Anno 2 Numero 5

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Editore Demas Srl - anno II numero 5 - VIETATA LA VENDITA P etNet Magazine Buona Nutrizione I consigli degli esperti sull’alimentazione del nostro pet Vita da gatti Antibiotici I segreti dei felini domestici Conoscerli bene per usarli meglio COPIA GRATUITA COPIA GRATUITA

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Anno 2 Nuomero 5 del magazione PetNet.it

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PetNetMagazine

Buona NutrizioneI consigli degli esperti sull’alimentazione del nostro pet

Vita da gatti

Antibiotici

I segreti dei felini domestici

Conoscerli bene per usarli meglio

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GRATUITACOPIA

GRATUITA

EditorialeD

opo un’estate che spero sia stata piace-vole e riposante per tutti i nostri affezio-nati lettori, ci ritroviamo ad affrontare un nuovo impegnativo periodo di inten-sa attività. Gli impegni, la vita frenetica

quotidiana, gli affanni non ci devono però far dimenti-care coloro che ci stanno sempre vicini indipendente-mente dai nostri problemi e che si accontentano solo di una nostra carezza. Il loro affetto disinteressato merita sempre un’attenta considerazione che passa at-traverso l’assicurazione del loro benessere. Benessere vuol dire un ambiente familiare sereno, una corretta alimentazione ed un controllo sanitario periodico. Pre-venire vuol dire anche risparmiare. In un periodo di difficoltà economica per il nostro Paese ricordiamoci delle scadenze della vaccinazioni, del trattamento anti-parassitario e rechiamoci quindi dal nostro veterinario di fiducia per un controllo generale prima della lun-ga stagione autunnale ed invernale. La nostra azienda è al servizio del medico veterinario e dei proprietari degli animali di qualsiasi specie, in grado di fornire un’ampia gamma di prodotti per ogni loro esigenza. La nostra rivista, PET NET MAGAZINE, desidera essere sempre vicina ai nostri affezionati lettori, cui ci lega il comune amore per i nostri amici animali, con nuove rubriche e articoli di attualità su temi inerenti salute e benessere di un ampio numero di specie animali. I vostri consigli e l’interesse dimostrato ci confortano per migliorare ulteriormente questo strumento di co-municazione, cercando di soddisfare le vostre curiosità e dare una risposta ai vostri dubbi ed ai quesiti, che sempre più numerosi giungono al nostro esperto sul sito PETNET. Scriveteci e risponderemo, come sempre, ai vostri quesiti sottintendendo che non potremmo che dare delle informazioni di massima, in quanto per ogni evenienza relativa alla salute del vostro affezionato animale da compagnia il referente è il vostro medico veterinario di fiducia.

Fabrizio FogliettiManaging Director Demas

EDITORE Demas Srl

Cir.ne Orientale 469200178 - Roma

Tel. [email protected] - www.demas.it

ANNO 2 - NUMERO 5OTTOBRE/NOVEMBRETribunale civile di Roma

N.363/2009 del 02.11.2009

COMITATO DI REDAZIONEAlessandro CiorbaFabrizio Foglietti

Francesco FogliettiAntonello CastelliCristina Foglietti

DIRETTORE RESPONSABILECarlo Liguori

GRAFICA IMPAGINAZIONE STAMPADSE Srl

Via Antonino Pagliaro, 58 00133 RomaTel. 06-72630409

Demas Srl è titolare esclusiva di tutti i diritti di pub-blicazione e diffusione. L’utilizzo anche parziale da parte di terzi è vietata. La Direzione non si assume la responsabilità per eventuali errori presenti negli arti-coli pubblicati nè delle conseguenze dirette e indirette che possono causare. Alcune delle foto presenti su Pet-Net Magazine sono state prese da Internet. Chiunque abbia legittimi diritti di copyright sulle immagini, può contattare l’indirizzo [email protected].

PetNetMagazine

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SommarioTenersi in forma

Problemi dentali nel coniglio

Una corretta alimentazione

A Tigre piacerà Romeo?

Uso responsabile degli antibiotici

Il cavallo maremmano

Attenti al tartaro

Un caso di dermatite atopica

L’angolo dell’esperto

Dogtrekking sulle Alpi Romane

L’angolo della fitoterapia

La ragazza che amava i cavalli

Parassiti cardiopolmonari

L’orso bruno in un bioparco

Il gioco di un cucciolo

Come e quando dormono i gatti

La comunicazione nel gatto

Assisi

Rogna sarcoptica

I consigli del medico di famiglia

Curiosità

Trasporto di pet sui treni

Pet quiz

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Sempre in forma

Spot pubblicitari televisivi e radiofonici, televendite e riviste bombardano di messaggi un pubblico in gran parte femminile, ma con una larga com-ponente maschile consi-

gliando l’opportunità di tenersi sempre in forma. Le campagne pubblicitarie puntano sulla garanzia per gli interessa-ti di avere una perfetta forma fisica, da poter sfoggiare in pubblico per un sicuro successo con il partner e nell’attività lavo-rativa. Tutto ciò passa anche attraverso l’acquisto di prodotti dietetici, attrezzi da ginnastica, massaggi, creme, pomate varie, la frequentazione di centri estetici e palestre. Ma se da un determinato punto di vista questi comunicati costantemente propongono modelli di bellezza maschile e femminile per indurre all’acquisto è an-che vero che racchiudono un messaggio educativo: un corretto stile di vita, cioè una buona forma fisica associata ad una corretta alimentazione non è solo una gratificazione estetica, ma è un aiuto per mantenere l’organismo in uno stato di benessere. Questo concetto generale è estendibile anche ai nostri cani, i quali necessitano di mantenersi in forma specialmente se desideriamo portarli con noi per svolge-re un’attività fisica di qualsiasi natura o trascorrere un periodo di riposo all’aria aperta. Dobbiamo quindi abituare pro-gressivamente il nostro cane a sopportare un adeguato sforzo fisico anche per scon-giurare spiacevoli inconvenienti. Alcuni esempi: Le zampe, o più precisamente i cuscinetti plantari rappresentano la parte anatomi-ca che più di ogni altra può manifestare i segni di un superlavoro. Se l’animale conduce una vita sedentaria ed è abituato a superfici morbide e lisce (parquet, mo-

quette, tappeti, ecc. ), come conseguenza avrà cuscinetti plantari alquanto delicati. Le corse su un terreno duro come la terra battuta, i sassi, la ghiaia od il cemento po-trebbero causare delle abrasioni fino a dei veri e propri sanguinamenti. L’animale av-vertirà disagio o dolore al camminare, per cui è opportuno abituare il cane a muo-versi su terreni diversi, compiendo piccole passeggiate con lo scopo di indurire nel tempo queste superfici di appoggio.

Polmoni, muscolatura ed articolazioni costituiscono tre settori strettamente corre-lati tra loro: una adeguata capacità respi-ratoria, un buon fiato sono fondamentali perché si abbia un corretto apporto di ossi-geno ai tessuti, compresi quelli muscolari. Un muscolo in carenza di ossigeno potrà presentare alterazioni nel suo metaboli-smo durante il lavoro con conseguente comparsa di crampi o strappi. Una musco-latura non allenata rappresenta un poten-ziale fattore di rischio per le articolazioni. Masse muscolari insufficienti non sono in grado di sostenere adeguatamente un’ar-ticolazione sottoposta anche a modeste sollecitazioni, come una brusca frenata per raggiungere una pallina, il salto di un osta-colo o più semplicemente uno slittamento su una superficie scivolosa. Da qui il veri-ficarsi di traumi che possono interessare i tessuti molli della struttura articolare come distrazioni (leggi stiramento) dei legamen-ti che consentono il giusto movimento del-la giuntura oppure il coinvolgimento delle basi ossee: dal distacco di un piccolo fram-mento a vere e proprie fratture.L’allenamento fisico cui sottoporre il nostro cane dovrà essere sempre graduale. Anche il proprietario può trarre un giovamento dalla necessità di dover allenare il proprio cane per compiere un’attività fisica per cui la miglior cosa è iniziare già dalla prossima fine settimana per un test in campo.

Alessandro Ciorba

Parola d’ordinetenersi in forma

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Problemi dentali nel coniglio

Animali Domestici

Dr. Gianluca DeliMedico Veterinario

I l coniglio nano sta negli ultimi anni rafforzando sempre più il suo ruolo di animale domestico. È

un animale estremamente delicato e non dovrà essere mai trascurato: sarà quindi necessario per chi se ne prende cura avere conoscenza della corretta gestione di questo animale. In questi animali l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale, oltre che per il corretto funzionamento dell’apparato gastro-enterico, anche per un costante consumo dei denti, caratterizzati dal fatto di essere a cre-scita continua. Una corretta gestione

alimentare sarà quindi importante per la prevenzione di patologie, in particolar modo di quelle dentali, così dette da malocclusione, caratterizza-te cioè da un accrescimento eccessivo ed irregolare dei denti. Questa situa-zione può in seguito essere alla base di problemi ben più gravi, causando lesioni a guance e lingua, oltre a pro-vocare forte dolore all’animale che, in conseguenza di ciò, non si alimenterà più, andando incontro a deperimento fisico fino anche alla morte. In am-bito dome-stico sarà

quindi opportuno offrirgli un’alimen-tazione che rispecchi il più possibile quella naturale, somministrando ali-menti ricchi in fibra e in sostanze mi-nerali.Innanzitutto è da tenere presente che il coniglio è un erbivoro stretto e che la sua dieta si deve basare quasi esclusivamente sul consumo di erba e fieno, che dovranno essere sempre a disposizione. A queste si aggiungono verdure e frutta che dovranno esse-re somministrate con parsimonia, in quanto, essendone il coniglio ghiotto,

tenderà a consumare principal-mente questi alimenti, che, oltre

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a poter esser causa di obesità e di al-tre patologie, non svolgeranno una funzione importante nel consumo dei denti. Nei negozi si trovano in vendita anche pellets specifici per questi animali, che non rientrando nella normale dieta del coniglio, si potranno utilizzare ad esempio per pre-miare l’animale. Attenzione an-che in que-sto caso a

non eccedere onde evitare eccessivo aumento di peso (essendo molto ca-lorici) ed errato consumo dei denti. Prodotti che invece risulteranno es-sere pericolosi per i conigli e che non dovranno mai esser dati loro sono: miscele di semi, biscotti, dolciumi, pane, prodotti per cani e gatti, snacks per conigli... Cosa importante sarà quindi che fin da piccolo il coniglio riceva una die-ta appropriata: questa potrà essere impostata consultando un Medico Veterinario specializzato in animali non convenzionali. Se già si possie-de un coniglio che non riceve un’ali-mentazione corretta, sempre grazie all’aiuto del Medico Veterinario, si potrà intervenire, a seconda dei casi, con la modificazione graduale della

stessa o mediante correzione della lunghezza dei denti, anestetizzando il paziente ed utilizzando strumenta-zioni appropriate per non provocare dolore all’animale e danni irrepara-bili ai denti. Questo intervento dovrà comunque essere sempre seguito da una correzione dell’alimentazione, onde non vanificarne l’efficacia.Nel caso in cui il problema si ripre-senti e non siano stati sufficienti gli interventi sopra menzionati, si po-trà procedere all’estrazione dei denti “problematici”. Un coniglio senza denti ovviamente non potrà tagliare e sminuzzare il fieno e gli altri alimenti: dovrà quindi essere aiutato sminuz-zandoglieli in frammenti per facilitar-ne l’assunzione.

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Cani e gatti necessitano di un’alimentazione comple-ta e bilanciata sotto il pro-filo nutrizionale oltre che

modulata in funzione dei vari mo-menti fisiologici della loro esistenza (cucciolo, crescita, mantenimento in età adulta, gravidanza, allattamen-to, lavoro, vecchiaia).

Regole di una corretta alimenta-zione:• Non somministrare scarti di cu-cina, come piccole ossa di pollo che possono dar luogo a perforazioni del tratto digerente o carne di maia-le cruda, che potrebbe contenere vi-rus pericolosi per il cane ed il gatto.

• Non eccedere con l’uso di boccon-cini alimentari, che potrebbero pre-disporre all’obesità, specialmente in soggetti sterilizzati.

• Riso e pasta nel cane devono esse-re somministrati stracotti, in quan-to questa specie animale è carente di un particolare enzima, capace di scindere la molecola dell’amido.

• Il cane può essere considerato un onnivoro, il gatto un carnivoro. In ogni caso l’animale necessita di con-sumare alimenti di varia natura, che consentono un corretto apporto di tutti i principi nutrizionali (protei-ne, grassi, carboidrati, vitamine, ele-menti minerali) di cui necessita.

• Scegliere come fonte proteica di origine animale pesce, uova, parti muscolari di bovino, sono invece da evitare quelle provviste di tendini, in quanto a basso valore biologico e di scarsa digeribilità.

• Non somministrare all’animale adulto latte in notevoli quantità in quanto con l’età diminuisce la capa-cità a livello intestinale di digerirlo.

Regole di una corretta alimentazione

Nutrizione Nutrizione

• Non modificare repentinamente il regime alimentare, ma gradualmen-te nell’arco di una settimana. Si do-vranno progressivamente diminuire i quantitativi dell’alimento che si desidera eliminare e nel contempo aumentare quelli del nuovo cibo.

• Non impiegare integratori vitami-nico - minerali se si usa come alimen-to un mangime. È possibile creare dei pericolosi squilibri con la com-parsa di fenomeni patologici, anche particolarmente gravi. Un’integra-zione dell’alimento con vitamine e minerali può essere necessaria in caso di alimentazione casalinga od in presenza di problemi patologici, che ne diminuiscano l’assorbimento intestinale o ne aumentino l’elimi-nazione. In ogni caso è opportuno modularne l’impiego consigliandosi con il proprio veterinario di fiducia.

• Alimentare il cucciolo più volte al dì, il cane adulto due volte al gior-no, al gatto si può lasciare a dispo-sizione il cibo in quanto tende ad autolimitarsi. Si consiglia di non fare eseguire ad un cane di grossa taglia esercizi o corse subito dopo i pasti, in quanto potrebbe metterlo al rischio di insorgenza di una torsione dello stomaco.

• Regolare l’uso del mangime in fun-zione dell’età dell’animale, del suo stato fisiologico ed attività svolta.

• Se si sceglie un alimento secco (crocchetta) lasciare sempre a di-sposizione una ciotola con acqua fresca.

• Ricorrere in caso di problemi pa-tologici (malassorbimento, malattie epatiche, renali, cardiache, calcolo-si, diabete, allergie, obesità, tumore, ecc.) a specifici alimenti dietetici, ef-ficaci come supporto nutrizionale.

Prof. Alessandro CiorbaDipartimento di Scienze Biopatologiche VeterinarieUniversità degli Studi di Perugia

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Cani e gatti necessitano di un’alimentazione comple-ta e bilanciata sotto il pro-filo nutrizionale oltre che

modulata in funzione dei vari mo-menti fisiologici della loro esistenza (cucciolo, crescita, mantenimento in età adulta, gravidanza, allattamen-to, lavoro, vecchiaia).

Regole di una corretta alimenta-zione:• Non somministrare scarti di cu-cina, come piccole ossa di pollo che possono dar luogo a perforazioni del tratto digerente o carne di maia-le cruda, che potrebbe contenere vi-rus pericolosi per il cane ed il gatto.

• Non eccedere con l’uso di boccon-cini alimentari, che potrebbero pre-disporre all’obesità, specialmente in soggetti sterilizzati.

• Riso e pasta nel cane devono esse-re somministrati stracotti, in quan-to questa specie animale è carente di un particolare enzima, capace di scindere la molecola dell’amido.

• Il cane può essere considerato un onnivoro, il gatto un carnivoro. In ogni caso l’animale necessita di con-sumare alimenti di varia natura, che consentono un corretto apporto di tutti i principi nutrizionali (protei-ne, grassi, carboidrati, vitamine, ele-menti minerali) di cui necessita.

• Scegliere come fonte proteica di origine animale pesce, uova, parti muscolari di bovino, sono invece da evitare quelle provviste di tendini, in quanto a basso valore biologico e di scarsa digeribilità.

• Non somministrare all’animale adulto latte in notevoli quantità in quanto con l’età diminuisce la capa-cità a livello intestinale di digerirlo.

Regole di una corretta alimentazione

Nutrizione Nutrizione

• Non modificare repentinamente il regime alimentare, ma gradualmen-te nell’arco di una settimana. Si do-vranno progressivamente diminuire i quantitativi dell’alimento che si desidera eliminare e nel contempo aumentare quelli del nuovo cibo.

• Non impiegare integratori vitami-nico - minerali se si usa come alimen-to un mangime. È possibile creare dei pericolosi squilibri con la com-parsa di fenomeni patologici, anche particolarmente gravi. Un’integra-zione dell’alimento con vitamine e minerali può essere necessaria in caso di alimentazione casalinga od in presenza di problemi patologici, che ne diminuiscano l’assorbimento intestinale o ne aumentino l’elimi-nazione. In ogni caso è opportuno modularne l’impiego consigliandosi con il proprio veterinario di fiducia.

• Alimentare il cucciolo più volte al dì, il cane adulto due volte al gior-no, al gatto si può lasciare a dispo-sizione il cibo in quanto tende ad autolimitarsi. Si consiglia di non fare eseguire ad un cane di grossa taglia esercizi o corse subito dopo i pasti, in quanto potrebbe metterlo al rischio di insorgenza di una torsione dello stomaco.

• Regolare l’uso del mangime in fun-zione dell’età dell’animale, del suo stato fisiologico ed attività svolta.

• Se si sceglie un alimento secco (crocchetta) lasciare sempre a di-sposizione una ciotola con acqua fresca.

• Ricorrere in caso di problemi pa-tologici (malassorbimento, malattie epatiche, renali, cardiache, calcolo-si, diabete, allergie, obesità, tumore, ecc.) a specifici alimenti dietetici, ef-ficaci come supporto nutrizionale.

Prof. Alessandro CiorbaDipartimento di Scienze Biopatologiche VeterinarieUniversità degli Studi di Perugia

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Piccolo vademecum per l’inserimentodi un nuovo gatto in famiglia

A Tigre piacerà Romeo?

Nella pratica quotidiana mi capita spesso di essere consultata da fa-miglie che si ritrovano inermi di

fronte ai continui litigi dei propri gatti. Si tratta sempre di problemi complessi e lunghi da risolvere, e che a volte costrin-gono la famiglia a cedere un felino per poter migliorare la vita di tutto il grup-po.È importante tener presente alcuni con-cetti ed accorgimenti di fondamentale importanza per ridurre al minimo il ri-schio di scontri fra i gatti di casa, riassu-

mibili in poche, semplici regole.Per i gatti lo spazio è di fondamentale importanza, e non soltanto quello oriz-zontale, ma anche quello verticale. I gatti amano arrampicarsi, salire in alto, e dun-que è importante considerare lo spazio nelle tre dimensioni quando si arreda una casa che deve ospitare uno o più gatti.I gatti sono animali curiosi, attivi e che amano esplorare e fare attività atletiche come saltare, arrampicarsi, correre, ecc. L’ambiente di un gatto deve essere ricco

di stimoli, di cose da fare, da esplorare, con cui interagire anche quando rimane solo a casa.Se c’è la possibilità di un accesso all’ester-no e questo viene vietato al gatto ciò au-menterà parecchio la sua irritabilità, così come il divieto di accesso ad una o più parti della casa: meglio rendere più inte-ressanti per il gatto le zone che vogliamo frequenti piuttosto che vietargli di entra-re nelle stanze che vogliamo tenere per noi. I gatti amano la privacy, e gatti diversi amano cercarla in modi e luoghi diver-si. È importante osservare dove ciascun gatto ama dormire e rendere i luoghi che ha scelto più piacevoli e riservati possi-bile. Si possono mettere cuscini o stoffe di consistenza diversa su armadi o men-sole dove il gatto ama andare, lasciargli socchiusa un’anta dell’armadio o un cassetto, opportunamente arredati con cose che il gatto può entusiasticamente riempire di peli senza che per noi sia un problema.Se le risorse scarseggiano l’irritabilità dei gatti aumenta, e se c’è una sola fonte di una particolare risorsa questo potrebbe essere motivo di scontro fra gatti. È dun-que importante fornire risorse abbon-danti sia come quantità che come qualità che come posizionamento. Insomma le risorse devono essere tante, diverse e in punti diversi della casa. Per risorse s’intendono tutte quelle cose che per un gatto sono davvero importanti, come i luoghi tranquilli dove dormire (di cui ho accennato al punto precedente), il cibo (che deve essere sempre a disposizione), le cassette igieniche, i giochi, i passaggi da e per l’esterno, i luoghi e le situazioni in cui interagire con le persone che ama-no.I gatti sono animali molto discreti, che impiegano molto tempo a studiarsi a di-stanza prima di avvicinarsi l’uno all’al-tro. Forzare l’avvicinamento fra due gat-ti può soltanto causare problemi, poiché provoca un vero e proprio sgomento in questi animali. Due gatti devono potersi allontanare o avvicinare a loro piacimen-to e magari, se pensano sia il caso, anche scomparire l’uno alla vista dell’altro. Un gatto si sentirà più tranquillo se ha una zona conosciuta da cui partire per le sue esplorazioni di un nuovo ambiente. Quando un nuovo gatto arriva in casa lasciarlo qualche giorno in una stanza opportunamente arredata, con le aree di alimentazione, riposo e eliminazio-ne ben distinte fra di loro, può aiutarlo a familiarizzare prima con l’ambiente, senza dover subito interagire con il gatto già presente in casa. Quando i due s’in-

contreranno anche il nuovo arrivato avrà una zona sicura da cui partire per cono-scere la sua nuova casa e il gatto che la abita. Far entrare in casa il nuovo gatto di na-scosto da quello già residente e metter-lo in una stanza separata ci permette di osservare la reazione del gatto residente all’odore del nuovo arrivato e ci aiuta a capire quando si può iniziare a fare in-contrare i due felini.Per i gatti l’identità di un individuo è definita anche e soprattutto dal suo odo-re e gatti che appartengono allo stesso gruppo sociale si strofinano spesso fra di loro arrivando a sviluppare un odore co-mune, formato dalla somma degli odori di ogni membro del gruppo. Strofinare della stoffa o del cotone sulle guance e i fianchi di un gatto e poi dell’altro aiuterà nel processo di mescolamento degli odo-ri, rendendo l’odore dell’altro gatto meno “estraneo”. Questo processo dovrebbe essere ripetuto ogni volta che uno dei gatti viene separato dal gruppo, portato in un ambiente esterno e magari toccato da persone o animali diversi. Un esem-pio può essere la visita dal veterinario. Prima di reinserire il gatto nel gruppo di provenienza è meglio lasciarlo qualche ora in una stanza separata, dove possa recuperare i suoi odori, e magari sfre-garlo con della stoffa precedentemente fregata sugli altri membri del gruppo di cui fa parte.La paura non aiuta a socializzare, dunque è bene che entrambi i gatti si sentano a loro agio nell’ambiente domestico prima di farli incontrare. È bene anche evitare grida, rumori forti o altre cose che po-trebbero spaventarli durante gli incontri. In caso di aggressioni, inseguimenti, mi-nacce il modo migliore per interrompere lo scontro consiste nel passare in mezzo fra i due contendenti, mostrandosi ar-rabbiati, ma senza gridare. Passare in mezzo è il modo in cui i gatti “saggi” di ogni gruppo dicono agli altri che è ora di smetterla di litigare o più in generale che l’interazione che stanno avendo in quel momento non va bene.Non sempre un gatto è in grado di convi-vere con suoi conspecifici, soprattutto se è cresciuto isolato e non ha appreso a co-municare con altri gatti. Inoltre la mag-gior parte dei gatti che condividono lo stesso appartamento non è legata emo-tivamente, insomma se due gatti vivono assieme non vuol dire che siano amici. Due gatti possono trascorrere l’intera esistenza ignorandosi a vicenda pur con-dividendo gli stessi luoghi, in una sorta di cortese danza di spazi e distanze: non per questo saranno infelici.

Dott.ssa Marzia PossentiMedico Veterinario Comportamentalista

Comportamento Comportamento

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Piccolo vademecum per l’inserimentodi un nuovo gatto in famiglia

A Tigre piacerà Romeo?

Nella pratica quotidiana mi capita spesso di essere consultata da fa-miglie che si ritrovano inermi di

fronte ai continui litigi dei propri gatti. Si tratta sempre di problemi complessi e lunghi da risolvere, e che a volte costrin-gono la famiglia a cedere un felino per poter migliorare la vita di tutto il grup-po.È importante tener presente alcuni con-cetti ed accorgimenti di fondamentale importanza per ridurre al minimo il ri-schio di scontri fra i gatti di casa, riassu-

mibili in poche, semplici regole.Per i gatti lo spazio è di fondamentale importanza, e non soltanto quello oriz-zontale, ma anche quello verticale. I gatti amano arrampicarsi, salire in alto, e dun-que è importante considerare lo spazio nelle tre dimensioni quando si arreda una casa che deve ospitare uno o più gatti.I gatti sono animali curiosi, attivi e che amano esplorare e fare attività atletiche come saltare, arrampicarsi, correre, ecc. L’ambiente di un gatto deve essere ricco

di stimoli, di cose da fare, da esplorare, con cui interagire anche quando rimane solo a casa.Se c’è la possibilità di un accesso all’ester-no e questo viene vietato al gatto ciò au-menterà parecchio la sua irritabilità, così come il divieto di accesso ad una o più parti della casa: meglio rendere più inte-ressanti per il gatto le zone che vogliamo frequenti piuttosto che vietargli di entra-re nelle stanze che vogliamo tenere per noi. I gatti amano la privacy, e gatti diversi amano cercarla in modi e luoghi diver-si. È importante osservare dove ciascun gatto ama dormire e rendere i luoghi che ha scelto più piacevoli e riservati possi-bile. Si possono mettere cuscini o stoffe di consistenza diversa su armadi o men-sole dove il gatto ama andare, lasciargli socchiusa un’anta dell’armadio o un cassetto, opportunamente arredati con cose che il gatto può entusiasticamente riempire di peli senza che per noi sia un problema.Se le risorse scarseggiano l’irritabilità dei gatti aumenta, e se c’è una sola fonte di una particolare risorsa questo potrebbe essere motivo di scontro fra gatti. È dun-que importante fornire risorse abbon-danti sia come quantità che come qualità che come posizionamento. Insomma le risorse devono essere tante, diverse e in punti diversi della casa. Per risorse s’intendono tutte quelle cose che per un gatto sono davvero importanti, come i luoghi tranquilli dove dormire (di cui ho accennato al punto precedente), il cibo (che deve essere sempre a disposizione), le cassette igieniche, i giochi, i passaggi da e per l’esterno, i luoghi e le situazioni in cui interagire con le persone che ama-no.I gatti sono animali molto discreti, che impiegano molto tempo a studiarsi a di-stanza prima di avvicinarsi l’uno all’al-tro. Forzare l’avvicinamento fra due gat-ti può soltanto causare problemi, poiché provoca un vero e proprio sgomento in questi animali. Due gatti devono potersi allontanare o avvicinare a loro piacimen-to e magari, se pensano sia il caso, anche scomparire l’uno alla vista dell’altro. Un gatto si sentirà più tranquillo se ha una zona conosciuta da cui partire per le sue esplorazioni di un nuovo ambiente. Quando un nuovo gatto arriva in casa lasciarlo qualche giorno in una stanza opportunamente arredata, con le aree di alimentazione, riposo e eliminazio-ne ben distinte fra di loro, può aiutarlo a familiarizzare prima con l’ambiente, senza dover subito interagire con il gatto già presente in casa. Quando i due s’in-

contreranno anche il nuovo arrivato avrà una zona sicura da cui partire per cono-scere la sua nuova casa e il gatto che la abita. Far entrare in casa il nuovo gatto di na-scosto da quello già residente e metter-lo in una stanza separata ci permette di osservare la reazione del gatto residente all’odore del nuovo arrivato e ci aiuta a capire quando si può iniziare a fare in-contrare i due felini.Per i gatti l’identità di un individuo è definita anche e soprattutto dal suo odo-re e gatti che appartengono allo stesso gruppo sociale si strofinano spesso fra di loro arrivando a sviluppare un odore co-mune, formato dalla somma degli odori di ogni membro del gruppo. Strofinare della stoffa o del cotone sulle guance e i fianchi di un gatto e poi dell’altro aiuterà nel processo di mescolamento degli odo-ri, rendendo l’odore dell’altro gatto meno “estraneo”. Questo processo dovrebbe essere ripetuto ogni volta che uno dei gatti viene separato dal gruppo, portato in un ambiente esterno e magari toccato da persone o animali diversi. Un esem-pio può essere la visita dal veterinario. Prima di reinserire il gatto nel gruppo di provenienza è meglio lasciarlo qualche ora in una stanza separata, dove possa recuperare i suoi odori, e magari sfre-garlo con della stoffa precedentemente fregata sugli altri membri del gruppo di cui fa parte.La paura non aiuta a socializzare, dunque è bene che entrambi i gatti si sentano a loro agio nell’ambiente domestico prima di farli incontrare. È bene anche evitare grida, rumori forti o altre cose che po-trebbero spaventarli durante gli incontri. In caso di aggressioni, inseguimenti, mi-nacce il modo migliore per interrompere lo scontro consiste nel passare in mezzo fra i due contendenti, mostrandosi ar-rabbiati, ma senza gridare. Passare in mezzo è il modo in cui i gatti “saggi” di ogni gruppo dicono agli altri che è ora di smetterla di litigare o più in generale che l’interazione che stanno avendo in quel momento non va bene.Non sempre un gatto è in grado di convi-vere con suoi conspecifici, soprattutto se è cresciuto isolato e non ha appreso a co-municare con altri gatti. Inoltre la mag-gior parte dei gatti che condividono lo stesso appartamento non è legata emo-tivamente, insomma se due gatti vivono assieme non vuol dire che siano amici. Due gatti possono trascorrere l’intera esistenza ignorandosi a vicenda pur con-dividendo gli stessi luoghi, in una sorta di cortese danza di spazi e distanze: non per questo saranno infelici.

Dott.ssa Marzia PossentiMedico Veterinario Comportamentalista

Comportamento Comportamento

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L’angolo del Ministero della Salute L’angolo del Ministero della Salute

Uso responsabiledegli antibiotici

L’ uso degli agenti an-timicrobici ha con-tribuito ampiamen-te a migliorare la

salute. Da decenni per il tratta-mento delle malattie trasmis-sibili si fa ricorso agli”agenti antimicrobici”.Oltre a produrre benefici, il loro impiego ha tuttavia indot-to alcune specie di microrgani-smi dapprima sensibili a questi agenti a sviluppare una resi-stenza, denominata “resisten-za antimicrobica”. Il corretto utilizzo degli antibiotici, oltre a prevenire la presenza di re-sidui negli alimenti, a limitare l’insorgenza di germi antibioti-co-resistenti che potrebbero in seguito contaminare le derrate alimentari di origine animale è indispensabile per garantire l’efficacia delle terapie.

Il ruolo del veterinario cu-rante

Il veterinario curante deve edu-care i proprietari degli animali alla corretta gestione degli stes-si o del relativo sistema di alle-vamento al fine di prevenire le malattie comuni. Deve, inoltre,

assicurare che gli antibiotici e gli altri farmaci vengano uti-lizzati solo come prescritto e limitare la somministrazione di antibiotici solo agli anima-li malati od a rischio concreto di ammalarsi e possibilmente solo dopo aver fatto una dia-gnosi certa avvalendosi di ido-nee indagini di laboratorio di-sponibili. Sui medici veterinari liberi professionisti ricade la responsabilità dell’idonea ge-stione delle scorte dei farmaci in allevamento e della registra-zione delle terapie nel registro dei trattamenti per gli animali da reddito. Tutti i veterinari li-beri professionisti dovrebbero pertanto avere piena padro-nanza dei concetti basilari ine-renti l’uso responsabile degli antibiotici divulgati dai diver-si organismi comunitari e in-ternazionali (EMEA, CODEX, Commissione Europea, WHO, FAO, OIE).

Adempimenti per i proprie-tari degli animali e per gli allevatori

Anche i proprietari degli ani-mali, siano essi d’affezione o

da reddito, devono essere con-sapevoli che spesso bastano pochi e semplici accorgimenti finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali, nutrizionali e igienico-sanita-rie degli animali assistiti al fine di garantire loro le condizioni fisiche e il benessere necessa-ri allo sviluppo di una solida immunità che li protegga dagli agenti patogeni provenienti dall’ambiente esterno onde ridurre quanto più possibile l’uso degli antibiotici e dei far-maci in genere. Anche nel caso in cui l’impiego di prodotti an-timicrobici si renda necessario è importante che chi ha in cu-stodia l’animale sia adeguata-mente informato sulla corretta gestione della terapia prescrit-ta dal veterinario curante. I concetti sopra menzionati possono essere schematica-mente tradotti nelle seguenti pratiche di carattere generale: prevenire le malattie comu-ni con sistemi di allevamento adeguati finalizzati a garanti-re: • idonee condizioni igienico sanitarie; • alta qualità dei mangimi;• protezione dagli agenti at-mosferici;

• attuazione di idonee misure di biosicurezza; • utilizzo di vaccini; • esami clinici regolari; • controllo dei parassiti;• collaborare attivamente con il veterinario curante/azien-dale per individuare le opzioni terapeutiche migliori; • utilizzare gli antibiotici e gli altri farmaci solo come pre-scritto;• stoccare adeguatamente gli antibiotici e gli altri farmaci e eliminare i farmaci scaduti o inutilizzati secondo le indica-zioni del foglietto illustrativo/etichette o il parere di un vete-rinario; • utilizzare i farmaci in modo da minimizzare la contamina-zione ambientale; • registrare i trattamenti (lad-dove richiesto dalla legge); • avvisare tempestivamente il veterinario curante in caso di mancata risposta clinica a un trattamento terapeutico.

Dr. Salvatore MacrìUFFICIO IV della Direzione Genera-le della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario

L’angolo del Ministero della Salute L’angolo del Ministero della Salute

Uso responsabiledegli antibiotici

L’ uso degli agenti an-timicrobici ha con-tribuito ampiamen-te a migliorare la

salute. Da decenni per il tratta-mento delle malattie trasmis-sibili si fa ricorso agli”agenti antimicrobici”.Oltre a produrre benefici, il loro impiego ha tuttavia indot-to alcune specie di microrgani-smi dapprima sensibili a questi agenti a sviluppare una resi-stenza, denominata “resisten-za antimicrobica”. Il corretto utilizzo degli antibiotici, oltre a prevenire la presenza di re-sidui negli alimenti, a limitare l’insorgenza di germi antibioti-co-resistenti che potrebbero in seguito contaminare le derrate alimentari di origine animale è indispensabile per garantire l’efficacia delle terapie.

Il ruolo del veterinario cu-rante

Il veterinario curante deve edu-care i proprietari degli animali alla corretta gestione degli stes-si o del relativo sistema di alle-vamento al fine di prevenire le malattie comuni. Deve, inoltre,

assicurare che gli antibiotici e gli altri farmaci vengano uti-lizzati solo come prescritto e limitare la somministrazione di antibiotici solo agli anima-li malati od a rischio concreto di ammalarsi e possibilmente solo dopo aver fatto una dia-gnosi certa avvalendosi di ido-nee indagini di laboratorio di-sponibili. Sui medici veterinari liberi professionisti ricade la responsabilità dell’idonea ge-stione delle scorte dei farmaci in allevamento e della registra-zione delle terapie nel registro dei trattamenti per gli animali da reddito. Tutti i veterinari li-beri professionisti dovrebbero pertanto avere piena padro-nanza dei concetti basilari ine-renti l’uso responsabile degli antibiotici divulgati dai diver-si organismi comunitari e in-ternazionali (EMEA, CODEX, Commissione Europea, WHO, FAO, OIE).

Adempimenti per i proprie-tari degli animali e per gli allevatori

Anche i proprietari degli ani-mali, siano essi d’affezione o

da reddito, devono essere con-sapevoli che spesso bastano pochi e semplici accorgimenti finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali, nutrizionali e igienico-sanita-rie degli animali assistiti al fine di garantire loro le condizioni fisiche e il benessere necessa-ri allo sviluppo di una solida immunità che li protegga dagli agenti patogeni provenienti dall’ambiente esterno onde ridurre quanto più possibile l’uso degli antibiotici e dei far-maci in genere. Anche nel caso in cui l’impiego di prodotti an-timicrobici si renda necessario è importante che chi ha in cu-stodia l’animale sia adeguata-mente informato sulla corretta gestione della terapia prescrit-ta dal veterinario curante. I concetti sopra menzionati possono essere schematica-mente tradotti nelle seguenti pratiche di carattere generale: prevenire le malattie comu-ni con sistemi di allevamento adeguati finalizzati a garanti-re: • idonee condizioni igienico sanitarie; • alta qualità dei mangimi;• protezione dagli agenti at-mosferici;

• attuazione di idonee misure di biosicurezza; • utilizzo di vaccini; • esami clinici regolari; • controllo dei parassiti;• collaborare attivamente con il veterinario curante/azien-dale per individuare le opzioni terapeutiche migliori; • utilizzare gli antibiotici e gli altri farmaci solo come pre-scritto;• stoccare adeguatamente gli antibiotici e gli altri farmaci e eliminare i farmaci scaduti o inutilizzati secondo le indica-zioni del foglietto illustrativo/etichette o il parere di un vete-rinario; • utilizzare i farmaci in modo da minimizzare la contamina-zione ambientale; • registrare i trattamenti (lad-dove richiesto dalla legge); • avvisare tempestivamente il veterinario curante in caso di mancata risposta clinica a un trattamento terapeutico.

Dr. Salvatore MacrìUFFICIO IV della Direzione Genera-le della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario

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Il cavallo maremmano

L a storia del cavallo Marem-mano si perde nella notte dei tempi e le prime testi-monianze sulla presenza

di popolazioni cavalline lungo il litorale tirrenico risalgono alla civiltà etrusca.Il cavallo Maremmano trae probabilmen-te origini da queste popolazioni influen-zato poi, nel corso dei secoli, dall’incrocio con diversi tipi genetici.Sorvolando sulle ipotesi delle lontane ori-gini e degli influssi di sangue che hanno contribuito alla sua evoluzione, va ricor-dato come nel XVI secolo sia nello Stato Pontificio che nel Granducato di Toscana era notevole l’interesse per questo caval-lo.Lo Stato Pontificio preferiva cavalli di grande mole e robustezza e di mantello scuro adatti anche al tiro delle carrozze, mentre i toscani si orientavano verso ca-valli bai e più leggeri, con maggiori carat-teri orientali e andalusi.Come tutte le razze equine, anche il Ma-remmano ha poi subito numerose mo-dificazioni dettate essenzialmente dalle esigenze lavorative, belliche e alimentari dell’uomo rischiando, negli anni seguen-ti la seconda guerra mondiale, persino l’estinzione.Grazie alla volontà degli allevatori tosca-ni e laziali è però riuscito a mantenere la

propria identità e ha garantirsi un futuro con la fondazione dell’Associazione di Razza e la creazione del Libro Genea-logico. Arriviamo quindi alla storia più recente del cavallo Maremmano quando un attento e complesso lavoro di rico-struzione genealogica ha permesso di ricondurre tutta la popolazione iscritta nel Libro Genealogico a quattro stalloni attualmente riconosciuti come capostipiti della razza: Otello (Maremmano nato nel 1927), Aiace (Purosangue inglese, 1926), Ussero (razza Moscati, degli anni ‘20) e Ingres (Purosangue, 1946).Il Maremmano è un cavallo da sempre allevato allo stato brado in condizioni ambientali spesso difficili e che, anche per questo, ha conservato nel tempo doti di rusticità e frugalità.Versatile e affidabile è il compagno indi-spensabile dei butteri per il governo dei bovini, ma è anche un cavallo sportivo capace di raggiungere risultati di rilievo nelle competizioni.Per tutti basta ricordare Ursus del Lasco (da Mirtillo), allevato all’Alberese, con cui Graziano Mancinelli vinse gare inter-nazionali e anche la Coppa delle Nazioni allo CSIO di Piazza di Siena di Roma e di Barcellona, ma sono molti di più i ri-sultati importanti ottenuti anche da altri soggetti maremmani.

Il cavallo Maremmano è oggi un cavallo da sella che trova impiego a trecentoses-santa gradi.Pur rappresentando la cavalcatura idea-le dei butteri, eccelle sia nell’equitazione da diporto, trekking e passeggiate, che in quella sportiva dove è in grado di com-petere alla pari con la produzione nazio-nale.Nelle gare di Monta da lavoro Rondinella (da Universo) ha infatti riportato successi a livello Europeo e Mondiale, mentre nel salto ostacoli nel 2000, lo stallone Eschilus è stato uno dei migliori soggetti di cinque anni della stagione ottenendo sia il secon-do posto nella Finale del Trofeo Unire di Salto Ostacoli di Verona che il terzo posto nel Circuito d’Eccellenza Fise davanti a soggetti stranieri dalle altisonanti origini.Il cavallo Maremmano vanta però un pri-mato assoluto.È stato infatti il primo cavallo da sella selezionato in Italia attraverso i più mo-derni criteri come gli Indici Genetici e il Performance Test.I primi risultati di questa importante ope-ra di selezione sono sotto gli occhi di tutti e anche per questo il cavallo Maremma-no è un cavallo che guarda al futuro con grandi prospettive.Da ANAM (Associazione Nazionale Alle-vatori Cavallo di Razza Maremmana).

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Attenti

al

tartaro

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S fortunatamente i cani non possono lavarsi i denti da soli, ma possono usufruire even-tualmente dell’opera dei loro affezionati proprietari qualora

disposti ad usare i tipi di dentifricio, oggi disponibili in commercio.In ogni caso non è infrequente che dalla bocca del nostro amico emani un odore par-ticolarmente sgradevole, che ci costringe ad aprire le finestre od a confinarlo in giardino o nel terrazzo di casa ed a rinunciare a por-tarlo con noi per una gita in automobile. Il nostro veterinario di fiducia è in grado di individuare immediatamente la causa del problema, che il più delle volte è ricondu-cibile ad un’eccessiva presenza di tartaro, che può anche ricoprire del tutto i denti, in particolare modo molari e premolari. Il tartaro si manifesta sotto forma di un de-posito piuttosto duro, di colore brunastro, formato da un mix di germi immersi in sostanze di vario tipo costituite da acqua, grassi, cellule di sfaldamento della mucosa orale, globuli bianchi, carboidrati. Esso co-prendo in parte o del tutto il dente, giun-gendo ad interessare l’orletto gengivale impedisce alla saliva di adempiere alla sua funzione antibatterica. Questa è dovuta al perossido di idrogeno, che a sua volta indu-ce in loco delle trasformazioni biochimiche,

capaci di inibire l’azione patogena dei batte-ri saprofiti. Un certo grado di predisposizio-ne di razza o una mancata cura della cavità orale sono i lasciapassare per la formazione del tartaro, che a sua volta provoca la com-parsa di infiammazioni gengivali, che van-no a minare l’integrità strutturale del dente con conseguente sua caduta.

Il proprietario può in questo senso gioca-re un’azione di fondamentale importanza ricorrendo all’impiego di uno spazzolino rigido, con il quale procedere ad una puli-zia programmata, giornaliera o almeno tre volte la settimana, dei denti del proprio cane, compatibilmente con la disponibilità del nostro amico a quattro zampe. Sono at-tualmente in commercio dentifrici per cani che contengono principi ad azione antibat-terica. Può, inoltre, dimostrarsi di partico-lare utilità a fini preventivi l’alimentazione. Possiamo ricorrere a particolari mangimi addizionati con sostanze in grado di espli-care un’azione preventiva per quanto ri-guarda l’insorgenza del tartaro. In ogni caso dovremo ricorrere all’opera del veterinario il quale è in grado, dopo un’attenta valuta-zione dello stato della dentatura del nostro cane, di procedere all’asportazione del tar-taro con un adeguato strumentario. Il fai da te in questo caso potrebbe solo danneggiare seriamente i suoi denti. A. C.

Pet Care

al

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Un caso di dermatite atopica

Omeopatia

Dott.ssa Silia MaruncelliMedico Veterinario

Capita spesso a noi omeo-pati che vengano in visita pazienti che hanno già provato per periodi più o meno lunghi terapie con-

venzionali senza aver ottenuto risul-tati soddisfacenti. Una delle patologie che più frequentemente mi capita di vedere è la dermatite atopica, una ma-lattia della pelle che crea grande disa-gio e che non ha una terapia definitiva. Si usano infatti farmaci che possono in alcuni soggetti dare buoni risultati ma tendenzialmente il problema rima-ne e a distanza di tempo si ripresenta. Spesso inoltre si aggiungono infezioni secondarie della cute che complicano il quadro e richiedono l’uso di altri far-maci.L’idea che il proprio cane dovrà per sempre a periodi utilizzare farmaci che comunque hanno effetti collatera-li spinge molte persone a provare con l’omeopatia. È il caso di Ralph, un giovane Dalmata portato in visita da una signora dopo aver più volte effettuato senza un ri-sultato duraturo cicli di antibiotici e cortisone. Ralph è entrato in ambula-torio con la sua esuberanza giovanile e subito prima di aver fatto più di cin-que passi si è fermato ed ha cominciato a grattarsi. Questa scena si è ripetuta continuamente durante tutta la visita che è durata quasi due ore. In genere

il mio approccio al paziente durante la visita non è mai subito diretto. Faccio accomodare i proprietari e lascio scio-gliere il cane in modo che si ambienti. Lo osservo mentre si guarda intorno esplorando l’ambiente nuovo e aspetto che venga da me, allora lo saluto e solo in un secondo tempo lo tocco e lo ma-nipolo per visitarlo. Ralph aveva una gran voglia di sentire tutti gli odori lasciati dagli altri cani e non mostrava alcuna paura. Quando si è incuriosito per la mia presenza l’ho accarezzato e nel farlo ho subito sentito il calore che emanavano le ferite che aveva diffu-se su tutto il corpo. Sembrava che si fosse ustionato da come era ridotta la pelle. La proprietaria era molto demo-ralizzata e preoccupata. Oramai, mi diceva, il principale pensiero di Ralph era grattarsi a sangue . La situazione andava avanti da quasi due anni senza dar cenno di miglioramenti. Durante una visita omeopatica si cer-ca di raccogliere tutte le informazioni relative ai sintomi e quindi le modali-tà di miglioramento e peggioramento per poi passare all’analisi del carattere, elemento fondamentale, da cui non si può prescindere se vogliamo trovare il rimedio corretto in un paziente con una patologia cronica. Alla fine del-la visita il quadro generale era molto chiaro grazie anche al contributo del-la proprietaria che era molto attenta

alle sfumature che per me avevano un grande valore.Ralph ha iniziato subito a prendere il rimedio che ho scelto per lui e al controllo dopo due settimane sono ri-masta piacevolmente sorpresa nel ve-derlo girellare per l’ambulatorio senza mai grattarsi per tutto il tempo che è durata la visita. Negli anni successivi Ralph ha avuto degli episodi di dermatite ma grazie alla conoscenza del suo rimedio sono stati subito trattati con successo evitan-do che i sintomi cutanei peggiorassero. Inoltre sempre lo stesso rimedio è stato utile per risolvere due situazioni acute di otite e diarrea senza dover ricorrere ad alcun farmaco chimico. I sintomi che appartengono ad ognuno di noi, a due o a quattro zampe sono dei se-gnali di squilibrio interno e possono esprimersi in momenti più stressanti della nostra vita. Per questo motivo non dobbiamo aspettarci di risolvere definitivamente tutte le malattie. Que-sto può essere valido per problemi di origine traumatica o infettiva ma una dermatite atopica molto probabilmen-te in alcuni momenti della vita accen-nerà a tornare. Ma la possibilità di fermare il processo di peggioramento e di trattare i sintomi senza intossicare l’organismo con altri farmaci che altri-menti sarebbero necessari ritengo che sia un gran successo.

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Le malattie delle prime vie aeree del gatto sono cau-sate da agenti infettivi diversi, possono presentarsi in una forma acuta che spesso va incontro a cronicizza-zione e possono colpire gruppi di felini. I principali responsabili di queste forme sono due virus: il calicivirus e l’herpesvirus felino. Di rilievo è il contemporaneo intervento di germi. L’infezione si trasmette per contatto diretto attraver-so secrezioni orali, oculari, nasali ed indiretto attra-verso attrezzi, personale addetto alla custodia nei gat-tili, ciotole, ecc. Tra i vari agenti causali il calicivirus felino è il più resistente potendo sopravvivere sino a 10 giorni nell’ambiente esterno: i soggetti maggior-mente a rischio sono i gattini, gli animali che vivono in gattili e quelli non vaccinati, i gatti colpiti dal vi-rus dell’immunodeficenza felina: circa l’80% dei gatti che superano l’infezione divengono portatori sub-clinici (cioè non manifestano sintomi apparenti) per più anni; i portatori sani possono eliminare il virus per 2 settimane in coincidenza con la riacutizzazione dell’infezione latente a causa di situazioni stressanti come ad esempio la lattazione, il parto, il trasporto. A scopo esemplificativo potremmo ricordare come il calicivirus sia responsabile di una sindrome relativa-mente lieve caratterizzata da scolo nasale ed oculare, ulcere della bocca, del polpastrello e febbre. I gatti colpiti possono anche mostrare inappetenza, starnuti e congiuntivite. Nonostante questo sia il quadro ti-pico di malattia, il virus in questione può provocare nel gattino la comparsa di una grave polmonite così come un’infezione inapparente. L’herpes virus felino, dopo un periodo di incubazio-ne di 2-6 giorni, provoca la comparsa di depressione, inappetenza, febbre, intensi starnuti, abbondante sa-livazione. Con il progredire della malattia compare una congiuntivite con scolo nasale ed oculare, tosse, difficoltà respiratoria. Meno frequentemente il virus può essere causa di polmonite o manifestazioni neu-rologiche. Nelle gatte gravide è stato segnalato abor-to. Il danno indotto dal virus a carico delle vie nasali può predisporre gli animali colpiti alla comparsa di una forma cronica.

Il trattamento delle malattie virali delle vie aeree su-periori del gatto consiste soprattutto in un’accurata pulizia degli occhi e del naso. in un adeguato sup-porto nutrizionale, nella reidratazione, nella sommi-nistrazione di vitamine del complesso B, di stimolan-ti l’appetito e di antibiotici per controllare eventuali, ma frequenti infezioni batteriche secondarie. Nei casi cronici la terapia antibiotica potrà essere prolungata per 3-6 settimane. Per il controllo di questa affezione è consigliata la vaccinazione. È consigliabile sottoporre a vaccinazio-ne il gatto con due dosi a distanza di 3-4 settimane a partire dalla 9 settimana di vita e quindi procedere ad un richiamo annuale. Le misure di controllo adottabili per prevenire l’in-troduzione o la diffusione delle malattie respiratorie all’interno delle popolazioni feline dipendono dalla situazione in cui sono tenuti gli animali. All’interno di un nucleo familiare le malattie respi-ratorie sono controllabili mediante il rispetto di un programma vaccinale e, quando si intende lasciare la casa per un periodo di ferie, sarebbe più opportuno affidare il gatto alle cure di un vicino o familiare nello stesso ambito domestico. Nel caso di rifugi o pensioni per gatti questi dovreb-bero essere ricoverati singolarmente in recinti separa-ti, è opportuno lavare e disinfettare quotidianamente ciotole, cassette igieniche ed utensili. Il personale che opera all’interno dovrebbe essere provvisto di stiva-li di gomma, da disinfettare prima di entrare negli ambienti che ospitano gli animali. Una buona ven-tilazione contribuisce a garantire un ambiente non umido ed a ridurre la possibilità di sopravvivenza degli agenti infettanti. Ulteriore buona norma è quella di isolare le gatte gravide tre settimane prima della fine della gravidan-za per far sì che l’herpesvirus sia eliminato, se even-tualmente riattivato in seguito a stress. Se si sospetta che la madre possa essere portatrice di questo virus si potrà procedere ad uno svezzamento precoce dei gattini a 4-5 settimane.

L’influenza nel gatto

Illustre dottore,

Ho con me in casa dei gattini, la cui madre è morta in seguito ad un incidente stradale. Mi sono ac-corta che avevano gli occhi chiusi quasi appiccicati, scolo dal naso, starnutivano, forse febbre. Sono corsa dal veterinario, che mi ha detto trattarsi di un’infezione respiratoria del gatto, nei confronti della quale è opportuno vaccinarli. Può darmi ulteriori informazioni su questa malattia.

Arianna F. (Treviso)

Prof. Alessandro Ciorba

L’angolo dell’esperto

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Anche quando l’ultimo fiocco di neve si è sciolto, la nostra attività non si ferma, c’è un modo semplice e salutare di vivere la natura

con i nostri cani e tutti possono fare questa espe-rienza: bastano due metri di corda, un’imbragatura da traino per il cane e un imbrago da dogtrekking per gli uomini.Poi naturalmente è necessario un bell’ambiente na-turale e per questo il nostro Appennino non è se-condo a nessuno, noi vi porteremo a “Campaegli”, il “nostro” territorio, nel Parco Regionale dei Mon-ti Simbruini; quando aprite l’acqua, cari concitta-dini romani, è quella che bevete! DIFENDIAMOLI, VALORIZZIAMOLI, AMIAMOLI, ma soprattutto RISPETTIAMOLI. Cari amici, che attirati dalle nostre iniziative verre-te a scoprire che a 60 km da Roma si apre un mon-do diverso, inaspettato e sorprendente, di boschi, montagne, sorgenti, pianure innevate d’inverno e verdi altipiani in primavera......QUESTE SONO LE VOSTRE MONTAGNE, venite a conoscerle, ma con rispetto, in punta di piedi.

Noi vi accompagneremo per mano in questa natu-ra incontaminata provando a trasmettervi anche la nostra passione per i cani da slitta. I nostri cani, è tutto merito loro. Noi uomini di sport all’aria aperta un giorno abbiamo incontrato il leggero spirito dei boschi: era un cane dal soffi-ce pelo, dagli occhi di lupo e dal caldo amorevole muso. Ci hanno insegnato TUTTO, a vedere non solo con gli occhi della bipede scimmia, ma a “sen-tire” con altri “sensi” (scusate il gioco di parole). Venite a conoscerli questi cani ma con uno spirito nuovo, provate a “vedere” ma non con gli occhi... Una domenica di Maggio alle 10 siamo partiti dal Centro Outdoor Avventura, a Campaegli 10 perso-ne con i nostri cagnolini.Si percorre una sterrata percorribile anche con la macchina, ma noi preferiamo usare le zampe, in-fatti non dimentichiamo che siamo nel territorio del parco e quindi è vietato percorrere i sentieri con mezzi a motore, dopo circa 1 km siamo all’altez-za delle “Grotte di Stoccolma” poco a destra della sterrata e veniamo raggiunti e superati da alcuni

Dogtrekking sulle “Alpi Romane”

Pet Sport

“La gocciolina, caduta dalla roccia nell’antro più recondito della meno nota montagna, fa il giro de pianeta.”

Elisèe Reclus, Storia di un ruscello, 1876

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Informazioni Utili

fuoristrada (scusate ma non avevo detto che era vietato !?!?!), un altro km circa e inizia un bosco di faggi in leggera salita, ci si inoltra nel bosco e dopo un paio di tornanti e una lunga discesa, altri 2 km, si raggiunge un bivio, da lì è possibile percorrere se si va a sinistra la valle Majura e poi la Piana di Camposecco; andando destra si percorre invece Campo dell’Osso, arrivati in quel punto però noi siamo tornati indietro, dopo questa lunga passeg-giata di circa 2 ore, per un ottimo pranzo presso il circolo “Piccolo Approdo delle Volpi”, accolti con la consueta ospitalità dai nostri amici, Guido e Gisella, strenui difensori di questo meraviglioso ambiente naturale.Ringrazio tutti quelli che si avvicineranno al no-stro gruppo per la loro semplice presenza, il loro

contributo morale, ma anche materiale, in quanto i progetti richiedono risorse e “purtroppo” anche denaro. Il loro contributo ci aiuterà a portare avan-ti la difesa di questo territorio, presidiandolo con lo sport a basso impatto ambientale, dogtrekking, sleddog, sci-escursionismo, escursioni con le cia-spole, e per chi è meno “avventuroso” semplici passeggiate ed a difenderlo da chi lo aggredisce in vari modi (fuoristrada, motoslitte e “quad”) e scambia questi luoghi per autostrade... Sono convinto che chi si avvicina a noi riesca già a “vedere” non solo con gli occhi, ed è per loro che organizziamo queste semplici passeggiate in mon-tagna per far conoscere soprattutto ai ragazzi la bellezza della natura. A presto Antonio Viscardi – www.centroavventura.it

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L’angolo della fitoterapia

Nome scientifico: Ribes NigrumHabitat: originario dell’Europa centro-meridio-nale, si trova nelle zone di mezza montagna con clima continentale piuttosto umidoDescrizione: È un arbusto originario delle zone montuose dell’Eurasia, alto sino a 2 metri con fogliame deciduo e fusti ramosi. La corteccia è liscia, da chiara a rossastra nei fusti giovani, mentre diviene scura nei fusti vecchi. Le foglie sono grandi, piane, picciolate e margine dentato. I fiori appaiono in primavera, raccolti in racemi pendenti, di colore verde-biancastro. I frutti, del-le bacche nere globose ricche di semi , compaio-no in agosto-settembre. Si differenzia molto dal ribes rosso per il colore, l’aroma e sapore e desti-nazione dei frutti. Le foglie, le gemme ed i frutti sono intensamente profumati per la presenza di ghiandole contenenti oli essenzialiParte usata: le gemme e i giovani getti non ligni-ficatiPreparazione farmaceutica consigliata: estratto seccoComposizione chimica: i componenti principali sono degli antocianosidi. Contiene inoltre nume-rosi flavonoidi. Sono presenti anche acidi organi-ci, acidi diterpenici, vitamina C e numerosi sali minerali. Si ritrova anche una piccola quantità di olio essenziale.Proprietà terapeutiche: Azione anti-infiammatoria: questa pianta è nota per le sue proprietà anti-infiammatorie, antido-lorifiche e antiallergiche. Esse sono in parte lega-te alla sua azione di tipo cortisonesimile, dovuta ad uno stimolo diretto sulla corteccia surrenali-ca, con conseguente, aumentata produzione di steroidi surrenalici. L’azione anti-infiammatoria di questa pianta non sembra avere un’azione gastrolesiva. Le proantocianidine contenute nel ribes nero si ritiene che siano in grado di com-battere la fragilità dei vasi sanguigni, mostrando quindi un’azione protettiva nei confronti dei vasi sanguigni capillariAzione antiradicalica: si è messo in evidenza che i flavonoidi e gli antocianosidi sono dei va-lidi antagonisti dei radicali liberi. I flavonoidi, e con loro molti fenoli (soprattutto i tocoferoli), intereagiscono coi radicali liberi, limitando così i danni legati alla loro intensa reattività a livello dei fosfolipidi della membrana cellulareIndicazioni principali: allergie cutanee e respi-ratorie lievi o moderate, malattie della pelle di natura allergica o infiammatoriaAzione prevalente: anti-infiammatoria e antial-lergica. Altre azioni: antiossidante.

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Un romanzo appassionan-te, con una trama piena di colpi di scena e personaggi

carichi di umanità. Le descrizioni sono piacevoli, nonostante il do-veroso rigore scientifico nell’af-frontare le situazioni più tecniche, sempre godibili da qualunque let-tore. La storia affronta in modo leggero, ma non superficiale temi vicini a chi ama gli animali, i cavalli e lo sport, in particolare l’equitazione. Il rapporto tra madre e figlia è in-dagato con sensibilità, come pure il ruolo dello sport nella crescita fisica, emotiva e psichica dei ra-gazzi e l’importanza di stabilire un contatto tra cuccioli d’uomo ed animali. La protagonista di questo romanzo è una bambina, Filippa, figlia uni-ca di una coppia di veterinari mol-to impegnati nel lavoro, entrambi cavalieri, anche se ormai hanno abbandonato l’agonismo. Filippa cresce in un ambiente mol-

to particolare, cioè tra scude-rie, sale operatorie e campi gara. Divide la sua giovane vita tra scuola e cavalli. Per il suo se-sto compleanno i genitori le regalano un pony stupendo, Pistache, con cui lei comincia a imparare l’equitazione fino a diventare una promessa del salto ostacoli. Tutto va a gonfie vele, finché succede qualcosa di negati-vo. La piccola Filippa vede il suo mondo precipitare, i suoi punti di riferimento svanire. Perde la fiducia nei genitori, si allontana dallo sport eque-stre e non sopporta più i ca-valli. L’isolamento volontario dalle cose che amava dura a lungo. Riuscirà a uscirne grazie a un cavallo capitato per caso nel-la clinica dei suoi, vittima di per-sone prive di scrupoli, bisognoso di aiuto.

Filippa si riscatterà, salverà il ca-vallo e riuscirà a recuperare i suoi affetti.

Barbara Becheroni è un medico veterina-rio, nato a Milano, ma che vive e lavora a Siracusa. Affianca all’attività professionale quella di scrittrice per la quale ha avuto nu-merosi riconoscimenti.

è con vivo piacere quindi che presentiamo nella nostra rivista l’opera di questa nostra brava collega, che avremo nostra ospite nei prossimi numeri.

A. Ciorba

La ragazza che amava i cavalli - La vera storia di Filippa e Bad Bridgedi Barbara BecheroniPaco Editore176 pagine - Prezzo 16 euro

Una scrittrice veterinariaBarbara Becheroni

La recensione

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Come abbiamo visto nei numeri scorsi, la maggior parte dei vermi parassiti risie-de nel tratto digestivo, dove è facile arri-

vare per via alimentare e da dove è facile uscire per via fecale e dove di certo non scarseggia il cibo. Tuttavia non mancano vermi che hanno scelto localizzazioni alternative e un po’ più complesse dal punto di vista… logistico. Oggi si parlerà di nematodi (vermi cilindrici), a ciclo diretto (un solo ospite) o indiretto (che prevede cioè un ospite intermedio), i cui adulti risiedo-no nei sistemi circolatorio e/o respiratorio del cane. Numerose sono le specie che si possono rinvenire in queste localizzazioni, con differente rilevanza clinica; si tratterà qui in particolare di tre di esse, due del genere Eucoleus, E. aerophilus ed E. böhmi, e una del genere Angiostrongylus, A. vasorum. Si tratta di parassiti molto meno comuni nei nostri cani rispetto a quelli trattati in passato, ma la cui rarità è forse parzialmente anche da spiegarsi con una maggior difficoltà di diagnosi, con conseguente sottostima della loro reale diffusione. Uno di essi ad esempio (E. böhmi) è stato segnalato per la prima volta nel

nostro Paese solo recentemente, sebbene non si può escludere che fosse presente da tempo, ma che le sue uova venissero scambiate per quelle di specie ben più diffuse durante la diagnosi at-traverso l’esame delle feci. I nematodi del genere Eucoleus risiedono nei bronchi e nella trachea (E. aerophilus) e nelle ca-vità nasali (E. böhmi) del cane. Sono vermi sotti-lissimi (e per questo anche detti capillarie), della lunghezza di 2-3 cm. Hanno un ciclo biologico fondamentalmente diretto, anche se la prima specie può usare anche degli ospiti intermedi; è pertanto un parassita che, al contrario della maggior parte di questo tipo di organismi, ha un ciclo “plastico”. Entrambe le specie depon-gono le uova nella localizzazione in cui sono presenti le femmine adulte, e cioè basse vie aeree e cavità nasali. Le uova, spinte da colpi di tosse o insieme al muco presente nelle cavi-tà nasali, raggiungono il retrobocca del cane e sono per la maggior parte deglutite, arrivando nell’intestino da dove escono secondo la via tradizionale, espulse cioè con le feci dell’ospite. Alcune delle uova, trovandosi nelle vie aeree,

Parassiti cardiopolmonari

e delle vie aeree del cane

possono anche essere direttamente espulse dal cane attraverso colpi di tosse o starnuti, senza bisogno del passaggio nel tratto gastrointesti-nale. La trasmissione ad un altro cane avviene per contaminazione fecale-orale (o “muco-ora-le” bisognerebbe dire in questo caso!!!) di cibo o acqua o per coprofagia. Arrivate nell’intestino del nuovo ospite, dalle uova escono le larve di primo stadio che, penetrata la mucosa intestina-le, entrano in circolo e migrano fino ai capillari polmonari dove, mutate a terzo stadio, erompo-no nei bronchi. E. aerophilus si ferma lì, mentre E. böhmi risale le vie aeree fino a giungere nelle cavità nasali. Come accennato, E. aerophilus può avere un ciclo indiretto alternativo, nel caso in cui le uova emesse con le feci dell’ospite siano ingerite da un lombrico. Le larve riescono a so-pravvivere in questo nuovo ospite ed infestare un nuovo cane nel caso in cui quest’ultimo in-gerisca il lombrico che le alberga. Gli adulti di A. vasorum, di dimensioni parago-nabili a quelle delle specie precedenti, vivono nelle arterie polmonari e nel ventricolo destro. Le femmine depongono delle uova che schiudo-no mentre sono ancora nei vasi sanguigni, libe-rando le larve di primo stadio. Queste migrano nei capillari polmonari, erompono nei bronchi, risalgono la trachea e si fanno deglutire, giun-gendo così nell’intestino del cane. Nel caso di questa specie quindi, nelle feci del nostro amico non ci saranno uova, ma larve vive e mobili. Per continuare il ciclo queste larve hanno bisogno di incontrare un ospite intermedio, una lumaca. Molte specie di lumaca infatti sono attratte dal-le feci di cane, su cui si nutrono. In questo modo possono ingerire le larve di primo stadio del no-stro parassita. All’interno della lumaca le larve mutano due volte divenendo di terzo stadio, quello infettivo. Se un cane ingerisce una luma-ca infestata acquisisce a sua volta l’infestazione. La lumaca è infatti digerita nel suo stomaco e le larve libere penetrano la parete intestinale ed iniziano una migrazione per via ematica che le porterà nella localizzazione definitiva. In questo parassita, esiste anche la possibilità di “ospiti paratenici”, ospiti cioè che ingeriscono

la lumaca e in cui le larve del nostro parassita possono rimanere vitali in attesa di essere inge-rite da un cane. Si tratta di fatto di ospiti di solo passaggio, in cui il parassita non compie alcun tipo di sviluppo ma in cui è in grado di rimane-re vitale. Per A. vasorum è descritto questo ruolo per le rane. Se una rana ingerisce una lumaca infestata, le larve del parassita possono rimane-re a lungo dentro di essa ad aspettare speran-zose che quella rana sia ingerita da un cane. In questo caso tutto ricomincia come prima. La rilevanza clinica delle tre specie di cui si è parlato oggi è molto differente. E. böhmi può es-sere tranquillamente definito benigno; nella sua localizzazione definitiva, le cavità nasali, non provoca reazioni particolarmente evidenti e le infestazioni da parte di questo verme sono nella maggior parte dei casi asintomatiche. Nei peg-giore dei casi il massimo che si può evidenziare sono starnuti e scolo nasale. Anche E. aerophilus può essere del tutto non patogeno; tuttavia nel caso di infestazioni causate da un elevato nu-mero di vermi si possono manifestare rinotra-cheiti e bronchiti, con tosse, scolo nasale e, nei casi più gravi, dispnea. Tutt’altra rilevanza clinica riveste A. vasorum. La localizzazione degli adulti nelle arterie polmonari e nel cuore rende questo parassita potenzialmente molto patogeno, in grado di provocare la morte del cane anche all’improv-viso. Nei casi più gravi le larve possono non limitarsi ad invadere il parenchima polmonare, ma diffondersi ad altri organi quali fegato, reni, cervello, ecc. In questi casi anche le larve eser-citano una notevole azione patogena e la morte del cane è inevitabile. Fortunatamente si tratta di casi rarissimi in Italia. Più colpiti sono gli ani-mali giovani, il cui sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato, e animali che pas-sino molto tempo all’aperto in ambienti con ab-bondante vegetazione, il che rende più proba-bile l’incontro con una lumaca infestata. Queste tre parassitosi vanno sospettate in animali che presentino sintomatologia respiratoria cronica, tosse, affanno, per la quale non si riescano ad individuare altre cause.

Parassiti

Dr. Claudio De Liberato Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana

Parassiti

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Come abbiamo visto nei numeri scorsi, la maggior parte dei vermi parassiti risie-de nel tratto digestivo, dove è facile arri-

vare per via alimentare e da dove è facile uscire per via fecale e dove di certo non scarseggia il cibo. Tuttavia non mancano vermi che hanno scelto localizzazioni alternative e un po’ più complesse dal punto di vista… logistico. Oggi si parlerà di nematodi (vermi cilindrici), a ciclo diretto (un solo ospite) o indiretto (che prevede cioè un ospite intermedio), i cui adulti risiedo-no nei sistemi circolatorio e/o respiratorio del cane. Numerose sono le specie che si possono rinvenire in queste localizzazioni, con differente rilevanza clinica; si tratterà qui in particolare di tre di esse, due del genere Eucoleus, E. aerophilus ed E. böhmi, e una del genere Angiostrongylus, A. vasorum. Si tratta di parassiti molto meno comuni nei nostri cani rispetto a quelli trattati in passato, ma la cui rarità è forse parzialmente anche da spiegarsi con una maggior difficoltà di diagnosi, con conseguente sottostima della loro reale diffusione. Uno di essi ad esempio (E. böhmi) è stato segnalato per la prima volta nel

nostro Paese solo recentemente, sebbene non si può escludere che fosse presente da tempo, ma che le sue uova venissero scambiate per quelle di specie ben più diffuse durante la diagnosi at-traverso l’esame delle feci. I nematodi del genere Eucoleus risiedono nei bronchi e nella trachea (E. aerophilus) e nelle ca-vità nasali (E. böhmi) del cane. Sono vermi sotti-lissimi (e per questo anche detti capillarie), della lunghezza di 2-3 cm. Hanno un ciclo biologico fondamentalmente diretto, anche se la prima specie può usare anche degli ospiti intermedi; è pertanto un parassita che, al contrario della maggior parte di questo tipo di organismi, ha un ciclo “plastico”. Entrambe le specie depon-gono le uova nella localizzazione in cui sono presenti le femmine adulte, e cioè basse vie aeree e cavità nasali. Le uova, spinte da colpi di tosse o insieme al muco presente nelle cavi-tà nasali, raggiungono il retrobocca del cane e sono per la maggior parte deglutite, arrivando nell’intestino da dove escono secondo la via tradizionale, espulse cioè con le feci dell’ospite. Alcune delle uova, trovandosi nelle vie aeree,

Parassiti cardiopolmonari

e delle vie aeree del cane

possono anche essere direttamente espulse dal cane attraverso colpi di tosse o starnuti, senza bisogno del passaggio nel tratto gastrointesti-nale. La trasmissione ad un altro cane avviene per contaminazione fecale-orale (o “muco-ora-le” bisognerebbe dire in questo caso!!!) di cibo o acqua o per coprofagia. Arrivate nell’intestino del nuovo ospite, dalle uova escono le larve di primo stadio che, penetrata la mucosa intestina-le, entrano in circolo e migrano fino ai capillari polmonari dove, mutate a terzo stadio, erompo-no nei bronchi. E. aerophilus si ferma lì, mentre E. böhmi risale le vie aeree fino a giungere nelle cavità nasali. Come accennato, E. aerophilus può avere un ciclo indiretto alternativo, nel caso in cui le uova emesse con le feci dell’ospite siano ingerite da un lombrico. Le larve riescono a so-pravvivere in questo nuovo ospite ed infestare un nuovo cane nel caso in cui quest’ultimo in-gerisca il lombrico che le alberga. Gli adulti di A. vasorum, di dimensioni parago-nabili a quelle delle specie precedenti, vivono nelle arterie polmonari e nel ventricolo destro. Le femmine depongono delle uova che schiudo-no mentre sono ancora nei vasi sanguigni, libe-rando le larve di primo stadio. Queste migrano nei capillari polmonari, erompono nei bronchi, risalgono la trachea e si fanno deglutire, giun-gendo così nell’intestino del cane. Nel caso di questa specie quindi, nelle feci del nostro amico non ci saranno uova, ma larve vive e mobili. Per continuare il ciclo queste larve hanno bisogno di incontrare un ospite intermedio, una lumaca. Molte specie di lumaca infatti sono attratte dal-le feci di cane, su cui si nutrono. In questo modo possono ingerire le larve di primo stadio del no-stro parassita. All’interno della lumaca le larve mutano due volte divenendo di terzo stadio, quello infettivo. Se un cane ingerisce una luma-ca infestata acquisisce a sua volta l’infestazione. La lumaca è infatti digerita nel suo stomaco e le larve libere penetrano la parete intestinale ed iniziano una migrazione per via ematica che le porterà nella localizzazione definitiva. In questo parassita, esiste anche la possibilità di “ospiti paratenici”, ospiti cioè che ingeriscono

la lumaca e in cui le larve del nostro parassita possono rimanere vitali in attesa di essere inge-rite da un cane. Si tratta di fatto di ospiti di solo passaggio, in cui il parassita non compie alcun tipo di sviluppo ma in cui è in grado di rimane-re vitale. Per A. vasorum è descritto questo ruolo per le rane. Se una rana ingerisce una lumaca infestata, le larve del parassita possono rimane-re a lungo dentro di essa ad aspettare speran-zose che quella rana sia ingerita da un cane. In questo caso tutto ricomincia come prima. La rilevanza clinica delle tre specie di cui si è parlato oggi è molto differente. E. böhmi può es-sere tranquillamente definito benigno; nella sua localizzazione definitiva, le cavità nasali, non provoca reazioni particolarmente evidenti e le infestazioni da parte di questo verme sono nella maggior parte dei casi asintomatiche. Nei peg-giore dei casi il massimo che si può evidenziare sono starnuti e scolo nasale. Anche E. aerophilus può essere del tutto non patogeno; tuttavia nel caso di infestazioni causate da un elevato nu-mero di vermi si possono manifestare rinotra-cheiti e bronchiti, con tosse, scolo nasale e, nei casi più gravi, dispnea. Tutt’altra rilevanza clinica riveste A. vasorum. La localizzazione degli adulti nelle arterie polmonari e nel cuore rende questo parassita potenzialmente molto patogeno, in grado di provocare la morte del cane anche all’improv-viso. Nei casi più gravi le larve possono non limitarsi ad invadere il parenchima polmonare, ma diffondersi ad altri organi quali fegato, reni, cervello, ecc. In questi casi anche le larve eser-citano una notevole azione patogena e la morte del cane è inevitabile. Fortunatamente si tratta di casi rarissimi in Italia. Più colpiti sono gli ani-mali giovani, il cui sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato, e animali che pas-sino molto tempo all’aperto in ambienti con ab-bondante vegetazione, il che rende più proba-bile l’incontro con una lumaca infestata. Queste tre parassitosi vanno sospettate in animali che presentino sintomatologia respiratoria cronica, tosse, affanno, per la quale non si riescano ad individuare altre cause.

Parassiti

Dr. Claudio De Liberato Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana

Parassiti

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Le specie di orso, generalmente allevate e ancora oggi riprodotte in strutture zoologiche in tutto il

mondo sono l’Orso bruno (Ursus arc-tos), il Baribal (Euarctos americanus), l’Orso polare (Ursus maritimus), l’Or-so dal collare (Selenarctos thibetanus), l’Orso dagli occhiali (Tremarctos or-natus), l’Orso malese (Helarctos ma-layanus) ed il più raro Orso labiato (Melursus ursinus). Si differenziano ovviamente per adattamenti evolutivi al loro habitat e presentano oltre a dif-ferenze morfologiche marcate anche alcuni tipici adattamenti e preferenze alimentari. Un esempio esplicativo è il colore bianco dell’Orso polare, legato all’ambiente in cui vive e le unghie lunghissime dell’Orso malese, abile arrampicatore e “ladro” di miele.

Nel suo habitat naturale l’Orso bruno (Ursus arctos) si può trovare in Europa ancora in Scandinavia, Europa orien-tale, Pirenei e nell’Appennino centrale nell’area del Parco Nazionale d’Abruz-zo, Lazio e Molise.In condizioni di cattività, in genere l’or-so, abituato a questa situazione, si com-porta in modo mansueto verso l’uomo e comunque l’approccio medico veterina-rio deve essere gestito sempre, come in natura, con la massima cautela. Infatti gli orsi mostrano pochi segni premoni-tori di un attacco e posseggono arti ed unghie possenti in grado di provocare gravi ferite. Per quanto riguarda l’Orso bruno, co-munemente presente negli zoo e biopar-chi, lontano dal periodo dell’accoppia-mento e dall’allevamento dei cuccioli - in media due per parto - essi vivono solitari, ed è questo sicuramente uno dei punti critici dell’allevamento in cattivi-tà, che porta a lotte stagionali e rende al-cune volte difficile la gestione di gruppi di animali.

Pertanto la gestione dell’orso in catti-vità richiede oltre alla disponibilità di uno spazio adeguato, anche specifici programmi di “arricchimento ambien-tale” e “arricchimento comportamen-tale”, che si ottiene tramite l’utilizzo specifico di alimenti e sostanze odorose nascoste nel recinto, con la varietà più ampia possibili di “arredi” come rocce, corsi d’acqua ed alberi, diversi substrati per offrire una varietà di pavimenta-zione più ampia possibile, presenza di più tane/giacigli/pedane e nascondigli secondo il numero di individui ospitati ecc. L’alimentazione deve essere varia e bilanciata considerando sempre che l’Orso bruno si nutre principalmente di sostanze vegetali, tra cui verdure, frutta, bacche, radici ma anche di una limitata quantità di proteine di origine animale. A secondo della stagione e momento fisiologico, integratori vitaminici e mi-nerali fanno parte della dieta dell’orso in uno zoo moderno, tenendo sempre in mente la possibilità limitata di consu-mo calorico per evitare l’obesità, quale condizione predisponente per patologie cardio-vascolari gravi e problemi osteo-articolari, noti anche in questa specie.

Alcuni dati anatomici e fisiologici par-ticolarmente interessanti degli orsi.Le unghie grandi non sono retrattili, i premolari e i molari, che somiglia-no molto nella forma a quelli dei cani, presentano una superficie masticatoria molto più larga. La formula dentaria dell’orso bruno è 3I 1C 4P 2M / 3I 1C 4P 3M = 42 denti in tutto. La temperatura rettale fisiologica varia tra 37.5-38.3 C°, la frequenza cardiaca tra 60-90 battiti per minuto e la frequen-za respiratoria oscilla tra 15-30 atti re-spiratori per minuto. Considerando che il rilievo di questi dati è possibile gene-ralmente solo in anestesia generale sono da considerare delle variazioni indotte

Medicina veterinaria e gestione sanitaria dell’orso bruno in un bioparco moderno

Dr. Klaus Gunther FriedrichPresidente SivasZoo, Vice Presidente SICEV, Medico Veterinario,Direttore Sanitario Bioparco di Roma

Parte prima

Sos Animali

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dall’effetto dei farmaci anestetici.La maturità sessuale si raggiunge tra il primo ed il terzo anno e la femmina presenta generalmente un unico estro primaverile; dopo l’accoppiamento fer-tile avviene il fenomeno della così detta “diapausa embrionale”, che può durare anche alcuni mesi. Così l’impianto del-la morula avviene solo nell’ultimo terzo della gravidanza e la gravidanza dura tra 7-8 mesi; alla nascita i cuccioli sono ciechi e l’apertura delle palpebre avviene solo al 30° giorno. Il peso alla nascita ammon-ta circa 300 grammi, sorprendentemente poco per un animale cosi imponente da adulto, ma i cuccioli crescono molto rapi-damente rimanendo attaccati alla madre finché in primavera escono dalla tana del letargo. All’età di due fino a tre anni com-pletano il loro sviluppo per arrivare ad un peso notevole anche di 300 kg in un maschio adulto.

Particolarità nell’approccio diagnosti-co e nella terapia dell’Orso brunoPer la grande forza e velocità inaspetta-ta, la dentatura forte e le unghie lunghe, l’orso bruno deve essere avvicinato con molta cautela. Animali adulti possono es-

sere avvicinati in sicurezza, solamente dopo anestesia generale indotta con l’utilizzo di “siringhe volanti”, cerbottana o fucile ane-stetico.In caso di malattia, per il medico veterinario esperto, risulta di fondamentale importanza l’anamnesi che comprende l’osservazione attenta dell’animale nel suo ambiente. Natu-ralmente la corretta gestione e regolare sor-veglianza sanitaria, con esami parassitologi-ci e batteriologici fecali, oltre ad un check-up annuale di tutti gli orsi presenti in un’area, previene patologie infettive ed infestive nonché il riconoscimento tempestivo di pa-tologie organiche comuni di questa specie. La somministrazione di sostanze farmaco-logiche varie, per via orale si presenta poco sicura, in quanto l’orso riconosce più delle volte, con il suo olfatto finissimo la presenza di farmaci e rifiuta il cibo medicato. Qui viene richiesta la fantasia e creatività del personale addetto, che conosce preferenze individuali degli animali e nasconde i medi-cinali in bocconi particolarmente appetitosi oppure se tutto risulta inutile, si utilizza una cerbottana e siringhe ad iniezione automa-tica, che permettono un’applicazione intra-muscolare di farmaci in modo rapido ed indolore.

Sos Animali

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Cose di gatti

Marta PicciurroIl gioco di un cucciolo

S pesso, quando consegno i miei cuccioli, i loro nuovi proprietari mi chiedono se il piccolo, nei suoi momenti di gioco, possa procurare danni alle tende e divani, come se il gioco sfrenato di

un gattino debba essere un evento da sopportare, invece che un momento di piacere e divertimento.Molti non sanno, infatti, che il gioco è essenziale per i cuccioli: stimola la loro abilità fisica e mentale, insegna al cucciolo il coordinamento del suo corpo, lo abitua a risolvere eventuali problemi, e insegna a capire la sequenza degli eventi. Il gioco comincia a manifestarsi quando il cucciolo ha circa 4 settima-ne. Insieme ai fratellini simula lotte sfrenate e quando arriva mamma gatta tutti le corrono incontro e lottano con la sua coda. Queste attività di gruppo, con mamma e fratellini, per-mette ai cuccioli di imparare le regole della convivenza. Quando i cuccioli diventano più grandi, ed escono dalla ce-sta sempre più frequentemente, iniziano a giocare anche con gli oggetti. Sarà opportuno procuragli dei giocattoli adeguati e non pericolosi: oggetti troppo piccoli possono essere facil-mente ingeribili, così come i giochi ricoperti di pelo sintetico o piume, altri troppo grandi finiranno per fargli perdere l’in-teresse. Giocare con gli oggetti per il gattino è fondamentale per stimolare la sua indole di cacciatore. Durante il gioco, i cuccioli imparano a valutare la loro potenzialità tattile, spo-stando con le zampe anteriori gli oggetti, arrampicandosi e grattando, e scoprono così anche come ritrarre o estrarre le

unghie, potenziali armi e ganci acchiappatutto dei gatti. Quindi, sapendo tutto ciò, soprattutto se il cucciolo vivrà da solo in casa senza altri gatti compagni di gioco, sarà oppor-tuno stimolarlo. Sostituendoci a mamma e fratellini, saremo noi a incitarlo nelle sue attività ludiche. Un cucciolo senza sti-moli al gioco e senza giocattoli, troverà davvero irresistibile e divertente aggrapparsi alle tende, o salire sulle mensole della libreria per poi lanciarsi e atterrare sul divano. Giocando il più possibile con i nostri piccoli amici, instaureremo tra noi e loro un legame davvero magico. È indispensabile però che il proprietario percepisca inoltre se il gatto, il cui carattere è individuale, soffra un po’ troppo la so-litudine o meno: ovviamente ci sono gatti più portati alla vita sociale di altri, e questo dipende spesso dall’indole di razza, ma anche da quante ore il micio viene lasciato da solo a casa. Alcune razze possono soffrire di solitudine più di altre e i cam-panelli d’allarme sono facili da percepire: possono dar segni di depressione, cercare morbosamente la vicinanza del padrone e fare piccoli dispetti. Sarà utile capire a questo punto se il gatto abbia bisogno di un compagno di giochi come lui, preferibil-mente un altro gatto da introdurre da cucciolo. In questo modo i gatti tendenzialmente sofferenti di solitudine troveranno un compagno di gioco con cui intraprendere nuove attività, e quindi trovare nuovi stimoli, e il proprietario potrà allargare la propria famiglia felina distribuendo equamente (importante per evitare gelosie tra i mici) lunghi momenti di coccole.

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Cose di gatti

Chiara De Paolis

C ome tutti i fortunati conviventi dei gatti avranno già sicuramen-te notato, con l’arrivo del freddo invernale i nostri amici tendo-

no a dormire di più. Con l’abbassarsi delle temperature, i pigri felini domestici sono sempre alla ricerca dei posticini più caldi e nascosti dove schiacciare in pace lunghi pi-solini. Anche il modo in cui si posizionano per dormire cambia notevolmente, si dice infatti che si può indovinare la temperatura di un ambiente osservando la posizione dei gatti addormentati: più sono raggomitolati su se stessi, più è bassa la temperatura.I gatti adulti dormono in media dalle 13 alle 18 ore al giorno ed il sonno è un elemento molto importante nella vita dei nostri ami-ci. Il gatto è un mammifero crepuscolare, non ha come gli umani orari di veglia e di sonno ripartiti tra giorno e notte, e spesso predilige dormire più ore di giorno che di notte. Non di rado capita che modulino i loro orari di sonno alla nostra routine: spes-

so approfittano della nostra assenza diurna per schiacciare lunghi pisolini tranquilli, ri-prendendo invece una piena attività non ap-pena i padroni rientrano in casa. Anche per coloro che rientrino di sera tardi o di notte, accadrà che il gatto riprenda piena attività non appena percepisca il rumore di chiavi girare nella porta d’ingresso o movimento intorno a loro. Tra feste per il rientro (asso-ciate ovviamente anche agli orari di alcuni pasti) e bisogno di giochi e interazioni con i proprietari nessun gatto socievole potrebbe continuare a dormire. In generale il sonno del gatto è molto im-portante per il suo ed il nostro benessere: un gatto privato dei suoi sonnellini, diventa facilmente irritabile e inizia a disorientarsi. Il sonno dei gatti è formato da due fasi: quel-la REM in cui ci sono i sogni, e quella non REM o di sonno profondo. Durante la fase del sonno privo di sogni, o fase non REM, il gatto recupera le energie disperse durante l’attività fisica, e rigenera il suo organismo.

Come e quando dormono i gatti

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Durante la fase REM, i gatti hanno visibili contrazioni, sia delle zampe sia dei muscoli addominali; gli occhi si muovono veloce-mente, e i baffi tremano. Sono tutti piccoli segni che ci dicono che il nostro amico sta sognando. I gatti sognano molto di più dell’uomo, e anche più dei cani, ma natu-ralmente continua a restare un mistero il contenuto dei loro sogni. Si tratta di un altro affascinante arcano che si aggiunge a quelli che già circondano l’enigmatico felino. Un sonno tranquillo e rilassato, è importan-tissimo anche per i cuccioli. Durante il son-no i piccoli accumulano vigore per l’appa-rato muscolare e osseo, e si rafforza anche il loro sistema immunitario. Quindi è essenziale per il gatto dormire ri-

lassato e tranquillo, possibilmente senza in-terruzioni. Da parte nostra possiamo aiutar-lo creandogli dei comodi giacigli e morbide cucce, anche se il posto preferito dai gatti che vivono in casa rimane il nostro letto o il divano... anche se gli armadi pieni di mor-bidi panni restano una meta molto ambita dal gatto. Adagiarsi nel letto accanto a noi, possibilmente sotto le coperte, è sempre lo sport preferito dai nostri amici. Per loro sia-mo come delle grandi mamme, e la nostra vicinanza in quella situazione gli ricorda il contatto con la mamma felina quando era ancora un poppante. Regredendo in questo stato infantile il sonno dei gatti sarà sicura-mente più dolce e ricco di sogni piacevoli, anche se sempre misteriosi.

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Più avanti nel pet food

PREMIUM QUALITY DRY FOOD

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I l gatto comunica attraverso un’ampia gamma di segnali che coinvolgono tutte le parti del suo corpo. Il gatto è un animale dotato di grande “intelli-

genza”, di uno spiccato istinto che gli permette di interpretare tutta la messe di segnali che gli

proviene dal mondo che lo circonda. Ha un suo preciso linguaggio che deve

essere opportunamente tradotto. Si tratta perciò di sintonizzar-

si su una lunghezza d’onda non più fatta di parole, ma di espressioni, gesti, odori e manifestazioni vocali. Possiamo fare solo alcu-ni esempi delle notevoli sfaccettature della comu-nicazione felina.

Quando esprime aggres-sività gonfia il pelo, irrigidi-

sce le zampe, inarca la schiena, abbassa le orecchie, mostra i denti,

emette suoni gutturali prolungati. Se ha paura si acquatta unendo le zampe sotto al corpo, abbassa le orecchie ed emette un soffio

minaccioso.La coda è una parte del corpo particolarmente utilizzata per manifestare il suo stato d’animo. Se abbassata e ondulante è indice di tranquil-lità, relax; alta con la punta ad uncino indica interesse per qualcosa magari il cibo; alta con la punta diritta è un indirizzo di saluto; bassa tra le zampe indica sottomissione; se bassa con pelo ritto indica timore; eretta, rigida e treman-te contentezza; arcuata e gonfia spavento. Gli occhi inviano numerosi segnali. Un gatto pronto all’attacco avrà pupille chiuse, se im-paurito dilatate al massimo. Il gatto in cerca di coccole terrà gli occhi chiusi o li socchiuderà in maniera cadenzata. Il gatto poi attraverso determinate ghiandole situate in varie parti del corpo marca il territorio circostante con lo scopo di delimitare il suo spazio vitale. La mar-catura avviene attraverso spruzzi di urina pie-na di ormoni, tramite lo sfregamento del muso contro gli oggetti che vuole segnare o graffian-do determinati oggetti in quanto nei polpa-strelli sono presenti ghiandole sudoripare che rilasciano particolari odori percepibili solo dai nostri piccoli amici. A.C.

Cose di gatti

La comunicazione nel gatto

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« Intra Tupino e l’acqua che discendedel colle eletto dal beato Ubaldo,fertile costa d’alto monte pende,

onde Perugia sente freddo e caldoda Porta Sole; e di retro le piange

per grave giogo Nocera con Gualdo.Di questa costa, là dov’ella frange

più sua rattezza, nacque al mondo un Sole,come fa questo talvolta di Gange.

Però chi d’esso loco fa parole,non dica Ascesi, ché direbbe corto,ma Oriente, se proprio dir vuole. »

(Dante Alighieri, Paradiso XI)

Assisi

Assisi è una città dell’Umbria in provincia di Perugia, situata sul fianco occidentale del mon-te Subasio, a dominio della valle tra i fiumi Chiascio e Topino. è conosciuta per essere la città in cui nacquero, vissero e morirono San Francesco, patrono d’Italia, e Santa Chiara.

La città di Assisi è soprattutto nota nel mondo per San Francesco, il Santo Poverello, e come simbolo di pace. Simboli di questa vocazione religiosa della città sono le numerose chiese che vi sorgono. Infatti osservando Assisi dalla pianura antistante si notano subito la maestosità della Basilica di San Francesco e i numerosi campanili delle chiese interne alle mura. La città sorge sulle pendici del Monte Subasio, in una splendida posizione panoramica sulla valle umbra, tra i 300 e i 100 metri di altitudine.

Le origini di AssisiVillaggio abitato fin dal IX secolo a.C., Assisi è stato un importante centro economico dell’Impero roma-no: di quel periodo è arrivata fino a noi la facciata del Tempio di Minerva, risalente al I secolo a.C., dentro cui venne costruita nel XVI secolo la chiesa di Santa Maria Sopra Minerva. Dopo aver subito di-verse dominazioni nel corso del medioevo, la città entrò a far parte nel XV secolo dello Stato pontificio, per aderire infine, volontariamente, allo Stato italia-no nel 1860.

Da vedere È praticamente impossibile elencare compiutamente tutte le bellezze storiche, architettoniche e pittoriche di Assisi, ma sicuramente il fulcro del suo patrimo-nio artistico è la Basilica di S. Francesco, costruita nel XIII secolo e dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. La basilica è divisa nelle due parti in-feriore e superiore; nella prima si trovano i dipinti di Cimabue, Giotto, Simone Martini e Pietro Loren-zetti, mentre la seconda – restaurata dopo i gravi danni provocati dal terremoto del 1997 – contiene il ciclo di 28 affreschi sulla vita del Santo, attribuiti in gran parte a Giotto.Tra le chiese più importanti figurano inoltre le basi-liche di Santa Chiara e di Santa Maria degli Angeli (con la Porziuncola), la cattedrale di S. Rufino, le chiese di Santa Maria Maggiore, S. Pietro, S. Stefano, S. Damiano e Rivotorto, la Chiesa Nuova, l’Oratorio dei pellegrini e l’Eremo delle carceri sul monte Su-basio. Oltre agli edifici religiosi, tra le bellezze archi-tettoniche della città vi sono la Piazza del Comune, il Palazzo del Podestà e la Torre del Popolo.Ad Assisi si trovano anche numerosi musei, tra cui quello archeologico con i reperti delle epoche etru-sca e romana, il Foro e l’anfiteatro romani, il Museo civico, la pinacoteca con le opere dei pittori delle scuole umbra, fiorentina, senese e marchigiana, il museo e la galleria d’arte contemporanea.

Dove alloggiare con il tuo amico cane o gatto A testimonianza dell’amore e del rispetto per gli animali e della tradizione francescana nella zona di Assisi sono davvero innumerevoli le sistemazioni per alloggiare, che ospitano anche i nostri amici a quattro zampe. Abbiamo così la possibilità di sce-gliere tra un’ampia gamma di alberghi, agriturismi, bed and breakfast..Su Internet potete facilmente trovare gli indirizzi utili.Buon Week end da A. Ciorba

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Rogna sarcoptica

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Dermatologia

Di cosa si tratta?Anche denominata scabbia, è una dermatite parassitaria so-stenuta da acari del genere Sarcoptes, altamente pruriginosa e contagiosa. In particolare l’agente eziologico della rogna sar-coptica del cane è un acaro di piccole dimensioni (200-400 μm), denominato Sarcoptes scabiei (var. canis). Le femmine gravide scavano delle gallerie nello spessore dell’epidermide (cioè della porzione più superficiale della cute), dove depositano le uova, dalle quali fuoriescono le larve, che vanno poi a colonizzare la superficie della cute. La principale via di contagio è quella diret-ta, attraverso il contatto con un soggetto malato, senza tuttavia trascurare anche quella indiretta, legata in genere alla promi-scuità nell’utilizzo di oggetti per la toelettatura.Le modalità con le quali gli acari determinano una dermatopa-tia notevolmente pruriginosa non sono tanto legate all’azione traumatico - irritativa esercitata dalle femmine nello scavare gallerie nell’epidermide, quanto piuttosto alla produzione di sostanze (metaboliti) salivari e di escrementi ad azione irritante ed allergizzante. Per questo motivo la malattia può decorrere in maniera subclinica (cioè senza sintomi evidenti) per le prime 3-6 settimane; una volta che gli acari si sono moltiplicati ed han-no colonizzato la cute compare, parallelamente all’instaurarsi di un quadro di ipersensibilità (allergia) nei confronti di dette sostanze, il prurito che tende ad aumentare progressivamente.è una malattia frequente? Può interessare cani di tutte le età, anche se cuccioli e cani anzia-ni con patologie debilitanti rappresentano le categorie più espo-ste al rischio. L’immaturità del sistema immunocompetente e tutte le possibili cause di immunodepressione, infatti, possono condizionare non solo la suscettibilità alla malattia, ma anche la gravità del suo decorso clinico. Anche il sovraffollamento tipico delle comunità (canili, allevamenti etc.) rappresenta un fattore in grado di favorire la diffusione della malattia, a motivo del contatto diretto e reiterato che si istituisce tra gli animali.Con quali sintomi si manifesta la malattia? In corso di rogna sarcoptica le lesioni in genere si localizzano inizialmente a carico dei gomiti e delle regioni sternale ed ingui-nale, ma possono essere interessate anche la testa, in particolare i margini dei padiglioni auricolari, e le parti distali degli arti. In seguito la malattia tende a diffondere fino, nei casi più gravi (in genere in soggetti con sistema immunitario fortemente compro-

messo), a coinvolgere gran parte della superficie corporea (for-ma generalizzata). In corrispondenza delle aree cutanee colpite si possono osservare un arrossamento (eritema) e delle piccole rilevatezze eritematose della cute (c.d. papule); come conse-guenza dell’intenso grattamento compaiono anche escoriazioni e/o croste. Con l’ulteriore evoluzione della malattia è possibile osservare estese aree alopeciche (cioè con riduzione o assenza del pelo) con ispessimento ed iperpigmentazione della cute. Può essere una malattia contagiosa anche per l’uomo?La malattia può trasmettersi anche all’uomo, dove si manifesta con papule pruriginose a livello del tronco e degli arti. Come ci si può accorgere se il proprio cane è affetto da rogna sarcoptica?Tale patologia può essere sospettata a fronte del persistere di una dermatite a carattere pruriginoso ed eventualmente del fatto che altri cani conviventi manifestano lesioni analoghe. Anche il concomitante riscontro, sul proprietario o comunque sulle persone del nucleo familiare che entrano in contatto con il cane malato, di lesioni papulo - pruriginose a carico del tronco e degli arti può rappresentare un altro elementi di sospetto. In questi casi occorre subito consultare il Medico Veterinario, l’uni-co in grado di diagnosticare con certezza la malattia sul cane, dovendola peraltro differenziare da numerose altre malattie cutanee di varia natura, che possono manifestarsi con quadri clinici in parte o del tutto sovrapponibili. Nel caso che anche le persone conviventi con l’animale in causa presentino lesioni sospette, queste dovranno evidentemente consultare un Der-matologo umano. è una malattia curabile?Assolutamente si. Il Medico veterinario, una volta emessa la diagnosi, istituirà una terapia idonea in base all’età ed alla raz-za del soggetto affetto. Tale terapia peraltro dovrà essere estesa anche agli altri cani conviventi o che comunque siano venuti in contatto con il soggetto malato nelle ultime 3-4 settimane, a pre-scindere dal fatto che presentino o meno segni di malattia.

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PetNetMagazine

Prof. Andrea SpaternaResponsabile Ospedale Veterinario Didattico

Scuola di Scienze Mediche Veterinarie Università degli Studi di Camerino

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Si definisce “sindrome influenzale” una affezione re-spiratoria acuta di origine virale, ad esordio brusco ed improvviso, con febbre maggiore di 38°C, accompa-

gnata da almeno un sintomo tra i seguenti:Mal di testa, malessere generalizzato,sensazione di febbre (sudorazione, brividi), stanchezza e da almeno uno dei se-guenti sintomi respiratori: Tosse, mal di gola, congestione nasale.

L’influenza suinaDi influenza si è parlato moltissimo nella scorsa stagione in-vernale per la tanto temuta pandemia causata dal virus A/HN1 e denominata “suina”. Nell’agosto scorso l’Organizza-zione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato con-cluso il periodo di allerta che la stessa OMS aveva proclama-to l’11 Giugno 2009 in seguito all’emergenza sviluppatasi in Messico e negli Stati Uniti fin dall’Aprile dello stesso anno. Ora, passata la bufera, si può dire che considerando la storia millenaria dell’uomo si è probabilmente trattato della più innocua pandemia mai sofferta sia per il numero di persone gravemente colpite sia per quelle decedute. Il dato reale e confortante che si può ricavare da tutta questa vicenda è che oggi le temute pestilenze (ed in questi ultimi anni abbiamo assistito a vari esempi come SARS, aviaria, Ebola ecc.) trova-no, in una popolazione sicuramente più difesa e reattiva per vari motivi, molta più difficoltà a diffondersi. Ma quale è stata la reale portata della pandemia in Italia? I dati riassuntivi per la stagione precedente, 2009 – 2010, rac-colti dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso INFLUNET, il sistema di sorveglianza sentinella dell’influenza basata su circa 1000 medici rilevatori (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta sparsi in tutta Italia), ci dicono che, comunque, il numero di casi di influenza è stato piuttosto consistente, avendo colpito circa il 10% della popolazione, inferiore negli ultimi anni solo a quello della stagione 2004-2005. La categoria più colpita è stata quella dei soggetti fino ai 14 anni di età (270 casi ogni 1000 assistiti), mentre gli anziani sono risultati poco suscettibili all’infezione (26 casi di in-fluenza su mille assistiti over 65 anni di età). Sicuramente rilevante è stato il fatto che il picco di casi di infezione si è manifestato ad Ottobre–Novembre, quindi molto più preco-cemente rispetto all’usuale.

Che influenza ci aspettiamo per la stagione 2010 – 2011? Per ora le notizie che provengono dall’emisfero sud della Terra, nel quale è già trascorso il periodo invernale, sono sufficientemente tranquillizzanti anche se colpi di coda sono ancora possibili. Il virus AH1N1 è ancora in circolazione e sta causando sporadici focolai infettivi. Nella Circolare del Ministero della Salute pubblicata, di fine

luglio 2010, si rammenta che spesso le pandemie influenzali si sviluppano nei paesi a clima temperato prevalentemente nell’autunno-inverno successivo all’anno di comparsa del nuovo virus. I risultati del monitoraggio virologico condotto fino ad ora dal Global Influenza Surveillance Network dell’OMS hanno consentito di individuare i tre ceppi attualmente circolanti. Di conseguenza gli antigeni analoghi che devono comporre per la stagione in arrivo il vaccino stagionale nell’emisfe-ro settentrionale sono: A/California/7/2009 (H1N1); A/Perth/16/2009 (H3N2); B/Brisbane/60/2008.

Come curarsi e perché vaccinarsi.L’influenza si cura con un farmaco da banco, acquistabile cioè senza ricetta, che tutti dovrebbero tenere sempre a por-tata: il paracetamolo. Questo farmaco non è in grado di com-battere ed eliminare il virus (a questo ci penseranno i nostri anticorpi), ma di ridurre i sintomi fastidiosi che la malattia comporta. Gli antibiotici non sono invece utili, se non in caso di complicanze batteriche che vanno valutate dal proprio medico di famiglia o dal pediatra, all’aiuto dei quali bisogna ricorrere se i sintomi non migliorano in un arco di tempo ra-gionevole di tre giorni. Ma sono utili i farmaci antivirali? Gli inibitori della neuramidasi (oseltamivir e zanamivir) e gli inibitori M2 (amantidina e rimantidina) hanno dimostrato la capacità di ridurre il decorso della malattia in particolare se il loro utilizzo è precoce, nelle prime 48 ore dopo la com-parsa dei sintomi. Il loro utilizzo non è però consigliabile alle persone normalmente sane o per le quali la forma influenza-le non si manifesti in modo particolarmente grave.Ma il problema sociale e sanitario legato alla malattia in-fluenzale non è tanto correlato con una particolare aggres-sività individuale, cosa piuttosto rara nelle persone abitual-mente sane, quanto con la facile contagiosità e quindi con il numero elevatissimo di persone potenzialmente in grado di contrarla. La vaccinazione contro l’influenza assume quindi un enorme significato di tutela della salute pubblica limitan-do la circolazione del virus e quindi la probabilità che perso-ne a rischio di complicanze possano ammalarsi. Anche dal punto di vista strettamente sociale la vaccinazione di massa riduce il rischio di paralisi dei servizi e di perdite di giornate lavorative.

Come difendersi dal contagio?La Circolare del Ministero, prima citata, si sofferma sulle misure atte a ostacolare la trasmissione interumana del virus influenzale raccomandate dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), sottolineando come una misura così semplice ed economica quale il lavarsi sovente le mani, da parte sia degli operatori sanitari sia dei soggetti infetti, risulti essere la misura più efficace per ostacolare la diffusione del virus. (Tab.1).

Dopo la suina,

che influenza ci aspettiamo?

I consigli del medico di famiglia I consigli del medico di famiglia

La stessa Circolare raccomanda inoltre “di iniziare la cam-pagna di vaccinazione stagionale (con vaccino trivalente per la stagione 2010-2011) a partire preferibilmente dal 1 ottobre 2010 e comunque non oltre il 31 ottobre 2010 e, in ogni modo, appena i vaccini stagionali saranno disponibili, e di completarla il più rapidamente possibile, con l’intento di precedere l’eventuale periodo di maggior diffusione del virus pandemico”. Inoltre la stessa Circolare specifica in un elenco quali sono le categorie di persone per le quali è rac-

comandata la vaccinazione antinfluenzale. (Tab.2)

A chi rivolgersi per la vaccinazione?I Medici di famiglia e i Pediatri territoriali sono impegnati in prima linea in tutto il nostro Paese nel prevenire (vacci-nare, educare) e nel curare una popolazione che speriamo si possa dimostrare sufficientemente corazzata contro il vi-rus. Ad essi si possono rivolgersi tutti i cittadini sia per la vaccinazione sia per qualsiasi consiglio necessario.

di Aldo MozzoneMedico di Famiglia - Scuola NazionaleFormazione Quadri FIMMG Livello di evidenza

Fortemente raccomandato Lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)

Buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani)

Isolamento volontario a casa di delle persone con malattie respiratorie febbrili

Uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali)

Raccomandato

Raccomandato

Raccomandato

Misura igienica

Tab.1 - Misure igieniche raccomandate dall’ECDC.

Tab.2 - Chi si deve vaccinare con l’antinfluenzale

ELENCO DELLE CATEGORIE PER LE QUALI LA VACCINAZIONE STAGIONALE È RACCOMANDATA

Soggetti di età pari o superiore a 65 anni

a) malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio (inclusa l’asma, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico ostruttiva-BPCO)b) malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisitec) diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI >30 e gravi patologie concomitanti)

e) malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatief) tumorig) malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIVh) malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinalii) patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgicij) patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari)

Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale

Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza

Medici e personale sanitario di assistenza

Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo

Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti

Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio

Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte diinfezione da virus influenzali non umani quali:a) allevatorib) addetti all’attività di allevamentoc) addetti al trasporto di animali vivid) macellatori e vaccinatorie) veterinari pubblici e libero-professionisti.

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Si definisce “sindrome influenzale” una affezione re-spiratoria acuta di origine virale, ad esordio brusco ed improvviso, con febbre maggiore di 38°C, accompa-

gnata da almeno un sintomo tra i seguenti:Mal di testa, malessere generalizzato,sensazione di febbre (sudorazione, brividi), stanchezza e da almeno uno dei se-guenti sintomi respiratori: Tosse, mal di gola, congestione nasale.

L’influenza suinaDi influenza si è parlato moltissimo nella scorsa stagione in-vernale per la tanto temuta pandemia causata dal virus A/HN1 e denominata “suina”. Nell’agosto scorso l’Organizza-zione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato con-cluso il periodo di allerta che la stessa OMS aveva proclama-to l’11 Giugno 2009 in seguito all’emergenza sviluppatasi in Messico e negli Stati Uniti fin dall’Aprile dello stesso anno. Ora, passata la bufera, si può dire che considerando la storia millenaria dell’uomo si è probabilmente trattato della più innocua pandemia mai sofferta sia per il numero di persone gravemente colpite sia per quelle decedute. Il dato reale e confortante che si può ricavare da tutta questa vicenda è che oggi le temute pestilenze (ed in questi ultimi anni abbiamo assistito a vari esempi come SARS, aviaria, Ebola ecc.) trova-no, in una popolazione sicuramente più difesa e reattiva per vari motivi, molta più difficoltà a diffondersi. Ma quale è stata la reale portata della pandemia in Italia? I dati riassuntivi per la stagione precedente, 2009 – 2010, rac-colti dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso INFLUNET, il sistema di sorveglianza sentinella dell’influenza basata su circa 1000 medici rilevatori (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta sparsi in tutta Italia), ci dicono che, comunque, il numero di casi di influenza è stato piuttosto consistente, avendo colpito circa il 10% della popolazione, inferiore negli ultimi anni solo a quello della stagione 2004-2005. La categoria più colpita è stata quella dei soggetti fino ai 14 anni di età (270 casi ogni 1000 assistiti), mentre gli anziani sono risultati poco suscettibili all’infezione (26 casi di in-fluenza su mille assistiti over 65 anni di età). Sicuramente rilevante è stato il fatto che il picco di casi di infezione si è manifestato ad Ottobre–Novembre, quindi molto più preco-cemente rispetto all’usuale.

Che influenza ci aspettiamo per la stagione 2010 – 2011? Per ora le notizie che provengono dall’emisfero sud della Terra, nel quale è già trascorso il periodo invernale, sono sufficientemente tranquillizzanti anche se colpi di coda sono ancora possibili. Il virus AH1N1 è ancora in circolazione e sta causando sporadici focolai infettivi. Nella Circolare del Ministero della Salute pubblicata, di fine

luglio 2010, si rammenta che spesso le pandemie influenzali si sviluppano nei paesi a clima temperato prevalentemente nell’autunno-inverno successivo all’anno di comparsa del nuovo virus. I risultati del monitoraggio virologico condotto fino ad ora dal Global Influenza Surveillance Network dell’OMS hanno consentito di individuare i tre ceppi attualmente circolanti. Di conseguenza gli antigeni analoghi che devono comporre per la stagione in arrivo il vaccino stagionale nell’emisfe-ro settentrionale sono: A/California/7/2009 (H1N1); A/Perth/16/2009 (H3N2); B/Brisbane/60/2008.

Come curarsi e perché vaccinarsi.L’influenza si cura con un farmaco da banco, acquistabile cioè senza ricetta, che tutti dovrebbero tenere sempre a por-tata: il paracetamolo. Questo farmaco non è in grado di com-battere ed eliminare il virus (a questo ci penseranno i nostri anticorpi), ma di ridurre i sintomi fastidiosi che la malattia comporta. Gli antibiotici non sono invece utili, se non in caso di complicanze batteriche che vanno valutate dal proprio medico di famiglia o dal pediatra, all’aiuto dei quali bisogna ricorrere se i sintomi non migliorano in un arco di tempo ra-gionevole di tre giorni. Ma sono utili i farmaci antivirali? Gli inibitori della neuramidasi (oseltamivir e zanamivir) e gli inibitori M2 (amantidina e rimantidina) hanno dimostrato la capacità di ridurre il decorso della malattia in particolare se il loro utilizzo è precoce, nelle prime 48 ore dopo la com-parsa dei sintomi. Il loro utilizzo non è però consigliabile alle persone normalmente sane o per le quali la forma influenza-le non si manifesti in modo particolarmente grave.Ma il problema sociale e sanitario legato alla malattia in-fluenzale non è tanto correlato con una particolare aggres-sività individuale, cosa piuttosto rara nelle persone abitual-mente sane, quanto con la facile contagiosità e quindi con il numero elevatissimo di persone potenzialmente in grado di contrarla. La vaccinazione contro l’influenza assume quindi un enorme significato di tutela della salute pubblica limitan-do la circolazione del virus e quindi la probabilità che perso-ne a rischio di complicanze possano ammalarsi. Anche dal punto di vista strettamente sociale la vaccinazione di massa riduce il rischio di paralisi dei servizi e di perdite di giornate lavorative.

Come difendersi dal contagio?La Circolare del Ministero, prima citata, si sofferma sulle misure atte a ostacolare la trasmissione interumana del virus influenzale raccomandate dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), sottolineando come una misura così semplice ed economica quale il lavarsi sovente le mani, da parte sia degli operatori sanitari sia dei soggetti infetti, risulti essere la misura più efficace per ostacolare la diffusione del virus. (Tab.1).

Dopo la suina,

che influenza ci aspettiamo?

I consigli del medico di famiglia I consigli del medico di famiglia

La stessa Circolare raccomanda inoltre “di iniziare la cam-pagna di vaccinazione stagionale (con vaccino trivalente per la stagione 2010-2011) a partire preferibilmente dal 1 ottobre 2010 e comunque non oltre il 31 ottobre 2010 e, in ogni modo, appena i vaccini stagionali saranno disponibili, e di completarla il più rapidamente possibile, con l’intento di precedere l’eventuale periodo di maggior diffusione del virus pandemico”. Inoltre la stessa Circolare specifica in un elenco quali sono le categorie di persone per le quali è rac-

comandata la vaccinazione antinfluenzale. (Tab.2)

A chi rivolgersi per la vaccinazione?I Medici di famiglia e i Pediatri territoriali sono impegnati in prima linea in tutto il nostro Paese nel prevenire (vacci-nare, educare) e nel curare una popolazione che speriamo si possa dimostrare sufficientemente corazzata contro il vi-rus. Ad essi si possono rivolgersi tutti i cittadini sia per la vaccinazione sia per qualsiasi consiglio necessario.

di Aldo MozzoneMedico di Famiglia - Scuola NazionaleFormazione Quadri FIMMG Livello di evidenza

Fortemente raccomandato Lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)

Buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani)

Isolamento volontario a casa di delle persone con malattie respiratorie febbrili

Uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali)

Raccomandato

Raccomandato

Raccomandato

Misura igienica

Tab.1 - Misure igieniche raccomandate dall’ECDC.

Tab.2 - Chi si deve vaccinare con l’antinfluenzale

ELENCO DELLE CATEGORIE PER LE QUALI LA VACCINAZIONE STAGIONALE È RACCOMANDATA

Soggetti di età pari o superiore a 65 anni

a) malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio (inclusa l’asma, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico ostruttiva-BPCO)b) malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisitec) diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI >30 e gravi patologie concomitanti)

e) malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatief) tumorig) malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIVh) malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinalii) patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgicij) patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari)

Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale

Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza

Medici e personale sanitario di assistenza

Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo

Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti

Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio

Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte diinfezione da virus influenzali non umani quali:a) allevatorib) addetti all’attività di allevamentoc) addetti al trasporto di animali vivid) macellatori e vaccinatorie) veterinari pubblici e libero-professionisti.

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Curiosità

Alcuni aeroporti internazionali negli Stati Uniti di America offrono un’ampia gamma di comodità per cani e gatti viaggiatori e per coloro che li accompa-

gnano. È per esempio il caso dell’aeroporto intercontinen-tale Bush di Houston. Qui è sorto infatti un “paradiso per animali”. Un’area di 12.000 m2 sarà aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette, affinché i proprietari possano, in qua-lunque momento, lasciare e riprendere il loro caro amico a quattro zampe. Offrirà degli appartamenti privati con pa-tio, una piscina ed anche un cortile per il gioco riservato ai cani. Alcune videocamere permetteranno ai proprietari di sorvegliare gli animali, notte e giorno. Senza arrivare a soluzioni così avanzate e confortevoli, altri aeroporti propongono zone esterne nelle quali i pas-seggeri a quattro zampe possono fare un po’ di esercizio

prima di decollare. La più importante di queste si trova a Phoenix (Arizona). L’aeroporto Sky Arbor mette infatti a disposizione dei cani due ampie aree di gioco. La realizzazione di questi spazi non è dovuta al particola-re affetto dei direttori degli aeroporti per gli animali, ma risponde a una richiesta reale. Infatti, secondo il Ministero dei Trasporti americano, ogni anno più di due milioni di viaggiatori a quattro zampe vengono trasportati in aereo negli Stati-Uniti. E così anche l’aeroporto internazionale Logan, a Boston, propone un servizio di rifornimento spe-ciale per cani viaggiatori e loro padroni, che troveranno ciotole d’acqua, crocchette, magliette e collari. L’aeropor-to di Minneapolis-Saint-Paul, invece, è attrezzato con una pensione per animali, dove sarà possibile curare anche ani-mali eventualmente malati. A.C.

Novità negli aeroporti USA per i viaggiatori a 4 zampe

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Curiosità

Mediamente un proprietario di cani e gatti porta il proprio animale in visita dal medico veterinario circa una volta all’anno, ma incrementare la fre-

quenza delle visite potrebbe essere un reale vantaggio per la salute dell’animale.Negli USA si è recentemente svolta la campagna naziona-le del mese del benessere dei piccoli animali, finalizzata ad incentivare il concetto di far visitare il proprio animale dal veterinario due volte l’anno. L’associazione americana dei veterinari per piccoli animali, parte rilevante in questa campagna, porta avanti il principio che gli animali invec-chiano mediamente sette volte più rapidamente degli uo-mini.Pertanto, dato che l’uomo non attende sette anni per con-sultare un medico e fare un controllo generale, una visita dal medico veterinario con cadenza semestrale consenti-rebbe di mettere in evidenza precocemente eventuali pro-blemi di salute e conseguentemente di migliorare e pro-

lungare la vita degli animali da compagnia.Da un punto di vista generale è opportuno mettere a pun-to un sistema per programmare visite a cadenza semestra-le, sensibilizzare le persone alla necessità di queste visite, adottare nelle cliniche veterinarie un sistema di memoran-dum per posta tradizionale o e.mail, promuovere il concet-to di salute animale nella clinica veterinaria.Alla base di un processo di convinzione dei proprietari di cani e gatti vi è il principio che effettuare visite con una frequenza doppia rispetto a quella attuale rappresenta un elemento cardine per assicurare un buon standard di vita al loro pet. La campagna di promozione è stata basata sul concetto se-condo il quale la prevenzione o la precoce evidenziazione di eventuali affezioni permetterebbe al cliente di rispar-miare, nel lungo periodo, costi elevati per la cura dei loro piccoli amici. A.C.

Una visita ogni 6 mesi dal veterinario per star bene

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Curiosità

A tutti sarà capitato di vedere un gatto che “fa la pasta” mentre sta accucciato sulle gambe del proprietario o quando prima di dormire trova un caldo e morbido

rifugio sul suo maglione. Il gatto compie un movimento particolare che è quello di premere e fare un’azione simile ad uno stantuffo in maniera ritmica con le zampine anterio-ri. Tale atteggiamento particolare lo compie anche quando pesa sette chili e le zampe non sono più delle zampine, ma delle belle zampotte fornite di unghie spesse. Più raramen-te, qualche gatto, nello stesso tempo, succhia la lana indos-sata dal proprietario o il suo lobo auricolare come se fosse un capezzolo. È un comportamento che viene da lontano. Dalla prima infanzia, il micino fa questo gesto sulle mam-melle della madre per sollecitare la fuoriuscita del latte. Spesso è il gatto tolto troppo precocemente dalla madre ad avere questo atteggiamento, ma ciò non si verifica sempre in maniera costante. Vi sono anche gatti che hanno avuto un rapporto normale ed equilibrato con la madre, ma con-tinuano a “impastare” tutta la vita. A.C.

Il gatto panettiere

L’attività medico chirurgica spesso necessita di na-stri adesivi biodegradabili. Un prodotto ideale per una ferita dovrebbe avere la caratteristica di

essere in grado di aderire strettamente ai tessuti dove è applicato e nello stesso tempo di adattarsi ai diversi movi-menti del corpo. Sembra che questa idea sia prossima alla realizzazione pratica su ampia scala grazie all’utilizza-zione di una particolare sostanza ed alla modificazione di una superficie di contatto, che riproduce quella dell’arto del geco, una piccola lucertola capace di muoversi attac-candosi con le proprie estremità digitiformi alle superfici verticali. I suoi arti, muniti di cinque dita, gli permettono di arrampicarsi lungo una parete perfettamente liscia e anche di “camminare sul soffitto”. Esperimenti sono stati condotti negli USA ed hanno messo in evidenza come tale proprietà del geco non sia da mettere in relazione con una sostanza chimica, né con un fenomeno legato alla presen-za di ventose o di una secrezione viscosa. Le sue dita sono formate da milioni di setole minuscole (7 μm di diametro, 30-130 μm di lunghezza;come esempio si tenga presente che il capello umano misura circa 70 μm) che terminano con piccoli cuscinetti. Ogni arto ne possiede cinquecen-tomila. Il contatto dei cuscinetti con una superficie è così intenso che le dita sono attirate dalla forza molecolare di questa superficie. Gli studi effettuati consentono di rive-lare che la forza attrattiva dei quattro arti di un solo geco

permette di sollevare circa 127 kg! L’introduzione di nuo-vo adesivo in ambito medico è tuttavia assai complessa, perché devono essere tenuti presenti numerosi parametri, come la compatibilità con i tessuti, la biodegradabilità, ecc. In via teorica tale adesivo dovrebbe essere in grado di favorire il passaggio di antibiotici o fattori di crescita tessutale per accelerare la cicatrizzazione. Questa innova-zione potrebbe avere numerose applicazioni, soprattutto per quanto riguarda la riparazione delle ferite, andando a sostituire suture e graffette. A.C.

Dal geco, una sostanza adesiva da utilizzare in chirurgia

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Curiosità

Ancora il fenomeno non è stato chiarito, ma sembra proprio che lo sbadiglio sia “contagioso” nell’uomo e nei primati. Questo evento può superare la barrie-

ra di specie e realizzarsi anche tra un proprietario di un cane ed il suo amico a quattro zampe. Ricercatori dell’Uni-versità di Londra hanno preso in esame questo fenomeno ed hanno attentamente esaminato questa particolare que-stione giungendo a singolari conclusioni. I ricercatori in-glesi sottolineano che le persone autistiche sbadigliano di rado davanti ad un individuo che sta sbadigliando. Ciò fa presumere che il contagio dipenda dalla capacità di empa-tia. L’autismo infatti si caratterizza per l’assenza di reazio-ne nei confronti dell’ambiente oltre che per una mancanza di empatia. Gli studiosi hanno condotto la loro indagine prendendo in considerazione 29 cani di diverse razze. In un primo gruppo di test, ogni prova durava cinque minu-ti nel corso dei quali un uomo (differente dal proprietario

del cane) cercava lo sguardo dell’animale e manteneva il contatto visivo finché emetteva uno sbadiglio sonoro, per dieci volte. Ventuno cani (cioè il 72%) si sono messi a sba-digliare. In un secondo gruppo di test, gli sbadigli sono stati fatti in modo silenzioso, ci si è limitati cioè solo ad un’ampia apertura della bocca. Nessun cane ha sbadiglia-to. Si ritiene quindi che lo stimolo uditivo sia necessario per far scattare l’azione nei cani. I ricercatori sono parzial-mente perplessi e pensano che, se lo sbadiglio del cane è compiuto nello stesso momento di quello dell’uomo, può indicare una forma di empatia ed è possibile che l’animale abbia appreso, a favore di esperienze precedenti, che un suo sbadiglio sarà ricompensato. Il cane potrebbe anche percepire lo sbadiglio dell’uomo come un segno di relativa aggressività, come succede per alcune specie. Ad esempio i macachi sbadigliano quando si trovano in situazioni dif-ficili. A.C.

Lo sbadiglio è contagioso anche nel cane?

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La nuova disciplina per il trasporto degli animali da compagnia sui treni in Italia prevede sintetica-mente quanto segue: i cani di piccola taglia, i gatti

e gli altri piccoli animali da compagnia sono ammessi gratuitamente su tutti i treni nell’apposito trasportino (dimensioni massime cm 70x30x50 per tutte le catego-rie di treni). Gli animali non possono viaggiare sui tre-ni ETR 450. I cani di qualunque taglia, muniti di museruola e guinza-glio sono ammessi su treni IC Plus, IC ed Espressi, a pa-gamento, nell’ultimo compartimento (ovvero negli ultimi 6 posti delle carrozze a salone) dell’ultima carrozza di 2° classe. Il posto di fronte al viaggiatore con il cane non è prenotabile da altro cliente. L’eventuale presenza contem-poranea di cani “incompatibili” sarà, di volta in volta, ge-stita dal personale di bordo, appositamente istruito; i cani

di qualunque taglia, muniti di museruola e guinzaglio, sui treni Regionali sono ammessi, a pagamento, sulla piatta-forma dell’ultima carrozza, con la sola esclusione delle ore di punta del mattino (fra le 7 e le 9) dei giorni feriali dal lunedì al venerdì, salva diversa indicazione da parte della Regione competente; i cani di qualunque taglia (a pagamento) e gli altri piccoli animali da compagnia (negli appositi contenitori e gratuitamente) sono ammessi nel-le carrozze cuccette e letto solo nel caso di disponibilità dell’intero compartimento; il trasporto dei cani guida per ciechi è ammesso gratuitamente su tutti i treni, senza vin-coli. Per tutti i cani ammessi al trasporto, l’accompagnatore deve essere in grado di presentare, in ogni momento, il certificato di iscrizione all’anagrafe canina per l’animale trasportato, secondo la normativa in vigore. A. C.

Norme per il trasporto di pet sui treni

Informazioni Utili

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Le risposte corrette:

1)c 2)b 3)b 4)c 5)c

La rabbia si trasmette attraverso:1

urinea scolo nasale b saliva di animale rabidoc

quinquennale

Il cane trae energia soprattutto da:2

i carboidrati i grassi le vitamine a b c

3 Le vaccinazioni contro le principali malattie infettive del cane e del gatto hanno scadenza:

mensile annualea b c

Gli ascaridi nel cane si localizzano allo stadio adulto nel:4

rene cuore apparato digerentea b c

5 Le pulci nel gatto provocano la comparsa di:

tumori enterite pruritoa b c

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