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ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA SCUOLA DI ECONOMIA, MANAGEMENT E STATISTICA SEDE DI RIMINI CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA DEL TURISMO Le Vie Francigene in Puglia, da vision a opportunità di sviluppo territoriale sostenibile Relazione finale in Geografia del Turismo PRESENTATA DA RELATORE VITO ALESSANDRO CATERINO PROF.SSA ALESSIA MARIOTTI SESSIONE I ANNO ACCADEMICO 2015/2016

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ALMA MATER STUDIORUM

UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

SCUOLA DI ECONOMIA, MANAGEMENT E STATISTICA

SEDE DI RIMINI

CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA DEL TURISMO

Le Vie Francigene in Puglia, da vision a opportunità

di sviluppo territoriale sostenibile

Relazione finale in Geografia del Turismo

PRESENTATA DA RELATORE

VITO ALESSANDRO CATERINO PROF.SSA ALESSIA MARIOTTI

SESSIONE I

ANNO ACCADEMICO 2015/2016

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RINGRAZIAMENTI

Per la realizzazione del presente lavoro di ricerca desidero ringraziare in primis la mia

relatrice Prof.ssa Alessia Mariotti per i preziosi consigli e ragguagli dispensati durante

l’elaborazione dello stesso.

Un sentito ringraziamento per il sostegno all’iniziativa e per il supporto tecnico nel

reperimento delle informazioni sulla Via Francigena va allo staff dell’Associazione

Europea delle Vie Francigene e in particolare al presidente Ing. Massimo Tedeschi, al

direttore Dott. Luca Bruschi e ai responsabili dello sviluppo progetti e della segreteria

amministrativa Dott. Sami Tawfik e Dott.ssa Micol Sozzi.

Desidero inoltre ringraziare gli amministratori locali che hanno compilato il

questionario alla base della ricerca empirica:

Rosangela Laera – Assessore alla Valorizzazione del Patrimonio ANDRIA

Silvio Maselli e Daniela Boccucci – Assessore alla Cultura e Segreteria Sindaco BARI

Francesco Dileo – Coordinatore ufficio Marketing Territoriale BARLETTA

Sabino Facciolongo – Assessore alla Cultura CANOSA DI PUGLIA

Carmine Brandi e Anna Rita Camposeo – Sindaco e Staff del Sindaco CAROVIGNO

Maria Giannini – Sindaco CELLE DI SAN VITO

Massimo Mazzilli – Sindaco CORATO

Margherita Latorre – Istruttore Amministrativo FASANO

Marianna Paladino – Assessore alla Cultura e Turismo GIOVINAZZO

Federica Triggiani – Assessore alla Cultura e Turismo LUCERA

Dea Furii – Ufficio Marketing e Comunicazione Culturale MANFREDONIA

Angela Cristiano – Assessore alla Cultura e Turismo MARGHERITA DI SAVOIA

Elisabetta Mongelli – Assessore alla Cultura e Turismo MOLFETTA

Marilena Abbatepaolo – Assessore alla Cultura e Turismo POLIGNANO A MARE

Ninni Gemmato – Sindaco TERLIZZI

Grazia Di Staso e Daniela Pellegrino - Assessore alla Cultura e Resp. Biblioteca TRANI

Margherita Guadagno – Assessore al Turismo TROIA

Si ringraziano inoltre per il contributo i proprietari, gestori e responsabili delle strutture

ricettive rispondenti.

Infine, un sincero grazie per il sostegno morale in questi anni va al grande papà

Riccardo, a nonna Teresa, alla mia cara Elisa, al mio fratellone Giuseppe e ai cari Ida,

Riccardo, Enza, nonna Franca, Vincenzo, Raffaella e ancora ai miei amici e compagni

di viaggio Mirko, Claudio, Federico. Grazie all’amica Sandra per il prezioso

“revising” in corso dell’elaborato e alle care Mariailaria, Carla e Irene per il costante

incoraggiamento.

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Indice

INTRODUZIONE .......................................................................................................... 9

CAPITOLO UNO

PELLEGRINAGGIO, TURISMO E ITINERARI CULTURALI

1.1 DAL PELLEGRINAGGIO AL TURISMO CULTURALE ........................................ 11

1.2 GLI ITINERARI CULTURALI, CONNESSIONE TRA PELLEGRINAGGIO E

SVILUPPO TERRITORIALE. .......................................................................................... 15

1.3 ITINERARI CULTURALI DEL CONSIGLIO D’EUROPA, DA VISION DI

PROSPETTIVA A PARADIGMA DI TURISMO CULTURALE SOSTENIBILE ....... 17

CAPITOLO DUE

LA VIA FRANCIGENA, ITINERARIO CULTURALE DEL CONSIGLIO D’EUROPA

DA CANTERBURY ALLA PUGLIA

2.1 LA VIA FRANCIGENA, MELTING-POT DI CULTURE NEI SECOLI .................. 23

2.2 LA RISCOPERTA DELL’ITINERARIO E IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONE

EUROPEA DELLE VIE FRANCIGENE .......................................................................... 25

2.3 LE VIE FRANCIGENE DI PUGLIA, TRAIT D’UNION TRA SVILUPPO

CULTURALE E TERRITORIALE. .................................................................................. 28

2.4 LA TOSCANA, DA REGIONE PIONIERA A BENCHMARK DELLA

FRANCIGENA .................................................................................................................. 30

CAPITOLO TRE

METODOLOGIA DI SVOLGIMENTO DELL’ANALISI EMPIRICA

3.1 METODOLOGIA ......................................................................................................... 33

3.2 COMPOSIZIONE DEL QUESTIONARIO AI COMUNI DELLA VIA

FRANCIGENA IN PUGLIA.............................................................................................. 36

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3.3 COMPOSIZIONE DEL QUESTIONARIO ALLE STRUTTURE RICETTIVE

SULLA VIA FRANCIGENA IN PUGLIA ........................................................................ 36

3.4 MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE DEI QUESTIONARI ............................... 38

CAPITOLO QUATTRO

LA VIA FRANCIGENA IN PUGLIA, CONTESTO ATTUALE E INIZIATIVE POSTE

IN ESSERE

4.1 IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO ...................................................................... 39

4.2 IL CONTESTO TURISTICO ....................................................................................... 42

4.3 IL TURISMO NEI COMUNI DELLA FRANCIGENA .............................................. 43

4.4 REGIONE PUGLIA, INIZIATIVE SVOLTE E IN CORSO DI SVOLGIMENTO.... 46

CAPITOLO CINQUE

RISULTATI DELLA RICERCA, EVIDENZE EMPIRICHE DAI COMUNI

5.1 COMUNI RISPONDENTI E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA ............................. 49

5.2 IL RESPONSO DEI COMUNI RISPONDENTI AL QUESTIONARIO .................... 50

CAPITOLO SEI

RISULTATI DELLA RICERCA, EVIDENZE EMPIRICHE DALLE STRUTTURE

RICETTIVE

6.1 CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE ................................................................... 59

6.2 CONOSCENZA, PERCEZIONE E PROPENSIONE VERSO LA FRANCIGENA .. 59

6.3 STRUTTURE SITUATE SULLA COSTA VERSUS STRUTTURE

DELL’ENTROTERRA ...................................................................................................... 64

6.4 ANALISI DEI RISULTATI PER CLUSTER .............................................................. 65

6.5 LA DISPONIBILITÀ IN TERMINI DI PREZZO E DI POSTI LETTO .................... 68

CONCLUSIONI ........................................................................................................... 71

BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................... 75

7

SITOGRAFIA ............................................................................................................... 79

APPENDICE

ALLEGATO 1: QUESTIONARIO AI COMUNI ATTRAVERSATI DALLA VIA

FRANCIGENA IN PUGLIA.............................................................................................. 81

ALLEGATO 2: QUESTIONARIO ALLE STRUTTURE RICETTIVE SITE SUL

PERCORSO DELLA VIA FRANCIGENA O NELLE IMMEDIATE VICINANZE ....... 84

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INTRODUZIONE

La Via Francigena, Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, è l'antica via che nel

medioevo univa Canterbury a Roma e ai porti della Puglia, dove pellegrini, milizie

crociate, mercanti e uomini di chiesa s’imbarcavano verso la Terra Santa. Recentemente

è stata riscoperta e resa interamente percorribile nei 1800 km da Canterbury a Roma e

nell'anno nazionale dei cammini, la prospettiva di valorizzarla e renderla fruibile sino

alle terre salentine, sta divenendo sempre più rilevante. Dall’avvenuta certificazione di

Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa nel 1994, grazie al lavoro svolto

dall’Associazione Europea delle Vie Francigene, rete portante dell’itinerario, il numero

dei pellegrini e dei viandanti che hanno ricominciato a percorrerla è in costante aumento

e continua a crescere a ritmi esponenziali. Nell’attraversare piccoli borghi e antiche città

il più delle volte escluse dai flussi turistici più rilevanti, la Francigena ha favorito la

creazione di una microeconomia legata al cammino attraverso l’apertura di nuovi ostelli

dedicati ai viandanti, la riscoperta dei beni enogastronomici locali, del patrimonio

storico-culturale e così via. Proprio come avvenuto lungo l’itinerario di Sigerico da

Canterbury a Roma, il circolo virtuoso legato alla riscoperta e alla valorizzazione del

cammino francigeno potrebbe estendersi anche alle regioni situate lungo la Via

Francigena del Sud. Proprio in questo momento storico in cui è stato ricevuto il via

libera per l’estensione della certificazione di Itinerario Culturale del Consiglio

d’Europa, Lazio, Campania, Basilicata, Molise e Puglia sono chiamate a coordinarsi e

ad agire di concerto per ridare splendore all’antico cammino. Come anche ricordato dal

Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene Massimo Tedeschi

(2008:15), “La Via Francigena del Sud rappresenta un tassello indispensabile per

l’intero progetto e può diventare importante veicolo di sviluppo dei territori attraversati;

un itinerario da percorrere a piedi o in altro modo; un percorso che ognuno potrà vivere

liberamente con disposizione d’animo intima, personale o collettiva”. Tra le regioni del

sud, la Puglia in primis è attraversata da oltre 400 chilometri di Via Francigena che si

sviluppano principalmente intorno a due antiche strade romane la Regina Viarum Appia

Antica e la successiva Appia Traiana, creando un fascio di vie declinabile al plurale in

Vie Francigene. Si tratta di un reticolo di strade, un sistema viario che mette in

comunicazione tra loro i territori delle Puglie dal subappennino dauno alla penisola

salentina e la Puglia nella sua interezza con il resto d’Italia via terra da una parte e con

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Albania, Grecia, Turchia e bacino mediterraneo sino alla Terra Santa via mare dall’altra.

Il primo capitolo sarà dedicato a uno sguardo al quadro teorico di riferimento e a una

rapida review della letteratura concernente i temi del pellegrinaggio, del turismo

religioso e culturale e degli itinerari culturali, con la conseguente messa a fuoco delle

convergenze e delle divergenze. Nel successivo capitolo saranno introdotti cenni relativi

alla storia della Via Francigena, sia lungo l’itinerario di Sigerico da Roma a Canterbury,

sia lungo la direttrice sud da Roma alla Puglia con un focus particolare su quest’ultima

regione; dalla sua nascita secoli addietro sino alla sua riscoperta da parte del Ministero

del Turismo nel 1993 e alla rivitalizzazione operata negli anni dall’Associazione

Europea. Saranno quindi descritti l’attuale stato dell’arte circa l’estensione della

certificazione di “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” alla direttrice sud della

Via Francigena e le azioni messe in atto dalla Regione Toscana, considerata il

Benchmark della Francigena. Per comprendere se e come lo sviluppo del cammino

francigeno, in un’ottica di collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati, possa

costituire anche in Puglia un volano di sviluppo territoriale all’interno dei territori

attraversati e indagare la percezione dei territori stessi rispetto al potenziale della Via

Francigena è stata posta in essere un’analisi empirica su due fronti. Da un lato sono stati

chiamati a contribuire gli amministratori dei comuni attraversati dalla Francigena cui è

stato chiesto di esprimere la propria visione del cammino e la percezione rispetto a esso,

dall’altro, sono state interrogate le strutture ricettive che insistono sul percorso o nelle

immediate vicinanze per indagare la disponibilità di queste ultime ad aprirsi al segmento

dei camminatori e dei viandanti predisponendo un’offerta loro dedicata. La metodologia

di analisi è descritta nel capitolo tre. Nel capitolo quattro, al fine di favorire una

migliore interpretazione dei risultati dell’analisi empirica esposti nei capitoli cinque e

sei, sono presentati alcuni indicatori riguardanti il contesto socio-economico e il

contesto turistico dei comuni pugliesi attraversati dalla Francigena divisi in cluster sulla

base di caratteristiche storiche e morfologiche. Nello stesso capitolo vi è una

descrizione delle iniziative poste in essere dalla Regione Puglia e da altri enti e

organizzazioni private. Nel capitolo cinque è esposto un sunto delle dichiarazioni degli

amministratori che hanno fatto pervenire il proprio contributo sulle diverse tematiche

affrontate nel questionario mentre nell’ultimo capitolo è invece analizzato il comparto

delle strutture ricettive, mettendo in luce le differenze tra i diversi cluster in termini di

predisposizione e disponibilità verso il segmento dei viandanti e camminatori.

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CAPITOLO UNO

PELLEGRINAGGIO, TURISMO E ITINERARI CULTURALI

1.1 DAL PELLEGRINAGGIO AL TURISMO CULTURALE

Il viaggio a scopo religioso è stato sin dai tempi antichi una delle prime tipologie di

turismo a svilupparsi: diverse forme di pellegrinaggio erano presenti in tutte le società

antiche, con menhir e caverne che svolgevano una funzione analoga a quella delle

cattedrali di oggi (Battilani, 2001). Lo studio della pratica del pellegrinaggio e dei suoi

intrecci con il turismo religioso e quello culturale è stato, ed è ancora oggi, motivo di

dibattito tra gli studiosi che si occupano di questa ampia materia. In particolare, il

pellegrinaggio è stato definito come un viaggio, avente motivi religiosi, condotto

esternamente verso un luogo santo e internamente per scopi spirituali e comprensione

interna (Barber, 1993). Altri studiosi come Digance (2003) vedono il pellegrinaggio

come fenomeno culturale che storicamente mette in connessione popoli di diverse

culture e gruppi etnici. La definizione di pellegrino fornita da Weber (1949), secondo la

quale il concetto di pellegrino “medievale” si riferisce a ben definite società e momenti

storici e pertanto non si può adattare a epoche differenti, fa emergere una problematica

che attiene i confini del pellegrinaggio religioso in senso stretto con il variegato ambito

del turismo e delle sue declinazioni di carattere religioso e culturale. Rinschede

(1999:197) definisce il turismo religioso come “una forma di turismo nella quale i

partecipanti sono fortemente o addirittura esclusivamente motivati da un punto di vista

religioso, sia durante il viaggio, sia durante il loro soggiorno nel luogo che stanno

visitando”. Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Santos (2006:293) che amplia questa

prospettiva considerando rientranti nel turismo religioso “qualsiasi e tutti i viaggi

(volontari, temporanei e non remunerati) motivati dalla religione, combinata con altri

tipi di motivazioni, verso una destinazione che è un luogo religioso (a livello locale,

regionale, nazionale o internazionale), ma che non rappresentano, in se stessi, una

pratica religiosa.” Mentre Smith (2003) configura il turismo religioso come una

sottoclasse di turismo culturale che rientra nell’Heritage Tourism, Brito (2010)

riconosce al turismo religioso una propria connotazione autonoma nell’ambito del

turismo culturale e lo suddivide in due categorie: turismo religioso attivo e passivo. Il

turismo religioso attivo include la percorrenza di sentieri di pellegrinaggio e la

partecipazione attiva in eventi spirituali e religiosi. Il turismo religioso passivo concerne

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la visita a luoghi di pellegrinaggio e comprende la frequenza di eventi e festività

religiose e spirituali. Alcuni autori tendono a considerare il pellegrinaggio e il turismo

come due fenomeni distinti e a sé stanti, altri invece, considerano i due ambiti contigui i

cui rispettivi confini vanno assottigliandosi sempre più con il passare del tempo e la

progressiva secolarizzazione dell’Europa. Cohen (1992) afferma che il pellegrinaggio e

il turismo divergono rispetto alla direzione del viaggio. Il pellegrino e il pellegrino-

turista si dirigono verso il proprio centro socio-culturale, mentre il viaggiatore e il

viaggiatore-turista si dirigono verso la direzione opposta. Sebbene questa distinzione

ben si adatti ai viaggi la cui destinazione è un centro di pellegrinaggio formale, Cohen

riconosce che i viaggi verso mete di pellegrinaggio popolari saranno contraddistinti da

una combinazione di caratteristiche tipiche del turismo e del pellegrinaggio. Nel 1992

Smith considera turisti e pellegrini come attori che si collocano agli estremi di un

continuum di viaggio. I due poli dell’asse turismo-pellegrinaggio sono etichettati come

laico e sacro rispettivamente. Tra i due poli esiste una quasi infinita gamma di

combinazioni tra il sacro e il secolare, con la parte centrale che identifica il turismo

religioso in generale. Queste combinazioni riflettono le multiple e mutevoli motivazioni

dei viaggiatori, i cui interessi e attività potrebbero cambiare, consciamente o

inconsciamente, dal turismo al pellegrinaggio e viceversa. Smith asserisce pertanto che

a seconda dell’esclusività e dell’intensità della motivazione religiosa, un visitatore che

si reca in un luogo santo potrà essere considerato più un turista che un pellegrino o

viceversa.

Ulteriori differenze riscontrate in letteratura riguardano:

il carattere obbligatorio (Cohen, 1992; Turnbull, 1992): il pellegrinaggio è più

vincolante rispetto al turismo che ha invece caratteristiche di svago e tempo

libero;

l’istituzionalizzazione (Berger, 1971; Cohen 1992): mentre il pellegrinaggio

segue norme e riti e ha un significato culturale, il turismo è associato a una

visione più frivola e superficiale, è più ambiguo ed è collegato al divertimento e

all’intrattenimento;

il luogo e il tempo (Nolan & Nolan, 1989): i pellegrinaggi e le tradizioni

religiose dipendono dalle stagioni e cambiano a seconda dei santuari e delle

regioni, l’attività turistica può avere luogo in qualsiasi luogo e momento a

seconda del desiderio dell’essere umano;

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la motivazione (Nolan & Nolan, 1989): i pellegrini utilizzano il viaggio per

ragioni spirituali mentre i turisti preferiscono ragioni laiche;

le relazioni con gli altri viaggiatori (Nolan & Nolan, 1989): turisti e pellegrini

possono viaggiare in compagnia di altri ma essi danno diversa importanza alla

possibilità di essere in compagnia, per il pellegrino essa è parte dell’esperienza.

Con il progredire delle ricerche diversi autori hanno cercato di superare la

contrapposizione secca tra turista e pellegrino riconoscendo come il concetto stesso di

pellegrinaggio sia mutato. Già Barber (1993) è convinto che il nuovo pellegrino è

motivato da un risveglio emozionale e dal desiderio di fuggire l’esistenza quotidiana per

raggiungere uno stato di benessere fisico, mentale e spirituale. Badone e Roseman

(2004:2) sono i primi a dichiarare che “le rigide dicotomie tra turismo e pellegrinaggio o

turista e pellegrino non sembrano più sostenibili nel mutevole mondo del viaggio post-

moderno”. A partire dalla metà degli anni novanta è emerso un nuovo focus sul

pellegrinaggio grazie a ricercatori attivi nel campo del turismo che hanno esplorato

interessanti ambiti di ricerca, dall’ambito politico a quello culturale attraversando quelli

economico, geografico e comportamentale. (Timothy & Olsen, 2006). Molti di questi

nuovi lavori riflettono una tendenza che porta verso la de-differenziazione al punto che

alcuni ricercatori hanno sostenuto che le differenze tra turismo, pellegrinaggio religioso

e pellegrinaggio secolare si stanno progressivamente restringendo (Bilu, 1998; Kong,

2001). Nonostante mantenga le sue distintive caratteristiche religiose, che riguardano la

visita a un luogo santo e l’esperienza stessa del pellegrinaggio, (Belhassen et al, 2008)

quest’ultimo è attualmente interessato da nuove forme di motivazione collegate alla

ricerca dell’autenticità, della spiritualità e dell’arricchimento culturale, dando slancio a

nuove forme di turismo (turismo culturale, slow tourism, etc.) che forniscono

un’alternativa al modello tradizionale. Nel confronto tra il vecchio e il nuovo paradigma

di pellegrinaggio, Bartolomei (2009) sostiene che le forme di mobilità quali la

preferenza per il viaggio a piedi e per il cammino in stretto contatto con la terra sono

molto simili a quelle del passato. Ciò che diverge è lo scopo del viaggio, il quale è

passato da un processo essenzialmente religioso a un processo di “ricerca di significato”

nel quale il viaggio diventa esperienza. Il turismo verso luoghi di fede è accompagnato

da motivazioni di carattere più laico e moderno come l’interesse per l’arte, la cultura e il

paesaggio delle località attraversate. Rizzello & Trono (2013) riconoscono nel

pellegrinaggio attuale una nuova forma di turismo che definiscono spirituale e che

risulta associata a contesti e motivazioni multiple. Essa include il riconoscimento di

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valori intimi che rispondono a un’etica individuale e che coinvolgono il recupero di

motivi religiosi, personali e spirituali. Questa tipologia di turismo sta acquisendo una

crescente popolarità poiché aggiunge al viaggio un nuovo strato di valori emozionali

collegati alla location, al percorso e all’evento religioso. Appurata l’esistenza di un

segmento di pellegrini che si mettono in cammino per risolvere interrogativi relativi alla

propria soggettività, Ebadi (2015) opera una distinzione tra pellegrinaggio religioso e

laico distinguendo all’interno di quest’ultimo tre diverse forme: culturale, politico e

nostalgico. Tra questi, notevole importanza assume il pellegrinaggio culturale. Esso

trova frequente attuazione verso molti antichi siti religiosi e spirituali che attraggono

tanti visitatori, non tanto a causa della loro natura sacra o religiosa in senso tradizionale,

quanto in virtù del loro notevole valore storico, culturale o architettonico. Molti siti

UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità sono conosciuti per questo motivo e

includono luoghi come santuari, sinagoghe, pagode, monasteri, templi, grotte,

montagne, piramidi, cimiteri, campi di battaglia e così via (Stausberg, 2011; Sharpley,

2012). Da una rapida analisi della letteratura esistente è quindi possibile porre l’accento

su due aspetti che accomunano molti autori. In primo luogo, i ricercatori convengono

sul fatto che il pellegrinaggio sia tuttora in evoluzione e stia assumendo via via nuove

forme, che partendo dal pellegrinaggio religioso in senso stretto si avvicinano

progressivamente al turismo religioso sino a lambire e talvolta a incontrare il turismo

culturale. In secondo luogo, nonostante questo riconoscimento, permane la tendenza a

distinguere ciò che è inconfutabilmente pellegrinaggio religioso dalle altre forme di

viaggio a piedi o in mobilità dolce che non rientrano nella categoria già citata. Per

esempio, Digance (2006) afferma che l’essere motivati a intraprendere un

pellegrinaggio come un “atto di fede” è una caratteristica fondamentale nel

pellegrinaggio religioso, mentre è latente nel moderno pellegrinaggio laico. A livello

dimensionale, sebbene vi siano innumerevoli mete di pellegrinaggio sparse per il

mondo, la citazione di alcuni numeri può agevolare la comprensione della vastità del

fenomeno. Ogni anno, secondo Singh (2006), un numero stimato tra i tre e i cinque

milioni di musulmani effettua l’Hajj, l’annuale pellegrinaggio musulmano a La Mecca,

circa cinque milioni di pellegrini si recano a Lourdes in Francia e 28 milioni

approssimativamente di pellegrini Indù visitano il fiume Gange in India. Secondo Antz

(2012), nella sola Europa, più di 6000 siti di pellegrinaggio cristiano attraggono ogni

anno tra i 60 e i 70 milioni di pellegrini.

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1.2 GLI ITINERARI CULTURALI, CONNESSIONE TRA PELLEGRINAGGIO E

SVILUPPO TERRITORIALE.

La definizione di turismo culturale fornita dall’Organizzazione Mondiale del Turismo

(UNWTO) nel 1985 rappresenta un primo importante punto di contatto tra il

pellegrinaggio e il turismo culturale. L’UNWTO concentrandosi sulle motivazioni di

viaggio del turista asserisce che “il turismo culturale include movimenti di persone per

ragioni essenzialmente culturali come vacanze studio, consumo di arti visive, spettacoli

e tour culturali, viaggi per assistere a festival e altri eventi culturali, visite a siti e

monumenti, viaggi per studiare la natura, e ancora per folklore, arte o pellegrinaggi”

(UNWTO, 1985:131). Anche Richards (1997:24) nel definire il turismo culturale si

concentra sui viaggiatori affermando che il turismo culturale è “il movimento di persone

verso un’attrazione culturale lontana dal loro luogo abituale di residenza, con

l’intenzione di raccogliere nuove informazioni ed esperienze al fine di soddisfare i

propri bisogni culturali”. Dal punto di vista dimensionale, il turismo culturale è oggi

uno dei più ampi segmenti del mercato turistico e rappresenta un settore importante

nella strategia turistica europea costituendo circa il 40% del turismo europeo (Richards,

2012). Acclarato che il patrimonio culturale, tangibile e intangibile, presente su un

territorio rappresenta la fondamentale motivazione che spinge il turista culturale a

recarsi nel territorio stesso, nella comunità scientifica si è aperto un dibattito

concernente la considerazione del patrimonio culturale dal punto di vista economico. In

particolare, se da un lato la maggior parte degli economisti considera il patrimonio

culturale come uno stock di capitale degno di essere conservato (Mazzanti, 2002),

dall’altro gli economisti della cultura (Greffe, 2003; Santagata, 2002; Trimarchi, 1996;

Santagata, 2007; Valentino, 2003; Mazzanti, 2002) interpretano il patrimonio culturale

non come stock, ma come risorsa economica da attivare per lo sviluppo locale, come

risorsa economica diretta, attraverso il turismo, indiretta in quanto fonte di benessere per

la collettività e soprattutto come risorsa relazionale all’interno dell’ecosistema culturale

(Greffe, 2003). In questo senso il patrimonio culturale non può essere letto

esclusivamente come strumento per la produzione di un profitto, bensì come mezzo per

la costruzione di una relazione sia individuale che collettiva (Béghain, 1998) nei

confronti di un’eredità e una identità comuni (Mariotti, 2012). Un elemento che, al

contrario, unisce gli studiosi è il riconoscimento del progressivo superamento

dell’organizzazione turistica nella sua dimensione locale, divenuta non più sufficiente

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nel fronteggiare la crescente competitività dei mercati turistici. Di conseguenza, il focus

si è trasferito sulle reti lunghe, capaci di integrare le specificità locali creando e

sostenendo una filiera culturale basata su elementi tangibili e intangibili di un

patrimonio condiviso. Gli itinerari culturali nascono concettualmente come risposta alla

necessità di bypassare la frammentazione territoriale e (Council of Europe, 2010; CIP,

2011) far funzionare le reti lunghe e le reti corte degli attori culturali e turistici, al fine

di incrementare l’efficienza e la competitività delle imprese coinvolte nei singoli

territori e garantire un miglioramento della qualità della vita dei residenti e la loro

consapevolezza in quanto cittadini europei. Gli itinerari culturali pertanto, non sono una

mera sequenza di oggetti (come musei o siti archeologici), ma il filo conduttore di un

processo evolutivo di una particolare caratteristica culturale identitaria a scala urbana o

più propriamente territoriale (Dallari et al., 2010). Essi possono rappresentare un valido

strumento per lo sviluppo e la valorizzazione di un territorio soprattutto per il “museo

diffuso” italiano, includendo anche località minori tradizionalmente escluse dai flussi

turistici principali, ed essere allo stesso tempo (Al-Hagla, 2010) lo strumento più adatto

per superare il dilemma che si pone, in particolare in ambito urbano in centri medi o

piccoli, fra “heritage preservation” e “development”. Negli ultimi anni la concezione di

patrimonio culturale da parte di organismi internazionali quali ICOMOS, UNESCO,

Consiglio d’Europa e Commissione Europea ha subito un’evoluzione portando anche a

diverse interpretazioni degli itinerari culturali, da parte delle diverse organizzazioni,

basate sugli obiettivi che ciascuna di esse si prefigge di realizzare. Lo stimolante

concetto di itinerario come vettore di cultura è stato, a partire dal 1988, alla base di

alcuni progetti di studio intrapresi dall’UNESCO come lo “Studio integrale delle Vie

della Seta: Vie del Dialogo”, seguito nel 1994 dall’implementazione del progetto Rotta

degli Schiavi e nel 2004 dal progetto pilota triennale “Les Routes des Ksour”.

L’UNESCO definisce un itinerario culturale “un itinerario composto da elementi

tangibili, il cui significato culturale deriva da scambi e dialoghi multidimensionali tra

paesi e regioni e che illustrano il movimento interattivo e continuativo delle persone

lungo l’itinerario, nello spazio e nel tempo”. Nell’approccio UNESCO il valore

culturale di un itinerario può essere misurato sia attraverso le dinamiche (commerciali,

filosofiche e religiose) che esso potrebbe aver generato o favorito (trasferimenti di

merci, conoscenza e know how), sia attraverso il significato simbolico che esso

rappresenta per chiunque lo utilizzi o l’abbia utilizzato

(http://whc.unesco.org/archive/routes94.htm). L’UNESCO ha in seguito affidato ad uno

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specifico comitato dell’ICOMOS, il CIIC (Comitato Internazionale per gli Itinerari

Culturali) il compito di promuovere l’identificazione, lo studio e lo sviluppo degli

itinerari culturali in connessione con la conservazione e la valorizzazione dei

monumenti, degli edifici, dei reperti archeologici, dei paesaggi e dei siti culturali che

insistono su di essi (http://www.icomos-ciic.org/INDEX_ingl.htm). Il CIIC ha prodotto

la carta ICOMOS degli Itinerari Culturali, ratificata nel corso della sedicesima

assemblea generale dell’organismo, tenutasi in Canada nel 2008. La carta afferma che

gli itinerari culturali “rappresentano i processi evolutivi, interattivi e dinamici delle

relazioni umane interculturali, che a loro volta riflettono la diversità dei contributi dei

differenti popoli al patrimonio culturale”. La carta contiene inoltre la classificazione

degli itinerari culturali oltre alla metodologia per la ricerca, valorizzazione,

preservazione, conservazione, uso e gestione degli stessi. Per l’Unione Europea, gli

itinerari culturali sono maggiormente percepiti come strumento di sviluppo economico

attraverso le azioni della DG Industry, cui fa capo il settore turismo della UE, che ha di

recente promosso lo sviluppo di attività su questo tema (Beltramo, 2013).

Il Consiglio d’Europa (CoE) considera gli itinerari culturali come mezzi in grado di

dimostrare, attraverso il viaggio nello spazio e nel tempo, che il patrimonio e le culture

dei diversi paesi europei contribuiscono a un unico patrimonio culturale comune

(www.coe.int). Becker e Steinecke (1993) considerano gli itinerari un veicolo di

comunicazione, di scambio tra le nazioni e le culture, cioè uno strumento per

consolidare l’identità europea, un processo virtuoso di riappropriazione democratica del

proprio essere collettività. Per Berti (2012) gli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa

rappresentano l’evoluzione concettuale dei viaggi di studio compiuti dai chierici

medievali nei diversi monasteri d’Europa e del più recente Grand Tour, praticato dai

giovani della borghesia e dell’aristocrazia europea nel XVIII secolo, per conoscere il

continente europeo attraverso le sue meraviglie e i suoi monumenta.

1.3 ITINERARI CULTURALI DEL CONSIGLIO D’EUROPA, DA VISION DI

PROSPETTIVA A PARADIGMA DI TURISMO CULTURALE SOSTENIBILE

Un itinerario culturale è definito dal Consiglio d’Europa (CM/Res(2013)66) “un

progetto culturale e di cooperazione turistica e di educational heritage che mira allo

sviluppo e alla promozione di un itinerario o di una serie di essi sulla base di un

percorso storico, di un concetto culturale e di ambito transnazionale con particolare

rilievo e significato per la comprensione e il rispetto dei valori comunitari europei”.

18

Agli itinerari culturali, il CoE ha dedicato uno specifico programma partito nel 1987

con l’individuazione del Cammino di Santiago come primo itinerario culturale del

Consiglio d’Europa. Il CoE ha mostrato, già nel 1987, grandi poteri di anticipazione e

visione, in anticipo rispetto ai più recenti sviluppi nelle pratiche culturali relative al

turismo, includendo la crescente domanda per il turismo “intelligente” e rispettoso e per

le esperienze autentiche (Denu, 2015). Con la prima risoluzione sugli Itinerari Culturali

del Consiglio d’Europa n°4 (1998), il CoE ha stabilito una prima lista di criteri che il

tema caratterizzante l’itinerario deve rispettare e ha inoltre classificato gli itinerari in tre

categorie: Grande Itinerario Culturale del Consiglio D’Europa, Itinerario Culturale del

Consiglio d’Europa e eventi o attività “nell’ambito degli Itinerari Culturali del

Consiglio d’Europa”. Nella risoluzione del 1998 gli itinerari vengono considerati i

veicoli che consentono alle giovani generazioni di acquisire maggiore consapevolezza e

senso di cittadinanza europea, comprendere la storia dell’Europa sulla base del

patrimonio fisico e naturale, tangibile e intangibile, identificare i comuni valori europei

e instaurare progetti di cooperazione nei campi della ricerca, dell’arte e della cultura e

dello sviluppo del turismo culturale in Europa, contribuendo così al processo di

costruzione dell’identità europea. Gli itinerari hanno inoltre l’obiettivo di preservare il

patrimonio culturale come fattore di miglioramento della qualità della vita e come fonte

di sviluppo sociale, economico e culturale (Beltramo, 2013). Dopo il riconoscimento del

Cammino di Santiago, altri itinerari culturali sono stati riconosciuti dal CoE: The Hansa

(1992), The Heinrich Schickhardt Route (1992), The Viking Routes (1993), la Via

Francigena (1994), etc., e con il progressivo aumento d’interesse manifestato per gli

itinerari culturali e il loro potenziale, una seconda risoluzione CM/Res(2007)12 è stata

posta in essere dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. Essa definiva con

maggiore precisione le tematiche che devono caratterizzare un itinerario culturale,

asserendo che quest’ultimo, nel rispetto delle carte europee relative alla valorizzazione e

alla protezione del paesaggio, deve contribuire all’interpretazione dell’Europa moderna,

rifacendosi ad almeno uno dei temi proposti dal programma: popoli, migrazioni e grandi

correnti di civilizzazione. La risoluzione, inoltre, annulla la precedente tripartizione

degli itinerari in categorie, inserendo il riconoscimento unico di “Itinerario Culturale del

Consiglio d’Europa”, cui affidare il ruolo di includere luoghi e territori, rurali e

industriali, lontani dai tradizionali flussi turistici, promuovendone il recupero e la

valorizzazione. Un’ulteriore limatura ai criteri per la certificazione di un itinerario è

stata attuata con la risoluzione CM/Res(2010)52 che ha inoltre inserito

19

l’organizzazione di un advisory forum annuale come evento più significativo e

importante nell’ambito del programma degli itinerari culturali. Il forum fornisce una

piattaforma per la discussione dei trends e delle sfide relative agli itinerari, lo scambio

di esperienze e di buone pratiche e per lo sviluppo di partnership e iniziative condivise.

Un punto di svolta è stato raggiunto con l’adozione della risoluzione CM/Res(2010)53

che ha introdotto l’Accordo Parziale Allargato o Enlarged Partial Agreement (EPA)

sugli itinerari culturali. Tale accordo è nato in risposta alla necessità di finanziare con

maggior vigore il programma degli itinerari culturali, il cui budget ordinario risultava

insufficiente a fornire qualsiasi valore aggiunto all’azione del Consiglio d’Europa in

questo campo (Denu, 2015). L’accordo, inizialmente sottoscritto da 13 membri

fondatori, è aperto anche agli stati non ancora membri del CoE, nell’ottica di un

ampliamento della cooperazione estesa agli stati del bacino mediterraneo e dell’Europa

centrale e orientale, e consta a giugno 2016 di 26 stati membri che si impegnano con la

loro adesione a supportare: lo sviluppo di una strategia e vision comune per gli itinerari

culturali come prodotti turistici; lo sviluppo di partnership per incrementare le risorse

disponibili per gli itinerari culturali in Europa; l’identificazione e la diffusione di buone

pratiche. L’EPA, previsto inizialmente per la durata di tre anni, è stato confermato e

reso permanente dalla risoluzione CM/Res(2013)66, cui ha fatto seguito la risoluzione

CM/Res(2013)67 che ha aggiornato le regole per ottenere il riconoscimento di Itinerario

Culturale del Consiglio d’Europa, e definito lo stesso come “uno strumento essenziale

per incrementare la consapevolezza di un patrimonio europeo condiviso come base

costituente della cittadinanza europea, un mezzo per il miglioramento della qualità della

vita e una fonte di sviluppo sociale, economico e culturale”. Dal 1998, il programma

degli itinerari culturali è curato dall’istituto europeo degli itinerari culturali (EICR),

insediatosi in Lussemburgo grazie a un accordo tra il Ministero della Cultura del

Granducato e il CoE. L’EICR svolge il ruolo di agenzia tecnica del Consiglio d’Europa,

fornendo consulenza e assistenza sia agli itinerari già certificati, sia a quelli in fase di

progettazione e candidatura. L’istituto promuove inoltre una maggiore consapevolezza

dei collegamenti tra cultura, turismo e ambiente, compie la valutazione periodica degli

itinerari culturali certificati, accoglie periodicamente esperti, ricercatori e studenti e

ospita archivi contenenti un’ampia documentazione riguardante il programma degli

itinerari. In virtù dell’accordo tra il Ministero degli Esteri di Lussemburgo e il CoE, il

segretario esecutivo dell’EPA è allo stesso tempo direttore dell’EICR rafforzando così

la cooperazione tra le due organizzazioni. Nel 2015 sono 33 gli itinerari culturali

20

riconosciuti dal Consiglio d’Europa, con diversi temi che illustrano la memoria, la storia

e il patrimonio europeo contribuendo all’interpretazione della diversità dell’Europa dei

giorni nostri (http://culture-routes.net). Considerando la geometria degli itinerari, Berti

(2012) propone una suddivisione degli stessi in tre diverse tipologie: itinerari territoriali,

lineari e reticolari (o ad arcipelago). In particolare, per (Berti, 2012:83) “gli itinerari

territoriali sono caratterizzati dalla contiguità dei territori coinvolti, su cui si sviluppano

percorsi narrativi, che ne evidenziano la tematica.” “I territori interessati dall’itinerario

possono risultare: accomunati dalla presenza di una stessa risorsa territoriale (Iter Vitis

Route, Routes of the Olive Tree, The Iron Route in the Pyrenees), o essere

contraddistinti dalla presenza di una stessa corrente di civilizzazione” (Routes of El

Legado of Andalusi). Per gli itinerari che presentano una scala sovranazionale e

transfrontaliera è inoltre necessario implementare la cooperazione in materia di

paesaggio prevista dalla Convenzione Europea del Paesaggio. Gli itinerari reticolari, a

differenza dei primi, non presentano una contiguità territoriale, poiché in essi,

nell’ambito della tematica di riferimento, il legame instaurato dai singoli beni con il

paesaggio circostante è più importante della contiguità territoriale. La rete di luoghi

costituenti l’itinerario può prevedere: (Berti, 2012:87) “beni architettonici singoli (The

European Mozart Ways), parti di città (European Route of Jewish Heritage) e intere

città (European Route of Historical Thermal Towns)”. Gli itinerari lineari, infine, (Berti,

2012:84) “ricalcano sempre delle infrastrutture storiche, siano queste rotte di

commercio marittimo e terrestri, viabilità percorse per pellegrinaggi o crociati e strade

utilizzate per creare relazioni tra territori distanti”. Si tratta d’itinerari che si sono

sviluppati e sono stati trasformati nel corso della storia, in stretta relazione con il

territorio che ricoprono. Poiché gli itinerari sono parte di una matrice territoriale, i

territori stessi sono stati trasformati dall’itinerario e dai viaggiatori che lo percorrevano

(Berti, 2012). Esempi rappresentativi d’itinerari lineari sono il Cammino di Santiago e

la Via Francigena, il primo connette l’Europa orientale a quella occidentale, il secondo

collega l’Europa settentrionale a quella meridionale. Si tratta in entrambi i casi di strade

di pellegrinaggio che attraverso le relazioni sviluppatesi su di esse nel tempo, hanno

plasmato l’identità europea attraverso i secoli e che recentemente hanno subito una

progressiva riscoperta e valorizzazione, accogliendo tipologie diverse di camminatori e

pellegrini, e sperimentando quel restringimento dei confini tra turista e pellegrino cui

molti autori hanno fatto riferimento. Dal punto di vista storico, Santiago di Compostela

come meta di pellegrinaggio ha iniziato ad attirare fedeli a partire dal X secolo, grazie

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alla presenza della tomba di San Giacomo maggiore che divenne il protettore di tutta la

Spagna e il simbolo della lotta contro i mori. Il pellegrinaggio a Santiago ha conosciuto

il periodo di maggior splendore nel XII secolo cui è seguita una fase di declino nel

Seicento. Tuttavia, in seguito alla ristrutturazione in stile barocco della cattedrale, il

cammino ha recuperato gradualmente la sua fama e continua a riscuotere un crescente

successo negli ultimi anni (Battilani, 2001). La tradizione di pellegrinaggio sulla Via

Francigena, invece, non è stata continuativa, poiché, dopo il medioevo e in particolare

dopo la Riforma, il flusso di pellegrini si è ridotto drasticamente sino quasi a scomparire

(Lucarno, 2009). I dati raccolti dall’ufficio di accoglienza del pellegrino in Santiago di

Compostela (https://oficinadelperegrino.com) indicano che nel 2015 oltre 260 mila

pellegrini hanno certificato l’avvenuta effettuazione del proprio pellegrinaggio una volta

giunti a Santiago.

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CAPITOLO DUE

LA VIA FRANCIGENA, ITINERARIO CULTURALE DEL CONSIGLIO

D’EUROPA DA CANTERBURY ALLA PUGLIA

2.1 LA VIA FRANCIGENA, UN MELTING-POT DI CULTURE NEI SECOLI

Caucci Von Saucken (1999) afferma che la Via Francigena connettendo diversi borghi e

città è un incrocio di esperienze umane, natura, arte e storia; è un universo che attende

di essere scoperto, un viaggio nel passato e in uno spazio sospeso tra realtà e

immaginazione, tra passato e presente. Via Francigena è un nome che racchiude in sé

molteplici sfaccettature. Con esso dal punto di vista storico si fa riferimento a un fascio

di vie, articolate intorno a una direttrice principale, che nel medioevo collegavano

l’Europa settentrionale, Inghilterra, Francia, Germania e Spagna in primis, con Roma e

quest’ultima con la Terra Santa, unendo le tre Peregrinationes Majores cristiane: Roma,

Gerusalemme e Santiago di Compostela. Queste vie erano frequentate da mercanti,

eserciti, fiere, viandanti e pellegrini, i quali valicando i confini dei regni dell’epoca

contribuivano alla creazione e alla diffusione delle diverse culture europee, favorendo

così la formazione di un’identità europea e di un patrimonio culturale condiviso che

tuttora caratterizza e segna la nostra quotidianità. La Via Francigena deve il proprio

nome all’attraversamento della terra dei Franchi, tuttavia nel corso della storia, essa ha

assunto diverse denominazioni chiamandosi Franchigena, Francisca, Francesca o

Romea a seconda del periodo temporale a cui si fa riferimento. Le direttrici principali

della Francigena collegavano l’Italia alla Francia e quindi alla Spagna attraverso il

Moncenisio, il Monginevro o la valle di Susa, mentre l’accesso in Italia dalla Svizzera,

dalla Francia nord orientale e dai Paesi dell’Europa settentrionale avveniva valicando il

Colle del Gran San Bernardo. Il percorso scendeva quindi quasi linearmente e con

poche varianti sino a Roma. Dalla Città Eterna si aprivano diverse diramazioni verso

sud che seguivano le antiche vie romane: la Via Latina, la Regina viarum Appia Antica,

l’Appia Traiana etc., che valicavano gli appennini in punti differenti sino a condurre ai

porti pugliesi. Da Siponto, Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Otranto e cosi via, era

possibile imbarcarsi per l’altra sponda dell’Adriatico, seguendo la Via Egnatia sino a

Costantinopoli e Gerusalemme, o diversamente i pellegrini potevano procedere via mare

facendo scalo a Creta, Rodi, Cipro e in altre isole del mediterraneo prima di giungere in

Terra Santa. Diverse sono le testimonianze di pellegrini che hanno utilizzato la via

pervenute ai giorni nostri. Solo per citarne alcune è possibile menzionare: l’itinerarium

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Burdigalense, scritto da un anonimo pellegrino nel 333 d.C., che partito dall’attuale

Bordeaux si è recato in Terrasanta; l’itinerario del monaco francese Bernardo (867-870

d.C.) che raggiunta Roma proseguì sino a Taranto per poi imbarcarsi alla volta di

Gerusalemme; l’itinerario dell’abate islandese Nikulas di Munkathvera che nel 1154 si

recò a Roma e poi in Terra Santa evidenziando già allora le numerose varianti al

percorso originale cresciute nel contempo. A essi è inoltre possibile aggiungere le

testimonianze dei viaggi compiuti da Pietro l’Eremita (1095 d.C.), Fulcherio di Chartres

(1096 d.C.), il Principe Gugliemo (1101 d.C.), San Totonio (1080-1160), il re di Francia

Filippo Augusto (1191 d.C.) e molte altre ancora (Stopani, 2008). La notevole

importanza della Via Francigena come strada di comunicazione attraverso i secoli è

comprovata anche dalla progressiva creazione lungo il suo percorso d’innumerevoli

strutture ricettive e assistenziali, oltre a santuari, ospedali, luoghi di sosta, centri abitati

e cimiteri. La Via Francigena riconosciuta come Itinerario Culturale del Consiglio

d’Europa ricalca l’itinerario seguito da Sigerico, arcivescovo di Canterbury che nel 990

s’incamminò verso Roma per ricevere da Papa Giovanni XV il Pallium, simbolo della

carica vescovile. Egli, nel suo viaggio di ritorno, annotò con cura le 79 tappe che gli

furono necessarie per fare ritorno a Canterbury e tali testimonianze sono racchiuse nel

Diario di Sigerico, custodito oggigiorno presso la British Library di Londra. L’itinerario

francigeno seguito da Sigerico è lungo circa 1800 chilometri e attraversa il territorio del

Kent in Inghilterra, le regioni Nord Pas-de-Calais et Picardie, Champagne-Ardenne e

Franche-Comté in Francia, i cantoni Vaud e Vallese in Svizzera e le regioni Valle

d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio in Italia.

Anche la Via Francigena seguita da Sigerico, che tra le sue peculiarità prevede

l’attraversamento degli appennini attraverso l’odierno passo della Cisa, ha vissuto il suo

periodo più roseo negli anni compresi tra il X e la fine del XII secolo, momento a partire

dal quale, l’intensificarsi dei commerci prima e l’avvento degli anni santi poi, con il

primo giubileo nel 1300, hanno favorito la creazione di un reticolo di itinerari

alternativi, sviluppatisi intorno alla direttrice principale, che ne hanno compromesso

l’importanza. Inoltre, nella via verso Roma, l’accresciuta importanza di Firenze in pieno

Rinascimento, ha fatto sì che i traffici commerciali si concentrassero nel nuovo asse

appenninico Bologna-Firenze, relegando di fatto il passo della Cisa a una funzione

meramente locale con il conseguente progressivo abbandono della Via Francigena

disegnata da Sigerico (Baudinelli & Bruschi, 2015).

25

Figura 2.1 La Via Francigena Itinerario Culturale del CoE da Canterbury a Roma.

2.2 LA RISCOPERTA DELL’ITINERARIO E IL RUOLO DELL’ASSOCIAZIONE

EUROPEA DELLE VIE FRANCIGENE

Con la riscoperta e rivalorizzazione del Cammino di Santiago, capace di decuplicare le

proprie presenze in breve tempo (da circa 2500 pellegrini nel 1985 a oltre 25000 solo 10

anni dopo), il Ministero del Turismo italiano ha iniziato, di concerto con le regioni, a

ragionare dell’opportunità di riscoprire e valorizzare un’altra antica e fondamentale via

di pellegrinaggio, la Via Francigena, promuovendo nel 1993 un progetto ad hoc per il

suo recupero. Forte della sua portata storica, e corredato dall’impeccabile cartografia

sviluppata in precedenza dall’Istituto Geografico Militare, tale progetto è stato

approvato dalla DG XXII della Commissione Europea nell’ambito del Piano di Azione

26

comunitario in favore del turismo e ha ottenuto il riconoscimento di Itinerario Culturale

del Consiglio d’Europa nel 1994. Negli anni a seguire, complice il giubileo del 2000,

l’interesse verso la Francigena si è progressivamente rafforzato, sebbene ancora

modesto fosse il numero di pellegrini che decidevano di riscoprire questa antica via. Un

punto di svolta è stato raggiunto nel 2001, quando a Fidenza (Parma), 34 enti locali

presenti sul tracciato italiano della Via, hanno dato vita all’ “Associazione dei Comuni

Italiani sulla Via Francigena, secondo l’Itinerario di Sigerico”, divenuta oggi

Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF). L’AEVF, che oggi conta 109 soci

tra cui molteplici enti inglesi, francesi e svizzeri, dalla sua fondazione, ha sempre

lavorato per lo sviluppo dell’itinerario e la risoluzione delle innumerevoli problematiche

connesse a quest’azione di recupero e di messa a valore. La sua costante attività e i

modelli di governance sviluppati per espletare la stessa, hanno portato prima al

riconoscimento della Via Francigena come “Grande Itinerario Culturale del Consiglio

d’Europa” (2004) e in seguito all’abilitazione dell’AEVF a réseau porteur della Via

Francigena (2007). Essa è stata cioè riconosciuta dal Consiglio d’Europa come

associazione di riferimento ufficiale per lo sviluppo della Via Francigena,

riconoscimento confermato anche nel 2012. A oggi, grazie agli investimenti perpetrati

dalle regioni italiane, all’attività di supervisione e coordinamento svolta dall’AEVF e

dai suoi soci e alle associazioni costituitesi intorno al tracciato e che animano la via, i

1800 chilometri dell’itinerario di Sigerico, da Canterbury a Roma, sono stati riscoperti,

messi in sicurezza e resi interamente percorribili. Il trascorrere degli anni ha visto anche

un notevole incremento d’interesse nei confronti della Via, il numero dei pellegrini, che

rappresentano il vero cuore pulsante dell’itinerario e allo stesso tempo la ragione

fondamentale della sua fortuna o disgrazia, è in costante aumento con prospettive di

crescita enormi, connesse anche al cambiamento della natura del fenomeno del

pellegrinaggio. Uno studio di Lucarno (2009), enumera in 512 le credenziali richieste

all’AEVF nel 2006, cui fanno da contraltare oltre 5000 credenziali richieste

all’associazione nel 2015. Il divario in termini numerici mostra inequivocabilmente il

trend di crescita dei pellegrini che intraprendono il cammino francigeno e le

notevolissime potenzialità di crescita futura. Tutto questo rilevando che oltre alle

credenziali ufficiali distribuite da AEVF per la Via Francigena, altre tipologie di

credenziali sono emesse da altre associazioni locali di camminatori ed enti ecclesiastici.

La volontà di unire in un unico percorso le tre Peregrinationes Majores ha da qualche

tempo fatto sorgere l’esigenza di estendere il cammino francigeno sino alla finis terrae

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di Santa Maria di Leuca, attuando una re-unificazione dell’Italia in chiave moderna e

riportando l’intera penisola italiana a essere quel ponte tra Europa settentrionale e

meridionale, tra oriente e occidente, che ha da sempre contraddistinto la sua storia e

contribuito alla formazione della cultura italiana ed europea. È proprio in quest’ottica

che AEVF ha convocato per la prima volta gli enti soci a Lucera nel 2012 e ha svolto la

propria assemblea generale a Foggia nell’anno successivo invitando formalmente

Campania, Molise e Puglia a parteciparvi. Nel 2014, con l’incontro a San Salvatore

Telesino (Benevento), si è costituito il coordinamento delle regioni del sud formato da

Lazio, Campania, Basilicata, Molise e Puglia, per lo sviluppo della direttrice

Roma/Puglia in direzione di Gerusalemme. L’AEVF ha quindi avviato un’azione, in

collaborazione con il gruppo di coordinamento, per realizzare il dossier di candidatura

volto all’estensione della certificazione di “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa”

alla direttrice della Via Francigena a sud di Roma. Tale dossier, la cui istruttoria tecnica

è stata seguita da Società Geografica Italiana Onlus per conto di AEVF, è stato

approvato dall’assemblea generale AEVF a Roma nel marzo 2015 e presentato nel mese

successivo al Governing Board dell’EPA. Lo scorso 14 aprile 2016 è giunta dall’EICR

di Lussemburgo, congiunta all’esito positivo della valutazione triennale dell’itinerario

di Sigerico già certificato, la notizia dell’approvazione del dossier di candidatura per

l’estensione a sud da parte del Governing Board. Lo stesso ha espresso parere

favorevole alla richiesta (formulata dall’assemblea generale AEVF il 19 marzo 2015) di

estensione della certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” alla “Via

Francigena nel sud”, subordinandola all’accordo con le amministrazioni regionali

geograficamente interessate. La ratifica finale dell’estensione spetta all’assemblea

generale di AEVF, massimo organo del réseau porteur della Via Francigena, una volta

definito e approvato il citato accordo. Il 20 maggio 2016 a Napoli si è nuovamente

riunito il Comitato di coordinamento delle regioni del sud ed è stato predisposto un

protocollo d’intesa, sottoposto in questi giorni (Luglio 2016) alla sottoscrizione dei

rappresentanti regionali, per proseguire sulla strada della cooperazione e mettere in

campo iniziative mirate alla valorizzazione della Francigena da Roma alla Puglia. Con

la sigla del protocollo d’intesa le regioni del sud si impegnano ad aderire al CECTI

(Comitato Europeo di Coordinamento Tecnico Interregionale), cui partecipano tutte le

regioni coinvolte, e ad assumere impegni per attuare il master plan della Via Francigena

nel Sud nell’ambito del master plan europeo. Dopo l’adesione di Regione Lazio,

Regione Puglia e di Regione Basilicata, la prossima adesione di Regione Campania

28

consentirà di dare ulteriore slancio all’azione del comitato di coordinamento al fine di

porre in essere tutte le azioni necessarie al recupero del tracciato, alla sua messa in

sicurezza e percorribilità e quindi alla sua valorizzazione e promozione. La

realizzazione, da parte delle regioni e degli enti interessati, di tutte le azioni volte a

raggiungere gli obiettivi sopra elencati, aprirà la strada all’estensione della

certificazione a sud, generando così un unico itinerario lungo 2300 chilometri da

Canterbury a Brindisi, capace di farsi volano di sviluppo territoriale sostenibile

attraverso la promozione di un turismo culturale e responsabile, che si avvale della

mobilità dolce e invita il visitatore a scoprire i luoghi che attraversa e a instaurare con

essi una relazione, vivendo un’esperienza autentica e meritevole di essere promossa.

2.3 LE VIE FRANCIGENE DI PUGLIA, TRAIT D’UNION TRA SVILUPPO

CULTURALE E TERRITORIALE.

Per la sua conformazione e posizione strategica, la Puglia ha rappresentato da sempre un

crocevia di culture, il punto in cui levante e ponente si fondono e si intrecciano

influenzandosi a vicenda. Come ricorda Mazza (2009), numerose sono le testimonianze

che dipingono la Puglia come luogo di sosta e di transito di pellegrini e crociati in

viaggio verso la Terra Santa o di ritorno da essa. Pertanto, soprattutto nel caso della

Puglia è necessario declinare la Via Francigena al plurale, essendo state diverse le vie

percorse nel tempo per raggiungere i luoghi di culto, e i porti dai quali proseguire il

viaggio verso Gerusalemme. Le due arterie principali, intorno alle quali si sono

sviluppate le altre francigene, sono state le vie consolari romane, la Regina Viarum

Appia Antica, e la successiva Appia Traiana. La prima, cosi chiamata per l’assoluta

rilevanza assunta nel ruolo di testa di ponte tra la penisola e l’oriente, collegava Roma a

Brindisi e attraversando Capua, Benevento e Venosa entrava nelle Puglie sino a

raggiungere Taranto e quindi la meta finale sull’Adriatico. La seconda, voluta

dall’imperatore Traiano per velocizzare gli spostamenti delle legioni romane, si

staccava dall’Appia nei pressi di Benevento e valicando l’appennino nel suo tratto meno

impervio puntava dritta verso l’antica Aecae, l’odierna Troia, e di qui seguiva un

percorso semi costiero che attraverso Herdonia, oggi Ordona, Canosa di Puglia, Ruvo e

Bitonto si connetteva con Barium o giungeva al mare nei pressi dell’antica Egnatia e da

quest’ultima proseguiva sino a Brindisi. Alle vie consolari non si possono omettere di

aggiungere la Via Micaelica e la Via Litoranea. La prima conosciuta anche come Via

dell’Angelo e come Via Francesca nel suo ultimo tratto, partendo da Troia connetteva

29

quest’ultima con Monte Sant’Angelo, nella cui grotta dedicata al culto dell’Arcangelo

Michele, già dal V secolo era venerato il Principe delle Milizie Celesti che pellegrini e

crociati invocavano a propria protezione prima di proseguire il viaggio verso la Terra

Santa. Il pellegrinaggio alla grotta di San Michele tra il VII e il XII secolo era divenuto

esso stesso motivo d’intraprendenza del cammino e la fama del culto Micaelico,

diffusasi nell’Europa settentrionale grazie ai Longobardi, attirava sul Gargano pellegrini

provenienti da Francia, Germania e Gran Bretagna (Mazza, 2009). La Via Litoranea,

conosciuta anche come Traiana Marittima, collegava l’antica Sipontum, nei pressi

dell’attuale Manfredonia, con il tracciato della Via Appia Traiana passante per Bari,

consentendo di proseguire il viaggio costeggiando il mare sino a Brindisi. Meritano

inoltre una menzione particolare altre vie francigene come la Via Appia Traiana Calabra

che metteva in comunicazione Brindisi con Otranto e le Vie Sallentina e Leucadense

che conducevano sino al santuario di Santa Maria de Finibus Terrae a Leuca, per poi

risalire sino a Taranto, ricollegando il tacco d’Italia all’Appia Antica e quindi al resto

della penisola. Intorno a queste direttrici si sono sviluppate nel corso dei secoli

diramazioni, varianti, e bretelle che hanno servito e corredato i percorsi principali e

contribuito a costituire quel fascio di vie che è possibile oggi identificare e includere tra

le Vie Francigene. La ricchezza di questo patrimonio viario e storico-culturale e di tutti i

suoi componenti tangibili e intangibili, se da un lato testimonia il ruolo cruciale assunto

da queste rotte nel passato, dall’altro fa emergere la necessità di riscoprire e valorizzare

questi itinerari affinché diventino meta di un turismo culturale di qualità e possano

generare una nuova microeconomia legata al cammino, sul modello di quanto già

avvenuto su buona parte della Via Francigena di Sigerico e sul Cammino di Santiago.

L’obiettivo del presente lavoro di ricerca è proprio quello di mostrare come la

riscoperta, riqualificazione e messa a valore delle Vie Francigene in Puglia, nell'ambito

della mobilità dolce e in un quadro di collaborazione tra pubblico e privato, possano

rappresentare un’opportunità di sviluppo territoriale sostenibile. Nell’ottica di fornire un

contributo all’infrastrutturazione del percorso sia dal punto di vista fisico-strutturale, sia

dal punto di vista dell’accoglienza e della ricettività, entrambi elementi indispensabili

per l’esecuzione di un cammino, è stata posta in essere un’analisi empirica ricognitiva

dell’attuale stato dell’arte e delle prospettive future legate alla Via Francigena. Tale

analisi, da un lato rivolgendosi ai comuni presenti sul tracciato, mira a indagare la

consapevolezza, la propensione e la volontà di questi ultimi di attribuire alla Via

Francigena un ruolo chiave nel proprio futuro sviluppo economico e territoriale,

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dall’altro, è indirizzata alle strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere che

insistono sulla Via Francigena per approfondire la loro disponibilità ad aprirsi al

segmento dei camminatori e pellegrini, fornendo loro servizi specifici a prezzi

convenzionati e garantendosi così benefici di carattere economico e reputazionale. Il

comparto dell’ospitalità povera o pellegrina, per quanto sia fondamentale e

imprescindibile per lo sviluppo della Via Francigena in Puglia, non è stato oggetto di

analisi all’interno del presente lavoro. Tale decisione è scaturita dal fatto che una

ricognizione delle strutture ricettive religiose e affini è stata recentemente effettuata,

comune per comune, per il progetto Cult.Routes tra Regione Puglia e Regione

dell’Epiro di cui si dirà più avanti nel corso della trattazione.

2.4 LA TOSCANA, DA REGIONE PIONIERA A BENCHMARK DELLA

FRANCIGENA

La Via Francigena rappresenta per la Toscana, al pari di quanto avviene per la Puglia,

una spina dorsale che attraversa tutto il territorio regionale, includendo siti UNESCO

patrimonio mondiale dell’umanità, città d’arte, piccoli borghi a rischio spopolamento e

aree rurali tradizionalmente escluse dai flussi turistici più rilevanti. Nei suoi 375

chilometri dal Passo della Cisa sino al confine laziale la Via Francigena attraversa 37

comuni e 5 province con caratteristiche profondamente diverse. La Regione Toscana è

stata una delle prime a riconoscere le potenzialità insite nella Francigena e ha assunto e

mantenuto negli anni un ruolo chiave nell’implementazione di tutte le azioni volte al

rilancio della Via, dalla fase pionieristica iniziale sino alla crescente affermazione

odierna. In particolare, nel 2006 ha preso parte come regione capofila al progetto

interregionale “Via Francigena” con le altre sei regioni italiane dell’itinerario di

Sigerico. Nel 2009 è stata la prima regione ad avviare un piano ad hoc denominato

“Master Plan della Via Francigena”, uno strumento strategico condiviso con enti locali e

associazioni regionali, che ha permesso, attraverso un coordinamento istituzionale, di

realizzare gli interventi sotto la guida di un’unica cabina di regia evitando un’eccessiva

frammentazione delle competenze e dei risultati tra i singoli enti locali. Lo scopo

dichiarato nel master plan è quello di favorire lo sviluppo sostenibile in aree

turisticamente meno sfruttate, attraverso la promozione di una molteplicità di attività

(turismo naturalistico e sportivo, storico, culturale, religioso, di valorizzazione dei

prodotti enogastronomici) (Council of Europe, 2011). Il master plan annoverava tra i

suoi obiettivi l’infrastrutturazione e la messa in sicurezza del percorso attraverso la

31

predisposizione di punti tappa e strutture ricettive, piani per il recupero di monumenti e

l’adeguamento di strade e sentieri, l’apposizione della segnaletica e programmi specifici

di manutenzione generale. Per la messa in atto delle azioni contenute nel master plan è

stato attuato un piano operativo articolato in tre fasi, due delle quali già completate nel

febbraio 2014 e la restante ancora in corso, che ha inoltre previsto la realizzazione della

rete Wi-Fi lungo tutto il percorso. Il risultato di queste azioni ha portato nel giugno

2014 all’inaugurazione a Lucca del percorso toscano della Francigena, completamente

fruibile e in sicurezza, fornendo un ottimo esempio di best practice alle altre regioni.

L’Istituto Regionale per la Pianificazione Economica della Toscana (I.R.P.E.T.) ha

quantificato in 24 milioni di euro l’ammontare degli investimenti che sono stati

necessari per trasformare la Via Francigena in un prodotto turistico di rilievo

nell’ambito del panorama turistico toscano. Lo stesso istituto ha elaborato uno studio

(Conti et al., 2015) che ha valutato l’impatto della Francigena in Toscana in termini di

visitatori, nel periodo 1994-2012, di PIL regionale e di nuovi posti di lavoro creati nel

2012. Lo studio ha inoltre ipotizzato quattro diversi scenari evolutivi della Francigena

da qui al 2022 utilizzando come benchmark territori differenti per popolarità e

andamento. Selezionando un gruppo di 27 comuni francigeni appartenenti ad aree rurali

e confrontando la loro performance in termini di visitatori tra il 1994 e il 2012 con un

altro gruppo di controllo composto da comuni situati in aree rurali ma non attraversati

dalla Via Francigena, lo studio ha dimostrato che i comuni francigeni hanno registrato

performance inizialmente peggiori, ma dal 2000 in poi hanno visto incrementare il

volume dei propri visitatori del 34%. I dati relativi al periodo 2012-2014 sono stati

presentati dallo stesso Conti nell’ambito della conferenza internazionale “Via

Francigena, Via di Pace” svoltasi tra Fidenza e Piacenza il 28 e 29 aprile 2016. Essi

mostrano un ulteriore incremento di visitatori nei comuni francigeni del 11% rispetto ai

comuni del gruppo di controllo. Lo studio afferma inoltre che grazie ai 690000

pernottamenti strettamente legati all’itinerario, il PIL attivato dalla Francigena nel 2012

è quantificabile in 49,1 milioni di euro, cui corrispondono 881 nuovi posti di lavoro. Nel

prospettare gli scenari di sviluppo futuro della Francigena da qui al 2022, le previsioni

maggiormente prudenziali prevedono un aumento delle presenze nell’ordine del 40%,

quelle più ottimistiche prefigurano un andamento simile all’exploit vissuto dal

Cammino di Santiago con un numero di presenze quadruplicato rispetto al 2012. In

definitiva, la vision e la lungimiranza della Regione Toscana testimoniano, come anche

ricordato dal white paper “Puglia Francigena”, che nonostante la valorizzazione della

32

Via Francigena non sia un’automatica conseguenza del recupero infrastrutturale, è

altrettanto vero che senza il ripristino di un tracciato fruibile e in sicurezza non è

possibile implementare alcuna iniziativa di promozione e sviluppo. Per questa ragione

la priorità assoluta è costituita dal recupero del tracciato, affinché diventi un asset

capace di: generare intorno a sé nuova imprenditoria che offra servizi ai moderni

pellegrini e agli amanti dello slow tourism, favorire la riscoperta del territorio come

unicum, contribuire al superamento della frammentazione territoriale e restituire ai

giovani l’opportunità di costruirsi un futuro senza dover necessariamente emigrare.

33

CAPITOLO TRE

METODOLOGIA DI SVOLGIMENTO DELL’ANALISI EMPIRICA

3.1 METODOLOGIA

In fase di progettazione del lavoro di ricerca è stato ritenuto opportuno rivolgersi sia al

settore pubblico attraverso la consultazione degli amministratori dei centri abitati

coinvolti, sia al settore privato cercando di coinvolgere il maggior numero di strutture

ricettive possibile. Tale scelta è giustificata dalla possibilità di sviluppare sinergie tra i

due comparti e dall’importanza che queste assumono al fine di amplificare gli sforzi

collettivi e farli convergere verso lo sviluppo dell’itinerario secondo una direttrice

condivisa. La condivisione di questa vision tra il maggior numero di stakeholder

interessati e lo scambio di informazioni, buone pratiche e idee innovative in un’ottica di

collaborazione reciproca, è particolarmente importante in questa fase che precede la

robusta infrastrutturazione del percorso. L’analisi empirica è stata condotta con l’ausilio

di due differenti tipologie di questionari, di cui uno indirizzato ai comuni e loro

amministratori interessati dalla materia, l’altro riservato alle strutture ricettive che

potrebbero beneficiare di ricadute positive a seguito dello sviluppo del percorso. Per

l’esecuzione dell’analisi si è reso primariamente necessario identificare il tracciato e i

comuni interessati dal suo attraversamento. Due sono state le fonti principali per

ricostruire i percorsi francigeni fino a Brindisi: la deliberazione della Giunta Regionale

della Regione Puglia 1174 del 1° luglio 2013 e il tracciato presente sul sito web

www.viefrancigenedelsud.it, creato e gestito da AEVF. Proprio come avvenuto per la

Via Francigena di Sigerico, non essendo stato possibile in alcuni tratti risalire al

percorso originale delle Francigene, sia per la progressiva scomparsa delle antiche vie

romane, sia per la natura mutevole degli stessi percorsi dovuta alla presenza di briganti,

cause atmosferiche, imposizioni di dazi nel corso della storia, etc., appare necessario

ripartire dalle mansio e dagli altri luoghi principali attraversati dalla Via. La

deliberazione della Giunta Regionale intitolata “Approvazione del tracciato del percorso

pugliese delle Vie Francigene” riconosce espressamente come interessati dall’itinerario

26 comuni. Essi sono: Celle San Vito, Troia, Lucera, San Severo, San Marco in Lamis,

San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo, Manfredonia, Barletta, Bisceglie, Molfetta,

Giovinazzo, Bari, Mola di Bari, Monopoli, Torre Canne (Fasano), Torre S. Sabina

(Carovigno), Brindisi, Troia, Orta Nova, Cerignola, Canosa di Puglia, Andria, Corato,

34

Ruvo di Puglia, Bitonto. Nella consapevolezza che, trattandosi di un cammino, la

percorribilità di ogni singolo chilometro impatta sulla reputazione del cammino nella

sua interezza, si è ritenuto opportuno aggiungere al primo gruppo di comuni menzionati

un secondo gruppo di centri, il cui territorio comunale, secondo quanto riportato dalla

mappa presente sul sito ufficiale, è attraversato dal percorso francigeno per un tratto

lungo almeno un chilometro. Si tratta di 9 comuni ossia: Faeto, Biccari, Apricena,

Ordona, Stornara, Foggia, Terlizzi, Trani, Ostuni. Per la stessa ragione sono stati

aggiunti anche i comuni di Zapponeta e Margherita di Savoia, i quali pur non trovandosi

sul tracciato previsto dal sito ufficiale e non essendo richiamati nel testo della

deliberazione regionale, si trovano geograficamente in linea tra i comuni di

Manfredonia e Barletta, citati a loro volta nella delibera. Il totale dei comuni cosi presi

in considerazione ammonta a 37.

Figura 3.1 Vie Francigene di Puglia nella Delibera Giunta Regionale 1174 del 2013

Individuati i comuni, al fine di identificare i destinatari cui sottoporre i questionari, sono

state messe in atto due azioni:

35

- compilazione di una mailing list dei rappresentanti dei comuni coinvolti, reperendo

telefonicamente e via internet i recapiti di sindaci e assessori, con delega alla cultura, al

turismo o alla valorizzazione del patrimonio, laddove presenti, dei centri attraversati

dalla Francigena;

- costruzione della lista di strutture ricettive, alberghiere ed extra-alberghiere, interessate

dalla Francigena e compilazione della relativa mailing list.

Quest’ultima operazione è avvenuta avvalendosi del database di strutture ricettive di

Puglia Promozione scaricabile dall’apposita sezione “operatori turistici” sul sito web

www.agenziapugliapromozione.it, integrato dal database di strutture ricettive presente

sulla piattaforma open data di Regione Puglia, scaricabile da www.dataset.puglia.it e

aggiornato al 1° luglio 2015. Dall’elenco complessivo di strutture sono state in primo

luogo estratte solo quelle presenti sul territorio dei comuni attraversati dalla Via

Francigena. In secondo luogo, considerando come distanze massime ragionevoli, per

una struttura dal percorso, quella di 1 km per i pellegrini a piedi e di 5 km per i

cicloturisti e i pellegrini su due ruote, si è provveduto, seguendo il tracciato presente sul

sito ufficiale, a geo-referenziare ogni singola struttura per escludere dall’elenco

complessivo di strutture tutte quelle distanti, secondo la rete viaria disponibile, più di 5

km dal percorso. L’elenco definitivo di strutture ricettive entro i 5 km dal percorso

consta pertanto di 1228 unità. L’ultima fase ha riguardato il completamento del data-set

con gli indirizzi email mancanti laddove disponibili.

Figura 3.2 Percorso delle Vie Francigene di Puglia presente sul sito ufficiale

36

3.2 COMPOSIZIONE DEL QUESTIONARIO AI COMUNI DELLA VIA

FRANCIGENA IN PUGLIA

Il questionario rivolto ai rappresentanti istituzionali dei comuni coinvolti (si veda All.1

in appendice) si compone di cinque sezioni formate da domande aperte ognuna, cui si

aggiunge una sezione riservata a eventuali suggerimenti, pareri e opinioni

supplementari. La prima sezione “conoscenza e interesse” mira a indagare la

conoscenza da parte degli amministratori pubblici dell’esistenza della Via Francigena

sul proprio territorio comunale e la misura in cui essi ritengono che il cammino della

Via Francigena possa incidere sulle prospettive future di sviluppo culturale, economico

e turistico della propria comunità. La seconda sezione “iniziative presenti e passate” è

volta ad accertare se nei comuni interessati sono state già poste in essere alcune azioni

indispensabili all’infrastrutturazione del percorso quali segnaletica, messa in sicurezza,

percorribilità, accoglienza e strutture ricettive, promozione e se vi sono sviluppi in corso

d’opera o azioni di prossima realizzazione in concerto con la Regione. L’obiettivo della

terza sezione “potenziali benefici attesi futuri” è acclarare la percezione da parte degli

amministratori rispetto al potenziale della Via Francigena per lo sviluppo del territorio.

La stessa sezione vuole inoltre investigare se gli stessi ritengano che il proprio comune

possa beneficiare di un ritorno in termini di visibilità, economici, riposizionamento

culturale e integrazione attraverso lo sviluppo e la promozione di tale itinerario europeo.

La quarta sezione “rete europea” punta a chiarire quanto sia importante per gli

amministratori che il proprio comune divenga parte di una rete europea come quella

della Via Francigena e quali benefici si attenderebbero da un’eventuale partecipazione

diretta. L’intento della quinta sezione “governance e coordinamento” è assodare la

conoscenza da parte degli amministratori del lavoro svolto da AEVF come réseau

porteur della Via Francigena e verificare se essi considerino un valore aggiunto

l’adesione del proprio comune alla stessa AEVF entrando cosi nel programma degli

Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa.

3.3 COMPOSIZIONE DEL QUESTIONARIO ALLE STRUTTURE RICETTIVE

SULLA VIA FRANCIGENA IN PUGLIA

Il questionario rivolto alle strutture ricettive che si trovano in prossimità del tracciato (si

veda All.2 in appendice) si compone di 3 sezioni per un totale di 11 domande.

La prima sezione include 3 domande che mirano ad accertare:

37

- la conoscenza da parte del gestore/proprietario dell’esistenza della Via

Francigena, Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa,

- la consapevolezza dello stesso che la propria struttura sia situata sul percorso o

nelle sue immediate vicinanze,

- se la struttura ricettiva abbia già avuto occasione in passato di ospitare pellegrini

o viandanti.

La seconda sezione del questionario comprende 5 domande, la prima delle quali mira ad

indagare la disponibilità da parte del gestore/proprietario ad accogliere ad un prezzo

agevolato pellegrini e viandanti, muniti di apposita credenziale, a piedi o in bicicletta,

elaborando cosi un’offerta loro dedicata. L’eventuale risposta negativa a questa

domanda comporta la conclusione immediata del questionario.

Qualora invece la struttura si dichiari disponibile, al rispondente sono sottoposti 4

ulteriori quesiti che puntano ad approfondire:

- il prezzo massimo che la struttura applicherebbe a notte per persona,

- il numero di posti letto che la struttura metterebbe a disposizione dei pellegrini,

- in quale periodo dell’anno tali posti letto sarebbero messi a disposizione,

- quale tipologia di benefici la struttura si attenderebbe dalla partecipazione al

network della Francigena.

La terza sezione del questionario racchiude 3 domande e si focalizza sulla disponibilità

della struttura a offrire: servizi specifici al camminatore e viandante che si muove a

piedi, servizi al pellegrino e cicloturista che si muove su due ruote e infine servizi a tutti

i pellegrini indistintamente. Nella prima categoria rientrano servizi quali:

accompagnamento da parte di guide specializzate, noleggio bici e accessori e

disponibilità a prelevare escursionisti in difficoltà. Tra i servizi specifici riservati a

coloro che si muovono su due ruote si annoverano: custodia sicura bici, disponibilità a

prelevare cicloturisti in difficoltà, officina per la manutenzione di base, materiale,

informazioni e itinerari per ciclisti, riferimenti dei negozi, riparatori e altri servizi per la

biciclette, area lavaggio bici e informazioni su altre strutture ricettive per ciclisti.

Nell’ultima categoria dei servizi offerti indistintamente sia a pellegrini a piedi, sia su

due ruote, sono presenti numerosi servizi quali: lavaggio e asciugatura indumenti,

disponibilità per soggiorno di una sola notte, postazione internet, Wi-Fi, possibilità di

packed lunch e colazione anticipata, fornitura di mappe specifiche/carte escursionistiche

e informazioni sulle tappe successive oltre a servizio navetta per trasporto bici e bagagli.

A questi si aggiungono: locale o armadio idoneo a riporre le calzature utilizzate per il

38

cammino, animali ammessi, utilizzo della cucina, possibilità di cenare, orari di treni e

mezzi pubblici, giornali e letteratura specializzata, libro ospiti con osservazioni ed

esperienze, previsioni meteo locali, struttura accessibile a disabili e servizi di navetta

da/per fermata mezzi pubblici o parcheggi.

3.4 MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE DEI QUESTIONARI

Il questionario rivolto agli amministratori degli enti locali, redatto come semplice file

di testo, è stato spedito a mezzo posta elettronica ai rispettivi destinatari chiedendo loro

di compilare il file e restituirlo all’indirizzo mail scrivente. L’email di richiesta

compilazione è stata inoltre accompagnata da una lettera formale della professoressa

relatrice indirizzata ai sindaci dei comuni coinvolti con l’invito a collaborare alla

ricerca. Per le strutture ricettive è stato realizzato un apposito questionario sulla

piattaforma online di Google Moduli. Dopodiché, il link con il collegamento al

questionario è stato inserito nella mail di richiesta collaborazione e inviato a tutte le

1228 strutture ricettive interessate. Al primo invio sono seguiti alcuni successivi

solleciti. Le fasi di invio dei questionari e successiva raccolta dati si sono svolte dalla

metà di aprile a fine maggio 2016.

39

CAPITOLO QUATTRO

LA VIA FRANCIGENA IN PUGLIA, CONTESTO ATTUALE E

INIZIATIVE POSTE IN ESSERE

4.1 IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO

Considerando i dati dell’ultimo censimento Istat 2011, i 37 comuni attraversati dalla Via

Francigena in Puglia coprono circa il 33% del territorio regionale e raccolgono oltre

1.600.000 residenti costituendo circa il 40% della popolazione totale pugliese.

Figura 4.1 Distribuzione geografica dei comuni attraversati dalla Via Francigena

La densità abitativa nei comuni francigeni è maggiore rispetto alla media regionale (315

ab/km2 vs 207 ab/km

2). Tuttavia, notevoli differenze emergono scomponendo i valori

complessivi in aggregati più piccoli sulla base dei diversi territori regionali. Dividendo i

17 comuni che si affacciano sul mare dai 20 che si estendono nell’entroterra è possibile

verificare come i primi, pur avendo una superficie pari al 35% del territorio francigeno,

ospitano quasi il 60% della popolazione totale residente interessata dalla Francigena,

con una densità abitativa molto più elevata rispetto ai comuni dell’entroterra (512

ab/kmq vs 147 ab/km2). Per approfondire l’analisi è utile raggruppare in cluster i

comuni che si trovano su territori con caratteristiche morfologiche simili. A tal

proposito s’identificano sei cluster cosi composti:

1) Subappenino Dauno (Faeto, Celle San Vito, Biccari, Troia),

40

2) Tavoliere delle Puglie (Apricena, San Severo, Lucera, Foggia, Ordona, Orta

Nova, Stornara, Cerignola),

3) Area Garganica (San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Monte

Sant’Angelo, Manfredonia)

4) Area Semi Costiera (Canosa di Puglia, Andria, Corato, Ruvo di Puglia, Terlizzi,

Bitonto)

5) Costa a nord di Bari (Zapponeta, Margherita di Savoia, Barletta, Trani,

Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo)

6) Bari e la costa sud vs Brindisi (Bari, Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli,

Fasano, Ostuni, Carovigno, Brindisi).

Figura 4.2 Comuni attraversati dalla Francigena divisi per cluster

I comuni del primo gruppo “Subappennino Dauno” contribuiscono per circa il 5% del

territorio francigeno pugliese pur ospitando solo lo 0,7% della popolazione complessiva

interessata dal tracciato. I 4 comuni membri sono i meno densamente popolati di tutti i

centri francigeni (26 ab/km2 vs 315 ab/km

2 della media francigena) e l’età media della

popolazione è più elevata rispetto alla media regionale con punte del 57% di pensionati

nel comune di Celle San Vito. Il reddito medio imponibile pro-capite al 2014 (fonte: Il

Sole 24 Ore) è in linea con quello della provincia di Foggia (11.755€) pur essendo

inferiore alla media pugliese di 13.241€ e variando dai 9.898€ di Celle San Vito ai

41

13.695€ di Troia. Il trend della popolazione residente nei 4 comuni negli ultimi 5 anni è

in lieve diminuzione con il passaggio da poco più di 11.000 abitanti a circa 10.900

complessivamente. I comuni del Tavoliere rappresentano, con riferimento alla Via

Francigena in Puglia, circa un terzo della sua superficie, pur contenendo al loro interno

un quinto della popolazione totale. Si tratta anche in questo caso di aree a bassa densità

abitativa (138 ab/km2) ad eccezione del capoluogo Foggia, la cui densità abitativa (288

ab/km2) s’interpone tra la media regionale (207 ab/km

2) e quella della Via (315 ab/km

2).

Il reddito medio imponibile varia dagli 8.500€ circa di Stornara agli oltre 14.000€ di

Lucera con punte di oltre 17.000€ a Foggia, pur avendo una media complessiva in linea

con il dato provinciale. Il trend demografico è qui in crescita con un aumento della

popolazione nel 2015 di oltre 7.000 unità rispetto alle 331.000 registrate nel 2001.

Anche i comuni dell’area garganica hanno registrato negli ultimi cinque anni una lieve

crescita demografica. Essi includono il 17% della superficie totale della Via Francigena

in Puglia pur ospitando solo il 7% della popolazione complessiva legata alla stessa.

Anche nel territorio garganico la densità abitativa è relativamente contenuta (94 ab/km2)

pur registrando valori più elevati nei comuni di Manfredonia e San Giovanni Rotondo.

Il reddito medio è più elevato della media regionale grazie anche all’apporto del settore

turistico da tempo sviluppatosi in gran parte dell’area. Esso varia dai 14.000€ di Monte

S. Angelo agli oltre 16.000€ di Manfredonia. Volgendo lo sguardo ai comuni

dell’entroterra compresi tra il fiume Ofanto e il capoluogo di regione si può osservare

come il reddito medio in questa zona sia perfettamente in linea con la media regionale

di 13.241€, variando dai circa 12.300€ di Andria ai 14.400€ di Bitonto. L’area semi

costiera ha una densità abitativa di 260 ab/km2, superiore alla media regionale, sebbene

inferiore alla media della Francigena in Puglia. L’area rappresenta sia per superficie, sia

per popolazione totale, circa un quinto dell’intera Via e presenta un trend demografico

stabile nell’ultimo lustro. Il territorio dei centri abitati situati lungo la costa a nord di

Bari, nel tratto Zapponeta – Giovinazzo, costituisce circa l’8% della Francigena in

Puglia e ospita quasi un quinto della popolazione residente sul totale di tutta la Via.

Esso presenta una notevole densità abitativa (552 ab/km2), 2,5 volte la media regionale

e decisamente superiore a quella della Via. Tali territori negli ultimi anni stanno

investendo in maniera crescente nel turismo, tuttavia quest’ultimo non ha ancora

espresso a pieno le sue potenzialità. Con la sola eccezione di Zapponeta, i cui abitanti

hanno un reddito imponibile medio di circa 9.000€, il reddito medio pro-capite oscilla

negli altri comuni tra i 13.000€ e i 15.000€, risultando lievemente al di sopra della

42

media regionale. Il trend demografico dal 2011 è in leggero aumento. Il territorio che

comprende Bari, Brindisi e i centri abitati tra essi situati include circa il 18% della

superficie della Via in Puglia ed è il più densamente popolato tra tutti quelli attraversati

dalla Francigena (579 ab/km2), circa 20 volte più del Subappennino Dauno, 6 volte

l’area garganica e più del doppio rispetto all’area semi costiera. Inoltre, tale territorio ha

sperimentato negli ultimi 5 anni l’incremento maggiore in termini di popolazione, con

un aumento di quasi 14.000 unità, che hanno portato il numero dei residenti a superare i

597.000, risultando complessivamente pari al 36% della popolazione totale dei comuni

francigeni. In tutti i centri presi in considerazione a eccezione di Carovigno, il reddito

medio è superiore a quello regionale (13.241€) con punte di 17.800€ a Brindisi e poco

più di 20.000€ a Bari. A livello provinciale, dati Istat 2015 rilevano un tasso di

disoccupazione regionale del 19,7% ampiamente superiore alla media nazionale

dell’11,9%. Il tasso di disoccupazione nelle province coinvolte tocca il suo picco in

quella di Barletta-Andria-Trani con il 20,7% e il valore più basso nella provincia di

Brindisi con il 16,5%, con Bari che si posiziona lievemente sotto la media regionale

(19,1%) e Foggia leggermente sopra (20.1%). L’età media più elevata si riscontra nella

provincia di Brindisi (44), seguita da Bari (43,2), Foggia (42,7) e Barletta-Andria-Trani

(41,6).

4.2 IL CONTESTO TURISTICO

Il World Tourism Barometer pubblicato dall’Organizzazione Mondiale del Turismo

(UNWTO) nel marzo 2016, fornisce alcuni dati significativi riguardanti l’andamento

generale dell’industria turistica a livello globale. Nel 2015 il numero degli arrivi a

livello mondiale ha superato quota 1 miliardo e 184 milioni, segnando un +4,4% sul

2014 e il sesto aumento consecutivo dal 2010 superiore al 4%. Il World Travel &

Tourism Council (WTTC) nel rapporto 2016 sull’impatto economico del settore viaggi

e turismo stima che questo, includendo gli investimenti e i fornitori, tra impatto diretto,

indiretto e indotto valga il 9,8% del PIL mondiale e 283 milioni di posti di lavoro. Il

rapporto stima che entro i prossimi 10 anni il settore possa raggiungere il 10,8% di PIL

superando 1 miliardo e 900 milioni di arrivi turistici internazionali. Per quanto riguarda

l’Italia, il report 19/2016 di Eurostat sul Turismo in Europa, vede il nostro paese al terzo

posto in Europa per numero di pernottamenti totali (385 milioni), tra turismo domestico

e internazionale, in crescita dell’1,8% nel 2015 rispetto al 2014, con il turismo

internazionale che vale in Italia circa il 50% delle presenze totali. L’UNWTO

43

Barometer del maggio 2016 conferma l’Italia al terzo posto in Europa e al quinto nel

mondo per numero di arrivi internazionali, attestatisi nel 2015 a oltre 50,7 milioni, in

crescita del 4,4% sul 2014. Stime del WTTC riprese dall’ENIT quantificano in 167,5

miliardi di euro l’impatto dell’economia allargata del settore turistico sul PIL italiano

pari al 10,2%. Gli occupati diretti e indiretti sono stimati in 2.609.000 unità, con

un’incidenza sull’intera occupazione nazionale dell’11,6%. In Puglia, l’ultimo rapporto

prodotto dall'Osservatorio Regionale del Turismo relativo all’anno 2015 mostra una

crescita degli arrivi del 3,7% rispetto all’anno precedente con il totale che ammonta a

3,4 milioni, cui corrispondono 13,3 milioni di presenze. Gli arrivi internazionali sono

cresciuti del 9% portando il tasso d’internazionalizzazione regionale al 20%.

Quest’ultimo ha sperimentato un incremento di 6,8 punti percentuali solo negli ultimi 6

anni. I cinque principali mercati stranieri sono nell’ordine Germania, Francia, Svizzera,

Regno Unito e Belgio, anche se in forte crescita vi sono mercati come USA, Paesi

Bassi, Israele e Irlanda. Il numero delle strutture ricettive è aumentato nel 2015 del 7%

raggiungendo le 5.693 unità divise in 35% strutture alberghiere e 65% extra-alberghiere

per un totale di 282.600 posti letto. L’Istituto Pugliese per le Ricerche Economiche e

Sociali (IPRES) nel 2013 ha quantificato nell’8,5% il contributo del turismo in termini

di PIL regionale.

4.3 IL TURISMO NEI COMUNI DELLA FRANCIGENA

Con oltre 1.360.000 arrivi e 3.730.000 presenze i 37 comuni della Francigena in Puglia

hanno contribuito nel 2014 per il 41,8% del totale arrivi e per il 28,2% del totale

presenze registrate sul territorio regionale. La permanenza media nei comuni francigeni

è stata di 2,7 giorni a fronte dei 4,1 della media regionale. Nello stesso anno le presenze

per chilometro quadrato nei territori frencigeni sono state pari a 582 contro le 679 di

media regionale, mentre il numero medio di presenze per unità di popolazione è

risultato di 2,3 nei centri francigeni contro 3,2 della media regionale. Nel complesso i

comuni della Via Francigena presentano un tasso d’internazionalizzazione degli arrivi

del 23%, superiore alla media regionale del 20% e la forbice si amplia ulteriormente

guardando al tasso d’internazionalizzazione delle presenze: 19% Puglia vs 25% Via

Francigena. Confrontando la media dei 37 comuni considerati con quella regionale

rispetto al numero di strutture ricettive per chilometro quadrato, si può osservare come

il dato regionale di 0,29 sia superiore a quello della Via di 0,19. Alla stregua di quanto

fatto in precedenza, separando i 17 comuni che si affacciano sul mare dai 20 situati

44

nell’entroterra è possibile notare che il primo gruppo assorbe oltre l’80% delle presenze

di tutta la Via Francigena, sintomo della rilevanza che il turismo balneare possiede in

questi comuni. Di converso, i restanti 20 comuni non bagnati dal mare totalizzano

complessivamente solo il 19% di tutte le presenze della Via. Altro dato significativo è

costituito dal tasso d’internazionalizzazione che raggiunge il 26% nei comuni costieri a

fronte del 18% dei restanti. Da una prima analisi appare dunque evidente che se da un

lato lo sviluppo della Via Francigena potrà coadiuvare la destagionalizzazione delle

presenze nei comuni costieri, esso potrebbe rivestire un ruolo fondamentale per la

maggior parte dei comuni francigeni dell’entroterra, esclusi dai flussi turistici più

cospicui, aprendo cosi nuovi sbocchi occupazionali e contribuendo a diversificare

l’economia dei luoghi attraversati. Richiamando i cluster utilizzati in precedenza, è utile

approfondire l’analisi dei diversi contesti turistici al fine di comprenderne a pieno le

peculiarità. Il territorio del Subappennino Dauno è caratterizzato da bassa

antropizzazione e da un ambiente piuttosto rurale, e dal punto di vista turistico è quello

che in misura minore ha beneficiato di effetti economici indotti dal turismo. Difatti, le

presenze per chilometro quadrato ammontano a 10,2 unità ben lontane dalle 582 della

media Francigena in Puglia, con Troia che si conferma il principale centro d’attrazione.

Anche considerando l’offerta turistica emerge una distanza considerevole tra le 0,04

strutture ricettive per chilometro quadrato dell’area considerata e il valore medio della

Via di 0,19. L’impatto limitato del turismo nell’area è visibile anche osservando i

contributi percentuali degli arrivi e delle presenze sul totale della Francigena, che si

attestano in entrambi i casi allo 0,09%. Nonostante i limitati flussi turistici il tasso

d’internazionalizzazione delle presenze è perfettamente in linea con la media regionale,

la permanenza media di 2,8 giorni si conforma alla media della Francigena. Nei comuni

del Tavoliere le presenze per chilometro quadrato, pur restando sotto la media della Via

(582), salgono a 80,7 unità. Tuttavia la densità di strutture ricettive per km2 è più bassa

di quella rilevata nel Subappennino Dauno (0,03). Anche questo territorio non gode di

flussi turistici di rilievo: gli arrivi rappresentano solo il 6,7% del totale francigeno

mentre le presenze contribuiscono per il 4,9%. I principali centri attrattori risultano

nell’ordine Foggia, Lucera e San Severo. La percentuale di presenze straniere sul totale

raggiunge in questo territorio il suo picco più basso in assoluto con un valore del 12% e

la permanenza media di 1,9 giorni è sensibilmente bassa. Nell’area semi costiera che si

estende tra i territori di Canosa e Bitonto, il turismo non rappresenta uno dei motori

principali dell’economia, e pur essendo crescenti gli investimenti in questo ambito, la

45

permanenza media risulta appena superiore alle due giornate. In termini di arrivi e

presenze Corato è il centro capace di attrarre il maggior numero di turisti seguito da

Andria e Ruvo di Puglia. Le presenze per km2

raggiungono in quest’area le 106 unità e

maggiore è anche l’offerta ricettiva che si attesta a 0,10 strutture/km2 contro 0,19 della

media della Francigena. Il tasso d’internazionalizzazione (17%) è inferiore alla media

regionale mentre gli arrivi e le presenze hanno un’incidenza molto limitata contribuendo

rispettivamente per il 4,4% e il 3,4% al totale complessivo della Via. La situazione è

molto diversa nell’area garganica, dove al turismo balneare di Manfredonia si

aggiungono il turismo religioso e culturale di San Giovanni Rotondo e Monte

Sant’Angelo con San Marco in Lamis che invece non sperimenta flussi turistici

comparabili a quelli delle località precedenti. La permanenza media risulta appena

superiore alle due giornate, le presenze per km2

sono qui leggermente superiori alla

media regionale della Via Francigena e anche l’offerta di strutture/km2 è più elevata che

negli altri territori sin qui analizzati e con 0,16 si avvicina alla media della Via in

Puglia. Con oltre 417.000 presenze San Giovanni Rotondo contribuisce

considerevolmente a raggiungere la quota del 17,2%, che rappresenta il totale delle

presenze di quest’area rispetto al totale della Francigena in Puglia. Il tasso

d’internazionalizzazione qui non si discosta dal 20% regionale. Il quadro cambia

radicalmente prendendo in considerazione il tratto costiero che va da Zapponeta a

Giovinazzo. La permanenza media aumenta leggermente a 2,4 giornate, la componente

di turismo balneare prevale sulle altre tipologie, ciononostante l’impatto turistico

complessivo è limitato. L’intera striscia di costa contribuisce al totale delle presenze

legate alla Via in Puglia solo per il 9,4%, un’anomalia considerando l’elevata

concentrazione in questo territorio di strutture ricettive per km2

(0,50 contro 0,19 della

media delle Francigena). Giovinazzo, Barletta e Bisceglie sono nell’ordine i centri che

riescono a intercettare i flussi maggiori di turisti e, con un valore del 25%, la quota di

presenze straniere rispetto alle presenze totali è in linea con la media della Via e

superiore alla media regionale. L’area certamente più sviluppata dal punto di vista

turistico è quella compresa tra Bari e Brindisi, che presenta anche la permanenza media

più elevata con un valore di poco superiore ai 3 giorni. Essa contribuisce per il 56% al

totale degli arrivi e per il 65% al totale delle presenze registrate nei comuni attraversati

dalla Via Francigena. La forte connotazione turistica dell’area è confermata dall’elevato

valore di strutture ricettive per chilometro quadrato (0,52), maggiore sia della media

francigena in Puglia (0,19), sia della media regionale (0,29). Il numero di presenze per

46

km2

si attesta a ben 2060, quasi 4 volte superiore alla media della Francigena in Puglia e

all’area garganica, 3 volte maggiore del tratto costiero a nord di Bari e circa 20 volte le

aree del Tavoliere e del Subappennino Dauno. Bari, Fasano e Ostuni rappresentano i

centri turistici più rilevanti totalizzando complessivamente più di un milione e mezzo di

presenze. Il tasso d’internazionalizzazione del 27% è superiore sia alla media della Via

Francigena in Puglia, sia alla media regionale.

4.4 REGIONE PUGLIA, INIZIATIVE SVOLTE E IN CORSO DI SVOLGIMENTO

La Regione Puglia negli ultimi anni ha mostrato un interesse crescente verso lo sviluppo

della Via Francigena a sud di Roma e ha attuato diversi provvedimenti volti a dare

attuazione pratica al processo di riqualificazione e recupero dell’antico percorso in

Puglia. Il white paper Puglia Francigena elenca puntualmente diverse azioni poste in

essere dalla regione in questo senso. Con le deliberazioni di Giunta Regionale

1333/2011 e 1675/2012 la Puglia è stata la prima Regione del Sud ad aderire

all’Associazione Europea delle Vie Francigene e, già nell’aprile 2011, la Regione

partecipa con il “Progetto Monti Dauni” ai programmi d’intervento per la realizzazione

di progetti di eccellenza per lo sviluppo e la promozione del sistema turistico nazionale.

La realizzazione del “Progetto Monti Dauni: valorizzazione integrata delle eccellenze di

carattere culturale, paesaggistico, religioso ed enogastronomico lungo la Via

Francigena” è stata poi confermata con un accordo di programma nel dicembre dello

stesso anno. Il progetto mira a realizzare l’infrastrutturazione dei primi 45 km di Vie

Francigene in Puglia seguendo l’antica Appia Traiana e abbracciando i territori di Faeto

Celle San Vito, Troia, Lucera, Orsara e Castelluccio Valmaggiore. Nella direzione di

introdurre nuovi modelli d’infrastrutturazione del sistema di mobilità dolce, nuovi

sistemi territoriali di fruizione dei patrimoni culturali e di creare un polo turistico capace

di attrarre un turismo slow, nell’aprile 2015 è stata posata la prima pietra per dare

concreta attuazione al progetto. Nel 2010 la Regione Puglia ha avviato la costituzione

dei Sistemi Ambientali Culturali (SAC) formati da aggregazioni di aree protette, beni

monumentali e archeologici, musei, teatri storici, biblioteche, archivi, etc., al fine di

mettere a sistema questi attrattori per valorizzarli al meglio, attraverso una gestione

integrata che permetta di superare la frammentazione territoriale e far comunicare tra

loro ambiti diversi come ambiente, turismo, beni culturali, trasporti, natura,

enogastronomia, cultura, eventi e spiritualità. La Via Francigena può rappresentare

anche in questo caso il filo conduttore per estrarre le peculiarità distintive da ognuna di

47

queste realtà affinché contribuiscano alla creazione di un prodotto turistico innovativo e

unificante. Un altro atto rilevante nell’ambito della valorizzazione della Via Francigena

del Sud è stato il progetto INTERREG “Cult.Routes” tra Regione dell’Epiro (Grecia) e

Regione Puglia, attuato con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo socio-economico e la

crescita dei territori coinvolti, la sostenibilità ambientale dello sviluppo e migliori

condizioni di vita, il dialogo culturale e la governance locale. Tale progetto di

cooperazione transnazionale, che ha previsto anche una ricognizione dell’ospitalità

“povera” nei comuni attraversati dalle Francigene di Puglia, ben si coniuga con il

naturale proseguimento della Via Francigena sino alla Terra Santa, auspicato e

promosso anche dall’Associazione Europea delle Vie Francigene attraverso l’accordo di

cooperazione tra la stessa e l’Associazione Europea della Via Egnatia. Il progetto

interregionale di promozione turistica “Itinerari della Fede – Cammini di Fede” cui

partecipano oltre alla Puglia, tra le altre, anche le regioni Lazio, Sicilia, Molise e

Abruzzo, solo per citare il mezzogiorno d’Italia, completa il ventaglio d’iniziative

attuate dalla regione Puglia per la riscoperta e rivalorizzazione della mobilità dolce

come asset strategico. Esso vede nella valorizzazione della Via Francigena del Sud

un’opportunità per la destagionalizzazione dei flussi turistici e l’apertura verso nuovi

segmenti mercato, l’incremento dell’offerta d’itinerari turistico-religiosi e l’integrazione

dei prodotti turistici in essi presenti con il conseguente miglioramento dell’ospitalità e

dell’informazione e accoglienza turistica. La Regione Puglia sostiene attivamente anche

il Festival Europeo “Via Francigena Collective Project”, proposto e realizzato da AEVF

in collaborazione con l’associazione CIVITA, giunto nel 2016 alla quinta edizione e

contenente oltre 700 eventi da Canterbury a Santa Maria di Leuca. L’agenzia regionale

del turismo Pugliapromozione, accompagnando e promuovendo lo svolgimento dei

diversi progetti e iniziative, contribuisce a far sì che la Francigena diventi

un’opportunità per raccontare i diversi territori regionali e definirne il posizionamento.

Tra le altre azioni attuate è importante richiamare l’iniziativa “Discovering Puglia Vie e

Cammini”, un progetto di valorizzazione e fruizione dell'offerta turistica territoriale che

permette di compiere un viaggio lento tra i paesaggi, i borghi, i luoghi di arte e di fede

di Puglia. Agli enti pubblici già citati si affiancano anche organizzazioni private sociali

con l’obiettivo di favorire con il proprio operato la valorizzazione e promozione dei

territori attraversati dagli itinerari culturali europei. Tra queste è possibile ricordare il

Consorzio “Vie Sacre”, che attraverso i programmi “Vie Sacre EVO” e “Giornate

Francigene” ha realizzato un calendario di rievocazioni storiche e di incontri tematici. Il

48

consorzio ha altresì promosso la rassegna “Viandanze di Puglia”, contenente una serie

di eventi atti a far conoscere la Puglia attraverso i cammini. Al consorzio si sono

aggiunte la rete d’imprese “Puglia Francigena”, costituitasi con la finalità di aumentare

la competitività turistica del territorio regionale sui mercati internazionali e la

“Congregazione dei Viandanti di Puglia”, un‘associazione che ha previsto corsi di

formazione sul tema francigeno e l’istituzione del festival “Michaelic: rassegna di arti,

di culture e di spiritualità” e dell’esperienza “Natale dei Viandanti”.

49

CAPITOLO CINQUE

RISULTATI DELLA RICERCA, EVIDENZE EMPIRICHE DAI

COMUNI

5.1 COMUNI RISPONDENTI E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

Al momento della consultazione dei 37 comuni interessati dalla Francigena, 4 di essi

risultavano amministrati in via straordinaria da un commissario o sub-commissario

prefettizio. Si tratta dei comuni di Monte Sant’Angelo, Zapponeta, Fasano e Brindisi.

Su 37 comuni interpellati, in 17 hanno fornito un riscontro positivo partecipando

attivamente alla ricerca e restituendo il questionario debitamente compilato. Tra essi fa

eccezione solo Barletta, che ha fornito copia della delibera con la quale il comune ha

aderito ad AEVF, in cui è possibile trovare risposta a diversi quesiti presenti nel

questionario. La distribuzione geografica dei comuni rispondenti permette di coprire i 6

cluster individuati in precedenza. In particolare del Subappennino Dauno hanno

partecipato i comuni di Troia e Celle San Vito, del Tavoliere il comune di Lucera,

dell’area garganica il comune di Manfredonia, della zona semi costiera sono pervenuti i

riscontri di Canosa, Andria, Corato e Terlizzi e della costa a nord di Bari hanno

compilato il questionario i comuni di Margherita, Barletta, Trani e Molfetta e

Giovinazzo. Infine per il tratto costiero da Bari a Brindisi, sono pervenuti i contributi di

Bari, Polignano, Fasano e Carovigno. Tutti i comuni rispondenti a eccezione del

commissariato Fasano non sono stati interessati dalle ultime amministrative di giugno

2016.

Figura 6.1 Confronto tra comuni francigeni interpellati e comuni rispondenti

50

5.2 IL RESPONSO DEI COMUNI RISPONDENTI AL QUESTIONARIO

5.2.1 CONOSCENZA E INTERESSE

Tutti i comuni rispondenti si sono dichiarati consapevoli dell’insistenza del percorso

francigeno sul proprio territorio comunale. Nel Subappenino Dauno, il comune di Troia

afferma che l’attraversamento dello stesso da parte della Via Francigena costituisce un

elemento di connotazione del comune stesso, dal quale si diramano le due vie: quella

che sale alla grotta di San Michele e quella che prosegue verso Brindisi. Inoltre, la

presenza di camminatori è da tempo una costante all’interno del territorio comunale.

Lucera, situata nel cuore del Tavoliere, è già stata in passato membro di AEVF e ciò

testimonia la consapevolezza a proposito della Francigena. Nell’area garganica, il

comune di Manfredonia fa notare come esso sia presente nella delibera regionale

riconoscente il tracciato, ma tuttora assente, se non come punto d’interesse, dalla

mappatura presente sul sito ufficiale. Nel questionario si sottolinea quindi l’urgenza e la

necessità d’inserire nel tracciato sia l’abbazia di San Leonardo in Lama Volara, sia

Siponto, al fine di coniugare il cammino con la riscoperta delle risorse storico-culturali

che caratterizzano il territorio. Elevata è la sensibilità riscontrata anche nell’area semi

costiera dove il comune di Andria dichiara di aver già preso atto del tracciato

individuato dalla Regione Puglia e delle sue potenzialità con un’apposita delibera di

Giunta nel luglio 2014. Canosa richiama la presenza sul proprio territorio di tratti urbani

ed extraurbani della Via Traiana e Terlizzi comunica di aver già patrocinato la rassegna

“Vie Sacre Experience” tenutasi a Bari nel 2015. Estremamente forte è la

consapevolezza del comune di Corato, che già nel luglio 2014 ha aderito

all’Associazione Europea delle Vie Francigene con il preciso intento di “promuovere e

valorizzare gli itinerari francigeni che attraversano la città”. Nella costa a nord di Bari,

particolarmente vivo risulta l’interesse del comune di Molfetta, che ha aderito ad AEVF

nell’aprile 2014, e ricorda come la città sia sempre stata inserita a pieno titolo nella rete

dei pellegrinaggi e nella fitta rete di scambi di culture, idee e storie che questi hanno

comportato. Tuttora, nel territorio molfettese, permangono dei segni evidenti del

transito dei pellegrini come i diversi hospitalia e lo Xenodochio della Madonna dei

Martiri. Nel tratto tra Bari e Brindisi, il comune di Polignano è consapevole

dell’esistenza sul proprio territorio di alcuni percorsi assegnabili con certezza al

Medioevo, al pari di Carovigno che ricorda come tutto il territorio carovignese sia

interessato da vie di pellegrinaggio, una tra le più significative è quella che conduce al

51

Santuario della Madonna del Belvedere. Dal questionario si evince inoltre che: “la

significativa presenza di edifici di culto, costruiti per il piccolo centro di Carovigno e

per l’agro e della sua marina e della selva è giustificata proprio dall’esistenza di tracciati

viari di antica frequentazione (Via Traiana e Francigena), che ha influito sullo sviluppo

urbanistico della città e del disegno agrario locale”. Riguardo l’incidenza della Via

Francigena sulle prospettive future di sviluppo culturale, economico e turistico dei

centri attraversati, Celle dichiara che essa potrebbe incidere tantissimo su questi aspetti

di sviluppo della comunità. Tale visione è condivisa da Troia che considera

l’incremento dei camminatori, e dei consumi a essi legati nelle attività commerciali

cittadine, un’occasione per far conoscere la città. Lucera vede nella Via Francigena

un’importantissima chance per valorizzare le risorse storico-culturali, socio-economiche

e ambientali del territorio e per far conoscere i prodotti delle imprese agro-alimentari

locali. Manfredonia aggiunge che con l’attraversamento del cammino francigeno

ciascun luogo diventa più attrattivo e assume un significato diverso, e che lo sviluppo

basato su scelte di sostenibilità ambientale stimola l’iniziativa privata e il turismo

culturale. Lungo la Via Traiana, Canosa e Andria concordano sul fatto che la

Francigena potrà incidere in maniera significativa, incrementando i flussi turistici e

attivando delle sinergie con i comuni limitrofi. Andria in particolare esprime la volontà

di veicolare una buona quota dei flussi che interessano Castel del Monte nel centro

storico, che suo malgrado non ha ancora espresso a pieno le proprie potenzialità. Per

Corato il cammino francigeno costituisce le basi per lo sviluppo del turismo locale,

considerando che il comune è sede di arrivo e partenza di tappa, e l’importanza del

ruolo del turismo religioso è stata ampiamente riconosciuta dall’amministrazione

cittadina. Anche il comune di Terlizzi crede moltissimo nel potenziale connesso

all’antica via di pellegrinaggio. L’amministrazione ritiene doveroso attuare politiche di

valorizzazione del territorio e del suo patrimonio culturale, che concorrerebbero anche

allo sviluppo turistico ed economico. Volgendo lo sguardo ai comuni della Via

Litoranea sino al capoluogo, anche i comuni di Margherita, Barletta, Trani, Molfetta e

Giovinazzo ritengono che la Francigena possa incidere notevolmente sulle prospettive

future di sviluppo. Per Margherita, il cammino contribuisce sia a far conoscere e

valorizzare le singole località, sia a far comprendere il senso stesso del cammino.

Molfetta, invece, registra già attualmente un numero crescente di pellegrini che vi

transitano proseguendo verso sud, mentre, nella delibera di adesione di Barletta ad

AEVF, la Francigena è vista come “una grande opportunità di posizionamento

52

strategico e di motivazione di nuovi flussi turistici culturali e sostenibili per il

Mezzogiorno”. L’amministrazione di Bari è convinta che il percorso possa incidere

sulle prospettive di sviluppo poiché esso ha una forte valenza evocativa, sebbene Bari

sia un luogo di transito e non un approdo di tappa. Sulla stessa lunghezza d’onda si pone

il comune di Carovigno per il quale la Francigena “ispira la nascita di una rinnovata

economia, fondata sulla riscoperta dei caratteri culturali autoctoni e votata verso un

turismo ecologico, anche di natura religiosa”. Polignano e Fasano dichiarano di godere

già di flussi turistici rilevanti e in continua crescita. Tuttavia nel primo il turismo legato

alla Francigena, pur essendo attualmente assente, potrebbe offrire soprattutto a livello

culturale un ritorno positivo; nel secondo la rivalutazione del percorso consentirebbe di

aggiungere un ulteriore tassello allo sviluppo sostenibile del territorio includendo

monumenti quali il Tempietto di Seppannibale, insediamenti rupestri, chiese e santuari.

5.2.2 INIZIATIVE PRESENTI E PASSATE

Il futuro successo del cammino a sud di Roma è certamente subordinato, tra gli altri

aspetti, all’infrastrutturazione del percorso attraverso la sua messa in sicurezza,

l’apposizione di segnaletica coerente, la disponibilità di strutture d’accoglienza dedicate

ai camminatori e così via. In quest’ambito, solo una porzione relativamente ridotta dei

comuni rispondenti ha intrapreso azioni mirate esclusivamente alla Via Francigena, la

maggioranza dei comuni interessati ha attuato azioni che si rivolgono anche al cammino

francigeno, nell’ambito d’iniziative di più ampio respiro, di carattere comunale o sotto

l’influenza di quanto promosso da Pugliapromozione. Un ultimo gruppo di comuni è in

una fase di riflessione circa l’importanza della Francigena e delle azioni da

intraprendere per favorirne la crescita. Tra i comuni “virtuosi” in tema francigeno

rientrano certamente Corato, Troia e Celle. Corato nell’ottobre 2015 è stato il primo

comune pugliese ad aver posto in opera la segnaletica ufficiale europea della Via

Francigena e ciò ha consentito alle associazioni locali, Pro Loco in primis, di

organizzare eventi tematici dedicati alla Via. Anche il territorio di Celle è provvisto di

segnaletica dedicata mentre a Troia il comune ha realizzato l’Hospital del Cammino, un

ostello a donativo che accoglie i camminatori transitanti nel centro cittadino. Molti altri

comuni hanno messo in atto iniziative che abbracciano la Via Francigena: a Fasano è

stato realizzato un percorso ciclabile con aree di sosta su una porzione abbastanza ampia

del tracciato della Francigena, a Terlizzi è stato attuato un programma di valorizzazione

della Via con l’installazione di apposita segnaletica. Diverse le iniziative intraprese

53

anche a Molfetta: allestimento presso lo Xenodochio di una mostra dedicata alle vie dei

pellegrini, nuova segnaletica turistica, promozione della Francigena attraverso lo IAT e

produzione della carta turistica “Molfetta sulla via per l’Oriente”, che segnala luoghi e

itinerari lungo la Francigena del Sud. Ancora, a Canosa sono state attuate azioni volte

ad accrescere l’ospitalità e mettere in sicurezza il percorso, Margherita ha avallato la

promozione del cammino partecipando alla “Passeggiata verso la Disfida lungo la Via

Francigena”, nell’ambito del progetto regionale “Discovering Vie e Cammini” e a

Carovigno si stanno avviando azioni di tutela e valorizzazione del patrimonio

paesaggistico e culturale lungo la Francigena con un focus particolare sulla messa in

sicurezza del tracciato. Tra gli altri centri, Manfredonia ha recentemente istituito

l’Agenzia del Turismo, Bari sta lavorando sulla mobilità dolce per ricucire i diversi

quartieri che si affacciano sul litorale e Polignano ha attuato diversi interventi per

rendere fruibile il percorso costiero, pur senza un’evidenza legata alla Francigena.

Andria, Trani, Giovinazzo e Lucera sono attualmente nelle fasi di studio e di

approfondimento con gli stakeholder interessati, cui seguiranno azioni concrete per

migliorare la fruibilità del cammino. Con riferimento alle azioni in corso d’opera o di

prossima realizzazione in concerto con Regione Puglia è emerso un quadro abbastanza

unanime di relativa attesa. Esso è dovuto all’implementazione ancora in corso di

“Puglia 365” - Piano Strategico del Turismo della Regione Puglia 2016-2025, che vede

coinvolti gli operatori del settore, gli enti locali, le associazioni datoriali e sindacali, gli

stakeholder, il MIBACT, gli opinion leader locali, le Università e i GAL; realtà diverse

che lavoreranno insieme nei prossimi mesi verso una nuova visione condivisa del

turismo in Puglia. Ciononostante, sono molti i comuni che auspicano una pronta ripresa

delle azioni congiunte per favorire lo sviluppo ulteriore della Francigena. Corato ricorda

come nella programmazione 2014/2020 della Puglia, la Via Francigena è intesa come

uno degli attrattori turistici su cui investire risorse. In questo senso vanno anche le

dichiarazioni dei comuni di Carovigno, Terlizzi, Molfetta, Manfredonia, Polignano e

Lucera.

5.2.3 POTENZIALI BENEFICI ATTESI FUTURI

In merito alla percezione rispetto al potenziale della Via Francigena per lo sviluppo del

territorio e dei possibili ritorni in termini di visibilità, immagine, economici e di

riposizionamento culturale che essa potrà garantire, il panorama delle opinioni è ampio

e diversificato. In particolare nell’area del Subappenino Dauno, il comune di Celle crede

54

molto nei benefici che lo sviluppo della Via potrà apportare al territorio definendo

molto elevato il potenziale di cui la Francigena gode. Ciò detto, il comune lamenta una

mancanza di fondi sufficienti per affrontare i costi connessi al miglioramento del

percorso e auspica che la Regione possa accrescere la propria consapevolezza

dell’importanza dell’asset francigeno e farsi promotrice del suo sviluppo. Per Troia, un

cammino alla portata di camminatori esperti e neofiti potrebbe rappresentare un volano

di turismo nuovo e longevo per attrarre sulla Francigena del Sud turisti italiani e

stranieri e creare un collegamento ideale con gli altri cammini d’Europa. Nel Tavoliere,

Lucera si attende che la Francigena dia un impulso alle attività ricettive che insistono

sul percorso, generando così benefici di carattere economico e favorendo lo scambio

culturale e spirituale tra il territorio e i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.

Per l’amministrazione di Manfredonia, lo sviluppo della Via Francigena potrà creare

concrete opportunità occupazionali attivando processi di destagionalizzazione atti a

superare la formula “sole-mare”. Nell’area semi costiera lungo la Traiana, la percezione

positiva rispetto al potenziale della Francigena è diffusa. Il comune di Andria è di

questo avviso e auspica, come Celle, che la Regione possa promuovere in modo

integrato e coordinato l’intero percorso, garantendo cosi benefici diffusi. I comuni di

Canosa e Corato hanno già sperimentato un incremento dei flussi legati alla presenza

della Via e auspicano di posizionarsi strategicamente come affermata meta di turismo

culturale il primo, e un grande ritorno in termini di visibilità e d’integrazione con i paesi

europei e i territori nazionali il secondo. Anche il comune di Terlizzi crede fortemente

nelle potenzialità connesse alla Francigena e ai possibili ritorni in termini di visibilità,

economici e di riposizionamento culturale e, al pari degli altri, ha registrato un aumento

dei flussi turistici legati alla riscoperta del suo patrimonio culturale. Nell’area costiera

compresa tra Zapponeta e Giovinazzo, il comune di Molfetta auspica che il cammino

possa far nascere nuove forme d’impresa e generare un ritorno in termini economici. A

questa visione si associano anche Trani, Giovinazzo e Margherita, con quest’ultima,

come Manfredonia in precedenza, che esprime l’intento di destagionalizzare e attrarre

turisti stranieri, generando benefici economici anche per le produzioni artigianali e

agroalimentari dei territori. Nella delibera di adesione del comune di Barletta ad AEVF,

lo sviluppo economico della collettività è indicato come uno dei motivi fondamentali

che giustificano l’adesione del comune stesso alla rete europea della Francigena. Lungo

la Via Litoranea da Bari a Brindisi, i comuni di Bari, Polignano, Fasano e Carovigno

identificano nella Via Francigena un’opportunità di sviluppo, riservandosi talvolta

55

qualche distinguo dovuto alla necessità d’integrare questa tipologia di turismo con le

altre che già caratterizzano fortemente il territorio. L’amministrazione di Polignano

ritiene che l’attivazione di un circuito europeo legato alla Francigena produrrà effetti

positivi in termini culturali ed economici e dello stesso avviso è anche

l’amministrazione di Carovigno che vede nella Francigena anche una fonte di ritorni in

termini d’integrazione.

5.2.4 RETE EUROPEA

Circa l’importanza dell’ingresso di ciascun comune nel circuito ufficiale della

Francigena, che consentirebbe di entrare in una rete europea d’istituzioni ed enti locali e

di partecipare a festival, eventi, meeting e seminari su scala europea, i comuni di Celle e

di Troia considerano tale aspetto importantissimo. Dai questionari emerge che entrambi

i centri beneficerebbero di maggiori flussi turistici e in più Troia riacquisterebbe la sua

vocazione di centro nevralgico del Medioevo, lanciandosi verso un futuro di

accoglienza e sviluppo. Se Lucera pone l’accento sulla possibilità che l’ingresso nel

network francigeno possa favorire uno scambio interculturale con altri popoli e culture,

Manfredonia, oltre a condividere questa prospettiva, aggiunge che la partecipazione alla

rete europea rappresenta “un’occasione per dare impulso ad una corretta conservazione,

fruizione e promozione del patrimonio storico e artistico e dei molteplici monumenti

che caratterizzano l’intero itinerario”. La partecipazione al network europeo della

Francigena è considerata determinante anche dall’amministrazione di Canosa, sia per il

riposizionamento della cittadina nel panorama delle mete archeologiche d’Europa, sia

per la riconsiderazione del valore storico della città, testimoniato da reperti diffusi nei

maggiori musei europei. La crescita culturale della comunità canosina e l’incremento

dei flussi sono altri due risultati attesi da una partecipazione diretta alla dedicata rete

europea. Per Corato, i benefici di un’adesione diretta alla rete europea sono tali da aver

già spinto il comune ad aderire ad AEVF. Le opportunità di scambio culturale e di

crescita della comunità, attraverso eventi che mettono in comunicazione il Kent con la

Puglia, così come lo di scambio d’idee, buone pratiche e di relazioni, sono tutti plus che

l’adesione alla rete europea sta già portando con sé. L’amministrazione di Andria

considera il divenire parte di una rete europea come quella Francigena un’occasione

fondamentale per potenziare l’appeal turistico, come già accaduto con il riconoscimento

UNESCO di Castel del Monte che ha portato un numero maggiore di visitatori, con le

conseguenti ricadute in termini economici per il territorio. La valorizzazione delle

56

produzioni locali, tra cui spiccano l’olio extravergine d’oliva e la burrata, completa il

quadro dei benefici attesi. Anche Terlizzi ritiene fondamentale la partecipazione alla

rete europea della Via e si attenderebbe benefici di carattere etico poiché la

valorizzazione del percorso sarebbe una “riappropriazione storica”, ma anche di

carattere turistico e conseguentemente economico. Un ulteriore importante aspetto è

indicato dal comune di Molfetta, che sostiene che l’ingresso di comunità del sud nella

rete francigena europea aumenterebbe la consapevolezza degli altri territori nel

riconoscere la Puglia come uno storico ponte tra oriente e occidente e creerebbe le

condizioni per la diffusione della conoscenza di Molfetta e del suo patrimonio storico,

culturale, ambientale ed etnografico. L’adesione alla rete europea della Francigena è

ritenuta molto importante anche dal comune di Giovinazzo che si attenderebbe un

incremento del turismo culturale e una maggiore condivisione delle strategie per lo

sviluppo del turismo. Le amministrazioni di Trani e Margherita concordano nel

considerare molto importante l’adesione al network europeo per l’attivazione di processi

di crescita d’identità culturale e per una svolta verso un turismo più sostenibile e

rispettoso dell’ambiente. La stessa vision è condivisa dalla città di Bari, che auspica il

riconoscimento della Via Nicolaiana e si attende benefici che includano un nuovo

racconto dell’identità territoriale della terra di Bari. Per Fasano l’adesione alla rete

europea può rappresentare un’opportunità di promozione, aggiornamento e di scambio

di esperienze mentre il comune di Polignano auspica la creazione di sinergie a livello

internazionale e l’attivazione di un canale turistico differente. Ricadute importanti sul

tessuto produttivo locale sono attese anche dalla comunità carovignese.

5.2.5 GOVERNANCE E COORDINAMENTO.

L’esplorazione della conoscenza del lavoro svolto in questi anni da AEVF e della

propensione dei comuni interessati circa la possibilità di aderire all’Associazione

Europea, hanno rivelato posizioni differenti. A fronte di un gruppo di comuni già soci di

AEVF, ve ne è un altro alquanto cospicuo di comuni che conoscono l’operato

dell’associazione e considererebbero un valore aggiunto farne parte. Altri invece non

conoscono l’associazione o considerano l’adesione a essa un passo successivo

all’implementazione di politiche di merito, rivolte alla valorizzazione dei cammini

nell’ambito della mobilità dolce. Tra i comuni rispondenti già soci si annoverano, a

giugno 2016, Barletta, Molfetta e Corato, con quest’ultimo che considera l’ingresso

della città nel programma degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa una grande

57

risorsa. Dei 37 comuni interpellati, anche San Giovanni Rotondo è attualmente socio

AEVF, tuttavia il questionario del predetto comune non è pervenuto. Altri centri come

Polignano e Celle, pur non conoscendo l’associazione, ritengono una possibile

partecipazione a essa, e l’ingresso nel programma del CoE un valore aggiunto per il

proprio territorio. Il comune di Terlizzi, condividendo questa opinione, si dice pronto,

mediante una delibera ad hoc, ad aderire all’associazione e particolare interesse è

mostrato anche dal comune di Giovinazzo. I comuni di Troia, Lucera e Manfredonia

conoscono il lavoro dell’associazione e, dichiarandosi pronti a intraprendere il percorso

verso la valorizzazione dell’itinerario (Manfredonia), auspicano che lo stesso percorso

sia seguito e attuato in maniera sinergica da tutti gli enti interessati (Lucera e

Manfredonia), generando idee concrete e progetti realizzabili a vantaggio delle

comunità (Troia). Anche Andria e Canosa sono consce del lavoro svolto da AEVF e

ritengono che l’ingresso nel programma degli Itinerari Culturali possa interagire con

altre iniziative internazionali di carattere culturale come il festival Castel dei Mondi

(Andria), o contribuire a incrementare i flussi turistici provenienti dall’estero (Canosa).

I comuni di Trani e Margherita, riconoscendo l’importanza di far parte di un network

internazionale, sottolineano la necessità di una governance unica, che sviluppi una

strategia unitaria, garantendo così omogeneità e superando la frammentazione

(Margherita). Bari, Fasano e Carovigno conoscono AEVF e convengono nel considerare

l’ingresso nel programma del CoE una marcia in più per il territorio. Inoltre, la Città

Capoluogo manifesta un interesse diretto nell’adesione, che potrà avvenire, tuttavia,

solo dopo aver completato il circuito dell’offerta culturale territoriale e migliorato le

funzioni essenziali per un’accoglienza più efficiente.

58

59

CAPITOLO SEI

RISULTATI DELLA RICERCA, EVIDENZE EMPIRICHE DALLE

STRUTTURE RICETTIVE

6.1 CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE

A seguito dell’invio del questionario alle 1228 strutture ricettive, di carattere

commerciale, individuate nel raggio di 5 km dalla Francigena in Puglia, sono pervenute

185 risposte, che costituiscono un campione di poco più del 15% dell’intera

popolazione di strutture. Di esse, il 15% sono strutture alberghiere e l’85% sono extra-

alberghiere. In particolare il campione è costituito da 104 B&B, 28 alberghi di varie

categorie, 23 affittacamere, 13 case e appartamenti per ferie, 10 agriturismi, 5

campeggi, 1 villaggio e 1 R.T.A. Tutti i 6 cluster individuati in precedenza sono

rappresentati nel campione, poiché hanno compilato il questionario 4 strutture nel

Subappenino Dauno, 9 nel Tavoliere, 24 nell’area garganica e 22 in quella semi

costiera, 31 strutture situate lungo la costa a nord di Bari e ben 95 poste nel tratto

costiero compreso tra Bari e Brindisi. Con riguardo al ruolo ricoperto dai rispondenti al

questionario all’interno della struttura ricettiva, oltre il 90% di essi è risultato titolare,

gestore o direttore della struttura, a fronte della quota restante costituita da dipendenti.

6.2 CONOSCENZA, PERCEZIONE E PROPENSIONE VERSO LA FRANCIGENA

Le prime 4 domande del questionario sono state volte a indagare la conoscenza della

Via Francigena, la consapevolezza del fatto che la struttura si trovasse sul percorso, la

possibilità di aver ospitato già in passato pellegrini o viandanti e la disponibilità a

elaborare un’offerta loro dedicata. I risultati sono desumibili dalla seguente tabella.

Tabella 6.1 Domande 1-4 del questionario alle strutture ricettive.

Domanda % SI % NO

1) È a conoscenza della Via Francigena, itinerario culturale già

riconosciuto dal Consiglio d’Europa per il tratto Canterbury - Roma

e della sua direttrice sud da Roma a Brindisi - Santa Maria di

Leuca, verso Gerusalemme?

83,2 16,8

2) È consapevole del fatto che la sua struttura si trova sul percorso o

nelle immediate vicinanze?

83,2 16,8

60

3) Ha già avuto modo di ospitare in passato viandanti e pellegrini

nella sua struttura ricettiva?

35,7 64,3

4) Sarebbe disposto ad accogliere a un prezzo agevolato pellegrini e

viandanti, muniti di apposita credenziale, a piedi o in bicicletta,

elaborando cosi un’offerta loro dedicata?

85,9 14,1

Dalla tabella 6.1 sopra esposta è possibile rilevare come il tasso di conoscenza della Via

Francigena è molto elevato. Tale dato non deve stupire considerando il crescente

interesse che la Via sta suscitando sia a livello nazionale, sia locale. A parte la

promozione effettuata da AEVF e da altre associazioni di camminatori, non è

infrequente imbattersi in articoli relativi alla Francigena anche sulla stampa locale.

Sebbene le prime due domande presentino gli stessi valori, essi sono il frutto di una

fortuita compensazione tra risposte diverse date da strutture ricettive diverse. La bassa

percentuale di strutture che dichiarano di aver ospitato in passato almeno una volta

pellegrini o viandanti è un primo chiaro segnale del potenziale che questa tipologia di

segmento di turismo incorpora. La domanda numero 4 ha rappresentato il discrimine per

la prosecuzione del questionario o meno. La risposta negativa a tale domanda

comportava il termine della compilazione del questionario. La domanda 4 ha così creato

due sottogruppi costituenti il campione principale, da un lato le 159 strutture che hanno

risposto Si, dall’altro le 26 strutture che hanno risposto No. Prima di proseguire l’analisi

all’interno del gruppo che ha risposto affermativamente alla domanda 4 è utile guardare

alle strutture che hanno risposto in maniera negativa, per comprendere dove sono situate

e se vi sia una correlazione tra la disponibilità mostrata e la vocazione turistica del

territorio. Ciò consentirà di effettuare una primissima, seppur parziale, valutazione

dell’interesse nei confronti della Francigena. All’interno delle 26 rispondenti No, solo 3

strutture ricettive sono situate nell’entroterra, le restanti si trovano tutte in comuni

costieri. Ben 17 strutture delle 26 considerate sono collocate lungo il tratto di costa

compreso tra Bari e Brindisi. Tali constatazioni consentono di ipotizzare in primissima

battuta che esista una correlazione negativa tra la disponibilità ad accogliere viandanti e

pellegrini e la forza della vocazione turistica del territorio. Volgendo lo sguardo alle 159

strutture dichiaratesi disponibili e sorvolando momentaneamente le domande 5 e 6,

riguardanti il prezzo e la quantità di posti letto, che saranno oggetto di una specifica

analisi più avanti, un altro indicatore della disponibilità delle strutture è fornito dal

periodo dell’anno nel quale gli esercizi ricettivi sarebbero disponibili ad accogliere i

61

pellegrini alla tariffa agevolata indicata nel questionario. Il successivo grafico 6.1

mostra i risultati delle tre possibilità a disposizione del rispondente: intero periodo di

apertura in qualunque giorno, solo in bassa stagione o solo nei giorni infrasettimanali

escludendo il weekend. Segue il grafico 6.2 mostrante la tipologia dei benefici attesi

dalla struttura aderendo al network della Via Francigena. Essi potevano essere di

carattere economico, reputazionale, entrambi i precedenti oppure trascurabili o nulli.

Grafico 6.1 Disponibilità temporale ad accogliere pellegrini e viandanti.

Grafico 6.2 Tipologia dei benefici attesi dall’adesione al network della Via Francigena.

62

Per benefici di carattere economico si intendono i maggiori introiti derivanti dal

maggior numero di arrivi, mentre per benefici di carattere reputazionale si è fatto

riferimento alla maggiore popolarità della struttura se resa conoscibile a livello

internazionale mediante il portale web delle Vie Francigene del Sud. Le domande 9, 10

e 11 miravano a indagare, sempre all’interno delle 159 strutture interessate ad

accogliere i viandanti, la disponibilità degli esercenti a offrire servizi specifici dedicati:

a viandanti e pellegrini sia a piedi, sia su due ruote (domanda 9), solo a camminatori a

piedi (domanda 10) o solo a cicloturisti e pellegrini su due ruote (domanda 11). I grafici

6.3, 6.4 e 6.5 indicano, in riferimento alle tre precedenti domande, la percentuale di

strutture ricettive in grado di offrire ciascun servizio.

Grafico 6.3 Servizi che la struttura può offrire a pellegrini a piedi e su due ruote.

63

Grafico 6.4 Servizi che la struttura può offrire ai camminatori.

Grafico 6.5 Servizi che la struttura può offrire a cicloturisti e pellegrini su due ruote.

Nel grafico 6.3, il servizio “lavaggio e asciugatura indumenti” può essere garantito

anche in convenzione con terzi purché nei pressi della struttura e per “accessibilità

disabili” si intendono strutture prive di barriere architettoniche e dotate di servizi ad

hoc. Nel grafico 6.4, il servizio “noleggio bici e accessori” comporta la presenza di

biciclette a noleggio di buona qualità, o informazioni sulla possibilità di trovare nelle

vicinanze noleggiatori conoscendo prezzi, condizioni e i numeri di telefono.

0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0

Riferimenti riparatori di biciclette

Custodia sicura bici

Materiale, info e itinerari per ciclisti

Area lavaggio bici

Info su altre strutture per ciclisti

Prelievo cicloturisti in difficoltà

Officina per manutenzione base

Servizi che la struttura può offrire ai viandanti in bici

% Strutture disponibili per servizio

64

6.3 STRUTTURE SITUATE SULLA COSTA VERSUS STRUTTURE

DELL’ENTROTERRA

Con riferimento al gruppo di strutture mostratesi disponibili ad accogliere pellegrini e

viandanti è opportuno operare una distinzione tra le 114 che si trovano in un comune

bagnato dal mare e le 45 situate nell’entroterra. La tabella 6.2 seguente mostra le prime

4 domande con la percentuale di risposte affermative per ognuna, mettendo a confronto

i risultati delle strutture situate in comuni costieri (COST), con quelle dell’entroterra

(INT) e con l’intero gruppo prima di effettuare la scomposizione (VF).

Tabella 6.2 Domande 1-4, % SI, strutture divise per comuni costieri, non costieri, tutti.

Domanda VF COST INT

1) È a conoscenza della Via Francigena, itinerario culturale

già riconosciuto dal Consiglio d’Europa per il tratto

Canterbury - Roma e della sua direttrice sud da Roma a

Brindisi - Santa Maria di Leuca, verso Gerusalemme?

83,2 79,6 91,8

2) È consapevole del fatto che la sua struttura si trova sul

percorso o nelle immediate vicinanze?

83,2 78,8 93,9

3) Ha già avuto modo di ospitare in passato viandanti e

pellegrini nella sua struttura ricettiva?

35,7 27,7 57,1

4) Sarebbe disposto ad accogliere a un prezzo agevolato

pellegrini e viandanti, muniti di apposita credenziale, a piedi

o in bicicletta, elaborando cosi un’offerta loro dedicata?

85,9 83,2 91,8

Nel confronto tra i valori, le strutture che si trovano nell’entroterra mostrano una

maggiore conoscenza e consapevolezza della Via e del suo passaggio nelle vicinanze,

inoltre, nella maggior parte dei casi, hanno già ospitato pellegrini o viandanti almeno

una volta nel passato. Infine, superiore è anche la disponibilità delle strutture ricettive

situate nell’entroterra ad accogliere pellegrini e viandanti rispetto alle strutture poste in

comuni bagnati dal mare. Un altro indice di disponibilità è costituito dal periodo

temporale in cui le strutture sarebbero disposte ad accogliere viaggiatori di questo

segmento. Anche in questo caso, come desumibile dal grafico 6.6 seguente, emergono

differenze degne di nota.

65

Grafico 6.6 Disponibilità temporale ad accogliere pellegrini, strutture divise per comuni

costieri e dell’entroterra.

Come prevedibile, le strutture ricettive che non si trovano sulla costa e non sono

influenzate dal turismo balneare si mostrano più propense ad accogliere camminatori e

cicloturisti francigeni durante l’intero periodo di apertura. Di converso, le strutture che

si trovano nei comuni costieri limiterebbero facilmente la disponibilità verso questo

segmento nei mesi di alta stagione quali luglio e agosto. A livello di tipologia di

benefici attesi non emergono differenze rilevanti, in entrambi i casi i risultati non si

discostano molto da quelli presentati nel grafico 6.2.

6.4 ANALISI DEI RISULTATI PER CLUSTER

In questa sezione sono analizzate le risposte delle strutture ricettive riclassificate sulla

base del cluster territoriale di appartenenza. Nel corso della trattazione i diversi cluster

saranno così abbreviati: Subappenino Dauno (SUB), Tavoliere (TAV), Area del

Gargano (GAR), Area semi costiera (ASC), Costa a nord di Bari (CBN) e Bari e la

costa a sud (BCS). Il grafico 6.7 espone le risposte alla prima domanda sulla

conoscenza della Via con le strutture divise per cluster. I risultati della seconda

domanda, sulla consapevolezza che la struttura si trovi sul percorso, essendo molto poco

differenti dai primi saranno omessi.

66

Grafico 6.7 Conoscenza della Via Francigena, Itinerario Culturale del CoE

Dal grafico 6.7 si evince chiaramente come tutte le 4 strutture ricettive del

Subappeninno e le 9 del Tavoliere siano a conoscenza della Via Francigena. Percentuali

elevate si registrano anche nei restanti cluster con le strutture sul tratto costiero a nord di

Bari che fanno registrare il tasso di conoscenza più basso. Il grafico successivo 6.8

mette in luce le quote di strutture ricettive che hanno già avuto modo di ospitare

pellegrini e viandanti in passato.

Grafico 6.8 Strutture che hanno già avuto modo di ospitare pellegrini e viandanti.

Dalla lettura del grafico emergono differenze rilevanti, le strutture rispondenti presenti

nei comuni di Lucera, Cerignola e San Severo, riconducibili al cluster Tavoliere, sono

67

quelle che in percentuale hanno avuto maggior modo di ospitare pellegrini in passato.

Valori elevati si registrano anche nell’area garganica dove, la presenza dei culti di San

Pio a San Giovanni Rotondo e San Michele presso Monte Sant’Angelo sono tuttora

motivo di pellegrinaggio. Percentuali più basse si registrano invece nell’area costiera da

Margherita a Brindisi. Il grafico 6.9 espone invece la disponibilità delle strutture, divise

per cluster, ad accogliere pellegrini e riservare loro un’offerta dedicata.

Grafico 6.9 Disponibilità ad accogliere pellegrini riservando loro un’offerta dedicata.

La disponibilità ad accogliere camminatori e cicloturisti francigeni è alquanto elevata in

ciascun cluster analizzato, ciononostante, il valore minimo si registra nelle strutture

ricettive situate sulla costa compresa tra Bari e Brindisi, la stessa che gode già dei flussi

turistici più rilevanti tra i diversi cluster analizzati. Una tendenza analoga è riscontrabile

anche a livello di periodo temporale. Il grafico 6.10 successivo mostra, infatti, la

disponibilità delle strutture all’interno di ciascun cluster divise per strutture disponibili

in qualunque periodo, strutture non disponibili in alta stagione e strutture non

disponibili nel weekend.

68

Grafico 6.10 Disponibilità temporale ad accogliere pellegrini, strutture divise per

cluster.

Se nel Subappennino e nel Tavoliere tutte le strutture si dichiarano disponibili per

l’intero periodo d’apertura, nell’area garganica e in quella semi costiera circa un terzo

delle strutture negherebbe la propria disponibilità in alta stagione. Lungo la costa a nord

di Bari il divario tra le strutture disponibili in tutto il periodo d’apertura e quelle

indisponibili in alta stagione si assottiglia ulteriormente. Nella fascia costiera compresa

tra Bari e Brindisi, il 60% circa delle strutture sarebbero indisponibili ad accogliere

pellegrini francigeni nei periodi d’alta stagione in cui forte è la presenza di turismo

balneare. Guardando invece ai benefici attesi dalle strutture all’interno dei diversi

cluster non emergono divergenze rilevanti, la maggior parte delle strutture si attende

benefici sia di carattere economico, sia di natura reputazionale, seguite da quelle che si

attendono solo benefici in ambito reputazionale. Chiudono la distribuzione i benefici

trascurabili o nulli che precedono i benefici di esclusivo carattere economico.

6.5 LA DISPONIBILITÀ IN TERMINI DI PREZZO E DI POSTI LETTO

Nel questionario erano presenti due domande relative rispettivamente al prezzo che la

struttura praticherebbe per notte, per persona e al numero di posti letto che ogni struttura

metterebbe a disposizione dei pellegrini. A causa della diversità delle strutture ricettive

in termini di dimensioni e tipologia, calcolare un prezzo medio per cluster, tenendo

conto della categoria della struttura ricettiva e del suo peso all’interno della

69

distribuzione, è apparso un problema complesso e di difficile risoluzione. Stesso dicasi

per l’elaborazione di un indice di disponibilità della struttura, calcolato come rapporto

tra numero di posti letto che la struttura metterebbe a disposizione e numero di posti

letto totali di cui dispone. Per ovviare a questa problematica, considerando che le

strutture di tipologia “Bed & Breakfast”, “Case per ferie” e “Affittacamere”

rappresentano il 75% di tutte le strutture rispondenti e possono essere ricondotte alla

medesima categoria in termini di qualità dei servizi, si è ritenuto opportuno indagare il

prezzo medio per cluster e il tasso di posti letto a disposizione sul totale, all’interno di

questo gruppo nei diversi cluster analizzati. Il grafico 6.11 espone il prezzo medio per

cluster calcolato come media dei prezzi dichiarati dalle 119 strutture ricettive disponibili

ad accogliere viandanti francigeni e riconducibili a una delle tipologie sopra citate.

Grafico 6.11 Prezzo medio che le strutture ricettive applicherebbero al pellegrino

munito di credenziale, diviso per cluster.

A parità di tipologie di strutture ricettive, il prezzo aumenta all’aumentare della

vocazione turistica del territorio passando dal valore più basso registrato nel

Subappenino Dauno a quello più alto della fascia costiera compresa tra Bari e Brindisi.

Lieve è la differenza tra quest’ultima e la zona costiera a nord di Bari, interessate

entrambe da flussi di turismo balneare. I prezzi praticabili nelle aree interne, invece, ad

eccezione del Subappennino Dauno, non variano consistentemente tra le diverse zone e

oscillano tra 30,3€ e 31,8€. La percentuale di posti letto sul totale, che la struttura

riserverebbe ai pellegrini, è un indice della disponibilità mostrata dalla stessa verso il

70

segmento dei camminatori e cicloturisti. La media di tali valori percentuali restituisce,

cluster per cluster, la disponibilità media delle strutture ricettive in ciascuna zona

considerata. Il grafico 6.12 evidenzia tale valore percentuale medio per ogni cluster.

Grafico 6.12 Disponibilità delle strutture ricettive ad accogliere pellegrini, misurata

come rapporto percentuale tra il numero di posti letto messi a disposizione e il numero

di posti letto totali. (Media per ciascun cluster).

Anche dal grafico 6.12 emerge una correlazione negativa tra l’ammontare dei flussi

turistici già presenti nel cluster analizzato e la disponibilità degli esercenti verso il

segmento dei pellegrini. In particolare, in zone che non godono di flussi turistici di

rilievo come il Subappennino Dauno e il Tavoliere, la propensione degli esercenti verso

i pellegrini risulterebbe massima. Elevata sarebbe anche la disponibilità delle strutture

ricettive sia nella area semi costiera, sia lungo la costa a nord di Bari, zone nelle quali il

turismo non ha ancora espresso a pieno le proprie potenzialità. Il tasso di disponibilità si

abbassa invece nell’area garganica e lungo la costa tra Bari e Brindisi dove gli attuali

flussi turistici contribuiscono già in parte a caratterizzare l’economia.

71

CONCLUSIONI

Mai come nel 2016, anno nazionale dei cammini, è necessario confrontarsi e riflettere

sul tema della Francigena. Alla stregua di quanto fatto da Canterbury a Roma, anche la

direttrice sud che conduce da Roma sino all’estremo tacco d’Italia merita di essere

riscoperta, apprezzata, fatta conoscere e valorizzata. È un’infrastruttura che prima di

essere costruita da basolati, sterrati e sentieri è costruita di storia, di culture e di popoli

che l’hanno plasmata nel corso dei secoli fondendosi al suo interno. Per la Puglia

l’attraversamento della Via Francigena, o meglio del fascio di Vie Francigene,

rappresenta in primis una risorsa unica e irripetibile, di valore inestimabile che attende

solo di essere riqualificata a beneficio dell’intera comunità e di coloro che vogliono

scoprire questo territorio caratterizzatosi nel tempo come crocevia di culture. Nel

presente lavoro si è considerato solo il tracciato attualmente inserito e approvato nel

dossier di candidatura a Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa. Tale dossier

considera Brindisi il termine della Francigena in Puglia. Ciononostante, la prospettiva di

rendere Santa Maria di Leuca la finisterre della Via Francigena dovrà rappresentare un

obiettivo imprescindibile cui tendere nella prospettiva di rendere l’intera Via una spina

dorsale per la Puglia e il suo futuro sviluppo turistico e territoriale. I comuni che hanno

apportato il proprio contributo rispondendo al questionario loro dedicato si sono

mostrati coscienti e consapevoli dell’esistenza della Via Francigena e delle potenzialità

a essa connesse. Molti amministratori hanno dichiarato di credere fortemente che la

riscoperta della Via Francigena possa essere un punto di svolta per la propria comunità.

È emersa tuttavia una divergenza riguardante il senso di urgenza connesso alla

valorizzazione della Via. L’investimento sulla Via Francigena è considerato prioritario

da quei territori tradizionalmente lontani dai flussi turistici più rilevanti. Proprio in

questi territori lo sviluppo del cammino francigeno potrebbe incidere notevolmente

sulla comunità residente, aprendo nuovi sbocchi imprenditoriali per i giovani desiderosi

di restare sul proprio territorio e contribuendo così al rilancio economico e al

rinnovamento generazionale. Le iniziative messe in atto da comuni quali Corato, Troia,

Celle San Vito, Molfetta, Terlizzi, etc., testimoniano l’importanza da essi attribuita alla

Via Francigena, la quale potrebbe diventare una delle componenti principali, se non la

più importante, nel panorama dell’offerta turistica di queste comunità. D’altra parte

anche per molti comuni costieri, sebbene essi siano interessati da altre tipologie di

72

turismo che giustificano la minore urgenza attribuita allo sviluppo della Francigena,

l’attraversamento della stessa e la sua integrazione nel patrimonio storico e culturale del

luogo, possono costituire la chiave per la destagionalizzazione dei flussi turistici e per

un arricchimento culturale legato alla scoperta delle proprie radici e del proprio passato.

Affinché la Francigena diventi un asset strategico per lo sviluppo territoriale e turistico

dei luoghi che attraversa è necessario che un ruolo chiave sia assunto dalla Regione

Puglia. Essa, sul modello di quanto fatto da altri territori, Toscana in primis, potrebbe e

dovrebbe mettere in campo una task force dedicata esclusivamente alla Francigena, che

ponga in essere azioni continuate e coordinate al fine di trasformare quella che oggi è

una rosea prospettiva in una solida realtà affermata. Diverse sono le azioni sulle quali

concentrarsi, a cominciare dal recupero del tracciato assicurandone la percorribilità in

sicurezza. L’apposizione della segnaletica ufficiale, la dotazione dei servizi di base per

il pellegrino che include punti informativi e di primo soccorso e la creazione di un

sistema ricettivo disponibile ad aprirsi al segmento dei camminatori completano un

primo elenco certamente non esaustivo del lavoro da fare. Restituita all’antica via il suo

splendore di concerto con tutte le altre regioni del mezzogiorno interessate, non vi è

dubbio che essa non tarderà a liberare il suo potenziale. Molto vivo è anche l’interesse

da parte degli operatori privati verso la costituzione di un sistema di accoglienza capace

di fornire servizi di altissimo valore ai pellegrini che percorrono la Francigena. Anche in

questo caso, la propensione verso la Via è stata superiore in quei territori dell’entroterra

nei quali il turismo non rappresenta un settore trainante dell’economia. La notevole

disponibilità, mostrata dalle strutture costituenti il campione situate nei territori

dell’entroterra, si è ridimensionata leggermente quando la stessa è stata indagata in

territori che sperimentano già crescenti flussi turistici non riconducibili al segmento dei

cammini. Malgrado ciò, l’ampia varietà e il grande numero di strutture ricettive in

queste aree potrà certamente dar modo di unire quelle più propense nella stessa rete di

ospitalità turistica “amica” del cammino. Quest’ultima potrà essere costituita a livello

regionale e affiancarsi alla rete dell’ospitalità “povera” di parrocchie, ostelli e case

accoglienza. In definitiva, la Via Francigena del Sud rappresenta una grande opportunità

per le regioni del mezzogiorno e soprattutto per la Puglia. Tuttavia, solo con la giusta

dose di vision e di lungimiranza potranno essere effettuati quegli investimenti che

consentiranno di generare un ritorno e ricadute positive sui territori. A fronte della

velocità, della frenesia e della dinamicità che caratterizzano l’attuale quotidianità,

l’intraprendenza di un cammino consente di conoscere la propria anima e nutrire il

73

proprio spirito con la cultura, l’arte e l’enogastronomia dei luoghi che si attraversano.

Sempre più persone nel mondo affidano a questa nuova, ma allo stesso tempo

antichissima, modalità di viaggio il compito di rigenerare e rinnovare il proprio spirito e

l’auspicio è che anche la Puglia con la bellezza dei suoi territori, la ricchezza del suo

patrimonio storico, i profumi dei suoi campi e i sapori della sua gastronomia possa

divenire meta prescelta dal nuovo pellegrino, turista e camminatore desideroso di

scoprire a fondo il territorio che attraversa e le peculiarità che lo caratterizzano.

74

75

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80

81

APPENDICE

ALLEGATO 1: QUESTIONARIO AI COMUNI ATTRAVERSATI DALLA VIA

FRANCIGENA IN PUGLIA

1) CONOSCENZA E INTERESSE

La Via Francigena, Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa, attraversa il suo

territorio comunale come esplicitato nella delibera regionale 1174/2013 e/o dal tracciato

presente su viefrancigenedelsud.it, sito web creato e gestito da AEVF, l’Associazione

Europea delle Vie Francigene.

Lei è consapevole dell’insistenza del percorso sul suo territorio comunale?

______________________________________________________________________

Quanto crede che il cammino della Via Francigena possa incidere sulle prospettive

future di sviluppo culturale, economico e turistico della sua comunità?

______________________________________________________________________

2) INIZIATIVE PRESENTI E PASSATE

Dopo la delibera regionale che riconosce ufficialmente i percorsi delle VF in Puglia è

necessario mettere in atto diverse azioni infrastrutturali in ciascun comune: segnaletica,

messa in sicurezza, percorribilità, accoglienza e strutture ricettive, promozione etc.

Il suo comune ha già attuato qualcuna di queste azioni?

____________________________________________________ __________________

Vi sono sviluppi in corso d’opera o azioni di prossima realizzazione in concerto con

la Regione?

______________________________________________________________________

3) POTENZIALI BENEFICI ATTESI FUTURI

Nel 2013 vi sono state 100 mila presenze sulla VF in Toscana, cresciute a 150 mila nel

corso del 2014 (di cui il 25% è attribuibile a turisti stranieri) e con un trend ancora in

crescita nel 2015. La VF ha permesso anche la valorizzazione dei territori

tradizionalmente lontani dai flussi turistici, creando in queste ultime realtà le condizioni

82

per la creazione di una microeconomia legata al cammino capace di favorire lo sviluppo

del territorio attraverso il turismo culturale.

Qual è la sua percezione rispetto al potenziale della Via Francigena per lo sviluppo

del territorio?

______________________________________________________________________

Crede che il suo comune possa beneficiare di un ritorno in termini di visibilità,

economici, riposizionamento culturale e integrazione attraverso lo sviluppo e

promozione dell’itinerario europeo della Via Francigena?

______________________________________________________________________

4) RETE EUROPEA

La dimensione europea della VF e l’estensione a Sud della certificazione da parte del

Consiglio d’Europa (istruttoria in corso) richiedono il costante rispetto di criteri

(Risoluzione 2013 (67) ) imprescindibili e l’adozione di determinati sistemi di

governance. Il label del CoE garantisce visibilità a livello internazionale e l’inclusione

in un network di destinazioni di alto livello culturale. L’ingresso nel circuito ufficiale

Francigeno consente inoltre di entrare in una rete europea d’istituzioni e enti locali, cosi

come di partecipare a eventi, festival, meeting e seminari su scala europea usufruendo

dell’esperienza acquisita negli ultimi 15 anni sul percorso di Sigerico.

Quanto è importante, secondo lei, per il suo comune divenire parte di una rete

europea come quella della Via Francigena?

______________________________________________________________________

Quali benefici si attenderebbe da un eventuale diretta partecipazione?

______________________________________________________________________

5) GOVERNANCE e COORDINAMENTO

Dal 2001 L’Associazione Europea delle Vie Francigene, si occupa di mettere in rete e

coordinare il maggior numero di enti pubblici (a oggi 104 tra regioni, province e

comuni), lungo il tratto nord da Canterbury a Roma e nella direttrice sud da Roma alla

Puglia, in un’ottica di collaborazione reciproca volta alla valorizzazione della Via

83

Francigena per il raggiungimento degli obiettivi del programma degli itinerari culturali

del Consiglio d’Europa.

Lei è a conoscenza del lavoro di quest’associazione che dal 2007 è stata nominata

referente per il Consiglio d’Europa per la valorizzazione dell’itinerario?

______________________________________________________________________

Lei ritiene un valore aggiunto l’adesione a una rete europea transnazionale come

quella dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, entrando cosi nel

programma degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa?

______________________________________________________________________

6) ALTRE EVENTUALI IMPRESSIONI, PENSIERI E OPINIONI

______________________________________________________________________

84

ALLEGATO 2: QUESTIONARIO ALLE STRUTTURE RICETTIVE SITE SUL

PERCORSO DELLA VIA FRANCIGENA O NELLE IMMEDIATE VICINANZE

Nome della struttura ricettiva ______________________________________________

Ruolo della persona rispondente ____________________________________________

Città in cui si trova la struttura ricettiva ______________________________________

1) È a conoscenza della Via Francigena, itinerario culturale già riconosciuto dal

Consiglio d’Europa per il tratto Canterbury - Roma e della sua direttrice sud da Roma a

Brindisi - Santa Maria di Leuca, verso Gerusalemme? Si No

2) È consapevole del fatto che la sua struttura si trova sul percorso o nelle immediate

vicinanze? Si No

3) Ha già avuto modo di ospitare in passato viandanti e pellegrini nella sua struttura

ricettiva? Si No

4) Sarebbe disposto ad accogliere a un prezzo agevolato pellegrini e viandanti, muniti di

apposita credenziale, a piedi o in bicicletta, elaborando cosi un’offerta loro dedicata?

Si No

5) Se ha risposto Si alla precedente domanda, quale prezzo massimo sarebbe disposto

ad applicare a notte per persona? (indicare il prezzo massimo in €) __________

6) Quanti posti letto metterebbe a disposizione dei pellegrini? (inserire un numero)

__________

7) In quale periodo dell’anno?

Durante l’intero periodo di apertura in qualunque giorno

Solo in bassa stagione (No Luglio e Agosto) in qualunque giorno

In bassa e alta stagione ma solo in determinati giorni della settimana (No weekend)

8) Quali benefici si attenderebbe dall'adesione della sua struttura al network della Via

Francigena?

Benefici di carattere economico (maggiori introiti imputabili a un numero maggiore

di arrivi)

Benefici di carattere reputazionale (maggiore popolarità della struttura se resa

conoscibile a livello internazionale mediante il portale web delle Vie Francigene del

Sud)

Benefici di carattere economico e reputazionale già descritti nelle due precedenti

opzioni

Benefici trascurabili o nulli

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9) Indichi quali dei seguenti servizi può fornire a ogni viandante/pellegrino, a piedi o in

bici che sia.

Servizio SI NO

Lavaggio e asciugatura indumenti (anche in convenzione purché nei pressi

della struttura)

Disponibilità per soggiorno di una sola notte

Postazione Internet

Wi-Fi

Possibilità di packed lunch e colazione anticipata

Fornitura di mappe specifiche/carte escursionistiche e informazioni sulle tappe

successive

Servizio navetta per trasporto bici e bagagli anche in convenzione con terzi

Locale o armadio idoneo a riporre le calzature utilizzate per il cammino

Animali ammessi

Utilizzo della cucina

Possibilità di cenare

Orari di treni e mezzi pubblici

Giornali e letteratura specializzata

Libro ospiti con osservazioni ed esperienze

Previsioni meteo locali

Struttura accessibile a disabili (servizi, barriere architettoniche, etc.)

Servizi di navetta da/per fermata mezzi pubblici o parcheggi pubblici

10) Indichi se e quali dei seguenti servizi accessori può fornire al viandante o pellegrino

a piedi.

Accompagnamento da parte di guide specializzate

Noleggio bici e accessori (presenza di biciclette a noleggio di buona qualità, o

informazioni sulla possibilità di trovare nelle vicinanze noleggiatori

conoscendo prezzi, condizioni e i numeri di telefono)

Disponibilità a prelevare escursionisti in difficoltà

11) Indichi se e quali dei seguenti servizi accessori può fornire al viandante o pellegrino

in bicicletta.

Custodia sicura bici

Disponibilità a prelevare cicloturisti in difficoltà

Officina per la manutenzione di base

Materiale, informazioni e itinerari per ciclisti

Riferimenti dei negozi, riparatori e altri servizi per le biciclette

Area lavaggio bici

Informazioni su altre strutture ricettive per ciclisti