ACINotizio 3-2012

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REG. TRIB. DI BRESCIA N. 40/1984 DEL 22.12.1984 Sped. in a.p. - d.l. 353/2003 (conv. l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 dcb breScia 3 | 12 Bisogno Famiglia

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ACINotizio 3-2012

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Reg. TRib. di bRescian. 40/1984 del 22.12.1984

Sped. in a.p. - d.l. 353/2003(conv. l. 27/02/2004 n. 46)

art. 1, comma 2 dcb breScia

3|12

BisognoFamiglia

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BIMESTRALE DELL'AZIONECATTOLICA DI BRESCIA

ANNO XXVITRE MAggIO/gIugNO DuEMILADODICI

direttore reSponSabile:graziano Biondi

redazione:Michele Bonometti, Michele Busi,Nicola Confortini, Miriam Martini,Massimo Orizio, Massimo Pesenti,

Andrea Re, Annachiara Valle,Luciano Zanardini

direzione e redazione:Via Tosio 1 - 25121 Brescia

tel. 030.40102 - fax [email protected]

foto:Alessandro Chiarini,

Luisa Colosiogiorgio Baioni, Pierangelo Traversi

editrice:Azione Cattolica Italiana

Consiglio diocesano di Brescia

progetto grafico:Maurizio Castrezzati

realizzazione:Cidiemme - Brescia

Stampa:Tipografia Camuna S.p.A.

Il presente fascicolo di "ACI Notizie"è stato stampato grazie ancheal contributo della Fondazione

Banca San Paolo di Brescia

editoriale

cercasi un modello per guardare al futuro

www.acbrescia.it

gli indirizzi dell’associazione

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Famiglia, lavoro e festa sono ambiti messi alla prova nel momento stori-co che stiamo attraversando. In particolare la discussione verte attorno al “modello”, o meglio “ai modelli”, che finora hanno tenuto assieme queste tre dimensioni nel nostro mondo occidentale e che potremmo dividere in due grandi aree. Da un lato c’è il modello anglosassone, che ha costruito nel corso degli anni società più aperte e sistemi socio-econo-mici più solidi e virtuosi, o quantomeno più equi, ma nei quali in molti casi la famiglia quasi non esiste più, polverizzata da un individualismo sfrenato che macina ogni genere di relazione. A questo si contrappone il modello mediterraneo, nel quale la famiglia sembra continuare a reggere, nonostante tutto. È una famiglia allarga-ta, che si fa carico del welfare statale che non c’è, dentro una società bloccata, quasi chiusa in se stessa. La mancanza di opportunità per i giovani determina una dipendenza prolungata dalle famiglie, anche oltre il limite della virtuosa solidarietà tra generazioni. L’occupazione femmi-nile ai minimi spesso non è indice della scelta di una speciale dedizione alla famiglia, ma piuttosto di una rinuncia determinata dall’assenza di reali possibilità lavorative.È dunque indispensabile scegliere tra questi due modelli, prendendo a scatola chiusa pregi e difetti dell’uno o dell’altro, oppure è possibile im-maginare altre vie verso il futuro per il trinomio famiglia-lavoro-festa?Per come si presenta, il quadro stesso sembra dire il bisogno di tracciare un nuovo inizio, fondato su alcuni pilastri essenziali. La famiglia rima-ne certamente la cellula fondamentale della società, in cui si esprimo-no l’amore gratuito e la cura per l’altro, in cui si forma e cresce la vita e l’identità della persona. L’importanza del ruolo sociale della famiglia, dunque, non può più essere solamente proclamata a parole e data per scontata, ma deve essere riconosciuta anche attraverso scelte chiare. Tra queste un’attenzione primaria e concreta spetta certamente ai gio-vani e alle donne, innanzitutto dando priorità all’istruzione, alla cresci-ta culturale e alla formazione come diritto di cittadinanza e motore di reale sviluppo, che conduca al riconoscimento di una dignità piena at-traverso la realizzazione umana e professionale.È una questione di diritti, ma anche di intelligenza sociale. Quale so-cietà che oggi abbia ambizione di guardare al futuro può permettersi di lasciare fermi, senza lavoro o senza studio, più di un terzo dei giovani e delle donne, rinunciando in partenza ad una fetta tanto grande dell’e-nergia e della novità giovanile, della creatività, della cura e della deter-minazione femminile? Senza cadere nella retorica, però, ogni investi-mento potrà tradursi in concreta possibilità solo attraverso un rinnova-mento di mentalità collettivo.Come adulti cristiani e italiani serve una rinnovata fiducia educativa che sappia unire la libertà all’autenticità delle radici, accanto al corag-gio di riconoscerci tutti, donne e uomini, come persone con piena di-gnità. Come giovani è necessario riscoprire la determinazione e la cre-atività che permettono di mettersi in gioco in prima persona per imma-ginare e costruire un domani possibile, accanto al coraggio della fatica e di scelte grandi e impegnative, anche quando la loro portata le rende quasi totalizzanti.Come società è indispensabile mantenere la barra ferma su una rivolu-zione etica che porti a liberare risorse per destinarle a queste e ad altre scelte importanti.

andrea Re

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l'Incontro mondiale delle famiglie è un’occasione per riscoprire la centralità della famiglia per l’intera vita sociale, in quanto risorsa straordinaria di umanità e di fede, in grado di comunicare alla società tutta il senso del vivere a partire dai suoi momenti fondamentali dell’a-mare, del lavorare, del fare festa. Ma non si tratta solo di riappropriarsi di un ruolo sociale e politico. Anche in Italia la famiglia sta cambiando. E nonostante il modello “tradizionale” della coppia con figli resti quello prevalen-te, emergono nuove condizioni familiari che non pos-sono essere trascurate. È viva la preoccupazione degli Uffici diocesani di pastorale sociale della Lombardia che il tempo festivo, in particolare domenicale, sia difeso da logiche puramente consumistiche e commerciali, a favore della comune riscoperta di relazioni ispirate alla gratuità e ai valori da cui è veramente sostenuto il vivere. Un’occasione poi di apertura alla mondialità, in molti modi già presente nelle nostre terre grazie alle

occasione da non perderenumerose persone e famiglie migranti che in forza del loro lavoro sono divenute parte attiva e integrante del nostro tessuto sociale e a cui vorremmo offrire non soltanto espressioni di accoglienza ma gesti di piena solidarietà. Con loro e verso tutti. Un’occasione infine per divenire più consapevoli, più vigilanti, più capaci di avvertire l’urgenza di temi come questi per la nostra fede e le nostre scelte quotidiane, come pure per promuovere risposte socialmente efficaci, sostenute da una profonda ispirazione etica e orientate al bene di tutti. In particolare, un obiettivo sul quale tutti dovrebbero convergere è la “conciliazione” tra famiglia e lavoro, possibile e in molti modi praticabile, a favore di tutte le soggettività sociali in gioco. L’Incontro mondiale, comunque, come ha sottolineato Benedetto XVI in più occasioni, non deve però rimanere isolato, ma deve collocarsi dentro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale.

di luciano Zanardini

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nello scenario sempre più complesso della famiglia italiana, anche la vita dei giovani è profondamente mutata. Con il prolungamento degli studi e le difficoltà nell'entrare (e permanere) all'interno del mercato del lavoro, si protrae la permanenza nel nucleo domestico di origine. La precarizzazione diffusa nella società pare riflettersi nella difficoltà di

di vera lomazzi

focuSdal progetto ai riSultati

Nella zona V del Sebino opera da alcuni anni una commissione per la pastorale sociale. Per l'anno in corso la commissione ha concentrato la sua attenzione sul tema della famiglia, in preparazione dell'Incontro mondialeche si celebrerà dal 30 maggio al 3 giugno a Milano.In particolare è stata promossa una ricerca con l'intento di mettere a fuocoil rapporto tra i giovani e la famiglia.È stato organizzato un gruppo di discussione a cui hanno partecipato25 giovani residenti nella zona che hanno discusso su temi riguardantila famiglia ritenuti meritevoli di approfondimento.Tale discussione ha fornito le basi, insieme alla letteratura scientificasulla materia, per l'elaborazione di un questionario on lineda sottoporre ai coetanei.La rilevazione si è svolta tra il 25 gennaio e il 4 marzo in un campione statisticamente non rappresentativo di 304 giovani residenti di età compresa tra i 14 e i 34 anni. Il questionario, preventivamente testato su un gruppo di controllo, era composto da 47 domande suddivise in quattro sezioni tematiche: definizione e opinioni sulla famiglia; relazione di coppia ideale; relazione affettiva attuale; progetti futuri; figure di riferimento;dati strutturali dell'intervistato.

fare scelte definitive in ogni ambito, anche in quello relazionale ed affettivo. Ci si sposa di meno e più tardi, si fanno meno figli. I giovani italiani vengono descritti come “mammoni” o “bamboccioni”. Ma quanto si sostengono effettivamente i processi di autonomia delle giovani generazioni? È necessario, inoltre, considerare la precarietà che forza i propri progetti di

vita in un futuro incerto; l’alto tasso di disoccupazione giovanile (circa il 30%) che allontana il sogno dell’indipendenza; la rassegnazione dei NEET, acronimo dell’espressione inglese che indica i giovani che non vanno a scuola, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione: in Italia oggi sono circa due milioni. Come progettare la propria vita famigliare in questo contesto? Quale idea di famiglia hanno i giovani oggi?

I dati di una recente ricerca

La Commissione Pastorale Sociale della Zona del Sebino, con il coinvolgimento di alcuni membri della Consulta Giovanile, ha deciso di approfondire questi temi tramite un’indagine a cui hanno partecipato 304 giovani di età compresa tra i 14 e i 34 anni. I dati, restituiti alla comunità il 19 aprile presso il Teatro di Provaglio d’Iseo, offrono una fotografia significativa dei giovani di questo particolare periodo storico-sociale. La lettura dei dati propone una definizione di famiglia ampia e dai confini mobili. Il 50,3% degli intervistati ritiene che si possa parlare di famiglia sia nel caso di coppie sposate, indipendentemente

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se con rito religioso o civile, sia con coppie conviventi.Il 34,5% attribuisce valore specifico all’istituzione del matrimonio, solo il 12,2% ritiene fondativo il matrimonio religioso.La convivenza viene percepita in modo positivo dal 58,4% e almeno 2 su 3 la considerano un’esperienza utile prima del matrimonio.L’elevato numero di divorzi e separazioni, di cui alcuni hanno esperienza diretta (il 12% vive in famiglie monogenitoriali o ricomposte) e il fatto che tra i 16 aspetti negativi della famiglia il “separarsi” viene indicato al terzo posto (26%), lascia supporre che ciò che conta non è tanto la "forma", ma il contenuto: le relazioni.Nel quadro complessivo dell’indagine, questo dato può quindi essere letto come disillusione del contratto formale, più che sfiducia nei confronti della famiglia. Si registra una discreta apertura verso le coppie omosessuali:il 40% ritiene che si possa parlaredi famiglia anche in questo casoe il 35% che dovrebberopoter avere dei figli.Tra gli intervistati prevale una forma di amore caratterizzata da intesa ed intimità, distinta dalla fiducia

Fare famiglia nell’incertezzaUna ricerca nel Bresciano dei giovani sui giovani.La commissione zonale per la pastorale sociale ha invitato, infatti, i giovani a esprimerele loro idee sulla famiglia.Ecco cosa emerge tra sorprese da prenderein considerazione e conferme

reciproca (92,8%), dalla completa confidenza (84,9%) e dall'attrazione fisica (90,5%).Risultano meno centrali componenti più razionali come la condivisione di valori (78,6%) e di progettualità (73,8%). Una riflessione più approfondita meriterebbe lo spazio occupato dalla gelosia nelle relazioni giovanili: sebbene con il crescere dell'età essa diminuisce,segno anche di una capacitàdi amare più matura,rappresenta un forte descrittore della propria relazioneper circa il 40% dei rispondenti.Quasi 7 giovani su 10 dichiarano di aver avuto necessità di chiedere consigli sulle proprie relazioni affettive.Il 65,6% si è rivolto al gruppo dei pari, mentre solo l'11% si è rivolto ad entrambi i genitori, il 27% alla madre e l'1,2% al padre. Alla domanda “Da chi vorresti ricevere consigli per costruire la tua famiglia?” il 63,5% risponde: “Da entrambi i genitori”.Lo scarto tra le risposte a queste due domande sembra un appello agli adulti di riferimento per eccellenza: i genitori, primo e fondamentale esempio di amore coniugale e famigliare.

Alcuni interrogativiper gli adulti

Quanto rilevato tra gli intervistati pone numerosi interrogativi al mondo degli adulti. Dalle risposte dei giovani che hanno partecipato all’indagine sembra alzarsi da un lato la richiesta di una testimonianza coerente e credibile e dall’altro il desiderio di rendersi autonomi e di vivere il proprio futuro famigliare, nonostante le incertezze che sembrano renderlo lontano. Tra gli elementi di criticità del “metter su famiglia”, accanto alla difficoltà di trovare la persona giusta con cui condividere il proprio progetto di vita, si trovano le questioni economiche, maggiormente avvertite dalle ragazze, che risentono delle contrazioni del mercato del lavoro più dei maschi. In un contesto come l’attuale, dove ad una cultura sempre più permissiva e individualistica si associa una crisi economica, l’elaborazione dei propri progetti di vita è una sfida sempre più difficile per i giovani. Una sfida che, uscendo dalla visione privatistica della famiglia, interroga la comunità su come sostenere e supportare lo sviluppo dei progetti famigliari dei propri giovani.

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Affetti e valori:per il futuro

la logica del massimo profitto ingigantisce le disuguaglianze, rende frenetica la corsa alla speculazione, al modello individualista e consumista. Riduzione delle spese, lotta all’evasione fiscale, investimenti, innovazione, formazione professionali, sono tante le azioni necessarie per uscire dalla crisi. Soprattutto però, è necessario incrementare le virtù sociali del rispetto, della fiducia, della disponibilità alla cooperazione, della sobrietà come stile di vita e del rispetto dell’ambiente”. Il cardinale Antonelli è intervenuto al ciclo di incontri “Dalla crisi economica alla speranza affidabile” organizzato da Fondazione Milano Famiglie 2012 e Gruppo 24 Ore in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie. “Bisogna ripartire dalla famiglia perché la famiglia è scritta nel profondo del cuore umano e di Dio e ha in sé le forze per uscire dalla crisi: dà alla società nuovi lavoratori, trasmette valori sociali e patrimonio culturale", ha proseguito il cardinale. “Bisogna armonizzare lavoro domestico e lavoro produttivo, incrementando forme come telelavoro e congedi parentali. Le famiglie vanno valorizzate come risorse e non solo come soggetti di bisogno”, ha proseguito il cardinale.

Per il card. Antonelli,presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia,affetti e valori saranno la chiave per risollevarsi dalle difficoltà economiche e sociali

Riprendendo un concetto già espresso dal Beato Papa Giovanni Paolo II - “Se la famiglia sta bene, la città sta bene”- il cardinal Antonelli ha poi evidenziato come “quando le persone stanno bene sono più produttive anche in impresa”. Infine, un appello alla società civile: “Servono servizi sociali, la domenica va salvaguardata come giorno del riposo: l’uomo ha bisogno di attività non utilitaristiche come danza, sport e contatto con la natura. Non serve tempo libero individuale, che può essere disgregativo, bensì festa per stare in famiglia”. La famiglia è il luogo delle relazioni non scelte e allo stesso tempo irrevocabili. In una società in cui sembra di poter scegliere tutto e dove tutto sembra revocabile, in famiglia impariamo a vivere con padri, madri e figli che non abbiamo scelto ma che allo stesso tempo non smetteranno di essere per noi genitori e prole. Attraverso legami non scelti e nelle relazioni difficili, la famiglia dà l’opportunità di conoscere se stessi e la propria identità. le famiglie italiane con figli a carico, che sono il 37 per cento del totale delle famiglie: sono la base della società, perché generano nuovi lavoratori che a loro volta manterranno i pensionati, eppure hanno un reddito procapite inferiore alle famiglie senza figli perché i figli non guadagnano.

l’acincontra

Nel contesto del VII Incontro Mondiale delle Famiglie,

la giornata di sabato 2 giugno sarà dedicata a gruppi,

associazioni, movimenti: uno spazio da gestire per incontrare le famiglie e i

membri delle associazioni che provengono da tutto il mondo.

L’Azione Cattolica organizza un momento di festa nella mattinata, presso l’istituto

“Maria Consolatrice”che si trova nei pressi della

Stazione Centrale,in via galvani 26.

Il programma prevede l’arrivo alle 10 e i saluti del Presidente nazionale dell’Azione cattolica

italiana Franco Mianoe di Emilio Inzaurraga,

coordinatoredel segretariato Fiac.

Alle 13 c’è il pranzo al sacco e la partenza per l’Aeroporto

di Bresso per la festa delle testimonianze con il Santo

Padre Benedetto XVI.Il costo è di 15 euro a persona

per singoli o coppie, 10 euro per le famiglie con tre o più

componenti.Per informazioni, telefonare

al numero 03040102.

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il tema scelto per l’Incontro mon-diale delle famiglie riprende gli am-biti del Convegno di Verona del 2006 ed l’incontro costituisce un appun-tamento importante che coinvolge-rà anche l’Azione Cattolica, con nu-merosi soci impegnati a vari livelli nell’organizzazione, ma soprattutto nell’animazione e nel contributo at-tivo ai lavori. Due in particolare sa-ranno i contesti che vedranno una presenza significativa di associati di AC. Gli adulti saranno impegnati nell’ambito del Congresso Interna-zionale Teologico Pastorale, che si svolgerà da mercoledì 30 maggio a venerdì 1 giugno presso Fieramilano-city e che vedrà tra gli altri gli inter-venti del card. Gianfranco Ravasi, del prof. Luigino Bruni e del card. Dioni-gi Tettamanzi, a cui saranno sempre affiancate sessioni di lavoro e di ap-profondimento. Accanto al Congres-so Teologico Pastorale prenderà vita il Congresso dei Ragazzi, dal titolo “Il Giardino”, a cui parteciperanno i figli delle famiglie impegnate nei lavori del Congresso. È un’esperien-za speciale e in qualche modo stra-ordinaria, che nasce certamente da un’idea pienamente in sintonia con il nostro stile associativo: pensare ai ragazzi come protagonisti della vita, della fede e della testimonianza cri-

Vivere la festa,il mondoIl 2 giugno l’Azione Cattolica,insieme al Fiac,organizza un momento di festapresso l’Istitutodelle Suore di Maria Consolatricein via Galvani 26 nei pressidella Stazione Centrale di Milano

il tema

stiana. L’animazione di questo spazio sarà affidata anche ad alcuni nostri educatori ACR, presenti come co-ordinatori di équipe di volontari o come attori diretti dell’animazione. Merita un’attenzione particolare la giornata di sabato 2 giugno, che sarà dedicata ai gruppi, alle associazioni e ai movimenti presenti a vario tito-lo all’incontro: uno spazio “speciale” per incontrare le famiglie e i membri delle associazioni che provengono da tutto il mondo. Per questa giornata l’Azione Cattolica, insieme al Fiac, organizza un momento di festa dal titolo “Vivere la festa, abitare il mon-do”; ci incontreremo presso l’Istituto delle Suore di Maria Consolatrice in Via Galvani 26, nei pressi della Sta-zione Centrale di Milano. Il program-ma, dopo un momento di accoglien-za iniziale e i saluti del Presidente Nazionale Franco Miano e di Emilio Inzaurraga, Coordinatore del Segre-tariato Fiac, prevede un confronto tra generazioni e alcune interviste alle famiglie di AC giunte dagli altri continenti, per chiudersi con un mo-mento di cabaret e il pranzo al sacco prima della partenza per l’Aeroporto di Bresso, dove si svolgerà la festa del-le testimonianze con il Santo Padre Benedetto XVI. L’Azione Cattolica di Brescia parteciperà alla giornata con

un gruppo di circa 50 rappresentan-ti. Le condizioni di partecipazione so-no riportate nel box a lato. L’incon-tro mondiale si chiuderà infine nella giornata di domenica 3 giugno, con la Concelebrazione Eucaristica pre-sieduta da Papa Benedetto XVI, che si terrà sempre nell’area dell’Aero-porto di Bresso.

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il temail tema

Consultorio diocesano:realtà vivaUna ricerca nel Bresciano dei giovani sui giovani.La commissione zonale per la pastorale sociale ha invitato, infatti, i giovani a esprimerele loro idee sulla famiglia

il Consultorio diocesano è un ser-vizio della Chiesa bresciana a favore della persona, della coppia e della fa-miglia. Si propone come finalità pri-maria, nel rispetto delle libere scelte degli utenti e nell’accoglienza di tutti senza distinzioni, la promozione dei valori umani e cristiani della famiglia secondo il magistero della Chiesa, at-traverso forme di sostegno alla coniu-galità e alla genitorialità, interventi di

aiuto per i minori in difficoltà, presta-zioni sanitarie per la tutela della sa-lute, attività educative e consulenze specialistiche per scelte consapevoli e responsabili.Il Consultorio diocesano di Brescia offre i seguenti servizi di consulen-za: consulenza di coppia (il servi-zio di consulenza intende offrire alla coppia e a ciascun suo membro uno spazio sicuro di dialogo, di compren-

sione della situazione, di recupero e rafforzamento delle risorse in vista di soluzioni consapevoli, eque e buone); consulenza familiare (si offre u-no spazio di confronto e di soluzione per problematiche familiari - sia del singolo, che della coppia, che dell’in-tero nucleo - e un luogo di sostegno alla genitorialità. Un contributo per promuovere i legami e il sostegno in-tergenerazionali, insieme alle risorse

pioniere della paStorale familiare e Servo di dio

Don giovanni Battista Zuaboni nasce a Promo di Vestone il 24 gennaio 1880. A soli due anni rimane orfano della madre. Entra in seminario a Brescia nel 1897 ed è ordinato sacerdote il 9 giugno 1906. Inizia il suo ministero come vicario cooperatore a Volciano e nel 1912 a Nuvolera. Nel 1915 svolge il ministero nella parrocchia di S. giovanni Evangelista a Brescia. Contemporaneamente presta servizio militare come soldato di sanità, assistendo i soldati dell’ospedale militare. Nel 1918 dà inizio alla prima Scuola di preparazione delle ragazze alla famiglia: l’attuale Scuola di Vita Familiare. L’iniziativa presto si sviluppa in varie parrocchie della Diocesi di Brescia e fuori. Nel 1930 dà forma organica all’Opera con la fondazione dell’Istituto Pro Familia e pone le basi per la Compagnia S. Famiglia, in seguito riconosciuta come Istituto Secolare. Studioso dei problemi sociali, con un ardente amore al Signore e alla Chiesa, don giovanni Battista Zuaboni aveva trovato la formula di un apostolato nuovo, rispondente alle più urgenti istanze del nostro tempo: educare all’amore vero i giovani affinché formino famiglie sane, contributo indispensabile per una società più umana e cristiana. Il 12 dicembre 1939 accoglie con serenità la morte, vista come offerta necessaria alla realizzazione dell’Opera.

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fame d'amoreSe cerchi uno spazio in cui poter porre gli interrogativi, le riflessioni, le preoccupazioni ed i dubbi che spesso rimangono inespressi o, semplicemente, per poterti confrontare con un esperto su questioni inerenti i disturbi del comportamento alimentare?Questo servizio permette di esporre i propri interrogativie di ricevere le risposte della psicologa che, gratuitamente, cercherà di mettere la sua professionalità al tuo servizio.È un modo per risolvere qualche dubbio, ma certamente non può sostituirsi ad una eventuale terapia o a colloqui approfonditi qualora fossero necessari.Le consulenze, infatti, sono destinate ad incoraggiare e non a sostituire le relazioni dirette esistenti tra utente e professionista. Questa rubrica è curata dalla Dott.ssa Laura Piccinelli e dall’equipe di psicoterapeute che lavorano presso il Consultorio diocesano.Come funziona? Scrivendo una e-mail all’indirizzo [email protected] potrete ricevere una risposta dall’esperto on-line, non sono richieste informazioni personali.

educative dei genitori e alle compe-tenze dei figli); consulenza religio-sa (la dimensione spirituale è parte essenziale della persona umana e dei suoi legami. Per problematiche rife-rite sia al singolo, che alla coppia, in campo etico e/o spirituale, si offre un’occasione di ascolto, chiarimento, sostegno); consulenza per minori (per bambini, ragazzi e adolescenti si mette a disposizione una presa in

carico per problemi psicologici - rela-zionali - comportamentali, sia in fa-se diagnostica, che a lungo termine, con la possibilità di accompagnare anche le eventuali figure adulte di ri-ferimento); consulenza giuridica (in maniera particolare per situazio-ni matrimoniali difficili, come primo chiarimento e indicazioni di possibili vie di soluzione, si propone una pri-ma consulenza giuridica sia dal ver-

Nato dall’intuizione profetica di un giovane sacerdote bresciano, don Gio-vanni Battista Zuaboni (1880-1939), l’Istituto Pro Familia svolge un tipico servizio di evangelizzazione del matri-monio e di promozione dei valori uma-ni. “Scopo dell’Istituto Pro Familia è di abbracciare tutto ciò che riguarda la famiglia, e di dedicarsi completamen-te al suo sviluppo e al suo perfeziona-mento con spirito e intraprendenza missionaria curando Gesù sofferente nelle sue membra vitali; la famiglia scristianizzata” (servo di Dio don G.B. Zuaboni). L’Istituto oggi opera in diver-se regioni d’Italia per la costruzione e

la formazione di famiglie cristiane in cui gli sposi siano consapevoli del lo-ro ministero coniugale nella Chiesa e nella società civile. Il Pro Familia offre la possibilità di attuare una forma di preparazione alla famiglia, che ha la caratteristica della continuità di svol-gimento a partire dalla preadolescen-za, e accompagna le coppie anche do-po il matrimonio per una pienezza di risposta alla vocazione coniugale e fa-miliare e per un servizio di pastorale familiare. Fra le principali iniziative: Scuole di Vita Familiare, organizzate in collaborazione con le parrocchie, per aiutare ragazzi/e a dare un senso

alla vita: per educare la capacità di a-mare; per orientare ad un progetto di coppia e di famiglia chi è chiamato al matrimonio; per stimolare la creatività e sviluppare attitudini personali, me-diante attività di vita pratica. Itinerari di fede e di formazione alla vita di cop-pia e di famiglia, specifici per coppie di fidanzati. Incontri per sposi (giornate di studio, ritiri spirituali, di aggiorna-mento, di amicizia). Scuola per educa-tori di adolescenti. Nel Bresciano sono due le sedi: a Brescia in via Lama 61 (telefono 03046358) e a Breno in via Madonna di Guadalupe 10 (telefono 036422134).

Pro Familia, in campo per la formazione

sante ecclesiale che da quello civile); consulenza sanitaria (prestazioni sanitarie di assistenza specialistica ambulatoriale: consulenze sulla ferti-lità di coppia, visite ginecologiche, ac-compagnamento al parto, alla nasci-ta e all’allattamento, introduzione ai metodi naturali per una procreazione responsabile); mediazione fami-liare (la mediazione familiare offre occasioni a genitori in situazione di separazione/divorzio di incontrarsi in un luogo neutrale e di ristabilire una comunicazione sufficiente a prende-re degli accordi condivisi, riguardanti il benessere loro e dei figli, il nuovo assetto dei beni familiari, il raggiun-gimento di stabili equilibri relazionali di tutta la famiglia). In collaborazio-ne con il tessuto familiare, con enti civili ed ecclesiali, esperti mettono in campo una serie di percorsi duttili al-le diverse situazioni e rinnovabili nel tempo: promozione, prevenzione ed educazione alla salute ; percorsi di educazione affettiva e sessuale per preadolescenti, adolescenti e giovani; percorsi di sostegno alla genitorialità, sia naturale che adottiva; percorsi di educazione e sostegno alla relazione di cura in situazioni difficili.Per informazioni, si può contattare il numero 030396613. Il Consultorio è aperto il lunedì e il mercoledì dalle 9 alle 19, il martedì, il giovedì e il ve-nerdì dalle 13 alle 19, il sabato dalle 9 alle 14.

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dio è per noi una ferita. In que-sta lacerazione stanno, parimenti, le invocazioni e gli spazi di una ricerca insieme all’abuso del suo nome. “Dio è la parola più sovraccarica di tutto il linguaggio umano. Generazioni di uomini hanno scaricato il peso della loro vita angustiata su questa parola e l’hanno schiacciata al suolo. Ora gia-ce nella polvere e porta tutti i loro far-delli…Non possiamo lavare di tutte le macchie la parola ‘Dio’ e nemmeno lasciarla integra; possiamo però sol-levarla da terra” (M. Buber).Anche la parabola dell’amore sembra seguire lo stesso destino del nome di Dio. Sentiamo di essere creature nate per amare, plasmate d’amore, incapaci di vivere senza dare e rice-vere affetto e tuttavia siamo terroriz-zate dalle ambiguità legate al nome

dell’amore. L’amore per noi è aspira-zione, senso, grembo, ma anche fe-rita che ricerca parole di guarigione e di tenerezza.L’intuizione che muove tutta la lettera enciclica Deus caritas est parte dalla certezza che queste due ferite han-no bisogno di essere curate insieme. Non si può sollevare da terra il nome di Dio se non restituendolo all’amore, e viceversa, è necessario riconoscere una sacralità negata alla relazione af-fettiva: non ci è dato di capire qualco-sa di Dio senza fare seriamente i conti con l’amore che abbiamo conosciuto.Vuoi sapere dunque chi è Dio? Vedi alla voce amore. Nell’esperienza dell’amore scopriamo chi siamo, ma mettendoci davanti a Dio nella prospettiva della salvezza scopriamo la nostra identità resa ma-nifesta in Cristo. I cristiani, gli sposi stanno sulla frontiera critica in cui si incontrano l’annuncio evangelico e la particolarità dell’esperienza. L’amore umano è il prima cui guardare con meraviglia, stupore e rispetto, con attenzione creativa, senza pregiudizi neanche religiosi.A questo prima va annunciato l’oltre

di Dio, l’impensabile, l’inedito, la no-vità radicale, la salvezza come piena comprensione di sé nella pienezza della relazione con Dio.L’amore è sempre uno spazio di fron-tiera tra la sacralizzazione (a volte un modo per sfuggire alla propria carne e al limite) e la prossimità con Dio in “immagine e somiglianza”. Ogni attenzione all’oltre senza attenzione al prima, al quotidiano, paziente e contradditorio svolgersi delle vicen-de della relazione, condanna alla fu-ga dalla “carne e dal sangue” (Gv 1), alla diserzione, alla disincarnazione. Ogni attenzione al prima senza con-siderare l’oltre espone al rischio di crearsi degli idoli, di dimenticare che “ogni patria è terra straniera” (Let-tera a Diogneto). L’oltre richiama la dimensione simbolica dell’esistere, in cui niente è insignificante e tutti i frammenti sono ricondotti all’unità, assumono senso, sono salvati.La fede racconta che la relazione d’amore è figura di un progetto di comunione universale: finché una persona ama e, rimanendo “con” l’altro, cammina sulla frontiera che separa il passato conosciuto dal fu-

“la relazione d’amore resta il luogo privilegiato in cui incontrare dio, senza che questo si esaurisca in una semplice invocazioneo si condanni all’illusione”

Vedi alla voce amore

di don massimo orizio

In questa riflessione entrano il mondo letterarioe il Vangelo. Siamo creature nate per amare,ma spesso l’amore – invece di rivelarci chi siamo – ci ferisce. Ecco allora che cerchiamo paroledi guarigione e di tenerezza

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turo inedito, Dio continuerà a farsi sentire, a rivelare il Suo santo volto senza oscurare, mascherare o disto-gliere dai lineamenti del volto di cia-scuno. Il sacramento del matrimonio è memoria e testimonianza di ciò che è stato e annuncio, promessa di ciò che sarà; la relazione d’amore resta il luogo privilegiato in cui incontrare Dio, senza che questo si esaurisca in una semplice invocazione o si con-danni all’illusione.Il saper stare in una relazione d’amo-re non è facile. “Da un’asse all’altra avanzavo, così lenta e prudente. Sen-tivo le stelle sul capo, e sotto i piedi il mare. Questo solo sapevo: che un altro passo sarebbe stato irrevocabi-le. Ed avevo quell’andatura incerta che chiamano esperienza” (E. Di-ckinson). L’amore richiama il fatico-so cammino dell’Alleanza, il continuo radicarsi nella differenza e nel dialo-go, il ricominciare sempre da capo a svelarsi e spiegarsi, il costruire nel-la gioia, nel tremore, nell’esultanza.L’amore dipana il desiderio di essere riconosciuti, di esserci per l’altro; por-ta con sé la fatica dell’andare, con il rischio dello smarrimento e della cri-

“l’amore per noi è aspirazione, senso, grembo,ma anche ferita che ricerca parole di guarigionee di tenerezza”

si: è un di-venire vivi e liberi, apren-doci all’altro.La dimensione dell’amore evolve in fasi e processi. “Questo viaggio chia-mavamo amore; col nostro sangue e colle nostre lacrime facevamo le rose che brillavano al sole del mattino. Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi” (D. Campana).L’incontro d’amore, nel suo dispiegar-si nel tempo, non è solo gioiosa sco-perta, intimità, ma è anche conflitto, frattura tra desideri, aspirazioni e re-ali possibilità. Bisogna imparare, cre-scere, abitare anche ciò che non si è in grado di edificare, consapevoli che “nessuno ci impasta di nuovo, da ter-ra e fango, nessuno insuffla la vita alla nostra polvere” (P. Celan). Lo sforzo principale è creare l’humus, l’ambiente per l’altro, dare fiducia. A-vere fiducia è un gesto, un movimen-to, un pensiero che smuove un mon-

do sommerso, è un esercizio, scelta e decisione che richiama l’agire di Dio.

Tra luce e oscurità

In Lui impariamo i processi esisten-ziali che generano possibilità e crea-tività. Divenire soggetti della propria storia, tornare a fiorire e portare a compimento il proprio destino è co-niugare l’amore nella prospettiva di Dio. Accettare di poter cambiare, ri-vendicare solo una semplice presen-za, il disporsi all’ascolto e alla com-prensione produce maturazione, ci aiuta ad affrontare il dolore del cam-biamento: ogni gesto, ogni parola può essere creazione, nascita.Amare: un cammino tra luce e oscu-rità. E quello che potrebbe sembra-re non progresso, ma regressione è forse il pegno di una nuova consape-volezza che si manifesterà. La forza dell’amore si dispiega non solo nella meta raggiunta, ma sovente anche nell’attesa. È possibile “essere nuovi come la luce a ogni alba, come il vo-lo degli uccelli e le gocce di rugiada: vedere la creazione emergere dalla notte” (D. M. Turoldo).

spiritualità

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la “bRescianiTà”“A che cosa si sta riducendo quella che tanti hanno credutodi voler molto, si potrebbe dire stupidamente, chiamare la brescianità?Si sta riducendo a una situazione per cui la società bresciana diventa la società degli affari, la società della connessionedel potere politico e del potere affaristico,diventa una società nella quale ciascuno bada alla moltiplicazione dei propri affari, e chi dovrebbe in qualche modo alzare la voce, se non altro manifestando l’indignazione nei confronti di queste realtà, non è in grado di farlo.Io vi chiedo se la nostra società religiosa,la nostra comunità cattolica, non abbia, in nome della carità, anche un compito che una volta,quando la parola non era abusata, si chiamava profetico.Sono nella persuasione che, vi sembrerà strano,stiamo presto arrivando, senza morti e feriti fisici,alla condizione in cui latitano le realtà che dovrebbero in qualche modo farsi carico di protestare, di denunciare ad alta voce non solo la necessità di essere onesti,ma di cominciare a incidere su certe situazioni negative.Questo non lo vedo oggi come presente e ci illudiamoche la ricchezza delle tradizioni che abbiamo e la ricchezzadel patrimonio che in qualche modo si è accumulato,ma che si è quasi sperperato completamente,possa ancora garantirci”.(Mario Cattaneo, intervento al Consiglio Diocesano di Azione Cattolica, 23.10 1990)

società

brescia città universitaria?

amministrare l’ente localeiniziative

a PalazzoSan PaoloProsegue in questi mesi la serie degli appuntamenti di riflessionea Palazzo San Paolo su temi di carattere amministrativo o culturale.Da settembre partirà un percorso formativo per amministratori locali

L'incontro di marzo, ha affrontato il tema di “Brescia città universitaria”. La presenza di interlocutori di primo piano (il sindaco, il direttore di sede dell’Università Cattolica, il prorettore dell’Università Statale) e il tema particolarmente caldo in queste settimane circa il trasferimento di una parte dell’U-niversità Cattolica nell’ex seminario di via Bollani hanno concentrato l’attenzione dei media. In verità, il dibattito è stato interes-sante a partire dalla testimonianza di due studentesse universitarie reduci da espe-rienze europee di “città universitaria” grazie all’Erasmus: Miriam Cominelli, studentes-sa di Ingegneria a Parigi e Giulia Manzoni, con un’esperienza di Erasmus in Fisica a Leuwen in Belgio.I loro interventi hanno messo in luce alcu-ne scelte strategiche (dalla politica per l’a-bitazione, ai trasporti, agli orari prolungati

di michele busi

“Città dell’uomo - Brescia” promuove un percorso formativo per amministratori. Il percorso avrà inizio a metà settembre, con cadenza quindicinale e si concluderà agli inizi di dicembre

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di musei e biblioteche) effettuate in quelle realtà per favorire una città veramente a misura di studente. Il dibattito, poi, moderato e introdotto da Mario Nicoliello, curatore delle pagine sull’università per il “Giornale di Brescia”, ha visto gli interventi del sindaco di Brescia A-driano Paroli, del prorettore dell’Università Statale prof. Claudio Teodori e del direttore di sede della Cattolica Luigi Morgano. La discussione si è concentrata su due aspetti particolarmente caldi: il nuovo Campus univer-sitario che sorgerà presso l’ex caserma Randaccio e la questione della “Cattolica 2” di Mompiano che andrà

Martedì 22 maggio alle ore 18.30 avrà luogo a Palazzo San Paolo l’assemblea di “Città dell’Uomo” Brescia. Sarà l’occasione per condividere il percorso fatto finora, scambiare un confronto con il nuovo direttivo e riflettere sui risultati delle recenti elezioni amministrative che hanno riguardato alcuni importanti comuni della provincia. Per chi fosse interessato a far parte dell’Associazione, sarà anche una buona opportunità per conoscere più da vicino le persone e le iniziative promosse.L’Associazione non intende sottrarsi al proprio compito statutario di “elaborare, promuovere e diffondere una cultura politica che, animata dalla concezione cristiana dell’uomo e del mondo, contribuisca a sviluppare l’adesione ai valori della democrazia espressi nei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, ponendo una particolare attenzione alla formazione della coscienza civile dei cittadini, cercando così di rispondere alle complesse esigenze dell’attuale società in continua trasformazione”.

Un percorso per amministratoriA chi si rivolge. Il corso di formazione di “Città dell’uomo” è rivolto a tutte quelle persone che vogliono accrescere la propria cultura amministrativa

per svolgere bene il proprio servizio alla comunità. Il progetto si propone di realizzare una formazione sia motivazionale che tecnica, con percorsi formativi che si riferiscono agli aspetti istituzionali e gestionali dell’attività amministrativa.I temi. Gli argomenti trattati saranno i seguenti:Responsabilità pubblica e responsabilità sociale.Da una società amministrata ad una comunità responsabile (incontro introduttivo); Ordinamento degli Enti locali; Programmazione e bilanci; forme associative e società partecipate; la Legge 328, i Piani di zonae il ruolo dei soggetti sociali; il piano di governo del territorio (Pgt) e i servizi; organizzazione e personale.La metodologia. La proposta intende favorire:a) la trasmissione delle conoscenze necessarie per operare nel rinnovato scenario culturale,giuridico e istituzionale; b) il confronto con i dati emergenti dalle ricerche condotte sul campo e dalle caratteristiche del territorio; c) i laboratori di riflessione.Pre-iscrizioni. Il corso sarà a numero chiuso.Chi fosse interessato a conoscere più nel dettaglio questa proposta o pre-iscriversi può scriverea “Città dell’Uomo – Brescia”, Palazzo San Paolo,via Tosio 1; [email protected] oppure telefonare al numero 328.5653555.

ad affiancare la sede di via Trieste. Su questo punto il sindaco ha espresso il proprio parere sul fatto che la Cattolica rimanga in centro, mentre il direttore di se-de ha evidenziato come i motivi logistici (mancanza di spazi adeguati per i laboratori nella struttura attuale) sono stati attentamente esaminati in questi anni e la decisione di spostarsi è giunta al termine di valutazioni molto profonde. Inoltre la Cattolica non abbandonerà il centro. Il prof Teodori ha evidenziato le potenzialità del Campus, purchè sia una realtà aperta alla città e non un luogo chiuso. Quale che sia inoltre il futuro assetto delle sedi, Brescia dovrà muoversi verso un cammino di internazionalizzazione (oggi il 75% degli studenti che frequentano le due università cittadine sono residenti nella provincia di Brescia) attraverso anche lo sviluppo di corsi in lingua inglese per aumentare la propria capa-cità attrattiva nei confronti di studenti che provengono da fuori della nostra provincia e anche da fuori Italia. Sicuramente l’incontro a Palazzo san Paolo ha contribu-ito a rendere pubblico il pensiero dell’amministrazione cittadina, fino ad allora non ancora così chiaramente espresso. Le settimane che sono seguite, anche per i dibattiti che hanno accompagnato le fasi finali del PGT, hanno più volte riportato alla ribalta il tema del futuro dell’università a Brescia. Ci si è ripromessi con i prota-gonisti del dibattito di ritrovarsi in autunno per fare il punto su quanto finora è stato realizzato.

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spazio ac concilio

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L'attualitàdel concilioIl corso di approfondimento a Villa Pacesui documenti conciliari si è concluso con una buona partecipazione, suggerendo alcuni spunti di riflessione da riproporre nelle comunità

il Concilio davanti a noi” è il tito-lo del corso di approfondimento sui documenti del Concilio Vaticano II, che si è svolto dal 27 ottobre 2011 all’11 febbraio scorso, organizzato da Azione Cattolica, Istituto supe-riore di scienze religiose, Scuola di teologia per laici, Ufficio diocesano organismi ecclesiali di partecipazio-ne, Ufficio diocesano pastorale della scuola. Il corso si proponeva lo studio delle quattro costituzioni conciliari, secondo uno schema comune che prevedeva un primo momento di ap-profondimento dei testi e un secon-do sulla loro ricezione nella vita della Chiesa. Scopo dichiarato era quello di “favorire una mentalità conciliare adatta a credenti consapevoli della propria vocazione”. È stata positi-

va questa rivisitazione del Concilio, a 50 anni dalla sua conclusione; il Concilio che fu la realizzazione di un’istanza di rinnovamento che sen-tiva crescere nella Chiesa e che rap-presentò veramente una “primave-ra”. Con i relatori sono state affron-tate le complessità dei testi, tutto il lavoro di preparazione della stesura finale, le difficoltà e i problemi della loro recezione nella vita della Chie-sa, tra fughe in avanti e resistenze conservatrici. La stessa atmosfera dei giorni del Concilio l’abbiamo ri-vissuta sin dalla prolusione al corso, tenuta da padre Ghislain Lafont, monaco benedettino. Con la sua o-ratoria calda e semplice ci ha ripro-posto le speranze di quel momento e il lungo cammino che ne è segui-

di liliana e maurizio bestagno

to. Egli ha presentato il Concilio co-me l’inizio di una nuova fase della nostra comprensione del messaggio cristiano, sintetizzata nella frase di Giovanni XXIII: “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che comin-ciamo a comprenderlo meglio”. Ha paragonato l’insieme dei documen-ti conciliari come una volta, la cui chiave è costituita dalla Dei Verbum, ossia il nucleo fondamentale della fede, e i cui pilastri sono la Lumen Gentium, ossia la Chiesa in se stessa, e la Gaudium et Spes, ossia la Chiesa nel mondo. Questa volta sorregge e orienta il cammino ecumenico della Chiesa e il suo incontro con la con-temporaneità. Ma è con la liturgia, cardine del rinnovamento concilia-re, che si esprime e si alimenta la vita della Chiesa. A differenza della concezione ecclesiale medievale e post tridentina, che poneva la Chie-sa come struttura gerarchicamente ordinata e in certo qual modo se-parata dal “mondo”, l’ecclesiologia conciliare ripropone la Chiesa nel mondo, ricuperando quella che era la più antica concezione patristica. Prima che una struttura gerarchica, la Chiesa è il popolo di Dio, l’insieme dei credenti. Tutti i fedeli sono pro-tagonisti responsabili della missione ecclesiale; tutto il popolo di Dio è in cammino verso una migliore consa-pevolezza e partecipazione alla vi-ta cristiana. Veramente si può dire che “il concilio è nelle nostre mani”, proprio per dire che a noi cristiani del XXI secolo, è affidato il compito di continuare l’impegno di fedeltà al Vangelo segnato dall’evento con-ciliare. Non a caso è da segnalare l’esistenza di un apposito sito www.vivailconcilio.it ove poter eseguire il movimento di idee che continua sui temi conciliari. Vorremmo conclude-re con le parole di padre Lafont: “La Chiesa, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio. Tale momento profetico aiuta non poco ad afferrare il significato del passa-to, mentre reciprocamente l’analisi onesta di questo contribuisce alla conoscenza veritiera del presente e a un’immaginazione non troppo fan-tasiosa dell’avvenire”.

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spazio ac sinodo

della struttura organizzativa e oltre questa, è il caso di riflettere su al-cuni aspetti. Da un lato lo schema individuato ripropone su larga sca-la la struttura parrocchiale. Dall’al-tro appare indispensabile un salto di qualità nella formazione dei lai-ci, per radicare una fede matura e autentica in percorsi di formazione permanente, personale e di gruppo.Infine, questi passaggi saranno pos-sibili in funzione della reale dispo-nibilità dei sacerdoti ad aprirsi alla corresponsabilità, alla quale anche questi dovranno educarsi.La struttura potrebbe quindi anche adattarsi alla singola situazione ec-clesiale e territoriale, aggiungendo o togliendo organi istituzionali, ma tenendo ben chiara l’esigenza di re-cuperare lo spirito dei primi cristia-ni, come descritto negli Atti degli Apostoli al capitolo 2, dove emerge in modo concreto ed evidente cosa significhi “sinodalità”, fondata sul-la comunione. Garantire la presen-za dell’Azione Cattolica nelle Unità pastorali significa favorire la nascita della ministerialità laicale nelle co-munità perché scegliere di vivere la propria vita nell’associazione è voler condividere il fine apostolico della chiesa.La sfida è grande e l’Ac è pronta a fare la sua parte per far crescere coscienze cristiane capaci di un’e-sistenza autenticamente umana e cristiana.

Quale chiesaper BresciaAnche il Consiglio diocesano si è confrontato sui temi sollecitati dalle schede in preparazione al Sinodo per dare il proprio contributo a questa riflessione della Chiesa bresciana

di andrea Rec'è la consapevolezza che questo passaggio è talmente prezio-so che l’avvio delle Unità pastorali non deve e non può limitarsi ad es-sere una risposta organizzativa (di spazi, tempi e persone), finalizzata solo a rispondere alla carenza di sa-cerdoti, ma deve essere l’occasione per ripensare e rinnovare la pasto-rale e la comunità.È necessario partire da un’analisi concreta e profonda della realtà in cui sorge l’Unità Pastorale e pren-dere parte alle occasioni di confron-to con il mondo, anche fuori dagli ambienti della parrocchia, sulle tematiche che toccano l’esistenza delle persone: è un’azione che può e deve essere compiuta soprattutto dai laici, che possono poi proporre in questi contesti percorsi concreti, condivisi, autenticamente evangeli-ci (esempio sui temi dell’economia, del lavoro, della migrazione, del-la famiglia, ecc.), per costruire un futuro di speranza per ogni uomo. Spesso la parrocchia viene perce-pita come entità autoreferenziale, fuori dalla realtà.Per recuperare piena credibilità la comunità dovrebbe mantenersi lon-tana dalla logica del proselitismo, provando a pensarsi anche in spazi e tempi diversi da quelli ordinari, in particolare per quanto riguarda la pastorale giovanile, impostando il proprio agire a partire dalle tema-tiche che toccano l’esistenza delle

persone (ad esempio, gli aspetti del-la crisi economica, il lavoro, ecc.). In questo processo sarebbe utile e interessante attivare percorsi anche con altre realtà presenti sul territo-rio, ad esempio con le amministra-zioni locali.Di fronte alla diminuzione dei sa-cerdoti è necessario certamente responsabilizzare maggiormente i laici dentro la comunità, verso una reale corresponsabilità tra laici e sa-cerdoti. È importante quindi evitare di cadere nella logica del coinvolgi-mento dei laici solo in termini di at-tribuzione di compiti ma piuttosto lavorare per una reale corresponsa-bilità nella condivisione delle scel-te. È inoltre essenziale interrogarsi rispetto alla modalità di formazione dei sacerdoti.In linea di principio uno schema i-stituzionale articolato su questi tre organi ha senso. Va certamente ri-marcata l’importanza del ruolo dei laici dentro l’Unità Pastorale, tanto nel gruppo ministeriale, che dovrà aprirsi agli ambiti di vita delle perso-ne (vedi ambiti del Convegno di Ve-rona), quanto nel Consiglio dell’U-nità Pastorale. Visto anche quanto affermato dal magistero della Chie-sa e rimarcato nella sesta scheda sul ruolo dell’ Azione Cattolica dentro la comunità, sarebbe opportuno pre-vedere la presenza del presiden-te dell’associazione nel Consiglio dell’Unità Pastorale. Tuttavia, prima

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la parola…ai RagaZZi!

Cosa dicono i ragazzi dei ritiri di spiritualità che hanno vissuto:• Per me è un incontro dove stiamo in compagnia per giocare,ma anche per stare con gesù (Angelica).• È un ritiro apparentemente facile, ma se non ci si mette lo Spirito Santo non si capirà mai cosa ci chiede la vita ma soprattutto cosa ci chiede gesù (Erika).• È un momento di preghiera, ma anche giocando con altri ragazzi di paesi diversi ci si può anche conoscere (Eleonora).• È un incontro dove puoi incontrare lo Spirito Santo (Sara).• È molto divertimento e gioia,per aver incontrato tanti amici e soprattutto gesù (Camilla).• È un incontro di più persone per parlare di Gesù (Chiara).• Secondo me, è un momento in cui insieme ad altre persone si può riflettere su cosa vuol significare essere cristiani e su come riuscire a svolgere al massimo dei modi il proprio impegno di cristiano (Laura).

Cosa hanno scoperto i ragazzi durante i ritiri di spiritualità:• Ho scoperto che cos’è la felicità e che stare insieme anche con altre parrocchie è bellissimo perché si sta tutti insieme (Angelica).• Mi hanno acceso una luce dentro perché si impara davvero tanto (Erika).• Ho scoperto che tutti abbiamo tante cose dentro, tutti quanti (Giorgia).• Mi ha aiutato a scoprire la mia risposta (Sharon).• All’inizio erano barbosi, ma poi mi sono interessata quando ho capito il messaggio che ci volevano mandare e mi sono impegnata a viverlo (Eleonora).• Ho scoperto che il nostro cuore è come una porta, spesso sigillata, che però deve essere spalancata agli altri (Elisa).

“Al pozzo di Sìcar” è l’immagine che ha accompagnato i Ritiri di Spiritualità diocesani

È importante che ognuno di noi abbia con la Parola il suo appun-tamento quotidiano. […] Aiutare an-che i ragazzi e i giovani a custodire il silenzio e ad aprirsi all’ascolto per-metterà loro di crescere nella fami-liarità con la Parola che rivela il volto di Dio e il volto dell’uomo”. La scelta di quest’icona rispecchia l’obiettivo che, come educatori, ci siamo posti: aiutare i ragazzi a lasciarsi incontrare da Dio attraverso la Parola. Il pozzo di Sìcar è quello a cui la Samaritana si è accostata per bere l’acqua che dis-seta per sempre, una scena che fa già pregustare la bellezza di questo momento di incontro diretto con Ge-sù. Invitare i ragazzi a fermarsi per qualche tempo, mettersi in silenzio-

Ri-creazione e riconciliazioneIl 10 e l’11 marzo scorso si è svolto il Trainingspirituale per i giovanissimi di Azione Cattolica.Più di 50 i giovanissimi coinvolti

Eden, con il peccato originale. La se-ra di sabato i giovanissimi hanno po-tuto constatare la presenza del male che è vivo e presente sulla terra con insistenza ed un fascino letale per la limitatezza dell’uomo. Ecco che trami-te l’opera cinematografica “L’avvocato del diavolo” (regia di Taylor Hackford, 1997, Al Pacino, Keanu Reeves, Char-lize Theron) si vive in modo palese in questa dimensione.Le vicende del protagonista, tentato dal diavolo al successo sfruttando la sua smania di egoismo, possono esse-re facilmente accostate alle vicende di ciascuno di noi: la carriera, i soldi, l’individualismo coltivato come unico bene prezioso, fino ad un epilogo che

della meraviglia iscritta nella natura: dall’armonia di una conchiglia, alla perfezione di un fiocco di neve, al mi-stero dell’evoluzione. Hanno intervi-stato uno scienziato, un filosofo e un artista circa i loro punti di vista nei confronti della natura e del tangibi-le, cercando di capire come e perché hanno una così diversa visione tra di loro della medesima cosa.Accompagnati da Don Giovanni, so-no poi entrati nei primi capitoli del libro Genesi, per comprendere come Dio ha creato il tutto: la luce, la ter-ra, i mari, le creature e infine, l’uomo. L’unico essere a sua immagine e somi-glianza. Il cammino di quest’ultimo però si interrompe con la cacciata da

nel weekend 10-11 marzo si è svolto il training spirituale per i giova-nissimi di Azione Cattolica. La corni-ce scenica di Villa Pace, casa di spiri-tualità dell’associazione, ha ospitato più di 50 giovanissimi (dai 14 ai 18 anni) nelle ventiquattrore dedicate alla riscoperta del creato. RiCreazione è stato il titolo del ritiro quaresimale guidato da Don Giovanni Milesi e dal gruppo del Settore Giovani diocesano dell’Azione Cattolica di Brescia.Le sacre scritture interrogate dai bril-lanti adolescenti sono stati i primi tre capitoli del libro della Genesi; il prin-cipio di tutte le cose, del creato, dell’o-pera di Dio. I ragazzi sono stati accom-pagnati alla riscoperta della bellezza e

di daniele drera

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spazio ac

lascia un po’ di amaro in bocca. Sabato notte si è poi vissuto un momento di preghiera e di condivisione delle diffi-coltà e delle tentazioni che ogni giorno subiamo da parte del maligno. Riuniti intorno ad un’unica luce, si è posta la domanda di come riuscire nell’impre-sa di vincere il male. Domenica mat-tina il sole ha abbracciato non solo la giornata, ma anche i pensieri che han-no consegnato la consapevolezza che solo la luce salvifica e redentrice di Dio può aiutare a sconfiggere il male.Gli antidoti alla tentazione e al male trovati sono da riscoprire nel silen-zio (luogo di incontro con Dio), nel-la preghiera (per eccellenza dimen-sione della comunicazione con Lui),

e nelle sacre scritture (la Parola viva che guida).Come ogni Training che si rispetti, non devono mancare i momenti di silenzio e di deserto. La richiesta di portare il silenzio con sé durante tutta l’ora de-dicata è stata sorprendentemente e-saudita senza fatica dagli adolescenti che hanno potuto accostarsi al sacra-mento della riconciliazione, ad un’a-dorazione eucaristica, o soffermar-si ancora sulle sacre scritture che li hanno guidati in questa esperienza spirituale. La messa conclusiva ha restituito con certezza la presenza di Dio nell’eucaristia al fianco di ciascun uomo che, oltre le tentazioni e le se-duzioni del male, può scegliere la stra-

da di Lui e agire sempre, e comunque seguendo il bene. La partecipazione dei ragazzi è stata sentita, fin dai primi momenti, ai passaggi più complessi, al momento di silenzio.Spesso si sentono lamentele e si asso-ciano gli adolescenti a fatti gravi, ma la bellezza della presenza e la sensi-bilità mostrata da questi ragazzi di-sarma il pensiero di vedere loro come generazione afflitta dal male. Come nel percorso del Training, anche noi siamo chiamati a trovare strumenti per sconfiggere le tentazioni del ma-ligno, seguendo le tracce di Gesù nel deserto, e accompagnare adolescenti e giovani verso la via della redenzione, verso la Pasqua eterna, verso il Cristo.

so ascolto di qualcuno che parla, è un compito decisamente impegnati-vo e che lascia, noi scettici educatori, con qualche perplessità, ma la realtà supera decisamente le aspettative! I ragazzi hanno solo bisogno di qual-cuno che punti su di loro, che metta loro a disposizione gli strumenti per “Puntare in alto”. Trasmettere la fede ai piccoli oggi significa, innanzitutto, raccontare loro chi è Dio attraverso l’esperienza concreta di una comu-nità cristiana in ascolto della Parola. Significa far incontrare questa Parola con la loro vita. È proprio attraverso l’esperienza del vivere la Parola nel-la quotidianità delle piccole cose che i ragazzi si appropriano dello stile e-vangelico e lentamente conformano

Tutti al pozzo di sicarla propria alla vita di Cristo, rivelando nella loro quotidianità non solo la su-a presenza amica, ma anche la scel-ta di seguirlo, di tradurre in vita ciò che ascoltano. Questo è certamente un obiettivo molto alto, come tutte le grandi scalate inizia dal basso con piccoli e semplici passi, a misura di bambino, passi che vogliono aiutare i ragazzi a costruire la propria regola di vita. A noi educatori spetta il ruolo di guida, dobbiamo essere quei fermi punti di riferimento che sanno aiutarli a leggere la propria esistenza a partire dalla Parola ascoltata nella vita della Chiesa, ad alimentare la relazione con Cristo sviluppando la propria interio-rità, la capacità di stare con se stessi e con Dio. Non si tratta di dare delle

‘regole’, ma di “assumere un progetto di vita cristiana che ne costituisca la sintesi, ne indichi lo stile, ne esprima le intenzioni profonde”.

Ri-creazione e riconciliazione

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spazio ac adulti

Ambiente comunicativoLa preparazione al Sinodo e l’Iniziativa di solidarietà sono stati al centro della riflessione di questi mesi. Il dibattito si è concentrato anche sull’impegno del primo annuncio

abbiamo concluso il giro delle macrozone nelle quali abbiamo incon-trato e ci siamo confrontati con i grup-pi di adulti presenti nelle associazioni parrocchiali. Due i temi all’ordine del giorno: il cammino di preparazione al Sinodo Diocesano sulle erigende Uni-tà Pastorali e la proposta dell’Iniziativa di Solidarietà.Sul primo punto è stata offerta una proposta di approfondimento che ol-

Presidenti e responsabili si interrogano

tre a insistere sui contenuti che si tro-vano anche nelle schede predisposte dalla Diocesi, vuole sollecitare i nostri adulti a essere protagonisti di un’ini-ziativa che vuole mettere a confronto e in dialogo sacerdoti e laici attraverso un momento nel quale una volta tan-to ci si metta faccia a faccia e si provi a dirsi l’un l’altro quali sono le aspet-tative che ognuno ha nei confronti dell’altro. Questa iniziativa può essere

proposta a vari livelli, la si può effica-cemente predisporre a livello zonale o macrozonale. Il Centro Diocesano è a disposizione per contattare i vicari zonali e trovare disponibilità tra i sa-cerdoti. Sul risultato di questo lavoro ci siamo dati appuntamento al Mee-ting diocesano del 20 maggio.Il secondo punto è stato più ampia-mente trattato anche in considerazio-ne dei tratti innovativi che la proposta di quest’anno propone. Le risposte che abbiamo avuto dalle sollecitazio-ni agli adulti presenti indicano da una parte la difficoltà ad affrontare non so-lo l’argomento, ma anche la modalità con la quale si è previsto lo svolgimen-to delle attività, dall’altra l’interesse e la disponibilità a mettersi in gioco con-siderando che, accanto alle già citate difficoltà, gli argomenti della integra-zione e dell’accoglienza degli stranie-ri toccano tutti nella quotidianità e si coglie l’urgenza di affrontarli anche fuori dagli schemi e ragionamenti con i quali siamo soliti trattarli. Accanto a questo abbiamo ripreso e ulteriormente approfondito i temi at-torno all’impegno del “Primo Annun-cio” che stiamo considerando da un po’ di tempo. Siamo giunti a schema-tizzare le varie osservazioni e appro-

Presidenti e responsabili parrocchiali di AC, guidatidal Settore giovani diocesano, si sono trovati domenica 18 marzo a Villa Paceper parlare dei giovani partendo da una provocazione di Paola Bignardi

“Gli adulti, con il loro giovanilismo, con la loro fatica di fare gli adulti, continuano a vedere se stessi come giovani e non si rendono conto che i giovani veri li vedono come vecchi e si sentono così lontani dagli adulti da costituire un mondo a sé, impenetra-bile alla generazione dei padri e delle madri. Anche la comunità cristiana, che tanto parla di giovani, non si ren-de conto di questa distanza perché si occupa solo dei giovani che la frequen-tano e si illude che questi siano più o meno quasi tutti i giovani”. Partendo da queste parole tratte da un articolo di Paola Bignardi, presidenti e respon-sabili parrocchiali, guidati dal Settore Giovani diocesano, si sono trovati do-menica 18 Marzo a Villa Pace, casa di spiritualità dell’Azione Cattolica dio-cesana, e hanno dedicato all’AC una intensa mattinata dal tema “Tutti gio-

vani”. Naturale prosecuzione della ri-flessione che l’Azione Cattolica sta af-frontando in questo periodo a livello di Presidenza e di Consiglio, appunto sul-la fascia giovanile, questo incontro (di-ventato ormai abituale nel corso degli anni) aveva l’obiettivo di coinvolgere il livello parrocchiale dell’associazione, ossia quelle persone che toccano con mano le difficoltà che il settore sta vi-vendo. Dopo le considerazioni iniziali ad opera dei vicepresidenti dei giova-ni, i partecipanti si sono confrontati in piccoli gruppi su cosa abbia significato per loro essere giovani di AC e quali si-ano state le esperienze associative più importanti per la crescita umana e di fede di ognuno. Dopo un intenso lavo-ro di gruppo, seguito dalla condivisione in assemblea, il presidente diocesano Andrea Re ha tirato le fila sottolinean-do come gli otto gruppi abbiano, a loro

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spazio ac giovani

Perché liberamente?fondimenti fatti fino ad ora e a defi-nire le caratteristiche di una proposta che andremo a fare in prima battuta nella sede della Presidenza diocesana in quanto riteniamo indispensabile il coinvolgimento di tutta l’associazio-ne, giovani e adulti, educatori e as-sociati tutti.Intanto possiamo dire che l’obiettivo, come abbiamo scritto nelle nostre sin-tesi, potrebbe essere quello di rendere l’AC un “ambiente di fede comu-nicativo” che si basa sulle relazioni tra singoli, su una fede individuale capace però di riscrivere la propria biografia sul vissuto comunitario, in pieno contatto con la realtà sociale e le responsabilità politiche, con la cura della comunicazione, con la coscien-za viva della missione, l’esperienza del divino come senso dell’umano, il coinvolgimento dell’anima e dei sensi, l’autorealizzazione come pienezza di vita, la ricerca di stili di vita alternativi.Su questo siamo impegnati nel pro-seguo dell’anno a trovare un percorso da fare tutti insieme e una proposta da offrire all'associazione e alla nostra Chiesa locale sapendo che su questo tema ci giochiamo la significatività e in prospettiva una presenza concreta nella società.

modo, condiviso le stesse idee. Rela-zioni, gioia, formazione, correspon-sabilità e fede sono dunque le cinque parole chiave emerse in assemblea, ossia quelle che hanno caratterizzato l’adolescenza dei partecipanti ai la-vori e la loro permanenza all’interno dell’Associazione. Come sottolineato sia dal presidente sia dagli associati intervenuti occorre destrutturare il lavoro e superare quel campanilismo caratteristico per uscire dai confini della parrocchia e respirare appieno l’universalità della Chiesa, per dirsi davvero associazione e sentirsi parte di una realtà unica. Queste sono solo le premesse per la costruzione di un cammino che coinvolga i giovani per-ché diventino una parte importante dell’associazione e po ssano respirare l’aria di fede tipica dell’AC, ma è cer-tamente la base da cui partire.

di valentina novazzi (carpenedolo)

Dall’incontro (un lunedì al mese) di alcune persone è nato il gruppo “Liberamente” per affrontare, senza pregiudizi, quello che succede e che molto spesso non è di facile lettura. Per partecipare non servono tessere di partito, basta la buona volontà

basta guardarsi in giro per coglierei segnali che vengono dall’ambiente, dal mercato del la-voro, dalla qualità della vita, dalla politica, dalla globalizzazione dei mercati, per prendere coscienza che abbiamo vissuto e stiamo vi-vendo al di sopra delle nostre pos-sibilità. Il sistema di oggi non è più sostenibile, abbiamo (non tut-ti, non ancora…)preso coscienza della finitezza delle risorse.Ben lungi da pensare di risolvere il problema, un insieme di giovani si riunisce nella sede dell’Azione Cattolica in via Tosio, un lunedì al mese per approfondire l’argo-mento. Il nome di questo gruppo è “Liberamente” e vorrei elenca-re, dopo aver preso parte a tre soli incontri, alcuni buoni motivi per continuare a frequentare le riu-nioni nonché, rivolgendomi al let-tore incuriosito dall’argomento e

convinto di poter dire la sua in meri-to, per iniziare a farlo.Primo, la condivisione.Il problema è evidentemente complesso,scegliere di mettere in comune le proprie idee e opinioni con altri è arricchente. Que-sto processo avviene su due livelli: da una parte la condivisione di materiale informativo (libri, articoli, video) fa-vorisce la conoscenza del problema e quindi la possibilità di sviluppare idee per migliorare. Dall’altra alcuni comportamenti virtuosiproposti (ma-gariperché attuati e sperimentati) da alcuni, nella direzione di una soste-nibilità sociale ed ambientale, sono provocazione, esempio e stimolo per gli altri.Secondo, l’omogeneità di intenti. Far parte di una piccola comunità di per-sone che si pongono lo stesso proble-ma aiuta a sentirsi meno “soli” nel fronteggiarlo.Infatti molti comportamenti che van-no nella direzione della sostenibilità spesso sono anche più scomodi e por-tarli avanti richiede determinazione, che si rinnova e prende forza all’in-terno di un gruppo allineato sul valo-re delle scelte.Terzo, la diversità di opinioni.Di fron-te ad un problema percepito, scegliere di provare a far qualcosa, uscire dal guscio della consuetudine, conosce-re realtà e opinioni nuove, vuol dire aprirsi al diverso, accettare di metter-si in gioco, farsi provocare, esercizio che richiede umiltà, preziosa virtù mai troppo “allenata”.Quarto, il cristianesimo “applicato”.Con alcuni mi è capitato di condivi-dere riflessioni sull’insegnamento di Gesù, le idee della Chiesa e la soste-nibilità ambientale e sociale, cercando di trovarvi qualche spunto comporta-mentale. Per non rinunciare all’idea che la fede si possa tradurre (non è facile!) in vita concreta.Quinto, l’accoglienza. Non serve nes-suna tessera, nessuna iscrizione, non sono richieste capacità particolari, nessuna adesione ad alcuna ideolo-gia o religione per partecipare a que-sto gruppo. Chi frequenta lo sceglie… liberamente.

di andrea Frattini

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l'AC bresciana deve molto a figure che, con grande competenza e fedeltà all’associazione, spesso con umiltà, hanno posto i propri talenti a servizio della gestione di una realtà articolata e complessa, che ha visto, nel corso della sua storia la nascita e lo sviluppo di molte opere. Il ra-gionier Giuseppe Savi, per l’AC del dopoguerra fino agli anni Settanta, è stato una di queste figure. Tante opere, di cui ancora oggi l’AC gode, sono dovute alla sua dedizione e alla sua buona amministrazione. Erano gli anni ’50 - ’60, gli anni di un’Azio-ne Cattolica numericamente impo-nente, capillarmente distribuita in moltissime pa i diversi rami in cui era strutturata.

Con la sua dedizione e la sua competenzaha servito l’AC in un momento storico

segnato dalla nascita e dallo sviluppo di molte opere

di michele busi

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giuseppe savi, l’amministratore buono

nato a castellucchio,in provincia di mantova,il 6 marzo 1910 da attilio e barbara mantovani,giuseppe savi si era trasferito a brescia per lavoro, diventando impiegato bancario ed entrando ben presto a far parte dell’azione cattolica diocesana, dove vennero apprezzate le sue qualità umane e professionali, che lo portarono a ricoprire ruoli sempre più importanti all’interno dell’associazione

Gli impegni

Molte iniziative hanno visto l’impegno diretto di Giuseppe Savi; fra le tante, ne ricordiamo due: la ristrutturazione di Palazzo San Paolo e l’acquisto della Casa di Obra di Vallarsa.Palazzo San Paolo, danneggiato for-temente durante la seconda guerra mondiale, fu negli anni Cinquanta ricostruito. Il rag. Savi, in collabora-zione con la presidenza e il delegato vescovile mons. Almici, ne seguì tutte le fasi della ricostruzione nel dopo-guerra fino a quell’11 gennaio 1959, quando, alla presenza del card. Mon-tini e delle autorità cittadine e anche dell’AC nazionale, il Palazzo veniva inaugurato e ridato all’Azione Catto-

lica. Giuseppe era fiero di questa rea-lizzazione che mobilitò tutto il laicato cattolico, a partire dalle associazioni parrocchiali.Questa tappa lo segnò positivamente e non mancava occasione per ricor-darlo anche anni dopo. Bruno Frugoni, ha testimoniato: “Ri-cordo la carica di spiritualità con la quale, durante un ritiro di qualche ora serale nella cappella di Palazzo San Paolo, ci spiegò il perchè, nel ricostruire Palazzo San Paolo, ave-vano scelto l’effige della Madonna e quella di S. Francesco per collocarle a destra e a sinistra del presbiterio. La spiegazione partiva dalla crona-ca molto dettagliata dei problemi di ordine economico, per sostanziarsi – in un crescendo sempre più idea-le – con il significato che queste due persone ‘ben riuscite’ dovevano ave-re per un laico di AC…”.Negli anni Settanta, con l’AC del nuovo Statuto, con la nascita e lo sviluppo dell’ACR, la necessità di percorsi mirati per educatori e per

testimoni

un gruppo di uomini di ACcon mons. Almici in un'immagine del 1957

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giuseppe savi, l’amministratore buonogiovanissimi, il Consiglio diocesano era alla ricerca di una struttura a-deguata per i numerosi e partecipa-ti campi scuola. Dopo varie ricerche da parte delle persone incaricate, in modo particolare Angela Mantovani e Gianni Saletti, venne individuata la casa di Obra, in Vallarsa, che pre-sentava le caratteristiche adatte allo scopo. Servivano, anche qui, i fon-di necessari. Il rag. Savi, per poter condurre in porto l’iniziativa, insie-me ai responsabili associativi decise di procedere alla vendita dei terre-ni circostanti Villa Pace, anche per evitare un probabile esproprio, così pure di alienare “la Montanina” di Zone, casa della GF che necessitava di notevoli opere di ristrutturazione. Il ricavo servì così all’acquisto della casa di Obra,che per più di 25 anni ha servito egregiamente allo scopo, e a realizzare opere di manutenzione straordinaria di Villa Pace.È di questi anni l’impegno di Giusep-pe Savi a definire con la Curia Vesco-vile l’intestazione fiduciaria dei be-

ni immobili dell’AC alla Fondazione ‘Carlo e Giulia Milani’, come pure il tentativo di dare una veste giuridica alle opere dell’AC e garantire una sta-bilità maggiore, che si concretizzerà pochi anni dopo la sua morte, con la nascita della Fondazione Brixia Fide-lis. Ci vorrebbero pagine intere, poi, per raccontare la sua dedizione per promuovere le giornate all'Eremo di Montecastello.

La passione per l’ACe per la chiesa

Giuseppe Savi sapeva di essere im-pegnato in un’opera di apostolato; per questo non aveva timore di bus-sare a numerose porte, sapendo di non chiedere per sé, ma per la ‘cau-sa’ dell’AC.La sua passione continuò anche quando l’età avanzava. Egli non si stancava di essere memoria storica per tutti i giovani impegnati nella ri-costruzione dell’associazione.“La discussione dei bilanci diventa-

va per lui l’occasione per offrirci uno ‘scampolo’ della storia dell’AC bre-sciana. Spesso ripercorreva le vicis-situdini della ricostruzione di Palaz-zo San Paolo, altre volte ci descriveva con grande passione la meravigliosa avventura di Pierino Ebranati che a-veva portato alla costruzione della casa di Montecastello. Erano questi in modo indiscusso i suoi ‘gioielli’. Ci presentava le iniziative degli anni in cui i dirigenti, dopo la partecipazione alla santa Messa e alla Comunione, gi-ravano per la diocesi in bicicletta per le scuole di propaganda; ci racconta-va delle grandi assemblee diocesane al Teatro Grande; e non perdeva oc-casione per parlarci di uomini della statura del prof. Chizzolini, di mons. Almici, dell’ing. Viganò, del dott. Go-rio, per citare solo alcuni nomi.Giuseppe, educato nelle file dell’AC, aveva un profondo ‘senso della Chie-sa’ tanto che, pur non esimendosi dall’esprimere giudizi molto severi su certi comportamenti forse trop-po disinvolti sul piano economico da parte di sacerdoti, aveva un radica-to e profondo rispetto per l’autorità ecclesiastica. Stesso rispetto nutriva per coloro che avevano responsabi-lità in seno all’associazione”.Il rag. Savi morì improvvisamente, l’11 aprile 1988.Il giorno successivo, una nutrita litur-gia funebre presso la Parrocchia del Sacro Cuore in città vide la parteci-pazione di molte persone. Il vesco-vo mons. Foresti scriveva alla moglie Carla: “Partecipo al Suo dolore e mi u-nisco in preghiera a coloro che lo han-no conosciuto e hanno beneficiato del Suo aiuto generoso. Sono veramente tanti, perché suo marito ha operato, tutta la vita, con spirito altruista, da cristiano autentico. In particolare ha servito con estrema costanza e con devozione affettuosa l’Azione Catto-lica, spendendo per essa le sue ener-gie giovanili e le sue risorse non più giovanili: con fede entusiasta.L’Azione Cattolica bresciana perde, con lui, un grande amico e un con-vinto attivista. Il Signore, che rime-rita anche per un bicchiere d’acqua dato nel suo nome, dà ora al caro Giuseppe, umile servo della causa dell’amore, il giusto premio”.

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dalla sacrestia a gerico

Verso la nuovaevangelizzazioneDINO PIRRIEDITRICE: AVE

“Nel tempo della Chiesa in crisi, c’è bisogno di santi profeti coraggiosi e felici. Capaci di abbandonare i lidi sicuri del potere e della consuetudine verso ogni luogo indicato da Dio. Capaci di guardare il mondo con gli occhi del Signore. Capaci di gesti eloquenti e parole nuove, come i gesti e le parole di gesù”. Il volume è il risultato di un’onesta analisi della crisi della nostra pastorale, alla ricerca dei percorsi più idonei per superarla. È la storia di un prete che non enuncia teorie, ma racconta esperienze vissute.

in libreria

Il libro di Anselmo grotti invita, anche nel titolo,a collegare cura e comunicazione.L’autore insegna Sociologia e Teoria della comunicazione presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Arezzo e cura una rubrica sul sito Dialoghi.net.Pochi libri riescono a dire tante cose, intrecciando continuamente il piano dell’informazione - precisa e ricchissima - sulla rivoluzione digitale in cui siamo immersi con un richiamo costante alla sfida educativa.

comun i care

Prendersi cura nel tempo della rivoluzione digitaleANSELMO gROTTIEDITRICE: AVE

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in evidenza il libro da leggere

toniolo: santità laicaleNella Basilica di San Paolo fuori le mura domenica 29 aprile è stato beatificato Giuseppe Toniolo, un padre di famiglia, un uomo cresciuto nell’AC che non ha disdegnato l’impegno sociale

l’Università di Padova, conseguendovi la laurea in diritto. A Padova comincia la sua carriera universitaria, come as-sistente dal 1868 e come libero docen-te di economia politica dal 1873. Di-viene infine ordinario a Pisa. Nel 1878 sposa Maria Schiratti, dalla quale ha sette figli. Negli anni ’80 comincia ad interessarsi attivamente all’Opera dei Congressi. A lui – insieme col Medo-lago Albani e Pericoli – Pio X affida, dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi, la rifondazione ufficiale dei cattolici italiani nella forma delle tre Unioni, tratteggiata nell’enciclica Il Fermo Proposito (1905). Il profes-sore pisano è presidente dell’Unio-ne Popolare. Molto stimato da Leone XIII, Toniolo diventa apostolo della Rerum Novarum, “leader” dei catto-lici sociali italiani e certamente uno dei più grandi testimoni sociali del suo tempo. Muore il 7 ottobre 1918. Il 14 giugno 1971 Paolo VI chiude l’esame della sua vita col decreto di eroicità delle virtù, che lo rende venerabile. Tra gli altri, vanno ricordate le realtà promotrici della Causa di beatificazio-ne: la Presidenza nazionale dell’Azio-ne Cattolica Italiana, l’Istituto Toniolo di Studi Superiori, la Federazione U-niversitaria Cattolica Italiana, la Dio-cesi di Treviso, l’Arcidiocesi di Pisa, la

l'attualità di Giuseppe Toniolo sta nella ricchezza e nella completez-za di una biografia laicale: coniugato, con una famiglia numerosa, uomo di studio e di insegnamento, economi-sta di rilievo, egli partecipa all’attività scientifica e allo stesso tempo mette a disposizione tutta la sua competenza per la divulgazione, il coinvolgimento popolare, impegnandosi nell’associa-zionismo ecclesiale, con una forte at-tenzione al sociale e, in prospettiva,

all’azione politica. Muove i suoi passi in un’Italia che da poco è nazione e al-lo stesso tempo ha uno sguardo euro-peo che lo porta a mantenere contatti frequenti con ambienti di studio e con istituzioni culturali di respiro interna-zionale. Ad unificare questo impegno vasto e generoso, una spiritualità lai-cale vissuta con coerenza nella fedeltà quotidiana. Toniolo nasce a Treviso il 7 marzo 1845. Dopo gli studi medi com-piuti in collegio a Venezia, frequenta

di michele busi

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Sei ragazzi che hanno in comune poco più di una lettera dell’alfabeto, ma che riescono a sentire frequenze nascoste nell’etere.una voce che ha il potere di riunirli e dare loro un nuovo progetto da creare. Sei radio da ascoltare e una radio da fare: ecco la vera sfida. una storia per ragazzi capace di emozionare e coinvolgere, alla scoperta di ciò che rende bella e unica l’esperienza dell’amicizia.

gli scritti e i discorsi riportati in questo volume permettono di seguire l’evoluzione del pensiero di don Primo Mazzolari, fino alle sue posizioni profetiche, sui temi della pace, della giustizia sociale, dell’impegno politico, dei lontani, del rinnovamento della Chiesa, della necessitàdi un laicato più autonomo, maturo e responsabile.gli interventi proposti, alcuni dei quali inediti, ci aiutano a riconoscereil grande amore per la Chiesa che ha sempre animato Mazzolari,la sua incessante ansia pastorale,il suo desiderio di coniugare fede e vita, Vangelo e storia.

in cammino sulle stradedegli uominiScritti e discorsi in terra brescianaANSELMO PALINIEDITRICE: AVE

radio fattore mANNA PEIRETTIEDITRICE: AVE

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Diocesi di Vittorio Veneto. Numerose le iniziative legate al nome di Tonio-lo: dall’Unione Cattolica per gli studi Sociali (1889), alla Rivista interna-zionale di scienze sociali (1893), alla Società cattolica italiana per gli studi scientifici (1889). Inoltre l’economi-sta è stato nel 1907 il grande artefice e promotore della I Settimana sociale dei cattolici italiani. Toniolo si adopera per costituire un movimento cattolico disposto al dialogo, tale da farlo uscire dall’isolamento e da collocarlo in una posizione utile alla società e al Paese. La sua figura rimane, perciò, significa-tiva della stagione culturale dominata dal pontificato di Leone XIII, proteso a reinserire la Chiesa nella società e nella cultura del tempo. Lo dimostra la proposta fatta al papa Benedetto XV nel 1917 di costituire un Istituto di diritto internazionale per la pace. La sensibilità culturale e la formazio-ne intellettuale, ispirata a principi di moderazione, consentono infatti a To-niolo di elaborare delle risposte che i cattolici possono utilmente offrire al-la società moderna, in un momento in cui il rapporto Chiesa-Stato aveva il carattere di un dissidio difficilmen-te ricomponibile e la partecipazione dei credenti alla vita politica e sociale era pregiudicata dalla mancata solu-

zione della grave “questione romana”. Una pagina interessante sull’attualità di Toniolo riguarda la sua concezione politica in relazione al tema dell’uni-tà dei cattolici: egli percepisce l’im-portanza di individuare un punto di incontro e di sintesi per contribuire a ridare voce e ruolo ad un cattolice-simo sociale che rischiava di essere superato, sul terreno pratico, dal mo-vimento socialista e osteggiato ed e-marginato, sul piano delle istituzioni, da un liberalismo conservatore. Da cattolico militante, ed esponente ori-ginale e attivo dell’Azione Cattolica, egli richiama più volte la necessità di un risveglio del cattolicesimo sociale, parlando esplicitamente di un “ride-stamento” dei cattolici, in costante contatto con le esperienze analoghe degli altri Paesi d’Europa.Tra il 1905 e il 1906, Agostino Gemelli si rivolge a lui perché lo aiuti a promuovere un Istituto scientifico che raccolga e inca-nali le ricerche degli studiosi cattolici: è, in nuce, l’idea di costituire anche in Italia una Università Cattolica, su cui un ampio dibattito si era sviluppa-to nel movimento cattolico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecen-to. Giuseppe Toniolo vi partecipa in maniera qualificata: egli è, tra l’altro, un profondo conoscitore degli ordina-

menti universitari europei e crede nel-la necessità di incentivare un sempre più alto livello di studi da parte dei c attolici. La sua idea di università cat-tolica è di grande modernità e spiega il motivo per cui il gruppo di padre Gemelli, quando riuscirà a dare cor-po a questa grande intuizione, intito-lerà l’Istituto fondatore e finanziatore proprio a Giuseppe Toniolo.

Per approfondire la conoscenza della figura di giuseppe Toniolo si consiglia la lettura del saggio (edito da Vita e Pensiero) di Paolo Pecorari “Alle origini dell’anticapitalismo cattolico”.

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meeting diocesanoa lumezzane il 20 maggio

a tutto volumeACcidenti che SPAZIO!

ore 8.30-9.30Accoglienza

ore 9.30Preghiera e saluto presidente

ore 10.00Inizio attività divisi per settori

(ACR a gazzolo ACg nella parrocchia di Lumezzane Pieve,

Adulti presso la parrocchia di Lumezzane Pieve)

ore 15.30S. Messa celebrata

dal vescovo Luciano Monari

ore 16.30Festa finale

ore 17.00Saluti

AZIONE CATTOLICA - BRESCIA

Proposteestive 2012Campo acr 6-8 venite e vedrete a Villa Pace, dal mattino del 31 agosto al pomeriggio del 2 settembre, quota per associati 60 euro, all’iscrizione 30 euro; non associati 70 euro, all’iscrizione 40 euro, il saldo per tutti entro la settimana prima dell’inizio, sconto del 20% per i fratelli. È necessario portarsi lenzuola e asciugamani da casa.

Campo acr 9-11 venite e vedrete ad Astrio, dal 25 agosto al 1 settembre, quota per associati€ 160,00 all’iscrizione € 60,00;non associati € 180,00 all’iscrizione € 80,00il saldo per tutti entro la settimana prima di partire sconto del 20% per i fratelli.

Campo terza media e giovanissimi miSSion (im)poSSible a Borno, dal 29 luglio al 4 agosto, quota per associati 175 euro, all’iscrizione 75 euro;non associati 195 euro, all’iscrizione 95 euro:il saldo per tutti entro la settimana prima di partire, sconto del 20% per i fratelli.

Proposta per giovani in polonia7-10 agosto. Quota indicativa 250 euro variabilein base alle iscrizioni.

Campo adulti legami aperti on tHe road6-12 agosto Puglia.

Campo educatori a Villa Pace dal 7 settembre(sera con cena) al 9 settembre (pomeriggio),quota 50 euro. È consigliato portarsi lenzuolae asciugamani da casa.

Esercizi spirituali a Villa Pace, dal pomeriggiodel 3 agosto al 5 agosto con cena, quota 110 euro.guida il dott. Carmelo Dotolo.Chi desidera una camera singola, deve segnalare tale richiesta all’atto dell’iscrizione.