare storditi come lo furono i pastori di Betlemme? Anche quella cometa fa parte del suo «regno universale di giustizia e di pace»… anche per loro sta arrivando Gesù, trasferito da “terzi”, un profeta meccanico, con nel cuore, dopo di lui la parola d’uomini, che prepara la Parola che si è fatta carne nel grembo di Maria, che nel “silenzio del creato” ha incominciato a Parlare di Dio.

Ma sappiamo noi essere dei precursori validi e degni del Verbum caro factum est?Samantha Cristofoletti, la prima astronauta, italiana, è arrivata nella stazione spaziale con la Sojuz. Ha trovato alcuni amici già in orbita da qualche tempo. Assieme trascorreranno il Natale in mezzo agli astri. Assieme ascolteranno le pastorelle con l’eco del ruotare degli astri… saranno gli “angeli del Gloria” per quel regno più grande della cittadina di Betlemme. Il Dio, che gli astronauti hanno nel cuore e si sforzano di pregare, lo proclameranno a quelle “pietre”, a quegli “esseri animati e inanimati”… perché essi credono e pregano. All’interno della stazione in mezzo a tutti quei macchinari abbiamo visto tutti che ci sono 4 icone raffiguranti Maria, Gesù, i santi… La famiglia divino-umana è al comple-to. Il contatto con Dio non si interrompe nemmeno quando si vive nel vuoto, così … lontano dalla nostra terra. La meraviglia del Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery sarebbe incontenibile in questo caso… e ci direbbe:«È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto,abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, una nuova forza. Per ogni fine c’è un nuovo inizio.»

Uomo di oggi! Io ho un messaggio per te! Mi vuoi ascoltare un mo-mento? Se tu mi chiedi chi io sia. Ti dirò che que-sto è secondario: sono un messaggero, sono un mandato. Vengo da Cri-sto: è lui che mi manda. Tu non vuoi ascoltare. Tu hai angoscia per la luce che sta illuminando il buio che ti circonda!: «Non aver paura! Il Sal-vatore è nato!» Gesù viene in mezzo a noi perché noi non facciamo separazioni tra uomini e marziani, tra buoni e cattivi, tra giovani e anziani… ma assieme ci avviciniamo alla sua capanna per dirgli:

Eccomi, Gesù, sono qui! Donami LA tuA PACE, perché io possa essere tra quelli che hanno BuONA vOLONtà!

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Dono della fedeLa Chiesa bresciana è ancora capace di donarsi agli altri: tra Vescovi e sacerdoti fidei donum, sono 26 i bresciani nel mondo (20 in America Latina, 4 in Africa e 2 in Alba-nia), usciti verso le periferie, come dono della loro Chie-sa di origine. Una delegazione composta da quattro per-sone (il Vescovo Monari, don Carlo Tartari, don Andrea Gazzoli e don Raffaele Donneschi), dal 23 novembre al 2 dicembre visiterà in Brasile i fidei donum dell’Ecuador, del Brasile, dell’Uruguay, del Venezuela e del Messico. I missionari avranno la possibilità di raccontare la loro esperienza. Lo schema della visita prevede a Macapà alcuni interventi autorevoli sulla situazione sociale del Brasile. Il 27 novembre mons. Monari tiene gli esercizi spirituali, prima di spostarsi sul Rio delle Amazzoni. Nel suo viaggio missionario il Vescovo visiterà anche Be-lem-Castanhal, dove si trova il vescovo Carlo Verzeletti. Negli ultimi anni, complice anche il calo numerico delle vocazioni sono sempre meno i sacerdoti che accettano di partire. Nondimeno sono sempre tante le zone che contattano l’Ufficio delle Missioni per una richiesta di aiuto e per stimolare una presenza. Mons. Monari ha più volte incoraggiato i suoi presbiteri ad accogliere l’in-vito.

Un dono per l’AlbaniaDon Gianfranco Cadenelli è stato nominato vicario generale della Diocesi di Rreshen, in Albania. La gio-vane Chiesa albanese ha bisogno di sacerdoti e di presbiteri con una certa esperienza alle spalle. E don Gianfranco ne ha molta: è stato curato di Roè Volcia-no dal 1979 al 1984, a Montichiari dal 1984 al 1989, dal 1989 al 2002 ha svolto il compito di vicerettore in Seminario in vari ambiti. Nel 2002 infine, è partito come fidei donum in Alba-nia. Originario della parrocchia di Vobarno, ha sem-pre mantenuto stretti contatti con la comunità di ori-gine, con la quale ha sviluppato forme di collabora-zione e di aiuto per la terra albanese.

2015: anno per la vita consacrataIl 29 novembre si è aperto ufficialmente l’anno dedi-cato alla vita consacrata con la veglia di preghiera in Santa Maria Maggiore e con una solenne concelebra-zione in San Pietro il giorno successivo. L’anno era stato annunciato esattamente l’anno pri-ma da papa Francesco, al termine dell’incontro con 120 Superiori generali di Istituti maschili in Vaticano, accogliendo un suggerimento trasmesso dal Prefetto e dal Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.Sarà un tempo di grazia per la Chiesa e per la vita consacrata, un’occasione favorevole per la crescita in profondità e, quindi di speranza, motivata dalla certezza che la vita consacrata non potrà mai sparire dalla Chiesa.

Tempo di oratorio“Dal cortile: idee e scelte per l’oratorio bresciano” è il titolo del nuovo documento di riferimento conse-gnato alla diocesi il 22 novembre. È la conclusione di un cammino di due anni intrapreso per rinfrescare il Progetto educativo per gli oratori, adottato nell’or-mai lontano 1988.Il nuovo documento non rappre-senta una rottura con quello che lo ha preceduto. Di quello sono rimaste le linee fondamentali. Ciò a cui si è cercato di mettere mano in questi anni sono i percorsi educativi dei ragazzi, perchè ormai superati. Si tratta di un progetto snello, che aiuta la progettua-lità, ma anche la voglia di fare oratorio e che mette al centro di questa esperienza la missionarietà, come luogo chiamato a formare giovani capaci di vivere da cristiani responsabili anche fuori dalle mura dell’ora-torio. Nel nuovo documento c’è un cambio di prospet-tiva, da una dimensione individuale a una dimen-sione collettiva, globale, capace di attualizzare la missione dell’oratorio, per renderlo più efficace.

Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

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5In ascolto della Parola... a cura di Oswald

Le sacre Scritture di Domenica 14 di-cembre, terza Domenica di Avvento,

ci richiamano alla gioia dell’attesa: la gioia per la nascita del Salvatore che si avvicina ai più poveri, ai più assetati di speranza, di felicità, di tenerezza. La terza Domenica di Avvento è chiamata anche “della gioia” e segna il passag-gio dalla prima parte, prevalente-mente austera e penitenziale dell’Avvento, alla seconda parte dominata dall’attesa della sal-vezza vicina.Il titolo le viene dalle parole “rallegratevi” (gaudete) che ascolteremo all’inizio della Messa: “Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto, ralle-gratevi, il Signore è vicino”.

Il tema della gioia pervade tutta la liturgia della Parola di Dome-nica 14 dicembre. Nella prima lettura, tratta dal libro del pro-feta Isaia (61,1-2.10-11) ascol-teremo il grido del profeta: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli”.

Il Salmo responsoriale è il Magnificat di Maria, intercalato dal ritornello: La mia anima esulta nel mio Dio. Con questo inno di ringraziamento, Maria loda il Si-gnore per le meraviglie operate in Lei e proclama che questo è l’agire di Dio ver-so gli umili.

La seconda lettura, ricavata dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalo-nicesi (5,16-24) comincia così: “Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrot-tamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spiri-to, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e

tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Colui che vi chiama: Egli farà tutto questo!Dunque l’apostolo Paolo invita a rima-nere nella gioia che lo Spirito Santo ha

effuso nei nostri cuori. Da essa hanno origine la gratitudine verso Dio e la pace con i fratelli.

Anche il Vangelo è, a suo modo, un lun-go inno alla gioia. Il nome stesso “Van-gelo” significa, come sappiamo, lieta notizia, annuncio di gioia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,6-8.19-28) ci viene ricordato che Giovan-ni il Battista non era la luce, come forse qualcuno allora pensava. La luce è sol-tanto Cristo, il Battista ne è il testimo-ne. Ai sacerdoti e ai leviti, mandati ad interrogarlo, Giovanni risponde che egli è soltanto colui che apre la strada al Messia che viene… “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che vie-ne dopo di me: a Lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.Giovanni il Battista si definisce come “voce”. Egli è dunque un “testimone” che depone a favore di un altro che è al centro del grande processo che rivolu-zionerà la storia. E’ quindi, una voce-gui-da che ha il compito di illustrare all’uma-

nità la via definitiva, la persona risoluti-va, il battesimo nello Spirito e non solo nell’acqua, il Signore nei cui confronti non si è degni neppure di “sciogliere il legaccio del sandalo”. Il Battista, nel vangelo di Giovanni, è un testimone che conferma e prepara ciò

che il vero e unico Rivelatore dirà. E quando quella voce perfetta e defini-

tiva risuonerà, il Battista si ritirerà pieno di gioia… “Egli deve cresce-re e io diminuire”…Naturalmente non bisogna di-menticare che la gioia vera e duratura matura sempre nel sa-crificio. Non c’è rosa senza spine! Al mondo, piacere e dolore si in-seguono costantemente. L’uomo cerca disperatamente di isolare il piacere dal dolore. Ma non ci rie-sce. Qualcuno potrebbe obietta-re: “Ma allora, per il credente, la gioia in questa vita, sarà sempre e solo oggetto di attesa, solo gio-ia “di là da venire?” No, c’è una

gioia segreta e profonda che consiste proprio nell’attesa. Anzi, è forse que-sta, nel mondo, la forma più pura della gioia; la gioia che si ha nello sperare.Il nostro poeta Giacomo Leopardi l’ha detto meravigliosamente bene nella poesia Il sabato del villaggio. La gioia più intensa non è quella della domeni-ca, ma quella del sabato; non quella del-la festa, ma quella della sua attesa. La differenza è che la festa che il credente aspetta non durerà solo alcune ore, per poi cedere di nuovo il posto a “tristezza e noia”, ma durerà per sempre. La gioia evangelica è per tutti, soprattutto, dirà Maria nel Magnificat, per “gli umili e gli affamati”. Proprio dalle sacre Scritture della terza Domenica di Avvento, Gesù definisce il suo messaggio “un lieto an-nuncio per i poveri”.Noi, come Giovanni, non siamo la luce, ma riflettiamo Cristo, luce del mondo. Il Verbo del Padre ha bisogno di testimoni e annunciatori per dare voce alla sua Pa-rola, affinchè risuoni fino ai confini della terra.

Rallegratevi sempre nel Signore!

Giovanni, mandato da Dio, venne come testiome per dare testimonianza alla luce, perchè

tutti credessero per mezzo di lui.

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6 Caritas e Vita Missionaria

dal grande librodella natura

acqua minerale

FONTE TAVINA SALÒ - tel. 0365 441511IL PIACERE DEL BERE!

SALÒ - tel. 0365 40184

MANERBA - tel. 0365 552437

RAGNO

Come aiutarci a prendere coscienza di questo com-pito missionario. “ Evangelizzare” è una parola che

non riesce facilmente ad essere fatta propria spesso anche dai cristiani “praticanti”. Si pensa che essa in-dichi un compito specifico di - addetti ai lavori - come preti e suore. In queste pagine si è spesso detto, in-vece, che si tratta di preciso impegno assunto da tut-ti i battezzati. Quindi da noi e da voi, da me e da te.

È vero, ci sono cristiani che ricevono un particolare mandato per assicurare l’annuncio del Vangelo. Ma ci siamo tutti noi che, per il semplice fatto di avere detto sì alla chiamata battesimale di Gesù Cristo, ci sentia-mo spinti a non tenere per noi il dono ricevuto e desi-deriamo che anche altri si rendano conto che esso è a disposizione di tutti.

Prima si tratta di risvegliare tale messaggio in coloro che si sono un po’ assopiti nella fede, poi di annun-ciarlo anche a coloro che sono ancora indifferenti. E questo lo possiamo realizzare nel nostro vivere quo-tidiano. Anzitutto siamo invitati a testimoniare senza mezzi termini la nostra appartenenza a Cristo come cristiani cattolici e, di conseguenza ad accostarci agli altri nel pieno rispetto del reale momento che stiamo

vivendo. I tempi di Dio non sono i tempi nostri, per cui dobbiamo imparare a discernere i segni della Sua presenza nell’altro. Credo che a tutti noi si presenti l’occasione di testimoniare anzitutto con la coerenza della vita il nostro essere cristiani negli ambienti del nostro vivere quotidiano: in casa, in ufficio, al lavoro, alle riunioni, al bar, a scuola, per la strada, nei diverti-menti, nello sport...

Nei discorsi poi, che si fanno è facile individuare un accenno alla religione, alla politica, ai problemi socia-li, di relazione. Qui emergono spesso giudizi categorici dettati da una conoscenza superficiale dei fatti. Come ci comportiamo? Silenzio, imbarazzo……..Se davvero siamo convinti del messaggio ricevuto da Cristo e del-la Chiesa e lo condividiamo, ecco il momento di at-tuare il nostro impegno di evangelizzazione. Con umil-tà, con rispetto si possono correggere fraternamente quelle imprecisioni o dire che non si è d’accordo con certe affermazioni portando anche i motivi del nostro dissenso. Attenzione che questo si può verificare anche tra cre-denti e praticanti e non solo con coloro che sono lon-tani. Se nonostante tutto ci sentiamo impreparati, al-lora è proprio il momento di approfondire i contenuti della propria fede e le modalità indicate dal Maestro per farli diventare pratica del nostro vivere quotidia-no. Una pratica che ha la caratteristica della perseve-ranza, non un fuoco di paglia prodotto dall’entusia-smo, ma che richiede, proprio sulla base degli impe-gni assunti, un “mettersi a disposizione dell’altro”, non secondo il proprio piacere e/o modo di pensare, bensì accogliendo la domanda dell’altro nella piena aper-tura alle sue esigenze, in una disponibilità totale al progetto di Dio che certamente si presenta con delle “sbalorditive” sorprese. Gruppo missionario

Evangelizzare da persona a persona

I Sacerdoti, le zelatrici e la Redazione de “Il Duomo”

augurano a tutti i lettori

BUON NATALE e felice

ANNO NUOVO

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7Santo del mesea cura di Luisa Madureri

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒVia Zette, 31 - tel. 0365 438058

Elogio del silenzio«La gente dice che il silenzio al monastero è triste – scrive fratel Rafael - non c’è opi-nione più errata. Il silenzio nella Trappa è il linguaggio più gioioso che gli uomini possano immaginare. Dall’anima di que-sto trappista che vive nel silenzio, sgorga abbondatemente e costantemente un canto glorioso di allegria, pieno di amore e di gioia verso il suo Creatore, verso il suo Dio, verso un Padre affettuoso che si pren-de cura di lui e lo consola».E papa Benedetto XVI ricorda ai giovani il beneficio salvifico del silenzio: «vi chiedo di guardare dentro il vostro cuore ogni giorno: Gesù è lì e vi chiama, per trascor-rere del tempo con Lui nella preghiera. Ma la vera preghiera richiede di trovare dei momenti di silenzio ogni giorno. An-che fra le occupazioni e lo stress della no-stra vita quotidiana abbiamo bisogno di dare spazio al silenzio, perchè è nel silen-zio che troviamo Dio ed è nel silenzio che scopriamo chi siamo veramente».

Storia di un’animaRafael nasce il 9 Aprile 1911 a Burgos, in Spagna, da una ricca famiglia di proprieta-ri terrieri, di nobili origini. L’infanzia e l’a-dolescenza sono serene e Rafael eviden-zia presto le sue doti. È un giovane bello e gioioso, aperto alla vita, brillante, dotato di una sensibilità profonda e di una acuta intelligenza. Ed è proprio questa sua spe-cifica capacità di vedere oltre la realtà del-le cose, di capire i più nascosti sentimenti di una persona, di entrare nel vivo della vita, che lo conduce sulla sua personale via verso la santità. Giovanissimo entra nel collegio dei Gesuiti: la sua straordina-ria grazia, la profonda pietà, l’accoglienza verso gli altri, lo rendono molto popolare e molto amato dai compagni e dai supe-riori. «Egli cerca Dio – dice il Padre pre-

fetto degli studi – come se fosse magne-tizzato da Lui». È attratto dalla bellezza, Rafael, in ogni sua forma: ama la pittura, e dipinge molto bene, ama la musica, è un raffinato gastronomo, conosce i migliori ristoranti: eppure è nel contempo parco, silenzioso, solitario. La sua anima traboc-ca di vitalità, di gioia di vivere ed insieme è capace di una profonda meditazione.

La seduzione della TrappaNel 1930 si iscrive ad Architettura, a Ma-drid: il suo sogno di artista si concretizza e, durante una escursione, scopre l’Abba-zia della Trappa di san Isidro de Duenas. Qui si segue, con particolare severità, la regola benedettina: Rafael, subito avver-te un’emozione profonda, che lo sconvol-ge. «Soprattutto – scrive allo zio – ho sen-tito una “Salve Regina” che ... Dio solo sa quello che ho provato. È stato qualche cosa di sublime».Qualche mese dopo, soggiorna alla Trap-pa: «Il Trappista – scrive – vive in Dio e per Dio, l’unica ragione della sua esistenza in questo mondo. Là, solo con Dio e la sua

coscienza, cambia il suo modo di pensa-re e il suo modo di comportarsi nella sua azione nel mondo».Rafael decide di entrare nella vita mona-stica e nel 1933 la sua richiesta di ammis-sione al monastero è accettata. «La Trappa – scrive – Dio l’ha fatta per me e per me la Trappa, ora posso mori-re felice, sono trappista!». All’improvviso poco tempo dopo, si ammala di una grave forma di diabete. Deve ritornare a casa, nel mondo da cui è fuggito: si rimette a dipingere, a suonare il violino, persino a fumare. «Voi non sapete quello che posse-dete – scrive ai fratelli novizi – e non pote-te mai ringraziare Dio abbastanza per un così grande beneficio. Io stesso non lo sa-pevo, prima di essere costretto a tornare nel mondo». Nel 1935 scrive allo zio: «La mia vocazione è voler essere dimenticato dal mondo per offrirsi a Dio nel silenzio e nell’umiltà dell’abito di oblato, è essere un’ombra leggera che ha speso la sua vita amando molto Dio e senza rumore voglio aiutare le anime ed amare Dio». La sua salute migliora e ritorna alla Trappa, nel 1936: «Voglio essere – scrive al padre – un santo molto umano e l’amore per Dio non esclude quello per le creature». Nel 1937 frate Rafael è costretto ad ab-bandonare la Trappa, per un riacutizzarsi della malattia. Torna dai genitori: «Vedo così chiaramente la mano di Dio, che per me fa lo stesso ››. Sta meglio, ritorna alla Trappa: «La mia vocazione è solo di amare Dio, nel sacrificio e nella rinuncia, senza altra regola che l’obbedienza cieca alla sua Divina volontà». 26 Aprile 1938, mattina frate Rafael ha crisi di delirio, forti dolori, muore. Ha 27 anni.È canonizzato l’11 ottobre 2009; papa Be-nedetto XVI lo ricorda come un giovane che risponde «Sì alla proposta di segui-re Gesù, in maniera immediata e decisa, senza limiti nè condizioni».

San Rafael Arnaiz Baron

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8Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Avete mai contemplato la nostra città di primo mattino? Passeggiare sul lungolago o per le vie del centro ed

osservare le vetrine luminose e silenziose, passare sotto le decorazioni e gli addobbi e pensare al Natale di Gesù. Se dal punto di vista teologico infatti la Pasqua costituisce il centro

dell’anno liturgico, il Natale è la festa più “umana” della fede. In questa solennità infatti viviamo nella maniera più profonda l’umanità di Dio. In nessuna altra raffigurazione, decorazione o vetrina seppur ben allestita però come nel presepio è possibile percepire che cosa significa il fatto

che Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi. Dio ci viene incontro come un bambino e crea confidenza con noi. Mentre le dolci musiche di questo periodo pre-natalizio aleggiano dappertutto, il tempo dell’Avvento ci invita alla gioia silenziosa del meditare e riflettere interiormente la Parola. Può risultare per certi versi difficile estraniarsi a questo stile in cui viviamo ogni giorno. Riconoscendo però la Sua forte presenza nella nostra vita è possibile vivere la gioia dell’incontro. Questo tempo dell’Avvento può allora diventare in una maniera sua specifica una “medicina dell’anima” e poter vivere pienamente la benedizione del Natale.

don Gianluca

La benedizione di Natale

Vigilanza ed attesa per vivere l’incontro con GesùIl Vangelo della prima domenica di

Avvento qualifica lo stile di quest’at-tesa. Se è un’attesa colma di deside-rio, se è un’attesa di Colui che per noi è vita, Io stile con cui siamo chiama-ti ad attendere il ritorno del Signore nella gloria non può che essere quello della vigi-lanza. Una vigilanza, fatta di attenzione, di tensione operosa dell’anima, pron-ta, come è l’attesa del-la sentinella nella notte, concentrata, nel discerne-re ogni rumore per poter esercitar al meglio la sua opera di custodia. Una vigilanza che viene espressa come un impe-rativo, in forza dell’impor-tanza del vivere disposti nel miglior modo ad acco-gliere il Signore al suo ri-torno. Nessun allarmismo

fondamentalistico, perché non ci è dato di conoscere il momento, ma la fedeltà di un cuore vigile e fedelmen-te operoso nell’obbedienza al proprio Signore. Non è importante che torni alla “sera o a mezzanotte o al canto

del gallo o al mattino”: qualunque sia la porzione della notte scelta dal Si-gnore per visitarci, l’importante è che ci trovi svegli e attenti per cogliere l’attimo del suo ritorno! Un atteggiamento, questo, che può

essere ottenuto solo at-traverso un profondo ridi-mensionamento di sè, del-le proprie preoccupazioni o dei propri progetti per il futuro, a favore di un’atte-sa tutta concentrata sulla persona del Signore Gesù, termine ultimo del nostro desiderio. La pigrizia rende «tiepido il cuore», ci ricorda papa Francesco, «ci allonta-na dal servizio e ci porta alla comodità, all’egoismo». Vi-giliamo dunque sul nostro cuore perchè viva l’attesa dell’accoglienza di Cristo.

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Domenica 16 novembre abbiamo vissuto coi ragazzi di quinta elementare, gruppo S. Caterina, il nostro secondo ritiro quest’anno. Il tema: la S. Messa. Il mattino dedicato a un lavoro prima con don Gianluca tutti insieme e poi divisi per gruppi, tempo per le domande a raffica... Nel pomeriggio poi, dopo il pranzo e un po’ di giochi, siamo andati nel nostro bel Duomo, dove Elena ci ha parlato della storia, della costruzione e delle opere d’arte di quel luogo in cui i ragazzi la domenica vivono e partecipano insieme alla S. Messa. Vedere il loro interesse, lo sguardo attento, occhi spalancati davanti a una bellezza che stavano scoprendo, e che dava voce alla fede del popolo nei secoli. Niente davvero può essere dato per scontato con loro, e neanche per noi. Perché spiegare a loro i momenti della celebrazione liturgica non è solo un mero ripetere, ma un raccontare a loro la nostra

esperienza, l’amore a Cristo che fa muovere prima di tutto noi catechisti ad andare a Messa, per stare di fronte al Mistero che culmina nella trasformazione di pane e vino nel Corpo di Cristo. E come per tutte le cose, nei loro occhi e nel loro cuore rimane ciò che in noi vedono. A volte abbiamo la preoccupazione di cosa resterà loro di ciò che diciamo e insegniamo, la prossima volta a Messa saranno più attenti adesso? Più vigili? Ma lo Spirito Santo soffia dove e come vuole, magari non adesso, ma tra un mese o due mesi o un anno le parole ascoltate entreranno, chissà, ma non sta a noi misurare, perché davvero è un Altro che fa crescere, e a noi resta da dire il nostro si, abbracciando e accompagnando questi ragazzi alla scoperta di Cristo, che più da vicino incontreranno nei Sacramenti che a maggio riceveranno, e che già ha cambiato e cambia le nostre vite.

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Ritiro gruppo Santa Caterina

Domenica 23 novembre noi del gruppo S. Giovanni Piamarta abbia-mo vissuto una giornata di ritiro in Oratorio. Sulle orme di Abramo ab-biamo capito l’importan-za della vocazione, della chiamata a fidarsi total-mente di Dio. Egli ascoltò il Signore e andò verso un paese che non conosce-va: “Vattene dal tuo pae-se, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande po-polo e ti benedirò, rende-rò grande il tuo nome e diventerai una benedizio-

ne”. Abramo crede in Dio e nella sua promessa; egli è per noi un modello di fede: anche noi siamo chiamati a fidarci totalmente di Dio, ad uscire

dalle nostre sicurezze umane e ad affidarci a Lui. Nel pomeriggio sia-mo stati aiutati a capire ancor di più il significato della chiamata di Abra-

mo e, grazie alle parole di Mons. Franco, i bambini hanno compreso che cia-scuno di noi nella propria vita è chiamato ad una vo-cazione. Per ognuno di noi Dio ha un progetto d’amore. Mons. Franco ha invitato i bambini a pregare ogni sera e a chiedere a Dio: “Signore fammi conoscere la mia vocazione, rivelami i piani che hai per me”.

Sulle orme di Abramo

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10 Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Gruppo famiglie: riscoprire l’essenziale

Avvento 2014: giorno per giorno

alla scoperta della gioia

I racconti dei Vangeli della nascita di Gesù sono pieni di gioia: la gioia nel grembo di Elisabetta, la gioia di Maria che pro-rompe nel Magnificat, la gioia che Dio ha pensato per tutto il popolo, annunciata dall’Angelo ai pastori. Il motivo della gioia è Gesù il Cristo. Ci troviamo:• • OGNI MERCOLEDÌ di dicembre, alle ore 16.30, nella Cappella dell’Oratorio. • • Lunedì 8 dicembre vivremo la BE-NEDIZIONE delle STATUINE di GESÙ BAMBINO. • • Domenica 21 dicembre Il Gruppo Scout ci porterà la FIAMMA di BET-LEMME. Questi appuntamenti, assieme ai riti di gruppo, ci aiuteranno a mantenere viva la gioia dell’attesa di Gesù.

Apriamo con un invito a coloro che vogliono investi-re un sabato sera al mese in Oratorio per fermar-

si (non sembra vero, una volta tanto in questa corsa contro il tempo e contro gli impegni quotidiani) ad ascoltare e confrontarsi sul senso cristiano del nostro essere famiglia, il tutto in un clima di convivialità. Il percorso del Gruppo Famiglie accompagnato da don Pierluigi Tomasoni è già avviato, anzi ha già compiuto due tappe nei mesi di ottobre e novembre, ma per aderire a questa proposta è sempre il momento giu-sto. Un percorso che vuole fare riscoprire a tutti noi, passo per passo, senza fretta e con essenzialità, i fon-damenti del matrimonio, toccando appunto gli aspet-ti che lo caratterizzano e che lo rendono Sacramento cristiano, dalla sua indissolubilità, al bene dei coniugi, a quello dei figli. Il gruppo - famiglie - crediamo non sia (solo) un momento formativo, o di scambio di idee

tra persone che vivono le medesime esperienze, ma vuole richiamarci alla dimensione religiosa e quindi anche spirituale del nostro essere famiglia, provan-do a rafforzarla. In un periodo in cui gli interventi sul senso e sui destini della famiglia, cristiana e non, si susseguono e ci confondono, la scelta non è quella di aggiungere le nostri voci a questo dibattito, ma quella di “tornare alla fonte”, rifarsi ai contenuti che la fa-miglia “Chiesa” ci offre - le Sacre Scritture e i suoi do-cumenti - per poi riscoprirle e riportarle nella nostra quotidianità. In questo ci conduce con la pacatezza, la chiarezza e la preparazione che lo contraddistinguo-no, don Pierluigi, a cui va il nostro ringraziamento. Abbiamo davvero bisogno di fermarci a riscoprire il dono che abbiamo ricevuto, e farlo, condividendolo con le famiglie della nostra comunità, è davvero una preziosa occasione. Alberto e Giovanna

Senso di colpa e responsabilità

La colpa è un fatto oggettivo e va riconosciuto come tale. Voglio, invece, parlare del senso di colpa che è qualcosa di soggettivo, che ti fa piegare e ti sollecita il nascondimento. Questa colpa fa pensar a Dio che scaccia Adamo ed Eva ver-gognosi della loro nudità, colpevoli di aver abdicato alla loro debolezza, è una sentenza di morte la loro che non è data da Dio, ma che nega recisamente la loro adeguatezza di vivere di una felicità gratuita. È una colpa che nel tempo diventa una malattia della psiche capace di guardare alle problematiche in una chiave assolu-tamente egoistica e quindi anche in una marea di banalità che accade quotidianamente a contatto con gli altri: fami-gliari, amici o conoscenti.La responsabilità è altra cosa: fa alzare ancora la testa per dire devo rimediare, è assumersi un’azione che si contrap-pone all’altra che ha generato il problema. La responsabilità è un risvegliarsi della coscienza per porre soluzione alla con-seguenza inadeguata di una propria azione. Secondo me Dio non chiede all’uomo di ripiegarsi in conse-guenza al peccato, perché nel suo amore c’è già il perdono, ma invita l’uomo ad assumersi la dignità di uomo, perché è bene affermare la propria individualità, ma senza ledere la libertà di ogni altro essere vivente. Cristo, sulla croce, chie-de al Padre di perdonare coloro che “non sanno quello che fanno”, perché credo sia proprio nell’assumersi la responsa-bilità, cioè una presa di coscienza, che si possono realmente cambiare le cose dentro di sé e negli altri. Daniela C.

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11Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

Parrocchia Santa Maria AnnunziataSalò

Oratorio San Filippo Neri

PELLEGRINAGGIOPER ADOLESCENTI

& GIOVANIROMA

27 - 28 - 29 DICEMBRE 2014

Sulle orme di San Pietro e San Paolo

PROGRAMMA:venerdì 26 dicembre:Partenza in tarda serata da Salò e viaggio notturno.

Sabato 27 dicembre:Arrivo a Roma in mattinata e prima visita della città: Basilica di S. Maria Maggiore, S. Gio-vanni in Laterano e scala Santa. Pranzo al sacco.Nel pomeriggio visita alle catacombe di S. Callisto, del-la Basilica di S. Paolo Fuori Le Mura e dell’abbazia alle tre fontane. Arrivo in istituto in serata: sistemazione, cena e pernottamento.

Domenica 28 dicembre:Colazione in istituto. Intera giornata di visite: al mattino visita a S. Pietro e alle grotte vaticane. Pranzo libero. Nel pomeriggio passeggiata nella Roma pedonale: piazza del Popolo, Trinità dei Monti, Fontana di Trevi, Pantheon, piaz-za Navona, ecc. Cena e pernottamento in istituto.

Lunedì 29 dicembre:Colazione in istituto. Intera giornata di visite a Roma. Al mattino visita della Roma antica: Colosseo, Arco di Costan-tino, Fori Imperiali, Altare della Patria, Campidoglio, ecc. Pranzo libero. Nel pomeriggio tempo a disposizione dei partecipanti e rientro a destinazione.

COStO: 180 euro Comprensivi di: pernottamenti, cene e colazioni presso Fra-terna Domus (via Sacrofanese), tassa 1,50 x visita alla Città, guida, assicurazione sanitaria e ovviamente trasporto. Sono esclusi tre pranzi (di cui 1 al sacco!)

L’ESPERIENZA SI FARà AL RAGGIuNGIMENtO DI ALMENO 25 ISCRIttI.

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12 Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

PIZZERIA - GELATERIA

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La data del 12 novembre 2014 rimarrà scritta a caratteri inde-lebili negli Annali della Scienza. Alle ore 17,03 di quel gior-

no, infatti, la sonda Philae, “rilasciata” dalla missione Rosetta dell’Esa, ha compiuto un “atterraggio” morbido su una come-ta. È la prima volta, nella storia, che un’impresa così straordi-naria sia stata compiuta. Dopo aver viaggiato per ben dieci anni (Rosetta venne lanciata in orbita il 2 marzo 2004) e percorso 6,4 miliardi di chilometri, attraverso il Sistema Solare, una attrezzatura concepita dalla intelligenza umana ha preso possesso di uno dei più antichi re-sti del Sistema Solare, determinando i presupposti per meglio conoscere le origini della nostra “Madre Terra”.Ho avuto la fortuna di guardare un ottimo servizio televisivo sull’avventura di Rosetta. Le foto (splendide!) ed i commenti mi hanno evidenziato ancora una volta il mistero della immen-sità dello spazio cosmico, questa volta insieme alla sua miste-riosa bellezza. Proprio su quest’ultimo aspetto ho pensato una condivisione con i lettori de “Il Duomo” e di sforzarmi di susci-tare in loro la stessa meraviglia e lo stupore esplosi in me di fronte a ciò che cadeva sotto i miei occhi.Certamente, l’universo uscito dalle mani del Creatore non era tenuto ad essere bello. Lo si sarebbe, infatti, potuto im-

maginare unicamente funzionale, alla stregua di un sistema neutro che si sarebbe sviluppato senza essere caratterizzato da alcuna bellezza. Un siffatto universo si sarebbe limitato a girare a vuoto, dando il via a un complesso di elementi a loro volta neutri, indifferenziati, in movimento continuo. Avremmo a che fare, in questa situazione, con un mondo di robot, con una gigantesca macchina: ma non nell’ordine della vita.Perché ci sia vita, infatti, occorre che ci sia differenziazione fra gli elementi, ed anche complessità; formazione, dunque, di ogni “essere” nella propria singolarità. La legge della vita com-porta che ciascun essere rappresenti non solo una unità orga-nica, ma che possieda la capacità di crescere e di trasmettere la vita stessa. In questo modo, la gigantesca avventura della vita ha dato origine a ogni filo d’erba, a ogni insetto, a cia-scuno di noi. Ciascun essere, in nome della sua unicità, aspira alla pienezza della sua presenza nell’universo, proprio come un fiore o un albero.Questa circostanza segna l’inizio e la definizione della bellezza. Ammettiamolo: l’universo é bello. Ed anche se non sappiamo come interpretarlo, la sua bellezza é ovunque evidente: un ru-scello che gorgoglia fra i ranuncoli, un alberello di rose in un giardino, un ghiacciaio, i deserti, le montagne, il mare, le pra-terie ondeggianti alla brezza, il cielo gravido di stelle...C’è poi, tutto ciò che ha a che fare con l’intervallo, con l’in-treccio, l’incontro: una farfalla che indugia su uno stelo tre-molante, una lucertola che solca un sasso coperto di muschio, un raggio del tramonto che illumina un muro di pietra: Anche tra gli umani, a volte, uno scambio di sguardi folgorante come un lampo...Bellezza intrigante e affascinante che ci segnala e ci dice che l’universo é significante e, quindi, desiderabile. La natura, grazie alla sua bellezza, si rapporta a noi come una presenza. Ed anche noi, aspirando alla bellezza, ci accorgia-mo all’improvviso di possedere una unicità che si trasforma in presenza.In un primo tempo siamo colpiti dalla bellezza della natura e dell’universo. Nel regno propriamente umano, poi, cogliamo altri tipi di bellezza. Ci accorgiamo, ad esempio, che la coscien-za della bellezza si spinge inevitabilmente verso di essa. Signi-fica che lo spirito ha già operato in noi. Ad un livello superiore, avvertiamo la bellezza del cuore e dell’anima. Si tratta di quel-la bellezza spirituale che traspare dallo sguardo e dai gesti, più che dal tratto esteriore. Uno sguardo ardente, magnetico, ab-bagliante, un gesto di simpatia, di tenerezza, di affetto: tutto discende da quella bellezza del cuore e dell’anima che é frutto di una Donazione iniziale (la creazione dell’universo da par-te dell’Onnipotente) che si esprime con l’amicizia e l’amore. E quando questi sentimenti, disinteressati, si elevano fino all’u-niversale, rappresentano la più alta realizzazione umana: ap-punto come la Creazione, emanazione dell’immenso Amore di Dio. Essi richiamano l’origine della vita stessa e il nobile gesto originario. È per tutto questa bellezza che amiamo il mondo e la vita. Sono loro che, a nostra insaputa, ci convincono del fatto che vale comunque la pena di vivere la vita.

La straordinaria avventura della sonda Philae

(amiamo il mondo e la vita per la loro bellezza)

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13Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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Onoranze Funebri TEDESCHI

Casa funeraria “San Benedetto”

DOMANDA: ho ricevuto solo qualche giorno fa la lettera dell’INPS che mi chiede il mod. RED e il mod. ICRIC per il 2014: perché così tardi? Risposta: ai pensionati che non hanno ancora presentato il modello RED e/o i modelli ICRIC, ICLAV e ACCAS/PS sono arrivati nel corso dei mesi di settembre e ottobre i solleciti dell’INPS. Se gli anni scorsi la richiesta arrivava a tutti ad inizio anno, dal 2014 l’INPS invia la comunicazione con la richiesta di presentazione dei modelli, a settembre e ottobre, solo a coloro che non hanno trasmesso di propria iniziativa i modelli entro giugno. Quindi, per chi non si è attivato, ora è arrivata la busta con la richiesta di presentazione dei diversi modelli entro il 15 febbraio 2015. Ricordiamo che il RED è una dichiarazione che deve essere presentata dai pensionati che usufruiscono di alcune prestazioni il cui diritto e misura sono collegati alla situazione reddituale, come i titolari di pensioni integrate al minimo, pensioni ai superstiti, pensionati che percepiscono le maggiorazioni sociali o beneficiari dei trattamenti di famiglia. Sono invece tenuti a presentare ogni anno il modulo ICRIC (Invalidità Civile RICovero) gli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento o di indennità di frequenza, il modulo ICLAV (Invalidità Civile LAVoro) gli invalidi civili titolari di assegno mensile e infine il modulo ACCAS/PS (ACCertamento Assegno Sociale / Pensione Sociale) i titolari di pensione sociale o assegno sociale.

DOMANDA: che “figura” è e che cosa fa l’«amministratore di sostegno?».

Risposta: l’amministratore di sostegno è un tutore delle persone anziane o disabili dichiarate non autonome, nominato dal Giudice tutelare. A tal proposito, il Comune di Salò ha deciso di mettere a disposizione degli utenti un referente che si occuperà di aiutare le persone a redigere le richieste, le relazioni, preparare le notifiche e che provvederà anche ad andare a Brescia a depositare per loro i vari documenti.Il servizio è a disposizione degli utenti salodiani e di quelli

residenti nei comuni rientranti nella Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano. La persona incaricata è la signora Marina Rizzieri della cooperativa “La Cordata”, che espleterà le funzioni di supporto necessarie nei seguenti giorni: Lunedì: 09:00 -13:00 ; Giovedì: 09:00 - 13:00 / 14:00 - 17:00 presso la sede municipale. La signora Rizzieri è sempre reperibile al numero di telefono 3801872867.

DOMANDA: c’è un aumento delle pensioni dall’1/1/2015?

Risposta: si, ma sarà molto contenuto a causa del tasso di inflazione che è solo dello 0,30%.La perequazione automatica avverrà secondo il seguente schema:- fino a 3 volte il trattamento minimo (1.502,64 €) > + 0,30% (100% indice ISTAT) aumento mensile massimo di 4,50 €- fino a 4 volte il t. m. ( tra 1.502,64 e 2003,52 € ) > + 0,285% (95% indice ISTAT) aumento mensile massimo di 5,71 €- fino a 5 volte il t. m. ( tra 2.003,52 e 2.504,4 € ) > + 0,225% (75% indice ISTAT ) aumento mensile massimo di 5,63 €- fino a 6 volte il t. m. ( tra 2.504,4 e 3.005,28 € ) > + 0,15 % (50% indice ISTAT ) aumento mensile massimo di 4,50 €- oltre 6 volte il t. m. ( oltre 3005,28 € ) > + 0 €

Mentre in precedenza l’indice di perequazione veniva applicato per “fasce d’importo”, ora va applicato in modo decrescente sull’intero importo della pensione. Per i titolari di più trattamenti pensionistici la perequazione è calcolata sull’importo totale delle pensioni. La Pensione sociale sarà di 369,63 € L’Assegno sociale di 448,51 € Il Trattamento minimo di 502,38 €Le pensioni “alte” verranno ridotte: del 6% oltre 91.160,16 €; del 12% oltre i 130.228,8 €; del 18% oltre i 195.343,2 € .

Quando la logica del mercato e quella dello Stato si accordano tra loro per continuare nel monopolio dei rispettivi ambiti di influenza, alla lunga vengono meno la solidarietà nelle relazioni tra i cittadini, la partecipazione e l’adesione, l’agire gratuito, che sono altra cosa rispetto al “dare per avere” , proprio della logica dello scambio, e al “dare per dovere”, proprio della logica dei comportamenti pubblici, imposti per legge dallo Stato. La vittoria sul sottosviluppo richiede di agire non solo sul miglioramento delle transazioni fondate sullo scambio, non solo sui trasferimenti delle strutture assistenziali di natura pubblica, ma soprattutto sulla progressiva apertura, in contesto mondiale, a forme di attività economica caratterizzate da quote di gratuità e di comunione. Il binomio esclusivo mercato-Stato corrode la socialità, mentre le forme economiche solidali, che trovano il loro terreno migliore nella società civile senza ridursi ad essa, creano socialità. Il mercato della gratuità non esiste e non si possono disporre per legge atteggiamenti gratuiti. Eppure sia il mercato sia la politica hanno bisogno di persone aperte al dono reciproco. Caritas in veritate, 39.

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14 Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Inquinanti vecchi e nuoviUna gigantesca nuvola di colore mar-rognolo interessa la salute di circa il 60% della popolazione dell’intero Pianeta, concentrata tra il Tibet, l’In-dia e la Cina, ed è causa di malattie cardiovascolari e respiratorie.È la famosa nuvola marrone che sovrasta l’Asia meridionale e di cui abbiamo già parlato nello scorso numero, con riferimento però alla cappa che sovrasta la pianura Pada-na, anch’essa provocata dall’inquina-mento, ma per fortuna di dimensioni ridotte rispetto a quella asiatica.Quella che sembrava essere l’ultima di una serie di emergenze climatiche limitata ad una stretta cerchia di stu-diosi da trattare negli incontri inter-

nazionali, si è invece dimostrata una forma di inquinamento più seria di quanto si pensasse, un inquinamento raccolto intorno alla fuliggine che si forma a causa dei residui della com-bustione e di cui si cominciò a parlare per la prima volta nel 1998 in occa-sione degli incendi che devastarono il Borneo e l’isola di Sumatra, perché a quegli eventi se ne addebitava la re-sponsabilità. Dopo accurati studi è emerso che i due terzi della nube sono costituiti da particelle di fuliggine provenienti dalla combustione incompleta pro-veniente dall’industria, dal traffico e, novità, dai fuochi utilizzati dalle po-polazioni del Tibet, Cina e India, che

usano tutta una serie di materiali, tra cui sterco impastato con i residui dei raccolti e paglia, per cucinare e riscal-darsi. Per analizzare l’età e le origini del-le particelle di fuliggine, i ricercato-ri hanno usato il sistema della così detta datazione del carbonio (usata anche per datare i resti fossili dei no-stri antenati), su particelle di fuliggi-ne raccolte in diverse regioni del sud dell’Asia. Dai risultati è emerso che per ridur-re l’inquinamento in quella parte del mondo bisogna eliminare la “po-vertà”, intesa come la consuetudine in quelle zone di usare combustibili miseri per cucinare e riscaldarsi, ma altamente inquinanti. Lo sterco di capre, bufali e animali

erbivori in gene-re, oltre ad avere una capacità ca-lorica molto bas-sa, rimane per la maggior parte in-combusta, provo-cando fumo che si disperde nell’am-biente e che a sua volta provoca l’aggregazione in-torno a sè di tutte le parti inquinanti provenienti dalle

centrali a carbone, dagli scarichi in-dustriali e dalle auto. Esiste poi la Debbia o addebbiatura, che è un sistema usato agli albori dell’agricoltura per rendere fertili i terreni attraverso la bruciatura delle sterpaglie che, se in antico non dava problemi, oggi, nella situazione in cui viviamo, è l’ingrediente base per il formarsi della nuvola, per la capacità di aggregare gli inquinanti. Comunque sia, questa nuvola, forma-ta da tutte le sostanze che abbiamo detto, costituisce uno schermo capa-ce di ridurre del 15% i raggi solari e di conseguenza di raffreddare di alme-no un grado e mezzo la temperatura a terra. Il che non è poco.

La nuvola marrone

A volte piccoli gesti cambiano il mondo Per meglio comprendere il fenome-no e capire i danni che provoca que-sta nuvola, ma anche per valutare possibili soluzioni e rimedi, in Nepal, sulla linea di alternanza stagionale dei monsoni, a 5000 metri di altezza, sui ghiacciai posti al confine tra India e Tibet, è stato costruito un laborato-rio dentro ad una piramide di vetro per effettuare rilievi e analisi di tutte le sostanze inquinanti che si trovano tra i 3000 e i 5000 metri d’altezza, anche perché nei prossimi 10 anni la nuvola potrebbe crescere del 70%. A parte le solite proiezioni catastro-fiche che non si condividono, rima-ne il fatto che è un problema grave e serio, anche perché altri studiosi del campo medico, in particolare stu-diosi di meteorologia chimica hanno, dati statistici alla mano, dato la noti-zia che in quella parte di mondo circa 400.000 morti ogni anno sono lega-te, direttamente o indirettamente, a questa nuvola.L’impatto sulla salute è quindi mol-to forte e per ridurne il componente principale costituito dalla fuliggine provocata dalla cattiva combustione di sterco, paglia e legna, si è pensato di dotare ogni famiglia di un pannello fotovoltaico, in modo da far riscalda-re e cucinare con apparecchi elettrici. Il progetto è già partito e sembra che quelle popolazioni, che hanno in un primo momento reagito nega-tivamente, stiano ora collaborando e l’uso della nuova tecnologia si stia diffondendo.Più in generale si deve osservare che probabilmente tutte quelle attività che un tempo erano normali e che non provocavano alcun effetto nega-tivo sull’uomo e sull’ambiente, oggi, per la presenza di sostanze molto più pericolose, ma soprattutto perché se ne immettono in atmosfera in quan-tità mille volte maggiori, provocano i danni di cui abbiamo parlato, quindi bisogna assolutamente ridurle.Se poi è vero, come sembra dimo-strato, che la fuliggine si disperde nel giro di poche settimane perdendo così la capacità di tenere aggrega-te le particelle inquinanti, potrebbe essere che questa banale introdu-zione di un sistema di produzione di energia pulita, possa ridurre a breve le dimensioni della nuvola. Che sia questo il caso per dire che debellare la miseria fa bene a tutti?

Giornata uggiosa nel Golfo di Salò

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15Scuola paritaria cattolica

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Le più recenti indicazioni ministeriali, a proposito dell’insegnamento delle lingue straniere nella Scuola

Secondaria di primo e di secondo Grado, non si concen-trano sulla conoscenza delle regole grammaticali, bensì sulle competenze in cui lo studente deve saper utilizzare la lingua straniera. Deve quindi conoscere la grammatica talmente bene da poter comunicare in inglese con uno straniero in svariate situazioni. Tant’è che nei nuovi licei è d’obbligo lo svolgimento di lezioni di altre materie in lin-gua straniera almeno dal terzo anno: si tratta del cosid-detto CLIL.

In questa prospettiva l’Istituto Enrico Medi ritiene utile anticipare un simile approccio alla lingua inglese, e dalla classe prima SSI° propone lo svolgimento di alcune disci-pline in lingua inglese. Si inizia da Informatica, materia che può essere definita «madrelingua» inglese per la quan-tità di termini inglesi utilizzati quotidianamente (spesso nemmeno tradotti in italiano). Si aggiunge Geografia, in particolare per le fonti e i testi scritti, che possono essere affrontati in inglese (e di cui il web è ricchissimo). Nelle attività pomeridiane la docente madrelingua prepara poi gli studenti per la certificazione Key English Test (KET), primo passo per veder riconosciute le proprie competen-ze nella lingua inglese. Una utilizzazione davvero pratica

della lingua straniera si sperimenta in parte delle ore di Educazione fisica, allorquando la docente illustra eserci-zi e comportamenti di gioco ricorrendo al solo inglese. Infine, Musica si rivela materia perfetta per sperimentare il tedesco, lingua probabilmente non fra le più «musica-li» al mondo, ma che ha accompagnato la nascita della Musicologia.

Tutte queste attività verranno svolte con docenti in pos-sesso delle necessarie competenze, sia linguistiche che disciplinari, e senza nulla togliere a quanto le Indicazioni Nazionali prescrivono relativamente agli apprendimen-ti delle diverse materie. Quindi, non vengono tolte ore all’insegnamento di altre materie per trasformarle in ore Inglese: più concretamente si guideranno gli studenti nell’utilizzare, in situazioni concrete, le regole di gramma-tica inglese apprese a scuola.

È ben evidente che una lingua vive quando la si utilizza in situazioni reali: in quel momento si trasforma in uno stru-mento di comunicazione ed apre alla cultura che quella lingua ha contribuito a costruire. La nostra scuola crede in questo e nell’importanza di una precoce, seria prepara-zione linguistica per studenti che devono essere pronti a rispondere alle esigenze del mondo globalizzato.

Aula Europa: inglese vivo

in una scuola dinamica

Istituto Paritario “Enrico Medi”Via S. Jago, 19, SALÒ (036540039 – infostitutoenricomedi.it)

www.istitutoenricomedi.it

OPEN DAY13 DICEMBRE 201417 DICEMBRE 201417 GENNAIO 201521 GENNAIO 201504 FEBBRAIO 201514 FEBBRAIO 2015

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16 Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

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CineforumMartedì 9 dicembre

Anche gli psicanalisti possono cadere in depressione. Se poi sono cialtroni e cinici, con il volto di

Claudio Bisio, la fine non è per niente scontata.

Confusi e felici di Massimiliano Bruno

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Martedì 16 dicembre Dagli anni dello studio “matto e disperatissimo” alla fuga dal “natio borgo selvaggio”. Poetico.

Il giovane favolosodi Mario Martone

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Martedì 23 dicembre Dell’umanissima necessità di dover fare i conti con il proprio

passato per poter sopravvivere al presente.

Sils Mariadi Olivier Assayas

---------------------------------------------------------------------- AnteprimaSabato 13 - Domenica 14 - Lunedì 15 dicembre

Giacomo è un ricco e spregiudicato broker appassionato di golf con uno spettacolare ufficio di rappresentanza nella “city” di Porta Nuova a Milano e altrettanto spettacolare villa con parco e piscina appena fuori città. Risate assicurate.

Il ricco, il povero e il maggiordomo

di Aldo, GIovanni & Giacomo

Meno male che ci sono le pensioni

“ANDIAMO A QUEL PAESE” è un divertente film presentato di recente al Cristal. Si tratta di un lavoro dei due comici siciliani Salvatore Ficarra e Valentino Picone (nel film Salvo e Valentino) operanti nella triplice veste di registi, sceneggiatori e di interpreti principali.

Gloria alle pensioniCosa hanno a che fare le pensioni con il film? Direi tutto in quan-to lo svolgimento della vicenda si basa sull’effetto benefico che nell’Italia di oggi, in cui la crisi ha falcidiato i posti di lavoro, le pensioni garantiscono ancora la sopravvivenza.E a tanto si ispira il film nel quale uno dei due protagonisti, Salvo, alla perenne ricerca di un posto di lavoro che non trova, pensa di costituire un “collettivo” nel quale, oltre alla sua famiglia, possa-no trovare collocazione i suoceri e i parenti della moglie di ogni ordine e grado purchè titolari di pensioni. La scena che raffigura tutto questo è l’accesso di Salvo presso l’ufficio postale del paese, munito di una delega chilometrica firmata da tutti i pensionati nel quale effettua il ritiro di un pacco di banconote alto una spanna.

Casa di Riposo gestita da dilettantiNon è facile gestire una specie di casa di riposo come quella mes-sa insieme da Salvo collocata in una abitazione normale: è facile scivolare lungo le scale o tirarsi addosso un armadio.E tanto accade, i decessi si sommano e la pattuglia dei pensionati si assottiglia in maniera considerevole e il rischio che le entrate di prima siano solo dei ricordi diventa reale.

Il rimedioL’idea maturata in Salvo è quella di far sposare Valentino alla sua zia, di gran lunga più anziana di lui ma dotata di una sostanziosa pensione. Essa è disponibile a prestarsi a questo matrimonio di pura convenienza.Quando la voce si sparge in paese si grida allo scandalo e alla circonvenzione di incapace ma il lieto finale arriva: Valentino e la zia ritrovano i loro vecchi amori: non si fa più il matrimonio di convenienza e il paese festeggia.

Lamberto Dondio

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17Capire la Liturgiaa cura di Rosa Pollini

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iniziative che vengonoproposte in radio!!!

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Ogni vocazione cristiana dev’«essere» più che «fare». Non si fa il prete, né il papà o la mamma, o la per-

sona consacrata, o l’educatore… l’essere deve precede-re e qualificare il “fare”. I tempi dello spirito sono una grazia perché si realizzi tutto questo! Attingendo alla sapienza ed esperienza del card. C. M. Martini siamo chiamati a riscoprire la validità e la bellezza degli eser-cizi spirituali: Cristo ci invita sul Tabor! Il card. Martini scrive: “Nel mese di giugno, ho fatto i miei esercizi spi-rituali sul monte Tabor, in fondo alla pianura di Esdre-lon. È un luogo paradisiaco: lì Gesù ha pregato di not-te, lì si è trasfigurato, lì sono apparsi Mosè ed Elia, lì Pietro, Giacomo e Giovanni hanno voluto costruire tre tende, lì si è reso manifesto il raccordo di Gesù con il Primo Testamento e con la passione, la morte e la ri-surrezione. E allora mi sono lasciato attrarre da tale esperienza stupenda e ho pensato: “devo continuare a meditare sull’evento del Tabor e invitare altri a farlo”. La Trasfigurazione di Gesù chiede la nostra trasforma-zione in Lui. È un mistero bellissimo e grandissimo. In realtà, il vocabolo che traduciamo con “trasformazio-ne”. Paolo ne parla nella Lettera ai Romani (12,2): ”Tra-sformatevi rinnovando la vostra mente”. La Trasfigura-zione è segno, icona, appello a trasformarci in Cristo; ha un valore ascetico e spirituale assai grande, è un invito a trasfigurare la nostra vita. Gli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola comprendono un momento di richiamo dei principi fondamentali dell’esistenza uma-na e cristiana; un momento penitenziale; un momento dell’ascolto della chiamata di Cristo; un momento di imitazione di Cristo fino alla morte e risurrezione. Il tut-to nell’apertura alla grazia. Gli esercizi sono opera della grazia dello Spirito Santo; è lui che muove, è lui che prega in noi, che stimola che ci fa da maestro. Chi “detta” gli esercizi è un umilissimo suggeritore di ciò che poi lo Spirito chiarisce nell’intimo dei cuori. Non si tratta di ascoltare alcune parole buo-ne, alcune meditazioni, di leggere qualche passo della Bibbia, di pregare un po’ di più. Lo scopo proposto da sant’Ignazio per gli esercizi è di giungere a una scelta definitiva dello stato di vita, una scelta ispirata da Dio, celibato o matrimonio, vita sacerdotale, vita religiosa o vita missionaria, vita nel servizio sociale, culturale, politico.

Costituiscono quindi un metodo per purificare il cuore e la mente, per sintonizzarsi con le scelte di Dio, così da decidere secondo la sua volontà e non secondo il no-stro parere, la nostra emotività, le nostre ripugnanze o attrattive. Tre movimenti per giungere ad una scelta limpida e di-sinteressata, grazie agli esercizi spirituali. Il primo: è quello di accettarsi e riconciliarsi con la pro-pria storia magari nel pentimento, e però un pentimen-to che sia affidamento fiducioso a Dio.Il secondo: ci mette a confronto con la vita di Gesù, per entrare nel mondo di Dio, nelle sue scelte, nel suo amo-re, nelle sue preferenze: come Dio misura le realtà di questo mondo? Come le giudica? Che cosa ritiene im-portante e che cosa ritiene senza valore?E ancora, gli esercizi ci abilitano a discernere i movi-menti interiori: le emozioni, i sentimenti, le inclinazio-ni pericolose, le resistenze, le paure, le desolazioni, le amarezze, le solitudini, le oscurità, gli sprazzi di luce, le intuizioni, il camminare nel buio. Ci aiutano a ordinarli, a chiarirli, a vederne il senso, a interpretarli, allo scopo di comprendere e scegliere ciò che Dio vuole da noi. E’ il cosiddetto “discernimento degli spiriti”, Il terzo: gli esercizi sono una scuola di preghiera. Vali-dissimo è il metodo della lectio divina. La lectio consiste nel leggere e rileggere il testo, sottolineandone la dina-mica, gli elementi portanti, le parole chiave, per capire che cosa dice il testo. La meditatio mette in rilievo i valori e i messaggi del brano e vuole rispondere alla domanda: che cosa dice a me, a noi, alla Chiesa? Infine la contemplatio che cosa dico io a Gesù che mi parla nella pagina che ho letto? Qui inizia il colloquio con Gesù, che è il fine principa-le della preghiera: lo si adora, lo si loda, lo si contem-pla, chiedendogli, magari nel silenzio, di purificarci e di renderci simili a lui. Silenzio, adorazione e offerta sono tre semplici indicazioni che certamente ci aiuteranno a vivere la preghiera personale. Affidiamoci con sempli-cità alla Madonna, perché ci renda partecipi della sua preghiera e interceda affinché cresca in noi lo spirito di orazione e il fuoco dello Spirito Santo.

Gli Esercizi Spirituali a meditare sull’evento

per “ESSERE” prima del “FARE”

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18 Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Nel lasso di tempo che va dal 10 ottobre al 24 novembre si sono svolti in tre diverse chiese di Salò, tre momenti specia-li che hanno visto una felice unione di preghiera, riflessio-ne ed ascolto musicale. Si tratta dell’ORATORIO MARIANO che si è tenuto nelle date del 10, 17, 24 e 31 ottobre presso la Chiesa della Visitazione, dell’evento denominato “I VOLTI DEL ROMANINO RABBIA E FEDE” svoltosi nella serata del 4 novembre nel Duomo e infine il CONCERTO D’ORGANO pro-grammato a ricordo dei 100 anni del restauro della Chiesa di San Bernardino e dei dieci anni dal terremoto del 24 no-vembre 2014, concerto tenuto appunto nella Chiesa di San Bernardino.

100 anni dal restauro – 10 anni dal terremotoA seguito del terremoto del 1901 la Chiesa di San Bernardino fu interessata da intensi lavori di restauro con reimmissione nel pieno esercizio del culto il 10-11 ottobre 1914.Il 24 novembre 2004 poco prima della mezzanotte, si sviluppò a Salò la prima scossa di terremoto; il cam-panile della Chiesa di San Bernardino, gravemente lesionato, diventò una delle immagini degli effetti del sisma.Nella serata del 23 novembre ci siamo ritrovati nella chiesa rinnovata nel pavimento e nell’impianto di riscaldamento per ascoltare un concerto d’organo organizzato dalla Parrocchia di Salò per ricordare i due avvenimenti. Si è trattato di un concerto-lettura dato che il Maestro Gerardo Chimini ci ha reso edotti, prima dell’esecuzione di ogni pezzo, del suo contenuto e del contesto storico in cui è stato ideato dal suo autore. Abbiamo potuto ascoltare un organo in tutta la sua potenzialità dato che il Maestro Chimini, ha dato mano a tutti i registri per dimostrare la capacità dello strumento che si compone di più di mille can-ne. Vari sono stati gli autori che sono stati eseguiti e, come per il concerto in Duomo di cui è stato detto più sopra, si è trattato di un viaggio nei tempi iniziato con autori del 1600 per finire con Marco Enrico Bossi. A chiusura una improvvisazione sul “Salve Regina” in tutte le possibili espressioni dell’estensione dello strumento.

I volti del Romanino rabbia e fedeNella serata del 4 novembre nel Duomo di Salò si è svolta la terza edizione del festival dedica-to al sommo pittore Girolamo Romani detto il ROMANINO (Brescia 1484 circa – 1566 circa) del quale nel nostro Duomo sono presenti due ope-re: Madonna col bambino tra i Santi Bonaven-tura e Sebastiano (olio su tavola) e Sant’Antonio da Padova, angeli e un donatore (olio su tela).È stata una valida sintesi tra la voce narran-te dell’attore Antonio Palazzo e dell’Organista Maestro Gerardo Chimini. Il percorso musicale tracciato dall’organista è iniziato con un brano di C. Antegnati composto nel 1608 per finire con due lavori di M. E. Bossi che è nato del 1861 e deceduto nel 1925. Tra questi due momenti iniziali e finali è stata collocata l’esecuzione da parte del Maestro Chimini di brani dei grandi classici Vivaldi, Beethoven, Bach, Reger, Berto-ni, ma è stato pure valorizzato il lavoro di due compositori gardesani quali Pasini e Turrini dei quali sono state eseguite delle composizioni. È stato così onorato il pittore Romanino, definito l’artista dai mille volti libero e ribelle, capace di disegnare la strada per il Cielo con i tratti violen-ti e sublimi della vita vera.

L’Oratorio marianoLa Parrocchia di Salò e la Corale Marco Enrico Bos-si hanno ideato una proposta di raccoglimento in cui viene presentata la forma dell’Oratorio Maria-no durante la quale i fedeli pregano, meditano sulla lettura di un brano che si ispira a Maria e sulle ri-flessioni sullo stesso fatte dal Sacerdote.Una parte importante nell’Oratorio riveste l’aspet-to musicale. La proposta è stata accolta con favore e vivo interesse da parte dei fedeli, prova ne sia il fatto dell’intensa affluenza che si è verificata, che hanno accolto le letture, le riflessioni, i passaggi all’organo e i canti corali come forma di preghiera espressa con le varie modalità che l’Oratorio ha of-ferto. Maria come pensata nelle Sacre Scritture o nei testi di San Bernardo, Dante e Petrarca è stata la vera protagonista dell’Oratorio e attorno alla Sua immagine sono confluite le letture, le meditazioni e le espressioni musicali.

Tre chiese per tre eventi speciali

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19I documenti della Chiesaa cura di don Pierluigi Tomasoni

Papa Francesco si è recato a Strasburgo il 25 novembre scorso per visitare le

Istituzioni europee del Parlamento e del Consiglio d’Europa. Il Pontefice ha pro-nunciato due discorsi che richiamano al-cuni temi che gli sono cari: pace e dignità.

Parlando al Parlamento europeo il Papa ha messo in primo piano il tema della di-gnità: “Promuovere la dignità della perso-na significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici”. Al con-cetto di dignità il Pontefice lega quello di diritti umani e dice: “Ritengo che sia quanto mai vitale approfondire oggi una cultura dei diritti umani che possa sapien-temente legare la dimensione individuale, o, meglio, personale, a quella del bene comune, a quel “noi-tutti” formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale”. Introduce inol-tre un nuovo concetto: “Parlare della dignità trascendente dell’uo-mo, significa fare appello alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella ‘bussola’ inscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell’u-niverso creato; soprattutto significa guardare all’uomo non come a un assoluto, ma come a un essere re-lazionale”. Il Papa vede il futuro dell’Europa nel “con-tinuo incontro tra cielo e terra, dove il cie-lo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua ca-pacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi. Il futuro dell’Euro-pa dipende dalla riscoperta del nesso vita-le e inseparabile fra questi due elementi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di per-dere la propria anima e anche quello «spi-rito umanistico» che pure ama e difende”. E ricorda il contributo che il cristianesimo ha dato e può ancora dare per l’Europa: “In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì so-prattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un ar-

ricchimento. Ce lo indicano gli ideali che l’hanno formata fin dal principio, quali la pace, la sussidiarietà e la solidarietà reciproca, un umanesimo incentrato sul rispetto della dignità della persona”. Con-cludendo il suo discorso Papa Francesco dice: “Un anonimo autore del II secolo scrisse che «i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo». Il compito dell’anima è quello di sostenere il corpo, di esserne la coscienza e la me-moria storica. E una storia bimillenaria lega l’Europa e il cristianesimo. Una storia non priva di conflitti e di errori, anche di peccati, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene. Questa storia, in gran parte, è ancora da scrivere. Essa è il nostro pre-sente e anche il nostro futuro. Essa è la

nostra identità. Cari Eurodeputati, è giun-ta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intor-no alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Eu-ropa impaurita e piegata su sé stessa per suscitare e promuovere l’Europa prota-gonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difen-de e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità!”.

Parlando al Consiglio d’Europa il Papa toc-ca a più riprese il tema della pace e affer-ma come “la via privilegiata per la pace è riconoscere nell’altro non un nemico da combattere, ma un fratello da accoglie-re. Si tratta di un processo continuo, che non può mai essere dato per raggiunto

pienamente. Per conquistare il bene della pace occorre anzitutto educare ad essa, allontanando una cultura del conflitto che mira alla paura dell’altro, all’emar-ginazione di chi pensa o vive in maniera differente”. Con la franchezza, che Gli è propria, denuncia quali sono i fenomeni che feriscono la pace: “La pace è provata da forme di conflitto, quali il terrorismo religioso e internazionale, che nutre pro-fondo disprezzo per la vita umana e miete in modo indiscriminato vittime innocenti. La pace è violata anche dal traffico degli esseri umani, che è la nuova schiavitù del nostro tempo e che trasforma le persone in merce di scambio, privando le vittime di ogni dignità”. Spiega inoltre che cos’è la pace: “la pace non è la semplice assen-za di guerre, di conflitti, di tensioni. Nella

visione cristiana essa è, nello stesso tempo, dono di Dio e frutto dell’a-zione libera e razionale dell’uomo che intende perseguire il bene co-mune nella verità e nell’amore”. Mette in guardia di fronte agli at-teggiamenti che ostacolano il cam-mino della pace, cammino che trova nella promozione dei diritti umani una delle sue radici: “L’indi-vidualismo rende umanamente po-veri e culturalmente sterili. Dall’in-dividualismo indifferente nasce il culto dell’opulenza, cui corrisponde la cultura dello scarto nella quale

siamo immersi”. Per questo il Papa afferma: “L’Europa deve riflettere se il suo immenso patrimo-nio umano, artistico, tecnico, sociale, poli-tico, economico e religioso è un semplice retaggio museale del passato, oppure se è ancora capace di ispirare la cultura e di dischiudere i suoi tesori all’umanità inte-ra”. Afferma, anche in questa sede, qual è l’apporto del cristianesimo per l’Europa: “Nella visione cristiana ragione e fede, religione e società, sono chiamate a il-luminarsi reciprocamente, sostenendosi a vicenda e, se necessario, purificandosi scambievolmente dagli estremismi ideo-logici in cui possono cadere. L’intera socie-tà europea non può che trarre giovamen-to da un nesso ravvivato tra i due ambiti, sia per far fronte a un fondamentalismo religioso che è soprattutto nemico di Dio, sia per ovviare a una ragione “ridotta” che non rende onore all’uomo”.Per quanti desiderano leggere integral-mente i discorsi pronunciati dal Pontefice, si possono trovare i testi sul sito web della Santa Sede: www.vatican.va.

Le parole di papa Francesco agli eurodeputati

L’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro

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20 Accade a Salòa cura di Simone Bottura

Magnifica Patria, l’archivio non ha più segreti

Ci sono voluti 17 lunghi anni. Migliaia e migliaia di ore di lavoro per identificare, schedare, interpretare, fotogra-fare e inventariare le numerosissime carte dell’archivio della Comunità di Riviera (1334 – 1800), che i gardesa-ni chiamano con orgoglio «Magnifica Patria». Un lavoro immane, avviato sotto la guida del prof. Pino Scarazzini nel lontano 1997, che ora è finalmente giunto a conclu-sione. Artefici dell’impresa gli archivisti salodiani, grup-po di studiosi coordinati dal prof. Giuseppe Piotti ed operante come costola dell’Asar, l’Associazione storico-archeologica della Riviera. Complessivamente l’archivio risulta costituito da 1492 unità (per un totale di circa 720mila pagine): 604 registri cartacei, 57 registri membranacei, 99 atti singoli mem-branacei, 1 atto singolo cartaceo, 479 volumi cartacei, 176 fascicoli, 29 mazzi di carte sciolte e 50 filze. Un ocea-no sterminato di carte ora agevolmente accessibili grazie all’inventario analitico di 550 pagine dato alle stampe in 1000 copie.

2004 - 2014 ricordando il terremoto

Ricordare per conoscere e informarsi, per aggiorna-re gli strumenti di prevenzione, per affinare le tecni-che di intervento, per consolidare la consapevolez-za che, alimentando lo spirito comunitario, tutto è possibile, anche ricostruire, in pochi anni, una città in ginocchio. In breve, ricordare per imparare dalla lezione del passato. Questo il senso di «Ricordan-do il sisma», programma di eventi che il Comune di Salò ha organizzato in occasione del decennale del terremoto del 24 novembre 2004, che colpì 66 co-muni e seminò danni per 215 milioni di euro (dan-neggiati 3.649 edifici privati, 315 edifici ecclesiastici e 183 edifici pubblici). Tra le iniziative promosse a Salò una grande eserci-tazione di protezione civile, un convegno organiz-zato in collaborazione con il Centro di studio e ri-cerca di sismologia applicata e dinamica strutturale dell’Università di Brescia e una serata commemo-rativa. «Commemorare la ricorrenza del terremoto nel suo decennale - ha detto il sindaco Cipani - non significa per me e la mia gente, i miei collaboratori, i nostri volontari, né “celebrarlo” né “mitizzarlo”, ma farne tesoro per non dimenticarne la portata tragi-ca, per riflettere sul grande lavoro svolto e su quan-to, ahinoi, rimane ancora da fare per quegli edifici che, ancora puntellati, aspettano una soluzione che tarda a venire».

Un salodiano tra le stelle si merita il premio Gasparo

Il riconoscimento civico è stato attribuito al prof. Enrico Maria Corsini, ricercatore del Dipartimen-to di Fisica e Astronomia «Galileo Galilei» dell’U-niversità di Padova, per i suoi studi sulla struttura delle galassie e in particolare sulla distribuzione della materia oscura. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo come di consueto nella ricorrenza del patrono, San Carlo Borromeo, il 4 novembre. Enrico Maria Corsini è nato a Salò nel 1969 e dopo aver conseguito la maturità al liceo Fermi nel 1988, nel 1995 ha conseguito la laurea in astronomia con il massimo dei voti e la lode all’Università di Padova, dove dal 2002 svolge attività di ricercatore. La sua attività di ricerca riguarda i processi di for-mazione e di evoluzione delle galassie, attraverso lo studio delle loro proprietà fotometriche, cine-matiche e dinamiche. Per i suoi studi ha ricevuto quest’anno il Premio Internazionale «Prof. Luigi Tar-tufari» per l’astronomia, conferito dall’Accademia nazionale dei Lincei alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il prof. Corsini condivide il suo cammino tra le stelle e le galassie con Elena Dalla Bontà, astronoma dell’università di Padova e con la loro figlia Lucrezia Vittoria.

Museo della città: apertura fissata al 1° maggioUn museo moderno, proiettato sul territorio grazie a chioschi multimediali con touch-screen multilingua in-stallati nelle vie del centro e applicazioni QR code per smartphone. E ancora: percorsi e apparati tecnologici specifici per disabili motori, sordomuti e non vedenti, progetti didattici integrati museo-città e città-territo-rio, app ed eventi per bambini, giovani e anziani. Sono alcune delle proposte del progetto «Dall’abbandono al Mu.Sa.» (acronimo di Museo Salò), presentato lo scor-so agosto dal Comune di Salò in Regione Lombardia e premiato con il terzo posto nella graduatoria pubblica-ta il 6 novembre (su un totale di oltre 200 partecipan-ti) e con un finanziamento di 300mila euro, a fronte di un investimento complessivo che supera il milione. «In un periodo di bilanci stretti e tagli orizzontali - dice il sindaco Gianpiero Cipani - è sempre più necessario capire dove poter andare a recuperare i finanziamenti avendo la capacità di proporre idee nuove, concrete e condivise». È ciò che ha fatto una task force comunale composta da Flavio Casali, dirigente dell’ufficio cultu-ra, Barbara Ghizzi responsabile dell’ufficio urbanistica, e Alessandro Tonacci, già presidente della biblioteca. Il loro progetto nasce come un’integrazione dell’alle-stimento del Museo curato dall’arch. museografo Gio-vanni Tortelli. È stata anche fissata la data di apertura del museo: il 1° maggio 2015, in concomitanza con l’avvio di Expo 2015.

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21

In un’oasi nel deserto viveva un vecchio con i suoi tre figli. Ormai prossimo alla fine dei suoi giorni, il vecchio decise di chiamarli a sé per consegnare loro le sue ultime volontà. ”Cari figli miei”, disse il vecchio “spero di essere riuscito a educarvi nell’Obbedienza, nell’Onestà e soprattutto nell’Amo-re. Lascio a voi ogni mio avere. Tutto quello che ho sono 19 cammelli e queste sono le mie volontà: al maggiore tra voi lascio la metà dei miei averi, al secondo un quarto, al terzo un quinto. Se, come vi ho insegnato, farete ogni cosa con Amore, sono certo che regnerà la concordia e l’armonia. Ma, se tra voi sorgesse un motivo di discussione, mi dovete promettere che chiederete aiuto al mio amico Oman”.

Alla morte del padre i tre giovani decisero di dividersi l’eredità e di andare ognuno verso il proprio destino. Pensavano che la cosa sarebbe stata facile, ma non fu così perché, secondo il volere del padre, al primo dei figli andavano nove cammelli più un mezzo cammello; ma nessuno di loro voleva uccidere il povero animale. Pure al secondo andavano dei cammelli più un pezzo e lo stesso al terzo. Fu così che i tre giovani, dopo lunghe e inutili discussioni, decisero di prendere con loro i cammelli e di recarsi nell’oasi vicina dove abitava Oman. Il saggio si stupì molto di vederli arrivare e di sapere che il suo caro amico era defunto. Poi chiese il motivo della loro visita. A quel punto, guardando ognuno dei giovani negli occhi, li pre-gò di ripetergli esattamente, parola per parola, quello che il padre aveva detto loro.

Fu così che i tre giovani raccontarono dei cammelli, di quanto spettasse a ognuno, dell’invito del padre a fare ogni cosa con Amore e infine del motivo per cui ora erano davanti a lui.A quel punto sul viso del saggio Oman apparve uno splen-

dido sorriso e, sempre guardandoli negli occhi, disse loro: “Io ora so perché vostro padre vi ha chiesto di venire da me. È evidente che voi avete dimenticato quello che vi ha inse-gnato. Come lui vi ha detto, solo con l’Amore potevate trova-re la risposta. Per questo ora siete qui, perché io possa darvi quell’Amore che voi non avete. Io non sono ricco come vostro padre e ho un solo cammello, ma sono felice di regalarvelo perché voi possiate così dividere la vostra eredità”. I tre giovani protestarono a lungo, perché non potevano ac-cettare che il vecchio amico del padre si privasse del suo uni-co cammello per darlo a loro. Ma Oman fu irremovibile; per cui presero il suo cammello e lo portarono nel serraglio. Ora che i cammelli erano 20 al primo figlio andavano non più 9 cammelli e una metà ma 10; e anche al secondo non 4 e un pezzo ma 5 e all’ultimo non 3 e qualcosa ma 4. Ognuno di loro aveva avuto, come era logico, qualcosa in più senza do-ver più tagliare nessun cammello. Quindi portarono fuori dal serraglio i loro cammelli: 10 il primo, 5 il secondo e 4 il terzo. Solo allora si accorsero che il cammello di Oman era ancora lì, dove lo avevano lasciato. E fu in quel momento che sentirono la voce del saggio dire loro:“Giovani stolti: se aveste usato l’Amore e ognuno di voi avesse rinunciato a un piccolo pezzo dell’eredità in favore dei fratelli avreste potuto dividervi i cammelli senza il mio aiuto. Spero che ora abbiate compreso l’importanza dell’Amore che vostro padre vi ha insegnato. Prendete i vostri cammelli e andate, con la mia benedizione.”

Qual’è la morale di questo racconto?Non sta a me dirlo, ognuno ci trovi la sua.. Ve l’ho raccontato perché ci stiamo avvicinando al Natale e quest’anno, ancor più di prima, sarà un Natale strano e difficile. Io spero che questo sia finalmente il Natale del cambiamento o almeno della voglia di cambiare, profondamente, cristianamente. L’u-nico cambiamento possibile è quello che mette gli altri e i loro bisogni al centro delle nostre azioni.

Alla sera del terzo giornoa cura di Bruno Marelli

Solo l’amore portaalla vera ricchezza Ma l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che muoiono.Questa è la sorte di chi confida in se stesso, l’avvenire di chi si compiace nelle sue parole. (Salmo 48-13/14).

BUON NATALE

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22 Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Nei versi si percepisce un’improvvisa co-scienza del limite, della precarietà dell’uo-

mo e del creato, l’ansia di superarla, il desiderio di fede, la consapevolezza che le cose, anche quelle nelle quali è percepibile un senso di Infinito, sono destinate a morire, un’esigenza drammatica di superare il limite umano che è in ognuno.Questi sono i versi, del poeta Ungaretti, che sono affiorati nel mio animo davanti all’Impre-sa scientifica (giustamente evidenziata e pre-miata) del concittadino E. M. Corsini al quale viene così ufficialmente riconosciuto un livello culturale di assoluto rilievo all’interno del Di-partimento di Astronomia dell’Università di Padova. Affettuosamente e inaspettatamente coinvolta in occasione del Premio della Comunità di Salò (con il limite tassativo di pochi minuti per dare spazio ad una lezione universitaria affascinan-te di alto profilo) non ho potuto che affidarmi (ben consapevole dei miei limiti!) alla citazione di alcuni versi del Paradiso di Dante (che ha na-vigato fuori dai confini e dai limiti naturali del vivere): In questa aiuola che ci fa tanto feroci (Par.C. XXII) presentandoci la figura di France-sco (Par. C. XI): Nacque al mondo un sole, ca-pace di donare ad ognuno la possibilità di su-perare i confini geografici di intraprendere un cammino di fede che impone il superamento dei limiti e la ricerca di Dio. In un diverso ambito culturale ma con grande tensione poetica, ho ritenuto positivo per l’oc-casione sottolineare la tensione spirituale di Giacomo Leopardi verso l’Infinito, in un conte-sto storico – culturale, di alta natura: “… così tra questa immensità s’annega il pensier mio e naufragar m’è dolce in questo mare”, sono versi famosi in cui il poeta si abbandona ad una profonda emozione nella consapevolezza del limite della realtà umana creando così una sua dimensione religiosa dell’esistenza alla quale aspira abbandonandosi al puro ritmo dell’uni-verso e assaporando la dolcezza del naufragio in esso… ”e il naufragar m’è dolce in questo mare…”. Un grazie commosso per avermi coinvolto in questa festa della Comunità, della scuola, della cultura!

In cielo“Chiuso tra cose mortali

(anche il cielo stellato finirà) Perché bramo Dio?

(G. Ungaretti)

Torneranno i pratiÈ passato un secolo – ci sono diverse generazioni che separano

noi e chi quella grande guerra combattè e subì. In ognuna delle nostre famiglie c’è una storia da rintracciare… quello che è certo è che uomini e donne coinvolti in quella “inutile” strage rivelano coraggio e dignità. I morti furono così tanti che fu la fine di un mondo, di una cultura. Oggi i giovani non considera-no stranieri i Francesi, i Tedeschi, gli Austriaci, i Polacchi, ma è compito “nostro” agire perché il demone del terrore non seguiti a generare guerre.Non ho ancora potuto vedere il film di Olmi “Torneranno i pra-ti”, che racconta una sola notte, simile alle tante di quella spa-ventosa Prima guerra mondiale iniziata per l’Italia nel 1915 e che costò tante vite umane. Il regista Olmi intervistato afferma: “Ho pensato a mio padre che mi raccontava di quando era sol-dato!” Apprezzo molto la scelta del titolo «torneranno i prati» e appartenendo alla stessa generazione del regista sono certa di condividere in partenza la tesi.Ho letto invece: “La guerra dei nostri nonni” (Mondadori) di Aldo Cazzullo e quello che è certo è che la cosiddetta Grande Guerra non ha eroi. Nel mio caso vi partecipò mio padre. Im-magino quanto sia stato tragico il distacco da una famiglia nu-merosa e povera, cerco di immaginare quanto abbia sofferto, al momento del “fortunato ritorno”, nell’apprendere la notizia della morte di un giovane figlio, di cui non era stato informato. Dopo il ritorno lo attendevano anni durissimi con la perdita della casa, del podere e mille quotidiane tribolazioni.Fu uomo di fede e non ricordo che mai si sia soffermato in fa-miglia a raccontare il dolore di cui fu certamente protagonista durante la guerra perché proteso ad affrontare una quotidiani-tà durissima che lo costrinse ad abbandonare, a causa dei de-biti, la casa e il podere per migrare in una contrada vicina dove sistemare la numerosa famiglia. Lettore assiduo di ”L’Avvenire d’Italia”, dovendo affrontare difficoltà gravissime evitò di par-larci della guerra vissuta al fronte perché impegnato a rispar-miarci la tragedia di quel triste vissuto quotidiano al fronte. Ogni suo sforzo era proteso ad inculcare nei figli la fiducia e la speranza vitaminizzate dalla fede. Di tutto questo gli sono grata. Il libro di Aldo Cazzullo mi ha fatto rivivere, grazie agli interventi diretti e alle documentazioni esibite quel momento della nostra storia narrandone il dolore e la speranza: “L’Italia poteva essere spazzata via, ma la forza morale di cui furono capaci i nostri padri è un patrimonio che portiamo dentro di noi”.

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23Altre note...a cura di Giancarlo Giacomuzzi

E il loro cammino suscitava stupore e curiosità fra le genti e quando Erode, Re dei Giudei, ne fu informato, sospettoso quale era, li mandò a chiamare di nascosto e si fece promet-tere che, sulla via del ritorno, avrebbero dovuto passare da lui per informarlo, per raccontare di questo evento e di que-sto bambino. La memoria collettiva ci dice che erano tre: Ja-spar che offriva incenso, Melchior che offriva oro e Balthasar che recava in dono quella resina profumata che tutti i Semiti chiamavano mor da cui il nostro nome mirra. Tre doni con un profondo significato: l’oro, un tributo dato ai Re con un chiaro riferimento alla saldezza del regno, quello celeste, l’incenso che in Oriente accompagnava tutte le cele-brazioni religiose, la mirra che quale unguento usato nell’im-balsamazione era intesa come liberazione dalla morte e sim-bolo della vita eterna. Nei nostri presepi li poniamo accanto alla grotta, ma quando essi giunsero a Betlemme, la Vergine Maria, Giuseppe e il bambino avevano ormai abbandonata la grotta e si erano stabiliti in città in un una dimora che si era nel frattempo liberata (Matteo 2, 11); offrirono i loro doni, sostarono in ammirazione e poi ripartirono alla volta dei loro paesi. Ci viene raccontato che disubbidirono ad Erode, perché non tornarono da lui, ma presero la strada che costeggiava la spiaggia occidentale del Mar Morto e toccava la fortezza di Masada. Possiamo affermare che …l’uccisione di tutti i bam-bini maschi nati a Beth-lehem da un biennio in giù ordinata da Erode fu decisa con un chiaro riferimento al tempo della loro venuta, ma… prendi con te il bambino e la madre di lui e fuggi in Egitto dissero gli angeli apparsi in sogno a Giuseppe e il bambino fu salvato. Così, nella nostra leggenda, i Magi, come erano giunti, uscirono di scena e di loro non si seppe più nulla, anche gli altri personaggi uscirono di scena: Erode, i pastori, anche la Stella, nel nostro racconto rimane solo la Fede che… nell’alto e nel profondo sospinge e sospingerà sempre il cuore e gli occhi di chi cerca il suo Signore.

I Magi

Mentre nel riquadro riporto una rara e insolita poesia sui Magi, dedicata da Gabriele d’Annunzio (1863/1938) ai fanciulli, inusuale e incredibile se si pensa alla vita e agli interessi del Vate, quale ascolto musicale segnalo il Poe-ma dell’estasi op. 54 in un unico movimento del russo Ale-xandr Skriabin (1872/1915), monumentale nella sua com-posizione che richiede più di un centinaio di orchestrali, ove il termine “estasi” sta ad indicare per l’autore la gioia e la libertà dei sentimenti puri ed esaltanti dell’animo a cui l’uomo giunge attraverso una conquista interiore. Per il dipinto ho scelto “l’Adorazione dei Magi” di Giotto di Bondone (1267/1337), un affresco fra i tanti altri suoi che decorano la Cappella degli Scrovegni a Padova, un ca-polavoro essa stessa fra i capolavori che merita un viaggio per essere visitata.

L’episodio dei Magi è una leggenda, anche la Stella Co-meta che indica loro la via è una leggenda, ma esse

mi sono state raccontate da bambino, quando si crede ad ogni cosa, e sono geloso di questo ricordo, né voglio che alcuno me lo porti via. L’evento, la grotta, la mangiatoia, il bue e l’asinello, i pa-stori e quelle ….pecorine di gesso sulle colline che chie-dono umilmente permesso ai Magi in adorazione come ricorda il poeta Guido Gozzano, portano a loro e al loro lungo viaggio (Mt. 2, 9) dalle terre al di là del Giordano, del deserto della Siria e della Persia per strade diversissime e una sola cosa in comune: la stella con la sua lunga coda luminosa. Non pensiamo ora alle varie ricerche astrono-miche che sono state fatte per accertarne l’autenticità, ma fermiamoci al racconto evangelico per comprendere il fenomeno miracoloso che non si può far rientrare nelle leggi stabili di una meteora naturale. Provenivano dalla Persia ove il termine mago-magi riconduce ai seguaci di Zarathushtra che, fondatore della sua dottrina, fu il pri-mo mago, e così i Magi si erano messi in viaggio e… la stella li precedeva.

una luce vermiglia risplende nella pia notte e si spande viaper miglia miglia e miglia.Oh nova meraviglia! Oh fiore di Maria!Passa la melodia e la terra si ingiglia.Cantano tra il fischiare del vento per le forre, i biondi angeli in coro;ed ecco Baldassarre,Gaspare e Melchiorrecon mirra, incenso e oro.

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Informazioni utili

SS. MESSEDUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

Chiesa di S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

Chiesa di S.BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

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• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30 (esclusi: giovedì e sabato)

Chiesa di S. GIOVANNI

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CHIESA - CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

CHIESA MONASTERODELLA VISITAZIONE

• Festive e feriali: ore 8.00

IL DUOMO - n. 10 Dicembre 2014

Anno LXIII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

DICEMBRE 2014

Mercoledì 10 Ritiro presbiteri a Montecastello Giovedì 11 ore 20,30 a Roè Volciano incontro spiritualità giovani (2)

Domenica 14 Ritiro giovani a Montecastello ore 16,00 DUOMO: Canto del Vespro

Venerdì 19 ore 11,00 in Duomo a Salò: S. Messa per le scuole celebrata da Mons. Luciano Monari ore 20,45 AL Cristal: SINFONIA DI NATALE

Domenica 21 ore 14,30 incontro genitori Primo anno ICFR ore 16,00 DUOMO: Canto del Vespro ore 21,00 Chiesa di S. Bernardino: AUGURI di Natale dalla Banda cittadina

Lunedì 22 ore 20,30 in canonica si incontra la Redazione de “Il Duomo” Martedì 23 ore 20,30 in DUOMO celebrazione penitenziale comunitaria

Mercoledì 24 Confessioni in Duomo e a S. Bernardino (dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 19,00) Giovedì 25 BUON NATALE A TUTTI ore 00,00 in Duomo: S. Messa di Natale ore 16,00 in Duomo: Canto dei Vespri di Natale

Venerdì 26 SS. Messe: ore 9,00 (S. Bernardino) – ore 11,00 (Duomo) ore 17,00 (S. Giuseppe) – ore 18,30 (Duomo)

Sabato 27 (27 - 28 - 29) Pellegrinaggio Adolescenti a ROMA

Mercoledì 31 ore 18,30 S. Messa con il canto del Te Deum Ultimo dell’anno con CENA e AUGURI in compagnia in Oratorio

GENNAIO 2015Giovedì 1 ore 16,00 Canto del Vespro con canto del Veni Creator

Venerdì 2 Primo venerdì del mese SS. Comunioni agli ammalati (2 - 3 - 5 gennaio) IN.VE in Oratorio

Domenica 4 ore 11,00 in Duomo S. Messa con richiamo dei battezzati e presentazione dei battezzandi del 2 febbraio

Mercoledì 7 Ritiro presbiteri a Montecastello

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 6/12/2014 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it