A 2014 - Parrocchie Rivoli · Don Andrea Zani Paola Cornaglia Pierangelo Coscia Silvano Giordani...

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1 all’interno lo Speciale Beato Allamano PASQUA 2014

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    all’interno lo Speciale Beato Allamano

    PASQUA 2014

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    RIVOLIParrocchie nella città

    ANNO XVIII - N.1Aprile 2014

    Via F.lli Piol, 4410098 Rivoli (TO)

    www.parrocchierivoli.itredazione@[email protected]

    In copertina:Casa Allamano a Rivoli

    Direttore responsabile:Paolo Paccò

    Vice direttore:Lidia Cuva

    Redazione:Don Giovanni Isonni

    Don Angiolino CobelliDon Paolo RavariniDon Andrea ZaniPaola Cornaglia

    Pierangelo CosciaSilvano Giordani

    Remo LardoriFabio LeoneFranco Rolfo

    Mariangela ZamariolaLidia Zanette

    Progetto grafico:Identità Multimediale

    Torino

    Impaginazione:Fabio Leone

    Stampa:Tipografia Locatelli

    Trezzano sul Naviglio (MI)

    EDITORIALE

    EDITORIALECarissimi, la settimana scorsa, esattamente mercoledì giorno di mercato, sono uscito sul sagrato per accoglie-re una sorella defunta. Mentre scendevo le scale della chiesa ho visto un po’ di trambusto, mi sono avvicinato e ho vissuto un momento speciale.Un nostro nonno scendeva da Via Maestra e improvvi-samente si è sentito male. C’era vicino un nostro ami-co “del mercoledì” originario del Marocco che è stato pronto a prenderlo fra le braccia, evitando che il nonno cadesse a terra. Abbiamo sistemato il nonnino sul mu-retto del sagrato, facendo alcune semplici manovre per aiutarlo a riprendersi. In pochi minuti è passato il ma-lore e quando ci siamo guardati perché ci servivano dei fazzolettini, il nostro amico “marocchino” li ha offerti prontamente e poi è iniziato un simpaticissimo dialogo tra loro due.Il nonnino era preoccupato perché dovendo andare al pronto soccorso non poteva prendere i dolcetti per la sua signora che era a casa ammalata.Il nostro amico “soccorritore” lo rassicurava dicendogli che li avrebbe comunque potuti prendere la settimana successiva. Sì, perché i due si conoscevano bene… ogni mercoledì mattina si incontrano e chiacchierano raccon-tandosi le loro storie “di dolcetti, di accendini, di fazzo-letti di carta…” all’angolo del sagrato.Questa sera, alla vigilia della Quaresima e pensando alla prossima Pasqua, mi è sembrato bello raccontarvi que-sto piccolo avvenimento perché vi ho letto dentro dei veri segni pasquali!• Stiamo vivendo un tempo di sofferenze. Ogni giorno incontriamo persone cariche, quasi schiacciate dai pro-blemi: il lavoro, la casa, il cibo, la malattia, il sopravvi-vere…Vediamo volti preoccupati, tristi, che hanno smarrito il sorriso…Ascoltiamo storie di delusioni, fallimenti, dispiaceri, la-crime, disperazione…Quante CROCI!!!• Dentro queste storie si affacciano tante volte perso-ne inaspettate, impensate, sorprendenti. Sono il volto di una mamma, di un papà, di un amico… di un Cireneo o di una Veronica! Il mio amico “marocchino” è stato per me icona del Cireneo: le sue braccia forti hanno sa-puto reggere. È stato immagine vera della Veronica: le sue mani “tenere” hanno offerto un fazzoletto bianco e pulito.Quanti CIRENEI, quante VERONICHE!!!• Questi incontri sorprendenti aprono alla luce, alla spe-

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    ranza, alla Vita!“Non preoccuparti: potrai ancora portare un dolcet-to alla tua signora!”“Ci sono anch’io! Vedrai possiamo farcela!”“Ti asciugo una lacrima, i tuoi occhi torneranno più splendenti!”“Portiamo insieme questo peso… è più leggero!”“Una carezza inattesa e gratuita ti riscalda il cuore e ti carica di forza nuova!”Quanta LUCE, quanta SPERANZA, quanta VITA!!!

    Sì carissimi, Pasqua è questo cammino di ogni gior-no, fatto di piccoli segni, di parole sussurrate, di ge-sti sorprendenti!È Gesù di Nazareth che per primo l’ha vissuto e per primo ce lo ha consegnato quel mattino del primo giorno della settimana di tanti anni fa.Anche noi siamo chiamati• a vedere, ad ascoltare, ad accogliere i tanti Croci-fissi che camminano nelle nostre strade. Non pos-siamo, non dobbiamo rimanere indifferenti, sordi e ciechi dinanzi a loro!• a farci Cirenei, Veroniche quotidiani, non eroi, ma semplicemente donne e uomini “di cuore”. Tante volte mi chiedo perché i nostri nonni di Rivoli ci han-no lasciato in eredità la splendida macchina della Passione: Gesù con la croce, Simone di Cirene con i suoi possenti muscoli, la dolce Veronica con il fresco lino. Quando passo vicino a quest’opera d’arte trovo subito la risposta: certo i nostri nonni mi chiedono: “Don Giovanni tu dove ti metti? Non puoi stare fuori scena!”• a vivere incontri di luce, di speranza, di vita. Gesù è l’artista dell’incontro, dell’incontro che ti cambia la vita! Noi siamo chiamati a incontrare, perché un giorno potrebbe capitare anche a noi di fermarci a una locanda con un compagno di viaggio incontrato lungo la via, lì spezzare il pane fragrante di forno e riconoscerLo vivo. Sì, Lui, Gesù: vivo, risorto, pre-sente, con noi e per noi, compagno di nuovi cammi-ni di speranza!

    Carissimi, auguri di buona Pasqua ricca di incontri sorprendenti… quelli che ti cambiano la vita!

    don Giovanni

    La Via Crucis raffigurata in queste immaginiè dell’artista Giuseppe Sacco,

    ospite della casa di via Querro.

  • 4 INIZIAZIONE CRISTIANA

    Da alcuni mesi è in atto nella nostra Diocesi un importante lavoro che ri-guarda “l’arcata” del ponte dell’iniziazione cristiana dai 7 ai 14 anni. A li-vello dei 4 Distretti (Torino città, Sud-Est, Ovest, Nord) sono stati attivati dei laboratori di formazione e di condivisione dell’esperienza di catechesi, rivolti ai referenti parrocchiali dei catechisti. Le 357 Parrocchie dell’Arci-diocesi sono chiamate a partecipare, a svolgere laboratori all’interno dei diversi gruppi di catechisti e a restituire il materiale prodotto all’Ufficio Catechistico. Lo strumento di lavoro si chiama Vademecum: non è un do-cumento che contiene già gli orientamenti sulla catechesi, che saranno pubblicati dall’Arcivescovo in seguito. È uno strumento di riflessione, che chiede di essere completato, discusso, corretto, insomma passato al vaglio dell’esperienza di tutti coloro che si occupano di catechesi con i ragazzi e le loro famiglie e vi operano attivamente a vari livelli. Per questo è uno strumento “aperto”, non definitivo. È formato da 8 laboratori di attività, suddivisi per tema:

    Il Vademecum sull’Iniziazione Cristiana (IC)

    Lo scopo finale di questa grande raccolta dati è quello di porre le basi per linee comuni in ambito diocesano, così come richiesto dagli orientamenti pastorali CEI per il decennio 2010-2020 “Educare alla vita buona del Van-gelo”. Le linee comuni non puntano ad omologare o a sopprimere le varie forme di catechesi attualmente esistenti, bensì a valorizzarle, a collegarle e a coordinarle in modo che mostrino il volto dell’unità nella Chiesa. Tutte le Parrocchie della città di Rivoli stanno partecipando con impegno ai laboratori distrettuali a Pianezza: a cascata, il confronto viene successi-vamente portato a tutti i catechisti nelle Parrocchie, in modo che ognuno di loro possa contribuire al lavoro diocesano.

    Formazione dei catechisti della nostra Unità Pastorale

    Dopo i 4 incontri serali di formazione dello scorso ottobre (2 a San Martino Vescovo e 2 a San Giovanni Bosco), don Michele Roselli, direttore dell’Uf-ficio catechistico diocesano, ha guidato il ritiro spirituale di 2 giorni alla Certosa d’Avigliana, a febbraio. Tema: “Immaginare la Chiesa…” Erano pre-senti tanti catechisti, di tutte e 7 le Parrocchie di Rivoli e della Parrocchia di Villarbasse, baciati dal sole e da un clima umano sereno e piacevole, che ha favorito la fraternità, la preghiera e il confronto aperto. Iniziando con la proiezione di immagini come quelle a fianco, che possono evocare alcuni aspetti della Chiesa che abbiamo vissuto, che viviamo o vorremmo vivere, don Michele ha tratteggiato la nascita e le peculiarità della Comunità cri-

    stiana a partire dalle Scritture, dalla Dida-chè, dalle opere dei Padri e dal Credo. La visione del film “Uomini di Dio” ha com-pletato il sabato, stimolando la riflessione sulle modalità che abbiamo di prendere le decisioni importanti all’interno della Comunità: in modo solitario e autoritario oppure in modo collegiale e condiviso? Riusciamo a vivere fino in fondo come di-scepoli di Cristo? La domenica mattina è stata ritmata dal brano sull’amore/carità di San Paolo apostolo nella prima lettera ai Corinzi (13,1-8), con l’ora di silenzio e meditazione personale. Il parco con vista sulla pianura, sulla collina torinese e sui laghi d’Avigliana ha conciliato la serenità e la pace nella revisione guidata di sé. I laboratori di gruppo (misti o suddivisi per singola parrocchia secondo le indicazio-ni), la convivialità della cena e del pranzo, la notte di riposo nel silenzio delle celle dell’antica Certosa hanno completato al meglio l’uscita di 2 giorni. La celebrazio-ne eucaristica conclusiva, nella bellissima chiesa interna, ha lasciato a ognuno di noi il ricordo della comunione autentica con il Signore e con i fratelli. Possiamo anco-ra sentire risuonare nella mente le nostre parole spontanee di sintesi: grazie - pa-zienza - serenità - pace - speranza - Chiesa - unità - preghiera - condivisione - amore - gioia - differenza - pluralità - carità - sta-bilità - libertà - fede… Esperienza molto bella e intensa… è impossibile descriverla completamente… Bisogna viverla! Dun-que, cari catechisti: non perdete il Ritiro del prossimo anno!

    L’équipe per la catechesid’iniziazione cristiana

  • 5PASTORALE BATTESIMALE

    Sfogliando un album di fotografie o rimettendo in ordine un cassetto, ci vengono alla mente ricordi e particolari della nostra vita: il primo incontro con una persona cara, il primo giorno di scuola, la prima comunione…Quante volte, però, entrando in chiesa o dichiarandoci cristiani, abbiamo ricordato il momento in cui lo siamo diventati?Che memoria abbiamo del nostro Battesimo?È stato ricevuto in un momento così precoce per noi, da essere quasi accettato in modo inconsapevole; ma solo riflettendo e riscoprendo la memoria del nostro battesimo possiamo maturare la nostra fede e sentirci parte della comunità dei bat-tezzati.È proprio papa Francesco che ci invita, nella prima udienza dell’anno, al compito a casa:

    “Cercate la data del vostro Battesimo. Questo sacramento non è una formalità, ma un atto che tocca in profondità la nostra esistenza”.

    Un impegno particolare nella riscoperta di questo sacramento, e quindi delle radici della nostra fede, è richiesta ai genitori che chiedono il Battesimo per i loro figli.

    “Cari genitori, chiedendo il Battesimo per i vostri figli, voi vi impegnate a educarli nella fede, perché, nell'osservanza dei comandamenti, imparino ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa responsabilità?”Questa è la domanda del sacerdote all’inizio del rito ed è più che una semplice for-malità: essa richiede a noi genitori una risposta che permane nel corso di tutta la vita. Per offrire ai genitori che intendono battezzare i loro figli la posssibilità di riscoprire la bellezza del battesimo viene proposto, accanto alla preparazione ormai consolida-

    ta nelle nostre parrocchie, un nuovo itinerario. È stato pensato e preparato, a livel-lo delle quattro parrocchie, da operatori della pasto-rale battesimale con don Giovanni: nei sette incontri previsti, in cui si ripercorre il rito del Battesimo, si cerca di raggiungere tre obiettivi:

    - accogliere e accompa-gnare le giovani famiglie in un itinerario di “ripresa in mano” della propria espe-rienza di fede cristiana;- donare “il primo annun-cio” del vangelo in una pro-spettiva di nuova evangeliz-zazione della famiglia- rivivere alcuni momenti dell’esperienza della fede cristiana rivisitando il dono del Battesimo e riaprendo “le porte” della comunità cristiana.

    Il primo ciclo di incontri si è svolto in questa primavera, il prossimo è previsto per l’autunno.

    Marina e Fredy Branca

    Come un tuffoUn nuovo itinerario per riscoprire la bellezza del Battesimo

  • 6 VOLONTARIATO

    Nella vecchia canonica della parrocchia di San Martino, a Rivoli, è stato aperto un dormitorio per i senza tetto. Non è grande. Ha cinque posti letto. Dal novembre 2013 accoglie ogni sera alcune persone senza di-mora. Se molto si è fatto per rinnovare e adattare i locali, assai di più ne occorre ora per mantenerli in funzione e in ordine. Attualmente sono impegnati circa trenta volontari, guidati da un’équi-pe che coordina il lavoro, tiene i rapporti con gli Enti socio assistenziali e i contatti con gli ospiti. Il servizio dei volontari, però, non si esaurisce nell’impegno specifico del servizio stesso: significa, anche, impegnare la propria persona e il proprio tempo nella crescita personale e nella creazione del gruppo cui si appartiene.I volontari ne hanno una chiara coscienza. Fin dall’inizio dell’attività si è rivolta infatti un’attenzione particolare alla loro formazione affidan-do, all’interno dell’équipe di gestione, l’incarico di programmare que-sta attività al dottor Piero Bottino. La formazione è un impegno fonda-mentale per evitare che il volontariato si trasformi in dilettantismo e, cosa più importante, perché esso segni in modo reale l’esperienza di vita di ognuno, trasformandosi in un’occasione di crescita.La formazione avviene su vari livelli.

    Il primo riguarda gli aspetti gestionali e organizzativi. In questi incon-tri, generalmente gestiti dal responsabile del coordinamento dei vo-lontari, Renato Fasoli, si analizzano gli aspetti operativi e pratici, si de-finiscono le linee dell’accoglienza, i comportamenti da tenere con gli ospiti, le azioni da compiere nel momento dell’apertura e di chiusura del dormitorio e come debba avvenire lo scambio di consegne. Questi incontri permettono a tutti di aggiornarsi sulla “vita quotidiana” del dormitorio e, sulla base delle personali esperienze vissute sul campo, creare una linea uniforme di comportamento.

    Il secondo livello è rivolto ad acquisire competenze specifiche che potrebbero essere utilizzate nel servizio. Questi in-contri, in genere, coinvolgono testimoni ed esperti esterni che aiutano a riflettere sull’impegno preso attraverso il racconto di esperienze simili (ad esempio il SER-MIG di Torino), fornendo strumenti di comportamento pratico su temi specifici (la Croce Rossa con informazioni sanita-rie utili all’interno del dormitorio) o sulle problematiche generali di un dormitorio (malattie, dipendenze e altro). L‘obietti-vo di questo secondo livello è di formare nel gruppo una omogeneità di compe-tenze al fine di permettere ai volontari una certa interscambiabilità.

    “Il mantello di San Martino” Servizio, competenza, testimonianza responsabile, scoperta,

    sono i segni che distinguonoi volontari del dormitorio.

    L’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, il 27 febbraio è venuto a visitare il dormitorio e ha incontra-to gli ospiti e un gruppo di volontari. Contento dell’o-pera compiuta e dell’impe-gno di tanti, tra l’altro ci ha detto: “È bello che l’opera che avete realizzato si co-nosca, perché il bene deve essere visibile, per portare altro bene”.

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    Dove e a chi rivolgersiper fare parte

    del gruppo volontari?

    Per incontrarne qualcuno basta andare al dormitorio

    una sera qualunquetra le 18,30 e le 20.

    Per sapere dei loro incontri, per conoscere qualcuno dell’équipe responsabile, basta una telefonata

    al numero 340 9481125.

    Il terzo livello è indirizzato alla crescita per-sonale dei singoli e, di conseguenza, del gruppo. In incontri guidati direttamente dal dottor Bottino o dal dottor Ariberto Faretra, psicoterapeuta, i volontari si interrogano sui perché profondi di questa scelta di servizio, sui problemi che essa induce a livello perso-nale e sulle motivazioni ad essa connesse. Attraverso il rinforzo della propria consape-volezza ognuno diventa un protagonista e quindi membro attivo del gruppo, aiutando questo a crescere. In quest’ambito si è piani-ficato anche un incontro, da svolgere intorno al mese di maggio con don Giovanni Isonni, parroco di San Martino, sulle motivazioni a questo servizio in quanto cristiani.

    VOLONTARIATO

    Un quarto livello può essere identificato nel lavoro che l’équipe di ge-stione svolge con incontri periodici, nei quali non solo si dibattono pro-blemi pratici, ma anche ci si scambiano esperienze e informazioni per far sì che il dormitorio rappresenti un reale segno di apertura e disponibilità sul nostro territorio.

    L’accoglienza degli ospiti, l’attenzione al loro modo di comportarsi, i pro-blemi umani che portano con sé e vogliono raccontare a chi li accoglie, gli interventi necessari per le situazioni che si presentano, esigono una preparazione non indifferente. Importante, ed è il bello del servizio dei volontari, è la ragione del loro impegno. Provengono da varie parrocchie di Rivoli, da ceti sociali e da lavori diversi, ma sono legati e uniti da un unico desiderio: fare qualcosa di bene per chi è nel bisogno. E questo li accomuna, li rende amici, dà loro coraggio per affrontare un lavoro nuovo e non facile.

    Alessandro e Mariangela

    “È belloche l’opera cheavete realizzatosi conosca,perché il benedeve esserevisibile,per portarealtro bene”.

    Mons. Cesare Nosiglia

  • 8 SOLIDARIETA’

    15 anni del Coro Eirenecon il Gen Rosso

    in favore di Telethon

    Sopra un momento della se-rata di preghiera di Venerdì 13 dicembre 2013 a san Ber-nardo. Canto, liturgia e vite dedicate all’animazione e alla preghiera.A destra alcuni momenti del-la serata “Un soffio d’amore” realizzata il 14 dicembre nel Teatro “Beato Neyrot” della Stella. Alla serata hanno preso parte insieme al Coro Eirene anche il Coro La Stella, prezio-sa presenza, l’Associazione So-lidarmondo, il Coro Polifonico Interparrocchiale e, guest star, i ragazzi del Gen Rosso che ci sono stati accanto con grande disponibilità e simpatia.Sotto due momenti della Mes-sa di ringraziamento di dome-nica 15 dicembre con Padre Giordano a San Francesco.

    Grazie alle offerte raccolte durante il concerto del 14 dicembre,abbiamo potuto donare a Telethon la somma di € 872,00

    che è stata versata sul conto dedicato Telethon. Grazie a tutti.

  • 9VOLONTARIATO

    I cittadini appena un po' attenti all'am-biente riconoscono i due cassonetti verdi che viaggiano appaiati per le vie di Rivo-li: uno è destinato al vetro e alle lattine, l'altro alla "plastica" con un bel disegno che rappresenta una mano che schiaccia la bottiglia e poi le rimette il tappo. Eb-bene, due errori in un solo disegno. Ed ecco perché. Contrariamente al comune modo di esprimersi, non esiste "la plasti-ca". Esistono invece tanti tipi di materie plastiche, usate per scopi diversi, e molto sovente incompatibili tra loro.Ed esistono i tappi, cioè il PE (polietilene), che costituisce la maggior parte del mate-riale usato per fabbricare i tappi delle bot-tiglie in PET, quelle dell'acqua minerale. È un materiale dannoso per l'ambiente, perché poco degradabile, ma se riciclato può essere utilizzato per la realizzazione di sedie da giardino, teloni, contenitori per alimenti, tappi e pellicole per sacchi della spazzatura, ecc. Noi raccogliamo tappi e, col Progetto Malenga, riusciamo a dare acqua potabi-le ai villaggi della Tanzania.

    Gli adulti Scout del MASCI Piemonte hanno fatto, della raccolta tappi, un loro impegno. In più di dieci anni hanno sensi-bilizzato scuole, asili, parrocchie, associa-zioni, ospedali, ecc. a questo tipo di atti-vità per farne punti di raccolta, mettendo a disposizione contenitori adatti allo sco-po che vengono prelevati con un furgone attrezzato e svuotati per lo stoccaggio in un apposito container dislocato presso l'Ecocentro di Rivoli di Via Ravensburg. Il container pieno, circa 8 tonnellate (pari a oltre 3 milioni di tappi) viene preleva-to e lavorato da una ditta autorizzata al riciclaggio dei tappi. Il ricavato, tolte le spese, viene donato all'associazione Cen-tro Mondialità Sviluppo Reciproco, che si occupa della realizzazione di pozzi di ac-qua potabile nella regione di Dodoma in Tanzania.

    Un tappo pesa poco più di sette grammi. Il PE da riciclo viene pagato 120-130 euro a tonnellata. Per realizzare il nostro pro-getto, che è appunto quello di finanziare lo scavo di pozzi d’acqua in Tanzania, oc-corrono 2000-4000 euro a pozzo. Quanti tappi occorrono? Un’infinità… ma ci stia-mo riuscendo. Ogni mese, e anche meno, dall’Ecocentro di Rivoli parte un container con cinque tonnellate di tappi (2 milioni di tappi). Ogni anno riusciamo a raccogliere da 70 a 100 tonnellate di tappi (40 milioni di tappi!), quanto basta per la costruzione da due a quattro pozzi in Tanzania. Non contenti della raccolta dei tappi di plasti-ca, da qualche tempo raccogliamo anche quelli di sughero, sempre per opere di so-lidarietà.Abbiamo stimato che, inclusa la "concor-renza" (altre associazioni che svolgono questo servizio come noi, ma occorre dirlo, in quantità un po' più modeste), viene raccolto non più del 20% di quan-to è possibile ottenere. I nostri punti di raccolta sono sparsi un po' dappertutto in Piemonte. da Bardonecchia a Vercelli, da Aosta ad Alessandria. Ci date una mano?

    Raccogliere tappi… Perché?Sembra impossibile raccogliere milioni di tappi,

    ma con l’aiuto di tanti ci possiamo riuscire.

    Per informazionirivolgersi:

    Letizia: 0119530690Dino: 0119586346

    Francesco: 0119580951

    Oppure andare ai siti:www.mascipiemonte.it/

    index.asp?IDCAT=767

    www.mascipiemonte.it/index.asp?IDCAT=482

  • 10 COMUNITà

    e Dio cosa faceva? SGABELLIEbbene sì!!!

    Sabato 20 settembre 2014 con la Madonna della Stella arriveranno in dono alle nostre parrocchie

    4 suore operaie della Casa di NazarethE cosa faranno a Rivoli? SGABELLI

    Cioè?!? Ad essere sincero non lo so bene nemmeno io!Forse val la pena aspettare e scoprire,

    ma di una cosa sono certo che…FARANNO SGABELLI

    Cioè?!?

    Scommetto che...non staranno con le mani in mano, lavoreranno…

    eh! se sono Suore Operaie! saranno delle buone “artigiane” e forse anche un po’ artiste,

    si divertiranno a chiacchierare,a parlare e ad ascoltare… se no a che servono gli sgabelli? cercheranno altri e nuovi sgabelli… i nostri “stile Rivoli”!

    DIRITTI UMANI: METTIAMOCI LE GAMBE

    Sabato 12 aprile dalle 14,30 alle 17CAMMINATA PER I DIRITTI UMANI, aperta a tutti.

    Partenza da piazza Martiri, salita al Castello e ritorno. Sul percorso ci saranno postazioni

    per firmare gli appelli di Amnesty International. Rinfresco offerto dalla COOP di Rivoli all’arrivo.

    La camminata è organizzata dal Gruppo115 di Amnesty. Hanno aderito all’iniziativa: Assopace, Anpi, Colle del Lys, Libera, Coop,

    Acat zona ovest, Parrocchie di Rivoli PARTECIPATE NUMEROSI!

    ci parleranno della bottega di sgabel-li di Nazareth…

    “sgabelli da Giuseppe”! ci racconteranno del figlio

    del falegname di Nazareth… aveva sempre uno sgabello pronto:la collina, la barca, il pozzo, la croce,

    la tavola della locanda… pregheranno con noi e per noi…

    Uno sgabello per noinon mancherà mai!

    Ci insegneranno l’arte degli sgabelli… non si sa mai!

    faranno festa, festa vera con noi:gli sgabelli in cerchio sono una favola

    e poi loro ne preparanosempre uno in più:

    se passa il figlio del falegnamedi Nazareth deve potersi fermare!

    Vi aspettiamo Sorelle!!!don Giovanni

  • 11CONSIGLI PASTORALI

    Nel mese di febbraio è terminato il man-dato dei Consigli Pastorali Parrocchiali del-le quattro parrocchie e si è svolta la pro-cedura (individuazione dei candidati ed elezione) per il loro rinnovo. Dal libro del Sinodo ricordiamo alcune informazioni.

    1. Che cos’è il Consiglio pastorale parroc-chiale?Il Consiglio pastorale parrocchiale (CPP) è l'organismo ecclesiale nel quale pre-sbiteri, diaconi, religiosi e laici prestano il loro aiuto nel promuovere l'attività pa-storale della comunità parrocchiale. Esso consente, garantisce e promuove la cor-responsabilità dei membri della parroc-chia, sotto la guida del parroco che fa le veci del Vescovo e che in certo modo lo rende presente. Esso manifesta inoltre la ricchezza e la varietà dei carismi esistenti nella parrocchia e contribuisce somma-mente allo sviluppo della comunione e della missione, dimensioni essenziali del-la vita ecclesiale. È grazie al Concilio Vati-cano II che si è valorizzata la visione della Chiesa (parrocchia) come organismo di comunione e di partecipazione.

    2. Quali sono i compiti del CPP?I compiti del Consiglio pastorale parroc-chiale sono:- studiare e approfondire, in spirito di co-munione, tutto quanto riguarda la vita della parrocchia nei suoi diversi aspetti: evangelizzazione, liturgia, carità; forma-zione e promozione dei vari settori della pastorale; presenza cristiana nel territo-rio;- individuare le esigenze pastorali priori-tarie in attento ascolto di quanto lo Spiri-to vuole dalla sua Chiesa nella situazione concreta;- elaborare un programma pastorale an-nuale, a partire dal programma diocesano e dagli orientamenti dell’Unità pastorale, e valorizzando persone e strutture della comunità;- verificare con scadenze periodiche l'at-tuazione del programma.

    3. Chi fa parte del CPP?Il Consiglio pastorale parrocchiale deve risultare immagine della comu-nità parrocchiale: in esso pertanto sono chiamati a far parte i rappresen-tanti di tutte le componenti ecclesiali presenti nella parrocchia. L’avviato cammino di un impegno pastorale comune delle quattro parrocchie ha significato anche, per la prima volta, che negli ultimi anni i vari Consigli si sono confrontati tra di loro. All’inizio per avvviare la novità di questa impostazione; dopo la visita pastorale dell’arcivescovo, invece, con serate più incisive. In particolare si possono ricordare l’incontro di giugno 2013, sulla pastorale giovanile, con don Luca Ramello e quello di ottobre 2013, sulla catechesi dell’iniziazione cristiana, con don Michele Roselli (entram-bi responsabili diocesani).

    I Consigli, appena eletti, si sono ritrovati insieme per la prima volta il 27 marzo: a tutti i componenti va la nostra preghiera di sostegno e l’augurio per un proficuo cammino pastorale.

    Un consigliere uscente

    Il rinnovo deiConsigli Pastorali Parrocchiali

    I nuovi consiglieri:

    San BartolomeoAlasio Vincenzo, Ballestriero Laura, Bartolotta Rosa, Campisi Gina, Canonico Giovanni, Crisci Enza, Ducco Elena, Erbi Maria, Gilli Vale-ria, Gribodo Carla, Imbesi Salvatore, Montorio Graziella, Nicoletti Enrico, Poma Piero, Spolittu Edoardo, Spolittu Riccardo, Stella Fran-cesca, Tuzza Lorella, Tosatto Vanna.

    San BernardoAbbate Claudia, Burchio Paolo, Burzio Paolo, Cacciotto Rosella, Car-done Franca, Ciravegna Daniele, Dauria Egidio, Devita Beniamino, Giacalone Giovanni, Grasso Mara, Lazzarin Cristiana, Murzio Luca, Maurutto Ida, Pecoraro Giuseppe, Pingitore Pecoraro Elena, Piova-no Serena, Segreto Vincenzo, Tenivella Mauro, Viglione Nicoletta, Zoccolan Livio.

    San MartinoAuriletto Sara, Barardo Felice, Bottino Piero, De Amicis Alessandra, Di Girolamo Giulia, Fasoli Renato, Gianotti Mariangela, Michieli Chiara, Negro Anna, Polliotto Carlo, Priasco Raffaella, Sabato Auro-ra, Surra Renato, Viacelli Luigi, Zamariola Mariangela.

    Santa Maria della StellaCornaglia Vanni, Dallera Reginelia, Coscia Stefano, Fabiole Angela, Fabiole Franca, Gaido Mattia, Giarruzzo Tina, Giordani Silvano, Im-peratore Pietro, Merlo Alberto, Morra Chiara, Perino Elena, Rolle Francesca, Zanette Lidia.

  • 12 GIORNATA DELLA PACE

    ... e quando gli chiesero di rimanere lui rispose: “Non posso, ci sono anco-ra tanti ponti in giro da costruire”.Questo il tema della Giornata della Pace 2014: costruire ponti. Appena entrati in chiesa i bambini delle 4 parrocchie sono stati “accolti” da una staccionata che divideva la chiesa in due parti. La stessa staccionata che volevano costruire i due fratelli della storia, per non doversi più vedere.Ogni bambino ha pensato bene cosa fossero le staccionate nella propria vita: litigi, capricci; e a come si potevano trasformare in ponti. Per scoprir-lo hanno fatto un viaggio, un viaggio nelle Filippine e nei paesi dell’est, per poi tornare in Italia a mangiarsi una buona pizza e imparare che offrire e condividere un po’ di cibo con le persone che non conosciamo, è un buon inizio per costruire ponti! A fine giornata ci siamo salutati, ritornan-do come ad inizio giornata in chiesa e ad aspettarli non c’era più un stac-cionata che divideva la chiesa ma un bellissimo ponte che univa tutti noi!Perché la giornata della Pace non dovrebbe essere una sola giornata, ma un’intera vita fatta per aiutare il prossimo, conoscere e farsi conoscere con umiltà e senza pregiudizi e insegnare agli altri a fare lo stesso. La pace non dovrebbe essere un sogno di molti ma la realtà di tutti.

    Gli Scaout del Rivoli 4 e Rivoli 1

    Giornata della Pace 2014: costruire ponti

  • 13IMPEGNO PUBBLICO

    Il presidente della Provincia Antonio Sait-ta ci ha proposto alcune riflessioni di fon-do sulla politica. Il tema era stato scelto anche per dare voce a una riflessione diversa dalle rappresentazioni e contrap-posizioni massmediatiche quotidiane. E lo scopo, ci sembra, è stato raggiunto. Una presentazione pacata e profonda della politica, del senso e degli obiettivi della politica, che riconcilia con la politi-ca, quella vera. Perché rimette al centro alcuni valori che spesso si dimenticano, si trascurano, oppure volutamente si met-tono da parte. L’impegno necessario dei cattolici non può fare a meno, come nel recente passato, di una preparazione sui grandi temi esistenziali sorretti da una formazione sulla dottrina sociale della Chiesa. È importante per una formazione sociale e umana solida, pronta a incidere, a far valere, nel confronto e nelle media-zioni sempre necessarie, le proprie con-vinzioni, sapendo di dover andare spesso controcorrente, di rischiare una certa so-litudine… La centralità dell’uomo: preoccupazione essenziale per scelte non basate sull’im-mediato e sul consenso, ma sulle realiz-zazioni dovute per la crescita umana e sociale del cittadino. L’idea della politica come “servizio”: un servizio da rendere al cittadino, non all’opinione pubblica, ai sondaggi, basata sui grandi valori ideali, che devono sorreggere ogni scelta poli-tica. Una politica laica, non autoreferen-ziale: i cattolici consapevoli di avere valori essenziali da affermare devono sentire la politica come un impegno vero nei con-fronti di tutti, non in vista di una società “cattolica”, ma, nella linea di Sturzo, per una società veramente laica, cioè convi-

    venza di pluralità di ideologie.La crisi come opportunità: ci sono poche risorse, è necessario ridurre gli sprechi e i costi dei servizi… una politica che non si rassegna alla sopravvivenza, ma program-ma, costruisce il suo futuro come una fa-miglia con le proprie risorse disponibili.Il politico non solo deve stare lontano dai privilegi, ma deve mantenere uno stile di vita estremamente coerente.L’incontro con Marco Bracco ci fa aprire gli occhi sulla complessità e diffusione dell’economia. Si era proposto un titolo “Commercio internazionale e commercio equo e solidale” per orientare il relatore in una riflessione ad ampio raggio sull’e-

    Rivoli croceviadue incontri diversi, ma complementari

    conomia. Il titolo rilanciato dal relatore “Consumo critico e interdipenden-za” ci porta al cuore dei problemi e dei molteplici aspetti che sottostanno all’economia. Queste le indicazioni che si possono trarre dall’incontro. Prendere coscienza che nella società globale siamo soprattutto consuma-tori… non solo perché siamo considerati tali dalle multinazionali e dalla pubblicità, ma perché coscienti o no, lo diventiamo davvero con un mec-canismo cui è impossibile sottrarsi del tutto. Se prestiamo attenzione alle campagne pubblicitarie, ci accorgiamo che ormai ogni aspetto della nostra vita, ogni valore e ogni ideale è “buono” per sostenere il lancio di un pro-dotto, la commercializzazione di oggetti e merci, che pure non sembrano avere rapporti con le motivazioni che li sostengono. E questa condizione ci pone in uno stato di dipendenza globale, interdipendenza che non ha più confini, inarrestabile, con cui fare i conti per ogni altra scelta di vita. Tanto più in questo contesto globale in cui le multinazionali contano (= hanno un potere maggiore, perché più ricche) di molti Stati in cui hanno sede: tra le prime 100 potenze economiche 51 sono multinazionali, 49 Stati nazionali.Ma se il nostro ideale resta la libertà, valore sommo per l’uomo di ieri e anche per quello di oggi, valore cardine anche per il cristiano, dobbiamo prendere coscienza di questa situazione. Tre le parole chiave per questa presa di coscienza e per mantenere alto questo ideale di libertà:1. responsabilità: nel senso etimologico del termine (respondere) rispon-dere nel modo più adeguato alla sfida di questa economia invasiva che sembra escludere ogni possibilità di scelta, anche al di là della responsa-bilità per se stessi, consapevoli di essere parte di un mondo più grande e “testimoni” per un mondo che abbiamo ricevuto e lasciamo in eredità; 2. consapevolezza quindi delle scelte di vita: queste devono essere ispirate a valori altri rispetto al meccanismo scontato della economia di mercato, con un privilegio assoluto della persona come bene gratuito e relazionale, con attenzione alla natura che è bene di tutti, con impegno in un mondo che non è solo nostro, inesauribile, indistruttibile…3. felicità come obiettivo di fondo: che mantiene qualche somiglianza con le immagini felici della pubblicità, ma che è decisamente diversa nei me-todi e nei contenuti.

    Silvano Giordani

  • 14 CARNEVALE

    Feste di Carnevale 2014

  • 15GRUPPO ANZIANI ORE SERENE

    Sembra ieri, ma sono trascorse 35 prima-vere da quando, in un pomeriggio soleg-giato, per desiderio del Can. Domenico Foco, assecondato da una decina di volen-terosi, nasceva un gruppo di accoglienza per anziani cui veniva dato il nome "Ore Serene". E quale titolo più appropriato si poteva dare agli incontri del martedì pomeriggio, dove persone anziane, sole, hanno l'opportunità di incontrarsi e fare amicizia in un clima di serenità e di acco-glienza calda e fraterna?Il gruppo è nato con lo scopo di dare e ricevere; ciascuno dà agli altri qualcosa di se stesso: compagnia, cordialità, sorriso, evitando pettegolezzi o critiche. Anche la modesta cassetta di legno che raccoglie le offerte risente di tutti questi anni, tutta-via è ancora in grado di accogliere quanto ci consente di offrire agli ospiti una calda e dolce merenda a base di biscotti e tè.Da settembre a giugno, ogni martedì pomeriggio alle 14.30, le animatrici ac-colgono nella Sala degli Archi del nuovo Oratorio, tutte le persone che desiderano partecipare agli incontri, a prescindere dal loro luogo di origine; così nella sala di ritrovo si intrecciano i diversi dialetti, in un gioioso cicaleccio che ci fa sentire tutti fratelli. L'attività svolta è molto va-ria: momenti di spiritualità, altri di cultu-ra alternati a spazi riservati al gioco delle carte, tombolate e musica. Si organizzano pranzi in sede, feste di Carnevale e uno o due pellegrinaggi mariani. Si festeggiano in comunità compleanni e onomastici.Grazie alla generosità delle frequentatri-ci, possiamo partecipare a vari proget-ti di solidarietà che si svolgono durante l'anno: affido a distanza di alcuni bimbi indiani, offerta mensile al gruppo di Vo-lontariato Vincenziano, aiuto ai Padri Missionari della Consolata per i loro pro-getti in Africa, raccolta fondi per il nuovo Oratorio, partecipazione saltuaria ai pro-getti del CAV. Quando poi, inevitabilmen-te, arriva il momento del dolore, siamo vicini a coloro che sono stati toccati nei loro affetti più cari.Da 35 anni le animatrici portano avanti questa iniziativa con tanta buona volontà

    e sacrificio, sempre attente a migliorar-si per dare serenità e gioia a molti, con amicizia e cristiana fraternità. Per fe-steggiare questo anniversario, il gruppo anziani "Ore Serene" ha invitato la Co-munità Parrocchiale a partecipare alla Messa di Ringraziamento, celebrata do-menica 23 marzo alle ore 11. È seguito il pranzo comunitario.

    Le animatrici

    35 anni ben portati

  • 16 UNITà DEI CRISTIANI

    “Cristo non può essere diviso” (I Corinzi 1:1-17). Questo era il titolo della Settima-na di Preghiera per l’Unità dei Cristiani dello scorso mese di gennaio, e questo era anche lo spirito che si è percepito negli appartenenti alle varie comunità cristiane di Rivoli che si sono trovati la sera del 22 gennaio nella nostra Chiesa Evangelica Battista di viale Bassano per l’annuale celebrazione ecumenica: uno spirito desideroso di vivere e rendere vi-sibili i legami di fede che uniscono i cre-denti delle varie chiese e denominazioni cristiane. Legami che a Rivoli sono anche di amicizia, che si stanno rafforzando col passare del tempo e con le diverse occa-sioni di ritrovo e di collaborazione, e che la sera del 22 sono stati testimoniati dal fatto che abbiamo potuto accogliere nei locali della nostra chiesa tanti amici “di vecchia data”, insieme a coloro che han-no partecipato alla celebrazione ecume-nica forse per la prima volta.La liturgia della serata, che quest’anno è stata preparata dalle chiese del Canada, ha visto il coinvolgimento di Don Giovan-ni Isonni delle Parrocchie di Rivoli, di Pa-dre Claudiu Dita della Chiesa Ortodossa, della pastora battista Helene Fontana e di altri rappresentanti delle tre chiese coin-

    “Cristo non può essere diviso”Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

    nel 60° della Chiesa Battista di Rivoli

    volte nella celebrazione. La pluralità de-gli interventi, insieme alle due riflessioni bibliche di Don Giovanni e di H. Fontana, hanno rappresentato in modo molto con-creto un’unità nella fede che non consiste in uniformità ma piuttosto nella ricchez-za che nasce dall’insieme dei diversi doni messi a disposizione del corpo di Cristo. Ricchezza rappresentata anche da alcuni oggetti presentati dalle tre chiese nel cor-so della serata per simboleggiare il loro specifico contributo al corpo della chie-sa: la croce della Chiesa Ortodossa per simboleggiare l’universalità della fede; il “kit di pernottamento” della Chiesa Cat-tolica (del dormitorio di S. Martino) per simboleggiare l’accoglienza; e la tunica battesimale della Chiesa Battista per sim-boleggiare la relazione personale e con-sapevole con Dio.Per la nostra comunità battista è stata una grande gioia poter accogliere per una se-rata così tanti amici dalle chiese cristiane di Rivoli, e ringraziamo il Signore per i le-gami che uniscono i credenti della nostra città. Proprio quest’anno la nostra Chiesa Battista è presente a Rivoli da sessant’an-ni. Nel 1954 un gruppo di rivolesi evan-gelici, guidati dal pastore V. Veneziano e dal missionario statunitense B.R. Lawton, ha messo la prima pietra della chiesa di viale Bassano. Negli anni a seguire, oltre alla chiesa, erano attivi anche una scuola biblica, una scuola materna e un liceo lin-guistico, gestiti dai battisti in ed intorno alla storica “Villa Colla”, nominata allora “Filadelfia”.Oggi di queste attività rimane solamente la chiesa che comunque come ieri cerca di essere presente e utile alla sua città. Una presenza e un’utilità che non pos-sono che trarre guadagno dall’amicizia e dalla collaborazione con le altre comunità cristiane della città, in modo da mettere a disposizione di tutti la ricchezza dei di-versi doni del corpo di Cristo, e dare una testimonianza comune e convincente del fatto che “Cristo non può essere diviso”.

    Helene Fontana

    La Fede

    Quella vecchietta cieca,che incontrai

    la notte che me spersiin mezzo ar bosco,

    me disse: “Se la stradanun la sai,

    te ciaccompagno io,ché la conosco.

    Se ciai la forzade venimme appresso,

    de tanto in tantote darò ‘na voce,fino là in fonno,

    dove c’è un cipresso,fino là in cima,

    dove c’è la Croce...Io risposi:

    “Sarà ... ma trovo stranoche me possa guidà

    chi nun ce vede...”La cieca allora

    me pijò la manoe sospirò:

    “Cammina!”Era la Fede.

    Trilussa

  • 17

    SPEC

    IALE

    BEA

    TO A

    LLAM

    ANO

  • 18 SPECIALE BEATO ALLAMANO

    Alcuni mesi or sono, mi sono imbattuto in un articolo di Vittorio Messori su Papa Francesco, in cui lo scrittore s’interrogava sulle radici delle linee pastorali del nuovo Papa che stanno incontrando un'accoglienza tanto cal-da e universale, fra tutte le categorie di persone.La tesi del Messori è che queste radici non sono da riscontrarsi soltanto nell’ambiente latino-americano, ma soprattutto nell'influenza dei “santi sociali” di Torino. I nonni e i genitori di Papa Francesco subirono profon-damente il clima dell’ambiente piemontese del loro tempo, le istanze di giustizia e della difesa dei diritti umani, assieme al clima spirituale. È fuori dubbio che anche Jorge Bergoglio è stato influenzato dalle istanze sociali del Piemonte, attraverso i genitori e particolarmente la nonna, come ebbe a confessare lui stesso più volte.Il libro dello stesso Messori, “Il mistero di Torino” (2004), cerca di svelare l’anima segreta di questa città che in tanti modi è decantata come “città nera” ma che pure sembra andare a braccetto con la “città dei santi”, la cit-tà dei re scomunicati e di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, delle messe nere e della Sindone.In questo crogiuolo di contrasti nasce una schiera di santi che non tro-va pari in nessun’altra città d’Italia. E in questa schiera troviamo un umi-le canonico del Duomo di Torino che ha vissuto gran parte della sua vita all’interno del Santuario della Consolata, ma che pur trova un degno posto nella lista dei Santi Sociali di Torino. Cerchiamo di scoprirlo e di carpirne il segreto.Ma partiamo dal termine “santo sociale”. Esso è usato abbastanza fre-quentemente per indicare un santo canonizzato che ha speso la sua vita, non solo per Dio, ma anche per i suoi fratelli poveri, esclusi, abbandonati, in cui l’interesse e la passione per la gente disagiata ne hanno caratteriz-zato la vita. Torino ne annovera parecchi al punto che l'espressione “santi sociali” è sempre abbinata a questa città.

    Padre Piero Trabucco

    Perché l’Allamano è annoveratotra i santi sociali di Torino?

    PARLANO LE OPERE

    Mons. Umberto Rossi, vescovo di Asti e nativo di Casorzo, scrive: «È vero che del Can. Allamano, più che gli scritti, parlano e parleranno nei secoli le opere: il Santuario della Consolata rinnovato, la fondazio-ne dell'Istituto delle Missioni del-la Consolata e la formazione della maggior parte dell'esemplare clero dell'Archidiocesi torinese. Ma sono queste opere stesse che reclamano una voce, la quale sappia rendere esplicito il loro muto linguaggio, af-finché tutti, vicini e lontani, “videant opera bona et glorificent Patrem”». Testimonianza del 5 dicembre 1932.

  • 19SPECIALE BEATO ALLAMANO

    PremessaIl beato Giuseppe Allamano, nato a Ca-stelnuovo il 21 gennaio 1851, e vissuto quasi sempre a Torino fino alla morte avvenuta il 16 febbraio 1926, è in certo senso anche “cittadino di Rivoli”. Per l'Al-lamano, la casa a Rivoli, ricevuta in ere-dità da mons. Angelo Vittorio Demichelis, situata in via 1° maggio 3 (al suo tempo: “via S. Salvario”, e popolarmente: “via dei morti”, perché conduceva al cimite-ro), ebbe un significato molto speciale, in quanto in essa egli visse momenti im-portanti della sua vita di Fondatore di due Istituti missionari.

    La casa in via 1° maggio, 3.La casa che l'Allamano ricevette in eredità qui a Rivoli fu costruita verso il 1880 as-sieme a tante altre ville simili. Essa faceva parte di un edificio a due piani composto da due proprietà identiche, addossate una all'altra in forma speculare, con en-trate, scale e giardini propri, e divise da un muro. Si chiamavano villa Lucia (quella dell'Allamano) e villa Giulia. Per ragioni giuridiche, l'Allamano diede il suo nome alla casa, anche se per lui e per i suoi mis-sionari, quella era la “villa S. Giuseppe”. Dopo la morte dell'Allamano, per neces-sità economiche, l'Istituto fu costretto a vendere questa villa, con grande rincre-scimento dei missionari e delle missio-narie, che la ritenevano una reliquia del Fondatore e un cimelio dei primi tempi. Nel 1955, però, tutta la proprietà, com-prendente le due ville, fu nuovamente acquistata, e da allora ospitò di continuo missionari per varie attività di animazione missionaria, di studio e di preparazione alle missioni.Parlando con le missionarie, un giorno l'Allamano ebbe a dire: «Godetevi ancora della buona aria che avete preso a Rivoli, e ringraziate il Signore. Vedete, è buono per averci dato un bel posto. Se aves-si dovuto sceglierlo io, non avrei saputo trovarne uno migliore, non troppo vicino, non troppo lontano [da Torino]...».Dunque, per l'Allamano, Rivoli è un po-sto ideale per sé e per i suoi missionari: si

    Il Beato Giuseppe Allamano e la città di Rivolitratto dagli scritti di P. Francesco Pavese, IMC

    può raggiungere facilmente da Torino, è riparato dal frastuono della città, soprattutto c'è aria buona. Attualmente la casa è sostanzialmente quella del tempo dell'Allamano, con qualche necessaria ritrutturazione avvenuta lungo gli anni. Nella parte da lui abitata, il tesoro è la cappella al secondo piano, che in parte risale certamente alle origini, nella quale è conservato l'altare su cui l'Allamano celebrava. Nel suo studio al primo piano (dove il 16 febbraio 2014 è stata inaugurata la nuova cappella) il pavimento, il soffitto e il caminetto sono delle origini. Le scale, di granito, non sono mai state rinnovate. Chi di noi abita in questa casa, se è attento a certi parti-colari, può rivivere un po' l'atmosfera che c'era al tempo dell'Allamano.

    L'Allamano e RivoliL'Allamano non realizzò, come invece aveva fatto prima S. Leonardo Mu-rialdo, iniziative apostoliche a Rivoli. La sua presenza era discreta, quasi un soffio silenzioso, che sicuramente contribuì a infondere uno spirito apo-stolico e missionario a questa comunità. Non poteva essere ignorato un uomo del genere, che nella vicina Torino, e non solo, esercitava un grande influsso sulla vita ecclesiale. Né potevano passare inosservati tutti i giova-ni missionari e missionarie che qui regolarmente arrivavano.Da sottolineare, invece, il “coinvolgimento di Rivoli” nella persona dell'Al-lamano e nel nostro Istituto missionario: Rivoli, magari inconsciamente, è stata presente, in modo notevole, nella fondazione e nello sviluppo dei due Istituti missionari della Consolata.

    La straordinaria guarigione Nel gennaio del 1900, l’Allamano fu colpito improvvisamente da una grave forma di polmonite doppia che lo portò in fin di vita. Ecco come il primo biografo P. L. Sales narra la guarigione: «Il mattino del 28 gennaio, il vice rettore can. Camisassa, eretto l’altare in luogo visibile all’infermo, vi ce-lebra trepidante la santa Messa e, quasi inconscio profeta, pronunzia fra la più viva commozione le parole dell’Offertorio: “La destra del Signore

  • 20 SPECIALE BEATO ALLAMANO

    mi ha esaltato, la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morrò ma vivrò e racconterò le opere del Signore”. Ed ecco l’infermo, come scosso da letargo, ripetere quelle parole, quindi ritornare in uno stato quasi di incoscienza, nella quale perdura tutto il giorno. Ma sulla mezzanotte fra il 28 e il 29 (festa di S. Francesco di Sales), la febbre, rimasta sempre sopra i 40°, discende rapidamente sotto i 38° e vi rimane stazionaria. Il mattino seguente, mentre il giornale cattolico dava il laconico annunzio dell’immi-nente catastrofe - sì che alcuni sacerdoti celebrarono la Messa in suffragio dell’anima dell’amato rettore - questi invece era fuori pericolo. I dottori non sapevano che dirsi. Tenuto conto della costituzione fisica della perso-na colpita, non si può fare a meno di riconoscere una grazia specialissima della SS. Vergine Consolata».L'Allamano conservò per diversi anni il ritaglio di giornale che dava im-minente la sua morte e vi faceva sopra il ritiro mensile. Effettivamente il modo straordinario della guarigione impressionò molti e in giro si parlò diguarigione miracolosa.

    La lettera di fondazione «Andai poi a fare la convalescenza a Rivoli – racconta l’Allamano - e là, il giorno di S. Fedele da Sigmaringa, posi sull'altare una lunga lettera in cui si decideva la fondazione: celebrai la Messa in onore del Santo, indi andai ad impostare la lettera che inviavo al Cardinale Arcivescovo. E fu decisa la fondazione». La lettera che l’Allamano aveva spedito da Rivoli al card. Richelmy il 24 aprile 1900 portava la data del giorno 6. Non è senza signi-ficato notare come quella lettera sia rimasta sulla sua scrivania parecchi giorni. Come era suo solito, vi aveva molto riflettuto e, sicuramente, anche molto pregato. Cominciava così: «Mentre mi trovo solitario in Rivoli, la mia mente e il mio cuore naturalmente si portano a Torino, alla Conso-lata, al Convitto e all’Istituto della Santissima Annunziata. E a riguardo di questo Istituto, pensando al suo avvenire, maturai alcune riflessioni che sottopongo al tuo giudizio. Se si dovesse dare altra destinazione alla casa, quale opera sarebbe da intraprendere? Dovessi secondare un antico mio desiderio, inclinerei per la fondazione di un Istituto di missionari esteri».Poi la lettera continuava riportando tutte ragioni per le quali non si sa-rebbero tradite le intenzioni del donatore destinando l'edificio all'opera missionaria.

    Di ritorno a Torino, l'Allamano si portò dall’arcivescovo che, al vederlo: «Eh - gli disse - nella tua lettera hai messo più contro che in favore della fondazione. Tuttavia devi farla, perché Dio lo vuole». Rispose deciso: «Ebbene, Eminenza, nel tuo nome getterò le reti». L'Allamano considerò sempre il 24 aprile data della fondazione, anche se quella ufficiale è il 29 gennaio. Diceva alle missionarie il 20 aprile 1922: «Lunedì poi faremo la festa di S. Fedele da Sigmaringa. Lo sapete che ho fondato l'Istituto dei Missionari in que-sto giorno. Ero a Rivoli allora. La lettera che ho scritto al Cardinale nella quale lo interpellavo se dovevo fare questo o no, l'ho messa sull'altare, poi ho detto Messa e l'ho spedita. Il Cardinale mi ha risposto così: Devi farlo tu e nessun altro. - E così l'ho dovuto fare. Poi, ma molto più tardi, siete venute voi, ma voi siete del Papa. Una volta che io gli parlavo di questa nuo-va fondazione mi disse: Bisogna farla. - E avendo io aggiunto che credevo di non avere la vocazione per questo, egli mi ri-spose: Se non l'hai te la do io. - Ed ecco le Suore».

    Rivoli meta di passeggi formativiRivoli è stata coinvolta non solo nel mo-mento della fondazione del nostro Istitu-to, ma anche nel processo di formazione dei missionari e delle missionarie. Fin dai primi anni gli allievi missionari in-cominciarono una tradizione interessan-te: ogni settimana, il mercoledì, giorno di vacanza dalle lezioni, il gruppo si portava a Rivoli (dopo il 1910, anche le giovani missionarie, ma il giovedì). Si trattava di vacanza, certo, ma di vacanza speciale, sempre collegata con la loro formazione alla missione.Intanto il viaggio era a piedi. La via più diretta era quella del polveroso corso Francia, ma i giovani a volte preferivano allungare il tragitto, deviando verso Gru-gliasco, o Pianezza. Si trattava di una gin-nastica, utile in vista delle camminate che allora si facevano nei territori di missione.L'Allamano aiutava anche a compiere quel tragitto in modo utile alla crescita spirituale. Insegnava così: «Fare il viaggio spirituale che consiste nel farlo con spiri-to di fede. Esercitatevi quando andate a Rivoli, per quando andrete in Africa».

  • 21SPECIALE BEATO ALLAMANO

    Il programma di queste passeggiate di una giornata a Rivoli era più o meno questo: subito all'arrivo, visita al SS. Sacramento in qualche chiesa della città; poi pranzo al sacco; nel primo pomeriggio il gruppo si portava alla stazione ad accogliere il Fondatore che arrivava con il trenino, se non era giunto in mattinata. Quasi subi-to, tempo permettendo, i giovani si rac-coglievano attorno al Fondatore, abitual-mente sotto il grande cedro, purtroppo schiantato da un fulmine qualche anno fa, per un incontro formativo. Dopo un po' di merenda, i giovani si fermavano, per con-to proprio, o per letture, o studio e svago. Nel tardo pomeriggio, l'Allamano riparti-va in trenino e i giovani si incamminavano a piedi verso Torino.Questi incontri formativi erano il centro della giornata a Rivoli. Per l'Allamano le gite a Rivoli, come del resto le vacanze, dovevano essere “laboriose”. Così espri-meva il suo pensiero alle missionarie: «Riguardo poi a star qui o andare a Rivoli per voi dev'essere indifferente. Dunque, ricordatevi, il vostro riposo consiste solo nel rallentare un pochino gli studi». Va-canze laboriose anche manualmente: «A Rivoli che cosa farete? Se è necessario anche aiutare a zappare, zappate; certo, senza rovinare tutto» Infine: «Bisogna es-sere industriose come le api che avete a Rivoli... Sì, industriosi come quegli insetti; ed essi non lo sanno!».In definitiva, le passeggiate a Rivoli do-vevano essere un momento forte per la formazione: diverso l'ambiente, diversa l'aria, ma identico il clima familiare: il Pa-dre insegnava: «Voi che andate a Rivoli, ricordatevi che bisogna santificare questo tempo. Là, in quella casa della Provviden-za, farete vita santa».

    Un sogno dell'AllamanoRiguardo alla casa di Rivoli, l'Allamano aveva un sogno, che si è realizzato solo in parte. Siamo nel settembre del 1918 e l'Allamano si trovava a Rivoli con i ragaz-zi che avevano approfittato per mangiare un po' d'uva in un pergolato che c'era nel giardino. L'Allamano si soffermò a spie-gare come fosse venuto in possesso della casa. Si introdusse così: «Ebbene, avete mangiato uva abbastanza? Vedete, a que-sto posto venivo sempre a far io colazione

    quando ero qui a Rivoli, a prendere quell'uva bianca. Guardate lì, pregate il Signore che ci lasci anche l'altra parte del giardino, così saremo più al grande; e quando vi saranno quelli vecchi... che potranno appena tener-si su... li manderemo qui. E in quell'angolo là faremo poi una Cappella pubblica, che comunichi sulla strada». Effettivamente l'Allamano, prima di morire, venne in possesso dell'altra metà della casa, ma i missionari anziani non sono venuti qui. Sono stati dirottati ad Alpignano. Anche là l'aria è buona!

    Sintonia tra l'Allamano e RivoliNon pensiamo che l'Allamano venisse a Rivoli e si chiudesse in casa, igno-rando quanto capitava fuori. Anzi, alcuni eventi della città lo hanno po-sitivamente impressionato. Il beato Antonio Neyrot, missionario dome-nicano, morto martire in Tunisia, è stato proposto dall'Allamano come protettore dell'Istituto durante l'anno 1911. Ciò è significativo, se si tiene conto che questo beato, prima di essere martirizzato, aveva rinnegato la fede per paura e si era fatto mussulmano: «II nostro protettore per tutto quest'anno sarà il Beato Antonio Neyrot, missionario e martire. E qual vir-tù abbiamo da imitare in Lui? Voglio che impariamo da un suo difetto: egli è caduto per la superbia, e noi bisogna che pratichiamo, in modo speciale quest'anno, l'umiltà. Perciò quest'anno vi parlerò sovente di questa virtù. Abbiamo il B. Neyrot. A me piace tanto perché conforta. Quelli che han-no perduto la testa qualche momento mi piacciono tanto perché dopo si mettono e si fanno più santi degli altri».L'Allamano aveva apprezzato una certa indipendenza che la comunità ec-clesiale di Rivoli aveva dimostrata. Diceva ai missionari a proposito delle processioni che a Torino, in quel periodo (1916) erano proibite: «Domani dopo la S. Messa, farete le rogazioni. Sapete come si fanno le rogazioni?Sapete che in Torino hanno proibite tutte le processioni, ma fuori, quando si vuole si fa; quei di Rivoli l'hanno fatta per quanto [gli avversari] strepi-tassero. Comunque, in Torino non si possono fare processioni, e perciò si fanno tutte entro chiesa. E noi la faremo entro la Casa; desidero che entro la casa la facciate». Anche alle missionarie portò Rivoli come esempio di li-bertà: «In questi tempi sono proibite tutte le processioni e quindi neppure quelle delle Rogazioni si faranno. A Rivoli però vollero fare la processione del B. Neyrot e non ne venne nessun male».

  • 22

    Voglio ancora farvi notare con quanta dignità e delicatezza l'Allamano rac-comandò alle preghiere dei missionari e delle missionarie il giardiniere della sua casa di Rivoli, in occasione della morte. Si nota che tra di loro non c'era solo un rapporto di lavoro, ma era sorta una mutua stima. Era il 20febbraio 1016: «Vi raccomando alle vostre preghiere il giardiniere di Ri-voli, che è andato in Paradiso. È morto Venerdì. Un brav'uomo proprio, in vita sua ha sempre lavorato onestamente, ora è morto come un Patriarca, ha diritto alle nostre preghiere perché è come un membro della nostra famiglia».

    Il suo “romitaggio”L'Allamano aveva una spiritualità attiva ed era un apostolo molto dina-mico. Non apparteneva a un ordine di monaci contemplativi, ma era un uomo di profonda interiorità. Pur vivendo in mezzo alla gente, sapeva raccogliersi in Dio con estrema facilità, al punto da impressionare quanti lo frequentavano. Anche a Rivoli sapeva ritirarsi come se fosse in un “ro-mitaggio”, come lui stesso lo ha chiamato, cioè in un luogo riservato alla vita contemplativa. Specialmente negli ultimi anni, l'Allamano gustava i giorni trascorsi a Rivoli. Sentiamo quanto scrisse suor Emilia Tempo a una consorella in Africa: «Sono otto giorni che tornai da Rivoli, ove mi fermai 16 giorni col nostro Ven.mo Padre. Ho passato dei bellissimi giorni. Pa-dre viene sempre più Padre e creda, massime alla sera, ce lo godevamo proprio. Di giorno poco, perché c'era sovente gente, ma alla sera ci sbri-gavamo a lavare i piatti e poi correvamo su al primo piano: egli sul sofà e noi prima inginocchiate e poi sedute per terra sul tappeto. La contavamo (discorrevamo) fino alle 10. Padre, grazie a Dio, sta bene. Le suore tro-vano anche il modo di fargli canticchiare una canzonetta spirituale...». È simpatico questo quadretto dell'Allamano anziano, felice, attorniato dal-le sue missionarie! E proprio qui, a Rivoli, volle fare gli esercizi spirituali in preparazione alla celebrazione del 50° di ordinazione sacerdotale. Sr. Emilia Tempo, nel processo di beatificazione dell'Allamano, rilasciò que-sta testimonianza: «Durante gli esercizi del 1923 che fece a Rivoli, la sua vita interiore cresceva, e nella preghiera si preparava al grande passaggio, servendosi dell'Imitazione di Gesù Cristo, che egli stesso mi fece vedere dicendomi: “Faccio i miei Esercizi su questo libro; qui c'è tutto per la via purgativa, illuminativa e unitiva».

    ConclusioneAi primi tempi, i giovani avevano costrui-to un piloncino in legno (poi ristrutturato in granito) dedicato alla Consolata, vici-no al cedro dove si raccoglievano per le conferenze del Fondatore. Nel 1924, l'Al-lamano stesso regalò un quadro molto bello in porcellana della Consolata in al-torilievo, che benedisse personalmente. Sparito al tempo della vendita della casa, finalmente il quadro venne restituito e, in occasione dell'Anno Mariano del 1987, venne fissato sul muro esterno, a destra della porta di entrata. Chi viene a trovarci, prima riceve la benedizione della Conso-lata, quella stessa che l'Allamano donò perché rimanesse a Rivoli.Ecco una frase dell'Allamano alle missio-narie in partenza per le vacanze, che vole-va rassicurare della sua continua presen-za spirituale: «Vi benedico sempre: prima S. Ignazio, Missionari e Missionarie; poi Rivoli; poi voi che state a casa; poi l'Africa. Tutti ogni sera».Anche noi di Rivoli, non solo questa sera, ma sempre, siamo benedetti dall'Allama-no. E la sua benedizione ci conforta.

  • 23SPECIALE BEATO ALLAMANO

    “Così vi voglio: generosi, fermi e costanti nella vocazione”

    Giuseppe Allamano

    “Passò i suoi sessant’anni di vita religiosa nell’amore a Dio, alla Santissima Consola-ta, unita al Fondatore di cui respirava lo spirito a pieni polmoni. Questa era suor Marcella”, ricorda la consorella suor Mar-tina Silvestri nel 1987, dopo la morte del-la religiosa, avvenuta a Nairobi nel giugno di quell’anno. E in questi giorni in cui vie-ne inaugurata una cappella nella stanza che fu lo studio del beato Allamano, in via I Maggio, ci piace pensare alla nostra città come a un laboratorio di santità. Sì, per-ché a Rivoli l’Allamano maturò e espresse la sua intenzione di fondare un istituto unicamente dedicato alle missioni, e a Rivoli visse i primi ventitré anni della sua vita Maria Luigia Cantore, la futura suor Marcella. Il 1902 tiene a battesimo la par-tenza dei primi quattro missionari della Consolata, due sacerdoti e due laici, e la nascita di Maria Luigia. Siamo agli inizi del-la vita dell’Istituto. Il ramo femminile non esiste ancora. Verrà fondato nel 1910, per intervento esplicito del Papa. E l’Allamano stesso, nelle sue memorie e rivolgendosi alle sue figlie, ricorderà la conversazione nella quale aveva obiettato di non sentire la vocazione a fondare suore e la risposta di Pio X: “Se non l’avete, ve la do io”. Negli anni seguenti altre destinazioni si aggiun-gono a quella del Kenya e missionarie e missionari partono per l’Etiopia, la Tanza-nia, la Somalia, il Mozambico. Nel 1930, all’età di ventotto anni, parte anche suor Marcella Cantore, entrata nell’Istituto nell’aprile del ’25. Rimarrà in Kenya fino al 1987, anno della sua morte. Cinquan-tasette anni di missione, interrotti da due brevi soggiorni in Italia, rispettivamente nel ’61 e nel ’71. Citiamo gli anni perché ci danno il polso della generosità, della fermezza e della costanza di cui parla il Fondatore. Di un amore grande per Dio unito a un amore per la gente e per la terra che dopo 57

    anni di condivisione sono diventate senz’altro anche sue, profondamente. Chissà come può essere apparsa a que-sta donna la sua città dopo trent’anni di Africa, e dagli anni Trenta ai Sessanta per giunta, e chissà quale potere ha una passione così! Una passione divorante che, nel suo significato originario, co-

    Suor Marcella Cantore conosce il Beatoe poi parte per il Kenya

    niuga il trasporto, l’attrattiva con la capacità di patire. Le sue consorelle dicono di lei che fu “una missionaria autentica”, “una donna umile e mite, che si faceva voler bene”, “una sorella attenta, disponibile a offrirsi per i piccoli servizi”, “divisa tra casa e dispensario”. Ma c’è un’istantanea che più di tutte ce la fa presente come una giova-ne donna appassionata, appunto. Dice suor Bassiana Lorenzi: “All’inizio degli anni Trenta eravamo nelle fattorie: lei al Tinderet, io al Kokwet. Ci incontravamo nelle feste patronali della Consolata o degli Angeli Custo-di. La nostra gioia era grande e ci raccontavamo le nostre cose. Giocava-mo. E suor Marcella era tra tutte la più vivace. Finita la festa si partiva e ci accompagnavamo fino alla cima della collina e poi ci salutavamo con il caratteristico grido kikuyu.” A partire da qui, dalla risposta generosa a una chiamata speciale e dal coraggio e l’entusiasmo di accogliere la sfida dell’inculturazione, si dipana il tessuto di una vita ordinaria che fa di ogni giornata il terreno dell’incontro straordinario con Dio e con l’altro.

    Lidia Zanette

  • 24 SPECIALE BEATO ALLAMANO

    Fondatore di due istituti missionari ed iniziatore di un metodo innovativo, Giuseppe Allamano era profondamente convinto che non fosse il molto fare che conta, ma l’agire come “collaboratori” di Dio. Accanto alla Consolata, che fu la mamma a cui sempre si rivolse, non si può non ricordare il sacerdote della chiesa torinese Giacomo Camisassa che fu l'amico e collaboratore di una vita.Anche uno studio approfondito degli ideali e dei valori che guidarono il pensiero di Giuseppe Allamano, non basterebbe a far comprendere la ricchezza della sua persona-lità, caratterizzata da una forte carica umana, che i missionari e le missionarie cercano di far rivivere nel loro operare.Alcune sue parole, tra le molte che sono state raccolte, permettono di avvicinarsi ad aspetti della sua grande sensibilità umana: una virtù che sempre colpiva l'attenzione di quanti lo incontravano.Abbiamo conosciuto un sacerdote dal cuore missionario, uomo di grande coraggio e grandi intuizioni, profondamente umano, sereno, allegro. Alcuni dei suoi detti, con i quali stimolava ed educava i giovani di allora, possono ancora oggi essere di grande attualità per la formazione di uomini e donne forti e coraggiosi.

    • Elevatevi sopra le idee ristrette che predominano nell'ambiente.• Amate una religione che offre le promesse dell'altra vita e vi rende più felici sulla terra.• Scegliete la mansuetudine come strada di trasformazione.• Siate forti, virili, energici.• Fate bene il bene e senza rumore.• Date il primato alla santità.• Non dite mai: “Non tocca a me”

    Vi salutiamo con l’augurio che l'entusiasmo missionario, il coraggio e la tenerezza del beato Allamano abbiano contagiato un po' anche voi!

    Padre e maestro

  • 25GIOVANI

    L’idea della Settimana Educativa nasce per mettere al centro delle nostre rifles-sioni il tema dell’educazione. Un’occa-sione fatta di incontri, momenti di festa, testimonianze preziose per fermarci a condividere quella “passione educativa” tipica dell’esperienza cristiana, per cerca-re alcune strade nuove, per rafforzare al-cune convinzioni, per attingere un grande incoraggiamento per affrontare il difficile compito educativo che spetta a ciascu-no, nessuno escluso. Sono state invitate a partecipare in particolare le Comunità Educative di ciascuna parrocchia, cioè genitori, sacerdoti, catechiste, animato-ri, educatori, capi… tutte quelle persone che, in modo consapevole od inconsape-vole, danno forma e stile dal di dentro al progetto educativo delle nostre comuni-tà. La Settimana Educativa si è aperta il 27 Gennaio con l’Accoglienza dell’Urna di don Bosco nella chiesa San Giovanni Bosco di Cascine Vica, molti hanno colto l’occasione per venerare le sue reliquie e affidare al maestro degli educatori una preghiera.A causa del cattivo tempo l’incontro con don Andrea Bozzolo dal titolo “Le con-segne educative di don Bosco” è stato rimandato, con la promessa però di un recupero quanto prima.Venerdì 31 Gennaio, presso la Sala Acco-glienza dell’Oratorio Stella abbiamo ce-lebrato una bella e partecipata Messa in onore di don Bosco, il Santo dei giovani e degli Oratori, a lui abbiamo affidato la nostra missione educativa, le nostre in-tenzioni pastorali ed il futuro dei nostri oratori.Sabato 1° Marzo le Suore Operaie di Bre-scia ci hanno coinvolto in una serata di festa e riflessione dal titolo “Come una Matita” lasciandoci un pensiero di Ma-dre Teresa di Calcutta che recita ““Io sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient’altro. È Lui che pensa. È Lui che scri-ve. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata”. La Settimana Educativa si è

    conclusa con il debutto e la replica del Musical “Jamme ‘a cantà!” che ha visto 30 giovani delle nostre comunità dal 20 ai 23 anni esibirsi recitando, ballando e cantando dal vivo per mettere in scena un’avvincente storia che ci ha fatto certamente sorridere, ma anche riflettere. Al centro la sto-ria di un gruppo di giovani stretti tra la scelta di cedere alla delinquenza che porta ai facili guadagni e la scelta di dare pieno compimento alla pro-pria vita con impegno, coerenza ed umiltà. A sostenerli nella scelta un gio-vane sacerdote che, martire della mafia, li porterà a comprendere che per crescere hanno bisogno della “magnifica gente di questa città” che crede in loro, che li sostiene, che li guida. E noi adulti, vogliamo essere quella “magnifica gente” che accoglie questa responsabilità?

    La Regia Educativa

    1a SettimanaEducativa

  • 26 GIOVANI

    Dire la parola Assisi è come fare un gran-de respiro profondo e percepire l’aria di santità che conserva questo luogo. Una città che racchiude e offre a chi la visita un “cammino per l’anima” dettato dalla grande figura di San Francesco. Visitare i luoghi in cui lui ha vissuto, signi-fica sicuramente lasciarsi trasformare, ri-spondere ad una chiamata proprio come fece lui abbracciando il lebbroso e obbe-dendo al crocifisso che gli disse “France-sco va’, ripara la mia casa, che come vedi è in rovina”.Una figura quella di Francesco che si af-faccia alla vita con la semplicità del cuore, con voglia di costruire relazioni profonde, un uomo che ancora oggi affascina cre-denti e non credenti perché la santità con cui ha vissuto la sua vita non può lasciare indifferenti, ma, anzi, rilancia con vigore in noi la voglia di scoprire Gesù.Ed è questa l’esperienza che alcuni gio-vani della CO.GI. (Comunità Giovani delle 4 parrocchie) hanno vissuto in occasione del Capodanno proprio per cominciare il 2014 con la pienezza del cuore e incon-trare quel Gesù che non fa cose grandi, ma fa grandi tutte le cose. Con lo stesso entusiasmo qualche settimana dopo si è recato ad Assisi anche il gruppo “97 Stel-le” (ragazzi di 3° superiore delle 4 parroc-chie) che per la prima volta ha assaporato la bellezza di questa città.Volendo racchiudere in una frase le espe-rienze di questi due gruppi: tutti sapeva-no come si partiva, ma nessuno sapeva come sarebbe tornato!

    Elena&Luca

    CapodannoFrancescanofesteggiarenella Fede

    Noi fratelli della Comuni-tà Giovani delle Parroc-chie di Rivoli abbiamo deciso di cominciare il 2014 in comunione con lo Spirito. La proposta di trascorrere alcuni giorni ad Assisi e festeggiare il capodanno in stile francescano ci è stata fatta da alcuni che lo avevano già vissuto in precedenza e che ne erano rimasti molto entu-siasti, e ovviamente non ci abbiamo pensato due volte! Una profonda esperien-za di preghiera vissuta in una città magica e sulle orme di San Francesco, insieme a tanti frati e suore che hanno saputo guidarci tra momenti di festa e giocosità ma an-che e soprattutto durante intensi e arricchenti mo-menti di preghiera.

    “Ti RiGuarda” era il tema della festa di quest’anno, che voleva mettere in ri-salto la necessità di risco-prire la Fede tutti i giorni, senza mai dimenticarci la nostra identità di cristia-ni. Un tema vissuto tra rock cristiano, balli, rifles-sioni e preghiere, il tutto sapientemente mescola-to in salsa decisamente giovane! Una meraviglio-sa esperienza vissuta in comunità, una comunità fatta di fratelli provenienti da Rivoli, ma che, arrivata ad Assisi, non ha saputo resistere alla bellezza del-la comunione della festa con persone provenienti da tutta Italia.

    La Comunità Giovani

    Comunità Giovani e ’97 Stelle ad Assisi!

  • 27GIOVANI

    “JAMME A CANTA'!”....Che emozione!Dopo un anno e mezzo di prove e duro impegno, finalmente il 7 e l'8 febbraio ha debuttato il musical “Jamme a cantà!”, interpretato, ballato e cantato dal vivo da 30 giovani delle 4Parrocchie di Rivoli. Grande è stata l'affluenza al Teatro Don Bosco di Rivoli, infatti è stata programmata una replica per il 7 marzo. Ecco alcune testimonianze dirette dei ragazzi che hanno vissuto questa esperienza. Siamo certi che il nostro viaggio non finirà qui e ci saranno altre serate fantastiche!

    «“Jamme a Cantà” è stata la mia prima esperien-za di teatro. Ho sempre amato i musical, ma non avevo mai provato a far parte di uno spettacolo. È stata un'esperienza arricchente, un'occasione di mettersi in gioco e di sentirsi valorizzati: sapere che senza il tuo “pezzetto” lo spettacolo non può esser-ci e che sei indispensabile in qualche modo, sebbe-ne tu non sia un attore o un cantante professioni-sta. È stato anche un modo per mettere in campo le proprie emozioni e paure e di farsi insieme forza per aiutarsi a superarle.»

    «Esperienza unica su que

    l palco! Fatica,

    divertimento, impegno, en

    ergia, tensione,

    soddisfazione… tutto conc

    entrato in due

    splendide ore di spettacolo

    !

    Un modo per mettersi in g

    ioco, per cresce-

    re e per creare tutti insie

    me qualcosa di

    bello ed emozionante per

    noi e per il pub-

    blico.»

    «Spettacolare!!! Un musical vera

    -

    mente fantastico! Abbiamo lavorato

    veramente bene. Stare sul palco ti

    mette paura… difficile interpretare

    tanti personaggi… nei primi momen

    -

    ti, ti tremano le gambe, il cuore ti bat

    -

    te forte, ma dopo esser entrati in sce

    -

    na… diventa fantastico!!! Io mi sono

    sentito a mio agio nel nostro gruppo

    ,

    si è instaurato un buon rapporto d

    i

    AMICIZIA, dove bisogna AIUTARSI.

    Non so più cosa dire… l’unica cosa

    che mi viene in mente... bè… Grazie

    GENTE MAGNIFICA GENTE!!!»

  • 28

    «Il teatro significa trasmettere emo-zioni, ma non solo. Il teatro può esse-re terapia per la timidezza e insegna anche a collaborare con gli altri e a condividere gli stessi spazi cercando di creare armonia.Personalmente credo che il teatro mi potrà aiutare a comunicare e a dona-re tutte le emozioni che provo.»

    «È stato uno spettaco-lo molto sentito. Anche se sono arrivato dopo, nel cast, mi sono senti-to accolto bene, ma so-prattutto sono riuscito a sentire l’atmosfera di gruppo unito… l’atmo-sfera di una famiglia. Sono molto contento di questo progetto perché dà la possibilità di tirare fuori il proprio talento e scoprirne di nuovi =) »

    «Sebbene questo sia stato il q

    uarto

    spettacolo a cui ho preso par

    te, le

    emozioni non sono cambiate

    . Stare

    sul palcoscenico è qualcosa d

    i tanto

    stupendo, quanto spaventoso

    , per-

    ciò è difficile descrivere la sens

    azione

    che si prova a essere euforici e

    terro-

    rizzati allo stesso tempo! Dev

    o rin-

    graziare di avere avuto la pos

    sibilità

    di fare questa magnifica espe

    rienza

    che mi ha fatto crescere e mi s

    timola

    a migliorarmi sempre di più.»

    GIOVANI

    Un Weekend in Arte 2014Nel giugno dello scorso anno la Pastorale Giovanile delle Parrocchie di Rivoli ha attivato il progetto “Un Weekend in Arte”, una due giorni di eventi artistici di ogni tipo riguardante i giovani creativi presenti tra le parrocchie e il territorio rivolese, con lo scopo di stimolare la creatività, le relazioni tra persone con gli stessi interes-si e anche la curiosità delle persone che per la prima volta si avvicinano al mondo dell’arte, attraverso esposizioni, esibizioni e workshop. Il tutto si ripeterà anche quest’anno e noi dello staff abbiamo già cominciato l’or-ganizzazione dell’evento, che avrà luogo nelle giornate di domenica 1 e lunedì 2 giugno presso l’Oratorio Stella. È già partito il primo evento: un concorso artistico dal titolo “La Bellezza della Vita nel quotidiano” che vuole sviluppare questo difficile ma ampio tema chiedendo ai creativi di proporre opere artistiche in quattro categorie, illustrazione, fotografia, scrittura e musica, a seconda della propria inclinazione. C’è tempo fino al 15 maggio per presentare le proprie proposte, per ulteriori infor-mazioni è possibile chiedere alla segreteria dell’Oratorio Stella, visitare il sito delle Parrocchie o scrivere all’indirizzo [email protected].

    Non mancate, CREATE!

  • 29GIOVANI

    Dall’entusiasmante inaugurazione del nuovo Oratorio Stella sono già trascor-si sei mesi. Certamente la comunità di Rivoli ha recepito l’Oratorio come una nuova straordinaria occasione di acco-glienza, di incontro, di proposte. L’Orato-rio attira tantissime persone incuriosite attratte dalla sua maestosità, dal suo co-lore, dal suo rumore di palloni che rim-balzano, bambini che ridono, ragazzi che scorrazzano con le bici, altoparlanti che diffondono la musica o la voce di chi ci fa pregare insieme... Molti si fermano a chiedere al don o a noi educatori “Ma cos’è questo?” e la risposta che viene loro data è “Questo è l’Oratorio!”, ci accorgiamo però che a qualcuno la parola “Oratorio” non dice nulla, non ha nessun significato, non ri-corda le partite a calcetto in una lontana (o vicina) infanzia. Il significato condiviso della parola “Oratorio” va quindi ancora costruito, spiegato, fatto comprende-re, non solo come definizione da voca-bolario, ma come esperienza condivisa, vissuto solido che si può raccontare per essere lasciato in eredità come testimo-nianza sempre viva.Il motto “un oratorio per tutti!” promos-so con forza nel periodo del cantiere, è un invito che tutti hanno accolto: infatti in oratorio quotidianamente si incontra-no dai bimbi nel passeggino ai nonni che giocano a carte, passando dai ragazzi e dai giovani. Un Oratorio intergenera-zionale, dove tutti e ciascuno possono trovare uno spazio e un tempo pensa-to apposta per accoglierli. Rendere gli ambienti accoglienti, belli e funzionali è stato l’obiettivo di chi ha pensato il pro-getto dell’oratorio e poi lo ha realizzato; ora si tratta di rendere accoglienti e belli gli incontri e le relazioni tra le persone che lo abitano. Non è una cosa semplice, un oratorio aperto tutti i giorni a Rivoli non c’era mai stato. Imparare a “usar-lo” come la sua stessa natura ci invita, è una cosa da comprendere, da praticare, da godere… ci siamo accorti che, nella sua prima fase di apertura, ciascuno ve-niva a cercare ciò di cui aveva bisogno:

    uno spazio protetto per far giocare un bambino, un calcetto per una sfida “tra di noi”, un luogo caldo e pulito nel qua-le fare una partitella a carte, un campo da calcio, un qualcuno che guardasse i bambini mentre i genitori non ci sono, un’attività da fare per mio figlio... Un po’ come in un supermercato ciascuno ve-niva a cercare un prodotto da “acquista-re” gratuitamente… E le relazioni? E gli incontri? E lo scambio? Non è per que-sto che una Comunità si dà un Oratorio? È nato così il Progetto “Che oratorio sa-

    Oratorio Stella

    rebbe senza… relazioni!”, un cammino che ci provocherà e ci aiuterà ad approfondire le nostre relazioni all’interno della Comunità, un percorso a tappe nel quale verrà chiesto a ciascuno di presentarsi all’altra perso-na, di salutarsi con un sorriso, di condividere qualcosa di semplice, di prendersi cura dell’altro scoprendosi vicendevolmente sia tra pari che tra generazioni diverse… delle semplici attività come ad esempio quella d’indossare una molletta da bucato con su scritto il proprio nome per farlo conoscere a chi si incontra… Anche i tanti piccoli laboratori espressivi di canto, ballo, chitarra, cre-atività non hanno il semplice, per quanto nobile, obiettivo di fare ap-prendere una disciplina o una tecnica, ma piuttosto di fare una bella esperienza di gruppo all’interno e nello stile dell’Oratorio.L’Oratorio Stella, come già detto, nasce per accogliere tutti, ma la sua prima tensione rimangono certamente le giovani generazioni, cioè i ra-gazzi, gli adolescenti e i giovani. A loro è dedicata una grande attenzione e una particolare cura. I giovani portano in Oratorio la loro vita, le fati-che e le gioie del quotidiano, le loro preoccupazioni e i loro modi di es-sere trasgressivi e ribelli. Non possiamo essere ciechi alle loro domande

  • 30

    e al loro bisogno di incoraggiamento e di sostegno.Certamente ci va molto tempo, la loro fiducia si guadagna con la presen-za e la pazienza quotidiana, passando dall’accontentarsi di un distratto sguardo allo scambiare mezza parola proprio perché gli si è fatta una domanda esplicita tipo “belle le tue scarpe, dove le hai comprate?”. Pian piano ci si conosce e ci si rende disponibili a fare due chiacchiere e poi ancora, se lo vorranno, a parlare un po’ di sè e a confrontarsi sulle loro vite. Pian piano accetteranno una proposta nuova e si metteranno in gioco perché si saranno fidati. Pian piano.Sono tante le persone che sostengono con gratuità l’Oratorio: le catechi-ste, gli addetti delle pulizie, gli animatori… un nuovo gruppo di volontari si è formato a sostegno dell’apertura quotidiana: i baristi e gli animatori dell’accoglienza!

    GIOVANI

  • 31

    Grazie a loro, quotidianamente si incon-tra un sorriso, un saluto, la disponibilità a preparare un buon caffè, una pazien-za nel far scegliere ai più piccoli le venti caramelle diverse che possono prendere con un euro… anche questo gruppo è co-stituito da giovani e adulti, provenienti da esperienze diverse, qualcuno dal-la formazione professionale, qualcuno dall’essere casalinga con un po’ di tempo a disposizione… tutti però volenterosi e pronti ad accogliere la sfida di far passa-re lo stile dell’Oratorio anche nel servire cappuccino e brioches!Sei mesi sono passati, don Giovanni ci ha insegnato a leggere questa nuova avven-tura con una parola: stupore! Perché no-nostante le tante cose che ancora sono da organizzare, da migliorare, da far crescere, bisogna leggere con occhi am-mirati e stupiti la grandezza di ciò che si è realizzato: da un vecchio rudere a una grande e bella struttura, da un piazzale in cemento utile solo come parcheggio, a un cortile attraversato e “giocato” ogni giorno da centinaia di ragazzi e famiglie, da giornate intere trascorse nel più to-tale silenzio al frastuono di palloni che rimbalzano, bambini che gridano, ragaz-zi che tifano, da uno spazio vuoto a un punto di riferimento per le persone della nostra città… Se non conosci ancora l’O-ratorio vieni a fargli visita, ti stupirà!

    Donatella e Claudia

    GIOVANI

  • 32 GIOVANI

    MODALITA’ DI ISCRIZIONE

    SEGRETERIA UNICA

    Dal Lunedì al Venerdìdal 5 maggio al 6 giugno

    ore 16.00 - 19.00presso la Segreteriadell’Oratorio Stella

    Mercoledì, dal 30 Aprile al 3 Giugno,dalle 16.30 alle 18.30

    presso l’Ufficio Parrocchialedi San Bernardo.

    All’atto dell’iscrizioneverrà chiesto un contributodi € 10,00 per la maglietta,

    le spese assicurativee le spese di segreteria.

    PER INFO CONTATTARE:Don Andrea Zani: 347.843.71.34

    Donatella, Claudia, Elena:Segreteria dell’Oratorio Stella

    Elena: Ufficio Parrocchiale San Bernardo

  • 33SCOUT

    Rivoli 2:Una festa lunga 50 anni

    Chissà quanti lupetti e scout hanno in-dossato i colori bianco e verde nel Ri-voli 2. E chissà come saranno sorpresi nello scoprire che sono passati ormai cinquant'anni da quando i primi si sono messi quel fazzolettone al collo. Chissà se a ognuno di loro, come a me, sembra aver iniziato ieri il cammino scout. Inve-ce il tempo è volato. Ma le esperienze importanti, quelle che formano il carat-tere, che scavano solchi profondi nell'a-nima, che forgiano amicizie che resisto-no alle intemperie del tempo, quelle sì, sono sempre uguali e immutabili dentro molti, forse tutti noi. Ecco perché voglia-mo festeggiare: per ricordare ciò che è stato, per condividere quello che c'è e

    per guardare a quello che sarà. Ci piace-rebbe che tutti quelli che hanno passato dei giorni felici nel gruppo scout Rivoli 2 si sentissero invitati a festeggiare sabato 7 e domenica 8 giugno alla Scuola San Giuseppe di Rivoli. Ci piacerebbe coin-volgere anche coloro i quali hanno avuto simpatia, oggi come ieri, per il Rivoli 2.Magari non hanno mai indossato quel fazzolettone bianco e verde, ma in fon-do in fondo, l'avrebbero fatto o lo fareb-bero ancora volentieri. Stiamo organiz-zando due giorni di festa in cui rivivere o provare a vivere per la prima volta scor-ci di scoutismo: da una partita di palla scout alle costruzioni con pali e corde.Chissà che i più temerari non scelgano di

    passare una notte in tenda per l'IRON-EX. Ovviamen-te non mancheranno foto e momenti conviviali in cui ritrovarsi e rivivere vecchie e nuove avventure. Molti sono stati coinvolti nell'or-ganizzare la festa del 7 e dell'8 giugno, ma c'è ancora spazio per chi si vorrà ag-giungere. Per avere tutte le informazioni sulla festa del cinquantennale, iscriversi alle iniziative o per dare una mano: www.rivoli2.it.

  • 34 RICORDO

    Don Mario Aldegani, padre generale dei Giuseppini del Murial-do, ringraziando per il cordoglio e ricordando il caro Giuseppe Locatelli, così scrive: “La valanga di messaggi e testimonianze di affetto che ci stanno raggiungendo in ricordo del nostro caro don Giuseppe Locatelli dicono della sua bontà d’animo, del suo zelo di sacerdote, della sua saggezza di educatore, della sua de-dizione piena e totale alla sua vocazione.”Padre Giuseppe Locatelli, nato ad Almè (Bg), è morto nel sonno, a 66 anni, venerdì 24 gennaio nella casa generalizia di Roma. Era stato ordinato sacerdote a Viterbo il 15 marzo 1975, dopo aver completato il percorso formativo iniziato nel seminario dei Giuseppini di Valbrembo (Bg). Da otto anni conviveva con la malattia, che aveva reso necessa-rio il trapianto renale. Ciò non gli ha impedito di lavorare alacre-mente con generosità e disponibilità.Sempre pronto a servire, senza essere capace di dire qualche volta “no”. Ha sempre dato tutto se stesso.Chi lo ha conosciuto come confratello, come sacerdote o come educatore ha trovato sempre in lui una persona sensibilissima all’altro, un amico, un fratello, un padre.Le sue passioni: la Bibbia, la scuole e le lingue classiche… ma soprattutto la gioia di servire gli altri, senza farsi notare. Ha lavorato nella parrocchia di Nostra Signora della Salute a To-rino, nella Scuola San Giuseppe di Rivoli, nella Scuola Apostolica di Valbrembo e, negli ultimi otto anni della sua vita, nella casa generalizia, come segretario generale.Molti lo ricordano a Rivoli per le occasioni che lo hanno visto protagonista al Sangiuseppe come direttore, ma anche come in-segnante di latino e greco, oltre che appassionato della Parola di Dio.I messaggi ricordano il suo straordinario «talento» nel vivere il carisma di San Leonardo Murialdo nello stare vicino alle perso-ne (“Ci mancherà quel suo modo discreto e affettuoso di farsi presente nelle nostre vite anche da lontano ricordando i nostri onomastici, i nostri compleanni, gli anniversari...”) e anche nelle nostre realtà qualcuno lo ricorderà e farà tesoro dei suoi inse-gnamenti e del suo averci accompagnato nelle strade della fede, della cultura e della vita.

    don Fabio Cozza

    Graziea un amico,un fratello,un padre

    ORATORIO STELLA

    LUNEDI 16.00-19.00MARTEDI 16.00-19.00MERCOLEDI 16.00-19.00GIOVEDI 16.00-19.00VENERDI 15.00-19.00 20.30-23.00SABATO 15.00-18.00 20.30-23.00DOMENICA 15.00-18.00

    APERTURA ESTIVA:

    Dal 9 giugno al 4 luglio17.00-19.0021.00-22.30

    Dal 7 luglio all’8 agosto16.00-19.0021.00-22.30

    Dal 9 al 24 agostoCHIUSURA

    Dal 25 agostoa inizio scuola

    16.00-19.0021.00-22.30

  • 35RECENSIONI EDITORIALI

    Un racconto singolare, ma affascinante. Una storia intrecciata di paure, di diffi-denze reciproche, di violenza cattiva e gratuita, di volontà di capirsi e farsi per-donare, di lenta scoperta e accettazione di se stessi e degli altri, c