Allen Ginsberg Le migliori menti della mia generazione · 2019-01-03 · Allen Ginsberg Le migliori...

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Allen Ginsberg Le migliori menti della mia generazione Lezioni sulla Beat Generation Nel 1977, trascorsi vent’anni dalla pubblicazione di Urlo, Ginsberg prese la decisione di scandagliare il movimento Beat da cima a fondo ed esporne al mondo il cuore pul- sante, di trasformare quel flusso di voci, volti e poesia in un’unica narrazione: ne nacque un corso di Storia della let- teratura della Beat Generation. Le migliori menti della mia generazione raccoglie tutte le trascrizioni delle lezioni tenu- te al Naropa Institute e al Brooklyn College, oltre a poesie inedite dello stesso Ginsberg. Ripercorrendo la vita della Beat Generation e fornendo una chiave di lettura autorevole a partire dalle opere dei suoi più cari compagni e amici – Kerouac, Burroughs, Corso e altri –, Ginsberg aggiunge il valore, unico e insostituibile, dei suoi ricordi personali. Rispolvera aneddoti, miti e leg- gende che gettano nuova luce sui testi beat e ritraggono con profondità e ironia i protagonisti del movimento: storie tra- giche, sentieri che si perdono nei fumi della psichedelia, in- trecci erotici, crisi identitarie, visioni angeliche. L’urlo del mondo, l’urlo che dice NO a ritmo di jazz, l’urlo che si ri- bella, soffre è tutto concentrato lì, in quegli anni: parte da Times Square e irraggia per il pianeta la concezione beat. «Allen ebbe l’ispirazione di chiamare a raccolta le sue “menti migliori”. Avrebbe creato un canone letterario beat. La sua personale e unica testimonianza diretta, la sua profezia intellettuale e psicologica.» Anne Waldman € 28,00 | pp. 496 A cura di Bill Morgan Prefazione di Anne Waldman Traduzione di Sarah Barberis e Leopoldo Carra Allen Ginsberg è nato a Newark nel 1926 e morto a New York nel 1997. Il Saggiatore ha pubblicato: Papà Respiro Addio (1997), Parigi Roma Tangeri (2000), Morte e fama (2009), Saluti cosmopoliti (2011), Primi blues (2011), Bloodsong (2013), La caduta dell’America (2014), Urlo & Kad- dish (2015), Diario indiano (2015), Non finché vi- vo (2017) e Ode plutonia (2017). In libreria dal 10 gennaio

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Page 1: Allen Ginsberg Le migliori menti della mia generazione · 2019-01-03 · Allen Ginsberg Le migliori menti della mia generazione Lezioni sulla Beat Generation Nel 1977, trascorsi vent’anni

Allen GinsbergLe migliori menti della mia generazioneLezioni sulla Beat Generation

Nel 1977, trascorsi vent’anni dalla pubblicazione di Urlo, Ginsberg prese la decisione di scandagliare il movimento Beat da cima a fondo ed esporne al mondo il cuore pul-sante, di trasformare quel flusso di voci, volti e poesia in un’unica narrazione: ne nacque un corso di Storia della let-teratura della Beat Generation. Le migliori menti della mia generazione raccoglie tutte le trascrizioni delle lezioni tenu-te al Naropa Institute e al Brooklyn College, oltre a poesie inedite dello stesso Ginsberg. Ripercorrendo la vita della Beat Generation e fornendo una chiave di lettura autorevole a partire dalle opere dei suoi più cari compagni e amici – Kerouac, Burroughs, Corso e altri –, Ginsberg aggiunge il valore, unico e insostituibile, dei suoi ricordi personali. Rispolvera aneddoti, miti e leg-gende che gettano nuova luce sui testi beat e ritraggono con profondità e ironia i protagonisti del movimento: storie tra-giche, sentieri che si perdono nei fumi della psichedelia, in-trecci erotici, crisi identitarie, visioni angeliche. L’urlo del mondo, l’urlo che dice NO a ritmo di jazz, l’urlo che si ri-bella, soffre è tutto concentrato lì, in quegli anni: parte da Times Square e irraggia per il pianeta la concezione beat.

«Allen ebbe l’ispirazione di chiamare a raccolta le sue “menti migliori”.

Avrebbe creato un canone letterario beat. La sua personale e unica testimonianza diretta,

la sua profezia intellettuale e psicologica.»Anne Waldman

€ 28,00 | pp. 496

A cura di Bill Morgan Prefazione di Anne Waldman

Traduzione di Sarah Barberis e Leopoldo Carra

Allen Ginsberg è nato a Newark nel 1926 e morto a New York nel 1997. Il Saggiatore ha pubblicato: Papà Respiro Addio (1997), Parigi Roma Tangeri (2000), Morte e fama (2009), Saluti cosmopoliti (2011), Primi blues (2011), Bloodsong (2013), La caduta dell’America (2014), Urlo & Kad-dish (2015), Diario indiano (2015), Non finché vi-vo (2017) e Ode plutonia (2017).

In libreria dal 10 gennaio

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Stefano AgostiBaudelairedal fango all'oro

Stefano Agosti penetra nella poesia di Baudelaire: ne rilegge il capolavoro più celebre e restituisce la potenza dell’opera nella sua immensa grandezza. Con questa inedita esplora-zione dei Fiori del male si spinge a indagare il linguaggio del poeta, ma anche tutti i luoghi e le tematiche affrontate nel canzoniere: «la bellezza particolare del male», il gusto dell’infinito, il fantasma della morte, l’attrazione e la repul-sione del corpo femminile; il fascino del macabro, la città come luogo esclusivo dell’esperienza individuale, la perdita dell’innocenza, l’orgoglio e l’angoscia, l’ebbrezza e la noia, lo spleen. Decostruisce e ricompone l’alchimia che ha con-sacrato il poeta nell’Olimpo dei grandi di tutti i tempi, sve-landone anche gli aspetti più sorprendentemente attuali. Leggere questo testo, che delle Fleurs du Mal costituisce un indispensabile contrappunto critico, significa ripercorre la nervatura portante del grande Canzoniere dell’era moder-na. È un movimento nelle profondità di un'opera scritta da Baudelaire con tutto il suo cuore, tutto il suo odio, tutta la sua religione e la sua tenerezza, che nella lettura di Agosti giunge intatta al lettore contemporaneo.

DAL LIBRO

“Da dove provieni, o Bellezza, dalle profondità del cielo o da quel-le dell’abisso? esci da una nera voragine o discendi dagli astri? vieni dal cielo o dall’inferno?” In ogni caso, sei tu sola, “fata da-gli occhi di velluto”, che provvedi a rendere sopportabile la realtà spaventosa dell’universo e il gravame del tempo.

€ 21,00 | pp. 168

Stefano Agosti è professore emerito dell’uni-versità Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue pubbli-cazioni ricordiamo: Realtà e metafora. Indagini sulla «Recherche», La parola fuori di sé. Scritti su Pasolini, Il romanzo francese dell’Ottocento. Il go-verno francese lo ha insignito dell’onorificenza della Legion d’Onore.

In libreria dal 10 gennaio

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Emmanuel Le Roy LadurieMontaillouStoria di un villaggio occitanico durante l'Inquisizione

Il Saggiatore riporta in libreria un'opera cardine della sto-riografia mondiale. Montaillou è universalmente conside-rata l’opera più importante di Le Roy Ladurie e una pietra miliare di quella ricerca che, a partire dai documenti scritti, ricostruisce la vita quotidiana, le credenze e la psicologia di un’intera comunità. Queste pagine ci fanno rivivere un capitolo centrale dell’Inquisizione; soprattutto, attraverso i processi e gli interrogatori ci fanno entrare in contatto con quel perturbante immaginario medievale di paure e super-stizioni che ha continuato a scorrere fino ai nostri giorni.Dal 1318 al 1325 a Montaillou, piccolo paese dell’Occitania meridionale, il tribunale dell’Inquisizione indaga per sradi-care gli ultimi resti dell’eresia catara. A capo del tribunale c’è Jacques Fournier, vescovo di Palmiers e futuro papa Bene-detto xii. Tenace, instancabile, Fournier parla a lungo con gli indagati, non delega responsabilità a subalterni e notai, sa distinguere in pochi minuti un eretico da un vero cat-tolico. Dal suo Registro d’Inquisizione, Le Roy Ladurie ha ricostruito l’intero microcosmo del villaggio di Montaillou, in cui, sotto l’apparente tranquillità quotidiana, scorre un brulicare di violenza, menzogne, invidia e relazioni illecite che si rinnovano in un ciclo senza fine. E nemmeno la mor-te sembra portare pace.

DAL LIBRO

«Non svegliare il can che dorme dell’Inquisizione, perché ti graf-fierà le mani con le sue zampe. Passa per un’altra strada, per non svegliare quel cane.»

€ 39,00 | pp. 672

Traduzione di Giovanni Bogliolo

Emmanuel Le Roy Ladurie (Parigi, 1929), allie-vo di Fernand Braudel ed esponente di spicco dell’École des Annales, è considerato uno dei più importanti storici francesi viventi. È stato direttore della Bibliothèque Nationale e profes-sore di Storia della civiltà moderna al Collège de France. Tra le sue opere pubblicate in Italia ri-cordiamo Il denaro, l’amore, la morte in Occitania (Rizzoli, 1983), I contadini di Linguadoca (Later-za, 1984) e Il Carnevale di Romans (Rizzoli, 1996).

In libreria dal 17 gennaio

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Corrado StajanoIl sovversivoVita e morte dell'anarchico Serantini

Il Saggiatore riporta in libreria un’opera di tragica attualità in un'edizione rivista dall'autore. È la storia dell’anarchico Franco Serantini, nato in Sardegna nel 1951 e ucciso a Pi-sa a vent’anni, in seguito a un pestaggio avvenuto durante una manifestazione politica: pur non avendo commes-so reato, il 5 maggio del 1972 Serantini venne picchiato

violentemente da un gruppo di poliziotti. Morì due gior-ni dopo in carcere, senza che gli venisse prestato soccorso. In questa struggente inchiesta Corrado Stajano ripercorre la vita e la morte del giovane, riflettendo con acume sulla questione della giustizia e del potere nel nostro Paese.

DAL LIBRO

Il posto dove fu colpito a morte è sul Lungarno Gambacorti di Pi-sa, tra la via Toselli e la via Mazzini. Si lascia sulla sinistra, venen-do dal ponte di Mezzo, il palazzo del Comune e si cammina lun-go una ininterrotta serie di piccole botteghe che forse esistono da secoli. Di là dall’Arno, sotto i palazzi aristocratici e inaccessibili, lo scalo del carbone. Non lontano dal Lungarno Gambacorti, tante volte citato nei rapporti dei commissari di pubblica sicurezza, nei verbali dei sostituti procuratori della Repubblica, nelle sentenze dei giudici istruttori, nelle cronache dei giornali e nelle relazioni dei periti medico-legali, splendono i gioielli dell’arte e della re-ligione, Santa Maria della Spina, San Paolo a Ripa d’Arno e la chiesa di Santa Cristina dove, il 1° aprile 1375, santa Caterina da Siena ricevette le Sacre Stimmate. Ma la sera del 5 maggio 1972, né la patrona d’Italia, né la presenza antica di bellezza e di arte, né i segni della storia e della cultura servirono a salvare dalla fu-ria della polizia, tra la bottega del vinaio e quella del tappezziere, un giovane non alto, ricciuto, gli occhiali da miope, il viso serio e sofferto, vestito con una giacca marrone, un paio di pantaloni di lana nera, una camicia con le maniche lunghe dai disegni fanta-sia color giallo arancione. Franco Serantini, di vent’anni, sardo, anarchico, figlio di nessuno nella vita come nella morte.

€ 20,00 | pp. 174

Disegni di Costantino Nivola

Corrado Stajano, scrittore e giornalista, è stato redattore e inviato di diversi quotidiani e set-timanali. Scrive dal 1987 sul Corriere della Sera. Ha lavorato per la Rai come autore e coautore di numerosi documentari televisivi di argomento politico e culturale.

In libreria dal 24 gennaio

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Matteo MarchesiniCasa di carteLa letteratura italiana dal boom ai social

Matteo Marchesini, prendendo in esame più di mezzo se-colo di letteratura italiana e riflettendo sul valore e sul sen-so della creazione artistica, scrive un’ardita opera di criti-ca letteraria che è stata al centro del dibattito editoriale nel 2018. Levi e Morante, Gadda e Pasolini, Calvino e Montale, Moresco, Baricco e Benni, con Lagioia, Scarpa e Siti, insie-me a moltissimi altri: l’autore rimette in discussione l’intero canone letterario, attraverso un esercizio critico preciso e appassionato. Rivalutando i grandi classici e con loro molte opere considerate (erroneamente?) «minori», attraverso ri-tratti inediti e aneddoti straordinari, con tagliente ironia e sorprendente rigore filologico, Marchesini riscrive la storia della letteratura – anche alla luce delle nuove modalità di condivisione legate all’utilizzo dei social network –, scardi-nando le certezze di accademici e lettori.

DAL LIBRO Tempo fa ho chiesto a un professore universitario perché nel programma del suo corso sulla letteratura italiana dal pri-mo Novecento al Duemila avesse inserito alcuni brutti ro-manzi usciti negli ultimi anni. Dopo un momento d’imba-razzo, il professore ha ammesso che quei libri forse non sono granché; ma poi, a un tratto inalberandosi, ha concluso: «dovremo pur fare i conti con la storia!». La storia. Dopo ne-anche un lustro. Con passaggio immediato dei parallelepi-pedi cartacei dalla grande distribuzione alla cattedra. Ora, poniamo che durante una lezione di questo corso io entri in aula e afferri un orecchio al caro accademico; poniamo che glielo torca con molta energia, continuando a stringere, senza che lui riesca a liberarsi e senza che nessuno accorra in suo aiuto. Dopo quanti dolorosi minuti il mio gesto può considerarsi non un atto di brutalità ma una ineludibile ne-cessità storica?

€ 23,00 | pp. 208

Matteo Marchesini (1979) è uno scrittore ita-liano, già autore di libri per ragazzi, raccolte di racconti e poesie, saggi letterari e romanzi. At-tualmente collabora con Radio Radicale, Il Foglio e Il Sole 24 Ore, tra gli altri.

In libreria dal 24 gennaio

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Jacopo TomatisStoria culturale della canzone italianaChe cos’è la «canzone italiana»? Tutti noi crediamo di saper-lo: ne parliamo con gli amici guardando Sanremo, la ascol-tiamo su vinile o Spotify, la amiamo e la odiamo e cerchiamo di persuadere gli altri a fare lo stesso. Ma quali sono le sue origini? Quali gli sviluppi e le contaminazioni? Il suo ruolo nella società e il rapporto con i media che la veicolano (dal-lo spartito al disco, dalla radio al juke-box, dai concerti alla TV, al cinema, alle riviste specialistiche)? Tomatis ripercorre le vicissitudini della musica del nostro Paese negli ultimi set-tant’anni, restituendo un’analisi inedita: non solo presentan-do fatti e personaggi, festival e premiazioni, ma sviscerando la questione dal suo interno, con particolare attenzione alle pratiche legate a chi la musica la fa e a chi ne parla.

DAL LIBRO

Una gigantesca struttura a metà fra un ragno-transformer e una draga si apre e compone una scalinata bianco e argento. Scende Claudio Baglioni, saluta il pubblico, prende l’applauso, dice qualcosa sull’importanza di «mettere al centro di nuovo le canzoni» nel Festival della canzone italiana. Poi attacca, leg-gendo il gobbo:«Le canzoni sono un’arte povera, semplice. Sono di poco conto, sembrano anche valere poco in certi momenti, eppu-re hanno una forza evocativa incredibile. Solamente i pro-fumi hanno questa capacità, ogni tanto sentiamo un odore e ci ritroviamo automaticamente in un posto e in un luogo. Le canzoni riescono a entrarci dentro, a dare emozione, di-vertimento, a volte travolgono, a volte commuovono. Sicu-ramente emozionano. Niente riesce così, nessun’altra cosa [applausi] …perché le canzoni, che sono musica da fan-teria, musica di apparente poca consistenza, eppure sono proprio leggere, sono come l’aria, non si può farne a meno, e riempiono i polmoni, ci fanno respirare, ma soprattutto ci prendono per mano e ci portano a volare.»

€ 38,00 | pp. 544

Jacopo Tomatis, musicologo, giornalista, mu- sicista, insegna Popular music al Dams di Torino ed è redattore del giornale della musica.

In libreria dal 31 gennaio

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Marshall McLuhan Eric McLuhanLe tetradi perdute di Marshall McLuhanL’ultimo libro di McLuhan è un testo di grandissima attua-lità. Tra queste pagine – ricostruite con l’aiuto del figlio del celebre sociologo canadese – si indagano gli aspetti formali della comunicazione linguistica attraverso un codice nuo-vo, letterario, poetico e visivo. Nel tentativo di comprende-re l’impatto strutturale che le nuove tecnologie esercitano sulla società tramite la legge delle Tetradi, il lettore è spinto inevitabilmente a riflettere sul presente, per ricomporre la complessa rete di analogie su cui si fondano il mondo e l’e-sperienza umana.

DAL LIBRO

Una «tetrade» raggruppa le quattro leggi che governano tutte le innovazioni umane. Queste quattro leggi indicano che cosa verrà recuperato, reso obsoleto, incrementato o amplificato e ri-baltato da una certa tecnologia – senza un ordine particolare. Tutte le invenzioni, sviluppandosi e diffondendosi nella cultura e nella società umane, producono svariati effetti. I quattro effetti che compongono la tetrade si verificano in tutti i casi, senza ec-cezioni, e per questo li abbiamo chiamati leggi. Le leggi scientifi-che sono espresse come enunciati; le leggi dei media, invece, in forma di domande. Quando si cominciano a utilizzare le tetradi per studiare i media e altri artefatti, ci si rende conto che ognu-na di queste domande può produrre più di una singola risposta. Non esiste una «risposta corretta» o una corretta serie di rispo-ste. Qualunque risposta risulti precisa è anche corretta. Quando si trova una risposta chiara a uno qualsiasi di questi interrogativi bisogna domandarsi «Che altro?». Spesso i risultati potranno es-sere organizzati in strati o anelli: di fatto per ogni argomento si avrà più di una tetrade completa, che potrà essere separata nelle singole componenti o lasciata in forma composta.

€ 23,00 | pp. 274

Traduzione di Fabio Deotto

Marshall McLuhan è stato uno dei più influen-ti e profetici critici della civiltà contemporanea. Con i suoi saggi ha rinnovato radicalmente lo studio dei mezzi di comunicazione ed è stato uno dei primi a includere la tecnica della comu-nicazione e la tecnologia tra gli oggetti di un sapere umanistico.

Eric McLuhan, figlio di Marshall McLuhan, è stato un teorico della comunicazione e studioso dell'ecologia dei media.

In libreria dal 31 gennaio