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Scrivere con Manzoni Quaderno di scrittura creativa A. Jacomuzzi - A.M. Longobardi

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Indice

Capitolo IObiettivo d’apprendimento 1: La descrizione dei luoghi, 2Obiettivo d’apprendimento 2: L’ambientazione del racconto, 4

Capitolo IIObiettivo d’apprendimento 1: La descrizione di persone, 6Obiettivo d’apprendimento 2: Il dialogo, 8

Capitolo IIIObiettivo d’apprendimento 1: Il testo regolativo, 10Obiettivo d’apprendimento 2: L’aneddoto popolare, 12

Capitolo IVObiettivo d’apprendimento 1: La biografia, 14Obiettivo d’apprendimento 2: Il dialogo, 16

Capitolo VObiettivo d’apprendimento 1: Il particolare realistico, 18Obiettivo d’apprendimento 2: Il testo argomentativo, 20

Capitolo VIObiettivo d’apprendimento 1: I registri linguistici, 22Obiettivo d’apprendimento 2: La descrizione di interni, 23

Capitolo VIIObiettivo d’apprendimento 1: Fabula e intreccio, 26Obiettivo d’apprendimento 2: Il linguaggio orale, 27Obiettivo d’apprendimento 3: Il racconto e i tempi verbali, 28

Capitolo VIIIObiettivo d’apprendimento 1: Il narratore, 30Obiettivo d’apprendimento 2: Paratassi e ipotassi, 31Obiettivo d’apprendimento 3: Il punto di vista, 32

Capitoli IX-XObiettivo d’apprendimento 1: Storia e invenzione, 34Obiettivo d’apprendimento 2: La trama, 35Obiettivo d’apprendimento 3: La descrizione di persone, 36

Capitolo XIObiettivo d’apprendimento 1: Il riassunto, 38Obiettivo d’apprendimento 2: Il testo informativo, 38Obiettivo d’apprendimento 3: I personaggi e i sentimenti, 39Obiettivo d’apprendimento 4: L’ironia, 41

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Capitoli XII-XIIIObiettivo d’apprendimento 1: L’articolo di giornale, 42

Capitolo XIVObiettivo d’apprendimento 1: Prendere appunti, 46Obiettivo d’apprendimento 2: La descrizione di interni, 48

Capitolo XVObiettivo d’apprendimento 1: Sequenze e sottosequenze, 50Obiettivo d’apprendimento 2: Il saggio breve, 51Obiettivo d’apprendimento 3: I nomi dei personaggi, 52

Capitolo XVIObiettivo d’apprendimento 1: I personaggi, 54Obiettivo d’apprendimento 2: Il commento, 55Obiettivo d’apprendimento 3: L’articolo di giornale, 56

Capitolo XVIIObiettivo d’apprendimento 1: Discorso diretto e indiretto, 58Obiettivo d’apprendimento 2: Il racconto di fantasia, 59

Capitolo XVIIIObiettivo d’apprendimento 1: La struttura del racconto, 62Obiettivo d’apprendimento 2: Fabula e intreccio: l’ordine

cronologico della storia, 62Obiettivo d’apprendimento 3: Il soliloquio, 63Obiettivo d’apprendimento 4: Il punto di vista, 64

Capitolo XIXObiettivo d’apprendimento 1: Il dialogo, 66Obiettivo d’apprendimento 2: Il saggio breve, 67

Capitolo XXObiettivo d’apprendimento 1: I personaggi, 70Obiettivo d’apprendimento 2: Il discorso diretto, 71Obiettivo d’apprendimento 3: Il flash-back, 72

Capitolo XXIObiettivo d’apprendimento 1: Il narratore, 74Obiettivo d’apprendimento 2: La trama, 75Obiettivo d’apprendimento 3: Il tema, 76

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Capitolo XXIIObiettivo d’apprendimento 1: L’evoluzione della lingua, 78Obiettivo d’apprendimento 2: Il commento, 78Obiettivo d’apprendimento 3: La biografia, 79Obiettivo d’apprendimento 4: Il narratore onnisciente

esplicito, 80

Capitolo XXIIIObiettivo d’apprendimento 1: La punteggiatura, 82Obiettivo d’apprendimento 2: Il narratore interno, 82Obiettivo d’apprendimento 3: La comicità, 83

Capitolo XXIVObiettivo d’apprendimento 1: Scrivere di sé, 86Obiettivo d’apprendimento 2: Il linguaggio colloquiale, 87Obiettivo d’apprendimento 3: Il saggio breve, 88Obiettivo d’apprendimento 4: La psicologia dei personaggi, 89

Capitoli XXV-XXVIObiettivo d’apprendimento 1: Il linguaggio figurato, 90Obiettivo d’apprendimento 2: Il dialogo, 90Obiettivo d’apprendimento 3: Le domande retoriche, 91

Capitolo XXVIIObiettivo d’apprendimento 1: La lettera, 94Obiettivo d’apprendimento 2: La raccolta di dati, 96

Capitolo XVIIIObiettivo d’apprendimento 1: Il testo informativo, 98

Capitoli XXIX-XXXObiettivo d’apprendimento 1: La sintesi, 102Obiettivo d’apprendimento 2: Il tema, 103Obiettivo d’apprendimento 3: I linguaggi settoriali, 104

78

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Capitoli XXXI-XXXXIIObiettivo d’apprendimento 1: Il testo espositivo, 106Obiettivo d’apprendimento 2: I modelli, 107Obiettivo d’apprendimento 3: Il testo argomentativo, 109

Capitolo XXXIIIObiettivo d’apprendimento 1: L’analisi del testo, 110Obiettivo d’apprendimento 2: Le parole-chiave, 111Obiettivo d’apprendimento 3: Il messaggio, 112Obiettivo d’apprendimento 4: I linguaggi settoriali, 113

Capitolo XXXIVObiettivo d’apprendimento 1: La trama, 114Obiettivo d’apprendimento 2: Questione di stile, 115Obiettivo d’apprendimento 3: I modelli, 116

Capitolo XXXVObiettivo d’apprendimento 1: L’ambientazione, 118Obiettivo d’apprendimento 2: La parafrasi, 119Obiettivo d’apprendimento 3: La trama, 120

Capitolo XXXVIObiettivo d’apprendimento 1: La descrizione, 122Obiettivo d’apprendimento 2: L’anafora, 123Obiettivo d’apprendimento 3: La sintesi, 124Obiettivo d’apprendimento 4: Il saggio breve, 125

Capitolo XXXVIIObiettivo d’apprendimento 1: La trama, 126Obiettivo d’apprendimento 2: La punteggiatura, 126Obiettivo d’apprendimento 3: I personaggi, 127Obiettivo d’apprendimento 4: Il contesto culturale, 128

Capitolo XXXVIIIObiettivo d’apprendimento 1: I personaggi, 130Obiettivo d’apprendimento 2: Il messaggio, 132Obiettivo d’apprendimento 3: La trama, 133

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Il riferimento alle righe del testo manzoniano è relativo all’edizione integrale edita dalla SEI, 2007.Tuttavia la continua e specifica indicazione al passo del capitolo rende il Quaderno di scrittura creativa facilmente utilizzabile con qualsiasi edizione de I Promessi Sposi.

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2Capitolo ICapitolo I

Obiettivod’apprendimento 1

Il modello

LA DESCRIZIONE DEI LUOGHI

Quel ramo del lago di ComoCominciamo il nostro lavoro di “riscrittura” dei Promessi Sposi proprio dallaprima pagina, la celebre descrizione di «Quel ramo del lago di Como», cioè deiluoghi in cui è ambientata, almeno all’inizio, la vicenda.E vediamo innanzitutto come è strutturata questa descrizione, analizzando ilmodello di Manzoni e seguendolo sull’illustrazione di Francesco Gonin che luistesso ha voluto inserire nel libro.

Quadro 1 - rr. 1-16

Come in una ripresa cinematografica dall’alto, la descrizionecomincia con una visione panoramica dell’intera zona del ramoorientale del lago di Como, con le vallate e le montagne circo-stanti.

Quadro 2 - rr. 16-32

La visuale si restringe, e il Narratore descrive in modo più ravvi-cinato la zona costiera del lago vicino a Lecco. Inserisce ancheuna prima esposizione storica.

Quadro 3 - rr. 32-55

La descrizione si avvicina ancor di più, incorniciando un settorecircoscritto di sentieri e stradine che si snodano lungo la costa.

Quadro 4 - rr. 56-60

L’obiettivo si concentra infine su un punto preciso dello scenario,e giunge a inquadrare una precisa figura umana, in dimensionireali: è don Abbondio, e qui potrebbero finire i “titoli di testa”con colonna sonora, e incominciare la vera e propria azione.

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Quadro 1

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Quadro 2

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Quadro 3

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Quadro 4

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Adesso, tocca a te. Immagina di ambientare la storia in un posto diverso, e di cominciareanche tu il racconto con una descrizione generale del paesaggio seguendo il modello diManzoni.Se vuoi, puoi scegliere a tuo gusto qualunque luogo, anche a te familiare: basta che si trattidi un panorama naturale e abbastanza vasto. Aiutati comunque con un’immagine, che sia unafotografia o una cartolina o un quadro.Ma per esercitarci insieme, parti dall’opera di Peter Bruegel, Paesaggio invernale, qui riprodotta.

Capitolo I 3

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4 Capitolo I

Storia milanese del secolo XVII è il sottotitolo che Manzoni pone al suo romanzo,per indicarne subito l’ambientazione storico-geografica. E infatti il primo capi-tolo è dedicato in gran parte a definire dove e quando si svolgerà la vicenda diRenzo e Lucia, i promessi sposi.

Dove: il territorio fra campagna e montagna lungo le coste del lago diComo, nei dintorni di Lecco.

Quando: nel 1600, e precisamente nel 1628, nella Lombardia sotto il dominiospagnolo, in una situazione sociale caratterizzata dalla debolezza edalla corruzione delle istituzioni sociali, e dalla prepotenza e violen-za privata dei signorotti e dei loro sgherri, i bravi.

Proviamo adesso a ipotizzare altre possibili ambientazioni. E se il primo model-lo è proprio quello del Manzoni, ne proponiamo un altro da noi “inventato” masuggerito dal paesaggio di Bruegel proposto già nella pagina precedente:

Dove: in un paese di campagna vicino a Mosca.

Quando: nel freddo gennaio del 1811, pochi mesi prima dellacampagna militare di Napoleone.

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole, i pensieri e le didascalie cheti sembrano opportuni.

Obiettivod’apprendimento 2 L’AMBIENTAZIONE DEL RACCONTO

Storia milanese del secolo XVII

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Capitolo I 5

Prendendo spunto dalle seguenti immagini (o da altre scelte da te), inventa nuove possibiliambientazioni, indicando in base alle illustrazioni dove e quando potrebbe svolgersi una vicen-da a esse collegata.

Dove: …….....….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

Quando: ……...….…………….................................................................................................……

…….....….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

Dove: …….....….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

Quando: ……...….…………….................................................................................................……

…….....….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

Dove: …….....….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

Quando: ……...….…………….................................................................................................……

…….....….……………..............................................................................................……

….....…….……………..............................................................................................……

didascalia:

……….…............................................................

........................................................................

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6Capitolo II

La presentazione in modo diretto e oggettivo dei personaggi da parte delnarratore è uno dei modi tipici di introdurre i personaggi in un romanzo.All’inizio del capitolo ne abbiamo un esempio classico: quello che Manzoni fadi Renzo, il primo dei suoi celebri ritratti che costituiscono una delle tecnicheprivilegiate del racconto. Il protagonista comincia a presentarsi nelle sue carat-teristiche fisiche, sociali e psicologiche. Vediamolo nel dettaglio, individuando le caratteristiche e le informazioni checi vengono fornite sul personaggio alle rr. 37-58.

Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo non si fece moltoaspettare. Appena gli parve ora di poter, senza indiscre-zione, presentarsi al curato, v’andò, con la lieta furiad’un uomo di vent’anni, che deve in quel giorno spo-sare quella che ama.

Era, fin dall’adolescenza, rimasto privo de’ parenti,ed esercitava la professione di filatore di seta, eredita-ria, per dir così, nella sua famiglia.

Oltre di questo, possedeva Renzo un poderetto chefaceva lavorare e lavorava egli stesso, quando il filatoiostava fermo; di modo che, per la sua condizione, potevadirsi agiato.

Comparve davanti a don Abbondio, in gran gala, conpenne di vario colore al cappello, col suo pugnaledel manico bello, nel taschino de’ calzoni, con unacert’aria di festa e nello stesso tempo di braveria,comune allora anche agli uomini più quieti.

Nome: Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo

Età: un uomo di vent’anni

Stato d’animo: lieta furia d’un uomo di vent’anni, che deve in quel giorno spo-sare quella che ama; con una cert’aria di festa e nello stesso tempo di braveria

Stato familiare: Era, fin dall’adolescenza, rimasto privo de’ parenti (orfano)

Professione: filatore di seta

Proprietà: possedeva Renzo un poderetto

Status sociale: per la sua condizione, poteva dirsi agiato

Abbigliamento: Comparve davanti a don Abbondio, in gran gala, con pennedi vario colore al cappello, col suo pugnale del manico bello, nel taschino de’calzoni.

Obiettivod’apprendimento 1 LA DESCRIZIONE DI PERSONE

Renzo Tramaglino

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Capitolo II 7

Adesso, riscrivi il ritratto del promesso sposo sostituendo a Renzo un altro personaggio, par-tendo dall’immagine proposta. Si tratta di completare il testo di Manzoni, compilando le partimancanti.

Nome: ……….…………….............................................................................................................................……

Età: ……….......……………...................................................................................................................................

Stato d’animo: ……….......……………................................................................................................................

Stato familiare: ……….......……………..............................................................................................................

Professione: ……….......……………....................................................................................................................

Proprietà: ……….......……………........................................................................................................................

Status sociale: ……….......……………...............................................................................................................

Abbigliamento: ……….......……………................................................................................................................

…………..............… o, come dicevan tutti, …………..............…

non si fece molto aspettare. Appena gli parve ora di poter,senza indiscrezione, presentarsi al curato, v’andò,

…………...........................................................................................…

…………..............................................................................................

...........................................................................................................,

ed esercitava la professione di ..................................................

…………..............................................................................................

.............................................................................................................

Oltre di questo, possedeva ....................................................

…………..............................................................................................

..........................................................................................; di modo

che, per la sua condizione, ..........................................................

.............................................................................................................

…………..............................................................................................

.............................................................................................................

Comparve davanti a don Abbondio, in gran gala, ................

…………..............................................................................................

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8 Capitolo II

Il dialogo è una delle tecniche narrative principali del racconto. Nel riprodurre le battute pronunciate oralmente dai personaggi, l’Autore inse-risce spesso sospensioni, toni, gesti, commenti che caratterizzano i protago-nisti e arricchiscono il significato della situazione, al di là delle informazioniessenziali sull’oggetto del dialogo. Proviamo invece a ricostruire un dialogo riportando soltanto i dati essenziali,partendo dal primo colloquio fra don Abbondio e Renzo (rr. 61-157).

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

didascalia:

……….…............................................................

........................................................................

................................................………….............

Renzo: Son venuto, signor curato, per sapere a che ora lecomoda che ci troviamo in chiesa.

Don Abbondio: Abbiate pazienza, ma oggi non posso.

Renzo: Oggi non può! Cos’è nato?

Don Abbondio: Prima di concludere un matrimonio, noisiamo proprio obbligati a far molte e molte ricercheche non ci siano impedimenti.

Renzo: Ma non le ha già fatte queste ricerche?

Don Abbondio: Non le ho fatte tutte.

Renzo: E che vorrebbe ch’io facessi?

Don Abbondio: Che aveste pazienza per qualche giorno.

Renzo: Avrò pazienza per una settimana; ma ritenga bene che,passata questa, non m’appagherò più di chiacchiere.Intanto la riverisco.

Obiettivod’apprendimento 2 IL DIALOGO

Don Abbondio e RenzoIl modello

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Capitolo II 9

Adesso, effettua la stessa operazione di sintesi sul secondo colloquio fra Renzo e donAbbondio alle rr. 209-281. Inserisci quante battute ritieni opportune, con due condizioni:ottenere la massima essenzialità di informazioni, e mantenere il più possibile le parole usatedal Manzoni.

Renzo: ……….………….........................................................

……….…….............................................................................

……….…….............................................................................

Don Abbondio: ....................................................................

……….…………...............................................................……

……….…….............................................................................

Renzo: ……….………….........................................................

……….…….............................................................................

……….…….............................................................................

Don Abbondio: ....................................................................

……….…………...............................................................……

……….…….............................................................................

Renzo: ……….………….......................................................................................................................................

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Don Abbondio: ……….…………........................................................................................................................

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10Capitolo ICapitolo III

In questo capitolo troviamo alcuni esempi tipici di “testi regolativi”, cioè di queitesti che forniscono regole (o istruzioni, disposizioni, consigli, ecc.) rispetto aun determinato argomento o situazione: è il caso dei manuali d’uso, delle rego-le di un gioco e di uno sport, delle condizioni di un contratto, e simili.In questo caso, si tratta di un testo giuridico: le “grida” che Azzecca-garbugli legge a Renzo con l’indicazione di reati e pene rispetto ai comporta-menti dei bravi. I testi delle leggi sono riportati da Manzoni come se venissero letti sulmomento da Azzecca-garbugli, attraverso citazioni spezzate e commenti con-fusi, e sono redatti nel linguaggio arcaico, involuto e tecnico della giurispru-denza del ’600.

Cerchiamo adesso di ricavare i punti essenziali delle leggi esposte, e di trasfor-marle in un corretto e schematico testo regolativo.Cominciamo dalle rr. 172-208. Si tratta della grida principale, quella del 15ottobre 1627 sulle violenze esercitate dai bravi e dai loro padroni sui più debo-li, e quindi anche sui preti, come nel caso di don Abbondio e Renzo. Eccone una possibile “traduzione” regolativa.

Premessa. Nonostante la legge del 14 dicem-bre 1620 e nonostante i severi estraordinari interventi operati perprovvedere alle violenze esercitateda alcuni individui contro i fedelisudditi di Sua Maestà, si rilevache la criminalità è cresciuta inmodo preoccupante, a tal puntoche il Governo ha deciso di ema-nare la presente legge.

Punto 1. Risulta che molti individui, nellecittà e nelle campagne di questoStato, esercitino estorsioni eopprimano i più deboli, ad esem-pio imponendo contratti d’acqui-sto e di affitto, obbligando o impe-dendo matrimoni, ecc.

Punto 2. Rientra fra questi reati il fatto cheun prete non compia gli obblighidel proprio ufficio o compia azioniestranee al suo dovere.

Le pene. Si dispone che i giudici ordinari diquesto Stato procedano controtutti questi reati e altri simili conpene economiche e punizioni fisi-che, fino alla detenzione in prigio-ne, ai lavori forzati, e alla pena dimorte, a seconda della gravità delcaso.

Obiettivod’apprendimento 1 IL TESTO REGOLATIVO

Le “grida” di Azzecca-garbugli

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Capitolo III 11

a. Realizza una simile operazione di sintesi e schematizzazione sulla seconda grida di cui siparla nel capitolo, quella sul ciuffo dei bravi, alle rr. 217-240.

Premessa

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Reati e pene

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Eccezioni

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b. Organizza adesso un testo regolativo originale. Immagina una serie di disposizioni per pre-venire la violenza negli stadi, e una serie di pene per i trasgressori.

In considerazione del sempre più frequente verificarsi di fenomeni di violenzain occasione delle partite di calcio, la FIGC in collaborazione con le forze diPolizia e dei Carabinieri dispone che:

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12 Capitolo III

Obiettivod’apprendimento 2 L’ANEDDOTO POPOLARE

Il miracolo delle noci

Il “miracolo delle noci” narrato da fra Galdino a Lucia e Agnese (rr. 364-399) èun bell’esempio di narrativa minore: un aneddoto tra credenza religiosa e leg-genda che si diffonde per tradizione orale e che viene raccolto da Manzoni perillustrare la cultura del popolo.Ne troviamo tracce in tutti i tempi, fino ai nostri giorni: un fatto di cronaca, unevento insolito, diventano occasione di commenti, chiacchiere, trasformazioni,versioni diverse nel passare di bocca in bocca, fino ad assumere a volte il carat-tere di “miracolo”, o di “leggenda”.

Prova a raccontare tu un aneddoto, scegliendolo fra quelli diffusi nell’attualità o recuperando-lo dalla tradizione del passato. Potrai aiutarti partendo da rotocalchi, da rubriche televisive,o cercando su Internet in categorie quali “miracolo” o “leggende metropolitane”.

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In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole che ti sembrano opportune.

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Capitolo III 13

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14Capitolo IV

Obiettivod’apprendimento 1 LA BIOGRAFIA

Fra Cristoforo

Fra Cristoforo è il primo personaggio storico del romanzo: Manzoni lo ripren-de dalla realtà, e lo adatta poi alle esigenze della sua storia.La sua è anche la prima delle celebri biografie dei Promessi Sposi. E la nostra“riscrittura” si concentrerà adesso proprio sulla presentazione del protagonistadi un racconto attraverso l’esposizione sintetica, il “sommario” della sua vitaprima della vicenda oggetto specifico della narrazione.

La biografia di fra Cristoforo è scritta seguendo uno schema logico e cronolo-gico che possiamo suddividere in cinque sezioni principali.

Origini e condizioni familiari (rr. 50-88). Figlio di un ricco mercante conambizioni di promozione sociale e nobiliare.

Giovinezza (rr. 89-127). Educato in modo signorile, di nobili ideali e di indo-le irrequieta ed energica, si schiera attivamente in difesa dei deboli e per que-sto è disposto anche all’uso della violenza contro l’arroganza e la prepotenza deinobili.

Avvenimento decisivo (rr. 128-302). Duello con un nobile: la morte del fede-le servo Cristoforo e l’assassinio dell’avversario provocano in lui una profondacrisi spirituale che lo conduce alla miracolosa conversione.

Iniziazione alla nuova vita (rr. 303-410). A segnare questa straordinaria tra-sformazione morale e la decisione di cambiare la propria vita, si inserisce unasorta di iniziazione, l’edificante episodio della “festa del perdono”.

La nuova vita e la maturità (rr. 411-448). Diventato frate cappuccino, si dedi-ca a una vita di umiltà e di povertà, alla predicazione religiosa e alla difesa degliumili.

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Capitolo IV 15

Aiutandoti con il modello manzoniano, proponi adesso un analogo schema narrativo per impo-stare la biografia di un personaggio a te noto (o da te inventato).Ti proponiamo di cominciare, per i molti elementi in comune con fra Cristoforo, dalla vita disan Francesco d’Assisi.

Origini e condizioni familiari

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Giovinezza

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Avvenimento decisivo

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Iniziazione alla nuova vita

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La nuova vita e la maturità

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16 Capitolo IV

Obiettivod’apprendimento 2 IL DIALOGO

La festa del perdonoCome sappiamo, qualunque storia è caratterizzata dal punto di vista da cuiviene raccontata, cioè dal narratore. Quando la vicenda è scritta in terza persona singolare, si dice solitamente chesi tratta di un narratore esterno, cioè di qualcuno che vede e conosce la storiadal di fuori: in questo caso si presume una maggior obiettività e verità dellecose raccontate.Quando invece il racconto avviene in prima persona, si tratta in genere di unnarratore interno, cioè di un personaggio coinvolto nella vicenda.Nel caso di Manzoni si tratta quasi sempre di un narratore esterno, che coinci-de con lo stesso Autore, il quale spesso entra nella mente dei suoi personaggi,e commenta avvenimenti e comportamenti.

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

didascalia:

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didascalia:

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Ma la stessa situazione cambia molto, a seconda di chi la vive. Proviamo ad esempio a riscri-vere in prima persona una parte della festa del perdono (rr. 303-410).

a. Descrivi i preparativi della festa e l’arrivo di fra Cristoforo dal punto di vista del fratello del-l’ucciso, esprimendone tanto i pensieri quanto propriamente ciò che lui “vede” intorno a sé.

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Capitolo IV 17

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b. Descrivi adesso dal punto di vista di fra Cristoforo la sua entrata nella sala della festa,esprimendone anche in questo caso tanto i pensieri quanto ciò che “vede” intorno a sé.

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18Capitolo ICapitolo V

Obiettivod’apprendimento 1 IL PARTICOLARE REALISTICO

Un menù del ’600In un racconto realistico, che intende cioè riprodurre una vicenda reale o pre-sunta tale, è caratteristica la presenza di particolari e dettagli concreti chesi riferiscono alla situazione descritta. E questo è tanto più importante se, comefa Manzoni, si vuole ambientare il racconto in un preciso contesto storico: nonsi può certo raccontare di un legionario romano descrivendone l’orologio dapolso, o un’avventura nella Cina di Marco Polo con ambienti europei e costumicontemporanei…

Proviamo allora a inserire nel racconto manzoniano nuovi particolari realistici e storici.Leggendo le pagine sul banchetto in casa di don Rodrigo (rr. 127-372), avrai notato che è deltutto assente la descrizione dei piatti e dei cibi che i protagonisti stanno consumando: eppu-re si sente «un gran frastuono di forchette, di coltelli, di bicchieri, di piatti» (rr. 128-129).Qui di seguito ti forniamo un classico menù del ’600: prendi spunto da questo per inserireriferimenti e particolari nel testo esistente, dove ti sembra più opportuno ed efficace.

Menù del ’600Primo Serviziodi Credenza

Meloni bianchi e rossi

Caci marzolini

Fichi su foglie di vite

Prugne damaschine

Tortiglioni ripieni di uvapassa e pinoli

Mortadelle ferraresi

Lonze di vitello allo spiedo

Pasticcio di trote

Mostaccioli napoletani

Morselletti di marzapane

Secondo Serviziodi Credenza

Beccafichi arrostiti allo spiedo

Sugo di prugne cotte in vino e zucchero

Crostate di pesche duracine

Pasticci di animelle di vitella

Starne ripiene arrostite allo spiedo

Tortore allo spiedo

Quaglie con fiore di finocchio secco

Uva fresca

Terzo Serviziodi Credenza

Cialde di mollica e zucchero

Ciambelle d’uova

Canditi

Gelatina di mele cotogne

Succo di melograno

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Capitolo V 19

Ad esempio:

Inserimento 0 (r. 159)Al centro del tavolo, troneggiava il piatto della portata principale: beccafichi arrostiti allo spie-do, presentati in un sugo di prugne cotte nel vino e nello zucchero.

Inserimento 1 (rr. ......................)

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Inserimento 2 (rr. ......................)

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Inserimento 3 (rr. ......................)

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Inserimento 4 (rr. ......................)

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Inserimento 5 (rr. ......................)

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20 Capitolo V

Obiettivod’apprendimento 2 IL TESTO ARGOMENTATIVO

Ambasciatore porta pena?

L’accesa e aggressiva discussione fra il conte Attilio e il podestà sull’opportunitào meno di bastonare un ambasciatore (rr. 174-270) costituisce un esempio di“testo argomentativo”, cioè di quel tipo di testo, scritto od orale, che intendesostenere un’idea, un pensiero, una tesi su di una determinata questione, e lofa ricorrendo ad “argomentazioni”, cioè motivi, ragionamenti, esempi, al finedi convincerne gli altri.

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

didascalia:

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La questione diplomatica e cavalleresca trattata intorno alla tavola imbandita di don Rodrigoè un esempio sicuramente becero e confuso di “argomentazione”, perché ricorre a conside-razioni improvvisate, incomplete, impulsive e arroganti.A noi toccherà ora il compito di rimettere ordine in questa discussione, riportando ed elen-cando con lucidità le ragioni dell’uno e dell’altro.

a. Cominciamo con il podestà.

Qualunque ambasciatore o messaggero è inviolabile:.........................................................................................................................

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Capitolo V 21

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b. Vediamo adesso di mettere in chiaro l’opinione e le motivazioni del conte Attilio.

Un ambasciatore o un messaggero può essere percosso e bastonato:

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22Capitolo VI

Obiettivod’apprendimento 1 I REGISTRI LINGUISTICI

Il dialogo tra don Rodrigoe fra Cristoforo

Nel dialogo tra don Rodrigo e padre Cristoforo (rr. 1-120) abbiamo un esempiotipico di registro linguistico alto e formale. I due personaggi cioè usano unlinguaggio colto e ufficiale, che caratterizza il rapporto fra due persone non inconfidenza, in una relazione gerarchica di potere: da una parte il nobile e pre-potente signorotto rappresentante della classe nobiliare, dall’altra un umilefrate che però ha l’autorevolezza sociale e morale della condizione religiosa edell’appartenenza a un ordine ecclesiastico influente come quello dei cappucci-ni. Inoltre, l’argomento dibattuto è particolarmente delicato e conflittuale: ilmatrimonio di Renzo e Lucia cui don Rodrigo si oppone.

Vogliamo adesso riscrivere la pagina di Manzoni, adottando un diverso regi-stro linguistico: quello colloquiale, tipico fra persone in rapporto di confiden-za o consuetudine. Per fare questo, dobbiamo immaginare una situazione e un rapporto diversofra i due protagonisti. Ad esempio: don Rodrigo ha un amico affezionato e di animo leale, che sapen-do della questione intende discuterne con lui. Lo chiameremo Antonio. Eambientiamo il dialogo ai nostri giorni, per semplificare l’espressione linguistica.

Antonio: Senti, Rodrigo. Mi hannodetto che ci sei tu dietro aquella storia del matrimonioimpedito fra quei due conta-dini. Non so se sia vero, main ogni caso, visto che tibasta dire una parola perrisolvere tutto e che si trattadi una violenza e di un’ingiu-stizia…

Rodrigo: Antonio, quando avrò biso-gno del tuo consiglio, verrò achiedertelo. E non insegnar-mi come devo comportarmi,potrei offendermi.

Antonio: Scusami, non volevo irritar-ti. Mi sono espresso male.Solo che mi pare che ancheda un punto di vista morale,e religioso, prendersela condue persone umili come queigiovani…

Rodrigo: Antonio, siamo amici damolto tempo. Ma se continuia ficcare il naso nei miei affa-ri, potrei dimenticarmene.

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Capitolo VI 23

Prosegui tu il dialogo, per almeno altre quattro battute.

Battuta 1. Antonio

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Battuta 2. Rodrigo

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Battuta 3. Antonio

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Battuta 4. Rodrigo

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Obiettivod’apprendimento 2 LA DESCRIZIONE DI INTERNI

La casa di Tonio

In un romanzo realistico, un ruolo importante è occupato dagli spazi, esternie interni, in cui si svolge la vicenda, che vengono descritti con precisione eattenzione perché determinano atmosfere e spiegano atteggiamenti e azioni deipersonaggi. Per quanto riguarda gli spazi interni, abbiamo già letto un esempiosignificativo nel cap. III (rr. 128-139), con la descrizione dello studio di Azzecca-garbugli, che riportiamo:

Era questo uno stanzone, su tre pareti del quale eran distribuiti i ritratti de’ dodiciCesari; la quarta, coperta da un grande scaffale di libri vecchi e polverosi: nel mezzo,una tavola gremita d’allegazioni, di suppliche, di libelli, di gride, con tre o quattro seg-giole all’intorno, e da una parte un seggiolone a braccioli, con una spalliera alta e qua-drata, terminata agli angoli da due ornamenti di legno, che s’alzavano a foggia dicorna, coperta di vacchetta, con grosse borchie, alcune delle quali, cadute da grantempo, lasciavano in libertà gli angoli della copertura, che s’accartocciava qua e là. Ildottore era in veste da camera, cioè coperto d’una toga ormai consunta, che gli avevaservito, molt’anni addietro, per perorare, ne’ giorni d’apparato, quando andava aMilano, per qualche causa d’importanza.

La descrizione si articola secondo alcuni criteri generali:a. sguardo generale sulla struttura dello spazio;b. individuazione degli oggetti significativi, nel loro aspetto esteriore e nel

loro significato per identificare la natura del personaggio;c. descrizione del personaggio.

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24 Capitolo VI

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole che ti sembrano opportune.

Meno circostanziata e precisa è, in questo capitolo, la descrizione della cucina nell’umile casadella famiglia di Tonio, quando Renzo vi si reca per invitarlo all’osteria e cercarne la compli-cità: il Narratore si limita a un rapido cenno, con la polenta sul fuoco e la famiglia riunita intor-no alla tavola (rr. 312-330). Noi cercheremo adesso di “completare” questa pagina, soffer-mandoci a descrivere l’ambiente generale e i dettagli particolari di un interno di casa popola-re e contadina.

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Capitolo VI 25

Immaginiamo allora che la casa di Tonio sia quella rappresentata nell’illustrazione a lato.Partendo dal modello prima indicato (caratteristiche dello spazio - oggetti significativi - personaggi ),e modificandolo e arricchendolo con quanto ti sembri opportuno, descrivi lo spazio raffigu-rato.

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26Capitolo ICapitolo VII

Obiettivod’apprendimento 1 FABULA E INTRECCIO

Una giornata di imbrogliDal momento in cui fra Cristoforo lascia la casa di Lucia, l’intero capitolo VII èdedicato alla progettazione e ai preparativi di due “imprese segrete”: da un latoil matrimonio a sorpresa, dall’altro il rapimento di Lucia. Nelle pagine che noileggiamo, le due vicende si intrecciano nello spazio e nel tempo, con sovrap-posizione di personaggi e di azioni; ma naturalmente l’Autore ha dovuto primaorganizzarle e ordinarle in modo schematico e logico perché potessero “funzio-nare” nella narrazione.

Adesso noi intendiamo metterci proprio dal punto di vista dell’Autore, nella fase di ideazionee progettazione della vicenda: ne ricostruiamo dunque la fabula, riportando in modo ordinatogli avvenimenti nella seguente tabella:

Matrimonio a sorpresa Rapimento di Lucia

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Pomeriggiodel 9 novembre

Giornatadel 10 novembre

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Capitolo VII 27

Obiettivod’apprendimento 2 IL LINGUAGGIO ORALE

No, no, per amor del cielo...!Quando si vuole riprodurre per scritto le battute di un dialogo orale, bisognafar uso di strumenti linguistici particolari, che rispecchino la realtà espressi-va del parlato. Quindi si modifica la sintassi, si ricorre a molti modi di dire,si fa uso della punteggiatura per dare il senso dei toni con cui i personaggi pro-nunciano determinate frasi. Una importanza specifica assume in questo casol’uso delle pause, rese solitamente con i puntini di sospensione.

I puntini di sospensione svolgono due funzioni principali:a. il personaggio fa una pausa nel parlare alla ricerca di una espressione, o per

sottolineare quanto ha appena detto, o perché sopraffatto da un’emozione;b. la pausa sottintende delle parole o suggerisce delle precisazioni che l’inter-

locutore può ben intuire senza bisogno che vengano espresse.

In questo capitolo ne abbiamo vari esempi, fin dalle prime pagine.

a. Alle rr. 17-18, Renzo, alla notizia del comportamento offensivo di donRodrigo con fra Cristoforo, esclama:

«vorrei sapere che ragioni ha dette quel cane, per sostenere… per sostenere che lamia sposa non dev’essere la mia sposa.»

Qui la sospensione sta a indicare l’indignazione e la rabbia di Renzo, sottoli-neando l’iniqua assurdità della posizione di don Rodrigo, e allo stesso tempoesprime la ricerca di Renzo della giusta espressione di tale pensiero.

b. Alle rr. 33-34, fra Cristoforo così tenta di calmare Renzo:

«Ma, pazienza! È una magra parola, una parola amara, per chi non crede; ma tu...!»

In questo caso, i puntini di sospensione lasciano intendere che, secondo fraCristoforo, Renzo ha una fede profonda che dovrebbe permettergli di trovareforza nella pazienza. E quindi, potremmo completare così la frase:

«Ma, pazienza! È una magra parola, una parola amara, per chi non crede; ma tu, cheinvece credi, abbi pazienza!»

Tra le sospensioni presenti alle rr. 46-77, scegline tre, commentale e, dove possibile, com-pletale.

1. …………............................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

2. …………............................................................................................................................................................

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28 Capitolo VII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole, i pensieri e le didascalie cheti sembrano opportuni.

3. …………............................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

Obiettivod’apprendimento 3 IL RACCONTO E I TEMPI VERBALI

Renzo all’osteriaUna storia può essere narrata al passato, al presente, e (più raramente) al futuro. A secon-da del tempo verbale prescelto, cambia naturalmente l’effetto che il racconto ha sul lettore. Manzoni alterna il racconto al passato con quello al presente: molto più frequente il primo,più raro e quindi con scopi particolari il secondo (lo vedrai bene nel prossimo capitolo).Per rendercene conto, abbiamo riportato qui di seguito le rr. 332-355, togliendo però le vociverbali esplicite. Integra tu il testo, poi confrontalo con l’originale e commenta brevementequali differenze ti sembra di poter cogliere.

Quando Renzo e i due compagni …………........... all’osteria, vi …………........... quel tale già pian-

tato in sentinella, che …………........... mezzo il vano della porta, appoggiato con la schiena a

uno stipite, con le braccia incrociate sul petto; e …………........... e …………..........., a destra e a

sinistra, facendo lampeggiare ora il bianco, ora il nero di due occhi grifagni. Un berretto piat-

to di velluto chermisi, messo storto, gli …………........... la metà del ciuffo, che, dividendosi sur

una fronte fosca, …………….., da una parte e dall’altra, sotto gli orecchi, e …………...........

in trecce, fermate con un pettine sulla nuca. …………........... sospeso in una mano un grosso

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Capitolo VII 29

didascalia:

……….…............................................................

........................................................................

................................................………….............

randello; arme propriamente, non ne …………........... in vista; ma, solo a guardargli in viso, anche

un fanciullo …………........... che …………........... averne sotto quante ce ne …………........... stare.

Quando Renzo, …………........... innanzi agli altri, …………........... lì per entrare, colui, senza sco-

modarsi, lo …………........... fisso fisso; ma il giovine, intento a schivare ogni questione, come

suole ognuno che abbia un’impresa scabrosa alle mani, non …………........... vista d’accorgerse-

ne, non …………........... neppure: fatevi in là; e, rasentando l’altro stipite, …………........... per isbie-

co, col fianco innanzi, per l’apertura lasciata da quella cariatide. I due compagni …………...........

far la stessa evoluzione, se …………........... entrare. Entrati, …………........... gli altri, de’ quali

…………........... già sentita la voce, cioè que’ due bravacci, che seduti a un canto della tavola,

…………........... alla mora, gridando tutt’e due insieme (lì, è il giuoco che lo richiede), e mescen-

dosi or l’uno or l’altro da bere, con un gran fiasco ch’era tra loro. Questi pure …………...........

fisso la nuova compagnia; e un de’ due specialmente, tenendo una mano in aria, con tre ditac-

ci tesi e allargati, e avendo la bocca ancora aperta, per un gran «sei» che n’…………........... scop-

piato fuori in quel momento, …………........... Renzo da capo a piedi; poi …………........... d’occhio al

compagno, poi a quel dell’uscio, che …………........... con un cenno del capo. Renzo insospettito

e incerto …………........... ai suoi due convitati, come se …………........... cercare ne’ loro aspetti un’in-

terpretazione di tutti que’ segni: ma i loro aspetti non …………........... altro che un buon appetito.

Differenze: ….......................................................................................................................................................

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30Capitolo VIII

Obiettivod’apprendimento 1 IL NARRATORE

La notte degli imbrogli

La notte degli imbrogli, episodio che occupa l’intero capitolo, è un momento particolarmenteconcitato, confuso e complicato nella storia di Renzo e Lucia: si intrecciano momenti e azio-ni diverse, il cui significato sfugge persino ai protagonisti. Solo un narratore esterno e onni-sciente è in grado di tenere insieme le “fila” del racconto, permettendo a noi lettori di capiresubito che cosa stia succedendo.

Ben diversa sarebbe stata la narrazione se a farcela fosse stato un narratore interno, cioèuno dei personaggi direttamente coinvolti negli avvenimenti. È quello che cercheremo ora di fare, raccontando la notte degli imbrogli come se vi avessi-mo effettivamente partecipato nei panni di uno a scelta degli “attori”.Puoi scegliere tu. Ma, per avviare il lavoro, ti consigliamo uno dei seguenti “narratori”:a. uno dei paesani svegliato nella notte dai rintocchi delle campaneb. uno dei bravi impegnati con il Griso nel tentato rapimento di Luciac. il ragazzino Menico

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Capitolo VIII 31

Obiettivod’apprendimento 2 PARATASSI E IPOTASSI

L’oratoria di fra Cristoforo

Nel discorso di congedo da Renzo e Lucia (rr. 524-545), fra Cristoforo mostraancora una volta l’abilità e l’efficacia del suo modo di parlare: con frasi brevi echiare sa esprimere i concetti fondamentali e dare le indicazioni necessarie. Perfare questo, e soprattutto nel parlato e con persone semplici, ricorre evidente-mente all’uso della coordinazione (paratassi): periodi concisi, con frasi quasitutte all’indicativo e legate da rapporti semplici di causa ed effetto, di analogia,di contrapposizione. Ragioniamo ad esempio sulle prime frasi (rr. 524-526):

«Dopo di ciò,» continuò egli, «vedete bene, figliuoli, che ora questo paese non è sicu-ro per voi. È il vostro; ci siete nati; non avete fatto male a nessuno; ma Dio vuol così.»

La struttura del periodo è molto semplice e chiara: una principale più unaoggettiva, e poi tre principali coordinate più una coordinata avversativa. La“comunicazione” è così immediata, anche se non chiarisce tutto e lascia sottin-tesi e allusioni.Se volessimo invece dare maggiori spiegazioni dovremmo usare di più la subor-dinazione, o aggiungere congiunzioni, avverbi, connettivi, ecc.; rispetto al testoche abbiamo appena citato come esempio, potremmo avere questa soluzione:

«Dopo quanto è successo stanotte» continuò egli, «vedete bene che ora questo paesenon è sicuro per voi. È il vostro perché ci siete nati, perché ci avete vissuto e perchéavete qui i vostri affetti, la vostra casa e il vostro lavoro; non avete fatto male a nes-suno, e quindi avreste diritto a restarci; ma Dio vuol così, nel suo imperscrutabiledisegno che prevede anche queste disgrazie.»

Naturalmente, ognuno di noi potrebbe intervenire con diverse versioni e inte-grazioni.

Prosegui tu la riscrittura del discorso (rr. 526-545), integrando le parti lasciate in bianco:

«È una prova, figliuoli, che ………….........………….........………….. con pazienza, con fiducia in

………….........………….........………….., senza odio verso ………….........………….........………….., e

siate sicuri che verrà un tempo in cui vi troverete contenti di ciò che ora accade. Io ho

pensato a trovarvi un rifugio, per questi primi momenti, sperando che

………….........………….........……………...................………….........…………..………..; a ogni modo, Dio vi

provvederà, per il vostro meglio; e io certo farò in modo di non mancare alla grazia che mi

fa, scegliendomi per suo Ministro, nel servizio di voi suoi poveri tribolati. Voi,» continuò vol-

gendosi alle due donne, «troverete ………….........………….........………….. a ***. Il posto offre due

vantaggi: .........................................................................................................................................................…

……….........…………..………….........………….........…………..………….........………….........…………..………

….........………….........…………..………….........………….........…………..………….........………….........………

Cercate ………….........………….........………….., e quando vi sarete arrivate fate chiamare il padre

guardiano, dategli questa lettera: ………..............................................................................................…

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32 Capitolo VIII

………….........………….........………...............................................…..……….........…………..………….........…

E anche tu, il mio Renzo, anche tu devi metterti, per ora, in salvo dalla rabbia degli altri che

……….........…………..………….........………….........…………..………….........………….........…………..………

….........………….........…………..………….........………….........…………..………….........…………..........………

e dalla tua, che ......…………..………….........……................................................................……..........………

Porta questa lettera al padre Bonaventura da Lodi, nel nostro convento di Porta Orientale in

Milano. Egli ti farà da padre: ................……......................................................................................………

….........…………...…………..………….........………….........…………..…………..........…………...............………,

per fin che tu non possa tornare a viver qui tranquillamente. Andate alla riva del lago, vicino

allo sbocco del Bione». È un torrente a pochi passi da Pescarenico. «Lì vedrete un battello

fermo: direte ‘barca!’, come si usa quando si vuole traghettare, e ....................................................

….........………….........…………..………….........………….........…………..………….........…………..........………

….........…………...........……… dove troverete un baroccio che vi condurrà addirittura fino a ***».

Obiettivod’apprendimento 3 IL PUNTO DI VISTA

L’addio ai montiIl capitolo si chiude con la silenziosa traversata notturna del lago da parte diRenzo, Lucia e Agnese in fuga (rr. 603-640). Il doloroso e commovente commia-to dal paese natio viene espresso dal Narratore attraverso i pensieri di Lucia,

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

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Capitolo VIII 33

che egli interpreta ed esprime con sensibilità: «Di tal genere, se non tali appun-to, erano i pensieri di Lucia» (r. 638).E subito dopo aggiunge: «e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini»,cioè di Renzo e di Agnese, «mentre la barca gli andava avvicinando alla rivadestra dell’Adda».

Immaginando allora di essere noi il narratore, e di scegliere come interprete, come “punto divista” dell’allontanamento dal paese, uno degli altri due protagonisti, scriviamo, anche solosotto forma di appunti e concetti, quello che potrebbe essere l’Addio ai monti di Renzo o diAgnese.

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didascalia:

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34Capitolo ICapitoli IX-X

Obiettivod’apprendimento 1 STORIA E INVENZIONE

La monaca di Monza

Nella trama dei Promessi Sposi l’Autore affianca a personaggi inventati (Renzo, Lucia, donAbbondio, ecc.) altre figure che sono invece realmente esistite: fra queste, abbiamo già conosciu-to padre Cristoforo, e ora la monaca di Monza, che riprende l’esperienza storica della giovanenobile milanese Maria Virginia de Leyva, figlia di uno dei più potenti notabili nella Milano del ’600.

Nell’inserire questi personaggi reali nella sua vicenda, Manzoni modifica però alcuni dati etratti reali per adattarli alla trama e allo spirito del suo romanzo.Verifichiamo dunque in che modo il Narratore è intervenuto sulla figura storica di Virginia deLeyva nella “costruzione” del personaggio di Gertrude.Qui di seguito riportiamo una biografia essenziale della nobildonna milanese: individua e riscri-vi prima i dati ripresi da Manzoni, e poi quelli da lui tralasciati o modificati.

Biografia di Marianna di Leyva - suor Virginia

Nasce a Milano nel 1565 da Virginia Marino e da Martino de Leyva, signore di Monza e tra i mas-

simi potenti milanesi del tempo. Passa l’infanzia nella casa del nonno materno insieme ai genito-

ri. La madre di Marianna muore di peste nel 1576.

Essendo il padre impegnato in campagne militari, viene educata dalla zia paterna Marianna Stampa

e dalla zia materna Clara Tornello.

Nel 1588 il padre si risposa in Spagna e non avrà più legami con la città di Milano, dove non farà

più ritorno. Intanto Marianna, all’età di tredici anni, subisce dalla famiglia pressioni per farsi

monaca ed entra nel noviziato di Santa Margherita di Monza.

Il 12 settembre 1591 Marianna compie la Professione e diventa Suor Virginia Maria.

Nel 1597 diventa responsabile dell’educande e in quanto “signora” di Monza esercita autorità feu-

dale sulla cittadina e gode di ampia libertà nel convento.

Attraverso un’educanda, una certa Isabella degli Postesi, conosce il giovane nobiluomo Giovanni

Paolo Osio, che viveva in una casa confinante con il convento.

Nel 1597 viene ucciso il guardiano a Monza dei de Leyva e di questo assassinio viene incolpato

Giovanni Paolo Osio. Il giovane cerca di contattare suor Virginia che, in quanto signora di Monza,

amministra anche la giustizia, ma la donna lo fa arrestare.

Osio riesce a fuggire. Poi, per intercessione di molti e su pressioni della superiora, ottiene la gra-

zia e fa ritorno nella sua casa di Monza. L’ira della monaca è ormai spenta e lei comincia a sentir-

si attratta da quell’uomo; tra i due inizia uno scambio di lettere.

Il giorno di Natale del 1599 Osio riesce a entrare per la prima volta nel convento: iniziano così i

frequenti incontri tra i due amanti, con la complicità di altre suore e amiche.

Nell’autunno del 1603 Virginia rimane incinta di una bambina che nascerà l’8 agosto 1604.

Questa bimba verrà chiamata Alma Francesca Margherita e vivrà con il padre che la legittimerà

dicendo di averla avuta da una certa Isabella da Meda. Per stare vicino alla figlia, la monaca uscirà

molto spesso dal convento, mentre altre volte sarà la bambina a entrarvi.

L’anno successivo la situazione comincia a precipitare. La conversa Caterina da Meda, in occasio-

ne della visita di un Monsignore, vuole rivelare la relazione della monaca. Qualche giorno prima

della visita, Caterina viene chiusa per punizione in una stanza su ordine di suor Virginia, e viene

uccisa dall’Osio con tre colpi in testa: il corpo viene nascosto nel pollaio mentre si apre un buco

nel muro per far credere a una sua fuga.

Nell’autunno del 1606 le voci sull’irregolarità del convento si fanno sempre più frequenti. Di tutta

questa storia incomincia ad arrivare voce anche a Milano, soprattutto al governatore, e nel 1607

l’Osio viene arrestato e incarcerato a Pavia, da dove riesce comunque a fuggire.

A novembre del 1607 inizia il processo a Paolo Osio.

Nel frattempo viene trovata anche la testa di Caterina nel pozzo e i suoi resti nella casa dell’Osio.

Il 22 dicembre suor Virginia viene interrogata e ammette la relazione con Gian Paolo Osio e l’o-

micidio, ma incolpa di tutto l’uomo. Il 25 febbraio l’uomo viene condannato in contumacia alla

forca e alla confisca dei beni. In seguito verrà ucciso a tradimento nei sotterranei del palazzo di un

suo amico.

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Capitoli IX-X 35

Obiettivod’apprendimento 2 LA TRAMA

Le scelte di Gertrude

Il 27 novembre 1607 inizia il processo a suor Virginia. La donna si difende con la tesi della nullità

dei voti e sostenendo che potenze diaboliche avevano esercitato su di lei una forza irresistibile.

Il 18 maggio 1608 viene letta la sentenza di colpevolezza per la monaca e viene condotta nel con-

vento milanese di S. Valeria per essere murata a vita in una cella.

Il 25 settembre 1622, dopo 14 anni di segregazione, suor Virginia esprime il suo pentimento e può

uscire dalla cella dov’era stata murata. Condurrà vita esemplare di penitenza, ignota al mondo, fino

alla morte, sopraggiunta il 7 gennaio 1650.

Elementi in comune fra la biografia di Gertrude e quella di suor Virginia

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Elementi differenti fra la biografia di Gertrude e quella di suor Virginia

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Il dramma psicologico di Gertrude è quello di soccombere al volere del padre, della famigliae delle convenzioni sociali. Non riesce a esprimere i propri desideri né la propria personalità,e soprattutto non riesce mai a “dire di no”, accettando man mano tutte le situazioni che laportano a una vita infelice e poi colpevole: «faceva tristamente il conto dell’occasioni, che lerimanevano ancora di dir di no; e prometteva debolmente e confusamente a se stessa che,in questa, o in quella, o in quell’altra, sarebbe più destra e più forte» (cap. X, rr. 293-296).

Attribuiamo noi a Gertrude la forza di carattere, la forza di “dir di no” che Manzoni non le haconcesso. Fra le situazioni che ti proponiamo qui di seguito, scegline una e riscrivila modifi-cando però la trama, e cioè immaginando che la protagonista riesca a dichiarare il propriopensiero liberamente, e accennando quindi al conseguente sviluppo della vicenda.

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36 Capitoli IX-X

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Situazione 1: Gertrude si reca al convento di Monza per chiedere di esservi ammessa comemonaca di clausura.Situazione 2: Gertrude sostiene l’esame della vocazione con il padre vicario delle monache.Situazione 3: Gertrude rifiuta le peccaminose profferte di Egidio.

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Obiettivod’apprendimento 3 LA DESCRIZIONE DI PERSONE

Il ritratto di GertrudeNel capitolo IX, alle rr. 110-137, abbiamo uno dei più celebri “ritratti” delromanzo: nel descriverci la figura, e soprattutto il volto della monaca di Monza,l’Autore offre un prezioso modello di descrizione fisica e psicologica di una per-sona.

didascalia:

……….…............................................................

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Capitoli IX-X 37

Seguiamo nell’ordine di scrittura la costruzione di questo ritratto.1. prima impressione generale: una sensazione di bellezza, ma d’una bellez-

za sbattuta, sfiorita;2. la “cornice” del volto: il velo, le bende, il soggolo, lo scollo del saio;3. le varie parti del viso, e i gesti volontari e involontari: la fronte, gli occhi,

le gote, le labbra; le contrazioni, gli sguardi;4. le sensazioni che suggerisce all’osservatore: richiesta d’affetto, sofferenza,

odio, orgoglio, preoccupazione, mistero, ecc.

Seguendo il modello e lo schema di Manzoni, prova a fare il “ritratto” per scritto di uno deivolti riprodotti nelle illustrazioni.

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38Capitolo ICapitolo XI

Obiettivod’apprendimento 1 IL RIASSUNTO

Don Rodrigo e il GrisoPer ridurre l’estensione di un testo, per individuare e ordinare i dati essenzialidi una situazione, per ideare diverse versioni e possibilità di una trama narra-tiva, o di qualunque altro tipo di testo, possiamo ricorrere alla tecnica del rias-sunto.

Proviamo ad applicare tale tecnica alla prima parte del capitolo XI dei PromessiSposi. Cominciamo noi, realizzando un riassunto molto breve e sintetico (30parole):

Don Rodrigo, saputo del fallito rapimento di Lucia, scopre il suo rifugio al convento diMonza e riprende, con l’aiuto del Griso, i suoi delittuosi progetti ai danni della giovane.

Obiettivod’apprendimento 2 IL TESTO INFORMATIVO

Renzo a MilanoAlle rr. 330-348 Renzo, avvicinandosi a Milano, chiede informazioni a un pas-sante per raggiungere il convento dei cappuccini indicatogli da fra Cristoforo.La risposta del passante è un esempio di testo informativo essenziale e con-creto; egli indica a Renzo le strade da percorrere e i punti di riferimentoessenziali:

«siete fortunato, bravo giovine; il convento che cercate è poco lontano di qui.Prendete per questa viottola a mancina: è una scorciatoia: in pochi minuti arriveretea una cantonata d’una fabbrica lunga e bassa: è il lazzeretto; costeggiate il fossato chelo circonda, e riuscirete a porta orientale. Entrate, e, dopo tre o quattrocento passi,vedrete una piazzetta con de’ begli olmi: là è il convento: non potete sbagliare.»

Adesso tocca a te realizzare un riassunto più ampio, compreso fra le 80 e le 100 parole,dello stesso spezzone del capitolo (rr. 1-297):

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…………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

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Immagina adesso, facendo uso della cartina del centro di Milano riportata nella pagina a lato,di essere tu a incontrare Renzo, ai giorni d’oggi, in piazza Oberdan: il giovane ti chiede la stra-da per raggiungere piazza della Scala.

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Obiettivod’apprendimento 3 I PERSONAGGI E I SENTIMENTI

I turbamenti del giovane RenzoNella costruzione dei personaggi è importante saper attribuire loro dei senti-menti specifici, e naturalmente saperli esprimere, direttamente o attraverso leloro parole, azioni, reazioni e relazioni con gli altri.Un conciso ed efficace modello è il brano alle rr. 309-318 di questo capitolo:

Dopo la separazione dolorosa che abbiam raccontata, camminava Renzo da Monzaverso Milano, in quello stato d’animo che ognuno può immaginarsi facilmente.Abbandonar la casa, tralasciare il mestiere, e quel ch’era più di tutto, allontanarsi daLucia, trovarsi sur una strada, senza saper dove anderebbe a posarsi; e tutto per causadi quel birbone! Quando si tratteneva col pensiero sull’una o sull’altra di queste cose,s’ingolfava tutto nella rabbia, e nel desiderio della vendetta; ma gli tornava poi inmente quella preghiera che aveva recitata anche lui col suo buon frate, nella chiesa diPescarenico; e si ravvedeva: gli si risvegliava ancora la stizza; ma vedendo un’imma-gine sul muro, si levava il cappello, e si fermava un momento a pregar di nuovo: tantoche, in quel viaggio, ebbe ammazzato in cuor suo don Rodrigo, e risuscitatolo, alme-no venti volte.

Fornisci a Renzo, in termini semplici e colloquiali, le tue indicazioni per recarsi da piazzaOberdan a piazza della Scala:

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40 Capitolo XI

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole, i pensieri e le didascalie cheti sembrano opportuni.

Comincia ad analizzare il testo, rispondendo alle seguenti domande:

a. Il sentimento di Renzo verso don Rodrigo è costante o temporaneo?

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b. Che importanza ha questo sentimento nel romanzo?

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c. Come si manifesta tale sentimento?

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d. Quali conseguenze ha tale sentimento nella vicenda di Renzo e degli altri personaggi?

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e. Quale atteggiamento ha l’Autore rispetto a questo sentimento di Renzo?solidarietà e approvazione comprensione critica e condanna

Adesso, usando gli stessi elementi o modificandoli, scrivi tu lo stato d’animo di un personag-gio a scelta, in questo stesso momento della storia:

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didascalia:

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Capitolo XI 41

Obiettivod’apprendimento 4 L’IRONIA

Ridere sotto i baffiUno degli strumenti espressivi più usati da Manzoni è l’ironia, cioè l’umori-smo sottile con cui critica tanti aspetti della vita sociale e privata dei suoi per-sonaggi.L’ironia consiste propriamente nel dire una cosa lasciando intendere il suocontrario. Quando ad esempio, alla r. 62, il Narratore esclama due volte«Povero Griso!», sembra esprimere una solidarietà con il losco bravo per i rim-proveri da lui ingiustamente subiti da parte di don Rodrigo. Ma si tratta ovvia-mente di un’affermazione assurda, in quanto le azioni commesse dal Grisosono del tutto malvagie; il pensiero del Narratore è dunque di condanna e cen-sura, e l’espressione ironica sostituisce quella più letterale di «Griso maledet-to!», o simili.

Riportiamo alcune espressioni ironiche prese dal capitolo. Sostituiscile con espressioni diret-tamente corrispondenti al pensiero del Narratore.1. (rr. 96-97) Venne intanto la colazione, la quale non interruppe il discorso d’un affare di quel-l’importanza:

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2. (rr. 99-100) non poteva tenersi di non ridere sotto i baffi, di quella bella riuscita:

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3. (r. 223) Ma ci sono degli uomini privilegiati che li contano a centinaia (di amici):

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42Capitolo ICapitoli XII-XIII

Obiettivod’apprendimento 1 L’ARTICOLO DI GIORNALE

I tumulti di San MartinoI capitoli XII e XIII sono interamente dedicati ai “tumulti di San Martino”, cioèalla rivolta popolare in Milano contro il rincaro del pane: prima Manzoni espo-ne i motivi storici, sociali ed economici che hanno portato alla situazione ditensione, poi ne descrive lo sviluppo reale, infine lo racconta attraverso la par-tecipazione diretta di Renzo agli avvenimenti.

Questa parte del romanzo ci offre l’occasione per una riscrittura “giornalistica”del testo. Immaginiamo di essere i redattori della «Gazzetta di Milano» che sulgiornale del 12 novembre riferiscono i fatti ai loro lettori. Sulla prima paginacompariranno allora tre diversi articoli:

1. articolo centrale, di cronaca e informazione sull’accaduto;

2. articolo di fondo, di commento e spiegazione sull’accaduto;

3. intervista a una delle persone coinvolte.

Possiamo impostare la pagina secondo questo schema:

LA GAZZETTA DI MILANOSabato 12 Novembre 1628

Una rivoltaannunciata

Second’anno di raccoltascarsa nel milanese. Nelloscorso, le provvisioni rima-ste degli anni addietrohanno supplito, fino a uncerto segno al difetto; e lapopolazione è giunta, nonsatolla né affamata, ma,certo, affatto sprovveduta,alla messe di quest’anno.Ora, questa messe tantodesiderata è ancor più mise-ra della precedente, in parteper maggior contrarietàdelle stagioni (e queste nonsolo nel milanese, ma in unbuon tratto di paese circon-vicino); in parte per colpadegli uomini. Il guasto e losperperìo della guerra è tale,che, nella parte dello statopiù vicina ad essa, moltipoderi più dell’ordinariorimangono incolti e abban-donati da’ contadini, i quali,in vece di procacciar collavoro pane per sé e per glialtri, son costretti d’andaread accattarlo per carità.

I TUMULTI DI SAN MARTINO

Stamane, mentre sul far del giorno uscivanodalle botteghe de’ fornai i garzoni che andava-no a portare il pane, Milano s’è accesa comeuna polveriera.Branchi di genti affamate han assalito le gerledel pane: quante incontrate, tante svaligiate. Enon c’è stato neppur bisogno di dar l’assalto aiportatori: quelli che, per loro disgrazia, si tro-vavano in giro, vista la mala parata, posavanovolontariamente il carico, e via a gambe. Contutto ciò, coloro che rimanevano a denti sec-chi, erano senza paragone i più; anche conquistatori non eran soddisfat-ti di prede così piccole, e, mescolati poi con gli uni e con gli altri, c’erancoloro che avevan fatto disegno sopra un disordine più co’ fiocchi. «Alforno! al forno!» si grida.

«Sono rovinato, mi hanno saccheggiato il forno»Intervista al padrone del forno delle grucce

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Scriviamo adesso i tre articoli, di diversa natura.

Articolo 1 (testo informativo): I TUMULTI DI SAN MARTINO

Occhiello:

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Testo:

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Capitoli XII-XIII 43

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44 Capitoli XII-XIII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

didascalia:

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didascalia:

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Articolo 2 (testo argomentativo): Una rivolta annunciata

Occhiello:

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Testo:

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Capitoli XII-XIII 45

Articolo 3 (intervista): «Sono rovinato, mi hanno saccheggiato il forno»

Occhiello: Intervista al padrone del forno delle grucce

Testo:

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46Capitolo ICapitolo XIV

Obiettivod’apprendimento 1 PRENDERE APPUNTI

I discorsi di RenzoPrendere appunti significa saper cogliere e annotare in modo sintetico leinformazioni e i concetti principali di un testo, orale o scritto che sia, e ren-derli così disponibili per operazioni di apprendimento, di riflessione, di discus-sione, di riscrittura.Il capitolo XIV offre uno spunto interessante per esercitare questa tecnica: ildiscorso di Renzo per strada ai popolani di Milano, alla fine dei tumulti (rr. 47-102).Vediamone un esempio, riferito alla prima parte dell’arringa di Renzo ai pas-santi (rr. 47-57):

«signori miei!» gridò, in tono d’esordio: «devo dire anch’io il mio debol parere? Il miodebol parere è questo: che non è solamente nell’affare del pane che si fanno delle bric-conerie: giacché oggi s’è visto chiaro che, a farsi sentire, s’ottiene quel che è giusto;bisogna andar avanti così, fin che non si sia messo rimedio a tutte quelle altre scelle-ratezze, e che il mondo vada un po’ più da cristiani. Non è vero, signori miei, che c’èuna mano di tiranni, che fanno proprio al rovescio de’ dieci comandamenti, e vannoa cercar la gente quieta, che non pensa a loro, per farle ogni male, e poi hanno sem-pre ragione? anzi quando n’hanno fatta una più grossa del solito, camminano con latesta più alta, che par che gli s’abbia a rifare il resto? Già anche in Milano ce nedev’essere la sua parte.»

Appunti– Le ingiustizie sono molte, non solo il prezzo del pane. – Bisogna che il popolo continui a protestare come ha fatto oggi, per far anda-

re meglio le cose.– Ci sono dei signori prepotenti che commettono ingiustizie contro degli inno-

centi, e vanno in giro impuniti e più arroganti di prima.– Ce ne sono anche a Milano.

«Lo dicevo io,» riprese Renzo: «già le storie si raccontano anche da noi. E poi la cosaparla da sé. Mettiamo, per esempio, che qualcheduno di costoro che voglio dir io stiaun po’ in campagna, un po’ in Milano: se è un diavolo là, non vorrà esser un angioloqui; mi pare. Dunque mi dicano un poco, signori miei, se hanno mai visto uno di que-sti col muso all’inferriata. E quel che è peggio (e questo lo posso dir io di sicuro), è chele gride ci sono, stampate, per gastigarli: e non già gride senza costrutto; fatte benis-simo, che noi non potremmo trovar niente di meglio; ci son nominate le bricconeriechiare, proprio come succedono; e a ciascheduna, il suo buon gastigo. E dice: sia chisi sia, vili e plebei, e che so io. Ora, andate a dire ai dottori, scribi e farisei, che vi fac-ciano far giustizia, secondo che canta la grida: vi dànno retta come il papa ai furfan-ti: cose da far girare il cervello a qualunque galantuomo. Si vede dunque chiaramen-te che il re, e quelli che comandano, vorrebbero che i birboni fossero gastigati; manon se ne fa nulla, perché c’è una lega. Dunque bisogna romperla; bisogna andardomattina da Ferrer, che quello è un galantuomo, un signore alla mano; e oggi s’èpotuto vedere com’era contento di trovarsi con la povera gente, e come cercava di sen-tir le ragioni che gli venivan dette, e rispondeva con buona grazia. Bisogna andar daFerrer, e dirgli come stanno le cose; e io, per la parte mia, gliene posso raccontar dellebelle; che ho visto io, co’ miei occhi, una grida con tanto d’arme in cima, ed era statafatta da tre di quelli che possono, che d’ognuno c’era sotto il suo nome bell’e stampa-

Prendi tu adesso gli appunti rispetto all’altra parte del discorso di Renzo (rr. 59-102).

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Capitolo XIV 47

to, e uno di questi nomi era Ferrer, visto da me, co’ miei occhi:ora, questa grida diceva proprio le cose giuste per me; e un dot-tore al quale io gli dissi che dunque mi facesse render giustizia,com’era l’intenzione di que’ tre signori, tra i quali c’era ancheFerrer, questo signor dottore, che m’aveva fatto veder la grida luimedesimo, che è il più bello, ah! ah! pareva che gli dicessi dellepazzie. Son sicuro che, quando quel caro vecchione sentirà que-ste belle cose; che lui non le può saper tutte, specialmente quel-le di fuori; non vorrà più che il mondo vada così, e ci metterà unbuon rimedio. E poi, anche loro, se fanno le gride, devono averpiacere che s’ubbidisca: che è anche un disprezzo, un pitaffiocol loro nome, contarlo per nulla. E se i prepotenti non voglio-no abbassar la testa, e fanno il pazzo, siam qui noi per aiutarlo,come s’è fatto oggi. Non dico che deva andar lui in giro, in car-rozza, ad acchiappar tutti i birboni, prepotenti e tiranni: sì; civorrebbe l’arca di Noè. Bisogna che lui comandi a chi tocca, enon solamente in Milano, ma per tutto, che faccian le coseconforme dicon le gride; e formare un buon processo addosso atutti quelli che hanno commesso di quelle bricconerie; e dovedice prigione, prigione; dove dice galera, galera; e dire ai pode-stà che faccian davvero; se no, mandarli a spasso, e metterne de’

meglio: e poi, come dico, ci saremo anche noi a dare una mano. E ordinare a’ dotto-ri che stiano a sentire i poveri e parlino in difesa della ragione. Dico bene, signorimiei?»

Appunti

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48 Capitolo XIV

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole che ti sembrano opportune.

Obiettivod’apprendimento 2 LA DESCRIZIONE DI INTERNI

L’osteriaNell’ambito della scrittura descrittiva, un’abilità specifica è quella della descrizio-ne di ambienti chiusi: l’interno di una casa o di qualunque altro edificio, con isuoi oggetti, le sue persone, e le atmosfere che li caratterizzano.Un esempio è quello che ci fornisce Manzoni con l’osteria della luna piena.Cominciamo a rileggere il testo (rr. 148-173):

«Accetterò le vostre grazie,» rispose colui; e andò, come più pratico del luogo, innanzia Renzo, per un cortiletto; s’accostò all’uscio che metteva in cucina, alzò il saliscendi,aprì, e v’entrò col suo compagno. Due lumi a mano, pendenti da due pertiche attacca-te alla trave del palco, vi spandevano una mezza luce. Molta gente era seduta, non peròin ozio, su due panche, di qua e di là d’una tavola stretta e lunga, che teneva quasi tuttauna parte della stanza: a intervalli, tovaglie e piatti; a intervalli, carte voltate e rivoltate,dadi buttati e raccolti; fiaschi e bicchieri per tutto. Si vedevano anche correre berlinghe,reali e parpagliole, che, se avessero potuto parlare, avrebbero detto probabilmente: – noieravamo stamattina nella ciotola d’un fornaio, o nelle tasche di qualche spettatore deltumulto, che tutt’intento a vedere come andassero gli affari pubblici, si dimenticava divigilar le sue faccendole private. – Il chiasso era grande. Un garzone girava innanzi eindietro, in fretta e in furia, al servizio di quella tavola insieme e tavoliere: l’oste era asedere sur una piccola panca, sotto la cappa del cammino, occupato, in apparenza, incerte figure che faceva e disfaceva nella cenere, con le molle; ma in realtà intento a tuttociò che accadeva intorno a lui. S’alzò, al rumore del saliscendi; e andò incontro aisoprarrivati. Vista ch’ebbe la guida, – maledetto! – disse tra sé: – che tu m’abbia a venirsempre tra’ piedi, quando meno ti vorrei! – Data poi un’occhiata in fretta a Renzo, disse,ancora tra sé: – non ti conosco; ma venendo con un tal cacciatore, o cane o lepre sarai:quando avrai detto due parole, ti conoscerò. – Però, di queste riflessioni nulla traspar-ve sulla faccia dell’oste, la quale stava immobile come un ritratto: una faccia pienotta elucente, con una barbetta folta, rossiccia, e due occhietti chiari e fissi.

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Capitolo XIV 49

Analizziamo velocemente i componenti della descrizione:

1. descrizione generale e complessiva: luce fioca, ambiente affollato, disposi-zione di panche e tavole, disordine e confusione;

2. particolare concreto, che induce a una riflessione sociale: la presenza diffu-sa di monete, frutto di borseggi e furti nella giornata di tumulti;

3. presentazione di due figure umane particolari: il garzone e soprattuttol’oste, di cui si definiscono tratti fisici e psicologici, e di cui si interpretano ipensieri.

Osserviamo adesso l’illustrazione qui riprodotta: partendo dal modello di Manzoni, ma adat-tandolo ad essa, fanne la descrizione.

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50Capitolo XV

Obiettivod’apprendimento 1 SEQUENZE E SOTTOSEQUENZE

La scaletta del capitolo

La narrazione nel capitolo XV comprende tre episodi:

1. Renzo viene accompagnato a letto dall’oste (rr. 1-89);

2. l’oste si reca al palazzo di giustizia (rr. 90-202);

3. arresto di Renzo (rr. 203-409).

Sono le tre sequenze principali, organizzate al loro interno in altre sottose-quenze che vanno a comporre la “scaletta” di questa sezione del racconto.La prima sequenza può essere così schematizzata al suo interno:

Sequenza 1: RENZO VIENE ACCOMPAGNATO A LETTO DALL’OSTE

a. rr. 1-26 L’oste aiuta Renzo a recarsi nella sua stanza e a mettersi a letto.b. rr. 27-45 L’oste cerca ancora, inutilmente, di farsi dire il nome da Renzo. c. rr. 46-60 L’oste riesce a farsi pagare la stanza da Renzo.d. rr. 61-89 L’oste abbandona Renzo e si accinge a lasciare l’osteria per recar-

si al palazzo di giustizia.

Sintetizza adesso tu le sottosequenze rispetto agli altri due episodi del capitolo.

Sequenza 2: L’OSTE SI RECA AL PALAZZO DI GIUSTIZIA

a. rr. 90-122

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b. rr. 123-153

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c. rr. 154-202

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Sequenza 3: ARRESTO DI RENZO

a. rr. 203-234

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Capitolo XV 51

b. rr. 235-308

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c. rr. 309-372

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d. rr. 373-409

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Obiettivod’apprendimento 2 IL SAGGIO BREVE

La filosofia dell’oste

Nella prima parte del capitolo (rr. 1-202), personaggio centrale dal punto di vista narrativoe dal punto di vista ideologico è sicuramente l’oste, che con i suoi pensieri, le sue parole e lesue azioni rispecchia una mentalità particolare, una specifica capacità di analizzare la realtàdal punto di vista della propria condizione sociale e della propria morale.Analizza questi aspetti del brano, e scrivi poi un “saggio breve” che, partendo dall’esame deicomportamenti del personaggio, giunga a una sintetica definizione della “filosofia dell’oste” ea un tuo personale giudizio in proposito.

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52 Capitolo XV

Obiettivod’apprendimento 3 I NOMI DEI PERSONAGGI

Lorenzo Tramaglino!

L’intero episodio di Renzo all’osteria della luna piena, e in particolare il momen-to del suo arresto (rr. 203-264), è giocato intorno al suo nome. Questo particola-re ci offre l’opportunità di riflettere sui nomi che vengono scelti dall’Autore peri suoi personaggi. Manzoni, ad esempio, nella prima versione del romanzo avevafatto scelte diverse: Renzo si chiamava Fermo, fra Cristoforo si chiamava fraGaldino, Azzecca-garbugli era il dottor Pettola, e così via.La scelta dei nomi non è cosa banale, e anzi influisce e fa parte della persona-lità del personaggio. D’altronde, sarebbe del tutto indifferente se tu ti chiamassiin altro modo?Nel compiere tale scelta, influiscono fattori tanto coscienti quanto istintivi. Inun racconto realistico, però, diventa importante tener conto del contesto: illuogo e il tempo in cui si svolge l’azione, lo stato sociale dei personaggi, e cosìvia. Ad esempio, nella Lombardia del ’600 Lucia era nome molto popolare e con-tadino, mentre Gertrude era specifico di un ambiente nobiliare e cittadino, oltrea essere di derivazione spagnola, come d’altra parte quello di don Rodrigo, evi-dente conseguenza della dominazione iberica in Italia.L’attenzione e la preoccupazione di Manzoni nella scelta dei nomi dei suoi per-sonaggi è testimoniata in molte lettere ad amici e consiglieri, tra i quali soprat-tutto lo scrittore Tommaso Grossi.

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e i pensieri che ti sembranoopportuni.

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Capitolo XV 53

Provvedi tu, adesso, a sostituire i nomi dei principali protagonisti dei Promessi Sposi con altriche ti sembrino adatti a una trasposizione del romanzo ai giorni nostri. Puoi farlo, partendodai nomi dei tuoi compagni di classe o di amici: motiva però la tua scelta, anche quando fossedi natura psicologica o semplicemente di “suono” della parola.

Renzo: ..........................................................................................................

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Lucia: ............................................................................................................

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Agnese: ........................................................................................................

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Don Abbondio: ............................................................................................

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Fra Cristoforo: ...........................................................................................

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Don Rodrigo: ...............................................................................................

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Perpetua: .....................................................................................................

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Griso: ............................................................................................................

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54Capitolo ICapitolo XVI

Obiettivod’apprendimento 1 I PERSONAGGI

Renzo e i passanti di MilanoNella definizione e descrizione di un personaggio (o di una persona), spessol’Autore fa corrispondere al suo aspetto e atteggiamento fisico un determinatoaspetto del carattere. E questo succede anche solo con pochi e rapidi tratti.

Un esempio magistrale è quello che Manzoni offre all’inizio di questo capitolo:Renzo, sperduto nel centro di Milano, osserva le persone intorno a sé alla ricer-ca di qualcuno che gli ispiri fiducia per chiedere indicazioni sulla strada daseguire per uscire dalla città. Ma si tratta di una ricerca difficile (rr. 28-52):

a. Quel grassotto, che stava ritto sulla soglia della sua bottega, a gambe larghe,con le mani di dietro, con la pancia in fuori (…) aveva un viso di cicalone curio-so, che, in vece di dar delle risposte, avrebbe fatto delle interrogazioni.

b. Quel ragazzotto, che, a dire il vero, mostrava d’esser molto sveglio, mostravaperò d’essere anche più malizioso; e probabilmente avrebbe avuto un gusto mattoa far andare un povero contadino dalla parte opposta a quella che desiderava.

c. Visto finalmente uno che veniva in fretta, pensò che questo, avendo probabil-mente qualche affare pressante, gli risponderebbe subito, senz’altre chiac-chiere; e sentendolo parlar da sé, giudicò che dovesse essere un uomo sincero.

Facciamo ora noi la stessa cosa, immaginando che Renzo incontri le persone raffigurate nelleseguenti illustrazioni:

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Capitolo XVI 55

Scrivi ora un breve testo di commento e di spiegazione riferito all’esclamazione di Renzo (r. 253): Maledetti gli osti!

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Obiettivod’apprendimento 2 IL COMMENTO

«Maledetti gli osti!»Molto spesso, soprattutto nel caso di un narratore onnisciente ed esplicitocome Manzoni, in un testo narrativo sono presenti dei commenti a quanto staavvenendo. A volte si tratta di frasi brevi, di “sentenze” o di “motti” dichiarati in mododiretto dall’Autore o messi in bocca ai personaggi. Un esempio, in questo capi-tolo, lo possiamo leggere alle rr. 48-49:

«Tant’è vero che all’uomo impicciato, quasi ogni cosa è un nuovo impiccio!».

Altre volte si tratta dell’espressione più estesa e articolata di un pensiero, diun giudizio. Un esempio celebre è quello sull’animo dei giovani, posto a com-mento della vicenda di Gertrude, all’inizio del capitolo X, rr. 1-8:

Vi son de’ momenti in cui l’animo, particolarmente de’ giovani, è disposto in manie-ra che ogni poco d’istanza basta a ottenerne ogni cosa che abbia un’apparenza di benee di sacrifizio: come un fiore appena sbocciato, s’abbandona mollemente sul suo fra-gile stelo, pronto a concedere le sue fragranze alla prim’aria che gli aliti punto d’in-torno. Questi momenti, che si dovrebbero dagli altri ammirare con timido rispetto,son quelli appunto che l’astuzia interessata spia attentamente, e coglie di volo, perlegare una volontà che non si guarda.

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56 Capitolo XVI

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Obiettivod’apprendimento 3 L’ARTICOLO DI GIORNALE

I tumulti di San MartinoRiprendiamo la nostra attività giornalistica, redigendo la prima pagina della «Gazzetta diMilano» del giorno successivo all’inizio dei tumulti, in base alle informazioni che ci fornisce ilcapitolo XVI. Scrivi, a tua scelta, l’articolo di cronaca sugli avvenimenti, o l’intervista al com-merciante di Bergamo che abbiamo conosciuto nell’osteria di Carmagnola.

LA GAZZETTA DI MILANODomenica 13 Novembre 1628

LA SOMMOSSA DI MILANO

«Birboni e canaglie!»Intervista a un commerciante bergamasco

didascalia:

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Capitolo XVI 57

Titolo dell’articolo: ………….............................................................................................................................

Occhiello:

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Testo:

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58Capitolo XVII

Obiettivod’apprendimento 1 DISCORSO DIRETTO E INDIRETTO

Il monologo interiore di Renzo

Nel riportare le parole o i pensieri di un personaggio, il narratore può sceglie-re di usare il discorso diretto, cioè la loro riproduzione come se fossero espres-si dal protagonista, o il discorso indiretto, cioè riferendoli lui stesso.Nel primo caso, si ottiene l’effetto di un maggiore realismo e coinvolgimento.Nel secondo caso, il risultato è di un maggior distacco e obiettività, con la pos-sibilità di interpretarne e commentarne i contenuti.

Manzoni, all’inizio del capitolo, usa rispetto a Renzo la prima soluzione.Vediamone un breve esempio (rr. 19-27):

– Ha detto sei miglia, colui, – pensava: – se andando fuor di strada, dovessero anchediventar otto o dieci, le gambe che hanno fatte l’altre, faranno anche queste. VersoMilano non vo di certo; dunque vo verso l’Adda. Cammina, cammina, o presto o tardici arriverò. L’Adda ha buona voce; e, quando le sarò vicino, non ho più bisogno di chime l’insegni. Se qualche barca c’è, da poter passare, passo subito, altrimenti mi fer-merò fino alla mattina, in un campo, sur una pianta, come le passere: meglio sur unapianta, che in prigione. –

Se vogliamo riscrivere questo “monologo interiore” di Renzo sotto forma didiscorso indiretto, avremo una soluzione di questo tipo:

Renzo pensava che l’oste gli aveva detto che per raggiungere il ponte sull’Adda ci vole-vano sei miglia, e che se anche fossero diventate otto o dieci facendo strade seconda-rie, le gambe che avevano percorso quelle fino a lì avrebbero fatto anche le altre.Sapeva di non andare in direzione di Milano, e che quindi doveva trovarsi in quelladell’Adda: a forza di camminare, ci sarebbe arrivato. Si rassicurava pensando che ilrumore della corrente del fiume doveva essere forte, e che quindi, quando ci fossearrivato vicino, non avrebbe avuto bisogno di altre indicazioni. Arrivato lì, avrebbeguardato se ci fosse stata una barca per traghettare subito; altrimenti progettava dicercare riparo fino alla mattina in un campo, o su di una pianta, come un uccello:preferiva di sicuro stare su una pianta, che in prigione.

Prosegui tu la riscrittura in discorso indiretto del monologo interiore di Renzo, rispetto allerr. 32-54:

– Io fare il diavolo! Io ammazzare tutti i signori! Un fascio di lettere, io! I miei com-pagni che mi stavano a far la guardia! Pagherei qualche cosa a trovarmi a viso a visocon quel mercante, di là dall’Adda (ah quando l’avrò passata quest’Adda benedetta!),e fermarlo, e domandargli con comodo dov’abbia pescate tutte quelle belle notizie.Sappiate ora, mio caro signore, che la cosa è andata così e così, e che il diavolo ch’ioho fatto, è stato d’aiutar Ferrer, come se fosse stato un mio fratello; sappiate che que’birboni che, a sentir voi, erano i miei amici, perché, in un certo momento, io dissi unaparola da buon cristiano, mi vollero fare un brutto scherzo; sappiate che, intanto chevoi stavate a guardar la vostra bottega, io mi faceva schiacciar le costole, per salvareil vostro signor vicario di provvisione, che non l’ho mai né visto né conosciuto.Aspetta che mi mova un’altra volta, per aiutar signori... È vero che bisogna farlo perl’anima: son prossimo anche loro. E quel gran fascio di lettere, dove c’era tutta lacabala, e che adesso è in mano della giustizia, come voi sapete di certo; scommettia-mo che ve lo fo comparir qui, senza l’aiuto del diavolo? Avreste curiosità di vederlo

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Capitolo XVII 59

quel fascio? Eccolo qui... Una lettera sola?... Sì signore, una lettera sola; e questa let-tera, se lo volete sapere, l’ha scritta un religioso che vi può insegnar la dottrina, quan-do si sia; un religioso che, senza farvi torto, val più un pelo della sua barba che tuttala vostra; e è scritta, questa lettera, come vedete, a un altro religioso, un uomo anchelui... Vedete ora quali sono i furfanti miei amici. E imparate a parlare un’altra volta;principalmente quando si tratta del prossimo. –

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Obiettivod’apprendimento 2 IL RACCONTO DI FANTASIA

Il sogno di Renzo

Nella sua notte tormentata dal freddo, dalle preoccupazioni e dalla paura,Renzo fa sogni confusi e affollati, in cui si ripresentano i ricordi angosciosidegli ultimi giorni (rr. 175-180):

Ma appena ebbe chiusi gli occhi, cominciò nella sua memoria o nella sua fantasia (illuogo preciso non ve lo saprei dire), cominciò, dico, un andare e venire di gente, cosìaffollato, così incessante, che addio sonno. Il mercante, il notaio, i birri, lo spadaio,l’oste, Ferrer, il vicario, la brigata dell’osteria, tutta quella turba delle strade, poi donAbbondio, poi don Rodrigo: tutta gente con cui Renzo aveva che dire.

Nei sogni si fondono infatti in modo fantasioso e irrazionale elementi dellavita reale e sensazioni inconsce della psiche.

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60 Capitolo XVII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole, i pensieri e le didascalie cheti sembrano opportuni.

Scrivi un tuo “sogno di paura”, un tuo incubo, reale o immaginato, mettendo in risalto gli ele-menti (oggetti, situazioni, persone, ecc.) che ricordi come più significativi. Poi, se ti sembra possibile, prova a commentarlo cercando di darne qualche spiegazione.

Racconto del sogno

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Capitolo XVII 61

Elementi significativi del sogno

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Interpretazione del sogno

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didascalia:

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A MILANO

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AL CONVENTO

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AL PAESE

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62Capitolo ICapitolo XVIII

Obiettivod’apprendimento 1 LA STRUTTURA DEL RACCONTO

Vite incrociateIn questo capitolo tutte le diverse vicende, i personaggi, i luoghi vengono ripresi in parallelo:si tratta di un complesso lavoro di “regia narrativa” da parte dell’Autore.Ricostruiamo allora la “mappa” della storia: completa lo schema, collocando nei rispettivi luo-ghi i rispettivi avvenimenti.

Obiettivod’apprendimento 2 FABULA E INTRECCIO: L’ORDINE CRONOLOGICO DELLA STORIA

La giostra del tempoLa complessità del capitolo dipende anche dall’intreccio cronologico delle vicende, con antici-pazioni e flash-back che creano anche equivoci fra i personaggi (ad esempio, il mancato incon-tro tra Agnese e fra Cristoforo). Riportiamo qui di seguito gli avvenimenti così come vengono narrati nel testo (intreccio). Tudovrai rimetterli nel loro reale ordine di successione (fabula).

a. Mandato di arresto per Renzo e perquisizione della casa di Renzob. Partenza del conte Attilio per Milanoc. Il Griso torna da Monza con la notizia del rifugio di Lucia presso il convento delle monached. Turbamento di don Rodrigo per la difficoltà dell’impresa di rapire Luciae. Notizia dell’allontanamento di fra Cristoforo da Pescarenicof. Notizia del ritorno di Agnese al paeseg. Al convento giunge notizia dei tumulti di Milano e della persecuzione e fuga di Renzoh. Messaggi di consolazione e di informazione di fra Cristoforo alle donnei. Agnese ritorna al paese e viene a sapere della partenza di fra Cristoforol. Colloquio del conte Attilio con il conte-zio

Capitolo XVIII

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Capitolo XVIII 63

Obiettivod’apprendimento 3 IL SOLILOQUIO

La rabbia di don Rodrigo

Dopo la notizia della fuga di Renzo e con la prospettiva dell’aiuto del conte-zio per rimuoverel’ostacolo costituito da fra Cristoforo, don Rodrigo si sente animato nei suoi perversi proget-ti (rr. 33-46). Ma ecco che la notizia del rifugio di Lucia presso il convento di Monza gli pro-pone nuovi problemi, provocando un irato disappunto, espresso dal Narratore onniscienteattraverso il disvelamento dei suoi pensieri (rr. 47-68).

Riportiamo qui sotto una parte del brano (rr. 53-68): trasformalo in un soliloquio del signo-rotto in prima persona.

Questa relazione mise il diavolo addosso a don Rodrigo, o, per dir meglio, rendé piùcattivo quello che già ci stava di casa. Tante circostanze favorevoli al suo disegnoinfiammavano sempre più la sua passione, cioè quel misto di puntiglio, di rabbia ed’infame capriccio, di cui la sua passione era composta. Renzo assente, sfrattato, ban-dito, di maniera che ogni cosa diventava lecita contro di lui, e anche la sua sposapoteva esser considerata, in certo modo, come roba di rubello: il solo uomo al mondoche volesse e potesse prender le sue parti, e fare un rumore da esser sentito anche lon-tano e da persone alte, l’arrabbiato frate, tra poco sarebbe probabilmente anche luifuor del caso di nuocere. Ed ecco che un nuovo impedimento, non che contrappesa-re tutti que’ vantaggi, li rendeva, si può dire, inutili. Un monastero di Monza,quand’anche non ci fosse stata una principessa, era un osso troppo duro per i dentidi don Rodrigo; e per quanto egli ronzasse con la fantasia intorno a quel ricovero, nonsapeva immaginar né via né verso d’espugnarlo, né con la forza, né per insidie. Fuquasi quasi per abbandonar l’impresa; fu per risolversi d’andare a Milano, allungan-do anche la strada, per non passar neppure da Monza; e a Milano, gettarsi in mezzoagli amici e ai divertimenti, per discacciar, con pensieri affatto allegri, quel pensierodivenuto ormai tutto tormentoso.

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ORDINE CRONOLOGICO

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64 Capitolo XVIII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole, i pensieri e le didascalie cheti sembrano opportuni.

didascalia:

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Obiettivod’apprendimento 4 IL PUNTO DI VISTA

Il conte Attilio e il conte-zioNel presentare al conte-zio la questione di don Rodrigo e di fra Cristoforo, ilconte Attilio si rivela un abile oratore e diplomatico, anche se al servizio di unmalvagio disegno di prepotenza e violenza. Infatti, per convincere l’anziano epotente parente ad assecondare il progetto di allontanamento del padre cap-puccino, non esita a presentare in modo distorto e tendenzioso la realtà dei

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Capitolo XVIII 65

fatti, mescolando mezze verità e menzogne che diventano il punto di vista dacui il conte-zio si trova a giudicare la situazione, e che in parte, forse, costitui-scono davvero anche quello dei due immorali cugini. Ad esempio, comincia subito affermando che «il torto non è dalla parte di miocugino» (r. 280), e affermando subito dopo che «C’è da quelle parti un frate cap-puccino che l’ha con Rodrigo» (r. 283), distorcendo in modo evidente la realtà.

Analizza il dialogo, individua tre esempi di affermazioni menzognere o tendenziose del conteAttilio, e spiega il perché della loro falsità.

1. (rr. …………............)

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2. (rr. …………............)

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3. (rr. …………............)

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66Capitolo XIX

Obiettivod’apprendimento 1 IL DIALOGO

Il “duello verbale” fra conte-zioe padre provincialeIl colloquio fra il conte-zio e il padre provinciale dei cappuccini (rr. 66-256) èun perfetto esempio di stile diplomatico e formale, intessuto di formule dicortesia, allusioni, sospensioni, alternanza retorica di lessico dotto e lessicocolloquiale, ecc.L’eleganza dello stile può però contrastare l’efficacia della comunicazione,soprattutto rispetto a un pubblico di lettori moderni. Proviamo allora a inter-venire nel senso di una più chiara ed esplicita comunicazione, grazie a unariscrittura parziale delle sospensioni e reticenze di alcune parti del loro dialo-go. Ad esempio, rileggiamo le rr. 75-82:

«Mi dica un poco vostra paternità, schiettamente, da buon amico... questo soggetto...questo padre... Di persona io non lo conosco; e sì che de’ padri cappuccini ne cono-sco parecchi: uomini d’oro, zelanti, prudenti, umili: sono stato amico dell’ordine finda ragazzo... Ma in tutte le famiglie un po’ numerose... c’è sempre qualche individuo,qualche testa... E questo padre Cristoforo, so da certi ragguagli che è un uomo... unpo’ amico de’ contrasti... che non ha tutta quella prudenza, tutti que’ riguardi...Scommetterei che ha dovuto dar più d’una volta da pensare a vostra paternità.»

Riscriviamo adesso lo stesso testo, rendendo esplicite le allusioni e le sospen-sioni contenute, che evidenziamo con il carattere neretto:

«Mi dica un poco vostra paternità, schiettamente, da buon amico... questo soggetto...questo padre... Di persona io non lo conosco; e sì che de’ padri cappuccini ne cono-sco parecchi: uomini d’oro, zelanti, prudenti, umili: sono stato amico dell’ordine finda ragazzo... Ma in tutte le famiglie un po’ numerose... c’è sempre qualche individuo,qualche testa calda, irrequieta, degenere. E questo padre Cristoforo, so da certi rag-guagli che è un uomo... un po’ amico de’ contrasti... che non ha tutta quella pruden-za, tutti que’ riguardi che sarebbero necessari nei rapporti sociali. Scommettereiche ha dovuto dar più d’una volta da pensare a vostra paternità.»

Nelle parti che qui riproduciamo del dialogo fra i due anziani e potenti personaggi, inseriscile integrazioni che ritieni opportune alle sospensioni segnalate (rr. 91-108):

«Intendo benissimo; vostra paternità deve …………..................................................................

Però, però, da amico sincero, voglio avvertirla d’una cosa che le sarà utile di sapere;

e se anche ne fosse già informata, posso, senza mancare ai miei doveri, metterle

sott’occhio certe conseguenze... possibili: non dico di più. Questo padre Cristoforo,

sappiamo che proteggeva un uomo di quelle parti, un uomo ………..…...............................

vostra paternità n’avrà sentito parlare; quello che, con tanto scandolo, scappò dalle

mani della giustizia, dopo aver fatto, in quella terribile giornata di san Martino,

cose... cose …………................................... Lorenzo Tramaglino!»

– Ahi! – pensò il provinciale; e disse: «questa circostanza mi riesce nuova; ma vostra

magnificenza sa bene che una parte del nostro ufizio è appunto d’andare in cerca de’

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Capitolo XIX 67

Partendo dalla rilettura delle rr. 305-394, riporta un elenco di espressioni che si riferiscanorispettivamente a quelli che tu consideri gli aspetti negativi e gli aspetti positivi dell’innomi-nato. Poi, scrivi un “saggio breve” in cui presenti, giudichi e commenti il personaggio.

Aspetti negativi

– Fare ciò ch’era vietato dalle leggi

– ………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

– ………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

– ………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

traviati, per ridurli …………..........................................................................................................

«Va bene; ma la protezione de’ traviati d’una certa specie ………….....................................!

Son cose spinose, affari delicati...». E qui, in vece di gonfiar le gote e di soffiare, strin-

se le labbra, e tirò dentro tant’aria quanta ne soleva mandar fuori, soffiando. E ripre-

se: «ho creduto bene di darle un cenno su questa circostanza, perché se mai sua eccel-

lenza ………….................................................................. Potrebbe esser fatto qualche passo a

Roma... non so niente... e da Roma venirle ………….................................................................».

Obiettivod’apprendimento 2 IL SAGGIO BREVE

L’innominato, un “eroe del male”

L’innominato viene senz’altro raffigurato (rr. 283-426) come figura malvagia e negativa,efferato rappresentante di una società nellaquale dominano la violenza e la corruzione.Ma è altrettanto innegabile che l’Autore, neldescriverne il carattere e le azioni, ne abbiasuggerito anche alcuni tratti positivi, alcunisegni di superiorità che lo distinguono da piùvolgari malfattori quali don Rodrigo e che neannunciano da subito un innegabile fascino:egli è comunque un “grande”, un “eroe”, siapure nel male.I due aspetti possono essere immediatamenteesemplificati in uno dei primi tratti che loritraggono, quel misto sentimento di sdegno ed’invidia impaziente nei confronti degli altriprepotenti signori (rr. 310-311).

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68 Capitolo XIX

Aspetti positivi

– Superiore a tutti d’ardire e di costanza

– ………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

– ………................................................................................................................................................................

…………................................................................................................................................................................

– ………................................................................................................................................................................

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– ………................................................................................................................................................................

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Saggio breve: L’innominato, “un eroe del male”

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In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

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Capitolo XIX 69

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didascalia:

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70Capitolo ICapitolo XX

Obiettivod’apprendimento 1 I PERSONAGGI

L’aspetto fisico dell’innominato

Dopo la presentazione storica e psicologica del capitolo precedente, in que-sto capitolo Manzoni fornisce il ritratto fisico dell’innominato, nelmomento in cui si presenta all’incontro con don Rodrigo (rr. 73-77):

All’immagine dell’innominato di Manzoni, sostituiamo una figura dal diverso aspetto, cui attri-buire anche diversi atteggiamenti che suscitino altre impressioni a chi lo veda per la primavolta. Scegli fra quelli che ti proponiamo qui illustrati, o proponi una tua immagine del perso-naggio, e descrivilo poi brevemente per scritto.

Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli chegli rimanevano, rugosa la faccia: a prima vista, gli sisarebbe dato più de’ sessant’anni che aveva; ma il con-tegno, le mosse, la durezza risentita de’ lineamenti, illampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi, indicavanouna forza di corpo e d’animo, che sarebbe stata straor-dinaria in un giovane.

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Capitolo XX 71

Obiettivod’apprendimento 2 IL DISCORSO DIRETTO

La richiesta di don Rodrigo

Giunto di fronte all’innominato, don Rodrigo gli rivolge la sua richiesta di aiuto, spiegando lasituazione in cui si trova (rr. 78-87):

Don Rodrigo disse che veniva per consiglio e per aiuto; che, trovandosi in un impe-gno difficile, dal quale il suo onore non gli permetteva di ritirarsi, s’era ricordato dellepromesse di quell’uomo che non prometteva mai troppo, né invano; e si fece ad espor-re il suo scellerato imbroglio.(…)Don Rodrigo, sapendo con chi parlava, si mise poi a esagerare le difficoltà dell’impre-sa; la distanza del luogo, un monastero, la signora!…

Il discorso di don Rodrigo all’innominato in realtà viene da Manzoni riferito solo per accenni,e in forma indiretta. Noi ora dobbiamo riscrivere la pagina dando direttamente voce a donRodrigo, cioè riferendo le parole da lui usate per descrivere la propria situazione e per espri-mere chiaramente la propria richiesta.

Don Rodrigo disse allora all’innominato:

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72 Capitolo XX

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

didascalia:

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Obiettivod’apprendimento 3 IL FLASH-BACK

Il rapimento di LuciaNel capitolo il racconto degli avvenimenti segue l’ordine cronologico lineare:

a. don Rodrigo si reca dall’innominato a chiedere il suo aiuto per rapire Lucia;

b. l’innominato organizza il rapimento;

c. il Nibbio, con l’aiuto di Egidio e di altri bravi, realizza il rapimento;

d. l’innominato, dall’alto del castello, vede avvicinarsi la carrozza con Lucia.

Intendiamo ora ricostruire l’intreccio del racconto, ricorrendo all’uso del flash-back.

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Capitolo XX 73

Prova dunque a riscrivere il riassunto del capitolo, suddiviso in sequenze, collegandolo all’ordi-ne suggerito dalle illustrazioni e rendendo esplicite le espressioni che introducono i flash-back.

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1. 3.

2. 4.

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74Capitolo XXI

Obiettivod’apprendimento 1 IL NARRATORE

L’arrivo di Lucia al castellodell’innominatoIl Narratore onnisciente, nella prima parte del capitolo, ci racconta dell’arrivo di Lucia alcastello dell’innominato, e della sua reclusione nella stanza con la vecchia serva: ne descrivele situazioni esteriori e gli incontri, ne interpreta gli stati d’animo. Noi vogliamo adesso raccontare gli stessi eventi, ma dal punto di vista di Lucia. Per farlo,adotteremo il linguaggio e il testo giornalistico, come se Lucia fosse la vittima di uno dei tantirapimenti che avvengono ancora ai giorni nostri. Sulla prima pagina della nostra «Gazzetta di Milano» riportiamo dunque l’intervista alla stessaLucia che, una volta liberata, racconta questi primi drammatici momenti della sua prigionia:dall’arrivo della carrozza all’osteria della Malanotte al sopraggiungere dell’oscurità (rr. 1-238).

LA GAZZETTA DI MILANOVenerdì 10 Dicembre 1628

IL RAPIMENTO DI LUCIA MONDELLAIntervista alla giovane contadina, liberata nella notte

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Capitolo XXI 75

Il capitolo ha un ruolo cruciale nella trama del romanzo: in mano all’innominato, Lucia è sulpunto di essere consegnata a don Rodrigo e di subire dunque le più gravi conseguenze nellosviluppo dell’intera vicenda. Ci vogliamo soffermare su due episodi in particolare, perché sonodecisivi nel determinare il proseguimento della storia.

a. Il primo si riferisce al momento in cui, subito dopo aver parlato con il Nibbio, l’innominatoè sul punto di consegnarla immediatamente a don Rodrigo (rr. 65-70).

b. Il secondo è quello del voto di castità di Lucia.

Sostituisciti a Manzoni, e intervieni con ipotesi tue sui due episodi.

a. Lucia viene immediatamente consegnata a don Rodrigo.Quali conseguenze e quali sviluppi della trama sapresti ipotizzare?

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b. Lucia pronuncia il voto di castità.Quali conseguenze e quali sviluppi della trama sapresti ipotizzare?

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Obiettivod’apprendimento 2 LA TRAMA

Il destino di Lucia

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76 Capitolo XXI

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole, i pensieri e le didascalie cheti sembrano opportuni.

Obiettivod’apprendimento 3 IL TEMA

Dalla violenza alla fedeOgni testo, di qualunque natura esso sia, ha uno o più temi generali e specifi-ci. A volte il tema coinciderà direttamente con l’argomento o la materia tratta-ta, indicata ad esempio nel titolo; altre volte saranno i diversi motivi di naturasociale, o morale, scientifica, psicologica e così via che l’Autore affronta attra-verso l’esposizione.Ad esempio, nel romanzo di Manzoni il titolo I Promessi Sposi dichiara già chel’argomento generale sarà la storia d’amore di due fidanzati. E procedendonella lettura abbiamo scoperto che altri temi centrali dell’opera sono, ad esem-pio, la società del ’600, la giustizia, il mondo degli umili, ecc.Ma ogni capitolo, ogni sequenza del romanzo ha un suo tema specifico. Adesempio, nelle prime pagine del XXI, potremmo sottolineare come parola-chia-ve la compassione: è la parola che esprime l’insolita sensazione del Nibbio neiconfronti di Lucia e che più colpisce l’innominato (rr. 41-80). La compassionesi rivela come motivo speciale di questa pagina perché è un sentimento positi-vo di solidarietà e di pietà, e stupisce che a provarla siano personaggi tipica-mente violenti e malvagi: evidentemente annunciano e anticipano una svolta euna novità nello sviluppo della trama e del suo significato morale.

Abbiamo individuato in alcune parole-chiave i temi principali del capitolo:

fede - paura - notte - rimorso - violenza

Scegli due di queste parole, e scrivi una sintetica argomentazione spiegando perché sianoindicative e specifiche dei temi contenuti in questa parte del racconto.

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Capitolo XXI 77

Parola-chiave 1: ........................................................................................

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Parola-chiave 2: .........................................................................................

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didascalia:

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78Capitolo ICapitolo XXII

Obiettivod’apprendimento 1 L’EVOLUZIONE DELLA LINGUA

Dalla “nuova” alla “notizia”Ogni linguaggio, essendo in diretto rapporto con la realtà, cambia nel tempoe nello spazio. Così succede anche all’italiano scritto: se leggiamo un testo del1300 ci renderemo conto, da un lato, che si tratta della nostra stessa lingua; maper altro verso noteremo quanto sia cambiata, al punto da risultare spesso fati-cosa la comprensione delle parole e del senso generale.Succede anche con l’italiano di Manzoni, anche se molto più vicino a noi. Avolte si tratta di minime varianti morfologiche, altre volte di diversi usigrammaticali e sintattici, altre volte ancora si tratta di parole ed espressio-ni cadute in disuso. Vediamo qualche esempio dalle prime righe del capitolo:r. 1: il giorno avanti (il giorno prima)r. 3: la nuova (la notizia); ne’ paesi (nei paesi)r. 12: Anderò, anderò (Andrò, andrò)

Obiettivod’apprendimento 2 IL COMMENTO

La principessa LuciaNel romanzo è molto frequente la presenza di commenti dell’Autore aipensieri, alle affermazioni e alle azioni dei personaggi. Un esempio famoso, in chiusura del capitolo III, è quello di Renzo che siallontana dalla casa di Lucia dichiarando «a questo mondo c’è giustizia,finalmente!», con la replica del Narratore che commenta: «Tant’è vero cheun uomo sopraffatto dal dolore non sa più quel che si dica» (cap. III, rr. 475-477), in quanto la considerazione di Renzo sull’affermarsi della giustizia sicolloca in un momento in cui tutto lascia pensare al contrario.

Individua, dalla r. 26 alla r. 61, le parole e le espressioni che secondo te appartengono all’i-taliano del passato, e riportale qui di seguito indicando la corrispondente forma nell’italianoattuale.

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Capitolo XXII 79

Nella prima pagina di questo capitolo manca invece un commento o una spiegazione alla reazio-ne della vecchia di fronte al nuovo atteggiamento dell’innominato nei confronti di Lucia (r. 30):

La vecchia rimase tutta stupefatta pensando tra sé: – che sia qualche principessacostei? –

Intervieni dunque tu, inserendo nel testo il commento “mancante”.

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Obiettivod’apprendimento 3 LA BIOGRAFIA

Il cardinale FederigoIndividua e indica qui di di seguito quelle che consideri le due parole-chiave della biografia delcardinale Federigo Borromeo, motivando la tua scelta:

1. ...................................................................................................................

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2. ...................................................................................................................

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80 Capitolo XXII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Obiettivod’apprendimento 4 IL NARRATORE ONNISCIENTE ESPLICITO

Una vita esemplareNell’introdurre e nell’esporre la biografia del cardinale Federigo Borromeo, viene inprimo piano il Narratore onnisciente ed esplicito del romanzo, attraverso com-menti, interventi in prima persona, dialoghi con il lettore. Ne abbiamo un primoevidente esempio proprio all’inizio dell’esposizione (rr. 62-71):

A questo punto della nostra storia, noi non possiam far a meno di non fermar-ci qualche poco, come il viandante, stracco e tristo da un lungo camminare per unterreno arido e salvatico, si trattiene e perde un po’ di tempo all’ombra d’un bell’albe-ro, sull’erba, vicino a una fonte d’acqua viva. Ci siamo abbattuti in un personaggio, ilnome e la memoria del quale, affacciandosi, in qualunque tempo alla mente, la ricrea-no con una placida commozione di riverenza, e con un senso giocondo di simpatia:ora, quanto più dopo tante immagini di dolore, dopo la contemplazione d’una molti-plice e fastidiosa perversità! Intorno a questo personaggio bisogna assolutamen-te che noi spendiamo quattro parole: chi non si curasse di sentirle, e avesseperò voglia d’andare avanti nella storia, salti addirittura al capitolo seguente.

Esplicita è anche la presenza del Narratore nel giudizio sui “cortigiani” del car-dinale (rr. 102-110):

Un’altra guerra ebbe a sostenere con gl’istitutori, i quali, furtivamente e come per sorpre-sa, cercavano di mettergli davanti, addosso, intorno, qualche suppellettile più signorile, qual-cosa che lo facesse distinguer dagli altri, e figurare come il principe del luogo: o credes-sero di farsi alla lunga ben volere con ciò; o fossero mossi da quella svisceratezza servile che s’invanisce e si ricrea nello splendore altrui; o fossero di que’ prudenti ches’adombrano delle virtù come de’ vizi, predicano sempre che la perfezione sta nelmezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov’essi sono arrivati, e ci stanno comodi.

didascalia:

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Capitolo XXII 81

didascalia:

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didascalia:

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Rintraccia e riporta altri esempi di questa presenza esplicita del Narratore, individuando ipunti in cui non si limita a esporre i fatti, ma li interpreta e li commenta, anche in un “collo-quio” con il lettore:

1. …………............................................................................................................................................................

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4. …………............................................................................................................................................................

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82Capitolo XXIII

Obiettivod’apprendimento 1 LA PUNTEGGIATURA

L’innominato di fronte al cardinale

L’uso della punteggiatura è un elemento fondamentale nella comunicazione scritta, in quantodetermina e condiziona il senso del testo e le possibilità di comprensione da parte del letto-re. Basti pensare, come esempio fin troppo evidente e semplice, alla differenza tra un puntoesclamativo e un punto interrogativo posto in chiusura di frase. Ti proponiamo allora di intervenire su un breve passo di questo capitolo, dal quale abbiamo“cancellato” tutti i segni di punteggiatura (anche i punti di fine periodo, riportando in minu-scolo l’inizio della frase successiva). Riscrivi il testo ponendo i segni che ritieni opportuni, poiconfrontalo con l’originale (rr. 43-54).

I due rimasti stettero alquanto senza parlare diversamente sospesi l’innominato ch’e-ra stato come portato lì per forza da una smania inesplicabile piuttosto che condot-to da un determinato disegno ci stava anche come per forza straziato da due passio-ni opposte quel desiderio e quella speranza confusa di trovare un refrigerio al tor-mento interno e dall’altra parte una stizza una vergogna di venir lì come un pentitocome un sottomesso come un miserabile a confessarsi in colpa a implorare un uomoe non trovava parole né quasi ne cercava però alzando gli occhi in viso a quell’uomosi sentiva sempre più penetrare da un sentimento di venerazione imperioso insiemee soave che aumentando la fiducia mitigava il dispetto e senza prender l’orgoglio difronte l’abbatteva e dirò così gl’imponeva silenzio

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Obiettivod’apprendimento 2 IL NARRATORE INTERNO

Il cappellano crocifero

Uscendo dalla sacrestia dove è appena avvenuta la miracolosa conversione dell’innominato, ilcappellano crocifero si rivolge tutto eccitato agli altri sacerdoti lì riuniti e annuncia: «signori!signori! haec mutatio dexterae Excelsi». E cioè: «Questa trasformazione è opera del Signore!»,un miracolo insomma (rr. 209-210).

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Capitolo XXIII 83

Nel romanzo l’emozionante episodio della conversione ci viene raccontato dal Narratore ester-no onnisciente. Ora invece ci vogliamo far raccontare qualcosa “in diretta” dal cappellano cro-cifero, narratore interno. Assumi dunque la parte del cappellano, e narra a noi, come se fos-simo i preti lì riuniti, quello che è successo e quello che hai visto dopo essere stato chiama-to dal cardinale (rr. 196-211).

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Obiettivod’apprendimento 3 LA COMICITÀ

Il ritorno di don AbbondioAl personaggio di don Abbondio è affidata nel romanzo la dimensione della“comicità”, tanto nel senso del “ridere”, quanto nel senso del ridimensionamen-to realistico delle più forti tensioni ideali. In questo capitolo, ad esempio, la suaricomparsa fa da contrasto con le emozioni virtuose dell’innominato e del car-dinale, ma i suoi comportamenti timorosi e meschini suscitano forse più il sor-riso che l’indignazione.Analizziamo il primo momento in cui viene richiamato nella vicenda dal cap-pellano crucifero alle rr. 212-223. La comicità deriva da alcuni fattori: la com-parsa della voce prima della persona, il tono di questa voce, le sue esitazioni, lasua infastidita ritrosia, e il contrasto fra questi atteggiamenti e il contesto di altie nobili sentimenti che caratterizzano la scena.

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84 Capitolo XXIII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e i pensieri che ti sembranoopportuni.

Individua tu in questo capitolo (o, se preferisci, riprendendole da altri parti del romanzo) duesituazioni di comicità: attribuisci a ognuna di esse un titolo, sintetizzane il contenuto, e spie-ga i motivi che ne determinano il carattere comico.

Situazione 1Titolo:

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Contenuto:

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Elementi di comicità:

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Capitolo XXIII 85

Situazione 2Titolo:

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Contenuto:

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Elementi di comicità:

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86Capitolo ICapitolo XXIV

Obiettivod’apprendimento 1 SCRIVERE DI SÉ

Il diario di LuciaMentre noi lettori, guidati dal Narratore onnisciente, abbiamo seguito l’intero svolgimentodell’episodio del rapimento di Lucia attraverso i suoi preparativi e i suoi protagonisti, la gio-vane vittima è rimasta ignara del perché e del come le sia successo tutto quanto, a partiredal momento in cui, il giorno precedente, era uscita dal convento di Monza per il falso inca-rico affidatole dalla monaca.Immaginiamo allora che lei avesse con sé il proprio diario personale, e che la sera del gior-no della sua liberazione, ormai al sicuro nella casa del sarto, vi appuntasse brevemente i fattie le sensazioni di quell’ultima giornata, a partire dal risveglio nella stanza del castello dell’in-nominato…

IL DIARIO DI LUCIA

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Capitolo XXIV 87

Obiettivod’apprendimento 2 IL LINGUAGGIO COLLOQUIALE

Chiacchiere a tavolaTutte le situazioni ambientate a casa del sarto riproducono una realtà semplicee serena, fatta delle piccole cose quotidiane, in contrapposizione alle forti ten-sioni, tanto positive quanto negative, che hanno invece animato la vicenda e isentimenti principali. Un esempio di questo è il pranzo della famigliola, conospite Lucia. Riuniti intorno al tavolo, adulti e bambini hanno gesti naturali ediscorsi spontanei, sia pure nell’eccezionalità del momento: il commento diquanto successo in chiesa, le domande ingenue e le interruzioni dei bambini,piccoli rimbrotti, parole semplici.

Ambienta ora a casa tua (o in una qualunque occasione reale o inventata) la stessa situazio-ne. Tu sei il Narratore, che descrive il pranzo quotidiano e abituale di una famiglia o di ungruppo di amici, riportandone i gesti, gli atteggiamenti, e le chiacchiere a tavola.

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88 Capitolo XXIV

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole che ti sembrano opportune.

Obiettivod’apprendimento 3 IL SAGGIO BREVE

Il trionfo della fedeIl principale tema morale del capitolo, collegato direttamente alla conversione dell’innomina-to e alla liberazione di Lucia, è il trionfo della fede: per una volta, il Bene prevale sul Male,grazie all’intervento miracoloso di Dio.Su questo argomento, partendo dai fatti narrati e dalle parole pronunciate dai protagonisti inquesti ultimi due capitoli, scrivi un saggio breve in cui si integrino il testo espositivo e il testoargomentativo.

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Capitolo XXIV 89

Scegli un altro personaggio tra i protagonisti nel capitolo, e descrivi il suo stato d’animo, isuoi pensieri e azioni alla fine di quella stessa giornata: stanco ma felice?

Personaggio: ...............................................................................................

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Obiettivod’apprendimento 4 LA PSICOLOGIA DEI PERSONAGGI

Stanco ma feliceDopo tanti tormenti, dopo una notte da incubo, dopo una giornata di fortissime ten-sioni ed emozioni, l’innominato è molto stanco, ma è anche felice come non era maistato. Ha finalmente sonno, un sonno sano che nasce da una coscienza liberata dagliaffanni del male. Si trova nella condizione psicologica che spesso viene riassuntanell’ormai banale formula dello “stanco ma felice”, e che pure il Manzoni sa descri-vere con tanta efficacia alle rr. 607-631.

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90Capitoli XXV-XXVI

Obiettivod’apprendimento 1 IL LINGUAGGIO FIGURATO

Andar per le bocche degli uominiIl linguaggio figurato è una caratteristica costitutiva dell’espressione e dellostile, tanto nello scritto quanto nel parlato: dalla similitudine alla metafora, dal-l’iperbole alla comparazione e alle immagini proverbiali.La scrittura di Manzoni ne è continuamente intessuta. Ne vediamo alcuniesempi dall’inizio del cap. XXV:

r. 3: andar per le bocche degli uomini ➝ far parlare di sérr. 13-14: in cui s’era vista la mano del cielo ➝ in cui era intervenuta la prov-

videnza divinar. 17: render l’armi ➝ arrendersi, rinunciarer. 27: Si rosolava bene ➝ si criticava aspramente e sotto molti aspettir. 36: stette rintanato nel suo palazzotto ➝ rimase chiuso nel suo palazzot-

to, come una fiera nella sua tana

Individuiamo adesso noi sul testo di Manzoni altre espressioni figurate, e interveniamo in duemodi: spiegando, come nel modello, il loro significato; creando delle nuove similitudini dove cipare opportuno e possibile.

rr. 132-133: Lucia cuciva, cuciva, ritirata in una stanzina, simile a ..................................................

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rr. 136-137: la pecora non poteva tornare a star così vicino alla tana del lupo ➝ .....................

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rr. 145-146: Lucia era dolorosamente indecisa tra confidarsi con la madre o tenere per sé

il segreto, come ………….................................................................................................................................

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rr. 153-155: Lucia ripeteva continuamente di non aver più speranza né desiderio, come ........

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r. 193: era una casa grande ➝ .................................................................................................................

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Obiettivod’apprendimento 2 IL DIALOGO

Federigo e don AbbondioIl colloquio fra il cardinale Federigo e don Abbondio è uno dei passi di maggiore importanzaideologica dell’intero romanzo: nel confronto fra le due personalità si affermano i principali

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Capitoli XXV-XXVI 91

valori morali e religiosi della fede cristiana. Non a caso, si tratta del dialogo più lungo neiPromessi Sposi, oltretutto distribuito con strategia narrativa a cavallo dei due capitoli.Se il significato di questo episodio è soprattutto morale, può però risultare complesso cogliere lastruttura argomentativa del dialogo, cioè i diversi momenti del “duello” verbale tra i protagonisti.Prova a ricostruire il colloquio sintetizzandolo al massimo, e cioè risolvendolo in poche battu-te (tre-quattro a testa) che ne riassumino gli essenziali passaggi logici.

Cardinale Federigo

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Don Abbondio

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Cardinale Federigo

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Don Abbondio

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Cardinale Federigo

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Don Abbondio

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Cardinale Federigo

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Don Abbondio

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Obiettivod’apprendimento 3 LE DOMANDE RETORICHE

I doveri di un preteUno degli elementi stilistici più efficaci nei testi argomentativi o che intendonoconvincere un pubblico sulla validità delle proprie idee è sicuramente l’usodelle domande retoriche, quelle domande cioè che sottintendono una rispo-sta evidente e che proprio in questo modo affermano con maggior forza il pen-siero di chi le pronuncia.

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92 Capitoli XXV-XXVI

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole che ti sembrano opportune.

Nel colloquio con don Abbondio, Federigo fa uso esemplare e insistito, quasiprevalente, di questa forma espressiva. Ne vediamo alcuni casi, trasformandole domande nel loro significato reale (cap. XXV, rr. 344-351):

«E quando vi siete presentato alla Chiesa» disse, con accento ancor più grave,Federigo, «per addossarvi codesto ministero, v’ha essa fatto sicurtà della vita? V’hadetto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ognipericolo? O v’ha detto forse che dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dove-re? O non v’ha espressamente detto il contrario? Non v’ha avvertito che vi mandavacome un agnello tra i lupi? Non sapevate voi che c’eran de’ violenti, a cui potrebbedispiacere ciò che a voi sarebbe comandato?»

«Quando vi siete assunto il ministero di sacerdote, la Chiesa non vi ha dato lasicurezza della vita. Non vi ha detto che il ministero del prete fosse privo di osta-coli e di pericoli. Non vi ha detto che il vostro dovere finiva dove cominciava ilpericolo, anzi, vi ha detto esattamente il contrario. Vi ha avvertito che vi manda-va come un agnello fra i lupi. E voi sapevate che c’erano delle persone violente,alle quali non sarebbero piaciute le cose che avreste avuto il dovere di fare».

Prosegui tu, secondo il modello proposto, la trascrizione delle domande retoriche del cardi-nale contenute nel passo alle rr. 388-399.

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Capitoli XXV-XXVI 93

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94Capitolo ICapitolo XXVII

Obiettivod’apprendimento 1 LA LETTERA

Caro Renzo...Nel capitolo, tra problemi di semianalfabetismo popolare e di difficili comunicazioni postali, ilNarratore ci riferisce in modo solo indiretto dello scambio epistolare fra Agnese e Renzo. Tuocompito, adesso, sarà allora di intervenire in suo aiuto, scrivendo la prima lettera che lamadre di Lucia invia al promesso sposo, e la risposta del giovane.

Lecco, 3 gennaio 1629

Caro Renzo,…………................................................................................................................................................................

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Capitolo XXVII 95

Bergamo, 12 febbraio 1629

Cara Agnese,…………................................................................................................................................................................

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96 Capitolo XXVII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Obiettivod’apprendimento 2 LA RACCOLTA DI DATI

La biblioteca didon FerrantePer costruire un discorso cheparta da elementi concreti èutile raccogliere e organiz-zare dei dati reali: documen-ti storici, articoli di giornale,tabelle. Nel caso della biblioteca didon Ferrante, Manzoni volevadare un quadro della culturaerudita del ’600. Ha quindifatto una ricerca nelle biblio-teche milanesi sui testi piùdiffusi in quel secolo, e li hapoi “disposti” sugli scaffalinello studio di don Ferrante.Se potessimo entrare in quel-la stanza, ci troveremmo difronte a sette mensole, ognu-na riservata a una delle speci-fiche “scienze” di cui donFerrante è esperto (completatu lo schema, inserendo le prin-cipali opere citate nel testo).

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ASTROLOGIA

SCIENZE NATURALI

STORIA

CAVALLERIA

POLITICA

MAGIA E STREGONERIA

FILOSOFIA

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Capitolo XXVII 97

Applica il criterio di raccolta eorganizzazione dati illustrato aproposito della biblioteca di donFerrante, riproducendo unastruttura analoga che descrivaperò la biblioteca (reale o inven-tata) di casa tua.Naturalmente, potrai eventual-mente inserire nello scaffaleuna mensola dedicata ai DVD, oai CD, o alle riviste, ai fumetti,ecc.

didascalia:

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98Capitolo XXVIII

Obiettivod’apprendimento 1 IL TESTO INFORMATIVO

Dalla carestia ai lanzichenecchiInformare sugli avvenimenti del giorno, informare sui grandi fatti della politica e della storia,proporre e commentare i fenomeni generali: sono tre ambiti classici della scrittura giornali-stica, che danno anche nome alle pagine dei quotidiani. Si tratta rispettivamente della crona-ca, della politica nazionale e internazionale, e dell’articolo di fondo.Useremo queste tre tipologie di testo per riscrivere il capitolo XXVIII dei Promessi Sposi, cheriferisce in termini di saggio storico due grandi fatti del periodo: la carestia a Milano e intutto il Nord Italia, e l’imminente campagna militare dell’esercito imperiale.

LA GAZZETTA DI MILANOMartedì 29 Marzo 1629

Impareremola lezione?

Breve ricostruzionedi come si sia

arrivati all’attualetragedia sociale

Dopo quella sedizione delgiorno di San Martino edel seguente, parve chel’abbondanza fosse tornataa Milano, come per mira-colo. Pane in quantità datutti i fornai; il prezzo, co-me nell’annate migliori...

LA CARESTIA DEVASTA MILANODal nostro inviato: COSÌ APPARIVA IERI LA NOSTRA CITTÀ

A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un indicibile spettaco-lo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti. Gli accattoni di mestie-re, diventati ora il minor numero, confusi e perduti in una nuova moltitudine, ridotti a litigarl’elemosina... (continua a pag. 6)

Dagli esteri

LA CALATA DEI LANZICHENECCHI

Imminente il passaggio nello Stato di Milano delle truppe imperiali

Intanto l’esercito alemanno, sotto il comando supremo del conte Rambaldodi Collalto, altro condottiero italiano, di minore, ma non d’ultima fama, avevaricevuto l’ordine definitivo di portarsi all’impresa di Mantova; e nel mese disettembre, entrò nel ducato di Milano. La milizia a que’ tempi, era ancoracomposta in gran parte di soldati di ventura arrolati da condottieri di mestie-re, per commissione di questo o di quel principe, qualche volta anche perloro proprio conto, e per vendersi poi insieme con essi. Più che dalle paghe,erano gli uomini attirati a quel mestiere dalle speranze (continua a pag. 12)

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Capitolo XXVIII 99

1. Articolo di cronaca

LA CARESTIA DEVASTA MILANODal nostro inviato: COSÌ APPARIVA IERI LA NOSTRA CITTÀ

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100 Capitolo XXVIII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le didascalie che ti sembrano opportune.

2. Articolo di fondo

Impareremo la lezione?

Breve ricostruzione di come si sia arrivati all’attuale tragedia sociale

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Capitolo XXVIII 101

3. Articolo di politica

Dagli esteri

LA CALATA DEI LANZICHENECCHI

Imminente il passaggio nello Stato di Milano delle truppe imperiali

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102Capitolo ICapitoli XXIX-XXX

Obiettivod’apprendimento 1 LA SINTESI

La fuga dal paeseOgni parola, ogni costruzione sintattica ha naturalmente un suo valore chearricchisce e precisa il significato di un testo. Ma una importante abilità èanche quella di sintetizzare il discorso, riconoscendo quali sono le parti essen-ziali perché venga mantenuto il suo senso logico. Esercitiamo questa abilità, acominciare dalle rr. 1-9 del capitolo XXIX, evidenziando le parti che ci sono sem-brate fondamentali:

Qui, tra i poveri spaventati troviamo persone di nostra conoscenza.Chi non ha visto don Abbondio, il giorno che si sparsero tutte in una volta le noti-zie della calata dell’esercito, del suo avvicinarsi, e de’ suoi portamenti, non sa benecosa sia impiccio e spavento. Vengono; son trenta, son quaranta, son cinquantamila; son diavoli, sono ariani, sono anticristi; hanno saccheggiato Cortenuova,han dato fuoco a Primaluna: devastano Introbbio, Pasturo, Barsio; sono arrivati aBalabbio; domani son qui: tali eran le voci che passavan di bocca in bocca; e insie-me un correre, un fermarsi a vicenda, un consultare tumultuoso, un’esitazione trail fuggire e il restare, un radunarsi di donne, un metter le mani ne’ capelli.

Le scelte potrebbero essere diverse. Ne risulta comunque il seguente testo “sin-tetizzato”:

Qui, troviamo persone di nostra conoscenza.Chi non ha visto don Abbondio, il giorno che si sparsero le notizie della calatadell’esercito, non sa bene cosa sia impiccio e spavento. Vengono; son cinquan-ta mila; son diavoli; hanno saccheggiato Cortenuova, sono arrivati a Balabbio;domani son qui: tali eran le voci; e insieme un correre, un’esitazione tra il fug-gire e il restare, un metter le mani ne’ capelli.

Nei “tagli” effettuati sono andate certamente perse informazioni e suggestioni,ma il filo narrativo del testo è stato mantenuto.

Effettua la stessa operazione sulle righe successive del brano (rr. 9-32), riportando qui iltesto risultante dalla tua operazione di sintesi.

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Capitoli XXIX-XXX 103

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Obiettivod’apprendimento 2 IL TEMA

La guerraUna delle caratteristiche innovatrici del romanzo di Manzoni è la sua natura di storia “popo-lare”, di una storia cioè che ha per protagonisti figure semplici e umili, e che descrive gli avve-nimenti sociali dal loro punto di vista. Così avviene anche rispetto alla guerra: non scene discontri eroici fra nobili cavalieri, ma tragedia di violenza. Non a caso, l’unico elemento messoin luce della calata dei lanzichenecchi è la crudeltà dei saccheggi e la brutalità dei comporta-menti dei militari.Osserva bene l’illustrazione riprodotta qui sotto, poi descrivila.

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104 Capitoli XXIX-XXX

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole che ti sembrano opportune.

Obiettivod’apprendimento 3 I LINGUAGGI SETTORIALI

Le armi dell’innominatoIn capitoli in cui tema principale è la guerra, risulta naturale che la scrittura faccia riferimen-to frequente a specifici linguaggi settoriali. Ad esempio, quello delle armi, come nel passo incui l’innominato recupera dalle soffitte tutte le armi con cui un tempo esercitava la violenza(rr. 345-348).

Nelle illustrazioni trovi una “collezione” di armi, appartenenti a diversi periodi storici.Attribuisci loro il nome corrispondente, collocale in ordine cronologico, e ipotizza in quale tipodi “romanzo storico” potrebbero essere usate.

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Capitoli XXIX-XXX 105

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106Capitoli XXXI-XXXII

Obiettivod’apprendimento 1 IL TESTO ESPOSITIVO

Come raccontare la peste?

Per organizzare in modo logico una serie di informazioni, e quindi per ordi-nare la scaletta di un qualunque testo o discorso, uno degli strumenti è quelloche potremmo definire “sistema interrogativo” (tipico ad esempio nelle inter-viste). Si tratta cioè di ideare una serie di domande che definiscano i passaggie suddividano le diverse sequenze della trattazione.Prendiamo ad esempio i due capitoli sulla peste, composti unitariamente comeun lungo saggio storico-sociale che espone, presenta, discute e commenta il tra-gico e reale episodio storico dell’epidemia nella Milano del 1630. E vediamocome potrebbe essere applicato il “sistema interrogativo” ai primi paragrafi delcapitolo XXXI (rr. 1-51).

a. (rr. 1-12) Come arriva la peste in Lombardia?Con il passaggio delle “bande alemanne”.

b. (rr. 13-51) Su quali documenti storici si basa il Narratore per esporre ilfenomeno della peste?Sulle relazioni, sui libri e sugli atti pubblici contemporanei ai fatti.

Prosegui tu, indicando una domanda e una sintetica risposta per i paragrafi successivi. Illaboratorio è guidato, con l’indicazione delle righe di riferimento. Naturalmente, potrai modi-ficare e ampliare a tuo criterio.

1. (rr. 52-104)

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2. (rr. 105-161)

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3. (rr. 162-205)

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4. (rr. 206-245)

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5. (rr. 246-275)

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Capitoli XXXI-XXXII 107

Obiettivod’apprendimento 2 I MODELLI

La peste di BoccaccioUno strumento prezioso, per apprendere a scrivere, è imparare dagli altri.Non si tratta di “copiare”, ma di riconoscere il valore e l’efficacia dei diversimodi di esprimersi, soprattutto su argomenti molto dibattuti e su forme moltousate, e di farli diventare “nostri”.Prendiamo il caso della peste: il tema dell’epidemia che semina morte in unaintera comunità, e in specie in una città e in un territorio circoscritto, è presen-te in molte opere che sicuramente Manzoni conosceva e che ha usato nella suadescrizione di Milano appestata, oltre alle sue originali, storiche e realisticherappresentazioni. Leggi questa pagina, tratta dal Decameron di Giovanni Boccaccio, e riporta iparticolari che rivelano analogia con quanto riferito nei Promessi Sposi.

Boccaccio, La peste di Firenze (Decameron, I)

Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dioal numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia città diFiorenza, oltre a ogn’altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza: laquale, per operazion de’ corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira diDio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle partiorientali incominciata, quelle d’inumerabile quantità de’ viventi avendo private, senzaristare d’un luogo in uno altro continuandosi, verso l’Occidente miserabilmente s’eraampliata. E in quella non valendo alcuno senno né umano provedimento, per lo qualefu da molte immondizie purgata la città da oficiali sopra ciò ordinati e vietato l’en-trarvi dentro a ciascuno infermo e molti consigli dati a conservazion della sanità, néancora umili supplicazioni non una volta ma molte e in processioni ordinate, in altreguise a Dio fatte dalle divote persone, quasi nel principio della primavera dell’annopredetto orribilmente cominciò i suoi dolorosi effetti, e in miracolosa maniera, adimostrare. E non come in Oriente aveva fatto, dove a chiunque usciva il sangue delnaso era manifesto segno di inevitabile morte: ma nascevano nel cominciamento d’es-sa a’ maschi e alle femine parimente o nella anguinaia o sotto le ditella certe enfiatu-re, delle quali alcune crescevano come una comunal mela, altre come uno uovo, ealcune più e alcun’altre meno, le quali i volgari nominavan gavoccioli. E dalle dueparti del corpo predette infra brieve spazio cominciò il già detto gavocciolo mortife-ro indifferentemente in ogni parte di quello a nascere e a venire: e da questo appres-so s’incominciò la qualità della predetta infermità a permutare in macchie nere o livi-de, le quali nelle braccia e per le cosce e in ciascuna altra parte del corpo apparivanoa molti, a cui grandi e rade e a cui minute e spesse. E come il gavocciolo primiera-mente era stato e ancora era certissimo indizio di futura morte, così erano queste aciascuno a cui venieno.A cura delle quali infermità né consiglio di medico né virtù di medicina alcuna pare-va che valesse o facesse profitto: anzi, o che natura del malore nol patisse o che laignoranza de’ medicanti (de’ quali, oltre al numero degli scienziati, così di feminecome d’uomini senza avere alcuna dottrina di medicina avuta giammai, era il nume-ro divenuto grandissimo) non conoscesse da che si movesse e per consequente debi-to argomento non vi prendesse, non solamente pochi ne guarivano, anzi quasi tuttiinfra ’l terzo giorno dalla apparizione de’ sopra detti segni, chi più tosto e chi meno ei più senza alcuna febbre o altro accidente, morivano.E fu questa pestilenza di maggior forza per ciò che essa dagli infermi di quella per locomunicare insieme s’avventava a’ sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cosesecche o unte quando molto gli sono avvicinate. E più avanti ancora ebbe di male: chénon solamente il parlare e l’usare cogli infermi dava a’ sani infermità o cagione dicomune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi

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108 Capitoli XXXI-XXXII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Particolari in comune:

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stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità nel toccator transportare.Maravigliosa cosa è da udire quello che io debbo dire: il che, se dagli occhi di molti eda’ miei non fosse stato veduto, appena che io ardissi di crederlo, non che di scriver-lo, quantunque da fededegna udito l’avessi. Dico che di tanta efficacia fu la qualitàdella pestilenzia narrata nello appiccarsi da uno a altro, che non solamente l’uomoall’uomo, ma questo, che è molto più, assai volte visibilmente fece, cioè che la cosadell’uomo infermo stato, o morto di tale infermità, tocca da un altro animale fuoridella spezie dell’uomo, non solamente della infermità il contaminasse ma quello infrabrevissimo spazio uccidesse. Di che gli occhi miei, sì come poco davanti è detto, pre-sero tra l’altre volte un dì così fatta esperienza: che, essendo gli stracci d’un poverouomo da tale infermità morto gittati nella via publica e avvenendosi a essi due porci,e quegli secondo il lor costume prima molto col grifo e poi co’ denti presigli e scossi-glisi alle guance, in piccola ora appresso, dopo alcuno avvolgimento, come se velenoavesser preso, amenduni sopra li mal tirati stracci morti caddero in terra.

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Capitoli XXXI-XXXII 109

Obiettivod’apprendimento 3 IL TESTO ARGOMENTATIVO

La processione di san CarloNell’emergenza dell’epidemia, si affrontano diverse opinioni sui necessari provvedimenti esugli opportuni comportamenti. Tra le decisioni più controverse, c’è quella sulla processionedi san Carlo per le vie di Milano (cap. XXXII, rr. 94-148).Scrivi due brevi testi argomentativi, rispettivamente a favore e contro l’effettuazione di talemanifestazione pubblica.

Sono favorevole alla processione, perché

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Sono contrario alla processione, perché

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110Capitolo ICapitolo XXXIII

Obiettivod’apprendimento 1 L’ANALISI DEL TESTO

La notte di don RodrigoPer una lettura consapevole dei testi, per una conoscenza effettiva dei loro significati e valo-ri, e anche per farne tesoro in vista di una propria attività di scrittura, è utile e indispensa-bile un’analisi approfondita e strutturata di singoli episodi e componenti. Per avviare questo tipo di lavoro, prendiamo da questo capitolo l’episodio di don Rodrigo (rr. 1-185) e cominciamo ad analizzarlo seguendo uno schema-guida:

1. Ambientazione dell’episodio

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2. Sintesi della vicenda

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3. Tema principale

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4. Personaggio principale: sue caratteristiche e comportamenti, giudizio dell’Autore e tuo su di lui

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5. Personaggi secondari: loro caratteristiche e comportamenti, giudizio dell’Autore e tuo su di loro

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6. Importanza dell’episodio rispetto alla trama del romanzo

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7. Tuo commento generale sull’episodio

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Capitolo XXXIII 111

Obiettivod’apprendimento 2 LE PAROLE-CHIAVE

Dalla peste all’amiciziaAbbiamo indicato alcune parole-chiave del capitolo. Per ognuna di esse riporta una brevemotivazione, che illustri perché si tratta di un tema importante, con riferimenti al testo;aggiungine poi una a tuo giudizio.

1. Peste

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2. Tradimento

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3. Viaggio

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4. Amicizia

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5. …………..............

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112 Capitolo XXXIII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e i pensieri che ti sembranoopportuni.

Obiettivod’apprendimento 3 IL MESSAGGIO

La peste, una bella occasioneOgni testo, al di là delle vicende narrate o delle informazioni prodotte, comunica al lettore un“messaggio”, implicito o esplicito nei suoi contenuti, che può essere di diversa natura: mora-le, politica, psicologica, scientifica, ecc.Nei Promessi Sposi il messaggio è affidato in modo esplicito ai commenti del Narratore, cheperò spesso sono molto sintetici e appena accennati. Così accade anche in questo capitolo. Ti proponiamo un esempio: dovrai renderlo più chiaro spiegandone il significato.

(rr. 251-254) – Se lascio scappare una occasion così bella, – (La peste! Vedete un pococome ci fa qualche volta adoprar le parole quel benedetto istinto di riferire e di subor-dinar tutto a noi medesimi!) – non ne ritorna più una simile! –

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Capitolo XXXIII 113

Obiettivod’apprendimento 4 I LINGUAGGI SETTORIALI

La vigna di RenzoLa descrizione della vigna di Renzo (rr. 452-494) è un magistrale esempio discrittura “settoriale”, e cioè concentrata in modo specifico su di un concretoambito specialistico: in questo caso si tratta di botanica, campo in cuiManzoni era particolarmente esperto. Per realizzare questo tipo di testo,l’Autore ricorre principalmente a due elementi: il linguaggio settoriale e l’ac-cumulazione. Ad esempio (rr. 464-469):

Era una marmaglia d’ortiche, di felci, di logli, di gramigne, di farinelli, d’avene salva-tiche, d’amaranti verdi, di radicchielle, d’acetoselle, di panicastrelle e d’altrettali pian-te; di quelle, voglio dire, di cui il contadino d’ogni paese ha fatto una gran classe amodo suo, denominandole erbacce, o qualcosa di simile.

Immagina adesso che Renzo, invece di rivedere la sua vigna, si ritrovi su una spiaggia appe-na sconvolta da una violenta tempesta. O, se preferisci, trasporta la vicenda ai giorni nostri:Renzo è uno specialista di computer, che ritrova il suo magazzino devastato dai ladri e tuttoin disordine. A seconda della situazione scelta, cerca e riporta qui di seguito i termini e le espressioni “set-toriali” che ti potrebbero tornare utili per la descrizione:

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114Capitolo XXXIV

Obiettivod’apprendimento 1 LA TRAMA

La caccia al tesoro di RenzoL’Autore, quando si è accinto a scrivere questo capitolo, ha dovuto sicuramente ideare e pro-gettare i movimenti del suo personaggio principale, Renzo, alla ricerca di Lucia nella Milanoappestata. E per creare le atmosfere, la tensione desiderata, ha disseminato di ostacoli eincontri il suo percorso, che si concluderà solo nel capitolo successivo.Ricostruiamo dunque questa “caccia al tesoro” (dove il tesoro è Lucia), che diventa la mappadel capitolo e che ci svela i meccanismi che precedono e indirizzano la scrittura. Seguendo ilcammino di Renzo, indicherai gli ostacoli, i luoghi, gli incontri positivi e negativi e le soluzioniche lo portano fin sull’ingresso del lazzaretto.Ne diamo un primo esempio.

1. (rr. 32-59) Ostacolo: Per entrare in Milano Renzo deve varcare porta Nuova, vigilata daun gabelliere. Supera l’ostacolo pagando il gabelliere.

2. (rr. 60-98) Incontro: Renzo, in stradone Santa Teresa, si avvicina a un passante per chiedere indi-cazioni, ma questi lo scambia per un untore e lo tiene lontano minacciandolo con un bastone.

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Capitolo XXXIV 115

Obiettivod’apprendimento 2 QUESTIONE DI STILE

Il macabro convoglio dei monattiIn questi capitoli, uno dei temi e delle caratteristiche formali di maggior efficacia è sicura-mente l’elemento del macabro, come fattore realistico e impressionistico che deriva diretta-mente dall’argomento trattato: cadaveri abbandonati per strada o ammucchiati sui carri,malati ambulanti con i corpi piagati, uomini straziati alle macchine di tortura, e così via.

La scrittura macabra continua ad avere una sua ampia diffusione, come gusto letterario ocome necessaria documentazione di orrori, come nel caso delle guerre o di private tragedie.Cerca un’immagine (fotografia o quadro) che ti sembri riprodurre tratti macabri, riportala infotocopia nello spazio qui riservato, e descrivila.

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116 Capitolo XXXIV

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e i pensieri che ti sembranoopportuni.

Obiettivod’apprendimento 3 I MODELLI

La peste di AteneCi siamo già soffermati sull’importanza dei modelli (cfr. pag. 107) per arricchire la nostrascrittura.Ne vediamo un altro esempio, sempre a proposito dell’epidemia di peste. Si tratta della pagi-na conclusiva del poema latino De rerum natura. L’autore, Lucrezio, descrive il dilagare delcontagio nella città di Atene. Leggi questa pagina, e riporta i particolari che ti sembrano simi-li (od opposti) a quanto narrato nei Promessi Sposi.

Lucrezio, La peste di Atene (De rerum natura, VI, 1145-1196)

Dapprima avevano il capo in fiamme per il caloree soffusi di un luccichìo rossastro ambedue gli occhi.La gola, inoltre, nell’interno nera, sudava sangue,e occluso dalle ulcere il passaggio della voce si serrava,e l’interprete dell’animo, la lingua, stillava gocce di sangue,infiacchita dal male, pesante al movimento, scabra al tatto.Poi, quando attraverso la gola la forza della malattiaaveva invaso il petto ed era affluita fin dentro il cuore afflittodei malati, allora davvero vacillavano tutte le barriere della vita.Il fiato che usciva dalla bocca spargeva un puzzo ributtante,simile al fetore che mandano i putridi cadaveri abbandonati. [...]Ma la parte più interna in quegli uomini ardeva fino alle ossa,nello stomaco ardeva una fiamma, come dentro fornaci.Sicché non c’era cosa, benché lieve e tenue, con cui potessi giovarealle membra di alcuno, ma vento e frescura cercavano sempre.Alcuni immergevano nei gelidi fiumi le membra ardentiper la malattia, gettando dentro le onde il corpo nudo.

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Capitolo XXXIV 117

Molti caddero a capofitto nelle acque di pozzi profondi,mentre accorrevano protendendo la bocca spalancata.La sete che li riardeva inestinguibilmente e faceva immergerei corpi, rendeva pari a poche gocce molta acqua.E il male non dava requie: i corpi giacevanostremati. La medicina balbettava in un muto sgomento,mentre quelli tante volte rotavano gli occhi spalancati,ardenti per la malattia, privi di sonno.E molti altri segni di morte si manifestavano allora:la mente sconvolta, immersa nella tristezza e nel timore,le ciglia aggrondate, il viso stravolto e truce,le orecchie, inoltre, tormentate e piene di ronzii,il respiro frequente o grosso e tratto a lunghi intervalli,e stille di sudore lustre lungo il madido collo,sottili sputi minuti, cosparsi di color di crocoe salsi, a stento cavati attraverso le fauci da una rauca tosse.Non cessavano, poi, di contrarsi i nervi nelle mani e di tremaregli arti, e di montare su dai piedi a poco a poco il freddo.Così, quando alfine si appressava il momento supremo,erano affilate le narici, assottigliata e acuta la puntadel naso, incavati gli occhi, cave le tempie, gelida e durala pelle nel volto, cascante la bocca aperta; la fronte rimaneva tesa.E non molto dopo le membra giacevano irrigidite dalla morte.

Particolari in comune (o contrapposti):

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118Capitolo ICapitolo XXXV

Obiettivod’apprendimento 1 L’AMBIENTAZIONE

La “colonna sonora” del lazzarettoNella ricostruzione realistica di un ambiente, oltre agli elementi visivi econcreti e oltre ai personaggi, ai dialoghi, alle azioni, un ruolo apparente-mente secondario ma in effetti indispensabile a determinare un’atmosfera èquello dei dati e dei particolari uditivi, cioè i suoni e i rumori che caratte-rizzano l’ambiente in cui si svolge la vicenda: come la “colonna sonora” di unfilm. Ad esempio, durante la perlustrazione del lazzaretto da parte di Renzo, ilNarratore si sofferma spesso a segnalare i suoni del luogo circostante: i gemitidiffusi dei malati (r. 4), i cigolii dei carri (rr. 16-17), il borbottare di tuoni (r. 46),i vagiti dei neonati e i belati delle capre nello spedale degli innocenti (rr. 68ss.).E molti altri ne incontreremo nelle pagine successive.

Per esercitarti alla percezione e all’espressione di questo significativo aspetto della realtà cir-costante, scegli un ambiente e una situazione (a scuola, nella tua stanza, per strada, ecc.),e poi chiudi gli occhi e ascolta.

a. Prima fase dell’esercizio: elenca i suoni e i rumori che senti.

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b. Seconda fase dell’esercizio: usa adesso i suoni che hai individuato per descrivere la situa-zione e l’ambiente prescelto, combinandoli con gli altri elementi che riterrai opportuno.

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Capitolo XXXV 119

Obiettivod’apprendimento 2 LA PARAFRASI

L’incontro con fra CristoforoLa parafrasi, cioè la riproduzione scritta od orale di un testo attraverso altre parole che sianoquando più possibile chiare e comunicative, costituisce un esercizio di scrittura indispensa-bile per verificare e arricchire le proprie abilità linguistiche e di comprensione.Applica questa tua abilità al breve brano qui di seguito riprodotto (capitolo XXXV, rr. 110-126).

Levatosi di lì finalmente, andò costeggiando l’assito, fin che un mucchietto di capan-ne appoggiate a quello, lo costrinse a voltare. Andò allora lungo le capanne, con lamira di riguadagnar l’assito, d’andare fino alla fine di quello, e scoprir paese nuovo.Ora, mentre guardava innanzi, per studiar la strada, un’apparizione repentina, pas-seggiera, istantanea, gli ferì lo sguardo, e gli mise l’animo sottosopra. Vide, a un centopassi di distanza, passare e perdersi subito tra le baracche un cappuccino, un cappuc-cino che, anche così da lontano e così di fuga, aveva tutto l’andare, tutto il fare, tuttala forma del padre Cristoforo. Con la smania che potete pensare, corse verso quellaparte; e lì, a girare, a cercare, innanzi, indietro, dentro e fuori, per quegli andirivieni,tanto che rivide, con altrettanta gioia, quella forma, quel frate medesimo; lo vide pocolontano, che, scostandosi da una caldaia, andava, con una scodella in mano, versouna capanna; poi lo vide sedersi sull’uscio di quella, fare un segno di croce sulla sco-della che teneva dinanzi; e, guardando intorno, come uno che stia sempre all’erta,mettersi a mangiare. Era proprio il padre Cristoforo.

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120 Capitolo XXXV

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e i pensieri che ti sembranoopportuni.

Obiettivod’apprendimento 3 LA TRAMA

Gli episodi secondariIn un testo, narrativo o non, ogni sua parte e sequenza ha una funzione signi-ficativa nell’intento dell’Autore. Ma è possibile e necessario saper distinguerefra episodi principali ed episodi secondari, rispetto alla struttura fondamen-tale del testo. Dal punto di vista strutturale in una narrazione saranno episodi principaliquelli che determinano la vicenda e senza i quali la trama non potrebbe svi-lupparsi in modo logico: secondari saranno gli episodi che, anche se sottrat-ti, non compromettono la comprensione della storia da parte del lettore.Prendiamo in considerazione la prima parte del capitolo, rr. 1-109: episodioprincipale è la descrizione del lazzaretto e la vana ricerca di Renzo, mentre èepisodio secondario il suo soffermarsi a guardare lo spazio riservato ai neo-nati.

Individua tu, a questo punto, almeno quattro episodi secondari, e spiega sinteticamente ilmotivo per il quale li ritieni tali.

Episodio 1

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Capitolo XXXV 121

Episodio 2

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Episodio 3

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Episodio 4

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122Capitolo XXXVI

Obiettivod’apprendimento 1 LA DESCRIZIONE

La cappella del lazzaretto

Alle rr. 10-20 di questo capitolo Manzoni fornisce il modello per un nuovo tipodi “descrizione”: quella di un edificio architettonico, la cappella posta al cen-tro del lazzaretto. Ci dice la sua forma (ottangolare), la sua posizione nel conte-sto ambientale (nel mezzo del lazzeretto), i suoi elementi strutturali essenziali(pilastri, colonne, ecc.), la sua funzione strategica (l’altare eretto nel centro, pote-va essere veduto da ogni finestra delle stanze del recinto, e quasi da ogni punto delcampo). Dopo la descrizione di luoghi naturali, di personaggi, di ambienti cit-tadini e di interni popolari, ecco dunque una nuova espressione di scrittura rea-listica.

Prova a fare un’analoga operazione descrittiva sull’edificio riportato nell’illustrazione. Se preferisci, puoi invece scegliere un edificio, antico o moderno, a te noto direttamente oattraverso immagini e fotografie: sarebbe in questo caso opportuno che tu riportassi nellacasella bianca qui a lato una sua riproduzione (fotocopia, disegno, ecc.).

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Capitolo XXXVI 123

Aggiungi tu al discorso di padre Felice (rr. 35-78) due brevi periodi costruiti su due diverseanafore, a tua scelta. Te ne indichiamo alcune, ma solo come suggerimento:

Ricordate che…; Da domani,…; Maledetto…; La carità e la speranza…

Inserimento 1

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Inserimento 2

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Obiettivod’apprendimento 2 L’ANAFORA

Benedetto il Signore!Alle rr. 40-42, nel fervore del suo ispirato discorso ai convalescenti, padre FeliceCasati esclama:

Benedetto il Signore! Benedetto nella giustizia, benedetto nella misericordia!benedetto nella morte, benedetto nella salute! benedetto in questa scelta che havoluto far di noi!

L’efficacia e la commozione delle sue parole prendono forza da questa lode difede nel Signore, e che si esprime da un lato con lo stile esclamativo, e dall’al-tro con la ripetizione, con la anafora della parola “benedetto”, tanto più signi-ficativa nel contrasto con la situazione di disgrazia in cui è precipitata la popo-lazione degli appestati.

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124 Capitolo XXXVI

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Obiettivod’apprendimento 3 LA SINTESI

Lucia e la vedovaQuando Renzo si allontana turbato la prima volta da Lucia (rr. 351-352), la giovane cercaconsolazione confidandosi fra i singhiozzi con la sua nuova amica, la giovane vedova sua com-pagna nel lazzaretto (rr. 353-386). Costei infatti ha assistito all’incontro, alle spiegazioni, allediscussioni fra i due fidanzati, ed essendo del tutto ignara della situazione non comprende ilsignificato degli avvenimenti. Lucia dunque le racconta in sintesi la sua storia con Renzo: ate il compito di “integrare” questa parte, che manca nel testo di Manzoni.

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didascalia:

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Capitolo XXXVI 125

Obiettivod’apprendimento 4 IL SAGGIO BREVE

Il voto di LuciaTutto il capitolo, e tutta la vicenda sentimentale fra Lucia e Renzo, si concentrano in questa partefinale sulla questione del voto religioso, sul suo significato spirituale e sui suoi risvolti concreti.L’uso e il rito del voto, religioso o più banalmente scaramantico e superstizioso, è presentenella vita quotidiana più spesso di quanto si creda: ne conosci qualche esempio? Quale fun-zione “psicologica” ti sembra possa svolgere?Partendo dalla vicenda di Lucia, imposta un “saggio breve” esprimendo la tua opinione in pro-posito.

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126Capitolo ICapitolo XXXVII

Obiettivod’apprendimento 1 LA TRAMA

Verso il lieto fineAvvicinandosi la fine del romanzo, l’Autore si accinge a sciogliere i vari nodi della trama perrendere possibile la positiva soluzione della vicenda. Per rendere esplicita e chiara anche allettore tale operazione, si affida alle riflessioni di Renzo in cammino verso casa e poi a collo-quio con l’amico, e alle sue nuove azioni e iniziative.Rileggi dunque le rr. 1-200 del capitolo, e indica schematicamente:

a. gli aspetti della trama che trovano qui la loro sistemazione positiva

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b. gli aspetti della trama che devono essere ancora risolti

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Obiettivod’apprendimento 2 LA PUNTEGGIATURA

E l’ho trovata viva!L’importanza della punteggiatura risulta ancora più evidente quando serve aesprimere per scritto un discorso orale o un monologo interiore. In questicasi, infatti, l’espressione di pensieri e sentimenti segue una sintassi molto piùlibera rispetto alle norme tipiche della grammatica scritta, con frasi nominali,variazioni di tono, locuzioni spezzate: e allora, è proprio la punteggiatura lostrumento essenziale per trasferire in forma scritta tali connotazioni linguisti-che.Prendiamo ad esempio i pensieri di Renzo mentre torna verso casa (rr. 17-40):essi vengono riportati in parte sotto forma di sue riflessioni emotive, in partecome intervento dell’Autore, ma comunque caratterizzati dall’uso frequente difrasi esclamative, che voglion rendere l’idea della sua condizione di felicità,speranza, sorpresa.

Riportiamo qui alcune righe dei pensieri di Renzo (rr. 25-40), cui abbiamo sottratto la pun-teggiatura, lasciando solo le maiuscole di inizio periodo. Inserisci tu i segni di interpunzioneche ritieni opportuni, poi confrontali con l’originale e concludi l’esercizio commentando alcunedelle molte probabili differenze.

Guardando per la strada raccattava per dir così i pensieri che ci aveva lasciati la mat-tina e il giorno avanti nel venire e con più piacere quelli appunto che allora aveva piùcercato di scacciare i dubbi le difficoltà trovarla trovarla viva tra tanti morti e mori-bondi E l’ho trovata viva concludeva Si rimetteva col pensiero nelle circostanze più

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Capitolo XXXVII 127

Obiettivod’apprendimento 3 I PERSONAGGI

I vivi e i mortiNel corso del capitolo l’Autore compie un’operazione tipica e importante dellascrittura narrativa: porta a conclusione e compimento alcune vicende rima-ste in sospeso durante il racconto, e in particolare ci riferisce il destino di alcu-ni personaggi secondari ma significativi del romanzo. Veniamo così a saperedel pentimento e della punizione della monaca di Monza, e della morte perpeste di donna Prassede e di don Ferrante (rr. 265-335). Così pure eravamovenuti a sapere della morte di Perpetua per bocca di don Abbondio nel cap. XXXIII (rr. 425-427).

Ma di molti altri protagonisti minori della nostra storia, non sappiamo più nulla. Dovrai tuintegrare questo “silenzio” di Manzoni, scegliendo due figure a tuo piacimento e indicando sin-teticamente quale sia stato, secondo la tua immaginazione, il loro destino.

a. Il destino di ………….............

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b. Il destino di ………….............

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terribili di quella giornata si figurava con quel martello in mano ci sarà o non ci saràe una risposta così poco allegra e non aver nemmeno il tempo di masticarla che addos-so quella furia di matti birboni e quel lazzeretto quel mare lì ti volevo a trovarla E aver-la trovata Ritornava su quel momento quando fu finita di passare la processione de’convalescenti che momento che crepacore non trovarcela e ora non gliene importavapiù nulla E quel quartiere delle donne E là dietro a quella capanna quando meno sel’aspettava quella voce quella voce proprio E vederla vederla levata Ma che c’era anco-ra quel nodo del voto e più stretto che mai Sciolto anche questo E quell’odio controdon Rodrigo quel rodìo continuo che esacerbava tutti i guai e avvelenava tutte le con-solazioni scomparso anche quello Talmenteché non saprei immaginare una contentez-za più viva se non fosse stata l’incertezza intorno ad Agnese il tristo presentimentointorno al padre Cristoforo e quel trovarsi ancora in mezzo a una peste

Commento:

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128 Capitolo XXXVII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e i pensieri che ti sembranoopportuni.

Obiettivod’apprendimento 4 IL CONTESTO CULTURALE

Le influenze celestiIl ragionamento sulla peste di don Ferrante (rr. 284-334) risulta assurdo e tragicomico per-ché applica alla realtà concezioni scientifiche infondate, prese dall’Autore come simbolo dellacultura astratta del ’600. E infatti, in base alle proprie convinzioni, l’erudito dottore dimostral’inesistenza di quel contagio che lo porterà invece alla morte.Tra i fondamenti di questa cultura ci sono le superstiziose credenze legate all’astrologia, con-siderata alla stregua di una vera e propria scienza: alle presunte influenze degli astri donFerrante attribuisce infatti la responsabilità ultima dell’epidemia. Eppure ancora oggi moltepersone si affidano, fortunatamente più per scaramanzia che per reale convinzione, alleinfluenze celesti degli astri e dei pianeti sulle vicende umane: l’esempio più comune è quellorappresentato dalla consultazione dell’oroscopo.Si tratta di un “contesto culturale” di natura popolare e quotidiana, quasi un fenomeno dicostume, che può però essere di esempio e di modello per più significative informazioni.Giochiamo dunque, con l’aiuto di qualche manuale, a segnalare le caratteristiche, le “influen-ze celesti” che secondo la tradizione vengono attribuite ai rispettivi segni dello zodiaco.

Arieteè segno di esuberanza e impulsività.L’individualismo spiccato può farlo appari-re egocentrico ed è facile che emergano lesue componenti aggressive e prepotenti.Un’idea, una passione o un obiettivo entu-

siasmante accendono tutta la combattività aretina e quell’ottimismoche neutralizza gli ostacoli, spesso con troppa facilità. L’Ariete cosìva soggetto a delusioni, perché non sa aspettare e non ama correg-gere il proprio comportamento.

Toro

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Capitolo XXXVII 129

Gemelli

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Cancro

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Leone

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Vergine

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Bilancia

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Scorpione

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Sagittario

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Capricorno

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Acquario

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Pesci

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130Capitolo XXXVIII

Obiettivod’apprendimento 1 I PERSONAGGI

Foto di gruppo con sposi

…e giunge finalmente il giorno del matrimonio, fine o quasi della storia (rr. 323-325).Immagina adesso di essere il regista cinematografico o televisivo di un film sui PromessiSposi, e che l’illustrazione sopra riportata sia quella del “cast” di attori che lo dovranno inter-pretare. Scegli alcuni di loro, e affida a ognuno il ruolo di uno dei personaggi, indicando i moti-vi della tua scelta.

Personaggio 1

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Personaggio 2

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Capitolo XXXVIII 131

Personaggio 3

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Personaggio 4

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Personaggio 5

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Personaggio 6

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Personaggio 7

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Personaggio 8

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132 Capitolo XXXVIII

In base al testo del capitolo, attribuisci alle immagini le parole e le didascalie che ti sembra-no opportune.

Obiettivod’apprendimento 2 IL MESSAGGIO

La morale del romanzoIl romanzo si chiude con la dichiarazione, da parte dei protagonisti e dell’Autore, della loro“morale” sulle vicende narrate (rr. 491-515).Quale pensi potrebbe essere la “morale” dell’innominato? E quella di don Rodrigo? Prova ascriverlo nei fumetti.

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Capitolo XXXVIII 133

didascalia:

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Obiettivod’apprendimento 3 LA TRAMA

E vissero felici e contenti?Il successo e la diffusione dei Promessi Sposi furono così estesi e popolari daprovocare quasi immediatamente una proliferazione di altri romanzi che, sfrut-tandone la fama, ne intendevano continuare e sviluppare la storia, trasforman-do la vicenda di Renzo e Lucia in una sorta di telenovela. Tra le opere che godet-tero di una certa fortuna, si possono ricordare i romanzi di Antonio BalbianiLasco il bandito della Valsassina (1861, sulla vita dell’innominato), I figli diRenzo Tramaglino e di Lucia Mondella (1877) e L’ultimo della famigliaTramaglino.Curiosa anche un’altra continuazione al romanzo manzoniano, uscita nel 1905con il titolo Renzo e Lucia, opera di M. Giovannetti: è la storia di un Renzo chetradisce e intende abbandonare Lucia per un’operaia del suo filatoio, ma allafine si ravvede e ritorna dalla comprensiva e adorabile moglie…

Adesso, prova tu a ideare una “seconda puntata” del romanzo. Immagina una possibile eschematica trama, sintetizzala qui di seguito, e quindi proponi un titolo.

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