6 – Giornalino di Settembre 2012

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Giornalino di Settembre 2012

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SI CANTA, SI BALLA, SI GIOCA, SI PREGA

Spesso si parla di come fare per togliere i ragazzi dalla strada in quanto la vita di strada fa cercare la protezione in gruppi di devianti o in adulti pronti a strumenta-lizzarelizzare e mercificare il ra-gazzo.Tanti sono i ragazzi che avendo sperimentato il fal-limento della famiglia pas-sano gran parte del loro tempo in strada, diventan-do facili preda di organiz-zazioni criminose adulte che si avvalgono di questa “manovalanza a basso costo” per lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni, il furto, ecc.... Esistono anche ragazzi di strada non collegati e non sfruttati dalla crimina-lità organizzata ma che vivono accanto a difficoltà di ordine personale conse-guenti alla vita disgregata ed emarginante. Credo che lo sport, il gioco

le feste, ecc… sono il mezzo per agganciare i ragazzi e Toglierli dalla strada, anche se Toglierli dalla strada, anche se sono del parere che oggi non bisogna più parlare solo di ra-gazzi della strada ma anche di tutti quegli adolescenti e giova-ni che passano il loro tempo libero tra videogiochi, playstation, televisione, facebook e pop-corn.Le attività sportive e ricreati-ve affascinano, attraggono e contagiano sia adolescenti che giovani; creano comunione, ar-monia, intesa, che possono fare delle Parrocchie, Oratori, Associazioni luoghi privilegiati di ritrovo e confronto personale e possono essere introduttivi ad un cammino di fede. In tali ambiti, gli adulti devono avere il coraggio di mettersi in discussione, dispo-sti a sacrificare il loro tempo libero e perfino i propri affetti. Adulti che prima ancora di essere catechisti devono essereessere testimoni credibili, capaci di entrare nel mondo

dei giovani per aiutarli a orientarsi tra le tante oppor-tunità che incontrano, adulti capaci di rispondere alla do-manda di senso posta dai giovani, di dare un significato alla convivenza, dare una prospettiva, un orizzonte cui rivolgersi. È una sfida che può sem-brare difficile, e magari in talune situazioni lo è. Ma se vogliamo togliere i ragazzi dalla strada dobbiamo ar-marci di pazienza e di perse-veranza ed avere quella consapevolezza che i nostri figli non sono solo quelli di casa nostra. Concludo dicendo che il titolo di questo articolo non è uno slogan ma è la risposta che i ragazzi danno a tutte quelle persone che gli pon-gono la domanda: <<ma in Oratorio, cosa fate?>> E, loroloro molto allegramente ri-spondono: <<in Oratorio, si canta!!! Si balla!!! Si gioca!!! Si prega!!!>>

AGAPEGIORNALINO A CURA DEI GIOVANI DELL’ORATORIO

ASSOCIAZIONE “DON BOSCO”

ANNO 2 N°6 SETTEMBRE 2012

EMAIL: [email protected] WEB: salettadonbosco.wordpress.com

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L’ORATORIO IN MISSIONE A VIESTE

vita è molto movimentata di notte.A questa missione hanno partecipato 18 ragazzi dell’Associazione guidati da Don Saverio. PartitiPartiti da Manfredonia alle ore 21,00 ed arrivati alla Cat-tedrale di Vieste alle ore 22.15 circa, siamo stati ac-colti dal vice parroco don An-

tonio. QuiQui siamo stati divisi in tre gruppi: un gruppo di nove ra-gazzi è rimasto nella Catte-drale ad animare l’Adorazione Eucaristica con la lettura di alcuni passi del Vangelo commentati, intervallati da canti; due ragazzi all’ingresso della Cattedrale consegnavano a tutte le per-sone che entravano nella Chiesa un volantino dove c’era scritta una piccola pre-ghiera che potevano fare al Santissimo Sacramento e il resto dei ragazzi sono stati mandati per le strade e le piazze di Vieste in missione, quali Evangelizzatori, a par-lare di Gesù a tutte le perso

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LA MADONNA DI SIPONTO TRA ANTICHE ORIGINI E FEDE SEMPRE VIVA

Le origini dell’icona della Madonna di Siponto col Bambino Gesù, come un po’ tutte le immagini sacre og-getto di devozione dei fedeli, hanno una storia avventuro-sa che si mescola a volte con la leggenda. Infatti, si racconta che i Turchi nell’assalto alla città del 1620 la sottrassero per por-tarla in Turchia, ma nella na-vigazione la statua cominciò a vomitare al punto di impressionare i Turchi che la buttarono a mare e successi-vamente rinvenuta sulla spiaggia di Siponto.E’ sempre difficile descrive-re una Festa come quella de-dicata alla Madonna di Si-ponto che ogni anno coinvol-ge tutta Manfredonia; essen-do, però, questa una cele-brazione soprattutto popolare, la semplicità è il sentiero più giusto da percorrere. Ogni anno il 31 Agosto l’icona della Madonna col Bambino Gesù viene portata in processione per alcune vie

cittadine.ComeCome vuole la tradizione anche in questa occasione siamo stati chiamati ad ac-compagnare gli ammalati dell’U.A.L.(Unione Amici di Lourdes) in processione, af-fiancati dalle dame.Invalidi, persone non auto-sufficienti, malati cronici, che senza un supporto logistico e l’aiuto di terze persone non potrebbero esaudire il loro de-siderio di accompagnare in processione l’icona della Madonna di Siponto con il Bam-bino Gesù.Piccoli gesti, i nostri, che in forza della fede e del partico-lare carisma di carità, ci pro-poniamo di promuovere unazione di apostolato verso e con le persone ammalate, disabili e in difficoltà.LAssociazione opera attra-verso ragazzi e ragazze che si impegnano a prestare ser-vizio gratuito in spirito di au-tentica carità cristiana.

ne che incontravano so-prattutto ai giovani dando loro anche un volantino con l’invito di andare in Chiesa per l’Adorazione Eucaristica. La missione è iniziata alle ore 23,00 e si è con-clusa alle ore 01,00 circa, dopodichè fatta una foto ri-cordo con i giovani e il vi-ceparroco Don Antonio, alcuni hanno fatto rientro a casa mentre altri sono ri-masti ospiti del Sacerdote. Anche per i ragazzi che erano rimasti presso l’Associazione è stata un’esperienza intensa, perché alla stessa ora in cui avevamo iniziato la missione, in preghiera si eranoerano uniti in comunione con noi proprio come face-vano San Francesco e Santa Chiara.Questa esperienza è stata la prima per la nostra Associazione e ci ha fatto capire che essere Evan-gelizzatori è un impegno costante che proviene dalla fede. Il mondo dei giovanigiovani ha bisogno di gio-vani credibili che parlano di Dio con gioia.Possa Iddio darci sempre la forza di proclamare il Vangelo con la nostra vita e ci aiuti ad essere sempre testimoni credibili della Sua Parola.

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Il silenzio è nato per coloro che affrontano una vocazione religiosa e in modo particolare monasti-ca. Tuttavia il silenzio è una dimensione che coinvolge anche lo stato di vita laicale e coniugale.e coniugale.Infatti, il silenzio, ha un enorme valore nella vita del credente, in quanto apre alla verità di se, alla conver-sione, all’adorazione e aiuta a zittire tutte quelle voci e quelle dissonanze (gossip, chiacchiericcio,chiacchiericcio, face book, ecc. ecc.) che impediscono un serio cammino di santifi-cazione.

Inoltre il silenzio, non è as-senza di parole oppure stare in solitudine, semmai è il luogo dove le parole acquistano valore, ma le parole devono essere di Dio, non le nostre che a volte sono in dissonanza concon quelle di Dio. Infatti Dio parla nel silenzio del nostro cuore, perché è dentro ognuno di noi e che ogni giorno ci parla.Gesù stesso ci è di esempio in questo. Lui spesso si ritirava in luoghi deserti, in disparte dagli apostoli e dalle folle.NoiNoi giovani dell’ oratorio Don Bosco, il 12 Agosto ci siamo ri-tirati presso l’Abbazia della Madonna di Pulsano, per fare deserto in un luogo dove regna il silenzio.È un edificio molto antico, cir-condato dal verde, dai pascoli, dalle montagne dove regna un silenzio che permette all’anima di conservare la pace pur nella rumorosa confusione della vita, di magnificare il Si-gnore e di elevare lo Spirito a Dio.La giornata si è svolta in ma-niera molto semplice. Alle otto ci siamo riuniti da-vanti al nostro oratorio e insie- me siamo partiti. Arrivati a Pul- sano abbiamo recitato le lodi Mattutine in Chiesa, dopo- diché ci siamo incontrati con Jacopo il quale ha tenuto un

incontro sul silenzio è sulla storia del luogo in cui ci tro-vavamo.Subito dopo la Santa Messa presieduta da Don Saverio, dalle dodici in poi e per un’ora ci siamo riuniti in gruppi, all’interno dei quali si è discusso un po’ dell’andamento del nostro oratoriooratorio e nello stesso tempo ci siamo confrontati sull’esperienza del silenzio.All’una ci siamo riuniti per il pranzo a sacco. Dopo questo momento di fraterni-tà e di condivisione alla ore 14,30 ci siamo riuniti nell’Eremo per la recita del Santo Rosario e la collazio durantedurante la quale ci siamo confrontati sull’esperienza appena fatta.Verso le quattro e mezza del pomeriggio, siamo ritor-nati tutti a casa.Il frutto di questa giornata è stato immenso. Abbiamo riscoperto la carità del si-lenzio, una virtù che al giorno di oggi ben pochi posseggono in quanto siamo frastornati tutti dal rumorerumore del mondo. In questo silenzio l’Essenziale si esprime e ci trasmettere l’opera mirabile che Lui ha per noi. Dio per noi ha sogni di Santità. Ora stà a noi metterci in silenzio e ascol-tare la Sua parola; parola che se accolta e messa in pratica ci permette di essere felici nell’ acco-glienza della sua volontà e nell’accoglienza verso i fra-telli.

PULSANO: UN LUOGO DI SILENZIO

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Entrai in Chiesa e mi in-ginocchiai ma non a lungo, avevo da fare. Dovevo fare in fretta, il lavoro, le bollette da pagare, ecc... Cosi mi inginocchiai e dissi una preghiera veloce, e veloce-mente mi rialzai. Avevo adempiuto al mio dovere di Cristiano. La mia anima poteva stare in pace. Du-rante tutta la giornata non avevo tempo per dire una parola gioiosa. Non avevo tempo per parlare di Gesù agli amici, Mi avrebbero deriso, temevo. Non avevo tempo, non avevo tempo, avevo troppo da fare. Questo era il mio grido co-stante, non avevo tempo da dare a persone bisogno-se. Ma alla fine venne il tempo, il tempo di morire. Andai davanti a Dio che restò con gli occhi bassi. Nelle mani di Dio un libro; era il libro della vita. Dio guardò il suo libro e disse:'Non trovo il tuo nome. Una volta fui tentato di scriverlo... Ma mai trovai il tempo per farlo'.

LA FRETTA

In questo mese abbiamo celebrato la Solennità dell’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria.Molti si chiederanno: quando l’abbiamo festeggia-ta? Il 15 Agosto.Infatti il 15 Agosto che tutti chiamano “ferragosto” è un giorno molto importante in quanto si Celebra una delle feste più care e più sentite per ognuno di noi.L’assunzioneL’assunzione della Beata Vergine Maria è la festa che ci parla della bellezza, non solo del destino di Maria, ma anche di ognuno di noi.MariaMaria al termine della sua esistenza terrena è stata as-sunta in cielo, ovvero portata accanto al Signore in anima e corpo.Quindi, la Beata Vergine per la sua bontà, umiltà, semplicità vive in eterno e le gioie, le speranze, il lavoro, le sofferenze diventano “vita nella vita” e prendono parte nella Gloria eterna di Gesù.QuestaQuesta festa è dedicata anche a tutti noi perché se-guendo l’esempio di Maria POSSIAMO CRESCERE

NELLA FEDE E UN GIORNO STARE COME Lei, accanto al Signore in anima e corpo.“In“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta…”: questo passo del vangelo evidenzia l’umiltà di Maria e il suo essere serva. Dico questo perché Maria appena ha saputo che sua cugina Elisa-bettabetta aspettava un bambino 2ando in fretta” da lei per rac-contarle l’accaduto ma so-prattutto per aiutarla.Quindi Maria così umile di cuore non ha avuto dubbi ed è corsa per servire.Noi dobbiamo avere Lei come esempio e festeggiare andando a messa, questo “suo e nostro” giorno specia-le.Ascoltiamo e mettiamo in pratica la Parola di Dio e come Maria diciamo un forte “SI” a Cristo per sempre.

E’ FERRAGOSTO? SETTEMBRE 2012 ANNO 2 N°6 ANNO 2 N°6 SETTEMBRE 2012

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“È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so, infatti, in chi hopostoposto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato. PrendiPrendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci,Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato” ( 2 Tm 1,12-14)Queste sono le parole con cui alcuni ragazzi dell’associazione hanno ini-ziato il ritiro fatto a San Gio-vanni Rotondo, il 26-27-28- Agosto, presso il Cenacolo Santa Chiara, presieduto da Don Saverio Papicchio. Questi pochi versi dell’apostolo Paolo sono stati scelti come icona biblica dell’anno della fede, che ini-zierà l’11 ottobre nel cin-quantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.

Le giornate sono state piene e soddisfacenti, è stata un esperienza molto forte.L’unicaL’unica preoccupazione che avevamo in quei giorni era il nostro rapporto con Dio, un dialogo ininterrotto, fatto di si-lenzi e preghiera. La giornata era divisa es-senzialmente in tre parti: uffi-cio delle letture, celebrazione della Santa Messa e adora-zione Eucaristica, meditazio-ne e condivisione con i com-pagni delle esperienze fatte durante la giornata, sempre presieduta dal sacerdote.In questi giorni abbiamo preso in considerazione tre personaggi bi- blici descriven- do quanto meglio la loro fede: Abramo, Maria, Pietro. Con il sacerdo- te abbiamo esa- minato anche una lettera di San Pio e Santa Chiara.

Il problema principale che è emerso in questi giorni, è che l’uomo non ha più chiari alcuni concetti vivi del cristianesimo: 1.1. L’obbedienza nella fede ossia atto di fiducia dove l’uomo liberamente si sottomette alla Parola ricevuta,perché chi parla è Dio.2.2. La fede è un dono che bisogna chiedere a Dio.3. Fede e ragione, noi crediamo per autorità di Gesù Cristo, non tutto è logico( Misteri Divini).4.4. La libertà della fede, l’uomo liberamente rispon-de a Dio.5. La perseveranza nella fede chiedendo di ac-crescerla.6. L’operosità della fede, esercitare la carità con timore compiacendo non noi ma Dio(il fine). Il cristiano deve capire che la fede è fondamento di ciò che si spera e prova

RITIRO SPIRITUALE IN PROSSIMITÀ DELL’ANNO

DELLA FEDE

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di ciò che non si vede. Essa non è altro che la ri-sposta a Dio, da parte dell’uomo, che si è rivelato a noi tramite suo Figlio Gesù Cristo.Per fede Abramo obbedì lasciando la sua casa, tro-vando il culmine nell’offrire il figlio, donatogli da Dio stesso, in sacrificio.Per fede Maria è diventata serva della Parola, custo-dendola dentro di se, tro-vando il culmine sotto la croce, rendendola madre di tutti noi.Per fede Pietro getto le sue reti sulla parola di Gesù, trovando il culmine diven-tando la roccia su cui la chiesa si è edificata.Termino ringraziando Dio affinché ci doni la gioia eterna di amarlo ed adorar-lo, contemplando i suoi divini misteri, obbedendo alla sua Parola, custoden-dola nel cuore, diventando roccia su cui Dio possa edi-ficare.

Un missionario che era vis-suto in Cina per molti anni e un famoso cantante che vi era rimasto soltanto per due setti-mane tornavano negli Stati Uniti a bordo della stessa nave. Quando attraccarono a New York, il missionario vide una gran folla di ammiratori in attesa del cantante." SIGNORE, NON CAPISCO", mormorò il missionario. "Ho dedicato 42 anni della mia vita alla Cina, e lui ci è rimasto soltanto due settimane,

eppure ci sono migliaia di persone che gli danno il bentornato a casa, mentre per me non c'è nessuno".EE il Signore rispose: "FI-GLIOLO, MA TU NON SEI ANCORA A CASA".

Il ritorno a casa...

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L’ESTATE LE CHIESE SI SVUOTANO

Com'è triste vedere per le strade della nostra città tante Chiese vuote per la maggior parte del giorno, e la gente che corre, che passa davanti, presa dai suoi affanni, dai suoi impe-gni,gni, dalle sue preoccupa-zioni, ignara che c'è li, pro-prio vicino, in mezzo a noi, qualcuno che incessante-mente invita: «Venite a me voi che siete affaticati e op-pressi, e troverete ristoro per le anime vostre» (Mt 11,29).Ma chi lo ascolta? Egli resta lì solo e dimenticato nel deserto delle nostre Chiese.Come ogni domenica mattina, nel periodo estivo, mi ritrovo seduta fra i banchi in mezzo a poche persone e noto che tutti quei bambini e adolescenti che ero abituata a vedere neinei banchi non ci sono più e la generazione giovane è pressoché assente dalla chiesa.Di chi la colpa se le Chiese l’estate sono vuote? “dei giovani”, “delle discoteche”, “del caldo”, “della tv”.È colpa un po’ di tutti noi, chenoi, chepredichiamobene e razzoliamo male.

Il sacrificio della Messa è una necessità che non va mai in va-canza!Pensiamo ai cristiani in Nigeria, in Iran, in Corea del Nord, in Af-ghanistan, in India ecc.. che an-dando a Messa rischiano la morte. Noi non corriamo questi rischi, ma siamo trascinati lonta-no da Dio da mille impegni che finiscono per banalizzare le nostre Domeniche, trasformandole da “Giorno del Signore” in weekend.Un metro per misurare la nostra vitalità spirituale è la fe-deltà all’Eucarestia domenicale. Forse bisogna tornare ad una predicazione popolare come ai

tempi degli apostoli e di San Francesco. Far co-noscere Dio e proclama-re il suo regno.Vivere cristianamente significa far parte di una grande famiglia, la Co-munità Parrocchiale, pic-cola porzione di una realtà più grande che è la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo: lui è il capo, noi le sue membra. Senza la forza che deriva dalla Parola di Dio, proclamata durante la Messa, e la testimo-nianza di tanti fratelli e sorelle, è difficile imma-ginare che uno possa perseverare in una vita cristianamente intensa. La metafora della vite e dei tralci usata da Gesù è molto adatta ad esprime-re ciò che accade: un tralcio tagliato dalla vite non sopravvive molto a lungo. Solo quelli che preganopregano e vanno Messa almeno alla Domenica perseverano nella loro vocazione.Se l’estate le chiese si svuotano vuol dire che molti cristiani considera-no la Santa Messa Do-menicale un obbligo o un dovere da compiere, magari anche contro voglia!

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Tutto è nato così, parlan-do con un amico disabile, un ragazzo che, come me, sente il bisogno di sentirsi accettato dalla società e di avere dei di-ritti, poichè vengono limitati a causa del suo handicap. La motivazione che mi ha spinto a scrivere è l'amore che io nutro per questi ragazzi, avendo scoperto negli ultimi anni la grandezza e la bellez-za del loro mondo. Apparen-temente potrebbe sembrare un mondo vuoto ed inutile, ma non è assolutamente così, anzi conoscerlo è un'av-ventura affascinante. Non c'è solo sofferenza, ma anche gioia! Traspare dai loro volti e dai loro sorrisi. Lo definisco ''Sorriso della Luce'', loro sono i veri Guerrieri della vita.E' nata dentro di me una profondità e densità di senti-menti, di emozioni e di inte-resse per quei valori che muovono il nostro animo. Il mondo dei diversamente abili è un mondo a cui ognuno di noi dovrebbe interessarsi. Il dovere di ogni uomo è quello di farsi portavoce della loro volontà, e di assumerla in sè, nella società, nella politi-caca e nella quotidianità, elimi-nando qualsiasi ostacolo psi-cologico, giuridico, fisico, che tende ad isolarla, abbattendo quindi il pregiudizio, l'indiffe-renza e l'egoismo.

Tra le soluzioni atte al mi-glioramento della qualità della loro vita, auspico la creazione di strutture e di reti di rapporti speciali che servano ad un unico scopo: il diritto di pari opportunità, nell'ambito socia-le e umano. Insieme ad altre persone sensibili a questo problema spero di riuscire a concretizzare queste parole. Offriamo quindi loro maggio-re efficienza nell'offerta dei servizi, affinchè si sostengano a livello economico le loro cure mediche, l'inserimento scolastico e soprattutto lavo-rativo. Si darebbe loro così la possibilità di una vita dignito-sa, serena e comunitaria, che li sollevi, almeno per un po', dal loro stato di disagio e soli-tudine in cui purtroppo vivono.Sollecito quindi a tale propo-sito, l'intervento di chi, grazie al proprio ruolo di cittadino, può suggerire o mettere in atto questi interventi, che pos-sano richiamare la collettività alla consapevolezza della realtà.

Gesù disse: ''Ogni cosa che sarà fatta al più picco-lo degli uomini, sarà fatta a me''. Ed io aggiungo ''Ogni cosa che NON sarà fatta al più piccolo degli uomini, NON sarà fatta a me ''.me ''.NON LASCIAMOLO AT-TENDERE ANCORA.

''I Guerrieri della Vita''

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BUON COMPLEANNO

ogni giorno è un’ occasio-ne speciale per esprimere il bene che vogliamo al nostro educatore, ma oggi 19 Agosto, giorno del suo 53° compleanno abbiamo voluto dedicare queste poche righe perper dire che lui è una perso-na veramente speciale. E’ un amico vero. Infatti si dice: “chi trova un amico trova un tesoro” proprio perché un vero amico non tradisce mai, ti sta sempre vicino specialmente nei mo-menti di difficoltà. E’ un libro aperto,aperto, non ha segreti, è sin-cero ed è leale e, come dice sempre lui, un vero amico ti è vicino soprattutto nelle av-versità della vita. Sa offrirsi completamente con tutta la sua esperienza di vita. Con lui si può parlare di qualsiasi argomento

senza correre il rischio di essere giudicati.InIn questo giorno, vogliamo esprimergli tutta la nostra ri-conoscenza e affetto e per rendere il momento ancora più significativo gli abbiamo organizzato una “festa a sor-presa” dove ha visto tutti noi impegnati nei preparativi.La parte più difficile è stata quella di allontanarlo per un po’ di tempo dall’oratorio per poter pre-parare la festa è stata

un’impresa difficile, visto che lui è sempre presente in mezzo a noi; ma, con la complicità della figlia Luigia ci siamo riusciti..ConCon una scusa è riuscita ad allontanarlo dando la possibilità a tutti noi di met-tere in moto la macchina dei preparativi. Il resto lo potete immagi-nare.