Intervista a Barbara de Siena su Fashion Illustrated sulle opportunità in Africa Sub-sahariana

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Focus 29 Focus 29 econdo il Forum Forbes Afrique 2013 che si è te- nuto a Congo Brazzavil- le, il numero di africani dovrebbe raddoppiare nei pros- simi 40 anni, il che comporterà un ampliamento della classe me- dia. L’urbanizzazione in Africa (40%) supererà quella dell’In- dia (30%): il passsaggio da una vita essenzialmente agricola allo stato di “cittadini” aumen- terà i consumi di circa un 80% e l’Italia è da sempre un punto di riferimento per i consumato- ri stranieri. «L’Africa – ricorda Barbara de Siena di UP2gether, consulente per l’internazionaliz- zazione delle aziende italiane - è stata un incontro casuale, sul quale mi è stato chiesto di scom- mettere. Quest'area, della quale mi è stato chiesto di fare la pro- mozione, così come facevo per le aziende italiane all’estero, non sapevo neanche che esistesse e così è nata questa bella avventu- ra. All’inizio la gente mi guarda- va come se fossi completamente impazzita e ancora adesso esi- stono grandi perplessità nei no- stri imprenditori». CRESCITA DI QUALITÀ La Banca Mondiale sostiene che un quarto del miliardo di abi- tanti africani abbia un salario da middle-class. In Africa Sub-sa- hariana si calcola la presenza di 445milioni di cellulari, di cui il 10% sono smartphone. Ma non solo la tecnologia è nel mirino dello shopping dei nuovi africani. Un esempio viene dal mondo del cibo. Infatti, secondo i dati raccolti nel Wine Moni- tor-Nomisma, l’esportazione di vini italiani in Africa supera i 12milioni di dollari in particola- re in Nigeria, Mozambico, An- gola e Ghana a dimostrazione di come i produttori vinicoli italia- ni (non ancora molti, per la ve- rità) abbiano percepito le poten- zialità esistenti in questi "grandi e nuovi" mercati. Comunque è l’amore per la moda italiana che da anni sostiene gran parte dell’immagine positiva dell’I- talia e l’attrazione per i nostri prodotti è una conferma della possibilità di crescita delle no- stre aziende nei mercati esteri. Il lusso ha già preso piede nei paesi dell’Africa sub-sahariana come Senegal, Camerun, Gabon e an- che in altri paesi tipo il Mozam- bico da numerosi anni, anche se il pubblico preferisce ancora comperare il lusso nelle capita- li della moda : Milano, Parigi, Londra o New York. «Guardia- mo – ribadisce Tony Scervino - a una clientela internazionale, colta e attenta alla qualità. Nel- la boutique di Londra abbiamo numerose clienti che provengo- no dal Continente Africano, re- sidenti o di passaggio a Londra per shopping. Sono donne che sanno riconoscere e apprezzare il vero made in Italy». ATTENZIONE ALL’ELEGANZA Che non si pensi che la ricerca di raffinatezza, per il popolo africano, sia dettata solo dalla questione estetica. Infatti sem- bra che l’attenzione al bello ab- bia radici più profonde, ovvero al moto di opposizione che il musicista congolese degli Anni ’70, Papa Wemba fondò con- tro l’obbligo, sancito dal regime Mobotu, di abbandonare tutto ciò che ricordava il colonialismo. Papa Wemba diede inizio al movimento detto dei “Sapeurs” nome proveniente dal termine Sape acronimo di Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes (società delle persone eleganti che fanno atmosfera) la cui “divisa” è composta dai capi griffati più cari e sontuosi. «I sapeurs o i loro emuli – conti- nua de Siena - a quarant’anni di distanza, fanno della passione per la moda una vera e propria fede e migliaia di africani hanno fatto dell’eleganza la propria re- ligione. Gli stilisti europei sono diventati quasi delle divinità, i negozi di sartoria le loro chiese, le riviste di moda come Vanity Fair e Vogue i loro libri sacri, un completo da sogno il loro passa- porto per il paradiso e una divi- sa per mostrare al mondo il loro valore. E Papa Wemba, ormai quasi settantenne, resta il profe- ta incontestato di questo credo materialistico». Il settore del lusso è, effettiva- mente, quello che più interessa la nuova fascia di ricchi impren- ditori e la nuova middle class che stanno nascendo in Africa. I prodotti sono gli stessi amati in tutto il mondo, ovvero auto, vino e liquori, alberghi, gourmet food, arredamento e yacht. Que- sti beni registrano tutti una cre- scita annua positiva, con auto di lusso, vino e liquori e alberghi che superano i beni di lusso per- sonali, sempre ambitissimi. A TUTTO LUSSO Sono numerosi i nostri impren- ditori che hanno iniziato a sco- prire l’Africa, e la fascia sub-sa- hariana rimane una di quelle più stabili per investire. Secondo lo studio Deloitte - Global Powers of Luxury Goods “le vendite del lusso nell’Africa subsahariana, inoltre, si prevede aumenteran- no del 33% nei prossimi cinque anni. Non c’è quindi da stupirsi se brand come Zegna o Hugo Boss abbiano avviato l’apertura di nuovi negozi in alcuni paesi del continente africano”. «Tutto questo fermento – conclude de Siena - conferma la mia scel- ta come consulente di accom- pagnare le aziende in Africa, scegliendo l’area sub-sahariana come fascia economica più sta- bile e interessante per i nostri imprenditori, siano essi del lus- so, della moda, dell’arredamento o delle costruzioni e tutto ciò che ci gira intorno». AFRICA SUBSAHARIANA Secondo il Fondo Monetario Internazionale nel periodo dal 2014 al 2018, tra le venti economie in più rapida crescita una su due si troverà a sud del Sahara. Sotto osservazione Paesi quali Senegal, Nigeria, Camerun, Angola e Gabon, interessanti anche per il retail. di ALESSANDRA IANNELLO illustrazione NICOLA GOBBETTO Opportunità Africa Moda DALL'AFRICA CON STILE Stilisti di respiro internazionale e fashion week non mancano in questi Paesi. Pag. 31 Directory CHI E DOVE Gli indirizzi utili per ottenere informazioni sul mercato. Pag. 31 Retail NON SONO PAESI PER POVERI Dopo Porsche e Bentley, altri brand del lusso aprono in Nigeria e Angola. Pag. 31 Business IL LUSSO A SUD DEL SAHARA Abbigliamento, orologi, profumi e accessori per ostentare il proprio status symbol. Pag. 32 S

Transcript of Intervista a Barbara de Siena su Fashion Illustrated sulle opportunità in Africa Sub-sahariana

Focus29Focus29

econdo il Forum Forbes Afrique 2013 che si è te-nuto a Congo Brazzavil-le, il numero di africani

dovrebbe raddoppiare nei pros-simi 40 anni, il che comporterà un ampliamento della classe me-dia. L’urbanizzazione in Africa (40%) supererà quella dell’In-dia (30%): il passsaggio da una vita essenzialmente agricola allo stato di “cittadini” aumen-terà i consumi di circa un 80% e l’Italia è da sempre un punto di riferimento per i consumato-ri stranieri. «L’Africa – ricorda Barbara de Siena di UP2gether, consulente per l’internazionaliz-zazione delle aziende italiane - è stata un incontro casuale, sul quale mi è stato chiesto di scom-mettere. Quest'area, della quale mi è stato chiesto di fare la pro-mozione, così come facevo per le aziende italiane all’estero, non sapevo neanche che esistesse e così è nata questa bella avventu-ra. All’inizio la gente mi guarda-va come se fossi completamente impazzita e ancora adesso esi-stono grandi perplessità nei no-stri imprenditori».CRESCITA DI QUALITÀLa Banca Mondiale sostiene che un quarto del miliardo di abi-tanti africani abbia un salario da middle-class. In Africa Sub-sa-hariana si calcola la presenza di 445milioni di cellulari, di cui il 10% sono smartphone. Ma non solo la tecnologia è nel mirino dello shopping dei nuovi africani. Un esempio viene dal mondo del cibo. Infatti, secondo i dati raccolti nel Wine Moni-tor-Nomisma, l’esportazione di vini italiani in Africa supera i 12milioni di dollari in particola-re in Nigeria, Mozambico, An-gola e Ghana a dimostrazione di come i produttori vinicoli italia-ni (non ancora molti, per la ve-rità) abbiano percepito le poten-zialità esistenti in questi "grandi e nuovi" mercati. Comunque è l’amore per la moda italiana che da anni sostiene gran parte dell’immagine positiva dell’I-talia e l’attrazione per i nostri prodotti è una conferma della possibilità di crescita delle no-stre aziende nei mercati esteri. Il lusso ha già preso piede nei paesi dell’Africa sub-sahariana come Senegal, Camerun, Gabon e an-che in altri paesi tipo il Mozam-bico da numerosi anni, anche se il pubblico preferisce ancora comperare il lusso nelle capita-li della moda : Milano, Parigi, Londra o New York. «Guardia-mo – ribadisce Tony Scervino - a una clientela internazionale, colta e attenta alla qualità. Nel-la boutique di Londra abbiamo numerose clienti che provengo-no dal Continente Africano, re-sidenti o di passaggio a Londra per shopping. Sono donne che sanno riconoscere e apprezzare il vero made in Italy».

ATTENZIONE ALL’ELEGANZAChe non si pensi che la ricerca di raffinatezza, per il popolo africano, sia dettata solo dalla questione estetica. Infatti sem-bra che l’attenzione al bello ab-bia radici più profonde, ovvero al moto di opposizione che il musicista congolese degli Anni ’70, Papa Wemba fondò con-tro l’obbligo, sancito dal regime Mobotu, di abbandonare tutto ciò che ricordava il colonialismo. Papa Wemba diede inizio al movimento detto dei “Sapeurs” nome proveniente dal termine Sape acronimo di Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes (società delle persone eleganti che fanno atmosfera) la cui “divisa” è composta dai capi griffati più cari e sontuosi. «I sapeurs o i loro emuli – conti-nua de Siena - a quarant’anni di distanza, fanno della passione per la moda una vera e propria fede e migliaia di africani hanno fatto dell’eleganza la propria re-ligione. Gli stilisti europei sono diventati quasi delle divinità, i negozi di sartoria le loro chiese, le riviste di moda come Vanity Fair e Vogue i loro libri sacri, un completo da sogno il loro passa-porto per il paradiso e una divi-sa per mostrare al mondo il loro valore. E Papa Wemba, ormai quasi settantenne, resta il profe-ta incontestato di questo credo materialistico». Il settore del lusso è, effettiva-mente, quello che più interessa la nuova fascia di ricchi impren-ditori e la nuova middle class che stanno nascendo in Africa. I prodotti sono gli stessi amati in tutto il mondo, ovvero auto, vino e liquori, alberghi, gourmet food, arredamento e yacht. Que-sti beni registrano tutti una cre-scita annua positiva, con auto di lusso, vino e liquori e alberghi che superano i beni di lusso per-sonali, sempre ambitissimi.A TUTTO LUSSOSono numerosi i nostri impren-ditori che hanno iniziato a sco-prire l’Africa, e la fascia sub-sa-hariana rimane una di quelle più stabili per investire. Secondo lo studio Deloitte - Global Powers of Luxury Goods “le vendite del lusso nell’Africa subsahariana, inoltre, si prevede aumenteran-no del 33% nei prossimi cinque anni. Non c’è quindi da stupirsi se brand come Zegna o Hugo Boss abbiano avviato l’apertura di nuovi negozi in alcuni paesi del continente africano”. «Tutto questo fermento – conclude de Siena - conferma la mia scel-ta come consulente di accom-pagnare le aziende in Africa, scegliendo l’area sub-sahariana come fascia economica più sta-bile e interessante per i nostri imprenditori, siano essi del lus-so, della moda, dell’arredamento o delle costruzioni e tutto ciò che ci gira intorno».

AFRICA SUBSAHARIANA

Secondo il Fondo Monetario Internazionale nel periodo dal 2014 al 2018, tra le venti economie in più rapida crescita

una su due si troverà a sud del Sahara.Sotto osservazione Paesi quali Senegal, Nigeria, Camerun,

Angola e Gabon, interessanti anche per il retail. di ALESSANDRA IANNELLO illustrazione NICOLA GOBBETTO

Opportunità Africa

ModaDALL'AFRICA CON STILE

Stilisti di respiro internazionale e fashion week non mancano in questi Paesi.

Pag. 31

DirectoryCHI E DOVE

Gli indirizzi utili per ottenere informazioni sul mercato.

Pag. 31

RetailNON SONO PAESI PER POVERI

Dopo Porsche e Bentley, altri brand del lusso aprono in Nigeria e Angola.

Pag. 31

BusinessIL LUSSO A SUD DEL SAHARAAbbigliamento, orologi, profumi e accessori

per ostentare il proprio status symbol.Pag. 32

S

Focus30Focus

Con 2 miliardi di consumi di beni per la persona nel 2013, l’Africa è attualmente considerata un mer-cato minore per l’alto di gamma. Tuttavia, accanto al trend di cresci-ta economica che coinvolge l’intero continente, alcuni Paesi mostrano di possedere i fondamentali per svilupparsi nei prossimi anni in modo signi!cativo. Se Sudafrica, Marocco, Nigeria ed Angola sono i Paesi africani maggiormente sotto i ri"ettori delle imprese del lusso, i primi due si distinguono in modo piuttosto netto, per via della presen-za consolidata in quei mercati da parte dei principali brand del lusso. Il Sudafrica è la star del continente: il 60% circa dei miliardari africani, quasi 71mila persone, vive in que-sto Paese, un numero superiore a quello dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi. Qui la classe media ha già completato il suo processo di consolidamento e parallelamente i brand internazionali si sono mossi per tempo per presidiare il mer-cato. Anche il Marocco presenta caratteristiche che lo avvicinano ai

mercati ma-turi: ha un buon nume-ro di High Net Worth Individuals ed una pre-senza già strutturata dei brand dal punto di vista di-stributivo, in particolare a Casablanca e Marrakesh, presenza che crescerà ul-teriormen-te grazie all’aumento del numero

degli Hotel e dei Resort di lusso. In!ne, vanta una cultura materiale ed estetica che avvicina i consuma-tori al mondo dell’alto di gamma europeo. Nigeria ed Angola ap-partengono invece ad un mondo diverso: da diversi anni ed in modo signi!cativo i cittadini abbienti di questi Paesi, sia uomini che donne, acquistano prodotti di alta gamma in Europa, in particolare a Milano, Parigi e Londra. La testimonianza più signi!cativa arriva dagli stori-ci grandi magazzini Harrod’s di Londra, dove nel 2013 nigeriani ed angolani hanno acquistato più di statunitensi e giapponesi. Il consumo da parte di nigeriani ed angolani è quindi prevalente-mente svolto all’estero, ma si sta sviluppando lentamente il mer-cato locale, grazie alle aperture di negozi monomarca che negli ul-timi anni si stanno registrando da parte dei grandi brand (tra i primi, come sempre, Ermenegildo Zegna che ha aperto nel 2013 a Lagos). Il trend pare segnato: guidati in pri-mo luogo dagli acquisti all’estero da parte delle elite del Paese, i consu-mi di lusso sono destinati a crescere anche sul mercato interno, guidati da una crescita economica che con-tribuirà in primo luogo a ra#orzare ed allargare la classe medio-alta, unica garanzia di crescita dei con-sumi a lungo termine.

L'OPINIONE

Nigeria e Angola a piccoli passi verso

lo sviluppo retailTesto di ARMANDO BRANCHINI

Vice-Presidente di Fondazione Altagamma.

Sono fra i protagonisti delle passerelle più importanti del mondo. Sono la nuova (e per il momento unica) genera-zione degli stilisti dell’Africa sub sahariana. Senza sco-modare i “best known” come Stella Jean o Gavin Rajah, sono diversi i giovani da tenere monitorati per avere le

ultime tendenze africane. E lo hanno capito bene le manifestazioni !eristiche più lungimiranti che hanno iniziato a fare scouting nel Continente. Un esempio il progetto nato dalla partnership tra Alta-roma ed Ethical Fashion Initiative (agenzia che fa capo alle United Nations e alla World Trade Organization e che collega i principali talenti del fashion mondiale alle realtà di micro artigianato dell’A-frica orientale, occidentale, di Haiti e della Cisgiordania) e che ha portato a Roma, lo scorso luglio, una selezione di designer dall’A-frica per il fashion show “Beat of Africa”.FIGLIO D’ARTEFra i nomi già conosciuti anche in Europa e negli Usa c’è lo stilista camerunense Paul Roger Tanonkou, che nel 2004 ha lanciato la sua collezione Zenam. Madre sarta e padre fotografo, Paul cresce nell’ammirazione per le gri#e italiane e internazionali. Così va a

studiare a Parigi per poi approdare a Milano dove, in una sartoria (ogni suo abito è un pezzo unico) produce e commercializza la sua linea. «Zenam – spiega lo stilista – in dialetto Bamiléké signi!-ca “raggio di sole”. Nelle mie proposte c’è un mélange di tessuti italiani ed esotici con tagli sartoriali che riprendono le in"uenze anglosassoni e francesi». Nelle collezioni Zenam la manualità ita-liana plasma i tessuti della tradizione tribale africana, realizzati e dipinti a mano con essenze cromatiche estratte dalle radici dalle artigiane del Mali. Così ogni capo racconta, con voce italiana, una storia africana. “Il y a quelque chose de sauvage dans ma mode” (c’è qualcosa di selvaggio nella mia moda), racconta il designer came-runense in un’intervista rilasciata ad Artribune, “che è tipico della cultura africana e proviene dall’eredità coloniale che il mio paese si porta dentro”.DALLA FORESTA PLUVIALE ALLE PASSERELLENzoubou M Mireille è orgogliosa delle sue origini di ragazza della foresta pluviale di Libreville, in Gabon, nel profondo sud-est del paese. Da qui parte, non ancora maggiorenne, per andare a studiare in Francia, dove si laurea in design e moda. Nel 1999 rientra nella

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AFRICA SUBSAHARIANA

® A Londra nel 2013

nigeriani e angolani hanno comprato più di

americani e giapponesi

Dall’Africacon stileNELLE CREAZIONI DEGLI STILISTI LE TRADIZIONI AFRICANE SI MESCOLANO CON IL SAPER FARE ITALIANO E I TESSUTI PIÙ PREGIATI PER DARE VITA A COLLEZIONI CHE STANNO INTERESSANDO IL FASHION SYSTEM INTERNAZIONALE. Di ALESSANDRA IANNELLO

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BARBARA DE SIENATel. +33 (0)6 [email protected]

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Chi e DoveNIGERIA E ANGOLA

Questi non sono paesi per poveri

Dopo Porsche, Bentley e altri brand del lusso anche Zegna apre in Africa, e più precisamen-te a Lagos, in Nigeria. La bou-tique, situata a Victoria Island, su Akin Adesola Street, è stata aperta per portare direttamen-te al consumatore i tanto amati prodotti del Gruppo biellese. In-fatti i compratori nigeriani sono fra i big spender nei negozi del gruppo, soprattutto a Lisbona e Londra, Parigi e Milano. «Al-meno due migliaia di nigeriani comprano Zegna nelle capitali europee – ha detto Gildo Ze-gna, amministratore delegato del gruppo, al Corriere della Sera - e con scontrini del 50% superiore a quello medio. Clienti “pepite” (così li chiamano in azienda) i cui movimenti sono stati mo-nitorati da un attento customer retail management e le cui spese potrebbero ridisegnare la mappa della distribuzione africana». E che l’Africa sia nel mirino dei grandi gruppi del lusso mondiale lo si evince dai piani di distribu-zione Zegna che, entro il 2014, dovrebbe aprire in Angola, dove anche Prada ha in cantiere lo sbarco a Luanda, e in Mozam-bico. Comunque agli africani piace fare shopping in Europa. Per loro posti come Harrods rimangono un'esperienza unica. La conferma è arrivata diretta-mente da Michael Ward, diret-tore del grande magazzino, che, in un’intervista a Bloomberg, ha detto che mentre sette anni fa i visitatori americani erano al ver-tice tra i top spender stranieri, ora, lo scettro è passato ai ricchi provenienti dalla Cina, dall’Afri-ca e dal Medio Oriente. Harrods ha registrato infatti un aumento della spesa da parte dei visitato-ri provenienti da Paesi come la !ailandia, Singapore e Nigeria. Tra le diverse aree merceologiche presenti nel department store

il reparto migliore dal punto di vista della performance è quello dei gioielli dove vengono vendu-ti oltre 219.200 chili di collane di perle Van Cleef & Arpels.Fra i prodotti stranieri acqui-stati in patria, invece, nei primi posti della classi"ca dei ricchi nigeriani ci sono auto di lusso e champagne. Infatti i big spender nel Paese sono tanti e raggiun-gono il 20% della popolazione (che ammonta a 160milioni di abitanti) tanto che a Victoria Island, il quartiere chic di Lagos, c’è una delle più alte concentra-zioni al mondo di super-ricchi. I tedeschi della Porsche se ne sono accorti e hanno inaugurato una concessionaria, che si conten-de il mercato con le vetrine di Lamborghini, di Aston Martin e altri brand automobilistici di lusso. I dati del lusso mondiale parlano quindi chiaro. L'Africa è un’area a elevata attrattività come territorio e ad alto poten-ziale come spending potenziale, tanto da rappresentare l’11 % di crescita e la nascita di nuovi mercati come l'Angola e la Ni-geria. In particolare Luanda, la capitale nigeriana, è una città in fermento, un nuovo lungomare, nuovi palazzi del potere (da De Beers (che ha le miniere nella zona Est del paese) alle potenze petrolifere (compresa l’italia-na Eni) stanziate soprattutto al nord nella zona di Cabinda. Nonostante nel Paese oltre il 70% dei cittadini guadagnino meno di due dollari al giorno, la città è stata molto avvantaggiata dal boom petrolifero, attraendo un numero sempre maggiore di investimenti stranieri. Il che si-gni"ca che attualmente l'a#tto di un appartamento di lusso con due camere da letto costa oltre 7.000 dollari al mese, mentre un pasto in un fast food può arriva-re a 18 dollari. (A.I.)

AFRICA SUBSAHARIANA

sua terra e aderisce all'Associazione Designer, Stilisti e Progettisti del Gabon (Astylmod) e dove, l’anno seguente, lancia la sua linea: Wolmmi. Nelle sue collezioni si uniscono elementi come il corag-gio, il dinamismo, l’entusiasmo, l’orgoglio e la forte personalità, ere-ditati dal padre d'etnia bangwoué, con il senso di morbidezza, di osservazione, di organizzazione, propri della madre di etnia obam-ba. Le radici sono quindi ben ferme nelle culture della grande fo-resta pluviale ricca di colori, luce e fantasia da dove vengono anche le materie prime che compongono le sue creazioni. Si tratta di ma-teriali naturali, per lo più di piante, come la ra#a, la "bra di cocco che combina con "bre quali il cotone e la seta. Oggi Wolmmi è de-clinata in tre linee: Design (esclusivamente femminile, composta da abiti da sera e da cerimonia), Gabao (T-shirt decorate da simboli del Gabon) ed Ethnic (arte etnica realizzata con tessili provenienti da di diversi distretti del Gabon).LA GIOIA DI VIVERESi ispirano alla “joie de vivre” della gente di Lagos le creazioni della stilista nigeriana Ejiro Amos Ta"ri. «Vogliamo diventare un mar-chio globale – spiega Ejiro – che sia riconosciuto per creare capi

belli, funzionale e convenienti». Dopo il suo debutto nel 2010, Ejiro Amos Ta"ri è oggi uno dei marchi in più rapida crescita nel settore della moda nigeriana. Il suo successo è nella sua capacità di mixare le necessità di look della donna moderna con gli echi della tradizio-ne. Così le sue proposte spaziano dal casual al formale, dagli abiti da sera ai pantaloni, "no ai kaftani e ai boubous (lunghi e ampi abiti tradizionali).LA STILISTA DEI VIPVeste i vip più famosi, Carla Silva è infatti la stilista preferita di presentatori televisivi, attori, musicisti e dell'attuale mister Angola. Carla, con una carriera nel mondo della moda iniziata più di 20 anni fa, è una delle più importanti designer del fashion system an-golano. Dopo aver completato il suo corso di studi prima in arti visive e poi in design della moda in Portogallo, torna nel suo Paese dove lan-cia la sua linea che si caratterizza per il design africano sviluppato con tessuti europei. Ha partecipato a tutte le importanti s"late di moda in Angola (come Angola Fashion Week, Moda Solidaria, Moda Luanda, Fashion Business Angola & Huila Fashion) e le sue creazioni sono in vendita nei suoi negozi sparsi in Angola e in Mozambico.

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Abbigliamento, orologi, profumi, accessori: questi i punti saldi dello status symbol di alto livello nell’area dell’Africa Subsahariana dove i campioni dello sport e i personaggi dello showbiz dettano i trend.

Testo di ALESSANDRA IANNELLO

Benvenuti al Sud…del Sahara

I dati elaborati dal Fondo Monetario Internaziona-le parlano chiaro, nel pe-riodo che va dal 2014 al 2018, tra le venti econo-

mie in più rapida crescita una su due si troverà a sud del Sahara. L’espansione economica dell’A-frica subsahariana va ben oltre Lagos e Johannesburg. Angola, Ghana, Mozambico, Etiopia o Tanzania sono solo alcuni dei numerosi paesi che hanno con-tribuito alla crescita regionale. Come ogni medaglia, anche quest’area ha le sue problema-tiche che vanno dalla corruzio-ne, all’instabilità politica !no alla mancanza di infrastrutture. Dal punto di vista commercia-le, gli scambi con il resto del mondo sono esplosi negli anni recenti. E non si tratta solo di esportazioni di risorse energe-tiche e minerarie verso la Cina o verso altre economie avanzate o emergenti. Gli investimenti esteri hanno oggi un peso simile a quello degli aiuti pubblici allo sviluppo tanto che nella regione sono presenti colossi mondiali quali Nissan, Carrefour, Wal-Mart e Marriott.CAMERUNIl Camerun gioca un ruolo di primo piano nella regione dell'Africa centrale grazie al PIL forte (nel 2013 è cresciuto del 4,9% e si prevede rimanga su questi valori nel 2014 e nel 2015), alla grande disponibilità !nanziaria e a un export molto forte. Durante i primi dieci anni del nuovo millennio, il Camerun ha rappresentato il 40% del PIL della CEMAC (Comunità Eco-nomica degli Stati dell'Africa Centrale), 44% del suo approv-vigionamento di denaro e il 39% delle sue esportazioni. Infatti la posizione geogra!ca del Came-run lo rende un paese chiave di transito verso i paesi dell'inter-no, mentre la sua economia più diversi!cata favorisce gli scambi con gli altri stati dell’area CE-MAC. «In Cameroun – spiega Herve Answers Cedrick Ke-madjou partner di UP2gether, un progetto di promozione in Africa e ME per le aziende ita-

sorveglianza multilaterale delle economie della zona (rapporto debito-PIL), del de!cit !scale, del pagamento degli arretrati del debito della pubblica am-ministrazione e il contenimento dell'in"azione. Il prodotto in-terno lordo (PIL) è cresciuto del 5,5% nel 2013 mentre per quanto riguarda le prospettive di crescita per il 2014 e il 2015 dipenderà da come i prezzi internazionali del petrolio e della produzione di manganese si evolveranno. «In Gabon- spiega Herve Con-stantin Feuto, senior partner e consulente di UP2gether - le persone vedono come esempio di lusso gli usi dei grandi gioca-tori africani residenti in Europa. L'abbigliamento è la categoria di prodotto con la più alta doman-da seguita dai profumi di marche estere senza dimenticare le scar-pe di origine europea».SENEGALIl Piano Sénégal Emergent (PSE) sta segnando i passi della nuova strategia di sviluppo che vedrà il Paese impegnato su di-versi fronti !no al 2035. La ri-presa è partita nel 2013 (tasso di crescita al 4,0%), confermata per il 2014 (4,8%) e in aumen-to costante nel 2015 (5,3%). I capisaldi di questa progressione sono la trasformazione struttu-rale dell'economia, la salvaguar-dia del capitale umano tramite la protezione sociale e lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della governance grazie all’im-pegno delle istituzioni in tema di pace e sicurezza. Il PSE verrà attuato in tre fasi. A un inizia-le sviluppo economico (2014-2018) dovrebbe seguire un pe-riodo di crescita (2019-2023) e uno di espansione (!no al 2035). La posizione geogra!ca del Se-negal lo pone come hub regiona-le per la logistica e la subfornitu-ra internazionale forte anche di infrastrutture di trasporto (por-to, aeroporto, ferrovie e strade) di buon livello e di un sistema di telecomunicazioni di alta quali-tà. Questi vantaggi potrebbero contribuire a rendere il Senegal un business park e un campus di eccellenza regionale.

AFRICA SUBSAHARIANA

liane - il lusso si esprime attra-verso prodotti come l'abbiglia-mento, gli orologi, i profumi, le scarpe e gli accessori. Per quanto riguarda i trendsetter dei consu-matori, come in qualsiasi altra parte del mondo, sono le stelle del calcio, della musica e gli at-tori del cinema. Per esempio la midlle class vuole vestire come l'allenatore del Bayern Monaco Pep Guardiola». Oggi sul mer-cato camerunense sono presenti le più grandi gri#e internaziona-li di cosmetica (Lacoste e Yves Saint Laurent), abbigliamento e calzature (Hugo Boss, Lacoste Dolce & Gabbana, Nike, Puma e Adidas). «Il sistema distributivo

– illustra Kemadjou – è compo-sto da grandi realtà che rappre-sentano in esclusiva le marche più importanti. Per quanto ri-guarda la profumeria invece, non sempre ci sono dei distributori esclusivi». In Camerun sta na-scendo un movimento di stilisti emergenti il cui esponente in-ternazionale è Paul Roger Ta-nonkou col suo marchio Zenam. La sua è una moda etica, ecolo-gica, che rispetta la natura senza contaminazioni industriali, fatta di materiali e texture semplici come il bogolan, il kenté, il faso dan fani, il gabardine e il wax, tessuto stampato con la tecnica della cera. Paul realizza i suoi

pezzi unici in Italia e li vende soprattutto a Parigi presso l’E-space des Créateurs.GABONIl Gabon gode di stabilità ma-croeconomica e !nanziaria rag-giunta grazie a diversi fattori. La sua appartenenza alla zona del Franco CFA (valuta utilizzata da 14 africani ex colonie fran-cesi), l'aumento dei prezzi del petrolio e il commercio "orido di legname e minerali hanno attirato investimenti pubblici e privati. A livello regionale, il Gabon ha rispettato i quattro criteri di convergenza stabiliti dalla CEMAC, nell'ambito della

Dakar

SENEGAL

ANGOLA

GABON

CAMERUNNIGERIA

Abuja

Dakar

Yaoundé

Luanda

Libreville

+5,5%

+4%

+4,9% +5%

+4,8%

+6,7%GABON

PIL 2013PIL 2014

(PREVISIONI)

SENEGAL

CAMERUN