#18 Fashion Illustrated

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Fashion Illustrated, the fashion magazine by La Mode Illustrée.

Transcript of #18 Fashion Illustrated

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Per godere al meglio i contenu-ti redazionali di questo numero di Fashion Illustrated, scarica gratu-itamente l'app AR-Code dall'Ap-ple App Store, sfoglia il giornale e inquadra le immagini dove trovi il logo AR-Code. Sullo schermo dell’ iPhone o iPad appariranno una serie di contenuti digitali extra in realtà aumentata che renderanno la lettura ancora più ricca e coinvol-gente. AR-Code è l'applicazione che permette di interagire con ogni genere di supporto stampato o !sico poiché sovrappone all’oggetto reale, immagini, parole, video, suoni da fruire in realtà aumentata diretta-mente sul tuo dispositivo, ovunque sei e ogni volta che vuoi. AR-Code è anche una libreria multimediale on demand in cui è possibile trovare tanti contenuti informativi e di in-trattenimento, diversi ogni giorno, cui accedere quotidianamente in un paio di click.

Scarica, inquadra e divertiti.Fashion Illustrated è interattivo OSARE IL CLASSICO

E’ più facile per un uomo essere alla moda – e non sbagliare - con un abbi-gliamento informale e ca-sual dal quale può pescare giubbotti, peacoat, caban da abbinare a chinos e je-ans, piuttosto che con un abito classico, rischiando di banalizzare l’insieme con gli accessori sbagliati. Basta quindi un papillon - e perché non in ceramica, come quelli di Core Sine

Labe Doli che proponia-mo nello scouting di que-sto numero – per sdram-matizzare il completo più rigoroso e dare un tocco dandy all’insieme. Senza cadere nel nostalgico o nel retrò. Del resto anche un !lm d’antan come Il gran-de Gatsby, di cui esce in Italia nel mese di maggio la versione dell’eccentri-co regista australiano Baz Luhrmann (che aveva !r-

Se la Cina è il Paese che guida la cre-scita economica dell’area BRIC (Bra-sile, India e Cina) è l'India il mercato in più rapida crescita. Le previsioni di Euromonitor per il settore lusso indi-cano incrementi a tre cifre per questo Paese che, con un balzo del 163% nei prossimi cinque anni, raggiungerà un valore di 7miliardi di dollari. La bu-rocrazia però ostacola l’ingresso dei prodotti stranieri. Infatti il governo indiano, che a settembre ha perso la sua maggioranza, deve a"rontare un di#cile test parlamentare per quanto riguarda il voto sulla liberalizzazio-ne del commercio al dettaglio per le grandi catene di distribuzione stra-niere. Invece le realtà del lusso, grazie ad accordi con partner a#dabili e la scelta di location giuste, stanno apren-do in India. Soprattutto all’interno dei grandi Mall e nei prestigiosi hotel, le cui hall si trasformano in gallerie con un susseguirsi di negozi di brand altisonanti. Lo hanno fatto Damiani, Armani, e di recente Roberto Caval-li che ha aperto a New Delhi anche il Cavalli Ca"è accanto al primo $agship store all’interno dell’esclusivo DLF Emporio Mall. Pag. 31

Mercati AbbigliAmento Uomo

Il settore cresce del 7% nei Paesi extra UE, guidati da Usa, Brasile

e Giappone. Pag. 12

ProduzioneForAll

L'abilità dei modellisti fa la di"erenza anche in una grande

realtà industriale. Pag 28

TrendPreview A-i 2013/14

Casual Friday, sportswear minimalista e nuovo

classico. Pag. 16

Retail negozi 2.0.

RFID, magic mirror, led wall e smart !tting sono tecnologie ormai

di"use nei negozi. Pag. 38

mato anche Moulin Rou-ge), allude a un uomo for-male, a un’ eleganza senza tempo che Toby Maguire riesce a rendere con disin-voltura moderna e attuale. Anche il brand che veste i protagonisti maschi-li (Leonardo di Caprio nel ruolo di Jay Gatsby e Tobey Maguire in quello di Nick Carraway), Broo-ks Brothers, che da quasi due secoli è la “divisa” del

popolo Usa, mescola nel-le sue collezioni classicità e modernità, tradizione e avanguardia. Il nuovo classico fa propri quei va-lori della tradizione legati al knowhow produttivo concedendosi maggiore libertà creativa negli abbi-namenti. Il bel vestire in-fatti deve essere un piacere e un esercizio stilistico, per cui val la pena anche infrangere qualche regola.

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Rompere gli schemi della tradizione si può: basta infrangere qualche regola con gli accessori. Magari un

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burocratici per i prodotti stranieri. ci vogliono i partner e le location giuste.

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MABRO

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l'editoriale

Le nuove tecnologie invadono il retail e i magazine

Fashion Illustrated ha scelto la strada dell’innovazione: negli ar-gomenti, a"rontando di volta in volta l’evoluzione delle nuove tecnologie nel retail, evidenziando come i limiti fra o%ine e online sono ormai sempre più labili e, in questo numero, an-

che nella struttura stessa del giornale, introducendo una tecnologia come quella della realtà aumentata che annulla il con!ne tra carta stampata e contenuti digitali e multimediali.

I negozi ormai sono sempre più 2.0 e la shopping experience non si ri-duce più al semplice atto dell’acquisto, ma a un coinvolgimento a 360 gradi in un mondo fatto di stimoli sensoriali, visivi, tattili, olfattivi. Magic mirror, LED wall e smart !tting sono all’ordine del giorno nei negozi più all’avanguardia e permettono di indossare virtualmente i capi, di vedere il p r o - prio lato B senza voltarsi, di avere suggerimenti sugli abbi-

namenti migliori grazie a tecnologie come l’ RFID (radio frequency identi!cation) ove, con un lettore che rileva i tag

inseriti nei capi, è possibile accedere ad informazioni “ampliate” sui capi stessi. Queste tecnologie servono anche all’azienda e al negozio per tutelarsi dalla contra"azione e per avere sempre sotto controllo la situazi-one delle merci in magazzino. Per quanto riguarda invece le vendite sul web, il problema più di#cile da risolvere è quello dei resi dei capi ordinati che s!orano, a volte, il 30/40% degli ordini. Cosa fare allora? Dall’avatar, ovvero il modello digitale di se stesso che il cliente online con!gura nel sito del vendor, si passerà allo scanatar, creato con un body scanner che cattura le fattezze precise del corpo e in tre dimensioni le riproduce per-fettamente. Quindi un “io digitale” sul quale indossare il capo virtuale.

E veniamo ora alle nuove tecnologie che caratterizzano questo numero. Altri magazine moda hanno già introdotto la realtà aumentata per far vivere il giornale in una terza dimensione. Fashion Illustrated non poteva non esplorare questo nuovo mondo. Il numero che leggerete è tutto in-terattivo; le classiche illustrazioni sono solo la porta di ingresso verso il mondo digitale, un mondo molto più ricco, animato, fruibile che espande i con!ni ed i contenuti della rivista stampata. E’ su#ciente inquadrare con il proprio smartphone le immagini contraddistinte da un apposito logo per aumentare la realtà della pagina con una serie di contenuti ag-giuntivi predisposti per ciascuna di esse per dire meglio e più di quanto la singola immagine o il breve testo possano fare. Per questo esperimento FI ha usato una tecnologia di avanguardia che non richiede codici a barre o QRcode di nessun tipo, poiché è il contenuto stesso della immagine che attiva il passaggio al mondo virtuale. Il potenziale di questo mezzo di comunicazione “ampli!cato” è enorme, sia dal punto di vista della varietà dei contenuti che possono essere sviluppati come pure del carico pro-mozionale che essi possono veicolare, in uno scenario nel quale la classica pubblicità perde la sua tradizionale “piattezza” per assumere una dimen-sione tutta nuova. Dimensione alla quale un magazine innovativo come FI non poteva certo essere estraneo.

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Sommario8

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12Con l’uomo multitasking vince il so!sticato=iX�ZXjlXcn\Xi�\�elfmf�ZcXjj`Zf#�cX�df[X�lfdf�Xld\ekX�cË\ogfik�e\`�gX\j`�\okiX�L<#�kiX`eXk`�[X�LjX#�9iXj`c\�\�>`Xggfe\%

trend Preview 2013/14

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20Una mano perfettaC\�k\e[\eq\�[\ccË`em\ief�m`jk\�[X`�gif[lkkfi`�[`�k\jjlk`%

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22Augmented reality:fe�cX�i\Xck~�Xld\ekXkX�`c�dfe[f�i\Xc\�[`m\ekX�cX�gfikX�[Ë`e^i\jjf�X�hl\ccf�m`iklXc\%

24La s!da del semi-industriale ;Xc�gif[fkkf�jkXe[Xi[`qqXkf�XccX�i`jZfg\ikX�[\c�mXcfi\�artigiano

26Scouting8mXe^lXi[`X�dXjZ_`c\%�>c`�\d\i^\ek`�Zi\[fef�`e�le�lfdf�elfmf#�]lfi`�[X^c`�jZ_\d`%��

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31La burocrazia ostacola la crescita del Paese @�Y`^�[\c�cljjf�Xgifef�XccË`ek\ief�[\^c`�_fk\c�\�e\^c`�j_fgg`e^�dXcc%

35La cosmesi batte l’abbigliamentoJlcc\�k\jkXk\�`e[`Xe\�`�kfg�jg\e[\i�jfef�`�YiXe[�[\c�beauty

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37Nuove tecnologie8mXkXi#�jZXeXkXi�\�fcki\%�

38Negozi 2.0@c�g\ijfeXc�j_fgg\i�[`m\ekX�[`^`kXc\%

39Gli scenari dell’e-retailKlkk`�gXqq`�g\i�cË\$Zfdd\iZ\%

40Social ;X�D`cXef�X�D`Xd`�gXjjXe[f�g\i�I`f%

42AgendaDX[\�`e�@kXcp�Xc�dlj\f%

43LibriC\�lck`d\�efm`k~�e\cc\�glYYc`ZXq`fe`�df[X%

44PR&Comunicazione@e`q`Xk`m\�\�XZhl`j`q`fe`%

45DigitalC\�Xggc`ZXq`fe`�]Xj_`fe�[X�efe�g\i[\i\%

46Zoom;X`�gif[fkk`�X`�e\^fq`#�Zfd\�^`iX�cX�df[X%

48World News CX�iXjj\^eX�jkXdgX�[Xc�dfe[f%

54Fashion chi legge:_`Z$X$Y\jk`X%�CËlfdf�[\m\�Xm\i\�`c�ZfiX^^`f�[`�iXggi\j\ekXij`�Zi\Xk`mXd\ek\%�

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Contributors10

FlAvio sciUccAti

Laureato in Fisica Nucleare, dopo aver lavorato come ricercatore applicato alla Saes Getters Spa, consegue il diploma MBA serale alla Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano e cambia così rotta verso il Managing Consulting. Dopo aver collaborato per Lani!cio Ermenegildo Zegna, si avvicina al mondo della moda e dell’industria tessile italiana, diventando paladino del Made in Italy. Attualmente è partner della società di consulenza e servizi professionali &e European House-Ambrosetti.

ilAriA PizzoFerrAto

Laureata in Scienze della Comunicazione Relazioni Pubbliche presso l’Università IULM di Milano, inizia a lavorare nel 1999 per lo studio Franca Soncini poi dal 2003 al 2007 alla Demetra Image consultants. Nel 2008 approda in Groupe Carlin International, il primo u#cio stile al mondo e l’unico con un’attività integrata di Stile, Marketing e Comunicazione.

Antonio FossAti

Partner fondatore di RDS, società di consulenza specializzata in retail strategy. Ha lavorato per aziende leader tra cui Apple, Timberland, Trussardi, Eni, Trenitalia. Docente all’Università di Pavia, visiting professor    master MIB Trieste, autore di libri ed articoli su management e retail, è stato board member di Popai, Assofranchising, Nemolab.

eric jennings

È vice presidente, direttore moda uomo, casa, food&gifts di Saks Fifth Avenue. Lavora a stretto contatto con il marketing team analizzando e supportando le selezioni moda per i negozi Saks Fifth Avenue di tutta la nazione. Eric ha un’esperienza di oltre 20 anni nell’industria del retail, avendo lavorato anche per brand come Hugo Boss Fashion Inc., Giorgio Armani Fashion Corp. E Nordstrom Inc.

giAnni KlemerA

Nato a Bolzano, è titolare del showroom FATTORE k  a Milano e di una società di distribuzione che da sempre si occupa di scouting di marchi americani e giapponesi di nicchia del mondo maschile come Alden, Red Wing E Paraboot Nelle Calzature , Nigel Cabourn, Haversack, Our Legacy, Massaua, solo per citarne alcuni.

jAcoPo AttArdo

Tiene workshop di marketing non convenzionale presso l’Accademia di Comunicazione di Milano e crede che Wikipedia sia la più grande invenzione del nostro secolo (e che questo sia solo l’inizio). Nel 2001 entra nel settore della comunicazione come fotografo, poi la sua carriera si evolve nel 2006 iniziando con il ruolo di project manager in Borderline-adv e poi per il gruppo Ninja Lab. Nel 2008 è uno dei fondatori di Brand storming srl e successivamente diventa Content Manager per Borderline Ideas. Nel 2012 assume il ruolo attuale di Head of Digital presso RedCell. Ha anche un suo blog personale jacopoattardo.wordpress.com che racconta in modo ironico il mondo dei new media.

ilAriA d'Urso

Dopo una vita professionale eclettica prima come avvocato di diritto di famiglia in Svizzera, poi come general manager della casa d'aste Christie's a Milano ed in seguito  come responsabile degli eventi per l'Europa del gruppo Prada, dal 2003 è mamma e PR freelance per importanti brand Italiani.

Nata a Milano nel 1981, vive attualmente a Como. Terminata la scuola superiore di disegno per tessuti, nel 2004 consegue il diploma in Illustrazione all'istituto Europeo di Design di Milano. Da allora inizia a lavorare come illustratrice freelance nel settore editoriale, scenogra!co e pubblicitario oltre a numerose collaborazioni nella moda con lo stylist Sergio Colantuoni.Oltre alle illustrazioni si dedica alla pittura realizzando anche delle esposizioni in Italia e all'estero.

Laureata in Textile Design al Chelsea School of Art, con successivo Master in Fashion Knitwear al Royal College of Art a Londra, crea la sua linea di moda ‘Uberta Camerana’. Trascorre l’infanzia a Madrid e studia Belle Arti a Parigi, trasferita in Italia dal 1993, inizia una lunga serie di consulenze di moda, design e styling per varie aziende del settore, tra cui Etro, Max Mara, Missoni, Anna Molinari, Pinko e Gruppo Rinascente. A Settembre 2010, nel centro storico di Milano, apre un nuovo concetto di store: Wait and See. Nel Novembre 2012 co-presenta il nuovo programma televisivo di Moda ‘School of Glam,’ creato dalla collaborazione tra Fox Life e Condè Nast.

illustratore

FasHioN cHi leGGe

Special guests

Evelina Floris

Uberta Zambeletti

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Mercati12

sebbene costoso, “faccia sentire l’acquisto come qualcosa di ancor più stuzzicante”. Ultimo dato di fatto, il non-solo-moda. Se-condo l'Osservatorio mondiale sul settore presentato a Milano da Fondazione Altagam-ma, in collaborazione con Sda Bocconi e la Bain&Company, società di consulenza, gli acquisti di beni per la persona, dal fashion alla gioielleria, crescono del 10%, per un valore di 212 miliardi di euro. Più nel dettaglio, vanno bene gli alberghi di lusso (+18%), il settore dei vini e superalcolici (+12%), il food (+8%). Mentre rallentano le spese in beni durevoli come le auto (+4%) e il design (+3) e la nautica (+2%). Ecco che, di conseguenza, molti brand della moda si stanno lanciando a capo!tto verso questi settori.CHI COMPRAI big spender dell'abbigliamento maschile si trovano soprattutto all’estero, a dimostrazione del fatto che indossare un capo italiano di buo-na fattura continua a essere uno status symbol per gli uomini di tutto il mondo. “L'export di moda uomo – continua Michele Tronco-

ni - copre il 19,1% dell’export tessile-moda, percentuale che sale al 30,7% se consideriamo il solo valore della !liera (in particolare per i primi 12 Paesi tali percentuali passano rispet-tivamente a 14,7% nel caso del TM e al 23,6% nel caso del solo abbigliamento). Rispetto agli anni 2005/2008, sottolineerei la tenuta dei mercati tradizionali e l'ingresso della Cina, che comunque è il dato più lampante. I maggiori incrementi provengono dall’extra-Europa, in particolare Cina, Giappone e Stati Uniti. Il dinamismo al di fuori dell’UE, nel comples-so, registra una crescita dell’export del sistema moda attorno +7% (periodo gennaio-luglio 2012 su stesso periodo del 2011). Gli USA, secondo le rielaborazioni SMI, registrano un incremento del 19% (1 miliardo di euro). Molto buone le performance anche dell’Ame-rica latina, guidata dal Brasile. Questo Paese importa dall’Italia merci per un valore di 45 milioni di euro, con una crescita che si attesta attorno al 16%. Se paragonato al giro d’a"ari statunitense, questo valore assoluto è del tutto irrisorio, ma dobbiamo considerare i forti dazi imposti dal Paese, che scoraggiano l’approvvi-

gionamento di merci dall’estero e penalizzano fortemente i brand meno forti. Un segnale incoraggiante proviene dal Giappone che ben risponde al recente disastro ambientale. Un +18%, che corrisponde a 600 milioni di euro, che conferma un forte interesse per i prodot-ti made in Italy”. L’economia giapponese è tornata però in recessione nel 2° semestre del 2012 (secondo il rapporto annuale del Servi-zio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo). Il 2013 sarà moderatamente positivo, nonostante i consumi siano in rallentamento, con il picco di negatività avvenuto nel 3° trimestre 2012. In aggiunta, il parlamento del Paese ha appro-vato il rialzo dell’imposta sui consumi dal 5% attuale al 10% entro ottobre 2015, scaglionato in 2 fasi. Risulta dunque evidente che il calo drastico del PIL frenerà anche la corsa all’ac-quisto del made in Italy. Altri best performer in fatto di percentuali di crescita, sono Hong Kong, la Russia e la Corea del Sud. “La Russia – prosegue Tronconi - ha segnato un +12%, con un valore assoluto di 800 milioni di euro”.L’Europa frena, con un rallentamento dell’ex-port di prodotto-moda infra-UE del -4%.

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L’evoluzione di prodotto, di gusto, di scelte, di in-vestimenti ha radici profonde che arri-vano dalle periferie del sistema. Che cosa sta succedendo nel mercato dell’abbigliamento maschile nel bel mezzo di questa mareggiata socio-economica? Per analizzare il funziona-mento delle correnti disordinate dei mercati, partiamo da alcuni dati di fatto. Anticipiamo comunque i tempi e diciamo sin d’ora che, come dichiara Michele Tronconi, Presiden-te di SMI – Sistema Moda Italia -, i primi 12 mercati di sbocco della moda uomo, che rappresentano il 76,9% dell'export comples-sivo di settore, hanno evidenziato quest'anno una crescita del +8%, performando meglio di tutti i Paesi nel loro complesso (+6,9%). L’uomo di oggi è sempre più multitasking e iperconnesso. Secondo la più recente ricer-ca ‘Species 2012 - changing face of men’, commissionata da Discovery in 13 Paesi Europei su un campione maschile di 9.000 persone di età compresa trai 18 e i 49, gli uomini, sempre più impegnati, hanno impa-rato a convivere con i molteplici a"anni del quotidiano. Dal 41% di coloro che nel 2009 si sentivano sotto pressione, si è passati al 29% del 2011, con un approccio dunque più rilassato e sereno alla vita quotidiana. Che indubbiamente si ri$ette su una scelta di dress code più informale e pratico, anche al lavoro. Il 45% del mercato dell’abbigliamen-to globale maschile è casualwear, registrando una forte impennata soprattutto nei paesi emergenti. Le esigenze evolvono e, in molti casi, si spostano dalla ricerca spasmodica di dettagli estetici ‘super!ciali’ al vaglio di una vera e propria lista di caratteristiche pratiche che oramai anche nell’abbigliamento forma-le non possono mancare. Vince il bello e ben fatto, ma utile. A questo proposito, Riccardo Coppola, creative director e consigliere dele-gato di Peuterey Group, a"erma che “l’uomo è sempre più esigente e cerca collezioni/mar-chi in grado di fornire quegli elementi che lo mettano nella condizione di poter giocare con l’abbigliamento. Oggi è permesso osare di più dando vita ad accostamenti coraggio-si. L’uomo è più libero da schemi prestabi-liti e ha come obiettivo quello di risultare il più unico possibile. Siamo stati tra i primi nell’ambito dello sportswear&fashion ad aver colto questa esigenza e buona parte del nostro successo è dovuto proprio a questo. Occorre ra"orzare competenze e ripensare la proposta maschile ripartendo dalle basi, e renderla sempre più fresca ed innovativa”. Accanto a questa tendenza, emerge anche a livello di mercato un fenomeno di rottura con il passato. Il Professor Marco Fortis, re-sponsabile della Direzione Studi economici di Edison SpA., analizza uno scenario nel quale stanno emergendo nuovi protagonisti. “Il mercato premia oggi anche i brand non storici, che producono in una fascia ancor più alta e so!sticata rispetto ai marchi più noti. Essi spesso si collocano geogra!camen-te in territori più ignoti e remoti, che fanno accrescere nel cliente un senso di ‘so!stica-tezza nella scelta’, quasi di scouting. E’ que-sta una carta di marketing molto preziosa, perché assicura un vantaggio competitivo rilevante. Oggigiorno il cliente già possiede tutto ciò che gli serve: occorre stupirlo con un prodotto unico, so!sticato – e quasi fuori dagli schemi”. E’ la stagione di imprenditori solitari, quasi feudatari delle terre periferiche nelle quali si trovano ad operare, che, come fanno Brunello Cuccinelli, Tombolini, Cru-ciani, Luciano Barbera e Castangia, danno vita a un qualcosa in più. Un prodotto che,

Con l'uomo multitasking VINCE IL

SOFISTICATO

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l'oPiNioNe

Dopo l’heritage, l’uomo è pronto per uno stile più

modernodi ERIC JENNINGS,

vice presidente, direttore moda uomo, casa, food&gifts di Saks Fith Avenue

Calano le esportazioni verso la Francia, che rimane il principale mercato, la Germania e la Spagna. “Occorre comunque tenere in considerazione i volumi – commenta Tron-coni - è vero che, ad esempio, le esportazioni verso gli USA appaiono migliori rispetto al -4% dell’area euro ma, se valutate in termini assoluti, rimangono inferiori (1 miliardo le esportazioni verso gli USA contro i 3,3 mi-liardi se sommiamo la domanda di Francia e Germania). Ciò che invece preoccupa è la marcata con-trazione dei consumi nazionali, già depressi dalla stagnazione dell’ultimo quadriennio, che porta a una valutazione negativa che si attesta attorno al -5%. Da un lato, gli ef-fetti della crisi !nanziaria, delle misure di correzione !scale e di austerity imposte dal governo gravano sensibilmente sul bilancio delle famiglie italiane. Dall’altro, gli indici di !ducia dei consumatori italiani sono netta-mente inferiori rispetto alla media dell’area euro. In questo scenario, tornando al merca-to maschile, assistiamo a uno sdoppiamen-to degli acquirenti: padri di famiglia versus

uomini under 35. A questo proposito, risulta interessante una ricerca e"ettuata da ISPO (Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinio-ne) per Neiver (una delle maggiori società immobiliari al mondo, che gestisce 14 centri outlet in Europa tra i quali i ‘the style out-lets’ e ‘Factory’). I primi, i padri di famiglia, di certo non attingeranno molte risorse eco-nomiche dai risparmi accantonati nel tempo per acquistare abbigliamento. E, se lo faran-no, sarà per necessità (il 64%). Compreranno capi lontani dal consumismo modaiolo e che dureranno nel tempo. Sono invece i giovani (18-34enni), specialmente istruiti (diploma-ti o laureati), a fare shopping con maggiore intensità. Meno frenati da responsabilità fa-miliari alle quali badare, vedono lo shopping come e#cace ricetta anti-stress. Tornando all’analisi di Tronconi, “quello che più spa-venta è il fatto che il fortissimo rallentamen-to, ben peggiore del già tragico 2009, colpi-sce tutte le statistiche, anche se analizzate utilizzando parametri diversi. Le aziende re-gistrano un calo della domanda che, facendo una previsione, scenderà nel 2013 ad un -6/-

6,5%. I negozi so"rono, specialmente quelli della distribuzione indipendente. Analiz-zando una forbice, la camiceria è il comparto che va peggio, con un -9%, mentre il resto si attesta attorno al -5%”. Non mancano però eccezioni alla regola. E’ il caso di Claudio Grotto, presidente e fondatore Gas, il quale a"erma che “per noi il mercato principale è quello domestico che ancora oggi conta per oltre la metà delle vendite totali. Altri Paesi importanti per GAS sono il Giappone e la Spagna, due mercati storici nei quali l’azienda può contare sul supporto di una !liale diretta e su una solida rete distribu-tiva. Proprio in questo senso, continueremo a puntare sull’internazionalizzazione del marchio con l’obiettivo, entro pochi anni, di arrivare a invertire le percentuali di vendita fra l’Italia e l’estero concentrando le nostre attenzioni in Europa, dove sono stati stretti accordi con nuovi distributori o agenzie di rappresentanza. Ad esempio in India, dove Gas è presente con una !liale diretta con sede a Mumbai e dove per i prossimi mesi sono previste quattro nuove importanti che

l'attitudiNe deGli italiaNi allo sHoPPiNG

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Quella di White Mountaineering è una moda outdoor che ri!ette il cambiamento dei gusti dei clienti, senza tradire il tempo che è passato dal lancio nel 2006 e il suo Sol Levante. E' un brand giapponese disegnato da Yo-suke Aizawa che, grazie al lavoro di scouting della Fon-dazione Discovery di Pitti Immagine, partecipa a Pitti Uomo 83.

I tempi del denim giapponese 'a tutti i costi' sono passati e il designer mette a punto da diverse collezioni un prêt-à-porter completo e vario, nel quale si commistionano tre componenti principali: design, praticità e tecnologia. La distribuzione autonoma è iniziata nel 2009, con un primo $agsghip store a Tokyo che raccoglieva anche una collezione femminile (Polar). Fil rouge delle collezioni è il multi-layering (multistrato), che sempre più si adatta alle esigenze dell'uomo quotidiano. "Apprezzo molto la generosità di Pitti Immagine che ha scelto White Moun-taineering, non ancora cosi noto oltre oceano - racconta lo stilista nipponico -. Quali abiti indossano ogni giorno gli uomini alla moda? E’ all’interno di questa ri$essione che ci muoviamo e pensiamo alla collezione. Il modo maschile di vivere la moda, di esprimersi e di vestirsi ha una grandissima liberta”. Yosuke Aizawa è approdato al Pitti grazie anche al contributo di Stefano Martinetto, CEO di Tomorrow, società di distribuzione di marchi come Umit Benan, Jonathan Saunders e Richard Nicoll. "White Mountaineering e' gia' posizionato all'interno dei punti vendita più importanti del menswear mondiale, che !no ad oggi hanno fatto gli acquisti direttamente a Tokyo - dichiara a Fashion Illustrated Martinetto -. E' già da Bergdorf Goodman, Excelsior, Mr Porter. Con uno sguar-do al futuro, il marchio ha da ora intrapreso una svolta internazionale". M.M.

SPERIMENTAZIONEMADE IN JAPAN

² I nostri consumatori sono disposti a spendere per la qualità ma apprezzano anche la storia che racconta il marchio

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+18%

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dell’abbigliamento maschile è stato promosso come “heritage” e “disegnato dagli archivi”. Certa-mente abbiamo apprezzato lo stile e i materiali delle passate decadi, però per l’inverno 2013 Saks sta cercando uno stile più rivolto al futuro, ovvero una interpretazio-ne moderna dell’abbigliamento uomo. Grazie ai grandi numeri fatti nelle vendite negli ultimi due anni , i nostri clienti ci hanno di-mostrato di aver capito e apprez-zato gli elementi base dello stile classico, la giusta vestibilità e l’im-portanza de-gli accesso-ri. Ma ora l’uomo è pronto per una visione più moder-na e aggior-nata del suo guardaro-ba. Il nostro l a v o r o , s e m p r e or ientato alla ricerca di novità, ci spinge a vedere cent inaia di collezio-ni alle !ere, nelle showroom e sulle passerelle in Europa e a New York. Passia-mo gran parte del nostro tempo all’estero in Italia perché lì si tro-vano quelle collezioni che sono una parte importante della nostra o"erta. I nostri clienti apprezzano particolarmente i marchi italia-ni più importanti e riconoscono la qualità delle etichette made in Italy. Come sappiamo, il prezzo sta diventando un aspetto impor-tante nelle ultime stagioni, per cui è diventato oggetto di grande at-tenzione da parte nostra. Se analizziamo come gli uomini spendono per il loro guardaroba, ci rendiamo conto che non solo sono disposti a pagare per marchi familiari e di buona qualità, ma abbiamo notato che sono disposti anche a spendere di più se dietro il brand c’è una storia da raccontare. Ad esempio, gli uomini amano sa-pere come e dove è fatto un capo di abbigliamento. Al momento stiamo notando che anche i pro-dotti fatti localmente negli Stati Uniti stanno guadagnando im-portanza e attenzione. Quindi, poiché noi scandagliamo il mercato alla ricerca di nuove storie da raccontare e prodotti interessanti e stimolanti da com-prare, il nostro obiettivo è quello di trovare un modo nuovo di ve-stire per i nostri clienti. Sappiamo e siamo certi che sono pronti per questo passo e speriamo che anche il mercato lo sia.

+16%

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� carola BarBera

turchia, russia e UsA

"Il calzaturi!-cio Doucal's è rimasto negli anni fedele allo stile tradizio-nale, ma si è

fortemente adattato al gusto contemporaneo. I clienti di oggi vogliono risco-prire un prodotto di fascia alta che sia intriso di storia, mani-fattura e qualità; un prodotto che giusti!chi l'investimento economico e racconti una tradi-zione tutta italiana. Una di"erenza importante ri-spetto al passato, nel nostro settore, è la !ne dell'epoca nel-la quale le collezioni dovevano adattarsi ai gusti dei di"erenti mercati. Oggi i clienti esteri esigono un italian style puro, che vada oltre le mode passeggere ma che esprima la creatività di chi li progetta e che da indossati esaltino la personalità di chi li ha scelti”

"Il prodotto Lu-ciano Barbera è interamente e rigorosamente fatto in Italia, le lavorazioni ar-

tigianali sposano la tecnologia e la costante ricerca di un utilizzo innovativo dei materiali tradizio-nali. Il nostro punto di forza è sempre l'esasperata ricerca della qualità nelle materie prime così come nella confezione e nel ser-vizio unito a un costante aggior-namento nello stile. Il maggiore riconoscimento alla nostra produzione viene dall'Eu-ropa, con il mercato turco in testa, a cui va il 30 % del nostro fattura-to, parimerito con Russia e USA. Per il futuro abbiamo progetti importanti di aperture di negozi monomarca con partner presti-giosi".

� GiaNNi GiaNNiNi voglia di italianità

Il bello e ben fatto italiano torna sotto i ri$ettori, in attesa di colpire e conquistare buyer e stampa di tutto il mondo.

L'appuntamento con le kermesse di gennaio sta divenendo sempre più importante, sia per il peso crescente che la moda uomo sta assumendo nella bilancia commerciale complessiva, che per il ruolo centrale delle anticipazioni femminili. Ecco che la scena, sia milanese che !orentina, dedicata principalmente all'abbigliamento maschile, trova nuovi format per intercettare i buyer ed invogliarli ad acquistare. Prima che a Parigi. Saranno circa 1020 i marchi radunati tra le mura della Fortezza da Basso per Pitti Immagine Uomo 83 (8-11 gennaio). Il 40% di essi provengono dall'estero, con passaporti di 30 Paesi nel mondo, tra i quali Francia, Germania, Gran Bretagna, Giap-pone e USA. Sul fronte compratori, si attenderanno circa 21000 buyer, ovvero oltre il 60% dei visitatori totali. Come attirare questo vero e proprio 'esercito' di buyer nel capoluogo toscano? "Abbiamo messo a punto un calendario di eventi all'insegna di internazionalità, ricerca, innovazione e nuovi talenti - spiega Ra"aello Napoleone -. E aumentano anche le richieste di real-izzare eventi con nuove modalità in Fortezza, attraverso cui in-tercettare i top buyer e la stampa internazionale". Il tema di gen-naio è BookswearMania (sopra, foto allestimento), per esaltare questa passione che non passa mai di moda. Ospite speciale di Pitti Uomo 83 sarà la maison Kenzo. Carol Lim e Humberto Leon, i due direttori artistici, hanno scelto il Pitti per presentare la loro collezione uomo, forti del successo che stanno riscuo-tendo nel fashion panorama internazionale. Lo special project di Pitti Discovery è in questa edizione White Mountaineering, brand giapponese disegnato da Yosuke Aizawa (vedi pagina 13), mentre il New Performer 2013 è Erik Bjerkesjö. Si tratta di un progetto che Pitti Discovery realizza per costruire occasioni e opportunità per i nuovi talenti della moda, combinandoli con le diverse discipline artistiche ed estetiche. Spostandoci a Pal-

azzo Vecchio, mercoledì 9 gennaio sarà la volta della s!lata-evento di Ermanno Scervino, special event di questa edizione. Tra le altre novità, la linea di contemporary sportswear Adidas SLVR disegnata da Dirk Schönberger; il 'new deal' di Allegri con una collezione profondamente ispirata all’archivio storico dell’azienda che metterà al centro il capospalla e l'impermeabile; G-Star annuncia inoltre una nuova collezione ideata dal de-signer industriale Marc Newson e, in!ne, la presentazione della nuova collezione Gabriele Pasini, prodotta e realizzata in part-nership con il brand Lardini.Anche zona Tortona, a Milano, si rivitalizzerà con White (12-14 gennaio). L'appuntamento, come già accade da tre edizioni, va incontro alle esigenze attuali del mercato dando rilievo alle pre-collezioni donna anche durante la settimana della moda uomo di gennaio e giugno: una soluzione ideata con l’intenzione di soddisfare le esigenze di anticipo dei buyer e di far rimanere Milano un polo competitivo a livello internazionale.Saranno a disposizione degli espositori anche un team di stylist e fotogra! professionisti per selezionare e ritrarre i capi migl-iori da spingere promuovere sulla stampa internazionale. Os-piti d’eccezione a gennaio saranno Gianluca Capannolo, con un’installazione che racconterà l’escalation della sua ra#nata couture femminile, Fabio Quaranta, il giovane designer messo in luce da AltaRoma che torna a White con un evento speciale e Nigel Cabourn, protagonista, insieme al Lani!cio F.lli Cer-ruti, della rassegna 'La Tradizione, il Valore, il Bello', in scena in Tortona 27. La Camera Nazionale della Moda Italiana è in!ne la protago-nista della settimana della moda maschile di Milano, da sabato 12 gennaio a martedì 15 gennaio 2012. La kermesse ospita più di 100 s!late e presentazioni, richiamando in Italia oltre 1000 giornalisti italiani e stranieri e 10.000 buyer da tutto il mondo.

Asse Milano- Firenze. La moda corre ad alta velocità

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si andranno ad aggiungere ai 25 punti ven-dita già attivi nel Paese, e la Cina, dove sono programmati 10 nuovi punti vendita entro il 2013 dei quali i primi verranno inaugurati a breve a Quanzhou e Xhangzhou”.VENDERE IN TEMPI MODERNICome vendere anche in tempo di crisi? “Il complicato periodo socio economico che il mondo attraversa, impone alle aziende la necessità di trovare nuove modalità per vei-colare i propri messaggi – continua Coppo-la di Peuterey - Le aziende di moda hanno fatto propri nuovi canali di comunicazione, e sviluppato linguaggi più dinamici e so-!sticati. Nascono così progetti studiati ad hoc per il web che permettono di raccontare storie e veicolare emozioni sui diversi social network. Dopo Facebook e Twitter, oggi si comunica anche con Instagram e Pinterest, creando attraverso le immagini la brand awareness propria di un marchio globale, che condivide totalmente il proprio mondo con i suoi follower. Con Peuterey Aiguille Noire, in modo particolare, abbiamo rac-contato attraverso due fashion clip realizzati da due giovanissimi video maker italiani per il web, le capsule collection SS13 realizzate da Andrea Incontri e CO|TE”. Rimanen-do focalizzati su questi nuovi strumenti multimediali, che sempre più sostengono il mercato, di grande interesse è il nuovo progetto promosso da Diana Seclì, ovvero il Festival IUFF. “Il Festival IUFF ha lo sco-po di spronare e incrementare la di"usione della moda tramite la produzione video e di promuovere nuovi talenti nel settore favo-rendo l'internazionalizzazione. In termini sociologici cerca di indirizzare la tendenza divulgativa a livello virtuale dimostrando la rapidità dell'inoltro del messaggio da parte di coloro che sono nuovi del settore moda,

fotogra!a, design e styling ma che tuttavia mostreranno attraverso un nuovo concetto interpretativo del messaggio la moda nelle sue sfumature più sottili".RIMEDI LOW COSTIn questo scenario, la caccia a soluzioni che rispondano alla diminuzione delle capa-cità di spesa è aperta. Un dato fa ri$ettere in questo senso. McArthurGlen, uno dei soggetti chiave nel panorama degli outlet in Europa, ha registrato un incremento del 10% rispetto al 2011, con un fatturato che vola a 800 milioni di euro, sostenuto anche da un aumento delle presenze (+12%). Nel 2012 sono stati osservati comportamenti di acquisto in linea con il contesto macroeco-nomico italiano ed europeo. Sempre secon-do i risultati del sondaggio Ispo di cui sopra, emerge che anche gli uomini amano dedi-carsi allo shopping con una certa assiduità. Nel dettaglio, il 42% di essi (il valore per le donne sale al 49%) va per negozi una o più volte al mese. Questa suddivisione quasi paritetica tra uomini e donne trova riscontro immediato anche nei frequentatori degli outlet Neinver

in Italia. I centri italiani registrano che il 51% della loro clientela sono donne e 49% uomini. “Gli italiani sono sempre più alla ricerca della comodità, della qualità e del ri-sparmio, specie oggi che il prezzo conta più di ieri. E l'outlet è in grado di ben interpre-tare queste esigenze”.

SCENARIO FUTUROIl prodotto Italiano ha, secondo Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpa-olo, un ottimo posizionamento qualitativo che sosterrà le nostre imprese sui mercati emergenti. Che signi!ca? Da un lato, che ad andare meglio sono i prodotti di fascia alta, in quanto la quota italiana in questo comparto si attesta al 12,9% (il 4,9% fran-cese e il 2,9% spagnolo). Dall’altro, che le prospettive di mercato per la Moda di Alta Gamma si rivolgerà (previsione 2016) an-che ai nuovi mercati di India, Indonesia, Vietnam, Messico, Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Va da sé che maggiore è la presenza nei mercati extra-europei (che crescono), migliore è il tasso di crescita. I gruppi del lusso, che hanno nei merca-ti extra-europei una quota export elevata (59%), registrano performance ottime: un tasso di crescita del 5,9% e un ebitda (mar-gine operativo lordo) del 21,4%. Per contro, i gruppi non-lusso, che hanno una quota export bassa nei mercati extraeu-ropei (29%), registrano performance infe-riori sia nella crescita (+3,7%), che nell’ebi-tda (12,8%). Il mercato della moda maschile, nel suo complesso, continuerà comunque a cre-scere: nel periodo 2011-2014 registrerà un +9/+11%. La crescita maggiore proverrà dagli accessori in pelle (+17/+19% entro il 2014).

²La quotazione in borsa non è una questione di dimensioni o fatturato. Premia la notorietà del brand e l'appeal del contesto produttivo.

L'AD del brand di sportswear Etiqueta Negra (che fa parte del gruppo ber-gamasco Indas

Retail) spiega che "i mercati eu-ropei so"rono, ma in questi anni ci siamo ricavati delle nicchie che ancora ci danno soddisfa-zioni, come la Germania - dove il gruppo ha da poco aperto un negozio a Berlino - e la Fran-cia. Volgendo lo sguardo al di fuori del Vecchio Continente, nel 2013 ci focalizzeremo sul middle east. A questo prososito, abbiamo individuato dei part-ner di alto livello per sbarcare quest'anno negli Emirati Arabi e in Oman. La prima apertu-ra è stata proprio a Jeddah, in Arabia Saudita, con un negozio monomarca all’interno del Mall of Arabia. Il secondo punto in agenda è la Russia".

� siMoNa aBati

in Ue si salva la germania

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Trend16

PAOLONI

Must invernale:fek`elX�X�Zi\jZ\i\�cË`dgfikXeqX�[\ccX�

dX^c`\i`X#�XeZ_\�g\i�`�ZXg`jgXccX

Oggi è di#cile da credere, ma la maglieria è l’elemento che

è entrato più tardi nel guardaroba maschile. Fino al XIX secolo, solo i lavoratori manuali indossavano capi realizzati in maglia e, più tar-di, la sua adozione da parte delle classi agiate è stata legata alla dif-fusione degli sport. Persino nei decenni più recenti ha avuto un percorso di alti e bassi per imporre il suo status. Si sa, gli uo-mini tendono ad andare sul sicuro e ad a#darsi ai pezzi basici, pull a V e polo in maglia rasata da porta-re sotto la giacca e girocollo e dol-cevita nel tempo libero. Al tempo stesso però, molte delle icone dello stile maschile che si sono imposte dal dopoguerra ad oggi, avevano come tratto distintivo l’uso della maglieria come alternativa ad un abbigliamento più conservatore.

Si può cominciare dall’ultra citato Duca di Windsor, con i suoi pull a V in maglia jacquard, indossati sopra la cravatta, poi Clark Ga-ble, estimatore del dolcevita, Steve McQueen, che portava il girocol-lo sotto la giacca, per !nire con Ryan ‘O Neal, amante del tricot norvegese e David Beckham, la cui divisa è il girocollo in maglia inglese portato con una T-shirt sotto. La verità è che oggi la ma-glieria è quello che si vende di più nonostante la crsi. Del resto è il segmento sul quale c’è ancora mol-to da sperimentare. La tendenza delle ultime stagioni è stata infat-ti quella di arricchire l’o"erta con pezzi sempre più importanti, che possano in qualche caso sostituire il capospalla. Ne sono un esempio il blazer e la giacca in maglia, come quella a co-ste con tasche applicate e doppiata in alcantara proposta da Paoloni, da portare da sola o sotto il cap-potto. Si rifà invece allo sportswear il giaccone in maglia di lana con la fodera in jersey e applicazioni in pelle !rmato Gaudì.

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CAMPOMAggI LUMBeRJACK MOReSCHI

Quello che fa la di"erenza nell’impatto !nale di un accessorio è la ricercatezza dei dettagli.

Le proposte per la nuova stagione vanno tutte in questa direzione, dalla scelta di materiali preziosi, come il coccodrillo per le cinture colorate di Aral-di e i boots di ispirazione russa !rmati Moreschi, o come la vacchetta tinta in capo della borsa da we-ekend di Campomaggi, all’abbinamento di suede e tessuto tartan per i desert boots Lumberjack e i polacchini Clarks Originals.

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IL MARCHIO gABRIeLe PASINI, CHe NASCe dA UNA JOINt veNtURe CON LARdINI, eSASPeRA I CONCettI deLLA SARtORIA PARteNOPeA dA CUI PROvIeNe L’OMONIMO StILIStA. LA COLLezIONe PeR L’A/I 13/14 USA I teSSUtI CLASSICI deLLA dRAPPeRIA BIeLLeSe e INgLeSe e LI deCLINA NeI CANONICI tRe PezzI IN COLORI SCURI, NeLLe FIeLd JACKet, NeI CAPISPALLA e NeI CAPPOttI.

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PRevIeW AUtUNNO/INveRNO 2013-2014Casual Friday@�ZcXjj`Z`�[\c�k\dgf�c`Y\if�`em\ieXc\�j`�i`eefmXef#�d\jZfcXe[f�kiX[`q`fe\#�cljjf�\�g\i]fidXeZ\�_`$k\Z_%�J\eqX�[`d\ek`ZXi\�`�[\kkX^c`�[`�jk`c\%�Testo di GIULIANO DEIDDA

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Il contemporaneo stile country, porto sicu-ro per l’outerwear maschile della prossima stagione invernale, è il risultato di un mix sperimentale di tradizioni europee e nor-

damericane. Da un lato, ci sono i capi iconici e gli storici tessuti nobili, il fascino dei quali è rimasto immutato nei decenni, se non addirit-tura nei secoli. Dall’altro, c’è l’esigenza di rin-novamento, attraverso sperimentazioni sui ma-teriali, !nalizzate a migliori performance e ad interpretazioni stilistiche. La giacca sportiva, per esempio, uno dei capisaldi del guardaroba del gentleman di campagna, tradizionalmente realizzata in tweed o velluto, rinasce a nuova vita, in una versione dalle proporzioni ridimen-sionate, e declinata in diverse combinazioni di materiali. Aquarama utilizza il nuovo tessu-to brevettato HTTC (High Tech Tasmania Cloth), che unisce le preziose caratteristiche di morbidezza della pregiata lana all’impermea-bilità e alla resistenza. MCS We &e People, che ha nel suo DNA più le praterie americane che la campagna inglese, propone una versione patchwork della giacca, in panno di lana shet-land, con inserti in jersey e pelle e maniche im-bottite, abbinata a gilet in lana jacquard e jeans lavati. Massimo Rebecchi invece esalta il latodandy della giacca in velluto a coste, sovrappo-nendole un maxi cardigan in maglia e abbinan-dola a pantaloni bordeaux. Brooks!eld punta sull’eleganza classica della $anella trapuntatata, foderata in nylon antivento. E’ simile l’abbina-mento di materiali della !eld jacket reversibile !rmata Capobianco, da un lato nylon trapun-tato, dall’altro felpa, marchio di fabbrica della gri"e. Si rinnova in una direzione lussuosa anche l’iconico Arctic Parka !rmato Woolrich, che per l’autunno inverno 2013 è interpretato in diversi stili. La versione Loden è realizzata in Austria in collaborazione con Loden Stei-ner, il Loro Piana è in lana impermeabile Made in Italy, mentre il Shearling è in cotone idrore-pellente con interno in montone.

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Trend17

Negli Anni Novanta si è assistito ad una rivolu-zione della moda ma-schile, che si è sviluppata

in due direzioni. Da un lato c’è stata una tendenza al rigore, innanzitut-to nelle scelte cromatiche, sempre orientate verso la sobrietà di blu, nero e grigio, poi nella pulizia di linee e volumi, con una maggiore attenzione all’anatomia rispetto al passato. Dall’altro sono state rivalu-tate le !bre sintetiche e i materiali hi-tech, attraverso sperimentazioni e utilizzi inediti. L’eredità di quel periodo, anche se in apparenza sot-tovalutata, è stata fondamentale per lo stile degli ultimi quindici anni, e torna per il prossimo autunno in-verno nella versione più pura, anche se adattata al presente. Attenzione, però, understatement non è sinoni-mo di basic, è una scelta di sobrietà dal forte impatto, una tendenza tra-sversale che parte questa volta dal-lo sportswear. La nuova collezione 18CRR81 Cerruti sintetizza questo mood attraverso l’utilizzo massiccio del neoprene, per la costruzione di blazer, caban, cappotti e giubbini, impreziositi da invisibili dettagli in nappa. Inoltre, il colore domi-nante è, ovviamente, il nero. Herno, invece, per il capo principe della collezione capsule Laminar, si a#-da al blu, altro colore bandiera del nuovo minimalismo. Si tratta di un giaccone in maglia idroprepellen-te, realizato in collaborazione con Gore-Tex(R) e foderato in tessuto Windstopper. G-Star Raw propo-ne i due colori insieme, abbinando la pelle nera a giubbino senza ma-niche e cinque tasche in denim dal-la costruzione 3D. Anche i piumini sono coinvolti in questa necessità di pulizia e rigore, diventando sempre più leggeri e asciutti, e ispirandosi a modelli iconici del passato. Colmar Originals, per esempio, riedita uno dei suoi capisaldi in un nylon e"et-to denim, mentre K-Way propone il suo classico Jacques in versione reversibile, da un lato nylon nero, dall’altro jersey di cotone spalmato grigio.

SCARPe1�=8EK8J@8�8@�G@<;@

geOX MANAS

PRevIeW AUtUNNO/INveRNO 2013-2014Less is More Le�i`kfief�Xccf�jgfikjn\Xi�d`e`dXc`jkX6�J\dYi\i\YY\�[`�j�#�k\jjlk`�_`$k\Z_�i`^`[`�\�c`e\Xi`�j`�jgfjXef�Zfe�dX^c`X�\�[\e`d#�`e�lef�jk`c\�[fd`eXkf�[X`�Zfcfi`�jZli`%�Testo di GIULIANO DEIDDA

l'oPiNioNe

L’uomo fra streetwear e

casual urbano Testo di ILARIA PIZZOFERRATO

Responsabile Italia del Bureau de Style Groupe Carlin International

“La moda è un !ume che scorre paral-lelo alla storia del mondo”. Con queste semplici parole Mariagrazia Longhi, la straordinaria donna che ha fatto nas-cere in me la passione per i libri ten-denza mi spiegava come leggere tutti i fenomeni di moda. E a tutt’oggi, dopo quasi 10 anni di osservazione da dietro le quinte di questo a"ascinante “spet-tacolo”, è ancora questa la de!nizione che per me rappresenta al meglio la vera essenza della Moda. Non c’è Trend, oggetto simbolo, fenomeno di massa o cambiamento di gusto che non sia strettamente legato alle vice-nde economiche, politiche e culturali della società. Non deve dunque sor-prenderci il fatto che l’unica risposta possibile delle aziende del fashion all’apparentemente interminabile crisi economica sia una costante e attenta ricerca di qualità e autenticità. Due concetti fondamentali che, per noi di Groupe Carlin, saranno il vero e unico sostegno creativo delle prossime collezioni Autunno/Inverno 2013-2014. D’altra parte, in un momento di totale assenza di certezze e di basi stabili, ci si rifugia sempre nella storia, in un passato fatto di oggetti e atmos-fere familiari e rassicuranti. E’ il mer-cato stesso che lo chiede alle aziende, avvicinandosi ai consumi con un nuovo atteggiamento più responsabile e consapevole che non ammette colpi di testa o acquisti d’impulso sull’onda di quella bulimia da possesso che ha caratteriz-zato le stagioni passate.L’industria maschile del fash-ion sarà la prima a fare i conti con i consumatori e per le prossime collezioni Au-tunno/Inverno 2 0 1 3 - 2 0 1 4 spingerà il ritorno all’autenticità at-traverso la creazione di un guardaroba retro-chic; di cui l’esempio più evidente sarà il quasi totale abbandono del jeans delavé a favore del denim grezzo, non trattato, originale, appunto. Troverà l’equilibrio perfetto del look rispolv-erando quei capisaldi del guardaroba maschile che più che inseguire “la moda a tutti i costi” sono da sempre capaci di raccontare una storia vera: il parka, i chinos, il bomber. (pensiamo a marchi come Barbour, Avirex, Wool-rich, Canada Goose). Anche le !niture dei capi dovranno essere più curate e la qualità dei materiali sarà decisamente più alta che in passato; non c’è più futuro senza qualità. Quali saranno, dunque, i pezzi chiave e i dettagli più fashion della moda maschile?Il bomber in versione cittadina, il piu-mino di $anella con un mix di mate-riali tecnici, nuovi parka, le calze con una vestibilità molto più ampia, sciolta, morbida, il ritorno delle pinces, i chi-nos sempre più confortevoli, maglie-ria fatta di piccoli pezzi sovrapposti, maglie grosse, tricot lavorati a treccia e gilet (per i consumatori più giovani) tra gli accessori senza dubbio il pap-illon e il cappello. Nelle nostre antici-pazioni di tendenza l’uomo più trendy si posizionerà all’incrocio tra streetwear e casual urbano; a"onderà le sue radici in una versione addolcita di quei movi-menti di contestazione nati negli anni ’90 (pensiamo alla Street Art), in una sorta di nuovo grunge romantico.

²La moda torna all'autenticità

vOILe BLANCHe LOttO LeggeNdA

FOCUS: BORN IN tHe USA

IL PezzO PIù ICONICO dI CARHARtt tORNA QUeStA StAgIONe IN NUOvI COLORI. SI tRAttA deL CHORe COAt, LA gIACCA IN COtONe PeSANte, LA CUI PRIMA APPARIzIONe RISALe AL 1923, tIPICA deLLA WORKINg CLASS AMeRICANA. Le SUe CARAtteRIStICHe PRINCIPALe SONO IL COMFORt e LA ReSISteNzA, gRAzIe AL COLLO IN veLLUtO e ALLe CUCItURe tRIPLe.

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1. MARINA yACHtINg2. g-StAR RAW

3. COLMAR ORIgINALS4. HeRNO LAMINAR

5. AvIReX6. K-WAy

7. SWISS CHRISS

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(3)(4)(5)

(7) (6)

Sono due le tendenze fondamentali per quanto riguarda le sneakers nella prossima stagione,

entrambe dal sapore vintage. C’è la conferma dei modelli di ispirazione basket, in versione luxury, come quelle foderate in shearling di Converse, o e"etto usato, in vitello lucido e suede !rmate D.A.T.E.. C’è poi una riscoperta dei modelli da corsa, come le Tokyo di Lotto Leggenda, riedizio-ne di un modello degli Anni Ottanta, o le sneakers !rmate Manas realizzate in un patchwork di sue-de, vitello e nylon.

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Trend18

Una camicia per ogni occasione

In un momento in cui molte grif-fe fanno marcia indietro, CIT

investe su Bagutta, marchio sim-bolo del pret-à-porter al maschile e presenta al Pitti Uomo un total look, sotto la direzione creativa di Angelo Figus. Ne abbiamo appro-!ttato per fargli qualche domanda e saperne di più in anteprima.Come hai rapportato il tuo background internazionale con la tradizione di un marchio stori-co del Made in Italy?C’è stato molto feeling da subi-to e abbiamo iniziato insieme un percorso a 360 gradi. Il mio com-pito è saper ascoltare le esigenze dell’azienda e mettere lo stile al loro servizio. Viceversa, un’azien-da deve sapersi mettere al servizio dello stile. Lo scopo è quello di creare una sinergia perfetta tra il prodotto, la distribuzione e la co-municazione.

Come è strutturata la collezione?Si tratta di un total look, creato ad hoc intorno alle camicie che, na-turalmente, costituiscono l’80 per cento della collezione. Il mondo Bagutta è stato suddiviso in quat-tro etichette di colore diverso, alle quali corrispondono altrettanti mondi o, momenti d’uso, diversi, Opera, legato alla sera, Design, ovvero la quotidianità d’impatto, Dynamic, un universo sportivo di ispirazione country, e Classico, il mondo più elegante e formale. Quali sono secondo te i pezzi che rappresentano meglio ognuno di questi mondi, o comunque quelli dei quali sei più orgoglioso?Parlerei naturalmente di camicie, posso citarne una per linea. La mia preferita di Opera è un mo-dello d’ispirazione ottocentesca, con davanti un plastron a righe e la schiena realizzata in un tessuto diverso, una tela “povera”. Anche per Design citerei una camicia rea-lizzata con una tecnica patchwork, assemblando pezzi di colori diver-si, e trattata con un lavaggio am-morbidente che le dà un aspetto vissuto. Abbiamo giocato molto con assemblaggi inediti, e con pesi diversi, anche nel Classico, appli-cando un caneté su una camicia in popeline leggero. Per Dynamic, in!ne, parlerei di un modello in $anella tartan con inserti in nylon e bottoni in corno, ispirata all’ou-tdoor.

dettAgLI PeRFettI e RIgOROSI

BRUNO MAgLI SeRAPIAN HeNdeRSON

Hanno linee regolari e classiche, ma sono tutti ca-ratterizzati da dettagli che li rendono inconfondi-

bili, gli accessori di lusso per il prossimo autunno inver-no. Il cappello in feltro rasato di Borsalino “osa” la tripla banda in denim, mentre la ventiquattrore di Serapian in vitello francese nasconde gli interni in cashmere. Le francesine in vitello spazzolato !rmate Bruno Magli hanno la punta spugnata, quelle di Castori sono invece realizzate in alligatore blu.

FOCUS BeRWICH:�8CC$FM<I�GI@EK

PeR UN tOCCO dANdy A QUALSIASI tIPO dI LOOK. I NUOvI PANtALONI FLAt FRONt IN COtONe eLAStICIzzAtO, CON tASCHe ALLA FRANCeSe, PROPOStI dA BeRWICH SONO deCORAtI dA UNA MICRO StAMPA PAISLey tONO SU tONO

CAStORI

1. CARUSO2. BURBeRRy PRORSUM3. CAMO4. ALLegRI5. CARReL6. XACUS7. etON

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PRevIeW AUtUNNO/INveRNO 2013 - 2014Osare, con discrezioneCËXYY`^c`Xd\ekf�]fidXc\�Zfek`elX�X[�\jgcfiXi\�elfm\�gfk\eq`Xc`k~#�Xkk`e^\e[f�[XccX�kiX[`q`fe\�

`kXc`XeX#�[Xcc\�le`]fid`#�\�XeZ_\�[XccX�df[X�`e�j\ejf�jki\kkf% Testo di GIULIANO DEIDDA

(6)

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ANgeLO FIgUS

BAgUttA

Una cosa è certa: l’abbigliamento for-male ormai non è solo sinonimo di classico o tradizionale. Per lo meno, non nel senso restrittivo del termi-

ne. La tradizione, nel senso di know-how nella manifattura e progettazione dei capi e nella scelta dei tessuti è sempre fondamenta-le, quello che di stagione in stagione cambia, è il senso dello stile, sempre più individuale e teso ad inglobare elementi che non fanno parte storicamente di questo mondo. Come dice lo slogan che sarà promosso dalla gri"e Caruso durante Pitti e Milano Uomo, attraverso una manifestazione paci!ca, “In menswear do as the Italians do” (nell’abbigliamento maschile, fate come gli italiani). L’idea è quella di difen-dere il Made in Italy e il gusto nostrano per quanto riguarda questo settore. Non c’è da me-ravigliarsi che a promuovere l’iniziativa sia la gri"e emiliana, che ha saputo coniugare la tra-dizione della sartorialità con delle proposte sti-listiche contemporanee, creando ogni stagione dei guardaroba completi, non delle collezioni. Per la prossima stagione Caruso propone un cappotto in casentino arancione, sopra un abi-to doppio petto in lana e cashmere principe di Galles, abbinato a camicia a righe e cravatta in maglia a pois. Il messaggio è molto semplice, il bel vestire deve essere un piacere e un esercizio di gusto, per cui val la pena anche infrangere qualche regola. Lo sa bene anche Christopher Bailey, che per la pre-collezione invernale fa spuntare camicie dalle micro stampe a cuore sotto impeccabili cappotti in panno navy. Se il capospalla dev’essere rigoroso, infatti, come per esempio il cappotto doppio petto in lana spi-nata d’ispirazione militare !rmato Dekker, o il trench in cashmere fumo di Londra di Allegri, si può e si deve invece giocare con camicie e accessori. Eton propone il popeline a quadretti sotto abito grigio e cravatta paisley, Xacus una micro stampa geometrica, mentre Càrrel punta sulle righe colorate su base celeste.

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

ADV EN uomo 2013 unico 249x374 Fashion Illustrated IT.indd 1 20/12/12 16:37

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Trend20

Lino d'invernoChi lo dice che il lino si indossa solo d’estate? È

una !bra cava dalle grandi proprietà termore-golatrici, adatta a mantenere il corpo fresco d’estate e soprattutto caldo d’inverno. Grazie a queste sue qualità isolanti il lino sta diventando di tendenza anche nelle stagioni fredde non solo per la donna. Il suo impiego nell’abbigliamento invernale maschile è particolarmente interessante in quanto, grazie alle mischie con !bre nobili o"re la possibilità di otte-nere un tessuto che mantenga le caratteristiche delle diverse !bre. Per il prossimo AI 2013/14 Ornella Bignami, del Linen Dream Lab di Milano, prevede ra#nati e"etti mélange e screziature create dalle di-verse composizioni come lino-cashmere, lino-alpaca, lino-mohair, che donano grande confort e calore al corpo. Il CELC Masters of Linen, il centro di ricerca sul lino che ha sede a Parigi, delinea il !lo conduttore per il prossimo inverno con il concetto di “Nature for Stability”: atmosfere calde, dalle in$uenze organiche e naturali. La gamma colore infonde serenità grazie ai colori del legno, carta, cuoio e mattone, tutti toni ispirati alla natura. V.S.

Lusso al tattoCon l’aria di austerity che si re-

spira e che si pensa si respire-rà ancora di più il prossimo anno, anche l’abbigliamento uomo si adegua. Il look si fa più informale, meno appariscente senza però ri-nunciare al lusso, che diventa qual-cosa di più ra#nato, senza osten-tazione e viene espresso tramite l’uso di tessuti pregiati. Un lusso che si percepisce al tatto e rende pregiato un capo informale come una giacca destrutturata. Upper casual è lo stile che impera già da un paio di stagioni e si presta a continuare a essere il main stream per la prossima stagione invernale a/i 13-14.

Dunque un lusso stemperato, con-fortevole di grande ra#natezza nei materiali, come il cashmere. Le giacche sono destrutturate e devo-no farsi passe-partout per tutte le occasioni, e da portare dalla mat-tina !no alla sera. L’uomo sicuro di sé e più colto predilige gli spez-zati per un look personalizzato. Rivela Roberto Bollo, designer di tessuti dell’azienda biellese Vitale Barberis Canonico: “Sicu-ramente si osserverà nella prossi-ma stagione un grande ritorno alle $anelle nei toni dei verdi militari e scuri e in tutte le tonalità di grigio. Molto richieste sia da designer ita-liani e non, saranno le protagoni-ste delle !ere invernali. Non si può negare infatti che i tessuti Made in Italy abbiano un forte appeal sugli stilisti e i buyer stranieri. Uno dei prodotti che abbiamo campionato di più è la nostra “Original Wollen Flannel”, e molti dei nostri clienti che parteciperanno alla prossima edizione di Pitti la proporranno, grazie all’altissima qualità e in-novazione, anche per capi molto “stressati” come i pantaloni.” V.S.

Una mano perfettaC\�elfm\�k\e[\eq\�X&`�(*$(+�m`jk\�[X�Z_`�`�k\jjlk`�c`�gif[lZ\1�kfe`�fgXZ_`�\�[`j\^e`�ki`[`d\ej`feXc`�

j\eqX�[`d\ek`ZXi\�c�`eefmXq`fe\�Testo di VIRGINIA SIMONI

Le !ere e le s!late sono un importante momento di veri!ca e di test non solo per le linee, i dettagli

e lo stile della stagione che verrà, ma anche per i tessuti e i materiali utilizzati. Dunque cosa vedremo a Pitti e nelle altre !ere di setto-re? La risposta che viene dai più importanti produttori di tessuti Made in Italy sembra essere uni-voca: archiviati gli abiti formali dai tessuti piatti e lucidi, trionferanno invece super!ci opache e tridi-mensionali di grande pregio. Davide Tricerri, Sales Manager del Lani"cio Fratelli Tallia di Del"-no, l'azienda biellese che produce il prodotto più lussuoso del Grup-po Marzotto, è sicuro riguardo alle previsioni: “Negli stand di Pitti si esporranno abiti follati dall'aspet-to saxony (di genoma inglese) ma con mano molto leggera e so#ce tipica dei tessuti italiani. I disegni della giacca saranno sobri, micro e abbinati a blend nobili (lana-seta, lana-cashmere o puro cashmere) e la mano di lusso, come ogni gen-tleman sa, dovrà essere tassativa-mente sciolta e dolce. La !nezza del cashmere sicura-mente aiuta, ma sono i lunghi !nissaggi che danno il tocco pie-no. Saranno molto presenti i capi sfoderati con tessuti double face a fantasie contenute, o giacche in stile uppercasual con tessuti più classici. Tornerà a scaldare i si-gnori di tutto il mondo il cappotto 3/4.”Per Successori Reda le collezioni AI 2013/14 si riducono a un con-cetto: l'osmosi, ovvero una conta-minazione assoluta che passa tra la neutralità dei colori e delle !bre. Blu e burgundy si contaminano col vinaccia !no al rosa cipria pas-sando per il rosso magenta e cre-ando delle basi che permettano di giocare con gli accessori per una resa più unica e personale. I marroni vengono in$uenzati dai blu petrolio per "deformalizzare" un'immagine classica, mentre i disegni danno vita a gra!e check e madras. Secondo Reda vedremo anche soluzioni molto innovative in tema di tessuti, stando al suc-cesso ottenuto dal loro prodotto Active, 100% lana merino, tra-spirante e termoregolatore, che rifugge lo stress dato dall'utilizzo

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prolungato grazie a un mix di innovazione e tecno-logie di !nissaggio e una !bra unica da 17.35 micron di diametro.Il Lani"cio F.lli Cerruti dal 1881 ha arricchito la fa-miglia Parcour, da sempre contraddistinta da qualità più tecniche, con tessuti per abiti e giacche più for-mali: fantasie più ricercate e con una nuova serie di disegni sartoriali, confermano la tendenza generale verso un casual "di lusso". I nuovi tweed presentano una gamma ricca e sfarzo-sa, da quelli sobri creati da !lati petit bouclé ai vivaci e molteplici quadretti che giocano tra opacità e lu-centezza. Filati di garza a trama sale e pepe creano nel tweed l’e"etto lavorato a maglia.Anche secondo Angelico la tendenza dominante per

la stagione FW 2013-14, predilige un look casual-ricercato, con spezzati, giacche lavate in capo dalla mano sciolta e giacche destrutturate. Anche i panta-loni saranno casual, con tessuti lavati o arricchiti da particolari !nissaggi e colori; microdisegni, tweed e falsi uniti sono i motivi prevalenti rispetto ai dise-gni più vivaci. “Gli stilisti che hanno scelto i nostri prodotti” -a"ermano dalla storica azienda biellese - “hanno preferito i tessuti più performanti come i natural stretch e i blazer morbidi, adatti alle giacche-camicia sfoderate. Sono stati accolti benissimo anche gli articoli pre-mium della nostra collezione, come i lana cashmere e la nuova gamma  Platinum composta da seleziona-tissimi super 140’s e 160’s.”

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Ideazione22

Durante l’ultima Fashion Night Out londinese di Vogue, l’oggetto che ha fatto accorrere cen-tinaia di fashion victim in Mount View non era una promozione esclusiva ma un’esperienza in-

terattiva. Net-à-porter, l’online retailer del luxury fashion aveva installato una speciale vetrina in vinile sulla quale erano riprodotti abiti e accessori moda commercializzati sul proprio sito. Scaricando l’applicazione Shop window e inquadrando uno degli articoli con il proprio smartphone, la cliente poteva visualizzarlo in Realtà Aumentata e ac-cedere direttamente allo shop on line. In un paio di click l’acquisto era fatto. Shop Window è uno dei più recenti esempi di valoriz-zazione dell’interazione tra utente e brand grazie all’uso della Realtà Aumentata. Un caso non isolato se si pensa che anche ANCI Associazione Nazionale Calzaturieri Ita-liani ha realizzato un’ applicazione simile o aziende come Hugo Boss hanno introdotto sistemi di realtà aumenta-ta all’interno dei loro nuovi negozi di Londra e Pechino per favorire l’engagement della clientela e l’arricchimento dell’esperienza d’acquisto. La sovrapposizione tra reale a digitale rappresenta dunque una nuova frontiera della co-municazione. Molto più di una soluzione one-shot da usa-re come gadget o divertissement con l’unico scopo di gene-rare il classico e"etto wow, bensì un vero e proprio canale di comunicazione capace di avvicinare i prodotti all’utente,

facilitando la presenza del brand nelle occasioni di acquisto o nelle situazioni di vita quotidiana del potenziale cliente. Dunque la realtà aumentata non è mai stata così concreta. E per una tecnologia che si fonda in buona parte sull’uso di device mobili le ottime previsioni di di"usione di smar-tphone e tablet per i prossimi anni lasciano intravedere un roseo futuro in questa direzione. Proprio dall’Italia viene lanciata in questi giorni la s!da ai grandi player interna-zionali che dominano il mercato. Seac02 digital craft house che ha sede a Torino ha appena reso disponibile in maniera gratuita su Apple App Store, AR-Code, un’applicazione che consente di rendere l’uso della Realtà Aumentata una modalità quotidiana di accesso a informazioni, promo-zioni e servizi. Grazie alla possibilità di riconoscere nu-merosi supporti, da quelli cartacei ai prodotti, dai quadri agli edi!ci AR-Code nasce con l’obiettivo di proporre agli utenti una libreria di contenuti multimediali, accessibili on Demand, che appaiono in realtà aumentata sul proprio device in prossimità del supporto ogni volta l’utente lo ri-chiede. Esempli!cativo in questo senso è Cinematografo.it, il servizio disponibile su AR-Code e realizzato in colla-borazione con l’omonimo portale gestito dalla Fondazione Ente dello Spettacolo che consente di visualizzare in realtà aumentata trailer, sinossi e recensione di un !lm in uscita al cinema inquadrandone la locandina - sia che si tratti di quella presente nel foyer o di quella trovata sfogliando il

giornale o del !le dell’immagine aperto sul proprio pc.La realtà aumentata è pronta a svincolarsi dunque dai li-miti spazio – temporali dell’installazione, del kiosk o della copertina del settimanale di turno per diventare un canale di comunicazione sempre più accessibile che facilita l’in-contro tra prodotto e utente, in cui quest’ultimo può gesti-re l’interazione in tempo reale e nel momento stesso in cui interviene l’interesse. Passa da qui il futuro? E’ ovvio che gli sviluppi socio-tecnologici che la realtà aumentata mette in campo sollecitano una revisione creativa dell’idea stessa di marketing e branding, che include sia il nuovo ruolo dei consumatori come coproduttori delle comunità sia un’idea di mercato come pluralità di luoghi di esperienza e dunque di racconti di marca.Eppure la possibilità di valorizzare gli ambienti sociali, gli spazi pubblici e quelli domestici anche attraverso l’acces-so a servizi di carattere informativo basati sulla realtà au-mentata e fondati sulla centralità dell’utente rappresenta un bacino di opportunità non solo per i brand ma anche per enti e istituzioni. La riscoperta del luogo più o meno “aumentato” e delle nuove modalità di connessione condi-ziona il valore aggiunto di un contenuto (sia esso riferito a un prodotto o a un edi!cio storico o a un u#cio pubbli-co) e lo trasforma in risorsa accessibile in maniera capillare grazie alla disponibilità sempre più ampia e allargata dei dispositivi mobili.

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Augmented Reality

In questo numero di Fashion Illustrated i servizi redazionali sonointerattivi e multimediali.

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scAricA l’applicazione ar-code su apple app store e inquadra con l’iPhone.

inQUAdrAinquadra con il device a dispo-sizione l' immagine stampata o il gif[fkkf�Ôj`Zf�Z_\�k`�`ek\i\jjX%

scAnsionA il supporto tramite ar-code reader e scarica il contenuto associato in pochi secondi.

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1 2 3 4COME FARE A

VEDERLI?

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Page 24: #18 Fashion Illustrated

Ideazione24

Dopo vent’anni di forte delocalizzazione, nei quali molte aziende del lusso hanno rinunciato a priori a detenere in-

house il controllo dei processi produttivi a favore di marginali-tà crescenti, ci si accorge che è quantomai necessario riportare il focus sull'iter di realizzazione del made in Italy. Il concetto di value for money era forse minato, e il rischio incombente era quello che i clienti non fossero più tanto convinti che quel lusso fosse degno di tale nome. Fino a che punto ha quindi senso rinunciare al controllo dei processi produttivi? Si rico-mincia a ri$ettere sul lavoro manuale e sull’'intelligenza nelle mani' (questo il titolo di un recente volume di Poltrona Frau); considerato che su più fronti, ed in modo trasversale, tale di-namica è divenuta un'ancora di salvezza senza precedenti. Tra le aziende, "Lubiam, a di"erenza di molti che hanno scelto di esternalizzare completamente la produzione, ha mantenuto il sito produttivo originario, che negli anni si è arricchito di stru-menti sempre più all’avanguardia, e dell’esperienza e professio-nalità di personale altamente quali!cato - dichiara Giovanni Bianchi, direttore dell'u#cio stile di Lubiam -. Nei nostri la-boratori, il processo di creazione dei capi si svolge dall’inizio alla !ne, coniugando una sapiente tradizione centenaria con l'innovazione e la ricerca continua". Come sostiene Stefano Micelli, autore del libro 'il futuro arti-giano', per uscire da questa situazione di crisi, occorre puntare su un nuovo sistema semi-artigianale, una rinnovata intesa tra industriale e artigianale, per dar vita ad nuova industria.

Questa commistione si concretizza ad esempio nel brand di calzature a.testoni, il quale "ha elaborato un preciso modello produttivo, che preserva la manualità, gli skills e le capacità artigianali; ma li inserisce in un contesto produttivo che non è quello della bottega, ma di una vera e propria fabbrica - rac-conta Bruno Fantechi, AD del brand -. In tutte le fasi della costruzione di una scarpa (taglio pellami, realizzazione della tomaia in tutti i suoi dettagli, cucitura della suola, !nissaggi) prevale costantemente l’apporto manuale, l’artigianalità. Dal punto di vista della produzione, si crea quindi valore aggiun-to nel processo costruttivo, nella selezione dei materiali, nelle capacità di ingegnerizzazione del prodotto". Anche nel settore parallelo delle cravatte, "la produzione seriale ha sempre un

intervento manuale - racconta Andrea Regaglia, dell'azienda di cravatte Gierre Milano durante un trunk show dedicato alsu misura presso il negozio Brian&Barry di Milano-. L'unico passaggio non manuale è l'unione dei tre pezzi (pala, tassello e codino) e la foderatura; ma la piegatura e la cucitura della cra-vatta è fatta a mano. La di"erenza rispetto a quelle industriali si vede: nella scelta dei materiali, nel taglio e nelle ri!niture interne". Andando per un attimo oltreoceano, con riferimento alle di#coltà economiche americane, il pluripremiato scrittore &omas L. Friedman, in un articolo dal titolo Average is Over, a"erma che "per rilanciare la qualità del lavoro è importan-te che i lavoratori si ripensino come artigiani": la salvezza sta quindi nel riscoprire un approccio artigiano, non tanto nell'es-sere degli artigiani. Corrado Masini, brand manager del marchio californiano di jeans Citizens of Humanity, racconta che "il modello del brand è industriale, ma artigianale al tempo stesso. Pro-duciamo ogni anno 1 milione di pezzi, grazie a 400 persone che cuciono e 60 nel reparto lavanderia. Pensando ad un tale quantitativo, è evidente che l'organizzazione è di tipo seria-le, ma lo spirito è artigianale: fare un prodotto eccellente con il supporto delle macchine e delle tecnologie. E' molto im-portante anche la fase di comunicazione di tale dinamica. A questo proposito, per ogni collezione, inviamo ai punti vendita una training guide con tutte le informazioni dettagliate sulla collezione e sul processo produttivo".

A sinistra uno dei momenti della produzione Citiziens of Humanity. A destra lo stabilimento produttivo Lubiam

LA SFIDA DEL SEMI!INDUSTRIALE ;Xc�gif[fkkf�jkXe[Xi[`qqXkf�XccX�i`jZfg\ikX�[\c�mXcfi\�Xik`^`Xef%�CËXckf�[`�^XddX�i`Z\iZX�leX�elfmX�[`d\ej`fe\�gif[lkk`mX

Testo di MARCO MAGALINI

A.teStONI gIeRRe MILANO

Dal fashion all'heritage. Se l'azienda del passato, guidata da Tom Ford e Domeni-

co De Sole, è stata un punto di riferimento nel mondo della moda, la Gucci di oggi, guidata da Frida Giannini e Patrizio Di Marco, vuole sancire il valore di storia e territorio: dal fashion all'heritage. Si cerca di valorizzare il savoir faire di migliaia di artigiani che lavorano nella mai-son !orentina, orientando però il loro fare verso l'innovazione e il cambiamento. Nessun culto dell'artigiano nostalgico, ma la consapevolezza

che queste maestranze, indispensabili, devono necessariamente combinarsi alla serialità dei processi produttivi. I laboratori artigianali più dinamici e quali!ca-ti ricevono un sostegno !nanziario diretto dal brand, come è accaduto nel caso della joint ven-ture con uno stabilimento di Scandicci, labora-torio artigiano fornitore conto terzi dal 1973. Dopo l'entrata in Gucci, gli stabilimenti sono diventati due, il numero di dipendenti è salito ad un centinaio ed è aumentato sensibilmen-

te l'investimento in tecnologia. La premura di di"ondere il messaggio che anche nel seriale è forte la componente manuale ha portato il brand a concepire campagne pubblicitarie ad hoc e, di recente, a organizzare degli artisan corner itineranti all'interno delle boutique, da Roma a New York. Non solo un contenuto di appeal per le campagne mediatiche, ma anche una risposta concreta all'esigenza di far sapere ai propri clienti che l'acquisto vale 'la pena' eco-nomica. M.M.

Gucci racconta i prodotti con gli Artisan Corner

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

“Filati Pregiati”

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Ideazione26

Biscuit&BallIl nome del brand, nato a Londra e poi fondato a Verona nel 2010 da

Filippo Guerra e Francesco Damoli, è ispirato alla canzone dei Whi-te Stripes “Ball & Biscuit”, che esprime un interessante contrasto tra immagini e parole. Il progetto nasce per mixare insieme diverse culture apparentemente distanti l’una dall’altra, creando una valida alternativa ai brand più conosciuti e commerciali.

Core Sine Labe Doli

In poco più di due anni i pugliesi Luigi Arbore e Massimo Mazzilli, hanno creato il marchio Core Sine Labe Doli, che è il motto del loro

paese di origine Corato e signi!ca “Cuore senza macchia di tradimen-to”. Con il loro brand stanno riportando in auge l’accessorio maschile per eccellenza: il papillon, ma creato con un materiale inedito, la cera-mica. Declinato in tantissime varianti che giocano con i contrasti tra ceramica e tessuti come seta, lana e paglia, i farfallini di Core Sine Labe Doli stanno spopolando sia nei guardaroba maschili che femminili.

HollohGiuseppe Monaco, italiano di nascita e parigino d’adozione, dopo

aver collaborato con diverse maison francesi come Celine, Paco Rabanne e Christian Lacroix assume la Direzione Commerciale e Marketing di Ittierre. Queste esperienze segnano una svolta decisiva nel suo percorso pro-fessionale e nel 2009 debutta con il progetto creativo di Holloh. La collezione nasce da una esigenza di portare sul mercato un’o"erta per la clientela maschile più ra#nata. Holloh è una collezione innovati-va concentrata sulla continua ricerca d’eccellenza nel menswear e nella Couture-a-Porter.

Hyun YeuFra i !nalisti dei Dutch Fashion Awards 2012, il coreano Hyun Yeu

ha vinto il Dutch Fashion Incubator Award con la collezione uomo, votata da una giuria internazionale. Già espositore a Pitti nelle due pas-sate edizioni, lo stilista per l’a/i 2013/14 punta sul tema dei “cloni”: una sola silhouette dai volumi arrotondati, declinata in di"erenti tipologie, dal trench al peacot al bomber, e in materiali diversi, mescolando neo-prene, lana e tessuto felpato con stampe e"etto knitwear. La collezione è prodotta in Corea utilizzando tessuti sia italiani sia giapponesi.

Kay KwokNato a Hong Kong, Kwok Tsz Fung oggi vive e lavora a Londra. Si

è sempre rifatto all’arte e al design creando collezioni ispirate a Elisabetta I, alla Terra e alla sua natura e a Eva, la prima donna del mon-do. Nel 2012 ha vinto il Mittelmoda Fashion Award 2012, ed è stato nominato uno dei Top 15 designer dal gruppo WGSN. Le sue creazioni sono un inno all’avanguardia artistica e al continuo apprendimento del design in ogni suo aspetto.

Xander Zhou

Classe 1982, Xander Zhou è uno dei più promettenti designer men-swear cinesi. Dopo aver studiato disegno industriale in Cina e poi

moda al Den Haag Fashion Institute in Olanda e dopo aver lavorato con il designer olandese Jeroen Van Tuyl, torna a Pechino e nel 2007 crea il sua linea. Nel 2012 ha s!lato per la prima volta durante la Lon-don Fashion Week con le collezioni e durante l’evento di Milano Unica a Shanghai.

AVANGUARDIA MASCHILE @�[\j`^e\i�\d\i^\ek`�[\c�d\ejn\Xi�Zi\[fef�`e�le�lfdf�elfmf#�]lfi`�[X^c`�jZ_\d`�ZcXjj`Z`#�Z_\�

gfjjX�jg\i`d\ekXi\�Zfe�mfcld`�Xiifkfe[Xk`�\�XZZ\jjfi`�i`m`j`kXk`�e\`�dXk\i`Xc`%� Testo di VIRGINIA SIMONI

Il mestiere di"cile di fare

scouting

Le realtà che in Italia so"rono di più in questo momento, facendo

da specchio alla crisi, sono i negozi del menswear. In particolare, i multibrand accusano una $essione del business di circa il 25-30% che colpisce sia il segmento classico sia quello fashion, dallo sport-swear alla jeanseria. Le motivazioni sono molteplici e non solo da ricercare nella situazione eco-nomica del momento.Infatti, la crisi dell’ultimo anno ha solo velocizzato e abbreviato i tempi per arrivare al quasi collasso nei nego-zi. Il $usso dei consumatori è calato, la corsa alle occasioni e al ribasso dei prezzi è all’ordine del giorno. I dati sell-out di questa stagione a/i sono al di sotto di ogni aspettativa più nera. Un grande problema è legato alla mancanza di ricambio generazio-nale nei negozi, ovvero la quasi totale assenza di giovani ragazzi con corag-gio, gusto e idee nuove per i punti vendita. Quando abbiamo a che fare con la nuova generazione, con i !gli dei nostri clienti, notiamo che sono già saturi (forse la Fornero un po’ di ragione ce l’ha). Seguono le impronte dei padri senza dare spazio a nuove idee, senza spirito di innovazione, sempre legati a marchi e prodotti facili che vanno e andranno sempre. Mi impressionano invece i ragazzi scandinavi, inglesi o americani, belgi o francesi che ci visi-tano durante il Pitti. Cercano cose belle, storie vere, non te-mono il prezzo, han-no le idee chiare e sanno rinnovarsi sta-gione dopo stagione. E’ questa la genera-zione che oggi gesti-sce gli on-line stores più a"ascinanti ed emozionanti a livello mondiale, altra realtà che colpisce fortemente il nostro retail. Il consumatore italia-no non esce purtroppo dagli schemi, rimane legato ai grandi marchi, alle gri"e commerciali, ai capi che vede indossati dagli altri. Manca di fantasia e di estrosità. Se osserviamo la gen-te per la strada sembra siano tutti in uniforme. Ci vorrebbero allora nego-zianti o commessi che con passione e fantasia riescano a creare un’emo-zione ed interesse intorno a un nuovo prodotto, a un marchio nuovo. I nostri negozi sono uniformi e piatti…e poi ci lamentiamo! Girando il mondo, quello vero, quello virtuale di internet e dei social, ci ac-corgiamo che si è creato un universo di marchi vecchi e riscoperti, nuovi e moderni che compaiono su tutti i blog, nei negozi on-line o nei nego-zi reali più belli del mondo, creando un menswear nuovo e rivisitato che è proprio quello che manca da noi. Marchi di successo globale come Engineered Garments, vari prodotti come il denim rigido di ispirazione giapponese, scarpe tipo boots dei vari marchi americani che stanno inva-dendo il resto del mondo, in Italia sono inesistenti. Fare ricerca e scouting per chi ha sempre cercato proposte nuove è di-ventato quasi ridicolo e impossibile, i negozianti italiani sono alla ricerca del prezzo basso, del prodotto facile pub-blicizzato o della gri"e importante che garantisce un sell out più veloce e più che altro marchi e prodotti che almeno nel periodo dei saldi esco-no dai negozi perchè il consumatore vuole fare l'a"are!

Testo di: GIANNI KLEMERA fondatore di Fattore k

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Produzione28Produzione28

Il primo importante momento dalla nascita della Forall negli anni Settanta è stato il lancio del marchio Pal Zileri nel 1980, quando i soci hanno ritenuto fosse giunto il momento di fare un salto di qualità e a"er-

marsi con un marchio che rendesse riconoscibile l’identità stilistica dell’azienda. Nasce così il marchio Pal Zileri, che identi!ca non tanto uno stilista, ma un team a#atato gui-dato dalle intuizioni di Gianfranco Barizza, socio fondato-re e allora presidente dell’azienda. Il secondo importante passo arriva all’inizio degli anni Ottanta quando l’azienda decide di aprire i primi negozi monomarca in franchising, uno sviluppo iniziato quasi per caso ma che oggi ha fat-to salire a circa 260 i monomarca Pal Zileri nel mondo e contemporaneamente ha aperto il percorso di internazio-nalizzazione. Europa inizialmente, Stati Uniti e Giappone in un secondo tempo, per arrivare oggi a oltre il 70% del fatturato svilup-pato all’estero. In anni molto più recenti, un altro punto di svolta è stato a#dare a Yvan Benbanaste, Fashion Coordi-nator, il compito di rivedere le collezioni e di guidare i team di prodotto. Per la prima volta, infatti, un compito così cruciale veni-va ricoperto da una persona proveniente dall’esterno e non formatasi in azienda. Manuela Miola, direttore marketing e comunicazione di Forall, parla dei valori della produzione e dello sviluppo delle collezioni. Producete tutto internamente o delocalizzate all’estero alcune tipologie di prodotto?Il principio guida della nostra azienda è sempre stato quel-lo di dare al consumatore capi di qualità sartoriale e quin-di decidiamo di produrre dove questa qualità può essere garantita, di conseguenza, tutto il capospalla formale della prima linea viene prodotto in Italia nei nostri stabilimenti. Siamo convinti che la delocalizzazione non sia una scelta obbligata nel segmento di mercato di Pal Zileri. Oggi un prodotto di elevata qualità sartoriale come il nostro è an-cora strettamente legato al made in Italy, anche perché è il nostro consumatore a chiederlo. Diverso è il discorso per la linea più trendy, Lab, per la quale alcuni prodotti sono realizzati in quelle aree produttive nel-le quali il mantenimento di un livello qualitativo adeguato ai nostri standard si coniuga con costi produttivi più bassi.

Come si può conciliare oggi una grande realtà industria-le come la vostra con la necessità del mercato di unprodotto semi artigianale?Innovazione, qualità e creatività sono gli elementi essenzia-li del Made in Italy della fascia più alta. Quello che contraddistingue le imprese italiane è poi la capacità di realizzare in modo eccellente il prodotto con-cepito attraverso questo processo creativo. Per la nostra azienda quello che fa la di"erenza non è soltanto il team di uomini prodotto che presidiano il processo creativo ma anche l'abilità delle maestranze, sarti, modellisti e confe-zionisti in grado di mettere in pratica le idee dei creativi realizzando un prodotto all'altezza delle aspettative perché anche se si tratta di una grande realtà industriale i metodi di produzione che seguiamo sono ancora quelli seguiti dai maestri artigiani.

Qual è il valore aggiunto alla vostra produzione? Come già detto, Pal Zileri confeziona i suoi abiti seguendo le regole della tradizione sartoriale, che anche se con mate-riali diversi, è in uso !n dal 1600.Le giacche intelate, prodotte all’interno della nostra azien-da, vengono oggi confezionate dalle nostre maestranze, adeguatamente selezionate e formate. Il capo viene arric-chito dalle !niture fatte a mano, come colli o giri manica, e da tutte le operazioni e"ettuate all`interno del capo che conferiscono alla giacca una particolare morbidezza ed ele-ganza.Accanto alla tradizione vi è però anche l’altra com-ponente fondamentale che è la ricerca. E parliamo di ricerca di materiali di prima qualità e sempre più leggeri sia per gli interni, come fodere in puro cupro o

in pura seta, sia per la selezione dei tessuti extra !ni o anco-ra per la ricerca nei bottoni in madreperla o corno. Quanto e come incide la moda nel processo creativo di un marchio maschile?Nonostante Pal Zileri sia sinonimo di moda classica, pro-poniamo sempre collezioni aggiornate nei tessuti e nella vestibilità. Le nuove tendenze portano per esempio ad usa-re sempre più tessuti leggeri, giacche più corte e pantaloni sempre più slim, per consumatori alla ricerca di lusso anche nei momenti casual: noi cerchiamo di accontentarli. Pro-poniamo quindi capi sportswear leggeri e al tempo stesso resistenti ma cerchiamo anche di mantenere queste stesse caratteristiche per gli abiti formali. A gennaio presenteremo infatti un progetto studiato in collaborazione con il Lani!cio Fratelli Tallia di Del!no dal titolo “Viaggiatore”, un progetto concepito per l’uomo sempre in movimento ma di grande cultura sartoriale: si tratta di una serie di capi con un tessuto particolare, anti-batterico, traspirante, water repellent e natural strech stu-diato proprio per ottenere le migliori performance in caso di viaggio. Quali sono le tipologie che rendono più riconoscibile il brand Pal Zileri?Eccellenza, elevata qualità e freschezza dello stile e sono anche le caratteristiche riconosciute dagli innumerevoli estimatori della moda in tutto il mondo. Dal punto di vista del prodotto, puntiamo sempre sulla qualità e la ricerca e possiamo o"rire una vasta gamma di proposte, dal formale intelato e sartoriale, passando per lo sportswear ra#nato, la cerimonia e una collezione più gio-vane e più trendy.Quali sono le strategie di distribuzione per il 2013 e ver-so quali paesi?Sicuramente il mercato interno è in di#coltà, la situazione economica e politica nella quale ci troviamo non dà molta serenità. L'estero presenta delle aree felici, quali per esempio la Rus-sia e il Medio Oriente nelle quali siamo presenti e conti-nuiamo a investire e altre aree potenzialmente interessanti, come l'America Latina.

Alcune fasi della lavorazione dei capi. Sotto a sinistra Manuela Miola, direttore marketing e comunicazione di Forall e un capo dell' a/i 2013- 2014

FORALL Tradizione & evoluzione CËXY`c`k~�[\`�df[\cc`jk`�\�[\`�Zfe]\q`fe`jk`�]X�cX�[`]]\i\eqX�XeZ_\�`e�leX�^iXe[\�i\Xck~�`e[ljki`Xc\%�

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Mai più di tre colori. Non il dettame di una fashion ad-dicted d’altri tem-

pi quando le persone eleganti dovevano essere sobrie e poco sgargianti ma un consiglio per chi voglia esportare in India. In-fatti, per non avere problemi con le dogane del Paese della tigre, è meglio per le gri"e proporre abiti a accessori che non abbiano più di due o tre colori. «I prodotti tessili che devono entrare in In-dia – spiega Giovanni Pisacane, partner di GWA – vengono sot-toposti a delle analisi che ne au-torizzino l’importazione. Quindi risulta molto più facile far entrare dei prodotti con pochi colori. Un abito con cinque colori può rimanere fermo in dogana, per le analisi chimiche, quasi due mesi». Purtroppo però non sono solo le nuance di un capo a ostaco-lare la sua commercializzazione nel mercato indiano. Un grande scoglio per gli imprenditori sono i dazi che raggiungono percen-tuali proibitive. «Sui prodotti di lusso – continua Pisacane – gra-vano balzelli che arrivano !no al 60%. Per alcuni prodotti tessili questa percentuale raggiunge il 100% per favorire le industrie in-diane. Per il vino si arriva addirit-tura a dazi del 270%. In questo caso, però, entrano in campo questioni legate alla religione e agli usi locali che vogliono ri-durre l’uso degli alcolici». In particolare nell'abbigliamento il dazio medio è del 10%, percentu-ale che balza al 40% nei prodotti dell'alto di gamma. «Nei prossimi trent’anni – ha detto Armando Branchini, segretario generale di Altagamma - il mercato potrà godere delle tre nuove Cina. La prima è proprio la Cina, ma quella interna, la seconda è rap-presentata dai 600milioni di potenziali clienti del Sudest asiatico (Singapore, Malesia e Filippine) mentre la terza è l’India, quando !nalmente saran-no risolte le questioni sui dazi». Quindi questo è un freno im-portante per le aziende del lusso dato che, soprattutto per quanto riguarda il mondo donna, i pro-dotti più richiesti sono gli acces-sori gri"ati. Così sembra svanire “l’opportunità India”, paese di ol-tre un miliardo di abitanti, in cui il 5% della popolazione avrebbe la possibilità di acquistare pro-dotti italiani. Invece, spiegano all'Anci, le im-portazioni sono condizionate da licenze speci!che la cui distribuz-ione viene data dalle autorità in-diane "col contagocce". Dalle cal-zature al tessile-abbigliamento. «Il paese peggiore per noi – af-ferma Gianni Brovia, responsa-bile per la parte internazionale di Sistema Moda Italia – è l'India.

Il dazio sulla carta è del 60%, in realtà gabelle di ogni genere lo portano all'87%». Cui vanno aggiunte una serie di di#coltà, presenti anche in molti altri paesi asiatici, quali aumento immo-tivato del corretto valore dichi-arato, lentezza nelle formalità doganali, di#coltà nell'ottenere licenze all'import, norme e req-uisiti di etichettatura partico-larmente complessi, controlli di qualità e conformità molto !scali, richiesta di standard particolari e altri requisiti tecnici.SOLO PER LUISe il jeans comincia ad a"ermarsi nelle città, il capo femminile più di"uso in India rimane il sari, una fascia di tessuto lunga cinque o sette metri, che termina con il pallu, il lembo decorato. Può es-sere di cotone o di tessuto sin-tetico, a tinta unita o stampata, di seta o di broccato. Possono anche essere ricamati a mano con motivi $oreali, o di seta pesante, con disegni geometrici. Ci sono anche quelli tessuti a broccato con liane e !ori. Quelli bianchi sono destinati alle vedove. Tutti i giorni, però, si usano i sari con colori vivaci, rosso e ocra. Questo per sottolineare che il sari non rappresenta solo un indumento ma un codice per comunicare al mondo la posizione sociale e la condizione della donna che lo indossa. Le funzioni sociali di questo abito sono quindi gli in-sormontabili ostacoli alla pen-etrazione della moda occidentale femminile in India. Altro discor-so per l’uomo che se nelle ceri-monie e negli appuntamenti più tradizionali sceglie di indossare il dhoti (un telo di cotone che si avvolge intorno ai !anchi e viene fatto passare tra le gambe) ab-binato a tuniche e turbanti; nelle occasioni di lavoro o durante i viaggi internazionali preferisce lo stile occidentale. Da qui i mas-sicci investimenti delle maison italiane del lusso maschile come Il gruppo Canali che ha stretto una joint venture con la società indiana Genesis Luxury Fashion Private Limited, per la vendita in esclusiva delle proprie collezioni in India. Mentre Zegna vanta ben sei boutique in tutto il sub-continente in cui si possono tro-vare tutti i prodotti dell’azienda biellese: dalle collezioni casual al made to mesure !no agli acces-sori. Sebbene quindi, il segmento dell’abbigliamento maschile do-mini il mercato indiano (il cui valore oggi è di circa 89miliardi di dollari e si prevede raggiungerà i 221miliardi entro il 2021), bi-sogna anche dire che le previsioni vedono crescere quello femminile e quello per bambini !no a rag-giungere il 60% del totale delle vendite.

Distribuzionenon PAssA lo strAniero

Protezionismo e cavilli burocratici ostacolano lo sviluppo del retail.

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PubblicitàlA cosmesi bAtte l’AbbigliAmento

Sui magazine indiani investono di più i marchi della bellezza.

pag. 35

BusinessPAese di contrAddizioni

Entro il 2020 il mercato dei consumatori raggiungerà il valore di 2 miliardi di dollari.

pag 34

Gri#e e lussoUn rUolo imPortAnte

I marchi internazionali hanno un forte appeal, ma devono adeguarsi alle esigenze del mercato.

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INdIA

La burocrazia ostacola la crescita del Paesese la cina è il Paese che guida la crescita economica

dell’area Bric (Brasile, india e cina) è l'india il mercato in più rapida crescita. le previsioni di euromonitor per il settore lusso predicono incrementi a tre cifre per questo Paese che, con un

balzo del 163% nei prossimi cinque anni, raggiungerà un valore di 7miliardi di dollari. troppi però gli ostacoli per i

prodotti stranieri. di ALESSANDRA IANNELLO illustrazione EVELINA FLORIS

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#l'oPiNioNe

Campanelli d’allarmeTesto di FLAVIO SCIUCCATISenior Partner di "e European House-Ambrosetti

Un brivido gelido ha percorso la schiena dei partecipanti al Fo-

rum “Lo Scenario di Oggi e di Do-mani per le Strategie Competitive”, tenutosi all’inizio dello scorso set-tembre a Villa D'Este di Cernob-bio, quando l’emerito prof. Nouriel Roubini della New York University ha iniziato il suo intervento sullo scenario dell’economia mondiale dei prossimi anni. Basti dire che l’intervento è stato poi battezzato dai media e dagli addetti ai lavori “la tempesta perfetta”. In sintesi cosa ci ha rivelato o me-glio predetto? Che sono tre le dina-miche (forze) macro-economiche principali in atto a livello globale e di cui tenere conto nei prossimi anni in ogni strategia di Internazio-nalizzazione: • Eurozona: la ripresa economica sarà molto lenta in tutto il conti-nente, esiste il rischio concreto che i Paesi più indebitati entrino in una forte e lunga recessione, che si acui-sca la di"erenza tra le economie del Nord e quelle del Sud e che inizi anche un fenomeno di disgregazio-ne (e"etto “balcanizzazione” e cre-scenti tensioni sociali);• USA: l'economia americana è tor-nata a una crescita inferiore all’ 1 %, è molto probabile un grosso inter-vento di carattere !scale del nuovo governo che deprimerà ancora di più i consumi e questo impatterà sull'economia mondiale;• Economie BRICS (Brasile, Rus-sia, India, Cina e Sud Africa): la za-vorra Europea inizia a frenare anche gli sprinter dell’economia mondiale;

paesi come Cina, India o Brasile, che hanno continuato a correre garanten-do un incremento del PIL globale del 4% anche nel 2011, mostrano ora evi-denti segni di a"a-ticamento: in Cina l’attività manifattu-riera è ormai in con-trazione, in Brasile la crescita economi-ca si è praticamente fermata (+0,2% nei primi nove mesi dell’anno) mentre nello stesso periodo l’economia indiana

ha registrato la peggior performan-ce degli ultimi 10 anni; in partico-lare i campanelli d’allarme stanno suonando anche in India dove nel 2012 il PIL è cresciuto “solo” del 5,0% rispetto al 2011; un dato che dalle nostre parti verrebbe accolto con i caroselli per le strade ma che a Nuova Delhi signi!ca la peggior performance da quasi 10 anni. L’in-dia, inoltre, tra tutti i Paesi BRICS è quello che presenta tuttora i mag-giori problemi dovuti al complesso sistema burocratico e all’elevato livello di corruzione dell’apparato pubblico e privato e tutto questo sta dando vita ad un’opinione condivisa da molti che l’attuale rallentamento della crescita aumenterà ancora di più la già elevata povertà nel Paese. A questo punto avrete sicuramente capito perché “tempesta perfetta” e perché il brivido gelido: secondo N. Roubini tutte le dinamiche so-pra indicate sono già in atto ed esi-ste una probabilità, pur bassissima, che convergano tutte insieme già nel 2013! E allora sarebbe grande crisi e recessione profonda a livello globale...

Vita dura per le aziende straniere che vogliono sbarcare in India con una rete distributiva propria. Il protezionismo che caratterizza da sempre il mercato indiano è così forte che sta portando a una vera e propria crisi politica. Infatti il governo indiano, che a settembre ha perso la sua maggioranza, deve a"rontare un di#cile test parlamen-tare per quanto riguarda il voto sulla liberalizzazione del commercio al dettaglio. I parlamentari dovranno votare sulla legge che consente l'ingresso in India delle grandi catene di distribuzione straniere. Un voto negativo costringerà il governo di Manmohan Singh a fare marcia indietro sulle riforme che puntano a introdurre più mercato nell'economia. L'arrivo dei supermercati stranieri in India è contr-astata anche dalla popolazione e ha scatenato la protesta dei piccoli commercianti locali. A settembre milioni di kirana, i negozi d'angolo, aperti agli angoli delle tra#cate vie metropolitane e gestiti da decenni sempre dalla stessa famiglia di proprietari, hanno indetto una ser-rata di protesta. Il premier Singh però ha detto che intende andare avanti con la sua agenda delle riforme, in testa alla quale ci sono le liberalizzazioni. Mulayam Singh Yadav, un alleato del governo che si oppone all'apertura dei negozi stranieri, ha invocato la memoria

del Mahatma Gandhi, il quale bruciò i vestiti stranieri per protes-tare contro l'invasione di prodotti inglesi. «Il settore retail – spiega Kenneth Rogo", docente di economia all’università di Harvard - è una grande fonte di ine#cienza che e"ettivamente impone una tas-sazione massiccia sui poveri dell’India facendo lievitare i prezzi. In-vece di spalancare le braccia ai retailer esteri come Wal-Mart, l’India dovrebbe cercare di emulare e bene!ciare dai metodi ipere#cienti. Le infrastrutture stanno registrando un lento miglioramento, ma strade, porti, accessi idrici e rete elettrica sono ancora in pessime condizio-ni in gran parte del Paese». Politici favorevoli all’apertura ai marchi stranieri e grandi gruppi si erano illusi qualche mese orsono quando sembrava ormai risolto uno dei grandi ostacoli allo sviluppo nel mer-cato indiano da parte delle imprese internazionali dell’alto di gamma grazie alla proposta di legge che avrebbe permesso ai brand stranieri di possedere la titolarità al 100% del retail monomarca. Oggi, infatti, le aziende straniere possono essere proprietarie solo !no al 51% dei loro negozi monomarca in India e ciò rappresenta per i brand interna-zionali un limite al completo controllo della distribuzione e al ritorno degli investimenti.

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di ALESSANDRA IANNELLO

INDIA

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Focus33

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Chi e doveDa Vuitton a Damiani, il lusso

piace in India

I brand del lusso pun-tano le loro corazzate

commerciali verso l’India. Così se ad agosto Louis Vuitton ha aperto il suo primo negozio nel nuo-vo centro commerciale Bergamo, nella città di Chennai, corrono voci che Jimmy Choo e Paul Smith stiano cercando location nelle zone chiave delle più importanti città. Le super!ci più ambite sono quelle all’interno dei gran-di alberghi, come dimostra anche la maison Gucci che ha inaugurato il suo quinto e più grande ne-gozio in India (399 metri quadrati su 2 livelli) presso l’hotel Oberoi a Gurga-on. «La di#coltà per quei brand che vogliono aprire un monomarca in India – dice Giovanni Pisaca-ne, partner di GWA – è trovare la giusta location. Infatti lì non ci sono mall del lusso e non esistono le vie dello shopping che ca-ratterizzano le altre grandi capitali mondiali. Quindi i marchi del lusso apro-no le loro boutique nelle grandi catene alberghiere. Le hall dei luxury hotels quali l’Hyatt o l’Oberoy si trasformano così in gal-lerie dove si susseguono, una dietro l’altra le inse-gne del lusso mondiale. Come si può immaginare gli spazi liberi sono limi-tati e i prezzi dei pochi locali liberi sono alle stel-le». Anche Damiani, ha scelto la gallery di un hotel pluristellato. Infatti, il gio-ielliere italiano, ha aperto pochi mesi fa nell’Oberoi di New Delhi, il suo primo monomarca della capitale indiana. «Dopo la prima boutique a New Delhi – dichiara il presidente Guido Damiani – stiamo cercando una nuova loca-tion a Mumbai e stiamo valutando di entrare nel Paese con i marchi Salvini e Rocca, la nostra catena di orologeria e gioielleria di alta gamma». Nel Paese sono già presenti marchi del calibro di Jaeger-Le-Coultre, Missoni, Bally, Rolex o Ermenegildo Ze-gna. Per espandersi sul mercato indiano, il Grup-po Armani ha stretto una partnership con Genesis Luxury Fashion Pvt. Oggi

la rete di vendita Armani nel paese comprende una boutique Giorgio Arma-ni e due negozi Emporio Armani rispettivamente a Nuova Delhi e a Mum-bai. L’obiettivo del Grup-po Armani e Genesis nel corso dei prossimi cinque anni è di aprire circa 20 negozi monomarca nella maggiori città dell’India come Chennai, Bangalore e Calcutta. «Per aver suc-cesso nel mercato india-no – spiega Glyn Atwal, professore associato della Burgundy School of Bu-siness in Francia - oc-corre intraprendere un approccio prettamente indiano. I consumato-ri sono attratti dai brand internazionali ma che ab-biano una pertinenza lo-cale. Nel settore del lusso, per esempio, in India le boutique vendono sari di Hermès o bandhgala di Canali». Non per rispon-dere a esigenze di stile ma per andare in contro alle necessità economiche del consumatore, Pepe Jeans ha lanciato una linea per la primavera-estate 2013 con un prezzo che non supererà i 40 dollari. La maison Cavalli ha invece portato in India un lifest-yle tutto italiano. Infatti, a !anco del primo $agship, aperto con il gruppo In-!nite Luxury Brands Pri-vate Limited all’interno del DLF Emporio Mall in Vasant Kunj a New Delhi, il primo dicembre scorso è stato inaugurato un Cavalli Ca"è. Qui, dal pranzo all’aperitivo, dalla pausa ca"è !no al drink dopocena, la cucina o"re una vasta gamma di pro-dotti e sapori tradizionali italiani. «È un momento estremamente importante per In!nite Luxury – ha detto Manav Gangwani, direttore marketing e co-municazione di In!nite Luxury Brands - essen-do questa la nostra prima esperienza nel mondo ho-spitality. È stato e"ettuato un investimento conside-revole per facilitare que-sta espansione a seguito di ricerche approfondite che hanno evidenziato un chiaro bisogno di lifesty-le experience di lusso nei mercati emergenti». A.I

INDIA

Nella distribuzione non passa lo straniero

AL ROGO WALMARTEra la !ne di novembre del 2012 quando il governo indiano aveva annunciato di avere innalzato la quota di proprietà straniera al 100%, aprendo di fatto le porte al completo Foreign Direct Investment. Il governo aveva deciso così di rimuovere gli ostacoli anche agli inves-timenti esteri nella grande distribuzione, aprendo il mercato a gi-ganti come Walmart e Tesco. Ma, come accade spesso, il Governo ha suonato le trombe troppo presto senza tenere conto della reazi-one, prevedibile, dell’opposizione. Infatti, i rappresentanti del partito BJP, hanno bloccato la proposta in quanto ritengono leda le piccole aziende locali, dato che la distribuzione nel Paese è per lo più gestita da imprese famigliari che vivono dei proventi dei loro negozi. Il leader del BJP Uma Bahrati ha dichiarato che darà fuoco ai siti di Wal-mart se dovessero aprire nel suo stato, l’Uttar Pradesh. Per ovviare a questo “cul de sac” che farebbe perdere al Paese una fetta cospicua di investimenti da parte delle gri"e è al vaglio del governo una proposta che dovrebbe sganciare la regolamentazione inerente ai multimarca da quella dei monomarca. La guerra “allo straniero” è diventata ormai un’onda da cavalcare trasversale al credo politico, tanto che il partito di maggioranza (Partito del Congresso) ha bloccato un altro punto della proposta di legge. Infatti il governo indiano aveva messo a corol-lario della proposta di apertura del mercato una strana misura per cui le catene di distribuzione erano obbligate a e"ettuare almeno il 30% degli acquisti presso Pmi. Ma, Sonia Gandhi, leader del Partito del Congresso, ha chiesto al governo (che ha accettato) di precisare che le Pmi devono essere indiane.INDIA VS CINASe si compara l’India con la Cina (altro Paese in forte crescita) si denota come l’accanito protezionismo indiano abbia frenato in mani-era sostanziale lo sviluppo del mercato. Infatti il mercato indiano del lusso vale 0,9miliardi di euro e rappresenta meno dell’1% del mercato mondiale mentre la Cina (considerata come Greater China, cioè con Taiwan, Hong Kong e Macao) vale 17,5miliardi di euro, all’incirca il 10% del mercato mondiale. Il paese della Grande Muraglia ha cioè raggiunto e sta superando al terzo posto (dopo Usa e UE) il Giap-pone (che è però in calo cronico ormai da un decennio). Per ribadire il concetto basti dire che, dei 500 Top Brand del mondo, solo circa il 28%-30% è presente in India, contro il 70% della Cina. Il futuro sembra però dei più rosei, infatti, secondo un recente studio, si prevede che il mercato triplicherà entro il 2015, sempre che il Paese si apra con norme di libero commercio.

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Focus34

India, paese di contraddizioni

- la popolazione urbana ha superato quella rurale, in un paese che !no a ieri basava gran parte della sua econo-mia sull’agricoltura. Se, a oggi, la po-polazione rurale dell’India è aumen-tata di 90,6milioni rispetto a dieci anni fa, ciò che sorprende è che, nello stesso periodo, la popolazione urbana è di 91milioni in più di quanto non fosse nel 2001».RICCHI SEMPRE PIÙ RICCHISecondo il Rapporto Mondiale sul-la Ricchezza 2012 di Capgemini e Merrill Lynch, il numero degli high net worth individuals (coloro che hanno più di 1miliardo di dollari di liquidità) indiani ha raggiunto quota 125.500 portando l’India al quinto posto della classi!ca del numero di HNWI nella regione Asia-Paci!co dopo il Giappone, Cina, Australia e Sud Corea. Queste cifre sono impres-sionanti se viste sullo sfondo della crisi !nanziaria globale e disegnano una realtà molto interessante per i brand del lusso. Nel 2011, le fami-glie indiane hanno speso il 40,6% del budget in beni primari (cibo, bevande non alcoliche e abitazioni) mentre il restante 59,4% è andato nell’ acquisto di beni discrezionali tra cui prodotti di lusso. A seguito della forte ripresa della crescita economica, il tasso di spesa per i consumi reali è aumentato del 4,3% nel 2010 e del 5% nel 2011. L’incremento del reddito disponibile e l'aspirazione di godere di migliori stili di vita hanno anche generato un aumento della domanda per i servi-zi !nanziari nel credito al consumo e del private banking. Anche questo ha indirettamente alimentato la do-manda di beni di lusso e, secondo i dati di Euromonitor, entro il 2020 il mercato totale dei consumatori in In-dia dovrebbe raggiungere il valore di 2miliardi di dollari. Questo aumento esponenziale sta facendo da volano per lo sviluppo degli investimenti nel segmento del real estate e dell’im-mobiliare commerciale. Sono molti i player che si stanno contendendo la torta. Uno su tutti il Gruppo Xander che ha realizzato Virtuous Retail, una piattaforma che prevede la creazione di shopping mall del lusso in tut-ta l’India. L’investimento iniziale di 600milioni di dollari permetterà la creazione di dodici centri commer-ciali di lusso entro il 2017. Dlf, altro gigante immobiliare indiano, è invece specializzato nelle travel boutique. Per questo motivo marchi come Mango e Boggi Milano si sono a#dati a lui per approdare alla nuova frontiere dello shopping indiano: i duty free. Meta primaria l’aeroporto di New Delhi, il più importante del Paese poiché rap-presenta una percentuale consistente del fatturato del travel retail globale che, secondo Asiapac Project, si atte-sta intorno al miliardo di dollari.

«In termini geogra!ci e demogra!ci – dice CP Chandrasekhar, professo-re di economia alla Jawaharlal Nehru University, di New Delhi – l’India è un gigante. Dal punto di vista dello sviluppo, però, il paese si posiziona piuttosto in basso nella classi!ca in-ternazionale. Con un reddito pro ca-pite di 3700 dollari nel 2011, l’India si colloca infatti al 164° posto tra i 186 paesi per cui il World Development Indicators della Banca mondiale for-nisce i dati. Persino se si guarda alle più recenti stime u#ciali della pover-tà fornite dalla Commissione Tendul-kar, ben più di un terzo, quasi i due quinti, della popolazione indiana vive al di sotto della soglia di povertà». L’India detiene anche un altro record non invidiabile in termini di sviluppo umano, poiché rientra nel gruppo dei paesi a basso sviluppo umano e nel-lo speci!co si posiziona al 119° po-sto tra 169 paesi considerati, secon-do i dati dello Human Development Report 2010. «Si tratta di una realtà che viene spesso ignorata – continua il professore - quando si concentra l’attenzione sull’alto tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL) ag-gregato conseguito dal paese in anni recenti». In questo contesto di com-plessiva arretratezza vi sono di"eren-ze sostanziali nel livello di sviluppo dei diversi stati dell’unione, essenzial-mente a causa del ruolo giocato dalle politiche adottate dai governi statali nell’in$uenzare la crescita e lo svilup-po umano. L’ampiezza della disegua-glianza balza all’occhio se si considera che 6 stati su 28 (Maharashtra, Ut-tar Pradesh, Andhra Pradesh, Tamil Nadu, Gujarat e Bengala occidentale) generano poco più del 50% del PIL complessivo. «Nel 2010 – prosegue Chandrasekhar - il prodotto inter-no lordo statale pro capite variava da un terzo della media nazionale nello stato del Bihar, a più di una volta e mezza la media nazionale per quanto riguarda il Maharashtra e l’Haryana, sino a quasi tre volte tanto nel caso di uno stato di dimensioni ridotte come Goa».FUGA IN CITTÀNel 2011 l’India indisse un censi-mento che diede una serie di infor-mazioni che stupirono anche i tecnici. Infatti per la prima volta dal 1921 il paese è demogra!camente aumentato meno rispetto al decennio preceden-te. L’aumento di 181milioni circa di abitanti, e il tasso di crescita decen-nale del 17,64%, più basso rispetto al passato, presenta un quadro demogra-!co del tutto nuovo per l’India. Ma l’elemento che più colpisce gli esperti è l’aumento della popolazione urbana su quella rurale, evento che non acca-deva dall’inizio del secolo scorso. «Per la prima volta dal 1921 - analizza P. Sainath, editorialista del &e Hindu

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Focus35

Se in generale nel 2013 gli investi-menti in pubblicità sui magazine saranno superati da quelli on line, vi sono alcuni Paesi dove la carta

stampata continua a esercitare un grande fascino sui consumatori. E questi paesi sono le economie emergenti, guidate da Cina e India, dove la !ducia dei consu-matori rimane ancora elevata, anche se la di#cile situazione congiunturale mondia-le e il rallentamento dell’economia smorza anche in Asia la corsa ai consumi smodati. Infatti secondo Nielsen, che ha condotto una indagine a livello globale, l’India è stata il mercato più ottimista al mondo per 9 tri-mestri consecutivi ma, nel secondo trime-stre 2012, è stata battuta dall’Indonesia che ha registrato il miglior indice di !ducia dei consumatori con un valore di 120 contro 119 dell’India. A ri$ettere l’orientamento del grande pubblico verso le varie tipolo-gie di prodotto sono i magazine che, nel caso delle riviste di moda patinate, sono monitorate a livello internazionale dalla società Digital Media Research, azienda di servizi che opera nel mondo della comu-nicazine. Nelle loro statistiche, elaborate

su un campione selezionato di testate e aziende nel periodo gennaio-ottobre 2012, appare evidente che in India le aziende che investono di più in pubblicità sono quelle della cosmesi: L’Oreal, Lever, P&G sono i maggiori investitori in pagine tabellari e si collocano ai primi posti fra i top spender. Un dato curioso riguarda invece la statisti-ca che evidenzia come i magazine siano più propensi a dedicare un elevato numero di redazionali ai marchi moda di abbiglia-mento e accessori. A Dior, Vuitton, Gucci, Chanel, Inditex, Ferragamo, sono dedicate molte più pagine e servizi redazionali ri-spetto agli investitori in pubblicità del set-tore cosmesi. Un chiaro segnale del fascino che la moda occidentale esercita sulle con-sumatrici indiane, frenate però negli ac-quisti dalle tradizioni locali che vogliono la donna vestita in sari sia nel quotidiano sia nelle occasioni importanti, a testimonian-za del valore sociale di questo abito-divisa, rilevante anche per comunicare lo status della persona. Anche se al decimo posto si a"accia Levis Strauss, il colosso dei jeans. Segmentando le tipologie, quasi a pari me-rito si collocano gli oggetti personali e i co-smetici a livello di presenza e visibilità sui giornali; quasi dimezzata la presenza delle pagine pubblicitarie dedicate all’abbiglia-mento. Passando poi alle testate più piani-!cate in India nel periodo gennaio-ottobre 2012, al primo posto si colloca il magazine Femina con 460 pagine di pubblicità e 315 di redazione, seguito da GQ con 436 pa-gine adv ma 491 inserimenti redazionali, e poi da Vogue, Cosmopolitan, Elle, Grazia e altre testate moda internazionali.

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La cosmesi batte l’abbigliamento8�@EM<JK@I<�;@�G@ê�@E�GL99C@:@KÁ�JL@�D8>8Q@E<�DF;8�@E�@E;@8�JFEF�@�9I8E;�JKFI@:@�;<@�GIF;FKK@�;@�

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²Le donne indiane sono frenate negli acquisti moda

dalle tradizioni locali che privilegiano l’uso del sari

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Page 36: #18 Fashion Illustrated

FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Page 37: #18 Fashion Illustrated

MINI DIVI SOTTOI RIFLETTORI

testimonial

mercati

retail

Mamme che disegnano abiti per sé o anche per i propri bambini. E bambini che !n dalla tenera età sono abituati a stare sotto i ri"ettori e a essere paparaz-zati come dei veri divi. E’ quello che suc-cede a Kingston Rossdale, 6 anni, !glio di Gwen Stefani, vocalist della band No Doubt, che l’ha seguita anche sulle pas-serelle quando la cantante ha presentato

a New York la linea L.A.M.B. (acroni-mo di Love Angel Misic Baby) che ri-"ette lo stile, la musica e la sua persona-lità. Come è accaduto ad altre mamme celebri che disegnano linee di abbi-gliamento, da Katie Holmes a Victoria Beckham, il cui secondogenito Romeo è protagonista della campagna pubblicita-ria 2013 di Burberry Children, a Kimora

Lee Simmons. La modella statunitense crea anche una linea di T-shirt per bam-bini accanto a una collezione completa di urbanwear femminile. Inevitabile che i !gli delle celeb si nutrano di moda !n da piccoli e che a loro volta in"uenzino i loro amichetti. E' quello che sicura-mente avverrà con il piccolo Beckham. Tutti pazzi per il trench.

Purtroppo non si è veri!cata la tanto attesa inversione di tenden-za. Infatti il 2012 ha inasprito il calo del fatturato che aveva segna-to l’ultimo trimestre del 2011. Nel bimestre iniziale del 2012, nono-stante i saldi e le promozioni del periodo, il consumo delle famiglie italiane di moda under 15 ha pro-seguito il trend negativo intrapreso sul !nire del 2011: -4,7% la spesa corrente, -3,4% quella costante, con i segmenti “bambina”, “bambino” e “neonato” in linea con il dato medio del comparto. A so#rire meno è il prodotto per i bebè, grazie al mag-gior coinvolgimento/investimento emotivo, alla maggior velocità del ciclo di vita del prodotto per ovvi problemi di crescita, nonché all’im-portanza che ancora riveste il rega-lo quando nasce un bambino. Fra i mercati di sbocco, bene la Russia (+11,4%), così come il Portogallo (+16,7%) e il Regno Unito (+5,2%). Sono i mercati storici che danno ri-sultati negativi. Pag. VI

Intercettare l’attenzione dei più piccoli, ma soprattutto il portafo-glio dei genitori è il compito del negozio di abbigliamento bimbo. I punti vendita sono sempre più degli storyteller emozionali, dei luoghi nei quali si racconta una storia che emozioni. Ad esempio gli store Mi Mi Sol, creati – come la linea di ab-bigliamento omonima - da Imelde Bronzieri insieme a CLS Architetti e studiati per esprimere il legame con il tema del viaggio. Un tocco più high tech invece per Monnali-sa, che ha trasformato il negozio in un vero e proprio smart shop gra-zie all’introduzione di touch screen ologra!ci. Pag. XII

Un lavoro di squadra fra creativi e architetti.

Con un tocco high-tech

Abbigliamento junior

sotto tonoRussia in crescita, ma in calo i

mercati storici

TrendPreview a/i 2013/14

I piccoli principi tornano bimbi. Pag.VIII

ProduzioneSimonetta

Innovazione e qualità per battere la crisi. Pag. X

IdeazioneCome naSCe una Collezione

Coerenza, innovazione e creatività. Pag. XI

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Il concept dei negozi Mi Mi Sol

Page 38: #18 Fashion Illustrated

SommarioII

Nel 1970 fonda il marchio Fiorucci che diventa con i due famosissimi angioletti nuovo simbolo di lifestyle e stile coloratissimo e pop in tutto il mondo. Lancia poi il nuovo progetto “Love !erapy” introducendo l’immagine dei due nanetti. Grandissimo stilista e comunicatore riceve nel 2004 il premio “Piazza Mercanti” e nel 2007 l’Ambrogino d’Oro dal sindaco di Milano.

Fonda 20 anni fa lo showroom E"e Emme Studio, che fa a capo a Studio Marcucci, Emmedizeta, Fashion Basic e Mada Fashion. Con 2.500 clienti in tutta Italia Marcucci ha maturato un’esperienza pluriennale nella distribuzione e nei mercati del fashion.

Ex-showgirl e artista a"ermata lei, ex modello e Iena lui: insieme hanno dato alla luce la piccola Eva. Sono Ludmilla Radchenko e Matteo Viviani la coppia scelta per il nostro Fashion chi legge che da poco hanno scoperto cosa vuol dire essere genitori. Matteo dal 2007 è una delle Iene del famoso programma del canale Italia 1. Si è sempre distinto per le indagini che a volte l’hanno portato a passare seri guai giudiziari, pur di portare alla luce scomode verità della politica italiana e ora è anche un papà attento e presente. Ludmilla invece, dopo essere stata una delle prime letterine del quizshow Passaparola, ha lasciato i lustrini per dedicarsi alla sua passione più grande: l’arte. I suoi quadri amati da Jorge Lorenzo e Jamiroquai si ispirano alla vita reale, ai percorsi, ai successi e speranze comuni che lei esprime in chiave Pop. Ha scritto un catalogo “Power Pop” edito da Skira e la sua pittura dopo aver viaggiato da Milano, Venezia, Monaco, New York, #no ad approdare alla 54 Biennale di Viterbo e Torino.

Contributors

elio FioruCCi

Feliziano marCuCCi

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FASHION CHI LEGGE

Special guest

Ludmilla Radchenko e Matteo Viviani

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MercatiGlikifggf�efe�j`���m\i`ÔZXkX�cX�kXekf�Xkk\jX�`em\ij`fe\�[`�k\e[\eqX%�@e]Xkk`�`c�)'()�_X�`eXjgi`kf�`c�ZXcf�[\c�]XkkliXkf�

Z_\�Xm\mX�j\^eXkf�cËlck`df�ki`d\jki\�[\c�)'(( Testo di ALESSANDRA IANNELLOAbbigliamento juniorin caduta libera

Il primo trimestre del 2012 ha visto, per il settore tessile-moda, l’accentuarsi delle dinamiche che avevano segnato il termine del 2011. «Dal 2009 – spiega Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Im-

magine – la moda ha segnato una ripartenza che è durata !no all’agosto del 2011. Da settembre dello scorso anno si è veri!cato un forte rallentamento dei consumi euro-pei che non è stato compensato dai buoni risultati dei mercati Usa, Asia e di tutti i paesi “oil rich”». Tornando ai numeri il fatturato del settore ha accusato una battuta d’arresto (-0,9%) risultato degli andamenti di"erenti non solo dei due macro comparti (a un +8,6% dei segmenti a valle della !liera ha risposto un -4,7% di quelli a monte) ma anche del fronte export (+5,5%) in rapporto con il mercato interno (-4,6%). Va comunque sottolineato che, nel caso dell’estero, il risultato medio è sostenuto dalla performance dei comparti a valle, che hanno segnato un +8,6% in contrasto con il fatturato del monte che segna una dinamica in discesa (-4,7%) comunque meno gravo-sa di quella dell’Italia (-9,9%). Da un’analisi degli ordini relativi al periodo il tessile segna una contrazione in Ita-lia (-11,4%) e all’estero (-8,4%) mentre l’abbigliamento vede cresce l’export (+5,5%) a fronte di un massiccio calo interno (-6,2%). «L’export – ha concluso Marzotto – sta spostando i propri orizzonti. Così le aziende devono te-nere d’occhio paesi quali la Corea del Sud, Taiwan, In-donesia, Malesia perché oltre un miliardo di persone, in queste aree, hanno un reddito medio paragonabile a quello europeo».MODA BIMBO, LA RUSSIA CONTINUA A COMPRAREAnche la moda junior, dopo periodi in cui aveva regis-trato, in controtendenza con il resto del mondo abbiglia-mento, continue crescite, ha dovuto abbassare i toni.

Infatti nel bimestre iniziale del 2012, nonostante i saldi e le promozioni del periodo, il consumo delle famiglie italiane di moda under 15 ha proseguito il trend negativo intrapreso sul !nire del 2011: -4,7% la spesa corrente, -3,4% la costante, con i segmenti “bambina”, “bambino” e “neonato” in linea con il dato medio del comparto. Così, la maggiore attenzione all’equilibrio qualità-prezzo e la maggior cautela negli acquisti che il clima recessivo ha indotto nei consumatori, hanno !nito per colpire an-che la spesa di abbigliamento junior. In Italia le criticità più signi!cative hanno interessato tutta la fascia “2-14 anni”, senza distinzione tra bambini e bambine. Sempre negativo, ma meno problematico è risultato, invece, il segmento “neonato”, grazie al mag-gior coinvolgimento/investimento emotivo, alla maggior

velocità del ciclo di vita del prodotto per ovvi problemi di crescita, nonché all’importanza che ancora riveste il re-galo quando nasce un bambino. L’analisi dei dati relativi all’andamento dell’abbigliamento bebè nel periodo che

va da gennaio ad agosto del 2012, disegna un mercato completamente fermo, anzi in netta discesa. Nello spe-ci!co per quanto riguarda le importazioni, al rimbalzo del 2011 che ha segnato un’accelerazione pari al +10,4% (corrispondente a fatturato totale di 1,7miliardi di euro circa), i primi nove mesi dello scorso anno hanno risposto con un calo dell’8,5%. Primo paese fornitore rimane, non-ostante il calo dell’11,9%, la Cina seguita dalla Francia (-11%) mentre al terzo posto si attesta il Bangladesh che mette a segno un incremento a due cifre (+21,8%). Anche dalle vendite oltrecon!ne non provengono notizie parti-colarmente brillanti. A fronte di un rimbalzo di rilievo sperimentato nel primo trimestre del 2011 dalle vendite estere del solo abbigliamento per neonati (l’export aveva infatti registrato un +15,8%), i primi nove mesi del 2012 mostrano un’inversione di tendenza, con le esportazioni in calo del -12,6%. Guardando al singolo mercato di sbocco, la Rus-sia si mantiene interessata da un trend molto positivo (+11,4%), così come il Portogallo (+16,7%) e il Regno Unito (+5,2%). Sono i mercati storici che danno risultati negativi. Scendono infatti la Francia (-3,7%), la Svizzera (-5,3%) e ricade nel baratro la Spagna che dopo un 2011 chiuso con un -0,4% tonfa nel 2012 a -30,2%. In calo anche quello che nel 2011 si era rivelato un mercato in forte espansione, gli Emirati Arabi. Due anni fa l’Uae avevano assorbito moda bebè made in Italy per quasi a 9milioni di euro mentre nei primi nove mesi del 2012, a seguito di un calo del 57,4%, si sono ap-pena s!orati i 3milioni. In calo anche un altro estimatore del nostro abbiglia-mento neonato l’Arabia Saudita, che con una discesa del 46,4% non raggiunge, nei mesi da gennaio ad agos-to 2012, nemmeno i 2milioni di euro (erano stati quasi 4milioni nel 2011) di fatturato.

VI

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²Meno problematico è risultato il segmento “neonato”, grazie al maggior coinvolgimento/investimento emotivo e all'acquisto per la regalistica

Page 43: #18 Fashion Illustrated

Mercati

Non vedono vie d’uscita facilmente percorri-bili i negozianti ital-iani specializzati nella

moda junior. Infatti questa crisi ha colpito tutti i settori anche quelli che sembravano immuni ai tagli di spesa come la regalistica per i neonati. «Ormai – conferma Enza Cortesi titolare di Cocò a Brescia – nessuno prepara più il corredino nelle boutique. Si preferisce comprare nelle catene di abbigliamento low cost oppure on line. Infatti le mamme sono sempre più giovani e mutuano, anche per i loro bambini, l’uso di acquistare tramite e-commerce. Il mio suggerimento per le aziende è di proporre prodotti di buona qualità, senza loghi evidenti e con un prezzo accessibile. In partico-lare per il prossimo inverno vorrei vedere dei capi colorati con nuove forme perché oggi il cliente, per comprare, cerca cose che non ha già dell’armadio e quindi che gli dia la sensazione di innovazione».

Purtroppo le perdite di fatturato durante l’anno sono state im-portanti e nemmeno un periodo solitamente dedicato agli acquisti come quello natalizio ha potuto risanare cali che, il più delle volte, sono stati a due cifre. «La dif-!coltà della situazione – spiega Manuela Bizzarri della catena Cavallucci di Terni – è palese. La gente non si limita a non comprare, ma nei negozi non ci entra nemmeno più. Questo per noi è un disastro perché non ab-biamo il polso della situazione, di cosa va e di cosa non piace e così non possiamo aggiustare il tiro per chiedere ai nostri fornitori dei prodotti diversi». La catena umbra (hanno insegne Caval-lucci, oltre alla boutique dedicata all’abbigliamento, un negozio di calzature e un outlet) denuncia di aver registrato, a partire dalla primavera dello scorso anno !no a Natale 2012, una perdita di fat-turato del 30%. «Abbiamo regis-trato il calo – continua Manuela

– su tutti e tre i punti vendita che hanno o"erte in fasce di prezzo sensibilmente diverse, questo sig-ni!ca che il deterrente all’acquisto non è di natura economica ma di blocco del mercato. Quindi mi sento di suggerire ai miei fornitori di creare dei “prodotti furbi” ovvero di buona qualità, con un prezzo adeguato e, soprattutto, di supportarli con campagne pubblicitarie che sti-molino i clienti a tornare ad ac-quistare». Quindi, oggi più che mai, viene premiato il fornitore che assicura un buon sell out. «Per i prossimi ordini – con-ferma Vera Grandicelli di Next Fumetti di Riccione – farò una severa scrematura dei miei for-nitori. Naturalmente confermerò le marche che mi hanno dato un buon sell out. In questa stagione invernale sono andati bene i produttori specializzati e le gri"e che proponevano qualcosa di nuovo, con un elevato contenuto moda. Come comparto ha per-

formato bene il segmento teen-ager maschio e femmina men-tre l’abbigliamento neonato si è mantenuto in linea con le vendite passate. Quello che mi piacer-ebbe avere in negozio il prossimo autunno? Sicuramente dei ca-pospalla innovativi. Negli ultimi anni si è assistito a un boom dei piumini. Le mamme li preferis-cono perché sono caldi e leggeri. Ecco, vorrei un parka sdoppiabile e morbido così che possa essere usato in stagioni diverse e dia alla clientela la sensazione ci com-prare qualcosa di nuovo». Quindi la richiesta che accomu-na i negozianti da nord a sud d’Italia è innovazione. Per vend-ere in un momento come quello che il mondo intero sta attraver-sando bisogna proporre capi con nuovi. Perché tutti noi abbiamo gli armadi pieni di capi classici e, per assolverci di un momento di shopping, abbiamo bisogno di dirci “questo devo comprarlo per-ché non ce l’ho già”.

Per contrastare la crisi si punta sull’innovazioneTesto di ALESSANDRA IANNELLO

Pitti Bimbo: ri#ettori puntati sulle mini-collezioni

IL SEttORE IN CIFRE

ESpORtAzIONI AbbIGLIAmENtO bEbè pERIOdO, GENNAIO - AGOStO 2012

La Fortezza da Basso a Firenze scalda i mo-tori per la 76esima edizione di Pitti Bimbo.

Il salone internazionale dedicato al childrenwear ospiterà 470 collezioni (di cui 177 provenienti dall’estero), oltre 8000 buyer e un a$usso stimato attorno ai 10000 visitatori. Tra i nuovi ingressi e i rientri, marchi come di Avirex, Bonpoint, Carla

Perretti, Cacharel, Gi’n'Gi, Herno, Jungera, Lib-erty London, Marc O’Polo e New Balance. De-butteranno in questa occasione anche Quis Quis e From %e World Designed by Stefano Cavalleri (già direttore creativo Pinco Pallino). Convivono quindi il classico-formale delle grandi aziende e la creatività out of order di marchi più irriver-enti come EcoEthic e New View; si passa dallo sport di Sport Generation all'urbanwear di Su-perStreet, per approdare poi alla ricerca di Apart-ment. Grande attesa anche per concorso Who Is On Next? Bimbo, che giunge quest'anno alla terza edizione. Promosso da Pitti Immagine in collabo-

razione con Altaroma e Vogue Bambini, il contest sancirà uno o più vincitori che avranno la possibil-ità di presentare le collezioni all'interno del New View. I ri#ettori rimangono comunque puntati sulla fashion week dedicata ai più piccoli, che ve-drà s!lare, tra le altre, anche le collezioni !rmate Bon-Chic, From %e World Designed by Stefano Cavalleri, Fun&Fun, Il Gufo, Miss Blumarine, Miss Grant e Grant Garçon, Philipp Plein, Quis Quis Designed by Stefano Cavalleri, Sarabanda by Miniconf, Stillini e Twin-Set Girl, passando per la s!lata di Monnalisa e la presentazione a Palazzo Corsini di Young Versace.

Il mondo dell’abbigliamento bam-bino sta vivendo vicende non co-

erenti con l’attuale di&coltà di mer-cato, che coinvolge globalmente tutti i settori, senza tralasciare quello della moda. Infatti la recessione penalizza il settore della moda, come la nebbia quando si di"onde a bassa quota, lasciando nel mezzo le di&coltà di visibilità. Tralasciando la metafora di questi esempi metereologici, che cal-zano però perfettamente con la crisi attuale del mercato, uno spiraglio di luce si vede solo per certe tipologie di prodotto. Questa fotogra!a nel mondo del bambino trova riscon-tro nella realtà di brand come Zara, H&M e altri di target simile che invadono - con prezzi, assortimento e freschezza delle proposte - il mer-cato di altri brand di qualità che, pur collocati in fasce intermedie, so"ro-no, nonostante i loro sforzi di mantenere un livello quali-tativo di tutto rispetto. Discorso in-verso invece per le gri"e appartenenti alla fascia alta, come Gucci, Moncler , Fendi, Dior, ecce-tera, che godono di un posiziona-mento internazio-nale forte e posso-no contare su una clientela dall’ele-vato potere d’ac-quisto., disposta a spendere delle pic-cole fortune per i bambini, anche per gli acquisti quoti-diani. Purtroppo è il consumatore Italiano in gene-re, anche se di diverso stato socio-economico o di territorio, che non spende con facilità, anzi minimizza le spese e vede solo ed unicamente l’acquisto importante !nalizzato al regalo, o convogliando caso mai gli acquisti alla culla o ai primi mesi. Gli strumenti migliori per chi opera nel settore bimbo sono quelli di fare una attenta analisi del proprio progetto e una ristrutturazione profonda detta-ta dall’attenzione al rapporto qualità-prezzo-look e momenti d’uso, che variano e spaziano dalla scuola allo sport e tempo libero. Altro elemento fondamentale è quello di monitora-re e mappare la clientela esistente e quella potenziale, andando a coin-volgere gli operatori con strategie personalizzate, quasi “sartoriali” e mirate alle piazze di vendita e alle culture di servizio che esse richiedo-no. Sicuramente diventa necessario e imprescindibile il coinvolgimento di tutti i players, sia attivi che passivi, legati alla !liera. Questo porta a un intervento diretto sul mercato e crea delle partnership sempre più forti che danno forti garanzie sul fronte distributiva e concreti risultati com-merciali. Attenzione coerenza e impegno sono le credenziali per uscire da que-sto momento di crisi congiunturale ed economico, ma che prelude anche a un cambiamento culturale, di usi e consumi.

²Il consumatore Italiano in genere non spende con facilità, anzi minimizza le spese e vede solo ed unicamente l ’acquisto !nalizzato al regalo

#L'OpINIONE

Sole e nuvole sul mercato del bambino

Testo di FELIZIANO MARCUCCI Fondatore di E"e Emme Studio

Fonte: SMI su dati Istat

VII

COMMERCIO ESTERO dell'industria TESSILE-MODA

Gennaio-Agosto 2012

Abbigliamento bebe

ESPORTAZIONI

Tonn. Var. % Migl. ¤ Var. %NAZIONE Incid. % Incid. %

Totale Generale 100,01.933 -15,4 -12,6101.972100,0

1.247 47.521TOTALE INTRA-UE -14,0-8,7 64,5 46,6

686 54.451TOTALE EXTRA-UE -11,4-25,2 35,5 53,4

133 18.471Russia 11,42,0 6,9 18,1

61 8.207Svizzera -5,3-8,1 3,2 8,0

265 8.095Francia -3,7-5,9 13,7 7,9

203 7.286Spagna -30,2-22,0 10,5 7,1

157 5.967Germania -25,55,9 8,1 5,9

62 5.037Regno Unito 5,2-1,2 3,2 4,9

34 4.797Ucraina -9,2-14,4 1,7 4,7

167 4.350Grecia -4,2-19,0 8,7 4,3

99 4.186Portogallo 16,718,6 5,1 4,1

23 3.333Emirati Arabi U.ti -57,4-72,3 1,2 3,3

21 2.952Stati Uniti -17,1-63,4 1,1 2,9

30 2.168Paesi Bassi -14,7-18,6 1,6 2,1

34 2.093Belgio -8,6-3,5 1,8 2,1

36 1.730Austria -16,43,7 1,9 1,7

9 1.636Arabia Saudita -46,4-81,4 0,5 1,6

13 1.316Turchia -5,6-44,0 0,6 1,3

100 1.104Albania 3,5-17,9 5,2 1,1

52 1.103Libia 4.618,010.923,6 2,7 1,1

5 1.026Cina 431,07,5 0,3 1,0

8 979Kuwait 27,445,4 0,4 1,0

Fonte: SMI su dati ISTATVar.% su periodo corrispondente dell'anno precedente

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+11%

-3,7%

Page 44: #18 Fashion Illustrated

Trend#L'OpINIONE

Il rispetto per l'ambiente

parte dall'abitoTesto di ELIO FIORUCCI stilista

VIII

GI<M@<N�8LKLEEF&@EM<IEF�)'(*$(+I Piccoli Principi tornano BIMBI

:fd]fik�\�^`fZfj`k~�[`m\ekXef�`�ZfeefkXk`�gi`eZ`gXc`�[\cc\�Zfcc\q`fe`�YXdY`ef%�Di MARCO MAGALINI

:fcc\q`fe\�X&`�)'(*$)'(+�G\k`k�9Xk\Xl

Un minucolo kimono per bam-bini made in New York fa la

di!erenza. È allo stesso tempo zen, chic e casual. Sono questi gli e!etti della globalizzazione che si estende anche all’abbigliamen-to per piccoli snob interplanetari. Tagli orientali e tessuti occidentali oppure l’esatto contrario. L’impor-tante è mescolare e sovrapporre suggestioni, fantasie e segni diversi per ispirare tenerezza, raccontare una favola, sognare, intraprende-re un viaggio immaginario. Messaggi non solo estetici e cromatici che arrivano dall’altra par-te del mondo, attraverso in-ternet, e che ci insegnano valori importanti, ci invitano a confron-tarci con altre culture e abitudini. E poi le righe. Amo tuttele righe in generale e in un momento in cui viene celebrato Picasso con varie mostre in Italia e all’estero, non poteva davvero mancare un riferimento alla sua marinière, la più famosa della storia dell’ar-te. Senza contare poi che questo motivo gra"co sui bambini ha un e!etto estetico esilarante e diver-tente, li allarga o allunga oltremi-sura, ampli"cando con onde im-maginarie ogni loro movimento e rendendoli bu#. Su una cosa tutti (o quasi) sembrano d’accordo: gli abiti per bambini devono essere pratici, semplici e realizzati pos-sibilmente con materiali naturali. Maestri in questo gli stilisti scan-dinavi che, sdoganando i colori cupi, trasmettono ai più piccoli la loro cultura basata sul rispetto per la natura e scelgono quindi coto-ni organici, lane riciclate ecc. Una scelta ecosostenibile che condivi-do pienamente perché l’educazio-ne al rispetto per l’ambiente può iniziare proprio da un semplice abito. Anche gli inglesi amano la praticità che rimane credibile per-"no quando intervengono con un tocco romantico, originale, inso-lito, brit’ per l’appunto. I francesi puntano invece sulla semplicità senza rinunciare al glamour. Sem-pre basic per eccellenza il trend degli americani e dei canadesi, tra i pochi a saper utilizzare il pile facendoci dimenticare che è un materiale sintetico. Se si vuole poi ritrovare nell’abbigliamento per bambini l’inconfondibie stile ita-liano, le più importanti gri!e del made in Italy sono insuperabili per creatività ed eleganza, propo-nendo spesso capi di alta gamma curati nei minimi dettagli, talvolta derivazione delle linee per adul-ti. Insomma anche per i piccoli l’abbigliamento esprime la pro-pria cultura, provenienza e modo di vivere, soprattutto ora che ci si confronta quotidianamente con una società multietnica ed è quindi necessario creare linguag-gi e codici comuni per facilitare la comunicazione. Personalmente penso che non sia a!atto sempli-ce creare abiti per bambini, e non solo per questioni di proporzioni. Ci provo, senza dimenticare, in-sieme al colore e alla fantasia, di trasmettere anche un messaggio etico. In tutte le lingue del mondo, naturalmente.

Nessuna fretta di crescere e di "ngersi adulti. Le ultime tenden-ze, in fatto di stile legato al mondo dell'abbigliamento bam-bino, parlano di una moda che diventa più umana e vicina alle esigenze reali dei piccoli clienti. L'abbigliamento è una parte

importante del processo di crescita, che deve rispondere a componenti imprescindibili come la praticità e la positività espressa da colori e stam-pe. "Non si può pensare al guardaroba bambino come una semplice tra-sposizione delle collezioni per adulti - racconta Lavinia Biagiotti, stilista e vice presidente di Biagiotti Group -. Da quando, ancora vent'anni fa, mia madre Laura ha fatto s"lare 6 bimbi cinesi in Cina, abbiamo saldo in mente il fatto che dobbiamo inserire nelle collezioni una componente di gioco (con stampe, illustrazioni e brillantini). Il nostro guardaroba com-bina romanticismo a divertimento, sempre rispettando qualità e design". Le cause dell'inversione di rotta sono da ricondursi forse ad una matura-zione generazionale. Oppure al fatto che sempre più adulti, consci delle di#coltà che li attanagliano nel quotidiano, cercano in tutti i modi di far vivere i bambini come bambini il più a lungo possibile. La sindrome di Peter Pan non è certo cosa nuova, ma, il rischio (assurdo) che si stava per correre era quello che fossero proprio i bambini ad esserne a!etti. La 'condanna' spontanea ed istintiva ai diktat della moda 'da-grandi' arriva

da più fronti. Viene espressa da ispirazioni di collezione che, sempre più, rifuggono da dimensioni metropolitane e da junior manager, per rifugiarsi in creatività più giocose, scherzose e di fantasia. La collezione Dking Dondup, ad esempio, richiama capi dal sapore seventies, pezzi dal mood worker, o montoni aviator. Il corrispettivo femminile, Dqueen Dondup, spazia invece dal mondo marina, con montgomery accessoriati da alamari, a capi più bon ton declinati in toni pastello, rosa e azzurro. Di grande funzionalità parla anche Herno, che debutta nel mondo dei piccoli con il famoso piumino ultralight 200 grammi. Sono disponi-bili anche delle versioni extra-comfort: una dotata di tecnologia Polar Tech, con un sacco piuma, e un piumino/bomber realizzato con tessuto windstopper. I colori, sempre 'dolci', sono il panna, sabbia, cipria, rosa, ciclamino, cielo, mare, terra e gra"te. Oltre ai toni scherzosi e di gioco, nelle collezioni per l'autunno/inverno 2013 troviamo anche un'accezio-ne elegante ben evidente, ad esempio, nel guardaroba proposto da Petit Bateau. Il marchio si ispira agli anni ’70, con un'attenzione particolare al pattern: come stampe gra"che ("ori, quadretti, ancore) e i mélange di materiali (felpa, merinos, jersey pesante, raso di cotone). Senza co-munque rinunciare a destinazioni più avventurose, come il fascino del lontano nord e i grandi viaggi via mare.

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Per ideare e produrre 800.000 capi d’abbigliamen-to all’anno ci lavorano 152 dipendenti dello sta-bilimento di Jesi, altre 200 persone nei laboratori esterni, oltre ad a!dabili partner all’estero per al-

cune tipologie di prodotto. Tutto sotto la costante super-visione e il meticoloso controllo da parte dei responsabili produzione dell’azienda. Perchè “la qualità – spiega il pre-sidente Roberto Stronati - è stato il presupposto del mar-chio "n dal lontano esordio nella prima metà degli anni Cinquanta, quando nacque la sartoria, per diventare una realtà industriale solo nel 1981”. All’abbigliamento con marchio Simonetta, declinato nelle linee junior, mini e tiny, si aggiungono 50.000 paia di scar-pe, prodotte da Andrea Montelpare, e le licenze (che pesa-no per il 60% sul turnover) Roberto Cavalli Angels, Devils e Newborn, Fay Junior e, nel 2010, Fendi. Per un fatturato 2012 di 42, 7 milioni di euro, in crescita del 7% sull’anno precedente, con l’obiettivo di arrivare a 50 milioni nel 2015. Come è organizzata la vostra azienda. Cosa viene pro-dotto internamente e cosa è a!dato a aziende/laboratori esterni?La nostra azienda è organizzata in modo tale che stile-prodotto, prototipia e modelleria sono attività che vengono svolte al 90% all’interno dell’azienda e il restante 10% all’esterno, presso laboratori limitro". Mentre la pro-duzione è a!data a laboratori esterni, di elevato livello pro-fessionale, che settimanalmente vengono visitati e seguiti dai nostri responsabili Produzione e Controllo Qualità. Ci sono delle tipologie che vengono realizzate all’estero per contenere i costi, fermo restando il vostro controllo sulla qualità del prodotto?per alcune tipologie di prodotto ci avvaliamo di partner all’estero, già collaudati da diversi anni, in grado di assicu-

rarci un buon rapporto qualità-prezzo e uno standard qua-litativo all’altezza dei marchi che rappresentiamo.Quali sono le caratteristiche imprescindibili in un capo di abbigliamento bimbo?Vestibilità, comfort e qualità dei materiali utilizzati che consentono una facile e continua manutenzione.Quale sono le fasi della lavorazione che danno valore ag-giunto alla vostra produzione?Il valore aggiunto nella nostra produzione è dato dalla mo-delleria, dal taglio, dalla confezione e soprattutto dalle la-vorazioni speciali.

Come nasce una collezione?Nasce da un mix di elementi: creatività, ricerca che si svi-luppa attraverso l’interpretazione delle tendenze, i viaggi, le riviste ma anche dalle informazioni e dalle richieste che

provengono dai diversi mercati. Il tutto con la massima attenzione e rispetto per le esigenze dei più piccoli.Qual è il segmento che identi"ca al meglio il vostro brand? Più che una tipologia parlerei di un mood: un bon ton con-temporaneo che si adatta a capi sia per un uso più quotidia-no sia per le occasioni speciali.Anche nel bambino i numeri/vendite si fanno con gli accessori? Sicuramente l’accessorio ha un ruolo importante in quanto completa il look in modo più distintivo. Per il nostro brand l’accessorio rappresenta il 20% delle vendite. Particolar-mente apprezzate scarpe, borse, cinture, cerchietti e colletti.Qual è la vostra ricetta anti-crisi?In questo momento particolarmente di!cile puntiamo a o#rire un prodotto innovativo, dal giusto rapporto qualità-prezzo e un servizio di customer service sempre più vicino al cliente cercando di cogliere tutte le opportunità che si stanno presentando nei mercati internazionali.Qual è la vostra strategia commerciale retail in Italia e all’estero?Dopo il re-opening della nostra boutique di Milano e del corner da Harrods con il nuovo concept, ideato e curato dallo studio Storage, stiamo valutando le diverse richieste di partnership con clienti esteri e italiani per aperture di corner e negozi mono e multi brand.Su quali paesi puntate, viste le di!coltà sul mercato interno?I mercati sui quali puntiamo sono Russia, Medio ed Estremo Oriente (Cina, India, Korea e Vietnam). L’export pesa per il 55% del fatturato, salendo al 65% per gli ordini della p/e 2013.

ProduzioneJ@DFE<KK8La ricerca ossessiva della qualità

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²I mercati sui quali puntiamo sono Russia, Medio ed Estremo Oriente

ROBERTO STRONATI

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Come nasce una collezione di abbigliamento per bambini? Il 'pozzo creativo' attinge da tessuti, foto, viaggi, un libro letto, un !lm visto, un'esposizione, una galleria, un museo, un mercato che sia etnico o dell'usato, di abiti o d'arredamento.

Stefano Cavalleri, che dopo la lunga avventura come fondatore e diret-tore creativo della maison I Pinco Pallino ha presentato due suoi nuovi marchi Quis Quis e From the world, racconta il suo iter progettuale. "La creatività deve oggi rispondere alle nuove s!de del mercato globale mixan-do una matrice stilistica e manifattu-riera tutta made in Italy con proposte e interpretazioni da 'melting pot' creativa internazionale. Può sembrare incredi-bile ma anche una musica mi ispira una collezione e di conseguenza una s!lata e le sue uscite... Nello speci!co, per il de-butto di Quis Quis mi sono ispirato alle pinacoteche di ritratti italiani e austriaci, mentre per From the world i miei viag-gi attorno al mondo, nei posti che amo. A Marrakech ho una casa dove spesso mi ritiro per ispirarmi, mentre a Delhi e Jaipur ho amici con i quali condividere le ispirazioni e collaborare, oppure penso ad un viaggio in Cina alla ricerca dei !lati migliori e le sete più belle o alla Puglia dove ormai trascorro sempre più tempo". Le due collezioni, prodotte e distribuite da Mafrat spa (clothing) e Andrea Montelpare spa (shoes) debutteranno in passerella a Firen-ze, durante il 76° Pitti Immagine Bimbo, il prossimo 17 gennaio. Ma qual è il bambino che gli stilisti hanno in mente quando disegnano le collezioni? Ice Iceberg Junior, la collezione per i più piccoli del

brand, immagina ad esempio un bambino metropolitano, vivace, dina-mico, a cui piace esprimersi attraverso il colore, le forme e i gra!smi. E' un bambino curioso nell'esplorazione di un mondo pop". Un altro esempio, sempre a questo proposito, arriva dalla maison Blu-marine. "Quando disegno Miss Blumarine - dice Anna Molinari, la stilista e fondatrice del brand - penso ad una bambina allegra e piena di voglia di vivere che ama i colori ed i particolari femminili, giocando

ad imitare lo stile di Blugirl e di Bluma-rine, sentendosi una piccola principessa. Non credo tuttavia alle collezioni che siano una semplice trasposizione delle linee da grandi dove i bambini e le bambine sem-brano piccoli adulti per cui è sempre gran-de il lavoro di ricerca che intraprendo nelle collezioni Miss Blumarine per creare un prodotto adeguato al mondo del bambino. E' comunque necessario adattarsi al mer-cato, in continua evoluzione. Nei tempi attuali trovo indispensabile mantenere una forte identità dei propri brands, con la !nalità di trasmettere al cliente una coerenza di stile, di prodotto e di comunicazione dal momento che il mondo della moda è sempre più globaliz-zato. E’ altresì importante saper rispondere in modo adeguato a speci!che esigenze di

determinati mercati, in fase di realizzazione del campionario o di rias-sortimenti, in quanto "essibilità, ciclo veloce del prodotto e proposta creativa sempre più rispondente ai trends di stagione sono elementi imprescindibili per ogni brand che voglia essere competitivo".

:FD<�E8J:<�LE8�:FCC<Q@FE<�98D9@EFCreatività in formato MINIJ`�kiXkkX�[`�Zfek`el`�\j\iZ`q`�[`�\hl`c`Yi`f#�kiX�`jg`iXq`fe\�\�giX^dXk`jdf#�Zf\i\eqX�[`�jk`c\�\�

`eefmXq`fe\#�Zi\Xk`m`k~�\�d\iZXkf%�di MARCO MAGALINI

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Quali sono le caratteristiche principali che devono avere

i materiali che andranno a com-porre il guardaroba dei bambini? A livello strutturale, non si riscon-trano di#erenze rilevanti rispetto all'abbigliamento per adulti, in quanto le esigenze dei clienti, in fatto di materiali e prestazioni, sono le medesime. D'altro canto invece, se in passato la materia delle certi!cazioni era più labile, oggi invece i paletti imposti dal-le legislazioni italiane, europee ed internazionali sono sempre più stretti. "Lavorando principalmen-te nel mercato bambino - racconta Marco Grosso, proprietario del la-ni!cio TessilGrosso di Biella -, le richieste tecnico-qualitative sono ormai paritetiche a quelle del mercato adulti, dove le voci prin-cipali riguardano l'uso di coloranti idonei 'azo free' - ovvero materiali dipinti o stampati che non con-tengono coloranti azoici e metalli pesanti - o con caratteristiche ob-bligatorie per il raggiungimento dei parametri eco-tossicologici 'Reach'. E' inoltre richiesto l'uti-lizzo di materiali che non conten-gono sostanze chimiche dannose che si possono essere depositate durante le operazioni di lavorazio-ne". Tutti questi parametri diven-tano più restrittivi, con ulteriori regole integrative, se parliamo di tessuti per neonati o se conside-riamo che, in alcuni casi, le diverse fasi produttive avvengono in luo-ghi geo-legislativamente molto di#erenti. Ulteriore capitolo ri-guarda l'evoluzione tecnologica. Lorenzo Moscato, agente 'storico' di aziende produttrici di tessuti per bambini come Liberty, spiega che l'impennata digital "non con-siste tanto nei processi produttivi di tessitura, che sono ancora piut-tosto tradizionali, quanto nelle tecniche di stampa. Queste mo-dalità permettono di raggiungere e#etti particolari, come sfumature ed cromatismi, altrimenti impos-sibili da ottenere". M.M.

Vincono i tessuti

eco-friendlyIdentikit dei materiali per

l'abbigliamento bimbo

IdeazioneXI

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Retail

Touch screen ologra!ci, tavoli multi-touch con lettore RFID integrato

(una tecnologia che permette l'identi!-cazione e la memorizzazione automatica di oggetti), vetrine interattive e specchi responsivi. Il negozio del futuro parla i linguaggi di un'interattività spinta che porta bambini e genitori ad avere a che fare con ogni tipo di supporto, facilitando gli acquisti. Monnalisa, brand specializ-zato nell'abbigliamento per i più piccoli, ha di recente avviato un piano per trasfor-mare gli spazi di vendita in veri e propri ‘smart shops’. Introducendo ad esempio dei 'touch screen holographic display', ovvero dei monitor, posizionati a contat-to con le super!ci esterne delle vetrine, che permettono di acquistare 24 ore su 24, anche a negozio chiuso, grazie ad un collegamento all'e-commerce. Il sistema è

stato ideato da Temera, azienda specializ-zata in soluzioni innovative per il settore fashion/luxury. Non è tutto. Il marchio ha anche fatto suo un software che permette di interagire con uno schermo touch mul-tifunzione: si può consultare il lookbook delle collezioni, reperire informazioni sul brand e sulla storia di ogni singolo capo e i dettagli relativi ai tessuti, vedere le s!late e traslare in digitale gli out!t che il clien-te sta indossando. A quel punto, l'utente potrà sostituirne digitalmente alcuni, spe-rimentare nuovi abbinamenti o, nel caso in cui non siano disponibili colore o ta-glia dei capi scelti, ordinarli direttamente in azienda. Una volta de!nito il look, lo specchio interattivo può, in una versione ancor più evoluta, permettere la condivi-sione dell'immagine sui social network quali Facebook e Twitter. Lo smart shop

è già attivo da febbraio nel "agship store di Arezzo e, con una versione iPad, è sbar-cato a Milano prima di Natale. Andrea Mattesini, retail & e-commerce manager Monnalisa, spiega inoltre che da marzo 2013 verrà introdotto un fashion totem presso uno dei principali aeroporti in Europa che, grazie a dispositivi interat-tivi e ricchi contenuti multimediali, per-metterà di acquistare i capi e ordinarne la spedizione direttamente a casa o presso l’hotel di destinazione. “L’investimento e#ettuato nelle tecnologie per la realizza-zione dello smart-shop sta portando i pri-mi ritorni, grazie anche alla possibilità di sfruttare parte della infrastruttura tecno-logica, anche nel canale e-commerce e re-tail. Da non trascurare anche l’importante ritorno in termini di immagine”. M.M.

Quando lo store diventa inter- attivo@�e\^fq`�[`�XYY`^c`Xd\ekf�g\i�YXdY`e`�[`m\ekXef�jZi`^e`�k\Zefcf^`Z`�g\i�le��`ek\iXkk`m`k~�fi`\ekXkX�Xc�dXib\k`e^

Think out of the box è l'immancabile vademecum che ogni competente uomo-marketing, o architetto che sia, fa suo dal primo giorno di lavoro. Pensare fuori dagli schemi, trovare soluzioni innovative per fare innamorare, o quasi 'droga-re', il consumatore di un determinato prodotto. Come intercettare l'attenzione

dei più piccoli, e i portafogli dei genitori, entrambi subissati da una miriade di stimoli all'acquisto? I negozi sono sempre più degli storyteller emozionali, dei luoghi nei quali si racconta una storia che emozioni. "Nell'ideare le mie boutique ho immaginato da un lato il viaggio che un bambino fa con i genitori in un albergo lussuoso, dall'altro un'esperienza più campestre ed informale, in tenda - ci racconta Imelde Bronzieri, stilista e proprietaria del brand Mi Mi Sol-. In entrambi i casi, ho voluto traslare questo racconto di viaggio con un arredamento a tema, che non sovrasti però il prodotto. La progettazione dei nostri negozi è stata svolta dallo studio CLS Architetti di Milano, con i quali abbiamo messo a punto un allestimento pilota che viene riproposto molto fedelmente in tutti i punti vendita del mondo. Per esprimere il legame con il tema del viaggio, abbiamo inserito delle versioni contemporanee dei carrelli per bagagli degli hotel, costruiti in plexiglass con giunture in zinco e realizzati in diverse dimensioni in base alla categoria merceologica da esporre; delle cassettiere disposte a composizioni (al posto degli armadi), porta valigie da camera, sedie pieghevoli e delle tende da camping (a cinque stelle). Tutto questo per trasportare i piccoli clienti e le mamme buyer all'interno di un'atmosfera raccolta e serena, nella quale a$orino i ricordi dell'infanzia". Sempre riguardo all'allestimento, abbiamo chiesto il parere anche ad un architetto, Filippo Caprioglio, che ha curato le progettazioni dei negozi Il Gufo. "Puntiamo ad un ambiente contemporaneo-elegante, che utilizzi dei toni caldi e non in-

vasivi rispetto al prodotto. In un negozio di abbigliamento per bambini è fondamentale dosare con attenzione elementi strutturali e prodotti, perché uno dei rischi principali è privilegiare l'atmosfera !abesca di 'contorno' rispetto ai capi esposti. L'azienda è molto sensibile al lavoro e dunque è stata molto presente durante le fasi progettuali, nella scelta di dettagli e tessuti. La prima fase progettuale consiste nella scelta della location. Le nostre boutique, considerando che sono destinate ad una clientela selezionata e che i capi sono di dimensioni ridotte, non necessitano di ampie metrature (variano dai 40 ai 60 mq), e danno quindi più importanza al fatto di avere una posizione centrale rispetto ad una dimensione straordinaria". Nulla è lasciato al caso nella progettazione di un negozio, se consideriamo che l'outlook (l'apparenza) è in assoluto il primo strumento di marketing. E' così che prima di intraprendere la progettazione di uno spazio, molti brand ricorrono a analisi di marketing speci!che sui gusti, le attitudini, gli usi e costumi dei futuri fruitori dei negozi (i bambini) e gli acquirenti (i genitori). E', a ben pensarci, un doppio lavoro: conquistare target diametralmente opposti in fatto di età, gusti e appeal. "Per meglio adattarci al conte-sto nel quale ci inseriamo - continua Caprioglio -, a Roma abbiamo optato per delle chaise longue che accolgono le mamme in attesa di essere servite con del ca#è, mentre a New York è stato constatato che le 'buyer' sono più attratte da un pezzo di arte contemporanea posto all'ingresso della boutique". Ma, come già detto, i veri protagonisti da conquistare sono i più piccoli, i cui gusti cambiamo in base alla geolocalizzazione. Prendendo sempre ad esempio Roma e NY, i bimbi romani sono attratti dalla programmazione Pixar, mentre oltreoceano preferiscono catapultarsi all'interno della proiezione di una s!lata di moda o di un red carpet.

8I:?@$D8IB<K@E>�Guida pratica al retail perfetto8iZ_`k\kk`#�m`jlXc#�`ek\i`fi�[\j`^e\i�\�dXib\k`e^�d\e�]Xeef�jhlX[iX�g\i�Zfehl`jkXi\�`e�e\^fq`f�

Y`dY`�\dXeZ`gXk`�\�dXdd\�j\dgi\�g`��\j`^\ek`%�di MARCO MAGALINI

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XII

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L:ú L:ú girl, la collezione dall’anima minimal chic dedicata alle bambine dai 2 ai 14 anni, s!lerà per la prima volta a Pitti Bimbo (il 17 gennaio) insie-me alle altre linee per l’autunno/inverno 2013/14 prodotte da Grant, vale a dire Miss Grant Couture, Miss Grant Easy & Chic, So Twee by Miss Grant, e Grant Garçon. La linea L:ú L:ú girl punta su mate-riali e dettagli ricercati e completa l’o"erta delle altre collezioni per la bambina e il maschietto dal sapore più casual e easy.

Naturino ha realizzato in occasione del Natale un libro per bambini in collaborazione con MammaFeli-ce, una mamma blogger italiana diventata famosa grazie alla rete, e Ra"aella Maria Bazzanini, illu-stratrice per libri d’infanzia. Il libro contiene il calendario dell’Avvento, l’immancabile letterina stampabile

per Babbo Natale, l’albero di Natale da colorare e decorare, un racconto, una simpatica ricetta, qualche gioco divertente e, per !nire, le idee per realizzare la calza della Befana. Il libro è scaricabile e stampabile dal sito Naturino e, in alternativa, è di-sponibile gratuitamente nell’Apple Store in versione eBook.

Prénatal coinvolge le mamme su Facebook e sul sito www.prenatal.it per creare Mommypedia: il di-zionario delle mamme. Immagini, video, de!nizioni da condividere e la possibilità di aggiudicarsi pun-ti e vantaggi. Si tratta quindi di una nuova piattaforma social con diversi livelli di partecipazione e di creazione, attiva su Facebook e sul sito web Prénatal, utilizzabile con app smartphone e tablet. Le mamme sono chiamate a co-cre-are un vero proprio dizionario, at-

traverso immagini, video e le loro personali de!nizioni, per descri-vere come ogni parola cambia il suo signi!cato dopo il lieto even-to. Si potranno accumulare punti dall’inizio con la registrazione (10 punti) e poi caricando foto (10 punti) o video (20 punti), che, se abbinati alle de!nizioni, faranno guadagnare altri punti. E"ettuan-do il check-in nei negozi Prénatal si ottengono 20 punti e invitando amici, che poi si iscriveranno, altri 20 punti.

Mommypedia by Prénatal, il dizionario delle mamme

Cplg Italia ha chiuso una li-cenza con Monnalisa per due collezioni moda bambino p/e 2013: la linea Monnalisa Bebè, dedicata alle baby 0-36 mesi e personalizzata dalle immagini di Baby Pink Pan-ther e una Monnalisa, per le girls 2-12 anni, che vede invece una personalizzazio-ne ispirata alla Pink Panther tradizionale. Nella collezione baby prevale la componente romantica, con la preponde-ranza del colore rosa, stam-pe di margherite e delicati pizzi, ricami e merletti. La collezione riprende forme e dettagli del guardaroba fem-minile adulto. I colori sono quelli classici di sempre: rosa, bianco e nero, stampe all over riprendono icone ispirate a Parigi e fantasie maculate e i capi non mancano di dettagli

moda giocosi come !occhi in raso o seta, foulard da usare anche come cintura, bottoni gioiello, strass e paillettes. "Trovare un’azienda di abbi-gliamento che intuisse a fon-do il potenziale che il brand Pink Panther può sviluppare in una collezione non è stato un semplice - a"erma Maria Giovanna Gurrieri, Mana-ging Director di Cplg Italia -. In Monnalisa abbiamo tro-vato esattamente quello che stavamo cercando, un’azien-da piena di passione e crea-tività che, soprattutto, ha sa-puto cogliere l’essenza dello stile Pink Panther, il glamour intrinseco che il marchio esprime e l’espressione di allegria e divertimento che ogni capo Pink Panther deve saper esprimere".

Duvetica debutta nel mercato bambino, con la collezione Duve-tica Boy&Girl, dedicata ai bambi-ni dai 2 ai 12 anni. Si tratta di una capsule di piumini realizzati in 19 colori saturi, energetici e luminosi. Nessuna stampa, nessuna applica-zione e soprattutto nessun logo, ma solo dettagli necessari per un prodotto dal design kid-friendly. I capi ripropongono il comfort termico dei capi per adulti, grazie al puro piumino d’oca francese.

"La strategia distributiva della collezione bimbo si di"erenzie-rà dalla consueta distribuzione Duvetica. La collezione autunno inverno 12/13 è venduta in esclu-siva nel pop-up-shop di Duvetica Boy&Girl, su yoox.com". I colori disponibili sono il bianco ottico, giallo limone, arancio, rosso gra-nato, ciclamino, fragola, malva, cielo, ultrablu, acciaio, nero, argil-la, scarabeo, blu cina, sabbia, mu-schio, cloro!lla.

L'azienda specializzata in abbi-gliamento per bambini Mirtillo Spa, si ristruttura e dà il via ad un piano di rilancio internazionale delle collezioni Mirtillo e Ninetta. "In questi giorni -spiega l’Am-ministratore Unico della Società - abbiamo presentato la domanda di ammissione alla procedura di Concordato in Continuità, che per noi rappresenta l’opportunità di piani!care il rilancio. Il piano verrà presentato tra !ne gennaio e febbraio 2013. La proposta di concordato in continuità punterà ad o"rire un’ampia soddisfazione ai creditori. Nel piano sarà prevista una sostanziale ristrutturazione dei costi di gestione, una raziona-lizzazione dell’o"erta dei prodotti e, in particolare, il consolidamento del Marchio Mirtillo ed il rilancio del Marchio Ninetta. Brand sul quale la Società punta moltissi-mo sottolineando che lo stesso,

operando sin dal 1942, è univer-salmente considerato quale Mar-chio premium, leader nel settore della nursery, intimo e notte per bambini". L'azienda, che da pa-recchi anni ha concesso in licenza il proprio brand a soggetti esteri, è presente in Cina e nel Medio Oriente. "E' proprio con questi Paesi che sono in corso contatti per la ces-sione del Marchio per quelle aree, cessione che porterebbe all’azien-da nuova liquidità - continua -. Nel contempo, dal punto di vista della produzione, sono in corso trattative per aprire al capitale della società la partecipazione di produttori esteri, che possano consentire ampie sinergie negli acquisti, sia dal punto di vista di una maggiore razionalizzazione negli acquisti stessi che da quello di un sostanziale miglioramento dei #ussi !nanziari".

Le due maison francesi si incon-trano e danno vita ad una capsu-le per uomini e donne, bambini e bambine. Un guardaroba semplice, che uni-sce l’esperienza e la qualità di Petit Bateau e i volumi innovativi ed eleganti di Carven. I colori vivaci si fondono con i tessuti ovattati. Il classico viene reinventato per es-sere al servizio della quotidianità. I capi sono disponibili nelle bou-tique Petit Bateau, su www.petit-bateau.it e in alcuni concept store (Colette a Parigi, Smets a Bruxel-les e 10 Corso Como a Milano).

Debutta la collezione Boy&Girl di Duvetica, in vendita su Yoox

Mirtillo rilancia il marchio e la collezione Ninetta

Partnership Petit Bateau & Carven

Cplg !rma licenza con Monnalisa

Il libro di Natale Naturino per bambini

L:ú L:ú girl debutta in passerella

a Pitti Bimbo

Continua l'espansione retail del brand Il Gufo. Dopo le recenti aperture a New York e Roma, il marchio inaugura una nuova boutique mono-marca a Firenze, in via De' Tornabuoni 9/Rosso. Il negozio, di 70 mq, è dominato da colori neutri, linee morbide e forme arrotondate e, per i piccoli ospiti, torna il magic mirror: uno specchio a parete che include invisibilmente un monitor.

Il Gufo apre a Firenze

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Mercati

FASHION CHI LEGGE

500 euro per 50 centimetri?...una follia! "Non ridicolizzate i vostri bambini come quei cagnolini con la copertina di Louis Vuitton"

Una giovane coppia alle prese con le taglie mini di MATTEO VIVIANI E LUDMILLA RADCHENKO illustrazione EVELINA FLORIS

Matteo Viviani Fino a qualche mese fa non mi ero mai reso conto dell’enorme giro economico che ruota attorno allo shopping per bambini.A tal proposito io penso che l’essere umano si comporti in modo assurdo: quello di spen-dere tantissimi soldi per dei piccoli capi !r-mati…Questa a mio parere è una pura follia, per il semplice fatto che tale gesto non viene apprezzato dal bambino e soprattutto perché non si riesce a sfruttare quel capo per più di due mesi.D’altronde, come negare alla propria piccola creatura un bel vestitino colorato?Nell’armadio della nostra Eva ci sono “purtroppo” dei capi !rmati ma per la sola ra-gione che ci sono stati regalati.Anche a noi piace tantissimo andare a fare shopping con Eva anche se credo che in fon-do lo facciamo solo per vedere la sua faccina divertita davanti alle vetrine luccicanti.Penso che l’amore per un !glio prescinda in-fatti dai capi !rmati con cui lo si veste, mentre la gente spende tantissimi soldi strumentaliz-

zando la “povera creatura” che diventa veicolo di vanità dei propri genitori, che sfoggiano il loro “gusto” ricoprendo di ricolo il !glio.Ci tengo a fare una raccomandazione a tutti i genitori: <<non ridicolizzate i vostri bambini come quei cagnolini con la copertina di Louis Vuitton!>>Ludmilla RadchenkoMi piace portare Eva in giro a fare shopping e anche lei sembra tanto divertita e tranquilla mentre siamo nei negozi. Devo ammettere che però non amo l’esagerazione nel vestirla, credo infatti che l’ unica priorità che si deve avere durante lo shopping è quella di scegliere capi comodi e divertenti.Mi piace scegliere le calze e gli accessori da H&M perché riesco a trovare accessori sim-patici a prezzi convenienti, considerando an-che il fatto che i vestiti, soprattutto per i primi mesi di vita, non si usano a lungo.Da Nanan invece abbiamo comprato la cameretta completa di culla, cassettiera, pu-

pazzetti e anche le scarpette.Poiché Matteo è fuori casa tutto il giorno per lavoro e la bambina resta quasi tutto il tempo con me, la mattina e la sera sono i momenti che lui preferisce perchè può occuparsi della bimba.Appena svegli infatti io penso a preparare i vestiti mentre Matteo si occupa di vestirla anche se a volte fallisce miseramente nel suo intento e io poco dopo trovo Eva con le calze a rovescio e con le righine tutte storte. Mi piace immergere Eva nel mio mondo già dalla sua tenera età e per questo motivo per la sua nuova cameretta ho già realizzato diverse opere d’arte: un palloncino, un cassettone con la stampa di Marilyn Monroe e anche un quadro che rappresenta una donna in carriera circondata da Barbie.Quest’ultimo quadro ha un signi!cato par-ticolare per me, io infatti vorrei che Eva imparasse !n da piccola a muoversi da sola sfruttando le sue capacità, proprio come una “piccola donna in carriera” e non come una Barbie.

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Tutti i mobili di Plinio il Giovane sono unici e irripetibili.Fatti a mano, senza curarsi del tempo e con l’unico scopo di dare una forma ai sogni di Mario Prandina, che per amore dei suoi prodotti applica personalmente su ogni pezzo il suo marchio.

Plinio il Giovane non dorme, sogna!Tutti i nostri mobili sono fatti a mano uno alla volta, senza curarsi del tempo, con materiali naturali e nel completo rispetto della natura, con lo scopo di realizzare questo sogno.Tutto comincia nel 1975 in un atelier al centro di Milano, di !anco all’Accademia di Brera, dove Mario Prandina, sognatore con i piedi per terra, in quell’ambiente di artisti e designer, realizza e propone al pubblico milanese una collezione originale di mobili ecologici dalle forme leggere, costruiti con antichi metodi d’incastro.Il marchio Plinio il Giovane, oggi di grande attualità, è conosciuto sia grazie alle innumerevoli pubblicazioni sui giornali e sulle riviste di settore, sia per le sue originali campagne di comunicazione, che parlano della vita come di un sogno da fare, del mondo come di un luogo da amare e del futuro come di un progetto da realizzare.

Plinio il Giovane ha creato una collezione che trasmette il suo grande rispetto per la natura e il concetto di salvaguardare il mestiere del falegname per poterlo tramandare alle nuove generazioni.Chi acquista un mobile Plinio il Giovane introduce nella propria vita non solo un prodotto, ma anche un modo di vivere oggi molto attuale, perché i prodotti Plinio il Giovane hanno la caratteristica di poter modulare le loro funzioni a seconda delle esigenze. Ecologia non signi!ca solo produrre mobili con materiali naturali, ma anche immaginare prodotti che, da più di trent’anni, sono sempre funzionali dal punto di vista stilistico e strutturale.Tutta la collezione è visibile nello show-room di Milano,in Via Cernuschi angolo Viale Premuda o visitando il sito www.plinioilgiovane.it. Per info +39 02 5519 0210.

Mario Prandina in arte “Plinio il Giovane”

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by IMELDE BRONZIERI

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Retail37

NUOve teCNOLOgIe AVATAR, SCANATAR e oltre@�i\j`�[\`�ZXg`�fi[`eXk`�jlc�n\Y�jÔfiXef�`c�*'&+'�g\i�Z\ekf�[\^c`�fi[`e`%�:fd\�\m`kXi\�`c�gifYc\dX6��

@c�Yf[p�jZXee\i�ZXkkliX�\�kiX[lZ\�`e�le�df[\ccf�*;�c\�]Xkk\qq\�[\c�Zfigf%�Testo di LUIGI DE ORSO

Se si guardano i suoi numeri, non si può certo più con-siderare il commercio elettronico come un “fenomeno” da osservare, ma piuttosto come un ambiente di busi-ness nel quale muoversi con le strategie e le compe-

tenze giuste, in particolare avendo chiare quelle che sono le tecnologie digitali che servono ad abilitare questa forma di commercio che, per molti aspetti, sono diverse e più avanzate di quelle che si usano nel mondo !sico. Pensiamo in partico-lare all’acquisto di capi di abbigliamento e di accessori come le calzature; vi è un aspetto che apparentemente potrebbe costi-tuire un grosso ostacolo all’acquisto online di questo genere di beni. Quando si compra un abito, una T-shirt,dei jeans o un paio di scarpe, senza poterseli prima provare indossati, vi è il dubbio grosso di quale taglia ordinare. Fino a poco tempo fa molti avevano ritenuto che questa di#coltà, e la paura del consuma-tore di acquistare un capo che poi non riesce a indossare, costi-tuisse un grosso ostacolo all’acquisto in internet di questi beni; i dati dell’e-commerce in questo settore sembrano al contrario indicare che i clienti abbiano trovato un sistema per superare il problema; e in e"etti è cosi. Il fatto è che la soluzione è peggio del male, almeno dal punto di vista di chi vende; quello che infatti succede è che, per levarsi ogni dubbio, il consumatore ordina non uno, ma due o tre esemplari dello stesso capo ( o dello stesso paio di scarpe) ma in taglie diverse per poi rispe-dire al venditore online, di norma a spese dello stesso, quelli che non gli vanno bene. I volumi del commercio elettronico crescono, ma crescono altrettanto i costi per i merchant e si riducono i loro margini; statistiche non u#ciali indicano che il tasso di resi, dovuti a vari motivi e in particolare all’incertezza

di taglia, si attestano su valori dell’ordine del 30 – 40% , con costi altissimi per chi vende. E’ quindi il momento di parlare di Avatar.Non quello del famoso !lm di James Cameron, ma del sis-tema usato !no a questo punto per facilitare al consumatore la scelta della taglia e per rendere , in generale, più e#cace e coinvolgente la sua esperienza di acquisto online. L’avatar è il modello digitale di se stesso che il cliente online crea nel sito del vendor; si parte da un “manichino” neutro ( di solito da più di uno, diversi per morfologia, tra i quali è possibile scegliere il punto di partenza per questo processo di personalizzazione) il quale viene poi modi!cato, sulla base di una serie di misure reali che occorre rilevare sul proprio corpo, per creare un clone digitale di se stessi che lo riproduca nel modo più fedele. Fatto questo è possibile chiedere al sistema di vendita online di in-dicare quali sia la taglia migliore da ordinare e anche di vedere che e"etto facciano l’abito, il jeans o la T-shirt indossati dal nostro avatar. Non si tratta di tecnologia nuovissima; le prime applicazioni di questo tipo risalgono ormai a qualche anno fa e quelle in uso oggi in molti siti di e-commerce hanno elevati livelli di realismo e certamente rendono la scelta del cliente più facile. Ma non risolvono del tutto il problema.Per quanto infatti l’avatar possa assomigliarci, non potrà mai riprodurre in modo veramente preciso tutte le fattezze del nostro corpo, in tutti quei dettagli che sarebbero necessari. Per ottenere questo occorre che l’avatar diventi scanatar. La nuova frontiera è infatti rappresentata dall’uso di “body scanner”, ap-parecchiature digitali grazie alle quali tutte le fattezze (anche le più minute e … imbarazzanti) del corpo del cliente vengono catturate e tradotte in un modello 3D che lo riproduce alla per-

fezione. Questo diventa a tutti gli e"etti il proprio “io digitale” sul quale indossare il capo virtuale; la tecnologia di oggi, ed ancor più quella di domani, sta facendo progressi enormi. Su questo manichino accurato e personalizzato con le proprie fat-tezze, è possibile non solo vedere indossato, con risultati im-pressionanti di realismo, il capo che si è scelto di comprare, ma anche osservare come questo si comporti quando ci si muove o visualizzare informazioni gra!che per capire dove esso stringe, dove è troppo abbondante e dove invece garantisca il giusto comfort. Sviluppi tecnologici importanti che fanno immag-inare una quasi completa virtualizzazione del processo di ac-quisto di capi di abbigliamento sia standard che su misura. Resta solo un non marginale problema: dove andare per farsi il proprio “scanatar”.Se !no a poco tempo fa i body scanner erano apparecchiature molto costose e rare, una giovane so-cietà americana (Styku) ha da poco sviluppato una tecnologia che trasforma di fatto la Kinect che molti consumatori hanno a casa collegata alla XBOX, in un body scanner a basso costo; è la convergenza ultima di tecnologia digitale, internet e TV: stando in piedi di fronte al televisore sarà possibile e"ettuare la scansione del proprio corpo, ricercare in Internet il capo che si desidera, scegliere la misura giusta e vederselo indossato, tutto sul televisore di casa che si trasforma in camerino del negozio digitale, per poi e"ettuare l’acquisto come si farebbe nel negozio vero. Styku ha da poco siglato un accordo con Microsoft (la casa sviluppatrice di XBOX) per la installazione e commercializzazione del nuovo software su tutte le pros-sime console di gioco. Un nuovo scenario da considerare che potrebbe innescare un’altra inattesa rivoluzione nel mondo del commercio online.

A sinistra, camerino di prova con body scanner. A destra, lo scanatar della cliente

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Retail38

#l'oPiNioNe

Digital Retail Revolution

Testo di ANTONIO FOSSATI Partner fondatore di RDS

NegOzI 2.0

Il personal shopper diventa digitale

I=@;#�dX^`Z�d`iifi#�c\[�nXcc�\�jdXik�Ôkk`e^�jfef�\j\dg`�[`�k\Zefcf^`\�XmXeqXk\�g\i�`c�i\kX`c%�;X�GiX[X�X�>lZZ`#�[X�;`\j\c�X�C`l�Af�\�9fo\li�;\j�Il\j#�cX�cfif�[`]]lj`fe\���`e�Zi\jZ`kX%gifgi`X�

ZXgXZ`k~�\[�\jg\i`\eqX%�Testo di FLAVIA COLLI FRANZONE

Magic mirror, tavoli interattivi, vetrine multi-touch. La ri-

voluzione c’è già stata: ora si tratta di vedere quanto velocemente si di"onde e con quali modalità. Il problema non è più la tecnologia, ma, per il negozio, comprendere il signi!cato di questo cambiamento e l’impatto sul proprio modello di business. La digital retail revolution innesca almeno tre grandi cambia-menti per il retailer:•Da Gutenberg al Pixel. Nei ne-gozi la comunicazione digitale: ba-sta manifesti, stampe, messaggi di promozione. Non credo che la carta svanirà completamente, anzi, ma in alcune situazione i costi, la compli-cazione, la rigidità del processo di comunicazione cartacea sono ormai più elevati di quella digitale. Con due grandi vantaggi in più: la possi-bilità di cambiamenti continui e di personalizzazione tra messaggi del brand e del retailer. • Abbattimento del con"ne "sico-digitale. La caduta di queste bar-riere è oggettiva: sia in verticale, con le vetrine interattive, appendini collegati a Facebook, ologrammi, che orizzontale con tavoli multi-touch, etichette elettroniche o supporti esposi-tivi dei prodotti. Ma questo ab-battimento di con!ni causa spaesamento. Alcuni punti vendi-ta diventano sempre più confusi, il loro linguaggio rumoroso, non chiaro. Occorre invece appro!t-tare di questa caduta del con!ne e ripensare il modello di racconto dell’identità del negozioI tavoli multi-touch sono un ot-timo esempio di come possa esse-re costruito un nuovo percorso di presentazione personalizzato per ogni cliente. Come un gioco di perle cinesi: partendo dalle passio-ni personali, dai libri letti, il tavolo propone abbinamenti con prodotti, collezioni, accessori, per costruire un heritage e un nuovo stile narra-tivo del retaler. Diventa chiaro però che l’investimento del retail non è quindi solo l’hardware, ma è un in-vestimento di pensiero, di revisione dei valori del racconto che il digi-tal retail consente e questo raccon-to va aggiornato, rivisto, cambiato continuamente: un’attitudine che il negoziante deve chiedersi se ha o vuole avere. •Avere o non avere il prodotto. In passato questo comportava l’acqui-sta o il non acquisto da parte del cliente. Anche questo oggi non è più così vero. Esistono soluzioni tecnologiche che consentono di acquistare un prodotto anche senza averlo disponibile sul punto vendita. Camerini virtuali o digital mirror consentono di provare capi di ab-bigliamento e in caso di mancanza della taglia desiderata o del colore prescelto, veri!care da parte del cliente sullo specchio l’esistenza del prodotto in magazzino, ordinarlo e pagarlo direttamente con carta di credito. Il digitale non solo come costo, ma come opportunità di ri-cavo: creazione di occasioni di ac-quisto per un cliente che si vedrà il capo consegnato a casa senza alcun costo di trasporto aggiuntivo, con la possibilità di renderlo nel negozio nel caso non fosse soddisfatto.

muovere o girare. Con un altro gesto della mano, se si indossa un capo Boxeur Des Rues, lo specchio lo ricono-sce e propone abbinamenti in total look, speci!cando il prezzo dei capi, le taglie di-sponibili e la cartella colori. Se non utilizzato, lo specchio improvvisamente si trasfor-ma in monitor e trasmette video e immagini della più recente campagna Boxeur Des Rues.Tutto questo gra-zie ad un software particolare e innovativo che è in grado di leggere un microchip di cui ogni capo in vendita è prov-visto e individuarlo senza pistola barcode. Nonostante questo so!sticato microchip sia piccolissimo, permette la personalizzazione del capo che diventa così unico al mondo e riconoscibile dal software. L’etichetta unica che accompagna il capo, in-fatti, combina due principi di rivelazione, acusto-magnetica e RFID, tecnologia che com-pleta e migliora le soluzioni antitaccheggio tradizionali e che diventa uno strumento multifunzionale e invisibile, ma dotato di elevata accura-tezza e capacità di contrastare taccheggiatori sempre più

esperti. E !n qui è il presente. Ma quale sarà l’evoluzione di queste tec-nologie? “Sicuramente lo scenario evolutivo sara' quello di riuscire ad avere le metriche che i fashion brand utilizzano sul web ( zone visitate, numero di accessi, items visionati, etc) anche nei negozi reali. E' chi-aro che se posiziono due totem interattivi in negozio, che visualizzano i capi del total look, posso conoscere esattamente quello che i clienti si provano, quanti entrano, quante zone visitano eccetera”, dice Arcangelo D’Onofrio, fondatore di Temera. Anche in questo caso sta crescendo il numero dei negozi che si sta dotando di queste forme avanzate di interazione con i clienti.

Pioniere fu Prada con i negozi Epicentro. Nel 2001 quello di New York nacque

per favorire nuove forme di rapporto con il cliente, di merchandising e program-mazione. E aprì una stra-da innovativa per il retail, all’insegna della tecnologia che solo a distanza di dieci anni si può dire sia in via di perfezionamento, arrivando a interagire in modo sem-pre più diretto ed e#cace con il cliente, grazie anche all’avvento dei social media. Già nel negozio sulla Bro-adway la tecnologia ruotava intorno all’ RFID (radio Frequency IDenti!cation) consentendo di leggere in-formazioni che diventano veicolo di dati legati alla produzione, alla distribuzio-ne, alla catalogazione, all’ar-chiviazione. Inoltre era stato introdotto nei camerini il magic mirror che permette al cliente di vedersi da dietro e o"re un playback rallenta-to quando si gira su se stesso: uno specchio che funziona nel tempo oltre che nello spazio. Una tecnologia che si è a#nata negli anni e che nel retail ha contribuito alla di"usione dell’RFID con notevoli vantaggi nell’automatizzazione della logistica, nell’ anticontra"azione, nella tracciabilità del capo e dei singoli componenti e nella customer experience, di cui il magic mirror, lo smart !tting, il led wall e il touch screen sono gli aspet-ti più visibili in negozio. Soluzioni analoghe si trovano nei negozi di Diesel, Gucci, Liu Jo, Monnalisa. Nel 2009 la società Seac02 di Torino ha realizzato il primo specchio per indossare virtualmente scarpe per il negozio Calzoleria Rivolta di Milano, che produce calzature su misura grazie a tecnologie avan-zate come lo scanner che rileva le caratteristiche del piede. La stessa società, nel 2007 era stata fra le prime, in occasione del lancio di Italia Independent, a mettere on line lo specchio virtuale per dare la possibilità agli utenti di provare i nuovi occhiali in carbonio disegnati da Lapo Elkann per il proprio brand. Fra le aperture più recenti di negozi o%ine, nello store Liu Jo di Milano il proget-to interattivo - curato da Temera, società che progetta soluzioni tecnologiche innovative per il settore del fashion/luxury e per Enti e Istituzioni culturali – si basa su un software che o"re la possibilità di usufruire attraverso lo schermo touch del catalogo, delle info sul brand, vedere le s!late e giocare con i capi di abbigliamento. Inoltre, tramite RFID, grazie a un lettore che rileva i tag inseriti nei capi, il tavolo “riconosce” gli abiti indossati dal cliente, visualizza la scheda tecnica del prodotto, arricchisce l’esperienza dell’utente proponendo gli abbina-menti migliori con altri capi del-la collezione. Questa tecnologia, sempre sviluppata da Temera, è presente anche nel nuovo nego-zio Boxeur des Rues, inaugurato a metà dicembre in via Torino a Milano. Due magic mirror, po-sizionati davanti a due antiche colonne di granito, trasmetto-no l’immagine del marchio di abbigliamento sportivo. Questi “specchi magici” utilizzano la tecnologia per aiutare il cliente a trovare gli abbinamenti più indi-cati e a ”sfogliare” il catalogo con movimenti alla “Wii”. Mentre ci si specchia, in un riquadro latera-le viene visualizzato il “lato B” e con un semplice gesto è possibile scambiare le due immagini af-!nché la !gura intera sia il ‘lato B’ e nel riquadro piccolo venga mostrata la propria immagine frontale…. senza doversi mai

La vetrina del nuovo negozio a Milano

Il magic mirror nel negozio Boxeur des Rues

Specchio magico da Calzoleria Rivolta, Milano

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Retail39

gLI SCeNARI deLL’ e-RetAIL Tutti pazzi per l’e-commerce

IL CASO dI eBAy BUBBLe

Tendenza temporary: da online a o%ineSono sempre più frequenti i casi

in cui colossi dell’e-commerce si interessano a strategie di comu-nicazione e vendita o%ine. Abbia-mo già visto come Net-a-porter.com avesse allestito le vetrine di un negozio tradizionale con pro-dotti acquistabili online. La stessa strategia è stata adottata anche da eBay, che durante il periodo natali-zio ha allestito un temporary store nel cuore di Brera a Milano, dove poter acquistare i regali di Natale in completo relax e con l’aiuto di una Gift coach, una “consulen-te di regali”: niente di meglio per trovare la giusta ispirazione per lo shopping più stressante dell’anno. In via Fiorichiari è stato creato uno spazio molto accogliente con l’atmosfera di una casa, aperto 24

ore su 24 nel weekend prefestivo e con iPad a disposizione dei clienti per scegliere sul sito il regalo più azzeccato da mettere sotto l’albe-ro. eBay Bubble, questo il nome del temporary store, non è il pri-mo esperimento di vendita online integrata con l’o%ine del gruppo eBay. Già la primavera scorsa era stato creato a Milano, durante il Salone del Mobile, un apparta-mento completamente acquistabile via mobile, attraverso i QR code. Altri pop-up store sono stati aperti a Londra e in Germania nel 2012 e per il 2013 sono previste altre aper-ture in occasione di eventi speciali. Una tendenza che sta contagiando vari Paesi e che continuerà ad age-volarci nella quotidiana corsa allo shopping. V.S.

C’è chi preferisce com-prare online di sera, chi per comodità, chi per socializzare, chi per tro-

vare ciò che non è ancora arrivato nella propria città. Tutte le abitudini del Vecchio Continente in fatto di e-shopping sono state svelate dal Survey Lab. laboratorio di studi eu-ropeo sulle tendenze dello shopping online di vente-privee.com. Questo servizio permette al sito di realizza-re, e mettere a disposizione dei 2000 brand partner, analisi di mercato fo-calizzate sui settori speci!ci e sugli e-shopper attivi di vente-privee, che sono oltre 17 milioni. La ricerca ha analizzato oltre 2,5 milioni di articoli di brand di moda venduti nel 2011 su vente-privee.com in Francia, Spagna, Italia e Germania e ha identi!cato i gusti in termini di stile e di acquisti degli e-shopper europei. Il loro comportamento rispecchia le stesse abitudini del negozio o%ine tradizionale, evidenziando prima di tutto le di"erenze tra utenti di sesso maschile e femminile.Gli uomini, come risaputo anche per l’esperienza o%ine, sono meno interessati alla moda rispetto alle donne, sono più sicuri e avventu-rieri: acquistano su internet so-prattutto accessori per automobili, prodotti high tech e utilizzano la navigazione sul web per informarsi o per passare il tempo con giochi online. Le donne invece riproducono on-line il piacere di osservare le vetrine senza necessariamente comprare lasciando prevalere, anche sul web, l’aspetto emozionale dell’acquisto.Ecco le tendenze che hanno in comune le cyber-naute d’Europa:1. Non importa l’età: l’e-shopping mette d’accordo più generazioni, quindi è trans-generazionale 2. L’amore per il denim accomuna le donne europee. Il jeans è un must have irrinunciabile attillato o

colori per accostamenti d’e"etto, che valorizzino la !gura, mentre in Ger-mania vige lo stile casual senza vin-coli, in totale libertà. Per le nordiche quindi materiali morbidi e stretch che si adattino alla !gura del corpo. Lo stile bio-naturale in$uenza il look della donna tedesca che è da sempre sensibile a questo tema e in-dossa abiti e cappotti in !bre natu-rali come la lana o il cachemire. Un altro dato curioso è che nel Nord Europa è molto comune la restituzi-one al rivenditore, quasi sempre gra-tuita e con rimborso, nel caso il capo non soddis! le aspettative, mentre nel Sud Europa si preferisce rici-clare i prodotti come doni per amici e parenti o per bene!cenza.Tornando in Italia si può dire che in generale su internet si preferisce comprare viaggi e cultura, mentre si acquista indi"erentemente online e o%ine abbigliamento per adulti e bambini, accessori, pelletteria e gioi-elli. In Italia, come in Spagna, la cultura latina dalla forte dimensione sociale o%ine e online si ri$ette in una ten-denza in continuo sviluppo: l’uso degli smartphone e tablet. In par-ticolare i dati dall’Italia rivelano un alto tasso di connessione da smarth-phone che è due volte più alto che in Francia. Per Julien Zakoian, Diret-tore Marketing di vente-privee.com, questo dimostra che: “esiste una re-ale e grande opportunità di sviluppo a breve termine per l’ M-commerce (mobile commerce) in Italia. Vente-privee.com registra in Ita-lia un elevato numero di ordini via telefono cellulare: lo scorso agosto, ad esempio, il picco di tra#co tel-efonico italiano sul nostro sito ha generato oltre il 25% del fatturato. Considerando che il turnover glo-bale prodotto da m-commerce di vente-privee.com è del 20%, ci sono davvero ottime possibilità di svi-luppo per investire in questo nuovo canale”.

a zampa, in versione skinny o con applicazioni, trova posto in tutti i guardaroba europei. 3. L’Europa è Soft Rock. Nella top list dei prodotti più venduti: la giacca nera da rocker e le t-shirt stampate, Kate Moss insegna.4. Un’anima girly. Abitini corti e gonne a trapezio, per-fette per ogni occasione: casual, lavoro o sera.5. Le europee si vestono di nero. E’ il colore preferito per la sua capacità di adattarsi a qualsiasi look. E le signore italiane cosa comprano? La ricerca sottolin-ea l’interesse per i capi status-symbol come il trench o i pantaloni dal taglio sartoriale per un city look impecca-

bile, mentre per il casual si acquistano il classico tubino nero oppure tuniche fantasia per la stagione estiva. Per le occasioni speciali giacche corte a un bottone e abiti drappeggiati con tessuti leggeri. Le francesi sono più sperimentatrici: amano i contrasti e mixano capi maschili con quelli femminili scegliendo blazer e maglie in stile marinaretto. Comprano sui vari siti di e-commerce prodotti molto basic oppure abiti dai dettagli ra#nati: !occo alla lavallière, scollo drappeggia-to e spalline decorate. E per la sera pizzi e applicazioni dorate per illuminare il total black. La donna spagnola invece ama giocare con stampe e

G`��Z_\�cX�df[X#�^c`�lfd`e`�`e�<lifgX�gi\]\i`jZfef�XZhl`jkXi\�XZZ\jjfi`�g\i�cËXlkf#�d\eki\�c\�[fee\�[Xeef�leËfZZ_`XkX�Xcc\�m\ki`e\�fec`e\�Zfd\�]fjj\if�hl\cc\�[`�leX�^iXe[\�Z`kk~%�@e�=iXeZ`X#�>\idXe`X�\�JgX^eX�cË\$Zfdd\iZ\���j\dgi\�g`��[`]]ljf#�

d\eki\�`e�@kXc`X�j`�iX]]fiqX�cX�k\e[\eqX�[\ccË�D$:fdd\iZ\#�cË\$j_fgg`e^�[Xc�gifgi`f�jdXikg_fe\%��Testo di VIRGINIA SIMONI

Francia

BlazerMaglia Marinaretto

total Black Look

germania

Pantaloni StretchSahariana

Cappotto dritto

Spagna

Maxi PullAbito Stampato

Jeabs delavè

Italia

trenchPantaloni sartoriali

tunica Fantasia

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1. Remo Ru#ni & Pharell dei N.E.R.D, 2. Elizabeth Hurley 3. La location della serata a favore di Oxfam (Demostenes Uscamayta Ayvar/Oxfam Italia), 4. Annie Lennox (Credits Catalano Erba Schiavello/SGP), 5. Geppi Cucciari 6. Daniela Novari , 7. Bianca Balti. Alla Presentazione del calendario Pirelli 2013 a Rio: 8. Petra Nemcova, 9. Marco Tronchetti Provera & Afef.

A Milano nella cornice del Palaz-zo del Ghiaccio,al dinner per

1100 generosi e sensibili, per la pre-sentazione di Women’s Circle, sera-ta a favore di Oxfam, a deliziarsi con il doppio concerto da brivido con attacco di Annie Lennox e chiusura di Elisa, c’erano Eleonora Berlusco-ni con il !danzato Guy Binns che saranno presto genitori, Del!na Delletrez Fendi e Micol Sabbadini. A Londra nel frattempo ennesimo e meritato riconoscimento al genio di Valentino Garavani: alla Somer-set House vengono celebrati i 50 anni di carriera, con una retrospet-tiva di 139 capi, tra i quali il vestito da sposa della principessa Marie Chantal di Grecia; tra le bellezze in Valentino Gwyneth Paltrow e Liz Hurley. Italia sempre in primo pia-no internazionale; a Rio de Janeiro Cena di Gala, con So!a Lo-ren, in abito rosa Armani Privè, come M a d r i n a , per il lancio di “the Cal 2013“, il 40° c a l enda r io Pirelli, !rma-to Steve Mc Curry, r i v o l u -z i o n a r i o p e r c h é abbando-na le nude e sensuali bellezze e in un omaggio visuale alla rinascita del Brasile vengono ritratte, tra le altre,Sonia Braga, Isabeli Fonta-na ed Elisa Sednaoui, che al ter-mine della cena si sono scatenate ballando insieme a Marco e Afef Tronchetti Provera, in lungo rosso di pizzo Valentino e capo adornato da una tiara, Gaia Bermani Amaral, Petra Nemcova, Nerio Alessandri e Stephen Dor". Dal sole di Rio alla nebbia di Milano. Prima scaligera con un Loehngrin applauditissimo, assenti il Presidente della Repubbli-ca Giorgio Napolitano e la moglie Clio ma parterre altrettanto istitu-zionale per la presenza del premier Mario Monti con la moglie Elsa in Ra"aella Curiel. Eleganti e glam la coppia Lapo Elkann e Goga Ashkenazi, neo “patronne” tuttofare della Maison Vionnet. Chi invece si è concesso un lungo ponte a S Ambrogio è volato sotto il sole di Miami per Miami Art Basel, molto ambite le feste di Marni, con i tanti ospiti accolti da Consuelo e Gianni Castiglioni e quella per i 60 anni di Moncler, felicissimo Remo Ru#ni in un parterre di moquette bianca che simulava la neve.Primo brindisi natalizio per tutta Milano, il 10 dicembre, in occasio-ne della presentazione della mostra fotogra!ca di Massimo Gatti, !-nanziere internazionale e fotografo di talento ormai consolidato, splen-didi gli scatti all’Etoile Eleonora Abbagnato, esposti alla galleria di Robilant e Voena. A seguire esclu-sivo dinner gourmet nello splendi-do piano nobile di Palazzo Brivio Sforza, dove i Marchesi Annibale e Marta Brivio Sforza ricevevano in onore di Gatti, un mix di establi-shment, nobiltà e bellezze interna-zionali, tra le più ammirate Eleono-ra Abbagnato, Bianca Balti, Daniela Ferolla e Maria Sole Brivio Sforza.

l'oPiNioNe

Fra charity e arte

Testo di ILARIA D'URSOPR freelance

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Da Milano a Miami

passando per Rio

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²L'Italia era in primo piano anche a Rio per The Cal 2013

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Agenda42

geNNAIO/FeBBRAIOMade in Italy al museo

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LA SedUzIONe deL BeLLO e BeN FAttO

MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI DI ROMA FINO AL 10 FEBBRAIO 2013

mostre:

��ermenegildo zegna identità del gruppoevoluzione del marchio da 1967 ad oggiFiNo al 24 FeBBraio 2013

casa zeGNa, trivero (Biella)

Ermenegildo Zegna fondò nel 1910 un’azienda che grazie a una produzione tessile d’eccellenza e grande capacità comunicativa, rese il marchio Zegna un certi!cato di qualità riconosciuto in tutto il mondo. In mostra a Trivero, sede ancora oggi della fabbrica, si vuole ripercorrere la storia dell’immagi-ne del Gruppo Zegna dal 1967 ad oggi. Gra!che, locandine, strategie di comunicazione e oggetti origi-nali provenienti dall’archivio: dalle geometrie optical di Franco Gri-gnani ai primi marchi della confe-zione Zegna, passando attraverso lo studio della “Z” e della prima corporate identity, disegnata da Bob Noorda. La mostra si chiude con i più recenti loghi e lo studio del loro perfezionamento da parte dei più importanti Art Directors della nostra epoca.

��Altagamma – italian contemporary excellence FiNo al 27 GeNNaio 2013

trieNNale, MilaNo

Dieci fotogra! di fama internazio-nale e alcune delle imprese italiane più di successo insieme per rac-contare la storia dell’eccellenza del Made in Italy in una mostra foto-gra!ca in Triennale. Altagamma – Italian Contemporary Excellence è una raccolta di istantanee realiz-zate da una nuova generazione di reporter al cui sguardo incondizio-nato è stato dato il compito di in-terpretare l’essenza delle aziende di moda, design, vinicole e alberghie-re. Tra le aziende partecipanti al progetto: Agnona, Alberta Ferretti, Bulgari, Bottega Veneta, Brunello Cucinelli, Acqua di Parma, Alessi, Agusta Westland, Ca’ del Bosco e molte altre. La mostra dopo l’espo-sizione in Triennale si sposterà a Shanghai e poi a Tokio.

130 abiti in mostra per celebrare la maestria sartoriale italiana, !no al 10 febbraio al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni di Roma. La mostra dal titolo “La Seduzione dell’Artigianato, ovvero: il bello e ben fatto” è un vero e proprio tributo all’alta manifattura italiana che si so"erma sulle straordinarie lavorazioni sapiente-mente realizzate dagli artigiani che ancora oggi rendono unico il Made in Italy. Manufatti inediti e contem-poranei raccontano la storia del “bello e ben fatto” dalle sue origini: dall’Expo internazionale di Roma che nel

1911 a"ermò il nostro Paese come leader del settore manifatturiero in Europa. Abiti degli stilisti più acclamati del secolo scorso e le creazioni di designer italiani emergenti, insieme a preziosi ricami dagli anni Trenta, plissé, nervature millimetriche, asole di ogni tipo, tessuti dipinti a mano e molte altre tecniche sartoriali sono protago-niste della mostre. Inoltre fotogra!e dei laboratori haute couture dove trovare tanti volti sconosciuti da ammi-

rare e particolari di quelle lavorazioni che hanno fatto la storia della moda e che ancora oggi vengono realizzate con indubbia maestria, anche grazie alle nuove tecnologie. Tra i brand: Armani, Antonio Marras, Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Salvatore Ferragamo, Galitzine, Sorelle Fontana, Laura Biagiotti, Benedetta Bruzziches, Romeo Gigli e molti altri. Sono stati inoltre anche

coinvolti gli studenti dei più importanti Istituti e Accademie di moda e design, e storici atelier di calzature che ancora oggi realizzano un prodotto rigorosamente fatto a mano.

��carosello italiano FiNo al 24 FeBBraio 2013

siMoNe HaNdBaG MuseuM, seoul

Al museo coreano dedicato alle borse “Simone Handbag Museum” di Seoul, è stata allestita una mo-stra a cura di Maria Luisa Frisa per celebrare le borse iconiche delle case di moda più importanti del Made in Italy. Il carosello è sempre qualcosa di temporaneo e diver-tente, così come la moda e il gioco di accostamenti tra abiti e accesso-ri. L’esposizione vuole essere una sorta di cartolina dall’Italia, rac-contando una storia attraverso le borse che hanno contribuito a cre-are lo stile italiano. In esposizione le creazioni di Prada, Gucci, Fendi, Missoni, Valentino, Moschino e anche degli emergenti Leitmotiv e Roberta di Camerino. Alcune delle borse in esposizione diventeranno parte integrante della collezione permanente del museo.

��il bottone. Arte e moda Musei MazzuccHelli - roMa

FiNo al 20 aPrile 2013

Una mostra interamente dedicata al bottone, dove si racconta la storia del bottoni!cio italiano lega-to alla moda. In esposizione la collezione di Franco Jacassi, com-posta da oltre 10000 bottoni rap-presentativi dei vari stili ed epoche, da XVIII secolo !no agli anni ’90, con un focus sui svariati materiali con cui sono stati prodotti. Inoltre una sezione sulla storia delle aziende produttrici di questo accessorio, che mette in risalto il lavoro dei nostri artigiani e dell’in-dustria italiana del bottone. La pri-ma parte della mostra è dedicata ai bambini, con un percorso didattico che è un tributo alla semplicità e ai ricordi può suscitare ad esempio la scatola dei bottoni della nonna.

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A cura di VIRGINIA SIMONI

Page 59: #18 Fashion Illustrated

Libri43

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L'icona del femminile celebra i suoi 50 anni

LOgOS, PP.540, € 29.95

MODA SPOSA

SILvANA edItORIALe, PP.644, € 120,00

Sinonimo di posizionamento so-ciale e prestigio familiare, l'abito nuziale ha da sempre avuto un'im-portanza rilevante nella storia del costume. Nell'antica Roma impe-riale, in cui fu legittimato il matri-monio, l'abito era il chitone, una semplice e leggera tunica bianca ereditata dall'antica Grecia. Nel medioevo, con il consolidamento dell'autorità della Chiesa sull'isti-tuzione del matrimonio, si assiste ad un graduale mutamento dei

costumi !no a giungere all' abi-to nuziale quattrocentesco, in cui l'austerità della tunica e del man-tello viene smorzata da bordature in pelliccia. Dall' illustre abito della princi-pessa Filippa del 1406, il primo abito da sposa di cui ci è giunta testimonianza, alla celebrazione dell'opulenza settecentesca. Pas-sando per le delicate rivisitazioni del neoclassico e dello "stile impero" si giunge al consolidamento della tradizione legata al matrimonio solo tra Otto e Novecento. L'abito è lungo, rigorosamen-te bianco come lo sarà per lungo tempo. Austerità, decorativismo, orpelli settecenteschi, sgargianti cromie orientali, tagli asimmetri-ci e forme destrutturate sono solo alcune delle tendenze formali di cui ancor oggi la moda si nutre. E questa raccolta fotogra!ca edi-ta da Logos illustra esempi con-temporanei, in cui citazionismo storico ed innovazioni stilistiche convivono, rievocando l'antico e il !abesco in chiave moderna.

E' il 1982 e dalle leggendarie pa-gine di un grande maestro della prosa nasce Stone Island. Non è un caso che a battezzare questo innovativo progetto furono pro-prio due tra le parole più rappre-sentative ed evocatrici delle atmo-sfere ricreate da Joseph Conrad. “Stone” e “Island”, due elementi portatori di valori che andranno a connotare la storia del trentennale

marchio dello sportswear orgo-gliosamente Made in Italy. Un'av-ventura creativa narrata attraverso una selezione di capi “icona”, esat-tamente 307 tratti dall'immenso archivio Stone Island dalla na-scita del brand ad oggi. Un iter cronologico che svela il percorso evolutivo e le incessanti sperimen-tazioni tessili introdotte dal genio creativo di Massimo Osti, ideatore e direttore artistico del brand !no al 1995, proseguite dal designer inglese Paul Harvey curatore delle collezioni !no al 2008, arrivando alle creazioni più recenti ideate dal poliedrico ventaglio di dise-gnatori sotto la direzione creativa di Carlo Rivetti. Ricerca e speri-mentazione come tratti distintivi di un brand, che nel corso dei de-cenni ha conservato la sua integri-tà e che Simon Foxton e Nicholas Gri#ths art director riconferma-no attraverso una scelta editoriale tesa a ra#gurare un percorso pri-vo dell'aspetto autocelebrativo in cui è dato all'immagine il compito di narrare.

IN BReve

��Cinzia Capalbo

storiA dellA modA A romADonzelli Editore, pp. 300, ! 30.00

Una leggendaria epoca nar$iXkX� XkkiXm\ijf� le� g\iZfijf�Zifefcf^`Zf� Z_\� [Xc� (/.(�\jgcfiX� kXgg\� jkfi`Z_\� [\c�]\efd\ef� df[X� ifdXef%�GfikXkfi\� [`� leX� ]leq`fe\�\jk\k`ZX� \[� XeZ_\� jfZ`Xc\#�c�XY`kf� [`m`\e\� ZXkXc`qqXkfi\�

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��A cura di Filippo Maggia

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��Robert Colonna d'Istria

l'Arte del lUsso Edizioni Lindau, pp.160, ! 16.00

Il lusso, […] è ciò che è gratuito, ciò che sfugge per costituzione a ogni orientamento utilitaristico.[...] Il lusso è ciò che è inutile ed essenziale. Nient'altro. «A che serve un artista ?» domandavano allo scultore Cé-sar. «A niente», rispondeva, «come i "ori...» Robert Colonna d'IstriaLeX� ZfeZ\q`fe\� Y\e� cfekXeX�[Xc� clf^f� Zfdle\#� Z_\� `[\e$k`ÔZX�`c�cljjf�Zfe�cX�jlX�jk\jjX�fjk\ekXq`fe\%� @c� jlf� �� le� Y`$jf^ef�j\ek`kf�[X�Z_`���^iXm`[f�[`�[\j`[\i`f#�\�cf�j`�ZfccfZX�jl�[`� leX� [`d\ej`fe\� jg`i`klXc\#�hlXj`� `iiXq`feXc\%� CX� jk\i`c`k~�del contemporaneo induce a

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Cover di Flavio Lucchini, Artwork I'am different n.2 - 2006

che avverte la forte in$uenza sul mercato della nascente generazio-ne dei baby boomers, dall'altro il lettore, o meglio la lettrice, ormai stanca dei femminili nati negli anni Cinquanta, che come Gian-na Schelotto a"erma risultavano essere dei "manuali per benpensan-ti". Sono anni in cui la donna esce dalla sua ovattata dimensione, co-struita attraverso un fagocitante e rassicurante mondo pubblicitario. Una rivoluzione che a ben guar-dare scaturirà dal costume, e che si avvertirà prima di tutto per le strade, attraverso sintonizzazioni di lontane frequenze radiofoni-che o tra le pagine della leggen-daria letteratura d'oltreoceano. Un decennio dai tratti poliedrici e di#cilmente narrabili, proprio per questa ragione riuscire a cap-tare l'essenza di quella particolare contemporaneità e veicolarla al lettore, era un'impresa quanto mai ardua. "[...] diventò di#cile stabili-re $no a che punto il giornale stava cambiando le sue lettrici e quanto le lettrici, nelle loro tumultuose tra-sformazioni, stavano cambiando il giornale", scrive G. Schelotto. Amica inaugurò una grande sta-gione per l'editoria femminile in-troducendo l'attualità del sociale, parlando di economia, di cultura, tematiche !no a quel momento maschili. Da allora grazie al suo approccio impavido sposò stori-che battaglie, dalla causa del fem-minismo e delle conquiste sociali degli anni Settanta, all'avvento del destabilizzante prêt-à-porter. A suggellare quanto detto può essere utile ricordare una cover in parti-colare degli anni 60, emblematica per il signi!cato intrinseco, il cui soggetto è una giacca rossa Max Mara dal taglio maschile che "era una provocazione scandalosa oltre che trasgressiva (le giacche di Armani sarebbero arrivate vent'anni dopo!)", commenta P. Petroni. Questo per comprendere quanto un semplice capo sia intriso di signi!cato, sia estetico che sociale, e quanto un periodico di moda possa veicolar-ne l'alto contenuto culturale.

Ad un volto femminile senza tempo, artwork di Flavio Lucchini, è dato il compito di inaugurare l'inizio di una narrazione che svela

i 50 anni della testata che ha connotato la storia dell'editoria femmi-nile italiana. Un' immagine scelta dal ciclo scultoreo Faces, ritratti di donne viste attraverso una visione interiore, come lo stesso Lucchini spiega: «Sono le facce delle ragazze che mi circondano, conservate dentro di me, viste con lo sguardo del cuore più che con quello degli occhi ». Quanto una 'immagine può essere evocatrice, lo sa bene colui che è stato il primo art director di Amica e che attraverso una pionieristica visione ha sa-puto traghettare un nascente settimanale femminile verso un successo editoriale. Era il 1962 e nel fermento creativo della storica sede di via Solferino 28, nasce il femminile "Amica. Settimanale di moda e attualità del Corriere della Sera". Una dicitura che non concede titubanze nell'iter evolutivo della testata, come Enrico Gramigna sottolinea : «Un padre nobile impegnativo, che condizionò inevitabilmente (e fortunatamente) le nostre scelte editoriali». In un'epoca in cui il foltissimo apparato di set-timanali femminili gravita intorno a una medesima visione, proporre un prodotto editoriale nuovo e dal respiro internazionale é un'esigenza avvertita da entrambi i fronti. Da una parte l'editore spinto dall'impel-lente necessità di abbracciare un bacino di utenza sempre più ampio, e

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Trovate i libri recensiti in Biblioteca della Moda, un archivio di editoria dal 1860 a oggi. Biblioteca della Moda,Via Alessandria 8 - Milano tel. 02 83311200www.bibliotecadella moda.it

A cura di DIANA BARBETTA

Page 60: #18 Fashion Illustrated

PR&Comunicazione44

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"Quando abbiamo aperto Videoracco-nti, il panorama delle agenzie di stampa difettava di strutture specializzate che potessero incontrare i bisogni delle aziende medie. Esse necessitavano una comunicazi-one a trecentosessanta gradi, ma non avevano le possibilità economiche per permettersi un'agenzia che li assistesse in toto – spiega Yuri Catania, fondatore dell’agenzia insieme a Silvia Torricelli -. Abbiamo ideato per loro l'intera im-magine web, andando oltre al semplice piano di comunicazione standardiz-zato. I servizi che o"riamo partono dall'idea creativa del brand, ovvero dall'ideazione del nome, lo studio del logo e dell'immagine coordinata. I successivi step sono l'elaborazione di un marketing plan creativo, la realiz-zazione di una piattaforma web idonea alla nuova corporate identity e la messa a punto del piano di comunicazione online e o%ine che possa essere vin-cente per ogni singolo brand". Proprio a questo proposito, le cose sono molto cambiate rispetto al passato. Dal 2008, Videoracconti si è immersa nei social network (Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest, Pose e Fancy), av-valendosi di !gure esterne specializzate che curano la digital communication per conto dei clienti. Il risultato è un team dinamico e $essibile che riesce a coprire sia la componente comunica-tiva che di marketing. La frontiera di un u#cio di comunicazione? "Focaliz-

zarsi sulle attività di redazione integrata - continua Catania -. Per mancanza di tempo, logistica e talvolta di com-petenze speci!che in questo campo, le aziende non sfruttano a pieno le risorse messe a disposizione dallo strumento del web. Oggi, e domani sempre più, occorre costruire una brand identity ca-lata nel quotidiano. L'azienda deve es-sere in grado di comunicare al mondo intero ciò che accade al suo interno, la sua life experience, di"ondendo notizie u#ciali (ed u#ciose) costruite ad hoc

per i lettori. L'agenzia di comunicazi-one del futuro ha il compito di creare questi contenuti, e distribuirli attraver-so magazine inseriti all'interno dei siti aziendali, applicazioni iPad, social me-dia e quant'altro". Dovendo un'azienda oggi centellinare gli sforzi economici, incanalandoli in maniera mirata, su cosa dovrebbe puntare? I new media sono il futuro, sia come forma di comu-nicazione che di marketing. In primo luogo, la tecnologia segue il passo della creatività: i fotogra! oggi dispongono di

strumentazioni che li spingono a speri-mentare nuove forme di espressione. Basti pensare a macchine fotogra!che che fungono anche da videocamere ad alta de!nizione, o software avanzati che rendono l'editing immediato e di qualità; tutti strumenti che conducono inevitabilmente verso un'evoluzione della disciplina. In secondo luogo, è oramai assodato che le vendite dipen-dono anche da un buon prodotto edi-toriale. "Proprio a questo proposito, la nostra agenzia realizza servizi editoriali

!nalizzati alla vendita. E' il caso di un nostro cliente, G&B NegoziOnLine, il quale è uscito dalla dinamica locale della provincia di Brescia, per abbrac-ciare il commercio globale: 30.000 i fan su Facebook in cinque mesi, 80.000 i visitatori unici del sito a novembre (a giugno erano 20.000), un incremento di fatturato di 260.000€ nel mese di novembre rispetto ad ottobre. Preve-diamo di farlo crescere ancora, volando a 100.000 visitatori a gennaio. La chi-ave di questo successo è stata proprio quella di realizzare dei piccoli shoot-ing editoriali per ciascun prodotto, ovvero un catalogo interattivo che ag-giunga valore al prodotto". Tornando a Videoracconti, la novità più recente riguarda lo 'sbarco' negli Stati Uniti d'America, con una sede a New York. La scelta è stata dettata da due ragioni: sia per il fascino della città, e dunque la capacità di essere una costante fonte di ispirazione dal punto di vista creativo e di comunicazione, sia per le potenzial-ità economiche che si stanno palesan-do. "La nostra roccaforte a New York vuole essere un ponte per i nostri clienti europei. Grazie alla ripresa del mercato americano, crediamo sia il momento giusto di dare loro una corsia preferen-ziale per sbarcare in America. D'altro canto, è per l'agenzia stessa un investi-mento importante, !nalizzato a trovare nuovi clienti nel continente americano con l'intento, viceversa, di far salpare i loro business verso l'Europa".

Comunicazione integrata a 360°FZZfii\�glekXi\�jl`��e\n�d\[`X�\�gi\j`[`Xi\�XeZ_\�`�d\iZXk`�\jk\i`%�:fd\�M`[\fiXZZfek`#�Z_\�_X�Xg\ikf�leX�j\[\�X�E\n�Pfib%��

Testo di MARCO MAGALINI

yuri Catania fotografa Chiara Ferragni per lo shooting di g&B NegoziOnLine

@E�9I<M<

Page 61: #18 Fashion Illustrated

Digital45

dall'alto: Screenshot del sito thenorthface.com con lo strumento Jacket Finder. In basso: screenshoot del sito Nikeid dove ordinare le sneaker customizzate.

#l'oPiNioNe

Anche la App può essere

noiosa o sexyTesto di JACOPO ATTARDO

head of digital di Red CellLe applicazioni per dispositivi mo-bile si di"onderanno esponenzial-mente nei prossimi tempi, soprat-tutto in ambito fashion e dintorni.E ho due argomentazioni che ren-dono questa a"ermazione credibile: una noiosa e una sexy. Quella noiosa riguarda i dati. Se-condo Audiweb l’80% della popo-lazione italiana è su web e di questi 15 milioni usano abitualmente ap-plicativi mobile, tramite smatpho-ne e tablet, questi ultimi in ascesa vertiginosa.L’utente mobile è di alto pro!lo culturale e giovane età, è una persona curiosa, sempre alla ricerca di novità, che ama dire la pro-pria ogni volta che può quando si tratta di decidere dove an-dare e cosa scegliere. In sostanza i dati ci dicono che l’utente Mobile e gli appassionati di Moda, Design, Arte, Cinema e Vita in generale coincidono. E il perché questo non avveniva già con il web 1.0, ci porta diret-tamente alla seconda argomenta-zione, quella che in pubblicità oggi va tanto di moda chiamare “la sex-ness”: il coe#ciente di sensualità di un prodotto.Le Applicazioni mobile non sono cadute dal cielo, le ha inventate un uomo speciale, che negli anni 70 decise che un fattore determinante nell’ideazione di un prodotto tec-nologico doveva essere “la sensua-lità”, e che tutti presero per pazzo.L’uomo che ha reso i computer belli da vedere e piacevoli utilizzare: ov-viamente Steve Jobs.E le applicazioni, i dispositivi mo-bile in generale, sono il suo più grande capolavoro in questo senso.Usare un’applicazione è un’espe-rienza tattile, sorprendente, diver-tente e soprattutto semplice. Le applicazioni permettono di rag-giungere risultati sorprendenti, sal-tando completamente tutte le parti noiose, faccio un esempio semplice: Oggi puoi accendere il tuo compu-ter (che non è istantaneo), andare su web, cercare il sito di uno stilista, l’elenco dei negozi dove è distribu-ito per sapere qual è quello più vi-cino a casa tua. Poi puoi andare su Google Map, inserire i dati e calco-lare il percorso per arrivarci.Oppure, puoi avere una App di quello stilista installata sul tuo di-spositivo mobile: Si accende con un tocco e ti dice qual è lo store più vicino a dove ti trovi tu in quel preciso momento, senza dovertelo chiedere, dato che il tuo tablet sa perfettamente dove ti trovi, ti dice come fare per raggiungerlo, e anche se ci sono promozioni in corso.Le belle applicazioni permetto-no di condividere i momenti che stiamo vivendo, trovare quello che vogliamo e condividere le nostre scelte: in ogni momento e con po-chi tocchi della mano.Una bella applicazione dà belle sensazioni a chi la usa e chi come noi ricerca belle sensazioni nella vita, non potrà che rimanerne af-fascinato e rapito. Certo, a patto che le aziende ci propongano ap-plicazioni intelligenti e piacevoli e non si limitino a trasferire su App il loro cataloghi. In quel caso è tempo perso.

Le APPLICAzIONI FASHION dA NON PeRdeRe

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iPhone, iPad

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iPhone, iPad, Android

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Ormai nel mare magnum dell’e-commerce non si sa più come muoversi e acquistare. I siti di shopping online hanno notoria-

mente il vantaggio, rispetto ai negozi tradizio-nali, di far risparmiare tempo a chi, non po-tendosi muovere dall’u#cio o da casa, compra sistematicamente i capi di abbigliamento e accessori sul web. Ma siamo proprio sicuri che acquistare online sia più rapido che andare in un negozio tradizonale?Visitate un sito e-commerce multibrand che o"re saldi stracciati e abiti a prezzi scontatis-simi e provate a trovare quello che cercavate in tempi brevi. A volte è davvero di#cile, ci si perde in mille articoli di dubbio gusto e dopo aver esaminato decine di pagine con micro foto di prodotti di moda, i casi sono due: o si trova quello che si desidera o ci si rinuncia scon!tti dal tempo che passa e dalla noia di sfogliare i cataloghi online. Alcuni marchi forse hanno captato questo problema e si stanno attrezzando per agevola-re la ricerca degli utenti. Ad esempio il sito di $e North Face ha presentato Jacket Finder, il nuovo strumento web che assiste i clienti negli acquisti online. Si tratta di un tool inno-vativo, integrato all’interno del website u#cia-le che consente di trovare in pochi secondi la giacca giusta per ogni occasione. Basta decide-re se si desidera una giacca per uomo o donna e cliccare sulle variabili possibili e desiderate: impermeabile, antivento, termica, imbottitura piumino o protezione in città. Poi una volta in-dicata anche l’attività per cui si intende usarla tra sci, escursionismo, alpinismo/arrampicata e snowboarding verranno forniti prodotti che più si adattano alle richieste. Tempo stimato per la scelta: 30 secondi. Direi un modo molto e#ciente per risparmiare tempo anche online. Questo comodo strumento di shopping è di-sponibile anche su mobile. Ricordiamo un caso di storica e#cacia è il sito Nikeid che è stato il pioniere della customiz-zazione dello shopping online, di"usasi poi a macchia d’olio negli anni. Si sceglie la scarpa dei desideri in base agli sport praticati (o al modello più cool del momento), e si colora con i toni più di tendenza e con un click si or-dina direttamente il modello alla Nike factory. Semplice e un must per i cultori delle sneaker.La tendenza è chiara, anche sul web non c’è tempo da perdere.

Non c’è tempo da perdere (anche sul web)

J`Xdf�j`Zli`�Z_\�cf�j_fgg`e^�fec`e\�j`X�[Xmm\if�Zfj��m\cfZ\6�<ZZf�`�elfm`�jkild\ek`�[\`�j`ki \$Zfdd\iZ\�g\i�XZZ\cc\iXi\�^c`�XZhl`jk`�[\^c`�lk\ek`�Testo di VIRGINIA SIMONI

Page 62: #18 Fashion Illustrated

Zoom46

��AleXAnder wAng diret-tore creAtivo bAlenciAgA

Il gruppo Ppr annuncia la nomina

di Alexander Wang a direttore cre-

ativo di Balenciaga, dopo l'addio

di Nicolas ghesquière che lo ha

lasciato dopo 15 anni. "Sono pro-

fondamente onorato di assumere

questo nuovo ruolo per un marchio

e una maison per cui nutro così

tanta ammirazione e rispetto - ha

commentato Wang". Isabelle gui-

chot, presidente e ceo di Balencia-

ga, ha affermato che "Balenciaga

e il suo staff sono orgogliosi di

dare il benvenuto ad Alexander

Wang, il cui provato talento, mo-

dernità e visione del design co-

smopolita e individuale abbraccia-

no naturalmente e arricchiscono il

patrimonio della maison che entro

breve compirà 100 anni". giunge

infine la dichiarazione di François-

Henri Pinault, che dice "Balen-

ciaga è una maison straordinaria,

con un potenziale inesauribile e

dotata di un patrimonio che non ha

prezzo. Alexander Wang userà la

sua creatività e la sua ricerca per

reinterpretare e rendere immor-

tale lo stile distintivo, moderno ed

estremamente innovativo imposto

da Cristóbal Balenciaga".

��FrAnz KocH lAsciA l'in-cArico di ceo PUmAL’Administrative Board di PUMA

Se ha annunciato che, di comune

accordo, Franz Koch si dimette-

rà dalla carica di CeO di PUMA e

da membro del group executive

Committee di PPR SA, il principale

azionista di PUMA Se, alla fine di

marzo 2013. Le dimissioni di Franz

Koch giungono a poca distanza da

quelle di Jochen zeitz, che dal 1

dicembre 2012 ha lasciato la ca-

rica di Administrative Board Chai-

rman, segnando così l'inizio di un

nuovo ciclo nella storia di PUMA.

La società, infatti, sta entrando in

una nuova fase di sviluppo, rinno-

vando la struttura del top mana-

gement, per affrontare le prossime

sfide. Franz Koch rimarrà CeO di

PUMA fino alla fine di marzo 2013

lavorando in stretta collaborazione

con il nuovo Administrative Board

Chairman, Jean-François Palus,

già group Managing director del

gruppo PPR, al fine di garantire

al brand una continuità operativa

e generare una crescita redditizia

dei profitti.

�� wHAt’s more Alive tHAn YoU sceglie i Pro-getti creAtivi con Un concorso What’s More Alive than you,

nuovo brand italiano di calzatu-

re e borse uomo e donna, che in-

questi giorni è online con la col-

lezione Fall Winter 2012.2013 e

la preview della Spring Summer

2013, crea oggetti di design da

indossare selezionando giova-

ni talenti creativi e designer di

ogni parte del mondo attraverso

periodiche Call for Fashion de-

sign. dal prossimo 3 febbraio

si potrà scaricare il moodboard

dal sito whatsmorealivethan-

you.com e presentare progetti

o candidarsi con il proprio por-

tfolio per partecipare alle sele-

zioni per la prossima collezione

Spring Summer uomo e donna

2014.

�� segnAli Positivi Per gli AcQUisti dei tUristi strAnieri in itAliA

Presentata da touring Club

Italiano e global Blue l’analisi

dei flussi e della spesa nei

primi otto mesi del 2012. Ciò

che emerge è che, nonostante

la crisi, in Italia nei primi otto

mesi del 2012 la spesa dei

viaggiatori provenienti da Paesi

extraeuropei è aumentata

del 4,6% e i loro acquisti tax

free sono cresciuti del 30%.

Secondo i dati del Centro

Studi del touring Club Italiano

l’8,9% delle presenze turistiche

registrate in Italia è costituito

IN BReve

Fashion Box, la società cui fanno capo i marchi Re-play, Replay&Sons,We Are Replay e Red Seal, investe sull'internazionalizzazione siglando due nuovi accordi distributivi per le aree del Medio Oriente e della Russia. A partire dalla SS 2013 sarà Fitra, società appartenente a Chalhoub Group, a gestire la distribuzione del mar-chio Replay negli Emirati, in Bahrain, in Arabia Saudi-ta, in Kuwait, in Qatar, in Siria, in Giordania e in Iran.Il piano di sviluppo concordato con il partner prevede l’apertura entro il 2017 di 13 nuovi monomarca Replay che si andranno ad aggiungere ai 5 già aperti dal brand con il precedente distributore in Arabia Saudita e oggi rilevati da Fitra. Allo sviluppo retail, si a#ancherà inol-tre un’attività wholesale che prevede l’inserimento di Replay nei migliori department stores del Middle East. Un nuovo accordo inoltre, relativo ai marchi Replay, We Are Replay e Replay & Sons, è stato stipulato con &e Denim Star Project per la distribuzione in Russia, Kazakhstan, Ucraina, Armenia, Bielorussia, Kirgikistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.

Loriblu ha inaugurato sabato 24 novembre la nuo-va boutique monomarca di Parigi, all’84 di rue du Faubourg Saint-Honoré. Per l’azienda guidata da Annarita Pilotti e Graziano Cuccù, leader nel settore delle calzature di lusso per donna e uomo made in Italy, si tratta della quindicesima vetrina nel mondo. La location si sviluppa su due piani: elegante, caratterizzata da un design ra#nato, ha linee geometriche essenziali ed arredi minimal che privilegiano il bianco ed il nero. Materiali prezio-si come i cristalli dei lampadari e delle vetrine ri-mandano ri$essi cangianti e luminosi che esaltano e valorizzano il pregio e la qualità dei prodotti. “Per la nostra azienda questa nuova apertura è molto prestigiosa - a"erma Annarita Pilotti, titolare della Loriblu insieme a suo marito Graziano Cuccù - in quella che da sempre è una delle più importanti ca-pitali della moda. Le prossime aperture saranno in Kuwait e a Venezia, nei primi mesi del 2013”. Nel 2012 Loriblu si appresta a chiudere con un fattura-to di circa 40 milioni di euro, in aumento a doppia cifra rispetto all’anno precedente, proseguendo un trend di forte crescita iniziato nel 2007 e da allora mai fermatosi.

Il 1° dicembre 2012, nella centrale via della Croce 7, a Roma, il brand di moda uomo Marville inau-gura il primo store monomarca.All’interno del monomarca romano avrà spazio la collezione Marville Autunno Inverno 2012/2013, dallo stile easywear e al passo con i tempi. Il vol-to della campagna pubblicitaria è quello di Daniel Nilsson, che incarna il Canadian Lifestyle e parla di un uomo amante della natura, dei viaggi e degli sport acquatici; un uomo che non disdegna le rego-le del buon gusto vestendo con disinvoltura anche gli abiti di città. Una città di nuova generazione, perfetto equilibrio tra free-time e daily work. La collezioni Marville sono distribuite attraverso una rete di negozi monomarca ed un circuito selezio-nato di boutiques multibrand in Italia e all’estero. L’apertura romana segue di poco l’accordo di col-laborazione !rmato da Brand New con Coin per l’apertura di corner dedicati all’interno di alcuni suoi store in Italia.

Anche nel terzo trimestre dell’esercizio, il Gruppo guidato da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada ha proseguito l’espansione internazionale del proprio network retail, inaugurando 42 negozi nei primi nove mesi dell’anno. Tra le aperture più rappresentative si segnalano l’ingresso di Prada in Brasile, Messico, Marocco e Ucraina e di Miu Miu in Bra-sile, Messico, Marocco, Kuwait e Principato di Monaco. Al 31 ottobre 2012 il network retail del Gruppo contava 428 punti vendita, 270 Pra-da, 108 Miu Miu, 44 Church’s e 6 Car Shoe; ulteriori 13 negozi sono stati aperti nelle 5 settimane successive. Patrizio Bertelli, Amministra-tore Delegato di Prada, ha commentato: “E’ stato un altro trimestre di grande soddisfazione nel quale il Gruppo ha continuato a svilupparsi ad un tasso anche superiore alle nostre attese, ma sempre con estrema attenzione alla gestione dei costi e del capitale circolante. Questo ci ha consentito di migliorare ulteriormente la redditività e la generazione di cassa. Il Gruppo Prada dimostra ancora una volta di avere le capacità e lo spirito di iniziativa in grado di generare risultati positivi, anche nell’attuale di#cile contesto economico internazionale".

Il gruppo Prada punta sul retail

Nuovi accordi di distribuzione Replay in Medio Oriente e Russia

Loriblu inauguraa Parigi

Marville apre il primo monomarca a Roma

Moreschi, brand di calzature artigianali made in Italy di fama in-ternazionale, ha inaugurato nel mese di novembre 2012 la sua 29° boutique monomarca, la seconda in Russia dopo quella al Crocus City Mall di Mosca aperta nel 2001. Lo store è situato nella luxury shopping area della città, al 13 di Bolshoy Prospect. Con una super-!cie di 150 mq e tre grandi vetrine, lo spazio ospita al suo interno le collezioni di calzature, pelletteria e accessori per uomo e donna. Gli espositori in legno di palissandro illuminati da un moderno sistema a led a risparmio energetico realizzato per l’intero negozio fanno da sfondo al nuovo spazio, elegante e accogliente, creato per darerisalto alle collezioni uomo e donna e per valorizzare al massimo i dettagli artigianali di calzature e accessori.

Moreschi apre di nuovo in Russia

Page 63: #18 Fashion Illustrated

Zoom47

da visitatori provenienti da

Paesi extraeuropei. dal 2000

al 2010 questa fetta di mercato

è cresciuta del 37% passando

da circa 24 milioni di presenze

a oltre 33 milioni con una

permanenza media di 2,56 giorni

(in lieve crescita rispetto ai 2,36

giorni del 2000, ma nettamente

inferiore rispetto al dato medio

di permanenza dell’incoming

totale). gli USA rimangono

il principale mercato di

riferimento con quasi 11 milioni

di presenze seguiti dalla Russia

(4,2 milioni) e dal giappone (2,6

milioni di presenze). Per quanto

riguarda la spesa turistica dei

primi otto mesi del 2012, i primi

tre mercati extraeuropei sono

gli USA con 2,4 miliardi di euro

(+2,1% rispetto al 2011), la

Russia con 755 milioni di euro

e (+12,7%) e l’Australia con

596 milioni di spesa (+11,4%).

In decisa crescita è il giappone

(+15,3%, che detiene anche la

spesa media giornaliera più alta

con 193 euro) mentre tra i BRIC,

che comunque presentano

tutti variazioni positive, solo

Russia e India hanno registrato

incrementi a due cifre. Per

quanto riguarda gli acquisti

tax free dei globe shopper che

visitano l’Italia, si continuano

a registrare performance

decisamente positive: secondo

global Blue, leader mondiale

nella fornitura di servizi e

prodotti a viaggiatori, esercenti

e società finanziarie, nei primi

otto mesi del 2012 la spesa

tax free è aumentata quasi del

30%, confermando il trend di

crescita registrato a partire dal

2010.

�� bono e renzo rosso lAnciAno UnA lineA mAde in AFricAdiesel+edun, la nuova collezione

di denim 100% made in Africa,

arriverà nei negozi a marzo

2013. La linea di abbigliamento

è frutto dell'amicizia tra Renzo

Rosso, patron del gruppo

Only the Brave (capitanato

da diesel), Bono degli U2 e la

moglie del cantante Ali Hewson.

La novità consiste nel fatto

che la collezione non sarà

semplicemente ispirata a quel

continente, ma verrà prodotta

con materiali made in Africa.

ll progetto, nato durante un

viaggio in Africa che i Bono

e Rosso hanno fatto insieme

all'inizio dell'anno, prevede

che i capi di abbigliamento a

marchio diesel+edun grazie alla

partnership siano venduti nei

negozi del brand che fa capo a

Only the Brave.

�� AnAlisi Anci del settore cAlzAtUriero itAliAnodal convegno annuale ANCI

è emerso che il settore

calzaturiero è un pilastro

importante del Made in

Italy, nonostante lo scenario

macroeconomico negativo.

L'export registra un aumento

di valore del 4,3%. L'Unione

europea, cui sono dirette 7

calzature su 10 esportate dai

nostri operatori, risulta l'area

di destinazione più penalizzata

(-13,3% quantità e -4,1%

valore): germania, Paesi Bassi

e Austria mostrano flessioni in

volume nell'ordine del 20%. La

grecia (-34% valore e -23% quantità) ha perso in un mese

4 posizioni, con una variazione

tendenziale luglio su luglio del

-54%. Le altre macro-aree

geografiche mostrano tutte

incrementi, tranne l'America

centro-sud (in calo del -6,6% in volume, ma con un +3,6% in

valore) e i Paesi dell'Africa non

settentrionale, che presentano

contrazioni sia in quantità

(-5,9%) che valore (-2,2%).

Prosegue il buon momento di

Russia (+16,7% in valore e

+8% quantità) e Kazakistan

(+25,6%); meno brillante, ma

comunque ancora favorevole

nonostante la frenata a luglio,

il trend dell'Ucraina (+4,6%

valore e +0,8% volume).

Sempre decisamente positivi

i risultati nel Far east, che

segna globalmente un +30% in

valore (con giappone +15,4%,

Hong Kong +30% e Cina +67%)

e in Medio Oriente (+17,8% in

valore, con emirati +15,7%).

L'aggregato "Cina+Hong Kong"

si conferma il nostro settimo

mercato di destinazione, con

221 milioni di euro complessivi.

Nel Nord America in luglio

è peggiorato vistosamente.

il Canada (battuta d'arresto

mensile attorno al -20% in

valore, che porta il cumulato a

-6,7%).

Philipp Plein apre uno storeal Dubai Mall

Nuovo concept per Emilio Pucci a New York

Hydrogen, il brand di Alberto Bresci leader nello sportswear alto di gam-ma, inaugura uno store monomarca nella via dello shopping della città. Al numero 34 di Via San Fermo, nel pieno centro storico di Padova, e’

stato ricreato in 120 mq l’Hydrogen style dove divani e poltrone vintage, mobili camou$age e luci so"use ac-colgono il cliente con un’atmosfera in linea con la brand identity del mar-chio.

Una s!lata e un parterre di celebrities per inaugurare il negozio. Philipp Plein arriva a Dubai e sceglie per il suo nuovo $agship sto-re il Dubai Mall, che con i suoi oltre 540.000 mq è il più grande al mondo. Le vetrine alternano fondali in marmo nero a pannelli in acciaio lucido e pelle di struzzo nei toni del grigio, preannunciando la spet-tacolarità degli interni. Una super!cie di 100 mq e l’inconfondibile teschio tempestato di Cristallized - Swarovski Elements, elemento distintivo di tutti gli store Philipp Plein ac-colgono il pubblico. Scenogra!e bianco laccato per la collezio-ne femminile. Boiserie in rovere grigio per quella maschile.

La boutique-palazzo è la sintesi fra prodotto, immagine e nuova stra-tegia distributiva del brand. Ideato dal Direttore Creativo della Mai-son Peter Dundas, il nuovo $agship store situato a Madison Avenue a New York, che si preannuncia come la più grande boutique Pucci al mondo e grandioso preludio di un'ambiziosa strategia di espan-

sione globale, si ispira a un palazzo italiano totalmente reinventato. Lo spazio di 250 metri quadri del pianoterra è stato abilmente sud-diviso, creando stanze armoniose e lussuose, un $uire naturale di am-bienti visivamente uniti dal motivo geometrico dei pavimenti e inter-namente separati da grandi colon-ne.

Rosato, il marchio di gioielleria, ha aperto il primo negozio monomarca il 6 dicembre a Roma. Un momento signi!cativo per l'azien-da Bros Manifatture, titolare del brand, che inaugura la sua prima boutique al centro della capitale. Lo spazio è stato progettato e realiz-zato dall'architetto Francesco Pepa, già autore dello stand Rosato a VicenzaOro Fall. Il con-cept lineare, fatto di particolari ricercati dalle tinte tenui del cipria e del bianco, ricrea un'at-mosfera !abesca ed incantevole in perfetta sintonia con le preziose creazioni Rosato.

Primo monomarca Rosato a Roma Marni apre il primo Marni Edition sto-

re a Shanghai. La boutique di 80 metri quadri, situata nel Reel Mall, presen-ta esclusivamente le collezioni Marni edition e Marni uomo. Gli spazi Marni Edition introducono un nuovo concetto di design, che si distingue per l’idea di $essibilità e modularità, quindi estrema-mente versatile. La boutique è pensata come palcoscenico ideale per le collezio-ni Edition e Marni Uomo: un tappeto dai colori accesi è un patchwork di tre moti-vi dell’ultima collezione Marni Edition. Sempre in Cina, il brand apre anche un

Nuove aperture inCina per Marni

Agnona apre uno spazio pop-up (150 NE 40th Street) nel Design District di Miami, che ri$ette il lusso so!sticato e discreto del marchio. Un am-biente accogliente, luminoso, elegante, essenziale, con pareti bianche, nastri di bronzo, divani e pol-trone color champagne. I dettagli, in particolare le vetrine espositive, come in una gioielleria, ricreano l’atmosfera di un salotto vintage. In omaggio ad Art Basel, la famiglia Zegna ha scelto un’immagine della storica casa di Trivero realizzata da Mimmo Jodice, famoso fotografo !no dagli anni ‘60 per le sue opere meta!siche in bianco e nero.

Agnona inaugura la sua prima boutique

negli USA

Hydrogen apre a Padova

Il brand di pret à porter debutta domani sera con la sua prima boutique monomarca a Mi-lano in via Manzoni 37. Otto vetrine conce-pite come scatole che celano uno spazio di 168 mq disposto su due livelli. L’ambiente è minimale e contrappone alla ricchezza dei materiali un’attenta cura del dettaglio. Il piano di sviluppo retail del brand prevede nel prossimo anno l’apertura di boutique in Europa (Amsterdam, Lisbona e in Belgio), di due store nel Far East a Dubai e Jakarta. Inoltre Elisabetta Franchi presenta la nuova capsule collection “Mummy” dedicata alle future mamme.

Elisabetta Franchi debutta con un monomarca a Milano

nuovo $agship store di 127 metri quadrati nel centro commercia-le Forum 66 di Shenyang, ed un altro nel Mall Deji Plaza di Nan-jing, per una super!cie complessi-va di 142 metri quadrati.

Page 64: #18 Fashion Illustrated

sperimentare e discostarsi troppo dallo stile classico, ma se si riesce ad interpre-tare uno stile pulito e a un prezzo abbordabile, sono certo che gli uomini ab-boccherebbero”.Hingu aggiunge che è necessario che i designer studino un prodotto vi-cino ai desideri degli uo-mini indiani, ancora legati al vestire tradizionale, dis-egnando abiti molto chic e so!sticati, che siano però anche relativamente eco-nomici; in questo modo è certo che gli uomini li comprerebbero e oltre-tutto li utilizzerebbero molto più spesso degli abiti tradizionali.Sunil Sethi, presidente

del Fashion Design Council of India (FDCI) che organizza la tre giorni di VHIMW, pensa che è solo una questione di tempo prima che gli uomini compiano un cambiamento totale. “ L'unico scopo di organizzare la fashion week maschile è proprio quello di dimostrare quanto forte diventerà il settore della moda uomo nei prossimi anni. C'è sempre stata una nicchia di mercato interessata al vestirsi bene che ora spende molto in marchi internazionali, ma con questa manifestazione ci sforziamo di promuovere designer nazionali, in modo che si conos-cano e si acquistino sempre di più. Allo stesso modo Niranjana Ad-hya, co-fondatore del brand Ko-slak pensa che questo settore ab-bia enormi potenzialità: “la moda maschile in India è in crescita, penso che gli uomini siano sem-pre più attenti alla moda, vogliano avere una propria identità e crearsi una sorta di attrattività attraverso il vestire. Il mercato è qui fuori, basta solo saperlo sfruttare.”

La moda in India sta prendendo una nuova direzione: quella della moda maschile. Il mercato, sep-pur ancora dominato da abiti tradizionali come sherwani e bandhagala, sta crescendo molto rapidamente.L'articolo di Times of India of-fre una fotogra!a del mercato della moda maschile nel Paese, riportando i pareri di alcuni tra i più importanti designer indiani, che stanno aprendo la strada ad un modo di vestire occidentale, tendenza in forte crescita. Si parla ovviamente delle possibilità per il mercato interno di sfruttare ques-to momento, ma le opinioni sono molto interessanti anche per un brand internazionale che voglia a"acciarsi a questa realtà.Di seguito alcune delle opinioni di esponenti di spicco della moda uomo indiana che confermano questo trend. Sanjay Hingu, designer indiano emergente, a"erma: “ se consid-eriamo gli ultimi sette anni, il mercato della moda maschile è

cresciuto molto velocemente, gli uomini sono più attenti alla moda e amano essere eleganti” e Nach-iket Barve, stilista di Bombay che disegna sia per l'uomo che per la donna, aggiunge: “ parliamo di un settore che sta indubbiamente evolvendo, ora ci troviamo in una fase transitoria”.Sembra forse incredibile, ma l'India è la quarta destinazione più importante al mondo ad os-pitare una fashion week maschile, laVan Heusen India Men's Week (VHIMW) , e questo dimostra quanto si tratti di un segmento in crescita.Designers indiani come Raghav-endra Rathore, Arjun Khanna, Ashish Soni, Troy Costa, Rajiv Mohan and Manoviraj Khosla sono conosciuti soprattutto per le loro collezioni maschili, dai tagli impeccabili e molto eleganti.Swapnil Shinde ritiene che sia importante capire ciò che gli uomini desiderano realmente. “ Credo che ci siano ancora poche persone che hanno il coraggio di

Ora che è stato reso u#ciale, Alexander Wang è il primo dise-gner di origini asiati-

che ad entrare tra i più alti ranghi della moda parigina.Nato da genitori taiwanesi-ame-ricani, cresciuto in California e !no ad oggi designer di succes-so per il suo brand di ispirazione sportswear con base a New York, da oggi Wang seguirà i passi del couturier spagnolo Cristobal Ba-lenciaga, morto ormai nel 1972.La notizia è stata annunciata uf-!cialmente il 3 dicembre da PPR, il gruppo francese del lusso che ha acquistato il marchio nel 2001 e include tra gli altri Gucci, Saint Laurent, Alexander McQueen, Bottega Veneta e Stella Mc-Cartney. Wang, che continuerà a seguire anche il suo brand negli Stati Uniti, ha fatto sapere con un comunicato di “essere profon-damente onorato di entrare, con questo nuovo prestigioso ruolo, a far parte di una maison per cui ha sempre avuto grandissima ammi-razione e rispetto”.Isabelle Guichot, presidente e chief executive di Balenciaga, applaude alla “modernità e alla visione tanto individuale quanto cosmopolita di Mr. Wang”.

Alexander Wang succederà a Ni-colas Ghesquière, al timone della maison per 15 anni, in cui è stato in grado di creare per Balenciaga una allure di eleganza futuristica,. Ghesquière ha deciso di lasciare per aprire una sua casa di moda.Wang è considerato un creati-vo con un'anima molto spiccata per il business, basti pensare che il suo marchio distribuisce già in 50 paesi nel mondo.Dopo questa asciutta narrazione la Menkes si chiede perchè PPR avrebbe scel-to un giovane designer con uno stile così smart-street. La risposta è che i segnali del mercato sono quelli di una crescente doman-da di uno stile giovane e easy to wear, ma forse il vero segreto po-trebbe stare negli stretti rapporti di Wang con la Cina. Parla molto bene mandarino e Balenciaga ne-gli ultimi anni si sta espandendo molto rapidamente in questa nazione. Per cui Wang è nella posizione perfetta per spingere l'immagine di Balenciaga nel Sud Est asiatico. Oggi il marchio ha 10 negozi in Cina, ma con una crescita demogra!ca che porterà il 40% della popolazione asiatica ad essere sotto i 30 anni nel 2020, PPR potrebbe aver pensato che era il tempo di far scendere la moda di lusso dal suo piedistallo.

tHe tIMeS OF INdIA

Il nuovo corso della moda maschile indiana

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INteRNAtIONAL HeRALd tRIBUNe

Balenciaga sceglie Alexander Wang

di SUSY MENKESC�fg`e`fe\�[`�Jlqp�D\eb\j�jlccX�Zfe]\idX�[`�8c\oXe[\i�NXe^�

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A cura di GIOVANNA CAPRIOGLIO

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Più che una moda un modo di essere. Impostasi come tendenza nelle scorse collezioni, quando i boy-friend pants erano il capo icona da rubare al guarda-roba di lui, per la stagione a venire l’ispirazione “ma-schile” nelle proposte per la donna ri!ette un certo rigore, nella vita come nel-la moda, in sintonia con il di"cile momento sociale ed economico. La di#e-renza è più concettuale

che sostanziale: meno tail-leur pantaloni tout court e blazer rigorosi, invece più tagli maschili nelle camicie e nei volumi delle giacche, nell’uso di tessuti della mi-gliore tradizione biellese, declinati nei pesi e nelle leggerezze che si confan-no alla stagione estiva. Se è innegabile il fascino che esercita la donna in abiti maschili – indimenticabili sono Marlene Dietrich in Marocco del 1930, Katha-

L’ esperienza di vendita reale e quella virtuale possono andare di pari passo in negozio, rendendo sempre più labili i con$ni fra o%i-ne e online, fra indossare un capo reale e poter comporre l’out$t at-traverso il virtual $tting. Questa simulazione consente di vedere come sta l’abito addosso al proprio avatar digitale, declinato in una va-sta gamma di tessuti e colori che non sono presenti in negozio. E’ il caso del servizio su misura o#er-to in alcuni negozi Ermenegildo Zegna, dove il personale di ven-dita è dotato di iPad. La società Seac02, che ha sviluppato questa applicazione, sta andando oltre con il MyDself, una sorta di carta di identità digitale che riproduce le sembianze del suo possessore e ne registra le misure del corpo. Ma già si parla di “scanatar”. (pag. 38)

I dati parlano da soli: nel 2004 i cinesi hanno speso 2miliardi di dollari in beni di lusso. Questo dato è cresciuto tanto che lo scor-so anno ha raggiunto i 15,6miliar-di di dollari, crescita che fa pre-vedere che nel 2015 la Cina sarà il più grande cliente del mercato lusso a livello mondiale. Una ri-cerca Capgemini indica che oggi in Cina ci sono oltre 2milioni di HNWI (High Net Worth Indivi-dual), ossia le persone che hanno un net income disponibile di oltre 1milione di dollari e un’età media di 39 anni. Oggi la Cina rappre-senta circa il 10% dei consumi mondiali del settore lusso; un dato che nel 2015 secondo gli analisti dovrebbe arrivare $no al 20%. Ep-pure anche qui è iniziato un pro-cesso di rallentamento che preoc-cupa il mondo intero. Tuttavia ci sono buoni motivi per continuare a inverstire in questo smisurato Paese. (pag . 27)

Trend �������Una overview sull’abbigliamento e gli accessori uomo e donna dalle

s$late e dalle $ere Da pag. 13

Ideazione ���� �� La ricerca delle forme conta-mina i capispalla maschili, fra

sportswear e informalPag. 37

Produzione ������������Un mix di industriale e arti-gianale. L’importanza della manodopera specializzata

Pag. 32

Retail ��������������I siti e-commerce dei brand non

sono una minaccia per i negozi tradizionali

Pag. 40

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rine Hepburn in Sylvia Scarlett del 1935, Jeanne Moreau in Jules e Jim del 1962, o Julie Andrews in Victor Victoria del 1982, solo per citare alcuni $lm icona del passato, $no al re-cente Albert Nobbs (2011) con Glenn Close – è pur vero che per la primavera/estate 2013 torna la voglia di essere femminili senza mezzi termini. Una femminilità grintosa, sottolineata da stampe di-

gitali coloratissime – una strada aperta da Mary Katrantzou e Peter Pilot-to e che ha fatto proseli-ti - trasparenze discrete, decorazioni ben evidenti. Una tendenza gridata che ha contagiato nei colori e nelle stampe anche l’ab-bigliamento maschile, ac-cendendo addirittura i capi formali con tonalità decise e intense, mentre lo sport-swear si fa contaminare da in!uenze militari.

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La moda maschile sempre più vicina o lontana da quella femminile? Il mercato le vorrebbe insieme – nelle date di presentazione – e anche nelle tendenze in certi casi. Di

sicuro in comune avranno il colore e le stampe.

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Gaastra Italia - La Spezia0187 57 50 96 - [email protected]

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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Mercati54

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Chic-a-Bestia indossare un trench rosso a quadri blu? Perché dovrebbe sorprendere?

Ma l’uomo che ha il coraggio di rappresentarsi creativamente seguendo il proprio spirito artistico viene ancora facilmente tacciato di pregiudicato narcisismo.

di UBERTA ZAMBELETTI illustrazione di EVELINA FLORIS

Il giorno in cui mi è stato proposto di scri-vere questo articolo, ho ricevuto un MMS di un caro amico che orgogliosamente in-dossa un trench rosso a quadri blu, appena

regalatogli da un altro comune amico.Chiedeva la mia opinione. La mia risposta te-stuale: ‘CHIC-A-BESTIA!’ (mio !glio quin-dicenne erudisce e aggiorna il mio linguag-gio arcaico). Successivamente vengo a sapere che le sei donne che compongono il suo sta" glielo hanno bocciato e che il donante ha re-cuperato il capo (Mackintosh AW’12) da un noto showroom milanese che glielo ha ceduto volentieri in quanto unico articolo invenduto della collezione. Ora, tutto ciò non penso sia sorprendente. E il punto è proprio questo. Chi mi legge forse non sa che sono Consulente di Moda femminile, mestiere che coltivo e ali-mento da oltre due decenni con amore e ardore.Anche nella mia intimità ho sempre sostenuto la gioia di questa passione con la consapevo-lezza di quanto possa essere spassoso l’essere femmina e dunque libera di trasformismi ed interpretazioni sia creative che quotidiane. Apro le ante del mio armadio ogni mattina con un grande senso di entusiastica anticipazione per comporre puzzle di accostamenti, texture, colori, pattern e proporzioni che assecondino il mood e l’intenzione di ogni giornata. Una fe-sta che, peraltro, ho la fortuna di essere riuscita a trasformare in professione, consentendomi dunque di permeare ogni momento della mia vita di strati!cato e succulento estro. Ora, è

tale la gioia che questo esercizio mi procura che mi risulta inevitabile, da sempre, di non pen-sare agli esseri di sesso opposto con una certa angustia. E’ pur vero che l’evoluzione del co-stume, attraverso i secoli, ha portato la moda a sempli!carsi: parrucche, crinoline, corsetti e compagnia bella sono svaniti, lasciando spazio - anche in senso letterale - all’essenza del corpo di rivelarsi.Alla donna è comunque stata data ampia scelta di spaziare e impersonare l’abbi-gliamento in ogni sua forma, con una libertà di interpretazione che le consente la totale scel-ta di trasformismi a piacimento ivi inclusa la possibilità di incarnare la !gura maschile. Mio nonno, uomo minuto, mi ha lasciato in ere-dità il suo guardaroba: sono l’unico membro della famiglia a cui i pantaloni e le scarpe su misura stanno alla perfezione: li indosso spes-so con orgoglio e senso di tenerezza, mentre quando mi sposai nel lontano 1993, indossai una redingote Settecentesca, fedele reinterpre-tazione del suddetto capo prettamente maschi-le, realizzata da Isaac Mizrahi. L’uomo invece, inconsapevolmente, con il graduale abbandono di ciò che oggi verrebbero de!niti come ‘eccen-trici orpelli’, quali jabot, pizzi, ricami colori ed abbellimenti vari è stato ridotto ad una divisa composta di pochissimi elementi, al di fuori dai quali viene considerato un temibile freak. Di-ciamo che se mio fratello avesse le stese misure di mia nonna non si sognerebbe nemmeno di indossare anche solo una camicia del suo guar-daroba! Ho sempre pensato che questa incon-

scia quanto pesante imposizione sociologica, ghettizzi il maschio in un ristretto spazio in cui esso è privato dalla possibilità di esprimere la sua personalità in maniera autentica e reale.Questo, confesso, provoca in me un certo senso di frustrazione e ingiustizia. L’uomo che ha il coraggio di rappresentarsi creativamente se-guendo lo spirito artistico che alberga in ogni animo sensibile viene oggi facilmente tacciato di pregiudicato narcisismo. Il giudizio corale lo ridicolizza asserendone con arroganza un vezzo inaccettabile. Poc’anzi ho usato la parola ‘sensibile’. Forse è questo il punto nodale.La collettività ha relegato il ruolo del maschio ad una rappre-sentazione asettica e sobria di se, presumo nella speranza di con!narlo al ruolo che si suppone che un maschio debba avere: la creatura ras-sicurante e solida a cui è bandita l’espressione della propria sensibilità per concedere solo a quella della donna di esistere e conseguente-mente di esprimersi.Provo grande empatia per gli uomini di oggi, così imbevuti di questi diktat sottilmente im-posti da essere pronti ad accettare scommes-se sul fatto che probabilmente loro stessi, nel leggermi, sarebbero i primi a darmi della folle.‘Let boys be boys’ dicono. Scommetto invece che se sdoganati dalle loro uniformi con la concessione della libera inter-pretazione della loro sensibilità interiore, che va a braccetto con quella estetica, il mondo sa-rebbe un posto migliore.

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FASHION ILLUSTRATED Issue #18 - Gennaio/Febbraio 2013

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