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I principali risultati La Direzione Generale per gli Ordina- menti Scolastici (Direzione che, sin dal suo avvio, coordina e supporta lo svi- luppo del progetto di rete della musica elettronica) nel 2003 ha avviato, attra- verso uno studio dedicato, la verifica e l’analisi dei principali risultati ottenuti sul piano educativo e formativo al ter- mine del primo anno di attività. Il contesto, che ha motivato l’attenzio- ne ai processi attivati nei laboratori di musica elettronica e che ha orientato l’impianto della ricerca e l’analisi dei suoi esiti, è quello relativo ai fattori di seguito esaminati: l’intervento investe un settore di grande interesse come quello musica- le, da sempre trascurato dal sistema educativo del nostro Paese e nel quale, invece, è possibile sostanziare, soprat- tutto attraverso l’innovazione tecnolo- gica, molte e diverse tipologie di espe- rienze e progettualità; le tecnologie musicali, sia quando il loro impiego costituisce un supporto alla produzione creativa, sia quando è finalizzato e rivolto ad una riflessione estetica di ricerca e sviluppo di un pensiero tecnologico, producono cam- biamenti nei modi di apprendere e di operare, trasformazioni che possono essere recepite e promosse proficua- mente anche nella didattica quotidia- na per migliorare e facilitare i proces- si di apprendimento in ambito disci- plinare. Un punto focale è dunque costituito dall’intreccio tra tecnologia e didattica, tecnologia e processi di apprendimento; la Legge 28 marzo del 2003 n. 53 ha finalmente istituzionalizzato la presen- za di un Liceo Musicale all’interno del- l’offerta formativa dell’istruzione italia- na nel secondo ciclo. In questo conte- sto risultava particolarmente significa- tiva un’attenta valutazione dei risultati di questa esperienza e di un loro poten- ziale impiego a supporto della sviluppo di questo nuovo ambito formativo; altro punto focale era costituito dal- l’interesse a valutare alcune variabili connesse all’iniziativa e relative sia agli aspetti progettuali ed organizzati- vi sia ai processi educativi: ruolo del docente tutor, presenza esclusiva di esperti esterni, costruzione ed integra- zione di reti (reti di scuole e reti loca- li), introduzione della musica, in un contesto extracurriculare, come prati- ca creativa e prassi collaborativa, come occasione di orientamento, anche pro- fessionale, come risorsa per il recupe- ro del disagio e per la lotta alla disper- sione scolastica. RI D’ 47 GLOSSARIO Didattica della Musica e Tecnologie digitali Il primo monitoraggio qualitativo del progetto DI GEMMA FIOCCHETTA

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I principali risultati

La Direzione Generale per gli Ordina-menti Scolastici (Direzione che, sin dalsuo avvio, coordina e supporta lo svi-luppo del progetto di rete della musicaelettronica) nel 2003 ha avviato, attra-verso uno studio dedicato, la verifica el’analisi dei principali risultati ottenutisul piano educativo e formativo al ter-mine del primo anno di attività.Il contesto, che ha motivato l’attenzio-ne ai processi attivati nei laboratori dimusica elettronica e che ha orientatol’impianto della ricerca e l’analisi deisuoi esiti, è quello relativo ai fattori diseguito esaminati:■ l’intervento investe un settore digrande interesse come quello musica-le, da sempre trascurato dal sistemaeducativo del nostro Paese e nel quale,invece, è possibile sostanziare, soprat-tutto attraverso l’innovazione tecnolo-gica, molte e diverse tipologie di espe-rienze e progettualità;■ le tecnologie musicali, sia quando illoro impiego costituisce un supportoalla produzione creativa, sia quando èfinalizzato e rivolto ad una riflessioneestetica di ricerca e sviluppo di unpensiero tecnologico, producono cam-biamenti nei modi di apprendere e dioperare, trasformazioni che possono

essere recepite e promosse proficua-mente anche nella didattica quotidia-na per migliorare e facilitare i proces-si di apprendimento in ambito disci-plinare. Un punto focale è dunquecostituito dall’intreccio tra tecnologia edidattica, tecnologia e processi diapprendimento;

■ la Legge 28 marzo del 2003 n. 53 hafinalmente istituzionalizzato la presen-za di un Liceo Musicale all’interno del-l’offerta formativa dell’istruzione italia-na nel secondo ciclo. In questo conte-sto risultava particolarmente significa-tiva un’attenta valutazione dei risultatidi questa esperienza e di un loro poten-ziale impiego a supporto della sviluppodi questo nuovo ambito formativo; ■ altro punto focale era costituito dal-l’interesse a valutare alcune variabiliconnesse all’iniziativa e relative siaagli aspetti progettuali ed organizzati-vi sia ai processi educativi: ruolo deldocente tutor, presenza esclusiva diesperti esterni, costruzione ed integra-zione di reti (reti di scuole e reti loca-li), introduzione della musica, in uncontesto extracurriculare, come prati-ca creativa e prassi collaborativa, comeoccasione di orientamento, anche pro-fessionale, come risorsa per il recupe-ro del disagio e per la lotta alla disper-sione scolastica.

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Il primo monitoraggio qualitativo del progetto

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Le motivazione del lavoro presentanoquindi diversi aspetti e si inseriscono,a vari livelli, nel quadro degli obiettivistrategici della Direzione Generaleper gli Ordinamenti Scolastici, che neha perciò promosso ed avviato ilmonitoraggio.

Descrizione degli obiettivi

Le finalità della ricerca sono diretta-mente riconducibili al quadro di moti-vazioni appena presentato e possonoessere sintetizzate come segue:■ analizzare e valutare le azioni ed iprocessi che hanno dato forma ai labo-ratori e alla loro costituzione, attivazio-ne, realizzazione e sviluppo;■ valutare i processi educativi stretta-mente collegati alla diffusione dellapratica della produzione musicale inambiente digitale nel sistema scola-stico;■ verificare motivazioni ed aspettativein entrata e conoscenze e competenzeeffettivamente acquisite dai ragazzi altermine dei percorsi;■ valutare l’incidenza dei laboratorisul progetto d’istituto con particolareriferimento alla costituzione e allosviluppo di accordi di rete, all’aggior-namento e alla formazione del perso-nale in servizio, alle ricadute sull’atti-vità curriculare.

I suoi obiettivi sono stati quindi quellidi osservare, descrivere, analizzare,verificare e valutare i risultati delprimo anno di attività sviluppate neilaboratori di musica elettronica, tenen-do conto di alcune variabili rilevatenegli ambiti tematici indagati e dellaloro interconnessione. In particolare siè inteso valutare:■ le motivazioni e le aspettative deglistudenti coinvolti;■ l’acquisizione di nuove competenze econoscenze nella pratica dell’autopro-duzione in ambiente digitale e, co-munque, in ambito musicale;

■ l’acquisizione di abilità trasversali:capacità di progetto, visione di siste-ma, competenza nell’utilizzo delletecnologie e delle rete, sviluppo diambienti e pratiche di apprendimen-to collaborativo;■ la tipologia di attività svolte, la loroconformità alle linee guida, l’eventualenecessità di riformulare i contenuti deipercorsi formativi proposti;■ l’incidenza dei laboratori sul progettod’istituto.

Metodologia e ipotesi di ricerca

L’impianto del piano di ricerca, le suefasi di sviluppo, la scelta degli stru-menti e delle pratiche messe incampo per orientare la narrazione el’interpretazione dell’insieme delleesperienze vissute ed agite dagli stu-denti in questo spazio della ricerca edell’innovazione tecnologica in ambi-

to musicale hanno tenuto conto e uti-lizzato in modo integrato diversimodelli di valutazione. L’integrazionedi modelli, infatti, supporta in manie-ra più efficace la raccolta e l’analisi didati, specialmente se ad essere osser-vati e valutati sono i processi di inno-vazione didattica ed educativa e i pro-cessi di organizzazione del sistemascolastico. Sono state previste, pertan-to, diverse modalità di rilevazione e diraccolta dei dati. Tra queste: ■ interviste ad ogni singolo studenterealizzate attraverso un questionariostrutturato a domande aperte;■ interviste ai tutor, ai dirigenti scola-stici ed agli esperti esterni, realizzateattraverso tre differenti schede, semprea domande aperte, molte delle qualiformulate come domande di controllo;■ focus group;■ materiali di autovalutazione, scrittidagli studenti, finalizzati a registrare il

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grado e le diverse modalità di parteci-pazione emozionale all’esperienza.La necessità di rilevare molti aspettispecificatamente creativi e culturali haorientato la scelta verso una metodolo-gia a carattere quali-quantitativo. Sono stati raccolti dati ed osservazionisulle motivazioni ed sulle aspettative,sugli aspetti di contesto, sulle figurecoinvolte, sui processi attivati e sugliapprendimenti conseguiti mediantevisite in tutti i laboratori.L’incontro diretto con i gruppi dilavoro ha consentito di verificare sulposto lo “spazio laboratorio”, diincontrare e conoscere tutti i soggetticoinvolti, di ascoltare, insieme airagazzi e agli esperti, le produzionimusicali realizzate, di raccogliere econdividere le valutazioni dei diversiaspetti dell’esperienza e di facilitar-ne, con il racconto, l’individuazioneed il radicamento.

In particolare, quindi, la “scheda dirilevazione studenti” è stata elaboratacome strumento di analisi micropeda-gogica, come traccia per un’intervistaaperta, rivolta a tutti i ragazzi che ave-vano preso parte all’esperienza alprimo anno della sua sperimentazionepresso i primi nove istituti. I nove labo-ratori in questione sono collocati inaltrettante provincie del Sud nel nostroPaese. Più precisamente tre in Puglia:Andria (BA), San Severo (FG), Gallipo-li (LE); uno in Calabria (Reggio Cala-bria); uno in Basilicata (Matera); due inSicilia (Ragusa e Siracusa) e due in Sar-degna (Olbia e Cagliari).

Verifica del modello: i principali risultati

Con il progetto di rete della musicaelettronica sono stati realizzati deglispazi dedicati ai bisogni formativi spe-ciali dei nostri studenti. L’intento eraquello di guidarli all’interno diambienti di simulazione nei qualiagire per produrre musica attraversosoftware dedicati, ma anche per acquisi-re competenze specifiche sugliambienti di apprendimento in rete esulle modalità di comunicazione pro-prie di questi ambienti.In questa prospettiva il progetto hadefinito un quadro teorico, alcuni con-tenuti di base, un profilo di strategiadidattica ed educativa, che permettes-sero di realizzare gli obiettivi previsti,sia in relazione alla musica che alleprocedure di rete per la sua creazione. Sono stati, perciò, messi al centro delprogetto tre elementi chiave: la societàdella conoscenza e dell’informazione,

le nuove tecnologie, il mondo dellamusica. E, a partire da ognuno di que-sti elementi, abbiamo tentato di indivi-duare ed utilizzare gli aspetti chemeglio avrebbero consentito di rag-giungere gli obiettivi previsti. Nell’ambito della società della cono-scenza e dell’informazione abbiamocercato di capire quale fosse l’impatto,in termini di motivazione ad appren-dere e di acquisizione effettiva dinuovi saperi, di un ambiente di lavorovirtuale dove con naturalezza fossepossibile confrontarsi con le pratichedi costruzione e condivisone dellaconoscenza, sviluppatesi negli ultimianni all’interno di comunità virtualiterritorialmente e culturalmentedislocate. In relazione alle nuove tecnologieabbiamo tentato, invece, di capirequale potesse essere il loro impatto suiragazzi in termini di riaffezione alleattività scolastiche e di una più chiaradefinizione di se stessi e delle propriepotenzialità. Abbiamo tentato di capirecosa comportasse in termini di crescitacognitiva ed emotiva, e di interesse rin-novato per l’istituzione, passare da unapratica educativa basata sulla trasmis-sione di informazione ad una centratasull’interazione, sulla partecipazioneattiva, sulla capacità di risolvere proble-mi, sulla scoperta attraverso il fare,sulla gestione in prima persona delprocesso. Un modello di lavoro e diprogetto comune supportato dalle tec-nologie e da un loro utilizzo reticolaree non lineare.In relazione all’educazione musicale si èinteso, infine, verificare, in che forma ein quale direzione, questa iniziativa

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La “scheda di rilevazione studenti” è stata elaborata come strumento di analisi micropedagogica, come traccia per un’intervista aperta

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potesse condividere ed integrare gliobiettivi di apprendimento definiti dalcurriculum per la musica nella scuola ecome si potessero trasferire agli studen-ti, in una nuova visione mediata dalletecnologie, le dimensioni principali del-l’educazione musicale: la musica comelinguaggio, come dimensione estetica ecome mezzo di comunicazione.L’analisi delle interviste realizzate congli studenti, che hanno preso parte alprimo anno di sperimentazione delprogetto, ha rivelato come, attraversol’esperienza formativa realizzata, tuttigli studenti, anche se probabilmente alivelli diversi, abbiano realmente impa-rato ad apprendere attraverso l’espe-rienza simulata. La ricchezza della loronarrazione ha reso, inoltre, più com-prensibili, ancorché evidenti, le possi-bilità creative, didattiche, pedagogichedell’idea di computer, di aula e di teamproposte da questo progetto.Le diverse definizioni/rappresentazio-ni dell’esperienza vissuta hanno con-fermato, con dati percentuali assoluta-mente confortanti, quanto l’universodelle possibilità operative e creative diquesti studenti sia stato modificato edampliato. Hanno confermato comesiano riusciti a mettere in gioco i lorosaperi, formali ed informali, e comeabbiano appreso ad attenersi a regole eprocedure ma, anche, a saperle rifor-mulare se avvertite come un limite allapropria creatività. L’insieme delle risposte ha descritto unpercorso di apprendimento caratteriz-zato da efficacia e utilità didattica,capacità di motivazione, sviluppo dinuove conoscenze e competenze.In particolare, il racconto dell’esperien-za costruito dai ragazzi ha evidenziato,in uno schema esemplare per un qual-sivoglia percorso e/o pratica formativa: ■ coerenza, intesa come corrispondenzafra gli obiettivi previsti e i risultati attesi;■ efficienza nei metodi di lavoro, intesacome ottimizzazione nella gestione deltempo e delle risorse;

■ congruenza, intesa come efficacia delsistema di comunicazione nel e tra igruppi di lavoro.Le attività realizzate nei laboratori dimusica elettronica, data la significativacondivisione delle motivazioni, delleaspettative, ma anche degli obiettivi edelle sensibilità, hanno permesso dicostituire gruppi coesi e molto motiva-ti alla riuscita.Il clima di lavoro, determinato dal tipodi pratica, ma anche dal necessario ediverso ruolo assunto dagli insegnanti,ha permesso ai ragazzi di essere sestessi, di sentirsi sereni, sicuri edaccettati dagli altri, protagonisti, nelteam e con il gruppo, della loro “evolu-zione educativa”. Il lavoro di ricerca e di progetto, fina-lizzato alla produzione creativa inambiente digitale e sviluppato in team,ha permesso inoltre:■ di acquisire nuovi contenuti e meto-dologie di apprendimento trasferibilianche nei specifici ambiti disciplinari,la musica prima tra tutti, ma anche lamatematica, la fisica, l’elettronica,

l’arte, l’informatica, le scienze umanee sociali;■ di affrontare i problemi e gli ostacoliin termini di mediazione fra le diver-sità, di consenso e di rispetto delle dif-ferenze. Cioè in termini di gruppoinvece che in termini di autorità.

Si è abbandonato lo schema oggetti-vità/autoritarismo, in favore di quelloricerca/consenso.I principali risultati ottenuti nel corsodi questa esperienza sono stati sicura-mente quelli legati all’aver posto lo stu-dente al centro del processo di apprendi-mento, e l’aver saputo sviluppare l’inte-razione studente-studente: lo scambio diinformazioni, idee, motivazioni, aiutoparallelo tra uguali.L’insieme delle risposte fornite ha evi-denziato come questi studenti abbianoacquisito la capacità di ascoltare attiva-mente e l’abilità a lavorare autonoma-mente. Queste abilità, a partire dall’a-nalisi e dall’interpretazione del lororacconto, possono essere, in manierapiù articolata, così schematizzate:

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■ questi studenti sono diventati attivicostruttori della loro conoscenza;■ hanno imparato a risolvere problemipiuttosto che a recepire informazioni; ■ hanno appreso ad assumere laresponsabilità delle decisioni e hannosviluppato indipendenza personale;■ hanno imparato ad essere membri diun gruppo svolgendo compiti di colla-borazione e cooperazione;■ hanno acquisito le nuove conoscen-ze, abilità e competenze, con gli stessistrumenti e procedure del mondo dellavoro;■ hanno sviluppato autonomia e capacitàdi gestione consapevole del loro tempo edel processo di apprendimento;■ hanno diminuito il conflitto verso l’i-stituzione e sviluppato un atteggiamentopiù cooperativo verso gli insegnanti.

Ed è proprio la natura autoregolata ecollaborativa del processo di costruzio-ne di conoscenza che ha permesso diraggiungere questi risultati.Nel modello che abbiamo proposto irisultati conseguiti corrispondono a

quanto atteso in relazione al processo diapprendimento.In questo modello l’apprendimento èin primo luogo:■ accumulativo, basato, cioè, sulla cono-scenza pregressa dello studente e sullapossibilità che egli ha di effettuare unascelta di informazioni selettiva ed attiva,di costruire nuovi significati e svilupparenuove abilità in prima persona, di poterstabilire, nei fatti, un diverso rapportocon il docente; ■ è diretto a raggiungere degli obiettivi: ècaratterizzato, cioè, dalla esplicita con-sapevolezza della ricerca di risultati edobiettivi prescelti e autodeterminatidagli studenti; ideare e sviluppare unprogetto individuale o collettivo, otte-nere un prodotto creativo;■ è auto-regolato: gli studenti autogesti-scono e “monitorizzano” i loro propriprocessi di costruzione del sapere e diacquisizione delle competenze;■ richiede collaborazione: l’acquisizionedi conoscenza non è un processo cheavviene solo nella mente del singoloma piuttosto si sviluppa nell’interazio-ne con il gruppo di lavoro e con il con-testo di riferimento;■ è individuale e specifico: i processi ed irisultati del processo di apprendimen-to variano da studente a studente, inrelazione alle diverse attitudini, obietti-vi, conoscenze pregresse, stili cogniti-vi, strategie di apprendimento, interes-si, motivazioni, ecc; ■ richiede interazione studente-studente:lo scambio di informazioni, idee, moti-vazioni, aiuto, tra pari. Richiede, insom-ma, la negoziazione, la mediazione e lacomunicazione di idee, ragionamenti,

esplorazioni e riflessioni generati nellostare insieme facendo.Gli elementi che riteniamo siano statiacquisiti e potenzialmente acquisibiliin questo tipo di esperienza sono dun-que: la capacità di sviluppare un pro-prio progetto o, comunque, di averepiù fiducia nelle proprie possibilità difarlo; la capacità di esprimersi creativa-mente; la capacità di cooperare; laresponsabilità, la capacità di praticarediversi livelli di comunicazione e dilavorare in gruppo, la solidarietà e ilsenso di appartenenza; la capacità diautovalutazione.Questa esperienza ha permesso, inol-tre, e in più, di promuovere saperi,conoscenze e una nuova idea di cresci-ta, che pensiamo sia necessario lascuola debba promuovere, anche allaluce dei mutamenti delle nostre condi-zioni, sia psicologiche che storiche. Attraverso questa pratica abbiamo ten-tato di trasferire ai ragazzi un tipo diconoscenza che permettesse una visio-ne integrata dei processi. Abbiamoposto, al centro del percorso educativo,la complessità, quella individuale equella che abbiamo in comune con glialtri. Abbiamo proposto un metodo dilavoro che insegnasse ad affrontare leincertezze. Una pratica le cui modalitàe strategie insegnassero a mettersi ingioco, a creare qualcosa di proprio, aperseguire la qualità del risultato. Abbiamo inteso, attraverso una espe-rienza che cresce e si consolida nellavoro di gruppo e nello scambio inrete all’interno di comunità di pari,insegnare l’importanza della com-prensione, come mezzo e fine della

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Gli studenti autogestiscono e “monitorizzano” i loro propri processi di costruzione del sapere e di acquisizione delle competenze

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comunicazione umana. Questa capa-cità di apprezzare e riconoscere glialtri, i nostri ragazzi l’hanno sviluppa-ta e lo hanno scritto a chiare lettere ein percentuali significative. È statauna delle loro più importanti scopertenel corso di questa esperienza. Comedice Morin “la reciproca comprensio-ne fra umani, sia prossimi che lontani,è ormai vitale affinché le relazioniumane escano dal loro stato barbaro diincomprensione […] Insegnare la com-prensione è tanto più importante per-ché permette di intervenire non suisintomi, ma sulle radici del razzismo,delle xenofobie, delle forme didisprezzo. Costituisce nello stessotempo una delle basi più sicure per l’e-ducazione alla pace”1.Abbiamo tentato di sperimentare, inol-tre, un’idea e una pratica di lavorocomune che aiuti a sostituire un’ideadi crescita, centrata e sostanziata dalconcetto di efficienza, con un’idea dicrescita che rimetta al centro le perso-ne e le renda meno incompatibili conle attuali condizioni sociali e psicologi-che dell’Occidente.Una crescita che insegni ai nostriragazzi l’importanza dell’approfondi-mento, e cioè della capacità di saperrestare con ciò che sta succedendo, direstare fermi nelle situazioni difficili,senza elusioni e facili fughe, la capa-cità di fermarsi per tentare di mettereordine al caos. Oppure quella dellaripetizione, e cioè insegnare ad imma-ginare tutte le azioni ripetitive checompiamo, non come gesti di routine,inutili e privi di dignità, ma comemodi per curare la precisione, come unmodo attraverso cui le cose che facciamodiventano belle. Diventiamo artisti,infatti, soltanto quando proviamoaltrettanta gioia nell’esercitarci chenell’eseguire. Questa idea di disinte-ressata ripetitività – una delle aspira-zioni più alte dello zen – non puòessere ignorata dalla scuola. Abbiamotentato di insegnare, infine, il potere

del vuoto, e cioè come le forme emer-gono e crescono proprio nel vuoto.Gillo Dorfles dice che la musica è ilrisultato dei momenti di silenzio specifi-camente disposti nello spazio e nel tempo.Questo concetto è centrale nella cre-scita perché proprio attraverso lo svuo-tamento la crescita si focalizza sul nonancora, sugli spazi vuoti su tutto ciòche è mancante…2.Questi saperi, queste conoscenze, que-sta crescita, che, attraverso il nostroprogetto, abbiamo inteso e intendiamopromuovere, potremmo chiamarla“crescita dell’anima”.“Libero da fastidiosi calcoli, il compo-sitore può ora dedicarsi maggiormen-te ai problemi generali posti dallanuova forma musicale ed esplorare lepieghe e gli angoli di questa formamodificando i valori dei dati iniziali.Per esempio può provare tutte le com-binazioni strumentali che vanno daglistrumenti solisti alle orchestre dacamera e alle grandi orchestre. Conl’aiuto dei calcolatori il compositorediventa una specie di pilota che premesu alcuni pulsanti, introducendo coor-dinate e sorvegliando i quadranti di unvascello cosmico in navigazione nellospazio dei suoni attraverso costellazio-ni e galassie sonore che prima potevaintravedere solo da lontano nelsogno”3. Queste parole di Xenakissono del 1962, quando l’inventoredella musica stocastica (probabilistica)stava sperimentando i potenti calcola-tori IBM 7090 che la NASA utilizzavaper i voli spaziali e a Parigi venivanousati dall’Università per le ricerche,comprese quelle musicali. Con i computer Xenakis finalmentepoteva dare corso alla sua rivoluzione:la musica non lineare, la musica cheprocede per densità, nuvole di eventi,sciami sonori, in opposizione allamusica lineare, aristotelica, polifonica,la musica formalizzata nel pensieromusicale classico. Questo dualismopoteva realizzarsi solo nella program-

mazione dei computer, dando allacreazione sonora la stessa libertà infi-nita dei fenomeni metereologici, dellecorrenti marine o degli stormi degliuccelli migratori. Il pensiero musicalestava apprendendo simbolicamentedai processi naturali e usava la forma-lizzazione digitale riproducendone iprocessi. La musica, ed il fare musica-le, il comporre si trasformavano in“matrice di idee, di azioni energetiche,di processi mentali, riflessi a loro voltadella realtà fisica che li ha creati e checi sostiene e del nostro psichismochiaro o oscuro. Espressione dellevisioni dell’universo, delle sue onde,dei suoi alberi, dei suoi uomini, allastessa stregua delle teorie fondamen-tali della fisica teorica, della logicaastratta, dell’algebra moderna ”4.Questo straordinario processo, con ilprogetto di rete della musica elettroni-ca, è approdato nella scuola italiana.

1 Edgar Morin, I sette saperi necessari all’educa-zione del futuro, Raffaello Cortina Editore, Mila-no, p. 15.2 James Hillman, Il potere, Rizzoli, Milano,p. 78-84.3 Iannis Xenakis, Musica Architettura, SpiraliEdizioni, Milano, 1982, pp. 28.4 Ibidem, p. 17.

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Più in dettaglio alcuni risultati della ricerca

La lettura in sequenza delle intervisteè stata sorprendente ed emozionante.È difficile immaginare quanto “fioriti”possano essere la testa ed il cuore deinostri ragazzi, quanto possano e sap-piano raccontare e descrivere dei pro-cessi più intimi ed emotivi che li attra-versano, se lo decidono e se motivati afarlo. Frasi sintetiche e folgoranti dannospessore, suono, movimento ai diver-si frammenti di esperienza vissuta,in sequenza e non, come le finestredi Windows, una accanto all’altranello stesso schermo, i molti e diffe-renti punti vista interagiscono simul-taneamente, aprendo prospettive dicodifica e rappresentazione dellascuola e del contesto educativo a trat-ti inaspettate.

Motivazioni, aspettative, emozioni

Le percentuali di codifica delle diversevariabili hanno mostrato complessiva-mente una condivisione molto elevatadi motivazioni e aspettative, tanto piùsignificativa se pensiamo che ad esserecoinvolti sono stati ragazzi di nove pro-vince diverse e lontane e che tutte ledomande erano state formulate preve-dendo risposte aperte. Non solo l’oggetto dell’esperienza è lamotivazione condivisa, bensì, tutte lepratiche conosciute e ad essa associate:poter avere un prodotto finito, condivi-dere con il gruppo incertezze ma,anche, conoscenze e competenze, capi-re come usare al meglio un computerper produrre la propria musica, averela possibilità di creare suoni più vicinipossibili al proprio sentire, condividereinteressi e passione. Le pratiche, dunque, insieme all’ogget-to e con l’oggetto, costituiscono già unquadro di rappresentazioni – immagi-

ne/significato – condiviso, e perciò tra-ducibile in aspettative corrispondenti. Le emozioni descritte sono, di fatto,tutte quelle provate a sostegno/confer-ma del quadro. Come ci ricorda Moscovici “le imma-gini, le idee ed il linguaggio condivisida un dato gruppo, sembrano sempredeterminare la direzione iniziale ed ilmezzo attraverso il quale il gruppotenta di venire a patti con l’inconsue-to. Il pensiero sociale deve più allaconvenzione e alla memoria che allaragione, alle strutture acquisite piut-tosto che alle correnti strutture intel-lettuali e percettive”1.Va inoltre ricordato che nei gruppi dilavoro la condivisione di motivazioni easpettative è fondamentale per rag-giungere qualsivoglia obiettivo e,soprattutto, per poterne valutare irisultati. In un gruppo si può avere unarisposta corale in termini operativi,creativi e affettivi, quando sin dalle

prime fasi del lavoro, emergono e siaffermano, al suo interno, obiettivi epratiche condivise ed accettate. La condivisione e l’accettazione, anchese non esplicitate, costituiscono la baseper la riuscita del lavoro di gruppo.In questa esperienza, che comevedremo ha condotto a risultati total-mente coerenti con le premesse ini-ziali, la condivisione delle motivazio-ni e delle aspettative, ovvero del qua-dro delle rappresentazioni, hainfluenzato non poco la riuscita e laqualità dei risultati. Una chiara raffigurazione di quanto leidee, le immagini ed il linguaggioassociate a questa esperienza fosserogià “ancorate” e condivise, è presentenel racconto e nella descrizione effet-tuati dall’unico ragazzo, con gravehandicap psico-fisico, che ha presoparte all’iniziativa. Con pochi trattisintetici e penetranti, con la sua linguascarna e “viva”, capace di parlare solo

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a chi sa ascoltare, ha così raccontatodelle sue motivazioni, delle sue aspet-tative e delle sue emozioni (vd. tabellain basso):

Il rapporto con la scuola, con sé e congli altri

Alcune considerazioni

Secondo K. Blanchard costruire “grup-pi di successo” significa realizzaregruppi di persone attente alle seguenticaratteristiche del lavoro di gruppo:Scopo – Autorità – Relazioni e comu-nicazioni – Produttività – Flessibilità –Riconoscimento – Clima2.

Potremo definire dunque i nostri novegruppi un grande e coeso gruppo disuccesso, dati i numeri della condivi-sione in relazione alle caratteristicheappena enunciate e data la risponden-za e l’integrazione delle idee, delleimmagini, degli atteggiamenti e degliorientamenti di valore, rappresentatidai ragazzi nei diversi ambiti indagati.Tra quelli possibili evidenzieremo alcu-ni risultati prodotti da questa attività emessi in luce dall’analisi dei dati relati-vi a questa area e, più precisamente,quelli relativi: ■ alla individuazione/definizione per-sonale;■ alla diminuzione della conflittualità.

Realizzazione personale

Lo stare insieme, il grado di interazionestabilito, realizzati con compiti, relazio-ni, spazi e tempi, chiari e definiti, sonodiventati l’ambito e l’occasione perapprendere il rispetto di se stessi equello del proprio patrimonio indivi-duale. Lavorare, conoscersi, scoprirsi,stando insieme diventano complemen-to e non sostituzione del singolo. Leabilità, le possibilità, le ambizioni, isogni dei singoli sono stati giocati nellostare insieme; sono gli altri, oltre cheloro stessi, ad averli riconosciuti e valo-rizzati. L’espressione di se stessi è,infatti, nel suo essere riconosciuta chediventa possibilità di una sana defini-zione del “sé” e della crescita individua-le. Grazie alla motivazione, ma anchegrazie al contributo della creatività, del-l’intelligenza, dell’agire comuni, dellasicurezza, dell’affettività, i ragazzi, nelcorso di questa esperienza, hannoimparato a produrre la loro musica, adapprezzare la bellezza e l’importanzadella differenza, hanno aumentato ilgrado di responsabilità individuale,hanno sviluppato le capacità di decisio-ne, hanno ricostruito il rapporto di fidu-cia con l’istituzione scolastica. Possiamo dire che questa esperienzaha costituito per i ragazzi uno spazioben delineato di passaggio fra indivi-duo e società.

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1.1 Che cosa è per te la musica?

Per me la musica è un passatempo bellissimo perché mi da la possibilità di comunica-re con gli altri ragazzi, mi aiuta a distrarmi da tutti i miei problemi e mi fa sentire dibuon umore. Quando sento la musica che mi piace e che ho rifatto io stesso mi va dimuovermi.

1.2 Quali motivazioni ti hanno spinto a partecipare a questa esperienza?

La possibilità di creare una canzone che avevo intenzione di fare da molto tempo e quan-do ho saputo di avere questa possibilità non ci ho pensato su due volte. Il fatto di trova-re altri ragazzi che fanno lo stesso lavoro mi spinge ad essere migliore.

1.3 Quali sono state le tue aspettative?

Mi aspettavo di creare subito la canzone che aspettavo da tempo, invece ho dovutoaspettare di esserne capace. Ma ne è valsa la pena, perché alla fine ci sono riuscito.

1.4 E quali le tue emozioni?

Ho provato una felicità e gioia immensa per aver fatto ciò che aspettavo di fare.

1.5 Questa esperienza ha modificato in qualche modo il tuo rapporto con la scuola?

In un certo senso è cambiato: i miei compagni non capiscono e non mi credono capa-ce di realizzare un lavoro così bello, ma dovranno ricredersi!

Nei gruppi di lavoro la condivisione di motivazioni e aspettative è fondamentale per raggiungerequalsivoglia obiettivo e, soprattutto, per poternevalutare i risultati

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Diminuzione della conflittualità

Tra i risultati più evidenti rilevati, inquesta area d’indagine, abbiamo trovatosicuramente la diminuzione del conflit-to, verso l’istituzione, verso se stessi,verso gli altri. La scuola si presentacome un luogo di crescita, capace disuscitare e sostenere vocazioni, capacedi proporre un’offerta formativa cheinteressa e appassiona, e di offrire lapossibilità di pensare al futuro, lavorati-vo e non, in maniera più diretta e con-sapevole. Con il conflitto diminuisce ilsenso di estraneità: la possibilità di dedi-carsi a qualcosa che non solo interessama che anche appassiona rende la scuo-la meno lontana dalle loro esigenze, equindi aumenta il desiderio e il bisognodi frequentarla. Lo stesso accade nelrapporto con sé e con gli altri. Ci si sentemeno estranei a se stessi e al mondo, eperciò più sicuri, centrati, motivati,affettivi, più liberi di esprimere le pro-prie idee. Gli altri sono il gruppo, ilgruppo che accoglie, la differenza chearricchisce e dà forza, l’occasione perraggiungere il massimo dei risultati.Praticare la cultura di gruppo all’internodi un team di lavoro introduce alladimensione del gioco: stare in grupposignifica “giocarsi e giocare”. Ed è anchela dimensione “dell’adulto”. Ci si cam-bia per poter incidere sul cambiamentodegli altri. Ci si butta nelle situazioni,nel flusso della vita per poter cambiarese stessi e la realtà che ci circonda: noicambiamo la realtà e la realtà ci cambia. Tutto questo, in termini di risultatieducativi conseguiti, significa passareda processi lenti a realtà fluenti; daltempo vissuto come vincolo al tempocome risorsa; dall’espulsione del con-flitto, al conflitto come ricchezza. Ilgruppo è riuscito a diventare il filtrodelle grandi emozioni, dell’intelligenzae dell’affettività del singolo, e il conflit-to, grazie alla possibilità di comunicar-lo attraverso la qualità della relazione,una delle sue ricchezze

Conoscenze e competenze musicali

La musica è il centro di questa espe-rienza e lo sviluppo della cultura e dellacompetenza musicale, oltre che di quel-la tecnologica, è quanto abbiamo inte-so, prioritariamente, promuovere attra-verso il progetto. La descrizione delleconoscenze e delle abilità acquisite ma,anche, delle competenze maturate in

ambito musicale, è stata, perciò, analiz-zata con particolare attenzione. Oltre che sul rapporto emotivo, indivi-duale con la musica, sul quale non ci sof-fermeremo, abbiamo posto due doman-de relative al rapporto con la musicaprima di questa esperienza e alle cono-scenze e competenze musicali maturateal termine del percorso formativo.Alla prima domanda “che tipo di rappor-to avevi con la musica in precedenza?”hanno risposto: ■ la studiavo, e già era una mia grandepassione (52,9%);■ non l’avevo mai studiata, ma usavogià il computer per produrla ad orec-chio (9,9%);■ non l’avevo mai studiata, né usato ilcomputer per suonare ma, era già unamia grande passione (29,8%).

L’insieme dei ragazzi ha, inoltre, iden-tificato e descritto il tipo di rapportoavuto con la musica sino a quelmomento: ■ un rapporto di tipo essenzialmente diascolto/esecutivo, che non contempla-va l’idea di poter creare (57%);■ un rapporto ancora elementare, dovenon cercavo di capire quali tecnichefossero state utilizzate per la composi-zione di un brano (39,7%).

Questo prime risposte assumono parti-colare interesse perché ci rivelano chesolo il 52,9% degli studenti, che hannopreso parte a questa iniziativa, eranogià alfabetizzati musicalmente, ilrimante 47%, circa la metà, non solonon conosceva la musica ma, nel29,8% dei casi, non aveva mai tentatodi utilizzare un computer per produrla.

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Questa esperienza ha costituito per i ragazzi uno spazioben delineato di passaggio fra individuo e società

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Se pensiamo che questa proposta for-mativa per la metà dei ragazzi ha rap-presentato l’occasione del primo veroincontro con la musica, non ascoltata,ma eseguita o prodotta e che pressochéla totalità dei ragazzi, al termine di unpercorso durato 150 ore, ha realizzatouna propria creazione musicale, que-sto unico dato può fornire molteplicielementi di riflessione sulle potenzia-lità dell’utilizzo del computer e dellastrumentazione dedicata, per lo svilup-po della cultura oltre che della praticamusicale nella scuola.Nel passato, anche recente, chi siaffacciava nel mondo della produzioneera nella stragrande maggioranza deicasi un musicista. Oggi, grazie anche,alla diffusione su larga scala di softwa-re musicali di diversi livelli, l’accessoalla realizzazione delle propria creati-vità è permesso anche a coloro il cuiapproccio alla musica non proviene

necessariamente dal mondo professio-nale. La tecnologia ha offerto la possi-bilità di operare musicalmente anchea coloro che non hanno mai fatto partedella categoria dei musicisti in quantonon utilizzatori di un qualche stru-mento musicale tradizionalmenteinteso. Ha reso possibile a tutti, musi-cisti professionali e non, di organizza-re la propria produzione in tutte le suediverse fasi.Dall’idea creativa al prodotto finito dadistribuire grazie alla tecnologia dedi-cata è possibile oggi, per chiunque lodesideri, alfabetizzato musicalmente ono, articolare un percorso musicalescandito da tappe precise la cui attua-zione porta ad ottenere un buon pro-dotto sia dal punto di vista artistico checomunicativo. Proprio in virtù di que-sta straordinaria trasformazione, diquesto contributo allo sviluppo dellepossibilità creative di ogni individuo

offerto dall’innovazione tecnologica,sarà assolutamente necessario riconsi-derare una nuova metodologia diapproccio al fenomeno musicale neidiversi aspetti in cui oggi si presenta. Innanzitutto alla musica come linguag-gio, come un sistema con un forte pote-re di comunicazione e poi la musicacome dimensione estetica, la musica,cioè, in quanto struttura di suoni pro-dotti e percepiti ed esperienza che pro-duce piacere. Ed ancora alla musicacome mezzo di comunicazione, comelinguaggio tra esseri umani che è percerti versi universale e che, d’altrocanto, è basato su codici stabiliti cultu-ralmente in ogni società. Occorre ripensare il linguaggio e ilmondo estetico collegato alla musica,oggi assai più vasto che nel passato, edinsieme tutte le relazioni di continuitàtra i diversi periodi della musica e le“diverse musiche”, con una particolareattenzione per il periodo che va dall’i-nizio del Novecento ai giorni nostri. Di tutto questo gli indirizzi didattici e lemetodologie di insegnamento e appren-dimento non potranno non tenerneconto, e l’attuale proposta di strutturadel futuro liceo musicale sembra con-fermare un tale orientamento.

Alla seconda domanda “Ritieni che le tuecompetenze musicali si siano arricchite. Sesi come?” il 97,5% risponde di aver arric-chito le proprie conoscenze musicali.Vediamo in particolare come. Scrivono:■ ho approfondito l’elettronica e lasua applicazione alla musica. Hoimparato a unire la musica, a tagliar-la, a modificarla, a inventarla, coseche prima neanche immaginavo diriuscire a fare (93,4%);■ ho imparato ad utilizzare softwareavanzati nel campo della produzionein digitale (86%); ■ ho compreso meglio alcuni aspettifisici del suono e imparato ad utilizza-re con competenza l’insieme della stru-mentazione dedicata (77,7%);

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■ in precedenza ero solo uno “spetta-tore”/esecutore; ora posso crearla dasolo (69,4%);■ ho ampliato i miei orizzonti creativi econoscitivi, ho scoperto altri generi dimusica ed altri artisti. Ora ho unavisione della musica più ampia e riescoa trovare nuove possibilità di esprimer-mi e di essere capito (64,5%);■ in precedenza mi limitavo a sentireun brano, ora lo ascolto con un orec-chio più tecnico, tentando di capirecome è stato composto e quale fosse lapsicologia dell’artista (48,8%);■ il corso mi ha dato le basi su cui comin-ciare a costruire la mia conoscenza/alfa-betizzazione musicale (36,4%);■ ho approfondito la conoscenza delfunzionamento del mercato dellamusica (23,1%);■ grazie alla ricerca sui suoni ho capitoche dietro un bel suono c’è una mente,c’è una persona, con la sua storia eduna sua visione del mondo, che biso-gna saper riconoscere (19,8%).

Il dilemma tra attività cognitiva – comeassorbimento di nozioni – e attivitàintellettuale – come processo di scoper-ta e di verifica personale – non ha maiabbandonato la pedagogia ed, in genere,le scienze della formazione e dell’educa-zione. In questa attività, tutta giocata suun processo di scoperta e di verifica per-sonale, la musica assume per intero ilsuo carattere di terreno-limite, di confi-ne, di territorio sperimentale che portacon sé, in questa sua liminarità, ogniattività che la coinvolge, compresa quin-di la sperimentazione educativa, quellacreativa e quella di ricerca tecnologica. La descrizione di quanto appreso effet-tuata dai ragazzi delinea un percorsocaratterizzato da efficacia e utilitàdidattica, da capacità di motivazione esviluppo di numerose competenze, ilpiù delle quali trasversali (realizzareun progetto, utilizzo di tecnologiadedicata, comprensione del suono neisuoi aspetti fisici, ecc.). I ragazzi dico-

no di avere imparato a unire la musica,a tagliarla, a modificarla, a inventarla,cose che prima neanche immaginava-no di riuscire a fare. Scrivono di avermeglio compreso alcuni aspetti fisicidel suono e imparato ad utilizzare concompetenza l’insieme della strumenta-zione dedicata. Dicono che in prece-denza erano solo “spettatori” e orasono in grado di creare da soli la loromusica. Scrivono, ancora, di averampliato i loro orizzonti creativi econoscitivi, di aver scoperto altri gene-ri di musica ed altri artisti, di averacquisito una visione della musica piùampia che permette loro di trovarenuove possibilità di esprimersi ed esse-re capiti. Dicono, infine, di aver com-preso, grazie alla ricerca sui suoni, chedietro un bel suono c’è una mente, c’èuna persona, con la sua storia ed unasua visione del mondo che bisognasaper riconoscere. La descrizione che i ragazzi fanno deiloro apprendimenti è comprensibile,in fondo, solo se conosciamo la culturae la natura della pratica digitale. Seconosciamo questa miscela inarrivabi-

le di miti magici, ecologismo e tecno-logia, matrice di idee, di azioni energe-tiche, di processi mentali, riflessi a lorovolta della realtà fisica che li ha creati. Proviamo stupore di fronte a softwareche possono trasformare degli impulsisonori in note leggibili in un penta-gramma. Che possono tradurre ilsuono in forma e disvelarcene, così, labellezza oltre che l’armonia. Che per-mettono di ascoltare una partitura perinfiniti strumenti, e che consentono,comunque, pur senza avere la benchéminima alfabetizzazione musicale, maavendo orecchio e passione, di creare eprodurre una propria canzone. È lo stupore per la forza di cui possia-mo vestire la tecnologia, è la straordi-naria fluidità del mondo che si connet-te e che connette, dello spazio che siespande, è la bellezza del “farsi” diogni processo di deterritorializzazione.

1 S. Moscivici, Le rappresentazioni sociali, Il Muli-no, Bologna, 1989, p. 48.2 K. Blanchard, Costruire gruppi di successo, Ange-li, Milano, 1991.

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Grazie alla ricerca sui suoni ho capito che dietro un belsuono c’è una mente, c’è una persona, con la sua storia ed una sua visione del mondo, che bisogna saper riconoscere

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Grafici e rilevazioni

AREA DELLA MOTIVAZIONE

Approfondire l’incontro con la musica 98,00%

Incontrare il mondo della musica elettronica 95,00%

Realizzare il sogno di produrre ed incidere la propria musica 91,00%

Capire come un PC può essere usato per fare musica 84,00%

Capire come vengono creati i nuovi brani con gli effetti 84,00%

Conoscere l’uso dei software musicali 84,00%

Dimostrare e sviluppare con gli altri le proprie capacità 66,00%

Fare amicizia con altri ragazzi che condividono interessi e passioni 46,00%

Fare della musica il proprio lavoro 38,00%

Riuscire ad esprimere se stessi, la propria storia 35,00%

Gestire strumenti e suoni senza intermediari 33,00%

Costruire suoni per se stessi esprimendo un’intimità che non può essere spezzata 22,00%

Racconta quali motivazioni ti hanno spinto a partecipare a questa esperienza

Poter autoprodurre i propri brani 95,00%

Capire come funzionano i softwaredi creazione, editing e registrazione di un suono 94,20%

Dare un supporto stabile a conoscenze frammentarie 86,80%

Stare con gli altri e costruire qualcosa insieme 51,20%

Allargare i propri orizzonti e fare di un hobbyuna professione 45,00%

Poter comporre frammenti di musica che ritraggono noi stessi 43,00%

Scoprire qualcosa in più di se stessi 34,00%

ASPETTATIVEQuali sono state le tue aspettative?

Ho potuto mettere alla prova me stesso, la mia capacità e la mia creatività 75,20%

Ho scoperto l’importanza del lavoro in comune 70,20%

Ho scoperto che per avere ispirazione non è necessario stare soli 56,20%

Ho scoperto di avere una capacità e una fantasia che prima non conoscevo 46,30%

Ho anche imparato che condividendo interessi e passioni è più facile essere accettati 46,30%

Messi nelle giuste condizioni possiamo costruire non solo musica ma noi stessi 30,00%

Pensavo di poter conoscere me stesso solo da come gli altri mi dipingevano, ora so che posso conoscermi ascoltandomi 5,80%

LA SCOPERTA DI SÉ E DEGLI ALTRILa possibilità di realizzare progetti creativi insieme ad altri ragazzi ti ha permesso di scoprire qualcosa

di te e degli altri che prima non conoscevi?

La gioia di realizzare qualcosa di tuo 94,20%

Il piacere di avere ogni giorno una nuova esperienza e conoscenza 71,80%

L’emozione di essere a stretto contatto con i suoni per modificarli 69,40%

Divertirsi e non provare ansia 65,30%

Il piacere di trascorrere del tempo con altri ragazzi e condividere le astesse aspettative 63,00%

Accorgersi di essere diventati più consapevoli nell’ascolto 44,60%

EMOZIONIQuali sono state le tue emozioni?

Ho approfondito l’elettronica e la sua applicazione alla musica. Ho imparato a unire la musica, a tagliarla, a modificarla 93,40%

Ho imparato ad utilizzare software avanzati nel campo della produzione in digitale 86,00%

Ho compreso meglio alcuni aspetti fisici del suono ed ho imparato ad usare con competenza l’insieme della strumentazione 77,70%

Ho ampliato i miei orizzonti creativi e conoscitivi, ho scoperto altri generi di musica ed altri artisti. Ora ho una visione più ampia 64,50%

Ora ascolto i brani con un orecchio più tecnico tentando di capire come è stato composto 48,80%

Il corso mi ha dato le basi su cui cominciare a costruire la mia conoscenza musicale 36,40%

Ho approfondito la conoscenza del funzionamento del mercato della musica 23,10%

Ho capito che dietro un bel suono c’è una mente, c’è una persona … 19,80%

CONOSCENZE E COMPETENZE MUSICALIRitieni che le tue competenze musicali si siano arricchite? Se sì, come?

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