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1. L’Italia nel dopoguerr a 2. L’avvento del fascismo Capitolo 9 Dalla crisi dello stato liberale al fascismo 1919 Fondazione del movimento fascista e del Partito popolare 1919-1920 Occupazione delle fabbriche 3. Il fascismo al potere IL PRESENTE DELLA STORIA 3 – Capitolo 9 – Dalla crisi dello stato liberale al fascismo © 2 0 1 0 P e a r s o n I t a l i a , M i l a n o - T o r i n o 1921 Fondazion e del Partito comunista 1922 Mussolini al potere 1929 Patti lateranen si 1936 Conquista dell’Etio pia 1936 Asse Roma- Berlino 1938 Leggi razzi ali 4. Politica estera e politica economica

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1.

L’Italia nel dopoguerra

2.

L’avvento del fascismo

Capitolo 9Dalla crisi dello stato liberale al fascismo1919Fondazione del movimento fascista e del Partito popolare

1919-1920Occupazione

delle fabbriche

3.

Il fascismo al potere

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1921Fondazione del Partito comunista

1922Mussolini al

potere

1929Patti lateranensi

1936Conquista

dell’Etiopia

1936Asse Roma-Berlino

1938Leggi

razziali

4.

Politica estera e politica economica

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1. L’Italia nel dopoguerra

Sul piano politico cresceva la forza dei partiti di massa: socialisti e popolari.

La fine della Prima guerra mondiale aveva generato in Italia una grave crisi economica: contadini e operai rivendicarono migliori condizioni di lavoro, il ceto medio invece appoggiò i partiti di destra.

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Durante il “biennio rosso” il proletariato occupò fabbriche e terre.

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Nel dopoguerra il fenomeno che causava i maggiori disagi alla popolazione era l’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi dei generi di consumo.

In guerra le industrie producevano armi, ma ora dovevano riconvertirsi a produzioni civili: ciò richiedeva tempi lunghi e nel frattempo veniva licenziato il personale. Aumentò la disoccupazione.

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1. L’Italia nel dopoguerra

Gli operai, organizzati nei sindacati scioperarono per chiedere aumenti salariali e la diminuzione dell’orario di lavoro. La protesta dei contadini aveva invece come principale obiettivo la richiesta di terra, oltre che di contratti di lavoro migliori.

Alla crisi del dopoguerra il ceto medio (professionisti, commercianti, impiegati) reagì in modo differente: si diffusero posizioni politiche di destra, che vedevano con ostilità le proteste operaie e il rafforzamento del movimento socialista.

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Negli anni 1919 e 1920, ricordati come il “biennio rosso”, le lotte degli operai e dei contadini, organizzate specialmente dal sindacato e dal Partito socialista, raggiunsero il massimo dell’intensità.

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1. L’Italia nel dopoguerra

Il capo del governo, Giovanni Giolitti, aspettò che le proteste si spegnessero da sole. Infatti il sindacato bocciò la proposta di trasformare l’occupazione in un processo rivoluzionario e chiese agli operai di abbandonare le fabbriche in cambio di alcune riforme.

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1. L’Italia nel dopoguerra

A seguito dell’introduzione del suffragio universale maschile la vita fu dominata dai grandi partiti di massa.

Con le elezioni del 1919 il Partito socialista ebbe la maggioranza relativa. Al secondo posto si collocò il Partito popolare, cioè i cattolici, al quale i liberali furono costretti a ricorrere per formare la maggioranza di governo.

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Partito socialista: fondato nel 1892, era il partito più votato dagli operai e da una parte dei contadini. Era diviso in due correnti:– i riformisti, guidati da Filippo Turati, volevano introdurre miglioramenti con riforme progressive;– i massimalisti erano la maggioranza e prendevano come modello la rivoluzione russa.

Socialisti e popolari

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1. L’Italia nel dopoguerra

Partito popolare: fondato nel 1919 dal sacerdote Luigi Sturzo, era favorevole a riforme per le classi più povere, da realizzare con l’accordo tra le diverse classi sociali. Aveva seguito soprattutto tra i contadini del Nord e del Centro-sud.

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La borghesia continuava ad appoggiare i liberali.

Il partito nazionalista

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1. L’Italia nel dopoguerra

Il ceto medio, invece, cominciava a simpatizzare per i nazionalisti, gruppo politico che aveva tra i suoi leader Gabriele D’Annunzio.

Questa clamorosa azione mostrò che i settori politici di destraintendevano agire al di fuori della legge e anche usando la violenza.

Per protesta contro la mancata assegnazione all’Italia della Dalmaziae di Fiume il 12 settembre 1919 un gruppo di reduci occupò Fiume.

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2. L’avvento del fascismo

I fascisti nel 1922 marciarono su Roma ed ebbero l’appoggio del re Vittorio Emanuele III che nominò Mussolini capo del governo.

Nel 1919 l’ex socialista Benito Mussolini fondò un nuovo movimento politico, i Fasci di combattimento.

Il fascismo opponeva alla lotta di classe l’esaltazione della patria e dell’autorità, e ricorreva all’uso della violenza.

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2. L’avvento del fascismo

Nel 1919 Benito Mussolini, che era stato uno dei capi del Partito socialista, fondò un nuovo movimento politico, i Fasci di combattimento.

Il movimento fascista si orientò decisamente a destra, proponendosi come il principale avversario del movimento socialista, opponendo alla lotta di classe l’esaltazione della patria, dell’ordine e dell’autorità.

Nel 1921 il movimento fascista divenne un partito, con il nome di Partito nazionale fascista, e nel 1923 si fuse con il Partito nazionalista.

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Dall’autunno del 1920, i fascisti si organizzarono militarmente in squadre che conducevano spedizioni ai danni di sedi o esponenti politici di sinistra e contro i movimenti di protesta dei contadini, costringendoli a sgomberare le terre occupate o a sospendere gli scioperi nelle campagne.

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2. L’avvento del fascismo

Nel 1921-22 colpirono anche le città, alcune delle quali, come Bologna, vennero occupate con la forza poiché guidate da sindaci socialisti.

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I sostenitori del fascismo

Ceto medio: spaventato dalle proteste degli operai e dei contadini, considera con favore la reazione alle proteste con la forza. Non a caso, la maggioranza degli squadristi proviene proprio dal ceto medio.

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2. L’avvento del fascismo

Proprietari terrieri: furono i primi finanziatori, tanto che le prime azioni violente dei fascisti vennero compiute contro i contadini in lotta.

Industriali: appoggiarono Mussolini dopo l’occupazione delle fabbriche: trovarono nel fascismo una forza utile a reprimere le proteste operaie. Esponenti delle istituzioni (militari, poliziotti, magistrati) e della corte, come la stessa regina Margherita.

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Il 28 ottobre 1922 Mussolini mobilitò tutte le squadre fasciste in una “marcia su Roma” per la conquista del potere.

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2. L’avvento del fascismo

La marcia su Roma

Il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di concedere lo stato d’assedio e nominò Mussolini capo del governo. Era un atto gravissimo: si proclamava capo del governo il leader di un partito che aveva pochissimi deputati e che aveva usato la forza per ottenere la nomina.

La maggior parte delle forze politiche pensava di poter controllare il fascismo e perciò diede il proprio appoggio al nuovo capo del governo.

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3. Il fascismo al potere

La figura del duce era esaltata grazie al controllo di tutti i mezzi di comunicazione e della scuola. L’ideologia fascista era propagandata in ogni modo. Il regime ottenne così il consenso di moltissimi italiani.

Il fascismo si configurò come una dittatura totalitaria. Vennero abolite la libertà politica e di stampa. Lo sciopero fu proibito per legge e vennero istituiti tribunali speciali. Il regime fascista esercitava il suo controllo su ogni aspetto della vita degli italiani.

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I primi anni del fascismo al potere

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3. Il fascismo al potere

Vennero inoltre abolite tutte le leggi per favorire i lavoratori e furono accresciuti i poteri del capo del governo.

Le squadre armate fasciste si trasformarono nel 1923 in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, agli ordini diretti di Mussolini: a questo punto la polizia privata del capo del fascismo poteva agire senza più temere alcun controllo legale.

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Nel 1924 si svolsero nuove elezioni, vinte nettamente dai fascisti, anche grazie a una legge elettorale che prevedeva che alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa venissero dati i due terzi dei seggi.

L’omicidio Matteotti

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3. Il fascismo al potere

In occasione delle elezioni le squadre fasciste commisero violenze contro gli antifascisti e intervennero per falsificare i risultati elettorali. Nella riunione del nuovo parlamento del 30 maggio 1924 uno dei pochi antifascisti eletti, il socialista Giacomo Matteotti, denunciò le violenze e le irregolarità, ma il 10 giugno venne rapito da alcuni fascisti e ucciso.

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Nel corso del 1925 e del 1926 Mussolini introdusse una serie di leggi.

La dittatura

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3. Il fascismo al potere

Il capo del governo non doveva avere l’approvazione del parlamento, ma solo quella del re.

Venne abolita la libertà di stampa.

I partiti antifascisti vennero messi fuori legge.

Lo sciopero fu proibito per legge.

Una nuova legge elettorale stabiliva un’unica lista composta da soli fascisti e che il voto non fosse più segreto.

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La dittatura

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3. Il fascismo al potere

Venne istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, cheaveva il compito di processare e condannare gli oppositori politici.

Tutti i dipendenti pubblici, tra cui gli insegnanti e i magistrati, eranoobbligati a iscriversi al Partito fascista, altrimenti venivano licenziati.

Venne istituito il Gran consiglio del fascismo, composto da dirigenti nominati da Mussolini, al quale erano attribuiti molti dei poteri che in precedenza appartenevano al re o al parlamento.

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Il fascismo cercò di ottenere il consenso della popolazione attraverso un controllo completo, “totale” di tutti gli aspetti della vita delle persone.

Un sistema totalitario

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3. Il fascismo al potere

Assunse il controllo dell’informazione, trasmessa attraverso la radio e il cinema e cercò di coinvolgere la popolazione in organizzazioni di massa controllate dal governo e dal partito, come l’Opera dopolavoro.

Fu però soprattutto tra i giovani che il fascismo lavorò per costruire il consenso: era stata organizzata l’Opera Nazionale Balilla, un ente per «l’educazione fisica e morale» dei bambini e dei giovani fino ai 21 anni.

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Nel 1929 Mussolini stipulò con la Chiesa cattolica i Patti lateranensi (o Concordato), in base ai quali:

I Patti lateranensi

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3. Il fascismo al potere

il cattolicesimo veniva riconosciuto “religione di Stato”; il matrimonio religioso diventava valido anche di fronte alla legge civile; fu reso obbligatorio l’insegnamento della religione cattolica; alla Chiesa fu riconosciuta la piena sovranità sulla Città del Vaticano.

La Chiesa, a sua volta, riconobbe la capitale d’Italia e nominò solo vescovi approvati dal regime. In occasione della firma del patto, papa Pio XI definì Mussolini «l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare».

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L’ideologia fascista esaltava la stirpe italiana, di cui sottolineava il legame con l’antica civiltà romana.

Le leggi razziali

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3. Il fascismo al potere

Solo in seguito assunse un carattere esplicitamente razzista. Dal 1938 una serie di leggi penalizzò pesantemente i cittadini di religione ebraica: essi vennero espulsi dalle scuole statali, licenziati da tutti gli impieghi pubblici e fu impedito loro di svolgere molte attività lavorative.

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4. Politica economica e politica estera

Negli anni trenta il duce avviò una politica espansionistica che portò nel giro di pochi anni alla conquista dell’Etiopia. Strinse inoltre alleanza con Hitler, salito al potere in Germania.

Il fascismo intervenne pesantemente nell’economia del Paese: prima secondo logiche liberiste, poi con un deciso intervento dello Stato.

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Politica economica liberista

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4. Politica economica e politica estera

Le prime iniziative in campo economico di Mussolini furono caratterizzate da una politica liberista, che lasciava massima libertà di azione ai proprietari delle terre e delle fabbriche.

Vennero abolite molte norme a tutela dei lavoratori. La conseguenza fu un peggioramento della condizione degli operai e dei contadini.

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L’intervento dello Stato in campo economico

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4. Politica economica e politica estera

A partire dal 1926 Mussolini aumentò il peso dello Stato in economia.

In primo luogo rivalutò la moneta avvantaggiando i risparmiatori (ceto medio) e le industrie di beni per il mercato interno.

Vennero poi prese iniziative, come la bonifica di molte aree incolte e paludose, per favorire la crescita della produzione agricola (la “battaglia del grano”), in modo da diminuire le importazioni.

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Interventismo economico e crisi del 1929

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4. Politica economica e politica estera

La crisi economica del 1929 spinse il governo fascista a intervenire in modo ancora più deciso.Le industrie e le banche che rischiavano di fallire vennero acquisite dallo Stato, che in questo modo riuscì a controllarle direttamente.

Per stimolare la produzione italiana, Mussolini adottò politiche protezionistiche e incentivò la propaganda per l’autarchia.

Vennero inoltre creati enti (come l’Inps) per garantire alla popolazione alcune forme di assistenza: pensioni, assistenza sanitaria ecc.

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Politica estera espansionistica

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4. Politica economica e politica estera

A partire dagli anni trenta il governo adottò una politica estera aggressiva, con l’obiettivo di espandersi in Africa e nei Balcani.

Venne quindi deciso di invadere l’Etiopia all’inizio del 1935.

Per stroncare la resistenza etiope, il governo fascista ricorse anche ai gas asfissianti, vietati dalle convenzioni internazionali, e alla repressione violenta: la più grave ebbe luogo nel 1937 a Debrà Libanòs (non meno di 1400 morti).

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L’alleanza con la Germania di Hitler

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4. Politica economica e politica estera

Dal 1933 la Germania era guidata dal leader nazista Adolf Hitler. L’ideologia nazista aveva diversi punti in comune con quella fascista. Tuttavia, fino a metà degli anni trenta, Mussolini aveva diffidato di Hitler, perché temeva che un rafforzamento della Germania avrebbe danneggiato gli interessi italiani.

Nel 1936 Mussolini decise invece di allearsi con la Germania. Nel 1939 venne stipulato il “Patto d’acciaio”, che impegnava l’Italia e la Germania a entrare in guerra nel caso l’alleato avesse deciso di farlo.

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e adesso mettiti alla prova…

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1. Il fascismo, quando salì al potere, si presentò come:a) una monarchia costituzionaleb) una dittatura totalitariac) un partito liberale

2. Le seguenti affermazioni sono vere o false?a) Nelle elezioni del 1919 il Partito socialista ebbe la maggioranza relativab) Il Partito socialista fu fondato da Luigi Sturzoc) Nel 1919 Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimentod) Il fascismo abolì la libertà politica, di stampa e di sciopero

3. Completa il seguente testo con le parole mancanti.Nel dopoguerra, gli operai organizzati nei SINDACATI si mobilitarono, dandovita a SCIOPERI per chiedere aumenti SALARIALI e la riduzione dell’ORARIODI LAVORO . Il ceto medio, invece, si avvicinò maggiormente a posizioni politichedi DESTRA.

Riflettere e rispondere FAI CLICPER VERIFICARE

LA RISPOSTA

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Riflettere e rispondere FAI CLICPER VERIFICARE

LA RISPOSTA

4. I maggiori sostenitori del fascismo furono:a) proprietari terrieri, industriali, esponenti delle istituzioni e ceto mediob) operai e contadinic) sindacati e operai

5. Che cosa sono i Patti lateranensi?a. Si tratta di un patto tra la Chiesa cattolica e i partiti esclusi dal governo dello

Stato italiano.b. Si tratta del rifiuto della Chiesa cattolica di riconoscere la dittatura instaurata

da Mussolini.c. Si tratta di un concordato tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica, in cui il

cattolicesimo viene riconosciuto come “religione di Stato”.

6. L’Italia, nel 1935, decise di adottare una politica estera aggressiva, perciò invase un Paese straniero. Quale?

a) I Balcani.b) L’Algeria.c) L’Etiopia.

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Parole chiave FAI CLICPER VERIFICARE

LA RISPOSTA

Opera Nazionale Balilla

“Biennio rosso”

Inflazione

A quali parole ed eventi si riferiscono le seguenti definizioni?

Autarchia

Aumento dei prezzi dei generi di consumo

Ente per “l’educazione fisica e morale” di bambini e giovani ad opera del fascismo

Politica economica protezionista, volta a i prodotti italiani a discapito di quelli stranieri

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Lotte di operai e contadini tra il 1919 e il 1920, organizzate specialmente dal sindacato

Mobilitazione di Mussolini del 1922 per la conquista del potere

Marcia su Roma