26 Aprile 2013 - Libero Yoani Sànchez

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Come la coda del maiale di PAOLO NORI La blogger Yoani Sánchez al Circolo dei lettori di Torino La giornalista cubana Yoani Sánchez, autrice di Generación Y, blog seguito in tutto il mondo con 14 milioni di accessi e migliaia di commenti ogni mese, dove, dal 2007, denuncia le violazioni dei diritti umani e invoca riforme, presenta al Circolo dei lettori di Torino (via Bogino 9), lunedì prossimo alle 21 con il direttore della Stampa Mario Calabresi, il libro di Gordiano Lupi Yoani Sánchez - In attesa della primavera (Anordest). In mostra a Firenze gli acquafortisti e gli xilografi del primo ’900 Fino al 17 maggio si tiene, all’interno dei locali della Libreria Antiquaria Gonnelli di Firenze (in via Ricasoli 6), la mostra «Acquafortisti e xilografi della prima metà del ‘900», a cura di Emanuele Bardazzi. Tra gli xilografi viene dedicato ad Adolfo De Carolis un grande spazio comprendente quasi l’intera produzione. Accanto a lui sono raccolti gli allievi di più stretta osservanza: Antonello Moroni, Gino Barbieri ed Ettore Di Giorgio. Tra le rovine del tempio di Maraqi Su Siwa aleggia ancora il fantasma di Alessandro Nella più bella oasi egiziana c’è ancora chi sogna di scoprire la tomba del re macedone. Gli abitanti lo credono un messaggero divino e la bufala dell’archeologa greca Souvaltzi è stata dimenticata ::: MISKA RUGGERI SIWA (EGITTO) Se Alessandro Magno - un occhio nero come la morte e l’al- tro azzurro come il cielo, giovane e invincibile, il distruttore impla- cabile e il costruttore di mondi nuovi dotato di un carisma in- cantatorio, capace di far ammu- tolire la terra stessa (secondo la Bibbia) e di placare le tempeste marine (secondo il folklore gre- co), celebrato nei poemi medie- vali così come nelle canzoni dei griot della Guinea - è la storia che si fa mito, aiutato anche da una morte misteriosa a 33 anni anco- ra da compiere mentre si appre- stava a partire alla volta dell’Ara- bia (come se i 17mila km percorsi fino ad allora non fossero stati abbastanza), la sua tomba - la più celebre e visitata (anche da Cesare, Ottaviano, Strabone e Settimio Severo) dell’antichità insieme al sepolcro (vuoto) di Gesù a Gerusalemme - è un mito che stenta a ritornare storia. Fatta costruire da Tolomeo I ad Alessandria d’Egitto per cu- stodirne il corpo imbalsamato in un sarcofago d’oro, vicino al pa- lazzo reale, e poi trasferita e quindi svanita nel nulla attorno al IV secolo d. C., sotto chiese o moschee, oppure chissà dove, come raccontato tra gli altri da Valerio Massimo Manfredi (La tomba di Alessandro, Mondado- ri) o da Achille Adriani (La tomba di Alessandro. Realtà, ipotesi e fantasie, L’Erma di Bretschnei- der), è stata cercata invano per secoli da archeologi come Schliemann, personaggi pittore- schi come il cameriere alessan- drino Stelios Komoutsos, avven- turieri, predoni e sensitivi. Palmeti tra le dune Per alcuni, a esempio nel 1995 la (criticatissima) archeologa greca Liana Souvaltzi, visto che Diodoro e Curzio Rufo scrivono che Alessandro avrebbe chiesto sul letto di morte di essere sepol- to presso il santuario di Amon, si trova qui, nell’oasi egiziana di Si- wa, oltre 300 km a sud-ovest di Marsa Matruh, ai bordi occiden- tali della depressione di el-Qat- tara e appena prima del Grande Mare di Sabbia. Un posto ancora oggi magico, una meraviglia di smeraldo in mezzo al deserto, con lussureggianti palmeti, cen- tinaia di sorgenti di acqua dolce calde e fredde, ulivi e alberi da frutto, raggiungibile dalla costa mediterranea e da El Alamein in poche ore di macchina. Del resto, otto anni prima di morire, nel 331 a. C., subito dopo aver fondato Alessandria o subi- to prima, il re macedone, mira- colosamente aiutato dal clima piovoso e guidato da uno stormo di corvi, vi si era recato per visita- re il tempio di Amon, venendo salutato dai sacerdoti come fi- glio del dio e perciò legittimo fa- raone. Un viaggio ben più fortu- nato della spedizione ordinata dal re persiano Cambise: i suoi reparti scelti di fanteria, raccon- ta Erodoto, partiti da Tebe e arri- vati all’oasi di El Khargeh, spari- rono poi nel nulla, 50mila uomi- ni sepolti dalla sabbia sollevata da un tremendo vento da sud che gonfiò il deserto come un mare. Il legame tra il figlio di Filippo II e Siwa è quindi evidente. Pec- cato però che il trasferimento in gran segreto dei suoi resti da un’Alessandria ormai in balia dei cristiani (basti ricordare la di- struzione del Serapeo nel 391 o il massacro della filosofa Ipazia nel 415), oppure, qualche secolo più tardi, dei musulmani (così nel 642 il califfo Omar avrebbe motivato la distruzione della Bi- blioteca: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano,o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte») fino a questa oasi lontana da tutto e da tutti, e perciò sicura (gli abitanti di Siwa si convertirono all’islam solo nel XII secolo e tuttora parlano un dialetto berbero, il siwi, non l’arabo), sia una mera ipotesi, non suffragata da alcuna prova. Dialoghi in sogno Ciò nonostante, la Souvaltzi, che parlava in sogno con Ales- sandro (!), identificò, ottenendo articoli sulla stampa di tutto il mondo a dispetto degli scavi di- lettantistici iniziati nel 1989 (la sua autodifesa si trova nel volu- me del 2002 The Tomb of Alexan- der the Great at the Siwa Oasis: The History of the Archaeological Excavation and Its Political Bac- kground), la fantomatica tomba nel villaggio di Maraqi, due km a ovest di Bilad el Rum (Città dei Romani), dove si trovano un centinaio di tombe romane sca- vate nella roccia e le rovine (re- cintate) di un tempio d’età traia- nea. Una grande bufala, con il senno di poi. Epperò, qui a Siwa l’archeolo- ga greca è ancora considerata dai locali, che guardano con fa- vore a una ripresa delle ricerche (oggi nell’oasi sono impegnate missioni tedesche e italiane), una benefattrice e un’eroina in lotta contro i complotti della po- litica ellenica ed egiziana; e il fantasma del sovrano macedo- ne, anzi di Iskander el-Akbar, ri- cordato nella Sura XVIII del Co- rano come un messaggero divi- no bicorne, aleggia ovunque nell’aria. Del resto, in una notte di plenilunio, contemplando da una terrazza le dune, le suggesti- ve rovine di Aghurmi con il di- roccato tempio di Umm Ubayd, e in lontananza il Gebel al-Ma- wta (Montagna dei Morti) con le tombe ad alveare perlopiù di epoca tolemaica, si finisce per credere anche all’impossibile... Quando, qualche anno fa, a Parma, sindaco Ubaldi, dal momento che erano stati resi disponibili dei fondi per le metro- politane nelle piccole città, si è cominciato a parlare di fare una metropolitana a Par- ma, che è una città di poco meno di 200mi- la abitanti completamente pianeggiante e che si gira, in bicicletta, in venti minuti da una parte all’altra; quando ho sentito per la prima volta parlare di questa cosa, qualche anno fa, a me era venuto in mente un mio amico che faceva l’agricoltore e che, dieci anni prima, l’Unione europea aveva stan- ziato dei fondi per far delle stalle, aveva ti- rato su una stalla, con le mucche e tutto, poi, cinque anni più tardi, la Comunità eu- ropea aveva stanziato dei fondi per buttar giù le stalle, il mio amico aveva buttato giù la stalla. E avevo pensato a Pangloss, quel personaggio del Candido di Voltaire che dice che noi viviamo nel migliore dei mon- di possibili: i nasi son fatti per tener su gli occhiali, difatti ci sono gli occhiali, le gam- be son fatte per essere imbragate, difatti ci sono le braghe, le pietre son fatte per essere squadrate e costruire castelli, difatti ci sono i castelli, diceva Pangloss, ho pensato qual- che anno fa, e che il nostro era ancora di più il migliore dei mondi possibili, ho pensato, le metropolitane son fatte perché ci sono i fondi per le metropolitane, difatti ci sono i fondi per le metropolitane, le stalle son ti- rate su perché ci sono i fondi per tirar su le stalle, difatti ci sono i fondi per tirar su le stalle, dopo qualche anno sono abbattute perché ci sono i fondi per tirar giù le stalle, difatti ci sono i fondi per tirar giù le stalle. Ecco, adesso, a qualche anno di distan- za, a Parma, sindaco Pizzarotti, sembra che siccome servono dei soldi per pagare i dipendenti comunali, la giunta Pizzarotti hanno messo due autovelox in circonval- lazione, garantendosi le entrate necessarie e confermando che siamo nel migliore dei mondi possibili, che meglio di questo, an- che a sforzarsi, non lo si trova, che un mon- do dove le multe si danno per pagare i di- pendenti comunali, difatti si pagano i di- pendenti comunali, secondo me Voltaire non se lo sarebbe mai nemmeno lontana- mente immaginato. ::: IL MISTERO CACCIA SECOLARE La tomba di Alessandro Magno è cercata invano per secoli da archeologi co- me Schliemann, personag- gi pittoreschi come il ca- meriere alessandrino Ste- lios Komoutsos, avventu- rieri, predoni e sensitivi. LE IPOTESI Dove sono finiti i resti del re macedone morto a Babi- lonia nel 323 a.C.? Per la maggior parte degli stu- diosi si devono trovare da qualche parte ad Alessan- dria, sotto la moschea di An-Nabi Daniel o nella ne- cropoli di Chatby all’incro- cio tra Tariq al-Horreyya e una via nota come R1; altri li cercano nell’oasi egizia- na di Siwa. Ma non manca chi li vorrebbe in Macedo- nia (a Vergina) o addirittu- ra in Italia (a Venezia). Ma il mistero sembra destinato a essere irrisolvibile. . L’ORACOLO DI ZEUS AMMONE Le rovine del Tempio dell’Oracolo dedicato ad Amon (Zeus Ammone per i Greci) nell’oasi di Siwa. Nel tondo, l’archeologa greca Liana Souvaltzi [u.s. e web]

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Come la coda del maialedi PAOLO NORI

La blogger Yoani Sánchez al Circolo dei lettori di Torino

La giornalista cubana Yoani Sánchez, autrice di Generación Y, blog seguito in tutto il mondo con 14 milionidi accessi e migliaia di commenti ogni mese, dove, dal 2007, denuncia le violazioni dei diritti umani e invocariforme, presenta al Circolo dei lettori di Torino (via Bogino 9), lunedì prossimo alle 21 con il direttore dellaStampa Mario Calabresi, il libro di Gordiano Lupi Yoani Sánchez - In attesa della primavera (Anordest).

In mostra a Firenze gli acquafortisti e gli xilografi del primo ’900

Fino al 17 maggio si tiene, all’interno dei locali della Libreria Antiquaria Gonnelli di Firenze (in via Ricasoli 6),la mostra «Acquafortisti e xilografi della prima metà del ‘900», a cura di Emanuele Bardazzi. Tra gli xilografiviene dedicato ad Adolfo De Carolis un grande spazio comprendente quasi l’intera produzione. Accanto a luisono raccolti gli allievi di più stretta osservanza: Antonello Moroni, Gino Barbieri ed Ettore Di Giorgio.

Tra le rovine del tempio di Maraqi

Su Siwa aleggia ancora il fantasma di AlessandroNella più bella oasi egiziana c’è ancora chi sogna di scoprire la tomba del re macedone. Gli abitantilo credono un messaggero divino e la bufala dell’archeologa greca Souvaltzi è stata dimenticata::: MISKA RUGGERI

SIWA (EGITTO)

Se Alessandro Magno - unocchio nero come la morte e l’al -tro azzurro come il cielo, giovanee invincibile, il distruttore impla-cabile e il costruttore di mondinuovi dotato di un carisma in-cantatorio, capace di far ammu-tolire la terra stessa (secondo laBibbia) e di placare le tempestemarine (secondo il folklore gre-co), celebrato nei poemi medie-vali così come nelle canzoni deigriotdellaGuinea - è lastoria chesi fa mito, aiutato anche da unamorte misteriosa a 33 anni anco-ra da compiere mentre si appre-stava a partire alla volta dell’Ara -bia (come se i 17mila km percorsifino ad allora non fossero statiabbastanza), la sua tomba - lapiù celebre e visitata (anche daCesare, Ottaviano, Strabone eSettimio Severo) dell’antichitàinsieme al sepolcro (vuoto) diGesù a Gerusalemme - è un mitoche stenta a ritornare storia.

Fatta costruire da Tolomeo Iad Alessandria d’Egitto per cu-stodirne il corpo imbalsamato inun sarcofago d’oro, vicino al pa-lazzo reale, e poi trasferita equindi svanita nel nulla attornoal IV secolo d. C., sotto chiese omoschee, oppure chissà dove,come raccontato tra gli altri daValerio Massimo Manfredi (Latomba di Alessandro, Mondado-ri) o da Achille Adriani (La tombadi Alessandro. Realtà, ipotesi efantasie, L’Erma di Bretschnei-der), è stata cercata invano persecoli da archeologi comeSchliemann, personaggi pittore-schi come il cameriere alessan-drino Stelios Komoutsos, avven-turieri, predoni e sensitivi.

Palmeti tra le dunePer alcuni, a esempio nel 1995

la (criticatissima) archeologagreca Liana Souvaltzi, visto cheDiodoro e Curzio Rufo scrivonoche Alessandro avrebbe chiestosul letto di morte di essere sepol-to presso il santuario di Amon, sitrova qui, nell’oasi egiziana di Si-wa, oltre 300 km a sud-ovest diMarsa Matruh, ai bordi occiden-tali della depressione di el-Qat-tara e appena prima del GrandeMare di Sabbia. Un posto ancoraoggi magico, una meraviglia dismeraldo in mezzo al deserto,con lussureggianti palmeti, cen-tinaia di sorgenti di acqua dolcecalde e fredde, ulivi e alberi dafrutto, raggiungibile dalla costamediterranea e da El Alamein in

poche ore di macchina.Del resto, otto anni prima di

morire, nel 331 a. C., subito dopoaver fondato Alessandria o subi-to prima, il re macedone, mira-colosamente aiutato dal climapiovoso e guidato da uno stormodi corvi, vi si era recato per visita-re il tempio di Amon, venendosalutato dai sacerdoti come fi-glio del dio e perciò legittimo fa-raone. Un viaggio ben più fortu-nato della spedizione ordinata

dal re persiano Cambise: i suoireparti scelti di fanteria, raccon-ta Erodoto, partiti da Tebe e arri-vati all’oasi di El Khargeh, spari-rono poi nel nulla, 50mila uomi-ni sepolti dalla sabbia sollevata

da un tremendo vento da sudche gonfiò il deserto come unmare.

Il legame tra il figlio di FilippoII e Siwa è quindi evidente. Pec-cato però che il trasferimento in

gran segreto dei suoi resti daun’Alessandria ormai in baliadei cristiani (basti ricordare la di-struzione del Serapeo nel 391 o ilmassacro della filosofa Ipazianel 415), oppure, qualche secolopiù tardi, dei musulmani (cosìnel 642 il califfo Omar avrebbemotivato la distruzione della Bi-blioteca: «In quei libri o ci sonocose già presenti nel Corano, o cisono cose che del Corano nonfanno parte: se sono presenti nel

Corano sono inutili, se non sonopresenti allora sono dannose evanno distrutte») fino a questaoasi lontana da tutto e da tutti, eperciò sicura (gli abitanti di Siwasi convertirono all’islam solo nelXII secolo e tuttora parlano undialetto berbero, il siwi, nonl’arabo), sia una mera ipotesi,non suffragata da alcuna prova.

Dialoghi in sognoCiò nonostante, la Souvaltzi,

che parlava in sogno con Ales-sandro (!), identificò, ottenendoarticoli sulla stampa di tutto ilmondo a dispetto degli scavi di-lettantistici iniziati nel 1989 (lasua autodifesa si trova nel volu-me del 2002 The Tomb of Alexan-der the Great at the Siwa Oasis:The History of the ArchaeologicalExcavation and Its Political Bac-kground), la fantomatica tombanel villaggio di Maraqi, due km aovest di Bilad el Rum (Città deiRomani), dove si trovano uncentinaio di tombe romane sca-vate nella roccia e le rovine (re-cintate) di un tempio d’età traia-nea. Una grande bufala, con ilsenno di poi.

Epperò, qui a Siwa l’archeolo -ga greca è ancora consideratadai locali, che guardano con fa-vore a una ripresa delle ricerche(oggi nell’oasi sono impegnatemissioni tedesche e italiane),una benefattrice e un’eroina inlotta contro i complotti della po-litica ellenica ed egiziana; e ilfantasma del sovrano macedo-ne, anzi di Iskander el-Akbar, ri-cordato nella Sura XVIII del Co -rano come un messaggero divi-no bicorne, aleggia ovunquenell’aria. Del resto, in una nottedi plenilunio, contemplando dauna terrazza le dune, le suggesti-ve rovine di Aghurmi con il di-roccato tempio di Umm Ubayd,e in lontananza il Gebel al-Ma-wta (Montagna dei Morti) con letombe ad alveare perlopiù diepoca tolemaica, si finisce percredere anche all’impossibile...

Quando, qualche anno fa, a Parma,sindaco Ubaldi, dal momento che eranostati resi disponibili dei fondi per le metro-politane nelle piccole città, si è cominciatoa parlare di fare una metropolitana a Par-ma, che è una città di poco meno di 200mi-la abitanti completamente pianeggiante eche si gira, in bicicletta, in venti minuti dauna parte all’altra; quando ho sentito per laprima volta parlare di questa cosa, qualcheanno fa, a me era venuto in mente un mioamico che faceva l’agricoltore e che, diecianni prima, l’Unione europea aveva stan-ziato dei fondi per far delle stalle, aveva ti-rato su una stalla, con le mucche e tutto,poi,cinque annipiùtardi, la Comunitàeu-ropea aveva stanziato dei fondi per buttar

giù le stalle, il mio amico aveva buttato giùla stalla. E avevo pensato a Pangloss, quelpersonaggio del Candido di Voltaire chedice che noi viviamo nel migliore dei mon-di possibili: i nasi son fatti per tener su gliocchiali, difatti ci sono gli occhiali, le gam-be son fatte per essere imbragate, difatti cisono le braghe, le pietre son fatte per esseresquadrate e costruire castelli, difatti ci sonoi castelli, diceva Pangloss, ho pensato qual-che anno fa, e che il nostro era ancora di piùil migliore dei mondi possibili, ho pensato,le metropolitane son fatte perché ci sono ifondi per le metropolitane, difatti ci sono ifondi per le metropolitane, le stalle son ti-rate su perché ci sono i fondi per tirar su lestalle, difatti ci sono i fondi per tirar su le

stalle, dopo qualche anno sono abbattuteperché ci sono i fondi per tirar giù le stalle,difatti ci sono i fondi per tirar giù le stalle.

Ecco, adesso, a qualche anno di distan-za, a Parma, sindaco Pizzarotti, sembrache siccome servono dei soldi per pagare idipendenti comunali, la giunta Pizzarottihanno messo due autovelox in circonval-lazione, garantendosi le entrate necessariee confermando che siamo nel migliore deimondi possibili, che meglio di questo, an-che a sforzarsi, non lo si trova, che un mon-do dove le multe si danno per pagare i di-pendenti comunali, difatti si pagano i di-pendenti comunali, secondo me Voltairenon se lo sarebbe mai nemmeno lontana-mente immaginato.

::: IL MISTERO

CACCIA SECOLARE

La tomba di AlessandroMagno è cercata invanoper secoli da archeologi co-me Schliemann, personag-gi pittoreschi come il ca-meriere alessandrino Ste-lios Komoutsos, avventu-rieri, predoni e sensitivi.

LE IPOTESIDove sono finiti i resti delre macedone morto a Babi-lonia nel 323 a.C.? Per lamaggior parte degli stu-diosi si devono trovare daqualche parte ad Alessan-dria, sotto la moschea diAn-Nabi Daniel o nella ne-cropoli di Chatby all’incro -cio tra Tariq al-Horreyya euna via nota come R1; altrili cercano nell’oasi egizia-na di Siwa. Ma non mancachi li vorrebbe in Macedo-nia (a Vergina) o addirittu-ra in Italia (a Venezia). Mail mistero sembra destinatoa essere irrisolvibile.

.L’ORACOLO DI ZEUS AMMONE

Le rovine del Tempio dell’Oracolo dedicato ad Amon(Zeus Ammone per i Greci) nell’oasi di Siwa. Nel tondo,l’archeologa greca Liana Souvaltzi [u.s. e web]