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Ambasciatori dei mieli a cura di L. Capini ALI DI CELLULOIDE, FANTASIA IN PUNTA D’ANTENNA Non si può pretendere dai car- toni animati molta attinenza alla realtà. Nella maggior parte dei casi sono il regno della magia e dell’improbabile, della meravi- glia regalata ai bambini. Mi chiedo però se sia giusto con- fondere già in partenza le idee ai pargoli in un paese dove la cultura scientifica avrebbe soli- de radici storiche ma tenden- zialmente poco appeal per gli studenti italiani. Non mi si fraintenda, non sto dicendo che dovremmo con- dannare i nostri bambini alla visione esclusiva di rigorosi documentari naturalistici, ma trovo che instillare credenze sulla natura completamente sbagliate in bambini in forma- zione sia controproducente. Diventando grandi impariamo che le fate non esistono e che con Peter Pan voliamo solo con la fantasia, ma la confusio- ne tra vespe, api, bombi e cala- broni… c'è chi se la porta die- tro tutta la vita. In questo mio piccolo tour nel- l’animazione a tema api, ho preso innanzitutto in considera- zione la cara vecchia imprescin- dibile Disney, un paio di serie di cartoni anni ‘80 (ormai vintage), la celeberrima Ape Maia e la più sfortunata Ape Magà, e alcuni prodotti moderni come Bee Movie, il lungometraggio della solita onnipresente Ape Maia, per finire con la Casa delle Api e un piccolo cameo delle nostre beniamine in Masha e Orso. La Disney dagli anni ‘50 ha de- dicato almeno otto corti all’ape Spike come antagonista di Pa- perino e, in un’occasione, di Pluto. Spike è disturbata dai dispetti di Paperino mentre è in faccende da ape affaccendata o in cerca di riposo in spiaggia e risponde puntualmente alle provocazioni, pungendone il sedere o facendone a brandelli il cappello. Paperino inizialmen- te si diverte ai danni del piccolo insetto o cerca di rubarne il miele faticosamente raccolto, ma alla fine Spike (o l’ape guar- diana senza nome di “Bee on guard”) la spunta sempre e costringe Donald Duck alla fuga e alla restituzione del bottino. L’Apis | N. 2 FEBBRAIO 2016 Ambasciatori dei mieli 37 Le Api animate protagoniste dei cartoni per l’infanzia, da Paperino all’Ape Maia, un ritratto coloratissimo per insegnare la natura ai piccoli, futuri apicoltori o almeno ad adulti di domani che non calpesteranno qualsiasi insetto incontrato! Donald Duck, Inferior decorator - 1948

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Page 1: Ambasciatori dei mieli€¦ · Bee Movie è un film di anima - zione in computer grafica della Dream Works, datato 2007. L’alveare viene rappresentato come una fabbrica rigidamente

Ambasciatori dei mieli

a cura di L. Capini

ALI DI CELLULOIDE, FANTASIA IN PUNTA D’ANTENNA

Non si può pretendere dai car-toni animati molta attinenza allarealtà. Nella maggior parte deicasi sono il regno della magia edell’improbabile, della meravi-glia regalata ai bambini. Michiedo però se sia giusto con-fondere già in partenza le ideeai pargoli in un paese dove lacultura scientifica avrebbe soli-de radici storiche ma tenden-zialmente poco appeal per glistudenti italiani.Non mi si fraintenda, non stodicendo che dovremmo con-dannare i nostri bambini alla

visione esclusiva di rigorosidocumentari naturalistici, matrovo che instillare credenzesulla natura completamentesba gliate in bambini in forma-zione sia controproducente.Diventando grandi impariamoche le fate non esistono e checon Peter Pan voliamo solocon la fantasia, ma la confusio-ne tra vespe, api, bombi e cala-broni… c'è chi se la porta die-tro tutta la vita.In questo mio piccolo tour nel-l’animazione a tema api, hopreso innanzitutto in considera-

zione la cara vecchia imprescin-dibile Disney, un paio di serie dicartoni anni ‘80 (ormai vintage),la celeberrima Ape Maia e la piùsfortunata Ape Magà, e alcuniprodotti moderni come BeeMovie, il lungometraggio dellasolita onnipresente Ape Maia,per finire con la Casa delle Api eun piccolo cameo delle nostrebeniamine in Masha e Orso.La Disney dagli anni ‘50 ha de -dicato almeno otto corti all’apeSpike come antagonista di Pa -perino e, in un’occasione, diPluto. Spike è disturbata daidispetti di Paperino mentre è infaccende da ape affaccendatao in cerca di riposo in spiaggiae risponde puntualmente alleprovocazioni, pungendone ilsedere o facendone a brandelliil cappello. Paperino inizialmen-te si diverte ai danni del piccoloinsetto o cerca di rubarne ilmiele faticosamente raccolto,ma alla fine Spike (o l’ape guar-diana senza nome di “Bee onguard”) la spunta sempre ecostringe Donald Duck alla fugae alla restituzione del bottino.

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Le Api animate protagoniste dei cartoni per l’infanzia, da Paperino all’Ape Maia, un ritratto coloratissimo per insegnare la natura ai piccoli, futuri apicoltori

o almeno ad adulti di domani che non calpesteranno qualsiasi insetto incontrato!

Donald Duck,Inferior decorator - 1948

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Pluto, invece, ruba a Spikealcune gomme da masticarefaticosamente raccolte, maanche il cane di Topolino devecedere e arrendersi alla tenaciae al terribile pungiglione vendi-catore dell’ape. L’Ape Maia, l’ape animata piùfamosa del mondo, prende vitain Giappone nel 1975 ispiratadal romanzo di inizio secolo del-lo scrittore tedesco WaldemarBonsels; si tratta di due serie di52 episodi, di circa 20 minuticiascuno, in cui Maia, spiritoavventuroso e curioso, è piùinteressata a soddisfare la suainsaziabile voglia di scopertache a sottostare alle norme ealla vita regolata dell’alveare.Maia vive innumerevoli avventu-re all’esterno dell’alveare conWilli, il suo migliore amico, unfuco pigro e svogliato, e altriamici (Flip la cavalletta, il topoAlessandro il grande) o antago-nisti (Tecla il ragno, le vespe).Nel 2012 è stata prodotta unanuova serie di puntate, più cor-te, sempre ricche di avventure,ma dal ritmo più incalzante dellavecchia serie, con una nuovacomputer grafica in 3d, perfesteggiare il centenario del-l’uscita del libro.Il film sull’Ape Maia è del 2014,una produzione internazionaleper il regista Alexs Stadermann,che ripercorre la vita dell’ApeMaia, dalla nascita alla inevita-bile ribellione verso le regole egli spazi ristretti dell’alveare, acui resta comunque legata davincoli d’amicizia e di affetto,alla ricerca della propria identità

e del proprio ruolo. Sarà infattideterminante per salvare l’al-veare e la Regina dalle cospira-zioni della crudele Ronzelia,disposta, per il proprio torna-conto, a scatenare la guerracon le vespe. L’Ape Magà (in originale Hutch)ha una storia un po’ più compli-cata: dal 1970, anno della pri-ma serie giapponese, ha subitotagli, rimaneggiamenti e remakesia in Giappone sia in America.In Italia è arrivata sulla sciadell’enorme successo dell’ApeMaia, ma non è mai riuscita aeguagliarne la fama. Alla finedegli anni ‘90 una casa produt-trice americana ha rimaneggia-to pesantemente gli episodi ori-ginali delle prime due serie (piùdi cento in totale) riducendoli a65 per tagliare le scene piùdrammatiche e violente, stra-volgendone l’atmosfera e il plot.Chi, come me, era bambinonegli anni ‘80 ricorderà l’ango-scia trasmessa dalle puntate.Magà è orfano in seguito a unattacco al suo alveare da partedelle vespe e, ancora uovo, vie-ne salvato da Mamma Bombo(ogni tanto indicata come “unavespa gentile”) che non riesceperò a impedire che i figli biolo-gici prendano pesantemente ingiro Magà fino a farle scoprire lasua vera natura di ape da mieleche la costringerà a partire allaricerca della vera madre perdu-ta. Il cambio di genere per Magànon è un mio errore grammati-cale, come potrebbe sembrare,ma la fedele riproposizione dellaconfusione che regna nel carto-

ne. In originale Hutch era unfuco orfano, ma in Italia è statotrasformato in ape femmina(immagino per inseguire il suc-cesso della ben più fortunataMaia), salvo ogni tanto sentire glialtri personaggi rivolgersi almaschile al protagonista, ali-mentando un po’ di confusionedi genere di cui all’epoca non cisi preoccupava troppo. Comun-que, da quando Magà abban-dona Mamma Bombo, le punta-te sono un susseguirsi di trage-die, amici appena incontrati cheinevitabilmente muoiono, rissecontinue (che spesso inizia pro-prio Magà, più propenso a lotta-re e buttarsi nella mischia che aldialogo) e grandi pianti di fru-strazione quando assiste aricongiungimenti famigliari altrui.Il lieto fine però arriva nell’ultimapuntata, quando Magà riescefinalmente a ritrovare mamma esorella e a guarire dalla tristezzae dalla solitudine che la oppri-me per tutta la serie.Bee Movie è un film di anima-zione in computer grafica dellaDream Works, datato 2007.L’alveare viene rappresentatocome una fabbrica rigidamenteordinata in cui le api, dopo unbreve periodo di formazione (lastessa errata descrizione diun’organizzazione a caste chiu-se commesso da Laline Paullnel libro “La fortezza delle api”),devono scegliere il proprio lavo-ro per tutta la vita. Ancora unavolta, il protagonista Barry Beenon riesce ad adattarsi alleregole e vuole esplorare il mon-do esterno, non sapendosiaccontentare di essere partedegli ingranaggi produttivi all’in-terno dell’alveare. Barry, unavolta nel mondo di fuori, scopri-rà che gli apicoltori rubano ilmiele alle api, sfruttandole estordendole con il terribile fumodegli affumicatori, e porterà gliumani in tribunale per avere giu-stizia sul furto. Le api vincono lacausa e viene loro restituito tut-to il miele, ma, non avendo piùnecessità di lavorare grazie allegrandi scorte ottenute, nonimpollinano più le piante met-

Ape Magà

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tendo a rischio la sopravvivenzastessa del mondo. L’inevitabilehappy ending vede una nuovaarmonia tra insetti e personecon il ritorno alla normalità. Per quanto sia interessante ilsignificato profondo del film, lacritica al modello attuale disocietà e il rispetto della natura(lodevole la presa in giro del-l’entomofobia), ho trovato parti-colarmente odio so il modo incui vengono descritti gli apicol-tori e come viene stravolta l'or-ganizzazione dell'alveare, inpar ticolare i fuchi-fichi, disegna-ti come piloti stile top-gun chefanno girare la testa alle api-ragazze che vanno a sospirared’amore e ammirazione sullapista d’atterraggio.La Casa delle Api è una serie tvdedicata a una fascia d’età pre-scolare, trasmessa sul canaletematico Rai Yo Yo, in cui unafelice e proverbiale famiglia diapi, mamma casalinga, papàche torna stanco dal lavoro e idue figlioletti, maschio e femmi-na, vivono piccole avventure orisolvono problemi quotidiani incompagnia di amici e vicini perinsegnare ai piccoli spettatoril’importanza dei valori dellafamiglia, dell’amicizia e dellacooperazione.Infine un breve cenno su Mashae Orso, serie tv russa tradottacon grande successo in Italia.

Le api non sono protagoniste,vivono in arnie Langstroth nelgiardino di Orso, spesso ribalta-te dall’irruenza di Masha, e soloraramente si vendicano deldanno. In un episodio chiamato“La foto perfetta” sono le uni-che a riuscire a mettere in rigala pestifera bambina biondache, dopo aver passato il po -meriggio a terrorizzare gli ani-mali con il flash della macchinafotografica, subirà la stessa sor-te “per zampe” delle api che allafine mostreranno tra grandirisate a tutta la combriccola delbosco le foto di Masha che fug-ge disperatamente dalla suastessa arma abbandonata. Ora seguirò la scia dell’istrioni-co prof. Antonio Felicioli con-cludendo da dove di solito iniziale sue conferenze: chi tra i letto-ri ne ha seguito le lezioni sapràche espone esempi di errorimacroscopici nell’identificareinsetti o altri animali fatti dai piùsvariati soggetti editoriali.Gli svarioni (alcuni originali, altriforse dovuti alla traduzione) neivari cartoni sono molti, qualcheesempio sparso: l’otite (un’apecon l’otite?) della maestra Cas-sandra di una delle prime pun-tate della vecchia serie dell’apeMaia; insetti zoofagi che man-giano ortaggi (fantastico il mes-saggio di educazione alimenta-re dell’episodio in cui una coc-

cinella mangia verdura gigante,coltivata con agenti chimici, chela rende enorme ma non le dà laforza per vincere una gara diresistenza); la pappa reale chenel film è contenuta in unaampolla preziosissima, fruttodel lavoro di un intero anno ealtre quisquilie tipo i calabronitutti maschi (forse perché fem-mine aggressive e guerrafonda-ie non rientrano nell’immagina-rio comune) e mossi da fortilegami paterni; nell’Ape Magà lecimici vengono chiamate formi-che e, in una delle varie punta-te, alcune vespe dicono allapovera Magà che non è un ime-nottero (ah no, davvero?). Unacosa buffa che mi è capitato dinotare è che solo alcuni animalisono dotati di intelletto, senti-menti e parola. I pesci sonopredatori che saltano dall’ac-qua per catturare i nostri ami-chetti volanti, ma non ricordopuntate in cui escano anchesolo parzialmente dall’acqua esi mettano a chiacchierareamabilmente.Le api, in ogni singolo cartonecitato, sono antropizzate: han-no subito in partenza l’amputa-zione del terzo paio di zampe afavore di gambe e braccia similiai nostri (unico escluso Masha eOrso); la famiglia viene presen-tata in forma tradizionale, a vol-te manca il papà, ma abbiamo

Bee Movie

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almeno una mamma con pochio molti figlioli e capita spesso divedere innamoramenti tra sin-goli personaggi, oggettivamen-te im probabili se ci fidiamo dellabiologia e conosciamo le abitu-dini degli insetti sociali. I valori morali che vengono tra-

smessi da questi cartoni perl’infanzia sono sicuramentenobili: l’amicizia, la lealtà, la for-za d’animo e la determinazione,il concetto che, per quanto pic-coli, l’unione fa la forza, ilcoraggio di affrontare le avversi-tà. Pur tenendo conto delle

capacità cognitive delle diverseetà infantili, mi chiedo se cosìnon si rischi di far pensare aibambini che la natura sia degnadi rispetto solo perché simile anoi, mentre dovrebbe esserlo inquanto parte dell’esistente.

Masha e Orso – La foto perfetta

Bee Life al compleanno dell’Ape Maia

L’otto dicembre il Festival cinematografico Sottodiciotto di Torino ha festeggiato i quarant’anni dellanascita della simpatica e curiosa Ape Maia. Nella fascia pomeridiana dedicata ai più piccoli il Festi-val, in collaborazione con Planeta Junior, ha proposto gli episodi degli esordi, realizzati nel 1975,seguiti da quelli della nuova serie in 3D.Oltre che sullo schermo, l’Ape Maia è stata presente al Festival anche “di persona” per incontrare i

suoi piccoli fan e scattare foto con loro. Tra gli invitati d’onore gli apicoltori italiani, che hanno parte-cipato sia con il banco Bee Life di raccolta fondi e distribu-zione di materiale informativo, sia con un intervento di Fran-cesco Panella sull’importanza di coltivare il desiderio diconoscere e capire. Il TG3 del Piemonte ha dedicato all’evento e alla convivenzadi api e agricoltura un servizio.

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La custode del miele e delle api (Garzanti, 2015, 324 pp, 16,40 €)

Cristina Caboni è apicoltrice e, soprattutto, autrice prolifica. A distanza di unanno dal suo primo romanzo bestseller è già in libreria con un nuovo libro dal-l’accattivante titolo. Un racconto ambientato nella sua terra, la Sardegna, inun paese immaginario, ma verosimile, un’isola piccola di fronte all’isolagrande, un luogo dal nome Abbadulche per via delle api che ne addolcisco-no la fonte d’acqua. Soprattutto un luogo incantato, che i protagonisti dellibro vorrebbero incontaminato, al riparo da azioni che possano deturparenatura, ambiente e tradizioni. Sì, perché gli ingredienti per essere al tempostesso un romanzo rosa e un romanzo “civile” ci sono tutti: trama amorosache si snoda via via, a dir il vero un po’ scontata e prevedibile, e due personaggi, Angelica e Nicola,che incarnano le alternative possibili a un mondo che insegue profitto e sviluppo (in)sostenibile.Angelica fa la libera professionista come esperta di api&miele. Gira con un gatto, un cane e un camperin cui ha raccolto tutta la sua vita, un’esistenza itinerante e tendenzialmente solitaria, piena di nostalgiaper Margherita, detta Jaja, che le ha insegnato a cantare alle api, ad avvicinarle senza provare paura,ad avere una relazione esclusiva con questi piccoli insetti, sorelle al pari delle donne che Jaja accogliee aiuta in casa, con in sottofondo anche se non esplicitato il tema della violenza e delle ingiustizie chemolte donne subiscono. Un rapporto appassionato che si contrappone al conflitto antico con lamadre, Maria, che l’ha strappata all’isola della sua infanzia per portarla in una città che non l’ha accol-ta. Nicola, invece, è l’emigrato privilegiato e ricco che ha fatto carriera, si è laureato brillantemente alNord ed è diventato il “tagliatore di teste” di una grande società, finché non molla tutto e decide di tor-nare in Sardegna, vivendo più che altro in barca e cercando di evitare le questioni di famiglia. Arrivaperò una eredità a scombinare i piani dei due, a farli incontrare e scontrare di nuovo, a distanza daquegli anni in cui erano cresciuti bambini assieme, entrambi custodi di un segreto che sono tenuti aproteggere e che non sveleremo certo qui. È un romanzo che si legge velocemente; il ritmo non è sempre all’altezza delle aspettative e la narra-zione oscilla fra la descrizione puntuale e la suggestione un po’ troppo sdolcinata, ma restituisce algrande pubblico un ritratto intenso del mondo delle api. L’occhio (e la mente) dell’esperta/o di analisisensoriale potrebbero sussultare un po’ ogni volta che si legge che un miele può rafforzare la volontào che guida “i gesti del cuore verso la felicità”. Al tono un po’ troppo new age che attraversa tutto ilromanzo, è preferibile l’eco dei saperi tramandati oralmente nelle antiche culture, come quella sarda,e su tutti la curiosità di conoscere la canzone che Jaja cantava, per poterla cantare ancora.

[Barbara Bonomi Romagnoli]

a cura di

Le api nei libri e al cinema