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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 13 Numero 265 1 giugno 2018 — CIV M.Y. Akhtamar on line Alla Prima repubblica armena, di cui lo scorso 28 maggio si sono festeggiati i cento anni, abbiamo dedi- cato nello scorso numero un lungo e circostanziato articolo che ha permesso di inquadrare storicamente e politicamente le vicende dell’epoca. Siccome l’anniversario è importante e merita doverosa attenzione, sentiamo la necessità di ritornarci su pochi giorni dopo la ricorrenza che purtroppo in Italia è passata quasi inosservata ma che avrebbe merita- to ben altra eco quanto meno all’interno della comunità armena nazionale. Quanto accadde a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del secolo scorso non va inquadrato, infatti, come mero fatto storico e trattato didascalicamente al pari di tanti altri. La Prima repubblica armena, la repubblica democratica di Armenia del 1918, ha rappresentato il risveglio della coscienza nazionale ancora tramortita dall’orrore del genocidio, il disperato e riuscito tentativo di resistere all’annientamento finale. Essa è stata la madre delle successive statualità armene dopo l’esperienza sovietica, l’embrione da cui settanta anni più tardi ha preso vita la Seconda e indipendente repubblica. L’esempio dei valorosi che combatteremo per salvare l’identità nazionale minacciata è stato seguito qual- che decennio più tardi dai partigiani che sui monti dell’Artsakh hanno conquistato e difeso la propria libertà. Prima contro i turchi, poi contro gli azeri. Stesse battaglie, stesso destino. Non dimentichiamo mai come sono stati vissuti quei giorni, nel 1918 come nel 1988, e quanti pericoli ancora gravitino intor- no ai piccoli Stati armeni contemporanei. La vivacità culturale e politica che si respira oggi a Yerevan e Stepanakert non deve far mai abbassare la guardia: oltre il filo spinato, potenti e agguerriti eserciti nemici cercano di cogliere al volo l’eventuale oppor- tunità di completare il lavoro che non riuscirono a fare a Sardarapat allorché vennero sconfitti dagli eroici combattenti armeni. Nella Turchia sempre più autoritaria persino un membro del Parlamento (Garo Paylan) viene messo sotto accusa con il famigerato articolo 301 del c.p. per aver pubblicamente pronunciato la parola “genocidio”; in Azerbaigian, un Aliyev fuori controllo tuona quasi quotidianamente minacce di invasioni e di conquiste… Guai ad abbassare la guardia! Guai a celebrare i nostri eroi del 1918 e dimenticare i piccoli grandi eroi che, cento anni dopo, difendono quei confini così duramente conquistati! Dieci, CENTO, mille anni di grande storia armena. Cento anni di storia a rmena 1 Il nuovo governo in Armenia 2 Aznavour, il piccolo grande patriota 3 La voce dell’Artsakh 4 Nuovo progetto per la Renco 5 Qui Armenia 6 Paylan sempre sotto accusa 6 Sommario Cento anni di storia armena Bollettino interno di azione armena

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Anno 13 Numero 265

1 giugno 2018 — CIV M.Y. Akhtamar on line

Alla Prima repubblica armena, di cui lo scorso 28 maggio si sono festeggiati i cento anni, abbiamo dedi-cato nello scorso numero un lungo e circostanziato articolo che ha permesso di inquadrare storicamente e politicamente le vicende dell’epoca. Siccome l’anniversario è importante e merita doverosa attenzione, sentiamo la necessità di ritornarci su pochi giorni dopo la ricorrenza che purtroppo in Italia è passata quasi inosservata ma che avrebbe merita-to ben altra eco quanto meno all’interno della comunità armena nazionale. Quanto accadde a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del secolo scorso non va inquadrato, infatti, come mero fatto storico e trattato didascalicamente al pari di tanti altri. La Prima repubblica armena, la repubblica democratica di Armenia del 1918, ha rappresentato il risveglio della coscienza nazionale ancora tramortita dall’orrore del genocidio, il disperato e riuscito tentativo di resistere all’annientamento finale. Essa è stata la madre delle successive statualità armene dopo l’esperienza sovietica, l’embrione da cui settanta anni più tardi ha preso vita la Seconda e indipendente repubblica. L’esempio dei valorosi che combatteremo per salvare l’identità nazionale minacciata è stato seguito qual-che decennio più tardi dai partigiani che sui monti dell’Artsakh hanno conquistato e difeso la propria libertà. Prima contro i turchi, poi contro gli azeri. Stesse battaglie, stesso destino. Non dimentichiamo mai come sono stati vissuti quei giorni, nel 1918 come nel 1988, e quanti pericoli ancora gravitino intor-no ai piccoli Stati armeni contemporanei. La vivacità culturale e politica che si respira oggi a Yerevan e Stepanakert non deve far mai abbassare la guardia: oltre il filo spinato, potenti e agguerriti eserciti nemici cercano di cogliere al volo l’eventuale oppor-tunità di completare il lavoro che non riuscirono a fare a Sardarapat allorché vennero sconfitti dagli eroici combattenti armeni. Nella Turchia sempre più autoritaria persino un membro del Parlamento (Garo Paylan) viene messo sotto accusa con il famigerato articolo 301 del c.p. per aver pubblicamente pronunciato la parola “genocidio”; in Azerbaigian, un Aliyev fuori controllo tuona quasi quotidianamente minacce di invasioni e di conquiste… Guai ad abbassare la guardia! Guai a celebrare i nostri eroi del 1918 e dimenticare i piccoli grandi eroi che, cento anni dopo, difendono quei confini così duramente conquistati! Dieci, CENTO, mille anni di grande storia armena.

Cento anni di storia a rmena 1

Il nuovo governo in Armenia 2

Aznavour, il piccolo grande patriota 3

La voce dell’Artsakh 4

Nuovo progetto per la Renco 5

Qui Armenia 6

Paylan sempre sotto accusa 6

Sommario

Cento anni di storia armena

Bollettino interno di

azione armena

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A NNO 13 NU M ER O 265

Negli scorsi numeri, commentando la situazione politica in Armenia, abbiamo doverosamente rimarcato il senso di responsabilità e maturità che tutte i sog-getti (maggioranza e opposizione, forze dell’ordine e manifestati) hanno dimo-strato nella gestione della difficile crisi. Non ritorniamo più, almeno a livello nazionale, su tali temi; è giunto il mo-mento di soffermarci brevemente sulla composizione della nuova compagine governativa. È d’obbligo tuttavia una premessa, nota ai più ma che val bene ripetere: la rifor-ma costituzionale, validata da referen-dum popolare, ha trasformato l’Armenia da repubblica presidenziale a repubblica parlamentare. Di fatto, il Capo dello Stato ha (o dovrebbe) un ruolo più defi-lato e meno incisivo nella vita politica della nazione; un po’ come accade in Italia. Tutti i poteri decisionali sono dunque passati all’esecutivo governativo. Armena Sarkissian, il nuovo presidente, è persona posata e con lunga esperienza internazionale. Nelle sue prime, difficili, settimane di mandato ha dimostrato di saper gestire bene la crisi e di essere molto più ‘popolare’ e attivo di quanto ci si aspettasse. Ha incontrato la gente in piazza, ha cucito sapientemente i fili della trattativa politica, insomma non è rimasto arroccato nel suo palazzo presi-denziale, immobile e inattivo spettatore della vicenda. Da questo punto di vista Nikol Pashin-yan avrà un valido alleato ma al tempo stesso dovrà osservare massimo rispetto istituzionale per il ruolo di garanzia della carica ricoperta da Sarkissian che non vorrà certamente recitare un ruolo com-primario sul palcoscenico della vita poli-tica armena. Veniamo dunque alla composizione del nuovo governo. Saltano all’occhio due dati importanti: in primo luogo l’età media è piuttosto bas-sa: 41 anni e qualcosa la media dei titola-ri dei diciassette dicasteri (numero non certo scaramantico per gli armeni…) con il più giovane (il ventottenne Hayrape-tyan alla Diaspora) e il più anziano (il cinquantaduenne Mnacakanyan agli E-

steri) a limitare il divario anagrafico dei ministri. Proprio l’analisi delle età evidenzia che i più maturi sono posizionati nei dicasteri più delicati (il ricordato Affari esteri e la Difesa affidata al cinquantenne Tono-yan). Ai 50 anni è appena arrivato an-che il nuovo ministro delle Comunica-zioni e Trasporti Hakobyan). Altro dato della compagine ministeriale riguarda la composizione di genere: solo due donne, ossia meno del dodici per cento, su diciassette ministri è un numero che ha fatto storcere la bocca a molti cittadini che hanno appoggiato la cosiddetta “rivoluzione di velluto”. Ecco la lista dei nuovi ministri: AGRICOLTURA Artur Khachatryan, 46 anni, ARF, già vice ministro Amministrazione territoriale e negli ultimi due anni governatore della re-gione di Shirak.

AMMINISTRAZIONE TERRITORIO E SVILUPPO Suren Papikyan, 32 anni, insegnante, tra i promotori della ‘rivoluzione di velluto’

AFFARI ESTERI Zohrab Mnacakanyan, 52 anni, indipen-dente, lunga e importante carriera diploma-tica, dal 2014 ambasciatore alle Nazioni Unite.

CULTURA Lilit Makunts, 35 anni, indipendente, espe-rienze in ambito universitario. È una delle due donne del governo.

DIASPORA Mkhitar Hayrapetyan (28 anni, negli ulti-mi due anni coordinatore dell’Ufficio Dia-spora nel partito Contratto civile.

DIFESA Davit Tonoyan, 50 anni, indipendente, dal 2010 al 2017 Primo vice ministro della Dife-sa, dal 2017 ministro protezione civile.

EDUCAZIONE E SCIENZE Arayik Harutyunyan, 38 anni, dal 2017 consigliere comune Yerevan per YELK.

ENERGIA E RISORSE NATURALI Artur Grigoryan, 48 anni, Armenia Prospe-ra, diverse esperienze nelle amministrazioni ministeriali, dal 2010 al 2012 ministro del Lavoro.

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FINANZE Atom Janjughazyan, 47 anni, indipendente, già vice ministro delle Finanze dal 2016.

GIUSTIZIA Artak Zeynalyan, 49 anni, medico e giurista, dal 1998 al 2001 vice ministro della Salute, poi attività nel mondo legale, deputato nel 2001 con Partito Repubblicano poi passato all’op-posizione.

LAVORO E AFFARI SOCIALI: Mane Tandilyan, 40 anni, manager contabili-tà aziendale, deputato. È la seconda donna della compagine ministeriale.

PROTEZIONE CIVILE Hrachya Rostomyan, 37 anni, dal 2016 mini-stro sport e gioventù nel precedente governo, e prima ancora dal 2012 al 2013; poi segretario del Comitato olimpico nazionale.

PROTEZIONE DELLA NATURA Erik Grigoryan, 42 anni, già responsabile di dipartimento nello stesso dicastero dal 2002 al 2011, poi responsabile armeno per progetti ONU su ambiente.

SALUTE Arsen Torosyan, 35 anni, medico, coordina-tore di programmi sulla salute, indipendente. SPORT E GIOVENTU’ Levon Vahradyan, 34 anni, indipendente, carriere nel ministero dello sport e comitato olimpico.

SVILUPPO ECONOMICO Artsvik Minasyan, 46 anni, ARF, ministro economia nel 2016, ministro ambiente 2016-18.

TRASPORTI, COMUNICAZIONI E TEC-NOLOGIA Ashot Hakobyan, 50 anni, carriera ministe-riale nei dipartimenti ministero Interno su lotta a corruzione e narcotraffico, ultimi due anni direttore Camera commercio Armenia – Bielorussia.

Della squadra governativa fanno anche parte il primo vice Primo ministro Ararat Mirzoyan (39 anni, ricercatore e analista politico, Con-tratto civile) e i vice Primo ministro Tigran Avinyan (29 anni, ha lavorato nel settore privato, nel 2017 consigliere municipale di Yerevan) e Mher Grigoryan (46 anni, settore bancario, indipendente).

Il nuovo governo in Armenia

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di

LETIZIA LEONARDI

Chahnourh Varinag Aznavourian, nome d’arte Charles Aznavour, a 94 anni dopo tanti successi e riconoscimenti non è solo una star leggendaria del mondo della musi-ca è anche una stella sulla Walk of Fame di Hollywood, il primo cantautore francese ad averla ricevuta.

Un artista del palcoscenico a tutto tondo. Cantautore e attore ma è stato anche insi-gnito della Legion d'Onore per il lustro dato alla Francia ed è, dal 2009, ambascia-tore dell'Armenia in Svizzera. Sì, perché, nonostante sia nato a Parigi nel 1924, le sue origini armene non le ha mai dimenti-cate e ha fatto della sua notorietà un modo per aiutare la sua gente. Entrambi i suoi genitori erano immigrati armeni scampati al genocidio del 1915. Sua madre, Knar Ba-ghdassarian, era di Smirne, che adesso si trova in Turchia, mentre il padre Micha Aznavourian era originario di Akhaltsikhe, nell'odierna Georgia, ed era il cuoco del governatore d'Armenia.

Ad instradarlo nel teatro parigino, fin dalla giovanissima età, sono stati proprio i suoi genitori. A 9 anni Aznavourian toglie il suffisso tipico armeno e diventa Charles Aznavour. Il suo colpo di fortuna arriva 13 anni dopo, nel 1946 grazie all’incontro con la cantante Édith Piaf, che lo porta in tour-née in Francia, negli Stati Uniti e in Cana-da.

Se nel 1950 raggiunge la notorietà sul mercato francofono, sei anni dopo diventa una vera e propria star grazie alle esibizioni all'Olympia e alla canzone Sur ma vie, che resta in testa alla classifica per quattro setti-mane. Negli anni ’60 continua la sua scalata verso il successo con diversi brani musicali (Tu t'laisses aller, Il Faut Savoir, La mamma, Et Pourtant, For Me Formidable, Que c'est triste

Venise, La Bohème e Désormais). Dagli anni ’70 Aznavour conquista anche l’Italia pro-ponendo le versioni italiane delle sue can-zoni di successo.

La maggior parte del repertorio di questo grande artista, che si compone di oltre 1000 canzoni, parla d'amore ma ha avuto anche il coraggio, con il brano Quel che si

dice di rompere il tabù sull’omosessualità. Il fatto che canti in sei lingue (francese, ingle-se, italiano, spagnolo, tedesco e russo) e in dialetto napoletano gli ha consentito di esibirsi ovunque e lo ha reso noto in tutto il mondo. Ha cantato alla Carnegie Hall e in tutti i maggiori teatri, duettando con star internazionali del calibro di Nana Mou-skouri, Liza Minnelli, Sumiva Moreno, Compay Segundo, Céline Dion e, in Italia, ha collaborato con Mia Martini, Milva e Laura Pausini. Con Iva Zanicchi, nel 1971, ha realizzato un intero LP Caro Aznavour che hanno presentato insieme alla trasmis-sione Senza Rete.

In Italia ha lavorato insieme a Giorgio Calabrese per molte delle versioni italiane delle sue canzoni, fino alla metà degli anni settanta; in seguito ha collaborato con Lorenzo Raggi e nel 1989 con Sergio Bar-dotti e Nini Giacomelli. Ha partecipato come concorrente al Festivalbar nel 1972 con “Quel che non si fa più” (canzone poi divenuta colonna sonora di uno spot della ditta Mulino Bianco, al Festival di Sanremo come ospite fuori gara all’edizione del 1981 con il brano Poi passa, e a quella del 1989 con la canzone Momenti sì, momenti no. Nello stesso anno, a seguito del terribile terremo-to che aveva colpito l’Armenia nel dicem-bre del 1988, scrive il testo Pour toi Armenie, (con la musica di Georges Garvarentz). Una canzone a scopo umanitario per i bambini Armeni, incisa in un 45 giri e tra-dotta in diverse lingue.

Diversi interpreti della musica leggera italiana, da Gino Paoli a Modugno, da Ornella Vanoni a Mina ma anche Gigliola Cinguetti, Mia Martini, Enrico Ruggeri, Renato Zero, Franco Battiato, Massimo Ranieri, Gilda Giuliani e Laura Pausini hanno inciso alcune sue canzoni. Più di 300 milioni di dischi venduti nel mondo.

Nella serie televisiva "Mobile Suit Gundam" il nome del personaggio Char Aznable è chiaramente ispirato a quello di Charles Aznavour.

All'attività di cantautore, Aznavour ha affiancato un’importante carriera di attore con oltre 60 pellicole che lo hanno visto protagonista. Nel cinema ha esordito nel 1959 con Dragatori di donne (Les Draguers) di

Jean-Pierre Mocky fino alla partecipazione nel film Ararat del regista canadese di origi-ne armena Atom Egoyan nel ruolo del gran-de regista e commediografo William Saro-yan.

Cugino dell'attore statunitense Mike Con-nors, dal 1967 Aznavour è sposato con Ulla, la sua terza moglie, una svedese, che gli ha dato tre figli, Katia, Misha e Nicolas. Dai suoi due precedenti matrimoni, di breve durata, sono nati altri tre figli: Seda, Charles e Patrick, morto purtroppo all’età di 25 anni.

Ha avuto numerosi importanti e prestigio-si premi, onorificenze, medaglie, cittadinan-ze onorarie. Charles Aznavour non è solo una delle icone musicali più popolari ma si è spesso impegnato per azioni umanitarie e raccolte benefiche. È orgoglioso di essere francese ma lo è anche delle sue origini armene e usa la sua notorietà per parlare del popolo armeno. Moltissimo ha fatto per l'Armenia, suo paese d'origine tanto che, dal 1995, è Ambasciatore itinerante dell'Arme-nia presso l'Unesco, dal 2004 è Eroe nazio-nale dell'Armenia, dal 2009 è ambasciatore dell'Armenia in Svizzera.

E nonostante abbia compiuto 94 anni questo pilastro dello spettacolo continua a calcare le scene e a portare sui palchi la sua intramontabile musica. Lo scorso anno Aznavour si è esibito in una serie di concer-ti anche qui in Italia con il solito successo di pubblico. Quando può si reca nella sua Armenia e nel Grand Hotel Yerevan ha la sua camera che lo aspetta sempre.

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Aznavour: il piccolo grande patriota di origine armena sulla walk of fame

Il grande cantante ha compiuto lo scorso 22 maggio 94 anni. Ha dovuto annullare per motivi di salute ad aprile alcuni concerti in Russia e

pochi giorni fa si è rotto una mano per una caduta in casa. Gli auguri di Akhtamar online alla stella del firmamento musicale

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INAUGURATO IL NUOVO CENTRO COMUNITARIO A GETAVAN

Grande festa a Getavan, paese di circa trecento abitanti che si trova prossimo all’estremità occidentale del bacino idrico di Sarsang nella regione di Martakert lungo la straa che conduce a Vardenis in Armenia Lo scorso 18 maggio è stato inaugurato, alla presenza del Ministro di Stato Harutyunyan, il nuovo centro comunitario realizzato anche con il contributo della Diaspora.

La crisi politica in Armenia, risoltasi in modo democratico e pacifico ai pri-mi di maggio ha sollevato dubbi riguar-do al possibile cambiamento di linea sulla questione dell’Artsakh.

Vi era il timore, a Stepanakert ma anche presso le comunità della Diaspo-ra, che il nuovo corso di Yerevan po-tesse essere più accomodante al tavolo negoziale e favorisse un accordo al prezzo di dolorose e incomprensibili concessioni alla controparte azera.

In poche parole, la paura riguardava una possibile influenza internazionale che spingesse l’Armenia - dietro pro-messe di aiuti economici - a un passo irreversibile nell’annosa vicenda della regione.

Il nuovo Primo ministro Nikol Pa-shinyan ha, almeno apparentemente, fugato ogni dubbio al riguardo auspi-cando sin dal giorno del suo insedia-mento una politica internazionale che possa dare un nuovo respiro al ricono-scimento internazionale dell’Artsakh.

«Ci siamo tutti convinti - ha dichiarato in una conferenza stampa - che ci sarà una cooperazione efficace per garantire la sicurezza di Artsakh e Armenia; quella questione sarà al centro del governo [armeno]. Siamo d'accor-do su quali passi andremo avanti».

Alla domanda su quali misure adotta-re per far tornare il Karabakh al tavolo dei negoziati, il nuovo Primo Ministro armeno ha risposto che «se l'Azerbaigian o la comunità internazionale vogliono risolvere la questione, è illogico che la questione sia discussa con un formato con cui non può essere risolto. Come può questo formato di negozia-zione risolvere una questione quando uno dei cui partecipanti chiave [ad es. Karabakh] non partecipa ai negoziati?»

Nelle parole del nuovo presidente armeno, i partiti armeni hanno sempre favorito una risoluzione pacifica del conflitto del Karabakh, mentre l'Azer-baigian usa continuamente una retorica militarista nei suoi confronti.

«Finché l'Azerbaigian usa la retorica belli-cosa e parla di prendere [la capitale armena

di] Yerevan, Zangezur [regione], non ha senso parlare di compromessi. Possiamo parlarne quando riceveremo dall'Azerbaigian un mes-saggio che Baku è pronto a riconoscere il dirit-to all'autodeterminazione di Artsakh».

Parole importanti, pronunciate nel giorno della sua elezione, che sembrano aver fugato i dubbi riguardo la futura linea politica dell’Armenia sul conten-zioso ribadendo il concetto che la que-stione dovrebbe essere risolta dai nego-ziati, senza comunque ostacolare gli sforzi per il riconoscimento internazio-nale dell’Artsakh.

«La comunità internazionale deve registrare

che la sostanza del problema Artsakh è la

questione dei diritti umani perché la questione

è nata a seguito del fatto che l'Azerbaigian

non solo non era in grado di garantire i diritti

minimi della popolazione armena della oblast

del Nagorno Karabakh, ma, inoltre, ha creato

una minaccia diretta al loro diritto alla vita e

all'identità [nazionale]. Quelle minacce sono

state espresse con azioni specifiche contro la

popolazione pacifica». E il 2 maggio in un discorso in piazza

della Repubblica a Yerevan, ritornando sull’argomento ha dichiarato che «la

Repubblica del Nagorno Karabakh è una parte

inseparabile della Repubblica di Armenia ». Il 9 maggio Pashinyan si è recato a

Stepanakert per partecipare alle cerimo-nie per l’anniversario della liberazione di Shushi e la nascita dell’Esercito di liberazione del Karabakh.

Nei giorni a seguire quasi tutti i nuovi ministri dell’Armenia si sono recati in Artsakh per colloqui con le autorità locali e rimarcare la vicinanza tra i due Stati armeni.

Atti formali ma anche sostanziali. Ora non resta che attendere il primo incontro tra il nuovo ministro degli Esteri, Mnastakanyan, e la controparte azera Mammadyarov per vedere se e quali passi verranno compiuti dalla nuova leadership armena al tavolo dei negoziati.

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L’Artsakh rimane una priorità

la voce dell’Artsakh

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ESPORTAZIONI IN CRESCITA Nei primi quattro mesi dell’anno le esportazioni sono cresciute del 34,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sfiorando i 600 milioni di dollari (597,3). Il confortante dato economico vede una sensibile crescita verso i Paesi CSI con un incremento del 47,6%; export sempre positivo ma più contenuto verso i membri dell’Unione europea con una crescita attestatasi al 29,2% (in particolare Belgio e Paesi bassi con un aumento sopra il 50%). Anche le esportazioni verso la Cina (+17,5%) e Stati Uniti (+53,8%) sono in crescita così come quelle verso tutti i Paesi del Medio oriente. La maggior parte delle esportazioni (con una crescita del 36,6%) riguardano prodotti minera-ri. Le esportazioni di cibo finito sono cresciute del 20,2% mentre quelle di pietre preziose e semipre-ziose, metalli preziosi e prodotti sono invece diminuite del 23%. PROTESTE… CARE Le manifestazioni e gli scioperi conseguenti alla crisi politica tra fine aprile e inizio maggio sono state calcolate in un paio di punti di percentuale in meno del PIL armeno che si attesta su base annua intorno agli undici miliardi di dollari. Gli analisti economici che hanno calcolato questo rallentamento ritengono tuttavia che il nuovo entusiasmo per la vita politica in Armenia con-sentirà di recuperare rapidamente il gap.

Nuovo progetto per la Renco in Armenia

L’italiana Renco, da anni attiva sul mercato armeno, costruirà una nuova centrale termica da 250 MW. Del progetto, in sinergia con al Siemens, ne ha parlato l’amministratore delegato, Giovanni Rubini con il nuovo premier Pashinyan. Il costo dell’impianto è stimato intorno ai trecento milioni di dollari e i lavori dovrebbero avere una durata tra i ventiquattro e i ventotto mesi. «Siamo disposti a iniziare a implementare il progetto il prima possibile. Ci aspettiamo di creare circa 1.000 posti di lavoro durante la costruzione» ha dichiarato Rubini. Il primo ministro Nikol Pashin-yan ha accolto favorevolmente il programma di investimenti e ha espresso la speranza che l'efficace cooperazione tra il governo armeno e la società italiana porti a nuovi investimenti nel Paese.

NUOVO SVILUPPO A DILIJAN Approvato un investimento di quasi ventisette milioni di euro per un nuovo resort turistico nella cittadina di Dilijan (Tavush) e per miglioramenti alle infrastrutture della zona. Vache Terteryan, nuovo ministro per l'ammini-strazione e lo sviluppo del territorio, ha dichiarato che il progetto consiste di quattro componenti: la creazione di un centro sanitario riabilitativo integrato altamente qualificato, il miglioramento del lago e del territorio circostante, il miglioramen-to del parco cittadino e la ricostruzione dello stadio della città. Il programma di investimenti è - che è attuato dalle “Iniziative per lo sviluppo dell'Arme-nia” (IDeA) di Ruben Vardanyan - prevede la costruzione di oltre un migliaio di edifici e altri lavori che saranno portati a termine nel corso di un periodo di cinque anni . Una volta completato, il centro di cura e gli edifici ausiliari impiegheran-no circa quattrocento lavoratori a tempo indeter-minato. CLANDESTINI Avventura al limite del tragicomico di sei cittadi-ni del Bangladesh che dall’Iran volevano raggiun-gere la Turchia attraversando il Nakichevan. Se non che, invece di finire in territorio turco, si sono ritrovati a ridosso del confine con l’Armenia dove sono stati trattenuti in custodia con l’accusa di immigrazione clandestina. Le autorità di Yerevan stanno vagliando la loro posizione.

Considerata la situazione lungo la frontiera tra Armenia e Azerbaigian i sei asiatici possono considerarsi fortunati a non essere stati colpiti da soldati o da esplosioni di mina. Le postazioni difensive sui due opposti schiera-menti hanno evidentemente compreso che il drap-pello che si muoveva a ridosso del confine non era costituito da incursori nemici ma da sprovveduti e disperati migranti. AUTO BLU L’Armenia come l’Italia. Secondo il quotidiano Zhoghovurd” nel Paese vi sarebbero circa un migliaio di auto di servizio per le varie autorità istituzionali; il record di auto blu spetterebbe all’ufficio del Procuratore generale della repubbli-ca con ben 93 veicoli. Non è chiaro come sia stata stilata la lista, se all’interno di essa (come probabile) vi siano anche mezzi strettamente connessi all’attività di servizio svolta. Pare co-munque che, come in Italia, anche in Armenia sia sorta la necessità di ridurre le spese e moraliz-zare certi costumi abolendo anche privilegi non dovuti. ADOZIONI 56 bambini (29 femmine e 27 maschi) sono stati adottati lo scorso anno in Armenia. Di questi, 27 (di cui 11 con problemi di salute) da cittadini armeni, mentre 29 (di cui 24 con problemi di salute) da stranieri

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Qui Armenia

BOICOTTIAMO L’IKEA?

Alzi la mano chi non è mai stato almeno una volta nella vita all’Ikea, famosa catena svedese dell’arre-damento; alzi la mano chi non si è mai fatto tenta-re dall’acquistare o mangiare al ristorante dei punti vendita le note polpettine di carne dal nome im-pronunciabile come tutti i prodotti del marchio. Qualche settimana fa un tweet dell’azienda ha svelato che il prodotto (peraltro al centro di uno scandalo nel 2013 in Francia quando venne ritirato perché furono trovate tracce di carne di cavallo) ha rivelato che le polpette sarebbero basate su un ricetta che Re Carlo XII ha portato a casa dalla Turchia all’inizio del 18° secolo. La notizia ci ha sconvolto… Che facciamo, boicottiamo l’Ikea? Poi abbiamo pensato che la Turchia di allora, l’impero ottomano, era popolata dagli armeni e che probabilmente la ricetta (che include carne di maiale) sia originaria della nostra tradizione culina-ria e non di quella degli “invasori”. Rincuorati da questa convinzione...desistiamo dal dichiarare guerra all’Ikea. Però quando comprate un prodotto badate che non sia “made in Turkey”.

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Il Pubblico Ministero di Ankara ha promosso un’azione per eliminare l'immunità parla-mentare del deputato parlamentare turco Garo Paylan di origine armena dopo che lo stesso - vicepresidente del Partito democratico del popolo (HDP) di opposizione - è stato accusa-to di aver insultato la "turchicità" e la Repubblica di Turchia. L'ufficio di Paylan ha detto che l'inchiesta è stata avviata dopo i commenti rilasciati dal deputato in un'intervista sui genocidi in corso oggi in Turchia. Secondo diverse fonti, "alcuni cittadini interessati" si sono lamentati per l'intervista di Paylan del 2017 sul periodi-co canadese ‘Horizon Weekly’. Di qui la denuncia e le bellicose intenzioni del procuratore della capitale. «L'articolo 301, che è un articolo del codice penale turco che rende illegale denigrare la “turchicità”, la Repubblica turca, la fondazione e le istituzioni dello Stato è stato interpretato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo come "una minaccia permanente alla libertà di espressione" che è considerata incompatibile con il principio dello stato di diritto» ha dichiarato Paylan. «Se i crimini si verificano ancora oggi, allora i vecchi crimini non possono essere riconosciuti», aveva detto il deputato nell'intervista. «Ogni giorno, i nostri co-presidenti e vicepresidenti [HDP] vengono uccisi, imprigionati, proprio come nel 1915. In primo luogo, dobbiamo porre fine ai recenti crimini, quindi forse se ci rivolgiamo alla democratizzazione e alla pace, solo allora la Turchia può venire a riconoscere il genocidio armeno», aveva osservato nell’intervista. Il famigerato articolo 301 del codice penale turco - già utilizzato in cause contro il premio Nobel Orhan Pamuk, e innumerevoli giornalisti e scrittori, tra cui Hrant Dink, assassinato nel 2007 - è stato dunque nuovamente rispolverato nonostante le molte critiche interne e internazionali e nonostante sia stato modificato nel 2008 con l’inserimento dell’obbligo della preventiva approvazione del Ministro della giustizia prima di avviare le indagini. Paylan è uno dei membri fondatori dell'HDP ed è un vice rappresentante del terzo distret-to di Istanbul. Paylan è anche membro della comunità armena della Turchia ed è stato a lungo un attivista in materia di diritti umani e questioni curde e armene. Prima di essere eletto nel parlamento turco nel 2015, Paylan è stato membro del comitato centrale di HDP e ha anche lavorato alla gestione delle scuole armene a Istanbul. Da tem-po promuove l'istruzione bilingue e i diritti delle minoranze in Turchia ed è stato attiva-mente impegnato nella sensibilizzazione sulla discriminazione nei confronti delle minoran-ze, i diritti della comunità armena in Turchia, la riconciliazione turco-armena, e in partico-lare il caso di omicidio Hrant Dink. Paylan proviene da una famiglia originaria di Malatya.

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Paylan sempre sotto accusa

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MINISTERO DELLA DIASPORA

il numero 266 esce il

15 giugno 2018

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ELTON JOHN IN ARMENIA

La settantunenne pop star britannica ha fatto tappa a Yerevan lo scorso fine setti-mana per promuovere il centro di riabili-tazione infantile “Titizian” realizzato con il supporto dell’omonima fondazione e di “Yerevan, my love”. Nel suo soggiorno armeno Elton John ha anche incontrato il Primo ministro Pa-shinyan.