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Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale bimestrale - DL 353/2003 (conv. ,Q / Q DUW FRPPD 1(76 ,Q FDVR GL PDQFDWR UHFDSLWR LQYLDUH DOOキ8IタFLR 7ULHVWH&SR SHU UHVWLWX]LRQH DO PLWWHQWH FKH VL LPSHJQD D FRUULVSRQGHUH LO GLULWWR タVVR GRYXWR Taxe Perçue in Italy N° 86 IL DALMATA LIBERO DIRETTORE RENZO de’ VIDOVICH DALMAZIA CATTARO RAGUSA SPALATO SEBENICO ZARA N° 15 Anno V - settembre 2018 N. 97 Anno XXII delle pubblicazioni dei Dalmati di Trieste MA SE RITORNO, RITORNO COL FIORE IN PACE AMICIZIA GIOIA E ALLEGRIA RADUNO NAZIONALE DEI DALMATI ZARA, 27-28 OTTOBRE 2018 Solo i Dalmati possono capire i Dalmati”. Agli altri può sembrare una condanna all’isolamento, per noi è la prova dell’originalità della nostra Gente e della nostra Cultura L’UNITÀ DI TUTTI I DALMATI COME NEL REGNO DI DALMAZIA Il Regno di Dalmazia, fondato nel 454 d.C. dal generale ro- mano Marcellino, suo primo Re, ha cessato di esistere nel FRQ OD タQH GHOOキ,PSHUR DVEXUJLFR H GHO VXR XOWLPR 5H Carlo VI, Beato e Imperatore. Già ai tempi di Francesco Giu- seppe, il Governo di Vienna aveva fatto di tutto per mettere in ombra il nome, la storia e l’importanza di questo scomodo Regno che riuniva insieme croati, italiani, serbi, morlacchi, montenegrini ed altre popolazioni minori che vivevano in as- VROXWD VLQWRQLD WUD GL ORUR タQR D TXDQGR LO *RYHUQR GL 9LHQQD impose la politica del divide et impera, aizzando gli uni contro gli altri. Una follia che distrusse l’eredità del Sacro Romano Impero super nazionale di Carlo Magno dell’800, ridimen- sionato in Impero d’Austria da Napoleone nel 1805 e peg- JLRUDWR QHO FRQ OD SDULタFD]LRQH WUD $XVWULD HG 8QJKH- ria che schiacciava le altre nazioni ed etnie, mettendo le une contro le altre. L’Europa unita, se vuole mantenere le sue UDGLFL QHO 6DFUR 5RPDQR ,PSHUR GHYH ULFUHDUH OD SDFLタFD convivenza tra tutti i popoli e le culture che hanno costituito il Regno di Dalmazia, che era il simbolo della supernaziona- lità dell’Impero, gettato alle ortiche da una classe dirigente austriaca miope e pretenziosa. Le Repubbliche di Croazia e di Montenegro hanno lo spessore culturale e politico per non temere niente da questa nuova ed antica convivenza. La Dalmazia non è una terra stretta tra il mare e le rocce do- lomitiche delle Alpi Dinariche, dove la vegetazione combatte ogni giorno per sopravvivere ed i suoi frutti hanno il sapore in- tenso della lotta. Non è neanche XQキHVSUHVVLRQH JHRJUDタFD DEL- tata da genti sparse a macchia di leopardo. Ancor meno è la soli- ta aggregazione di mercanti, di diplomatici scaltri e di politici famelici. Perché siamo stati tutti tajadi con la manera, non con il bisturi dell’astuzia. Forse la Dalmazia è formata un poco anche di tutto questo e di altre pessime entità materialiste che, però, non la rappresentano. La Dalmazia si scopre nella rude invocazione del nostro San Girolamo, nella quale nessuno riesce a capire le ragioni del per- ché i Dalmati debbano chiedere perdono a Dio solo perché dal- mati. Ma, noi che ci conosciamo e amiamo i nostri difetti più del- le nostre virtù lo sappiamo. La Dalmazia è una poesia tra- sportata dal vento. È dentro le sue innumerevoli canzoni po- polari cantate nelle osterie e sulle barche dei pescatori. La Dalmazia è rappresentata me- glio di ogni altra cosa dai nostri struggenti tramonti, ugualmente intensi quando il sole si inabis- sa nel mare tra le isole dalmate del Quarnaro, tra le Incoronate, tra le isole dell’Arcipelago za- ratino e spalatino, nelle isole in- torno a Ragusa, o nelle Bocche della Dalmazia montenegrina, tra Cattaro, Budua, Antivari e Dulcigno. Non a caso la canzo- ne composta dai dalmati esuli in Italia e nel mondo, L’orolo- gio che batte le ore, rappresenta meglio di ogni altra cosa questo nostro ritorno a Zara, con il ver- VHWWR タQDOH FKH JLj VHWWDQWキDQQL fa vaticinava questo momento, al tempo assai improbabile, che già allora parlava di amicizia e di pace: Ma se ritorno, ritorno col タRUH, cioè con il simbolo della vita che si rinnova, fresca e po- tente, nei piccoli e delicati semi appena impollinati dalle api. Molti anni fa mi sono commosso sentendo suonare l’aria di questa canzone da un’orchestrina croa- ta sulle mura della Riva Derna, con parole che non ero in grado di capire. Si eseguiva insieme ad XQD FDQ]RQH GL 7RPLVODY ,YĀLþ Cantemo stanotte in osteria, che spiegava in ciacavo che uno straniero non capirà mai ciò che unisce le genti dalmate. Vero! Questa è la Dalmazia che co- nosco e che conoscono tutti gli esuli, ma anche tutti gli altri che abitano questa nostra bel- lissima terra. Non so come riusciremo a Zara a ritrovare questo spirito che unisce i Dalmati, quando spes- so neppure in Italia riusciamo a capirci tra di noi. Una cosa sola è certa. Ci riusciremo! Dir mo tecniche La S. Messa del Raduno si terrà a mezzogiorno di domenica 28 ottobre nel Duomo di Zara di Sant’Anastasia

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Taxe Perçue in Italy

N° 86

IL DALMATA LIBERO

DIRETTORE RENZO de’ VIDOVICHDALMAZIA CATTARO RAGUSA SPALATO SEBENICO ZARA

N° 15 Anno V - settembre 2018N. 97 Anno XXII delle pubblicazioni

dei Dalmati di Trieste

MA SE RITORNO, RITORNO COL FIORE IN PACE AMICIZIA GIOIA E ALLEGRIA

RADUNO NAZIONALE DEI DALMATIZARA, 27-28 OTTOBRE 2018“Solo i Dalmati possono capire i Dalmati”. Agli altri può sembrare una condanna all’isolamento, per noi è la prova dell’originalità della nostra Gente e della nostra Cultura

L’UNITÀ DI TUTTI I DALMATICOME NEL REGNO DI DALMAZIAIl Regno di Dalmazia, fondato nel 454 d.C. dal generale ro-mano Marcellino, suo primo Re, ha cessato di esistere nel ������FRQ�OD�ÀQH�GHOO·,PSHUR�DVEXUJLFR�H�GHO�VXR�XOWLPR�5H�Carlo VI, Beato e Imperatore. Già ai tempi di Francesco Giu-seppe, il Governo di Vienna aveva fatto di tutto per mettere in ombra il nome, la storia e l’importanza di questo scomodo Regno che riuniva insieme croati, italiani, serbi, morlacchi, montenegrini ed altre popolazioni minori che vivevano in as-VROXWD�VLQWRQLD�WUD�GL�ORUR�ÀQR�D�TXDQGR�LO�*RYHUQR�GL�9LHQQD�impose la politica del divide et impera, aizzando gli uni contro gli altri. Una follia che distrusse l’eredità del Sacro Romano Impero super nazionale di Carlo Magno dell’800, ridimen-sionato in Impero d’Austria da Napoleone nel 1805 e peg-JLRUDWR�QHO������FRQ�OD�SDULÀFD]LRQH�WUD�$XVWULD�HG�8QJKH-ria che schiacciava le altre nazioni ed etnie, mettendo le une contro le altre. L’Europa unita, se vuole mantenere le sue UDGLFL�QHO�6DFUR�5RPDQR�,PSHUR��GHYH�ULFUHDUH�OD�SDFLÀFD�convivenza tra tutti i popoli e le culture che hanno costituito il Regno di Dalmazia, che era il simbolo della supernaziona-lità dell’Impero, gettato alle ortiche da una classe dirigente austriaca miope e pretenziosa. Le Repubbliche di Croazia e di Montenegro hanno lo spessore culturale e politico per non temere niente da questa nuova ed antica convivenza.

La Dalmazia non è una terra stretta tra il mare e le rocce do-lomitiche delle Alpi Dinariche, dove la vegetazione combatte ogni giorno per sopravvivere ed i suoi frutti hanno il sapore in-tenso della lotta. Non è neanche XQ·HVSUHVVLRQH�JHRJUDÀFD�� DEL-tata da genti sparse a macchia di leopardo. Ancor meno è la soli-ta aggregazione di mercanti, di diplomatici scaltri e di politici famelici. Perché siamo stati tutti tajadi con la manera, non con il bisturi dell’astuzia. Forse la Dalmazia è formata un poco anche di tutto questo e di altre pessime entità materialiste che, però, non la rappresentano. La Dalmazia si scopre nella rude invocazione del nostro San Girolamo, nella quale nessuno riesce a capire le ragioni del per-ché i Dalmati debbano chiedere perdono a Dio solo perché dal-mati. Ma, noi che ci conosciamo e amiamo i nostri difetti più del-le nostre virtù lo sappiamo. La Dalmazia è una poesia tra-sportata dal vento. È dentro le sue innumerevoli canzoni po-polari cantate nelle osterie e sulle barche dei pescatori. La Dalmazia è rappresentata me-glio di ogni altra cosa dai nostri struggenti tramonti, ugualmente intensi quando il sole si inabis-sa nel mare tra le isole dalmate del Quarnaro, tra le Incoronate, tra le isole dell’Arcipelago za-ratino e spalatino, nelle isole in-

torno a Ragusa, o nelle Bocche della Dalmazia montenegrina, tra Cattaro, Budua, Antivari e Dulcigno. Non a caso la canzo-ne composta dai dalmati esuli in Italia e nel mondo, L’orolo-gio che batte le ore, rappresenta meglio di ogni altra cosa questo nostro ritorno a Zara, con il ver-VHWWR� ÀQDOH� FKH� JLj� VHWWDQW·DQQL�fa vaticinava questo momento, al tempo assai improbabile, che già allora parlava di amicizia e di pace: Ma se ritorno, ritorno col ÀRUH�, cioè con il simbolo della vita che si rinnova, fresca e po-tente, nei piccoli e delicati semi appena impollinati dalle api.Molti anni fa mi sono commosso sentendo suonare l’aria di questa canzone da un’orchestrina croa-ta sulle mura della Riva Derna, con parole che non ero in grado di capire. Si eseguiva insieme ad XQD�FDQ]RQH�GL�7RPLVODY� ,YĀLþ��Cantemo stanotte in osteria, che spiegava in ciacavo che uno straniero non capirà mai ciò che unisce le genti dalmate. Vero!Questa è la Dalmazia che co-nosco e che conoscono tutti gli esuli, ma anche tutti gli altri che abitano questa nostra bel-lissima terra.Non so come riusciremo a Zara a ritrovare questo spirito che unisce i Dalmati, quando spes-so neppure in Italia riusciamo a capirci tra di noi. Una cosa sola è certa. Ci riusciremo!

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motecniche

La S. Messa del Raduno si terrà a mezzogiorno di domenica 28 ottobre nel Duomo di Zara di Sant’Anastasia

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IL DALMATA LIBERO settembre 20182

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Tutte le riunioni della giornata di Sabato si svolgono nelle sale dell’Hotel Kolovare

Venerdì, 26 ottobreOre 18,00 partenza dall’aeroporto di Roma - Fiumicino per Traù. Si prosegue in pullmino per Zara con tappe a piacere.Ore 20,00 partenza da Cattaro per Ragusa della delegazione dalla Dalmazia Montenegrina.

Sabato, 27 ottobre Ore 8,30 partenza da Trieste per Zara in pullman da Piazza Oberdan. Ore 6,00 partenza in pullman da Ragusa, ore 10,00 da Spalato e ore 11,00 da Sebenico.L’arrivo all’hotel Kolovare dei pullman e dei mezzi privati è previsto nella tarda mattinata di Sabato.Per pullman e vetture private dei Radunisti il posteggio dell’Hotel Kolovare è gratuito.

Sistemazione all’Hotel Kolovare****, pranzo a libera scelta dei Radunisti in uno dei locali della città o nel Ristorante dell’Albergo.

Domenica, 28 ottobreOre 9,15 partenza di pullman e vetture private per il Cimitero di Zara e, successivamente, si prosegue verso il Duomo di Sant’Anastasia.Ore 17,00 partenza di pullman da Zara per Trieste, Sebenico, Spalato, Ragusa. Arrivo a Trieste, Spalato, Sebenico e Ragusa nelle ore serali.

Costi: Viaggio in pullman Trieste-Zara andata e ritorno ..................................................................................................... € 32

Pranzo del 27 ottobre a buffet presso il Ristorante dell’hotel Kolovare (all’arrivo) ............................................... € 14

*Pernottamento in camera a 2 letti (con cena del 27, colazione e pranzo del 28 ottobre) a persona .................. € 54

Totale per chi prenota tutte e tre le opzioni ................................................................................................................ € 100

+ Tassa di soggiorno ...................................................................................................................................................... € 1,35

* Pernottamento in camera singola, sempre comprensivo di cena, colazione e pranzo, è di € 69 (cioè 15 € in più).

Per prenotazioni:1) Attraverso l’Associazione dei dalmati di Trieste, via Giacinti 8, tel.: 040.425118, e-mail: [email protected], cell. 348.4431080. Pagamento in sede o via IBAN: IT 84 D 07601 02200 000055921985 (Fondazione Rustia Traine)

2) Per chi parte da Roma con l’aereo, prenotazione presso l’Associazione Nazionale Dalmata, Piazza Firenze 27, 00186 Roma, cell. 329.9035001. (Il costo dell’aereo sale man mano che passano i giorni per la prenotazione.)

3) Chi vuole prenotarsi direttamente presso l’albergo può utilizzare la pagina web del Sito Internet dell’hotel http://www.hotel-kolovare.com/it/, inserendo il codice riservato per gli sconti ai radunisti: DALMATI2018, o telefonando dalle 10 alle 16 a Nina Ivanov, tel. 00385.23.203181, cell. 00385.91.1032013, o via e-mail: [email protected].

PARTENZE ARRIVI SOGGIORNI RITORNO

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IL DALMATA LIBEROsettembre 2018 3

Associazione dei Dalmati italiani nel MondoOrganizzazione della Delegazione di Trieste del

RADUNO NAZIONALE DEI DALMATI ITALIANIZARA, 27 – 28 OTTOBRE 2018

Programma del Raduno di ZaraSabato, 27 ottobreOre 14,00 Riunione dei soci dell’Associazione Nazionale Dalmata di Roma per l’elezione del nuovo Presidente del più antico sodalizio degli esuli adriatici.

Ore 15,00 Riunione dei dirigenti del Centro Ricerche Culturali dalmate-Spalato.

Ore 16,00 GIORNATA DELLA CULTURA DALMATA e, di seguito, ASSEMBLEA GENERALE DEI RADUNISTI.

Ore 21,00 Cena al Ristorante dell’Hotel Kolovare.

Domenica, 28 ottobreOre 10,00�'HSRVL]LRQH�GL�XQD�&RURQD�G·DOORUR�VXO�6DFUDULR�GHL�&DGXWL�LWDOLDQL�GHO�&LPLWHUR�GL�=DUD�H�RPDJJLR�ÁRUHDOH�VXOOH�WRPEH�di famiglia. (Partenza dall’Hotel Kolovare ore 9,30)

Ore 12,00 Santa Messa al Duomo di Zara e consegna del Premio Tommaseo al pittore zaratino Secondo Raggi Karuz.

Ore 14,00 Pranzo collettivo conclusivo del Raduno nel Ristorante dell’Hotel Kolovare.

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GLI ITALIANI DEL MONTENEGRO DIFFIDANO TREMUL BASTA DENIGRARE E INSIDIARE LA LORO INDIPENDENZALa Voce del popolo ignora i successi dei concerti italiani di Cattaro e Castelnuovo, i corsi di lingua, cultura e storia veneto italiana, che sono stati negati per quasi un secolo e mezzo

La Comunità italiana del Mon-tenegro ha organizzato due ap-passionati concerti con musiche di autori italiani famosi come Battisti e Mogol, nelle piazze centrali di Cattaro e Castelnuo-vo. La nostra miglior musica popolare è stata così utilizzata per appoggiare la campagna di reintroduzione in tutta la Dal-mazia montenegrina della no-stra lingua in appoggio ai corsi di lingua italiana e di cultura veneto-italiana, nonché di ini-ziative folcloristiche varie.Come si ricorderà, anche questa parte meridionale del Regno di Dalmazia fu ogget-to della campagna repressi-va promossa dall’Imperatore Francesco Giuseppe I il 12 novembre 1866 contro i suoi sudditi di lingua italiana (vedi Il Dalmata libero n. 14, pp. 8 e 9 sul sito www.dalmaziaeu.it). Nel 1920 si passò dalla padella alla brace ed il Regno di Jugo-slavia che si annesse il Regno di Montenegro (che pure era uno degli stati vincitori, ma la Regina d’Italia era Elena del Montenegro, per cui Francia ed Inghilterra fecero del Regno di 3HWURYLþ� 1MHJRå� FDUQH� GL� SRU-co) aumentò le persecuzioni e lo sradicamento della lingua e dell’etnia dalmata veneto ita-OLDQD�� SHU� ÀQLUH� FRQ� OH� DQJKH-rie scatenate contro di noi dal comunismo di Tito dal 1944 al 1991. I concerti hanno registrato uno straordinario successo e sono costati pochissimo. Ciò ha mandato su tutte le furie Tre-mul e la Voce del popolo ha ignorato totalmente i concerti ed i corsi di lingua italiana, lasciando intendere così che i pochi fondi inviati alla CI del Montenegro dovessero passa-re attraverso l’Ui che potrebbe dirottare una buona parte di questi per la propria organiz-

zazione burocratica, oppressi-va e vorace. Una bella faccia tosta, visti i risultati ottenuti dall’Ui che è stata abbandona-ta da 9 italiani su 10 abitanti in tutta la Slovenia e la Croazia.Di qui una campagna denigra-toria alla quale ha risposto con fermezza il Presidente degli Italiani del Montenegro dott. Aleksandar Dender. Ha rispo-sto Tremul negando l’evidenza e dimenticando la propria inter-vista su Il Panorama di Fiume, dove sosteneva che l’Italia do-vesse aiutare solo gli italiani re-sidenti nei territori ceduti dopo l’ultima guerra. In parole pove-re, non sarebbero degni d’aiu-to nemmeno i Dalmati italiani di Sebenico, Spalato, Ragusa, Cattaro, Budua, Perasto, An-tivari, Dulcigno, ecc.! Di qui OD� GLIÀGD� GHO� 3UHVLGHQWH� GHJOL�italiani della Dalmazia monte-negrina. Tremul ha mostrato di meravigliarsi della reazione. In realtà, l’Unione italiana non sa che pesci pigliare. Da una parte vorrebbe far passare attraverso L� SURSUL� FDQDOL� L� ÀQDQ]LDPHQWL�agli italiani del Montenegro, ma dall’altra nega che l’Italia SRVVD�GDUH�TXHVWL�ÀQDQ]LDPHQ-ti ad un organismo che è indi-pendente dall’Ui e appartiene a territori che non furono italiani nel 1920. La reazione del Pre-sidente di Cattaro ci sembra quanto mai opportuna e ne-cessaria per salvare quello che l’Austria e la Jugoslavia non sono riusciti ad estirpare. La nostra cultura veneta e italiana.

Una folla di cittadini di Cattaro ha seguito il concerto di mu-siche italiane di Mogol e Battisti, che si è rivelato un mezzo formidabile per la diffusione della lingua italiana, in appog-gio ai corsi di lingua, di storia e di cultura veneto-italiana

Anche la musica moderna, non solo le famosi canzoni napo-letane del secolo scorso è molto apprezzata soprattutto dai giovani nella Dalmazia montenegrina

Il Viceambasciatore d’Ita-lia a Podgorica Antonella Fontana, il dott. Aleksandar Dender Presidente della Co-munità nazionale italiana del Montenegro ed il Cav. Paolo Perugini Presidente per il Montenegro del Cen-tro Ricerche Culturali Dal-mate - Spalato

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UN FILM CHE NESSUNO HA VOLUTO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIANELLA PELLICOLA ROSSO ISTRIA LA CRUDA VERITÀ SULLE FOIBE E SULLA FINE DI NORMA COSSETTO Grazie alla Regione Veneto, a Ciambetti e Donazzan, la proiezione è stata fatta a Venezia all’Hotel Excelsior. La solita odiosa polemica dei partigiani di Padova ancora succubi di Tito.Rosso Istria� q� XQ� ¿OP� FKH� UL-SUHQGH� OH� VWUDJL� H� OH� YLROHQ]H�GHL�SDUWLJLDQL� MXJRVODYL�GL�7LWR�FRQWUR�JOL�,WDOLDQL�G¶,VWULD��)LX-PH� H� 'DOPD]LD�� 3UHVHQWDWR�DOO¶+RWHO�Excelsior GHO�/LGR�LQ�FRQFRPLWDQ]D�H�TXDVL�V¿GDQGR�OD�0RVWUD�GHO�&LQHPD�D�9HQH-]LD�� KD� RWWHQXWR� XQ� QRWHYROH�FRQVHQVR�GD�SDUWH�GHO�QXPHUR-VR�SXEEOLFR�SUHVHQWH�/D� 5HJLRQH�9HQHWR�� FRQ� O¶DS-SRJJLR� GHO� 3UHVLGHQWH� GHO�&RQVLJOLR� UHJLRQDOH� 5REHUWR�&LDPEHWWL� H� GHOO¶$VVHVVRUH�DOO¶,VWUX]LRQH�(OHQD�'RQD]]DQ��KDQQR�IDWWR�VDSHUH�FKH�LQWHQGR-QR� SURLHWWDUH� QHOOH� VFXROH� GHO�9HQHWR�TXHVWR�¿OP�FKH�YHLFROD�XQ� PHVVDJJLR� VWRULFR� DQFRUD�SRFR�FRQRVFLXWR�LQ�,WDOLD�H�WDO-YROWD�FRQWHVWDWR�GD�TXHOOH�DVVR-FLD]LRQL� SDUWLJLDQH� GL� 3DGRYD�FKH� HVDOWDQR� DQFRUD�� VXFFXEL�GHO� 3FL� GHO� WHPSR�� O¶HQWUDWD�GHL�SDUWLJLDQL�WLWLQL�QHL�WHUULWRUL�GHOO¶$GULDWLFR�RULHQWDOH�'D�SDUWH�QRVWUD�DYHYDPR�PHVVR�LQ�JXDUGLD�OH�LQJHQXH�GLULJHQWL�GL�3DGRYD�,WDOLD�*LDFFD�H�$GULDQD�,YDQRY�GDO�SDUWHFLSDUH�DG�LQL]LD-WLYH�GHOO¶$QSL�SDWDYLQD��VSLQWH�H�PDO�FRQVLJOLDWH�GD�XQ�SHUVRQDJ-JLR�FKH�DYHYD�JLj�SDUWHFLSDWR�DG�XQD�PDQLIHVWD]LRQH�DQWLIDVFLVWD�H�SDUWLJLDQD�D�5RPD�FKH�WHQWDYD�GL�WRJOLHU�O¶DQLPD�DJOL�HVXOL�H�OD�ORUR�WHVWLPRQLDQ]D�VWRULFD�/¶HVHPSLR�GHOOD�5HJLRQH�9HQH-WR�q�VLJQL¿FDWLYR�H�L�'DOPDWL�LWD-OLDQL��FRQ�VHGH�FHQWUDOH�D�7ULHVWH��VL� ULSURSRQJRQR� GL� LQWHUYHQLUH�SUHVVR� OH� DOWUH�5HJLRQL� LWDOLDQH�HG�L�YDUL�RUJDQLVPL�FXOWXUDOL�LWD-OLDQL�GHO�0LQLVWHUR�GHJOL�(VWHUL�DI¿QFKp� OD� SURLH]LRQH� GHO� ¿OP�DEELD� OXRJR� VRSUDWWXWWR� QHOOH�VFXROH��PD�DQFKH�QHOOH�VDOH�FL-QHPDWRJUD¿FKH� FRPPHUFLDOL��SHU�IDUOR�YLVLRQDUH�GDO�PDJJLRU�QXPHUR�GL�SHUVRQH�SRVVLELOH�,O� QRVWUR� 'LUHWWRUH�� JLj� LO�JLRUQR� GRSR� OD� SURLH]LRQH� D�9HQH]LD�� q� VWDWR� ULFHYXWR� GDO�3UHVLGHQWH� GHOOD� 5HJLRQH� DX-WRQRPD�)ULXOL�9HQH]LD�*LXOLD��

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CON LORI PARLEMO COME A CASA NOSTRA, IN VENETO

I Presidenti delle due regioni dove si usa prevalentemente il GLDOHWWR�YHQHWR�DQFKH�QHJOL�LQFRQWUL�XIÀFLDOL��LO�3UHVLGHQWH�GHO�Consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti e il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. 6XOOH� ORUR� VSDOOH� SHVD� DQFKH� OD�PDJJLRU� GLIIXVLRQH� GHO� ÀOP�boicottato dai soliti antifascisti.

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IL DALMATA LIBERO settembre 20186

SOLO 1 DEI “RIMASTI” SU 10 HA VOTATO LA CRICCA DI TREMUL E CORVA

IL NUOVO GOVERNO ITALIANO FINANZIERÀ ANCORA L’AUTOGESTIONE (SAMOUPRAVA) COMUNISTA?Tremul battuto anche alle elezioni per il Parlamento sloveno con il 20% di distacco. Grazie all’on. Felice Ziza, che ha subito visitato la Dalmazia. Rivolta del Montenegro contro l’Ui1HO�������FLRq�EHQ����DQQL�ID��OD� PRUHQWH� Lega dei comu-

nisti jugoslavi� YDUz� XQ� SLDQR�SHU�PDQWHQHUH�LO�SRWHUH�VXOO¶U-nione degli italiani dell’Istria e di Fiume�� YROXWD�GD�7LWR�SHU�HOLPLQDUH� con gradualità e in

silenzio�JOL�LWDOLDQL�QHOOH�UHJLRQL�GHOO¶$GULDWLFR� RULHQWDOH� FHGXWH�DOOD�)HGHUDWLYD�6RFLDOLVWD�-XJR-VODYLD�� $OOD� VQD]LRQDOL]]D]LR-QH� GH¿QLWLYD� GHOOD� 'DOPD]LD��7LWR� GLVVH� FKH� FL� SHQVDYD� OXL��6L� FDPELz� LO� QRPH� GHOO¶$VVR-FLD]LRQH� FKH� GLYHQQH� 8QLRQH�LWDOLDQD��IX�WROWD�GDO�WULFRlore la

questi uomini per l’attuazione della politica titina, fu assegnato all’Autogestione (Samouprava) il potere di censurare tutto e tutti sull’intera rete d’informazione, di cui parliamo a parte, e della JHVWLRQH�GHL�ÀQDQ]LDPHQWL�GHOOH�Comunità italiane. Tutto rigo-rosamente con soldi elargiti dal Governo italiano, con l’appog-gio del Partito comunista ita-liano e dei partiti che lo hanno inglobato in questo abbondante quarto di secolo, compresa la gestione di alcuni milioni annui di appalti per il mantenimento di 52 immobili, comperati dallo Stato italiano ma curiosamen-te intestati in proprietà all’Ui! Quest’anno, con il Governo giallo-verde in Italia, il sistema durato 27 anni è entrato in crisi. L’on. Battelli, rappresentan-te degli italiani in Slovenia al Parlamento di Lubiana, senza che nessuno se ne accorgesse, ha capito la nuova aria che ti-rava e non si è più ricandidato. Maurizio Tremul, forte dei sol-di italiani e di 27 anni di potere assoluto su tutto si è candidato con sicumera, precisando che sarebbe rimasto deputato solo per due legislature!! Con una

sberla di rara violenza, gli elet-tori italiani il 30 giugno scorso non gli hanno consentito di fare neppure una legislatura, anzi lo hanno brutalmente bruciato, eleggendo al suo posto il neo deputato Felice Ziza con ben 20 punti di distacco. Appren-diamo che l’on. Felice Ziza ha visitato Cattaro, Castelnuovo, Spalato e Zara in questo breve lasso di tempo, cosa che l’on. Battelli non aveva fatto in 27 anni. Sentendosi non più sola H� ÀGDQGR� VXO� *RYHUQR� JLDOOR�verde, la Comunità nazionale italiana del Montenegro ha approvato una pesante GLIÀGD�contro Tremul, di cui parlere-mo in altra parte del giornale.In luglio Tremul ha indetto le elezioni generali dell’Ui, elet-to perché era il candidato uni-co alla Presidenza dell’Ui. Ha candidato un suo uomo, che il popolo istriano chiama “il ven-triloquo di Tremul”, alla Presi-denza dell’Esecutivo. Un’im-prevista candidatura di Sandro Damiani, nonostante l’opposi-zione avesse deciso di disertare le urne, ha ottenuto un’ottima affermazione, ma il Corva ha vinto raccogliendo, però, solo

1 voto su 10 italiani (quindi lo hanno votato solo quelli che sono stipendiati da Tremul e le loro famiglie). Quindi, 9 elet-tori su 10 non hanno votato Corva. Ciò non di meno, Tre-mul tenta, con una rappresen-tanza così esigua, di continuare a gestire il tutto senza rendersi conto che il Pci e i partiti tele-guidati dagli eredi del comuni-smo italiano, non contano nien-te e la sua rappresentanza è così misera da non consentirgli più di fare il bello e il brutto tempo.Ci domandiamo se il Governo giallo-verde continuerà a con-sentire che la cricca titina con-tinui a gestire dei fondi italiani come fossero suoi, gli immobi-li acquistati dallo Stato italiano e la censura sulla stampa paga-ta dall’Italia? Anche l’accordo di mutuo soccorso Tremul - Codarin ap-pare in forse, perché le Asso-ciazioni della FederEsuli non sembrano più consentire di mantenere la politica che Co-darin faceva di nascosto e sen-za rendere conto a nessuno, perché rischia di trascinare nel EDUDWUR� DQFKH� L� ÀQDQ]LDPHQWL�di FederEsuli.

Gira sul web grazie a Giorgio Martinic, Presidente degli ita-liani in Croazia, questa foto, perché i Dalmati non si sono dimenticati che questo giorna-le li ha oscurati nei 45 anni di UHJLPH� FRPXQLVWD� MXJRVODYR��Non è pensabile che il Governo italiano giallo – verde continui

stella rossa, ma si scelsero tre uomini chiave di sicura fede per cambiare qualche cosa, perché tutto rimanesse ugua-le: il Presidente del Consiglio dell’Esecutivo dell’Ui Maurizio Tremul, il Presidente dell’Ui Furio Radin, anche deputato degli italiani al Sabor di Zaga-bria e Roberto Battelli, deputato italiano al Parlamento sloveno. A garanzia di permanenza di

D�ÀQDQ]LDUH�XQ�TXRWLGLDQR�FKH�vende, sì e no, 200 copie ma che serve ad evitare che nasca-no altri giornali, altre radio e Tv libere che dicano la verità sulla crisi che attanaglia da tempo l’Ui perché i suoi soci, quasi 30 mila, non leggono il gior-nale, tanto meno lo scrivono

e non frequentano più le sedi, belle e spesso sfarzose, fornite dall’Italia, ma dove si respira un’aria anti italiana, con effetti nefasti. Non è da meno il quin-dicinale Panorama di Fiume e le altre pubblicazioni, si fa per dire, minori. Tutto gira intorno ai 5-6 milioni di euro, forni-ti dal Governo italiano, dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Regione Veneto che Tremul vorrebbe gestire sen-za il controllo dell’Università popolare di Trieste e dai suoi Revisori dei Conti ministeria-li. Insomma, più Tremul perde consensi e più pretende fondi

in libertà e senza controllo. Per quanto ci riguarda, facciamo presente che il nostro Diretto-re ha inviato due garbate let-tere non pubblicate da la Voce perché contenevano tre notizie scomode e occultate da Tremul che esercita il potere assoluto con Furio Radin da 27 anni e che ha perso brutalmente le elezioni al Parlamento sloveno ed è riuscito a mobilitare, no-nostante l’apparato e la stam-pa, solo 1 italiano su 10 nelle elezioni per l’Ui. Notizie che in tempo di Internet, di Web e di )DFH%RRN�FL�VHPEUDQR�GLIÀFLO-mente segretabili.

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IL 12-08-1920 L’ECCIDIO DEL COMANDANTE GULLI E DEL MOTORISTA ROSSI

A SPALATO LA VIOLENZA JUGOSLAVISTA BLOCCA L’AZIONE UMANITARIA ITALIANALa regia Nave Puglia era impegnata nella città di Diocleziano a portare cibo e assistenza medica a tutta la popolazione, senza distinzione di etnia, stremata dalla Grande guerra Il 13 luglio scorso, nella sala Tessitori della Regione Friuli Venezia Giulia di piazza Ober-dan 5, si è svolto un dibattito su quegli eventi e la Comme-morazione dell’uccisione di quattro italiani da parte degli MXJRVODYLVWL��ULVSHWWLYDPHQWH�D�Spalato l’11 e 12 luglio ed a Trieste il giorno dopo. I Dalmati di Trieste avevano chiesto al Rettore dell’Univer-sità di Trieste Maurizio Fer-meglia di poter effettuare la

Commemorazione ed un libe-ro dibattito nell’Aula magna della Scuola internazionale di lingue che occupa lo stabile dell’ex Hotel Balkan di via Filzi 14, ottenendo un netto ULÀXWR� H�� DQ]L�� SUHDQQXQFLDQ-do la sua volontà di destinare parte dello stabile al Narodni

dom, organizzazione allora MXJRVODYLVWD� H� WHUURULVWD� PD�antifascista (ma il fascismo non era stato ancora fondato!) alla quale è tutto perdonato, dimenticato e cancellato dalla memoria degli Italiani. Pare ci sia stata anche una Com-memorazione all’ex Balkan

dalla quale sono stati esclusi i rappresentanti delle vittime. Va ricordato che l’Italia anti-fascista ha già risarcito i terro-risti donando il Teatro sloveno di Trieste di via Petronio 6, nonostante fosse chiaro che l’incendio del Balkan fosse VWDWR� DSSLFFDWR� GDJOL� MXJR-slavisti del Narodni dom in IXJD�� FRPDQGDWL� GD� XIÀFLDOL�dell’esercito serbo o, meglio, da persone che portavano sul bavaro della giacca il distin-WLYR� GHJOL� XIÀFLDOL� VHUEL�� FKH�pur disprezzavano gli sloveni che avevano combattuto con onore nell’Esercito austro-ungarico contro la Serbia (e l’Italia) nella Grande guerra, allora cessata da poco. L’Italia antifascista risarcì i terroristi del Narodni dom, che avevano incendiato Il Balkan, donando loro il Teatro sloveno di Trieste di via Pe-tronio 6. Nonostante il Teatro VORYHQR�DWWUDYHUVL�XQD�FULVL�ÀQ�dal inizio e sia sempre vuoto, il Narodni dom chiede di ave-re una parte della Scuola inter-nazionale di lingue di via Filzi 14, non contento di avere una postazione già oggi all’ingres-so della Scuola. Una provocazione per avvele-QDUH�XQ�FOLPD�GL�SDFLÀFD�FRQ-vivenza con la modesta mi-noranza slovena. Ai suoi capi gli enti pubblici italiani hanno dato di tutto e di più. Costo-ro riescono a schivare da oltre mezzo secolo i censimenti pe-ULRGLFL�FKH�VL�VYROJRQR�ÀQ�GDL�tempi dell’Austria e che con-tano gli italiani in Slovenia e Croazia. Forse per questo atteggiamen-to servile la dirigenza slove-na (non gli sloveni di Trieste e Gorizia) odia gli italiani e spasima per gli austriaci che li trattavano come servi, subor-dinati e sottomessi.

La Regia Marina militare ita-liana rende omaggio sul molo di Spalato al Comandante della Nave Puglia Tommaso Gulli ed al Motorista Aldo Rossi, feriti a morte da colpi di fucile partiti da una mani-festazione jugoslavista sulle rive di Spalato, controllata dalla polizia serba. Molti ita-liani dovettero lasciare la città e la Dalmazia scegliendo già DOORUD�O·HVLOLR��SHUFKp�VL�YHULÀ-cavano ogni giorno aggressio-ni e insulti a quanti vestivano all’italiana o, semplicemente, portavano la farfalla e non la croata o cravatta.

Da sinistra il Presidenti dei Dalmati di Trieste Renzo de’Vi-dovich, il prof. Adriano De Vecchi, Vice Presidente della Lega Nazionale e moderatore del dibattito e l’Amb. Gianfranco Giorgolo dell’Associazione Nazionale Dalmata di Roma, fon-data dal 1919 dagli esuli della Dalmazia, attribuita al Regno di Jugoslavia.

Molti si chiedono perché le sale delle manifestazioni dalma-tiche, a Trieste come a Roma, Milano, Parma o Reggio Cala-bria sono sempre piene? Perché continuiamo a sentirci dal-mati, perché non ci siamo integrati, perché in tutta l’Italia ci sono molti patrioti che continuano ad amarci e sorreggerci. In foto uno scorcio della sala durante la commemorazione ed il dibattito sul Balkan, gremita come da noi succede sempre.

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LA PROVA SCHIACCIANTE CHE L’INCENDIO FU APPICCATO DAGLI JUGOSLAVISTI E DAI TERRORISTI E NON DAI FASCISTI &RPH�TXHVWD�IRWRJUDÀ�D�EHQ�GRFXPHQWD��O·LQFHQGLR�GHO�+RWHO�Balkan fu appiccato dal secondo piano, dov’erano asserragliati gli jugoslavisti ed i terroristi del Narodni dom che, prima di fuggire attraverso i tetti, bruciarono la documentazione compro-PHWWHQWH��/·LQFHQGLR�VL�HVSDQVH�SHU�WXWWR�O·HGLÀ�FLR�H��FRPH�VL�YHGH��VRWWR�O·+RWHO�QRQ�FL�VRQR�IDFLQRURVL�FKH�LQWHUYHQQHUR�VROR�D�LQFHQGLR�FRQFOXVR��,�SRPSLHUL�QRQ�SRWHURQR�HQWUDUH�QHOO·HGLÀ�FLR�SHUFKp��VHPSUH�GDO�VHFRQGR�SLDQR�GD�FXL�HUDQR�SDUWLWL�ERPEH�a mano e colpi di fucile che colpirono a morte il tenente Luigi Casciana e ferirono seriamente il Commissario di pubblica sicu-rezza Valentino ed una quindicina di persone che stavano nelle strade sottostanti. Solo alcuni antifascisti dell’ultima ora, tra i quali il rettore dell’Ateneo triestino che fu di Francesco Paglia, continuano a sostenere, contro ogni evidenza, che l’incendio dell’Hotel Balkan fu provocato da una squadra di fascisti composta da solo 41 persone, prive di armi da fuoco e tenuti lontani GDOO·+RWHO�GDOOH�UHJLH�*XDUGLH�H�GDO�UHJLR�(VHUFLWR�À�QR�DOOD�À�QH�GHOO·LQFHQGLR�

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QUATTRO ITALIANI UCCISI PRIMA DELL’INCENDIO DEL BALKAN

Tommaso Gulli, Comandan-te della regia Nave Puglia ucciso a Spalato il 12 agosto 1920

Aldo Rossi, motorista della Nave in missione umanita-ria, ucciso insieme al suo Comandante

Giovanni Nini, anni 17, ucci-so da un arma bianca sotto il Municipio di Trieste di Piaz-za Unità, reo di aver parteci-pato ad una manifestazione a favore degli italiani di Spa-lato e di Dalmazia

Luigi Casciana, tenente del regio Esercito, colpito a morte da una bomba gettata dal Balkan che stava proteg-gendo insieme al Commis-sario di PS Valentino, ferito insieme a molti civili

Foto della prora della regia nave Puglia che Gabriele d’An-nunzio volle al Vittoriale degli Italiani a Gardone per ricor-dare la Vittoria mutilataLa Puglia, era un incrociatore senza canoni ma dotato di cucine e di vari gabinetti medici e dentistici posti al servizio della popo-lazione. Sfornava migliaia di pasti al giorno, ad una popolazio-QH�VÀ�QLWD�GDOOD�*XHUUD�PRQGLDOH��GLVWULEXLWL�D�WXWWL�JOL�VSDODWLQL��senza distinzione di appartenenza linguistica o nazionale, perciò RGLDWD�GDJOL�MXJRVODYLVWL�FKH�QH�XFFLVHUR�LO�&RPDQGDQWH�*XOOL�H�il Motorista Rossi per interrompere così questa grande missio-

ne umanitaria. Il Primo Ministro Giolitti condannò fermamente l’Eccidio alla Camera dei Deputati, ma non colse l’occasione per far rispettare i Patti di Londra, lasciando Sebenico le terre e le isole vicine. Mussolini avrebbe fatto la Marcia su Roma solo il 28 ottobre 1922, quando l’Italietta di Giolitti aveva già svenduto quella parte di Dalmazia promessaci da Francia ed Inghilterra, nonostante l’Italia con i suoi 600.000 Caduti fosse stata decisiva per battere gli Imperi centrali.

Nelle foto a lato:I funerali del comandante Tommaso Gulli e del motorista Aldo Rossi, benché uccisi a Spalato, si svolsero a Sebenico che – secondo i Patti di Londra – spettava l’Italia ed era, quindi, amministrata dall’Esercito e dalla regia Marina.I funerali del ten. Luigi Casciana si svolsero a Trieste, con rito militare partendo dalla Piazza antistante la sua caserma, accanto al Balkan, oggi Piazza Dalmazia

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LIBERO DIBATTITO SULL’INCENDIO DEL BALKANAPPICCATO DAI TERRORISTI DEL NARODNI DOM

SERI E CORTESI CONTRADITTORI SLOVENI

6L�ULFRQRVFRQR�LQ�SULPD�ÀOD�LO�SURI��*LRUJLR�%DURQL��9LFH�3UHVLGHQWH�GHOOD�)RQGD]LR-QH�5XVWLD�7UDLQH��L�FRQLXJL�0RQWDQL��VWXGLRVL�GHOOD�VWRULD�DGULDWLFD��JOL�XIÀFLDOL�GHL�Carabinieri e dell’Esercito e il dirigente delle Comunità istriane dott. Paolo Zanini.

Il prof. Samo Pahor e il dott. Primoz San-cin, sono intervenuti difendendo le loro tesi con argomentazioni interessanti che sono state oggetto di valutazione critica da parte di alcuni intervenuti.

Dario Burresi, Direttore de l’Alpino di Trieste, Tommaso Cosolo, dirigente degli alpini di Gorizia, Alma Cosulich, moglie dell’indimenticabile prof. Italo Gabrielli e l’avv. Sergio Pacor, storico dirigente de-gli intellettuali mazziniani. Sono interve-nuti nel dibattito con argomentazioni ag-giuntive e critiche che hanno reso ancora più interessante la riunione.

Il Teatro sloveno di Trieste dato dall’Italia in risarcimento del Balkan, incendiato però dagli jugoslavisti. Una barzelletta. Ma la popolazione slovena non segue i capi spocchiosi.

girevole di 360 m2 ed è attrezzato con tutti i sistemi più moderni. Una seconda sala di 90 m2 può conte-nere 99 posti a sedere ed ha un palco-scenico di 75 m2��,QROWUH��FL�VRQR�XIÀ-

ci e spazi per ogni possibile attività artistica, musicale e pittorica. Il tutto mentre gli esuli hanno ottenuto risar-cimenti risibili e aspettano ancora gli indennizzi.

L’entrata nel Teatro di via Petronio 6

La sala maggiore del Teatro sloveno di 940 m2 può contenere 535 posti a sedere, ha un palcoscenico

Contrariamente al solito, abbiamo ristretto il testo del dibattito che sarà ri-portato ampiamente da LA RIVISTA DELLA LEGA NAZIONALE. Abbiamo dato maggior spazio alle foto e alle sin-tetiche didascalie, parti-colarmente gradite dai nostri lettori più giovani.

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Codarin: “La precedente Giunta regionale si è intro-messa troppo sull’attività dell’UpT e della Cni” (dei rimasti)Trieste, 10 settembre 2018

Con meraviglia di tutti, soprat-tutto di noi organizzatori, la sala del più grande Caffè triestino si ULHPSu� ÀQR� DOO·LQYHURVLPLOH� GL�esuli indignati dal fatto che era-no tenuti all’oscuro di quanto Codarin faceva a loro nome. I due relatori, l’on. Renzo de’Vi-dovich e l’avv. Paolo Sardos Albertini spiegarono con detta-gli che la gestione dell’Univer-sità popolare di Trieste era fatta, ad essere buoni, alla carlona e veniva reso pubblico un emen-damento alla “manovrina”, cioè DG�XQD�SLFFROD�ÀQDQ]LDULD�YRWD-ta dal Parlamento come legge, sconosciuta da tutti che amplia-va i poteri dell’UpT in materia GL� ÀQDQ]LDPHQWL� DOOH� DVVRFLD-zioni degli esuli ed a quelle dei “rimasti”.Antonio Ballarin, che cerca di JLXVWLÀFDUH�OD�SURSULD�HVLVWHQ]D�politica e quella della FederE-suli, esultò per l’emendamento per noi poco comprensibile, lasciando intendere di esserne in qualche modo l’ispiratore, come fa da tempo per qualsiasi cosa accade nel mondo degli esuli anche se ha letto la no-tizia mezz’ora prima sul gior-nale. Cosa che ha fatto ultima-mente anche per... Rosso Istria. Insomma, deve lasciar credere di dirigere il mondo degli esuli che ha contribuito a sfasciare quasi quanto è riuscito a fare Maurizio Tremul con quello dei “rimasti”.Renzo Codarin, Vice di Bal-larin si è fatto prudentemen-

LA NOSTRA DENUNCIA, VECCHIA DI UN ANNO FA

Il 22 agosto dello scorso anno i Dalmati di Trieste indisse-ro una conferenza stampa dell’avv. Paolo Sardos Albertini e dell’on. Renzo de’Vidovich, in piena afa agostana, al Caffè degli Specchi di Piazza Unità d’Italia a Trieste.

IL V. PRESIDENTE UPT CODARIN: TROPPA PRESENZA DELLA REGIONE FVG!

GUERRA TRA SCIACALLI E AVVOLTOI PER PAPPARSI L’UNIVERSITÀ POPOLARE DI TRIESTEBallarin, Presidente della FederEsuli plaude alla riforma UpT, il Vice Codarin la contesta, gli altri non sanno nulla: chi distribuirà i milioni alle associazioni degli esuli e dei rimasti?

te eleggere Vice Presidente dell’UpT, ma tutta la sua atti-vità si è risolta nell’inventare una nuova carica mai esistita prima, quella di Direttore am-ministrativo, dove ha piazzato un suo protetto anche se privo di esperienza e competenza ragionieristica, contabile, di bilanci e di amministrazione in genere. Il tutto, naturalmen-te, senza concorso, ma aggra-vando le spese del personale dell’UpT. Naturalmente, sen-za che nessuno degli esuli, dirigenti compresi, ne fosse a conoscenza.

missario o eletti un regola-re Presidente ed il Consiglio d’Amministrazione, certi che peggio di come andava prima q�DVVDL�GLIÀFLOH�FKH�VL�YHULÀFKL��Per non ripeterci, rimandiamo i nostri lettori a p. 6 sui rapporti UpT – Ui. Sottolineiamo, in-vece, a quelle associazioni che sono tenute all’oscuro di tutto dal Vice Presidente della Fe-derEsuli che i problemi aperti sono i seguenti: 1) non sono stati distribuiti i due milioni di euro, stanziati dallo Stato per l’anno 2012 (VLF�) e assegna-ti in modo scandalosamente clientelare, soprattutto a favore dell’Anvgd di cui Codarin è Presidente e Ballarin Vice, che si sono appropriati della metà del malloppo, senza svolgere attività alcuna. I due compo-nenti del Governo Gentiloni, il Ministro degli Esteri on. Angelino Alfano ed il Ministro alla Cultura on. Dario France-schini non� KDQQR� ÀUPDWR� SHU�due anni il via libera all’asse-gnazione, perché temevano di

essere compromessi in cose che non li riguardavano e gli omologhi dell’attuale Gover-no giallo-verde Enzo Moavero Milanesi e Alberto Bonisoli non ci pensano neppure a co-prire situazioni indecenti. Nel Comitato che ha distribuito i fondi come volevano Codarin e Ballarin, i funzionari hanno preso le distanze e sono ben lieti di non far più parte di TXHVW·RUJDQR� GHÀQLWLYDPHQWH�chiuso, contenti di non avere responsabilità economiche e patrimoniali, pur essendo stati esautorati. La palla dovrebbe passare all’UpT, ma gli sciacal-li ed avvoltoi che si scannano per appropriarsi dei pezzi più grossi intorbidano le acque per farle sembrare più profonde.Ma per fare che cosa? Forse l’UpT nuova si chiederà prima di accontentare gli amici degli amici, abbandonati dalla base degli esuli e dalla base dei “rimasti”, quale attività e fun-zione svolgano per meritarsi fondi pubblici.

In questi giorni i Revisori dei Conti nominati dai competen-ti Ministeri hanno improvvi-samente scoperto irregolarità nei Bilanci dell’UpT e hanno chiesto il commissariamento dell’Ente, gettando nel panico il Vice Presidente Codarin e “suo” Direttore amministra-tivo che sono al vertice delle responsabilità. Le Associazio-ni degli esuli, spesso assenti quando denunciammo i fatti e chiedemmo spiegazioni un anno fa, si agitano oggi come mosche impazzite. Noi restia-mo ad aspettare a piè fermo che venga nominato un Com-

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Avevamo cominciato con la pre-sentazione del libro Un debito di gratituine del Menachem She-lah professore dell’Università di Gerusalemme che aveva un debito di riconoscenza verso l’I-talia perché, durante gli scontri in Jugoslavia tra il 1941 e ’43, lo aveva, allora bambino, salvato dai nazisti insieme alla sua fami-glia e ad alcuni gruppi di ebrei residenti in Dalmazia e Croazia. Avevamo creduto che si trat-tasse di qualche centinaio di ebrei, anche se nel libro era ben chiaro che fosse coinvolto in un operazione di salvataggio degli ebrei molto grande l’intero regio Esercito italiano che non aveva potuto, certo, agire all’insaputa dello Stato italiano. Era poco comprensibile per gli italiani che il regio Esercito avesse il consenso del Governo fascista per salvare in Dalmazia gli ebrei quando, quattro anni prima, con la legge n. 1728 del 17 novem-bre 1938 erano state emanate le norme a protezione dell’identità razziale italiana, chiamate co-munamente “leggi razziali”. Dopo la prima presentazione del libro a Trieste ricevemmo pubblicazioni, testimonianze ed elementi probatori inconfutabili da parte di ebrei, spesso oggi cittadini dello Stato d’Israele, che ci bacchettarono sulle mani perché avevamo ridimensionato OD�SRUWDWD�HG�LO�VLJQLÀFDWR�GHOO·D-zione, che oggi chiameremo “umanitaria”, svolta non solo dall’Esercito, ma dall’intero Stato fascista, sottolineando un precedente che pochi conosco-no. In un accordo tra il capo dei

AL CIRCOLO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI UN DIBATTITO TROPPO LIBERO?

I SIONISTI D’ISRAELE RINGRAZIANO L’ITALIALA DIASPORA RICORDA LE LEGGI RAZZIALIOggi gli ebrei si riconoscono nella funzione dello Stato d’Israele, unico difensore della Tradizione ebraica. I 30 mila ebrei salvati nel 1942 dall’Italia la diffendono a spada tratta.

sionisti polacchi Ze’ev Jabotin-sky e Benito Mussolini, si ideò la struttura della futura Marina da guerra di un allora ipotetico e lontanissimo Stato d’Israele, preparando oltre 200 giovani polacchi ebrei che ricevettero nella scuola di Civitavecchia il GLSORPD�GL�XIÀFLDOL�GHOOD�0DULQD�da guerra, grazie al fatto che il Re Vittorio Emanuele III ave-va messo loro a disposizione la nave Sara II H�L�PLJOLRUL�XIÀFLDOL�istruttori della regia Marina ita-liana. Queste notizie scaturirono quando nell’Aula Aldo Moro della Camera dei Deputati fu ripetuta la manifestazione che non ricalcava affatto i temi del-la precedente manifestazione di Trieste, ma diffondeva notizie nuove per la gran parte degli ita-liani che, tuttora, non ne sono a conoscenza. Nessun apporto ci è pervenuto dai docenti italiani, ad eccezione della prof.ssa Ma-rina Cattaruzza dell’Università di Zurigo, ma quasi tutte le tesi, anche per noi nuove, ci sono ve-nute da parte di studiosi ebrei. Fra questi Ze’ev Moro, che vive a Tel Aviv ed è autore del libro “Bravi italiani”: la resistenza italiana contro l’Olocausto in Croazia. Storia ed esperienze personali. (Fiume, Rivista degli studi adriatici, N.S.- NN. 27-28, gennaio-dicembre 2013), nel quale precisa e documenta che il Governo italiano (fascista!) era addirittura il promotore e l’ide-atore dell’opera-zione del salva-taggio degli ebrei e che Benito Mussolini, in persona impartì ordini in tal senso. Quando il dibattito è approda-

AL CIRCOLO ESTERI DI ROMA

Al Tavolo della Presidenza del dibattito sul libro Un debito di gratitudine di Menachem Shelah, gli esponenti dalmati l’on. Renzo de’Vidovich e l’amb. Gianfranco Giorgolo presentati dal dott. Raffaele de’Lutio, addetto alla cultura del Circolo e moderatore del dibattito.

6FRUFLR�GHO�SXEEOLFR��TXDOLÀFDWR��DWWHQWR�H�SURQWR�DG�DSSRU-tare novità e vivacità al dibattito. Nel riquadro in basso a de-stra Daria Garbin che scatta le foto per cui non compare mai.

,Q�SULPD�ÀOD�VL�QRWDQR�DXWRULWj�FLYLOL��PLOLWDUL��GHJOL�HVXOL�H�DXWRUHYROL�GLSORPDWLFL�LWDOLDQL�HG�HVWHUL�GHO�&LUFROR

Alcuni degli interventi più autorevoli

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PRIMA, DURANTE E DOPOIl problema del contrastato rapporto tra gli ebrei in Italia e, in particolare, con il fascismo, che ha vissuto in Dalmazia un PRPHQWR�GL�HFFH]LRQDOH�VLJQLÀFDWR�H�GL�FRQWUDGGL]LRQH��FL�KD�spinto a non fare la solita relazione sugli interventi che avrebbe richiesto spazio di due giornali e non di due paginette, che è il massimo consentito da un giornaletto come il nostro. Abbia-mo, perciò, pensato di riassumere e condensare le cose dette in WXWWL�H�WUH�L�GLEDWWLWL�H�SHUÀQR�TXHOOH�LQ�SDUWH�VYLOXSSDWH�GRSR�OH�conferenze, in vari contatti che ci hanno consentito di meglio comprendere situazioni emerse nei dibattiti di Trieste e nei due dibattiti di Roma, alla Camera dei Deputati ed al Circolo degli Esteri. I nostri lettori hanno, così, una panoramica inedita, dif-ÀFLOPHQWH�UHSHULELOH�LQ�DOWUL�JLRUQDOL�

UN EPISODIO INQUIETANTE Quando siamo andati ad assemblare l’ultimo numero, il 14 de Il Dalmata libero ci è capitato di non trovare più nel nostro archivio Internet le foto della nave Sara II. Abbiamo pensato di essere casinisti imperdonabili ed abbiamo chiesto ad alcuni amici, che ce le avevano mandate, di spedirci nuovamente la foto, essendo assai più precisi di noi. Non ci hanno potuto accontentare perché anche nei loro archivi elettronici le foto della Sara II erano incredibilmente sparite! Non pensavamo che fosse possibile violare i siti Internet dei pri-vati e cancellare una parte degli archivi ed ancor oggi pensiamo che sia successo qualcosa di meno inquietante di un intervento di tipo spionistico. All’ultimo minuto ci è stata fornita una foto della Sara II e noi l’abbiamo pubblicata. Ma sembra che sia – secondo alcuni amici esperti in navi da guerra – una patacca. Chiediamo ai nostri lettori di fornirci una foto d’epoca della Sara II, tratta da qualche libro o rivista del tempo, invitandoli a non perdere tempo in ricerche via internet, perché le abbiamo già fatte noi e la foto è sparita anche da dove l’avevamo trovata pochi mesi fa.

GLI ANTIFASCISTI DELL’ULTIMA ORA SONO CONTRO GLI ESULI E L’ITALIA

NOI ANTI NAZISTI SOTTOLINEIAMO LA DIFFERENZA TRA I NAZI ED IL FASCISMOParlare di nazi-fascismo perchè l’Italia e la Germania erano alleate, sarebbe come dire che la monarchia inglese e il capitalismo americano erano comunisti perchè alleati di Stalin.to in un’altra sede prestigiosa ed alla presenza di un gran nu-PHUR�GL�GLSORPDWLFL�HG�XIÀFLDOL�dell’Esercito, dei Carabinieri e della Marina nel Circolo degli Esteri di Roma, furono rivolte domande, ma fornite anche no-tizie e prove che l’operazione di salvataggio di ebrei da parte dell’Italia fascista non riguar-dava le poche centinaia di ebrei di Dalmazia o le poche miglia-ia di ebrei di Croazia, ma rag-giungeva il numero notevole di 30.000 persone ebree salvate in tutti i territori occupati dall’E-sercito italiano, quali Francia, Grecia, Libia, Africa orientale italiana, ecc.. Poiché nessuno ha mai contestato questi dati, ma li ha però occultati, il dibattito al Circolo degli Esteri ha ri-guardato gli elementi nei quali casualmente ci siamo imbattu-ti, partendo da una situazione dalmatica ed ignorando le altre. Quando a questo punto qualcu-no si è chiesto, ancora prima del dibattito al Circolo Esteri, quel fosse la posizione degli ebrei in Italia, in Dalmazia e nei territori occupati dagli italiani nei con-fronti del fascismo che, in que-sto ed altri casi fu in posizione di netto contrasto con il nazional-socialismo tedesco. Pertanto, parlare di nazi-fascismo, perché l’Italia era alleata alla Germa-nia, al Giappone, al Regno di Jugoslavia, ecc. sembra un as-surdo. Anche il fatto che l’Italia fascista, che aveva emesso leggi non molto differenti da quelle in vigore in alcuni grandi paesi…. democratici (ricordiamo che il Sud Africa, fu possedimento di 6XD� 0DHVWj� EULWDQQLFD� ÀQR� DO�1961, l’apartheid durò qualche decennio dopo la guerra), ci si domandò cosa fosse più impor-tante: l’emanazione delle leggi razziali, sicuramente odiose e sbagliate, o il salvataggio di 30.000 ebrei, persone in carne ed ossa. La cosa riguarda due grandi

scuole di pensiero che divido-no il popolo ebraico: i Sionisti che puntano ad avere uno Stato ebraico uguale agli altri stati e l’Internazionale ebraica mon-dialista che raggruppa gli ebrei di sinistra, che non vogliono uno Stato loro perché sono sovversi-vi, anarchici e contrari al con-cetto di stato, ma che ritengono più utile per gli ebrei della Dia-spora difendere gli interessi di grandissimo capitale e svolgere le funzioni politiche sotto coper-tura, disponendo dei più grandi giornali nel mondo, ma anche nell’Italia ove si pensi che l’ing. Carlo De Benedetti, nipote del rabbino di Torino, ma chiamato dagli ebrei ortodossi marano, cioè porco, perché ha abbrac-ciato la fede cristiana, dispone di giornali come la Repubblica, la Stampa di Torino, l’Espresso, la Gazzetta di Parma, il più an-tico giornale d’Italia, il Piccolo di Trieste, il Messaggero Veneto di Udine e un’altra ventina di te-state minori.La diversità di posizioni così importanti doveva inevitabil-mente venire fuori anche nel no-stro dibattito, che voleva essere solo storico perché non immagi-navamo potesse riguardare prin-cipi così grandi, generali, anzi mondiali. Ci siamo così accorti che l’ebreuz, termine scherzoso usato in Sinagoga per indicare gli ebrei non importanti, temeva di essere usato dall’Alta Finanza che non è solo ebraica, ancorché l’opinione pubblica conosce stranamente solo i nomi di So-ros, Rockfeller, Rothschlid, e di altri magnati ebrei, per cui ritiene di fatto che tutte le ma-lefatte dei mondialisti siano riconducibili agli ebrei tout court. D’altronde, l’ebreuz sa che se l’Alta Finanza mondia-lista dell’Internazionale ebraica fosse responsabile, come taluno già dice, delle maggiori maga-gne del mondo, come le modi-ÀFKH� JHQHWLFKH� GHOO·2JP�� QRQ�

sarebbero certo i grandi nomi D�VXELUH� OH�FRQVHJXHQ]H�ÀVLFKH�e morali, perché “il popolino” si scaglierebbe contro “l’ebreo della porta accanto” che, pove-raccio, è vittima come gli altri della crisi pilotata delle lobby ÀQDQ]LDULH�PRQGLDOLVWH�H�QRQ�q��certo, il responsabile. Il ricor-do del clima anti ebraico che si respirò dopo il fallimento della banca Lehman Brothers, ritenu-ta ebraica, è nella memoria di tutti quando iniziò la crisi che ancor oggi ci attanaglia e che è addebitata ad Alta Finanza ed all’Internazionale ebraica. Come si vede, il dibattito è usci-

to fuori da quanto fosse preve-dibile. E ciò, diciamolo fran-camente, è colpa solo nostra, perché abbiamo la stolta abitu-dine di lasciar parlare tutti e di non censurare nulla e nessuno. Una forza per la quale i dibattiti dei Dalmati sono sempre seguiti da un pubblico numeroso e che continuiamo a programmare, anche se ci creano nuovi nemi-ci, di cui non abbiamo certo, bisogno. Quelli che noi Dalmati italiani abbiamo in Dalmazia ci bastano e avanzano.Tutto ciò esclude che le pur odiose leggi razziali siano state un tutt’uno con la Shoah nazista.

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RIMASTI PER FORZA Mentre ci prepariamo in tut-ta l’Italia al ritorno a Zara con il Raduno nazionale dei Dalmati del 27 e 28 ottobre, pervengono già le prime adesioni di italiani di Zara, Sebenico, Spalato, Ragusa e delle Bocche di Cattaro che attendevano da decenni di poter riabbracciare i fratelli esuli. I “rimasti per forza” hanno dovuto sopportare GRORUL�PRUDOL�H�ÀVLFL�HQRUPL�nella Jugoslavia comunista di Tito. Loro che, in moltis-simi casi, sarebbero venuti con noi in esilio e non han-no potuto farlo solo perché il regime comunista di Tito aveva negato loro il diritto di opzione. Non che in Italia per gli esuli IRVVHUR� VWDWL� URVH� H�ÀRUL��0D��certamente, essere privati addirittura dalla propria lin-gua e dalla propria cultura dev’essere stata una tragedia aggiuntiva rispetto alle nostre pur pesanti situazioni soppor-tate nei campi profughi.

IL NOSTRO FRATERNO APPOGGIO DI OGGI PER IERIChe differenza c’era, dunque, tra noi esuli ed i dalmati ita-liani trattenuti in Jugoslavia con la forza? È da molti anni che i dalmati di Trieste, forse SHUFKp� JHRJUDÀFDPHQWH� SL��vicini ai “rimasti”, tutelano i diritti dei compatrioti che oggi – ci umilia doverlo dire – non sono più calpestati dagli MXJRVODYL�� PD� FRQWLQXDQR� DG�essere frenati da un gruppetto di dirigenti italofoni che vivo-no e prosperano allegramente sulle spalle degli altri italiani rimasti, che hanno però vol-tato loro le spalle. Basta dire che 9 italiani su 10 non hanno votato per il nuovo Presidente dell’Esecutivo Marin Corva, proposto da Tremul.

ANCHE PICCOLI FONDIUn esempio di questi giorni: la Regione Friuli Venezia Giu-lia ha bandito un concorso per consentire a vari organismi culturali italiani, comprese le singole Comunità italiane (ma escludendo l’Ui di Tremul FKH� RWWLHQH� JLj� XQ� VXR� ÀQDQ-ziamento autonomo). Tremul ordina che nessuno partecipi al concorso. Nessuno lo ha neppure per i tacchi ed una ventina di Comunità italiane partecipa al concorso. Una quindicina vince i concorsi e ottiene una somma, non mi-lionaria come quella presa dall’Ui dallo Stato italiano, ma tale da consentire loro di attuare i progetti presentati e approvati.

FURBIZIA BALCANICACon la furbizia tipicamente balcanica e l’esperienza ac-quista dai burocrati comu-nisti, qualcuno preannuncia che coloro che hanno otte-QXWR� XQ� ÀQDQ]LDPHQWR� UH-gionale, non riceveranno i fondi per pagare le spese di gestione della propria sede (luce, acqua, gas, telefono, riscaldamento, cancelleria, pulizia, ecc.) con una logica perversa: usino i soldi dei progetti regionali.

O FALSIFICHI O PAGHIInsorgono tutti i vincitori del concorso regionale facendo presente che in tal caso o deb-bono fare fatture false da spe-dire alla Regione o spediscono quelle vere per le spese di ge-stione, che - chiaramente - la Regione dovrà respingere per-ché estranee all’attuazione dei progetti. I Presidenti delle Ci vincitrici e degli altri organi-smi culturali sono preoccupati perché se fanno fatture false rischiano la galera, se man-dano fatture per le spese di gestione sostenute rimangono scoperti e devono ripagare di SHUVRQD�LO�GHÀFLW��

E CHI SE NE FREGA?Ma poi si domandano. Se cir-ca la metà dei fondi regionali

dei progetti vengono usati per le spese di gestione, con quali soldi si realizzano i progetti? Domanda stupida e risposta scontata: e chi se ne frega dei SURJHWWL"��Ecco spiegato il meccanismo per cui la gente è schifata e non frequenta più le sedi ita-liane e le ragioni per le quali noi esuli dalmati (ma gli al-tri cosa fanno?) denunciamo queste malefatte che spiegano l’allontanamento degli italia-ni da sedi e giornali, che pur ricevono dai 5 ai 7 milioni di euro all’anno per attività che nessuno vede o apprezza.

UNA SITUAZIONE INSO-STENIBILESecondo un moto negazioni-sta delle Foibe e dell’Esodo che si fa passare per una spe-cie di portavoce di Tremul su FB, il Vesparo potrebbe essere querelato da Tremul per diffamazione a mezzo… Facebook.La cosa non mi fa né caldo né freddo, ma preoccupa tutta una banda di perso-naggi che si rende conto che troppi soldi italiani girano per mantenere sedi lussuo-se ma deserte e giornali che nessuno legge.

MEZZA SVOLTA NELLA STAMPA UI5HJLVWULDPR��ÀQDOPHQWH��TXDO-che timido cambiamento nella VWDPSD�G·ROWUH�FRQÀQH�Segnaliamo un primo articolo FRQWUR�FRUUHQWH�VXO�ÀOP�Rosso Istria� FKH� SDUOD� ÀQDOPHQWH� VX�la Voce del Popolo delle Foibe e delle stragi di massa attuate dai partigiani titini nelle terre dell’Adriatico orientale per co-stringerci all’esilio. Alleluia!

UN PO’ DI VERITÀDopo un inchino iniziale a Tre-mul, ancora oggi necessario, la giornalista de la Voce del Popo-lo ignora totalmente le direttive impartite da Tremul tramite Fa-cebook, che voleva ridimensio-nare ancora la Tragedia delle Foibe nelle quali furono gettate 12-14 mila italiani e l’Esodo di

����PLOD�LVWULDQL��ÀXPDQL�H�GDO-mati, ad uno scontro tra fascisti e comunisti. Ma, quando noi italiani, com-presi i fascisti italiani (da non confondere con i nazional-socialisti tedeschi ed i loro se-guaci in Jugoslavia nel tempo di guerra), hanno ucciso deci-ne di migliaia di jugoslavi, sia pur comunisti? Quando mai gli italiani, fascisti compresi, hanno deportato centinaia di PLJOLDLD�GL�MXJRVODYL"��9HUR�q�che, prima della Grande guer-ra, l’Impero austro-ungarico, che comunista di certo non era, snazionalizzò centina-ia di migliaia di italiani, non solo in Dalmazia, ma anche nell’Istria, a Trieste, Gorizia e nel Trentino. Quante migliaia di italiani sono stati esiliati in Dalmazia dal Regno di Ju-goslavia tra il 1920 e l’inizio della Seconda guerra mon-diale del 1940? Ricordiamo questo per smentire le tesi comuniste, secondo le quali le stragi e l’esodo forzato sareb-bero una reazione a ciò che ha fatto l’Italia. Tesi vera all’in-FRQWUDULR��

UNA NOTA STONATA, ANZI DUENotiamo che Sandro Damia-ni, che solo l’altr’anno era stato insignito dal premio spettante al miglior giorna-lista dell’anno, non scrive e non scriverà più nella stam-pa dell’Ui. Ha preso un col-po in testa? Gli hanno taglia-to la mano destra? No, gli è capitato qualcosa di peggio: si è candidato all’Ui contro il candidato di Tremul!$SSUHQGLDPR�� LQÀQH�� FKH�grazie alle manovre in stile democristiano di Codarin la richiesta del Vesparo di diventare socio ordinario dell’UpT è stata congelata. Se nessuno se ne fosse accor-to ed arrivavamo alle elezio-ni dei quattro soci UpT nel Consiglio d’Amministrazio-ne, rischiava di essere non candidabile. Evviva la liber-tà, la democrazia e la lealtà!

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IL DALMATALIBERO

Via dei Giacinti n. 8 - 34135 Triestetel. 040.425118 - fax 040.4260637Autorizzazione del Tribunale diTrieste n. 1276 del 9/06/2014

Editore )RQGD]LRQH�6FLHQWLÀFR�&XOWXUDOH�

Maria e Eugenio Dario Rustia Traine Direttore

Renzo de’Vidovich tel. 040.635944 - fax 040.3483946

Redazione Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin,

Maria Sole de’Vidovich, Enea de’Vidovich, Marino Maracich,

Enrico Focardi, Simone Bais, Alberto Rutter, Gianna Duda Marinelli

e Marcello GabrielliSegreteria

Daria GarbinImmagine

Maria Sole de’Vidovich Coordinamento Alberto Rutter

Conto corrente postale: Fondazione Rustia Traine

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7LSRJUDÀD�0RVHWWLIniziativa realizzata con il contributo

del Governo italianoex L. 191/2009

AFFOLLATA CERIMONIA A RONCHI DEI LEGIONARI, DA CUI PARTÌ LA MARCIA GABRIELLE D’ANNUNZIO MODERNO E ATTUALE A 99 ANNI DALL’IMPRESA DI FIUME OLOCAUSTAFu un’autentica rivoluzione sociale, economica e militare e non solo estetica. Tutti attinsero, non solo il fascismo che assunse l’idea corporativa e lo stile. Solo i partigiani contrari.Anche quest’anno la Lega na-zionale di Trieste e di Fiume con l’appoggio delle Associazioni degli esuli, combattentistiche e d’arma, hanno ricordato il 12 settembre, la partenza da Ron-chi dei Legionari della Marcia su Fiume da parte di un pugno di soldati che avevano combat-WXWR�QHOOH�ÀOH�GHO�UHJLR�(VHUFLWR�italiano e che non accettavano le

imposizioni anglo-franco-ameri-cane che avrebbero portato alla perdita di una parte consistente della Dalmazia, assicurataci dai Patti di Londra, e la messa in discussione di Fiume, che pure era abitata in maggioranza da una popolazione italiana. Un co-municato stampa di un’Associa-zione di partigiani, contraria alla Commemorazione, non ha avuto

alcun seguito, perché alla loro ri-unione c’erano solo quattro gatti. Gli oratori Adriano Ritossa ed i Sindaci di Ronchi dei Legionari di Monfalcone, Duino Aurisina e Redipuglia hanno ricordato con VREULHWj��PD�FRQ�PROWD�HIÀFDFLD�quel momento storico e hanno sottolineato come la Costituzione della Reggenza del Carnaro con-tenesse innovazioni che hanno

ispirato tutte le leggi italiane ed europee successive. Importante il contributo corporativo, di ma-trice cattolica, ma attualizzato in termini di rivendicazione sociale delle masse che avevano dato il loro sangue per la Vittoria del Regno d’Italia ma, ahimè, anche di alcune potenze massoniche che ci pugnalarono alla schiena e che ancor oggi ci opprimono.

Uno scorcio dello schieramento delle Bandiere delle Associazioni dei Combattenti, delle As-sociazioni d’Arma e degli Esuli

Tra le autorità Adriano Ritossa, con i Sindaci di Duino Aurisina, Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Redipuglia

L’entrata nello schieramento del Gonfalone del Regno di Dalmazia con la Delegazione di Trieste

Dopo la deposizione delle Corone d’alloro, hanno parlato Pa-olo Sardos Albertini ed il gen. Francesco Bonaventura

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RIVOLUZIONE CULTURALE IN RAI: LA PRIMA VOLTA NEL SERVIZIO PUBBLICO

ORA LE FOIBE POSSONO SBARCARE IN RAIIl dramma delle foibe e dell’esodo raccontato in una delle trasmissioni più seguite di Rai 1La scritta è tratta dalla trasmissione Linea Verde di Rai 1. La foto accanto è stata scattata lo scorso 10 febbraio dal nostro giornale e riprende uno scorcio di Dalmati, Istriani e Fiuma-ni e delle associazioni patriottiche, e d’arma nella manifesta-zione del Giorno del Ricordo alla Foiba.

Federica de’Denaro

� WHPSR� GL� FDPELDPHQWL� LQ�FDVD�Rai��FRQ�LO�ULQQRYR�GHO�FGD�LQ� VDOVD� VRYUDQLVWD��(� LO� SDOLQ-VHVWR� GHOOD� WY� GL� 6WDWR� VHPEUD�DYHU�UHFHSLWR�LO�PHVVDJJLR��&DOD�LO�WDE��VXOOH�foibe�FKH��SHU�

OD�SULPD�YROWD�QHOOD�VWRULD�GHOOD�5DL��YHQJRQR�³RVSLWDWH´�LQ�XQR�GHL� SURJUDPPL� FDPSLRQL� GL�DVFROWR��XQR�GL�TXHOOL� FKH��SHU�LQWHQGHUFL�� SDUODQR� DOOH� PDP-PH�H�DOOH�IDPLJOLH�G¶,WDOLD��Li-nea Verde��Ê�XQD� ULYROX]LRQH��%DVWL� SHQVDUH� FKH�� DSSHQD� XQ�SDLR� GL� DQQL� ID�� OR� VSHWWDFROR�ULYHOD]LRQH�GL�Simone Cristic-

chi��0DJD]]LQR�����QRQRVWDQWH�LO� VXFFHVVR�GL�SXEEOLFR��YHQQH�UHOHJDWR�LQ�WDUGD�VHUDWD�³$OOD�VFRSHUWD�GHO�&DUVR�7ULH-VWLQR´� q� XQ� YLDJJLR� FKH� UDF-FRQWD�� QHOOR� VWLOH� FODVVLFR� GHO�SURJUDPPD�� SDHVDJJL�� VDSRUL�H�WUDGL]LRQL�GL�7ULHVWH�H�GHO�VXR�HQWURWHUUD��GDOO¶DUFKHRORJLD�LQ-GXVWULDOH� GHO� 3RUWR�9HFFKLR� DO�FDVWHOOR�GL�'XLQR��GDL�SURGRWWL�GHOOD�WHUUD�DO�SURIXPR�GHO�FDI-Iq��0D�Trieste�QRQ�q�VROR�TXH-

VWR�� (G� L� FRQGXWWRUL Federico

Quaranta�H�Federica De De-

naro� �HVXOH� GL� VHFRQGD� JHQH-UD]LRQH�GD�=DUD��KDQQR�VDSXWR�FRJOLHUH� H� GLYXOJDUH�� FRQ� VHQ-VLELOLWj�H�DWWHQ]LRQH��XQD�VWRULD�OXQJDPHQWH�QDVFRVWD�DO�JUDQGH�SXEEOLFR��4XHOOD� GHOOH� IRLEH� H�GHOO¶HVRGR� LVWULDQR�� ¿XPDQR� H�GDOPDWD��$�SDUWLUH�GDOO¶RUL]]RQ-WH�GHO�porto di Trieste SHUFKp��TXDQGR�LO�FLHOR�q�WHUVR��GD�Ou�VL�LQWUDYHGH� O¶,VWULD�� 3HU� SRL� YDU-FDUH� OD� VRJOLD� GHO�Magazzino

18� GRYH� DQFRUD� JLDFFLRQR� OH�PDVVHUL]LH� GL� FKL� q� VWDWR� FR-VWUHWWR�D�VFDSSDUH��VHGLH��WDYROL��RJJHWWL� GL� XVR� TXRWLGLDQR� FKH�VRQR� LO� VLPEROR� GHOO¶DEEDQGR-QR�GHOOD�SURSULD�FDVD�H� OD�¿QH�GHOOD�SUHVHQ]D�PLOOHQDULD�GHJOL�LWDOLDQL� QHOOH� WHUUH� GHOO¶DGULD-WLFR� 2ULHQWDOH�� /H� WHOHFDPHUH�GL�Linea Verde�DUULYDQR�VLQR�DO�FLJOLR�GHOOD�IRLED�GHWWD�“Abisso

Plutone”�H�DO�FRVSHWWR�GHO�PR-QXPHQWR�QD]LRQDOH�GHOOD�foiba

di Basovizza�$� VFDQGLUH� LO� UDFFRQWR� FL� VRQR�OH�WHVWLPRQLDQ]H�GL�FKL��D�YDULR�WLWROR�� q� SDUWH� GL� TXHOOD� SDJLQD�GL� VWRULD�� Piero Delbello�� GL-UHWWRUH� GHOO¶,VWLWXWR� 5HJLRQDOH�SHU� OD�&XOWXUD� ,VWULDQD��Giusto

Butti�� GHOOD� /HJD� 1D]LRQDOH��O¶HVXOH� Romano Manuzut-

to�� HG�Emanuele Merlino� GHO�&RPLWDWR����)HEEUDLR��³/D�WUD-VPLVVLRQH�GL�LHUL�UDSSUHVHQWD�OD�YLWWRULD�GHOOD�YHULWj�H�GHOO¶LGHQ-WLWj��)LQDOPHQWH�YLHQH�ULSDJDWR�H�ULFRQRVFLXWR�O¶LPSHJQR�GL�WDQWH�DVVRFLD]LRQL�H�GL�DOWUHWWDQWL� LWD-OLDQL�FKH�QRQ�VL�VRQR�PDL�DUUHVL�GL� IURQWH� DOO¶REOLR� LPSRVWR� GD�

FKL�QRQ�KD�PDL� ULFRQRVFLXWR� OD�WUDJHGLD� GL� XQD� SDUWH� GHOOD� QR-VWUD�JHQWH´��FRPPHQWD�0HUOLQR��(�O¶DXJXULR��DGHVVR��q�FKH�³TXH-VWD�SXQWDWD�VLD�VROR�OD�SULPD�GL�XQD�OXQJD�VHULH´�³8Q� HORJLR� DOOD� QDUUDWLYD� GL�TXHVWD�SXQWDWD´�DUULYD�DQFKH�GDL�YHUWLFL�GL�YLDOH�0D]]LQL��3HUFKp��VSLHJD�LO�FRQVLJOLHUH�5DL�Giam-

paolo Rossi�� HOHWWR� LQ� TXRWD�)UDWHOOL�G¶,WDOLD��³KD�VDSXWR�FRQ-FLOLDUH� JOL� DVSHWWL� WLSLFL� GL� XQD�WUDVPLVVLRQH�FRPH�Linea Verde��DWWHQWD�DOO¶XQLFLWj�LWDOLDQD�GD�XQ�SXQWR�GL�YLVWD�FXOWXUDOH��VRFLDOH�HG�HFRQRPLFR��FRQ�O¶LPSHFFDEL-OH� UDFFRQWR�GL�XQR�GHJOL�HYHQWL�VWRULFL� SL�� LPSRUWDQWL� G¶,WDOLD��XQ�SH]]R�GHOOD�QRVWUD�PHPRULD�FKH� q� VWDWR� VSHVVR� QDVFRVWR´��³4XHVWR�±�DJJLXQJH�5RVVL�±�q�LO�VHUYL]LR�SXEEOLFR�H�TXHVWD�QRQ�GHYH� HVVHU� XQ¶HFFH]LRQH�PD� OD�UHJROD´�6LDPR� GL� IURQWH� DOO¶DQQR� ]HUR�GHOO¶LQIRUPD]LRQH� GL� 6WDWR"� Ê�DQFRUD� SUHVWR� SHU� DIIHUPDUOR��GL� VLFXUR�� SURPHWWH� 5RVVL�� DV-VLVWHUHPR� DG� XQ� ³ULHTXLOLEULR�GHOO¶LQIRUPD]LRQH� H� GHOOD� QDU-UDWLYD� SXEEOLFD� FRQ� PDJJLRUH�DWWHQ]LRQH�DOO¶LGHQWLWj�QD]LRQD-OH�H�DOOD�VWRULD�GHO�QRVWUR�3DH-VH´��,O�SURVVLPR�DSSXQWDPHQWR�q� LO� �� QRYHPEUH�� LQ� RFFDVLRQH�GHO� FHQWHQDULR� GHOOD� YLWWRULD�GHOOD� 3ULPD�*XHUUD�0RQGLDOH��&KLVVj� FKH�QRQ� VL� ULHVFD� D� IDU�XVFLUH� GDOO¶REOLR� DQFKH� TXHVWD�SDJLQD�G¶,WDOLD�Elena Barlozzari, da Il Gior-

nale.it on-line, Lun, 10/09/2018 - 20:50

Famiglia de’DENARO

Cavalieri ereditari e nobili

di Zara.

2WWHQQHUR� GDOO¶,PSHUD�WRUH�/HRSROGR�,��FRQ�'LSORPD�GD-WDWR�9LHQQD����JHQQDLR�������LO�WLWROR�GL�FDYDOLHUL�HUHGLWDUL��9LVVHUR�QHOOD�QRELOWj�GL�=DUD�¿QR�DO������Fonti: Archivio di famiglia, Heyer von Rosenfeld, Wap-penbuch von Dalmatien GDO�OL-EUR�Albo d’Oro delle famiglie nobili, patrizie e illustri nel Regno di Dalmazia�GL�5HQ]R�GH¶9LGRYLFK��)RQGD]LRQH�5X-VWLD�7UDLQH��7ULHVWH�������

***La famiglia di Federica ha perduto in esilio il “de” mi-nuscolo e l’apostrofo, che in-dicano l’appartenenza della giornalista e presentatrice Rai alla nobiltà del Regno di Dalmazia? Oppure la colle-ga giornalista ha omesso le minuscole nel trascrivere il SUHÀVVR� QRELOLDUH"� )HGHUL-ca conserva, in ogni caso, il diritto al rango ed al titolo nobiliare della sua illustre famiglia zaratina.

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