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Alberta Rebaglia GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL’ESAME DI STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA III Facoltà di Ingegneria Per gli allievi dei Corsi di Laurea a Distanza in Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni Anno Accademico 2009-2010

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Alberta Rebaglia

GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL’ESAME DI

STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA

III Facoltà di Ingegneria

Per gli allievi dei Corsi di Laurea a Distanza in Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni

Anno Accademico 2009-2010

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Indice

Chiarimenti per la consultazione della Guida pag. 3

Avvertenze per la preparazione dell‟esame pag. 4

CD-ROM Guida

Unità 1 Ragione scientifica

Lezione 1 Origini della scienza moderna Parte I pag. 5

Lezione 2 Il tribunale della ragione Parte I pag. 9

Lezione 3 Geometrie non euclidee Parte I pag. 13

Lezione 4 Il positivismo Parte I pag. 16

Lezione 5 Critica della metodologia scientifica Parte I pag. 20

Unità 2 Progresso e industrializzazione

Lezione 6 L‟età di Darwin Parte I pag. 23

Lezione 7 Industria e capitale Parte I pag. 28

Lezione 8 Razionalizzazione e progresso Parte I pag. 31

Lezione 9 Nietzsche. Razionalismo e nichilismo Parte II pag. 35

Lezione 10 L‟età di Freud Parte II pag. 39

Unità 3 Addio a Ragione e Progresso?

Lezione 11 Il neopositivismo Parte II pag. 43

Lezione 12 Popper e il fallibilismo Parte II pag. 50

Lezione 13 Esperimenti e convenzioni Parte II pag. 55

Lezione 14 Ragione dialogica Parte II pag. 59

Lezione 15 Progresso e innovazione Parte II pag. 64

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Chiarimenti per la consultazione della Guida

Per ciascuna delle quindici lezioni del Corso in CD-ROM, la Guida contiene le seguenti sezioni:

1. Contenuti della videolezione

include l‟indice degli argomenti trattati nella lezione presente nel CD

2. Brani antologici

include brevi brani di autori trattati nella lezione e/o il riferimento a una scheda

antologica presente nel volume A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso

tecnologico. Temi di filosofia contemporanea, contenuto nei CD in formato

ipertestuale

3. Nell’ipertesto

include il riferimento ai paragrafi del volume citato nei quali sono svolti gli

argomenti trattati nella lezione. L‟estratto stampabile di quanto indicato in ciascuna

lezione è presente nella pagina web del corso, portale della didattica:

www.didattica.polito.it

4. Nel glossario

include l‟indicazione

− dei termini filosofici rilevanti per la comprensione degli argomenti principali

trattati nella lezione, da approfondire mediante la consultazione del Glossario

contenuto nel volume citato

− degli autori centrali della lezione, per i quali la lettura delle pagine a loro

dedicate nel medesimo volume (reperibili consultandone l‟Indice Analitico)

fornisce un idoneo inquadramento delle tematiche di interesse

5. Letture di orientamento

Include una selezione di passi utili per acquisire una migliore padronanza di alcuni

fra i temi centrali sviluppati nella lezione

6. Esercizi per l’esame

include gli esercizi da svolgere ai fini dell‟esame, per il corrente Anno Accademico.

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Avvertenze per la preparazione dell’esame A integrazione delle informazioni sul corso (reperibili all’indirizzo http://corsiadistanza.polito.it ) si precisa che

il materiale didattico indispensabile per la preparazione dell‟esame è il Corso in

CD-ROM Storia della filosofia contemporanea, Parte I e Parte II, disponibile in

Mediateca, nonché scaricabile dalla pagina web

http://corsiadistanza.polito.it/diplomi/mediateca/cdrom.php.

lo studente deve scegliere dieci lezioni, tra le quindici che compongono il Corso,

individuando un minimo di tre lezioni per ciascuna delle tre unità in cui il

Corso è suddiviso. Per ciascuna delle lezioni prescelte sono richiesti:

lo studio della lezione inclusa nel CD

lo studio dell‟integrazione presente nel CD e accessibile tramite il pulsante

la lettura critica dei testi indicati in questa dispensa

esercizi per l‟autovalutazione della propria preparazione sono presenti nel sito

http://corsiadistanza.polito.it consultando le pagine dedicate al corso

ai fini dell‟esame, per ciascuna delle dieci lezioni scelte occorre svolgere gli

esercizi inclusi in questa dispensa nella sezione “Esercizi per l‟esame” e inviare

l‟elaborato almeno una settimana prima della data di appello prescelta

all‟indirizzo e-mail [email protected]. Il punteggio acquisito nello scritto

contribuirà alla valutazione complessiva, unitamente al colloquio orale

dubbi e curiosità emersi durante la preparazione delle lezioni potranno essere

sottoposti all‟attenzione degli altri iscritti al corso (e del docente) collegandosi al

Forum aperto nella pagina web accessibile dal portale della didattica

(www.didattica.polito.it) inserendo le proprie password e username. Le

spiegazioni necessarie verranno inserite periodicamente nella medesima sede ed

eventualmente approfondite durante le lezioni di tutorato

nella Sezione “Avvisi”, all‟interno della medesima pagina web, è possibile

controllare l‟elenco degli studenti regolarmente iscritti a ciascun appello.

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Unità 1

Ragione scientifica

Lezione 1

ORIGINI DELLA SCIENZA MODERNA

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

La scienza antica

− Deduzione − Induzione − Salvare i fenomeni

La spiegazione scientifica

− Osservazione sperimentale − Controllo sperimentale − Costruzione sperimentale

BRANI ANTOLOGICI

1. Potenza e atto

“L‟atto esiste nelle cose in modo diverso

dalla potenza. Noi diciamo che per

esempio la statua di Ermes esiste

potenzialmente in un blocco di legno

perché può essere derivata da esso o

che la mezza linea esiste potenzialmente

nella linea intera perché questa può

essere divisa; e che una persona può

conoscere o contemplare anche se non

conosce o contempla attualmente. [..]

come il costruire attuale sta al poter

costruire, come la veglia sta al sonno,

come il vedere sta all‟aver gli occhi

chiusi; come ciò che è costruito con un

certo materiale sta al materiale stesso e

ciò che è formato sta a ciò che è informe:

così l‟atto sta, in tutti questi casi, alla

rispettiva potenza. [..]

La sostanza sensibile è soggetta al

mutamento. Il mutamento avviene tra

opposti o tra cose che stanno in mezzo

agli opposti: non però fra tutti gli

opposti (non tra il non bianco e la voce);

ma tra gli opposti che sono tra loro

contrari. Il mutamento procede da un

contrario all‟altro contrario: i contrari

tuttavia non mutano. Vi deve essere

allora qualcosa che soggiace al

mutamento, se il contrario non vi sog-

giace; e vi è, oltre ai contrari, un terzo

termine: la materia.

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Vi sono quattro mutamenti: quello

sostanziale, quello qualitativo, quello

quantitativo e quello locale. Il muta-

mento sostanziale è la nascita e il perire;

il mutamento quantitativo è la

trasformazione; il mutamento locale è il

movimento. Le trasformazioni avver-

ranno tra i rispettivi contrari. La materia

dovrà essere necessaria-mente la

potenza di trasformarsi in entrambi i

contrari.”

(da Aristotele, Metafisica, ca. 50 a. C.)

2. La nuova filosofia della natura

Scheda 1, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Francesco Bacone (Francis Bacon), da Novum Organum,

seconda parte dell‟Instauratio Magna, 1620 (cfr. pdf ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo primo, “La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo”

1.1 Tassonomie e osservazione “attiva”

1.2 Il controllo sperimentale

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Assioma Aristotele Deduzione Bacone, Francesco Dimostrazione Empirismo Induzione

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Empirismo e dubbio scettico

«Anche lo scetticismo, la cui corrosiva critica al sapere ha accompagnato ogni momento significativo nello sviluppo culturale dell‟Occidente (dalle scuole di Pirrone e dell‟Accademia nell‟epoca in cui il pensiero greco elaborava le sue prime potenti costruzioni razionali, allo scetticismo riproposto da Montaigne in epoca rinascimentale, quando hanno inizio le trasformazioni concettuali che condurranno alla nascita della scienza moderna), non pone in discussione quel carattere della conoscenza che individua nella „corrispondenza ai fatti‟ l‟unico, autentico criterio di verità, ovvero la sola unità di misura che consenta di stabilire se un enunciato „dica effettivamente qualcosa sul mondo‟.

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E‟ certamente „falso‟ asserire che il remo immerso nell‟acqua sia realmente spezzato, e ciò è del tutto evidente e fuori di qualsiasi dubbio anche per il filosofo scettico. Egli sottolinea però come non risulti sufficiente che un‟affermazione sia oggettivamente vera in quanto „rispecchia fedelmente il mondo reale‟ per poter essere correttamente definita una effettiva conoscenza fisica, un tassello sicuramente affidabile con il quale costruire l‟orizzonte del sapere. Il pensatore scettico nega, infatti, la possibilità di giustificare una credenza fornendo ragioni conclusive, che ne documentino la verità oppure la falsità. Secondo quanto suggerisce il senso comune, tale „giustificazione‟ sarebbe ottenibile garantendo la correttezza del metodo che consente di attuare il confronto fra struttura teorica e fatti empirici, rivelandone la effettiva oppure la mancata „corrispondenza‟.

E tuttavia lo scetticismo ricorda come nemmeno l‟evidenza empirica, che pure parrebbe la guida più sicura e immediata per compiere il confronto richiesto, è affidabile totalmente: poiché i sensi ingannano, quantomeno in alcune occasioni, non sarà possibile affidarsi a essi per giudicare della verità o della falsità delle nostre convinzioni, valutando se esse si possano considerare autentiche conoscenze sul mondo.

Ogni concreta possibilità di sapere, ogni effettiva conoscenza scientifica viene dunque a essere indissolubilmente legata all‟esistenza di una verità a cui l‟indagine razionale possa accedere e di un criterio metodologico sicuro in base al quale giudicare quali siano le „conoscenze‟ „vere‟. E lo spirito scientifico nasce e si organizza –nel lungo periodo della scienza moderna, che dal XVII secolo si spinge sino alle soglie del XX– con l‟intento di sconfiggere il dubbio scettico proprio individuando un metodo di assoluto rigore e certezza (meno immediatamente familiare al senso comune) al quale affidare il processo gnoseologico.»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

Spirito scientifico e fenomeni da „descrivere‟, anziché da „salvare‟

«I problemi metodologici hanno rivestito un ruolo centrale nella rivoluzione scientifica operata nel Rinascimento [..]

Nella prospettiva introdotta dalla scienza rinascimentale i fenomeni non sono più da «salvare», bensì da descrivere: il collegamento tra formulazione teorica e mondo fisico è diretto, immediato, imprescindibile. [..]

Un‟analogia che evidenzia chiaramente la solidità della connessione tra sistema concettuale e dati empirici può essere l‟immagine dell‟ “arco della conoscenza”. Rappresentare con un‟arcata la metodologia scientifica significa sottolineare come essa richieda una fase ascensionale di tipo induttivo, che definisce i principi teorici esclusivamente a partire dal mondo dei fenomeni empirici, e un successivo andamento discensionale deduttivo, che dai principi giunge a predire nuovi fatti empiricamente controllabili.

Nessuno fra quanti si sono occupati di filosofia naturale nel periodo della prima rivoluzione scientifica ha utilizzato esplicitamente tale modello, ma esso consente

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certamente di rappresentare lo spirito del nuovo impegno scientifico, in rapporto sia alle regole metodologiche, sia alle convinzioni ontologiche.

La certezza nella totale riducibilità del mondo naturale entro i confini di un costrutto matematico -che equivale alla pretesa, introdotta dalla fisica classica, di ritenere l‟intera realtà fisica, almeno in linea di principio, scientificamente descrivibile-, unita alla convinzione che questo costrutto possa „rispecchiare‟ adeguatamente il reale, fa sì che all‟arco metodologico, il quale dall‟esperienza sensibile diretta giunge, attraverso la struttura matematica, a conferme sperimentali specifiche di predizioni teoriche, corrisponda implicitamente un analogo arco ontologico, che dal mondo sensibile conduce, attraverso la simbolizzazione matematica dell‟evento fisico, al mondo reale.

Discorso sull‟essere fisico e programma metodologico si correlano quindi strettamente all‟interno della prospettiva scientifica classica, tanto che proprio la strutturabilità di una conoscenza in linguaggio matematico diviene il criterio ontologico attraverso cui discriminare tra caratteri autenticamente reali e proprietà puramente contingenti dei fenomeni naturali, ovvero, seguendo la terminologia allora usuale, fra „qualità primarie oggettive‟ e „qualità secondarie soggettive‟.»

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

ESERCIZI PER L ’ESAME

1. Completare la citazione scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Compito e ufficio di queste tre tavole [di presenza, di assenza e di comparazione] è di fare un ordine di comparizione delle istanze di fronte all‟intelletto (così siamo soliti chiamarlo). Fatto l‟ordine di comparizione, bisogna mettere in opera _ _ _ _ _ stessa. (..) Ora se la mente cerca fino dal principio di fare questo per via di affermazioni, come è solita fare sempre quand‟è lasciata a se stessa, ne risultano fantasie, cose opinabili, nozioni mal determinate e assiomi da correggere di continuo.”

Bacone a) l‟induzione b) la deduzione

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

L‟individuazione baconiana di un metodo corretto per l‟indagine scientifica consegue direttamente dall‟abbandono della prospettiva antica, la quale richiedeva alla fisica di conformare i dati empirici a principi speculativi di sicura autorevolezza.

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Lezione 2

IL TRIBUNALE DELLA RAGIONE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Galileo. Il metodo sperimentale

− “Certe dimostrazioni” − “Sensate esperienze” − Qualità primarie

Kant. La sintesi a priori

− Il ruolo di spazio e tempo − Fenomeno e noumeno − I concetti e le leggi fisiche

BRANI ANTOLOGICI

1. Il Libro della Natura

“La filosofia è scritta in questo grandis-

simo libro che continuamente ci sta

aperto innanzi a gli occhi (io dico

l‟universo), ma non si può intendere se

prima non s‟impara a intender la lingua,

e conoscer i caratteri, ne‟ quali è scritto.

Egli è scritto in lingua matematica, e i

caratteri son triangoli, cerchi, ed altre

figure geometriche, senza i quali mezi è

impossibile a intenderne umanamente

parola; senza questi è un aggirarsi

vanamente per un oscuro laberinto.

Per tanto io dico che ben sento tirarmi

dalla necessità, subito che concepisco

una materia o sostanza corporea, a

concepire insieme ch‟ella è terminata e

figurata di questa o quella figura, ch‟ella

in relazione ad altre è grande o piccola,

ch‟ella è in questo o quel luogo, in

questo o quel tempo, ch‟ella si muove o

sta ferma, ch‟ella tocca o non tocca un

altro corpo, ch‟ella è una, poche o

molte, né per veruna immaginazione

posso separarla da queste condizioni;

ma ch‟ella debba essere bianca o rossa,

amara o dolce, sonora o muta, di grato o

ingrato odore, non sento farmi forza alla

mente di doverla apprendere da cotali

condizioni necessariamente accompa-

gnata: anzi, se i sensi non ci fussero

scorta, forse il discorso o l‟immagina-

zione per se stessa non v‟arriverebbe

già mai. [..] che ne‟ corpi esterni, per

eccitare in noi i sapori, gli odori e i

suoni, si richieggia altro che grandezze,

figure, moltitudini e movimenti tardi o

veloci, io non lo credo; e stimo che, tolti

via gli orecchi, le lingue e i nasi, restino

bene le figure, i numeri e i moti, ma non

già gli odori né i sapori né i suoni, li

quali fuor dell‟animal vivente non credo

che sieno altro che nomi.

(da G. Galilei, Il Saggiatore, 1623)

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2. La sintesi a priori

Scheda 2, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Immanuel Kant, da Critica della ragion pura, 1781, 2ª ed.

1787 (cfr. pdf ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo

1.2 Il controllo sperimentale

1.3 Lo spazio. Intuizione e percezione empirica

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

A priori Galilei, Galileo Illuminismo Kant, Immanuel Intuizione Ragione

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Dall‟osservazione alla misurazione

«Nella concezione tradizionale, l‟essenza „in sé‟ del fenomeno -per principio inconoscibile- è indirettamente sondabile attraverso la struttura formale della legge -che consente di dedurre informazioni precise su tutte le proprietà fisicamente rilevanti dell‟oggetto di analisi- e attraverso il processo di misurazione organizzato, secondo la celebre esposizione che ne dà Kant, in base al filtro categoriale a priori (il quale si manifesta nelle leggi e nei principi universali e necessari che guidano l‟impresa scientifica). La misura sperimentale si distingue quindi dalla pura osservazione, il cui ruolo è irrilevante entro il processo conoscitivo dettato dalla fisica classica.»

(da A. Rebaglia, Leggi quantistiche e leggi della complessità, in “Atti Accademia Peloritana”, 1996)

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Astrazione e idealizzazione nella scienza

«… nello spirito dell‟analogia kantiana [tra la “ragione” e il “giudice”] possiamo affermare che le variabili libere interne alle equazioni differenziali (che costituiscono la strutturazione formale dei principi scientifici) rappresentano il taglio, la modalità con cui la ragione umana pone alla natura interrogativi specifici, costringendola a dare a essi una risposta precisa; mentre i parametri prefissati e adeguatamente definiti (che costituiscono le condizioni iniziali e al contorno) rappresentano, per così dire, il prezzo di questo taglio dato dal soggetto alla propria domanda.

Nell‟esortazione kantiana a non subire passivamente gli insegnamenti della natura, non permettendole quindi di guidare la nostra indagine conoscitiva “con le redini”, è ravvisabile l‟equivalente epistemologico della prescrizione metodologica galileiana a “diffalcare gli impedimenti della materia” nell‟organizzare le proprie osservazioni sperimentali. La funzione parzialmente attiva del soggetto nel conoscere il mondo fisico -in tal modo implicitamente ammessa- viene esplicata mediante la scelta compiuta tra gli argomenti da considerare centrali e quelli dai quali è possibile astrarre, lasciandoli sullo sfondo e tematizzandoli solamente (appunto) in qualità di condizioni iniziali e al contorno. Si delinea così lo specifico taglio prospettico della domanda posta alla natura (le si chiede, per esempio, quale legge universale sovrintenda al meccanismo di oscillazione di un pendolo, stabilendo preliminarmente di considerare inessenziali i fenomeni di attrito che ne ostacolano il movimento nel tempo).

Affinché il processo conoscitivo possa aver luogo, è necessario che la ragione, la quale conosce -kantianamente- il mondo in modo oggettivo allorquando istituisce correttamente il proprio “tribunale”, e pone consapevolmente domande alla Natura, registrandone obiettivamente le risposte, organizzi tali risposte in base all‟idea dell‟esistenza di una realtà in sé, autonoma e non condizionata dai quesiti della razionalità.»

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

La Natura è l‟insieme degli oggetti dell‟esperienza

«L‟esclusione di ogni riflessione teleologica o assiologia dall‟ambito dell‟indagine fisica risulta indissolubilmente subordinata al convincimento costitutivo del nascente spirito di investigazione della natura: è l‟impossibilità di conoscere l‟essenza intrinseca delle sostanze empiriche -quella „x‟ che Kant denominerà „noumeno‟ o „cosa in sé‟- a impedire di assegnare un ruolo costruttivo alla metafisica e alle sue considerazioni finaliste. L‟oggetto fenomenico può, infatti, essere ritenuto pienamente conoscibile proprio ed esclusivamente in quanto non coincide affatto con una „essenza reale‟ „in sé‟, la quale imporrebbe al soggetto che compie l‟investigazione scientifica le modalità di conoscenza; all‟opposto, come spiega il filosofo di Königsberg, ”le condizioni della possibilità dell‟esperienza in generale sono a un tempo condizioni della possibilità degli oggetti dell‟esperienza”; si tratta della „rivoluzione‟ concettuale che permette al soggetto di assegnare egli stesso alla natura una struttura che la renda conoscibile: “La natura è l‟esistenza delle cose in quanto determinata da leggi universali. Se natura significasse

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l‟esistenza delle cose in sé, non potremmo conoscerla mai né a priori né a posteriori. [..] Natura quindi, considerata materialiter, è l‟insieme di tutti gli oggetti dell‟esperienza” [Kant].

[..] La scienza può rispondere alle domande che essa stessa pone solamente rinunciando a conoscere direttamente i singoli eventi empirici, e isolando -in base a operazioni di astrazione e idealizzazione- quello che, ancora in termini kantiani, si può definire un „oggetto in generale‟, simbolo descrivente innumerevoli „oggetti empirici‟ specifici e particolari, contenente tutte e soltanto le informazioni (tra quelle costitutive dell‟oggetto empirico) che la ragione scientifica può manipolare. Tramite l‟ „intelletto‟, teorizza Kant, il soggetto dispone di una funzione unificatrice che, agendo attivamente, consente di prospettare i tratti più generali caratterizzanti un dato insieme di eventi fisici, rendendone in tal modo possibile una conoscenza scientifica.»

(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà delle Macchine”, 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Noi dunque abbiamo voluto dire che ogni nostra intuizione non è che rappresentazione di _ _ _ _ _ : che le cose che noi intuiamo non sono in sé come nella nostra intuizione, né i loro rapporti sono in sé così costituiti come ci appariscono; e che se noi potessimo togliere il nostro soggetto od anche solo la costituzione soggettiva dei nostri sensi, ogni proprietà, ogni rapporto degli oggetti nello spazio e nel tempo, anzi anche lo spazio ed il tempo sparirebbero.”

Kant a) fenomeni b) noumeni

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Per Galilei, così come per Kant ma con differenti accentuazioni, il compito della scienza fisica consiste nell‟esprimere una situazione empirica attraverso il linguaggio formale della matematica seguendo la guida dell‟esperimento scientifico, il quale costituisce una „manipolazione attiva‟ con cui costringere la natura a rispondere alle domande postele.

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Lezione 3

GEOMETRIE NON EUCLIDEE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Fisica assiomatica

− Assiomi e postulati − La matematizzazione della fisica − I Principia di Newton

Coerenza logica dei sistemi geometrici

− Il quinto postulato − Da Saccheri a Gauss − Geometrie non euclidee

BRANI ANTOLOGICI

1. Verità sintetiche e verità a priori

“Dopo la morte di Kant, avvenuta nel

1804, la scienza ha attraversato un

periodo di sviluppo, dapprima graduale

e quindi sempre più rapido, durante il

quale ha abbandonato ogni verità

assoluta e ogni idea preconcetta. I

principi che Kant aveva ritenuto indi-

spensabili per la ricerca scientifica e cui

aveva attribuito natura non analitica

sono apparsi validi solo entro certi

limiti. Si è scoperto che importanti leggi

della fisica classica valgono per i feno-

meni che hanno luogo nel nostro

ambiente ordinario, ma nelle dimensioni

astronomiche e sub-microscopiche van-

no sostituite dalle leggi della nuova

fisica, fatto che basta a provare che tali

leggi sono empiriche e non imposte

dalla ragione. Questa disgregazione del

sintetico a priori può venir illustrata

considerando lo sviluppo della geome-

tria. [..] La geometria euclidea è la

geometria del nostro ambiente fisico,

non deve quindi stupire che le nostre

concezioni visive adattandosi a esso

seguano regole euclidee. Se vivessimo

in un mondo la cui struttura geometrica

fosse notevolmente diversa dalla

geometria euclidea, ci adatteremmo al

nuovo ambiente e impareremmo a

vedere triangoli e leggi non euclidei

come ora vediamo strutture euclidee.

Troveremmo naturale che gli angoli di

un triangolo misurino più di 180° e

impareremmo a valutare le distanze in

termini di congruenza definita dai corpi

solidi di quel mondo. Visualizzare le

relazioni geometriche significa immagi-

nare le esperienze che avremmo

vivendo in un ambiente in cui sussistes-

sero tali relazioni. [..] Il filosofo [Kant]

aveva commesso l‟errore di considerare

visione della mente o legge di ragione

quello che in realtà è soltanto prodotto

dell‟abitudine. Sono occorsi più di

duemila anni per scoprire ciò; senza

l‟opera e le tecniche del matematico non

saremmo mai stati in grado di spezzare

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abiti inveterati e liberare le nostre menti

da pseudo principi razionali.

La storia della geometria costituisce

un‟ottima illustrazione delle potenzia-lità

filosofiche insite nello sviluppo della

scienza. Col pretendere di aver sco-

perto le leggi della ragione il filosofo

[Kant] rese un cattivo servizio alla teoria

della conoscenza: quelli che egli consi-

derò principi razionali sono in effetti

solo un condizionamento dell‟immagina-

zione umana da parte dell‟ambiente

fisico in cui vive l‟uomo. La potenza

della ragione va cercata non nelle

regole che essa impone all‟immagina-

zione, ma nella capacità di svincolarla

da qualsiasi tipo di regola attinta

attraverso l‟esperienza e la tradizione.

Con la sola riflessione filosofica non

sarebbe stato mai possibile demolire

abiti radicati, né la ricchezza della

mente umana avrebbe mai potuto

palesarsi per intero prima che lo

scienziato avesse messo in luce strutture

differenti da quelle impresse nell‟imma-

ginazione degli uomini a opera di una

lunga tradizione.”

(da H. Reichenbach, La nascita della

filosofia scientifica, 1951)

NELL’IPERTESTO

Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo

1.4 Assiomatizzare la natura

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.1 “Paradigma” newtoniano e geometrie non euclidee

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Assioma Gauss, Carl Friedrich Convenzionalismo Keplero, Johannes Deduzione Newton, Isaac Dimostrazione Saccheri, Giovanni Girolamo

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Sintesi a posteriori

«Scoprire come una teoria scientifica quale la relatività generale (peraltro particolarmente ben confermata a livello sperimentale) richieda allo spazio fisico di possedere caratteri differenti da quelli prescritti dalla geometria euclidea significa, afferma Reichenbach, dover rinunciare alla convinzione kantiana nell‟esistenza di giudizi sintetici a priori: tutti i giudizi concernenti l‟esperienza (e dunque sintetici) sono esprimibili soltanto a posteriori, a partire dall‟esperienza stessa, giacché soltanto essa può guidarci nella scelta tra costruzioni razionali alternative.»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

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Tautologie e conoscenza

«Come è ben noto, i prodromi dell‟ineludibile crisi del sistema di pensiero „classico‟ sono, in effetti, presenti già all‟epoca stessa in cui Kant lavora ai suoi studi critici: nelle riflessioni di padre Saccheri e nel suo tentativo di emendare il sistema deduttivo della geometria di Euclide da ogni incertezza metodologica, derivando la necessità logica del quinto postulato dagli altri primi quattro, indubitabilmente evidenti.

La nascita delle geometrie non euclidee costringe a rifiutare la soluzione kantiana che vede nello „spazio‟ e nel „tempo‟ „intuizioni pure‟, „forme a priori‟ attraverso le quali, soltanto, il fenomeno può costituirsi come tale, fornendo al soggetto la molteplicità delle rappresentazioni empiriche su cui basare la conoscenza razionale. Svanita la possibilità di credere nella formulabilità di giudizi sintetici a priori, „soggetto‟ e „oggetto‟ si trovano nuovamente a costituire polarità opposte; i giudizi analitici –pura espressione della razionalità– sono a priori, ma esprimono solamente tautologie, mentre i giudizi sintetici –che intendono valutare i molteplici dati derivanti dall‟esperienza sensibile– sono irrimediabilmente a posteriori.»

(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà delle Macchine”, 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Gli assiomi geometrici non sono (..) né giudizi sintetici a priori né fatti sperimentali. Sono _ _ _ _ _ ; la nostra scelta [tra essi] è guidata da fatti sperimentali; ma resta libera e non è limitata che dalla necessità di evitare ogni contraddizione. (..) Una geometria non può essere più vera di un‟altra, essa può solamente essere più comoda.”

Poincaré

a) dei giudizi sintetici a posteriori b) delle convenzioni

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

La nascita delle geometrie non euclidee impone di collocare i possibili asserti scientifici entro due sole tipologie, quella dei giudizi analitici, che sono a priori in quanto pura espressione della razionalità ma esprimono solamente tautologie, oppure quella dei giudizi sintetici, che intendono valutare i molteplici dati derivanti dall‟esperienza sensibile ma sono irrimediabilmente a posteriori.

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Lezione 4

IL POSITIVISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Comte. Le origini del positivismo

− La legge dei tre stadi − Conoscenze relative − Leggi come cataloghi

Leggi empiriche e scienza industriale

− Termodinamica − La sintesi a posteriori − Probabilità e statistica

BRANI ANTOLOGICI

1. Le spiegazioni scientifiche

“… il carattere fondamentale della filo-

sofia positiva consiste nel conside-rare

tutti i fenomeni come sottoposti a leggi

naturali invariabili, la cui precisa sco-

perta e riduzione al minor numero pos-

sibile costituiscono il fine dei nostri

sforzi, dal momento che è affatto impos-

sibile, e, secondo noi, priva di senso, la

ricerca delle così dette cause, sia prime

che finali. E‟ inutile insistere troppo su

di un principio che è familiare a chi si

occupi un po‟ profondamente delle

scienze d‟osservazione. Ognuno sa in-

fatti come le nostre soluzioni positive,

anche le più perfette, non avanzino af-

fatto la pretesa di esporre le cause ge-

neratrici dei fenomeni –perché in tal

caso non faremmo che sospingere in-

dietro le difficoltà– ma si propongono

soltanto di esaminare con esattezza le

circostanze della loro produzione, e di

collegarle le une alle altre mediante re-

lazioni normali di successione e di so-

miglianza.

Così, per citare l‟esempio più lampante,

affermiamo che i fenomeni generali

dell‟universo sono gene-ralmente spie-

gati, per quanto è possibile, dalla legge

di gravitazione perché, da un lato, que-

sta bella teoria ci mostra tutta l‟immensa

varietà dei fenomeni astronomici come

un unico e solo fatto colto nei suoi diffe-

renti aspetti –la costante e reciproca at-

trazione di tutte le molecole in ragione

diretta alla loro massa e in ragione in-

versa al quadrato delle distanze; men-

tre, dall‟altro lato, questo fatto generale

ci è presentato come la semplice esten-

sione di un fenomeno che ci è familiare,

e che, solo perciò, consideriamo per-

fettamente conosciuto –il peso dei corpi

sulla superficie terrestre. Quanto poi a

stabilire che cosa sono questo peso e

quest‟attra-zione, quali ne siano le

cause, queste sono questioni che consi-

deriamo insolubili, che esor-bitano dal

dominio della filosofia positiva, e che

abbandoniamo senza rimpianti alla fan-

tasia dei teologi e alle sottigliezze dei

metafisici”.

(da A. Comte, Corso di filosofia positiva,

1830-1847)

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2. Filosofia della natura

Scheda 3, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Auguste Comte, da Corso di filosofia positiva, 1830-1847

(cfr. pdf ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.2 Catalogare e prevedere. Origini della scienza industriale Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.1 Progresso e leggi empiriche

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Causalità Comte, Auguste Positivismo Laplace, Pierre-Simon de Pragmatismo Poisson, Simon Denis Utilitarismo

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Determinismo e statistica

«.. fu Pierre Simon de Laplace –il più noto rappresentante della concezione deterministica della fisica classica– a sviluppare per primo i calcoli di probabilità statistica [..]

Le leggi statistiche secondo Laplace rivestono un ruolo indispensabile nell‟esperienza quotidiana, in cui il determinismo gnoseologico non è pienamente realizzabile: la possibilità di un determinismo rigido e totale è una condizione di principio, inapplicabile dal punto di vista concreto. Soltanto un‟”Intelligenza extraumana” se, “per un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui è animata la natura e la collocazione relativa degli esseri che la compongono, se inoltre fosse tanto capace da sottoporre ad analisi questi dati, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi dell‟universo e dell‟atomo più leggero: nulla sarebbe incerto per essa e l‟avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi” (Laplace, 1814). L‟uomo, invece, può tendere solo asintoticamente a questo determinismo totale: “tutti questi sforzi nella ricerca della verità tendono ad avvicinarlo continuamente all‟Intelligenza

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che abbiamo appena concepito, ma dalla quale resterà sempre infinitamente lontano” (ivi). Per tale motivo la capacità umana di elaborare concetti probabilistici e statistici si rivela la sola guida concretamente valida per conoscere il reale. Strumento metodologico statistico e concezione ontologica deterministica non risultano, perciò, affatto incompatibili; al contrario, entro la meccanica classica essi sono strettamente correlati. La realtà si può supporre regolata da rigidi processi causali, in linea di principio conoscibili e prevedibili con la massima esattezza, pur accettando rilevanti limitazioni sugli effettivi strumenti conoscitivi a nostra disposizione.»

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

Teorie „soggettive‟ e „oggettive‟ della probabilità

«Reichenbach si occupa di definire con rigore il concetto di probabilità, rifiutando la “teoria soggettiva” della probabilità (secondo la quale è la limitatezza della nostra conoscenza a non permetterci un sapere pienamente deterministico sul mondo, e a consentirne uno solamente probabilistico) ritenendola inadeguata, e proponendo di sostituirla con una “teoria oggettiva” secondo cui la probabilità non è una misura della possibilità che un singolo evento accada effettivarnente, quanto piuttosto della frequenza relativa con cui I'evento accade, considerando la classe -indefinitamente numerosa- degli eventi simili casualmente possibili.

L'attenzione di Reichenbach verso il tema della probabilità trova le proprie motivazioni originarie nell'approfondita analisi che egli compie sulle teorie della fisica contemporanea. Le rilevanti ricerche da lui condotte sulla relatività generale, e sulla richiesta epìsternologica da essa avanzata di una interpretazione non kantiana di spazio e di tempo), lo inducono a riesaminare la strada gnoseologica intrapresa da Kant, ìnteramente basata sulla possibilità di “giudizi sintetici a priori", e a individuare nell'approccio empirico e nel metodo induttivo (il quale consente di passare dalle singole esperienze osservative alla legge scientifica generale) l'unica via percorribile per la conoscenza. Poiché, d'altronde, seguendo l'insegnamento di David Hume risulta evidente che l‟induzione non può pervenire a verità "certe" -determinabili “causalmente”- al flne di defìnire le conoscenze raggiungibili per mezzo dell‟induzione empirica, Reichenbach si rivolge al concetto di "probabilità”.»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

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ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Solo la conoscenza delle leggi dei fenomeni, il cui risultato costante è di _ _ _ _ _ , può evidentemente condurci nella vita attiva a modificarli a nostro vantaggio.”

Comte a) spiegarcene le cause b) farceli prevedere

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Inferenze induttive condotte su base probabilistica risultano il metodo più affidabile per formulare predizioni scientifiche tanto nel contesto dell‟illuminismo quanto in quello del positivismo; tuttavia i presupposti concettuali che guidano gli studiosi nelle due epoche storiche sono profondamente differenti.

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Lezione 5

CRITICA DELLA METODOLOGIA SCIENTIFICA

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Mach e il positivismo

− Il “sensismo” − Il “principio di economia” − La scienza fisica

Mach e il sistema newtoniano

− Lo spazio assoluto − La definizione di massa − Esperimento di Newton

BRANI ANTOLOGICI

1. Assiomi ed esperienza

Scheda 4, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Ernst Mach, da La meccanica nel suo sviluppo storico-

critico, 1883 (cfr. pdf ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.3 Positivismo e metodologia scientifica

2.4 Esperimenti mentali

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Empirismo Galilei, Galileo Induzione Laplace, Pierre-Simon de Percezione Mach, Ernst Positivismo Newton, Isaac

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LETTURE DI ORIENTAMENTO

Differenti letture della fisica moderna

«Prendendo in esame il paradigma scientifico della fisica moderna, ovvero la dinamica classica, è possibile sottolineare come esso non coincida interamente con il modo in cui Newton lo ha strutturato. E il riferimento, qui, non è alle cosiddette «teorie di minimo» e all‟impostazione della dinamica, su basi ampiamente innovative, elaborata da Lagrange. [..] L‟attenzione è invece rivolta a quella che si configura indubbiamente come una rilettura del paradigma scientifico della dinamica classica, alternativa rispetto alla costruzione newtoniana. Si tratta dell‟interpretazione fornita da Ernst Mach nel notissimo lavoro su La meccanica nel suo sviluppo storico critico.

Mach discute la priorità concettuale assegnata da Newton al principio di inerzia all‟interno dell‟edificio teorico che Newton stesso ha costruito, e che, nelle sue linee generali, viene a strutturare l‟intero orizzonte paradigmatico classico. Questa priorità concettuale sollecita ad attribuire alla categoria di spazio assoluto una necessità logica (che Newton trasformerà in una realtà oggettiva). L‟attacco portato da Mach a tale priorità del principio di inerzia consiste, nel suo aspetto logico, nel ritenere quest‟ultimo la formulazione di un caso limite: il caso ideale in cui sia nulla l‟inclinazione del piano, oggetto degli studi galileiani sul moto (che hanno condotto alla prima legge di Newton).

Chiave di volta del sistema della meccanica classica appare quindi a Mach, semmai, la seconda legge di Newton, che pone in relazione i concetti di “forza”, “massa” e “accelerazione”; e, ancor più, la legge gravitazionale, che descrive l‟azione mutuamente esercitata dalle masse presenti nell‟universo. nche il concetto di forza è inteso da Newton in modo che Mach ritiene scorretto, poiché -considerando la forza come l‟agente che fa deviare il moto dalla traiettoria rettilinea- presuppone esistano regioni spaziali non sottoposte alla gravitazione, nelle quali viga il principio di inerzia: astrazione che Mach sottolinea essere priva di concretezza fisica. Né, nell‟impostazione machiana, la definizione data da Newton della massa come quantità di materia può essere soddisfacente, in quanto -oltre a essere tautologica- non prende in considerazione le relazioni dinamiche tra i corpi, compito invece primario per una struttura che, reggendosi sulle leggi di Newton, intende descrivere il movimento degli enti fisici.

Nello spirito della rilettura machiana, la nozione di “massa” è riformulata come il rapporto tra le accelerazioni che i corpi si imprimono reciprocamente, e quella di «inerzia» come la resistenza che un corpo oppone alle accelerazioni prodotte dalle masse di tutti i corpi costituenti l‟universo. E‟ ben evidente che gli elementi del paradigma costitutivo della dinamica classica (e in particolare la struttura formale delle tre leggi di Newton) restano invariati. Non è dunque possibile pensare la reimpostazione machiana come una “rivoluzione scientifica”, un radicale mutamento di paradigma. Tuttavia, lettura newtoniana dei principi potanti della dinamica e lettura machiana differiscono tanto profondamente da poter essere ritenute [..] articolazioni di possibilità divergenti, “progetti” differenti e alternativi.»

(da A. Rebaglia, Ontologia ermeneutica e indagine scientifica, in “Interpretazione ed emancipazione”, Raffaello Cortina, Milano 1996)

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Il principio di economia

«Il principio di semplicità ha rappresentato nel corso dei secoli, e tuttora rappresenta, un riferimento indispensabile, una guida insopprimibile nell‟elaborazione di modelli teorici. Espresso esplicitamente da Guglielmo di Ockham nella forma del noto “rasoio” [Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora è la famosa espressione usata da Ockham nel suo Commentario alle Sentenze, scritto tra il 1317 e il 1324], successivamente alla base del sistema galileiano -in cui si raccomanda di „diffalcare gli impedimenti della materia‟-, e -ancora- tematicamente esposto da Mach, divenendo così un momento essenziale nel pensiero scientifico ed epistemologico del XX secolo, tale principio costituisce uno strumento metodologico di fondamentale valore, tanto strettamente intessuto nella struttura conoscitiva da risultare un elemento attivo nel condurre alla elaborazioni e ai risultati dell‟impresa scientifica.

[..] Esso non deriva dagli assiomi formali e dalle ipotesi fisiche assunte a fondamento di uno specifico scenario scientifico, e tuttavia si impone quale strumento condizionante per la formulazione di tali assiomi. Soltanto in base al criterio extrascientifico della semplicità Galileo può ritenere metodologicamente corretto «diffalcare gli impedimenti della materia», pervenendo in tal modo alla conoscenza delle „qualità primarie‟, oggettive ed essenziali, della natura; natura che si manifesta essa stessa come un Gran Libro strutturato in base alla „semplice‟ efficacia delle formule matematiche e delle figure geometriche. In modo analogo, Mach fa del suo principio di economia (espressione del principio di semplicità) un criterio al quale l‟indagine scientifica deve conformarsi nell‟organizzare i molteplici dati empirici, favorendo così l‟efficacia predittiva dell‟investigazione: “La mia idea fondamentale -egli scrive- [è] che la scienza sia essenzialmente un‟economia di pensiero. [..] Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di economizzare, esperienze mediante la riproduzione e l‟anticipazione di fatti nel pensiero” (Mach, 1883).»

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Compito della scienza è ricercare ciò che è costante nei fenomeni naturali, gli elementi di questi, il modo del loro rapporto e la loro reciproca dipendenza. Mediante la descrizione chiara e completa la scienza cerca di _ _ _ _ _ il ricorso a nuove esperienze (..) Una volta che si conosca la dipendenza reciproca di due fenomeni, l‟osservazione di uno rende superflua quella dell‟altro che è condeterminato e predeterminato dal primo.”

Mach a) sollecitare b) rendere inutile

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe) Mach, seguendo un orientamento a carattere positivista, ritiene che l‟analisi delle sensazioni svolga un ruolo primario nel delineare le basi cognitive della scienza.

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Unità 2

Progresso e industrializzazione

Lezione 6

L’ETA’ DI DARWIN

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Empirismo e selezione

− Regolarità nel mondo biologico − La legge di Malthus − Selezione come legge di natura

Selezione e progresso

− Perfettibilità − Processo evolutivo − Spencer. Sviluppo e progresso

BRANI ANTOLOGICI

1. Selezione naturale

“Allo stato domestico osserviamo molta

variabilità, causata, o per lo meno esal-

tata, da mutate condizioni di vita; ma

spesso in modo così oscuro, che siamo

tentati di considerare le variazioni come

spontanee. [..]

La variabilità non è in effetti causata

dall‟uomo; egli, senza intenzione,

espone soltanto esseri viventi a nuove

condizioni di vita, e quindi la natura

agisce sulla loro organizzazione e fa sì

che essa vari. Ma l‟uomo può scegliere,

e sceglie, le variazioni che la natura gli

fornisce, e così le accumula nella ma-

niera voluta. Egli così adatta animali e

piante secondo il suo utile o piacere.

Egli può farlo metodicamente o può

farlo inconsciamente, conservando gli

individui più utili o che più gli piac-

ciono, senza alcuna intenzione di modi-

ficare la razza. E‟ certo che egli può lar-

gamente influenzare il carattere di una

razza selezionando, in ogni successiva

generazione, differenze individuali così

leggere da non essere avvertite se non

da un occhio esercitato. Questo incon-

sapevole processo di selezione è stato il

grande agente della formazione delle

più distinte e utili razze domestiche. [..]

Non vi è alcuna ragione perché i prin-

cipi che hanno così efficacemente agito

allo stato domestico non debbano aver

agito allo stato di natura. Nella soprav-

vivenza di individui e razze favorite,

durante la lotta, costantemente ricor-

rente, per l‟esistenza, vediamo una

potente e perpetua forma di selezione.

La lotta per l‟esistenza inevitabilmente

consegue dall‟elevata progressione

geometrica di aumento che è comune a

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tutti gli esseri viventi. [..] Nascono più

individui di quanti possano sopravvi-

vere. Un grano sulla bilancia può de-

terminare quali individui vivranno e

quali morranno; quali varietà o specie

aumenteranno numericamente e quali

diminuiranno o alfine si estingueranno.

[..] Il più piccolo vantaggio in alcuni

individui –a una qualunque età o in una

qualunque stagione– su quelli con cui

entrano in concorrenza, o un migliore

adattamento, per quanto in lieve misura,

alle condizioni ambientali, faranno, nel

corso del tempo, tracollare la bilancia.

[..]

Poiché ciascuna specie, per la progres-

sione geometrica della sua riprodu-

zione, tende ad aumentare di numero; e

poiché i discendenti modificati di cia-

scuna specie saranno tanto più posti in

grado di molti-plicarsi quanto più

divengono diversificati nelle abitudini e

nella struttura, così da poter occupare

posti numerosi e molto diversi

nell‟econo-mia della natura, vi sarà nella

selezione naturale una costante

tendenza a conservare la prole più

divergente di una qualsiasi specie.

Perciò, durante un lungo e continuato

corso delle modificazioni, le leggere

differenze caratteristiche delle varietà

della stessa specie tendono ad

accrescersi fino a diventare le maggiori

differenze caratteristiche delle specie

dello stesso genere. Nuove e migliorate

varietà inevita-bilmente soppianteranno

e stermine-ranno le varietà più antiche,

meno migliorate e intermedie; così le

specie sono rese in larga misura oggetti

definiti e distinti.”

(da C. Darwin, L‟origine delle specie,

1859)

2. Organismo naturale e organismo sociale

“Quando diciamo che lo sviluppo è

comune agli aggregati sociali e agli

aggregati organici, non escludiamo

però interamente ogni comunanza con

gli aggregati inorganici: alcuni di

questi, per esempio i cristalli,

crescono in modo visibile; e tutti,

nell‟ipotesi dell‟evoluzione, sono

ritenuti sorti in un certo tempo, per via

di integrazione. Tuttavia, in confronto

alle cose che chiamiamo inanimate, i

corpi viventi e le società presentano in

modo così evidente l‟aumento della

massa, che si può considerarlo come

caratteristico degli uni e delle altre.

Molti organismi crescono durante tutta

la vita; altri crescono durante una

parte considerevole della loro vita. Lo

sviluppo sociale suole continuare o

fino al tempo in cui le società si

dividono, o fino al tempo in cui sono

schiacciate.

E questo è il primo carattere, per il

quale le società si connettono al

mondo organico, e si distinguono

sostanzialmente dal mondo inorga-

nico.

E‟ pure un carattere dei corpi sociali,

come pure dei corpi viventi, che,

mentre crescono in dimensione,

crescono anche in struttura. [..] La

moltiplicazione delle parti di natura

diversa è così grande nei corpi politici

e nei corpi viventi, che costituisce un

altro carattere comune sostanziale, che

li distingue dai corpi inorganici.

La comunanza sarà più completa-

mente intesa, se si osserva che la pro-

gressiva differenziazione delle strut-

ture è accompagnata dalla progressiva

differenziazione delle funzioni. [..]

Passando all‟ultimo e più spiccato

carattere del corpo politico e del

corpo vivente, vedremo perché in essi

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le azioni dissimili di parti diverse sono

da considerare come funzioni, mentre

non altrettanto possiamo dire delle

azioni dissimili di parti dissimili in un

corpo inorganico.

L‟evoluzione determina negli uni e

negli altri non solo semplici differen-

ze, ma differenze che stanno in rap-

porti definiti, differenze di cui ognuna

rende possibili le altre. Le parti di un

aggregato inorganico sono in tale

relazione, che l‟una può subire un

gran cambiamento senza modificare il

resto in modo apprezzabile. Ma

avviene altrimenti nelle parti di un

aggregato organico, o di un aggregato

sociale. In ambedue le trasformazioni

delle parti si determinano vicen-

devolmente, e le azioni mutue delle

parti dipendono l‟una dall‟altra. In

ambedue questa vicendevole dipen-

denza cresce col progredire dell‟evo-

luzione.”

(da H. Spencer, Principi di sociologia,

1870-72)

NELL’IPERTESTO

Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.1 Progresso e leggi empiriche Capitolo decimo Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”

10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Adattamento Darwin, Charles Robert Epistemologia Lamarck, Jean-Baptiste de Monet de Positivismo Malthus, Thomas Robert Progresso Spencer, Herbert

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Teorie evolutive tra determinismo e finalismo

«Origine ed evoluzione delle specie naturali, secondo la teoria darwiniana, sono scientificamente descrivibili facendo appello a un ben determinato meccanismo causale, la selezione naturale, e alla presenza di particolari condizioni al contorno, quali l‟uso e il disuso di alcuni organi. Si possono definire, in tal modo, le leggi della variazione delle specie che sono da noi conosciute solo in minima parte (“La nostra ignoranza sulle leggi della variazione è profonda” scrive Darwin, 1859), ma testimoniano la loro universalità e necessità («pare che le medesime leggi governino la

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produzione delle differenze esistenti fra le varietà di una specie e delle differenze più grandi esistenti fra le specie di un medesimo genere», ivi). [..]

L‟enfasi teleologica non è del tutto estranea alla storia del pensiero scientifico [..] in particolare, all‟interno degli studi biologici ottocenteschi e nelle ricerche di biofisica condotte nei primi decenni di questo secolo è manifestamente possibile rintracciare alcune interessanti analisi che, per taluni aspetti, esprimono tesi teleologicamente connotate. Secondo i numerosi seguaci di Lamarck, per esempio, è una forza interiore presente in ciascun organismo a farne progredire il perfezionamento verso forme più elevate e perfette. [..]

La teoria darwiniana dell‟evoluzione delle specie naturali [..] è, nella sua essenza, rigorosamente deterministica; e possiede quindi il medesimo nucleo metodologico sul quale è basata la fisica classica a essa contemporanea. Le specie vengono classificate in riferimento a una loro costitutiva invarianza, mentre la casualità che si trova alla base delle mutazioni (da cui derivano adattamento e selezione negli organismi viventi) è intesa –in modo perfettamente compatibile con l‟ideale laplaciano– come inadeguatezza conoscitiva, anziché come effettiva assenza di cause.»

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

Evoluzione e progresso scientifico

«… si constata l‟operare nell‟impresa scientifica di una „ragione „astuta‟ [Il termine da noi utilizzato fa riferimento all‟analogo termine utilizzato dal matematico e storico della scienza Yehuda Elkana. Tale «ragione astuta» (metis), che “caratterizza il processo della scoperta anche nelle scienze naturali”, “implica un insieme complesso, ma molto coerente, di atteggiamenti mentali e comportamenti intellettuali che uniscono insieme: acume, saggezza, previdenza, decisione, ingegnosità, vigilanza, opportunismo, abilità ed esperienza acquistate negli anni” (Elkana)], la quale di volta in volta suggerisce un nuovo principio di invarianza, che consente di ampliare il dominio delle conoscenze sul mondo fisico; e lo fa appellandosi costantemente al sapere già acquisito, ai metodi ormai consolidati, pur introducendovi il potere radicalmente innovatore -e come tale discontinuo- della propria capacità di invenzione. [..] Le verità cui giunge questo processo razionale di scoperta non sono, quindi, „cumulative‟ nel senso tradizionale del termine, poiché non conducono a migliorare la conoscenza di oggetti già descritti dalle teorie precedenti: ogni nuova verità acquisita corrisponde alla scoperta di una realtà nuova. In queste considerazioni sembra, tuttavia, presente il principio di un progresso scientifico inteso come un continuo e irreversibile accrescersi di ciò che è „noto‟ e „vero‟.»

(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)

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ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Allo stato di natura praticamente ogni pianta produce semi e tra gli animali sono ben pochi quelli che non si accoppiano ogni anno. Quindi possiamo affermare con sicurezza che tutte le piante e gli animali tendono a moltiplicarsi in ragione _ _ _ _ _, che tutti finirebbero con il saturare ogni regione in cui potessero esistere in qualunque modo e che la tendenza all‟aumento ad andamento _ _ _ _ _ deve essere frenata dalla distruzione in qualche età della vita.”

Darwin a) aritmetica/o b) geometrica/o

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

La concezione darwiniana dell‟evoluzione delle specie biologiche trae la propria forza concettuale dalle concezioni positivistiche secondo cui, da un lato, l‟indagine naturale è svolta esclusivamente attraverso osservazioni ed esperimenti, e dall‟altro il progresso è una caratteristica universale che coinvolge fenomeni naturali ed eventi sociali.

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Lezione 7

INDUSTRIA E CAPITALE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Materialismo dialettico − Hegel. Il metodo dialettico − Modo capitalistico di produzione − Progresso e discontinuità

Il marxismo e i suoi classici : Marx e Engels − Concetti chiave del marxismo: ideologia − Materialismo storico e materialismo dialettico − Capitalismo, proletariato, lotta di classe

BRANI ANTOLOGICI

1. Il “rovesciamento” della dialettica hegeliana

“Dopo una citazione dalla mia prefa-

zione alla Critica dell‟economia politica,

Berlino, 1859, pp.IV-VII, dove ho espo-

sto la base materialistica del mio me-

todo, l‟egregio autore [che nel numero

del maggio 1872 del Messaggero euro-

peo di Pietroburgo tratta il metodo del

Capitale] continua: «Per Marx una cosa

sola importa: trovare la legge dei feno-

meni che sta indagando. E per lui non è

importante soltanto la legge che li

governa in quanto hanno forma finita e

fanno parte di un nesso osservabile in

un periodo di tempo dato. Per lui è

importante soprattutto la legge del loro

mutamento, del loro sviluppo, ossia del

trapasso dei fenomeni da una forma

nell‟altra, da un ordinamento di quel

nesso a uno nuovo. [..] Ma, si dirà, le

leggi generali della vita economica sono

uniche e sempre le stesse; ed è del tutto

indifferente se si applicano al presente o

al passato. Marx nega proprio questo.

Per lui tali leggi astratte non esistono…

Per lui ogni periodo storico ha le sue

leggi proprie… [..] I vecchi economisti,

confrontando le leggi economiche con

le leggi della fisica e della chimica,

mostravano di non averne capito la

natura… [..] Per esempio Marx nega che

la legge della popolazione sia la stessa

in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Afferma

anzi che ogni grado di sviluppo ha una

sua propria legge della popolazione…

Alla differenza di sviluppo della forza

produttiva corrispondono cambiamenti

dei rapporti [di produzione] e delle

leggi che li regolano. [..]» Nel rappre-

sentare quel che egli chiama il mio

metodo effettivo, in maniera così esatta

e così benevola per quanto concerne la

mia applicazione personale di esso, che

cos‟altro ha rappresentato l‟egregio

autore se non il metodo dialettico?

[..] Per il suo fondamento, il mio metodo

dialettico, non solo è differente da

quello hegeliano, ma ne è anche diret-

tamente l‟opposto. Per Hegel il pro-

cesso del pensiero, che egli trasforma

addirittura in soggetto indipendente col

nome di Idea, è il demiurgo del reale,

che costituisce a sua volta solo il feno-

meno esterno dell‟idea o processo del

pensiero. Per me, viceversa, l‟elemento

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ideale non è altro che l‟elemento mate-

riale trasferito e tradotto nel cervello

degli uomini.

[..] La mistificazione alla quale soggiace

la dialettica nelle mani di Hegel non

toglie in nessun modo che egli sia stato

il primo a esporre ampiamente e consa-

pevolmente le forme generali del

movimento della dialettica stessa. Biso-

gna rovesciarla per scoprire il nocciolo

razionale entro il guscio mistico.

Nella sua forma mistificata, la dialettica

divenne una moda tedesca, perché

sembrava trasfigurare lo stato di cose

esistente. Nella sua forma razionale, la

dialettica è scandalo e orrore per la

borghesia e pei suoi corifei dottrinari,

perché nella comprensione positiva

dello stato di cose esistente include

simultaneamente anche la compren-

sione della negazione di esso, la com-

prensione del suo necessario tramonto,

perché concepisce ogni forma divenuta

nel fluire del movimento, quindi anche

dal suo lato transeunte, perché nulla la

può intimidire ed essa è critica e rivolu-

zionaria per essenza.”

(da K. Marx, Il Capitale, libro I, Poscritto

alla seconda edizione, 1875)

2. Forza lavoro e plusvalore

Scheda 5, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Karl Marx, da Salario, prezzo e profitto, 1865 (cfr. pdf

ipertesto).

NELL’IPERTESTO

Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.2 Le nuove vie dell‟economia industriale

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Metafisica Hegel, Wilhelm Progresso Marx, Karl Ragione

LETTURE DI ORIENTAMENTO

La dialettica hegeliana

«Nel contesto culturale dell‟idealismo tedesco, estremamente dissimile da quello platonico, la categoria di Idea sembra includere anche il tema della „temporalità‟ [..] dell‟essere fisico.

Il movimento dialettico, che nella filosofia di Hegel riunisce e colloca entro il medesimo costrutto razionale (quello dell‟Idea, naturalmente) soggetti ed enti, introduce però solo apparentemente „divenire‟ e „temporalità‟ nella costruzione ontologica: l‟Idea –che accoglie in sé il soggetto e la propria antitesi, il mondo esterno– non si può affermare

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metta effettivamente in gioco il proprio essere. Tale movimento ha un andamento rigidamente preordinato, che impedisce l‟accadere di qualsiasi novità; mentre quest‟ultima costituisce il segno di un autentico divenire temporale.»

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

Hegelismo, marxismo e tecnica come „organo esosomatico‟

«TECNOLOGIA, FILOSOFIA DELLA

disciplina che si occupa dei problemi filosofici concernenti la natura della tecnologia, le modalità dei cambiamenti e delle innovazioni che ne segnano la storia, la sua influenza su cultura e società. Il termine compare per la prima volta in un testo del filosofo neohegeliano E. Kapp, Principi di filosofia della tecnica, pubblicato nel 1877. [..]

I due orientamenti principali, seppure distinguibili, spesso si sovrappongono parzialmente nel dar luogo a specifici studi filosofici sulla tecnologia. A essi si affiancano altre impostazioni, fra le quali occorre segnalare quella antropologica, a cui appartengono le riflessioni di A. Gehlen (e il lavoro pionieristico di E. Kapp). La tecnica è considerata un «organo esosomatico», atipico ma estremamente efficiente, che la natura ha fornito all‟uomo per integrare organi poco idonei alla sopravvivenza, per intensificare la forza della sua azione sull‟ambiente, per agevolare il lavoro togliendo a esso l‟onere della fatica; e contemporaneamente è intesa come fenomeno culturale, prodotto della capacità umana di intervenire sul mondo naturale per introdurvi qualcosa che in natura non esiste ed è guidato da una logica estranea a quella naturale.»

(da A. Rebaglia, voce Filosofia della tecnologia, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, nuova

ed., Garzanti, Milano 2004, pp.1107-1108)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Sappiamo che il valore di ogni merce è determinato _ _ _ _ _ cristallizzato nel suo valore d‟uso, dal tempo di lavoro socialmente necessario a produrla. Ciò vale anche per il prodotto che il nostro capitalista ha ottenuto come risultato del processo lavorativo.”

Marx a) dal pregio intrinseco b) dalla quantità del lavoro

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Il metodo dialettico, secondo Marx, risulta essere il più adeguato per delineare gli sviluppi storici e sociali che conducono alla rivoluzione industriale, e alla mercificazione del lavoro dovuta al processo di produzione capitalistico.

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Lezione 8

RAZIONALIZZAZIONE E PROGRESSO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Civiltà industriale − Emancipazione − Organizzazione scientifica del lavoro − Amministrazione

Da Weber alla Scuola di Francoforte − Max Weber. Razionalità formale − Capitalismo moderno. Disincanto del mondo − Horkheimer e Adorno. La dialettica dell‟illuminismo

BRANI ANTOLOGICI

1. Capitalismo e predestinazione

“L‟ascesi laica protestante [..] operò con

grande violenza contro il godimento

spregiudicato della proprietà, e re-

strinse il consumo, in ispecie il consumo

di lusso. D‟altra parte essa liberò, nei

suoi effetti psicologici, l‟acquisto di beni

dagli ostacoli dell‟etica tradizionalistica,

in quanto non solo lo legalizzò, ma

addirittura [..] lo riguardò come voluto

da Dio. La lotta contro i piaceri della

carne e l‟attaccamento ai beni esteriori

non era [..] una lotta contro il guadagno

razionale, ma sibbene contro l‟impiego

irrazionale della proprietà. E questo

consisteva nell‟altro apprezzamento, da

condannarsi come idolatria, delle forme

ostensibili del lusso, che erano così

vicine al modo di sentire feudale, in

luogo dell‟impiego voluto da Dio, razio-

nale e utilitario, per i fini della vita del

singolo e della collettività. Non si vo-

leva imporre al possidente la macera-

zione, ma l‟uso della sua ricchezza per

cose necessarie e di pratica utilità [..]

Il pensiero che il lavoro professionale

moderno abbia un carattere ascetico

non è in realtà nuovo. Anche Goethe, al

culmine della sua saggezza ed espe-

rienza della vita, nei Wanderjahre e

nella conclusione che dette alla vita di

Faust, ci ha voluto insegnare questo

motivo ascetico fondamentale dello stile

della vita borghese, se questa appunto

voglia avere uno stile: che cioè il

limitarsi al lavoro professionale colla

rinuncia alla universalità faustiana, che

questa limitazione comporta, sia nel

mondo moderno il presupposto di ogni

azione degna di stima, che azione

dunque e rinuncia si condizionano ine-

vitabilmente a vicenda. Per lui questo

riconoscimento significava rinuncia e un

addio a un tempo di piena e bella

umanità, che non si rinnoverà più, nel

corso della nostra civiltà, come

nell‟antichità non si rinnovò il fiorire di

Atene. Il Puritano volle essere un pro-

fessionista, noi dobbiamo esserlo.

Poiché in quanto l‟ascesi fu portata dalle

celle dei monaci nella vita professionale

e cominciò a dominare la moralità laica,

essa cooperò per la sua parte alla

costruzione di quel potente ordinamento

economico moderno, legato ai

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presupposti tecnici ed economici della

produzione meccanica, che oggi

determina con strapotente costrizione, e

forse continuerà a determinare finché

non sia stato consumato l‟ultimo quintale

di carbon fossile, lo stile della vita di

ogni individuo, che nasce in questo

ingranaggio, e non soltanto di chi

prende parte all‟attività puramente

economica. Solo come un mantello

sottile, che ognuno potrebbe buttar via,

[..] la preoccupazione per i beni

esteriori doveva avvolgere le spalle

degli “eletti”. Ma il destino fece del

mantello una gabbia di acciaio. Mentre

l‟ascesi imprendeva a trasformare il

mondo e a operare nel mondo, i beni

esteriori di questo mondo acquistarono

una forza sempre più grande nella

storia. Oggi lo spirito dell‟ascesi è

sparito, chissà se per sempre, da questa

gabbia. Il capitalismo vittorioso in ogni

caso, da che posa su di un fondamento

meccanico, non ha più bisogno del suo

aiuto. Sembra impallidire per sempre

anche il roseo stato d‟animo del suo sor-

ridente erede, l‟Illuminismo, e come un

fantasma di concetti religiosi che furono,

si aggira nella nostra vita il pensiero del

dovere professionale.”

(da M. Weber, L‟etica protestante e lo

spirito del capitalismo, a cura di P. Burresi,

Sansoni, Firenze, 1965

2. Critica della ragione strumentale

Scheda 6, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Max Horkheimer, da Eclisse della ragione. Critica della

ragione strumentale, 1947 (cfr. pdf. Ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.3 “One best way”. Mito della modernità

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Epistemologia Horkheimer, Max Illuminismo Taylor, Fredrik Wilson Progresso Weber, Max Utilitarismo

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LETTURE DI ORIENTAMENTO

Scuola di Francoforte e orientamento sociologico in filosofia della tecnologia

«TECNOLOGIA, FILOSOFIA DELLA

[..] L‟orientamento sociologico –che considera, sovente con toni pessimistici, l‟impatto etico e politico degli sviluppi „tecnoscientifici‟ nel contesto delle società industriali avanzate– si radica nella tradizione critica della Scuola di -> Francoforte (sfociando in approfondimenti come quelli di J. Habermas) e nelle analisi sulla tecnologia intesa come fenomeno sociale, svolte anch‟esse nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale principalmente dal filosofo francese J. Ellul (soprattutto in La tecnica, rischio del secolo, 1954). Nucleo concettuale degli studi condotti in questo ambito è il cosiddetto determinismo tecnologico il quale, attribuita una relativa autonomia al mondo degli artefatti rispetto alle originarie intenzioni progettuali umane, ha richiesto di valutare le trasformazioni provocate dalle tecnologie nella sfera sociale. Ne è emersa un‟impostazione che ha reso possibile leggere in modo unitario il fenomeno della modernità, tesa a utilizzare scienza e tecnologia per conseguire un pieno dominio sulla natura, evidenziando nel contempo i rischi di un conseguente, inevitabile dominio sull‟uomo. La generale crisi del determinismo, ritenuto un concetto troppo semplice e astratto per rendere conto della complessità del reale, ha condotto a una revisione di tale prospettiva –con lavori come quelli di L. Mumford (Tecnica e cultura, 1934; Il mito della macchina, 1967-1970) o di D. Ihde (Tecnica e prassi, 1979)– e a delineare un costruttivismo sociale della tecnologia, sostenuto, in particolare, da A. Feenberg (Tecnologia in discussione, 1999). Quest‟ultima posizione teorica sottolinea, da un lato, come l‟intervento tecnico non sia „neutro‟ e gli strumenti che utilizziamo plasmino il nostro ambiente sociale, e dall‟altro come il progresso delle tecnologie non sia irreversibilmente lineare ma caratterizzato da una complessità di ordine superiore, la quale evolve attraverso sempre nuove sinergie tra le funzioni assolte dalle tecnologie, tra queste ultime e i loro ambienti, tra tali sistemi e più ampi contesti sociali e culturali. All‟interno di questo orizzonte concettuale vengono sviluppati dibattiti significativi sulla sostenibilità dell‟innovazione tecnologica in relazione alle problematiche ecologiche o alle questioni bioetiche.»

(da A. Rebaglia, voce Filosofia della tecnologia, in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, nuova

ed., Garzanti, Milano 2004, pp.1107-1108)

Impresa scientifico-tecnologica e strutture economico-sociali

«Esigenze economiche e fattori sociali influiscono profondamente, in molte e differenti maniere, non soltanto sulla realizzazione dei risultati teorici, ma anche sulla determinazione stessa degli obiettivi iniziali che l‟indagine scientifica si prefigge. [..]

A questo già complesso intreccio di interrogativi si è poi aggiunto, negli ultimi anni, un ulteriore nucleo di problemi [..] Molte tra le applicazioni dell‟informatica rendono particolarmente tangibile un effetto che è conseguenza essenziale dell‟intero svolgersi del percorso di scienza e tecnologia occidentali. L‟indagine scientifica e la ricerca

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tecnologica non sono semplicemente strumenti che ci è possibile utilizzare nel nostro muoverci nel mondo: abitiamo, piuttosto, un mondo già preliminarmente strutturato in base a elaboratissimi progetti e sofisticati esiti scientifici e tecnologici, il quale non ha più i caratteri della natura primigenia e incontaminata, ma è necessariamente un universo almeno in parte artificiale. E sempre più sottilmente complesse divengono, conseguentemente, le preoccupazioni etiche sollevate dall‟impresa scientifica: in che misura, e attraverso quali correttivi, un‟etica e una morale che sono espressione di una società condizionata nei suoi più intimi fondamenti dalla struttura scientifico-tecnologica possono rappresentare una guida affidabile per stabilire quei limiti che abbiamo scoperto essere plausibile dover imporre agli obiettivi e ai metodi dell‟indagine scientifica?”

(da A. Rebaglia, Conoscere: un‟impresa ad alto rischio, in “Scienza e vita” 1993)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“L‟illuminismo, nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha perseguito da sempre l‟obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni. Ma la terra interamente illuminata splende all‟insegna di trionfale sventura. Il programma dell‟illuminismo era di liberare il mondo dalla magia. Esso si proponeva di dissolvere i miti e di _ _ _ _ _ l'immaginazione con la scienza.”

Adorno, Horkheimer a) potenziare b) rovesciare

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

La tecnica riveste un rilievo centrale nell‟ambito della concezione razionale all‟origine della cultura industriale, in quanto strumento subordinato a un processo sociale il quale conduce a sostituire i fini con i mezzi.

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Lezione 9

NIETZSCHE. RAZIONALISMO E NICHILISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Contro il positivismo

− La “malattia storica” − Nichilismo attivo − Un “pensiero abissale”

Friedrich Nietzsche. La critica della cultura

− Il razionalismo da Socrate a Hegel − Rinascita del tragico? Wagner − Nichilismo e oltreuomo

BRANI ANTOLOGICI

1. La verità e il mondo come interpretazione

Scheda 8, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1885-

1887, e da Crepuscolo degli idoli, 1889 (cfr. pdf ipertesto)

2. La liberazione della conoscenza

Scheda 9, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1882-

1884, da La gaia scienza, 1882 e da Così parlò Zarathustra, 1884 (cfr. pdf ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo quarto La ragione oltre i confini della razionalizzazione

4.2 Crisi come convalescenza

4.3 Termodinamica e filosofia dell‟eterno ritorno

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Complessità Nietzsche, Friedrich Wilhelm Nichilismo Schopenhauer, Arthur Progresso

Relativismo

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Caos, determinismo e assunti scientifici sulla Natura

«Già i racconti mitologici, con i quali le prime civiltà occidentali tentavano di tracciare una descrizione che spiegasse l‟origine dell‟universo, contenevano l‟idea di caos; ma questo era un principio inteso costantemente in senso negativo, come elemento informe di disarmonia del quale era impossibile ogni conoscenza effettiva. Al suo opposto, il cosmo, regno di ordine e regolare semplicità, cui veniva invece attribuita una valenza totalmente positiva.

La negazione di valore e il totale disinteresse per quanto vi è di caotico nei fenomeni naturali restano punti fermi attorno ai quali si svolge l‟intera storia della cultura occidentale; e soprattutto risultano essere gli elementi basilari nel consentire, in epoca moderna, il formarsi e il consolidarsi dello spirito scientifico. Infatti, solo considerando „distrubi accidentali e trascurabili‟ quelle manifestazioni di turbolenza e caoticità sempre presenti, in varia misura, negli eventi naturali, la scienza classica ha potuto formulare, in termini di equazioni matematiche, le leggi fisiche che regolano e descrivono tali eventi. [..] Il caos, tuttavia, incombe costantemente sull‟astrazione scientifica, tanto da essere avvertito come una sorta di ombra infausta all‟interno dello splendente edificio della fisica classica. E proprio la sua esistenza impedisce alle teorie matematiche di tipo analitico (ossia espresse mediante l‟uso di equazioni differenziali e integrali) di descrivere il movimento dei sistemi fisici in modo totalmente esatto, e per un periodo illimitato di tempo.

Un esempio usato frequentemente per specificare la situazione tipica descritta dalla meccanica classica fa riferimento a una partita di biliardo ideale, nella quale gli urti non producano attriti e il giocatore possieda un controllo assoluto dei propri colpi. Usualmente si afferma che una teoria matematica analitica è in grado di descrivere la situazione fisica spiegando i rapporti tra cause (gli urti) ed effetti (il movimento delle palle da biliardo). Ma la teoria, in realtà, perde la propria capacità di prevedere la situazione di gioco già dopo circa un minuto da quando la prima palla è stata messa in movimento dalla stecca. Infatti, dato il relativamente piccolo raggio di curvatura delle sfere, la traiettoria successiva a un urto risulta molto sensibile alle regioni superficiali effettivamente interessate dall‟impatto: piccole imprecisioni nella valutazione dei punti di contatto provocano, con l‟aumentare del numero di collisioni, errori più che evidenti. Entrambi questi aspetti (la sensibilità alle condizioni iniziali, ovvero instabilità, e l‟amplificazione esponenziale degli errori, ovvero non linearità) sono i caratteri costitutivi che consentono una definizione scientifica di caos.

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Newton –onde evitare che fosse il caos a prendere il sopravvento sul meccanismo del cosmo, che egli avrebbe voluto poter ritenere perfettamente organizzato e prevedibile– giunse ad avanzare la supposizione che Dio, di tanto in tanto, intervenisse per impedire tale degenerazione, aggiustando e regolando la struttura ordinata dell‟universo. I termini del problema sembrarono definitivamente chiariti verso la fine del Settecento, quando Laplace sostenne che la caoticità presente nei fenomeni naturali sarebbe esclusivamente dovuta all‟intreccio, estremamente complicato, di un numero elevato di cause precise le quali, agendo complessivamente, determinerebbero in ogni suo aspetto l‟evento che appare caotico. Tuttavia, nemmeno un secolo più tardi, Poincaré doveva constatare il fallimento della tesi di Laplace: il caos non è presente soltanto nei sistemi composti da molti elementi, dove numerose sono le condizioni da considerare (come nell‟esempio delle palle da biliardo). Esso appartiene anche ai più semplici sistemi descritti dalla fisica classica, dei quali si sarebbe supposto più che possibile avere una conoscenza perfetta (sono sufficienti le influenze reciproche esercitate fra tre soli corpi a originare instabilità e caos). [..]

Fu il fondamentale teorema elaborato nel 1892 dal grande matematico, astronomo ed epistemologo francese Henrì Poincaré a incrinare irreversibilmente il sogno deterministico della fisica classica. Analizzando problemi di meccanica celeste, Poincaré stabilì che, mentre le orbite percorse da due corpi (ad esempio il Sole e un suo pianeta) sono regolari e prevedibili, l‟interazione anche soltanto con un terzo corpo (un satellite del pianeta) provoca perturbazioni tali che il comportamento del sistema globale risulta intrinsecamente instabile; ovvero [..] le equazioni differenziali che lo descrivono non sono integrabili.»

(da A. Rebaglia, Caos, in “Scienza e vita” 1993)

L‟origine dell‟Universo tra caso e necessità

«Gli scenari cosmologici prospettati per indagare I'origine dell'Universo sono modelli in cui la relatività generale viene connessa alla meccanica quantistica, e anche le teorie elaborate negli ultimi decenni su caos e complessità potrebbero, forse, risultare utili nel formulare ipotesi sulla nascita dell' Universo.

Considerate autonomamente, leggi come quelle quantistiche o quelle di caos e cornplessità risultano essere leggi nelle quali il “caso” svolge un ruolo assai più atipico rispetto a quello giocato nell'orizzonte, che abbiamo visto sostanzialmente deterrninistico, della fisica “classica” (comprendente non solo la scienza newtoniana, ma la stessa teoria einsteiniana della relatività). In particolare, in questi contesti diviene impossibile distinguere concertualmente il momento di descrizione della storia evolutiva del sistema -in quanto orizzonte delineabile in termini di necessità (solo in minima parre attenuata dal concetto di “distribuzione di probabilità” di una grandezza di influenza pur sempre deterministicamente connotata)- da quello delle riflessioni sull'origine – ambito della pura casualità.

Nel momento in cui le teorie più unificanti e totali che la cosmologia abbia finora saputo proporre intaccano ogni distinzione concettuale tra legge scientifica e valori immessi a posteriori nelle equazioni formali che la definiscono, l'esplorazione

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dell'origine si rivela sotto una luce affatto nuova, che indica I'illusorietà di ogni aspettariva che miri a “domare il caso”, poiché questa risulterebbe indissolubilmente legata alla prospettiva speculare, in cui è il caso a strutturare e organizzare la necessità. Veniamo così a conoscere quasi “per la prima volta" il dominio della ragione scientifica; “luogo”in cui ora caso e necessità si intersecano, dando origine a sollecitazioni che inducono a misurarsi in modo nuovo con quell'intreccio filosofico primario che sempre I'indagine scientifica si trova ad affrontare: il suo porsi razionalmente di fronte all'Universo.»

(da L‟origine dell‟Universo tra caso e necessità, in “La favola dell‟Universo”, a cura di Coyne, Giorello, Sindoni, Piemme, Casale Monferrato 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Che cos‟è adesso per me l‟«apparenza»! Certo non l‟opposto di una qualche _ _ _ _ _ - cosa posso affermare di una qualche _ _ _ _ _, se non per l‟appunto soltanto i predicati della sua apparenza! Certo non una maschera morta che si possa affiggere e poi anche togliere a un X ignoto! Apparenza è per me quanto agisce e vive”

Nietzsche a) sostanza b) menzogna

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Nietzsche oltrepassa il clima culturale positivistico contrastando quelle concezioni che egli definisce “l‟idolatria del fatto” e le “illusioni storicistiche”.

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Lezione 10

L’ETA’ DI FREUD

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

La scoperta dell’inconscio − Positivismo e scienza della psiche − Verità storiche − Ricordare e costruire Sigmund Freud − Verità nascosta o gioco di interpretazioni? − Alla scoperta dell‟inconscio − Dalla ricostruzione alla costruzione

BRANI ANTOLOGICI

1. Attività inconscia

“Una rappresentazione, o qualsivoglia

elemento psichico, può attualmente

esser presente nella mia coscienza, e

scomparire il momento appresso; essa

può dopo un intervallo riapparire

immutata, provenendo ora, come di-

ciamo, dalla memoria, e non basandosi

su una nuova percezione sensoriale.

Per rendere conto di un tale fatto siamo

costretti ad ammettere che la rappre-

sentazione era presente nel nostro

spirito anche durante l‟intervallo, pur

essendo rimasta latente nella coscienza.

Circa la forma nella quale ha potuto esi-

stere, mentre era presente nella nostra

psiche e latente nella coscienza, non

possiamo tuttavia fare ipotesi alcuna. [..]

Chiameremo „cosciente‟, riservando

questo solo significato a un tale termine,

soltanto la rappresentazione che è

presente nella nostra coscienza e che

viviamo intuibilmente; invece le rap-

presentazioni latenti, quando abbiamo

motivo di ritenere che continuino a

esserci nella vita psichica –come era il

caso della memoria– dovranno essere

indicate col termine „inconscio‟.

Una rappresentazione inconscia è

perciò una rappresentazione che non

avvertiamo, ma alla quale siamo dispo-

sti ad attribuire un‟esistenza in base a

indizi e prove di altro genere. [..]

Tuttavia la distinzione tra attività

cosciente e inconscia e la determina-

zione del diaframma che le separa non

costituisce né l‟ultimo né il più impor-

tante dei risultati dell‟esplorazione

psicoanalitica della vita interiore. Vi

sono produzioni psichiche, che si pos-

sono trovare nelle persone più normali

benché presentino una straordinaria

analogia con i più truci prodotti della

follia, e che al pari della follia sono

sempre state incomprensibili per i

filosofi. Intendo parlare dei sogni. La

psicoanalisi si fonda sull‟analisi dei

sogni [..]

I pensieri latenti del sogno non si

distinguono per nulla dai dati della

nostra abituale vita cosciente. Essi

vanno considerati quali pensieri pre-

consci e possono effettivamente essere

stati coscienti in dati momenti della vita

vigile. Ma, attraverso il collegamento

che hanno stabilito durante la notte con

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i pensieri inconsci, essi sono stati

assimilati a questi ultimi, sono cioè stati

retrocessi alla condizione di pensieri

inconsci e sottoposti alle leggi che

regolano l‟attività inconscia. Così vi è

modo di apprendere ciò che sulla base

di mere considerazioni teoriche, o di

qualche altra fonte del sapere empirico,

non avremmo potuto supporre, che cioè

le leggi dell‟attività psichica inconscia

si differenziano in larga misura da

quelle dell‟attività cosciente.

(da S. Freud, Un‟osservazione sul concetto

di inconscio nella psicoanalisi, 1913)

2. Costruzione psicoanalitica e verità storiche

Scheda 7, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Sigmund Freud, da Costruzioni nell‟analisi, 1937 (cfr. pdf

ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo quarto La ragione oltre i confini della razionalizzazione

4.1 Freud. Ragione e inconscio

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Costruttivismo Edelman, Gerald Empirismo Freud, Sigmund Percezione Ragione

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Attività mentale e conoscenza

«Sul finire del Seicento, John Locke –il grande filosofo empirista britannico– paragonava la mente umana a un „foglio bianco‟, privo di contenuti sino a che non interviene l‟esperienza a lasciarvi le proprie tracce. E‟ una concezione che ha esercitato un forte influsso sul pensiero moderno, e reso del tutto familiare l‟ipotesi secondo cui colori, forme, movimenti e tutte le caratteristiche che ci appaiono inseparabilmente connesse agli oggetti intorno a noi sono percepite passivamente dal cervello, il quale si limiterebbe a registrare sul proprio „foglio‟ interiore quanto le sensazioni, provenienti dall‟esterno, vi incidono.

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Questo scenario lineare e rassicurante del modo in cui la nostra mente si rapporta al mondo circostante non ha, tuttavia, retto il confronto con gli studi più recenti condotti nel campo della neurobiologia e della psicologia della percezione.

[..] numerosi esperimenti su vari aspetti della percezione visiva oggi ci dimostrano come la mente svolga un ruolo attivo [..] nel consentire quell‟attività sensoriale che si è soliti ritenere del tutto „neutra‟ e „oggettiva‟. E‟ il cervello che costruisce, e in taluni casi crea, le immagini che noi percepiamo del mondo esterno; con i loro movimenti complessi e la loro ricchezza cromatica. Le immagini retiniche e i segnali sensoriali sono ampiamente inadeguati e –da soli– non possono in alcun modo rendere ragione delle percezioni di cui siamo coscienti; le quali sono, invece, autentiche ipotesi, frutto dell‟attività interpretativa del cervello.

Tra le scoperte più recenti e significative ottenute indagando la fisiologia della corteccia cerebrale –la regione dove si svolgono i più complessi processi percettivi– vi è l‟individuazione, in essa, di „moduli specializzati‟, i quali sono addetti al riconoscimento di particolari caratteri e si attivano soltanto in presenza di questi ultimi; alcuni di tali „moduli‟ sono idonei, per esempio, a cogliere il movimento delle mani, altri i tratti del viso. [..]

La teoria della „modularità‟ cerebrale pare, in effetti, aprire prospettive concettuali piuttosto inquietanti, poiché può indurre a ipotizzare che anche i più elusivi e complessi prodotti della nostra facoltà intellettiva siano il risultato, semplice e diretto, dell‟attività di cellule cerebrali, di fibre nervose e delle loro connessioni. [..]

Studi di frontiera nell‟ambito dell‟intelligenza artificiale e delle scienze cognitive stanno oggi approfondendo le indagini sulla funzione di questi „moduli‟, e delle diverse aree cerebrali, ricorrendo a particolari dispositivi elettronici noti come „reti neurali artificiali‟, attraverso cui modellizzare l‟attività delle sinapsi.»

(da A. Rebaglia, Informatica e neuroscienze, in Tuttoscienze 1998)

Intelligenza umana e artificiale di fronte al processo creativo

«Uno dei più signifìcativi traguardi raggiunti dagli studi sull'intelligenza artificiale concerne la programmazione di sistemi di calcolo capaci di consentire al computer di riprodurre quei cornportamenti razionali tipici di esperti umani che, all'interno di qualche settore di ricerca, sono posti di fronte a problemi cornplessi, a situazioni affrontabili solo facendo appello al proprio personale bagaglio di conoscenze, via via acquisite operando in quel campo di indagine.

I successi ottenuti con questi cosiddetti “sistemi esperti” sono il risultato di un intenso lavoro compiuto su un duplice fronte: ricostruire quali processi logici siano alla base del ragionamento umano quando a guidarlo è il “buon senso”, il “senso comune” dell'esperienza; e tradurre, quindi, tale procedura -mediante un linguaggio simbolico, anche molto complesso- in istruzioni interpretabili in automatico dalla macchina. [..]

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Creatività e progresso nella scienza [..] sembrano sorprendentemente caratterizzati da queste procedure di ragionamento, lontane dai canoni di correttezza assoluta e di rigore ideale.

Tentare di comprendere “se” e “come” sia possibile giungere a scoperte scientifiche anche a partire da questo tipo di ragionamento ci pone di fionte alla necessità di analizzare quegli stessi meccanismi profondi che guidano le nostre capacità di “conoscere il mondo”.

Come avviene una scoperta scientifica? Nel Rinascimento, al sorgere della scienza moderna, i primi “filosofi della natura” avrebbero risposto affermando che ogni nuova conquista lungo la strada del sapere scientifico si può ottenere accumulando esperienze, “provando e riprovando (secondo il motto dell'Accademia deI Cimento). La risposta è tuttavia apparsa, nei secoli, sempre meno persuasiva; sino a giungere, all'inizio del Novecento, alla convinzione che nella scienza si potesse perverire a nuove scoperte senza seguire una precisa procedura metodologica, ma affidandosi piuttosto al presentarsi improvviso di fortuite intuizioni, di felici lampi di creatività (utilizzando, poi, il metodo scientifico e la logica deduttiva nel controllare sperimentalmente le ipotesi così avanzate).

Gli studi che si stanno conducendo nell'ambito dell'intelligenza artificiale, individuando strutture operative di pensiero efficaci seppure basate su regole logiche assai meno rigide di quelle tradizionalmente note, sembrano oggi suggerire che il processo di scoperta scientifica non si esaurisca interamente nell'attesa di sporadici momenti di illuminaziore creativa.»

(da A. Rebaglia, Intellignza artifciale, in Tuttoscienze 1998)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Tutte le cose dimenticate avevano avuto, per qualche motivo, un carattere penoso per il soggetto, in quanto erano state considerate temibili, dolorose e vergognose per le aspirazioni della sua personalità. (..) E per rendere di nuovo cosciente ciò che era stato dimenticato, era necessario vincere nel paziente _ _ _ _ _”

Freud a) una resistenza inconscia b) una rimozione conscia

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Nella prospettiva freudiana la coscienza non può più essere considerata la sola struttura costitutiva della soggettività, ed è anzi la sua trasparenza a se stessa a entrare in crisi, introducendo un significativo elemento che si aggiunge a quelle trasformazioni che, tra XIX e XX secolo, hanno generato una crisi irreversibile dei fondamenti assoluti del conoscere.

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Unità 3

Addio a Ragione e Progresso?

Lezione 11

IL NEOPOSITIVISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Empirismo logico

− Concezione scientifica del mondo − Wittgenstein. “Dire” e “mostrare” − La legge causale

Neopositivismo e analisi del linguaggio

− Le proposizioni protocollari − La verità: dalla corrispondenza alla coerenza − I limiti del linguaggio. Le regole dell‟uso

BRANI ANTOLOGICI

1. Leggi fisiche e verità

“6.124 Le proposizioni della logica de-

scrivono l‟armatura del mondo, o,

piuttosto, la rappresentano. Esse

„trattano‟ di nulla. Esse presup-

pongono che i nomi abbiano

significato e le proposizioni

elementari senso. E questo è il

loro nesso con il mondo. E‟

chiaro che deve indicare

qualcosa sul mondo il fatto che

certi nessi di simboli –che per

essenza hanno un determinato

carattere– siano tautologie. In

questo è il fatto decisivo.

Dicemmo che nei simboli che

usiamo qualcosa è arbitrario,

altro no. Nella logica solo

quest‟altro esprime. Ma ciò vuol

dire: nella logica non siamo noi

ad esprimere, con l‟aiuto dei

segni, ciò che vogliamo; nella

logica è la natura stessa dei segni

naturalmente necessari ad espri-

mere. [..]

6.32 La legge di causalità non è una

legge, ma la forma d‟una legge.

6.321 „Legge di causalità‟: un nome di

genere. E come nella meccanica,

diciamo, vi sono leggi di minimo

–come quella della minima

azione– così nella fisica vi sono

leggi di causalità, leggi della

forma di causalità [I principi di

minimo sono ben noti nello

sviluppo della scienza fisica.

Famoso il principio di Fermat

(1601-1665), o principio del

„tempo minimo‟, secondo il quale

per passare da un punto iniziale a

uno finale una radiazione

luminosa sceglie il tragitto che

corrisponde al tempo di percor-

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renza minimo (usualmente una

linea retta, ma la cosa si modifica

se si interpone uno specchio –

fenomeni di riflessione– oppure

varia la densità del mezzo di

propagazione –fenomeni di

rifrazione– e così via). Tradu-

cendo il principio in formule

appropriate è possibile dar conto

di tutte le leggi „locali‟ dell‟ottica

geometrica, così come dei

fenomeni della diffusione, diffra-

zione e interferenza dei raggi

luminosi. Altrettanto noto è il

principio di „minima azione‟ –

introdotto per la prima volta da

Maupertuis (1698-1799)– secondo

il cui un corpo si muove da un

punto a un altro in modo tale da

rendere minima in ogni istante

l‟azione (ovvero la differenza tra

l‟energia cinetica e l‟energia

potenziale del corpo, il quale

adeguerà conseguentemente il

proprio moto accelerando, dece-

lerando o mantenendo la velocità

costante). Anche in questo caso,

traducendo in formule opportune

il principio si può dar conto di

tutte le leggi „locali‟ della mecca-

nica classica o newtoniana.

Analoghe considerazioni consen-

tono di applicare questi medesimi

principi variazionali alla mecca-

nica relativistica e alla meccanica

quantistica. Nei principi di

minimo Wittgenstein individua

pertanto non già una usuale legge

della fisica (che, pur nella

consueta generalizzazione, si

applica „localmente‟ a una ben

circoscritta classe di fenomeni)

bensì una sorta di regola

comportamentale della natura

(uno statuto analogo hanno i

cosiddetti „principi di conserva-

zione‟, validi nel descrivere il

comportamento di materia, carica

elettrica, quantità di moto, ecc.).

Scoprire e tener conto di queste

regole affatto generali è di

grande importanza nel definire le

leggi locali e specifiche che de-

scrivono la classe di fenomeni di

volta in volta considerati. Il prin-

cipio di causalità rappresenta, se-

condo Wittgenstein, una analoga

regola comportamentale della

natura A.R.]. [..]

6.341 La meccanica newtoniana, per

esempio, riduce la descrizione

del mondo in forma unitaria. Pen-

siamo una superficie bianca, con

sopra macchie nere irregolari.

Noi diciamo ora: qualunque im-

magine ne nasca, sempre posso

avvicinarmi quanto io voglia alla

descrizione dell‟immagine, co-

prendo la superficie con un

reticolato di quadrati rispon-

dentemente fine e dicendo di

ogni quadrato che è bianco, o

nero. A questo modo avrò ridotto

la descrizione della superficie in

forma unitaria. Questa forma è

arbitraria, poiché avrei potuto

impiegare con eguale successo

una rete di maglie triangolari o

esagonali. Può essere che l‟uso

d‟una rete di triangoli rendesse la

descrizione più semplice, cioè

che noi potessimo descrivere la

superficie più esattamente con

una rete di triangoli più grossa

che con una più fine di quadrati (o

viceversa), e così via. Alle

diverse reti corrispondono

diversi sistemi di descrizione del

mondo. La meccanica determina

una forma di descrizione del

mondo dicendo: tutte le pro-

posizioni della descrizione del

mondo devono ottenersi da un

certo numero di proposizioni date

–gli assiomi della meccanica– in

un modo dato. Così essa fornisce

le pietre per la costruzione

dell‟edificio della scienza e dice:

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qualunque edificio voglia tu innal-

zare, lo devi comunque costruire

con queste pietre e con queste

soltanto. [..]

6.342 E ora vediamo la posizione reci-

proca di logica e meccanica. (Si

potrebbe far consistere la rete

anche di figure eterogenee, per

esempio anche di triangoli ed

esagoni). Che un‟immagine,

come quella menzionata or ora,

possa descriversi mediante una

rete di forma data, non enuncia

nulla intorno all‟immagine.

(Infatti questo vale per ogni

immagine di questa specie). Ma

ciò che caratterizza l‟immagine è

che essa possa descriversi

completamente mediante una

determinata rete di finezza

determinata.

Così pure nulla enuncia intorno al

mondo la possibilità di descri-

verlo mediante la meccanica

newtoniana; ma enuncia invece

qualcosa la possibilità di descri-

verlo mediante essa proprio così

come appunto lo si può

descrivere. E dice qualcosa

intorno al mondo anche la

possibilità di descriverlo più

semplicemente con l‟una mecca-

nica che mediante l‟altra.”

(da L. Wittgenstein, Tractatus logico-

philosophicus, 1922)

2. Il criterio metodologico di verificazione

“Vi è solo un modo di dar significato a

un enunciato, di renderlo una proposi-

zione [Con il termine “enunciati”

Schlick fa riferimento all‟aspetto

esclusivamente sintattico di un asserto,

mentre considerare anche il significato

associato all‟enunciato, egli sostiene,

equivale a valutarlo in quanto

“proposizione”, ovvero in quanto

espressione alla quale è possibile

attribuire un valore di verità A.R.]:

dobbiamo indicare le regole per il suo

uso, in altre parole dobbiamo descri-

vere i fatti che renderanno „vera‟ la

proposizione, ed essere in grado di

distinguerli dai fatti che la renderanno

„falsa‟. In parole ancora diverse: il

Significato di una Proposizione è il

Metodo della sua Verificazione. La

domanda: „Che significa questo

enunciato?‟ è identica alla domanda (e

comporta la medesima risposta): „Come

è verificata questa proposizione?‟

E‟ uno dei più seri errori filosofici quello

di pensare che una proposizione pos-

sieda un significato indipendentemente

dai possibili modi della sua

verificazione. Si è caduti in una

confusione senza speranza perché si è

creduto di conoscere il significato di

una frase e tuttavia ci si è dichiarati

incapaci, in linea di principio, di definire

le circostanze nelle quali essa sarebbe

stata vera. Finché mi è logicamente

impossibile indicare un metodo per

accertare la verità o la falsità di una

proposizione, debbo confessare di non

conoscere che cosa effettivamente

asserisca la proposizione. [..]

Stabilendo l‟identità tra significato e

modo di verificazione non scopriamo

proprio niente di straordinario, ma

rileviamo un mero truismo. Stiamo

semplicemente sostenendo che una

proposizione, per noi, ha un significato

solo se per noi fa qualche differenza che

essa sia vera o falsa, e che il suo

significato sta tutto in questa differenza.

Nessuno ha mai spiegato il significato di

un enunciato in altro modo se non

spiegando che cosa sarebbe differente,

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nel mondo, se la proposizione fosse

falsa anziché vera (o viceversa).

Sono certo che ciò non può essere

negato. Ma la grande obiezione

sollevata di solito contro il punto di vista

da me difeso consiste nel sostenere che

la „differenza nel mondo‟ espressa dalla

proposizione può non essere

osservabile né scopribile in alcun

modo. In altre parole: perché un

enunciato abbia per noi un significato

dobbiamo conoscere, ovviamente,

quale fatto esso esprime, ma può essere

per noi del tutto impossibile scoprire se

il fatto sussiste realmente. In questo

caso la proposizione non potrebbe

esser mai verificata, ma non sarebbe

priva di significato. Di conseguenza,

concludono i nostri avversari, il

significato è distinto dalla verificabilità,

e non è da essa dipendente.

Si tratta di un‟argomentazione difettosa

per un‟ambiguità presente nella parola

„verificabilità‟. In primo luogo, uno

potrebbe chiamare verificabile una

proposizione se i fatti reali sono tali da

permetterci di scoprirne la verità o la

falsità ogniqualvolta siamo disposti a

farlo. In questo senso, mi sarebbe

impossibile verificare l‟asserzione:

“Sotto terra, a trecento metri di

profondità sotto la mia casa deve

esserci dell‟oro”, perché esistono varie

circostanze empiriche che assolu-

tamente mi impediscono di scoprirne la

verità; e tuttavia l‟asserto non era

certamente insensato. [..] Di fatto, noi

diciamo verificabile una proposizione

quando siamo in grado di descrivere un

modo di verificarla, indipendentemente

dal fatto che la verificazione possa

essere effettivamente eseguita o no. E‟

sufficiente essere in grado di dire che

cosa si deve fare, anche se nessuno mai

si troverà nella condizione di farlo.”

(da M. Schlick, Forma e contenuto: una

introduzione al pensiero filosofico, 1932)

NELL’IPERTESTO

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.4 Esperimenti mentali

Capitolo sesto

Come descrivere i fatti

6.1 La percezione tra osservazione e costruzione

6.2 Descrizioni e raffigurazioni

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Asserto base Carnap, Rudolf Demarcazione Schlick, Moritz Epistemologia Wittgenstein, Ludwig Verificazione

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LETTURE DI ORIENTAMENTO

Osservazione emprica e struttura logica nella scienza

«Nell‟orizzonte di pensiero neopositivistico [..] il tema centrale della filosofia kantiana, l‟esistenza di giudizi sintetici a priori, perde la propria cogenza concettuale e ne vengono progressivamente abbandonati i presupposti: “lo sviluppo della scienza dopo Kant [..] significa in verità la disgregazione dell‟a priori -sostiene Reichenbach- la scienza dei nostri giorni non crede più alla capacità legislativa d‟una ragione pura. Tutto ciò che sappiamo del mondo è tratto dall‟esperienza e le trasformazioni dei dati empirici sono puramente tautologiche, analitiche” (1936).

In questo contesto si assiste a una forte accentuazione dell‟interesse verso la ricerca empirica; orientamento che induce a ritenere superflua l‟ipotesi ontologica dell‟esistenza di una realtà noumenica. Ricordando il suo primo incontro con il testo kantiano della Critica della ragion pura, Ernst Mach (la cui posizione di rilievo all‟interno del positivismo ottocentesco si trasforma in una eredità irrinunciabile per l‟empirismo logico, testimoniata dalla scelta di Schlick di intitolare a lui quello che diverrà noto come il Circolo di Vienna, e in un‟influenza sul pensiero di Einstein che in più occasioni Einstein stesso ha riconosciuto) così si esprime: “circa due o tre anni dopo mi resi conto improvvisamente della superfluità della „cosa in sé‟. In un sereno giorno d‟estate all‟aperto il mondo insieme al mio io mi apparve come una quantità di sensazioni compatta” (1906, 5ª ed. accresciuta).

Sostenere l‟inutilità del postulato noumenico comporta, evidentemente, anche una rielaborazione della problematica della verità di una teoria scientifica, non più misurabile nei termini del corretto „rispecchiamento‟ di una realtà in sé. [..]

Il progetto di „costruzione logica del mondo‟ -facendo riferimento al titolo del celebre volume di Carnap (1928)- rappresenta l‟ideale prioritario dell‟empirismo logico, seguendo il quale l‟opera di chiarificazione sui fondamenti concettuali della scienza condotta in sede filosofica intende indicare in modo inequivocabile i nessi -caratterizzati da assoluto rigore logico- che correlano il mondo immediato dei dati sensibili con la struttura formalizzata -organizzata in base a criteri deduttivi- attraverso la quale è possibile una spiegazione scientifica di tali dati empirici. La completa realizzazione del programma neopositivistico di organizzazione della conoscenza scientifica su basi logico-deduttive comporterebbe, di fatto, un rafforzamento della linea di demarcazione tra scienza e metafisica tale da rendere questo confine assolutamente non permeabile, pur senza dover ricorrere al piano ontologico, al concetto di „cosa in sé‟.»

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

Rete linguistica e raffigurazione fisica

«[L‟immagine del reticolato], che paragona la struttura delle ipotesi e delle leggi costituenti una teoria scientifica a un reticolato adagiato su una superficie -la quale rappresenta ovviamente il mondo fisico-, è utilizzata per esprimere l‟indipendenza formale delle teorie scientifiche rispetto al loro contenuto empirico, un‟esigenza molto

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sentita nella fisica del Novecento, e causa principale della crisi nella quale sono venute a trovarsi la prospettiva „classica‟ e la modellizzazione dell‟ „arco‟ conoscitivo da essa proposta.

La rete è autoconsistente ed è costruita in assenza di ogni riferimento a una realtà esterna, che pure dovrà cercare di catturare. [..]

Le maglie di cui è composta una rete, per esempio, hanno forma geometrica e dimensioni determinate esclusivamente in base a una scelta soggettiva arbitraria, e tuttavia sono disposte in modo perfettamente regolare. Proprio questi due caratteri [..] sottolineano, secondo quanto è stato specificato in particolare da Ludwig Wittgenstein, oltre alla totale assenza di vincoli empirici della costruzione logica, libera da ogni preliminare condizionamento sperimentale, sia la possibile unitarietà della descrizione dell‟universo (svolta applicando costantemente il medesimo criterio, ottenuto sovrapponendo sempre lo stesso „reticolato‟), sia la rilevanza del principio della „semplicità‟ per valutare il successo gnoseologico di tale teoria. [..]

Sottolineando chiaramente come reti a maglie diverse possano venire sovrapposte a una medesima regione della superficie, dando luogo a sistemi diversi di descrizione del mondo, Wittgenstein compendia la principale conseguenza del carattere convenzionale assunto dalle costruzioni scientifiche nel momento in cui la loro natura razionale non è stata più intesa come „chiave di volta‟ di una struttura architettonica dalle fondamenta esclusivamente empiriche: conseguenza [..] concernente la possibilità che più teorie, tutte ugualmente attendibili, abbiano domini di validità almeno parzialmente sovrapponentisi.»

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

Verificazione e significanza empirica

«Nella convinzione che aspetto dominante del metodo scientifico sia il rapporto percettivo con i dati di fatto, Schlick propone, quale criterio di verità, il principio di verificazione (divenuto un punto nodale della posizione neoempirista), secondo il quale stabilire in che modo una proposizione può essere verificata equivale a determinare regole univoche che correlino l‟atto linguistico con l‟esperienza osservativa.

Il rapporto tra linguaggio e mondo risulta, in effetti, il tema portante della filosofia di Schlick; argomento da lui elaborato a partire da numerose suggestioni derivate dal confronto con il pensiero di Russell e soprattutto di Wittgenstein. “Comprendere una proposizione vuol dire saper che accada se essa è vera”, scrive Wittgenstein (proposizione 4.024 del Tractatus [..]). E Schlick individua nella posizione wittgensteiniana gli elementi concettuali mediante i quali reinterpretare il criterio di conformità, ammettendo l‟impossibilità di conoscere se nel mondo reale esista effettivamente qualcosa che „corrisponda‟ alle sensazioni e alle rappresentazioni soggettive (le quali solamente sono alla base di quanto il senso della proposizione esprime), e soffermandosi invece a indagare quale correlazione sussista tra gli enunciati e quanto –presente in essi– permette di considerarli aventi significato. Scrive Schlick: “Stabilire il significato di una frase equivale a stabilire le regole secondo cui la frase deve essere usata, il che equivale a stabilire il modo in cui essa può venir verificata”

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(Significato e verificazione, 1936, sottolineatura nostra, in A. Pasquinelli, a cura di, Il neoempirismo, UTET, Torino 1969, p.326).

Il principio di verificazione si rivela quindi un criterio di significanza: soltanto quelle proposizioni che sono empiricamente verificabili possiedono un significato.

Mostrandosi criterio di significanza empirica, oltre che criterio di verità, il principio di verificazione conduce a sviluppare una problematica caratterizzante l‟intero pensiero neopositivista: la diffidenza verso ogni forma di „metafisica‟. Se infatti possiedono significato –e possono essere giudicati veri o falsi– soltanto quegli asserti di cui è possibile proporre una verifica sperimentale, gli enunciati che non concernono dati sensibili –ovvero gli enunciati metafisici– sono del tutto „privi di significato‟. L‟impostazione neoempirista rende possibile, perciò, indagare i fondamenti metodologici dell‟impresa scientifica eliminando quelle che essa ritiene superflue oscurità metafisiche.»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Stabilire il significato di una frase equivale a stabilire le regole secondo cui la frase deve essere usata, il che _ _ _ _ _ stabilire il modo in cui essa può venir verificata (o falsificata).”

Schlick a) equivale a b) differisce dallo

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Nella filosofia neoempirista, che trova le proprie radici concettuali nelle tesi di Wittgenstein, l‟oggetto empirico diviene lo sfondo problematico dell‟insieme di asserti linguistici che esprimono l‟orizzonte della conoscenza razionale.

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Lezione 12

POPPER E IL FALLIBILISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Scienza “su palafitte”

− Il criterio di falsificabilità

− Demarcazione e significato

− Gli asserti base

Società aperta

− Approssimazione alla verità

− Epistemologia evoluzionistica

− Ingegneria sociale gradualistica

LETTURE DI BRANI

1. Convenzionalità delle asserzioni-base

“Tutti i controlli di una teoria, sia che

mettano capo alla corroborazione, sia

che abbiano come risultato la

falsificazione della teoria stessa, devono

arrestarsi a qualche asserzione-base o

ad altre asserzioni che decidiamo di

accettare. Se non perveniamo a nessuna

decisione, e non accettiamo l‟una o

l‟altra delle asserzioni-base, il controllo

non ci avrà condotto da nessuna parte.

Ma, considerata da un punto di vista

logico, la situazione non è mai tale da

costringerci ad arrestarci a questa

particolare asserzione-base piuttosto

che a quell‟altra, o addirittura da

costringerci a rinunciare al controllo.

Infatti qualsiasi asserzione-base può a

sua volta essere controllata usando

quale pietra di paragone qualunque

asserzione-base che possa essere

dedotta da essa, con l‟aiuto di qualche

teoria: sia di quella che si deve

controllare sia di un‟altra teoria. Questa

procedura non ha alcun termine

naturale. Così, se il controllo non ci

porta in nessun luogo, non ci rimane

che arrestarci a un punto o all‟altro, e

dire, almeno per il momento, che siamo

soddisfatti.

E‟ abbastanza facile vedere che in

questo modo arriviamo a un

procedimento secondo il quale ci

fermiamo soltanto a un genere di

asserzione particolarmente facile da

controllare. Ciò infatti significa che ci

arrestiamo ad asserzioni sulla cui

accettazione o sul cui rifiuto i vari

ricercatori possono mettersi facilmente

d‟accordo. [..]

Le asserzioni-base a cui ci arrestiamo,

che decidiamo di accettare come

soddisfacenti e come sufficientemente

controllate, hanno sicuramente il

carattere di dogmi, ma solo in quanto

possiamo desistere dal giustificarle

mediante ulteriori argomentazioni (o

ulteriori controlli). Tuttavia questo

genere di dogmatismo è innocuo

perché, se ce ne fosse bisogno, sarebbe

facile sottoporre queste asserzioni a

ulteriori controlli. Ammetto che anche

questo rende, in linea di principio,

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infinita la catena delle deduzioni. Ma

questo genere di „regresso all‟infinito‟ è

anche innocuo, perché nella nostra

teoria non si fa questione di tentar di

provare, per suo mezzo, una qualsiasi

asserzione. E, in fine, per quanto

riguarda lo psicologismo, ammetto di

nuovo che la decisione di accettare

un‟asserzione-base e di dichiararsene

soddisfatti è casualmente connessa con

le nostre esperienze –specialmente con

le nostre esperienze percettive– ma è

altresì vero che non tentiamo di

giustificare le asserzioni-base per mezzo

di queste esperienze. Le esperienze

possono motivare una decisione, e

quindi l‟accettazione o il rifiuto di

un‟asserzione, ma un‟asserzione-base

non può essere giustificata da esse, più

di quanto non possa essere giustificata

battendo il pugno sul tavolo. [..]

Le asserzioni-base si accettano come

risultato di una decisione o di un

accordo; ed entro questi limiti sono

convenzioni. [..]

Dunque la base-empirica delle scienze

oggettive non ha in sé nulla di

„assoluto‟. La scienza non posa su un

solido strato di roccia. L‟ardita struttura

delle sue teorie si eleva, per così dire,

sopra una palude. E‟ come un edificio

costruito su palafitte. Le palafitte

vengono conficcate dall‟alto, giù nella

palude: ma non in una base naturale o

„data‟; e il fatto che desistiamo dai nostri

tentativi di conficcare più a fondo le

palafitte non significa che abbiamo

trovato un terreno solido.

Semplicemente, ci fermiamo quando

siamo soddisfatti e riteniamo che

almeno per il momento i sostegni siano

abbastanza stabili da sorreggere la

struttura.”

(da K.R. Popper, Logica della scoperta

scientifica. Il carattere autocorrettivo

della scienza, 1934)

2. Corroborazioni e confutazioni

Scheda 12, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Karl Raimund Popper, (da Congetture e confutazioni, 1963)

(cfr. pdf ipertesto)

3. Esperimenti solo retrospettivamente „cruciali‟

“A mio modo di vedere nella scienza

non si apprende semplicemente

attraverso congetture e confutazioni. La

scienza matura non è un procedimento

per tentativi ed errori, non consiste di

ipotesi isolate seguite da conferme o

confutazioni. I grandi risultati, le grandi

„teorie‟, non sono ipotesi isolate o

scoperte di fatti, ma programmi di

ricerca. La storia della grande scienza è

una storia di programmi di ricerca e non

di tentativi ed errori, né di „congetture

ingenue‟. Nessun esperimento isolato

può giocare un ruolo decisivo,

tantomeno „cruciale‟, nel far pendere la

bilancia a favore di uno fra due

programmi di ricerca rivali.

Naturalmente non nego che di tanto in

tanto gli scienziati conferiscano, di

solito col senno di poi, il titolo onorifico

di „esperimento cruciale‟ ad alcuni

esperimenti che sono stati spiegati con

successo in un programma e con meno

successo (ossia solo per mezzo di

manovre ad hoc) in un altro. Né voglio

negare che alcuni esperimenti abbiano

un effetto psicologico decisivo nella

guerra di logoramento fra due

programmi e che essi possano causare

il crollo di uno e la vittoria dell‟altro.

Un‟anomalia può anche avere un effetto

paralizzante sull‟imma-ginazione e sulla

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determinazione degli scienziati che

lavorano a un programma di ricerca che

è affetto da essa; ma ho sostenuto che

nessuna di queste anomalie, non

importa se vengano chiamate o meno

„esperimenti cruciali‟, è obiettivamente

cruciale. Dove il falsificazionista vede

un esperimento cruciale negativo, io

„predico‟ che non ve n‟era alcuno.

Predico che dietro ogni presunto duello

fatale fra teoria ed esperimento si

scoprirà, come fatto storico, una

complessa guerra di logoramento fra

due programmi di ricerca rivali, nel

corso della quale è possibile stabilire,

in ogni dato momento, quali fossero le

forze relative (ossia le risorse

immaginative e la fortuna empirica) dei

due eserciti. Ho anche proposto (e

avviato) un programma di ricerca

storiografico per controllare questa tesi.

La mia posizione ha chiare implicazioni

per una teoria dell‟apprendimento

scientifico. Il vecchio problema „come e

che cosa apprendiamo scientificamente

dall‟esperienza?‟ viene risolto in modo

nuovo: „quello che nella scienza

apprendiamo dall‟esperienza non

riguarda la verità (o la probabilità), né

la falsità (o l‟improbabilità) delle

„teorie‟ ma il relativo progresso e

regresso empirico di programmi di

ricerca [Un programma di ricerca si

rivela, nella terminologia di Lakatos,

„teoricamente progressivo‟ quando

soddisfa la clausola di „accettabilità 1„

da lui stesso fornita, ovvero quando

accresce nel tempo il proprio contenuto

empirico; „empiricamente progressivo‟

quando soddisfa la clausola di

„accettabilità2„ e nuovi controlli

sperimentali corroborano parte del

contenuto empirico addizionale;

„teoricamente‟ ed „empiricamente‟

„regressivo‟ quando permette soltanto

di spiegare le anomalie tramite

l‟introduzione di ipotesi ad hoc ma non

conduce a nuove predizioni, e non

accrece perciò il contenuto empirico

della teoria né rende approntabili

nuove indagini di laboratorio A.R.].”

(da I. Lakatos, Anomalie ed esperimenti

cruciali, 1973)

NELL’IPERTESTO

Capitolo settimo

Fare assegnamento sui fatti empirici

7.1 Convenzioni e scienza “su palafitte”

7.3 L‟euristica della scoperta scientifica

7.4 “Reti” teoriche, scoperta e innovazione

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Anomalia Lakatos, Imre Asserto-base Popper, Karl Raimund Base empirica Demarcazione Epistemologia Falsificabilità, principio di

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LETTURE DI ORIENTAMENTO

Congetture e confutazioni

«Già nel secolo XVIII il metodo induttivo –fulcro dell‟empirismo e del suo esito più mirabile, lo studio scientifico della natura– era stato sottoposto alla penetrante critica avanzata dal filosofo scozzese David Hume, circa l‟impossibilità di pervenire a esprimere enunciati autenticamente „universali‟ e „necessari‟ –i soli a poter essere considerati adeguate leggi scientifiche– attraverso la semplice enumerazione di singoli eventi fattuali. Come insegna lo scetticismo humeano, anche un numero indefinitamente elevato di „conferme‟ lascia sempre aperta la possibilità logica che in una futura occasione l‟evento possa venire „confutato‟ dall‟esperienza. Un solo „pilastro‟ del tradizionale „arco della conoscenza‟ sembra quindi rivelare un‟intrinseca solidità: quello deduttivo, il lato discendente che dall‟ipotesi teorica conduce a indicarne le conseguenze empiriche, avanzando previsioni che il metodo sperimentale potrà poi confermare. Trasformare l‟antica arcata in un unico pilastro deduttivo [..] lascia però immediatamente emergere un notevole problema concettuale: nel definire la base sulla quale formulare le ipotesi da sottoporre successivamente ai controlli sperimentali occorre accettare che le teorie scientifiche (le quali formano la sommità del „pilastro‟ deduttivo) siano libere invenzioni dell‟intelletto, anziché il risultato di inferenze compiute a partire da una collezione di osservazioni empiriche. Posizione che segna il definitivo abbandono del credo epistemologico fondamentale della scienza moderna, riassumibile nel newtoniano „hypotheses non fingo‟. Nella nuova accezione della scienza come „pilastro deduttivo‟ si tratta, in effetti, proprio di „fingere‟ ipotesi. Ovvero si tratta, da un lato, di avanzare „creazioni razionali‟ rinunciando a eleggere l‟osservazione empirica a guida sicura del sapere scientifico [..]. E, dall‟altro lato, si tratta di „conficcare‟ queste ipotesi quanto più solidamente possibile nel terreno dell‟esperienza osservativa: come sarà Karl Popper a spiegare ampiamente, la scienza si rivela costruita „su palafitte‟, le congetture teoriche vengono infitte dall‟alto in una „base‟ costituita da fatti empirici, seppure attraverso un processo di formulazione di inferenze „non induttive‟ bensì deduttive (seguendo la logica del cosiddetto „modus tollens‟, secondo cui se dalla congettura p possiamo dedurre l‟asserto q, allorché un controllo sperimentale evidenzi non q –ovvero falsifichi q– si avrà non p –ovvero anche la congettura teorica p sarà da ritenersi falsa).»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

Programmi di ricerca scientifici

«Il falsificazionismo rappresenta, secondo Lakatos, il solo criterio metodologico affidabile per comprendere il processo di „crescita‟ della conoscenza scientifica. Di esso occorre tuttavia dare una lettura che non risulti semplificata e banalizzante: frequentemente le teorie nascono „in un oceano di anomalie‟ (essendo contraddette da fatti noti che vengono isolati come „eccezioni‟ al modello trattato) oppure sono formulate basandosi su fondamenti concettuali „incoerenti‟ (in quanto sviluppano concetti appartenenti a programmi teorici fra loro „incompatibili‟). Per tali motivi, spesso teorie che già hanno subito confutazioni sperimentali non vengono

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abbandonate dalla comunità scientifica, la quale ricorre invece a ipotesi ad hoc (ovvero a „stratagemmi convenzionalistici‟) per consolidarne la struttura; inoltre, il medesimo tipo di procedure euristiche è sovente utilizzato anche nell‟organizzare una concezione teorica nuova e alternativa. Accanto all‟elemento „congetturale‟, dice Lakatos, nel valutare l‟impresa conoscitiva occorre quindi considerare anche la peculiare „tenacia‟ con cui spesso la comunità scientifica intende continuare a lavorare a un programma di ricerca giudicato affidabile [..] Qualsiasi esperimento giudicato potenzialmente „falsificante‟ –egli afferma, riprendendo una tesi epistemologica decisiva avanzata da Duhem– può essere neutralizzato modificando le „ipotesi ausiliari‟ che, insieme, costituiscono quella che egli definisce la „cintura protettiva‟, mediante la quale è sempre possibile salvare il „nucleo‟ del „programa di ricerca scientifico‟, formato da una pluralità di teorie interconnesse.»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“E‟ possibile, per mezzo di inferenze puramente deduttive (con l‟aiuto del modus tollens della logica classica), concludere dalla verità di asserzioni singolari alla _ _ _ _ _ di asserzioni universali.”

Popper a) verità b) falsità

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Secondo Popper, la nostra conoscenza ha uno sviluppo di tipo darwiniano, basato su un processo di „selezione naturale‟ delle congetture.

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Lezione 13

ESPERIMENTI E CONVENZIONI

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

“Immacolata percezione”

− Fatti “carichi di teoria”

− Esperimenti cruciali

− Mondi differenti Incommensurabilità

− Neurath. Le enciclopedie

− Indeterminatezza della traduzione

− Postulati culturali

BRANI ANTOLOGICI

1. L‟emergere delle scoperte scientifiche

Scheda 14, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Thomas S. Kuhn, da La struttura delle rivoluzioni

scientifiche, 1962 (cfr. pdf ipertesto)

2. Conferma empirica e impostazione olistica

“… la scienza nella sua globalità è come

un campo di forza i cui punti limite sono

l‟esperienza. Un disaccordo con

l‟esperienza alla periferia provoca un

riordinamento all‟interno del campo; si

devono riassegnare certi valori di verità

ad alcune nostre proposizioni. Una

nuova valutazione di certe proposizioni

implica una nuova valutazione di altre a

causa delle loro reciproche connessioni

logiche. [..] Ma l‟intero campo è

determinato dai suoi punti limite, cioè

l‟esperienza, in modo così vago che

rimane sempre una notevole libertà di

scelta per decidere quali siano le

proposizioni di cui si debba dare una

nuova valutazione alla luce di una certa

particolare esperienza contraria. [..]

Se tutto ciò è giusto, non è affatto

corretto parlare del contenuto empirico

di una certa proposizione particolare –

specialmente se si tratta di una

proposizione molto lontana dalla

periferia del campo. E inoltre diventa

assurdo cercare una qualsiasi linea di

demarcazione fra proposizioni sinteti-

che, che si fondino sull‟esperienza

contingente, e proposizioni analitiche,

che valgono quali che siano i dati

dell‟esperienza. Tutte le proposizioni si

potrebbero far valere in tal modo se

facessimo delle rettifiche sufficiente-

mente drastiche in qualche altra parte

del sistema. [..]

Come empirista io continuo a

considerare lo schema concettuale della

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Pagina 56

scienza come un mezzo, in ultima

analisi, per predire l‟esperienza futura

alla luce dell‟esperienza passata. Gli

oggetti fisici vengono concettualmente

introdotti nella situazione come comodi

intermediari –non definendoli in termini

di esperienza, ma come semplici

postulati non riducibili, paragonabili, da

un punto di vista epistemologico, agli

dei di Omero. Io, che di fisica ho

nozioni più che comuni, credo per parte

mia negli oggetti fisici e non negli dei di

Omero; e considero un errore

scientifico credere altrimenti. Ma in

quanto a fondamento epistemologico,

gli oggetti fisici e gli dei differiscono

solo per grado e non per la loro natura.

Sia l‟uno che l‟altro tipo di entità

entrano nella nostra concezione soltanto

come postulati culturali. Da un punto di

vista epistemologico il mito degli

oggetti fisici è superiore agli altri nel

fatto che si è dimostrato più efficace

degli altri miti come mezzo per elevare

una semplice costruzione nel flusso

dell‟esperienza.

(da W.V.O. Quine, Due dogmi

dell‟empirismo, 1951)

NELL’IPERTESTO

Capitolo ottavo La dimensione linguistica della conoscenza scientifica

8.1 Intrascendibilità del linguaggio

8.2 Operare “in mondi differenti

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Epistemologia Hanson, Norwood Russell Olismo Kuhn, Thomas Relativismo Neurath, Otto Struttura Quine, Willard van Orman

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Falsificazione e olismo

«La struttura delle congetture teoriche non poggia sul terreno dell'esperienza, rna è circondata da un flusso continuo di prove empiriche, che possono costituire minacce più o meno gravi per la sua sopravvivenza, e alle quali essa risponde adeguando la propria struttura.

Nel saggio del 1951 sui Due dogmi dell'empirismo (..) Quine rielabora questa irnpostazione, affermando che “la scienza nella sua globalità è come un campo di forza i cui punti limite sono l'esperienza”: la scoperta di anomalie sperimentali agisce sulla struttura teorica come la presenza di una perturbazione.‟esterna‟ agisce all' „interno‟ di un campo, owero provocando ùna ristrutturazíone complessiva delle forze che lo

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compongono, ma in moclo mai particolarmente vincolante. “L'intero campo è determinato [...] dal]l'esperienza in rnodo così vago che rimane sempre una notevole libertà di scelta per deciclere quali siano le proposizioni di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di una esperienza contraria".

Ampliando questa prospettiva, negli anni Settanta Imre Lakatos propone una revisione "sofisticata” del falsificazionismo popperiano, mediante la quale precisare come - se non vi sono 'asserti base' inconfutabili (..)- è sempre possibile dichiarare "infalsificabile per decreto metodologico” il „nucleo‟ di un "programma di ricerca scientifico', e affìdare a una "cintura protettiva' -costituita da ipotesi ausiliitri rnodificabili in modo opportuno- il cornpito di neutralizzare i danni che potrebbe arrecare all'impianto teorico qualche esperirnento potenzialmente falsificante.»

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

Incommensurabilità e rivoluzioni scientifiche

«Il salto gestaltico comporta spesso l‟inconciliabilità delle due visioni del mondo tra le quali esso si attua: in ciascuna vengono assegnati significati totalmente inediti anche a termini tradizionali, poiché categorie e concetti sono reimpostati in relazione polemica con idee già ampiamente accreditate. Nel modo di concepire gli eventi fisici dettato dalla teoria della relatività generale, per esempio, al termine „gravitazione‟ corrispondono significati del tutto nuovi, incompatibili con l‟ipotesi newtoniana di un‟attrazione universale esercitata istantaneamente, e a distanza, tra i corpi. “Contrariamente a una impressione prevalente -scrive Kuhn- la maggior parte delle nuove scoperte e teorie nelle scienze non sono semplici aggiunte alla raccolta attuale delle conoscenze scientifiche. Per assimilarle lo scienziato deve in generale risistemare l‟attrezzatura intellettuale e manipolativa sulla quale ha precedentemente contato, scartando alcuni elementi delle precedenti credenze e pratiche, trovando nuovi significati in altri elementi e nuove relazioni tra di loro” [La tensione essenziale. Cambiamenti e continuità nella scienza, 1977]. [..]

Pertanto, Kuhn nega la possibilità di ritrovare -in termini continuisti- le leggi di Newton come un caso limite della teoria einsteiniana della relatività generale: «i riferimenti fisici di questi concetti einsteiniani [di spazio, tempo e massa] non sono affatto identici a quelli dei concetti newtoniani che hanno lo stesso nome. (La massa newtoniana si conserva immutabile; quella einsteiniana è convertibile con l‟energia. Soltanto a basse velocità relative le due masse possono essere misurate nello stesso modo, e anche allora non devono essere concepite come se fossero la stessa cosa.) [..] nel passaggio al limite non è soltanto la forma delle leggi che è mutata. Simultaneamente abbiamo dovuto alterare anche gli elementi strutturali fondamentali di cui si compone l‟universo a cui quelle leggi si applicano. [..] Proprio perché non comportò l‟introduzione di concetti o di fatti addizionali, il passaggio dalla meccanica newtoniana a quella einsteiniana illustra con particolare chiarezza quell‟aspetto fondamentale delle rivoluzioni scientifiche che consiste nella trasformazione della struttura concettuale attraverso la quale gli scienziati guardano al mondo» [La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962].

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Ogni nuovo „paradigma‟, secondo la radicalizzazione della posizione kuhniana espressa nella filosofia di Paul Feyerabend, si occupa di «mondi (concettuali) diversi» rispetto al „paradigma‟ precedente, tanto che «non supponiamo più un mondo oggettivo che non risente delle nostre attività epistemiche» [La scienza in una società libera, 1978]. [..] Il legame tra indispensabile esercizio di un potere intuitivo nella scoperta scientifica e incommensurabilità fra il mondo così scoperto e il mondo dischiuso dal precedente paradigma solleva questioni non solo di gnoseologia e metodologia scientifica, ma anche di referenzialità e significato dei termini teorici e delle entità fisiche.»

(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Il compito della scienza normale _ _ _ _ _ quello di scoprire nuovi generi di fenomeni; anzi, spesso sfuggono completamente quelli che non si potrebbero adattare all‟incasellamento.”

Kuhn a) è esclusivamente b) non è affatto

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Le riflessioni condotte nell‟ambito della filosofia della scienza post-popperiana evidenziano come le proposizioni scientifiche possano essere confrontate esclusivamente con altre proposizioni e mai con un mondo di entità fattuali, le quali al contrario si manifestano sempre e soltanto all‟interno di una griglia teorico-culturale.

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Lezione 14

RAGIONE DIALOGICA

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Heidegger. Essere e linguaggio

− L‟uomo, “pastore dell‟essere”

− “Imposizione” tecnologica

− Cibernetica e metafisica Martin Heidegger

− L‟uomo, progetto gettato

− L‟essere, il tempo

− L‟essere, l‟evento

BRANI ANTOLOGICI

1. Cibernetica e apprendimento

“Molti ricorderanno one-hoss shay, la

carrozza descritta nel poemetto [The

Deacon‟s Masterpiece, or the Wonderful

One.Hoss Shay (1858)] di Oliver

Wendell Holmes. Dopo cento anni di

servizio questo venerabile veicolo si

rivelò così perfettamente costruito che

né le ruote, né la cassetta, né le stanghe

contenevano un elemento qualsiasi che

presentasse, rispetto agli altri, un‟ecce-

denza antieconomica di resistenza

all‟usura. Oggi il principio dell‟one-

hoss shay è alla base della ingegneria e

non costituisce più una buffa

fantasticheria. Se i cerchi delle ruote

fossero durati più dei raggi, o i

parafanghi più degli assali, ciò avrebbe

svalutato alcuni valori economici. Di

conseguenza o questi valori avrebbero

potuto essere diminuiti senza meno-

mare la durabilità del veicolo nel suo

complesso, oppure essi avrebbero

dovuto essere trasferiti alle altre parti

più facilmente deteriorabili. In realtà

qualsiasi struttura diversa dall‟one-hoss

shay è concepita in senso antiecono-

mico.

Ciò vuol dire che ai fini della massima

economia del servizio non è

conveniente che il processo del mio

collegamento con il signor A, con il

quale io comunico tre volte al giorno, e

con il signor B, che per me è soltanto un

nome sconosciuto nell‟elenco telefo-

nico, sia dello stesso ordine. Se potessi

servirmi di mezzi di comunicazione

appena più diretti per comunicare con il

signor A, allora, pur dovendo aspettare

il doppio prima di poter entrare in

comunicazione con il signor B, il

consumo del mio tempo sarebbe

compensato. Se dunque è possibile

costruire senza un costo eccessivo un

apparecchio che registri le mie

conversazioni passate e mi ridistri-

buisca una quota di servizio telefonico

proporzionale alla frequenza del mio

uso passato dei diversi canali telefonici,

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io potrò fruire di un servizio più

efficiente o meno costoso, o perfino tale

che presenti ambedue questi vantaggi.

Questo è ciò che la Philips è riuscita a

fare. La qualità del servizio è stata resa

meno dipendente dal carico, e ciò è

stato possibile per mezzo di una

retroazione che Bertrand Russell

chiamerebbe un «tipo logico supe-

riore». Sarebbe insomma lo stesso tipo

di perfezionamento nel comportamento

che otterremmo a un livello inferiore

con una semplice retroazione non

implicante apprendimento.

La retroazione è inoltre il comando di un

sistema attraverso la reinserzione nel

sistema stesso dei risultati del suo

comportamento. Se tali risultati sono

impiegati semplicemente come dati

numerici per la critica e la rettifica del

sistema, avremo la semplice retroazione

degli addetti alla manovra. Ma se

l‟informazione che procede in senso

inverso in funzione del comportamento

è in grado di mutare il metodo generale

e il modello del comportamento stesso,

avremo un processo che potrà

realmente essere definito di appren-

dimento.

Un altro esempio del processo di

apprendimento è dato dai problemi

relativi alla costruzione di centrali

automatiche di tiro a previsione. Agli

inizi della seconda guerra mondiale, la

relativa inefficienza dell‟artiglieria

antiaerea rese necessaria l‟introduzione

di un apparecchio che seguisse la

posizione di un aereo, calcolasse la sua

distanza da terra, determinasse il tempo

necessario ad un proiettile per

raggiungerlo e stabilisse dove esso

sarebbe stato alla fine di quel tempo;

tutto ciò senza altro intervento che

quello del puntatore. Se l‟aereo avesse

potuto eseguire un‟azione evasiva del

tutto imprevista, nessuna abilità tecnica

ci avrebbe permesso di calcolare il

movimento ancora sconosciuto

dell‟aereo compreso fra il momento

dello sparo e l‟istante in cui il proiettile

avrebbe dovuto arrivare approssima-

tivamente al suo bersaglio. Tuttavia

numerose circostanze impediscono al

pilota di compiere azioni evasive

impreviste. Una limitazione nasce dal

fatto che, se egli compie una virata

rapida, la forza centrifuga gli farà

perdere i sensi; e inoltre dal fatto che il

meccanismo di manovra del suo aereo e

il corso di istruzioni da lui ricevuto gli

impongono praticamente certe abitu-

dini di manovra regolari che si

manifestano anche nelle sue azioni

evasive. Queste regolarità non costitui-

scono un elemento certo del suo

comportamento, ma piuttosto delle

preferenze statistiche che egli rivela

nella maggior parte delle sue azioni. [..]

[..] L‟adattamento del piano generale di

puntamento e di sparo secondo il

sistema particolare dei movimenti

eseguiti dal bersaglio è essenzialmente

un atto di apprendimento. E‟ una

modificazione nel «nastro» dello

strumento calcolatore del pezzo, che

altera non tanto i dati numerici quanto il

processo con il quale essi opereranno e

che è basato sull‟esperienza passata.

Esso è infatti uno dei tipi più generali di

retroazione, che incide sull‟intero

metodo di comportamento dello

strumento.”

(da N. Wiener, Introduzione alla

cibernetica, 1953)

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2. Le cose come utilizzabili

Scheda 19, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Martin Heidegger, da Essere e tempo, 1927 e da Filosofia e

cibernetica, 1965 (cfr. pdf. Ipertesto)

NELL’IPERTESTO

Capitolo Quinto Controllo e comunicazione

5.1 Linearità del tempo e circolarità causale retroattiva

Capitolo Decimo

Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”

10.3 Informazione come interpretazione

10.4 “Adoperare” il mondo

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Ermeneutica Heidegger, Martin Metafisica Wiener, Norbert Operazionismo

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Metodologia della retroazione e dinamica autoreferenziale

«CIBERNETICA

Disciplina che studia i processi di regolazione nei sistemi naturali e in quelli artificiali. Secondo le sue linee generali, tracciate da N. Wiener negli anni Quaranta del secolo scorso, i dispositivi automatizzati e gli organismi biologici tendono a condurre la propria dinamica compiendo azioni volte a compensare tanto i disturbi provenienti dall‟ambiente esterno quanto gli effetti sull‟ambiente causati dal loro stesso agire: sensori rilevano variazioni significative dello stato del sistema rispetto alle condizioni auspicate e trasmettono l‟informazione a un organo centrale di governo, il quale la elabora e conseguentemente aziona uno o più dispositivi attuatori che intervengono sul sistema per riportarlo nelle condizioni richieste (effetto di feedback o retroazione). La ricerca cibernetica –sviluppatasi in stretto contatto con la teoria dell‟informazione e con la teoria generale dei sistemi grazie ai lavori di W. Ross Ashby, e all‟origine di numerose applicazioni nell‟ambito dell‟automazione industriale, nelle scienze della natura e in quelle sociali– emerge come modello epistemologico capace di coordinare

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in un unico schema discipline differenti e categorie concettuali apparentemente lontane, quali controllo e comunicazione, energia e informazione, trasmissione dei segnali e apprendimento. Di particolare impatto è stato lo sviluppo di modelli logico-matematici e numerici dei processi fisiologici e cognitivi caratterizzanti i sistemi viventi.

● Implicazioni filosofiche. Come sottolineato da M. Heidegger (Filosofia e cibernetica, testo ampliato della conferenza su “La fine del pensiero”, tenuta nel 1965) i principi portanti dell‟indagine cibernetica sollecitano una revisione del concetto di causalità, e la sua impostazione interdisciplinare pone sotto nuova luce il tema dell‟unificazione del sapere. Inoltre essa non è inscrivibile nella struttura verticale e verticistica di „dominio‟ del soggetto sulla natura, suggerita dalla scienza tradizionale: un continuo processo di feedback fa sì che il soggetto, il quale „governa‟ l‟oggetto, debba modificare il proprio agire in base alle resistenze che l‟oggetto oppone. Questa possibilità alternativa di impostare il rapporto soggetto–oggetto rappresenta, secondo Heidegger, il merito principale del metodo cibernetico; esso non conduce all‟analisi di strutture statiche ma impegna a comprendere e modellizzare processi dinamici, e tale nodo concettuale consente di pensare l‟essere in termini più “alleggeriti” rispetto alla tradizione metafisica: il modello cibernetico di un sistema non lo vincola a referenti esterni, che lo ancorino a sostanze oggettive, perenni e indipendenti dal soggetto che cerca di conoscerle. La cibernetica ha dunque, per Heidegger, una duplice valenza positiva: è l‟elemento che conclude l‟epoca del pensiero metafisico (segnando il momento culminante dell‟intero percorso scientifico e tecnologico dell‟Occidente volto a dominare la natura) e mostra una via percorribile per pensare l‟ “oltrepassamento” della metafisica stessa.

Ulteriori implicazioni filosofiche concernono la cosiddetta “cibernetica del secondo ordine”, o “cibernetica della cibernetica”. Si tratta di un approfondimento che, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ha applicato il modello retroattivo ai “sistemi autonomi” (ovvero ai sistemi, naturali o artificiali, le cui dinamiche sono autoreferenziali: guidate dai comportamenti precedenti del sistema stesso). La complessità che caratterizza tali sistemi è spiegata solo parzialmente dal principio di feedback negativo ed è spesso determinata da un differente principio di feedback positivo, che rafforza –anziché ridurre– la deviazione rispetto allo stato di equilibrio e innesca processi di auto-produzione (indagati da H. Maturana e F. Varela). Lo stimolo percettivo –elaborato dal sistema per attuare la risposta– proviene da un ambiente del quale null‟altro è noto, e in cui è già presente e agisce il sistema stesso; l‟osservatore è sempre parte del sistema che intende osservare, puntualizza Heinz von Foerster (iniziatore della cibernetica del secondo ordine e tra i principali esponenti del costruttivismo, che da questa prospettiva trae elementi essenziali).»

(A. Rebaglia, Voce Cibernetica, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)

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ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Il modo di essere [dell‟] ente è l‟utilizzabilità; questa _ _ _ _ _ però essere intesa come un carattere imposto dal nostro modo di vedere, quasi si trattasse di attribuire cognitivamente all‟ “ente” che si mostra per primo un tale “aspetto”, oppure di “colorire soggettivamente” una materia mondana in origine semplicemente-presente.”

Heidegger a) deve b) non deve

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Nella prospettiva heideggeriana l‟essere autentico è l‟orizzonte nel quale il soggetto è già da sempre collocato, e senza il quale egli non potrebbe elaborare significati linguistici; esso è l‟apertura di significato in cui soggetto ed enti possono interagire. Tale impostazione ha implicazioni profonde nella valutazione, che lo stesso Heidegger compie, dell‟impatto sia delle tecnologie contemporanee sia degli studi transdisciplinari di cibernetica.

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Lezione 15

PROGRESSO E INNOVAZIONE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Pensiero complesso

− Innovazione e “strategia”

− Creatività e“doppio vincolo”

− Progresso e “concretizzazione” Fine della modernità?

− La condizione postmoderna. Il pensiero debole

− Una filosofia della narratività

− Differenza, scrittura, decostruzione

LETTURE DI BRANI

1. La strategia d‟impresa

Scheda 21, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Edgar Morin, da Introduzione al pensiero complesso, 1990

(cfr. pdf ipertesto)

2. Ragione dialogica e „progresso‟ tecnologico

Scheda 22, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di

filosofia contemporanea : Andrew Feenberg, da Tecnologia in discussione, 1999 (cfr.

pdf ipertesto)

IPERTESTO

Capitolo Decimo Dalla ragione „strumentale‟ alla ragione „dialogica‟

10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva

Capitolo Undicesimo

Contestualizzazione di fatti e artefatti

11.1 Costruire la realtà

11.2 La nuova logica del processo produttivo

11.3 La „tecnoscienza‟ come impresa complessa

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Complessità Bateson, Gregory Costruttivismo Feenberg, Andrew Olismo Morin, Edgar Operazionismo von Glasersfeld, Heinz Struttura

LETTURE DI ORIENTAMENTO

Le tematiche del Costruttivismo

«COSTRUTTIVISMO

Indirizzo di pensiero che emerge nella seconda metà del XX secolo (mutuando il termine dal movimento artistico affermatosi in Russia negli anni successivi alla rivoluzione del 1917) nell‟ambito di indagini “di frontiera” concernenti biologia, psicologia della percezione, cibernetica, teoria dei sistemi, antropologia, linguistica, sociologia della conoscenza, epistemologia e molteplici altri settori disciplinari. Il costruttivismo si costituisce come tentativo di organizzare entro una modellizzazione concettuale coerente le riflessioni gnoseologiche suscitate da tali studi e non adeguatamente trattabili nella tradizionale concezione filosofica in cui la conoscenza è intesa quale rappresentazione di una realtà esterna al soggetto. In base alla sua tesi centrale, nessun sistema biologico può “uscire da se stesso” per acquisire informazioni sul mondo “così come è”: ogni organismo reagisce a stimoli percettivi, che costituiscono i momenti elementari dell‟esperienza e danno luogo alla sola informazione in suo possesso; informazione che esso codifica ed elabora facendone il nucleo del proprio comportamento.

Il costruttivismo critico articola tali tematiche soprattutto nell‟ambito della pedagogia e degli studi sociali, prendendo avvio dalle analisi di J. Piaget e proponendosi di mantenerne le ripercussioni concettuali entro un orizzonte di tipo “realista”. La conoscenza risulta costruita dall‟individuo attraverso le sue interazioni con l‟ambiente, e l‟apprendimento non viene inteso come ricezione passiva di informazioni circa fatti neutri. Nel processo di conoscenza, i significati sono costantemente costruiti in modo attivo e, conseguentemente, anche il mondo reale risulta una costruzione, esito di interpretazioni soggettive socialmente condivise. Poiché vengono assimilati solamente i concetti strutturati mediante operazioni mentali condotte in un contesto di cooperazione intersoggettiva, secondo il costruttivismo critico anche la pratica educativa non deve prevedere un semplice trasferimento di conoscenze, quanto un ampio progetto che consenta ai discenti di costruire autonomamente le proprie conoscenze nel continuo sforzo di dare significato al contesto in cui sono collocati.

Un ripensamento più ampio di tali presupposti filosofici è svolto dal cosiddetto costruttivismo radicale unendo all‟interesse verso la psicologia cognitiva una particolare attenzione agli sviluppi della cibernetica. A partire da un orizzonte di tipo scettico e strumentalista, viene elaborata una teoria della conoscenza che si rifà esplicitamente

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alla tesi di G. Vico secondo cui verum ipsum factum –il vero consiste nel fare, nel costruire attivamente il proprio sapere– e ripercorre l‟idealismo trascendentale, tema portante della filosofia di I. Kant –il processo gnoseologico non è un passivo recepire dati sensibili, ma l‟attivo operare dell‟intelletto per organizzare una realtà unitaria e durevole. Anche il costruttivismo radicale considera ogni organismo biologico sempre soggetto alla necessità di gestire informazioni e di comunicare con l‟ambiente esterno: “Non si può non comunicare” è il pregnante assioma di P. Watzlawick, uno dei suoi principali esponenti insieme a studiosi come Ernst von Glasersfeld, professore emerito presso l‟Università della Georgia e autore della denominazione di “costruttivismo radicale”, Heinz von Foerster (1911-2002), ingegnere e filosofo viennese padre della “cibernetica del secondo ordine”, G. Bateson, M. Mead, H. Maturana, F. Varela. Poiché per questa vasta e influente componente del costruttivismo l‟elaborazione di modelli cognitivi organizza unicamente esperienze fenomeniche soggettive, e risulta epistemologicamente ingiustificato ipotizzare che le informazioni percettive „rappresentino‟ cose reali, gli asserti non possiedono un valore di verità né poggiano su referenti extralinguistici: l‟informazione trasmessa durante un processo di comunicazione non veicola mai contenuti ma istruzioni di scelta entro un repertorio di strutture concettuali, che ciascuno dei comunicanti già possiede e viene costruendosi durante la sua esperienza di interazioni sociali. Ne consegue la convinzione ontologica secondo cui le leggi di natura non vengono scoperte bensì inventate, e la realtà stessa non è intesa come struttura oggettiva e autonoma che possa venire scoperta attraverso procedimenti gnoseologici, bensì è da ritenersi inventata attraverso l‟esperienza percettiva e la comunicazione.

Nel costruttivismo radicale la consapevolezza che la conoscenza non è mai ricevuta passivamente si unisce alla convinzione che il processo cognitivo è uno strumento indispensabile affinché i sistemi biologici possano adattarsi proficuamente all‟ambiente, come previsto dalla teoria dell‟evoluzione. La percezione di strutture organizzate emerge da un‟interazione ricorsiva tra il sistema biologico e il suo ambiente, e la relazione fra conoscenza e realtà viene interpretata ridelineando il tema darwiniano della selezione negativa, ovvero dell‟adattamento come esito dell‟elimina-zione di quanto è inutile o non funzionale: l‟adattamento biologico -e cognitivo- non è effetto dell‟azione dell‟ambiente, quale causa che determinerebbe le strutture biologiche, né viene considerato quale progressiva ottimizzazione della corrispondenza con l‟ambiente, ma è una risposta attiva dell‟organismo ai vincoli posti dall‟ambiente stesso; è l‟espressione della capacità di un organismo di sopravvivere e di far emergere all‟interno di questi vincoli, mediante il reperimento di vie “agibili” (viable) per la sua sopravvivenza, quei complessi che usualmente denominiamo „oggetti‟ e „significati‟, e ai quali attribuiamo i caratteri di entità oggettive. La conoscenza è quindi ritenuta strumento di condotta pratica, capace di generare una pluralità di vie adattive percorribili, individuate “costruendo” strutture fenomeniche organizzate e durevoli che non entrino in collisione con i vincoli percettivi che costituiscono i dati di partenza dello sviluppo evolutivo. E‟ quanto von Foerster esprime come “postulato di omeostasi cognitiva”: il sistema nervoso è organizzato (e organizza se stesso) in modo da elaborare una realtà stabile; costruiamo noi stessi attraverso la costruzione del mondo in cui viviamo.»

(A. Rebaglia, Voce Costruttivismo, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)

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Autopoiesi e conoscenza

Maturana Humherto Romesín (Santiago 1928) neurobiologo cileno. Insegna fisiologia presso l‟'università del Cile a Santiago, città in cui ha sede I'lnstituto de Formación Matríztica del quale è fondatore e collaboratore. Sviluppando le molteplici implicazioni concettuali della nozione di autopoiesi, da lui elaborata insieme a F. → Varela e proposta in testi quali Autopoiesi e cognizione (1980) e L'albero della conoscenza (1987), Maturana sottolinea come gli organismi viventi, pur essendo sistemi aperti dal punto di vista termodinamico, sono sistemi chiusi per quanto concerne la loro organizzazione; il loro comportamento non dipende dall'acquisizione di "informazione" (concetto che, secondo Maturana, viene spesso frainteso) bensì dalla loro stessa struttura, la quale determina quali interazioni possono coinvolgere il sistema e si modifica a ogni interazione a cui esso partecipa. Le conseguenze epistemologiche e ontologiche che Maturana desume da questo determinismo strutturale sono assai vaste, e vengono sviluppate nei suoi scntti più recenti, quali Autocoscienza e realtà (1990) e La realtà: oggettiva o costruita? (1996). Egli intende il processo cognitivo come fenomeno biologico legato a quello che definisce “accoppiamento strutturale” (l'interazione costruttiva tra I'organismo e il proprio ambiente). Non è possibile alcuna informazione oggettìva sul mondo, né esiste, secondo Maturana, una realtà esterna indipendente. Secondo un esempio del neurobiologo, vìvere un‟esperienza percettiva solo successivamente colta come illusoria (scambiare una persona sconosciuta per un amico) mostra come l'iniziale attendibilità dell'esperienza non possa venire legittimamente categorizzata quale errore. poiché il sistema biologico opera costantement quale circuito chiuso, che formula soltanto correlazioni interne. La nozione di "oggettività”, sostiene Maturana, non appartiene all‟orizzonte dell'agire e dell'esperire ma al metalìvello in cui si analizzano le coerenze interne al nostro agire ed esperire. Costitutiva della nostra esistenza in quanto esseri umani è una forma particolare -autoreferenziale- di accoppiamento strutturale: il coordinare i comportamenti relalivi al coordinamento dei comportamenti. In tale interazione ricorsiva sorge il linguaggio e trova origine l'autocoscienza.»

(A. Rebaglia, Voce Maturana, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)

«Varela Francisco J. (Santiago 1946 - Parigi 2001 ) neurobiologo ed epistemologo cileno. Dopo gli studi di biologia a Harvard, ha insegnato biologia e neuroscienze presso I'università del Cile, in vari atenei statunitensi, all'Istituto Max Planck di Francoforte e al Poiytechnical Institut di Zurigo. Dal I 986 alla morte ha ingegnato scienze cognitive ed epistemologia all'Ecole Polytechnique di Parigi. È stato direttore del centro di ricerca del CNRS, presso il Iaboratorio di neuroscienze cognitive e mappatura cerebrale (LENA) dell'ospedale universitario parigino della Salpétrière. Nell'indagare le manifestazioni fisiche del mentale, Varela non accetta ì'analogia tra cervello e computer che ha guidato molti studi di intelligenza artificiale, e propone, in alcuni testi tra cui Autopoiesi e cognizione (1980) e L'albero della conoscenza (1987) scritti insieme al suo maestro H. → Maturana, la teoria del vivente detta dell'autopoiesi, secondo la quale il fenomeno della vita non dipende dalle proprietà microstrutturali dei sistemi biologici ma dalle loro proprietà sistemiche, ovvero dalle relazioni di organizzazrone e comunicazione che si autoproducono all'interno delle loro componenti, facendo sì che

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il sistema mantenga la propria identità mentre queste ultime si trasformano continuamente. L'analisi di tale autoprodursi conduce Varela e Maturana a individuare la nozione di emergenza: processi locali, in condizioni appropriate, danno origine a nuovi e più complessi livelli sistemici; anche cognizione e coscienza sono esito di processi emergenti, i quali possono a loro volta avere un'azione diretta sulle componenti locali (→ emergentismo). La riflessione epistemologica di Varela è vicina alla fenomenologia (in particolare di M. Merleau-Ponty) e all'ermeneutica, si oppone al riduzionismo e si muove lungo le linee del costruttivismo. Negli ultimi anni il neurobiologo si è confrontato anche con la tradizione orientale e con il buddhismo (Un know-how per I'etica, 1992) mantenendo i suoi interessi fìlosofici strettamente correlati all'attività scientifica (attraverso ricerche sperimentali sugli effetti cognitivi ed emotivi della meditazìone nei monaci tibetani).»

(A. Rebaglia, Voce Varela, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)

ESERCIZI PER L’ESAME

1. Completare il testo scegliendo tra le opzioni indicate e analizzare concisamente la tesi espressa dall‟autore

“Il costruttivismo focalizza l‟attenzione _ _ _ _ _ che sono alla base delle scelte tecnologiche. (..) Una grande varietà di gruppi sociali interpreta il ruolo di attori nello sviluppo tecnico. Manager, tecnici, clienti, politici, burocrati sono tutti coinvolti a diversi livelli. Essi si incontrano nel processo di progettazione tecnica in cui esercitano la loro influenza offrendo o negando delle risorse, attribuendo degli obiettivi ai nuovi dispositivi, integrandoli, secondo i loro interessi, nelle configurazioni tecniche prevalenti, imponendo usi nuovi ai mezzi tecnici già esistenti.”

Feenberg a) sui contenuti scientifici b) sulle alleanze sociali

2. Sviluppare brevemente la seguente tesi (max. 20 righe)

Mediante una valutazione critica delle categorie di determinismo e riduzionismo, nonché dei principi analitici e sintetici, la prospettiva costruttivista evidenzia i limiti dei criteri metodologici su cui poggia l‟indagine scientifica tradizionale.

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