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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 8, Numero 156 1 aprile 13—XCVIII M.Y. Akhtamar on line È da pochissime settimane in Italia il nuovo ambascia- tore della Repubblica Ar- mena. Sostituisce Ruben Kara- petian che a fine gennaio ha lasciato la sua carica diplo- matica al termine di una missione intensa e ricca di soddisfazioni. Sargis Ghazaryan, che si è da poco insediato nella sede di via XX settembre, arriva in Italia direttamente da Bruxelles dove negli ultimi anni è stato uno dei princi- pali animatori dell’EuFoA (European Friends of Arme- nia), un “think tank” come si chiama in gergo politico, molto attivo nella missione di avvicinare l’Armenia all’Europa. E viceversa. Il fatto che la repubblica lo abbia scelto per la sede diplomatica a Roma non è dunque un caso. Certo, il fatto di parlare correntemente italiano (ed altre cinque lingue) può aver contribuito; ma sta sopratutto nella sua atten- zione ... (segue pag.2) Bollettino interno di iniziativa armena Verso l’Europa 1-2 Il sapore della Pasqua armena 3 Un interessante convegno in Olanda 4 Pagina armena 5 La voce dell’Artsakh 6 Qui Armenia 7 Il grullo di Firenze 8 Sommario Verso l’Europa È arrivato in Italia il nuovo ambasciatore armeno. È giovane, preparato, e guarda all’Europa

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Anno 8, Numero 156

1 aprile 13—XCVIII M.Y. Akhtamar on line

È da pochissime settimane in Italia il nuovo ambascia-tore della Repubblica Ar-mena. Sostituisce Ruben Kara-petian che a fine gennaio ha lasciato la sua carica diplo-matica al termine di una missione intensa e ricca di soddisfazioni. Sargis Ghazaryan, che si è

da poco insediato nella sede di via XX settembre, arriva in Italia direttamente da Bruxelles dove negli ultimi anni è stato uno dei princi-pali animatori dell’EuFoA (European Friends of Arme-nia), un “think tank” come si chiama in gergo politico, molto attivo nella missione di avvicinare l’Armenia

all’Europa. E viceversa. Il fatto che la repubblica lo abbia scelto per la sede diplomatica a Roma non è dunque un caso. Certo, il fatto di parlare correntemente italiano (ed altre cinque lingue) può aver contribuito; ma sta sopratutto nella sua atten-zione ... (segue pag.2)

Bollettino interno

di

iniziativa armena

Verso l’Europa 1-2

Il sapore della Pasqua armena 3

Un interessante convegno in Olanda 4

Pagina armena 5

La voce dell’Artsakh 6

Qui Armenia 7

Il grullo di Firenze 8

Sommario

Verso l’Europa È arrivato in Italia il nuovo ambasciatore armeno.

È giovane, preparato, e guarda all’Europa

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Neppure il tempo di insediarsi, di prendere dimestichezza con la nuova sede, ed ecco che l’elezione del nuovo papa Francesco mette subito alla prova le capa-cità organizzative del nuovo ambasciatore e del suo staff della sede che in poche ore si trova a dover organizzare l’accoglienza alla delegazione armena guidata dal presidente Serzh Sargsyan. L’arrivo in contemporanea a Roma di decine di delegazioni straniere, civili e

religiose, non ha certo semplificato il programma. Ma, ad ogni buon conto, martedì mattina, il presidente dell’Armenia ha stretto

la mano a Sua Santità. A Roma è giunta anche S.S. il Catholikos di Tutti gli Armeni, Karekin II, che

pure si è incontrato con il nuovo pontefice. Insomma, sotto il segno di Francesco, la capitale italiana ha ospitato per poche

ore le massime autorità dell’Armenia che ancora una vota ha ribadito la propria profonda vocazione nel solco di una tradizione cristiana ed europea.

politica verso i problemi europei la ragio-ne di tale incarico. In Italia da molti mesi si combatte una silenziosa “guerra di posizione”: la diplo-mazia turca, ma soprattutto quella azera che di fatto ha quasi soppiantato quella di Ankara, cerca di guadagnare consensi anche nel nostro Paese. È la famosa “politica del caviale” di cui spesso abbiamo parlato. Ghazaryan non si presenta certo a Roma carico di doni; l’Armenia non dispone delle risorse finanziarie dell’Azerbaigian e non vuole fare la figura della corruttrice che pure tanto bene riesce alle istituzioni di Baku. Ecco, allora, che il nuovo ambasciatore - forte della sua esperienza europea - viene

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E subito arriva il presidente...

Akhtamar on line a portare un messaggio politico molto chiaro: la vocazione europeista (politica certo, ma anche culturale, storica, religio-sa) del popolo armeno; l’europeità dell’-Armenia come bene (prezioso) da offrire al vecchio continente. Mentre gli altri membri del partnerariato orientale sono scossi da tribolazioni inter-ne che rasentano o hanno già raggiunto la soglia della dittatura, l’Armenia si pone come interlocutore privilegiato della re-gione. E in questo dialogo, in un paese come quello italiano troppo spesso incline al facile compromesso, troppo spesso cede-vole di fronte alle “lusinghe” turco-azere, ecco che un diplomatico capace di parlare la vera lingua politica dell’Europa

può essere strumento fondamentale nel rapporto tra Italia ed Armenia. I prossimi mesi saranno cruciali per la diplomazia armena in generale: la irrisolta questione dell’Artsakh, il centenario del Genocidio che si avvicina sempre di più. Ed ancor di più per la diplomazia armena in Italia; è facile essere ambasciatore a Parigi o a Mosca o New York: avere alle spalle centinaia di migliaia o milioni di connazionali. Più difficile in un Paese dove essi sono solo poche migliaia, ancor-ché fieri guardiani della propria cultura. E proprio per questo serve un “tattico” ca-pace e tenace che faccia sentire forte an-che in Italia la voce di un’Armenia sempre più europea. Buon lavoro, ambasciatore!

Trentatre anni, nativo di Vanadzor, con una già intensa attività accademica e politica alle spalle. Già professore associato di “Analisi dei conflitti e metodologia di risoluzione dei

conflitti nel Caucaso” alla Scuola di relazioni internazionali e Diplomazia dell’Università di Trieste, da alcuni anni è ricercatore senior presso l’EuFoA (Amici Europei dell’Armenia) di Bru-xelles. In passato ha ricevuto una borsa di stu-dio in EFSPS (European Foreign and Security Policy Studies), è specializzato in politica estera e di sicurezza, politica europea di vicinato, risoluzione dei con-flitti nell’ex Unione Sovietica. Oltre all’armeno parla correntemente l’italiano, il russo, l’inglese ed il france-se.

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Buona Pasqua ai nostri lettori armeni ed italiani! Quale migliore occasione per raccon-tare la Pasqua tra gli armeni? Lo facciamo riprendendo quanto scrive sull’argomento Sonya Orfalian nel suo fortunatissimo libro “La cucina d’Ar-menia”, nel quale accanto alle ricette tipiche della tradizione culinaria ar-mena compaiono interessanti disser-tazioni sulle usanze popolari in occa-sione di determinate feste e cerimonie. Tra gli armeni la Pasqua è la festa più im-portante dell’anno. Dopo la messa ci si scambiano gli auguri in questo modo: alla frase Khristos haryav i merelots, “Cristo è morto e risorto”, l’altra persona risponde: Orhneal e harutyun Khristosi, “Sia benedetta la resurrezione di Cristo”. Ma non sarà ancora vera Pasqua per gli armeni se tornando a casa non si giocherà con le uova colorate e non si mangerà un pezzo di choreg, il pane pasquale a forma di grande treccia, profumato ben lievitato, con la sua magnifica superficie lucida, tagliato a fette sottili, imburrrato e cosparso di marmellate saporite. Le uova colorate verranno mangiate dopo la battaglia a colpi di uova, una battaglia che coinvolge grandi e piccini e che ha delle regole precise: ciascun giocatore stringe in mano il proprio uovo sodo col-orato che avrà scelto con cura, osservan-dolo toccandolo e saggiandone la solidità. Il giocatore tiene l’uovo con delicatezza tra il pollice e l’indice e lo protegge con il resto della mano; a volte, nel porgerlo all’avversario per riceverne il colpo, non ne mostra che un piccolo puntino colorato, tanto la mano è stretta attorno all’uovo per dare all’avversario la minor superificie possibile da colpire. I due sfidanti, uno di fronte all’altro, cer-cano a turno con dei colpetti ben assestati di incrinare il guscio dell’uovo dell’avver-sario. Un gioco semplice, in fin dei conti, eppure questa sfida pasquale appassiona e diverte tutti.

Ma la Pasqua, oltre ad essere una im-portante festa religiosa per tutta la cristianità, è anche occasione per se-dersi a tavola tutti insieme e consu-mare piatti speciali. Sonya, nel suo lavoro di ricerca riscoperta culinaria armena, ci in-forma anche su che cosa gli armeni consumano durante la festa pasquale. Ricordandoci, invero, che gli antichi riti religiosi prescrivevano il madagh, ossia il sacrificio del sangue accom-pagnato dall’obbligo di servire la carne sacrificale sempre e solo bollita; ma che proprio nel giorno di pasquan si poteva fare un’eccezione e arrostire l’agnello. Circa la cottura e la consumazione tradizi-onali della carne pasquale sono state rac-colte varie testimonianze; una diqueste racconta che la domenica di Pasqua la messa inizia molto rpesto, verso le sette del mattino, e dura fino alle nove. Uscita dalla funzione la gente prende un po’ di questo madagh e mangiandolo interrompe anche il diguno di sette settimane durante il quale è vietato nutrirsi di carne e dei prodotti del latte. Dopo questa distribuzio-ne ciò che rimane viene regalato ai poveri i quali però hanno già ricevuto una porzio-

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ne di carne cruda per poter festeggiare questi giorni festivi. Il brodo rimasto nelle pentole lo prende liberamente chi vuole. Quanto al pranzo vero e proprio non c’è che l’imbarazzo della scelta! Sul pranzo di Pasqua domina l’agnello ripi-eno; e sulla tavola non mancheranno il pilaf di riso, ancora uova sode, il pesce e varie verdure di contorno. Come si vede le tradizioni culinarie ar-mene e quelle italiane non differiscono poi di molto, nascendo da un minimo comun denominatore nel segno della ritualità e prescrizione religiosa. Ma è il lunedì dell’Angelo, la nostra Pasquetta, che mostra invece le diffe-renze più marcate. Per gli armeni questo è il giorno della com-memorazione dei defunti: tutti si recano al cimitero dove è uso benedire, incensare e accendere dei lumi sulle tombe dei propri cari. Un tempo presso i luoghi di sepoltura, gli uomini bevevano alla memoria dei loro cari dell’oghi o del vino e consumavano i cibi portati da casa lasciando bicchieri ed avanzi di cibo sulla pietra tombale. Insomma, a Roma potremmo dire che in luogo della classica gita “fuori porta” del lunedì di Pasqua, gli armeni preferivano la gita a Prima Porta (il cim-itero più grande della capitale, NDR). Però questo connubio tra il pasto e la com-memorazione dei defunti ricorda certe tradizioni del sud Italia e dei paesi an-glosassoni. Così la Orfalian ci ricorda che il pasto che segue il funerale si chiama hok-chankist o hokè djash, il “riposo” o il “pasto dell’anima”.

IL SAPORE DELLA PASQUA ARMENA

Kristos haryav i merelots! Orhnyal e harutyun' Kristosi

SONYA ORFALIAN LA CUCINA D’ARMENIA

Ponte alle grazie, 2009 - pagg. 272

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Si è tenuto lo scorso otto marzo un in-teressante convegno presso l’Istituto per gli studi religiosi dell’Università di Lei-den in Olanda. Al simposio, dal titolo “The Papacy and the East Intellectual debate and cross-cultural interactions, 1274-1439” era presente anche Marina Mavian che ci riassume brevemente gli interventi più salienti.

CLAUDE MUTAFIAN (Université Paris Nord)

“La Chiesa Armena e il Papato durante l'ultimo secolo della Cilicia Armena” (1275-1375). Claude Mutafian ha brillantemente espo-sto la difficile e complicata geometria riguardante i rapporti tra la Chiesa Ar-mena ed il Papato durante l'ultimo seco-lo della Cilicia Armena (1275-1375). Quando l'ultimo Regno d'Armenia è stato creato in Cilicia, adiacente ai Fran-chi in Siria, nel 1198, la Chiesa Armena, indipendente da Roma e da Bisanzio sin dal Concilio di Calcedonia, entra in rap-porti più stretti con la Chiesa Latina. Per più di mezzo secolo questo Regno rimane il più potente Stato del Medio Oriente Cristiano e gli Armeni trattano il Papato da pari a pari. La situazione cambia progressivamente con l'indebolimento dell'alleanza con i Mongoli e la crescente minaccia dei Mamelucchi Egiziani, sempre più ag-gressivi dopo la prima invasione nel 1266. Le autorità Armene si rivolgono quindi all'Europa come ultima speranza. Il Papato prima di proporre qualsiasi aiuto agli Armeni non perde l'occasione, in un momento di loro debolezza, per imporre la sottomissione della Chiesa Armena . Accade però che mentre i governanti in Cilicia sono favorevoli ad accettare le missioni cattoliche inviate da Avignone e ad accettare tale linea politica, gran parte del Clero soprattutto nella Grande Armenia è fortemente contrario a qual-siasi tipo di concessione alla Chiesa Latina. Il risultato di questo forte antagonismo ha pesanti conseguenze: nessun aiuto viene da Occidente e nel 1375 i Mame-

lucchi conquistano la capitale e decreta-no la fine dell'ultimo Regno d'Armenia.

IRENE BUENO (Leiden University/EHESS Paris)

Le “eresie” di Greci, Giacobiti e Arme-ni nella “Summa de haeresibus et earum

confutationibus” (1338-1342) di Guy

Terrena.

Irene Bueno ha trattato di "eresie" di Greci, Giacobiti, e Armeni nella “Summa de haeresibus et earum confu-tationibus” (1338-1342) di Guy Terrena. Il Papato di Avignone nonostante la sua diminuita sfera di influenza reale, non cessò mai di cercare nuove strategie per portare le comunità cristiane orientali sotto il controllo latino. Presente ad Avignone ontemporanea-mente a FitzRalph e Barlaam di Semina-ra, il vescovo carmelitano Guy Terrena (anche conosciuto come Guy di Perpi-gnan) comprende una approfondita di-scussione sugli "errori" di Greci, Giaco-biti, e Armeni nella sua Summa. Questo trattato globale e ambizioso, ha l'obiettivo di affrontare tutte le eresie del passato, presente e futuro sul modello di Agostino. “De haeresibus”, testimonia frainten-dimenti e abusi delle dottrine orientali che circolano tra i teologi occidentali. Questo documento si concentra in parti-colare sulla discussione di Terrena "Eresie, esaminando i diversi strati della sua poco conosciuta Summa e mettendo il contributo dei carmelitani nel più ampio contesto delle controversie verificatesi sia presso la Sede Apostolica che in Cilicia Armena durante la prima metà del XIV secolo.

MARCO BAIS (Pontificio Istituto Orientale, Roma)

Gli Armeni nel libro La flor des estoires de la terre d’Orient. Marco Bais spiega il libro “La flor des estoires de la terre d’Orient” composto nel 1307 da Het'um di Korykos, membro della famiglia reale armena dominante in Cilicia.

Questo lavoro fu presentato a Papa Cle-mente V ed ebbe una vasta circolazione nel tardo Medioevo e influenzò molto gli europei a proposito dell'oriente. La Flor è diviso in quattro libri: il primo si occupa della geografia e dell'etnografia dell'Asia, dalla Cina alla Siria, il secondo è dedicato alla storia politica del Medio Oriente, il terzo si concentra sulla storia dei Mongoli e le loro relazioni con il regno armeno in Cilicia. Infine il quarto libro è una proposta per una nuova crociata volta a riconquistare la Terra Santa con l'appoggio di Mongoli e Armeni. Bais analizza sapientemente l'immagine dell'Armenia e degli Armeni, non solo quelli che vivono nel Regno di Cilicia ma anche quelli della Grande Armenia che Het'um ritrae ai suoi lettori europei; i rapporti tra gli Armeni e i Mongoli ed il ruolo di “trait d'union” avuto dagli Arme-ni tra Mongoli ed Europei. MARINA MAVIAN

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Un interessante convegno in Olanda

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Fino a qualche tempo fa il villaggio di Kolatak nella regione di Martakert, ottan-tacinque famiglie e duecentodue abitanti, era uno dei tanti paesini nascosti nelle pieghe boscose e montuose dell’Artsakh. Collegato al resto del mondo da una stra-dicciola bianca poco praticabile soprattut-to nella stagione invernale. Grazie all’impegno dell’amministrazione locale ed all’aiuto di uno dei suo abitanti emigrato in Russia dalla fine del 2012 Kolatak è legato alla superstrada che uni-sce la capitale Stepanakert al capoluogo distrettuale Martakert. Sei chilometri di nastro d’asfalto, sei chi-lometri di riconquistata libertà, sei chilo-metri di sviluppo economico. Giacché il nuovo collegamento garantisce il trasporto ai mercati regionali dei prodotti agricoli (soprattutto le mele) e favorisce il turismo. Poco lontano dal paesino vi è il quel che rimane del monastero di Koshik Anapat e più ad ovest, sul versante settentrionale del

Il Nagorno Karabakh ha un ricco potenzia-le per il turismo e le autorità del paese stanno lavorando per sviluppare e far co-noscere all'estero il viaggio nella repubbli-ca dell’Artsakh come meta per la cono-scenza di una nuova terra piuttosto che verso una regione minacciata da un con-flitto latente. Questo è stato ribadito Artak Grigorian, vice-presidente del dipartimento del turi-smo della Repubblica del Nagorno Kara-bakh, in un'intervista con l'agenzia Armen-press dello scorso 7 marzo nella quale è stato sottolineato il successo di una politi-ca che attrae da anni un numero crescente di turisti. Le autorità della repubblica guardano effettivamente ad un importante sviluppo del settore turistico che, anno dopo anno, è diventato uno dei fattori più promettenti dell'economia. Il costante aumento del numero di visitato-ri stranieri induce ad essere ottimisti ma al momento appare francamente difficile considerare l’Artsakh come una delle nuove mete del turismo di massa.

Eppure i numeri parlano chiaro: nel 2012 è stato registrato un incremento del 40% sui visitatori dell’anno precedente. I turisti, provenienti da Russia, Italia, Ger-mania e molti altri paesi anche extra euro-pei, scoprono un paese vergine in termini di turismo, e quindi più attraente per l’e-mozione nuova che può dare. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti in termini di accoglienza, il Nagorno Karabakh deve ancora sviluppare le sue infrastrutture, al fine di soddisfare la domanda. "E' diventa-to difficile trovare una camera d'albergo

in Stepanakert in estate", dice A. Grigo-rian sottolineando questo dato sia con soddisfazione (perché vuol dire che la meta Artsakh è ricercata) sia con dispia-cere per la mancanza di ulteriori posti letto da fornire ai visitatori. Il turismo colto e responsabile in Nagorno Karabakh guarda anche alla città di Shushi, l'ex capitale culturale, nonché alla fortezza di Tigrana-kert, costruita sulle fondamenta di una delle quattro capitali di Tigrane il Grande. Il Presidente dell'Associazione armena degli Agenti di Viaggio, Simon Khacha-

tryan è anche convinto che Artsakh ha tutte le qualità naturali e paesaggistiche per attirare un maggior numero di turisti, ma anche chiese e monasteri, alcuni dei quali arroccati in zone selvagge e per que-sto ancor più affascinanti. La recente partecipazione alla Fiera Inter-nazionale del Turismo di Milano dello scorso febbraio con uno stand dedicato esclusivamente al Karabakh Montuoso ha confermato l’attenzione della repubblica al mercato italiano e la volontà di sviluppare risorse (informative e linguistiche) per i sempre più numerosi italiani che vi si recano.

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SEI CHILOMETRI DI LIBERTÀ

Il potenziale turistico del Karabakh Montuoso

la voce dell’Artsakh

monte Karaglukh (1932 metri) i resti della fortezza di Khokhanaberd. Località fino ad oggi difficilmente rag-giungibili ma che grazie al nuovo collega-mento stradale, interamente asfaltato, porteranno nuova linfa all’economia loca-le. La rinascita dell’Artsakh parte anche da pochi chilometri di strada che possono migliorare, e molto, la qualità della vita dei suoi abitanti.

INCONTRO A STEPANAKERT

Il 19 marzo scorso il presidente Saha-

kyan ha ricevuto a Stepanakert i co-

presidenti del gruppo di Minsk dell’O-

sce (ambasciatori Popov della Federa-

zione Russa, Faure della Francia e Kelly

degli Stati Uniti). Nel corso della riunio-

ne il presidente della repubblica del

Nagorno Karabakh si è soffermato sulla

politica distruttiva dell’Azer-baigian,

sulla continua violazione azera del

cessate il fuoco che non ha conosciuto

sosta neppure durante le feste religio-

se internazionali. Sahakyan ha ribadito

la posizione dell’Artsakh che supporta

la soluzione pacifica del contenzioso

nel formato negoziale del Gruppo di

Minsk dell’Osce. All’incontro era pre-

sente anche il ministro degli esteri

Mirzoyan, l’ambasciatore Kaspr-zyk e

altri funzionari governativi.

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INDICE DI SVILUPPO UMANO L’Armenia è 87a su 186 paesi nell’ulti-ma classifica dell’Indice di sviluppo umano curata dalle Nazioni Unite. Perde una posizione rispetto allo scorso anno. La classifica (guidata nell’ordine da Norvegia, Australia e Stati Uniti) è stila-ta sulla base dell’analisi di una serie combinata di fattori di aspettativa di vita (quali ad esempio il grado di istruzione, l’avviamento scolastico, il PIL). L’Italia figura al 26o posto, la Georgia è 72a, l’Azerbaigian 82° e la Turchia 90a. CURE PALLIATIVE Secondo la definizione dell'Orga-nizzazione mondiale della sanità le cure palliative sono quelle dedicate a pazien-ti colpiti da una malattia che non rispon-de più a trattamenti specifici e la cui diretta conseguenza è la morte e per i quali sono comunque necessari tratta-menti che controllino il dolore ed altri sintomi secondari. Su iniziativa del pre-sidente Sargsyan è stato attivato in Ar-menia per la prima volta un Servizio Sanitario specifico per le cure palliative che opera nell’ambito del Centro Nazio-nale Anticancro sotto le dipendenze del ministero della salute.

Il presidente della repubblica di Armenia, Serzh Sargsyan, ha inviato un messaggio di felicitazioni a S.S. Francesco I a poche ore dalla sua elezione a Vescovo di Roma, come Egli si è proclamato nel suo breve discorso di saluto alla folla. “Sua Santità, A nome del popolo armeno e mio persona-

le Le invio le più sentite congratulazioni e

formulo i migliori auguri.

Sono fiducioso che il Vostro pio servizio si

manifesterà con la vittoria della fede,

della libertà, della giustizia e della spe-

ranza, diffondendola loro virtuosa influen-

za in tutto il mondo.

Sua Santità,

l’Armenia ha grande stima per il ruolo del Vaticano non solo come centro spiri-

tuale, ma anche come un difensore dei

diritti umani e delle norme etiche, sosteni-

tore della tolleranza, della reciproca com-

prensione e della pace.

Venti lunghi anni di relazioni diplomati-

che tra l'Armenia ed il Vaticano sono stati

sempre rimarchevoli per il dialogo ad alto

livello, comprese le visite di alto livello

reciproche e una stretta cooperazione in

diversi settori. Con ansia aspettiamo che le buone tradi-

zioni della efficiente cooperazione tra

l'Armenia - il primo paese che ha adottato

il cristianesimo come religione di Stato -

e la Santa Sede continuino ad approfon-

dirsi e svilupparsi nello stesso spirito in

cui emanano dalla stessa fonte del sistema

di valori cristiani.

Le auguro una buona salute e forza e La

prego di accettare, Santità, i sensi della

mia più alta stima”. (traduzione non ufficiale)

JULIO IGLESIAS IN ARMENIA In perfetta forma nonostante i quasi set-tanta anni (da compiere il prossimo set-tembre), il popolare cantante spagnolo è arrivato in Armenia per un concerto tenutosi lo scorso 17 marzo al Pala De-mirchyan nella capitale. Grande succes-so di pubblico. VENDESI MINISTERO Il palazzo a semicerchio che affaccia sulla centralissima piazza della repubbli-ca a Yerevan è in vendita. Lì sono ospi-tati attualmente alcuni ministeri, fra i quali quello degli Affari Esteri, che per necessità organizzative e funzionali de-vono essere collocati altrove. La doman-da che ricorre attualmente nella capitale è che fine farà il palazzo che fa da corni-ce storica alla piazza. Sembra che al suo posto sorgerà un hotel di lusso ma non è chiaro se l’edificio subirà cambiamenti strutturali. IL PONTE DI GARNI Proteste di gruppi di attivisti per la deci-sione di ristrutturare lo storico ponte di Garni, la celebre località armena ad una trentina di chilometri dalla capitale dove è visitatissimo il tempio di Tiridate

del I secolo a.C. Il ministro della cultura ha infatti deciso di avviare lavori di riqualificazione dello storico ponte me-dioevale dell’undicesimo secolo (foto sotto). Gli attivisti temono che i lavori danneggino irrimediabilmente il valore storico del manufatto e chiedono un restauro a regola d’arte. SCONFINAMENTO...PER CASO Il ministero della difesa armeno aveva negato la notizia secondo la quale due cittadini dei villaggi di Doveg ed Aygo-vit (Tavush) avevano sconfinato in terri-torio azero. Ma in realtà i due si erano proprio ...persi ed erano finiti oltre con-fine. Per una volta tanto, sotto l’egida della Croce Rossa la riconsegna è stata quasi immediata.

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Qui Armenia

Sargsyan invia un messaggio a Francesco I

IL NUOVO PAPA FRANCESCO I,

UN AMICO DEGLI ARMENI

Jorge Mario Bergoglio, il cardinale argenti-no salito al soglio pontificio lo scorso 13 marzo, è sempre stato vicino alla comunità armena sudamericana. Diverse volte ha partecipato alle messe armene, ha incontrato il Katholicos Karekin II ed ha sollecitato la Turchia a riconoscere ufficialmente il genocidio del popolo arme-no. A lui gli armeni dell’Argentina guarda-no con rinnovata speranza.

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Battono le agenzie di stampa che l’amba-sciatore azero in Italia, Vaqif Sadiqov, si è recato in visita nella città di Firenze. Già lo vedo, novello Lorenzo il Magnifi-co, far entrata trionfale a piazza della Signoria a mo’ di Panariello-Briatore: gettando mazzi di banconote ai questuan-ti, umanità varia (politici, intellettuali, scaltri imprenditori, qualche pennivendo-lo mestierante) pronta a prostituirsi per qualche banconota in più. Entra col suo codazzo a Palazzo Vecchio e viene ricevuto non dal sindaco Renzi, in tutt’altre beghe politiche ora affaccen-dato, ma dal suo vice, l’assessore al wel-fare Stefania Saccardi. La quale, come tutte le brave padrone di casa, decide di non farsi trovare a mani vuote e, secondo protocollo del cerimo-niale, consegna al Sadiqov il “regalo” che la città gigliata ha a lui riservato. Una riproduzione della mappa conservata

Bollettino interno a cura di comunitaarmena.it

QUESTA PUBBLICAZIONE E’ EDITA CON IL FAVORE DEL

MINISTERO DELLA DIASPORA

il numero 157 esce il

24 aprile 2013

www.karabakh. i t

Informazione quot idiana

in i tal iano sul l ’Artsakh

YEREVAN, 13 MARZO Studenti della capitale si apprestano a rendere omaggio al grande poeta Yeghi-she Charents, nel centosedicesimo anniversario della sua nascita. In Armenia la cultura non si dimentica mai.

nella Sala delle Mappe Geografiche di Palazzo Vecchio relativa al territorio dell'antica Armenia dove oggi si estende, così recitano i lanci di agenzia, tra gli altri, anche lo stato dell’Azerbaigian. “La mappa risale al 1564 e testimonia il legame che già esisteva tra i nostri pae-

si”, dichiara fiera la vicesindaco. Già me la immagino la faccia del diplo-matico azero che inghiotte bile cercando disperatamente di mascherare la sua rabbia… La parola Armenia lo avrà scombussola-to come dopo una scorpacciata di ribolli-ta toscana (tanto aglio e cavolo nero, tanto per intenderci). “Beccati questa, o grullo!” sembran risuonare i lazzi fiorentini lungarno. Se ne ritorna con il bel regalino della mappa dell’Armenia e se ne è dovuto pure star zitto per non far capire alla sua interlocutrice, fresca di nomina a vicesin-daco, la enorme cantonata politica che stava prendendo...

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I L S A S S O L I N O D I H A I K

Il grullo di Firenze