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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - d.l.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma - filiale di Roma O.P.A.M. - Via Pietro Cossa, 41 - 00193 Roma - 1,30 - Taxe perçue - Tassa pagata - Rome Italy - Roma Italia OTTOBRE 2012 - ANNO XL N. 8 Zaini pesanti... Zaini pesanti...

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SOMMARIO L'editoriale: Zaini pesanti - Approfondimento: Il primo giorno di scuola - Adozioni: Campagna OPAM - ... e in Congo li chiamano Bakambi - Progetti del mese - Lezioni dal Sud del Mondo: Quando il cellulare uccide il Congo - Testimonianze

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Poste Ita

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Zaini pesanti...Zaini pesanti...

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Editoriale

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Zaini pesanti

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M entre leggevo l'articolo di Carla Degli Espostiche pubblichiamo a pag 3, un articolo scrittodavvero con il cuore, mi sono commossa tantis-

simo. Davanti ai miei occhi sono passate una dopo l'altra le imma-gini dei tanti bimbi di villaggi sperduti dell'Africa che attra-verso l'OPAM arrivano quotidianamente insieme alle conti-nue richieste d'aiuto...

In queste settimane la scuola dovrebbe cominciare anche lì.Dovrebbe.. ma purtroppo non tutti avranno il dono di que-sto primo giorno e altri, dopo il primo, non è detto che pos-sano gioire per il secondo, il terzo... Penso ai tantissimi NO che in questo periodo siamo costret-ti a dire a causa della crisi e alle continue domande di chichiede unicamente di veder riconosciuto ciò che è un sacro-santo diritto.Mi commuove pensare ai quei piccoli che all'alba percorronole piste nella foresta con la pancia vuota ma con il cuore pienodi gioia.Mi sembra di vederli questi gruppetti di bimbi mentre in for-mazione sparsa, si incamminano su strade di terra rossa, cer-cando di raggiungere la scuola più vicina.E la scuola più vicina spesso altro non è che un albero su unadistesa di polvere sulla quale sedersi e sulla quale scrivere ciòche il maestro dona in risposta ad una infinita sete di cono-scenza che accende di stupore quegli occhioni neri.Penso a insegnanti eroici che per pochi spiccioli e un pugnodi mais spendono la loro vita per donare a questi bimbi una

speranza, ma che quotidianamente devono risolvere il dilem-ma di come nutrire di pane e di sapere i propri figli.Penso alle classi superaffollate dei primi giorni di scuola, maanche ai tanti banchi che miseria, fame e malattie libereran-no presto. Penso alle migliaia di bambini (specialmente bambine) che lamattina all'alba guarderanno con tristezza i loro amici anda-re verso la scuola mentre con i loro pesanti fardelli (fratellini,

acqua, legna...) percorreranno strade paralle-le in cerca di sopravvivere al nuovo giorno.Sono gli stessi piccoli, che, cresciuti quantobasta per affrontare odissee inimmaginabili,il destino porterà in scuole come la secondain cui ha insegnato Carla, dove studentiextracomunitari si iscrivono per apprenderel'italiano e ottenere un titolo di studio, scuo-le dove finalmente arrivano i sopravvissutidei sopravvissuti all'ingiustizia di questomondo. I loro figli, i loro fratelli sono spesso compa-gni di classe dei nostri figli, dei nostri nipoti.Questi bambini e bambine venuti da ogniparte del mondo sono la lezione più impor-tante che oggi la scuola può offrire ai nostrigiovani: insegnar loro a guardare oltre glistretti confini del nostro Paese, a conoscerericchezze e miserie di tanti popoli della terra,a comprendere che la diversità è dono se l'ac-cogliamo con rispetto e stupore.Questi bambini ci ricordano che dobbiamo

prenderci a cuore le sorti di quanti restano nei Paesi d'origi-ne perché possano veder riconosciuti i propri diritti e viveredignitosamente nella loro terra come è dovuto ad ogni essereumano. Questi bambini sono la lezione più grande per noi adulti inun mondo che cerca di toglierci la capacità di guardare oltregli "zaini pesanti" caricati sulle spalle ogni giorno più fragilidei nostri figli e nipoti. Come ogni mese, attraverso il giornale cerchiamo di condi-videre i sogni e le speranze di quanti attendono la gioia delloro primo giorno di scuola, di coloro che sognano di stu-diare per realizzare piccoli e grandi progetti nella loro vita, dialtri, ormai adulti, che attendono che qualcuno tolga loro l'u-miliazione di firmare con un’impronta digitale o con unacroce… Sono tutti qui, nascosti in queste poche pagine, perfarci sentire la loro voce. Attendono solo di essere ascoltati.A tutti i nostri giovani lettori e ai loro insegnanti l'augurio diun sereno anno scolastico con gli occhi e il cuore aperti sulMondo!

Anna Maria Errera

foto EU Humanitarian Aid and Civil Protection

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ai malcapitati che si trovavano sulla rotta che puntava drit-to all'ingresso. Quando ancora non erano state messe leporte antipanico, il battente mobile si apriva verso l'internoe il temerario bidello, pardon, ausiliario, che avrebbe dovu-to aprire al suono della prima campanella, doveva essere unvero atleta per ruotare la maniglia e arretrare con un saltolaterale che gli facesse evitare di essere schiacciato dal fiumein piena degli studenti che si precipitavano dentro la scuo-

la. Che entusiasmo. che desideriodi imparare! Sembra vero! Ho sem-pre pensato che i ragazzi concen-trassero in quei pochi istanti dell'i-nizio dell'anno scolastico tutta l'e-nergia che avrebbero dovuto distri-buire nei 210 giorni rimanenti. Conoscevo bene gli alunni dellaseconda e della terza e anche moltidella prima, spesso fratelli o paren-ti di miei ex studenti. E siccome dabambina avevo sempre odiato icompiti per le vacanze, diventatainsegnante non ne ho mai assegna-ti; chiedevo solo ai ragazzi di teneregli occhi bene aperti sul luogo incui passavano l'estate e di portatequalche oggetto che facesse vivereanche agli altri compagni le bellez-ze naturali di quel posto. La primamattinata trascorreva perciò conquesti "racconti dell'estate"; c'eraserenità, allegria in classe e i muri

dell'aula si riempivano di cartelloni con fotografie, rami diarbusti profumati, conchiglie... che restavano attaccati peralcune settimane quasi a volerci ricordare di manteneretutto l'anno quel clima festoso del primo giorno.Dopo tanti anni trascorsi alla “Cecilio Secondo”, sento ildesiderio di confrontarmi con una realtà diversa e chiedo iltrasferimento nel “1°CTP Nelson Mandela”, una scuola fre-quentata da adulti migranti che si trova nel quartiereEsquilino . Mi assegnano un corso di licenza media, chedura solo un anno e prepara gli studenti al conseguimentodel diploma. E' il settembre del 2003 e mi accingo adaffrontare il primo giorno di scuola, un primo giorno discuola per me davvero straordinario.In segreteria mi consegnano solo un foglio con la lista degliiscritti e mi reco in classe ad aspettare gli alunni. L'aula èvuota, la porta aperta; fanno capolino timidamente donnee uomini, più o meno giovani, con un foglietto in mano.Senza proferire parola me lo mostrano e io controllo se quelnome a volte per me di difficile lettura sta pure sulla mia

“M ancano le aule" "Piove dal soffitto""Genitori protestano per il caro libri""Gli zaini pesanti deformano la

schiena" "Docenti precari organizzano sit in davanti alministero"... Questi i titoli dei servizi sulle reti televisi-ve nazionali e locali nel primo giorno di scuola.Tutto vero! Eppure nei miei ricordi c'è dell'altro.Ho insegnato matematica e scienze per più di vent'anni

nella scuola media statale “Gaio Cecilio Secondo” di Roma,quartiere Tuscolano, e il primo giorno di scuola di questianni lo ricordo così.Noi professori nel grande atrio stavamo pronti ad attenderegli alunni, con i registri in mano nuovi di zecca; quello per-sonale di colore blu nel quale avremmo dovuto trascrivere inomi degli allievi e registrare le attività svolte con le valuta-zioni delle prove scritte e orali, e poi il registro grande di clas-se: rosso, con una copertina cartonata plastificata così pesan-te che se per distrazione ti cadeva di taglio su un piede, pro-curava minimo minimo una frattura alle dita, ancora libereda calze e scarpe per via della temperatura quasi estiva. La porta di ingresso della scuola, inserita in una parete com-pletamente vetrata permetteva di vedere e anche di sentirequel che accadeva fuori.Una massa di ragazzini si accalcava contro la porta: c'era chiera arrivato presto per essere il primo ad entrare, come voles-se battere un record; altri in leggero ritardo sui mattinierispintonavano, urlavano, dando botte qua e là con lo zaino

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Approfondimento

Il primo giorno di scuola

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Approfondimento

lista: Abdhullà, Mohamed, Xu, Saravan, Jeorgi... Sì, devonorestare qui, sono loro i miei nuovi studenti. Non hanno zainipesanti, righe con cui fare gli spadaccini, quadernoni... sol-tanto una penna, un piccolo block notes, alcuni nulla. Nonsi conoscono, non mi conoscono, si guardano, mi guardano:silenzio totale. Non sono abituata al silenzio in classe e allo-ra mi presento rivolgendomi molto lentamente a ciascuno diloro: io mi chiamo Carla, e tu? Cominciano a rispondere e adire i loro nomi, qualcuno non capisce. Non so che fare e miviene l'idea di chiedergli: do you speak English? gli occhi gli siilluminano, finalmente può comunicare e risponde felice:YES!!!ma ahimè io non parlo quasi per niente l' inglese e glidico: io NO!!! Il tempo di un attimo... e scoppia una risata

generale. Evviva, abbiamo rotto il ghiaccio, siamo alla pari.Adesso tutti vogliono dire qualcosa, raccontare di sé, delloro Paese di provenienza, del perché si sono iscritti a scuo-la...Ce l'ho ancora in testa quella risata schietta, genuina, libe-ratoria per tutti. Che lezione mi hanno dato questi studen-ti migranti il primo giorno di scuola! Chi aveva da impara-re di più: io o loro? Dopo tanti anni non so dare una rispo-sta a questo interrogativo, ma so per certo che non possia-mo chiudere gli occhi, le orecchie e il cuore al Sud delmondo.

Carla Degli Esposti

Giornata Mondiale degli Insegnanti 2012Il 5 Ottobre si è svolta la giornata Mondiale degli insegnanti indettadall'UNESCO-ILO. Per garantire il diritto all'istruzione mancanoancora all'appello 1.700.000 di insegnanti. Lo slogan di quest'anno è"sostieni gli insegnanti". Campagna che da molti anni ormail'OPAM ha fatto sua attraverso l'adozione degli insegnanti.Riportiamo il discorso del Presidente dell'ILO Guy Ryder, in occasio-ne di questa importante giornata.L'Istruzione è uno dei pilastri principali della crescita economicasostenibile e dello sviluppo sociale. Ogni dollaro investito in istru-zione si traduce in opportunità di lavoro, maggiore produttività e maggiore capitale sociale. I figli di genitori istruiti hannouna migliore nutrizione e cura. I bambini che frequentano la scuola hanno una migliore possibilità di evitare la trappola dellavoro minorile. Per questo motivo sono lieto di unirmi alle altre organizzazioni nel prendere un momento per onorare ledonne e gli uomini che offrono formazione per gli studenti di tutto il mondo. Sia che si tratti di bambini di età prescolareche di adulti in formazione professionale, insegnanti e formatori sono chiamati a fornire quelle conoscenze, abilità e valo-ri che costruiscono comunità forti e stabili. L'insegnamento è veramente una nobile professione. Eppure, purtroppo, è ancheuna professione minacciata.Molti paesi si trovano ad affrontare la grave carenza di insegnanti. Sulla scia della crisi economica, il numero di studenti perclasse è aumentato, il finanziamento per i servizi di supporto e materiali didattici è diminuito, e alcuni paesi hanno dovutofar ricorso alle assunzioni di insegnanti non diplomati o di insegnanti poco qualificati per colmare il vuoto. Le ore di inse-gnamento sono aumentate, ma non in proporzione gli stipendi agli insegnanti.Libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva restano limitati per gli insegnanti in molti paesi.Tutto ciò ha portato a sminuire il ruolo dell'insegnante e ad allontanare tanti da questa professione.Dobbiamo intervenire con urgenza per migliorare lo status degli insegnanti, ed elaborare politiche e strategie che attragga-no e motivino gli uomini e donne a questa professione.La comunità educativa, compresi i governi, datori di lavoro, sindacati, educatori, genitori e studenti, devono lavorare insie-me per assicurare elevati standard di formazione iniziale e continua, retribuzione competitiva, migliori condizioni di lavoroe di formazione per gli insegnanti.Abbiamo bisogno di promuovere la parità di genere a tutti i livelli educativi, non solo per garantire la parità di opportunitàe di trattamento per gli insegnanti, ma anche per fornire modelli adeguati per gli studenti di ogni scuola. Di più deve esse-re fatto anche per portare le minoranze sottorappresentate nella professione.E ' inoltre fondamentale che insegnanti e formatori godano del rispetto dei diritti e dei principi della libertà di associazio-ne, organizzazione e partecipazione al processo decisionale previste dalle norme internazionali del lavoro e dagli standardinternazionali per gli insegnanti. Il nostro futuro dipende dagli insegnanti. Ecco perché oggi sono orgoglioso di prendereposizione per loro.

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nario con la gente dei villaggi, il catechista è un operatorepastorale e liturgico ma soprattutto è, con la sua famiglia, unesempio di vita cristiana in un mondo che in molti postiresta in maggioranza pagano. Il catechista africano in genere dev’essere sposato per essereammesso a svolgere la sua missione. I migliori animatori dicomunità, i lavoratori più instancabili e responsabili, lefamiglie più unite, testimoni di una relazione uomo/donnabasata sul rispetto, sul riconoscimento di una pari dignità esulla corresponsabilità nell'educazione dei figli, sono pro-prio le famiglie dei catechisti. Non per nulla la maggiorparte delle vocazioni sacerdotali e religiose sorgono in senoalle famiglie di catechisti, i quali godono, se fedeli al loroincarico, di grande autorevolezza nel loro villaggio. I compiti dei catechisti sono molteplici e forse destano uncerto stupore in noi, abituati ad una Chiesa ancora forte-mente clericalizzata. Il catechista accoglie chi chiede di farparte della Chiesa, lo iscrive nelle liste dei catecumeni, loincontra per parlargli di Gesù Cristo e attraverso la propriatestimonianza comunica al catecumeno la chiamata ad unavita nuova, prepara ai sacramenti, è responsabile dei funera-li, assiste i poveri e gli ammalati, cura il servizio domenicaledella liturgia della Parola in assenza del sacerdote.I catechisti sono anche promotori di sviluppo: a loro il com-pito della prima alfabetizzazione, la formazione agraria, l'e-ducazione alla salute e all'educazione civica delle comunitàin cui vivono. In questo sono aiutati specialmente dallemogli.La formazione dei catechisti di base è molto accurata e siattua generalmente in due anni presso Centri specializzati incui il catechista si trasferisce con la sua famiglia. Qui vivonoinsieme ad altre famiglie in formazione, lavorando la terrache viene loro assegnata per il proprio sostentamento. Ogni

O ttobre è il mese dedicato tradizionalmen-te nella Chiesa Cattolica al problemamissionario. Quest’anno poi l’11 ottobre

ricorre il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano IIe inizia l’Anno della Fede dedicato ad intensificare“la riflessione sulla fede soprattutto in un momen-to di profondo cambiamento come quello che l'u-manità sta vivendo”. Dal 7 al 28 ottobre infine siterrà in Vaticano il Sinodo dei Vescovi per la nuovaevangelizzazione nei Paesi di antica cristianità.E’ una serie di appuntamenti importanti, che nonpossono passare sotto silenzio neanche perl’OPAM, la cui “ispirazione cristiana” oltre che nelsuo agire è ben sottolineata nel suo statuto. Occorrericordarci che l’alfabetizzazione è normalmenteanche la premessa per l’evangelizzazione.Tra le tante forme di trasmissione della fede di cuisiamo stati testimoni in tutti questi anni di contatto conrealtà anche molto diverse dalla nostra, ci ha colpito in par-ticolare l’azione svolta nelle giovani Chiese, specialmente -ma non solo- dell’Africa, dai catechisti laici. Di questovogliamo parlare.

L’enorme estensione delle parrocchie africane spesso piùgrandi delle nostre diocesi, la scarsità di clero e la difficoltàdelle comunicazioni, ha fatto sì che i catechisti laici sianostati alla base del processo di evangelizzazione. Quelledell’Africa sono Chiese giovani, senza una lunga tradizionealle spalle. Ciò ha permesso di accettare più spontaneamen-te la partecipazione dei laici nel lavoro apostolico e così ilcatechista è diventato l’uomo di punta del laicato africano.

La figura del catechista africano, come si è strutturata, nonha riscontro nella Chiesa italiana. Oltre ad essere l’interpre-te in lingua locale che facilita all’inizio i contatti del missio-

Campagne OPAM

...e in Congo li chiamano Bakambi

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Speciale Adozioni

famiglia abita in una capanna costruita da loro stessi o in unapiccola casetta messa a disposizione dai centri di formazionepiù grandi. Questo tempo lontano dal villaggio si dimostraun'esperienza importante per consolidare il rapporto di cop-pia, lontani dalle pressioni dei membri della famiglia allar-gata, che se da un lato rappresenta una ricchezza per iprofondi e solidali legami che si creano, dall'altro rischianodi interferire sull'autonomia del nucleo familiare e sullalibertà di spirito necessaria per la loro missione.Il programma prevede l'alternarsi di tempi di preghiera, diformazione pastorale e catechetica (Sacra Scrittura, anima-zione delle Comunità Ecclesiali di Base, pastorale familiare,preparazione ai sacramenti) e di formazione agricola sullenuove tecniche. Programmi specifici di formazione sonoinoltre rivolti alle donne e ai ragazzi ai quali viene garantital'istruzione scolastica.Al termine è la famiglia intera che è mandata ufficialmentein missione. Il catechista laico vive dunque e trasmette ilmessaggio cristiano inserito nella vitalità della famiglia enella sua cultura e tradizione. I catechisti che assumeranno ilcompito di formare i catechisti di base e sorvegliarne l’ope-rato ricevono una formazione in genere di 3 anni. Per capire l’importanza dei catechisti laici basta dare un’oc-chiata alle cifre. I dati aggiornati a tutto il 2009 parlano perl’Africa di 426.788 catechisti laici a fronte di 36.766 sacer-doti diocesani e religiosi.Molte sono le esperienze dei catechisti laici che si incontra-no. Oltre i casi sporadici di trasmissione della fede in situa-zioni particolari come il primo annuncio e il battesimo datoda laici senza neppure il mandato di catechisti in campi pro-fughi o il caso narratoci da un missionario che in Sudan siera imbattuto in una comunità di cristiani Nuer che nonavevano mai visto un prete, ma erano stati istruiti e battez-zati da alcuni laici, e il cui desiderio più ardente dopo 17anni era poter partecipare ad una Eucaristia, va consideratal’attività dei catechisti riconosciuti.La prima esperienza ufficiale di catechisti laici risale al cardi-

nale Joseph Malula (1917-1989) il quale a Kinshasa avevalanciato nel 1975 l’esperienza dei bakambi, catechisti citta-dini a cui viene affidata la gestione ordinaria di una quasi-parrocchia, mentre un prete è responsabile degli aspettisacramentali di due o tre parrocchie gestite da bakambi. L’esperienza forse più diffusa, data la struttura sociale africa-na, è certamente quella dei catechisti rurali. Già se n’è par-lato altre volte su questo giornale. In Ciad l’OPAM ha infat-ti sostenuto nella missione di Bendana, diocesi di Sarh, unprogetto del gesuita P. Corrado Corti (Prog.1854/2010). Sitrattava del sostegno per la formazione di 16 famiglie dicatechisti, comprendente l’acquisto di materiale agricolo,stipendio di due formatori, sostegno a 16 famiglie per 2anni.La trasmissione e il consolidamento della fede anche infuturo passerà attraverso l’azione dei catechisti laici. Eppuremolte diocesi delle giovani Chiese specialmente in Africasono prive dei mezzi indispensabili per la loro formazione.

Proponiamo perciò ai sostenitori dell’OPAM che volesseropartecipare a quest’azione missionaria, inscindibile dallapropria fede cristiana, di aderire secondo le proprie possibi-lità all’ADOZIONE DI UNA FAMIGLIA DI CATE-CHISTI. Sulla base delle indicazioni di vari vescovi amici dell’OPAMindividueremo i gruppi di catechisti da sostenere almenoper un biennio, per i quali faremo pervenire le offerte di chiaderisce all'iniziativa. Il costo medio annuo di una famigliain formazione è di 500 €. Vi invitiamo a partecipare a que-sta campagna con una quota minima di 125 € l'anno. Questo è il contributo originale che l’OPAM propone perl'Anno della Fede, oltre a rilanciare naturalmente l'adozio-ne dei piccoli seminaristi, nella consapevolezza che la Fedesenza le opere è morta. E di una Fede morta non sappiamoproprio cosa farcene.

Don Aldo Martini

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Mi chiamo Sr. Pauline Lofumbo Anyeke e sonola Superiora generale delle Soeurs Servantes del'Eglise du Christ, della diocesi di Kole nel KasaїOrientale. La diocesi si estende nel Sankuru, unvasto territorio quasi totalmente coperto dalla piùgrande foresta del Congo, isolato, privo di strade einfrastrutture. La profonda crisi che attraversa laR.D. del Congo qui assume caratteri drammatici.La lunga guerra che ha devastato l'intero Paese halasciato enormi ferite nel territorio e nella popola-zione di questa immensa area. La guerra è stataferoce con la nostra terra, caduta quasi subito inmano dei ribelli. Le poche infrastrutture esistentisono state distrutte. E oggi questa parte del Paeseè dimenticata da tutti e viene ricordata quasi soloper la presenza della più vasta popolazione dibonobo, scimmie antropomorfe simili agli scim-panzé, qui molto più protette della specieumana… Siamo l'unica regione del Congo dovenon vi è neppure la possibilità di telefonare.Possiamo comunicare solamente utilizzando leradiotrasmittenti delle parrocchie. Niente luceelettrica, niente internet, strade, ponti sui moltissi-mi corsi d’acqua. All'interno di un territorio vastocome la Liguria, il Piemonte, la Valle d’Aosta e laLombardia messe insieme i trasporti si effettuano aspalle o usando le biciclette e qualche rara moto.Questa situazione ha aggravato la miseria dellapopolazione che vive di agricoltura di sussistenza epiccolo allevamento oltre ovviamente ai prodottidella foresta. Qui l’età media è 40 anni, la morta-lità infantile sotto i 5 anni è del 20%, il tasso dianalfabetismo totale è del 40%.L'istruzione resta l'unica speranza per un futurodiverso per questa gente ma la scuola, per famigliecosi povere, è davvero un lusso perché tutto, dallostipendio agli insegnanti, al materiale didattico,fino alla ricostruzione delle scuole è a carico dellefamiglie. Accade perciò che molti bambini fre-quentano ciò che resta di vecchie scuole con i muricadenti e classi sovraffollate per poter unire le

poche risorse di tante famiglie e garantire uno sti-pendio agli insegnanti. Ma la maggior parte deibambini e giovani non vanno a scuola: lavoranonei campi, badano ai fratelli più piccoli e le bambi-ne vengono fatte sposare quanto prima per avereuna bocca in meno da sfamare.Questo dell'alfabetizzazione e dell'educazione deigiovani che non sono mai andati a scuola è unapriorità per noi. Nel villaggio di Lomela nel norddella diocesi abbiamo aperto un centro di alfabe-tizzazione e formazione professionale denomina-to “Espace-Jeunes”. E’ frequentato da 50 ragazzee 100 ragazzi. che qui possono non solo impararea leggere e scrivere ma ricevere anche una educa-zione sanitaria e sociale. Fra i ragazzi che hannoseguito i corsi presso di noi è diminuito drastica-mente il numero di ragazze madri e l'incidenza diHIV, che nel territorio è molto alta. Nel centro inoltre questi giovani apprendono unmestiere: taglio, cucito e gestione domestica per leragazze, artigianato, edilizia e meccanica per iragazzi. Il centro ha a disposizione 2 case e 4capanne per realizzare le proprie attività. Mamanca assolutamente di attrezzature sufficientiper la formazione professionale. E allora amici dell'OPAM ci rivolgiamo a voi peraiutarci ad assicurare a questi ragazzi una forma-zione di qualità affinché possano trovare una lorostrada almeno nella vita, in attesa che qualcunoprovveda ad aprire anche vie di comunicazionenella nostra foresta.

R.D. CONGOProgetto 1936

Sostegno al Centro “Espace-Jeunes”

L'Espace-Jeunes di Lomela è un centroper l'alfabetizzazione e la formazioneprofessionale di giovani adulti che nonhanno avuto la possibilità di andare ascuola. Ma ha bisogno del nostro aiutoper migliorare il prezioso servizio cheoffre ogni anno a oltre 150 giovani.

Prog. 1936

30 macchine da cucire 3.000 € integrazione stipendio a 2 insegnanti 250 €tavoli e sedie 750 €

Contributo richiesto 4.000 €

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Cari amici, mi chiamo Sr. Valsa Pallasseril eappartengo alla congregazione delle Figliedella Chiesa. Attualmente sono la preside dellaJyothidhara U. P. School. La scuola si trova aValillapuzha, un grande villaggio nel distrettodi Malappuram nel nord del Kerala immersonella foresta, che rappresenta la principalerisorsa economica della popolazione che vivedei suoi prodotti (palma da cocco, alberi delcaucciù…). Valillapuzha appartiene alla diocesisiromalabarese di Thamarassery.La scuola è nata per rispondere alle necessitàdell’educazione dei più poveri. Il suo nomesignifica Fonte di luce. Abbiamo aperto la scuo-la nel 1988, inizialmente soltanto con la scuolamaterna. Per le lezioni utilizzavamo una saladella parrocchia e successivamente abbiamoavviato il ciclo elementare utilizzando la veran-da del nostro convento. Oggi finalmente laJyothidhara School dispone di un edificio tuttosuo.La scuola è frequentata da 530 alunni dei qualisolo 30 sono cristiani; gli altri sono per metàindù e per metà musulmani. Per questo motivola scuola rappresenta nella zona anche un'importante opportunità di educazione alla con-vivenza pacifica. L'insegnamento su richiestadelle famiglie è in lingua locale e l'inglese si stu-dia come seconda lingua.

MESSICO proget to 1724Progetto 1937 INDIA

Secondo le possibilità le famiglie pagano unapiccola retta che serve a sostenere due inse-gnanti laiche. Per il resto la scuola si sostiene inparte grazie alle adozioni scolastiche a distanza.A volte per non umiliare le famiglie si accetta laretta anche da parte dei più poveri ma poi siviene loro incontro donando viveri e vestiti per-ché possano vivere dignitosamente.Nel 1997 la Jyothidhara School è stata ricono-sciuta come scuola primaria (Upper School) e leclassi sono giunte ormai fino all'VIIIa (cioè finoall'età di 14 anni. In India la scuola comincia a 4anni, ma i primi due anni che servono a impara-re a scrivere sono considerati un tipo di asilo). E’stato perciò necessario ampliare l'edificio con 4nuove aule. Poiché, esclusi i due anni di asilo,abbiamo in media 45 allievi in ogni classe e ognibanco accoglie tre bambini, abbiamo bisogno diarredarle con banchi nuovi, nell’attesa di potersostituire anche i vecchi ormai in pessime condi-zioni nelle altre sei classi. Ogni banco con rela-tiva panca costa al cambio attuale 100 €.Vi ringrazio di cuore per la vostra generosità eper tutto il servizio che svolgete per sostenereprogetti di bene nelle varie parti del mondo.

Banchi per 4 aule alla scuola JyothidharaJyothidhara significa Fonte di luce. Unnome splendido per una scuola che,squarciando le tenebre dell’ignoranza,contribuisce a fare uscire dalla miseria,dal sottosviluppo e dall’emarginazione.La scuola che accoglie 530 ragazzi habisogno di arredare le nuove classi echiede il nostro aiuto.

Prog. 1937

acquisto di 50 banchi 5.000 €

Contributo richiesto 5.000 €

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La scuola in carcere si è rivelata unostrumento importantissimo per la riedu-cazione e il futuro reinserimento deidetenuti. Nelle carceri di Santa Cruz unamissionaria italiana da anni anche con ilsostegno dell’OPAM sta facendo mira-coli grazie ai programmi di alfabetizza-zione.

Carissimi amici dell’OPAM, sono Sr. AlessandraCarosone delle Missionarie della DottrinaCristiana e, prima di “chiedere”, voglio ringraziar-vi del gran beneficio ricevuto in passato da voi edegli straordinari risultati ottenuti nel carcere diPalmasola a Santa Cruz de la Sierra nella arci-diocesi omonima.Questo piccolo segno di speranza, che voi avetedato a 300 e più carcerati con i corsi di alfabetiz-zazione in carcere, si e ingrandito tanto che inquesti anni molti di loro hanno continuato glistudi fino alle scuole superiori. Un gruppo, piccoloma significativo, è riuscito a iscriversi all’universitàper studiare giurisprudenza, facoltà che è presen-te con un corso anche all’interno del carcere e nel2013 avremmo i primi avvocati: sì, degli avvocatidetenuti! Che gioia grande vederli impegnati adaiutare nelle pratiche giuridiche i loro compagnidi sventura.Questo evento ha entusiasmato centinaia di altricarcerati spingendoli ad uscire dall’analfabetismo,che per loro è causa di emarginazione e umilia-zione, e cominciare ad imparare a leggere e a scri-vere, nonostante l’età di molti sia già avanzata.Altri hanno continuato ad apprendere tecniche diartigianato che nel tempo serviranno ad aiutare leloro famiglie a uscire da quella povertà impressio-nante che consuma l’esistenza. E’ davvero grande il miracolo che l’OPAM ha fattonella nostra scuola! Il risveglio e la coscientizzazione di tanti carcerati,che vivono in uno stato di miseria indescrivibile, ciriempie il cuore di gioia. E’ commovente vederscendere per la gradinata della scuola tanti carce-

BOLIVIAProgetto 1938

rati sorridenti, alcuni che baciano il loro quadernoperché poco prima in classe sono riusciti per laprima volta a leggere e scrivere “mamma e papà”. Il miracolo dell’istruzione cambia l’uomo, la fami-glia, la società. Grazie carissimi responsabilidell’OPAM e benefattori tutti che con il vostrogranello di sabbia state facendo grandi cose.Il Cardinal di Santa Cruz, Mons. Julio TerrazasSandoval, che visita il carcere ogni anno il SabatoSanto, si commuove nel vedere l’entusiasmo ditante persone adulte che ringraziano i membridella “Pastoral Penitenziaria” che hanno datoloro la possibilità di imparare a leggere e scrivere.Non freniamo questo loro entusiasmo, anzi, anome di tutti i carcerati di Santa Cruz, vi chiedo diaiutarci a continuare questo progetto.Vorremmo offrire ad alcuni di loro anche l’oppor-tunità di frequentare in carcere una scuola profes-sionalizzante per aiutare quanti non intendonoproseguire gli studi ad apprendere un mestiere(elettricista, radiotecnico, idraulico e informatico)e facilitare così la riabilitazione e il reinserimentoin famiglia e nella società.Vi chiediamo, pertanto, per l’anno scolastico cheinizierà il 13 gennaio prossimo, e terminerà il 10dicembre 2013, un aiuto per avviare questi corsiprovvedendo allo stipendio degli insegnanti ester-ni. Che Dio possa benedire questa opera buonache farete. Saluto tutti con grande affetto.

Rinascere a vita nuova anche in carcere

Prog. 1938

stipendi a 8 insegnanti 4.000 €

Contributo richiesto 4.000 €

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Sono P. Julius Mulokozi. Nella mia parroc-chia di Ngarama, nella diocesi di Bukoba,sorge la St. Augustine Secondary School.Questa è nata come scuola della parrocchiaper promuovere un'istruzione di qualitàdestinata a migliorare le condizioni di vitadi una popolazione in massima parte semi-analfabeta. La scuola sorge in un’area estre-mamente povera dove il clima arido e le mono-culture intensive di caffè da parte di alcunemultinazionali hanno determinato un progres-sivo aggravarsi della situazione di indigenzadella popolazione.L'istruzione secondaria in questo contesto è piùche mai importante affinché la gente possaprendere nelle sue mani il proprio destino egestire senza ingerenze esterne le proprie risor-se.Nella zona ci sono 14 scuole primarie frequen-tate da una popolazione studentesca di 1600bambini. Ma finita la scuola primaria c'è il"nulla". La scuola St. Augustin rappresenta l'u-nica opportunità di formazione secondaria per iragazzi e soprattutto per le ragazze che difficil-mente le famiglie sono disposte a far allontana-re dal villaggio per proseguire gli studi. La scuola è frequentata da ragazzi poveri e unodei problemi maggiori che si trova ad affronta-

MESSICO proget to 1724Progetto 1939 TANZANIA

re è quello dei libri.Gran parte dell'attività didattica si svolge conl'uso di fotocopie perché gli studenti sono trop-po poveri per potersi permettere l'acquisto dilibri di testo. Anche per gli insegnanti la mancanza di dispo-nibilità di testi crea enormi difficoltà per il loroaggiornamento e la loro formazione perma-nente.Per questo è urgente creare una biblioteca sco-lastica nella quale rendere reperibili sia libri ditesto che libri di cultura generale, di approfon-dimento, riviste, giornali…Abbiamo già una sala per la biblioteca ma que-sto spazio attende di essere arredato e fornitodi libri per consentire agli insegnanti e a circa100 allievi ogni anno di accedervi e approfondi-re la loro cultura e le loro conoscenze.Questa biblioteca potrebbe inoltre in futuroessere aperta alla popolazione e sarebbe l'unicanel raggio di molti chilometri.

Una biblioteca scolastica a NgaramaLa St. Augustine School è l'unicascuola secondaria di una vasto ter-ritorio. Una biblioteca costituisceuna risorsa indispensabile pergarantire una formazione di qualitàai ragazzi e l'aggiornamento conti-nuo dei docenti.

Prog. 1939

libri 3.550€tavoli e sedie 900 €scaffali 300 €armadi 250 €

Contributo richiesto 5.000 €

La Parrocchia di NgaramaLa Parrocchia di Ngarama

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La pace comincia a scuola. Nel delicatomomento in cui si trova il Paese è impor-tante intervenire con un programma dialfabetizzazione ma anche offrire a gio-vani e adulti la possibilità di capire le dina-miche politiche, imparare a gestire laconvivenza fra gruppi etnici diversi e rico-struire insieme la pace.

Riceviamo questa richiesta di aiuto da P. JoãoCarlos de Jesus Nascimento, dalla missione diMarandallah fondata nel 1996 dai Missionari dellaConsolata.La Costa d’Avorio sta uscendo da un lungo perio-do di conflitti iniziati nel 2002 a causa soprattuttodella sperequazione economica e dello stato diprecarietà nel quale vivevano le popolazioni delnord, composte anche da immigrati dei Paesi limi-trofi che vi si trasferivano per lavorare nelle pian-tagioni. Dopo le elezioni del 2010, il conflitto poli-tico fra i pretendenti alla Presidenza si è tradottoin aperto conflitto armato nel Paese, concluso conl'arresto di Laurent Gbagbo nell'aprile 2011.Nonostante la fine della crisi, il Paese non ha anco-ra superato i problemi legati all'instabilità e sitrova ora a dover affrontare le drammatiche con-seguenza della crisi umanitaria.Marandallah, si trova nella diocesi di Odienné,nel nord del Paese, in un'area isolata a causa dellostato precario delle vie di comunicazione, ma cheha fortemente sofferto durante i conflitti armati.E' una zona di savana erbosa, favorevole per l'a-gricoltura e l'allevamento: le principali coltivazio-ni sono quelle del cotone, del mais e del riso. Lamaggioranza della popolazione costituita da30.000 persone è di religione musulmana. Lasituazione locale è caratterizzata da un altissimotasso di analfabetismo e da una scarsa conoscenzada parte della popolazione delle più elementarinozioni legate a diritti umani, igiene e sanità.Questa situazione, già problematica di per sé, èancora più grave considerando le particolaritàdella zona di forte immigrazione. In un momento

COSTA D’AVORIOProgetto 1940

storico come questo è necessario che la gente siamessa in grado di comprendere ciò che avvienenel Paese e di partecipare attivamente alla costru-zione di una società civile che contribuisca a dareallo Stato ivoriano un futuro di convivenza pacifi-ca, allontanando così il rischio di nuovi conflitti.Perciò è fondamentale intervenire con un pro-gramma di formazione globale mirante non soloall'alfabetizzazione e alla formazione professio-nale ma anche alla coscientizzazione, fornendo glistrumenti necessari a comprendere le dinamichepolitiche locali e nazionali e gestire la convivenzafra gruppi etnici e religiosi diversi. Il progetto prevede la costruzione in alcuni villag-gi di sei apatam, strutture semplici e aperte, all'in-terno delle quali si possono svolgere diverse atti-vità comunitarie al riparo dalla pioggia. Sono simi-li ad una grande capanna. Rispetto ai tradizionaliapatam in legno e paglia questi sono realizzati inmateriale durevole: il tetto è in lamiera e la strut-tura viene rafforzata con pali metallici. Il pavi-mento e il muretto perimetrale, sono in cemento.La formazione sarà effettuata da insegnanti sceltifra i membri della comunità locale adeguatamen-te formati.I terreni sono già stati donati dalle comunità loca-li che offriranno anche la manodopera gratuita.All'OPAM è richiesto l’aiuto per la realizzazione el'equipaggiamento degli apatam e per i salari di 6insegnanti per 10 mesi.

Sei “apatam” per imparare, conoscersi e ricostruire la Pace

Prog. 1940

6 apatam (730€ x6) 4380 €stipendio a 6 insegnanti 1.500 €

Contributo richiesto 5.880 €

Progetto finanziato dall’Associazione Kirner

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Lezioni dal Sud del Mondo

si calcola che il Congo detenga dal 60% all’80% di riservemondiali di coltan, principale causa dei recenti sanguinosiconflitti.

Che cos’è questo “minerale che uccide”?Il termine “coltan” deriva dalla combinazione di “col”(“columbite”) e “tan” (“tantalite”), parola quindi compostaper designare un minerale di colore nero o bruno-rosso checontiene l’associazione di due minerali, la columbite e latantalite. Gli interessi economici e strategici delle più gran-di potenze mondiali per il controllo del coltan ci spingonoa riflettere sulla sua importanza, giacché il coltan è un mine-rale utilizzato nell’industria elettronica, aereospaziale e inquella degli armamenti... Il tantalio estratto dal coltan èmolto apprezzato per la sua grande resistenza alla corrosio-ne. Considerato come metallo strategico, esso è utilizzatosoprattutto nella fabbricazione di condensatori per attrezza-ture elettroniche (telefoni portatili, GSS, armi teleguidate,plasma TV, consolle per video giochi, lettori mp4, apparec-chi fotografici, telecamere, visori notturni, cellule fotovol-taiche…), ma entra largamente anche nella composizionedi leghe di cobalto e di nichel nell’aeronautica e in modoparticolare nella fabbricazione di reattori, missili e satelliti.

Quando la mano invisibile diviene visibileLa guerra (soprattutto nelle due province del Nord e SudKivu) è stata spesso descritta come guerra “etnica”. Oggiquasi tutti sono d’accordo nel dire che il “coltan” è al centrodella guerra nella Repubblica Democratica del Congo, unodei conflitti più sanguinosi dopo la Seconda GuerraMondiale. Molte relazioni, fra cui quelle delle NazioniUnite e di varie ONG, le testimonianze dei vescovi e deimissionari che lavorano in questa regione, hanno messo anudo la realtà della guerra come un conflitto molto piùvasto, con implicazioni economiche e strategiche che vannomolto al di là del Congo e della stessa Africa. I differentimovimenti di guerriglia che agiscono nelle due provincecongolesi del Kivu si disputano il controllo dei giacimentiminerari. Dietro tali movimenti ci sono molti stati africani,fra cui il Ruanda, l’Uganda e il Burundi. Alcune multina-zionali, come Nokia, Alcatel, Apple, Nikon, Ericsson, sonochiamate in causa per il finanziamento indiretto delle guer-re giacché pagano tasse ai gruppi armati di ribelli. Si deveallora continuare a parlare semplicemente di guerra ”etnica”o “tribale”? Non si tratta invece di una maniera di occultarela realtà con tali espressioni e, così facendo, di rendersi com-plici di coloro che vogliono continuare a sfruttare impune-mente questo Paese a scapito dei suoi abitanti?

H ai un cellulare o un computer portatile o altri stru-menti simili? Sarai d’accordo con noi nel dire cheoggi non si può fare a meno, se non molto diffi-

cilmente, di queste “meraviglie tecnologiche”. Esse rappre-sentano un grande passo che l’uomo ha fatto in questi ulti-mi decenni per migliorare la qualità della vita. Ma a qualeprezzo? La Repubblica Democratica del Congo ha fatto econtinua a fare le spese di queste nuove tecnologie. Dal1996 il Paese è in preda a ricorrenti guerre che già hannomietuto la vita di oltre cinque milioni di congolesi. E attual-mente, ancor più che negli anni passati, si sa che questeguerre hanno un nome: “guerre del coltan”. Nonostante idisastri umani, materiali ed economici che esse hanno cau-sato, nessuno ne parla ad alta voce.

Conosci la Repubblica Democratica del Congo?La nazione è detta anche più semplicemente Congo o“Congo-Kinshasa” per distinguerla dalla vicina Repubblicadel Congo, che per la stessa ragione viene chiamata anche“Congo-Brazzaville”. Dal 1908 al 1960 questa antica colo-nia era detta “Congo Belga” o anche fino al 1966 “Congo-Léopoldville”. Dal 1971 al 1997 sotto il regime di Mobutuprese il nome di Zaire, per assumere infine la denominazio-ne attuale di Repubblica Democratica del Congo (RDC). IlCongo è il secondo più grande paese dell’Africa per esten-sione, con una superficie di 2.345.409 km² (grande quattrovolte la Francia e ottanta volte il Belgio) e con una popola-zione di circa 70 milioni di abitanti. Il nord del Paese rap-presenta una delle più grandi estensioni di foresta equato-riale del mondo. Il sud e il centro, costituiti da savane albe-rate, formano un altopiano ricco di minerali. Il Paese pos-siede un notevole potenziale di risorse naturali e minerarie,che alcuni qualificano come “scandalo geologico”, ma lapopolazione è una delle più povere del mondo. Tra le enor-mi ricchezze del sottosuolo (diamanti, oro, rame, uranio…)

Quando il cellulare uccide il Congo

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Un po’ di dignità, per favore!L’estrazione dell’“oro grigio” avviene ancora in modo rudi-mentale. Essa somiglia a quella dei cercatori d’oro del XIXsecolo in America. Un operaio produce circa un chilo di col-tan al giorno; che gli fa guadagnare un salario che va da 10a 50 $ USA alla settimana, mentre normalmente un operaiocongolese guadagna 10 $ USA al mese. Il boom del coltanha fatto salire vertiginosamente il suo prezzo fino a raggiun-gere i 500 $ USA al chilo. Siccome l’estrazione del coltan dàun guadagno “relativamente buono”, giovani agricoltori eallevatori, rifugiati, migliaia di ragazzi (il cui corpo esile sipuò con facilità introdurre nei cunicoli sotterranei) lavora-no nelle miniere in condizioni del tutto indegne di personeumane. E ciò non senza conseguenze: i ragazzi non vannopiù a scuola, molti giovani muoiono a causa di smottamen-ti, di malattie… (si calcola che ogni chilo di coltan sia estrat-to a prezzo della vita di due ragazzi), senza parlare delle vio-lenze sulle donne e sulle ragazze da parte dei gruppi armati.Lo sfruttamento illegale del coltan aiuta a mantenere trup-pe straniere nel Kivu e mette in pericolo l’ecosistema fore-stale del Paese.

Che cosa fa la Chiesa di fronte a questa situazione?La Chiesa cattolica del Congo, attraverso la Commissione“Giustizia e Pace”, guidata dal cappuccino Mons. FridolinAmbongo, Vescovo della diocesi di Bokungu-Ikela, nonrisparmia sforzi per riportare la pace nella regione del Kivu.Ne sono testimonianza le numerose iniziative di “perorazio-ne” presso le rappresentanze diplomatiche delle potenzeoccidentali, come i numerosi viaggi per la sensibilizzazionedell’opinione internazionale.In loco i militari dell’M23 (“Movimento per il 23 marzo”,nato da una precedente ribellione “convertita” in movimen-to politico), guidati dal generale Bosco Ntaganda, conti-nuano a conquistare territori minerari e stabilirvi un’ammi-nistrazione parallela. La Conferenza Episcopale del Congo(CENCO) vede in queste guerre ricorrenti una minaccia dibalcanizzazione, ossia di smembramento della nazione. Perquesto, il 1° agosto, essa ha organizzato in ogni parrocchiauna marcia “di speranza” per la pace e contro la guerranell’Est, preceduta da giornate di intense preghiere in favo-re della pace. Una manifestazione che ha riscosso un grandeappoggio da parte del governo congolese. La decisione diorganizzare questa “marcia di speranza” è stata presa daivescovi al termine della 49ª assemblea plenaria dellaConferenza Episcopale Nazionale del Congo nel luglioscorso. In tale occasione in una dichiarazione pubblica ivescovi avevano detto “no alla balcanizzazione della R.D.del Congo”, affermando il loro attaccamento all’unitànazionale congolese e all’indivisibilità del Paese nelle fron-tiere scaturite dalla colonizzazione e riconosciute dalla

Comunità internazionale il 30 giugno 1960.

E noi?È impossibile per i cristiani e gli uomini di buona volontàdormire sonni tranquilli quando il popolo congolese soffrenella sua dignità di “popolo creato ad immagine e somi-glianza di Dio”. Più questo popolo soffre, più noi siamointerpellati dal nostro “amore di Dio e amore del prossimo”che comporta la ricerca della pace, la promozione della giu-stizia e la salvaguardia del creato. La sfida è di grandi pro-porzioni e necessita di una risposta urgente da parte nostra.Diamo la nostra risposta e aspettiamo che anche gli altridiano le loro. Soltanto in questa maniera potremo alleviarein nome del Vangelo, anche se di poco, la miseria di questopopolo che vive e si muove su immense ricchezze senza trar-ne alcun vantaggio. L’indifferenza non è cristiana!

P. Bruno Kesangana Nandaba(frate cappuccino congolese)

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Lezioni dal Sud del Mondo

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Filo diretto

Bikoro, R.D.Congo:formazione di insegnanti per 238 scuole

C ari amici dell’OPAM,aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaasono qui, a nome di quanti hanno beneficiatodel vostro aiuto, a ringraziarvi di tutto cuore.

Mi scuso per il ritardo con il quale riceverete questarelazione sul Prog. 1885/2011, ma qui a Bikoro, inpiena foresta, non c’è internet, né tanto meno laposta e bisogna attendere che qualcuno si rechi aMbandakà, capoluogo della provincia dell’Equateur,per riuscire a inoltrarvi qualcosa. L’ A.M.I. (Association de Marie Immaculée) opera aservizio dell’istruzione nella zona sud dell’arcidiocesidi Mbandakà-Bikoro in Rep. Dem. del Congo. Ilcentro, attraverso un’équipe composta da 16 persone,si occupa della formazione permanente di insegnantied educatori di 238 scuole. Realizza corsi di aggior-namento e di specializzazione, elabora e producemateriale didattico, avvia sperimentazioni didattichee segue i progetti educativi.Il progetto, condotto nell’anno scolastico 2011-2012, ha permesso alla nostra équipe di raggiungeretutte le scuole per un totale di 2.284 insegnanti e

71.543 allievi. Ogni visita ha avuto una durata di duegiorni. L’equipe ha spesso effettuato i propri viaggiutilizzando soprattutto la via fluviale. La mancanza di vie di comunicazione resta uno deipiù grandi problemi di questo vasto territorio..Il progetto quest’anno era orientato a diffondere lametodologia di insegnamento della lettura in linguaLingala attraverso il metodo “Jean qui rit” una meto-dologia nata in Francia, basata sull’apprendimentodella lettura attraverso i gesti e il ritmo e che ben siadatta al contesto locale. Abbiamo avuto qualche problema con i libri.L’aumento dei costi ha limitato il numero delle copiedei manuali che è stato possibile stampare. Inoltre perla stampa siamo dovuti andare a Kinshasa e traspor-tare i testi via fiume. Il battello per il trasporto flu-viale effettua un viaggio ogni due o tre mesi e ciò haportato ad un ritardo nell’arrivo e nella distribuzionedei libri che comunque non sono stati sufficienti pertutte le scuole. Speriamo di riuscire a raggiungeretutti nell’anno scolastico che comincia a settembre.Voglio ringraziarvi a nome di tutti. Ci auguriamo chela Provvidenza continui a sostenere questa importan-te iniziativa e di poter contare ancora sul vostro aiuto.

Sr. Maria Dolores Garcia(Direttrice dell’A.M.I.)

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Orbetello:completato un Progettograzie alle giornate OPAM

L a sezione OPAM “Costa d’Argento”, animata dal-l’infaticabile Presidente Carlo Santunione, in con-comitanza con la presenza dei numerosi turisti

durante i mesi di luglio e agosto, organizza delle giornatein cui nelle Messe domenicali in alcune chiese dellaVicaria del Mare della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello vengono presentati brevemente l’attività e gliscopi dell’Associazione e si raccolgono le offerte dei fedeli. E’ un lavoro reso possibile dalla disponibilità e dalla squi-sita generosità di diversi sacerdoti di quel territorio dioce-sano, che aprono le porte delle loro chiese ma prima ditutto del loro cuore per fare posto anche all’OPAM e aisuoi Progetti.Li vogliamo ricordare perché meritano la nostra ricono-scenza per l’amicizia e per l’esempio di carità che ci offro-no. In primo luogo il Vescovo, Mons. GuglielmoBorghetti che ha celebrato la Messa al Monte dai PadriPassionisti ricordando l’OPAM e le tante alfabetizzazioniche ciascuno può realizzare. Poi: don Pietro Natali, parro-co della Concattedrale di Orbetello, Don Tito Testi, par-roco di S. Paolo della Croce a Neghelli (Orbetello), DonSandro Lusini, arciprete delle chiese parrocchiali a Porto S.Stefano, Don Isacco Pezzotta, parroco di S. GiovanniBattista a Magliano in Toscana, il passionista PadreVittorio Bruni, rettore del Convento della Presentazionesul Monte Argentario e infine Don Antonio Scolesi, par-roco della Madonna delle Grazie ad Albinia (GR). Graziea tutti loro e all’impegno di chi organizza questi incontrila Sezione di Orbetello è riuscita a raggiungere la cifra di5.000 € per completare il finanziamento del Progetton.1921 che prevede la costruzione di un blocco di 3 auleper la scuola elementare di Kabo, diocesi di Bossangoa,nella Rep. Centrafricana martoriata da guerre infinite.

Alassio:fiori d’arancio solidali

Nel luglio scorso Sara e Antonio hanno coronato illoro sogno d’amore davanti all’altare.

Hanno voluto dare alla loro festa una dimensione piùampia, facendo partecipi della loro gioia, oltre i parenti egli amici più stretti, anche tanti altri i cui nomi solo ilSignore conosce: bambini e poveri del Sud del Mondo acui hanno voluto devolvere l’equivalente dei regali dinozze. Grazie alla generosità dei loro amici è stato possibi-le coprire in gran parte il costo del Progetto OPAM daloro scelto. E’ un gesto che dimostra l’apertura di cuore ela finezza d’animo di questa coppia, a cui auguriamo labenedizione del Signore il quale ha detto: “Quanto fate aquesti piccoli lo ritengo fatto a Me”. E’ un buon auspicio per l’inizio di una nuova tappa dellavita. Grazie per il vostro ricordo e… felice e buon cam-mino insieme!

Tam tam 2012

Duomo di OrbetelloDuomo di Orbetello

Convento dei Passionisti sul Monte ArgentarioConvento dei Passionisti sul Monte Argentario

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O.P.A.M. - Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo - ONG-ONLUS. Mensile di informazione - Direttore Responsabile: MarioSgarbossa - Redazione: Alfredo Bona, Anna Maria Errera, Fabrizio Consorti, Letizia Custureri, Aldo Martini - Autorizz. del Tribunale di Roma n. 14589 del 7-6-1972. Grafica: Stefano Carfora. Stampa: ABILGRAPH - Via Pietro Ottoboni, 11 - 00159 Roma, Tel. 06.4393933Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 • Quota annuale 15 € - 23 CH.F.

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