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BIOMATERIALI POLIMERICI

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BIOMATERIALI POLIMERICI

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Materiali polimerici

Sono costituiti da molecole ad elevato peso molecolare, generalmente organiche, dette macromolecole Le macromolecole si originano dal concatenamento di un gran numero di piccole unità, dette monomeri, fino a formare lunghissime catene che possono essere:

ramificate

lineari

reticolate

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Polimero lineare

Polimero ramificato

Polimero reticolato

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I materiali polimerici, sia per le loro intrinseche proprietà che per la somiglianza con i polimeri naturali, trovano un vasto campo di applicazioni come biomateriali Possono essere prodotti sotto forma di fibre, tessuti, film, barre e liquidi viscosi In taluni casi è possibile formare legami tra i polimeri sintetici e i costituenti dei tessuti naturali, ad esempio: • per prevenire la coagulazione del sangue • per fissare protesi artificiali al tessuto osseo

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Cla

ss

ific

az

ion

e d

ei

po

lim

er

i In base all’origine

In base alla struttura

In base al comportamento

termico

In base ai meccanismi di

polimerizzazione

Polimeri termoplastici

Polimeri termoindurenti

Polimeri sintetici

Polimeri naturali

• Polisaccaridi

• Proteine

• Acidi nucleici

• Plastiche

• Resine

• Gomme

Copolimeri

Omopolimeri

• Casuali o random

• A segmenti o a blocchi

• A innesto

Polimeri di condensazione

Polimeri di addizione • Addizione radicalica

• Addizione ionica

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A A A B B A B B B A A B A A B B B A A A A B A A

Copolimero casuale o random

A B A B A B A B A B A B A B A B A B A B A B A B

Copolimero alternato

A A A A B B B B A A A A B B B B A A A A B B B B

Copolimero a segmenti o a blocchi

A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A A

B B B B B B

B B B B B B

B B B B B B

B B B B B B

B B B B B B

Copolimero a innesto

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H O ( C H 2 ) n O H + H O O C ( C H 2 ) m C O O H

H 2 O + ( C H 2 ) n O C ( C H 2 ) m C O ] k [

O O

H O H

Poliestere

Legame estereo

H 2 N ( C H 2 ) n N H 2 H O O C ( C H 2 ) m C O O H +

+ H 2 O C ( C H 2 ) m C N ( C H 2 ) n N

H H O O

] k [ H O H

Poliammide

Legame ammidico

Polimeri di condensazione

C

O

O

C

O

N H

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Svantaggi dei polimeri di condensazione Sono dovuti alla difficoltà di ottenere prodotti di elevato peso molecolare poiché tutte le reazioni sono di equilibrio e quindi, oltre un determinato limite, non si possono inserire ulteriori monomeri sulla medesima catena La distribuzione del peso molecolare risulta piuttosto ampia e ciò rende scadenti le proprietà fisiche del materiale; a questo inconveniente fa eccezione il nylon che, fornendo catene sufficientemente lunghe, possiede proprietà fisiche molto buone

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Polimerizzazione per addizione La catena si ottiene per addizione di monomeri insaturi attraverso meccanismi radicalici o ionici di diverso tipo (cationico, anionico, di coordinazione) Tipici esempi di polimeri di questo tipo sono:

C H 2 C H C H C H 2 C H 2 C H C H C H 2 ) n (

polibutadiene

C H 2 C H 2 C H 2 C H 2 ) n (

polietilene

C H 2 C H

C H 3

) n ( C H 2 C H

C H 3

polipropilene

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Polimerizzazione di coordinazione Avviene impiegando un particolare tipo di catalizzatori: i catalizzatori di Natta-Ziegler, scoperti da Giulio Natta e Karl Ziegler e all’inizio degli anni ‘60 Essi sono costituiti da un sale di un metallo di transizione, in genere tricloruro di titanio, e da un metallo alchile, come l’alluminiotrietile Il catalizzatore effettivo è un complesso del titanio che ha legato un gruppo etilico

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La polimerizzazione di coordinazione con catalizzatori di Natta-Ziegler: porta alla sintesi di catene lineari permette il controllo stereochimico del processo in presenza di alcheni asimmetrici

Queste caratteristiche peculiari rappresentano due importanti vantaggi sulla polimerizzazione radicalica I polimeri lineari, rispetto a quelli ramificati, formano infatti materiali con elevata cristallinità, alto punto di fusione, maggiore densità e resistenza meccanica

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Nel caso della polimerizzazione di un alchene sostituito, come il propilene, il controllo stereochimico conduce alla sintesi di catene che sono o isotattiche, o sindiotattiche, o atattiche

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Stato fisico di un polimero Dipende strettamente dalla posizione e dalla mobilità delle catene che lo costituiscono Due aspetti caratterizzano ogni singolo filamento: la struttura della catena, se essa cioè è lineare (catena estesa), o ripiegata (folded chain), o a gomitolo il tipo di interazioni esistenti tra le diverse catene, che possono essere forze di Van der Waals, dipolo-dipolo, ioniche, legami ad idrogeno, ecc

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Catena estesa (polimero fibroso)

Catena ripiegata “folded chain” (polimero cristallino)

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Nei polimeri, la caratteristica che condiziona in maniera maggiore le proprietà allo stato solido è la dimensione delle molecole Infatti, nel processo di passaggio dallo stato liquido a quello solido: la viscosità di un materiale polimerico aumenta le macromolecole, a causa delle loro dimensioni, hanno difficoltà a muoversi e a sistemarsi con una regolarità tale da formare un cristallo

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Di conseguenza: le lunghe catene si “ingarbugliano” e le situazioni limite, corrispondenti al perfetto stato cristallino e allo stato completamente amorfo, non possono essere raggiunte dai polimeri se non in casi rari e particolari; al variare della temperatura, i polimeri passano dallo stato vetroso allo stato semifluido

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Alcuni polimeri altamente cristallini

Polistirene sindiotattico

Nylon

Kevlar

Polichetoni

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Polimeri amorfi

Catene polimeriche con ramificazioni o gruppi laterali disposti irregolarmente non sono in grado di impaccarsi con ordine sufficiente a formare un cristallo

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Esempio di polimero amorfo reticolato: un policarbonato

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Alcuni polimeri altamente amorfi

Poli-metilmetacrilato

Polistirene atattico

Policarbonati

Poli-isoprene

Poli-butadiene

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Polimeri semi-cristallini

Assumono strutture nelle quali sono presenti zone cristalline (lamellari), dette cristalliti, inserite in zone amorfe

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Polimeri semi-cristallini

Sferulite: le regioni lamellari si sviluppano nelle tre direzioni

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Grado di cristallinità di un polimero È definito come la percentuale in peso della sostanza allo stato cristallino rispetto al peso totale Il grado di cristallinità dipende:

• dalla struttura delle molecole componenti • dalla “storia” meccanica e termica della sostanza

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In generale, il grado di cristallinità: è molto elevato nei polimeri a struttura lineare non ramificata diminuisce drasticamente per i monomeri fortemente asimmetrici, fortemente ramificati, o con frequenti legami trasversali, ossia reticolati Un elevato grado di cristallinità determina un maggiore impaccamento delle catene con conseguente aumento della densità, rigidità, durezza, resistenza all’attrito, all’usura, all’aggressione ambientale e al creep, cioè ad una lenta e progressiva deformazione di un materiale sottoposto ad uno stress costante

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Elastomeri Come le fibre, sono formati da molecole lunghe e sottili: esse sono però allineate solo quando il materiale è stirato; a differenza delle fibre, un elastomero sottoposto ad una forza subisce una deformazione per poi tornare alla sua forma originale, una volta cessata l’azione della forza stessa Infatti, le catene di cui è composto, finito lo stiramento, non restano estese, ma si ripiegano nella loro conformazione casuale originale Tale comportamento è dovuto alla mancanza nelle molecole di gruppi fortemente polari o adatti a formare legami ad idrogeno

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Proprietà fisiche dei polimeri

Le proprietà fisiche dei polimeri dipendono da molti fattori, tra i quali:

• il grado di polimerizzazione

• il peso molecolare e relativa distribuzione

• la temperatura

• l’arrangiamento delle catene

• la composizione chimica

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Grado di polimerizzazione (DP) È uno dei parametri più importanti per determinare le proprietà fisiche di un polimero È definito come il numero d’unità monomeriche (Mer) per catena lineare di polimero La relazione tra peso molecolare della catena (MP) e grado di polimerizzazione è la seguente: dove MMer è il peso molecolare del monomero

Mer P M DP× M =

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Peso molecolare medio Ciascuna catena può avere un numero più o meno grande di unità monomeriche a seconda delle condizioni di polimerizzazione; pertanto per i polimeri vengono definiti due pesi molecolari medi: • il peso molecolare medio numerale MN

=

= = n

i

i

n

i

i i

N

X

M X

M

1

1 dove Xi è il numero di molecole di peso molecolare Mi

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il peso molecolare medio ponderale risulta:

dove Wi è il peso delle molecole di peso molecolare Mi

Risulta pertanto che MW >MN

=

=

=

= = = n

i

i i

n

i

i i

n

i

i

n

i

i i

W

M X

M X

W

M W

M

1

1

2

1

1

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Indice di polidispersione È dato dal rapporto MW/MN Indica l’uniformità di distribuzione dei pesi molecolari in un determinato polimero Quando le catene hanno tutte la medesima lunghezza l’indice di polidispersione è uguale ad 1, ed il polimero, che ha un peso molecolare ben definito, si definisce monodisperso Generalmente i polimeri commerciali hanno un indice di polidispersione compreso tra 1,5 e 2,5

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Le proprietà fisiche e meccaniche di un polimero dipendono sia dal grado di polimerizzazione che dall’indice di dispersione I polimeri vengono pertanto classificati secondo il loro grado di polimerizzazione DP in: oligomeri (2<DP<100) bassi polimeri (10<DP<100) medi polimeri (100<DP<1000) alti polimeri (DP>1000)

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Nel caso di un polimero lineare, l’aumento del DP provoca l’innalzamento della temperatura di rammollimento (Tr) con conseguente miglioramento delle proprietà meccaniche del materiale L’aumento della lunghezza delle catene, infatti, aumenta sia i vincoli che legano tra di loro le catene stesse, sia quelli che si oppongono allo scorrimento di queste quando il materiale è sottoposto ad una tensione

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Proprietà del polietilene in funzione del grado di polimerizzazione DP

DP M T r (° C) Aspetto fisico

70 1000 37,5 oleoso

280 4000 93 ceroso

500 7000 98 solido malleabile

850 12000 104 solido rigido

1500 21000 110 solido rigido

2700 38000 112 solido rigido

M, peso molecolare; T r , temperatura di rammollimento.

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Le caratteristiche di un polimero dipendono strettamente dal grado di uniformità dei pesi molecolari, cioè dall’indice di dispersione: è evidente che si deve cercare di ottenere polimeri il meno polidispersi possibile Le molecole più corte, infatti, agiscono da plasticizzanti e, in definitiva, abbassano la temperatura di fusione e di transizione vetrosa e quindi la rigidità del polimero Questo effetto è dovuto al fatto che le piccole molecole hanno una certa facilità di movimento che intralcia l’efficiente impaccamento nel cristallo formato dalle catene più lunghe

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Effetto della temperatura I polimeri subiscono sostanziali variazioni delle loro proprietà in funzione della temperatura I materiali cristallini alla temperatura di fusione passano dallo stato solido allo stato liquido Il passaggio è più complicato nel caso dei materiali amorfi o non cristallini a causa della ridotta mobilità delle molecole costituenti

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I materiali polimerici amorfi, all’aumentare della temperatura, presentano due transizioni che avvengono in corrispondenza di due intervalli di temperatura, cioè nell’intorno delle temperature dette rispettivamente di transizione vetrosa (Tg) di rammollimento (Tr) La transizione vetrosa Tg costituisce il passaggio da una situazione in cui il polimero è relativamente rigido (stato vetroso) ad una situazione di notevole malleabilità, costituita dallo stato detto gommoso; il rammollimento rappresenta invece la transizione dallo stato gommoso a quello liquido

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Nel caso di un polimero parzialmente cristallino, la transizione vetrosa modifica poco le proprietà meccaniche del materiale Esse, invece, peggiorano decisamente quando il polimero fonde (Tm, temperatura di fusione) Nel caso di un polimero reticolato tridimensionale non esistono le transizioni vetrosa e di rammollimento

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Per questo tipo di materiali, infatti, non si osservano significative variazioni di proprietà all’aumentare della temperatura, ovviamente sino al limite di stabilità chimica Per tutti i tipi di materiali polimerici esiste, infatti, la temperatura limite di stabilità chimica (TL) oltre la quale il polimero subisce trasformazioni irreversibili e/o degradazioni

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I comportamenti appena descritti stanno alla base della classificazione dei polimeri in termoplastici e termoindurenti I termoplastici, costituiti da catene lineari o ramificate, hanno Tg e Tr ben definite, e sono modellabili plasticamente nell’intervallo tra le due temperature di transizione

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I termoindurenti, invece, formati da catene reticolate, dopo un determinato stadio del processo di ottenimento non sono più modellabili: il riscaldamento di questi materiali provoca il loro ulteriore indurimento, dato che, durante la lavorazione e la formatura del polimero nello stampo, il calore applicato provoca la reticolazione tra le catene

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Tratto da JB Park, Biomaterials Science and Engineering, Plenum Press 1990

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Tratto da JB Park, Biomaterials Science and Engineering, Plenum Press 1990

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Tratto da R Pietrabissa, Biomateriali per Protesi e Organi Artificiali, Patron 1996

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poliammidi

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Poliammidi sintetiche: Nylon

Hanno due formule generali a seconda delle modalità di preparazione:

-[NH(CH2)xNHCO(CH2)yCO]n-

-[NH(CH2)xCO]n-

Vengono denominati in base al numero di atomi di carbonio presenti nell’unità base Esempi:

- nylon 6,6 (x = 6, y = 4) e il nylon 6,10 (x = 6, y = 8) - nylon 6 (x = 5), il nylon 11 (x = 10), e il nylon 12 (x = 11)

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Sei atomi di carbonio Sei atomi di carbonio

Gruppo ammidico

Nylon 6,6

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Caratteristiche Hanno grande tendenza a formare fibre data la presenza di legami ad idrogeno intercatena; sono inoltre dotati di elevata cristallinità, che ne accresce la resistenza in direzione della fibra Data l’importanza dei legami ad idrogeno intercatena, il numero e la distribuzione dei gruppi ammidici (-CONH-) sono fattori importanti che influenzano proprietà come: carico di rottura allungamento a rottura modulo di elasticità temperatura di rammollimento (Tr)

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Biocompatibilità In genere, i nylon e le poliammidi sono considerati materiali abbastanza biocompatibili Tuttavia, bisogna considerare che essi perdono molta della loro resistenza quando vengono impiantati in vivo, probabilmente a causa della elevata igroscopicità Su questi polimeri, infatti, le molecole d’acqua assorbite agiscono da plasticizzanti; inoltre, i nylon subiscono l’attacco degli enzimi proteolitici

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Poliammidi sintetiche ammidi aromatiche (aramidi)

Questo materiale viene facilmente trasformato in fibre che hanno resistenza cinque volte maggiore dell’acciaio; il Kevlar viene molto usato nei materiali compositi

C C

O

N

O

N

H H n

La più importante è il poli-(p-fenilene tereftalamide), noto come Kevlar:

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Struttura delle fibre di Kevlar

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poliolefine

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( C C ) n

H

H H

H

( C C ) n

H

H H

C H 3

polietilene polipropilene

Poliolefine: polietilene e polipropilene

Sono polimeri lineari termoplastici

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Polietilene Esistono tre tipi di polietilene commerciale: Low density, High density e Ultrahigh molecular weigh (UHMWPE). Il low density si ottiene per addizione radicalica dall’etilene gassoso ad alta pressione (100300 MPa), usando un perossido come iniziatore; si ottiene così un polimero che contiene ramificazioni

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L’high density si ottiene invece a bassa pressione (10 MPa) polimerizzando l’etilene in presenza di catalizzatore di Natta-Ziegler In queste condizioni il polimero risultante non contiene ramificazioni e possiede cristallinità e densità più elevate a causa del migliore impaccamento delle catene laterali

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Recentemente sono stati introdotti dalla Dupont nel mercato due nuovi tipi di polietilene: UHMWPE e super-UHMWPE Essendo ottenuti con catalizzatori stereospecifici particolari, sono costituiti da catene lineari particolarmente lunghe, le quali presentano il fenomeno del folding

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Polipropilene Si ottiene per polimerizzazione del propilene in presenza di catalizzatori stereoselettivi di Natta-Ziegler Esso esiste nelle tre forme: atattico, sindiotattico, isotattico: l’atattico è amorfo a causa della distribuzione causale dei gruppi metilici

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Il sindiotattico e l’isotattico risultano generalmente cristallini:

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Le proprietà del polipropilene dipendono dal grado di cristallinità e dal peso molecolare Un più elevato contenuto di molecole isotattiche aumenta il grado di cristallinità, la densità, la temperatura di rammollimento e la resistenza chimica Tuttavia, la presenza del metile limita il movimento delle catene e l’indice di cristallinità raramente supera il 5070% anche per un polimero quasi totalmente isotattico

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Le poliolefine vengono usate in modo estensivo per la fabbricazione di componenti di impianti ortopedici, specialmente per le superfici sottoposte a forti carichi, come le protesi dell’anca e del ginocchio Hanno una buona biocompatibilità e vengono usate o in forma compatta o, quando sia necessaria la permeabilità ai gas, porosa I manufatti devono essere prodotti per sinterizzazione ad alta temperatura e alta pressione, in quanto estrusione e fusione non danno buoni risultati

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poliesteri

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I poliesteri a basso peso molecolare possono essere ottenuti per condensazione diretta, in ambiente acido, tra acidi bicarbossilici ed alcoli bifunzionali Il metodo industriale si basa invece su una reazione di transesterificazione, ossia di conversione di un estere in un’altro estere: questo processo è più complicato ma permette di ottenere polimeri con peso molecolare più elevato

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Il polietilentereftalato (PET) viene prodotto da tereftalato di metile e glicole etilenico:

Il PET fonde a circa 270 °C e può essere facilmente trasformato per filatura in fibre commercializzate con il nome di Dacron® o Terylene®; un film del medesimo polimero molto resistente alla lacerazione è noto come Mylar®

acido tereftalico glicole etilenico

+ H O C

O

C O H

O

H O C H 2 C H 2 O H

+ n C H 3 O H C

O

C

O

O C H 2 C H 2

n

O

polietilentereftalato (Dacron®)

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Biomateriali polimerici

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Il PET, nelle sue diverse forme, viene spesso utilizzato in chirurgia cardiovascolare per protesi vascolari di largo diametro, per suture e per la fabbricazione di anelli valvolari È un polimero resistente e deformabile, generalmente considerato biostabile, caratterizzato dall’orientamento regolare delle catene

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Tuttavia, nonostante le ottime caratteristiche, nel corso degli ultimi decenni, sono stati riportati in letteratura numerosi casi di degenerazione di protesi realizzate con questo materiale; le cause sono state attribuite a difetti strutturali, alle tecniche utilizzate per la fabbricazione, ai trattamenti seguiti durante i processi di finitura ed alla degradazione idrolitica Tutti questi fattori, a lungo termine in vivo, tendono a frammentare le fibre con conseguente dilatazione dell’impianto

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Altri poliesteri, che vengono spesso usati come polimeri biodegradabili, sono i poliesteri alifatici Si è tuttavia osservato che il policaprolattone, già due anni dopo l’impianto, registra un significativo calo di peso molecolare, come è messo in evidenza dalla diminuzione degli indici di viscosità relativa dell’ordine dell’80-90%

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poliuretani

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Il gruppo uretanico è caratterizzato dalla contemporanea presenza della funzione esterea e della funzione ammidica

Gli uretani si ottengono, attraverso un particolare meccanismo di condensazione/addizione, dalla reazione tra un alcool e un isocianato

N C O R O H R ' +

Alcool Isocianato

R O C

O

N H R '

Uretano

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I poliuretani si formano per reazione tra alcoli ed isocianati bifunzionali:

La reazione tra isocianati bifunzionali e diammine porta invece alla formazione di poliuree

n

n

C

O

N

H

N

H

C

O

O C H 2 C H 2 O

C

O

N

H

C H 2 N C

H

O

O C H 2 C H 2 O

n

C

O

N

H

C H 2 N C

H

O

N

H

C H 2 C H 2 N

H

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Le proprietà dei diversi poliuretani dipendono dalle caratteristiche degli intermedi usati per la loro sintesi; si possono infatti ottenere materiali rigidi, oppure elastici, adesivi, schiumosi, etc I poliuretani sono spesso costituiti da copolimeri a segmenti o a blocchi, composti da due fasi, una più morbida, detta soft segment, ed una più rigida, denominata hard segment Le caratteristiche meccaniche del polimero sono determinate dal rapporto in peso tra le due fasi

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Le schiume poliuretaniche, largamente usate per imballaggi ed imbottiture, sono prodotte aggiungendo piccole quantità di acqua alla miscela durante la reazione di polimerizzazione L’acqua reagisce con alcuni gruppi isocianato liberando anidride carbonica che funge da schiumogeno Schiume poliuretaniche, formate da poliuretani aromatici reticolati, sono state usate in chirurgia plastica ed in ortopedia ricostruttiva sin dagli anni ’50

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I risultati, inizialmente promettenti, in quanto le reazioni infiammatorie acute erano limitate e la crescita di tessuto all’interno della protesi portava alla formazione di capsule fibrose sottili, hanno dovuto tuttavia essere rivisti alla luce del fatto che, dopo alcuni mesi, il sistema risultava degradato e frammentato, con conseguenti problemi di stabilità dell’impianto C’è inoltre il sospetto che la degradazione idrolitica dei poliuretani possa produrre significative quantità di ammine aromatiche potenzialmente cancerogene

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Ciononostante, protesi mammarie a base di silicone rivestite con schiume poliuretaniche sono state commercialmente usate in modo estensivo fino a pochi anni fa Il motivo di questa scelta è legato principalmente al fatto che la crescita di tessuto biologico all’interno dei pori della schiuma poliuretanica costituisce uno dei metodi più efficaci per mantenere in situ l’intera protesi, evitando indesiderate migrazioni Però …

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1980s: Foam coating controversy In an attempt to deal with the most common complication of silicone implants — capsular contracture, the formation of hard scar tissue around the implant — silicone gel-filled implants covered with polyurethane foam thought to ward off the problem become popular in 1982. By the time the FDA releases a report a decade later showing that polyurethane foam can break down in the body to form a carcinogen, more than 100,000 U.S. women have them. Manufacturers soon withdraw the implants.

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poliacrilati

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Hanno struttura generale:

I più importanti sono: il polimetilacrilato (PMA), nel quale R1 = H, R2 = CH3

il polimetilmetacrilato (PMMA), con R1 = R2 = CH3

Essi vengono generalmente ottenuti per polimerizzazione radicalica

( C H 2

C ) n

C O O R 2

R 1

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C C

H

C O

H

H

O

C H 3

n C H 2 C

H

C

O

C H 3

O

Acrilato di metile Poliacrilato di metile

Metacrilato di metile Polimetacrilato di metile

C C

C H 3

C O

H

H

O

C H 3

n C H 2 C

C H 3

C

O

C H 3

O

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Data la presenza di gruppi metilici, PMA e PMMA si presentano come materiali amorfi; sono di solito trasparenti, in particolare il PMMA presenta una trasmissione della luce pari al 92% ed ha un alto indice di rifrazione (1.49) La presenza di gruppi più ingombranti nella catena laterale rende, a parità di peso molecolare:

• il PMMA più resistente allo stiramento del PMA (carico di rottura di 60 contro 7 MPa) e … • … ne aumenta la temperatura di rammollimento (125° contro 33° C)

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PMMA Possiede eccellenti proprietà di resistenza chimica alle condizioni ambientali È molto duro rispetto agli altri polimeri, ma presenta una certa fragilità; può essere stampato, fuso o lavorato con le macchine tradizionali Allo stato puro ha eccellenti caratteristiche di stabilità chimica e di biocompatibilità È molto usato nella fabbricazione di: lenti a contatto, lenti impiantabili, cementi ossei per la fissazione di protesi delle giunture, protesi dentali e maxillo-facciali

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Idrogeli Sono dei poliacrilati contenenti gruppi ossidrilici nella loro struttura Un esempio è rappresentato dal poliidrossimetil metacrilato (poli-HEMA):

( C H 2

C ) n

C O O C H 2 O H

C H 3

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Gli idrogeli possono assorbire dal 30 al 60% di acqua rispetto al loro peso Per questa caratteristica, oltre che per la loro buona permeabilità all’ossigeno, vengono impiegati per fabbricare le lenti a contatto morbide Costituiscono una valida alternativa rispetto alle gomme siliconiche, che possiedono pure elevata trasparenza e ottima permeabilità all’ossigeno

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polimeri fluorurati

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Politetrafluoroetilene Il più usato e importante è il politetrafluoroetilene (PTFE) comunemente conosciuto come Teflon:

Esso si ottiene per polimerizzazione radicalica sotto pressione del tetrafluoroetilene in presenza di un eccesso di acqua, che serve a rimuovere il calore che si sviluppa durante la reazione

( C C ) n

F

F

F

F

C C

F

F

F

F

Polimerizzazione radicalica

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Il Teflon è altamente cristallino e possiede eccellenti caratteristiche fisiche e meccaniche Ha capacità di espansione su scala microscopica, con formazione di un materiale microporoso che ha notevoli proprietà d’isolamento termico Per la produzione di impianti, la polvere viene generalmente sinterizzata a temperature al di sopra di 327° C, sotto pressione Il materiale non si presta all’iniezione o all’estrusione e non può essere plastificato

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Esistono anche altri polimeri fluorurati, ad esempio il politetrafluorocloroetilene (PTFCE), il polivinil fluoruro (PVF) ed etilene propilene fluorurato (FEP) Possiedono tutti proprietà fisiche e chimiche decisamente inferiori a quelle del PTFE e pertanto hanno pertanto scarsissima importanza come biomateriali

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gomme naturali e sintetiche (elastomeri)

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Definizione di elastomero (ASTM)

“un materiale che a temperatura ambiente può essere allungato ripetutamente per almeno due volte la sua lunghezza originale e dopo la cessazione della sollecitazione, ritorna immediatamente con forza alla sua approssimativa lunghezza originale”

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Le proprietà delle gomme dipendono: • dalle caratteristiche delle catene individuali del polimero; • dalla presenza di legami intercatena (cross-link), il cui numero influenza la flessibilità del materiale

Ad esempio, il processo di vulcanizzazione della gomma naturale:

• consiste nell’aggiunta di un 23% di zolfo al prodotto non trattato • conduce alla produzione di un materiale flessibile; diversamente, se la quantità di zolfo è del 30%, il materiale ottenuto risulta duro

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Gomma naturale È composta di poli-cis-1,4-poliisoprene e ricavata dal lattice di Hevea brasilensis

Data la sua compatibilità con il sangue, quando è in forma pura, è impiegabile come biomateriale

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Come alternative alla gomma naturale sono state sviluppate delle gomme sintetiche costituite da polimeri ottenuti con polimerizzazione ionica di coordinazione tramite catalizzatori di Natta-Ziegler, quali: il poliisobutilene la gomma butilica (copolimero isobutilene/isoprene) SBR (copolimero stirene/butadiene) il policloroprene o neoprene

Tuttavia, questi elastomeri sintetici sono stati raramente usati come biomateriali

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S i O ) n (

C H 3

C H 3

Gomme al silicone

Sono state specificatamente sviluppate dalla Dow Corning per usi clinici: sono ottenute per polimerizzazione di condensazione

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Le gomme siliconiche sono costituite da catene lineari a basso peso molecolare, legate tra loro da legami intercatena a formare macromolecole reticolate di più alto peso molecolare simili a quelle della gomma naturale

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H O R 2 O H + O C N R 1 N C O R 2 ) n (

O O H H

+ H 2 O O N C R 1 C N O

Diisocianato Diossialcool Poliuretano

Gomme sintetiche poliuretaniche Si formano, con meccanismo di condensazione, per reazione di un diossialcool, o di una molecola con tre o più gruppi ossidrilici, con un diisocianato, o con una molecola dotata di più di due gruppi isocianato:

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I gruppi R1 e R2, che caratterizzano il polimero, possono essere di varia natura e i diversi poliuretani possiedono di conseguenza proprietà molto differenti: possono cioè costituire materiali rigidi, oppure elastici, adesivi, schiumosi, etc. Generalmente R1 è un oligomero, ad esempio un polietere o un poliestere con peso molecolare compreso tra 200 e 4500 Da R2 può essere sia un gruppo alifatico che aromatico

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Le gomme sintetiche usate come biomateriali sono note con i nomi di Biomer, Pellethane, Corethane, Cardithane, e Tecoflex Dato che esse possiedono una ottima emocompatibilità, vengono utilizzate soprattutto in campo cardiovascolare, ad esempio:

• nella realizzazione delle superfici interne delle camere di pompaggio dei cuori artificiale e dei ventricoli di assistenza cardiocircolatoria; • nelle protesi vascolari di piccolo calibro

In questo secondo caso, le protesi ottenute possiedono un’elasticità radiale simile a quella delle arterie naturali

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Biomer PHB biopolymer is penetrating medical applications such as this injection molded "Immunostick" diagnostic tool

Pellethane® umbilical catheters are very biocompatible and much stronger than silicone rubber

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Corethene Peripheral Grafts for Occlusive Disease have demonstrated patency (remaining open for blood flow) comparable with the leading synthetic vascular graft made from expanded Teflon® and offer additional benefits in healing and handling characteristics

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Tecoflex Utah Medicals' GescoTM Umbili-CathTM single, dual and triple lumen umbilical vein/artery catheters allow continuous pressure monitoring while administering medications, volume expanders and antibiotics. Preferred by more clinicians, GescoTM umbilical catheters are specially designed for ease of insertion, patient safety and comfort

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polimeri termoplastici ad elevata resistenza

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Polimeri termoplastici ad elevata resistenza Questi materiali sono stati sviluppati di recente e hanno caratteristiche simili a quelle dei metalli leggeri Le loro eccellenti proprietà meccaniche, termiche e chimiche sono dovute alla composizione della catena principale, che la rende particolarmente rigida I più significativi sono dei poliacetali (Delrin), dei polisulfoni (Udel), e dei policarbonati (Lexan)

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Poliacetali Sono rappresentati dal Delrin prodotto dalla Dupont; è una poliformaldeide (o poliossimetilene) a peso molecolare maggiore di 20.000 Da Il Delrin possiede proprietà meccaniche eccellenti e ottima resistenza agli agenti chimici e all’acqua entro un ampio raggio di temperature È stato usato per impianti a titolo sperimentale

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Chemo-Port implantable ports are designed with the surgeon, oncologist, nurse and patient in mind. We provide a port which is easy and safe to implant, simple to access, and convenient and comfortable in use, all at the best value available

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Polisulfoni

L’Udel, un prodotto dalla Union Carbide negli anni ‘60, si presenta in forma amorfa Ha quindi elevata stabilità termica, a causa dei gruppi molto ingombranti e rigidi dello scheletro; possiede anche elevata stabilità agli agenti chimici, ma non ai solventi organici polari, come chetoni e idrocarburi clorurati; è stato usato per impianti a titolo sperimentale

C O S O 2 O O

n

C H 3

C H 3

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Policarbonati

Il Lexan è un commercializzato dalla General Electric, che viene prodotto per reazione tra bis fenolo e difenilcarbonato È un materiale amorfo e trasparente, molto resistente e con eccellenti proprietà meccaniche e termiche Viene utilizzato nelle macchine cuore/polmone, per imballaggi alimentari, etc

C O O C

C H 3

C H 3 O

n

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polimeri biodegradabili

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Premessa I polimeri biodegradabili vengono utilizzati nella preparazioni di matrici per il tissue engineering Tali matrici sono, in genere, costituite da: materiali polimerici di sintesi, ottenibili in modo riproducibile, meccanicamente resistenti, biocompatibili e, possibilmente, biodegradabili-bioriassorbibili biopolimeri di origine naturale come, ad esempio, l'acido ialuronico ed alcuni suoi derivati

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I polimeri biodegradabili forniscono prestazioni ottimali per un periodo di tempo programmabile e vengono gradualmente degradati ed eliminati dall’organismo senza richiedere interventi chirurgici Essi trovano crescente utilizzo per moltissime applicazioni, quali ad esempio:

• impianti ortopedici • stent intravascolari • dispositivi dentali • sistemi per il rilascio controllato di farmaci • supporti temporanei per guidare la crescita di tessuti

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Prototipo di stent intravascolare biodegradabile prodotto da una miscela di polilattide e trimetil-carbonato

Micro- e nanosfere, così come altri tipi di impianti, sono prodotti in materiali biodegradabili, ad esempio poli(lattide-co-glicolide): questi polimeri risultano molto promettenti nei sistemi di rilascio di proteine e peptidi

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Il primo polimero di sintesi impiegato per la neomorfogenesi è stato un copolimero di acido lattico e acido glicolico È dotato di buone caratteristiche meccaniche, biocompatibilità e biodegradabilità

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Acido poliglicolico (PGA) e polilattico (PLA)

L’acido glicolico e l’acido lattico sono composti naturali normalmente presenti nell’organismo e sono quindi ben tollerati e facilmente metabolizzabili

Acido glicolico Glicolide Acido poliglicolico

H O C H 2 C

O

O H O

O O

O

( O C H 2 C

O

O ) n

- H 2 O - H 2 O

Acido lattico Lattide Acido polilattico

H O C H C

O

O H

O

O O

O

( O C H C

O

O ) n

- H 2 O - H 2 O

C H 3 C H 3

H 3 C

C H 3

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Copolimero acido lattico - acido glicolico

Acido poli-lattico (PLA)

Acido poli-glicolico (PGA)

O CH C

O CH3

n O CH2 C

O

m

Polimeri derivati dal PGA e dal PLA, e relativi copolimeri, rappresentano i materiali bioriassorbibili più utilizzati dal punto di vista applicativo e commerciale

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Caratteristiche ed utilizzi di PGA e PLA Polimeri derivati dal PGA sono stati utilizzati già negli anni ’70 come materiali di sutura Tuttavia, la loro degradazione risultava troppo rapida per molte applicazioni pratiche dal momento che il materiale si riassorbe e perde le sue proprietà meccaniche dopo 2-4 settimane Migliori prestazioni si ottengono usando copolimeri di PGA e PLA; il PLA è più idrofobico del PGA e limita l’assorbimento di acqua da parte del copolimero, rendendone l’idrolisi più lenta rispetto a quella del solo PGA

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PGA e PLA sono stati usati, oltre che come materiale di sutura, anche per fabbricare chiodi, viti e placche e per impianti ortopedici e dentali, come mezzi per il rilascio controllato di farmaci e come supporti artificiali temporanei per la crescita di tessuti Il requisito della bioriassorbibilità è fondamentale in alcune di queste applicazioni in quanto, come nel caso specifico della ricostruzione di vasi sanguigni, il volume occupato dal supporto è incompatibile con la funzionalità dell’innesto

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Acido ialuronico L’acido ialuronico è un componente naturale dei tessuti (GAG della ECM), soprattutto della pelle, in grado di svolgere un ruolo chiave nel processo di riparazione tessutale

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Vantaggi 1. Glicosamminoglicano: - presente nei batteri e nell’uomo 2. Ubiquitario: - componente della ECM - lubrificante nelle articolazioni - regola adesione, crescita e migrazione cellulare 3. Biocompatibile:

- non immunogenico

Svantaggi 1. Veloce riassorbimento

2. Solubile in ambiente acquoso 3. Non processabile

4. Ridotte proprietà viscoelastiche

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Si ricorre a un derivato dell’acido ialuronico ottenuto mediante esterificazione dei gruppi carbossilici dell’acido glucuronico con alcol benzilico

processabilità

lenta degradazione

biocompatibilità

stabilità dopo sterilizzazione

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130

ACP® Gel

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L’acido ialuronico modificato (estere benzilico) viene prodotto in forma di matrice tridimensionale per la crescita di cellule in vitro

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Immagine al SEM della struttura di una matrice in acido ialuronico

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Le cellule crescono sulla matrice e, attraverso i microfori, raggiungono la sede della ferita per rigenerare il tessuto

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(A)Hyalograft 3D è una matrice tridimensionale a base di HYAFF 11 in forma di non-tessuto utilizzato per la crescita dei fibroblasti

(B)Laserkin è una membrana laser-perforata a base di HYAFF 11, utilizzata per la crescita dei cheratinociti

A B

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A B

(A)Fotografia al microscopio elettronico a scansione di fibroblasti umani in coltura

(B)I cheratinociti coltivati sulla membrana di HYAFF11 migrano attraverso le microperforazioni e raggiungono il letto della ferita, creando migliaia di isole di riepitelializzazione che garantiscono una copertura estremamente rapida della lesione

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Biomateriali polimerici

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Il chirurgo applica la pelle “ingegnerizzata” sull’ulcera (al piede) di un paziente

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alcuni esempi di polimeri biodegradabili innovativi

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Biomateriali polimerici

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Poli[DTE carbonato] DTE = desaminotirosiltirosina etil estere

CH2 CH2 C NH CH CH2 O C O

O O

CH2CH3

C O

O

n

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La sezione trasversale mostra la degradazione di una vite impiantata nell’osso, mentre il tessuto neoformato prende il suo posto. Il tessuto osseo è colorato in rosso mattone; il materiale è poli[DTE carbonato]

Polimeri biodegradabili

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Polipirrolo Il polipirrolo è un polimero che, a motivo della sua capacità di condurre corrente elettrica, è stato utilizzato come substrato per la ricrescita di tessuto nervoso È stato osservato che, a differenza di quanto accade con il PGA/PLA, il polipirrolo risulta un efficiente supporto per questa applicazione e che l’attività di formazione di tessuto nervoso viene raddoppiata dall’applicazione di una debole corrente elettrica al supporto

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Polipirrolo

N

H

N

H

N

H

N

H

N

H

N

H

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Polianidridi Nuove polianidridi ad alto peso molecolare, funzionalizzate con acido sebacico (SA), sono state utilizzate come polimeri biodegradabili per il rilascio controllato di farmaci Questi materiali possiedono favorevoli caratteristiche chimiche e fisiche e permettono un efficace controllo del meccanismo di degradazione

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Poli[PCPP-SA anidride]

SA

Acido sebacico PCPP

Bis[p-carbofenossi]propano

Polianidridi

C

O

O O(CH2)3

O

C

O

C

O

O (CH2)8 C

O

m n

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Applicazione delle polianidridi Alcune applicazioni pratiche riguardano il trattamento del glioblastoma cerebrale, una delle forme tumorali a più rapido sviluppo e a più elevata mortalità Il polimero viene utilizzato per la preparazione di “wafer” impregnati di carmustina, un antitumorale molto tossico, che vengono impiantati nel sito del tumore In questo modo il farmaco resta confinato nel cervello e si evitano gli effetti tossici a carico del fegato e del rene che sono tipici in caso di somministrazione del farmaco intravena

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